PRESSToday Rassegna stampa

05/07/2011 : Notizie del mese Alto Adige pensioni, tagli confermati

Corriere della Sera Pensioni, aumenti bloccati Ecco le tre fasce di reddito

Europa Fanno cassa sul welfare

Gazzetta di sanatoria sui contenziosi pensioni, tagli confermati Mantova, La

Gazzetta di Reggio sanatoria sui contenziosi pensioni, tagli confermati

Giornale di Brescia Pensioni, statali e Ministeri in cima alla lista dei tagli

Giorno, Il (Milano) IL GOVERNO se la è cavata con la promessa di una commissione incaricata di studiare com...

Italia Oggi Colpito «solo» un pensionato su 4 La casta resiste anche questa volta il vitalizio dell'onorevole non si tocca Per gli Indignatos si taglino le pensioni di nonni e padri Previdenza, Sacconi spinge sulla fusione delle Casse

Mattino di Padova, pensioni per fare cassa, un vero disastro - carlo bellotto Il

Messaggero sanatoria sui contenziosi pensioni, tagli confermati Veneto, Il

Messaggero, Il ROMA Si salvano i lavoratori parasubordinati e le lavoratrici private vicine ai 60 anni della pensi...

Milano Finanza Bomba a tempo sulle pensioni rosa (MF) La nuova previdenza femminile? Ok, ma con qualche sgravio

Provincia di Lecco, Stipendi e auto blu i risparmi sono soft La

Repubblica, La pensioni 2020: uomini a 67 anni, donne a 62 - valentina conte

Secolo d'Italia Previdenza: perché farci del male?

Sentinella, La pensioni, la maggioranza può ripensarci

Sole 24 Ore, Il Senza titolo Senza titolo..

Stampaweb, La La manovra è chiusa Scontro sulle pensioni

Tempo Online, Il Pensioni leggere per decreto Trentino pensioni, tagli confermati

06/07/2011 : Notizie del mese Arena, L' Manovra al Colle La scure su enti, Sanità e pensioni

AudioNews.it Manovra, taglio a pensioni

Avvenire Freelance

Conquiste del Pensioni, risolto il giallo dei contributi Lavoro Pensioni. Ue, niente sconti all'Italia. Sacconi: non c'e spazio per trattativa

Corriere Adriatico La mannaia sulle pensioni ricche

Corriere della Sera La pensione dei giovani? Sarà di un quarto più leggera

Finanza e Mercati Assicurare lo sviluppo, riequilibrare il welfare

Giorno, Il (Milano) il blocco si sposta in alto Olivia Posani ROMA PENSIONI, si cambia. La stretta sulle indicizzazioni al costo del...

Irpinia news Elezioni Fondo Cometa, Centrella: "Conferma per Ugl metalmeccanici"

Italia Oggi Manovra correttiva/ Partiti, pensioni, sanità: l'impatto secondo la relazione

l'Unità.it Restano nel mirino pensioni, risparmio e sanità di Bianca Di Giovanni

Libertà Nel 2050 in pensione 45 mesi più tardi»

Messaggero, Il ROMA Ormai è certo: il primo ritocco al decreto legge con la manovra economica, che ancora dev...

Milano Finanza Enasarco, oltre 112 mila pensioni erogate nel 2010 (MF)

Sole 24 Ore, Il Dalle Casse sì con riserva alla vigilanza della Covip c Senza titolo

07/07/2011 : Notizie del mese Adige, L' ROMA - Meno di mille euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare ROMA - Nel giorno in cui il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, presenta la manovra da 51 miliardi e Giorgio Napolitano controfirma il decreto, annotando gelido che «finalment

Alto Adige fisco e assistenza valgono 17 miliardi giovani, pensioni da poveri Arena, L' Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani

Avvenire Giovani, un futuro da pensionati quasi al minimo Ma nasce il fondo integrativo per i somministrati

Bresciaoggi(Abbonati) Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani

Canada.com CPP benefits should be doubled: Study

Centro, Il fisco e assistenza valgono 17 miliardi giovani, pensioni da poveri

Cinco Dìas El PP rebajará la fiscalidad de los planes de pensiones si gobierna

Citta' di Salerno, La fisco e assistenza valgono 17 miliardi giovani, pensioni da poveri

Cittadino, Il Giovani, pensioni "mini" per il 42%

City Giovani, in pensione nel 2050 con meno di mille euro al mese

Comunicati.net Manovra: sbagliata e socialmente insostenibile. Così si "tassa la povertà". Ipensionati della Cia pronti a dare battaglia

Conquiste del Lavoro PREVIDENZA, nasce Fontemp

Corriere dell'Umbria Tre milioni per novantatré pensioni.

Corriere della Sera Pensioni, norme meno severe Sacconi, le previsioni sulle pensioni e l' «effetto zingara»

Dire Generazione 'mille euro' senza futuro: il 42% avrà una pensione misera

Europa L'asse con Cisl e Uil va in pensione

Fatto Quotidiano.it, Il Manovra, il ministro Sacconi "Sulle pensioni pronti a modifiche"

Gazzetta del Sud Sulla rivalutazione delle pensioni il governo è pronto alle modifiche Una "magra" pensione aspetta i giovani d'oggi

Gazzetta dello Sport Pensioni: un solo rimedio Pensateci presto e da soli IlCommento (Ed. Roma)

Gazzetta di Mantova, pensioni sotto mille euro per un giovane su due La

Giornale di Brescia Pensioni, possibili modifiche sulla rivalutazione Sacconi: siamo disponibili a una discussione. Cisl e Uil: è una misura socialmente ingiusta

Giornale di Vicenza, Il Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani Giornale, Il Calciatori e attori di provincia? Paghiamo noi le loro pensioni La Grande guerra ci costa 2 milioni

Giorno, Il (Milano) I giovani di oggi saranno i nuovi poveri «Neanche mille euro al mese» Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle ... Pensioni, aumenti scongelati? Solo se i

Guardian, The Pensions and the politics of envy

HelpConsumatori SOCIETA'. Welfare, Italia: il 42% dei giovani che lavorano avrà meno di mille euro di pensione

Italia Oggi Aut aut di Tremonti sulla manovra Gestione separata iniqua Parte Fontemp, l'integrativa degli interinali Pensione sotto mille euro per 4 mln di giovani l'Unità.it Pensioni, Sacconi: «Pronti a modificare norme»

Lavoce.info PENSIONI E CRESCITA

Manifesto, Il Il ministro Sacconi travolto: Siamo pronti a modifiche

Messaggero Veneto, Il fisco e assistenza, in arrivo 17 miliardi giovani, pensioni sotto i mille euro

Messaggero, Il ROMA In un momento complesso come questo che stiamo vivendo, il nostro Paese ha bisogno di ta... ROMA Meno di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando sme...

Metropolis web Un giovane su due vivrà con una pensione inferiore ai mille euro

Milano Finanza (MF) Cimbri (Unipol): iniquo toccare le pensioni

Nuova Sardegna, La fisco e assistenza valgono 17 miliardi

Nuova Venezia, La giovani, pensioni da poveri

Paneacqua.eu Manovra. Napolitano firma

Provincia di Como, La Ai giovani nel 2050 una pensione-shock Mille euro al mese

Rai News 24 Pensioni sotto i mille euro per la generazione precaria

Repubblica, La meno di mille euro per i giovani che andranno in pensione nel 2050

Resto del Carlino, Il I giovani di oggi saranno i nuovi poveri «Neanche mille euro al (Bologna) mese» Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle ... Pensioni, aumenti scongelati? Solo se i Reuters UK Government and unions plan more talks on pensions Government and unions resume pension talks

Secolo d'Italia Tremonti, non tagliare le pensioni

Sole 24 Ore, Il GLI EQUILIBRI DEMOGRAFICI IN ITALIA PENSIONI SOTTO MILLE EURO Il blocco della rivalutazione penalizza gli assegni medi LEGENDA Per il 42% dei giovani meno di mille euro Senza titolo

Tempo Online, Il Pensioni alleggerite Il Governo ci ripensa

Unione Sarda, L' IL GRIDO D'ALLARME DI GIOVANI E PENSIONI ... (Nazionale) Roma SACCONI APRE SULLE PENSIONI ...

Wall Street Italia FIAT: CUB, PENSIONE NEGATA A CHI E' IN MOBILITA'. PROLUNGARE INDENNITA' PREVIDENZA: NASCE FONTEMP, FONDO PER LAVORATORI IN SOMMINISTRAZIONE Tremonti: "La manovra legge i primi di agosto": 68 miliardi

08/07/2011 : Notizie del mese Affari Italiani Manovra, pensioni: i tagli solo oltre i 2.300 euro (Online)

AudioNews.it "Su pensioni pronti a modifiche"

Centro, Il roma. raffaele bonanni sulle pensioni non molla. il governo non chieda sacrifici ... - mauro pertile

Giorno, Il (Milano) Olivia Posani ROMA L'EMENDAMENTO del governo non è pronto, ma il meccanism... Pensioni, taglio una tantum sugli

Italia Oggi La pensione integrativa è unisex

Messaggero, Il ROMA Con il decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale sono entrate in vigore molte delle n...

Opinione.it, L' Un Paese per vecchi

Provincia di Pensioni tagliate a 12mila anziani Sondrio, La

Sole 24 Ore, Il Allo statale uscito in anticipo indennità integrativa leggera Chi prosegue va comunque iscritto alla Cassa Matrimonio a 70 anni: taglio alla reversibilità Per le statali scatta un maxi-scalone Senza titolo. Senza titolo... Senza titolo...... Senza titolo......

Trentino pensione speciale ai disoccupati

11/07/2011 : Notizie del mese Adige, L' P iù che le pensioni minime, il vero dramma rischia di essere quello dei giovani, perché il loro futuro previdenziale è una grande incognita

Avanti Online Diritti&Lavoro / Pensioni, quasi la metà sotto i mille euro

Conquiste del Conquiste del Lavoro, Fondo pensione comparto edile: la Filca Lavoro provinciale lancia allarme per Cilento

Corriere Adriatico Manovra, fari puntati sulle pensioni

Corriere Economia Pensioni Benvenuti nell'Eldorado Sicilia

Daily Yomiuri, The 'Tax hikes needed for future generations' / Govt sees 10% consumption tax as only way to prevent social welfare, pension systems going broke

Espresso, L' Ricchi contro poverI

Finanza e Mercati Il Tesoro Usa lavora, in segreto, al Piano B

Giornale, Il Tremonti vive a Pavia E gli altri dove dormono?

ItaliaOggi7 La manovra? Inutile e ingiusta

Messaggero, Il ROMA Stavolta l'assalto alla diligenza non ci dovrebbe essere: per il buon motivo che ...

Milano Finanza Adesso il fondo si apre all'immobile Come cambia la pensione Sorgi (Progetica), l'integrazione serve anche se si lavora fino a 70 anni

Sole 24 Ore Online, L'ABC DEI RINCARI TRA TAGLI E NUOVE TASSE Il

Sole 24 Ore, Il Si riparte da pensioni e bollo titoli

Sole 24 Ore, Il (Del Per il contenzioso sulle pensioni tre anni di tempo Lunedi) Senza titolo.

Sole 24 Ore, Il Anthracite e la duplice valutazione Il nuovo cda fa emergere perdite (Plus) legate agli strutturati I due fratelli pensano alla pensione integrativa Le Casse verso una nuova vigilanza Covip dovrà definire i limiti e i criteri d'investimento Il nodo Parlamento Quelle perfomance da prendere con le pinze Assogestioni e Consob al lavoro per trovare una soluzione Do you want your PRESSToday ? La soluzione per le tue rassegne stampa on-line: www.presstoday.com PRESSToday Rassegna stampa

Alto Adige Data: "pensioni, tagli confermati" 05/07/2011

Indietro Stampa Il dettaglio. Accorpamenti, centinaia di dirigenti scolastici rischiano il posto Pensioni, tagli confermati Sanatoria per i contenziosi con l’Inps e il Fisco La norma sugli orari dei negozi nelle città turistiche inserita in un articolo sulla salvaguardia ittica

ROMA. Qualche novità dell’ultima ora, qualche sorpresa su norme già annunciate. La manovra portata al Quirinale è un po’ diversa da quella annunciata. Tagli alla politica, ma dal 2013. Tagli alla politica del 10%, ma dalla prossima legislatura. Una decurtazione al finanziamento dei partiti che, cumulandosi con i precedenti, porta a una diminuzione complessiva del 30%. Gli aerei blu saranno riservati solo alle 5 alte cariche dello Stato. Confermati i tagli alle auto blu e il taglio della cilindrata che non potrà superare i 1600 cc; ai benefit e ai costi per il personale dal 2014, nonchè l’obbligo di election day dal 2012 e più trasparenza per le partecipate. Gli stipendi di politici e grand commis di Stato non potranno superare i livelli medi degli stipendi europei previsti per cariche omologhe. Fa eccezione Bankitalia. Pensioni. È confermato il blocco delle rivalutazioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps». Lo prevede il testo definitivo del decreto legge manovra, inviato al Quirinale. «Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps - si legge ancora - l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%». C’è anche l’aumento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato: si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032. Fissato al 2014 l’avvio l’aggancio dell’età pensionabile alla speranza di vita. Pensioni donne. Obiettivo: portare l’età da 60 a 65 anni nel settore privato, si inizia dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032. Sanatoria sulle liti 1. «I processi in materia previdenziale nei quali sia parte l’Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi complessivamente 500 euro, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». Sanatoria sulle liti 2. Le liti fiscali sotto i 20mila euro vengono congelate. Gli importi sono quelli dei condoni 2003: 150 euro se non c’è ancora stato giudizio; 10% se ha vinto il contribuente in primo grado; 50% se hanno vinto le Entrate. Superbollo, 10 euro ogni Kw. «Per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt (306 cavalli, ndr), da versare alle entrate del bilancio dello stato». Imposta bollo sui titoli. Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari può salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore è superiore a 50mila euro. Si passa da 10 euro mensili a 120 annuali. Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensili ai 150 annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui. Saltano 800-1000 vicepresidi. Dal prossimo anno scolastico le scuole dell’infanzia, elementari e medie vengono accorpate se hanno meno di mille allievi (500 500 per le scuole che si trovano nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Per quelle con meno di 500 (o 300) alunni niente vicepreside di ruolo, ma «reggenza a dirigenti scolastici con incarico in altre istituzioni scolastiche autonome». Stipendi bloccati. Confermata «la proroga di un anno dell’efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato», con l’esclusione di polizia, vigili del fuoco, agenzie fiscali e enti pubblici non economici e confermata anche «la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni». Nel Lazio, accusano i sindacati, il taglio vale 4mila euro sullo stipendio. Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l’Irap sale al 4,65% dal 3,90%, con un incremento di quasi un punto. Per le assicurazioni, invece, il rincaro è di due punti secchi: si sale al 5,90%. Stipendio tagliato ai sindaci che sforano. Pene severe per gli amministratori locali che violeranno il Patto di stabilità interno. Gli amministratori colti in fallo potranno essere condannati fino a un massimo di 10 volte l’indennità di carica percepita al momento dell’elusione. Mano pesante anche per il responsabile del servizio economico-finanziario, che potrebbe essere condannato a una sanzione pecuniaria fino a 3 mensilità. Bonus produttività. Confermata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi su straordinari e lavoro extra (il cosiddetto salario di produttività). La percentuale sarà fissata «entro il 31 dicembre 2011» e «nei limiti delle risorse stanziate con la legge di stabilità». Negozi e pesce. In un articolo dedicato alla salvaguardia delle risorse ittiche, c’è la deregulation degli orari di apertura e di chiusura dei negozi nelle città d’arte e nelle località turistiche. Benzinai self-service. Nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l’estensione massiccia dei self service che dovranno funzionare anche in presenza del gestore. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di «pastigliaggi», vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. I distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi. Imposta al 5% per le nuove imprese. Regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Regime applicabile per 5 periodi d’imposta, «da quando l’attività inizia e i quattro successivi». PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Pensioni, aumenti bloccati Ecco le tre fasce di reddito" 05/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 05/07/2011 - pag: 6 Pensioni, aumenti bloccati Ecco le tre fasce di reddito

Rivalutazione nulla, rivalutazione zoppa, rivalutazione piena. Avrà tre facce l'adeguamento all'inflazione delle pensioni medio-alte nei prossimi due anni. Lo ha confermato il testo della manovra inviato al Quirinale, che tuttavia è suscettibile di nuove modifiche in Parlamento. Chi oggi riceve un assegno previdenziale di 2.500 euro mensili, nel 2012 e 2013 percepirà un adeguamento all'inflazione completo per la fascia fino a 1.428 euro, al 45%per la parte oltre i 1.428 euro e fino a 2.380 euro, e nullo nella «fetta» oltre i 2.380 euro. Ipotizzando un'inflazione 2012 intorno al 3%, il pensionato da 2.500 euro vedrà quindi lievitare in quell'anno del 3%la quota fino a 1.428 euro (43 euro in più) e dell' 1,35%la parte tra 1.428 e 2.380 euro (13 euro in più). In totale si tratta di 56 euro in più, invece dei 75 euro che sarebbero arrivati con una rivalutazione completa del 3%: quasi 20 euro in meno. E' stato poi confermato l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato. Si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032 a 65 anni. Confermata anche l'anticipazione di un anno, al 2014, della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita comportando secondo le attese un allungamento dell'età minima di pensione di almeno tre mesi. Sommando a tutto questo il meccanismo delle finestre mobili, dal 2014 il primo assegno previdenziale arriverà, per i lavoratori dipendenti uomini, a 66 anni e tre mesi, per le donne a 61 anni e tre mesi: queste ultime, poi, dal 2020 dovranno vedersela anche con il già citato passaggio graduale dell'età pensionabile da 60 a 65 anni. E, tornando al 2014, gli autonomi dovranno aspettare sei mesi in più dei dipendenti. Giovanni Stringa RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Europa Data: 05/07/2011 "Fanno cassa sul welfare"

Indietro Stampa Articolo Sei in Interni 5 luglio 2011

Fanno cassa sul welfare

Una manovra di tagli, ingiusta, per tanti aspetti odiosa, del tutto inadeguata alle necessità di rilancio dell’economia. Per cercare di far quadrare i conti pubblici disastrati, risultato di una gestione sciagurata della crisi basata sui “tagli lineari” di Tremonti, Berlusconi non ha saputo fare altro che tornare a colpire chi già paga: i lavoratori, i pensionati, i malati, gli automobilisti. E dopo essersi vantato (mentendo) di aver tenuto a galla il paese senza mettere le mani nelle tasche degli italiani, le mani ora le affonda senza alcun ritegno e senza ombra di dubbio. Il testo definitivo è ancora in fase di stesura, ma il quadro è chiaro. La manovra punta a far cassa sullo stato sociale e la tanto sbandierata riforma fiscale va in senso opposto a quello che si è cercato di far credere: toglie risorse ai redditi più bassi per destinarle a quelli più elevati. Le aliquote – tre in tutto – ridisegnate da Tremonti sono degne infatti di un Robin Hood alla rovescia. Minano il principio basilare della progressività dell’imposizione e cancellano ogni possibilità di redistribuzione. Eliminare anche l’aliquota più alta significa regalare ogni anno qualche migliaio di euro a coloro che hanno redditi sufficienti per difendersi dagli attacchi della crisi economica. A scapito dei più deboli. Toccare contemporaneamente le pensioni, riducendo il loro potere d’acquisto, oltre a far male all’economia del paese, vuol dire colpire i redditi di milioni di persone collocate nella fascia sociale del ceto medio-basso, che hanno già subito processi di progressivo impoverimento. Forse Tremonti non lo sa, ma toccare le pensioni tra i 1.400 e i 2.400 euro lordi al mese non vuol dire colpire i redditi dei cittadini più ricchi, ma quelli degli operai. Le cifre ci dicono che con la manovra – per pensioni nette che partono dai 1.050 euro mensili, guadagnate duramente dopo 35- 40 anni di lavoro in fabbrica – si diminuisce del 55 per cento una indicizzazione già debolmente collegata all’andamento del costo della vita. L’obiettivo è di risparmiare nei prossimi due anni, a spese dei pensionati, almeno quattro miliardi e mezzo. Che potrebbero superare i sei miliardi nel caso l’inflazione dovesse mantenere gli attuali trend di crescita. Un provvedimento non proprio all’insegna dell’equità. Non solo. Oltre alla perdita del potere d’acquisto, si dovranno fare i conti anche con l’aumento dell’età pensionabile dovuto alle diverse misure varate negli ultimi anni. A differenza di quanto promesso dal ministro Sacconi, che ha continuato a giurare che non si sarebbero toccate le pensioni, il centrodestra ha allungato di un anno la finestra di uscita anche per coloro che hanno maturato i 40 anni di contributi e ha introdotto – anticipando ora di un anno la sua operatività effettiva – il collegamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita. Questo, dopo aver portato a 65 anni l’età pensionabile delle dipendenti della pubblica amministrazione senza aver previsto alcuna redistribuzione dei risparmi ottenuti a favore delle donne. Il tutto senza dimenticare gli annunciati tagli alla spesa sanitaria e l’introduzione di nuovi ticket; un nuovo stop (per il quarto anno) degli stipendi dei dipendenti della pubblica amministrazione. E senza dimenticare l’aumento delle accise sulla benzina, che già si è scaricata sui consumatori con una raffica di aumenti al distributore, o l’introduzione di nuovi pedaggi. Niente a che vedere con quanto a suo tempo fatto in Finanziaria dal governo Prodi. Che aveva ammorbidito lo “scalone Maroni”, varato la delega per il pensionamento anticipato a favore di chi fa lavori usuranti, congelato sì le pensioni, ma quelle d’oro, (otto volte il minimo), introdotto la “quattordicesima” per oltre tre milioni di pensionati poveri e abbassato da sei a tre anni la franchigia per la totalizzazione dei contributi. Una manovra attuata in senso redistributivo, di segno completamente diverso rispetto a quella targata Berlusconi. Una manovra che ha l’obiettivo di far cassa assestando un colpo micidiale allo stato sociale. Questo, il Pd non lo permetterà. Far quadrare i conti è necessario, ma servono obiettivi, economici e sociali, improntati all’equità e allo sviluppo del paese che Tremonti non ha saputo delineare, anche perché preda delle gravi contraddizioni della sua maggioranza.

Cesare Damiano PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta di Mantova, La Data: "sanatoria sui contenziosi pensioni, tagli confermati" 05/07/2011

Indietro Stampa IL DETTAGLIO Sanatoria sui contenziosi Pensioni, tagli confermati

ROMA Qualche novità dell’ultima ora, qualche sorpresa su norme già annunciate. La manovra portata al Quirinale è un po’ diversa dall’ annunciata. Tagli alla politica, ma dal 2013. Tagli alla politica del 10%, ma dalla prossima legislatura. Una decurtazione al finanziamento dei partiti che, cumulandosi con i precedenti, porta a una diminuzione complessiva del 30%. Gli aerei blu saranno riservati solo alle 5 alte cariche dello Stato. Confermati i tagli alle auto blu e il taglio della cilindrata che non potrà superare i 1600 cc; ai benefit e ai costi per il personale dal 2014, nonchè l'obbligo di election day dal 2012 e più trasparenza per le partecipate. Gli stipendi di politici e grand commis di stato non potranno superare i livelli medi degli stipendi europei previsti per cariche omologhe. Fanno eccezione i vertici di Bankitalia. Pensioni. È confermato il blocco delle rivalutazioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps». Lo prevede il testo definitivo del decreto legge manovra, inviato al Quirinale. «Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps - si legge ancora - l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%». C'è anche l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato: si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032. Fissato al 2014 l'aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita. Pensioni donne. L’obiettivo è portare l’età da 60 a 65 anni nel settore privato ma si comincerà dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032. Sanatoria sulle liti 1. «I processi in materia previdenziale nei quali sia parte l’Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi 500 euro, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». Sanatoria sulle liti 2. Le liti fiscali sotto i 20mila euro vengono congelate. Gli importi sono quelli dei condoni 2003: 150 euro se non c’è ancora stato giudizio; 10% se ha vinto il contribuente in primo grado; 50% se hanno vinto le Entrate. Superbollo, 10 euro ogni Kw. «Per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt (306 cavalli, ndr), da versare alle entrate del bilancio dello stato». Imposta bollo sui titoli. Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari può salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore è superiore a 50mila euro. Si passa da 10 euro mensili a 120 annuali. Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensili ai 150 annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui. Saltano 800-1000 vicepresidi. Dal prossimo anno scolastico le scuole dell’infanzia, elementari e medie vengono accorpate se hanno meno di mille allievi (500 per le scuole che si trovano nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Per quelle con meno di 500 (o 300) alunni niente vicepreside di ruolo, ma «reggenza a dirigenti scolastici con incarico in altre istituzioni scolastiche autonome». Stipendi bloccati. Confermata «la proroga di un anno dell’efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato», con l’esclusione di polizia, vigili del fuoco, agenzie fiscali e enti pubblici non economici e confermata anche «la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni». Nel Lazio, accusano i sindacati, il taglio vale 4mila euro sullo stipendio di ogni dipendente pubblico. Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l’Irap sale al 4,65% dal 3,90%, con un incremento di quasi un punto. Per le assicurazioni, invece, il rincaro è di due punti: si sale al 5,90%. Stipendio tagliato ai sindaci che sforano. Pene severe per gli amministratori locali che violeranno il Patto di stabilità interno. Gli amministratori colti in fallo potranno essere condannati fino a un massimo di 10 volte l’indennità di carica percepita al momento dell’elusione. Mano pesante anche per il responsabile del servizio economico-finanziario, potrebbe perdere tre mesi di stipendio, Bonus produttività. Confermata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi su straordinari e lavoro extra (il cosiddetto salario di produttività). La percentuale sarà fissata «entro il 31 dicembre 2011» e «nei limiti delle risorse stanziate con la legge di stabilità». Negozi e pesce. Nascosta dentro un articolo dedicato alla salvaguardia delle risorse ittiche la deregulation degli orari di apertura e di chiusura dei negozi nelle città d’arte e nelle località turistiche. Benzinai self-service. Nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l’estensione massiccia dei self service che dovranno funzionare anche in presenza del gestore. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di «pastigliaggi», vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. I distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi. Imposta al 5% per le nuove imprese. Regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Il regime si applica per 5 periodi d’imposta, «dal periodo in cui l’attività e iniziata e per i quattro successivi». PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta di Reggio Data: "sanatoria sui contenziosi pensioni, tagli confermati" 05/07/2011

Indietro Stampa IL DETTAGLIO Sanatoria sui contenziosi Pensioni, tagli confermati

ROMA Qualche novità dell’ultima ora, qualche sorpresa su norme già annunciate. La manovra portata al Quirinale è un po’ diversa dall’ annunciata. Tagli alla politica, ma dal 2013. Tagli alla politica del 10%, ma dalla prossima legislatura. Una decurtazione al finanziamento dei partiti che, cumulandosi con i precedenti, porta a una diminuzione complessiva del 30%. Gli aerei blu saranno riservati solo alle 5 alte cariche dello Stato. Confermati i tagli alle auto blu e il taglio della cilindrata che non potrà superare i 1600 cc; ai benefit e ai costi per il personale dal 2014, nonchè l'obbligo di election day dal 2012 e più trasparenza per le partecipate. Gli stipendi di politici e grand commis di stato non potranno superare i livelli medi degli stipendi europei previsti per cariche omologhe. Fanno eccezione i vertici di Bankitalia. Pensioni. È confermato il blocco delle rivalutazioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps». Lo prevede il testo definitivo del decreto legge manovra, inviato al Quirinale. «Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps - si legge ancora - l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%». C'è anche l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato: si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032. Fissato al 2014 l'aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita. Pensioni donne. L’obiettivo è portare l’età da 60 a 65 anni nel settore privato ma si comincerà dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032. Sanatoria sulle liti 1. «I processi in materia previdenziale nei quali sia parte l’Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi 500 euro, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». Sanatoria sulle liti 2. Le liti fiscali sotto i 20mila euro vengono congelate. Gli importi sono quelli dei condoni 2003: 150 euro se non c’è ancora stato giudizio; 10% se ha vinto il contribuente in primo grado; 50% se hanno vinto le Entrate. Superbollo, 10 euro ogni Kw. «Per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt (306 cavalli, ndr), da versare alle entrate del bilancio dello stato». Imposta bollo sui titoli. Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari può salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore è superiore a 50mila euro. Si passa da 10 euro mensili a 120 annuali. Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensili ai 150 annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui. Saltano 800-1000 vicepresidi. Dal prossimo anno scolastico le scuole dell’infanzia, elementari e medie vengono accorpate se hanno meno di mille allievi (500 per le scuole che si trovano nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Per quelle con meno di 500 (o 300) alunni niente vicepreside di ruolo, ma «reggenza a dirigenti scolastici con incarico in altre istituzioni scolastiche autonome». Stipendi bloccati. Confermata «la proroga di un anno dell’efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato», con l’esclusione di polizia, vigili del fuoco, agenzie fiscali e enti pubblici non economici e confermata anche «la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni». Nel Lazio, accusano i sindacati, il taglio vale 4mila euro sullo stipendio di ogni dipendente pubblico. Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l’Irap sale al 4,65% dal 3,90%, con un incremento di quasi un punto. Per le assicurazioni, invece, il rincaro è di due punti: si sale al 5,90%. Stipendio tagliato ai sindaci che sforano. Pene severe per gli amministratori locali che violeranno il Patto di stabilità interno. Gli amministratori colti in fallo potranno essere condannati fino a un massimo di 10 volte l’indennità di carica percepita al momento dell’elusione. Mano pesante anche per il responsabile del servizio economico-finanziario, potrebbe perdere tre mesi di stipendio, Bonus produttività. Confermata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi su straordinari e lavoro extra (il cosiddetto salario di produttività). La percentuale sarà fissata «entro il 31 dicembre 2011» e «nei limiti delle risorse stanziate con la legge di stabilità». Negozi e pesce. Nascosta dentro un articolo dedicato alla salvaguardia delle risorse ittiche la deregulation degli orari di apertura e di chiusura dei negozi nelle città d’arte e nelle località turistiche. Benzinai self-service. Nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l’estensione massiccia dei self service che dovranno funzionare anche in presenza del gestore. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di «pastigliaggi», vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. I distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi. Imposta al 5% per le nuove imprese. Regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Il regime si applica per 5 periodi d’imposta, «dal periodo in cui l’attività e iniziata e per i quattro successivi». PRESSToday Rassegna stampa

Giornale di Brescia Data: 05/07/2011 "Pensioni, statali e Ministeri in cima alla lista dei tagli"

Indietro Stampa Pensioni, statali e Ministeri in cima alla lista dei tagli ROMAStop alla rivalutazione delle pensioni 5 volte superiori alla minima, tagli a ministeri ed enti locali, stipendi congelati e stop al turn-over nella pubblica amministrazione. Il testo della manovra confermerebbe il giro di vite su una serie di spese. Particolarmente pesante il conto per statali e pensionati. Sui ticket sanitari la partita invece resta aperta. PENSIONI Confermato per il 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni «superiori a 5 volte il trattamento minimo Inps (2.335 euro)». Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra 3 e 5 volte la minima l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato «nella misura del 45%». SPERANZA DI VITA Anticipa al 2014 il progressivo aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita. DONNE L'obiettivo è portare l'età pensionabile da 60 a 65 anni nel settore privato ma dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032. PUBBLICO Ancora per un anno niente assunzioni. Fanno eccezione il Corpo di polizia, i Vigili del Fuoco e le agenzie fiscali. P.A. CONGELATI STIPENDI Gli incrementi salariali saranno possibili solo a partire dal 2015. REGIONI «Assurdo raddoppiare gli obiettivi di risparmio per le Province e Regioni a Statuto speciale», ha lamentato il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder. NUOVO PATTO STABILITÀ Auto blu, uffici di rappresentanza in Italia e all'estero e spesa del personale: ci sono anche queste voci nel nuovo patto di stabilità interno che fissa i cosiddetti parametri di virtuosità contenuti nella manovra del governo. MINISTERI La manovra stabilisce la quantità di tagli (oltre 9 miliardi in due anni), poi i Ministeri stabiliranno i dettagli nella definizione della legge di stabilità. TICKET, LA NORMA CAMBIA FORMA È saltato dal testo il passaggio che prevedeva esplicitamente il ritorno, dal primo gennaio 2012, dei ticket sulle prestazioni specialistiche (10 euro) e sul pronto soccorso (25 euro) ma resta la sostanza: il finanziamento di 486,5 milioni di euro coprirà infatti la relativa spesa solo fino al 31 dicembre 2011. PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "IL GOVERNO se la è cavata con la promessa di una commissione incaricata di 05/07/2011 studiare com..."

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 8 IL GOVERNO se la è cavata con la promessa di una commissione incaricata di studiare com...

