Cardinali E Papi Di Origine Bolognese Dal Xiv Al Xx Secolo

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Cardinali E Papi Di Origine Bolognese Dal Xiv Al Xx Secolo GIANCARLO RANUZZI DE’ BIANCHI CARDINALI E PAPI DI ORIGINE BOLOGNESE DAL XIV AL XX SECOLO BOLOGNA 2021 In copertina: Statua di San Petronio (Collezioni Genius Bononiae) Giuseppe Benedetti (attr.) (Bologna, 1707-1782) Penna e acquerellature su carta bianca Bologna, ante 1762 2 Indice: Cardinale Bartolomeo Mezzavacca p.5 Cardinale Iacopo o Giacomo Isolani p.9 Cardinale Niccolo’ Albergati p.14 Cardinale Achille Grassi p.18 Cardinale Francesco Alidosi p.23 Cardinale Lorenzo Campeggi p.29 Cardinale Giovanni Poggio (Poggi) p.39 Cardinale Ugo Boncompagni poi papa Gregorio XIII p.48 Cardinale Antonio Ghislieri poi papa Pio V p.60 Cardinale Alessandro Campeggi p.69 Cardinale Gian Antonio Facchinetti poi papa Innocenzo IX p.71 Cardinale Carlo Grassi p.80 Cardinale Gabriele Paleotti p.83 Cardinale Filippo Sega p.89 Cardinale Alberto Bolognetti p.92 Cardinale Filippo Guastavillani p.97 Cardinale Alessandro Riario Sforza p.102 Cardinale Lorenzo Bianchetti p.104 Cardinale Filippo Boncompagni p.106 Cardinale Alessandro Ludovisi poi papa Gregorio XIII p.109 Cardinale Girolamo Agucchi p.117 Cardinale Guido Pepoli p.119 Cardinale Berlinghiero o Berlingero Gessi senior p.122 Cardinale Marco Antonio Gozzadini p.126 Cardinale Antonio Facchinetti p.128 Cardinale Ludovico Ludovisi p.130 Cardinale Niccolò Albergati Ludovisi p.139 Cardinale Cesare Facchinetti p.141 Cardinale Girolamo Boncompagni p.145 Cardinale Angelo Ranuzzi p.147 Cardinale Alessandro Caprara p.152 Cardinale Sebastiano Antonio Tanari p.154 Cardinale Ulisse Giuseppe Gozzadini p.157 Cardinale Giacomo Boncompagni p.165 Cardinale Giovanni Antonio Davia p.168 3 Cardinale Vincenzo Ludovico Gotti p.172 Cardinale Pompeo Aldrovandi p.176 Cardinale Filippo Monti p.180 Cardinale Prospero Lambertini poi Benedetto XIV p.185 Cardinale Alessandro Tanari p.198 Cardinale Mario Bolognetti p.200 Cardinale Antonio Andrea Galli p.202 Cardinale Cornelio Monti Caprara p.205 Cardinale Vincenzo Malvezzi Bonfioli p.208 Cardinale Andrea Gioannetti p.211 Cardinale Vincenzo Gaspare Ranuzzi p.216 Cardinale Giovanni Battista Caprara Montecuccoli p.220 Cardinale Antonio Lamberto Rusconi p.226 Cardinale Alessandro Malvasia p.229 Cardinale Giuseppe Alberghini p.232 Cardinale Giuseppe Gaspare Mezzofanti p.233 Cardinale Filippo Maria Guidi p.241 Cardinale Sebastiano Galeati p.243 Cardinale Pietro Respighi p.245 Cardinale Benedetto Lorenzelli p.248 Cardinale Vittorio Amedeo Ranuzzi de Bianchi p.251 Cardinale Marcello Mimmi p.255 Cardinale Egano Righi Lambertini p.258 4 Cardinale Bartolomeo Mezzavacca Nacque poco prima del 1350 da Guglielmo e da Tramontana o Zana de’ Garisendi, probabilmente a Bologna, dove ebbe casa nella parrocchia di S. Martino de Aposa, presso la porta della Paglia, riporta Salvatore Fodale, denominata anche torre dei Mezzavacca. La famiglia paterna, trasferitasi nel secolo precedente da Parma, aveva ottenuto la cittadinanza bolognese nel trecento e mutato l’originario cognome di Tagliaferri continua Salvatore Fodale. Studente in diritto civile, il 20 dicembre 1363 fu emancipato dal padre, insieme col fratello Pietro. Il 15 ottobre 1369 conseguì nello Studio bolognese il titolo di dottore in utroque iure1. Non è esatta la notizia, riferita da alcuni biografi, che entrasse a far parte della Curia avignonese