Dispacci Da Roma, 19 Gennaio
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Omaggio della Giunta regionale del Veneto Centro Studi Veneziani I curatori del volume esprimono la loro gratitudine al Centro Studi Ve- neziani Donatus, al suo Presidente, Nicolò Donà dalle Rose, appartenen- te allo stesso ramo familiare dell’ambasciatore Girolamo, per aver favori- to la stampa dell’opera, e ad Antonio Foscari Widmann Rezzonico per il costante aiuto. Ringraziano altresì l’Associazione Nobiliare Regionale Veneta per il patrocinio. GIROLAMO DONÀ DISPACCI DA ROMA 19 GENNAIO - 30 AGOSTO 1510 Trascrizione di VIOLA VENTURINI Introduzione di MARINO ZORZI Venezia 2009 Direttore della collana FERIGO FOSCARI Venezia La Malcontenta 2009 Tutti i diritti riservati INDICE INTRODUZIONE, di Marino Zorzi XI REGESTI DEI DISPACCI, a cura di Marino Zorzi LIII I DISPACCI DI GIROLAMO DONÀ. Trascrizione di Viola Venturini NOTA ARCHIVISTICA 3 FONTI ARCHIVISTICHE 5 I DISPACCI 7 INDICI INDICE DEI NOMI DI PERSONA CONTENUTI NEI DISPACCI 417 INDICE DEI NOMI GEOGRAFICI CONTENUTI NEI DISPACCI 427 INDICE DEI DISPACCI NON NUMERATI 434 INTRODUZIONE 1. Girolamo Donà, umanista e uomo di stato I dispacci che qui si pubblicano sono opera di Girolamo Donà, no- bile veneziano, figura di rilievo nella vita politica e culturale del suo tempo. Nacque a Venezia nel 1456, figlio di Antonio e di Lucia Balbi; il padre, uomo politico e diplomatico, era figlio di Andrea e di Camil- la Foscari, figlia del doge Francesco. Il suo ramo è detto « dalle rose », per le tre rose che figurano nell’arma. Si laureò in artibus a Padova nel 1478; come di regola per i patrizi dottori, fu impiegato senza posa dalla Repubblica in missioni diplomatiche all’estero e nel governo di città e terre appartenenti al dominio veneto; tra un incarico e l’altro fe- ce parte degli organi centrali dello stato in posizioni adeguate alla sua cultura e alla sua conoscenza del mondo. Gli incarichi a lui affidati si succedono con ritmo continuo: nel 1486 è ambasciatore in Portogallo, nel 1488 all’imperatore Massi- miliano, nel 1489 al duca di Milano, nel 1491 al papa Innocenzo VIII, nel 1492 podestà a Ravenna, nel 1495 podestà a Brescia, nel 1496 ambasciatore a Lucca, nel 1497 al papa Alessandro VI, nel 1499 visdomino a Ferrara, nel 1501 ambasciatore all’imperatore, poi al re di Francia. Nel 1503 accompagna il cardinale d’Amboise, onnipotente ministro del re di Francia, in viaggio nel Milanese. Nel 1505 è ambasciatore a Roma, assieme a Paolo Pisani, presso Giulio II, davanti al quale pronuncia una orazione latina « ornatissima et de gravità », come scrive il Sanudo. Indi è podestà a Cremona, poi, dal 1506 al 1508, duca di Candia, vale a dire capo dell’amministra- zione veneziana dell’isola. Durante uno dei brevi periodi trascorsi a Venezia viene eletto, nel 1505, membro del consiglio ducale, il consilium minus: i mem- bri erano sei, uno per sestiere, ed egli era il consigliere di Cannare- gio, ove abitava, non lungi dalla chiesa dei Servi, prediletta dalla sua famiglia.1 Nel 1508 è eletto savio del consiglio, al vertice del governo. 