IL GOVERNO se la è cavata con la promessa di una commissione incaricata di studiare come ridurre i costi della politica. Ma le Camere non riusciranno ad evitare un dibattito sul tema dei tagli agli invidiati privilegi' della cosidetta casta quando saranno chiamate, tra pochi giorni, ad approvare i loro bilanci. Si sa già che il Pd sull'esempio di quanto ha fatto la Regione del cuore' (l'Emilia-Romagna) proporrà di abolire, per il futuro, quegli assegni vitalizi che costituiscono il principale bersaglio dell'antipolitica, soprattutto dopo che il tema delle pensioni è tornato clamorosamente alla ribalta. Basterebbe un po' di fantasia e di cultura previdenziale per risolvere il problema ricorrendo alle medesime regole valide per tutti i lavoratori e chiudendo così, per sempre, un'infinita polemica. Nell'ordinamento vigente non esistono (se non in casi eccezionali) forme di reddito che non siano sottoposte tanto al prelievo fiscale quanto alle ritenute previdenziali e che non concorrano, quindi, a determinare un trattamento pensionistico. Sarebbe assurdo se il principio non valesse più per le indennità dei parlamentari, dei consiglieri regionali e, in generale, degli eletti. COSÌ, dalla prossima legislatura andrebbe istituita, nei bilanci delle Camere, una gestione-stralcio che si prenda, necessariamente, a carico i trattamenti già erogati, mentre i neo eletti dovrebbero essere iscritti alla Gestione separata dell'Inps, secondo il metodo contributivo e alle condizioni stabilite per la loro posizione. Sono previste, infatti, aliquote diverse a seconda che si tratti di iscritti in via esclusiva (26%), di persone già pensionate (15%) o di appartenenti ad altra gestione obbligatoria (17%) rispetto alla quale per i soggetti interessati, posti in aspettativa, opererebbe la contribuzione figurativa. Il regime dovrebbe essere quello vigente nella Gestione, sia per quanto riguarda la ripartizione dei versamenti, il loro accredito, i requisiti anagrafici e contributivi (sono sufficienti cinque anni di lavoro effettivo purché il montante versato, moltiplicato per i coefficienti di trasformazione, assicuri una pensione pari all'importo dell'assegno sociale maggiorato del 20%), il calcolo della prestazione. Grazie al metodo contributivo, un giovane deputato, non più rieletto, si porterebbe appresso l'ammontare accreditato aggiungendolo poi a quello maturato nella nuova attività. Gli altri avrebbero un assegno supplementare se già pensionati o una seconda pensione se iscritti, per la professione svolta, ad altra gestione obbligatoria. *deputato del PdL e vice presidente della Commissione Lavoro PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Colpito «solo» un pensionato su 4" 05/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 05/07/2011 - pag: 4 autore: di Cesare Maffi Dal governo alla Cgil, al Pd, così tutti tentano di minimizzare gli effetti delle manovre finanziaria

Colpito «solo» un pensionato su 4

Per governo e Inps i tagli incidono su una ristretta minoranza C'è un uso dell'avverbio «solo» (con varianti «soltanto» e «solamente») molto caro al mondo politico, soprattutto a chi sta in maggioranza, e altrettanto, anzi, ancor più sgradevole a chi debba patirne le conseguenze. Si tratta della tendenza a minimizzare gli effetti di un provvedimento che colpisce questa o quella categoria, rilevando che gli effetti riguardano «solo» una minoranza. Similmente, chi ha appena approvato un testo che scortica la pelle dei contribuenti ne banalizza la consistenza rilevando come incida «solo» per una piccola cifra.In questi giorni sia il governo, sia alcuni giornali della stampa alleata (essenzialmente il Giornale, perché tanto Libero quanto Il Tempo, e particolarmente quest'ultimo, sono stati pesanti nell'esprimere critiche acide alla manovra), si sono sperticati nel mostrare che i tagli agli adeguamenti pensionistici riguardano «solo» pochi euro e toccano «solo» le pensioni più alte. Ovviamente ci si è ben guardati dal chiarire che si trattava d'importi lordi. E la nota dell'Inps, precisando trattarsi di quasi quattro milioni e mezzo di pensionati su sedici complessivi, pur volendo fornire una mano al governo nel ridurre a poca cosa la manovra sul fronte delle pensioni, ha ottenuto l'effetto opposto, sancendo che più di un pensionato su quattro ne sarà colpito. «Solo» un pensio-nato su quattro, dicono i soliti apologeti. «Lo stop agisce solo sullo scaglione superiore delle pensioni, almeno cinque volte superiori al minimo»: così ha ridicolizzato la manovra , ministro delle Politiche sociali rivelatosi nella circostanza scarsamente comprensivo della socialità. Beninteso, non è «solo» il centrodestra a peccare. Giuliano Amato ha avuto la faccia tosta di proporre una patrimoniale di 30mila euro, ma «solo» per le famiglie più abbienti. Inveterata abitudine, la sua, perché quando una notte dell'autunno del 1992 derubò milioni d'italiani intaccando i loro libretti di risparmio e i loro conti correnti ridusse l'operazione a una sciocchezza di pochi soldi. La Cgil, ma anche vasti settori del Pd, chiedono prelievi straordinari o patrimoniali, ma «solo» per quelli che a volta a volta identificano nei ricchi, nei più abbienti, nei più fortunati, nei più capienti, nei ceti più agiati, rilevando che si tratta «solo» di una limitata fascia (sottintendendo, con una buona dose d'invidia sociale, che i redditi di costoro siano stati lucrati a spese della larga maggioranza). Di norma, questi carpitori di denari altrui usano esempi tranquillizzanti, facendo riferimento all'importo di una pizza o di un pacchetto di sigarette (raffronto quest'ultimo oggi igienicamente scorretto e quindi evitato) o di un caffè. E che sarà mai, è il costo di un caffè al giorno (o la settimana o il mese)! «Solo» un caffè, proclamano, dimenticando che i connazionali preferirebbero gustarsi quel caffè (fosse pure uno l'anno) piuttosto che non devolverlo alle sempre adunche mani dello Stato. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "La casta resiste anche questa volta il vitalizio dell'onorevole non si tocca" 05/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 05/07/2011 - pag: 4 autore: di Marco Bertoncini La maggioranza si rimangia le promesse di tagliare i privilegi dei parlamentari

La casta resiste anche questa volta il vitalizio dell'onorevole non si tocca

Il presidente del Consiglio, , e il superministro dell'Economia, Giulio Tremonti,il segretario del Pdl, , e il capo della Lega, Umberto Bossi, i vertici parlamentari della maggioranza e i ministri (compresa la decina di quelli che, privi di portafoglio e quindi di carico di lavoro, avrebbero più tempo per riflettere), ci sono o ci fanno? Se dobbiamo giudicare dall'operazione sulle pensioni, dovremmo definirli tutti analfabeti politici.Partiamo da un assunto difficilmente smentibile. Se c'è un settore detestato, impopolare, odiato, contestato, è quello dei costi della politica. A parte coloro che ci campano, gli altri milioni di italiani non ne possono più. Sarà demagogia, sarà qualunquismo, sarà populismo, ma se c'è un istituto che tutti vorrebbero azzerare è quello degli assegni vitalizi ai parlamentari. Pur avendo dato, nel corso degli anni, qualche dritta per sopprimere i privilegi più osceni, rimane l'assunto fondamentale: attraverso contributi elargiti dalle Camere, deputati e senatori possono procacciarsi corposi assegni, cumulabili con qualsiasi altro emolumento. Decine di milioni di pensionati, di lavoratori autonomi o dipendenti, di datori di lavoro, insomma la quasi totalità degli italiani condanna questa discriminazione, posto che un normale pensionato percepirebbe, coi contributi versati dai parlamentari, sì e no un decimo di quanto elargito dalle Camere. Orbene, la settimana scorsa venne fuori l'ipotesi di operare drastici tagli ai costi della politic a. Sarebbe bastato, al cittadino qualunque, l'annuncio che i parlamentari in carica non avrebbero più goduto di quella che per la gente è una pensione privilegiata. Invece, dopo la soffiata di popolarissime operazioni chirurgiche sui tagli della spesa politica, ecco l'intervento ammonitore dei presidenti delle Camere, con il governo subito consenziente. Per ora non si procede; forse si procederà presto; si vedrà al momento opportuno; intanto nominiamo una commissione; guardiamo all'Europa; poi ci penseremo; decideremo per la prossima legislatura… Squallido.Che cosa, nelle stesse ore, ti combina la maggioranza? Rimangiata silenziosa-mente qualsiasi operazione per azzerare i vitalizi ai parlamentari, provvede a tagliare adeguamenti pensionistici per vaste fasce (un quarto del totale). O almeno, tali le voci diffuse. E come dovrebbe reagire un pensionato, il quale veda negato a sé un adeguamento di, putacaso, cinque o dieci euro il mese, ma si accorga che continueranno a corrispondersi vitalizi ai parlamentari? Ha diritto d'imbufalirsi, ammettiamolo. Incidere sulle pensioni della gente è provvedimento fra i più impopolari. Non importa che fra quelle pensioni ve ne siano tante messe insieme con contributi non versati dal pensionato, elargite da provvedimenti ad hoc, godute già in età giovanile ecc. ecc. Ciascun pensionato ritiene di aver diritto non già alla pensione percepita, bensì a una di gran lunga più consistente, infischiandosene dei princìpi ben diversi di contribuzione, retribuzione e capitalizzazione. Poiché ciascun uomo politico è conscio di questo diffuso sentire, com'è possibile annunciare prima sacrifici per i parlamentari, bastonare poi un quarto dei pensionati italiani e insieme lasciare tutto immutato per deputati e senatori? Qui stiamo all'abbiccì della politica e della comunicazione. Il pasticcio combina-to è talmente assurdo da doversi interrogare sulla classe dirigente di maggioranza. Possibile che siano tutti così sprovveduti? Possibile che non abbiano capito che, prima di sottrarre a oltre quattro milioni d'italiani somme da loro attese, avrebbero dovuto privarne quattromila privilegiati? Aver agito in maniera così inconsulta può avere solo una conseguenza: l'ira della gente. Già la maggioranza aveva captato alle urne, più volte in poche settimane, l'aria pesante. Sono stati così bravi da peggiorare la situazione. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Per gli Indignatos si taglino le pensioni di nonni e padri" 05/07/2011

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ItaliaOggi sezione: I commenti data: 05/07/2011 - pag: 2 autore: di Edoardo Narduzzi IL PUNTO

Per gli Indignatos si taglino le pensioni di nonni e padri

Durante le ultime elezioni amministrative hanno rappresentato la novità socio-politica della Spagna. Autoproclamatisi Indignatos, questi giovani disoccupati o mal occupati hanno iniziato a presidiare le piazze più importanti di Madrid e delle principali città spagnole per denunciare il loro futuro senza speranze. Per mettere la politica e i suoi partiti di fronte alla realtà della loro insoddisfazione. Presto il movimento è andato oltre il confine spagnolo per aggregare, anche in Italia, situazioni analoghe di disagio giovanile. Del resto sono proprio loro i più colpiti dalla crisi nei paesi meno competitivi dell'eurozona. Giovani, che si ritrovano intrappolati in società, dove solo alcuni sono inclusi e possono beneficiare di tutti i vantaggi che il debito ha creato nei decenni trascorsi: lavori sicuri nella pubblica amministrazione a produttività «sindacale», pensioni generose per l'età dalla quale scattava il diritto al godimento, regole occupazionali molto favorevoli per chi un contratto a tempo indeterminato già lo ha. Per un po' gli Indignatos hanno sperato che la nottata passasse, poi hanno preso atto che le loro aspettative di vita non corrispondevano quasi in nulla a quanto la società potesse effettivamente offrirgli. Quindi, tutti in piazza a protestare e a far diventare tam tam mediatico il loro disagio. Ma per ottenere cosa? Nonostante tutto il futuro degli Indignatos passa per un riequilibrio intergenerazionale dei diritti e del valore prodotto dalla società. Per essere tra qualche tempo meno indignati e insofferenti devono ottenere che quelli più anziani di loro, che oggi comunque molto spesso li mantengono ancora, perdano una parte dei diritti acquisiti quando il cosiddetto welfare state è stato più generoso della capacità dell'economia di sostenerlo. Per dirla più esplicitamente, l'obiettivo degli Indignatos è sottrarre risorse a quelli che pensionati sono già o che godono di rendite nelle maglie della spesa pubblica per recuperarle in loro favore per politiche originali o non convenzionali di sviluppo. Gli Indignatos devono ottenere che le pensioni sopra una certa soglia e i salari pubblici vengano tagliati a doppia cifra, perché solo così potranno rientrare in gioco. L'ultima manovra del governo italiano va nella giusta direzione recuperando 2,2 miliardi di euro dalle pensioni superiori ai 1.400 euro mensili che sconteranno in pieno o in buona parte l'effetto dell'imposta inflazione nel biennio 2012-13. Se gli Indignatos non si faranno imprigionare dalla retorica antimercato dei sindacalisti e dei politici vari potranno ottenere le riforme che servono al loro benessere futuro. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Previdenza, Sacconi spinge sulla fusione delle Casse" 05/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Professioni data: 05/07/2011 - pag: 28 autore: Previdenza, Sacconi spinge sulla fusione delle Casse

Il ministro del lavoro difende il modello ordinistico ma spinge sulla fusione degli enti previdenziali dei professioni. È quanto ha sostenuto Maurizio Sacconi al Forum «Professioni e informatica tra presente e futuro» svoltosi ieri a Bologna. «Sono convinto che gli ordini professionali, eventualmente anche riformati, debbano mantenere comunque una funzione responsabile di autogoverno per la qualità delle professioni. Ma dal punto di vista della protezione sociale dei liberi professionisti», ha detto, «io credo che rimanga fondamentale il modello mutualistico, cioè lo strumento delle Casse che i professionisti organizzano sulla base dei contributi volontari obbligatori per la primaria funzione della previdenza. Queste Casse ora le abbiamo sottoposte alla vigilanza di un'autorità - la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione - che è più prossima alle competenze necessarie per vigilare». Poi Sacconi ha affrontato il nodo della tenuta del sistema. «Ora si pongono due sfide per il sistema: da un lato, la possibilità di fusione fra Casse, proprio per assorbire i cambiamenti demografici all'interno delle stesse professioni. Quindi, per avere garanzie di stabilità anche nel lungo periodo. Dall'altro, la possibilità che le Casse, magari come “sistema” ossia tutte insieme, si dotino , in questo caso su base volontaria, di ulteriori servizi di protezione agli associati: mi riferisco alla sanità, al caso della non autosufficienza, al sostegno ai figli nello studio, all'acquisto dell'ufficio. E penso che, in questo caso, sarebbe senz'altro meglio se realizzassero queste forme di welfare integrativo tutte insieme e su base volontaria, proprio per avere la massa critica che le renda sostenibili». PRESSToday Rassegna stampa

Mattino di Padova, Il Data: "pensioni per fare cassa, un vero disastro - carlo bellotto" 05/07/2011

Indietro Stampa Pagina 3 - Primo Piano «Pensioni per fare cassa, un vero disastro» Castagna della Cgil: politici e manager di Stato, troppi sprechi CARLO BELLOTTO

PADOVA. «Le pensioni vengono usate ancora una volta per fare cassa. Un governo che prende questa decisione non ha la percezione del paese reale. La manovra proposta taglia i costi sociali e aumenta l’età pensionabile delle donne: un vero disastro». Andrea Castagna, segretario provinciale della Cgil ha le idee chiare e boccia senza se e senza ma il provvedimento dell’esecutivo Berlusconi. La manovra peserà sempre meno quest’anno, appena 1,5 miliardi, 5,5 nel 2012, 20 nel 2013 e altrettanti nel 2014. Il sindacalista, pur condannando la casta politica, ricca di privilegi, allarga la forbice dei cosiddetti intoccabili. «Diplomatici, manager di Stato giusto per citare due categorie - aggiunge Castagna - ma l’elenco potrebbe continuare, i privilegiati sono molti, troppi. Parecchie di queste persone vivono in un mondo che ignora le condizioni alle quali sono relegati la maggior parte dei pensionati. Il 52 per cento dei quali riceve una mensilità di appena 500 euro. Molti privilegi, stipendi altissimi e buoneuscite da favola, non hanno più ragion d’essere. Ridurre i coefficienti di rivalutazione, già dalle pensioni medie è stata una decisione ingiusta, si tratta di una disparità che è sotto gli occhi di tutti». Il segretario della Cgil non accetta che non si vada a cercare di stanare l’evasione fiscale che in Italia è ancora a livelli troppo alti. Inaccettabili. Che non si faccia nessun intervento che miri ad arrivare ad una equità fiscale per i grandi patrimoni. Visto negativamente anche il ritorno ai ticket sanitari che peserà maggiormente - come ovvio - per le categorie economicamente più deboli. Questi ultimi scatteranno dal primo gennaio 2012 per le prestazioni specialistiche ambulatoriali (10 euro). Pagheranno 25 euro i codici bianchi (i casi non gravi) del pronto soccorso. Al momento infatti è stato stanziato un finanziamento da 486,5 milioni di euro solo per il 2011. Ma nella manovra ci sono anche liberalizzazioni delle professioni, privatizzazione della Croce rossa, alleggerimento del patto di stabilità interno per i comuni virtuosi (come chiesto dalla Lega) e interventi su scuola e sanità. PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero Veneto, Il Data: "sanatoria sui contenziosi pensioni, tagli confermati" 05/07/2011

Indietro Stampa IL DETTAGLIO Sanatoria sui contenziosi Pensioni, tagli confermati

ROMA Qualche novità dell’ultima ora, qualche sorpresa su norme già annunciate. La manovra portata al Quirinale è un po’ diversa dall’ annunciata. Tagli alla politica, ma dal 2013. Tagli alla politica del 10%, ma dalla prossima legislatura. Una decurtazione al finanziamento dei partiti che, cumulandosi con i precedenti, porta a una diminuzione complessiva del 30%. Gli aerei blu saranno riservati solo alle 5 alte cariche dello Stato. Confermati i tagli alle auto blu e il taglio della cilindrata che non potrà superare i 1600 cc; ai benefit e ai costi per il personale dal 2014, nonchè l'obbligo di election day dal 2012 e più trasparenza per le partecipate. Gli stipendi di politici e grand commis di stato non potranno superare i livelli medi degli stipendi europei previsti per cariche omologhe. Fanno eccezione i vertici di Bankitalia. Pensioni. È confermato il blocco delle rivalutazioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps». Lo prevede il testo definitivo del decreto legge manovra, inviato al Quirinale. «Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps - si legge ancora - l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%». C'è anche l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato: si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032. Fissato al 2014 l'aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita. Pensioni donne. L’obiettivo è portare l’età da 60 a 65 anni nel settore privato ma si comincerà dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032. Sanatoria sulle liti 1. «I processi in materia previdenziale nei quali sia parte l’Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi 500 euro, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». Sanatoria sulle liti 2. Le liti fiscali sotto i 20mila euro vengono congelate. Gli importi sono quelli dei condoni 2003: 150 euro se non c’è ancora stato giudizio; 10% se ha vinto il contribuente in primo grado; 50% se hanno vinto le Entrate. Superbollo, 10 euro ogni Kw. «Per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt (306 cavalli, ndr), da versare alle entrate del bilancio dello stato». Imposta bollo sui titoli. Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari può salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore è superiore a 50mila euro. Si passa da 10 euro mensili a 120 annuali. Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensili ai 150 annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui. Saltano 800-1000 vicepresidi. Dal prossimo anno scolastico le scuole dell’infanzia, elementari e medie vengono accorpate se hanno meno di mille allievi (500 per le scuole che si trovano nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Per quelle con meno di 500 (o 300) alunni niente vicepreside di ruolo, ma «reggenza a dirigenti scolastici con incarico in altre istituzioni scolastiche autonome». Stipendi bloccati. Confermata «la proroga di un anno dell’efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato», con l’esclusione di polizia, vigili del fuoco, agenzie fiscali e enti pubblici non economici e confermata anche «la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni». Nel Lazio, accusano i sindacati, il taglio vale 4mila euro sullo stipendio di ogni dipendente pubblico. Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l’Irap sale al 4,65% dal 3,90%, con un incremento di quasi un punto. Per le assicurazioni, invece, il rincaro è di due punti: si sale al 5,90%. Stipendio tagliato ai sindaci che sforano. Pene severe per gli amministratori locali che violeranno il Patto di stabilità interno. Gli amministratori colti in fallo potranno essere condannati fino a un massimo di 10 volte l’indennità di carica percepita al momento dell’elusione. Mano pesante anche per il responsabile del servizio economico-finanziario, potrebbe perdere tre mesi di stipendio, Bonus produttività. Confermata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi su straordinari e lavoro extra (il cosiddetto salario di produttività). La percentuale sarà fissata «entro il 31 dicembre 2011» e «nei limiti delle risorse stanziate con la legge di stabilità». Negozi e pesce. Nascosta dentro un articolo dedicato alla salvaguardia delle risorse ittiche la deregulation degli orari di apertura e di chiusura dei negozi nelle città d’arte e nelle località turistiche. Benzinai self-service. Nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l’estensione massiccia dei self service che dovranno funzionare anche in presenza del gestore. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di «pastigliaggi», vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. I distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi. Imposta al 5% per le nuove imprese. Regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Il regime si applica per 5 periodi d’imposta, «dal periodo in cui l’attività e iniziata e per i quattro successivi». PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA Si salvano i lavoratori parasubordinati e le lavoratrici private vicine ai 60 anni 05/07/2011 della pensi..."

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ROMA Si salvano i lavoratori parasubordinati e le lavoratrici private vicine ai 60 anni della pensione di vecchiaia. Pagano invece, seppur in misura differenziata e graduale, i pensionati che hanno un trattamento superiore a 18.500 euro l’anno. In termini di vincitori e sconfitti, è questo il resoconto delle novità previdenziali contenute nell’articolo 18 del decreto legge che contiene la manovra. Nonostante la previdenza sia per sua natura un tema proiettato sui decenni futuri, l’obiettivo principale del governo era fare cassa in tempi rapidi, per concorrere in questo modo ad una manovra di dimensioni imponenti. Di qui l’idea di ricorrere a due leve già sfruttate in passato, l’aumento dei contributi a carico degli iscritti alla gestione separata (sostanzialmente i co.co.co) e la limitazione dell’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita. La prima norma però è stata scartata e non è mai entrata nel testo del decreto; al contrario la seconda è stata resa ancora più penalizzante rispetto alle ipotesi iniziali. La limitazione della rivalutazione opera per fasce, fermo restando che tutti i pensionati - compresi quelli con importi più alti - hanno diritto alla rivalutazione piena almeno per la fascia bassa, fino ai 1428 euro lordi mensili. Al di sopra di questa soglia, la rivalutazione sarà solo del 45 per cento, mentre sopra i 2.380 non ci sarà adeguamento. Questo schema però è con tutta probabilità destinato ad essere rivisto al Senato: il governo ha dato incarico all’Inps di verificare ipotesi alternative, che probabilmente consisteranno in maggiori penalizzazioni per le fasce più alte, in cambio del salvataggio di coloro che sono tra tre e cinque volte il trattamento minimo (476 euro al mese). Partirà invece solo nel 2020 il lentissimo passaggio a 65 anni dell’età della pensione di vecchiaia per le lavoratrici private. Inizialmente l’innalzamento sarà solo di un mese, poi crescerà gradualmente; il percorso si concluderà solo nel 2032. A questo incremento per le donne si aggiungeranno comunque gli effetti della norma che per tutti i lavoratori ritarda il diritto alla pensione in base all’allungamento della vita media. Nel decreto il primo passo di questa operazione è stato anticipato dal 2015 al 2014. Infine il testo dispone che siano assorbiti dal bilancio dello Stato e destinati alla riduzioni del deficit i proventi del passaggio da 60 a 65 anni per le lavoratrici pubbliche (che entrerà in vigore senza gradualità da prossimo anno): quei soldi sarebbero dovuti servire a finanziarie politiche per il lavoro femminile. L. Ci. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Bomba a tempo sulle pensioni rosa" 05/07/2011

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MF sezione: Primo Piano data: 05/07/2011 - pag: 2 autore: di Roberta Castellarin Manovra/1 Nella bozza inviata a Napolitano confermato anche lo stop alla rivalutazione

Bomba a tempo sulle pensioni rosa

Per chi è nato nel 1964 e ha iniziato a lavorare tardi il buon retiro è rinviato di ben sei anni. La classe 1968 dovrà aspettare i 70 anni. La riforma avrà un impatto limitato solo per le lavoratrici che hanno più di 50 anni Il cantiere pensioni del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, si è riaperto con la Finanziaria e questa volta nel mirino ci sono le donne 40enni (o più giovani) che lavorano nel settore privato. La bozza di riforma contenuta nella manovra correttiva consegnata ieri al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, prevede infatti una progressiva equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne. Superato il vaglio del Colle, il decreto sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Nei giorni successivi partirà l'iter di conversione e arriverà in Parlamento per il voto di fiducia, come annunciato dal premier Silvio Berlusconi. Il fatto che l'adeguamento tra uomini e donne nel privato avverrà solo tra il 2020 e il 2032 non deve trarre in inganno, perché l'impatto sarà notevole per tutte le 40enni oggi al lavoro. Avere posticipato al 2020 l'avvio dell'innalzamento, di fatto salva solo le 50enni che dovranno fare i conti con un leggero spostamento in avanti della pensione. Non appaiono, poi, coinvolte le donne che hanno iniziato a lavorare a 20 anni, o prima, perché resta salvo il principio che si può andare in pensione con 40 anni di contributi. Tutto un altro discorso vale per chi è nato negli anni 60 e ha iniziato tardi a lavorare. Come dimostra la simulazione realizzata da Progetica sulle età di possibile ritiro dal lavoro per le donne del settore privato in base alle nuove regole appena varate dal governo. Una lavoratrice dipendente nata nel 1964 e che ha iniziato a versare contributi a 35 anni, prima poteva andare in pensione a 62,7 anni, con le nuove regole dovrà aspettare i 68,3, quindi quasi 6 anni in più. E chi è nata nel 1968 dovrà compiere 70 anni. «Non ci sarà un aumento automatico di 5 anni dell'età di pensionamento, ma la tempistica varia da profilo a profilo», spiega Andrea Carbone di Progetica. «La scelta di differire al 2020 l'inizio degli scalini sposterebbe sulle donne che compiranno 60 anni in quella decade gli effetti più significativi. Ma chi ha iniziato a lavorare presto potrà beneficiare del requisito dei 40 anni di contributi». Minore è invece l'impatto dell'anticipo di un anno dell'entrata in vigore del sistema di allineamento tra i requisiti di età per l'accesso al pensionamento e l'allungamento della speranza di vita. Il primo aumento di massimi tre mesi è anticipato di un anno, al inizio 2014, sempre in base alla bozza presentata. Viene poi introdotto un secondo aumento, da inizio 2016, relativo all'incremento della speranza di vita registrato nel biennio precedente. Nel documento viene infine confermato l'adeguamento triennale dei requisiti a partire dal 2019. «In sintesi, questa parte di Riforma anticiperebbe di un anno il primo adeguamento e aggiungerebbe quattro mesi di lavoro a partire dal 2016. Naturalmente non per tutti i lavoratori l'incremento sarebbe di 4 mesi: in funzione del proprio profilo (età ed età di inizio contribuzione, ndr), la variazione stimata con scenario demografico Istat storico, potrà essere compresa tra zero e dieci mesi», dice Carbone. Anche per gli uomini resta fermo il principio dei 40 anni di contributi. Chi ha iniziato a lavorare a 18 anni, potrà quindi andare in pensione a 58 anni con una finestra d'attesa di 12 mesi. Sempre nella bozza è anche confermato lo stop alla rivalutazione delle pensioni che superano cinque volte il minimo e la rivalutazione al 45% se gli assegni superano il trattamento minimo di 3 volte. Il blocco riguarderà, se si considerano gli assegni a partire da 1.500 euro, ben 5 milioni di pensionati. Questa misura dovrebbe garantire un risparmio nel triennio 2012-2014 di poco più di 2 miliardi. Mentre l'adeguamento dell'età delle donne del settore privato nel lungo periodo permetterà un risparmio tra il 2021 e il 2030 di 13 miliardi, cui si aggiungerebbero altri 19 miliardi di minor spesa tra il 2030 e il 2040. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "La nuova previdenza femminile? Ok, ma con qualche sgravio" 05/07/2011

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MF sezione: Primo Piano data: 05/07/2011 - pag: 2 autore: di Gianluca Zapponini Per Germontani (Fli), le misure vanno bene ma occorre detassare il lavoro femminile. Damiano (Pd), sconto di un anno per ogni figlio

La nuova previdenza femminile? Ok, ma con qualche sgravio

Le nuove misure in materia di previdenza rosa non potevano che suscitare una girandola di commenti. Alcuni, non privi di riserve, sbilanciati in favore del progressivo aumento a 65 anni del requisito di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato a partire dal 2020. Altri, invece, decisamente più critici. A vedere di buon occhio l'aumento della soglia d'accesso alla pensione è la senatrice di Fli, Maria Ida Germontani che, interpellata da MF-Milano Finanza, fa sapere di essere «favorevole all'innalzamento dell'età pensionabile, sia nel pubblico che nel privato, sia per gli uomini che per le donne». «Ritengo», spiega Germontani, «che per un fondamentale principio di pari opportunità debbano essere equamente ripartiti diritti e doveri». Un obiettivo cui però deve corrispondere, precisa Germontani, un vantaggio concreto per le lavoratrici. «Le maggiori entrate che derivano dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne», prosegue la parlamentare di Fli, «devono essere rigorosamente vincolate nel già previsto Fondo strategico e destinate sia a interventi mirati per coniugare lavoro e famiglia sia ad agevolazioni fiscali sul reddito da lavoro femminile». Più scettico il capogruppo Pd in commissione lavoro alla Camera, Cesare Damiano. L'ex ministro del Lavoro vede più di un'ombra sulle nuove regole e, anzi, propone di inserire nel testo uno sconto di un anno sulla pensione per ogni figlio o per ogni portatore di handicap presente in casa. Secondo Damiano occorre pensare a «una norma di ritorno a vantaggio delle donne e dei risparmi che possono derivare dal progressivo innalzamento dell'età pensionabile verso i 65 anni». Di qui la sua controproposta, volta a escludere il buen ritiro prima dei 62 anni e che prevede «un'elasticità fin verso ai 68-70 anni» accompagnata tuttavia da incentivi per chi decide di lavorare oltre i 65 anni. In questo modo, secondo Damiano, sono le persone a decidere il momento di andare in pensione. Per il deputato Pdl, Giuliano Cazzola, infine, il progressivo spostamento dell'età pensionabile delle donne «è molto lento», eccessivamente lento, e quindi non in grado di «creare particolare preoccupazione». PRESSToday Rassegna stampa

Provincia di Lecco, La Data: 05/07/2011 "Stipendi e auto blu i risparmi sono soft"

Indietro Stampa Stipendi e auto blu i risparmi sono soft Stretta sui voli di Stato. Camere: cura "dolce" None

Martedì 05 Luglio 2011 ATTUALITA, pagina 2

ROMA Anche la politica stringe la cinghia per aggiustare i conti pubblici, con riduzioni e tagli, molti dei quali però entreranno in vigore solo a fine legislatura. I primi sette articoli della manovra, infatti, riguardano risparmi che il Palazzo si acconcia a fare. Il trattamento economico di deputati, senatori, ministri ed anche di alti dirigenti pubblici e "gran comis", afferma il primo articolo, non potrà superare quello della media Europea. Coinvolti anche i Consigli Regionali che dovranno adeguarsi con proprie leggi ai tetti stabiliti a livello nazionale.

LE AUTO BLU Il secondo taglio riguarda uno degli «status simbol» dei politici, e cioè l'auto blu. La manovra stabilisce che la loro cilindrata non può superare i 1600. Faranno eccezione le auto per il Capo dello Stato, per i presidenti di Camera e Senato e per il Presidente del Consiglio, oltre che quelle blindate. E delle auto blu, così come di ogni altro benefit (es. telefonino, studio), non potranno più godere quanti cessano dalle cariche istituzionali, ad eccezione del Presidente della Repubblica, e ferme restando i dispositivi di sicurezza. Tra l'altro perderanno il diritto ad avere un loro studio nel Palazzo gli ex presidenti di Camera e Senato. Dei voli di Stato potranno beneficiare solo il Presidente della Repubblica, i Presidenti di Camera e Senato, il Presidente del Consiglio, e quello della Corte costituzionale. Non sono stabiliti limiti a livello quantitativo o a livello funzionale, come quelli introdotti nel 2007 dal governo Prodi e poi abrogati dal governo Berlusconi. Le deroghe per i ministri dovranno essere pubblicate sul sito della Presidenza del Consiglio.

I RISPARMI Dal 2012 Senato e Camera dovranno deliberare «riduzioni di spesa» anche per gli stipendi dei funzionari. I risparmi finiranno nelle Casse dello Stato al fine di pagare interventi straordinari per la fame nel mondo, calamità naturali, assistenza ai rifugiati, conservazione di beni culturali. E sempre dal 2012 saranno ridotte del 20% le spese del Cnel, del Csm nonchè delle autorità indipendenti, compresa la Consob. Solo dalla prossima legislatura arriverà il taglio del 10% al finanziamento dei partiti (circa 50 milioni degli attuali 500) che se aggiunti a analoghi tagli del 2007 e dell'anno scorso, porta una riduzione del 30%. E diventa obbligatorio anche l'election day, cioè l'accorpamento di varie elezioni in un unico girono, che porterà circa 300 milioni di risparmi. Ma se il Palazzo non fa molti sacrifici, diverso il discorso per chi nel Palazzo lavora, ovvero gli statali. Per questi dipendenti la stretta è forte e si aggiunge al blocco degli stipendi che era già nella manovra varata lo scorso anno. ora lo stop arriva fino al 2014.

LE PENSIONI Innanzitutto investe anche i dipendenti pubblici il blocco della rivalutazione delle pensioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps» per il biennio 2013-2014. Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato «nella misura del 45%. In termini di pensioni, anche per gli statali vale l'anticipazione dal 2015 al 2014 il progressivo aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita. E dopo le statali, anche per le donne del settore privato arriva il ritocco delle pensioni: l''obiettivo è portare l'età da 60 a 65 anni nel settore privato ma si comincerà dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032. Sempre nel campo della pubblica amministrazione ancora per un anno niente assunzioni. Fanno eccezione il Corpo di polizia, i Vigili del Fuoco e le agenzie fiscali. I risparmi riguardano anche i "palazzi della politica" in periferia, come Comuni, Province,Regione. «Assurdo raddoppiare gli obiettivi di risparmio per le Province e Regioni a Statuto speciale», ha lamentato il presidente della Provincia di Bolzano Luis Durnwalder. Auto blu, uffici di rappresentanza in Italia e all'estero e spesa del personale: ci sono anche queste voci nel nuovo patto di stabilità interno che fissa i cosiddetti parametri di virtuosità contenuti nella manovra economica del governo. La manovra inoltre stabilisce la quantità di tagli (oltre 9 miliardi in due anni) per i ministeri che poi stabiliranno i dettagli nella definizione della legge di stabilità. Una delle poche buone notizie, per gli statali e non, è che è saltato dal testo il passaggio che prevedeva esplicitamente il ritorno, dal primo gennaio 2012, dei ticket sulle prestazioni specialistiche (10 euro) e sul pronto soccorso (25 euro) ma resta la sostanza: il finanziamento di 486,5 milioni di euro copre la relativa spesa solo fino al 31 dicembre 2011. PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "pensioni 2020: uomini a 67 anni, donne a 62 - valentina conte" 05/07/2011

Indietro Stampa Pagina 9 - Economia Pensioni 2020: uomini a 67 anni, donne a 62 Età parificata nel 2035: tutti a 68. Costi politica, sparisce dal decreto il taglio dei vitalizi Le misure I calcoli Inps sulla vecchiaia. Gli effetti delle misure sulle dipendenti, finestre e speranza di vita VALENTINA CONTE

ROMA - Nel 2020, uomini in pensione a 67 anni e donne a 62. Poi, nel 2035 tutti fuori a 68 anni. Uomini e donne. Dipendenti e autonomi del settore privato. Secondo alcune inedite proiezioni dell´Inps, la parità dei generi sul piano previdenziale avverrà, dunque, a un´età ben più alta di quanto previsto sinora. L´Istituto di previdenza ottiene questo risultato combinando l´effetto di provvedimenti vecchi e nuovi. Ovvero le finestre mobili, efficaci dall´1 gennaio scorso: un anno in più per i lavoratori dipendenti e 18 mesi in più per gli autonomi dalla maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi per andare in pensione. E le due norme inserite nella manovra appena licenziata dal governo, ora all´esame del Quirinale: l´anticipo al 2014 dell´età di pensionamento agganciata all´aumento della speranza di vita (un mese in più ogni anno) e l´innalzamento graduale dell´età di uscita per le donne del settore privato a partire dal 2020 per arrivare a 65 anni nel 2032. In realtà, le lavoratrici, secondo il più inclusivo calcolo dell´Inps, per andare in pensione nel 2032 dovranno avere 67 anni e 11 mesi, se dipendenti, e 68 anni e 5 mesi, se autonome. Per quanto riguarda, poi, l´altro capitolo in manovra, ovvero il blocco delle rivalutazioni per le pensioni che superano di 5 volte l´assegno minimo e la riduzione al 45% dell´adeguamento all´inflazione di quelle comprese tra le 3 e le 5 volte il minimo, fonti governative chiariscono che l´aggravio per i pensionati varierà tra i 50 centesimi al mese, per una pensione da 1.500 euro lordi mensili, ai 24 euro per gli assegni da 4 mila euro. Per fare altri esempi, chi prende 2 mila euro perderà 3 euro al mese. Chi ne prende 2.500, ne perderà 7. Su questo tema, Cisl e Cgil si dicono pronti alla mobilitazione. Dal decreto della manovra, poi, sparisce il taglio ai vitalizi dei parlamentari, pur presente in bozza e discusso nei giorni scorsi. PRESSToday Rassegna stampa

Secolo d'Italia Data: "Previdenza: perché farci del male?" 05/07/2011

Indietro Stampa Previdenza: perché farci del male? Andare a "toccare" le pensioni tra 1.428 e 2.380 euro crea più problemi di quanti ne risolva...