come auditor causarum palatii apostolici, relativa invece a un Bartolomeo de Bononia di Ferrara, decretorum doctor e canonico di Treviso, figlio di Giacomo de Carris, nominato vescovo di Recanati nel 1374. Nel 1371 Mezzavacca fu lettore Sexti et Clementinarum nell’Università di Bologna, esaminò in diritto canonico Ubaldino di Cambio da Firenze e Iacopo de’ Prignaschi e assistette alla laurea in diritto civile di Iacopo Orsini. L’anno dopo esaminò vari altri studenti, fu testimone della laurea in diritto civile del parmigiano Matteo dalla Fontana e nominò procuratore fra Antonio da Salerno per presentare un appello a Beltrame da Brossano. Il 26 novembre 1373 laureò in diritto civile Giovanni de’ Lapi. Poi lasciò l’insegnamento nello Studio bolognese. Nel 1374, ancora semplice clericus, andò a Roma, dove ottenne il posto di Uditore di Rota da papa Gregorio XI e ordinato presbitero in data sconosciuta, fu nominato il 16 giugno 1374 sempre da Gregorio XI vescovo di Ostuni (1374-1378). Consacrato vescovo in data sconosciuta. Come nunzio apostolico, il 12 ott. 1375 fu incaricato, col vescovo di Ascoli Piceno, il legum doctor Pietro de Torricella, e con Giovanni de Sant’Angelo della Camera apostolica, di richiedere a Bernabò e a Galeazzo (II) Visconti l’osservanza degli accordi conclusi con la Chiesa per la pace in Lombardia, 1 Diritto civile e canonico. 5 giacché tra l’altro non erano stati ancora restituiti i castelli del vescovo di Luni, mentre gli uomini di Galeazzo (II) continuavano a imperversare in varie città e diocesi. Da Urbano VI, dopo la vacanza prodottasi il 20 aprile 1378, fu trasferito alla sede episcopale di Rieti (1378-1380), che amministrò saggiamente ma vi rinunciò nel 1380, dalla quale derivò l’appellativo di Reatino, col quale fu comunemente noto e che usò anche dopo avere lasciato la diocesi. Durante l’estate probabilmente seguì la Curia pontificia a Tivoli e fu forse allora (oppure nel 1383, quando fu di nuovo in quella località) che un curiale, Francesco da Fiano, gli dedicò un carme, che accompagnava il dono di un porcospino2. Fu creato cardinale prete col titolo di S. Marcello (1378-1383), non è certo se nella prima promozione del 18 sett. 1378 da papa Urbano VI o poco dopo, di cui fu uno degli oppositori più fieri. Fu deposto il 15 ottobre 1383 da papa Urbano VI e reintegrato il 18 dicembre 1389 da papa Bonifacio IX. È tradizione che abbia ricevuto il cappello cardinalizio in S. Domenico a Bologna dal vicario pontificio Giovanni Oldrendi da Legnano. Le sue capacità giuridiche, le esperienze diplomatiche e il suo coraggio furono utilizzati da Urbano VI nelle trattative con Carlo III d’Angiò Durazzo per l’investitura del Regno di Sicilia, concessa il 1° giugno 1381. Mezzavacca fece parte – con Bonaventura Badoer, Galeotto da Pietramala e altri due cardinali: il cardinale di San Ciriaco Niccolò Caracciolo Moschino ordine predicatori e il cardinale di San Marco Ludovico Donati o.f.m. conventuali – della commissione alla quale il papa Urbano VI delegò la conclusione della trattativa per ottenere il ducato di Capua e Amalfi per Francesco Butilli3, nipote di Urbano VI. Fu per lui l’occasione di un rapporto personale col re, il quale partecipò di persona. In previsione della venuta nel Regno di Luigi I d’Angiò, che era stato adottato e dichiarato suo erede dalla regina Giovanna I d’Angiò, nel 1382, il papa inviò Mezzavacca a Napoli con i cardinali Ludovico Donati e Nicolò Moschini, per