1. Il palazzo del suo casato, rifatto nel Seicento, esiste ancora: dopo gli inter- X Introduzione Nel luglio 1509 gli venne conferito l’incarico più difficile della sua lunga carriera: e fu anche l’ultimo. Venne eletto, insieme ad al- tri cinque eminenti patrizi, ambasciatore a Giulio II, in quel mo- mento nemicissimo alla Repubblica, che vacillava sotto i colpi del- la coalizione europea dal papa stesso suscitata. La presenza a Ro- ma del Donà fu essenziale: il papa, che aveva conosciuto il diplo- matico veneziano nel corso delle precedenti missioni a Roma e lo stimava, volle trattare solo con lui. Nel febbraio 1510 gli altri orato- ri furono richiamati a Venezia e il Donà rimase solo. I dispacci ste- si a nome dei sei oratori sono in gran parte opera sua; li ha editi, si- no a quello del 9 gennaio 1510, Roberto Cessi.2 I successivi, dal 19 gennaio al 30 agosto 1510, sono trascritti da Viola Venturini nel presente volume. Quelli inviati dal Donà dopo tale data rimango- no solo nei sunti del Sanudo. A Venezia il Donà non fece più ritor- no; morì a Roma il 20 ottobre 1511 e qui fu sepolto a San Marcello. Anche se impegnato in tanti incarichi così delicati e difficili, il Donà riuscì a coltivare gli studi più seri; compose versi latini e gre- ci, tradusse dal greco in latino scritti di Alessandro di Afrodisia e di padri della Chiesa, stese due trattati teologici. Strettamente legato ad Ermolao Barbaro, fece parte del raffinato, dottissimo circolo di questo eminente umanista. Fu in corrispondenza con Pico della Mirandola, Lorenzo il Magnifico, Poliziano, Pietro Bembo, Marsilio Ficino, Domenico Grimani e altri personaggi di primo piano nella cultura del tempo. L’importanza del Donà nell’ambito del movimento umanistico è stata messa in ampio rilievo da Vittore Branca;3 le opere e le lettere ramenti ottocenteschi si trova oggi sulla « Strada Nova », rio terrà della Maddale- na. 2. Dispacci degli ambasciatori veneziani alla corte di Roma presso Giulio II (25 giugno 1509 - 9 gennaio 1510), a cura di Roberto Cessi, Deputazione di storia pa- tria per le Venezie, s. I, Documenti, XVIII, Venezia 1932. MORITZ BROSCH, Papst Ju- lius II und die Gründung des Kirchenstates, Gotha 1876, pubblica il dispaccio del 24 febbraio relativo all’assoluzione (pp. 288-289), e brani significativi dai dispacci del 10 marzo, 19 giugno, 3 luglio e 22 agosto. FEDERICO SENECA, Venezia e papa Giulio II, Padova 1962, fa uso dei dispacci inediti in varie occasioni. 3. Alla figura del Donà dedica adeguato spazio VITTORE BRANCA nel suo volume La sapienza civile. Studi sull’Umanesimo a Venezia, Firenze 1998, che riprende ed aggiorna i suoi fondamentali studi sull’argomento. Rimangono fondamentali le pa- Introduzione XI GIROLAMO DONÀ PAOLO GIOVIO, Elogia virorum literis illustrium, Basilea, Pietro Perna, 1577, p. 70. XII Introduzione di lui sono state studiate e in gran parte edite per la prima volta da Paola Rigo,4 che del Donà ha anche ricostruito la complessa bio- grafia, specchio di un momento di eccezionale vitalità per Venezia e l’Italia.5 Il Donà si distingueva anche come raccoglitore di anti- chità (statue, iscrizioni) e come committente di opere d’arte.6 Era cultore di musica.7 gine dedicate al Donà da GIOVANNI DEGLI AGOSTINI, Notizie istorico critiche intorno la vita e le opere degli scrittori viniziani, Venezia 1752-1754, pp. 201-239. 4. PAOLA RIGO, Per il carteggio di Girolamo Donà. Inventario ed epistole inedite, « Rendiconti dell’Accademia Nazionale dei Lincei, classe di scienze morali », serie 8a, XXIX (1974), pp. 531-555, in cui si contengono vari inediti (epistole ed epi- grammi); EADEM, Catalogo e tradizione degli scritti di Gerolamo Donà, ibid., XXXI (1976), pp. 49-80. 