Francesco Signoretta Se per un punto Martin perse la cappa, per una virgola in più, neppure tanto necessaria, il governo rischia di subire un'altra campagna mediatica, con la sinistra a gettare allarme, il web scatenato, i link con le caricature di Tremonti mentre rincorre le vecchiette con un'ascia in mano, i blog zeppi di commenti irripetibili. Tutto perché, parlando di pensioni, si è toccato qualche tasto di troppo. Partiamo da un presupposto: da molti anni non c'è manovra economica in questo Paese che non punti a limitarne l'importo. Ha iniziato Giuliano Amato, nel 1992 e la sequela dei tagli non è ancora finita, nonostante oggi l'Italia sia, da questo punto di vista, tra le più attrezzate in Europa. Giulio Tremonti sembra non aver resistito all'idea di metterci ancora una volta lo zampino. Un intervento limitato, visto l'ammontare, ma che dato l'argomento non sta mancando di provocare polemiche a non finire. Attirando sul governo l'accusa di essere un esecutivo antisociale. Ce n'era proprio bisogno? Sicuramente no, almeno per la parte più contestata, quella della rivalutazione dei trattamenti pensionistici, poco significativa in termini di quantità e qualità dei tagli. Qualcuno, dunque, avrebbe dovuto valutare che imporre uno stop parziale alle pensioni comprese tra 1.428 e 2.380 euro lordi al mese (3,2 milioni di pensionati che subiranno una decurtazione della rivalutazione pari al 55 per cento sulla parte eccedente i 1.428 euro nel 2012 e 2013) qualche problema lo avrebbe posto. Invece si è preferito non ascoltare preventivamente le parti sociali, correndo il rischio di scatenare la rissa. Si fa di tutta l'erba un fascio, ma è evidente che il blocco totale alla rivalutazione oltre i 2.380 euro (sono le cosiddette pensioni d'oro, pari al almeno cinque volte il minimo) pone senza alcun dubbio problemi di natura diversa, in cui la questione sociale è inesistente. Per la prima fascia, invece, è evidente che sarebbe stato meglio soprassedere. Ieri il testo dei provvedimenti, trasmesso al Quirinale, ha confermato gli interventi sulla previdenza. Gradualità sull'allungamento dell'età pensionabile per le donne del privato (il processo inizia nel 2020 e termina nel 2032), anticipo al 2014 (era fissato al 2015) dell'aggancio del meccanismo previdenziale alle aspettative di vita, ma anche depotenziamento delle rivalutazioni. Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl, legge e commenta: «Sulle pensioni il governo dovrà intervenire». Quindi spiega. Abbiamo apprezzato che sulla parifiazione dell'età delle donne del settore privato sia stato scelto un percorso soft. E lo stesso dicasi per l'anticipo dell'aggancio alle aspettative di vita. Ma il blocco delle rivalutazioni è un'altra cosa. Passi per le cosiddette pensioni d'oro. «Un intervento per le somme superiori a cinque volte il minimo può anche andare, ma - sostiene il sindacalista - le fasce inferiori no. Non si possono trattare tutte alla stessa stregua. Occorre semmai usare gradualità, differenziando i pesi». Sembrerebbe che il governo abbia fatto un autogol, fornendo a opposizioni e sindacati classisti la possibilità di fare polemiche e la scusa per chiamare in piazza lavoratori e pensionati. Mena le danze ancora una volta la Cgil. Ma questa volta Susanna Camusso non è sola. Corso d'Italia ha annunciato che il sindacato si mobiliterà il 15 luglio, ma anche le altre confederazioni masticano amaro e le Acli protestano. Una levata di scudi che il governo farebbe bene a non sottovalutare. Prima si capisce di aver sbagliato e si torna indietro e meglio è. «Quando si parla di 1.428 euro lordi al mese - spiega la Camusso - ci si riferisce a pensioni nette dell'ordine di mille euro mensili, che sono le quelle degli operai professionali che sono andati in pensione dopo 40 anni di lavoro e degli impiegati», insomma di «quel famoso ceto medio che bisognerebbe salvaguardare sul piano dei redditi e dei consumi». Fatto qualche conto si può dire che Tremonti farebbe bene ad alzare le antenne e a recepire le argomentazioni che vengono dal sindacato, pensando al modo di sanare la situazione e rilanciare. Complessivamente la stretta sulla previdenza vale circa 4,4 miliardi (la rivalutazione è ipotizzata all'1,5 per cento, ma l'inflazione potrebbe anche aumentare) in due anni (2012 e 2013), quindi 2,2 miliardi l'anno, con un effetto pressoché impercettibile sulle pensioni basse e via via crescente per gli assegni maggiori. Dalle stime emerge che un pensionato con 1.500 euro lordi mensili dovrà rinunciare a 8 euro l'anno, che salgono a 60 euro se la pensione è di 2.000 euro, a circa 100 se l'assegno è di 2.500 euro e a 150 per una pensione di 3.500 euro. Azzardando un po', si può dire che limitando lo stop della rivalutazione ai soli assegni al di sopra dei 2.380 euro lordi al mese, vale a dire alle sole pensioni d'oro, potrebbe mancare all'appello tra il miliardo e il miliardo e mezzo di euro. Troppo pochi per giustificare polemiche, bracci di ferro e possibili scioperi e manifestazioni, che finirebbero per costare più di quanto il sistema risparmia. Allora, sbugiardiamo Pier Luigi Bersani, che parla di «bomba sociale», e mettiamo in cantiere misure di altro genere. Il gioco non vale la candela.

05/07/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Sentinella, La Data: "pensioni, la maggioranza può ripensarci" 05/07/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - Attualità Pensioni, la maggioranza può ripensarci La Cgil: mobilitazione il 15. Incertezza sui tagli ai costi della politica. Via le agevolazioni sulle bollette?

ROMA La pioggia di no contro la norma che blocca la rivalutazione delle pensioni (il segretario della Cgil Camusso annuncia una giornata di mobilitazione per il 15 luglio) induce ad una riflessione anche la stessa maggioranza. È così possibile che si arrivi ad una mediazione sul testo durante l’unico passaggio utile a modifiche cioè quello di Palazzo Madama. Il testo arriverà intanto al Quirinale per uno screening anche tecnico delle moltissime misure inserite. E mentre di alcune non si conosce esattamente la tempistica (leggi i tagli alla politica e ai gettoni dei ministri), altre sembrano saltare nonostante l’ok del Cdm (vedi l’intervento su banche e transazioni che verrebbe rivisto con un appesantimento sull’Irap e da una imposta di 120 euro sui dossier titoli). Ma alcune norme sembrano destinate a tornare. Come il taglio delle agevolazioni sulle bollette dell’elettricità. Ecco alcuni degli ultimi dettagli tecnici. PENSIONI. La norma contestata è quella che colpirebbe la rivalutazione dell’assegno per un pensionato su quattro. Interviene l’Inps a precisare che le pensioni più basse, fino a 3 volte il minimo, ovvero fino a un importo di 1.428 euro mensili, sono rivalutate al 100%. Le pensioni tra 3 e 5 volte il minimo - nello scaglione tra 1.428 e 2.380 euro mensili - saranno rivalutate al 100% nella fascia fino a 1.428 e al 45% nella fascia fino a 2.380. Le pensioni oltre 5 volte il minimo - ovvero superiori a 2.380 euro mensili - saranno rivalutare al 100% nella fascia fino a 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e solo nella quota superiore a 2.380 euro mensili non avranno rivalutazione. I pensionati interessati alla misura saranno 4,4 milioni. TORNA TAGLIA BOLLETTE. Potrebbe rientrare la norma che prevede il taglio degli incentivi, delle agevolazioni e dei benefici previsti nella bolletta elettrica. Sono in corso accese discussioni sulla possibilità di reintrodurre nuovamente questa norma che, a fronte di un taglio del costo dell’elettricità di circa il 3%, porterebbe anche alla cancellazione delle agevolazioni, ad esempio quelle per le famiglie povere e per la ricerca. Si prevede che a decorrere dal primo gennaio 2012, che tutti gli incentivi, i benefici e le altre agevolazioni comunque a carico delle componenti tariffarie relative alle forniture di energia elettrica e del gas naturale, previsti da norme di legge o da regolamenti, siano ridotti del 30% rispetto a quelli applicabili alla data del 31 dicembre 2010. No dal ministro dell’Ambiente, . TAGLI POLITICA RINVIATI? Non è ancora chiaro se nel testo definitivo del decreto i tagli ci saranno o meno. Il ministro Tremonti ha detto che i tagli (ad esempio sui compensi o sulle auto e voli blu) partiranno subito. Ma nelle ultime bozze della manovra circolate non ce ne era traccia. Tra le novità del testo anche il taglio sulle autority indipendenti, persino quella sull’Acqua che, istituita dal decreto Sviluppo, non è ancora neanche nata. NIENTE STOP SU QUOTE LATTE. Interviene il ministro delle Politiche agricole per spiegare che «le norme inserite nel decreto della manovra non interrompono l’azione di recupero delle multe sulle quote latte già avviate da Equitalia. IRAP BANCHE. Anche se il Governo annuncia nella delega fiscale di voler cancellare del tutto l’Irap, aumenta intanto dello 0,75% l’imposta sulle banche. Mentre per gli intermediari finanziari l’imposta di bollo sui dossier titoli passa da 34,2 a 120 euro l’anno. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 05/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-05 - pag: 11

01|BLOCCO DELL'INDICIZZAZIONE Confermato il discusso congelamento dell'indicizzazione degli assegni pensionistici: sarà totale solo per quelli superiori cinque volte al minimo, mentre scenderà al 45% per la quota di pensione che supera da tre a cinque volte le più basse. Il blocco dell'adeguamento al carovita non sarà totale ma inciderà solo sulla parte dell'assegno che supera la soglia predetti. Ciò vuol dire che, prendendo in esame i pensionati più ricchi la perequazione sarà invariata al 100% sui primi 1.428 euro, scenderà al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380, e sarà invece bloccata per la parte eccedente (dove oggi è al 75%) 02|ASPETTATIVA DI VITA Anticipato dal 2015 al 2014 l'adeguamento della data di pensionamento all'aspettativa di vita stimata dall'Inps. In una prima fase il posticipo non potrà essere superiore ai tre mesi. Dal 2016 gli adeguamenti s'intrecceranno con gli aggiornamenti triennali dei coefficienti di trasformazione 03|PENSIONI ROSA Sì all'innalzamento graduale dell'età per il pensionamento di vecchiaia delle donne anche nel settore privato. Si partirà nel 2020, per arrivare con incrementi dapprima di un mese l'anno e successivamente di tre, quattro e sei mesi, a un allineamento alla stessa età di pensionamento di vecchiaia degli uomini (65 anni) a partire dal 2032 04|NORMA ANTI-BADANTI Anche l'ultima bozza conteneva la disposizione voluta dalla Lega e che taglia le pensioni di reversibilità nel caso il beneficiario fosse stato sposato per meno di dieci anni con un ultrasettantenne 05|CASSE PRIVATIZZATE A proposito di casse privatizzate, sono stati confermati sia l'obbligo di iscrizione per i pensionati con più di 65 anni che continuano a lavorare. Questi soggetti saranno anche tenuti a versare contributi ad aliquota dimezzata rispetto ai professionisti attivi della stessa categoria PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo.." 05/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-05 - pag: 11 autore: Davide Colombo

Blocco parziale delle pensioni L'indicizzazione degli assegni scatta solo per le quote inferiori a 1.428 euro TESTO CRISTALLIZZATO Confermate la stretta alle reversibilità per i matrimoni «brevi» e la vigilanza rafforzata affidata alla Covip ROMA Il blocco parziale o totale delle rivalutazioni delle pensioni più elevate per il prossimo biennio, l'anticipo al 2014 del meccanismo di aggancio del momento del pensionamento all'aspettativa di vita e l'avvio dal 2020, dell'aumento del requisito anagrafico per il pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici del settore privato. Sembra confermato in tutte le sue componenti essenziali il pacchetto previdenza contenuto nelle ultime versioni al vaglio del capo dello Stato. La prima misura che produrrà un effetto-risparmio sulla spesa previdenziale entro l'arco temporale di stabilizzazione dei saldi previsto dal decreto (2,2 miliardi cumulati nel 2014) è il discusso congelamento dell'indicizzazione degli assegni: sarà totale solo per quelli superiori cinque volte al minimo, mentre scenderà al 45% per le pensioni superiori da tre a cinque volte le più basse. Il blocco dell'adeguamento al carovita non sarà totale ma inciderà solo sulla parte dell'assegno che supera la soglia. Quindi per i pensionati più ricchi, per fare un esempio, la perequazione sarà invariata al 100% sui primi 1.428 euro, scenderà al 45% sulla quota tra 1.428 e 2.380, e sarà invece bloccata per la parte eccedente (dove oggi è al 75%). La misura interesserà, secondo l'Inps, 4,4 milioni di pensionati e il Governo non sembra intenzionato a rinunciarvi anche se c'è da aspettarsi che in Parlamento non pochi emendamenti verranno proposti anche dalla maggioranza. Nessuna discussione, invece, sull'anticipo di un anno del meccanismo che collega il momento del pensionamento al l'aspettativa di vita del lavoratore stimata dall'Istat: sarà dal 2014 (anziché dal 2015) e in fase di prima applicazione non potrà produrre un posticipo superiore ai tre mesi. Successivamente gli adeguamenti saranno pieni rispetto alle previsioni Istat a partire dal 2016 e si intrecceranno con gli aggiornamenti triennali dei coefficienti di trasformazione, che nel sistema contributivo fanno da base di calcolo per commutare il montante dei versamenti in assegno pensionistico effettivo. Sulla vecchiaia delle donne confermato anche l'avvio del l'aumento graduale a partire dal 2020, per arrivare con incrementi dapprima di un mese l'anno e successivamente di tre, quattro e sei mesi, a un allineamento alla stessa età di pensionamento di vecchiaia degli uomini (65 anni) a partire dal 2032. Quest'ultima misura, sommata all'aggancio pensionamento-aspettativa di vita, produrrà risparmi cumulati per 13 miliardi nel decennio 2021-2031 e 19 in quello successivo. Nel testo di ieri, giudicato "cristallizzato" per la parte previdenziale sia da ambienti del ministero del Lavoro sia dai tecnici di Palazzo Chigi, risulta confermata anche la norma voluta dalla Lega che taglia le pensioni di reversibilità nel caso il beneficiario sia stato sposato per meno di dieci anni con un ultrasettantenne. Il fine dichiarato è penalizzare i matrimoni di convenienza tra anziani assistiti e le loro badanti. Sulle casse private, sono stati confermati sia l'obbligo di iscrizione per i pensionati over-65 anni che continuano a lavorare - i quali saranno anche tenuti a versare contributi ad aliquota dimezzata rispetto ai professionisti attivi della stessa categoria - sia i nuovi poteri della Covip. L'autorità di vigilanza potrà effettuare ispezioni sulle gestioni patrimoniali e gli investimenti finanziari di questi enti i quali, a quanto pare, non saranno però tenuti a versare la quota per il fondo contributo vigilanza che vale invece per i fondi pensione. Sul punto si tratta di capire ancora di quali risorse aggiuntive potrà avvalersi la Covip per svolgere queste nuove funzioni, cui si sommano anche buona parte delle attività che erano in capo al Nucleo di valutazione della spesa previdenziale, molto ridimensionato da questo decreto. Le misure previdenziali si completano con il novero di interventi che puntano a ridurre il contenzioso, come la cancellazione automatica (con rimborso a favore del ricorrente) delle cause non superiori a 500 euro. Infine la mini-novità per le casalinghe: potranno girare al loro fondo Inps (lanciato anni fa ma per la verità mai decollato) anche i punti-risparmi cumulati facendo la spesa nei supermercati. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Stampaweb, La Data: 05/07/2011 "La manovra è chiusa Scontro sulle pensioni" Indietro Stampa

POLITICA 05/07/2011 - BILANCIO- LE MISURE La manovra è chiusa Scontro sulle pensioni

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Cisl e Uil: non toccare gli assegni siamo pronti alla mobilitazione

ROBERTO GIOVANNINI ROMA Il testo definitivo della manovra, «Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria», è stato trasmesso al Quirinale. Non solo ancora non è chiaro l’esatto contenuto del documento finale - a cominciare dal tema degli incentivi alle fonti di elettricità rinnovabili ma in zona Cesarini sono stati inserite le norme che salvano Berlusconi e alla Fininvest dalla sentenza sul Lodo Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed il ministro Mondadori. Il pacchetto contempla il taglio della rivalutazione delle dell'Economia Giulio Tremonti durante la conferenza stampa sul pensioni superiori ai 1.428 euro netti mensili, contro cui si erano varo della manovra + Congelata la maxi-multa a Fininvest scagliati con forza i sindacati. In più c’è una stangata da 120 euro + Il Quirinale spiazzato"Non ne sapevamo nulla" l’anno per i risparmiatori che hanno un deposito titoli. Tanto costerà loro la tassa per la spedizione delle comunicazioni da parte di banche e intermediari; nel 2013 salirà a 150 euro l’anno se il deposito vale meno di 50.000 euro, a 380 in caso contrario.

Da Bruxelles arriva un giudizio positivo (in attesa dei dettagli) da parte della Commissione Europea. Secondo il portavoce del commissario Ue agli Affari monetari Olli Rehn, l’adozione della nuova Finanziaria «è positiva, poiché è in linea con le raccomandazioni, appena adottate, che chiedevano di prendere tutte le misure necessarie, senza ritardi, per raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2014 e accelerare la riduzione del debito pubblico molto elevato». Continuano, invece, i commenti critici da parte dei sindacati: «È l’ennesimo esempio della divaricazione che in Italia c’è tra la realtà e la politica fatta - dice il segretario della Cgil Susanna Camusso - si taglia e non si pensa ad un prospettiva». «Sui pensionati non siamo d’accordo - dice il leader della Cisl Raffaele Bonanni - ci sembra un’ingiustizia. Nelle prossime ore ci mobiliteremo sia a Roma, con un’iniziativa davanti al Parlamento, che nei territori per segnalare il nostro dissenso su una partita come questa». Anche la Uil annuncia proteste, specie sul blocco dei salari nel pubblico impiego. Per la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, invece, anche se «alcuni tagli ci sono», «sulla parte crescita e delle liberalizzazioni ci aspettavamo qualche cosa di più e invece abbiamo visto un testo solo parziale che riguarda il commercio, la catena di distribuzione dei carburanti». Quello che è mancato su questo fronte, aggiunge, «è qualche cosa di più anche sulle professioni e sui pubblici servizi. Anche qualche cosa sui costi della politica che non è entrato ed è stato invece rimandato alla prossima legislatura».

Come detto, nel testo del decreto composto da 39 articoli e due allegati è confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps», mentre per gli assegni tra tre e cinque volte il minimo sarà restituito solo il 45% dell’inflazione. Il capitolo dei tagli ai costi della politica prevede una decurtazione del finanziamento pubblico dei partiti, l’election day per le votazioni, gli «aerei blu solo per le 5 più alte cariche dello Stato ed eccezioni da autorizzare e rendere pubbliche «salvi i casi di segreto per ragioni di Stato». Tagliate del 20% (da deliberare autonomamente) le spese per Camera, Senato, Corte Costituzionale e Authorities. Per il pubblico impiego si prevede il blocco delle assunzioni in sostituzione del personale che va in pensione e il congelamento degli aumenti salariali futuri ai dipendenti pubblici. Prorogata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi per il cosiddetto salario di produttività, sulla base di accordi o contratti aziendali.

Sul versante dei giochi, via libera a bandi di gara per slot, scommesse e poker live, insieme a una stretta sul gioco illegale e Superenalotto europeo: dovrebbe portare nelle casse dello Stato circa 1,4 miliardi in tre anni. Nella manovra viene introdotto anche un nuovo «Bingo a distanza» con un prelievo erariale al 10%. Ieri Consob ha sentito Standard&Poor’s per il comunicato di venerdì scorso sulla manovra, che parlava di «rischi sul debito». L’agenzia ha risposto a parte delle domande, e ha chiesto tempo per chiarire altre questioni. PRESSToday Rassegna stampa

Tempo Online, Il Data: 05/07/2011 "Pensioni leggere per decreto"

Indietro Stampa Previdenza leggera per decreto 05/07/2011, 05:30 Tremonti valuta modifiche. Confermato il blocco delle rivalutazioni sopra i 2.380 euro ma il tetto potrebbe essere elevato

HOME POLITICA Le proteste di 4,4 milioni di pensionati, colpiti dall'annuncio PREC SUCC dello stop alla rivalutazione delle rendite, hanno sortito pochi effetti tangibili. La manovra che è arrivata al Quirinale ieri in CONTENUTI CORRELATI Sulle pensioni Giulio imita la mattinata ha confermato per il biennio 2012-2013 il blocco sinistra della rivalutazione delle pensioni «dei trattamenti pensionistici Così rischiano la fine di Prodi superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione L'autogol delle pensioni Inps». Chiaro anche il trattamento riferimento alla fascia Manovra, stretta sulla pensioni intermedia e cioè degli assegni compresi tra 1.428 e 2.380 Rifiuti. Bollette più leggere euro. Il testo recita : «Per le fasce di importo dei trattamenti Decreto rifiuti forse già domani in cdm pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%». Non una virgola è stata dunque spostata rispetto a quanto, anticipato nei giorni scorsi, ha fatto letteralmente perdere le staffe a milioni di pensionati. Molti milioni dei quali appartenenti all'elettorato di centrodestra e che non hanno digerito un sacrificio imposto con i metodi applicati dal governo di Prodi e Visco. E senza che la classe politica desse un contemporaneo segnale di austerità e di morigeratezza. I tagli alla politica, infatti, sono rimasti condensati in un ulteriore diminuzione del 10% dei rimborsi elettorali, al taglio a partire dal prossimo anno del 20% degli stanziamenti di bilancio per Consob, Csm, Corte dei Conti, Cnel e per le altre autorità indipendenti compresa la Consob e al ridimensionamento delle cilindrate delle auto blu. I parlamentari, per ora, non sono stati nemmeno sfiorati e i privilegi di quelli in carica e degli ex sono rimasti intatti. «Il trattamento economico di deputati, senatori, ministri ed anche di alti dirigenti pubblici e gran commis, afferma il primo articolo, non potrà superare quello della media Europea. Coinvolti anche i Consigli Regionali che dovranno adeguarsi con proprie leggi ai tetti stabiliti a livello nazionale. Ma solo a partire dal 2013. La nave Italia è entrata nella tempesta ma per rinunciare a una fetta dei loro lauti guadagni si dovrà attendere il 2013. Un rinvio che ha fatto storcere la bocca a molti. Ma il Tesoro non ha mostrato la volontà di fare un arretramento sul punto. Secondo quanto risulta a Il Tempo, però la levata di scudi contro il taglio delle rivalutazioni ha sicuramente indotto i tecnici dell'Economia e lo stesso Tremonti a rimodulare in un secondo momento il provvedimento. Così la norma contestata potrebbe essere rivista nel percorso parlamentare che aspetta il decreto non appena sarà vistato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Ambienti parlamentari, infatti, hanno parlato ieri di un possibile ripensamento a Montecitorio e a Palazzo Madama da da parte della maggioranza, che potrebbe modificare il punto tramite emendamento. Non solo. Lo stesso Tremonti si sarebbe lasciato sfuggire l'intenzione di accettare la volontà parlamentare sul cambio della norma. Non la sua cancellazione, questo è chiaro, ma l'innalzamento della soglia dalla quale far partire lo stop della rivalutazione. Si parla di portarla dall'attuale cinque volte il trattamento minimo dell'Inps (oggi pari a 476 euro) ad almeno 8-10 volte questo valore. Insomma lo stop ricadrebbe solo su pensioni che al lordo valgono 4760 euro e con un netto attorno ai 3.500 euro. Un modo che farà ottenere meno risparmi ma che toglierà la patente di iniqiuità al provvedimento. Sul quale poi la partita rischia di trasferirsi anche nella piazza. «La Cisl non concorda su alcune misure contenute nella manovra, con particolare riferimento al blocco delle pensioni» ha detto al riguardo il segretario generale Raffaele Bonanni. «Nelle prossime ore ci mobiliteremo come Cisl, sia a Roma, sotto il Parlamento, sia nei vari posti d'Italia, arriveremo a mobilitazioni dappertutto, sia per loro sia per il pubblico impiego». Le iniziative saranno, quindi, ha spiegato Bonanni, «articolate centralmente e localmente». Sempre in tema di pensioni, infine, la manovra ha confermato l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel settore privato: si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032. Fissato al 2014 l'avvio della misura che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita. PRESSToday Rassegna stampa

Trentino Data: "pensioni, tagli confermati" 05/07/2011

Indietro Stampa Il dettaglio. Accorpamenti, centinaia di dirigenti scolastici rischiano il posto Pensioni, tagli confermati Sanatoria per i contenziosi con l’Inps e il Fisco La norma sugli orari dei negozi nelle città turistiche inserita in un articolo sulla salvaguardia ittica

ROMA. Qualche novità dell’ultima ora, qualche sorpresa su norme già annunciate. La manovra portata al Quirinale è un po’ diversa da quella annunciata. Tagli alla politica, ma dal 2013. Tagli alla politica del 10%, ma dalla prossima legislatura. Una decurtazione al finanziamento dei partiti che, cumulandosi con i precedenti, porta a una diminuzione complessiva del 30%. Gli aerei blu saranno riservati solo alle 5 alte cariche dello Stato. Confermati i tagli alle auto blu e il taglio della cilindrata che non potrà superare i 1600 cc; ai benefit e ai costi per il personale dal 2014, nonchè l’obbligo di election day dal 2012 e più trasparenza per le partecipate. Gli stipendi di politici e grand commis di Stato non potranno superare i livelli medi degli stipendi europei previsti per cariche omologhe. Fa eccezione Bankitalia. Pensioni. È confermato il blocco delle rivalutazioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps». Lo prevede il testo definitivo del decreto legge manovra, inviato al Quirinale. «Per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici comprese tra tre e cinque volte il predetto trattamento minimo Inps - si legge ancora - l’indice di rivalutazione automatica delle pensioni è applicato nella misura del 45%». C’è anche l’aumento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato: si parte dal 2020 con un mese in più oltre i 60 anni per arrivare al 2032. Fissato al 2014 l’avvio l’aggancio dell’età pensionabile alla speranza di vita. Pensioni donne. Obiettivo: portare l’età da 60 a 65 anni nel settore privato, si inizia dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032. Sanatoria sulle liti 1. «I processi in materia previdenziale nei quali sia parte l’Inps, pendenti nel primo grado di giudizio alla data del 31 dicembre 2010, per i quali, a tale data, non sia intervenuta sentenza, il cui valore non superi complessivamente 500 euro, si estinguono di diritto, con riconoscimento della pretesa economica a favore del ricorrente». Sanatoria sulle liti 2. Le liti fiscali sotto i 20mila euro vengono congelate. Gli importi sono quelli dei condoni 2003: 150 euro se non c’è ancora stato giudizio; 10% se ha vinto il contribuente in primo grado; 50% se hanno vinto le Entrate. Superbollo, 10 euro ogni Kw. «Per le autovetture e per gli autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone e cose è dovuta una addizionale erariale della tassa automobilistica, pari ad euro 10 per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 chilowatt (306 cavalli, ndr), da versare alle entrate del bilancio dello stato». Imposta bollo sui titoli. Nuova imposta di bollo variabile per i depositi titoli. Il bollo che si applica alle comunicazioni relative sui depositi di titoli inviati dagli intermediari finanziari può salire dal 2013 fino a 380 euro per i depositi il cui valore è superiore a 50mila euro. Si passa da 10 euro mensili a 120 annuali. Dal 2013 poi per gli importi sotto i 50mila euro si va dai 12,50 euro mensili ai 150 annuali e per quelli sopra i 50mila euro, dai 31,66 mensili ai 380 euro annui. Saltano 800-1000 vicepresidi. Dal prossimo anno scolastico le scuole dell’infanzia, elementari e medie vengono accorpate se hanno meno di mille allievi (500 500 per le scuole che si trovano nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche). Per quelle con meno di 500 (o 300) alunni niente vicepreside di ruolo, ma «reggenza a dirigenti scolastici con incarico in altre istituzioni scolastiche autonome». Stipendi bloccati. Confermata «la proroga di un anno dell’efficacia delle vigenti disposizioni in materia di limitazione delle facoltà assunzionali per le amministrazioni dello Stato», con l’esclusione di polizia, vigili del fuoco, agenzie fiscali e enti pubblici non economici e confermata anche «la proroga fino al 31 dicembre 2014 delle vigenti disposizioni che limitano la crescita dei trattamenti economici anche accessori del personale delle pubbliche amministrazioni». Nel Lazio, accusano i sindacati, il taglio vale 4mila euro sullo stipendio. Stangata Irap per banche e assicurazioni. Per gli istituti di credito e per le altre società finanziarie l’Irap sale al 4,65% dal 3,90%, con un incremento di quasi un punto. Per le assicurazioni, invece, il rincaro è di due punti secchi: si sale al 5,90%. Stipendio tagliato ai sindaci che sforano. Pene severe per gli amministratori locali che violeranno il Patto di stabilità interno. Gli amministratori colti in fallo potranno essere condannati fino a un massimo di 10 volte l’indennità di carica percepita al momento dell’elusione. Mano pesante anche per il responsabile del servizio economico-finanziario, che potrebbe essere condannato a una sanzione pecuniaria fino a 3 mensilità. Bonus produttività. Confermata anche per il 2012 la riduzione di tasse e contributi su straordinari e lavoro extra (il cosiddetto salario di produttività). La percentuale sarà fissata «entro il 31 dicembre 2011» e «nei limiti delle risorse stanziate con la legge di stabilità». Negozi e pesce. In un articolo dedicato alla salvaguardia delle risorse ittiche, c’è la deregulation degli orari di apertura e di chiusura dei negozi nelle città d’arte e nelle località turistiche. Benzinai self-service. Nuove norme sulla razionalizzazione della rete dei carburanti, con la possibilità di vendita di prodotti no-oil e l’estensione massiccia dei self service che dovranno funzionare anche in presenza del gestore. Rispetto alle prime bozze, però, sparisce la possibilità di vendita di tabacchi, che viene invece sostituita con quella di «pastigliaggi», vale a dire caramelle, merendine e dolciumi preconfezionati. I distributori potranno vendere alimenti, bevande, quotidiani, periodici e, appunto, pastigliaggi. Imposta al 5% per le nuove imprese. Regime fiscale di vantaggio, con un consistente taglio del forfait agevolato, portato al 5%, per le nuove imprese aperte da neo-imprenditori, artigiani e professionisti e da coloro che perdono il lavoro. Regime applicabile per 5 periodi d’imposta, «da quando l’attività inizia e i quattro successivi». PRESSToday Rassegna stampa

Arena, L' Data: 06/07/2011 "Manovra al Colle La scure su enti, Sanità e pensioni"

Indietro Stampa leftmargin="5" bottommargin="0" topmargin="0" marginheight="0" marginwidth="5" rightmargin="5"> IL DECRETO A QUOTA 50 MILIARDI. Al Senato dal 19, fiducia in vista Manovra al Colle La scure su enti, Sanità e pensioni Nel 2050 bisognerà restare al lavoro tre anni in più Napolitano non ha ancora firmato: «criticità» sull'Ice e sullo stop alle multe per le quote latte

Mercoledì 06 Luglio 2011 NAZIONALE, pagina 2

ROMA Il «conto» per il pareggio di bilancio nel 2014 è salato. Sfiora i 50 miliardi. Tra maggiori entrate e tagli di spesa è questo il valore reale della manovra presentata dal governo. Correggerà il «deficit» per oltre 43 miliardi nei prossimi quattro anni e finanzierà per circa 6 miliardi spese e appostamenti di fondi nel biennio 2011-2012. A fotografare l'impatto della manovra pluriennale sono le tabelle che accompagna il decreto. Complessivamente peserà sulla Sanità per 7,5 miliardi, sui ministeri per 11 miliardi, sulle pensioni per 3,8 miliardi e sugli enti locali per altri 9,6 miliardi. Molto minore è invece l'impatto dei tagli sui costi della politica: 7,7 milioni l'anno di tagli ai finanziamenti dei partiti dal 2013. C'è poi il capitolo previdenza: la relazione tecnica che accompagna la manovra rivela che l'anticipo dal 2015 al 2014 della norma che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita comporterà che nel 2050 saranno necessari 3 anni e 9 mesi in più per andare in pensione. L'illustrazione delle misure da parte del governo ieri è slittata, nonostante una convocazione di una conferenza stampa alla quale erano prevista la presenza di cinque ministri: Tremonti, Sacconi, Brunetta, Romani e Calderoli. La riunione è saltata per colpa del «maltempo» che ha costretto alcuni ministri ad atterrare in scali diversi. Ma potrebbero aver pesato anche l'attesa per la firma dal Quirinale e la presenza della norma - poi ritirata - che avrebbe avuto impatto sul Lodo Mondadori. La manovra - che sarà in Aula al Senato dal 19 luglio e si prospetta blindata da un voto di fiducia. di fatto è ancora ai blocchi di partenza. Il Quirinale non ha nascosto che ci sono norme sulle quale emergono criticità. La prima è sull'Ice, per il quale è prevista la soppressione con il passaggio dal ministero dello Sviluppo a quello degli Esteri; la seconda sulle Quote Latte, per le quali le bozze circolate prima della presentazioni prevedeva uno stop alla riscossione delle multe. La maratona parlamentare in meno di un mese dovrà portare all'approvazione di un testo composto da 39 articoli. Il clima è rovente. Polemiche arrivano dal mondo delle assicurazioni e delle banche, che con l'aumento dell'Irap pagano 1,8 miliardi in più in tre anni. Critiche sono espresse dal presidente dell'Ania, Fabio Cerchiai che parla di «vicolo cieco» e da quello dell'Abi, Giuseppe Mussari. Va giù duro anche il presidente di Atlantia su una misura apparentemente tecnica (il taglio degli ammortamenti) che - spiega - è «totalmente negativa». Stefano Fassina (Pd), denuncia: «Gli effetti cumulati del decreto per la correzione di finanza pubblica sono 43,3 miliardi, invece degli oltre 60 che sarebbero dovuti essere per arrivare vicini al pareggio di bilancio. Vuol dire che nel 2014 il deficit sarà intorno all'1,3% del Pil invece che 0,2%, obbiettivo contenuto nel Documento di Economia e Finanza. Con buona pace degli “inderogabili impegni” con l'Ue. È un fatto gravissimo: si mina la credibilità del Paese». PRESSToday Rassegna stampa

AudioNews.it Data: 06/07/2011 "Manovra, taglio a pensioni"

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Coro di critiche da opposizioni e sindacati al taglio delle rivalutazioni delle pensioni inserito nella manovra economica. Un provvedimento che, secondo indiscrezioni, colpirebbe 13 milioni di italiani. Norma inaccettabile, attacca Damiano dal Pd mentre il leader di Sel Vendola parla di "patrimoniale". "Il governo chiarisca", chiede il segretario della Cisl Bonanni.

Dalla prossima settimana il provvedimento inizierà il suo iter parlamentare in Senato. Poi il passaggio alla Camera dove è calendarizzato tra il 25 e il 30 luglio. PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "Freelance" 06/07/2011

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E' LAVORO 06-07-2011

Freelance

Senza tetto né legge DI D ARIO B ANFI I l pericolo sembra scongiurato: nella manovra finanziaria 2011 approvata dal Consiglio dei ministri è scomparsa la voce che prevedeva l’aggravio dei contributi previdenziali per collaboratori e partite Iva iscritte alla gestione separata Inps. La sola ipotesi di un innalzamento dell’aliquota al 33% (oggi al 26,72%) aveva generato una protesta silenziosa di impreviste proporzioni, mobilitando settimana scorsa migliaia di persone su Internet. Il tam tam è rimbalzato veloce da Facebook a Twitter, passando da siti di associazioni professionali e community di freelance, costringendo lo stesso ministro Maurizio Sacconi a ricordare, prima sul suo canale Twitter e poi in una nota ufficiale, che le notizie riguardanti questi interventi in materia previdenziale erano «semplicemente infondate». L’associazione Acta, che riunisce i lavoratori professionali autonomi senz’albo, ha subito annunciato manifestazioni di protesta «a pane e acqua» davanti a Palazzo Marino e al Campidoglio, poi sospese in favore di un incontro pubblico previsto per il 7 luglio, in cui porterà allo scoperto le difficoltà dei freelance italiani. Il problema, infatti, resta sul tappeto, per una categoria che dichiara di pagare già «il più elevato carico di oneri contributivi richiesti al singolo lavoratore in Italia». Per alcuni anni, a partire dal 1996, venne definito il popolo del 10% perché fu questa la sua prima aliquota Inps. In 15 anni e dopo un rincaro del 260% ha superato artigiani, commercianti (con contributi al 21%) e professionisti (12-14%), senza ottenere in cambio nulla, né una migliore assistenza sociale né condizioni di garanzia per una buona pensione. «Paghiamo più degli altri per avere meno diritti», dichiara Anna Soru, presidente di Acta. «Nessun sostegno al reddito, scarsissime tutele per la malattia e nulla per gli infortuni, oltre a condizioni di maternità di gran lunga migliorabili. A questo si aggiunga l’assenza di convenienza nel versare soldi al sistema pubblico per la pensione. Sembrano delle imposte più che contributi per i servizi di previdenza e assistenza». Traduttori, formatori, informatici, creativi, ricercatori e tutti quei consulenti che lavorano come freelance sul mercato, che garantiscono flessibilità e professionalità alle imprese, sono dimenticati dalle politiche pubbliche ma, come lamentano in questi giorni, vengono chiamati in causa quando serve fare cassa. In realtà non se la passano troppo bene in periodo di crisi. Lo testimoniano, in parallelo, due recenti indagini di Ires-Cgil e Aaster dedicate alle partite Iva. Il 70% dichiara, infatti, di ottenere compensi inadeguati rispetto alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al punto che 6 su 10 affermano di non avere un reddito soddisfacente per esigenze individuali e della famiglia. Soltanto in pochi (20%) si sentono al riparo dalla crisi, i più hanno dovuto cercare nuovi clienti e mercati, riducendo al contempo il tenore di vita. Più che sugli interventi di solidarietà sociale, hanno dovuto fare affidamento su qualità professionali e personali: un sapere specialistico sempre aggiornato, capacità relazionali, anche di tipo internazionale, e un forte bagaglio culturale e tecnico. Non è una strada semplice da percorrere: molti la considerano sinonimo di precarietà, ma così non è per molti freelance. Irregolarità e forzature non mancano, in particolare tra i giovani e i neolaureati, ma soltanto una minoranza, si legge nell’analisi della Cgil, si considera «dipendente mascherato». La politica fatica a rispondere alle necessità che esprimono, adottando spesso soluzioni e rappresentazioni inadeguate. Il paradigma del lavoro alle dipendenze, per esempio, ha portato per lungo tempo a considerare il lavoro autonomo con partita Iva una forma da scoraggiare attraverso l’innalzamento dei suoi costi, come è avvenuto con il Protocollo sul welfare nel 2007 e come hanno predicato Cgil, Cisl ed esponenti del Pd negli ultimi anni. La grandissima parte dei freelance non cercano, però, la stabilizzazione, né si considerano imprese di piccolissime dimensioni o capitalisti individuali, come dice qualcuno. In questo, sostengono i lavoratori autonomi, neppure il Centrodestra sembra avere centrato il problema. La bozza di nuovo Statuto dei lavori, sottoposta dal governo a sindacati e imprese per arrivare a un avviso comune (e ancora tutta da scrivere nella sua reale estensione), ha messo infatti al centro dei nuovi diritti universali soltanto i lavoratori dipendenti e i collaboratori con un unico committente prevalente. Una restrizione che sta nei percorsi di riforma del diritto del lavoro proposti anche dal senatore Pd Pietro Ichino. Ciò che i freelanche chiedono, al contrario, è una maggiore estensione dei diritti e delle protezioni sociali. La stessa revisione del regime dei contribuenti minimi, definita nella manovra finanziaria e di cui potranno beneficiare soltanto gli autonomi sotto i 35 anni, non sembra avere trovato gradimento tra chi si è avvalso finora di questa formula per semplificare la tenuta dei conti e pagare meno tasse. Chi ha bassi redditi dovrà arrangiarsi diversamente, probabilmente con regimi ordinari, alzando così la parcella del commercialista e peggiorando le sue già precarie condizioni di lavoro. Scongiurato l’innalzamento dei contributi previdenziali, per collaboratori e Partite Iva non arrivano però neppure nuove tutele. La politica fatica a capirne le esigenze PRESSToday Rassegna stampa

Conquiste del Lavoro Data: "Pensioni, risolto il giallo dei contributi" 06/07/2011

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Pensioni, risolto il giallo dei contributi

WELFARE

Niente panico, è stato solo un "refuso". All'indomani dell'allarme rosso sulle emendamento del Pdl che dal 2016 aumentava a oltre 40 anni i contributi per andare in pensione, il ministro Sacconi chiarisce definitivamente il caso. Il refuso sulla norma dei 40 anni di contributi contenuta nell'emendamento Azzollini è stato cancellato: "Dal 2016, quindi, non cambierà nulla e si potrà andare in pensione con 40 anni di contributi indipendentemente dall'età", afferma il titolare delle Politiche sociali. "Non c'è problema - aggiunge, parlando a margine dell'assemblea di Coldiretti - parliamo solo della norma relativa ai 40 anni di contributi, solo di questo segmento piccolo, purtroppo. E' già risolto. E' stato risolto e il testo è stato pulito".

