Al «Cuore Granata»
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1 Al «Cuore Granata» 2 Franco Auci Cento anni fa 1905, da quel seme… La storia del Trapani Dai primi passi del calcio in città alla Vigor, dai fasti della Juventus all’epopea granata, dall’inesorabile declino alla fusione del 1984, dal fallimento del 1990 ai nuovi sogni e dall’altro crac fino alla realtà dei nostri giorni PRIMA PARTE Dalle origini alla prima C/2 (1978-79) 3 Per tutti, cito solo Bruno Nardi S’illumina la mente nel descrivere un canto fatto secolo dal Trapani, quel Calcio Trapani che naviga su mari sempre mossi e tormentati, su mari dove l’onda che consuma ricorda a quelle barche intrappolate d’invertir la rotta in mari calmi. Scorre la mente e spazia nei meandri pronta a sfogliare pagine di storia, e tempo già mi provoca pensieri, pensieri antichi, ricchi di memoria, quando, con pioggia, sole o vento forte, amante il tifoso, atomico di grinta, scolpiva corpo e mente sugli spalti per rafforzare a mille ogni valore urlando FORZA TRAPANI col cuore. Anch’io fanciullo ancóra, innamorato di un calcio che scorreva nelle vene, insieme ad un amico, in gradinata, spesso “impazzivo” assorto nella fede, per una rete fatta allo scadere; alzavo sguardo al cielo e pugni all’aria e sventolavo drappi a mai finire per quella squadra nata per lottare: per tutti, cito solo Bruno Nardi, atleta che sul campo non frenava lo sputo fatto sangue arrovellato per dare la vittoria a quei colori che ancóra oggi sventola granata. Francesco La Commare 4 Francesco La Commare, nato a Trapani nel 1942, è stato a lungo fra i protagonisti del calcio dilettantistico trapanese. Dopo un paio di stagioni all’Edera, ha legato il suo nome al periodo d’oro dell’Entello Erice, la cui porta ha difeso dal 1965 al 1971, quando si è trasferito a Como, dove vive e ha pubblicato numerose raccolte di poesie (Gocce d’amore nel 1987, Dai giorni della vita nel 1989, Dentro una favola vera nel 1992, Il silenzio del tempo nel 1994, Sulle rive del cuore nel 1996, Tratto d’om- bra nel 1998, Attraverso me, vivendo gli altri nel 1999, Aromi d’ansia nel 2000, Icastica nel 2001 e Il trono dei Gesù nel 2004). Sue liriche, inoltre, sono state inserite in numerose antologie, tra le quali “Soste lungo il viaggio” (1991), “Infinito Leopardi” (1999), “Canti dell’ombra e della luce” (1999), “Le rime del Lario” (2002) e “Ditelo con i fiori” (2004). Bruno Nardi Venezia: 12 gennaio 1939 Marsala: 22 ottobre 1985 Ha giocato nel Trapani per cinque stagioni (1959-60, 1960-61, 1965-66, 1966-67 e 1967-68), tutte in Serie C, totalizzando 157 presenze e mettendo a segno 30 reti, delle quali 6 su rigore 5 6 Le origini Gazzetta di Trapani di domenica 2 aprile 1905: “Per iniziativa di alcuni giovani volenterosi, si è istituita in Trapani una Associazione per fare il giuoco del Foot-Ball. Siamo sicuri che colla buona volontà di tutti, l’Associazione pren- derà tosto uno sviluppo sempre maggiore, arrecando allo spirito della nostra gioventù un bene inestimabile. A questa associazione, che al risveglio intellet- tuale della gioventù accoppia il risveglio fisico, noi porgiamo i nostri più sinceri auguri di vita lunga, felice e feconda di nobili sodisfazioni”. Purtroppo la notizia non è completa, soprattutto perché da essa non si evince neppure di quale Associazione si tratti. È comunque una notizia fondamentale, perché ci dice del primo tentativo operato a Trapani di dar vita ad una Società calcistica. E, visto che la notizia apparve il 2 aprile, la nascita del primo sodali- zio calcistico trapanese si può dunque fare risalire al marzo 1905. Peraltro, rilevato che “alcuni giovani volenterosi” avvertivano già l’esigen- za di organizzarsi dando vita ad una Associazione, è chiaro che allora nella nostra città il calcio si praticava già da qualche tempo. Però, come si legge ne Le prime attività sportive a Trapani, che Giacomo Pappalardo curò per il Panathlon nel 1966, “la paternità del calcio a Trapani è controversa. Qualcuno sosteneva che l’avesse - diciamo così - importato il prof. Ugolino Montagna, giovane e dinamico insegnante di educazione fisica e già ufficiale di complemento che proveniva dall’Italia Centrale ove il giuoco era di già ben conosciuto. Altri sosteneva che si dovesse ad un baldo, vigoroso e sim- patico giovane trapanese che l’aveva appreso in un collegio della Toscana. Allu- do ad Abele Mazzarese…”, figlio del noto penalista dell’epoca avv. Enrico. “È maggiormente attendibile però”, prosegue Pappalardo, “che il calcio sia stato importato dal prof. Ugolino Montagna. Fu spiegato alle masse studente- sche e dalle medesime praticato durante la seconda parte della lezione di educa- zione fisica. Fu un’esplosione! Esisteva allora il solo campo della palestra di Via Spalti ove affluivano tutte le scolaresche maschili delle scuole medie infe- riori e superiori di Trapani… Bisognava pertanto trovare qualche sbocco sì che parecchie piazze e strade furono adibite