migliorare i rapporti con Carlo III di Durazzo. Sbarcò il 20 marzo a Piedigrotta, dove i legati furono accolti dal re e accompagnati nella chiesa di S. Maria, prima di essere condotti a Castelnuovo, dove fu imbandito un banchetto. Poiché permanevano gravi motivi di tensione, relativi al governo del Regno, al ruolo da riservare al nipote del papa, Francesco Prignano, e alla condotta della guerra, nel conflitto tra il re e il pontefice Mezzavacca prese le parti di Carlo III, re di Napoli, mentre il cardinale Caracciolo continuò ad appoggiare con forza il pontefice e il cardinale Donati si mantenne ambiguo. Mezzavacca si oppose all’iniziativa di Urbano VI di recarsi a Napoli, di scomunicare Carlo III e sua moglie. Urbano VI portò lo scompiglio nel regno, armando i conti di S.Angelo, Corneto, Sant’Agata, Caserta e San Severino contro i loro sovrani e Mezzavacca guidò la dissidenza di alcuni cardinali, tra i quali oltre a Donati e a Pietramala erano Bartolomeo Cogorno e Guglielmo d’Altavilla e ovviamente non riuscirono nel loro scopo di pacificare il re e il pontefice. Nell’estate del 1383 Mezzavacca cercò d’impedire l’ingresso del papa nel Regno, il quale aveva dichiarato guerra a Carlo III, sconsigliandone il viaggio per la sua pericolosità e quindi rifiutandosi di accompagnare il papa. Il 15 ottobre 1383 Mezzavacca fu allora privato del titolo cardinalizio, mentre gli altri cardinali Niccolò Caracciolo Moschino e Ludovico Donati erano posti sotto processo. In loro favore intervenne Carlo III, il quale, nell’incontro che ebbe col papa il 30 e il 31 ottobre, chiese inutilmente a Urbano VI la reintegrazione di Mezzavacca e l’annullamento dei processi. L’irremovibilità del papa determinò il suo temporaneo arresto da parte del re; si raggiunse poi un accordo provvisorio, ma non risulta un atto di riabilitazione del cardinale deposto, mentre i cardinali Caracciolo e Donati furono perdonati grazie a potenti amicizie. Il 7 gennaio 1384, tuttavia, Mezzavacca con i cardinali Donati, Cogorno e Altavilla, su una galea inviata dal re, raggiunse Napoli, dove si trovava il papa con la Curia. In seguito i cardinali che si erano separati furono riammessi alla presenza del papa. Nell’estate Mezzavacca seguì Urbano VI a Nocera, dominio di suo nipote, dove stabilì la sua 2 Cfr Monti. 3 O Butillo. 6 residenza, ma poi Mezzavacca abbandonò la Curia per tornare a Napoli, seguito ancora una volta da alcuni cardinali. Il re Carlo III e la regina gli avevano ormai affidato il compito di liberarli dall’incomodo pontefice. La città di Nocera fu cinta d’assedio per tre giorni da parte dei Durazzo, al quarto i conti di Sant’Agata e Caserta scapparono a Scafati, costretti dalla fame e dalla sete, ma anche qui furono assediati e poi fatti prigionieri assieme a Francesco Butillo. Mezzavacca riprese le fila dell’opposizione cardinalizia e del complotto contro Urbano VI. Obiettivo era la neutralizzazione del papa, che sarebbe stato sottoposto al controllo del Collegio cardinalizio; questo gli avrebbe nominato uno o più curatori, sul presupposto dell’incapacità mentale del pontefice, ipotesi non nuova, perché avanzata già nel 1378 tra i cardinali che poi elessero Clemente VII. A Napoli Mezzavacca e i cardinali suoi complici consultarono Bartolomeo da Piacenza e altri dottori in diritto e teologi riguardo ai casi di pazzia del papa e di negligenza o incapacità nel governo della Chiesa.
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