Il giallo - Dal 2016 per andare in pensione non basteranno più 40 anni di contributi. E' quanto prevedeva l'emendamento alla manovra del relatore, Antonio Azzollini (Pdl), che stabiliva che dal 2016 tutti i requisiti di pensionamento verranno aggiornati, ogni tre anni, sulla base dell'incremento della speranza di vita calcolata dall'Istat. Adeguamento che avrebbe riguardato non solo i requisiti anagrafici, ma anche il requisito unico dei 40 anni di contribuzione che consente di andare in pensione a prescindere dall'età. Una novità rispetto alle misure relative alla finestra mobile già contenute in manovra.

L'emendamento, in attuazione della norma contenuta nella manovra estiva dello scorso anno sull'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, prevedeva quindi "a decorrere dal 1 gennaio 2016" che "il requisito anagrafico e il requisito contributivo di 40 anni ai fini del conseguimento del diritto di accesso al pensionamento indipendentemente dall'età anagrafica sono aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del ministero del Lavoro di concerto con il ministero dell'Economia da emanarsi almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento".

Con l'emendamento sarebbe saltato definitivamente il criterio dei 40 anni di contribuzione, con tempi più lunghi anche per i lavoratori che hanno maturato l'anzianità contributiva. La reazione della Cisl non si è fatta attendere "AI lavoratori che hanno già raggiunto 40 anni di contribuzione con la manovra correttiva è stato chiesto un sacrificio enorme, applicando anche a loro la finestra scorrevole di 12 mesi. Ora è necessario evitare che debbano subire, dopo il 2015, ulteriori penalizzazioni", aveva commentato Raffaele Bonanni.

"L'applicazione del meccanismo automatico che dal 2015 lega il differimento dei requisiti pensionistici all'aumentata aspettativa di vita - aveva osservato il segretario generale della Cisl -non può e non deve riguardare anche i lavoratori che hanno già 40 anni di contributi, che in molti casi hanno iniziato a lavorare in giovane età e che, quindi, hanno diritto a continuare ad accedere al pensionamento indipendentemente dall'età anagrafica".

Risolto il giallo, rimane la polemica. Quella pere sempio tra la Cisl e , deputato del Pdl. Secondo Della Vedova "la proposta di agganciare anche il limite dei 40 anni all'incremento della speranza di vita non solo è ragionevole, ma in prospettiva obbligato". Il "no scandalizzato dei sindacati che ha costretto il governo alla marcia indietro è irragionevole e infondato", sostiene l'ex radicale, "e a renderlo meno grave non è certo il fatto che il veto, oltre che dalla Cgil, sia stato opposto anche dalla Cisl e dalla Uil. Se si guarda all'equità intergenerazionale e alla sostenibilità del sistema previdenziale, si è commesso un errore non facendo, ma correggendo il presunto refuso"

"Ci dispiace che l'onorevole Della Vedova abbia dimenticato o fa finta di non ricordare che l'Italia ha fatto ben quattro riforme previdenziali negli ultimi dieci anni; non si può fare della demagogia o peggio del populismo sul tema dell'innalzamento dell'età pensionabile", rispinde il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli. "Il ministro Sacconi - afferma - ha fatto bene a chiarire ieri che quell'emendamento sull'aggancio alla aspettativa di vita anche per il pensionamento dei lavoratori con 40 di contributi era sbagliato oltre che inopportuno".

La Cisl, osserva Petriccioli, "ha condiviso la necessità della manovra ma ha sempre ribadito che per essere sostenibile sul piano sociale dovesse avere le caratteristiche dell'equità. Pertanto il nostro non è stato un veto come sostiene Della Vedova, ma un intervento diretto a evitare di allungare ulteriormente l'età pensionabile più di quanto non sia stato fatto a persone che hanno già dato il loro contributo al paese dove quarant'anni di lavoro". (cdl)

(2 luglio 2010)

NON AUTOSUFFICIENZA, no a modifiche indennità accompagnamento

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Conquiste del Lavoro Data: "Pensioni. Ue, niente sconti all'Italia. Sacconi: non c'e spazio per trattativa" 06/07/2011

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Pensioni. Ue, niente sconti all'Italia. Sacconi: non c'è spazio per trattativa

WELFARE

L'Unione europea è inflessibile: in Italia l'età pensionabile per le donne nel pubblico impiego deve essere portata a 65 anni entro il 2012. Lo ribadisce la vicepresidente della commissione Ue, Viviane Reding, al termine del confronto durato due ore con il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. "Il cambiamento nella legislazione italiana - afferma Reding - potrebbe essere combinato con le misure di consolidamento di bilancio".

La commissaria insiste su un periodo di transizione molto breve, con la nuova legge che dovrà essere applicata entro il 2012. Reding, spiega il suo portavoce "comprende che l'Italia ha delle difficoltà, ma deve rispettare la sentenza della Corte europea di giustizia. E tutti gli Stati membri devono essere trattati in maniera uguale".

"L'Italia ha avuto 20 anni, da quando sono state adottate le direttive Ue sulla parità retributiva tra uomini e donne, per rispettare il diritto comunitario, ora dovranno mettere in ordine il loro sistema", aggiunge Reding parlando ad alcuni cronisti a margine del Consiglio Ue degli Affari sociali. "Adesso abbiamo un'ultima sentenza della Corte di Giustizia, e in democrazia le sentenze si applicano. Abbiamo molto discusso - riferisce la commissaria - con il ministro Sacconi e siamo arrivati alla conclusione che bisogna conformarsi alla sentenza».

Sul poco margine concesso all'Italia per cambiare il proprio regime, Reding osserva che la Corte Ue aveva intimato di procedere all'equiparazione subito: "Io ho chiesto di dare tempo all'Italia fino al primo gennaio 2012, mi sembra ragionevole. La Commissione è guardiana dei trattati Ue e non posso che ripetere che le sentenze della Corte vanno rispettate".

"Sull'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego non c'è alcuno spazio di trattativa", spiega Maurizio Sacconi al termine dell'incontro con Viviane Reding. "A questo punto - fa sapere il ministro del Welfare - decideremo giovedì 10 giugno in consiglio dei ministri cosa fare". Probabile dunque che l'innalzamento dell'età pensionabile dal primo gennaio 2012, così come chiede la commissione Ue, entri nella manovra economica: "E' questo - conferma Sacconi - il veicolo che attualmente abbiamo a disposizione".

"La posizione della Commissione Ue nel chiedere il rispetto della sentenza della Corte europea di giustizia Ue e nel rigettare ogni tipo di gradualità è molto ferma", fa notare Sacconi. "Se l'Italia non dovesse adeguarsi in fretta", avverte, "subirà pesanti sanzioni. Siamo di fronte a un qualcosa che non dipende dalla volontà del governo. La sentenza della Corte Ue, precisa il titolare del Welfare, si limita al settore pubblico e non tocca minimamente nè potrà riguardare il settore privato.

Secondo Sacconi, l'equiparazione al 2012 avrebbe sulla manovra economica un'incidenza "molto modesta e contenuta", visto che le donne interessate dal cambiamento delle norme "sarebbero solo 30mila il primo anno". Il ministro assicura che nei prossimi giorni saranno sentite le parti sociali.

Anticipare l'equiparazione al 2012? La Cisl dice no. L'innalzamento dell'età pensionabile fino a 65 anni delle donne nel pubblico impiego, spiega Raffaele Bonanni in un'intervista, è questione già risolta: "In un momento in cui si sta torchiando il pubblico impiego - si chiede il segretario generale della Cisl - vogliamo infierire con un ulteriore gesto maramaldesco? La questione è antica. Talmente tanto che non solo l'abbiamo affrontata, ma abbiamo anche sottoscritto un'intesa di fatto in proposito con la riduzione dell'età di un anno ogni due così da arrivare al 2018 a regime".

E in serata al Tg3 Bonanni conferma: "Dobbiamo discutere subito col governo, questa decisione dell'Europa è ingiustificata. Diamo un segnale al pubblico impiego che è possibile uscire da questa situazione". I lavoratori pubblici, aggiunge, Maurizio Petriccioli, "hanno già dovuto subire gli effetti pesanti della manovra di finanza pubblica". Il pressing di Bruxelles sull'Italia, sostiene il segretario confederale della Cisl, "crea una situazione di oggettiva insostenibilità sociale che va compensata con misure capaci di riequilibrare l'equità sociale".

"Se quanto é stato deciso a luglio non basta - osserva Petriccioli - il Governo italiano convochi subito le parti sociali per valutare puntualmente gli sviluppi della materia e per individuare, insieme, soluzioni che rendano più sostenibile sul piano sociale gli effetti degli interventi di contenimento della spesa e delle misure da intraprendere sull'equiparazione dell'età pensionabile". (cdl)

(8 giugno 2010)

RICERCA. Le donne italiane lavorano 12 anni più degli uomini

CES: più attenzione ai tempi di lavoro FRANCIA. Aumentano contributi degli statali

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Corriere Adriatico Data: "La mannaia sulle pensioni ricche" 06/07/2011

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La mannaia sulle pensioni ricche

Roma Stop alla rivalutazione delle pensioni cinque volte superiori alla minima, tagli ai ministeri e agli enti locali, stipendi congelati e blocco del turn-over nella pubblica amministrazione. Il testo della manovra confermerebbe il giro di vite. Particolarmente pesante il conto per gli statali e i pensionati.

Pensioni, stop alla rivalutazione - Confermato per il biennio 2012-2013 il blocco della rivalutazione delle pensioni “dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps”.

Pensioni e speranza di vita - Anticipato dal 2015 al 2014 il progressivo aggancio dell’età pensionabile alla speranza di vita.

Pensioni delle donne - L’obiettivo è portare l’età da 60 a 65 anni nel settore privato ma si comincerà dal 2020 con un mese di più per terminare nel 2032.

Pubblica amministrazione, stop al turn over - Ancora per un anno niente assunzioni. Fanno eccezione il Corpo di polizia, i Vigili del fuoco e le agenzie fiscali.

Pubblica amministrazione, congelati stipendi fino al 2014 - Gli incrementi salariali saranno possibili solo a partire dal 2015.

Regioni, ancora risparmi - “Assurdo raddoppiare gli obiettivi di risparmio per le Province e Regioni a Statuto speciale”, ha lamentato il presidente della Provincia di Bolzano.

Nuovo patto di stabilità - Auto blu, uffici di rappresentanza e spesa del personale: ci sono anche queste voci nel nuovo patto di stabilità interno che fissa i parametri di virtuosità contenuti nella manovra economica del governo.

Ministeri - La manovra stabilisce la quantità di tagli (9 miliardi in due anni), poi i ministeri stabiliranno i dettagli nella definizione della legge di stabilità.

Ticket, la norma cambia forma - E’ saltato dal testo il passaggio che prevedeva il ritorno, dal primo gennaio 2012, dei ticket sulle prestazioni specialistiche (10 euro) e sul pronto soccorso (25) ma resta la sostanza: il finanziamento di 486,5 milioni copre la spesa solo fino al 31 dicembre. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "La pensione dei giovani? Sarà di un quarto più leggera" 06/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 06/07/2011 - pag: 11 La pensione dei giovani? Sarà di un quarto più leggera

MILANO Oggi sono due terzi, domani sarà solo la metà. E' il rapporto tra il primo assegno previdenziale del neopensionato e il suo ultimo stipendio: una percentuale destinata a scendere pesantemente nel corso degli anni e ad essere solo parzialmente sostituita dalle (eventuali e naturalmente a pagamento) polizze integrative. Le stime, decennio per decennio, sono riportate in un nuovo studio nato dalla collaborazione tra Censis e Unipol. Il dipendente privato che è andato in pensione nel 2008 per esempio ha incassato una pensione che vale il 68,7%dell'ultima retribuzione. Suo figlio, invece, quando lascerà il lavoro nel 2040 prenderà solo il 52,4%dell'ultimo stipendio. I numeri degli autonomi Molto peggio andrà invece agli autonomi, già penalizzati da una «finestra mobile» che li costringe ad aspettare sei mesi in più rispetto ai dipendenti prima di incassare il primo assegno previdenziale. Artigiani e commercianti, tanto per citare due categorie, vedranno crollare il primo incasso pensionistico dal 67,9%dell'ultimo guadagno nel 2008 al 31,8%nel 2040. In altre parole, la quota perderà più della metà del proprio peso. E le pensioni private e aggiuntive? «Il contributo della previdenza complementare si legge nello studio integrato nella stima sulla base di una aliquota del 6,91%, contiene lo svantaggio delle generazioni più giovani soprattutto per i lavoratori dipendenti, per i quali il tasso (di sostituzione) si ferma nel 2040 al 63%circa, mentre per gli autonomi raggiunge il 42%circa» . Naturalmente gli assegni integrativi dipenderanno dall'entità dei contributi che saranno prima stati versati. Ma, almeno nello scenario preso in considerazione nel rapporto Censis e Unipol, non basteranno a riportare le lancette dell'orologio al 2008 e ai suoi tassi di sostituzione comunque più generosi. Per non parlare poi dell'età pensionabile, destinata a crescere in un mix che va dall'agganciamento alla speranza di vita, alle finestre mobili (più lente ad arrivare di quelle fisse) fino al passaggio da 60 a 65 anni per le donne nel settore privato. Il confronto con l'Europa Intanto, per ora, l'Italia resta, tra i grandi Paesi d'Europa, quello che ha di gran lunga la più consistente quota di spesa pensionistica sul totale delle prestazioni sociali: nel 2008 era al 60,7%, contro il 43%della Germania, il 45,8%della Francia, il 39,7%del Regno Unito e il 39,6%della Spagna. E tra gli obiettivi delle tante riforme previdenziali che hanno caratterizzato il nostro Paese negli ultimi 20 anni c'è naturalmente quello di riequilibrare i conti pensionistici, in un orizzonte che abbraccia tutte le politiche sociali dei prossimi anni. Di quest'ultimo argomento si parlerà oggi a Roma in un convegno organizzato nell'ambito del progetto Welfare Italia promosso da Unipol e Censis dove sarà presentata un'indagine/sondaggio su 1.500 famiglie italiane e le loro scelte e aspettative in tema di «welfare» . Giovanni Stringa RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Finanza e Mercati Data: "Assicurare lo sviluppo, riequilibrare il welfare" 06/07/2011

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Assicurare lo sviluppo, riequilibrare il welfare da Finanza&Mercati del 06-07-2011

FABIO CERCHIAI * Le assicurazioni sono chiamate a una grande responsabilità sociale: sostenere lo sviluppo del Paese. (...) Per questo non possiamo continuare ad essere considerati “galline dalle uovo d’oro”, a prescindere dai risultati economici del settore. (...) Non bisogna avere paura di fare le riforme: sono investimenti per il futuro. (...) Occorre ripensare un sistema di welfare (che) domani non sarà in grado di offrire a tutti garanzie adeguate alle aspettative. (...) L’incertezza non è mai amica della crescita e della stabilità. (...) Da minaccia, bisogna renderla opportunità. L’assicurazione è strumento essenziale a questo scopo. (...) Contribuisce alla stabilità dello sviluppo, trasferendo su soggetti economicamente forti rischi che famiglie e imprese non possono sostenere. Rafforza la stabilità dei mercati finanziari e immobiliari, investendo la raccolta in un’ottica di lungo periodo. Questo è stato il ruolo che l’assicurazione italiana ha svolto anche negli ultimi dieci anni. (Nonostante) una crisi finanziaria di eccezionale portata, la nostra industria ha conservato solidità patrimoniale e capacità di assumere rischi. Nonostante la bufera sui mercati, non ha chiesto aiuti pubblici. Lo stock di investimenti del settore ha superato lo scorso anno i 500 miliardi di euro e ha finanziato le imprese produttrici, il bilancio pubblico, il mercato immobiliare. Cifre che confermano le assicurazioni italiane quali primari investitori istituzionali. Nell’ultimo decennio il nostro mercato assicurativo è cresciuto complessivamente dell’88%, ben più del Pil (+30%). L’assicurazione Vita - in media +8,5% l’anno - ha assunto un peso sempre più importante tra le attività finanziarie delle famiglie italiane: oggi è all’11,4%; rispetto al 5,8% del 2000. (...) Ma famiglie e imprese sono ancora meno assicurate di quanto accade nei principali paesi avanzati. Ciò significa che gli italiani sono più vulnerabili: assicurano di meno la loro salute e si tutelano poco contro i danni alla proprietà o causati ad altri. (...) Riforme previdenziali significative sono state avviate quasi vent’anni fa. Il tasso di sostituzione garantito dalla pensione pubblica (si ridurrà) a regime a meno del 60% per i lavoratori dipendenti e al 37% circa per quelli autonomi. Senza (lo) sviluppo della previdenza complementare, questi livelli non sono sopportabili sul piano sociale, soprattutto se si tiene conto del continuo allungamento della vita. Siamo ben lontani dagli obiettivi, in termini sia di adesioni (il 23% dei lavoratori) sia di contribuzione (in media, 2.250 euro l’anno), nonostante le famiglie italiane continuino a distinguersi per la propensione al risparmio: molto risparmio, ma poca previdenza integrativa. (...) Quanti sono i lavoratori oggi in grado di sapere quanto verrà loro corrisposto in quiescenza? (...) Non bisogna lasciare i giovani nell’illusione di godere di benefici che non esistono più. Non si può tardare nel fornire un’informazione esaustiva e trasparente. (...) Al lavoratore deve essere concessa la più ampia libertà di scelta, finanche l’uscita dal sistema e il ritorno al trattamento di fine rapporto. I fondi pensione devono poter disporre di tutti gli strumenti, anche tipicamente assicurativi, che offrono garanzia e stabilità di rendimento. (...) Assicurazioni, mutue e fondi sanitari sono le soluzioni adatte, ma canalizzano oggi in Italia solo il 15% della spesa sanitaria privata, contro il 46% della Germania e il 65% della Francia. (...) L’assicurazione italiana dedica costante attenzione al mondo delle piccole imprese. Le aziende di piccole dimensioni sono quelle che si assicurano di meno. Ma sono anche quelle che più ne avrebbero bisogno. (...) Un’adeguata copertura assicurativa costituisce, di fatto, un elemento integrativo del capitale societario, e deve poter essere pienamente valorizzata nella valutazione sia del merito creditizio del cliente, sia dell’impegno patrimoniale per la banca. (...) Nel quinquennio 2005-09, si era registrato un calo del premio medio per la Rc auto obbligatoria dell’11,8%. (...) In assenza di interventi (avevamo avvertito che) la pressione dei costi sarebbe divenuta insostenibile, e un aumento dei prezzi inevitabile. Ciò si è, purtroppo, verificato e nel 2010 la raccolta premi è aumentata del 4,5%. (...) Il costo medio dei sinistri è tra i più alti d’Europa e in dieci anni è cresciuto del 45% (anche per la) patologica diffusione delle frodi (e) l’abnorme numero di danni alla persona di lievissima entità, in larga parte di natura speculativa: in alcune province il 40% dei sinistri, rispetto alla media Ue del 10%. (...) Irragionevole e incoerente è il provvedimento che consente alle Province un’ulteriore imposizione, sino al 3,5% del premio, aggravando il già troppo elevato carico fiscale sulla Rc auto. (...) È in dirittura d’arrivo la più importante riforma normativa in campo assicurativo, Solvency II. L’industria assicurativa italiana, insieme alla Vigilanza, ha dedicato massima attenzione alla definizione del progetto. (Gli studi di impatto sono) nel complesso confortanti. Ma (dal nuovo sistema) emerge una forte volatilità. Al mutare di alcune variabili macroeconomiche, la solvibilità può oscillare enormemente. Non è certo un aspetto positivo per un’industria che fa della stabilità uno dei suoi pilastri operativi. In secondo luogo, modificare (le regole) in senso ultra prudenziale significherebbe accrescere ulteriormente gli oneri a carico delle imprese. Sarebbe un grave errore. (...) Avremo, dunque, un ruolo ancor più rilevante e la responsabilità di crescere nel Paese. (La) assumiamo volentieri, perché è fondata sui valori di cui la nostra industria è ricca: fiducia, mutualità, stabilità, prudenza, visione di lungo periodo. * Stralcio della Relazione del presidente all’assemblea dell’Ania. Roma, 5 luglio 2011 PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "il blocco si sposta in alto" 06/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 3 il blocco si sposta in alto a rischio solo gli assegni otto volte sopra il minimo Olivia Posani ROMA PENSIONI, si cambia. La stretta sulle indicizzazioni al costo della vita, voluta perché in tre anni avrebbe fatto risparmiare allo Stato 2,7 miliardi, in realtà non piaceva a nessuno. Il sindacato ha minacciato la mobilitazione immediata, ma a storcere il naso erano anche esponenti di spicco del Pdl, come il presidente del Senato, e l'esperto di previdenza, Giuliano Cazzola. E così Maurizio Sacconi ha deciso di muoversi ancor prima che la manovra varcasse la soglia di Palazzo Madama per iniziare il suo iter parlamentare (dal 12 al 19 luglio). «Dialogheremo con le parti sociali e troveremo una soluzione ha annunciato il ministro del Lavoro . L'indicizzazione potrebbe essere diversamente modulata verso le fasce più alte. Manovre di questo tipo sono già state fatte da Prodi e da Dini». E così l'Inps è già al lavoro per studiare ipotesi alternative. NEL TESTO arrivato al Quirinale è previsto che chi ha una pensione lorda fino a 1.428 euro potrà contare su un adeguamento del 100% all'inflazione programmata (che è comunque più bassa di quella reale). Per le pensioni comprese tra i 1.428 e i 2.380 euro (da tre a cinque volte il minimo, che è pari a 476 euro al mese) era previsto il dimezzamento dell'indicizzazione: dal 90 al 45%. La nuova versione dovrebbe ripristinare il 90%. Per la parte eccedente i 2.380 euro (pensioni superiori a 5 volte il minimo) si era invece passati da una rivalutazione al 75% dell'inflazione a zero. È probabile che anche su questo scaglione cambi qualcosa. COME si recupereranno i mancati risparmi? Se veramente il governo pensa di seguire la linea Prodi, agirà sulle pensioni più alte. La riforma del 2008 prevedeva il non pagamento per un anno della perequazione per le pensioni superiori a 8 volte il minimo (oggi sono quelle che viaggiano intorno ai 3.800 euro) per finanziare la quattordicesima di 390 euro a 2,4 milioni di pensionati a basso reddito. Nessun ripensamento, invece, su un'altra misura indigesta per i risparmiatori: la stangata del bollo sul conto titoli che frutterà 8 miliardi. I tecnici calcolano che il salasso è decisamente superiore rispetto a quello che sarebbe arrivato se anche i titoli di Stato fossero stati tassati al 20% come le altre rendite finanzairie. Chi ha 10mila euro in Bot annuali alla fine del mese, tra superbollo (da 34,20 passa 120 euro) e commissioni alle banche, ottiene un guadagno di 10 euro. Dal 2013, a parità di rendimento, chi investe poco più di 50mila euro dovrà pagare di tasca propria. Dal 2013 (quando da 120 euro il bollo arriverà a 150 e a 380 per chi investe più di 50mila euro) si arriverà alla situazione paradossale che i 10mila euro di Bot non renderanno nulla e chi supera di poco la soglia dei 50 mila ci rimette. In attesa che i tecnici sfornino il nuovo testo le tabelle ci dicono che l'intervento reale della manovra sfiora i 50 miliardi. PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Olivia Posani ROMA PENSIONI, si cambia. La stretta sulle indicizzazioni al costo 06/07/2011 del..."

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 2 Olivia Posani ROMA PENSIONI, si cambia. La stretta sulle indicizzazioni al costo del...

Olivia Posani ROMA PENSIONI, si cambia. La stretta sulle indicizzazioni al costo della vita, voluta perché in tre anni avrebbe fatto risparmiare allo Stato 2,7 miliardi, in realtà non piaceva a nessuno. Il sindacato ha minacciato la mobilitazione immediata, ma a storcere il naso erano anche esponenti di spicco del Pdl, come il presidente del Senato, Renato Schifani e l'esperto di previdenza, Giuliano Cazzola. E così Maurizio Sacconi ha deciso di muoversi ancor prima che la manovra varcasse la soglia di Palazzo Madama per iniziare il suo iter parlamentare (dal 12 al 19 luglio). «Dialogheremo con le parti sociali e troveremo una soluzione ha annunciato il ministro del Lavoro . L'indicizzazione potrebbe essere diversamente modulata verso le fasce più alte. Manovre di questo tipo sono già state fatte da Prodi e da Dini». E così l'Inps è già al lavoro per studiare ipotesi alternative. NEL TESTO arrivato al Quirinale è previsto che chi ha una pensione lorda fino a 1.428 euro potrà contare su un adeguamento del 100% all'inflazione programmata (che è comunque più bassa di quella reale). Per le pensioni comprese tra i 1.428 e i 2.380 euro (da tre a cinque volte il minimo, che è pari a 476 euro al mese) era previsto il dimezzamento dell'indicizzazione: dal 90 al 45%. La nuova versione dovrebbe ripristinare il 90%. Per la parte eccedente i 2.380 euro (pensioni superiori a 5 volte il minimo) si era invece passati da una rivalutazione al 75% dell'inflazione a zero. È probabile che anche su questo scaglione cambi qualcosa. COME si recupereranno i mancati risparmi? Se veramente il governo pensa di seguire la linea Prodi, agirà sulle pensioni più alte. La riforma del 2008 prevedeva il non pagamento per un anno della perequazione per le pensioni superiori a 8 volte il minimo (oggi sono quelle che viaggiano intorno ai 3.800 euro) per finanziare la quattordicesima di 390 euro a 2,4 milioni di pensionati a basso reddito. Nessun ripensamento, invece, su un'altra misura indigesta per i risparmiatori: la stangata del bollo sul conto titoli che frutterà 8 miliardi. I tecnici calcolano che il salasso è decisamente superiore rispetto a quello che sarebbe arrivato se anche i titoli di Stato fossero stati tassati al 20% come le altre rendite finanzairie. Chi ha 10mila euro in Bot annuali alla fine del mese, tra superbollo (da 34,20 passa 120 euro) e commissioni alle banche, ottiene un guadagno di 10 euro. Dal 2013, a parità di rendimento, chi investe poco più di 50mila euro dovrà pagare di tasca propria. Dal 2013 (quando da 120 euro il bollo arriverà a 150 e a 380 per chi investe più di 50mila euro) si arriverà alla situazione paradossale che i 10mila euro di Bot non renderanno nulla e chi supera di poco la soglia dei 50 mila ci rimette. In attesa che i tecnici sfornino il nuovo testo le tabelle ci dicono che l'intervento reale della manovra sfiora i 50 miliardi. PRESSToday Rassegna stampa

Irpinia news Data: 06/07/2011 "Elezioni Fondo Cometa, Centrella: "Conferma per Ugl metalmeccanici""

Indietro Stampa “Grande successo dell’Ugl Metalmeccanici alle elezioni per il rinnovo dell’assemblea delegati sindacali del fondo Cometa: a fronte di un calo di affluenza di oltre 30.000 votanti rispetto alle precedenti consultazioni, la Federazione ha ottenuto il 20,5 per cento delle preferenze”. Lo rende noto Giovanni Centrella, segretario generale dell’Ugl, commentando i risultati delle votazioni per il fondo pensionistico dei Metalmeccanici. “Questa conferma dei consensi – prosegue il sindacalista – è l’ennesima dimostrazione dell’importanza raggiunta dall’Ugl Metalmeccanici all’interno della categoria, oltre che una testimonianza della forte e capillare vicinanza ai lavoratori del comparto. Basti pensare che abbiamo ottenuto più del 20 per cento delle preferenze su un totale di 64.925 votanti in tutto il territorio nazionale”. “Continueremo – conclude –, ad impegnarci quotidianamente al fine di garantire ai dipendenti del settore l’assistenza di cui hanno bisogno, insieme ad un futuro previdenziale sicuro e una gestione monitorata delle loro risorse”. In merito interviene Aurelio Melchionno, primo eletto nella lista Ugl del Fondo Cometa: “Un ringraziamento a tutti i metalmeccanici che hanno dato fiducia con il loro voto alla lista Ugl Metalmeccanici permettendoci di eleggere nove delegati nel Fondo Previdenziale Cometa. Da parte dell’Ugl Metalmeccanici ci sarà l’impegno di continuare ad essere al fianco dei lavoratori per ogni loro necessità dando la massima disponibilità per una consulenza a 360 gradi soddisfacendo ogni esigenza di carattere tecnico ed informativo”. “Soddisfazione per il successo ottenuto ed un ringraziamento a tutti i lavoratori del mondo metalmeccanico – dichiara il segretario provinciale dell’Ugl-Metalmeccanici Giovanni Cicchella – che hanno creduto nell’operato dell’Ugl e della sua struttura”.

(martedì 5 luglio 2011 alle 13.21) PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Manovra correttiva/ Partiti, pensioni, sanità: l'impatto secondo la relazione" 06/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 06/07/2011 - pag: 27 autore: Manovra correttiva/ Partiti, pensioni, sanità: l'impatto secondo la relazione

VALORE TOTALEVale in totale 43,398 miliardi la manovra varata dal governo per il 2011-2014. Per il 2011 secondo la relazione tecnica alla manovra correttiva l'impatto sul deficit e' di 5,3 milioni, sul 2012 di 151,8 milioni, e la parte piu' consistente e' spalmata sul 2013 (17,876 miliardi) e 2014 (25,364 miliardi). Il saldo netto da finanziare risulta pari a 4,8 milioni per quest'anno, 187,2 milioni per il prossimo, 14,441 miliardi per il 2013 e 19,338 miliardi per il 2014.TAGLIO AI PARTITIDal taglio del 10% ai finanziamenti per i partiti politici, il Governo stima un risparmio di spesa di circa 7,67 milioni di euro a decorrere dal 2013. Le spese passano da 171,6 a 163,9 milioni. In pratica, per la Camera l'importo del rimborso sara' di 41,1 milioni; per il Senato lo stesso importo. Per il Parlamento Europeo 40,7 milioni e per le amministrative 40,8 mln.TAGLI AI MINISTERITagli ai ministeri per 5 miliardi al 2014 con un effetto cumulato sul deficit pari a 9,5 miliardi nel triennio. Dalla riduzione dei trasferimenti vengono esclusi l'università, la ricerca, la scuola, il cinque per mille, il Fondo unico per lo spettacolo (Fus), le risorse per la conservazione dei beni culturali e solo per il 2012 il Fondo unico per le aree sottoutilizzate (Fas). In cima alla classifica dei ministeri più colpiti dai tagli, quello dello sviluppo economico con riduzioni ai trasferimenti per oltre 3,9 miliardi nel triennio. Nel dettaglio, l'impatto sul deficit è pari a 1 miliardo nel 2012, 3,5 miliardi nel 2013 e 5 miliardi nel 2014.RIVALUTAZIONE PENSIONIIl freno alla rivalutazione delle pensioni garantira' risparmi per 2,780 miliardi nel triennio 2012- 2014. In particolare, gli effetti finanziari saranno pari al lordo di effetti fiscali a 600 milioni nel 2012, 1,090 miliardi nel 2013 e 1,090 mld nel 2014. Al netto degli effetti fiscali, invece, il risparmio sara' di 420 milioni l'anno prossimo, 680 milioni nel 2013 e 680 nel 2014. Il monte pensioni stimato nel 2011 e' di circa 240,5 miliardi al netto della spesa per pensioni e assegni sociali (sulla base delle previsioni Def 2011).SANITA' - TICKETLo stop del ticket da 10 euro sulla specialistica ci sarà fino a dicembre. Poi si vedrà. Per il momento il governo si è limitato a stanziare i 486,5 milioni di euro che servivano a coprire la spesa da giugno a fine anno. Se non interverranno novità, i cittadini ricominceranno a pagare il ticket dal gennaio. Sugli 834 milioni di euro necessari a finanziare la sospensione per un intero anno, ne mancavano all'appello 486,5 milioni per il 2011 poiché la scorsa finanziaria aveva stanziato solo la somma sufficiente a bloccare il ticket fino a metà anno (347,5 milioni di euro).SANITA' - TAGLII tagli alla sanita' contenuti in manovra ammontano a 7,5 miliardi nel biennio 2013-2014. In termini di indebitamento netto gli effetti sono pari a 2,5 miliardi per l'anno 2013 e 5 miliardi per il 2014. In termini di saldo netto da finanziare gli effetti sono pari a 2,5 miliardi per il 2013 e 5,450 miliardi per il 2014.NORMA ANTI-BADANTELa norma anti-badante dovrebbe garantire nel triennio 2012-2014 un risparmio di spesa di 102 milioni di euro (11 milioni nel 2011, 34 milioni del 2012 e 57 milioni nel 2014) al lordo degli effetti fiscali. La misura interesserà circa 8mila pensioni (cioè meno del 4% delle pensioni ai superstiti liquidate ogni anno) e l'ipotesi di riduzione media dell'assegno sarà attorno al 45%. La norma prevede che dal primo gennaio 2012 l'aliquota percentuale della pensione a favore dei superstiti di assicurato e pensionato sia ridotta del 10% «in ragione di ogni anno di matrimonio mancante rispetto al numero di 10 anni» nei casi in cui il matrimonio sia contratto tra un ultrasettantenne e se la differenza di età tra i coniugi sia superiore a 20 anni. Sono esclusi i casi in cui vi siano figli di minore età, studenti, o inabili. PRESSToday Rassegna stampa

l'Unità.it Data: 06/07/2011 "Restano nel mirino pensioni, risparmio e sanità di Bianca Di Giovanni"

Stampa Indietro Restano nel mirino pensioni, risparmio e sanità di Bianca Di Giovanni di Bianca Di Giovanni | tutti gli articoli dell'autore

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È arrivata a metà giornata sul tavolo di Giorgio Napolitano l’ultima stangata di Giulio Tremonti, confezionata in 39 articoli e due allegati. Una stretta da 47 miliardi in quattro anni: la metà di quelle risorse a regime saranno tutte prese direttamente dalle tasche degli italiani. Si tratta infatti di nuove entrate, tra bolli e superbolli (introdotti anche per i processi di lavoro), tasse sui giochi e sui depositi titoli per tutti i risparmiatori (anche chi possiede Bot), blocco degli aumenti pensionistici, congelamento degli stipendi per i pubblici. Seguendo la tradizionale dinamica tremontiana, saranno i più deboli a pagare, mentre i ricchi e i potenti restano al riparo. I (pochi) tagli alla casta politica sono tutti rinviati alla prossima legislatura. Da subito, invece, i cittadini dovranno rinunciare ai servizi pubblici, a partire da quelli sanitari, per cui si preannuncia il ripristino di vecchi e nuovi ticket. Saranno ridotti anche i servizi scolastici, e quelli comunali di assistenza alle famiglie.