5. EADEM, voce Donà (Donato, Donati), Girolamo nel Dizionario Biografico de- gli Italiani (d’ora innanzi DBI), vol. 40, Roma 1991, pp. 741-753, in cui si offre un completo ritratto del personaggio, visto sia nell’attività politica, sia nell’impegno culturale. Da tale studio sono tratti i dati biografici esposti nel testo. Sulla figura del padre Antonio vedi la voce di PAOLA DE PEPPO, nel DBI, vol. 40, Roma 1991, pp. 709-711. 6. In aggiunta a quanto esposto da Paola Rigo, si rinvia a CLAUDIO FRANZONI, Gi- rolamo Donato: collezionismo e « instauratio » dell’antico, in Venezia e l’archeolo- gia. Atti del Convegno Internazionale (Venezia, 25-29 maggio 1988), Roma 1990, pp. 27-31; a PATRICIA FORTINI BROWN, Venice & Antiquity, New Haven and London 1996, pp. 242-248, 272; a IRENE FAVARETTO, Arte antica e cultura antiquaria nelle collezioni venete al tempo della Serenissima, Roma 2002, p. 66, e alla scheda di RO- SELLA LAUBER a lui dedicata in Il collezionismo d’arte a Venezia. Dalle origini al Cin- quecento, a cura di Michel Hochmann, Rosella Lauber e Stefania Mason, Venezia 2009, pp. 272-274 (con aggiornata bibliografia). (Il Girolamo Donà di cui si parla nello studio di WENDY STEDMAN SHEARD, The Tomb of Doge Andrea Vendramin in Venice by Tullio Lombardo, University Microfilms, Ann Arbor, Michigan, 1971, I, pp. 91-92, è un più giovane omonimo). Girolamo Donà fu il committente dei rilie- vi di Andrea Briosco detto il Riccio (ora alla Ca’ d’Oro) con le « Storie della Vera Croce » per l’altare Donà già in Santa Maria dei Servi: DAVIDE GASPAROTTO, Andrea Riccio a Venezia, in Tullio Lombardo, scultore e architetto nella Venezia del Rina- scimento. Atti del Convegno di Studi (Venezia, Fondazione Giorgio Cini, 4-6 apri- le 2006), a cura di Matteo Ceriana, Verona 2007, pp. 389-410 (con ampia nota sul Donà); alle pp. 392, 408 informazioni sul prezioso reliquiario di diaspro orientale da lui donato alla chiesa dei Servi, oggi ai Frari, sul quale PIERO PAZZI, Due doni pa- pali, in Oro di Venezia, 5a Mostra dell’Oreficeria, Gioielleria, Argenteria. Antichi Argenti Veneti (Venezia 29 marzo - 12 aprile 1981), Venezia 1981, pp. 71-73 (la re- liquia della croce di Cristo era stata donata a Girolamo Donà dal papa Innocenzo VIII). 7. Come risulta anche da una lettera del 1491 inviata dal Donà a Lorenzo il Ma- gnifico (P. RIGO, Per il carteggio, pp. 539-540). Il primo libro di musica stampato a caratteri mobili uscito a Venezia nel 1501 ad opera di Ottaviano Petrucci è a lui de- Introduzione XIII La pubblicazione di questa parte ancora inedita dei dispacci da Roma è stata ispirata e promossa da Vittore Branca. Egli riteneva che l’interesse di questi scritti avrebbe ampiamente giustificato l’impegno: forniscono notizie e osservazioni di prima mano sui personaggi, a cominciare dal collerico e ambizioso pontefice, che determinarono lo svolgimento degli eventi in uno dei momenti più drammatici della storia italiana, offrono informazioni sulla corte pontificia, sui suoi meccanismi, su accordi, trattative, divergenze, odi, simpatie che vi si formavano; e infine completano il quadro della personalità del Donà, dato che, pur nella sintetica e affrettata stesura, dovuta alla ragion d’essere stessa dei dispacci, destinati ad informare con la massima urgenza ed immediatezza possibili il go- verno veneto di quanto accadeva o si veniva a sapere nella sede dell’ambasceria, recano l’impronta umana e letteraria del loro au- tore.