a sedi di competizioni primitive (tutti sulla palla!) e chiassose con rotture di vetri di finestre basse e lampioni e conse- guenti inseguimenti di vigili e questurini. A casa volavano i primi scappellotti 7 Rosario Muro dato lo stato in cui riducevamo le calzature e i vestiti e dato soprattutto il perico- lo cui ci esponevamo rimanendo sudatissimi sotto il vento”. Tutti inconvenienti, questi, che comunque furono per tanti decenni ancóra all’ordine del giorno (in pratica almeno fino al termine degli anni Cinquanta). E ciò per svariati motivi: la mancanza di impianti, una mentalità secondo la quale la pratica sportiva in quasi tutte le famiglie veniva considerata almeno come pericolosissima distrazione dal lavoro e dallo studio, l’impossibilità (le finanze non lo permettevano!) di dotarsi dell’equipaggiamento necessario. In ciascun rione i ragazzi, parecchi dei quali costantemente attenti durante la partita ad evitare di essere scoperti dai genitori allo scopo di non dovere poi scontare conseguenze che spesso si rivelavano amarissime, sfruttavano così ogni spiazzo utile: nel tempo u campu nozzu e poi ancóra, tanto per citarne alcuni ed almeno finché il traffico automobilistico lo permise, Largo delle Ninfe, la Marina, San Francesco, le arterie che fiancheggiano Villa Margherita, Via Orlandini, u jardinazzu, Piazza Marmi (oggi XXI Aprile), persino (motivo certamente non secondario quello di evitare al massimo la caccia dei genitori) le zone utili delle saline. Questi posti sono rimasti sacri nei ricordi dei giovani che per generazio- ni praticarono ed amarono il calcio, organizzando spesso vere e proprie sfide, al di là di quella attività ufficiale organizzata che soltanto a partire dagli anni Tren- ta cominciò ad estendersi pure a livello giovanile. Ciò anche se le cose via via migliorarono sensibilmente con il sorgere di nuove parrocchie (Maria SS. Ausiliatrice, Sacro Cuore, Madonna di Fatima, San Giuseppe alle Fontanelle) che non mancarono di riservare appositi spazi per la pratica dello sport e del calcio in particolare. L’Unione Sportiva Trapanese Ma torniamo a Pappalardo: “… i più grandi aspiravano ad avere una orga- nizzazione ed un capo e persistendo vi riuscirono. Andarono a trovare in sala di scherma il marchese Giuseppe Platamone che non si fece pregare malgrado le incognite che l’accettazione poteva presentare. Egli era allora un giovane bril- lante: conosceva diverse lingue, era pianista, abile spadaccino e possedeva una delle primissime automobili che allora circolavano in Trapani in numero di sei o sette. Siamo nel 1907. Fu preso in locazione un grande appartamento a pianoterra. Esattamente quello ad angolo tra la Via Spalti e la Via Stazione, oggi Via Bellini. Non quello oggi di proprietà della famiglia Di Maggio bensì quello di fronte. Fu installata l’immancabile sala di scherma e si stabilì di dar vita al calcio, al ciclismo e al podismo. La Società prese il nome di Unione Sportiva 8 Trapanese; ebbe il suo distintivo ed istituì due categorie di soci: gli ordinari (lire una al mese) e gli allievi (centesimi cinquanta al mese). Si ottenne, nelle ore libere dalle lezioni, l’uso della palestra di Via Spalti, previ accordi anche col custode Passalacqua, il non dimenticato cerbero dalla lunghissima barba sem- pre pronto ad agitare l’inseparabile nodoso bastone. La prima formazione calcistica ebbe a capitano Abele Mazzarese; a ciò è forse dovuta l’incertezza sulla origine del calcio a Trapani. Presto però cedette lo scettro ad altro giuocatore che si rivelò sùbito di grandi capacità: Tonino Tosto. Abele Mazzarese del resto puntava al podismo…”. “Tonino Tosto - prosegue Pappalardo - fu dunque il vero capitano. Corag- gioso, generoso, instancabile condottiero riuscì a polarizzare attorno a lui la simpatia di tutti i giuocatori. Compatimento e diffidenza e talvolta addirittura sdegno accompagnavano da parte della cittadinanza queste prime attività. Ma la figura del presidente da un canto e l’immediato sorgere di un nutrito nucleo di accaniti tifosi dall’altro era sufficiente a contrastare lo scetticismo cittadino”. A questo punto è d’obbligo una osservazione. Cioè o la memoria trasse in inganno Pappalardo, nel senso che l’Associazione di cui dà notizia la Gazzetta di Trapani del 2 aprile 1905 è in realtà l’U.S. Trapanese, oppure la prima socie- tà calcistica non aveva avuto alcun seguito. D’altra parte il dubbio viene ali- mentato da quanto lo stesso Pappalardo aveva scritto nella monografia su Tra- pani edita nel 1949 a cura dell’E.P.T. nel capitolo dedicato allo sport, vale a dire: “La prima società Polisportiva che sorse a Trapani con criteri moderni e larghi fu l’U.S. Trapanese, presieduta dal marchese Giuseppe Platamone. Iniziò l’attività intorno al 1907… Diede impulso alla scherma e al ciclismo e ai rami, allora nuovi per Trapani, del podismo e del calcio”. La prima partita Ma rieccoci alla pubblicazione curata da Pappalardo per il Panathlon nel 1966.