Due testi Rischiava di pagare tutto il sistema industriale con i tagli agli incentivi alle fonti rinnovabili. Una norma «killer» per il sistema Italia, che con il referendum ha scelto di rinunciare al nucleare e si è impegnata a raggiungere il 17% dell’energia prodotta da fonti «pulite». Sulla questione si è sviluppato ieri un vero giallo, che la dice lunga sui rapporti interni al governo.

Testo al Colle Il testo pervenuto al Quirinale alle ore 12,30 conteneva infatti i due commi (10 e 119) dell’articolo 35 relativi all’abbattimento del 30% degli incentivi. Subito i ministri Stefania Prestigiacomo e negano che ci sia il taglio. I due, infatti, dopo un braccio di ferro con la Lega (che definisce la misura «salva-bollette» non ammazza-economia come dovrebbe essere) , avevano stoppato la disposizione già in consiglio dei ministri. Eppure quelle norme sono rispuntate. Nel pomeriggio il segretario generale ha trasmesso la stesura definitiva, senza i due commi «incriminati». Chiaro che la solita manina (molto frequente nelle manovre) ha infilato la misura all’ultimo momento, costringendo il governo a una marcia indietro. Sulla stesura definitiva è iniziata la valutazione attenta e scrupolosa degli uffici del Colle su un testo molto complesso. Il Quirinale si prenderà il tempo necessario per avanzare eventuali osservazioni, come già avvenuto in passato.

Il testo presentato al Colle conferma le misure relative alle pensioni, che hanno già provocato la mobilitazione della Cgil per il 15 luglio. Per il biennio 2012-13 è confermato il blocco della rivalutazione delle pensioni «dei trattamenti pensionistici superiore a cinque volte il trattamento minimo di pensione Inps». Restano fermi, quindi, gli assegni superiori a 2.380 euro mensili lordi. Si riduce del 55% la rivalutazione per le pensioni da tre a cinque volte il minimo, cioè a partire da 1.400 euro lordi mensili. Presente anche l’avvio dal 2020 dell’innalzamento dell’età pensionabile delle donne del settore privato, e l’agganciamento dell’età pensionabile alla speranza di vita già dal 2013.

Tornano i ticket sulla specialistica già dal 2012. Per il 2014 sono previsti nuovi ticket (definiti nel testo «misure di compartecipazione sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale), che dovrebbero garantire il 40% dei risparmi e che sono «misure aggiuntive rispetto a quelle eventualmente già disposte dalle Regioni». Saranno le industrie farmaceutiche a dover pagare gli eventuali sforamenti dei budget per i farmaci. Previste la proroga a tutto il 2014 del blocco del turn-over e dei trattamenti economici anche accessori. Deroghe parziali si prevedono per le Regioni sottoposte ai piani di rientro, che potranno assegnare incarichi ai dirigenti.

Il bollo sulle comunicazioni relative ai titoli potrà arrivare anche a 380 euro annui, se si superano i 50mila euro investiti. Banche e assicurazioni dovranno anche pagare più Irap, con possibili effetti inflazionistici sui loro servizi. Insomma, tutto a carico dei clienti. Un pacchetto da 1,4 miliardi in un triennio. Saltano le sanzioni per scommesse illegali e introdotto il Bingo a distanza. Anche qui, pagano i più deboli.

5 luglio 2011 PRESSToday Rassegna stampa

Libertà Data: "Nel 2050 in pensione 45 mesi più tardi»" 06/07/2011

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ROMA - L'anticipo dal 2015 al 2014 della norma che aggancia l'età pensionabile alla speranza di vita comporterà, tra gli effetti, che nel 2050 saranno necessari 45 mesi in più per andare in pensione. È quanto si legge nella Relazione tecnica che accompagna la manovra: «L'incremento dei requisiti dal 1° gennaio 2014 è stimato pari a 3 mesi; l'ulteriore incremento dei requisiti dal 2016 è stimato in 3 mesi e per i successivi adeguamenti triennali dal 2019 la stima di tali adeguamenti incrementativi triennali è pari a 4 mesi per gli adeguamenti fino a circa il 2030, con successivi adeguamenti inferiori e attorno ai 3 mesi fino al 2050 circa. Ciò comporta un adeguamento cumulato, ad esempio al 2050, pari a circa 3 anni e 9 mesi».

06/07/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA Ormai è certo: il primo ritocco al decreto legge con la manovra economica, 06/07/2011 che ancora dev..."

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ROMA Ormai è certo: il primo ritocco al decreto legge con la manovra economica, che ancora deve fare la sua comparsa in Gazzetta ufficiale, sarà la revisione della stretta sulla rivalutazione delle pensioni. La soluzione sarà quella di un’ulteriore penalizzazione per i trattamenti più alti, a vantaggio di quelli medi, in particolare quelli compresi tra i 1.400 e i 2.300 euro circa. Lo ha confermato il ministro del Lavoro Sacconi. Intanto però in materia di rigore e di tagli si è aperto un altro fronte ieri con la bocciatura alla Camera di un proposta di legge presentata dall’Italia dei Valori per la soppressione delle Province. Gli interventi previsti dalla manovra, sommati per i 4 anni su cui interviene, valgono circa 49 miliardi, anche se l’effetto di correzione dei conti al 2014 è minore e pari a 25,4 miliardi. Una parte rilevante di queste risorse dovrà essere reperito tramite tagli di spesa, anche se le maggiori entrate hanno comunque un ruolo di rilievo con quasi 7 miliardi. E tra i tagli rientrano proprio quelli alla spesa previdenziale, ottenuti in buona parte proprio con il provvedimento sulle indicizzazioni: 420 milioni nel 2012 e 680 nel 2013 e 2014, al netto degli effetti fiscali. Va ricordato che già con le norme precedenti alla manovra l’indicizzazione non sarebbe stata totale, ma pari al 90 per cento dell’inflazione per i trattamenti tra 3 e 5 volte il minimo Inps e al 75 per cento per quelli al di sopra di questa soglia, pari a circa 30.500 euro lordi l’anno. L’Inps è stata già incaricata dal governo di trovare una diversa ripartizione dei sacrifici. «Dialogheremo con le parti sociali e troveremo una soluzione» ha spiegato ieri Maurizio Sacconi, aggiungendo che «l’indicizzazione potrebbe essere diversamente modulata verso le fasce più alte». Ad esempio, come è avvenuto in passato, l’adeguamento al costo della vita potrebbe essere applicato sull’intera pensione, compresa la fascia più bassa, per i trattamenti superiori ad otto volte il minimo Inps. Non è detto però che questo basti visto che sono molti di meno i pensionati che si trovano in questa situazione reddituale. In ogni caso tutte le modifiche realizzate in Parlamento dovranno trovare un’adeguata copertura finanziaria con altri tagli. E ieri alla Camera si è discusso e polemizzato su una voce spesso indicata come possibile fonte di risparmio, le Province. È stata infatti messa ai voti una proposta di legge costituzionale dell’Italia dei Valori, che ne chiedeva direttamente la soppressione. Il testo non è passato per i voti contrari di Pdl e Lega ma anche per l’astensione del Pd (con qualche eccezione tra cui ad esempio Walter Veltroni e Rosy Bindi ). Insieme al partito di Di Pietro ha invece votato a favore l’Udc. Alla fine i favorevoli sono stati 83, i contrari 225 e gli astenuti 240. Inevitabili gli strascichi polemici. Di Pietro ad esempio ha detto che «in aula si è verificata una maggioranza trasversale: la maggioranza della casta. Mi dispiace molto perché il Pd ha perso l’occasione per fare una cosa saggia, visto che se avessero votato a favore il governo sarebbe andato in minoranza». Per Bersani invece la proposta era demagogica perché «le Province gestiscono un certo numero di cose importanti» e dunque «per ridurle e accorparle bisogna anche dire come si fa». In questo clima il ministro leghista Calderoli ha annunciato di aver presentato un disegno di legge che dimezza complessivamente il numero dei parlamentari e istituisce il Senato federale. «Vedremo chi lo vota» si è domandato polemicamente il responsabile per la Semplificazione. Il suo collega di partito Roberto Castelli, vice ministro delle Infrastrutture, è invece tornato alla carica su un tema a lui caro, quello del pagamento dei pedaggi in alcune importanti tratte stradali e autostradali, in particolare il Raccordo anulare di Roma e la Salerno- Reggio Calabria. «La legge c’è già e i pedaggi sono previsti, credo che verranno applicati a meno che non cambino la legge ma l’Italia è un paese strano» ha argomentato Castelli. A cui ha risposto il sindaco di Roma Alemanno, ricordando che «il Parlamento si è già espresso su questo tema». Mentre il presidente della Provincia Zingaretti ha detto che il suo ente «appena sarà presentato il decreto ricorrerà al Tar». L. Ci. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Enasarco, oltre 112 mila pensioni erogate nel 2010" 06/07/2011

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MF sezione: Denaro & Politica data: 06/07/2011 - pag: 10 autore: Il bilancio consuntivo si è chiuso con un utile di 75 milioni. Più di 12 mila le prestazioni integrative pagate dalla Fondazione

Enasarco, oltre 112 mila pensioni erogate nel 2010

Il bilancio consuntivo del 2010 della Fondazione Enasarco si chiude con un utile di 75 milioni di euro (28 dei quali rappresentano la somma destinata preventivamente al fondo Firr, il trattamento di fine rapporto degli agenti), in netto miglioramento rispetto ai conti del 2009. Il flusso contributivo, nonostante la crisi economico-finanziaria faccia ancora sentire i suoi effetti sulla Fondazione guidata da Brunetto Boco e in generale sulle Casse privatizzate, fa registrare un incremento di oltre 30 milioni, mentre la spesa per le pensioni è aumentata dell'1,3% per effetto della crescita del numero dei trattamenti destinati ai superstiti. Lo scorso anno sono state più di 112 mila le pensioni erogate e oltre 12 mila le prestazioni assistenziali. Al ramo previdenziale è stata destinata in totale una cifra di oltre 800 milioni di euro. Un dato appare significativo: la stima del rapporto tra pensione media e monte provvigionale medio per agente risulta pari al 33% circa. Ciò significa che l'importo medio della pensione ricevuta è del tutto congruo rispetto ai contributi versati, visto che la contribuzione media si attesta tra il 3 e il 6,75% della provvigione media percepita dall'agente. Un altro elemento di un certo interesse è relativo alla percentuale di donne beneficiarie di pensioni, che sale al 42% del totale grazie al peso delle pensioni di reversibilità. La Fondazione, com'è noto, eroga anche una serie di prestazioni integrative in favore di agenti attivi e pensionati (soggiorni termali e di vacanza a condizioni agevolate, assegni di maternità, borse di studio, sostegni agli iscritti in difficoltà). Nel 2010 sono stati impiegati per il ramo assistenza oltre 16 milioni di euro, cifra che comprende anche la maggiore spesa relativa alla polizza agenti, scaturita dal deciso miglioramento delle garanzie a favore degli assicurati. Il saldo dell'assistenza è comunque positivo per 36 milioni di euro, in miglioramento rispetto a quanto registrato nel corso del 2009. Anche la gestione immobiliare evidenzia un avanzo di 42 milioni euro: il rendimento del patrimonio si è attestato all'1,42% e l'esercizio 2010 beneficia dei primi positivi risultati delle dismissioni immobiliari, con una plusvalenza di circa 37 milioni.Quanto alla gestione finanziaria, nonostante la persistente debolezza dei mercati, per la Fondazione Enasarco il saldo ordinario è positivo per 35 milioni. Un risultato pienamente soddisfacente, se si considerano appunto i livelli generali dei tassi di interesse, che nel 2010 si sono mantenuti bassi. Il rendimento complessivo del portafoglio si attesta al 4,2%, un livello superiore rispetto alle ipotesi adottate nel bilancio tecnico e in miglioramento rispetto all'anno precedente. Questi positivi risultati rafforzano la scelta operata dalla Fondazione di riqualificare gli asset mobiliari e immobiliari e di riformare il Regolamento delle attività istituzionali, che sarà in vigore dal 2012 ed è attualmente in fase di approvazione da parte dei ministeri vigilanti. La riforma, nell'ottica di un patto generazionale tra vecchi e nuovi iscritti proietta oggi la sostenibilità del bilancio tecnico della Fondazione a oltre 50 anni, ben al di là dei 30 anni richiesti dalla legge.Sono questi i primi frutti di una stagione di cambiamento, che ha interessato in questi anni tutti i settori di vita della Cassa, nell'ottica di concentrarsi in misura sempre maggiore sul core business previdenziale e di garantire stabilità alla Fondazione e, di conseguenza, agli agenti e alle aziende. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Dalle Casse sì con riserva alla vigilanza della Covip c" 06/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-06 - pag: 8 autore: Andrea Carl Dalle Casse sì con riserva alla vigilanza della Covip c

MILANO Le Casse dei professionisti aprono alla decisione, prevista dalla manovra, di assegnare alla Covip il compito di vigilare sulle loro scelte di investimento. L'abito, però, va confezionato con le misure di chi alla fine lo indosserà. In base all'articolo 14 la Commissione di vigilanza sui fondi pensione dovrà sottoporre a controllo gli investimenti delle Casse e la composizione del loro patrimonio. L'importante, spiegano i responsabili di alcuni degli enti coinvolti, è che venga messo in campo un sistema di controllo ad hoc, che prenda in considerazione le caratteristiche degli enti previdenziali di diritto privato. Non si possono prendere le disposizioni che si applicano ai fondi integrativi e applicarle, così come sono, agli enti di primo pilastro. «Non dobbiamo concentrarci sul contenitore ma sul contenuto afferma Andrea Camporese, presidente dell'Adepp (l'associazione che raccoglie gli enti di previdenza dei professionisti) e dell'Inpgi . Oggi la Covip fa un altro mestiere: vigila sui fondi di secondo pilastro. Noi siamo un'altra cosa. Ci opponiamo all'estensione in toto alla nostra realtà dei vincoli a cui sono sottoposti i fondi pensione». Via libera al coinvolgimento delle Casse nella stesura dei due decreti attuativi, che di fatto dovranno dare forma (e sostanza) a questa norma. Con un decreto del ministro del Lavoro, di concerto con quello dell'Economia, verranno infatti stabilite le modalità con cui la Covip comunica ai ministeri vigilanti i risultati dei controlli. Entro sei mesi dall'entrata in vigore della manovra, poi, l'Economia, di concerto con il Lavoro e sentita la Covip stessa, dovrà dettare le disposizioni in materia di investimento delle risorse finanziarie degli enti previdenziali, di conflitti di interessi e di banca depositaria. Saranno queste due le partite decisive. «Prima della pausa estiva o immediatamente dopo approveremo il Codice di autoregolamentazione sugli investimenti delle Casse anticipa Camporese . Ci aspettiamo che venga recepito nei decreti attuativi, come base dei provvedimenti. Non vogliamo dettare le regole ma introdurre elementi di garanzia, più in linea con le nostre realtà». Walter Anedda, presidente della Cassa Dottori commercialisti (Cnpadc), confessa: «Da gestore mi sento più tranquillo. Mi auguro che quella della Covip sia una verifica sostitutiva rispetto a quella esercitata dai ministeri vigilanti e che questo controllo non sia ex ante sull'opportunità di effettuare un investimento: sarebbe come ingessare il sistema». Alberto Bagnoli, neopresidente della Cassa forense, ammette: «Non accettiamo questa vigilanza Covip. Avremmo preferito continuare il dialogo con il ministero del Lavoro, in vista dell'approvazione del Codice di autoregolamentazione. Come soggetti privati rivendichiamo un'autonomia, che non è quella di chi vuole fuggire dalla vigilanza: abbiamo all'interno gli strumenti per garantire i controlli». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 06/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-06 - pag: 8 autore: Eugenio Bruno

Cantiere aperto sulle pensioni Sacconi annuncia modifiche sul blocco delle indicizzazioni da 2,7 miliardi LE POSSIBILI MODIFICHE Allo studio l'ipotesi di portare al 37,5% la rivalutazione per gli assegni oltre i 2.380 euro ed eliminarla dopo i 4.760 ROMA Il cantiere previdenziale non chiuderà per ferie. Neanche il tempo di varare una manovra che alla voce pensioni inciderà per 3 miliardi e il ministro Maurizio Sacconi già annuncia modifiche sul taglio alle indicizzazioni degli assegni. Un meccanismo che da solo vale 2,7 miliardi e che in Parlamento potrebbe essere circoscritto agli assegni da 2.380 euro in su. Laddov01e sembrano destinate a restare immutate le novità di lungo periodo introdotte dal decreto di manutenzione dei conti come l'innalzamento a 65 anni per l'uscita dal lavoro delle lavoratrici private e l'anticipo al 2014 del sistema di adeguamento alle aspettative di vita. A margine della presentazione del rapporto Inail, Sacconi ricorda che l'intervento sul meccanismo di rivalutazione dei trattamenti previdenziali in base alle variazioni dei prezzi al consumo, fortemente criticato nei giorni scorsi da opposizione e sindacati, è stato fatto «più volte con economie superiori a questa: il Governo Prodi lo fece due volte, Dini lo fece nel '95». Al tempo stesso il responsabile del Lavoro conferma il proposito di dialogare con le parti sociali per trovare «una soluzione che, ragionevolmente, può essere diversamente modulata sulla fascia più alta». L'idea a cui il Governo sta lavorando sarebbe quella di inserire già al Senato un emendamento che lasci al 90% attuale l'indicizzazione degli assegni da tre e cinque volte superiori al minimo (cioè compresi tra 1.428 e 2.380 euro), la porti dal 75 al 37,5% sugli importi oltre i 2.380 euro e la azzeri in quelli che eccedono i 4.760 euro. Al fine di sostituire la ricetta contenuta nel Dl che abbassa nel biennio 2012-2013 al 45% la rivalutazione per le pensioni tra 1.428 e 2.380 euro e l'azzera oltre tale soglia senza impattare però sui saldi. Stando alla relazione tecnica della manovra, sono attesi 2.780 milioni. Il cammino parlamentare non dovrebbe invece riservare sorprese sull'approdo graduale ai 65 anni per i trattamenti "rosa" nel settore privato che partirà nel 2020 e si concluderà nel 2032 ad allinearsi a quella degli uomini. Il beneficio per l'erario comincerà a farsi sentire dal 2021. Ma sarà un crescendo: da 145 milioni, nel periodo 2024-2026, a un impatto dello 0,1% sulla spesa in rapporto al Pil e dello 0,4% nel decennio 2031-2040. Altrettanto graduali saranno gli effetti dell'anticipo dal 2015 al 2014 dell'incremento triennale dei requisiti pensionistici in base alle mutate aspettative di vita rilevate dall'Inps. Il primo anno la finestra di uscita sarà posticipata di tre mesi e lo stesso accadrà nel 2016; dal 2019 la crescita sarà di quattro mesi e così fino al 2030; dopodiché gli aumenti torneranno a essere di un trimestre per volta. Con la conseguenza che nel 2050 serviranno tre anni e nove mesi in più per andare in pensione. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "ROMA - Meno di mille euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane 07/07/2011 su due quando smetterà di lavorare"

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ROMA - Meno di mille euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare

ROMA - Meno di mille euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. Il quadro è quello tracciato dai risultati del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol: il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, lavoratori dipendenti di oggi - dice la ricerca - andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. «Sono proiezioni molto opinabili», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui è difficile «indovinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci». La ricerca - sulla base della stima elaborata dal Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai mille euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l'indagine. E la previsione riguarda solo «i più "fortunati", cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano». Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare». E proprio sulla previdenza complementare fa sapere che «molto presto» convocherà le parti sociali «per fare una grande campagna di adesione». Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani: con le norme attuali, dice il segretario generale Susanna Camusso, «le pensioni del futuro saranno troppo basse, assolutamente insufficienti». Il rapporto ricorda, infine, la proiezione della Rgs secondo cui «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)».

07/07/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "ROMA - Nel giorno in cui il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, presenta la 07/07/2011 manovra da 51 miliardi e Giorgio Napolitano controfirma il decreto, annotando gelido che «finalment"

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ROMA - Nel giorno in cui il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, presenta la manovra da 51 miliardi e Giorgio Napolitano controfirma il decreto, annotando gelido che «finalmente è stato ricondotto a norme attinenti» e ora dovrà esserci «un confronto aperto in Parlamento» (altro che fiducia), volano ancora gli stracci sulla norma salva- Fininvest, che Silvio Berlusconi ha dovuto in fretta ritirare, nel clamore generale

ROMA - Nel giorno in cui il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, presenta la manovra da 51 miliardi e Giorgio Napolitano controfirma il decreto, annotando gelido che «finalmente è stato ricondotto a norme attinenti» e ora dovrà esserci «un confronto aperto in Parlamento» (altro che fiducia), volano ancora gli stracci sulla norma salva-Fininvest, che Silvio Berlusconi ha dovuto in fretta ritirare, nel clamore generale. Un comportamento del quale ieri, a margine del Consiglio supremo di Difesa, il Capo dello Stato avrebbe chiesto spiegazioni al premier, esigendo chiarimenti sul merito in un successivo colloquio nei corridoi del Quirinale. Intanto Tremonti pubblicamente si smarca. «Chiedete a Palazzo Chigi», dice in conferenza stampa, imbarazzato dal fuoco di fila di domande sul Lodo Mondadori, mentre l'intero partito gli imputa di avere con sapiente regia prima accolto il lodo (ispirato, racconta un ministro, da Berlusconi e scritto da Alfano e Ghedini) e poi avvertito i tecnici del Quirinale della correzione. Il ministro dell'Economia tenta di liquidare la spinosa questione con una battuta («Vi do il cellulare di Letta, chiedete a lui»), che in molti nel Pdl leggono come il tentativo di scaricare ogni responsabilità su Palazzo Chigi. La verità è che la rabbia del Pdl verso il titolare del Tesoro cresce di ora in ora e l'input (che secondo alcuni esponenti della maggioranza arriverebbe direttamente da Palazzo Grazioli) sarebbe quello di far emergere che Tremonti deve essere considerato l'unico «padre» e quindi il responsabile di una manovra «devastante», mettendolo nell'angolo e cercando di ottenere, già in commissione al Senato, modifiche che rendano più potabile il provvedimento. Lo scontento è infatti generale: comuni e regioni in rivolta, donne in piazza, critiche dal mondo delle banche e dalle opposizioni, giovani avviliti dal futuro pensionistico che si prospetta e piccoli risparmiatori afflitti dalla supertassa sui Bot. La riforma dell'assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi (2 nel 2013 e 15 nel 2014), spiega super Giulio in conferenza stampa, impegnato a difendere la manovra nel corso di un'affollata conferenza stampa, affiancato dai sottosegretari alla Presidenza Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, quello dello Sviluppo, Paolo Romani, il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli, quello per la pubblica amministrazione Renato Brunetta che intervengono sulle parti di loro pertinenza. Lo dice lo stesso Letta: la manovra è collegiale. Sulla delega fiscale e assistenziale (che il governo punta ad avere nel 2012) Tremonti avverte che, se non si farà, scatterà comunque una sorta di clausola di salvaguardia sui conti: il taglio del 15% delle 470 agevolazioni oggi previste e che valgono circa 150 miliardi. Il ministro più in generale spiega la filosofia delle singole misure che puntano anche allo sviluppo anche se l'effetto positivo sul Pil non è «per prudenza» cifrato. Anche perché - spiega - «la crescita non dipende da un atto, non ha un momento istantaneo, ma deriva dall'azione collettiva. A differenza del bilancio, che dipende da un Governo e da una legge». Il ministro illustra le misure e apre anche a modifiche sulla rivalutazione delle pensioni e sul bollo titoli. Ma avverte: i saldi non si toccano. E sempre parlando di possibili modifiche rispedisce al mittente (Pier Luigi Bersani, che lo accusa di fare una manovra da «dottor Stranamore») la proposta di trasformare il decreto in una disegno di legge per dilatarne i tempi dell'esame ma apre a possibili idee che però devono essere «Eurostat-compatibili», cioè portare allo stesso risultato: il pareggio nel 2014. Quindi, assicura il ministro, «la manovra sarà legge ai primi di agosto». Infine, secondo le proiezioni di Brunetta, «i salari pubblici non perderanno potere d'acquisto» mentre le multe sulle quote latte - conferma Calderoli - non saranno più riscosse da Equitalia ma la riscossione non si ferma.

07/07/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Alto Adige Data: "fisco e assistenza valgono 17 miliardi" 07/07/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - altre Fisco e assistenza valgono 17 miliardi Soldi in cassa anche se la legge delega non viene approvata Sulla previdenza complementare si avvia discussione

ROMA. La manovra economica presentata ieri dal ministro Tremonti è composta da un decreto legge e da una delega in materia fiscale e assistenziale. Il via libera del Quirinale è stato annunciato ieri in conferenza stampa al ministero del Tesoro dal sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta. Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco- assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposiziomne reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». Sacconi ha criticato infine le stime contenute nel rapporto Censis-Unipol sul welfare dei giovani, che indicano pensioni future sotto i 1000 euro. «Sono proiezioni molto opinabili - ha detto Sacconi - perché scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un periodo di così straordinari cambiamenti». Tuttavia, secondo il ministro, resta sicuramente «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, assistenza e di sanità complementari». (m.per.) Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco-assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposizione reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». (m.per.)

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Alto Adige Data: "giovani, pensioni da poveri" 07/07/2011

Indietro Stampa Censis-Unipol. Una ricerca evidenzia la curva negativa per chi inizia a lavorare oggi Giovani, pensioni da poveri Il 42% avrà meno di mille euro. Ancora peggio per gli atipici

ROMA. Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. È la desolante proiezione che emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol. La ricerca - sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l’indagine. E ricorda che «la previsione riguarda i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Inoltre, il rapporto Censis e Unipol, evidenzia che l’Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: «Nel 2030 gli anziani over-64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno». Per Censis e Unipol «se le riforme delle pensioni degli anni’90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future». Infatti, spiega l’indagine, «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Non mancano le prime valutazione. Le future pensioni per i giovani «con il meccanismo che abbiamo, con la discontinuità lavorativa e con il ritardo dell’ingresso nel mercato del lavoro, saranno assolutamente insufficienti», commenta il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Non solo il Censis, tutti gli studi dicono che, a sistema invariato, con una crescita così bassa e sei i punti di Pil persi negli ultimi anni e con i coefficienti di rivalutazione legati a questo criterio, le pensioni del futuro saranno pensioni troppo basse. E non vale - aggiunge la Camusso - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non si fanno subito la previdenza complementare; il lavoratore precario non ha le risorse per farlo». L’ad di Unipol, Carlo Cimbri, aggiunge: «Il livello delle prestazioni delle pensioni pubbliche va calando; il tasso di sostituzione ormai è sceso dal 90 al 70% ed è ancora in calo». PRESSToday Rassegna stampa

Arena, L' Data: 07/07/2011 "Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani"

Indietro Stampa leftmargin="5" bottommargin="0" topmargin="0" marginheight="0" marginwidth="5" rightmargin="5"> FUTURO DA POVERI. Previsioni del Censis. Sacconi: «Dati opinabili» Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani Protesta delle donne: «Spariti i 5 miliardi del welfare rosa per servizi e conciliazione»

Giovedì 07 Luglio 2011 NAZIONALE, pagina 3

ROMA Meno di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. È quanto emerge dai risultati del primo anno del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol: il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, oggi lavoratori dipendenti, andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. «Sono proiezioni molto opinali», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. La ricerca - elaborata su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%, e come pensione riceveranno una cifra ancora più bassa. E la previsione riguarda solo «i più "fortunati", cioè i 4 milioni con contratti standard: poi c'è 1 milione di autonomi o con contratti atipici e 2 milioni che non studiano nè lavorano». Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare», e in proposito «molto presto» convocherà le parti sociali. Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani: con le norme attuali, dice il segretario generale Susanna Camusso, «le pensioni del futuro saranno assolutamente insufficienti. E non vale - aggiunge - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non fanno subito la previdenza complementare». Il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla la stima sui giovani come «proiezioni assolutamente improbabili». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, riconosce che «nessuno fa niente per cambiare la situazione». Il rapporto ricorda, infine, che nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Intanto si mobilita il mondo «rosa», che parla di soldi «scippati» dalle borse delle donne, e che ieri mattina è sceso in piazza davanti al Senato per chiedere che i 4 miliardi di euro «risparmiati» grazie all'equiparazione dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego vengano utilizzati, «come promesso», per investimenti a favore di conciliazione e welfare. «Non è solo un problema femminile», ha detto il presidente onorario dell'associazione «Pari e dispare», Emma Bonino, «il Paese non può crescere senza il contributo delle donne, purtroppo l'articolo 13 della manovra conferma che il Governo sta andando nella direzione opposta». PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "Giovani, un futuro da pensionati quasi al minimo" 07/07/2011

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ECONOMIA 07-07-2011 PIANETA PREVIDENZA scenari Risultati preoccupanti dalla ricerca condotta da Censis e Unipol Nei prossimi decenni si lavorerà per un numero di anni superiore ma con la certezza di ottenere assegni assai più bassi rispetto a oggi. Il 70% degli under 30 non sa quantificare l’entità dei futuri trattamenti previdenziali

Giovani, un futuro da pensionati quasi al minimo

Il 40% avrà un assegno sotto i mille euro inferiore allo stipendio di ingresso nel lavoro DA ROMA ALESSIA GUERRIERI S e potessi avere mille lire al mese..., cantava Gilberto Mazzi nel 1939. Il motivetto lo potrebbero fischiettare oggi, anzi lo faranno con ogni probabilità nel 2050, i neo pensionati, cioè gli attuali trentenni italiani. «Se potessi avere mille euro al mese» infatti diventerà il sogno pensionistico dei giovani occupati, visto che secondo il Censis il 42% non arriverà ad averli ogni mese nel portafoglio quando andrà in pensione. Con questo budget, dopo le magre e intermittenti buste paga avute nella vita attiva, nessuno sarebbe «certo di trovare tutta la felicità », per citare ancora il cantante. Forse, al limite, l’unica sicurezza sarebbe quella di dover stringere ancor di più la cinghia per arrivare a fine mese. Insomma, la generazione dei co.co.pro. a mille euro al mese, il 31% dei giovani, nemmeno al termine della carriera può sperare di ottenere di più. E la previsione dell’istituto di ricerca traccia il destino di 4 milioni di 'fortunati' inseriti stabilmente nel mondo del lavoro. Poi ci sono un milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano. Per loro, la pensione non è neanche all’orizzonte. Il dato poco rassicurante è emerso dal primo anno di lavoro del progetto 'Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali' di Censis e Unipol. Manovra a parte, l’argomento pensioni, attuali e future, continua ad essere ancora un «problema irrisolto» soprattutto in un Paese che invecchia e resta tra i più longevi del mondo. Nel 2030, infatti, gli over 64, secondo il Censis, saranno più del 26% della popolazione totale. Con quattro milioni di inattivi in più e due milioni di occupati in meno il sistema pensionistico italiano dovrà interrogarsi sulla propria sostenibilità. Se la macchina nel breve termine sembra resistere, a preoccupare è «il costo sociale e la riduzione delle tutele per le generazioni future », dice ancora lo studio. Il quadro ha più meno questi numeri: nel 2010 si va in quiescenza con una pensione pari al 72,7% dell’ultima retribuzione, invece nel 2040 i lavoratori dipendenti avranno un tasso di sostituzione di poco superiore al 60% mentre gli autonomi lo vedranno ridotto fino al 40%. Tutto ciò dopo aver versato nel primo caso 37 anni contributi e 38 nel secondo. La propria pensione fa paura per ora appena ad un giovane su dieci e il 70% degli under 30 non sa nemmeno quantificarla. La fine del periodo lavorativo invece fa tremare la generazione di mezzo che, immaginando le proprie disponibilità finanziarie in pensione, nel 35% dei casi sa di poter contare solo su quella pubblica e il 27% invece ha la sicurezza aggiuntiva della previdenza integrativa. Lo strumento però ad oggi non sembra voler decollare, visto che ne usufruisce appena il 9,1% degli aventi diritto. Solo il 6,3% poi intende attivarne uno, ma la maggioranza, il 74%, mostra ancora un certo disinteresse. Le stime del Censis tuttavia non sono piaciute al ministro del Welfare che reputa le «proiezioni opinabili». Per Maurizio Sacconi infatti «neanche la zingara saprebbe disegnare questo tipo di percorsi». La vulne- rabilità del periodo, porta ad «ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un tempo di così straordinari cambiamenti ». Ma una cosa si può certo iniziare a fare, secondo il capo del dicastero: organizzare sempre di più «forme di previdenza, di assistenza e di sanità complementare, con modalità comunitarie». Di opinione totalmente opposta il mondo sindacale che vede come nuovi poveri del futuro proprio i giovani attuali. «Nessuno fa niente per cambiare questa situazione», va giù duro il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni; tutti sanno quello che si deve fare, ma «ci sono tanti pappagalli che ripetono le cose ma non le cambiano». Le pensioni dei ragazzi, aggiunge il leader della C- gil Susanna Camusso «con il meccanismo che abbiamo, con la discontinuità lavorativa, saranno assolutamente insufficienti». La previsione dei ricercatori: rischi di tenuta nel breve periodo non ci sono, ma a lungo termine i costi sociali potrebbero diventare insostenibili PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "Ma nasce il fondo integrativo per i somministrati" 07/07/2011

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ECONOMIA 07-07-2011 Previdenza Agenzie per il lavoro e sindacati danno una risposta di tutela ai lavoratori «in affitto» senza ricorrere a contributi pubblici «Un modello unico in Europa»

Ma nasce il fondo integrativo per i somministrati

DA ROMA PAOLA SIMONETTI S e il sistema previdenziale pubblico si rivela sempre più limitato, i fondi pensione integrativi si confermano come uno strumento necessario per accrescere la tutela dei giovani lavoratori in particolare. Parte da questo assunto il progetto di Fontemp, presentato ieri a Roma, il primo e unico fondo pensione complementare a capitalizzazione per i lavoratori in somministrazione (gli ex interinali, lavoratori in affitto per intenderci) a tempo determinato e indeterminato, senza partecipazione statale. Frutto di un lungo lavoro di contrattazione e sottoscritto da Assolavoro, Felsa-Cisl, Nidil-Cgil, Uil- Temp, il fondo si propone di offrire una sponda di sicurezza ai lavoratori flessibili, con contratti non sempre stabili o in continuo mutamento. È dedicato ai dipendenti delle Agenzie per il lavoro firmatarie del contratto collettivo nazionale (del 24 luglio 2008), nonchè ai lavoratori di enti, associazioni e società a essi collegati. «Un modello unico in Europa – lo definisce Enzo Mattina, presidente Fontemp – per dare risposte concrete a quel 12-13% di lavoratori italiani senza le tutele dei dipendenti». Il fondo si alimenta del contributo base del lavoratore e del datore di lavoro dell’1% ognuno, più una quota integrativa fino al 4% su base mensile degli enti bilaterali. In particolare, sottolinea Fontemp, «se si è un somministrato con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, a fronte del versamento del Tfr, gli enti bilaterali verseranno un contributo pari al 4% della retribuzione. Se invece nel corso dell’anno solare si svolge una o più missioni per un massimo di sei mesi, a fronte del versamento del Tfr, gli enti verseranno un contributo pari al 4% della retribuzione per 6 mesi, indipendentemente da quanti giorni si è lavorato. Infine, se nel corso dell’anno si saranno svolte una o più missioni per più di sei mesi ma meno di dodici, a fronte del versamento del Tfr, sarà versato un contributo pari al 4% della retribuzione ricevuta a cui si sommerà un ulteriore 4% per un mese». Il Fondo garantirà al lavoratore la «portabilità» con altri fondi pensione, versamenti anche in periodi di lavoro non svolto, possibilità di ritiro anticipato di parte dei soldi accumulati, ma soprattutto, sottolineano con forza i promotori, controlli severi sulla sua gestione. Bacino potenziale di lavoratori interessati, circa 480mila persone, ma ora la sfida, sottolinea Mattina, sarà intercettarli, raccogliere materialmente le adesioni. Benché molto strutturata e varia in Italia, l’architettura della previdenza integrativa infatti, è ancora «molto poco usata – precisa Raffaele Capuano della Commissione vigilanza sui fondi pensione (Covip) – soprattutto dai giovani, fra i quali non c’è consapevolezza di quello che sta accadendo sul fronte previdenziale, ma che soprattutto si ritrovano troppo spesso impegnati a stabilizzare il loro presente rapporto di lavoro, piuttosto che pensare al futuro». I promotori si sono detti fiduciosi sul ruolo informativo delle Agenzie per il lavoro, dei media ma anche e soprattutto del passaparola. Un video divulgativo, prodotto per l’occasione, sarà diffuso sui canali più consoni ai giovani, ovvero quelli telematici. PRESSToday Rassegna stampa

Bresciaoggi(Abbonati) Data: "Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani" 07/07/2011

Indietro Stampa Mercoledì 30 Novembre -1 NAZIONALE Pagina 3

FUTURO DA POVERI. Previsioni del Censis. Sacconi: «Dati opinabili»

Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani

Protesta delle donne: «Spariti i 5 miliardi del welfare rosa per servizi e conciliazione»

ROMA Meno di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. È quanto emerge dai risultati del primo anno del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol: il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, oggi lavoratori dipendenti, andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. «Sono proiezioni molto opinali», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. La ricerca - elaborata su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%, e come pensione riceveranno una cifra ancora più bassa. E la previsione riguarda solo «i più "fortunati", cioè i 4 milioni con contratti standard: poi c'è 1 milione di autonomi o con contratti atipici e 2 milioni che non studiano nè lavorano». Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare», e in proposito «molto presto» convocherà le parti sociali. Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani: con le norme attuali, dice il segretario generale Susanna Camusso, «le pensioni del futuro saranno assolutamente insufficienti. E non vale - aggiunge - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non fanno subito la previdenza complementare». Il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla la stima sui giovani come «proiezioni assolutamente improbabili». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, riconosce che «nessuno fa niente per cambiare la situazione». Il rapporto ricorda, infine, che nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Intanto si mobilita il mondo «rosa», che parla di soldi «scippati» dalle borse delle donne, e che ieri mattina è sceso in piazza davanti al Senato per chiedere che i 4 miliardi di euro «risparmiati» grazie all'equiparazione dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego vengano utilizzati, «come promesso», per investimenti a favore di conciliazione e welfare. «Non è solo un problema femminile», ha detto il presidente onorario dell'associazione «Pari e dispare», Emma Bonino, «il Paese non può crescere senza il contributo delle donne, purtroppo l'articolo 13 della manovra conferma che il Governo sta andando nella direzione opposta».

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Canada.com Data: 07/07/2011 "CPP benefits should be doubled: Study"

Indietro Stampa CPP benefits should be doubled: Study Study proposes 'a fairly ambitious' expansion of the CPP By Jonathan Chevreau, Financial Post July 6, 2011

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Keith Horner is a retired pension expert who suggests Ottawa enhance the Canada Pension Plan to improve retirement security for the next generations. Photograph by: Dave Chan/National Post, Dave Chan/National Post

Even though a "Big CPP " was championed by losing parties in the recent election, the idea of almost doubling benefits paid out by the Canada Pension Plan refuses to die.

If a new and mandatory national defined benefit [DB] pension plan proposed by retired Finance Department mandarin Keith Horner gets traction, CPP and QPP benefits would jump from 25% to 40% of earnings up to $48,300 and from zero to 25% on a bigger salary base of $96,600.

In a 40-page paper published Tuesday by the Institute for Research on Public Policy, Mr. Horner makes the case for something just short of the Big CPP championed by the NDP, the Canadian Labour Congress and the Liberals in the election won by the Conservatives.

They felt building on the CPP was the best way to make up for the gradual loss of old- fashioned DB pensions being phased out by private-sector employers. The need is certainly there: Canadians haven't saved enough to make up the difference. Mr. Horner says 28% of modest-income earners ($25,000 to $60,000 per year) and 29% of middleincome earners ($60,000 to $100,000 per year) aren't saving enough to replace 90% of their working incomes.

Finance Minister Jim Flaherty hasn't ruled out a "modest" enhancement to the CPP, but the Conservatives instead pushed employer-sponsored Pooled Registered Pension Plans (PRPPs), which get only scant attention in Mr. Horner's report.

Mr. Horner bills his National DB Plan as a modest enhancement of CPP, but "modesty, like beauty, is in the eye of the beholder," quips Mercer partner Malcolm Hamilton. "To double the earnings limit and then to further increase the benefit on earnings up to the YMPE by 60% is, in my view, a fairly ambitious expansion of the CPP."

YMPE is Year's Maximum Pensionable Earnings, currently set at $48,300. It makes sense to base CPP contributions on a larger salary base. Doubling YMPE to $96,600 has also been championed by Morneau Shepell chief actuary Fred Vettese, but he doesn't think Mr. Horner's plan will be viable unless it offers a "target benefit" rather than a classic guaranteed defined benefit. This should be phased in with a safety valve to cut back on the pension promise if underlying investments don't pan out. "If the global experience the past few years has shown us anything, it is that rigid define-benefit plans pose too much risk, both for corporations and for governments."

Mr. Vettese says reform proposals often assume extra years gained by longevity breakthroughs go to retirement, but "we need to spend at least some of our extra longevity working." Also, he warns, employers may pare back their pensions so the total payout from all sources remains the same. At the same time, labour will want to keep any gains from expanding CPP but oppose offsetting reductions in employer pensions.

Unlike the current CPP, Mr. Horner's plan would be fully funded, have tax-deductible contributions and reduce RRSP room for participants, as do registered pension plans, Mr. Hamilton says. "It may ultimately be described as the 'second tier' of the CPP but conceptually it will be quite different."

In an interview, Mr. Horner admits things won't change overnight. His plan isn't a panacea for aging Baby Boomers who lack pensions and failed to save in RRSPs. It may improve things for tail-end Boomers born in the early 1960s, but would mostly benefit the younger generation that followed.

CARP director of advocacy Susan Eng says doubling CPP could be a problem if money directed to extra contributions kills jobs or makes it harder for families to pay off mortgages. But current maximum CPP premiums are modest and "increases would be less since they will not cover disability or spouse [survivor] pensions."

CPP is universal and predictable, but a supplement is needed to generate adequate retirement income. Ms. Eng would like to see top-flight pension managers administer PRPPs, with target benefits "as close to DB as you can get when you don't require employers to participate."

Mr. Horner sees PRPPs falling between voluntary and mandatory defined contribution pensions, the two main alternatives his report considers. PRPPs "may be a little more than voluntary, but I don't think the federal government can do automatic enrollment. The provinces might be able to."

He worries about high investment costs since financial institutions would be involved in PRPPs. They could however coexist with his DB plan. "They're not mutually exclusive," he says.

While declining pension coverage puts more onus on individual saving through RRSPs or group RRSPs, the report's appendix contains a surprising attack on tax-free savings accounts. Mr. Horner frets TFSAs will allow middleincome seniors to pay little income tax while collecting the Guaranteed Income Supplement, eventually crippling Ottawa's finances.

Mr. Hamilton is less enthused about this aspect. Mr. Horner "views a mandatory DB plan forcing the working poor to save money that will ultimately reduce their GIS benefits as a good thing," Mr. Hamilton said. "The government would profit handsomely by forcing the working poor to contribute to an expanded CPP and then denying them (through the GIS clawback) a reasonable return on their contributions."

Mr. Hamilton would rather see CPP expansion restricted to those earning over $20,000. "Those who earn less don't need to, and cannot afford to, save more for retirement."

Consultant Keith Ambachtsheer agrees if additional contributions go through TFSAs, rising GIS costs would hurt Canada's fiscal stability 30 years from now. That's why Mr. Horner favours the mandatory DB option, Mr. Ambachtsheer explains: "It produces taxable income down the road, thus reducing GIS eligibility." [email protected] PRESSToday Rassegna stampa

Centro, Il Data: "fisco e assistenza valgono 17 miliardi" 07/07/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - Attualità Fisco e assistenza valgono 17 miliardi Soldi in cassa anche se la legge delega non viene approvata Sulla previdenza complementare si avvia discussione

ROMA. La manovra economica presentata ieri dal ministro Tremonti è composta da un decreto legge e da una delega in materia fiscale e assistenziale. Il via libera del Quirinale è stato annunciato ieri in conferenza stampa al ministero del Tesoro dal sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta. Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco- assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposiziomne reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». Sacconi ha criticato infine le stime contenute nel rapporto Censis-Unipol sul welfare dei giovani, che indicano pensioni future sotto i 1000 euro. «Sono proiezioni molto opinabili - ha detto Sacconi - perché scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un periodo di così straordinari cambiamenti». Tuttavia, secondo il ministro, resta sicuramente «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, assistenza e di sanità complementari». (m.per.) Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco-assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposizione reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». (m.per.)

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Centro, Il Data: "giovani, pensioni da poveri" 07/07/2011

Indietro Stampa Censis-Unipol. Una ricerca evidenzia la curva negativa per chi inizia a lavorare oggi Giovani, pensioni da poveri Il 42% avrà meno di mille euro. Ancora peggio per gli atipici

ROMA. Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. È la desolante proiezione che emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol. La ricerca - sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l’indagine. E ricorda che «la previsione riguarda i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Inoltre, il rapporto Censis e Unipol, evidenzia che l’Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: «Nel 2030 gli anziani over-64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno». Per Censis e Unipol «se le riforme delle pensioni degli anni’90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future». Infatti, spiega l’indagine, «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Non mancano le prime valutazione. Le future pensioni per i giovani «con il meccanismo che abbiamo, con la discontinuità lavorativa e con il ritardo dell’ingresso nel mercato del lavoro, saranno assolutamente insufficienti», commenta il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Non solo il Censis, tutti gli studi dicono che, a sistema invariato, con una crescita così bassa e sei i punti di Pil persi negli ultimi anni e con i coefficienti di rivalutazione legati a questo criterio, le pensioni del futuro saranno pensioni troppo basse. E non vale - aggiunge la Camusso - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non si fanno subito la previdenza complementare; il lavoratore precario non ha le risorse per farlo». L’ad di Unipol, Carlo Cimbri, aggiunge: «Il livello delle prestazioni delle pensioni pubbliche va calando; il tasso di sostituzione ormai è sceso dal 90 al 70% ed è ancora in calo». PRESSToday Rassegna stampa

Cinco Dìas Data: 07/07/2011 "El PP rebajará la fiscalidad de los planes de pensiones si gobierna"

Indietro Stampa Jaume Viñas - Madrid - 07/07/2011 La singular fiscalidad de las pensiones privadas sufrirá una nueva vuelta de tuerca si el PP gana las elecciones. Fuentes de ese partido confirmaron CincoDías su objetivo de modificar el escenario tributario del principal vehículo de ahorro para la vejez. El equipo económico del PP aún no ha diseñado la propuesta concreta, sin embargo, la filosofía está clara: despenalizar a los contribuyentes que rescaten su pensión privada de una sola vez.

Ello implica dejar sin efecto la reforma de 2007 impulsada por el que fuera secretario de Estado de Hacienda, Miguel Ángel Fernández Ordóñez. El actual gobernador del Banco de España fue el artífice de la eliminación de la exención del 40% en el IRPF que podían aplicarse los contribuyentes que rescataban de golpe sus ahorros.

¿Una nueva exención?

Si bien los planes de pensiones son un vehículo de ahorro, tributan como rendimientos de trabajo. Ello significa que quien rescate su plan de pensiones de una sola vez tributará a un tipo mayor que quien opte por cobrar una renta periódica. De hecho, el Gobierno de José Luis Rodríguez Zapatero, en 2007, planteó prohibir el rescate de golpe de los planes de pensiones, una medida que no llegó a concretarse ante las airadas quejas de la patronal Inverco. Finalmente se optó por eliminar la exención del 40%.

La idea que está estudiando el PP pasa por volver a la situación anterior a 2007 y beneficiar fiscalmente a los contribuyentes que rescaten en un mismo ejercicio fiscal sus ahorros privados para la jubilación.

En cualquier caso, todo indica que se mantendrán las ventajas fiscales que recoge la normativa para las transferencias a los planes de pensiones privados. Actualmente, las aportaciones a los sistemas de previsión social permiten reducir la base imponible en el IRPF hasta un máximo de 10.000 euros anuales o 12.500 euros en caso de personas mayores de 50 años. En 2009, cuatro millones contribuyentes rebajaron su factura fiscal por aportaciones a planes de pensiones. Sin embargo, lo que no se tributa durante la vida laboral se paga al cobrar los recursos para la vejez.

La mayor esperanza de vida y el reciente aumento del periodo de cotización para calcular la jubilación provoca que cada vez más españoles opten por abrir un plan de pensiones privado. Ya son diez millones los contribuyentes que han elegido esta opción. De hecho, en los borradores del Pacto de Toledo se recomendaba elevar las ventajas fiscales de los planes de ahorro privado, una medida que nunca llegó a concretarse.

Cuando lo invertido para la vejez sustituye al paro El exponencial incremento del paro registrado en los últimos tres años ha llevado a muchos contribuyentes a rescatar su plan de pensione antes de llegar a la edad de jubilación. En 2010, más de 71.000 desempleados pidieron recuperar los ahorros para la vejez tras quedarse sin prestación por desempleo. Nunca antes se había registrado una cifra igual. De hecho, en 2006, este colectivo apenas alcanzaba los 6.000 contribuyentes. Y rescataron 326 millones frente a los 44 millones registrados en 2006. Un incremento que, junto con la situación económica, se explica porque el Gobierno redujo en 2009 las condiciones para reclamar los planes de pensiones antes de la jubilación. Economía eliminó la obligación de estar 12 meses desempleado para recibir los ahorros para la vejez. En este sentido, el PP propuso el jueves en el Senado una moción para dejar exentos los rescates de planes de pensiones. Se trata de una medida de máximos que, difícilmente se incluirá en el programa electoral. Con todo, la propuesta obtuvo el apoyo de CiU y finalmente fue aprobada. La vicepresidenta económica Elena Salgado ya ha repetido más de una vez que el Gobierno no planea modificar la tributación de las pensiones. Desde el PSOE, indican que una rebaja de la fiscalidad de los planes de pensiones privados beneficiará sobre todo a las rentas altas. La estadística de Hacienda indica que el 18% de los contribuyentes que ganan entre 12.000 y 24.000 (el grupo más numeroso en el IRPF) realizaron aportaciones a un plan de pensiones. A medida que aumenta el nivel de renta, también lo hace el porcentaje de contribuyentes que destinan una parte de sus ingresos al ahorro para la vejez. Por ejemplo, el 60% de los declarantes que ganan entre 60.000 y 150.000 euros al año cuenta con un plan de pensiones. Las cifras 4,2 millones de contribuyentes se benefician de la reducción en el IRPF por realizar aportaciones a planes de pensiones. 10,7 millones de españoles contaban en 2010 con un plan de pensiones. La cifra no alcanzaba los cinco millones diez años atrás. 1.364 euros alcanzó la aportación media a planes de pensiones en 2009. PRESSToday Rassegna stampa

Citta' di Salerno, La Data: "fisco e assistenza valgono 17 miliardi" 07/07/2011

Indietro Stampa Pagina 2 - Attualita Fisco e assistenza valgono 17 miliardi Soldi in cassa anche se la legge delega non viene approvata Sulla previdenza complementare si avvia discussione

ROMA. La manovra economica presentata ieri dal ministro Tremonti è composta da un decreto legge e da una delega in materia fiscale e assistenziale. Il via libera del Quirinale è stato annunciato ieri in conferenza stampa al ministero del Tesoro dal sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta. Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco- assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposiziomne reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». Sacconi ha criticato infine le stime contenute nel rapporto Censis-Unipol sul welfare dei giovani, che indicano pensioni future sotto i 1000 euro. «Sono proiezioni molto opinabili - ha detto Sacconi - perché scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un periodo di così straordinari cambiamenti». Tuttavia, secondo il ministro, resta sicuramente «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, assistenza e di sanità complementari». (m.per.) Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco-assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposizione reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». (m.per.)

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Citta' di Salerno, La Data: "giovani, pensioni da poveri" 07/07/2011

Indietro Stampa Censis-Unipol. Una ricerca evidenzia la curva negativa per chi inizia a lavorare oggi Giovani, pensioni da poveri Il 42% avrà meno di mille euro. Ancora peggio per gli atipici

ROMA. Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. È la desolante proiezione che emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol. La ricerca - sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l’indagine. E ricorda che «la previsione riguarda i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Inoltre, il rapporto Censis e Unipol, evidenzia che l’Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: «Nel 2030 gli anziani over-64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno». Per Censis e Unipol «se le riforme delle pensioni degli anni’90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future». Infatti, spiega l’indagine, «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Non mancano le prime valutazione. Le future pensioni per i giovani «con il meccanismo che abbiamo, con la discontinuità lavorativa e con il ritardo dell’ingresso nel mercato del lavoro, saranno assolutamente insufficienti», commenta il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Non solo il Censis, tutti gli studi dicono che, a sistema invariato, con una crescita così bassa e sei i punti di Pil persi negli ultimi anni e con i coefficienti di rivalutazione legati a questo criterio, le pensioni del futuro saranno pensioni troppo basse. E non vale - aggiunge la Camusso - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non si fanno subito la previdenza complementare; il lavoratore precario non ha le risorse per farlo». L’ad di Unipol, Carlo Cimbri, aggiunge: «Il livello delle prestazioni delle pensioni pubbliche va calando; il tasso di sostituzione ormai è sceso dal 90 al 70% ed è ancora in calo». PRESSToday Rassegna stampa

Cittadino, Il Data: "Giovani, pensioni "mini" per il 42%" 07/07/2011

Indietro Stampa Giovani, pensioni “mini” per il 42% Roma Il 42% dei lavoratori dipendenti che oggi hanno tra i 25 e i 34 anni andrà in pensione, nel 2050, con meno di 1.000 euro al mese. È quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” condotto dal Censis e dall’Unipol. Attualmente, infatti, i giovani al lavoro che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro sono il 31,9%: ciò significa, si legge nel rapporto, «che in molti si troveranno ad avere una pensione pubblica più bassa del reddito di inizio carriera». Una previsione, questa, che riguarda i più “fortunati” cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato di lavoro con contratti standard; senza cioè contare quel milione di giovani autonomi o con contratti atipici e i due milioni di giovane che non studiano né lavorano, dice ancora il rapporto. In Italia, d’altra parte, si legge ancora «il problema pensioni non è risolto»: l’Italia, infatti è uno dei paesi più vecchi e longevi al mondo. Nel 2030 gli anziani over 64, dice ancora lo studio Censis-Unipol, sarano più del 26% della popolazione totale, ci saranno, cioè, quattro milioni di persone non attive in più e due milioni di attivi in meno. Il sistema pensionistico dunque dovrà confrontarsi con seri problemi di compatibilità ed equità. «Se le riforme degli anni ‘90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema previdenziale, oggi preoccupa il costo sociale e la riduzione delle tutele per le generazioni future», dice ancora il rapporto sottolineando come a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% per il 2010, i lavoratori dipendenti, nel 2040, beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione, mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40%.Scettico sui dati il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi per il quale «le proiezioni di questo tipo sono molto opinabili perché scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un tempo di così straordinari cambiamenti». «Sono dati che non capisco, neanche la zingara saprebbe disegnare percorsi simili e io diffido da proiezioni di questo genere, anche se questo non significa sottovalutare l’esigenza di pensare al futuro», aggiunge sottolineando come «resta la necessità di organizzare forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementari con modalità comunitarie».(Adnkronos) PRESSToday Rassegna stampa

City Data: "Giovani, in pensione nel 2050 con meno di mille euro al mese" 07/07/2011 Indietro Stampa Giovani, in pensione nel 2050 con meno di mille euro al mese

Studio del Censis Futuro di vacche magre per chi oggi lavora e ha fra i 25 e i 34 anni. E le famiglie, intanto, sborsano 958 euro l’anno per le spese sanitarie. Se molti pensionati italiani sono in difficoltà nell’arrivare a fine mese, in un futuro non troppo lontano la situazione potrebbe aggravarsi pesantemente. Secondo i primi risultati di una ricerca di Censis e Unipol, il 42% dei giovani fra i 25 e i 34 anni, che oggi sono lavoratori dipendenti, quando andrà in pensione - intorno al 2050 - si ritroverà in tasca meno di 1.000 euro al mese. Oggi i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra sotto ai 1.000 euro sono il 31,9%. “Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito più basso di quello a inizio carriera”, si spiega nell’indagine. Ma “la previsione riguarda i più fortunati”, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro. “Poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano”. L’Italia è uno dei Paesi più vecchi del mondo. Nel 2040 i lavoratori dipendenti avranno una pensione “pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi anche meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)”. Sanità sempre più cara Il rapporto Censis-Unipol ha affrontato poi il tema della sanità. Ed emerge è che i servizi sanitari sono sempre più pagati di tasca propria dagli italiani. In media, visite mediche specialistiche e l’acquisto di medicinali a prezzo pieno costano 958 euro all’anno a famiglia. Il ricorso a prestazioni sanitarie private è oggi molto diffuso. Nell’ultimo anno solo il 19,4% delle famiglie italiane ne ha potuto fare a meno. Invece, più del 70% ha acquistato medicinali a prezzo pieno in farmacia; più del 40% è ricorso a sedute odontoiatriche; quasi il 35% a visite mediche specialistiche e più del 18% a prestazioni diagnostiche. PRESSToday Rassegna stampa

Comunicati.net Data: 07/07/2011 "Manovra: sbagliata e socialmente insostenibile. Così si "tassa la povertà". Ipensionati della Cia pronti a dare battaglia"

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Manovra: sbagliata e socialmente insostenibile. Così si "tassa la povertà". Ipensionati della Cia pronti a dare battaglia

Allegati

comunicato 300.doc

06/lug/2011 13.41.00 Confederazione italiana agricoltori

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Manovra: sbagliata e socialmente insostenibile. Così si “tassa la povertà”. I pensionati della Cia pronti a dare battaglia

Il presidente dell’Anp-Cia, Vincenzo Brocco, giudica inique e penalizzanti le misure del Governo. Si colpiscono le pensioni e si tagliano i fondi per il sistema socio-assistenziale. Servono interventi che favoriscano il recupero del potere d’acquisto per le pensioni più basse.

Una manovra sbagliata e socialmente insostenibile. L’Anp, l’associazione nazionale pensionati della Cia-Confederazione italiana agricoltori, è fortemente delusa dai provvedimenti di natura e economica e finanziaria del Governo ed è pronta a dare battaglia affinché vengano corrette misure giudicate “inique, discriminati e penalizzanti”. “La manovra del Governo, nella versione approvata dal Consiglio dei ministri -ha affermato Vincenzo Brocco, presidente dell’Anp-Cia- contiene quattro certezze: non sono previsti interventi a favore delle pensioni più basse, anzi quelle medio/basse subiranno una decurtazione; si andrà gradualmente in pensione più tardi; vi saranno meno fondi per il sistema socio/assistenziale; saranno ripristinati i ticket sui medicinali e sui pronto soccorso” . “In una situazione in cui gli effetti della crisi economica assumono sempre più le caratteristiche di ‘crisi sociale’ e numerosi anziani sono costretti a vivere ai limiti della sopravvivenza, l’Anp-Cia -ha aggiunto Brocco- chiede con fermezza al Governo e al Parlamento di correggere queste norme inique, evitando di ‘tassare la povertà’ e introducendo invece interventi che favoriscano il recupero del potere d’acquisto per le pensioni più basse. Nell’ultimo decennio -ricorda l’Anp-Cia- le pensioni medio/basse hanno già subito una riduzione del 30 per cento del proprio potere d’acquisto. Inoltre gli anziani, negli ultimi tre anni, hanno visto ridurre del 76 per cento lo stanziamento a favore delle politiche sociali e nell’ultimo anno è stato azzerato anche il fondo per la non autosufficienza. Infine, a partire dalle pensioni minime di 465 euro al mese, i pensionati attendono un parziale e selettivo recupero del ‘fiscal-drag’. “Il Governo, in una fase di così profonda crisi economica e sociale -ha rilevato il presidente dell’Anp- dovrebbe impegnarsi a colpire i privilegi, a ridurre le disuguaglianze sociali, a combattere con decisione l’evasione fiscale, a dare corso a una politica di rigore e di rilancio della crescita (così come chiesto dall’Unione europea, dalla Bce e dall’Fmi), non a dare la ‘caccia alle streghe’ e fare la guerra ai più poveri”. “E’ ora che le associazioni dei pensionati si muovano unitariamente, siano ascoltate e coinvolte in tutte le fasi decisionali della politica previdenziale e sociale del Paese. L’Anp- Cia - ha concluso il presidente Brocco- si unisce alla generale protesta dei pensionati e si adopererà per le necessarie correzioni della manovra. Abbiamo indetto per il prossimo 15 luglio la riunione nazionale dei presidenti regionali e promuoveremo, sia direttamente sia con il Cupla (Coordinamento unitario dei pensionati del lavoro autonomo), tutte le iniziative politiche e sindacali che riterremo più utili”.

______Settore Comunicazione e Immagine CIA- Confederazione italiana agricoltori Via Mariano Fortuny, n. 20 00196-ROMA Tel. 06-3227008 Fax 06-3208364 E-mail: [email protected] PRESSToday Rassegna stampa

Conquiste del Lavoro Data: "PREVIDENZA, nasce Fontemp" 07/07/2011

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PREVIDENZA, nasce Fontemp

di Manlio Masucci

Un fondo pensione complementare destinato ai lavoratori in somministrazione a tempo determinato e indeterminato che nasce dal lavoro congiunto delle parti sociali. Il fondo Fontemp, istituito da NidilL Cgil, Felsa Cisl, UilTemp e Assolavoro, è stato presentato presso l'ufficio del Parlamento Europeo a Roma e rappresenta il primo e unico fondo pensione complementare a capitalizzazione per i lavoratori in somministrazione. Si tratta di una platea di almeno 480 mila lavoratori. Saranno gli enti bilaterali del settore, Formatemp ed Ebitemp, a finanziare il fondo mentre per il lavoratore non ci sarà alcun onere aggiuntivo. Il fondo, che permetterà tra l'altro di non maturare vuoti contributivi, non rappresenta una novità solo a livello nazionale ma anche a livello europeo. Secondo Enzo Mattina, presidente Fontemp, si tratta di un modello destinato a fare scuola: "E' stato migliorato il quadro delle tutele - ha spiegato Mattina - attraverso la contrattazione e questo approccio rappresenta un modello da seguire anche in altri settori". Una formula basata su una logica di "accompagnamento", secondo Ivan Guizzardi, segretario generale Felsa Cisl, che ha spiegato come la somministrazione sia da considerarsi come l'inizio di un percorso lavorativo. A garantire il buon funzionamento del fondo ci sarà la Covip, l'autorità amministrativa che ha il compito di vigilare sui fondi pensione complementari. La garanzia per i lavoratori sarà dunque altissima grazie a un sistema di controlli incrociati che ridurrà praticamente a zero la possibilità di comportamenti anomali. I contributi saranno investiti in strumenti finanziari da parte di intermiediari professionali selezionati sulla base delle regole dettate dalla Covip. Il prossimo passo sarà ora quello di informare i lavoratori su questo nuovo strumento che rappresenta, di fatto, una tutela aggiuntiva. Un obiettivo ambizioso considerando il basso tasso di adesione alla previdenza complementare in Italia. La prima preoccupazione di un lavoratore, osserva Raffaele Capuano, direttore del Covip, è quella della stabilizzazione del rapporto lavorativo mentre l'importanza della previdenza complementare passa in secondo piano. Un approccio rischioso, considerando che la previdenza pubblica non appare essere più sufficiente a mantenere un tenore di vita analogo a quello dell'età lavorativa. Alla base del lavoro congiunto delle parti sociali, cè anche il tentativo di regolamentare la precarietà attraverso forme di tutela che garantiscano i lavoratori anche nei periodi di non impiego. Un netto segnale al mondo politico affinchè le buone pratiche possano essere estese anche ad altri settori. Il settore si pone quindi come un vero laboratorio per la definizione degli equilibri più avanzati, secondo Assolavoro che definisce Fontemp come lo stato attuale più avanzato della flexsecurity.

(6 luglio 2011)

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Corriere dell'Umbria Data: 07/07/2011 "Tre milioni per novantatré pensioni."

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Tre milioni per novantatré pensioni.

La riduzione dei costi della politica non può rimanere soltanto un o sterile dibattito. Brega chiede una riflessione e una legge per abolire il vitalizio degli ex consiglieri regionali. PERUGIA 06.07.2011 indietro

Gli ex inquilini di Palazzo Cesaroni costano 3 milioni l’anno

Tre milioni di euro. Novantatré pensioni che costano tre milioni di euro. Ogni anno. Chi sono i fortunatissimi? Gli ex consiglieri regionali che intascano ogni mese, finché morte non ci separi, un vitalizio d’oro. Che forse è ora di cancellare. Finalmente anche secondo alcuni esponenti della politica che iniziano a rendersi conto come certi privilegi stridano fortemente con il difficile momento che stanno attraversando gli italiani. Tra questi c’è Eros Brega, presidente del consiglio regionale dell’Umbria. E’ stato lui ad annunciare ai capigruppo l’intenzione di avviare entro il mese una profonda riflessione sul concetto di “riduzione dei costi della politica“ che possa condurre a un’azione concreta di risparmio della spesa pubblica. Un concetto molto discusso quello dei costi della politica, di cui beneficiano gli stessi protagonisti dei palazzi che ne parlano, ne parlano, ne parlano, ma senza mai passare ai fatti. E cioè senza mai tagliare. Brega chiede di riflettere, ma anche di agire. E ha già trovato sponda sulle forze politiche, sia di maggioranza che di opposizione. Insomma dall’Umbria potrebbe essere lanciato un segnale forte in questa direzione. Proprio il presidente è tra quelli convinti che la politica non possa più concedersi i lussi che poteva permettersi nel passato. Chiaro, va dato un riconoscimento economico a chi si occupa della collettività, ma devono essere ridotte drasticamente le distanze tra chi amministra e i cittadini. E quello dei vitalizi è un problema che deve essere affrontato. Sono ormai diverse le voci che si levano per chiederne la cancellazione e la proposta, seppur a fatica, sta pian piano facendo strada. La riflessione che chiede Brega è anche sul “come” cancellare le “pensioncine d’oro”. Parlarne senza agire, infatti, rischia di essere demagogico, mentre sancire i principi e rinviarne l’attuazione alla prossima legislatura, potrebbe essere politicamente strumentabile. E poi in che maniera? Con effetto retroattivo e quindi privando improvvisamente di un “diritto” ex amministratori che di quel “diritto” godono da anni? La riflessione è appena iniziata e sappiamo bene che nonostante la buona volontà di un presidente del consiglio, la politica ha i suoi tempi, che non sono certo brevissimi. E’ facile prevedere che dall’analizzare al tagliare, di anni ne passeranno ancora diversi. A tracciare una via per la riduzione dei costi della politica ci ha provato anche Riccardo Nencini, ex presidente dell’assise regionale della Toscana. Lui, ad esempio, vorrebbe equiparare le indennità dei consiglieri di tutte le regioni: perché chi è eletto in Lombardia non ha lo stesso stipendio di chi ricopre lo stesso ruolo in Calabria? Un’altra riflessione aperta. Eros Brega, però, non ha alcuna intenzione di fermarsi agli aspetti teorici. Della vicenda non vuole coinvolgere solo i livelli politici regionali, ma anche quelli nazionali, nella sua veste di vicepresidente dei consigli regionali. Una crociata senza speranza oppure la politica inizierà davvero a capire che deve cominciare a riavvicinarsi alla vita reale se non vuole essere travolta dagli stessi elettori?

Giuseppe Silvestri PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Pensioni, norme meno severe" 07/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Prima data: 07/07/2011 - pag: 1 Pensioni, norme meno severe

Tremonti: il lodo Mondadori? Chiedete a Letta Manovra, il governo pronto a modifiche sulle pensioni. Napolitano firma il decreto, ma, dice, «da solo non basta» . Tremonti: il lodo Mondadori? Chiedete a Letta. DA PAGINA 2 A PAGINA 9 PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Sacconi, le previsioni sulle pensioni e l' «effetto zingara»" 07/07/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Economia data: 07/07/2011 - pag: 31 Sacconi, le previsioni sulle pensioni e l' «effetto zingara»

ROMA Il 42%dei lavoratori dipendenti 25-34enni di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. E' la previsione del primo studio Censis-Unipol, nato nell'ambito del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» , presentato ieri a Roma. Lo studio intende mettere in evidenza come, in un Paese tra i più vecchi e longevi al mondo (nel 2030 gli over 64 saranno il 26%della popolazione), il sistema previdenziale pubblico con ogni probabilità non potrà garantire a chi comincia oggi a lavorare un reddito più alto o pari all'attuale. «E' perciò indispensabile un cambiamento nella ripartizione delle responsabilità tra intervento pubblico e oneri privati, familiari e individuali» ha sottolineato l'amministratore delegato del Gruppo Unipol, Carlo Cimbri. «Non possiamo pensare di ricorrere sempre a "mamma Inps" ha rincarato Giuseppe De Rita, presidente del Censis . Occorre utilizzare al meglio le risorse private facendole convergere in un sistema organizzato che razionalizzi il sistema di offerta e induca una riduzione» . Sul punto è intervenuto, non senza toni polemici, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi: «Neanche la zingara saprebbe disegnare questo tipo di percorsi» ha attaccato, riferendosi alla proiezione sulle pensioni dei giovani, presentata da Censis-Unipol. «Credo ha spiegato il ministro che proiezioni di questo tipo siano molto opinabili. Scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un tempo di così straordinari cambiamenti» . Per il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, intervenuto alla tavola rotonda moderata dal vicedirettore del Corriere, Antonio Macaluso, serve «consapevolezza e informazione» sul futuro delle pensioni, mentre per il leader della Cgil, Susanna Camusso, bisogna, per aiutare i giovani, «abolire un po' di forme di precarietà» e introdurre ammortizzatori sociali che consentano loro di riuscire a accumulare contributi e crearsi una base pensionistica. Antonella Baccaro RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Dire Data: 07/07/2011 "Generazione 'mille euro' senza futuro: il 42% avrà una pensione misera"

Indietro Stampa Generazione 'mille euro' senza futuro: il 42% avrà una pensione misera Ricerca del Censis: 4 milioni di giovani con contratti standard saranno praticamente poveri. E sono quelli fortunati...

ROMA - Generazione "mille euro" a rischio poverta', chi guadagna poco oggi, avra' un reddito ancora inferiore in vecchiaia. L'allarme arriva da una ricerca del Censis per Unipol, presentata oggi a Roma nel corso del convegno "Welfare, italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali". Secondo l'indagine il 42% dei lavoratori dipendenti tra i 25 e 34 anni andra' in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese.

Attualmente i lavoratori in questa fascia di eta' che guadagnano meno di mille euro sono il 31,9%, questo significa che in molti si troveranno ad avere una pensione pubblica inferiore al reddito che avevano a inizio carriera. Non solo, ma questa previsione riguarda quelli "piu' fortunati", cioe' i 4 milioni di giovani ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard. Fuori dal conteggio restano, infatti, i giovani autonomi o con contratti atipici, che sono circa un milione e i 2 milioni di ragazzi che non studiano ne' lavorano.

"Negli ultimi tempi il dibattito sulle pensioni si e' sterilizzato-sottolinea la ricerca- perche' i conti degli enti previdenziali sono stati rimessi in ordine. Ma a soffrire in futuro saranno i conti delle famiglie: quanti oggi possono dire con serenita': mi godro' la pensione?". L'Italia e' infatti uno dei paesi piu' vecchi e longevi al mondo. Nel 2030 gli anziani over 64 saranno piu' del 265 della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in piu' e 2 milioni di attivi in meno. Per questo, aggiungono i ricercatori, "il sistema pensionistico dovra' confrontarsi con seri problemi di compatibilita' ed equita'". "Se le riforme delle pensioni negli anni '90 hanno garantito la sostenibilita' a medio termine- si legge nell'indagine-. Oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future". A fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco piu' del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi) mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi).

6 luglio 2011 Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia Dire» e l'indirizzo «www.dire.it» PRESSToday Rassegna stampa

Europa Data: 07/07/2011 "L'asse con Cisl e Uil va in pensione"

Indietro Stampa Articolo Sei in News Analysis 7 luglio 2011

L’asse con Cisl e Uil va in pensione

Non basta il malumore degli enti locali, anche Bonanni e Angeletti criticano la manovra

Una manovra gattopardesca. Pronta a cambiare secondo il bisogno anche se in un lasso di tempo ristretto (nemmeno un mese). Purché il tutto avvenga a saldi invariati. Mentre a palazzo Chigi stanno ancora spazzando i cocci della ritirata norma salva-Fininvest, il testo della manovra firmato ieri dal capo dello stato e pubblicato in Gazzetta ufficiale è in itinere. Almeno su due fronti caldi e palesemente iniqui del decreto: il blocco della rivalutazione delle pensioni e il bollo sul conto titoli. Nella conferenza stampa di illustrazione della Finanziaria, servita al governo per dare una prova muscolare di unità dissolta alla luce delle dichiarazioni dei singoli ministri, il titolare dell’economia Giulio Tremonti precisa che potranno essere oggetto “di valutazione” possibili alternative su pensioni e conto titoli «solo a saldi invariati». Con al fianco il ragioniere generale dello stato Mario Canzio, il ministro non interviene sul merito di misure che, tuttavia, indirettamente conferma essere state inserite solo per fare cassa. Già, perché se Tremonti ha insistito nel sostenere che il testo approvato in consiglio dei ministri è quello presentato al capo dello stato, non è certo quello che lo stesso ministro aveva in precedenza sottoposto all’attenzione dei sindacati. La Cisl, che con Tremonti e Sacconi ha avuto due incontri preventivi, aveva discusso dell’anticipazione al 2014 dell’aggancio dell’età pensionabile alle speranze di vita e dell’aumento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato, strappando un posticipo al 2020. A quel tavolo non si era parlato del blocco totale o parziale delle rivalutazioni delle pensioni. Misura che, con ogni probabilità, è stata inserita all’ultimo dalla Ragioneria dello stato per far quadrare i conti di una manovra che presenta più di un problema in tema di coperture finanziarie. Una misura che nelle ore immediatamente precedenti la conferenza stampa il ministro del lavoro Sacconi si era detto pronto a modificare: «Siamo apertissimi a discuterne, come abbiamo detto da subito». Un’apertura che, invece, lo stesso Sacconi non è pronto a ripetere in conferenza stampa al tesoro, davanti a Tremonti e allo stesso Canzio, visto che quando gli viene data la parola declina l’invito. Eppure Sacconi in precedenza era stato più che possibilista di fronte alla modifica di una norma che, una volta tanto, vede contraria non solo l’opposizione, ma anche la stessa maggioranza: «Verifichiamo i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi è disposto». Poco importa che il ministro abbia definito appartenenti a fasce medie e alte assegni previdenziali dell’ordine di 1428 euro lordi al mese. Tanto è bastato perché la Cisl chiedesse una verifica immediata. Nel giudicare positivamente l’apertura di Sacconi, il segretario generale di via Po, Raffaele Bonanni, ha chiesto di andare subito a una verifica: «Voglio pensare che Tremonti voglia essere disponibile nell’interesse di chi ha bisogno di rendere trasparenti le azioni della manovra». I sindacati non hanno dubbi: sulla rivalutazione delle pensioni la norma va corretta. Il tema è stato discusso nel le segreterie congiunte Cisl-Uil, che si è riunito martedì sera e si è decisa la mobilitazione dei lavoratori con un presidio permanente davanti al parlamento e iniziative in tutta Italia. Anche la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, si è augurata che Sacconi mantenga le promesse pur ricordando che il ministro «aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni». E sul conto titoli? Il bollo che insisterà su dieci milioni di conti titoli e porterà nelle casse dello stato 8 miliardi di euro finirà con il penalizzare, proprio per la scarsa progressività, tanti piccoli risparmiatori a cominciare da quei pensionati, possessori di Bot, che in questo modo cercano di evitare che i pochi risparmi siano svalutati dall’inflazione.

Raffaella Cascioli PRESSToday Rassegna stampa

Fatto Quotidiano.it, Il Data: 07/07/2011 "Manovra, il ministro Sacconi "Sulle pensioni pronti a modifiche""

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Manovra, il ministro Sacconi “Sulle pensioni pronti a modifiche”

Sulla norma relativa alla rivalutazione parziale delle pensioni, inserita nella manovra, “siamo pronti a modifiche”. Lo ha assicurato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. “Siamo apertissimi a discuterne, come abbiamo detto da subito”.

”Le fasce più basse sono indicizzate al 100 per cento. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche”, ha affermato Sacconi, parlando a margine di una iniziativa organizzata da Censis e Unipol. “Ma non dimentichiamo – ha aggiunto – che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i governi di centrosinistra. Eviterei, quindi, una polemica ideologica a questo proposito. Verifichiamo i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discuterne come abbiamo detto da subito”.

Le stime, contenute nel rapporto Censis-Unipol sul welfare, che indicano per i giovani di oggi pensioni future sotto i mille euro, rappresentano “proiezioni molto opinabili”, ha detto Sacconi. Le stime “scontato ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un tempo fatto di così straordinari cambiamenti”, ha spiegato il ministro. Per Sacconi è, quindi, difficile “divinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci”. Tuttavia, resta la “necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, assistenza, di sanità complementari”.

PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 07/07/2011 "Sulla rivalutazione delle pensioni il governo è pronto alle modifiche"

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Sulla rivalutazione delle pensioni il governo è pronto alle

modifiche

ROMAIl governo metterà mano alla manovra per modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Siamo pronti a modifiche», annuncia il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Sono possibili alternative, ma solo a saldi invariati», conferma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel corso della conferenza stampa al Tesoro convocata per illustrare le misure del decreto. Proposte in tale direzione saranno «oggetto di valutazione», dice. «Siamo apertissimi a discuterne», assicura Sacconi, parlando a margine di un'iniziativa proprio sul welfare, dove partecipa insieme alle parti sociali, dopo una richiesta degli stessi sindacati al governo di ritirare la norma che blocca, per il biennio 2012-2013, la rivalutazione automatica delle pensioni superiori a 5 volte (sopra i 2.380 euro) quelle minime. Per le fasce comprese tra 3 e 5 volte, la rivalutazione rispetto all'inflazione scende al 45%. Una misura «socialmente ingiusta», la definiscono Cisl e Uil. «Le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche», afferma Sacconi. «Ma non dimentichiamo – evidenzia – che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i governi di centrosinistra. Eviterei, quindi, una polemica ideologica a questo proposito. Verifichiamo – sottolinea – i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discuterne, come abbiamo detto da subito». Apertura che il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, giudica positivamente: «Andiamo subito ad una verifica». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, «suggerisce anche come coprirla: anticipando la tassazione sulle transazioni finanziarie». Scettica il leader della Cgil, Susanna Camusso: «Spero lo facciano davvero. Il ministro – dice riferendosi a Sacconi – aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni...». Si sofferma, invece, sulla necessità di tagliare la spesa pubblica per scongiurare il rischio Grecia, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «In un momento complesso come questo, il nostro Paese ha bisogno di tagliare la spesa pubblica, di riequilibrare i conti, altrimenti rischia di diventare come la Grecia». PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 07/07/2011 "Una "magra" pensione aspetta i giovani d'oggi"

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Una "magra" pensione aspetta i giovani d'oggi

ROMAMeno di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. Il quadro è quello tracciato dai risultati del primo anno del progetto "Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali" di Censis e Unipol: il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, lavoratori dipendenti di oggi – dice – andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. «Sono proiezioni molto opinabili», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui è difficile «divinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci». La ricerca – sulla base della stima elaborata dal Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato – sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l'indagine. E la previsione riguarda solo «i più "fortunati", cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare». E proprio sulla previdenza complementare fa sapere che «molto presto» convocherà le parti sociali «per fare una grande campagna di adesione». Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani: con le norme attuali, dice il segretario generale Susanna Camusso, «le pensioni del futuro saranno troppo basse, assolutamente insufficienti. E non vale – aggiunge – scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non fanno subito la previdenza complementare». Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla la stima sui giovani come «proiezioni assolutamente improbabili». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, riconosce che «nessuno fa niente per cambiare la situazione».(d.m.) PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta dello Sport (Ed. Roma) Data: "Pensioni: un solo rimedio Pensateci presto e da soli IlCommento" 07/07/2011

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GAZZETTA DELLO SPORT - GAZZETTA ROMA sezione: data: 07/07/2011 - pag: 23 Pensioni: un solo rimedio Pensateci presto e da soli IlCommento

di ENRICO ROMAGNA-MANOJA* C'era un tempo in cui chi andava in pensione sapeva di poter contare su un assegno di poco inferiore allo stipendio che percepiva. Oggi la certezza è che i giovani usciranno dal mondo del lavoro (sempre che siano così fortunati da riuscire ad entrarvi) quando avranno quasi 70 anni e con una pensione che supererà a malapena la metà della loro ultima busta-paga. Secondo il Censis il 42%di chi ha oggi tra i 25 e 34 anni andrà in pensione con meno di 1.000 euro al mese, meno di quanto guadagna una brava colf filippina o una badante rumena. Le proiezioni del Censis arrivano proprio mentre il governo manda in Parlamento la sua manovra economica che, sul fronte pensionistico, avvia il progressivo allungamento dell'età in cui si potrà lasciare il lavoro, riduce (fino ad annullarla per gli importi più elevati) l'indicizzazione delle pensioni al costo della vita e porta da 60 a 65 anni entro il 2032 l'età pensionabile delle donne. Come proteggersi da questa stretta micidiale? C'è un modo solo: cominciare a costruirsi una piccola pensione integrativa fin da giovani. Basta anche iniziare con appena 50 euro al mese, da incrementare mano a mano che crescono i propri guadagni, per evitare che, da vecchietti, non si riesca più ad arrivare a fine mese. Pensarci da cinquantenni è troppo tardi e condanna inevitabilmente ad una vecchiaia difficile. *Direttore de Il Mondo PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta di Mantova, La Data: "pensioni sotto mille euro per un giovane su due" 07/07/2011

Indietro Stampa GENERAZIONI A RISCHIO POVERTà Pensioni sotto mille euro per un giovane su due

ROMA Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. È quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol. La ricerca - sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l’indagine. E ricorda che «la previsione riguarda i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Inoltre, il rapporto Censis e Unipol, evidenzia che l’Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: «Nel 2030 gli anziani over-64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno». Per Censis e Unipol «se le riforme delle pensioni degli anni ’90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future». Infatti, spiega l’indagine, «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Le future pensioni per i giovani «con il meccanismo che abbiamo, con la discontinuità lavorativa e con il ritardo dell’ingresso nel mercato del lavoro, saranno assolutamente insufficienti», commenta il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Non solo il Censis, tutti gli studi dicono che, a sistema invariato, con una crescita così bassa e sei i punti di Pil persi negli ultimi anni e con i coefficienti di rivalutazione legati a questo criterio, le pensioni del futuro saranno pensioni troppo basse. E non vale - aggiunge - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non si fanno subito la previdenza complementare; il lavoratore precario non ha le risorse per farlo». L’ad di Unipol, Carlo Cimbri, aggiunge: «Il livello delle prestazioni delle pensioni pubbliche va calando; il tasso di sostituzione ormai è sceso dal 90 al 70% ed è ancora in calo». PRESSToday Rassegna stampa

Giornale di Brescia Data: 07/07/2011 "Pensioni, possibili modifiche sulla rivalutazione Sacconi: siamo disponibili a una discussione. Cisl e Uil: è una misura socialmente ingiusta"

Indietro Stampa Pensioni, possibili modifiche sulla rivalutazione Sacconi: siamo disponibili a una discussione. Cisl e Uil: è una misura socialmente ingiusta ROMA Il Governo metterà mano alla manovra per modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Siamo pronti a modifiche», annuncia il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Sono possibili alternative, ma solo a saldi invariati», conferma Tremonti. «Siamo apertissimi a discuterne», assicura Sacconi, parlando a margine di un'iniziativa proprio sul welfare, dopo una richiesta degli stessi sindacati al Governo di ritirare la norma che blocca, per il biennio 2012- 2013, la rivalutazione automatica delle pensioni superiori a 5 volte (2.380 euro) quelle minime. Per le fasce comprese tra 3 e 5 volte, la rivalutazione rispetto all'inflazione scende al 45%. Una misura «socialmente ingiusta», la definiscono Cisl e Uil. «Le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche», afferma Sacconi. «Ma non dimentichiamo - evidenzia - che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i Governi di centrosinistra. Eviterei, quindi, una polemica ideologica. Verifichiamo - sottolinea - i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discuterne». Apertura che il leader della Cisl, Bonanni, giudica positivamente: «Andiamo subito a una verifica». Il segretario della Uil, Luigi Angeletti, «suggerisce anche come coprirla: anticipando la tassazione sulle transazioni finanziarie». Scettica il leader della Cgil, Susanna Camusso: «Spero lo facciano davvero. Il ministro - dice riferendosi a Sacconi - aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni». Si sofferma, invece, sulla necessità di tagliare la spesa pubblica la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «In un momento complesso come questo, il nostro Paese ha bisogno di tagliare la spesa pubblica, di riequilibrare i conti, altrimenti rischia di diventare come la Grecia», dice: «Tagliare la spesa non piace a nessuno, ma dobbiamo farlo». A lei replica Camusso: sì ai tagli ma sulla «spesa improduttiva». PRESSToday Rassegna stampa

Giornale di Vicenza, Il Data: 07/07/2011 "Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani"

Indietro Stampa FUTURO DA POVERI. Previsioni del Censis. Sacconi: «Dati opinabili» Pensioni sotto i mille euro per il 42% dei giovani Protesta delle donne: «Spariti i 5 miliardi del welfare rosa per servizi e conciliazione»

Giovedì 07 Luglio 2011 NAZIONALE, pagina 3

ROMA Meno di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. È quanto emerge dai risultati del primo anno del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol: il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, oggi lavoratori dipendenti, andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. «Sono proiezioni molto opinali», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. La ricerca - elaborata su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%, e come pensione riceveranno una cifra ancora più bassa. E la previsione riguarda solo «i più "fortunati", cioè i 4 milioni con contratti standard: poi c'è 1 milione di autonomi o con contratti atipici e 2 milioni che non studiano nè lavorano». Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare», e in proposito «molto presto» convocherà le parti sociali. Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani: con le norme attuali, dice il segretario generale Susanna Camusso, «le pensioni del futuro saranno assolutamente insufficienti. E non vale - aggiunge - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non fanno subito la previdenza complementare». Il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla la stima sui giovani come «proiezioni assolutamente improbabili». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, riconosce che «nessuno fa niente per cambiare la situazione». Il rapporto ricorda, infine, che nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Intanto si mobilita il mondo «rosa», che parla di soldi «scippati» dalle borse delle donne, e che ieri mattina è sceso in piazza davanti al Senato per chiedere che i 4 miliardi di euro «risparmiati» grazie all'equiparazione dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego vengano utilizzati, «come promesso», per investimenti a favore di conciliazione e welfare. «Non è solo un problema femminile», ha detto il presidente onorario dell'associazione «Pari e dispare», Emma Bonino, «il Paese non può crescere senza il contributo delle donne, purtroppo l'articolo 13 della manovra conferma che il Governo sta andando nella direzione opposta». PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "Calciatori e attori di provincia? Paghiamo noi le loro pensioni" 07/07/2011

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Il fatto 07-07-2011 L’INCHIESTA/3 Follie di Stato

Calciatori e attori di provincia? Paghiamo noi le loro pensioni

Lo Stato copre per quasi 95 milioni di euro le prestazioni previdenziali di sportivi e lavoratori dello spettacolo. Altri 27,5 miliardi per puro assistenzialismo all’Inps Le pensioni dei peones del calcio, quelli che calcano i campi di quella che una volta si chiamava Serie C, e quelle degli attori e dei musicisti che bazzicano teatri «off» di provincia? Le paghiamo anche noi. Lo Stato con le sue entrate fin- anzia numerose prestazioni previdenziali tra le quali anche una quota parte dei trattamenti dell’Enpals, l’ente previdenziale per lo spettacolo e lo sport. Lo rivela il bilancio di previsione del ministero del Lavoro che assegna all’Enpals 94,5 milioni. Dal budget di questo istituto, invece, si può desumere che 304.710 euro andranno al Fondo sportivi professionisti, tra i quali i calciatori, e la restante parte dello stanziamento ai lavoratori dello spettacolo e alla varie forme di decontribuzione. Se l’Enpals grazie ai maxistipendi di star come Nesta, Gattuso, del Piero e Pazzini può chiudere i propribilanci in attivo bisogna domandarsi che cosa sarebbe l’Inps senza i 90 miliardi di trasferimenti dello Stato? Un pozzo senza fondo perché sono proprio quelle risorse a garantire l’equilibrio economico dell’istituto di previdenza. Nel preconsuntivo 2011 dell’ente guidato da Antonio Mastrapasqua la realtà è spiegata nel dettaglio. Per 62 miliardi di euro si vanno a coprire oneri pensioni pensionistici, con 9,5 mil- iardi circa si coprono le forme di integrazione salariale, mentre altri 3,5 miliardi sono destinati agli assegni familiari. Circa 16 miliardi, infine, sono dedicati agli sgravi fiscali e contributivi. Il nome di questo «motore » che garantisce dinamismo ai conti dell’Inps è Gias,un acronimo che indica la «Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali». Nei bilanci dei ministeri si può osservare specularmente il fenomeno? Sì. E, in un certo senso, anche meglio perché, sebbene diluite tra Economia e Lavoro, quelle risorse si ritrovano più o meno tutte e con l’indicazione della loro specifica destinazione. Un rendiconto che consente di distinguere due diverse facce dello Stato. Da un lato l’organismo che spende per aiutare coloro che hanno veramente necessità e per sostenere le imprese che creano lavoro.Dall’altro lato,un colossale ente benefico che utilizza l’assistenzialismo come forma di mantenimento della pace sociale. Inutile girarci attorno. Ci sono 27,5 miliardi di euro nel budget del Lavoro che sono vero e proprio assistenzialismo d’antan . In particolare i 17,2 miliardi delle «quote di mensilità di pensione e di sostegno alle gestioni previdenziali». Un obbligo derivante dalla riforma dell’Inps edell’Inail del 1989 che assegnò allo Stato il compito di finanziare quota parte del fondo pensioni lavoratori dipendenti, delle gestioni dei lavoratori autonomi, la gestione speciale dei minatori. Colpa della Finanziaria del 1988, approvata in ritardo nel marzo dello stesso anno causa debolezza endemica del «governicchio» Goria. Ai cittadini tocca riequilibrare e farsi carico pure degli oneri pensionistici di coltivatori diretti, mezzadri e coloni anteriori al 1989: una voce da 3 miliardi di euro che tappa i buchi di una particolare categoria soggetta a una discontinuità contributiva endemica causa lavoro nero, stagionale e via discorrendo. Altri 1,6 miliardi vanno a coprire i pensionamenti anticipati, mentre con 4,5 miliardi si sostengono le pensioni di invalidità erogate prima della riforma del 1984. Infine 1,2 miliardi vanno alla rivalutazione delle pensioni d’annata, una sorta di «scala mobile» applicata ai trattamenti pensionistici degli anni ’70-’80 e precedenti che hanno sofferto l’erosione dovuta agli elevati tassi di inflazione di quel periodo. A questo complesso devono poi essere aggiunti gli 1,2 miliardi di finanziamento statale al Fondo ex-Inpdai dell’Inps, la gestione dell’ente per i dirigenti d'azienda soppresso nel 2003. Altri 874 milioni sono costituiti da anticipi per il fabbisogno Inps. Questa«macchina»si muove gratis? No. Il ministero copre anche le spese di funzionamento del Gias che nel 2011 sono stimate in circa 395 milioni. E così brucia una parte degli 1,8 miliardi di contributi che vengono dal finanziamento privato della cassa integrazione e della mobilità. Altri 16,7 miliardi vanno alle pensioni di invalidità civile sperando che la riforma Brunetta con l’intensificazione dei controlli eviti forme di spreco come quelle che si sono verificate in alcune aree del Mezzogiorno. Discorso diverso, invece, per gli oltre 12,7 miliardi di sgravi contributivi. Non sono uno sperpero perc- hé compensano l’Inps dei mancati introiti legati agli incentivi. Forse varrebbe la pena ragionare sulla possibilità di passare dal regime di decontribuzione all’abbassamento della pressione fiscale. La palla passa a Tremonti e Sacconi. Chissà se faranno gol. I FONDI PER L’ENPALS Le grandi star del pallone o del cinema sono solo casi marginali RISORSE COLOSSALI All’ente pubblico guidato da Mastrapasqua 90 miliardi in trasferimenti PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "La Grande guerra ci costa 2 milioni" 07/07/2011

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Il fatto 07-07-2011

La Grande guerra ci costa 2 milioni

Nel bilancio del Tesoro c’è ancora una quota per i vitalizi dei reduci del conflitto mondiale ’15-’18 Inchiesta a cura di Gian Maria De Francesco «Il Piave mormorò: non passa lo straniero!». Con questa strofa i nostri antenati hanno celebrato la vittoria italiana nella Prima guerra mondiale. Ma la memoria storica è stata giustamente accompagnata da un riconoscimento economico per tutti coloro che si impegnarono nelle trincee resistendo agli attacchi delle fanterie austriache e tedesche. Con una legge del 1968 la Repubblica ha riconosciuto un assegno vitalizio e la medaglia dell’Ordine di Vittorio Veneto ai reduci e anche alle «portatrici della Carnia», eroiche volontarie che si caricavano sulle spalle gerle di 30- 40 chili con i rifornimentiperirepartiavanzati. Tutto questo dovrebbe appartenere ai libri di storia e alle commemorazioni civili. E invece no. Nel bilancio del ministero dell’Economia c’è ancora una specifica voce per gli assegni vitalizi ai militi del ’15-’18 e delle guerre precedenti oltreché per le portatrici. Quanto vale questo capitolo? Circa 1,8 milioni di euro (3,5 miliardi delle vecchie lire). È uno stanziamento di modesta entità ed è confermato per lo stesso importo fino al 2013 per un totale di 5,4 milioni. La loro spesa effettiva è un’ipotesi molto molto remota, tuttavia sono stanziamenti per cassa e dunque sono impegnati. La legge istitutiva dell’onorificenza ( la 263 del 1968) è in vigore e non prevede che questi trattamenti siano reversibili.L’ultima portatrice, Lina Della Pietra, è morta nel 2005 all’età di 104 anni. Forse nel corso dell’anno,con l’assestamento del bilancio, la somma si ridurrà come accaduto nel 2010 (da 1,3 milioni a 91mila euro), ma la voce di spesa si riproporrà comunque. Certo, è solo una goccia nel mare del complesso degli stanziamenti del Tesoro riguardanti il capitolo previdenziale. Sempre per restare in tema va ricordato che per lepensioni di guerra e medaglie al valor militar- e erogate a vario titolo sono appostati 848,9 milioni di euro. Niente da dire, per carità, ma il sistema appare costoso o, per lo meno, antiquato. Le commissioni mediche per il riconoscimento e la verifica comportano una spesa prevista in 17,5 milioni di euro, mentre altri 500mila euro se ne vanno per le spese di notifica. Si tratta di dettagli, sebbene evocativi di un’organizzazione statale basata ancora su modelli ottocenteschi piuttosto che sulla contemporaneità. D’altronde,l’Italia è stata pensata, voluta e disegnata come uno «stato sociale» che accompagna tutti dalla culla fino alla bara ed è sempre presente anche perché- e i vitalizi di guerra ne sono un esempiopuò chiedere, in cambio dell’assistenza, la vita stessa dei propri cittadini per motivi di difesa. In virtù di questo scambio sociale è direttamente lo Stato a rispond- ere per il rischio di guerra e a eventuali danni. È il caso dei 5,1 milioni che il Tesoro destina all’Inail e alle soppresse casse mutue marittime (Adriatica, Tirrenica e Meridionaleconfluite da quindici anni nell’Ipsema) per questo tipo di assicurazione. Ed è proprio in virtù di questo principio fondativo che bisogna «ingoiare» o quantomeno accettare i 18,856 miliardi assegnati all’Inpdap, l’ente previdenziale dei dipendenti pubblici che rappresentano le mille articolazioni dello Stato. Di questo ammontare 10,4 miliardi costituiscono il «contributo aggiuntivo » e 8,456 miliardi le anticipazioni sul fabbisogno, ossia le cifre che la Tesoreria «presta» alle gestioni previdenziali per garantirne i pagamenti anche perché i 59 miliardi di sole entrate contributive non sono sufficienti per far fronte ai circa 70 miliardi di uscite correnti. Basterebbe questo conto per giustificare i«giri di vite»-veri e presuntisui trattamenti previdenziali dei dipendenti pubblici che Tremonti e Sacconi stanno studiando con la prossima manovra. Ultimo ma non meno important- e è il capitolo relativo alle Gestione assistenziale (Gias)dell’Inps a carico del Tesoro. La parte principale è nel bilancio del ministero del Lavoro, ma anche Via XX Settembre contribuisce al ripiano degli squilibri di alcuni fondi pensione. In particolare, il capitolo di spesa più consistente è il contributo per il ripiano del disavanzo del Fondo pensioni delle Ferrovie dello Stato, stimato per l’anno in corso a 3,9 miliardi di euro. Senza questo «aiutino» gli 813 milioni di contributi non basterebbero per erogare circa 4,8 miliardi di pensioni. Lo stesso discorso vale, seppur in misura più limitata, per i circa 60 milioni destinati agli squilibri della previdenza degli enti portuali di Genova e Trieste. Di natura più assis- tenziale il capitolo relativo ai 3 milioni di euro per il pensionamento anticipato dei lavoratori portuali in esubero. È il portato di un decreto legge del 1997 che concesse alle Autorità portuali di Genova, Trieste, Napoli e Venezia il pensionamento anticipato di 500 dipendenti con relativo «scivolo». Nel 2011 l’onere è ovviamente a bilancio. Bisogna tornare indietro con la memoria pure per comprendere due altri stanziamenti giustificati dal fatto che fino a una ventina di anni fa Poste e Telecomunicazioni erano enti interamente pubblici. Si spiegano così i 40 milioni di euro destinati all’Inps per la posizione assicurativa del personale Iritel. Senza dimenticare un miliardo di euro a carico del Tesoro per il trattamento di quiescenza (la liquidazione) del personale di Poste Italiane. Adesso è il momento di scegliere: più si cercherà di difendere questo tipo di welfareal di là delle prestazioni individuali che in alcuni casi sono esigue - più aumenterà questo tipo di spesa. E per sostenerla ci sono solo due modi: aumentare la pressione fiscale e contributiva oppure vendere a prezzi di saldo il patrimonio per recuperare la liquidità necessaria a soddisfare le spese correnti. In quel caso, lo straniero potrebbe varcare la linea del Piave. ONORIFICENZE Lo stanziamento è previsto fino al 2013: già impegnati 5,4 milioni PER I SOLDATI Le pensioni di guerra e le medaglie militari valgono 848,9 milioni WELFARE E RISORSE Ma il vero colabrodo sono i contributi ai pensionati pubblici PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "I giovani di oggi saranno i nuovi poveri «Neanche mille euro al mese»" 07/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 6 I giovani di oggi saranno i nuovi poveri «Neanche mille euro al mese»

STUDIO CENSIS-UNIPOL: COLPITO IL 42% DEI LAVORATORI IN PENSIONE NEL 2050 ROMA MENO di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. Il quadro è quello tracciato dai risultati del primo anno del progetto Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali' di Censis e Unipol: il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, lavoratori dipendenti di oggi dice andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. «SONO proiezioni molto opinabili», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui è difficile «divinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci». La ricerca sulla base della stima elaborata dal Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l'indagine. E la previsione riguarda solo «i più fortunati', cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano». Il ministro Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare». E PROPRIO sulla previdenza complementare fa sapere che «molto presto» convocherà le parti sociali «per fare una grande campagna di adesione». Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani: con le norme attuali, dice il segretario generale Susanna Camusso, «le pensioni del futuro saranno troppo basse, assolutamente insufficienti. E non vale aggiunge scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non fanno subito la previdenza complementare». Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla la stima sui giovani come «proiezioni assolutamente improbabili» e rilancia l'invito a tagliare i costi della politica: «Il Parlamento deve ridurre i suoi costi del 30%». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, riconosce che znessuno fa niente per cambiare la situazione». IL RAPPORTO ricorda, infine, la proiezione della Rgs secondo cui «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle ..." 07/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 7 Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle ...

Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle indicizzazioni alle pensioni». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, veste i panni del pompiere e cerca di spegnere l'incendio delle polemiche scatenato dai sindacati (per l'occasione tornati a una ferrea unità) e dall'opposizione sulle pensioni. Un'apertura alla possibilità di apportare modifiche ribadita anche dal ministro del tesoro Tremonti. Ciò significa che il cambio di rotta è dell'intero governo. Se si preferisce è una scelta collegiale. Non a caso a plaudire alla mano tesa di Sacconi e Tremonti si sono subito associati esponenti di rilievo della maggioranza come il presidente del Senato, Schifani («Soddisfazione e apprezzamento per la decisione») e il capogruppo del Pdl alla Camera, Cicchitto: «Il mio auspicio è che si trovino spiragli per cambiare la norma. Lavoriamo tutti per questo». Sacconi, però, ha precisato che la «disponibilità a discutere» va intesa con un preciso paletto: «Troviamo il modo di ottenere lo stesso effetto finanziario con un percorso diverso». Ancora più secco Tremonti: «Se ci sono idee che, a saldi totalmente invariati, producono lo stesso effetto, sono bene accette. Ripeto, a saldi invariati». L'INTERVENTO sulle indicizzazioni previste nella manovra (rivalutazione totale al costo della vita solo per gli assegni fino a 1.428 euro lordi mensili, tra 1.428 e 2.380 euro rivalutazione al 45%, oltre i 2.380 euro nessuna rivalutazione) avrebbe l'effetto di produrre un risparmio di spesa previdenziale di 600 milioni nel 2012 e di 1,09 miliardi per ciascuno dei due anni successivi. In sostanza, tenuto fermo il risultato sui conti pubblici, il governo non chiude la porta alla possibilità di concordare metodi diversi dal taglio alle indicizzazioni. SACCONI, comunque, ha tenuto il punto per evitare che si parlasse di marcia indietro: «Le fasce più basse sono state salvaguardate con l'indicizzazione totale. Gli interventi sono sulle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche, ma ricordo che norme simili sono state fatte da tutti i governi, anche di centrosinistra, quindi non bisogna fare una polemica ideologica». Se gli esponenti del governo hanno fatto riferimento specifico al taglio delle indicizzazioni, non va dimenticato che gli interventi sul sistema previdenziale contengono altri due pilastri. Uno è l'anticipo al 2014 dell'armonizzazione delle pensioni di anzianità alle aspettative di vita. L'altro è il progressivo allungamento a 65 dell'età del pensionamento per le donne nel settore privato. L'APERTURA del governo, di fatto, rilancia la palla nel campo dei sindacati. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, l'ha colta al volo apprezzando «il segnale positivo», e suggerendo «andiamo subito a una verifica». Molto meno soddisfatta la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che ha subito messo le mani avanti: «Non mi fido. Di promesse e assicurazioni non mantenute da questo governo ne ho sentite fin troppe». L'opposizione con il Pd ha dato una lettura politica e non cambia posizione: «Il governo si è accorto dell'iniquità dell'intervento sulle pensioni. Ora deve ritirarla». PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Pensioni, aumenti scongelati? Solo se i" 07/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 6 Pensioni, aumenti scongelati? Solo se i

Alt del Tesoro: modifiche a saldi invariati. Ma Sacconi: «Aperti a discutere della Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle indicizzazioni alle pensioni». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, veste i panni del pompiere e cerca di spegnere l'incendio delle polemiche scatenato dai sindacati (per l'occasione tornati a una ferrea unità) e dall'opposizione sulle pensioni. Un'apertura alla possibilità di apportare modifiche ribadita anche dal ministro del tesoro Tremonti. Ciò significa che il cambio di rotta è dell'intero governo. Se si preferisce è una scelta collegiale. Non a caso a plaudire alla mano tesa di Sacconi e Tremonti si sono subito associati esponenti di rilievo della maggioranza come il presidente del Senato, Schifani («Soddisfazione e apprezzamento per la decisione») e il capogruppo del Pdl alla Camera, Cicchitto: «Il mio auspicio è che si trovino spiragli per cambiare la norma. Lavoriamo tutti per questo». Sacconi, però, ha precisato che la «disponibilità a discutere» va intesa con un preciso paletto: «Troviamo il modo di ottenere lo stesso effetto finanziario con un percorso diverso». Ancora più secco Tremonti: «Se ci sono idee che, a saldi totalmente invariati, producono lo stesso effetto, sono bene accette. Ripeto, a saldi invariati». L'INTERVENTO sulle indicizzazioni previste nella manovra (rivalutazione totale al costo della vita solo per gli assegni fino a 1.428 euro lordi mensili, tra 1.428 e 2.380 euro rivalutazione al 45%, oltre i 2.380 euro nessuna rivalutazione) avrebbe l'effetto di produrre un risparmio di spesa previdenziale di 600 milioni nel 2012 e di 1,09 miliardi per ciascuno dei due anni successivi. In sostanza, tenuto fermo il risultato sui conti pubblici, il governo non chiude la porta alla possibilità di concordare metodi diversi dal taglio alle indicizzazioni. SACCONI, comunque, ha tenuto il punto per evitare che si parlasse di marcia indietro: «Le fasce più basse sono state salvaguardate con l'indicizzazione totale. Gli interventi sono sulle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche, ma ricordo che norme simili sono state fatte da tutti i governi, anche di centrosinistra, quindi non bisogna fare una polemica ideologica». Se gli esponenti del governo hanno fatto riferimento specifico al taglio delle indicizzazioni, non va dimenticato che gli interventi sul sistema previdenziale contengono altri due pilastri. Uno è l'anticipo al 2014 dell'armonizzazione delle pensioni di anzianità alle aspettative di vita. L'altro è il progressivo allungamento a 65 dell'età del pensionamento per le donne nel settore privato. L'APERTURA del governo, di fatto, rilancia la palla nel campo dei sindacati. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, l'ha colta al volo apprezzando «il segnale positivo», e suggerendo «andiamo subito a una verifica». Molto meno soddisfatta la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che ha subito messo le mani avanti: «Non mi fido. Di promesse e assicurazioni non mantenute da questo governo ne ho sentite fin troppe». L'opposizione con il Pd ha dato una lettura politica e non cambia posizione: «Il governo si è accorto dell'iniquità dell'intervento sulle pensioni. Ora deve ritirarla». PRESSToday Rassegna stampa

Guardian, The Data: 07/07/2011 "Pensions and the politics of envy" Indietro Stampa Letter Pensions and the politics of envy guardian.co.uk, Wednesday 6 July 2011 21.00 BST

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It is hard not to choke on one's Complan when reading Phillip Inman on pensions (Sacrificing children to protect our pensions, 4 July). There is much truth in his saying that the young will be worse off than today's pensioners. But his attempt to set the generations against each other echoes the egregious attempt by the government to set the private sector, whose pension system has, as Inman admits, already been destroyed by failing Anglo-Saxon economics, against the public sector – the use of the green-eyed monster as an instrument of policy. It is quite right to say the political class needs to sit down calmly and consider pensions in the round rather than the current piecemeal modus operandi. But it is wrong to blame the baby boomers for the mess (the real baby boom in Britain was in the 70s, not the 40s and 50s). And claiming that the fund to pay pensioners of bust pension funds is a victory for the unions rather than rooted in common decency seems to be looking at the world down the wrong end of a telescope. The current government policy of switching all public and half of private pensions to CPI would be worthy of Mr Inman's attention. This will reduce current pensioners' pay by 20% by the time they go to join the majority, but it will reduce the pension of today's 25-year-olds by 50% by the time they retire and 70% by the time they don't need it any more, all based on the economists' lie that year after year we can substitute cheaper goods for more expensive ones without any loss of quality. The impact of this alone on future poverty surely warrants Mr Inman's attention and that of politicians. But this whole topic requires an urgent yet reasoned examination. I am not holding my breath. David Quinn London PRESSToday Rassegna stampa

HelpConsumatori Data: "SOCIETA'. Welfare, Italia: il 42% dei giovani che lavorano avrà meno di mille euro di 07/07/2011 pensione"

Indietro Stampa News SOCIETA'. Welfare, Italia: il 42% dei giovani che lavorano avrà meno di mille euro di pensione 06/07/2011 - 17:32 Oltre ad avere un presente incerto, i giovani italiani hanno un futuro piuttosto allarmante: saranno la generazione "mille euro" anche da pensionati. Il 42% dei lavoratori dipendenti che oggi hanno tra i 25 e i 34 anni andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. Attualmente il 31,9% dei dipendenti in questa fascia di età guadagnano una cifra inferiore a mille euro e questi avranno una pensione addirittura più bassa. E questi giovani sarebbero i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani che oggi sono ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono un milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano. Lo sconfortante scenario "futurista" emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto "Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali" di Censis e Unipol. Negli ultimi tempi il dibattito sulle pensioni si è sterilizzato perché i conti degli enti previdenziali sono stati rimessi in ordine. Ma a soffrire in futuro saranno i conti delle famiglie: quanti oggi possono dire con serenità: "Mi godrò la pensione"?

2011 - redattore: GA

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Italia Oggi Data: "Aut aut di Tremonti sulla manovra" 07/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Primo Piano data: 07/07/2011 - pag: 3 autore: di Franco Adriano Spada di damocle sulle agevolazioni fiscali. Napolitano firma e sottolinea che non basta

Aut aut di Tremonti sulla manovra

O passa la delega su fisco e pensioni o scatta il taglio lineare Tutto sta nel vedere che fine farà la delega su fisco e pensioni, collegata al decreto legge sulla manovra entrato in vigore ieri sera. L'aut aut del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, è stato chiaro. O si fa la riforma fiscale e previdenziale oppure ci sarà un taglio lineare automatico, già stabilito, del 15 per cento sulle centinaia di agevolazioni fiscali in vigore che ammontano a 161 miliardi di euro). «Noi», ha concluso Tremonti, «pensiamo che la delega passerà perché nessuno avrà interesse ad un'alternativa. Nel 2013 si va a votare, noi ci presenteremo con la nostra delega e i meccanismi di attuazione, chi non crede nella delega dovrà trovare meccanismi alternativi». Questa, dunque, è la sfida. E che la questione sia dirimente per la tenuta dei conti pubblici italiani è testimoniato dal fatto che il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, nella nota del Quirinale successiva alla firma in calce al decreto afferma: «Il decreto-legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio del bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio per il triennio 2012-2014 e i relativi disegni di legge collegati». I numeri comunicati ufficialmente sono questi: la manovra finanziaria sale a 51 mld, che diventano 68 se si aggiunge la delega fiscale. «Nel 2011», ha detto il ministro nel corso di una conferenza stampa, «avremo 2 mld di manutenzione, altri 6 mld nel 2012, nel 2013 una correzione per 17,8 mld, più altri 2,2 che dovranno venire dalla delega assistenziale, nel 2014 dal decreto 25,3 mld più altri 14,7 della delega su fisco e previdenza». Lungo l'elenco delle riforme vantate dal governo: dal regime fiscale del 5% per 5 anni per i giovani e cassintegrati, al ruolo (crescente) di sostegno della Cdp per le Pmi («il plafond pmi ha già finanziato oltre 27mila imprese»). Ma è sulla riduzione dei costi della politica che i toni del ministro dell'Economia sono divenuti epici: «Si tratta del più rivoluzionario e radicale cambiamento introdotto nel Paese», ha detto vantando la norma che andrebbe a colpire «l'obbiettivo massimo con lo strumento giusto». Si tratta in sostanza dell'adeguamento di tutti i titoli di compenso di politici e amministratori pubblici ai parametri corrispondenti medi europei. Sulle possibili modifiche sulle rivalutazioni delle pensioni e sul bollo per il deposito titoli, le due norme che più hano fatto discutere negli ultimi giorni, Tremonti è stato netto: «Purché avvenga a saldi invariati». Glissa invece sulla norma salva Fininvest, difesa invece dal ministro Paolo Romani: «chiamate Letta». PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Gestione separata iniqua" 07/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Tributaristi - Ancit data: 07/07/2011 - pag: 30 autore: di Stefano M. Perego Non possono stare sotto lo stesso tetto dell'Inps autonomi e parasubordinati

Gestione separata iniqua

Per i tributaristi un prelievo previdenziale pesante Con la riforma del sistema pensionistico del 1995 (legge 8/8/1995 n. 335, S.O. n. 101 della G.U. del 16/8/1995 n. 190), tutti i soggetti che esercitavano come abituale professione l'attività di lavoro autonomo, di cui al 1° comma dell'art. ex 53 del Tuir 917/1986, nonché i titolari di rapporti co.co.co., 2° comma dell'art. 49 del Tuir e gli incaricati alla vendita a domicilio di cui all'art. 36 della legge 11/6/1971 n. 426, dal 1996 erano tenuti all'iscrizione a un'apposita «Gestione separata» presso l'Inps.L'aliquota contributiva veniva stabilita, dal '96, nella misura del 10% e si prevedeva la possibilità di una rivalsa del 4% nei confronti dei consumatori finali del proprio debito previdenziale.L'applicazione della rivalsa si configurava comunque come un reddito in capo al professionista, assoggettato, inoltre, a Iva.Invece, essa non è altro che un aumento della prestazione professionale che porta gli iscritti alla «Gestione separata» fuori dal mercato del lavoro.L'art. 2 della legge 335/95 al comma 29 prevedeva, con un dm del lavoro e della previdenza sociale di concerto con il ministro del tesoro, la possibilità di adeguare annualmente l'aliquota.Le prestazioni occasionali, che inizialmente non avevano un tetto ai compensi, sono state ricondotte a una soglia massima di 5 mila euro e a una durata non superiore al mese; in caso di superamento della soglia anche per queste prestazioni scatta tutt'ora l'obbligo di provvedere al versamento, da parte del sostituto d'imposta, dell'aliquota previdenziale contributiva.I rapporti di co.co.co. sono stati soppressi e sostituiti dai rapporti di collaborazione a progetto (co.co.pro.), equiparati al lavoro dipendente a tempo determinato.Per entrambi è stato istituito l'obbligo per il sostituto d'imposta di emettere dei regolari cedolini paga e un modello Cud annuale, nonché di applicare le trattenute fiscali equiparate a un normale lavoro dipendente.La differenza sostanziale tra co.co.co./co.co.pro e lavoro dipendente è che i primi non possono usufruire di retribuzione per i periodi feriali e del tfr, ma risultano essere a tutti gli effetti lavoratori dipendenti con minori diritti.Quello che ci interessa evidenziare è che nella «Gestione separata» non sono stati fatti confluire soltanto i professionisti veri e propri, ma anche gli pseudo lavoratori dipendenti.La contribuzione previdenziale di un lavoratore dipendente, sia per la quota a carico del dipendente che per quella a carico del datore di lavoro, può variare in media dal 36 al 40%.I veri professionisti, privi di una cassa di previdenza autonoma e iscritti alla «Gestione separata», nonché in netta minoranza rispetto agli pseudo dipendenti, subiscono continue penalizzazioni vedendo annualmente aumentare le percentuali dell'aliquota previdenziale di riferimento che, come già detto, nel '96 era del 10%.Nel corso del tempo l'aliquota è aumentata fino ad arrivare nel 2011 al 26,72% per i soggetti non iscritti ad altre forme previdenziali e del 17% per i soggetti titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria.La conseguenza è che, mentre i professionisti iscritti ad albi devono corrispondere alla propria Cassa previdenziale contributi tra il 10 e il 12%, gli altri, tassati nelle misure percentuali precitate, vedono ridursi il proprio reddito, dovendo corrispondere maggiori contributi all'Inps che li utilizza per la riduzione del proprio debito di bilancio.Anche con la nuova manovra finanziaria si è parlato tempo fa di un ulteriore aumento dei contributi previdenziali dovuti dagli iscritti alla «Gestione separata» proponendo l'innalzamento dell'aliquota al 33,72%; se ciò accadesse i professionisti privi di cassa autonoma uscirebbero automaticamente dal mercato del lavoro, per perdita di effettiva concorrenzialità, insieme ai loro dipendenti.Si può affermare, in sostanza, che i progressivi aumenti dell'aliquota previdenziale sono una conseguenza dell'incapacità ed impossibilità, per i soggetti iscritti alla «Gestione separata», di organizzarsi per tentare un'opposizione agli aumenti previsti.Ricordo che per ogni mille euro versati all'anno maturano 4,9 euro di pensione al mese. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Parte Fontemp, l'integrativa degli interinali" 07/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 07/07/2011 - pag: 26 autore: Massimiliano Bruno Parte Fontemp, l'integrativa degli interinali

Parte Fontemp, il nuovo Fondo Pensione complementare a capitalizzazione diretto a una platea di oltre 480 mila lavoratori in somministrazione, ex interinale, che hanno accesso a contratti di lavoro a tempo determinato ed indeterminato. Il fondo è stato presentato ieri dal presidente Enzo Mattina presso la sede italiana del Parlamento europeo, con la partecipazione di Covip e dei sindacati FeLSA-CISL, NIdiL-CGIL, UILTem.p e Assolavoro.Istituito sulla base di un accordo tra i sindacati di rilievo, Fontemp opera in forma di associazione riconosciuta ed in regime di contribuzione definita; l'obiettivo primario è consentire al lavoratore di non maturare eventuali vuoti contributivi dovuti a periodi in cui non è regolarmente retribuito. Il carattere innovativo di Fontemp, come spiegato dalle parole del presidente Mattina, è la bilateralità della contribuzione: il lavoratore, al momento dell'adesione, versa il flusso futuro di Tfr che Fontemp rivaluterà in relazione al rendimento degli investimenti effettuati, oltre all'1% (quota minima) della retribuzione utile ai fini del calcolo del Tfr. Altresì il datore di lavoro verserà l'1% come contribuzione base; la bilateralità interverrà a finanziare tale contribuzione, oltre ad un contributo integrativo fino al raggiungimento del 4% della retribuzione effettivamente percepita.Per i lavoratori che abbiano una missione compresa tra i sei e gli undici mesi si aggiunge un ulteriore 4% della retribuzione mensile; i contributi sono versati a scadenze trimestrali a decorrere dal primo mese successivo all'adesione. Il Tfr versato alla previdenza integrativa – notevole vantaggio – viene tassato al 15%, mentre lo stesso liquidato dal datore di lavoro al 23%; l'adesione a Fontemp non comporta oneri aggiuntivi se non 10,00 come spesa iniziale, 22,00 quale quota annua associativa ed ulteriori costi nella fase di accumulo indirettamente a carico del sottoscrivente.I vantaggi risiedono essenzialmente nella tutela progressiva dei lavoratori somministrati e nella facoltà nel tempo di estendere tali possibilità al complesso dei lavoratori atipici. «A livello europeo», ha commentato il presidente Mattina, «non risultano esperienze simili. In questo settore l'Italia può dire con orgoglio di aver svolto un determinante ruolo di apripista, costruendo un sistema capace di tutelare il lavoratore in somministrazione in tutte le fasi della sua carriera e ora anche per la costruzione di una pensione complementare adeguata». Raffaele Capuano, direttore generale della Covip, indica nella «inconsapevolezza dei lavoratori in merito a ciò che accade oggi nella previdenza in termini di copertura economica» una delle questioni più delicate nel mercato del lavoro, invitando quindi alla massima adesione poiché l'efficienza relativa ai costi di gestione ed alle economie di scala è ottenibile soltanto da una vasta gamma di iscritti al fondo». Deciso anche l'appoggio dei sindacati dei lavoratori atipici: per Doriana Silvestri di UILTem.p si tratta di «un'ottima opportunità per i lavoratori che rinunciano al Tfr in cambio di evidenti vantaggi». Sulla stessa onda Andrea Borghesi di NIdiL- Cgil: «le agenzie del lavoro hanno il dovere di diffondere Fontemp, l'elemento solidaristico è la vera innovazione». Per Ivan Guizzardi di FeLSA-Cisl, infine, «la bilateralità è un valido accompagnamento nel non definitivo periodo della somministrazione». PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Pensione sotto mille euro per 4 mln di giovani" 07/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 07/07/2011 - pag: 26 autore: Simona D'Alessio Pensione sotto mille euro per 4 mln di giovani

Un giovane dai 34 anni in giù quando, intorno al 2050, andrà in pensione, si ritroverà con un assegno inferiore ai mille euro mensili. È il destino che toccherà al 42% degli attuali occupati, circa quattro milioni, che pure si fregiano di un contratto di lavoro regolare; ancora più fosche, di conseguenza, le previsioni per il milione di ragazzi con modelli atipici, o che svolgono un'attività autonoma, e per i due milioni di inattivi (che non studiano, né hanno un'occupazione). A dipingere questo scenario, nei giorni in cui il governo dibatte di come riformare le pensioni, è un progetto di studio, durato un anno, di un laboratorio avviato dal Censis e dall'Unipol, per indagare sulle future via del welfare italiano. La questione previdenziale nel nostro paese è da allarme rosso: nel 2030 gli anziani over64 saranno più del 26% della popolazione locale, e vi saranno quattro milioni di non attivi in più e due milioni di attivi in meno. A crescere sarà, pertanto, il tasso di dipendenza degli anziani (che passerà a livello nazionale dal 30,9% del 2010 al 43,6% del 2030), andamento di fronte al quale qualunque sistema pensionistico dovrà confrontarsi, con seri, inderogabili «problemi di compatibilità e di equità». Se gli interventi nel settore pensionistico degli anni 90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine, oggi a preoccupare è il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future. Secondo le proiezioni della ragioneria dello stato, a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una somma pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni, con 37 anni di contributi); andrà peggio ai lavoratori autonomi, i quali vedranno calare il tasso fino a -40% (a 68 anni, con 38 anni di contributi). Già adesso, inoltre, si legge nel rapporto, i servizi sanitari vengono sempre più spesso pagati di tasca propria, poiché soltanto il 19,4% delle famiglie può fare a meno di rivolgersi ai privati. Il ministro del welfare Maurizio Sacconi bolla come «opinabili» i dati Censis-Unipol. Subito dopo, però, sottolinea l'esigenza di organizzare in maggior numero «forme di previdenza e sanità complementari». PRESSToday Rassegna stampa

l'Unità.it Data: 07/07/2011 "Pensioni, Sacconi: «Pronti a modificare norme»"

Stampa Indietro Pensioni, Sacconi: «Pronti a modificare norme»

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Sulla norma relativa alla rivalutazione parziale delle pensioni, inserita nella manovra, «siamo pronti a modifiche». Lo ha assicurato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Siamo apertissimi a discuterne, come abbiamo detto da subito».

«Le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche», ha affermato Sacconi, parlando a margine di una iniziativa organizzata da Censis e Unipol. «Ma non dimentichiamo - ha aggiunto - che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i governi di centrosinistra. Eviterei, quindi, una polemica ideologica a questo proposito. Verifichiamo i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discuterne come abbiamo detto da subito».

6 luglio 2011 PRESSToday Rassegna stampa

Lavoce.info Data: 07/07/2011 "PENSIONI E CRESCITA"

Indietro Stampa >PENSIONI E CRESCITA di Tito Boeri e Agar Brugiavini 06.07.2011

La tabella qui sopra riproduce le stime degli effetti del cambiamento delle regole di indicizzazione delle pensioni previsto dalla manovra del governo, così come stimati a partire dalla distribuzione delle pensioni per importo nel 2009 (Inps, Rapporto sulla coesione sociale, 2010) e dai tassi di inflazione effettivi e previsionali (fonte Ocse) per il 2011, 2012 e 2013. La distribuzione per classi fornita dall’Inps non permette di calcolare con esattezza i valori medi delle prestazioni per le fasce in cui cambierà la percentuale di indicizzazione (i valori soglia 1.428,00 e 2.380,00 cadono dentro intervalli predeterminati). Quindi si tratta di approssimazioni. Come si evince dalla tabella, sarebbero circa 3 milioni e mezzo le prestazioni che subirebbero riduzioni rispetto al quadro vigente. I risparmi sarebbero di poco più di 500 milioni nel 2012 e leggermente inferiori a un miliardo nel 2013. Nella tabella forniamo anche le stime dell'indicizzazione alla crescita dell'economia da noi proposta come riforma strutturale volta ad assicurare sostenibilità al sistema previdenziale, pur in presenza di bassa crescita. Le stime prendono per buone le previsioni dell'Ocse sulla crescita del Pil italiano nel 2011, 2012 e 2013. Come si vede, i risparmi sarebbero superiori a quelli previsti nella manovra. Non ci sarebbe alcun taglio, invece, se l'economia crescesse al tasso dell'1,5 per cento (nella media dei cinque anni precedenti). Le quiescenze addirittura aumenterebbero rispetto alla legislazione vigente con tassi di crescita più sostenuti. La manovra del governo comporta invece comunque riduzioni delle pensioni che saranno persistenti indipendentemente dall'andamento dell'economia. Addirittura, i tagli alle pensioni potrebbero essere più forti, nella manovra del governo, in caso di crescita più sostenuta dato che quest'ultima tipicamente si accompagna a tassi di inflazione più elevati. In altre parole, la scelta del Governo incoraggia una costituency contro la crescita, mentre nel nostro caso avviene esattamente il contrario. Inps, Rapporto sulla coesione sociale, 2010, Tabelle III.3.5.6; III.3.6.9; III.3.6.12; III.3.6.15; III.3.6.18

» PENSIONI ALLA SVEDESE , Tito Boeri e Agar Brugiavini 01.07.2011 PRESSToday Rassegna stampa

Manifesto, Il Data: 07/07/2011 "Il ministro Sacconi travolto: Siamo pronti a modifiche"

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03 LA PAGINA 3 2011.07.07

ARTICOLO PENSIONI Censis-Unipol: il 42% dei lavoratori tra i 25 e i 34 anni andrà in pensione con meno di 1.000 euro al mese Il ministro Sacconi travolto: «Siamo pronti a modifiche»

Sulla norma relativa alla rivalutazione parziale delle pensioni, inserita nella manovra, «siamo pronti a modifiche», ha detto il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi prima della presentazione del testo da parte di Giulio Tremonti e dopo la generale rivolta di sindacati e opposizioni. «Siamo apertissimi a discuterne, come abbiamo detto da subito, le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte». Parlamentari della maggioranza hanno successivamente fatto sapere alle agenzie di stampa di star lavorando su un'ipotesi di sospensione del meccanismo di rivalutazione delle pensioni basse e medie. L'ipotesi farebbe scattare la riduzione al 45% dell'adeguamento delle pensioni non più da quelle appena sopra la fascia più bassa di 1428 euro lordi, ma dai 3700 euro, «nonché con una riduzione più marcata» per quelle più alte. Già che c'era, Sacconi ha poi polemizzato con le stime contenute nel rapporto Censis- Unipol sul welfare - rese note a Napoli alla sua presenza - che indicano per i giovani di oggi pensioni future sotto i mille euro. Sono «proiezioni molto opinabili», ha detto il ministro, perché a suo parere danno per «scontato ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un tempo fatto di così straordinari cambiamenti». Per lui è, quindi, difficile «divinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci». Nel rapporto si sostiene che il 42% dei lavoratori dipendenti che oggi hanno tra i 25 e i 34 anni andrà in pensione, nel 2050, con meno di 1.000 euro al mese. Attualmente, infatti, i giovani al lavoro che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro sono il 31,9%: ciò significa, si legge nel rapporto, «che in molti si troveranno ad avere una pensione pubblica più bassa del reddito di inizio carriera». Una previsione, questa, che riguarda i più «fortunati» cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato di lavoro con contratti standard; senza cioè contare quel milione di giovani autonomi o con contratti atipici e i due milioni di giovane che non studiano nè lavorano, dice ancora il rapporto. In Italia, d'altra parte, si legge ancora «il problema pensioni non è risolto»: l'Italia, infatti è uno dei paesi più vecchi e longevi al mondo. Nel 2030 gli anziani over 64, dice ancora lo studio Censis-Unipol, sarano più del 26% della popolazione totale, ci saranno, cioè, quattro milioni di persone non attive in più e due milioni di attivi in meno. Il sistema pensionistico dunque dovrà confrontarsi con seri problemi di compatibilità ed equità. «Se le riforme degli anni '90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema previdenziale, oggi preoccupa il costo sociale e la riduzione delle tutele per le generazioni future», dice ancora il rapporto sottolineando come a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% per il 2010, i lavoratori dipendenti, nel 2040, beneficieranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione, mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40%. PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero Veneto, Il Data: "fisco e assistenza, in arrivo 17 miliardi" 07/07/2011

Indietro Stampa Pagina 2 - Attualità Fisco e assistenza, in arrivo 17 miliardi Fra tre anni i soldi entreranno nelle casse dello Stato anche se la delega non verrà approvata

ROMA La manovra economica presentata ieri dal ministro Tremonti è composta da un decreto legge e da una delega in materia fiscale e assistenziale. Il via libera del Quirinale è stato annunciato ieri in conferenza stampa al ministero del Tesoro dal sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta. Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco-assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposiziome reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». Sacconi ha criticato le stime contenute nel rapporto Censis-Unipol sul welfare dei giovani, che indicano pensioni future sotto i 1000 euro. «Sono proiezioni molto opinabili - ha detto Sacconi - perché scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un periodo di così straordinari cambiamenti». Tuttavia, secondo il ministro, resta sicuramente «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, assistenza e di sanità complementari». (m.per.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero Veneto, Il Data: "giovani, pensioni sotto i mille euro" 07/07/2011

Indietro Stampa Pagina 3 - Attualità Giovani, pensioni sotto i mille euro PREVIDENZA

Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. È quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol. La ricerca - sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l’indagine. E ricorda che «la previsione riguarda i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Inoltre, il rapporto Censis e Unipol, evidenzia che l’Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: «Nel 2030 gli anziani over-64 anni saranno più del 26% della popolazione totale». PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA In un momento complesso come questo che stiamo vivendo, il nostro Paese 07/07/2011 ha bisogno di ta..."

Indietro Stampa Giovedì 07 Luglio 2011 Chiudi

ROMA «In un momento complesso come questo che stiamo vivendo, il nostro Paese ha bisogno di tagliare la spesa pubblica e di riequilibrare i conti, altrimenti rischia di diventare come la Grecia, anche se non siamo la Grecia». Così Emma Marcegaglia mentre prende corpo la manovra di Giulio Tremonti. Il presidente di Confindustria lancia l’ennesimo appello ad intervenire su una voce di bilancio che da sempre rappresenta una delle priorità degli industriali. «Certo - insiste - tagliare la spesa non piace a nessuno, ma dobbiamo farlo». Evidentemente, anche a costo di sacrifici. E sottolinea, Marcegaglia: «Non è l’Italia che vogliamo quella che ogni volta che c’è un cambiamento alza le barricate». Come dire, serve una massiccia dose di riforme che dovranno essere incisive, dolorose, ma inevitabili. A stretto giro di agenzie di stampa, arriva la replica di Susanna Camusso: «C’è da mettersi d’accordo su cosa è la spesa: io trovo sia troppo facile anche da parte di Confindustria, dire che bisogna tagliare la sanità, le pensioni, il lavoro pubblico, primo perché non è detto che l’intervento abbia abbastanza efficacia e secondo perché avrebbe dirette conseguenze sulla riduzione del tasso di crescita». Per il leader della Cgil meglio sarebbe usare la forbice sulla spesa improduttiva, rappresentata, per esempio dalle tante consulenze dei ministeri. E poi sarebbe assolutamente più necessario ripartire spostando il peso della manovra da chi meno ha a chi più ha. Cisl e Uil, in una nota congiunta, esprimono un «giudizio articolato» sulla manovra: «Da un lato apprezziamo la decisione di presentare la legge delega per la riforma fiscale, ma dall’altro ci sono preoccupazioni sul piano dell’equità sociale di alcune misure». E chiedono a governo e parlamento «riguardo ai pensionati, la modifica della misura socialmente ingiusta che riduce al 45% la rivalutazione rispetto all’inflazione dei pensionati da 3 a 5 volte il minimo». Quello sulle pensioni, evidentemente, è tema assai delicato: i sindacati (lunedì saranno ascoltati in Senato) vogliono un confronto con il governo, il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, ha annunciato di voler aprire un tavolo «per il rilancio della previdenza integrativa». Invito raccolto dalle organizzazioni dei lavoratori anche se con una certa prudenza. «Non ci fidiamo - manda a dire Susanna Camusso -, prima però vorremmo vedere i testi. Ricordo solo che il ministro aveva promesso che non sarebbero stata toccata la previdenza ed, invece, così non è stato». Non si sbilancia il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni «Questo incontro prima si fa e meglio è. E’ bene che si vada subito ad una verifica e voglio credere che Tremonti sia disponibile». L.Cos. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA Meno di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane 07/07/2011 su due quando sme..."

Indietro Stampa Giovedì 07 Luglio 2011 Chiudi

ROMA Meno di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. Il quadro è quello tracciato dai risultati del primo anno del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali di Censis e Unipol». Il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, lavoratori dipendenti di oggi - dice - andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. «Sono proiezioni molto opinali», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui è difficile «divinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci». La ricerca - sulla base della stima elaborata dal Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l’indagine. E la previsione riguarda solo «i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare». E proprio sulla previdenza complementare fa sapere che «molto presto» convocherà le parti sociali «per fare una grande campagna di adesione». Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani. «Con le norme attuali - dice il segretario generale Susanna Camusso - le pensioni del futuro saranno troppo basse, assolutamente insufficienti. E non vale scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non fanno subito la previdenza complementare». Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla la stima sui giovani come «proiezioni assolutamente improbabili». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, riconosce che «nessuno fa niente per cambiare la situazione». Il rapporto ricorda, infine, la proiezione della Rgs secondo cui «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». PRESSToday Rassegna stampa

Metropolis web Data: 07/07/2011 "Un giovane su due vivrà con una pensione inferiore ai mille euro"

Indietro Stampa > 06/07/2011 - Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andra' in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. E' quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto 'Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali' di Censis e Unipol. La ricerca - sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. "Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera", spiega l'indagine. E ricorda che "la previsione riguarda i più 'fortunati', cioé i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano". Inoltre, il rapporto Censis e Unipol, evidenzia che l'Italia é uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: "Nel 2030 gli anziani over-64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno".

Quindi, "il sistema pensionistico dovrà confrontarsi con seri problemi di compatibilità ed equità". Per Censis e Unipol "se le riforme delle pensioni degli anni '90 hanno garantito la sostenibilita' finanziaria a medio termine del sistema, oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future". Infatti, spiega l'indagine, "a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)". PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Cimbri (Unipol): iniquo toccare le pensioni" 07/07/2011

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MF sezione: Mercati Globali data: 07/07/2011 - pag: 13 autore: Cimbri (Unipol): iniquo toccare le pensioni

«Il governo non vada a toccare i livelli di rivalutazione delle pensioni; capisco l'esigenza di far quadrare i conti, ma penso che questa misura sia profondamente iniqua e sbagliata». Con queste parole Carlo Cimbri, amministratore delegato di Unipol, ha criticato la norma sulla rivalutazione delle pensioni contenuta nella manovra finanziaria firmata ieri da Giorgio Napolitano. Secondo Cimbri, la priorità va sì data al bilancio dello Stato, ma l'obiettivo di pareggio del deficit non può essere perseguito «indebolendo le fasce di popolazione più deboli». Secondo il numero uno di Unipol, gli italiani dovranno necessariamente «trovare delle forme di integrazione» previdenziale, anche se il Paese sconta ancora la mancanza di «consapevolezza di questa situazione, visto che l'80% delle persone pensa di non dover integrare la pensione». PRESSToday Rassegna stampa

Nuova Sardegna, La Data: "fisco e assistenza valgono 17 miliardi" 07/07/2011

Indietro Stampa Pagina 13 - Attualità Fisco e assistenza valgono 17 miliardi Soldi in cassa anche se la legge delega non viene approvata Sulla previdenza complementare si avvia discussione

ROMA. La manovra economica presentata ieri dal ministro Tremonti è composta da un decreto legge e da una delega in materia fiscale e assistenziale. Il via libera del Quirinale è stato annunciato ieri in conferenza stampa al ministero del Tesoro dal sottosegretario alla Presidenza Gianni Letta. Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco- assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposiziomne reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». Sacconi ha criticato infine le stime contenute nel rapporto Censis-Unipol sul welfare dei giovani, che indicano pensioni future sotto i 1000 euro. «Sono proiezioni molto opinabili - ha detto Sacconi - perché scontano ipotesi di percorsi lavorativi che nessuno può disegnare in un periodo di così straordinari cambiamenti». Tuttavia, secondo il ministro, resta sicuramente «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, assistenza e di sanità complementari». (m.per.) Il presidente Napolitano ha rilevato, tuttavia, che «il decreto legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio e i relativi disegni di legge collegati». In pratica il presidente allude alla delega fiscale che il governo, ha detto ieri Tremonti, spera di avere dal Parlamento nel 2012. La riforma dell’assistenza contenuta nella delega fiscale frutterà in tutto 17 miliardi, dei quali 2 nel 2013 e 15 nel 2014. Il ministro, però, ha avvertito che per mettere in sicurezza i conti è pronto un piano alternativo qualora venga a mancare questa delega da parte del Parlamento. «Se non l’avremo verranno tagliati del 15% tutti i meccanismi delle 470 agevolazioni fiscali oggi in essere che valgono circa 150 miliardi di euro. E’ quindi una legge blindata». Le 470 voci in questione che il ministro vuole cancellare o modificare, finiranno per incidere non poco nelle tasche degli italiani. Ma di quanto ancora non si sa. Il Tesoro ieri sera ha diffuso una tabella con i numeri complessivi della manovra e della delega fisco-assistenziale che totalizza 48 miliardi dal 2011 al 2014. Nella delega sono previsti 12,5 miliardi di euro aggiuntivi per il 2014. Sommati ai 25,3 miliardi inseriti nel decreto legge, portano ad un totale di 40 miliardi per il solo 2014. Il cantiere delle riforme è comunque aperto. «Ulteriori forme di coperture saranno progressivamente costituite dai proventi derivanti dalla riduzione dell’evasione fiscale - ha spiegato Tremonti - dal riordino delle attività finanziarie, dallo spostamento dell’asse del prelievo dal reddito a forme di imposizione reale e da economie nel comportamento della spesa pubblica». Gli interventi sul tavolo del governo comprendono anche azioni relative alla previdenza complementare. Ieri il ministro del Welfare Maurizio Sacconi (nella foto), dopo avere dato assicurazioni sulle possibili modifiche da apportare in tema pensioni, ha affrontato anche il tema della previdenza complementare. «Intendo convocare molto presto le parti sociali - ha detto - perché è giunto il momento di un suo forte rilancio». «Spero lo faccia davvero», gli ha risposto il leader della Cgil Susanna Camusso a proposito anche della sua apertura a modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Vorrei ricordargli però - ha aggiunto Camusso - che aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni. Eppure nella manovra ci siamo trovati l’innalzamento dell’età di pensionamento di vecchiaia per le lavoratrici del privato, sia per le rivalutazioni, sia l’accelerazione sull’aggancio alle aspettative di vita, con il prolungamento per tutti degli anni in cui si rimane a lavoro. Su molte cose, quindi, bisogna tornare indietro. Di promesse ne ho sentite un numero infinito - ha concluso - poi arriva la manovra e i soggetti colpiti sono sempre i soliti». (m.per.)

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Nuova Venezia, La Data: "giovani, pensioni da poveri" 07/07/2011

Indietro Stampa Censis-Unipol. Una ricerca evidenzia la curva negativa per chi inizia a lavorare oggi Giovani, pensioni da poveri Il 42% avrà meno di mille euro. Ancora peggio per gli atipici

ROMA. Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. È la desolante proiezione che emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto “Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali” di Censis e Unipol. La ricerca - sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato - sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l’indagine. E ricorda che «la previsione riguarda i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano». Inoltre, il rapporto Censis e Unipol, evidenzia che l’Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo: «Nel 2030 gli anziani over-64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno». Per Censis e Unipol «se le riforme delle pensioni degli anni’90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future». Infatti, spiega l’indagine, «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». Non mancano le prime valutazione. Le future pensioni per i giovani «con il meccanismo che abbiamo, con la discontinuità lavorativa e con il ritardo dell’ingresso nel mercato del lavoro, saranno assolutamente insufficienti», commenta il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. «Non solo il Censis, tutti gli studi dicono che, a sistema invariato, con una crescita così bassa e sei i punti di Pil persi negli ultimi anni e con i coefficienti di rivalutazione legati a questo criterio, le pensioni del futuro saranno pensioni troppo basse. E non vale - aggiunge la Camusso - scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non si fanno subito la previdenza complementare; il lavoratore precario non ha le risorse per farlo». L’ad di Unipol, Carlo Cimbri, aggiunge: «Il livello delle prestazioni delle pensioni pubbliche va calando; il tasso di sostituzione ormai è sceso dal 90 al 70% ed è ancora in calo». PRESSToday Rassegna stampa

Paneacqua.eu Data: 07/07/2011 "Manovra. Napolitano firma"

Indietro Stampa Manovra. Napolitano firma Alessandro Cardulli, 06 luglio 2011, 17:34

Intervento globale di quasi 50 miliardi. Per Tremonti "calerà il debito". Per Regioni, Province e Comuni è stato vanificato il lavoro fatto fino ad oggi sul federalismo fiscale. Protesta delle donne e dei pensionati nel giorno in cui una ricerca Censis-Unipol lancia l'allarme:si prevede che il 42% dei giovani in età fra i 25 e i 34 anni, circa quattro milioni, quando lasceranno il lavoro, verso il 2050, avranno una pensione inferiore ai mille euro mensili. E si potranno già considerare fortunati rispetto ai tanti giovani che non avranno avuto continuità di lavoro e per i quali la pensione sarà una specie di elemosina

La prima campana a morto per la manovra che, finalmente, il ministro Tremonti ha reso nota, l'ha suonata il presidente facente funzione dell'Associazione nazionale dei Comuni, Osvaldo Napoli, che è anche un autorevole parlamentare del Pdl. Napoli l'ha giudicata "iniqua", l'ha definita "la pietra tombale del federalismo fiscale", tanto da interrompere la collaborazione dei Comuni al processo di riforma. L'auspicio del Colle. Giorgio Napolitano ha emanato il Dl approvato dal consiglio dei ministri il 30 giugno scorso recante "Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria", "essendo stati essenzialmente ricondotti i suoi contenuti - si legge in una nota del Quirinale - alle norme strettamente attinenti alla manovra finanziaria ed a quelle suscettibili di incidere con effetto immediato sulla crescita economica". Nella nota, il Presidente della Repubblica "rileva altresì che il decreto-legge prevede gran parte della manovra necessaria per raggiungere il pareggio del bilancio entro il 2014; per la restante parte si dovrà procedere con gli ordinari strumenti di bilancio relativi al triennio 2012-2014 e i relativi disegni di legge collegati". Napolitano auspica che in Parlamento si svolga un confronto realmente aperto, che - partendo dalla condivisione dell'impegno assunto in sede europea per il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2014 - consenta una seria discussione e libere scelte circa la impostazione e le misure idonee al raggiungimento di tale obiettivo e quindi alla riduzione del debito pubblico, insieme al rilancio della crescita economica". L'arroganza di Tremonti. Il ministro dell'Economia ha fatto finta di niente tenendo una conferenza stampa in cui con tono da professorino, saccente, ha addirittura bacchettato i giornalisti che chiedevano conto dell'ormai tristemente famoso articolo "salva Finivest". "Vi do il telefonino del sottosegretario Letta - ha detto - chiedete a lui. Noi siamo qui per parlare di una cosa importante come la manovra. Il testo presentato è quello che avevamo in mente, condiviso dai ministri". Ma fra le "cose importanti" ha dimenticato gli ultimi dati relativi al Pil italiano resi noti dall'Ocse. Fra i paesi del G7 dietro di noi c'è solo il Giappone (-0,9) triste eredità del terribile terremoto e del devastante tsunami. Con il nostro +01 negli ultimi tre mesi siamo preceduti fra gli altri dal Gran Bretagna (+05), Francia (+0,9), Germania (+1,5). Neppure una parola per quanto riguarda la crescita. Non solo, Tremonti ha poi indicato ai giornalisti le domande che gli dovevano fare ed ha ricordato che, della manovra, ancora non aveva sottomano il testo definitivo ma solo le bozze. Se aspettavano forniva loro una tabellina, poi ha salutato, magari ci vediamo in altra sede. I tagli sono saliti a quasi 50 miliardi. Veniva da chiedersi: ma esisterà mai il testo definitivo? E quale testo è stato ratificato dal Presidente della Repubblica? Il ministro Paolo Romani prende le difese di Berlusconi, addirittura lo loda perché ha fatto ritirare il salva-Fininvest, provvedimento - assicura Romani - "che era del tutto legittimo". Dalla stessa conferenza stampa emerge un dato: il consiglio dei ministri, come al solito, ha approvato una manovra al buio. Perfino l'entità numerica necessaria per arrivare al pareggio del bilancio nel 2014 non era nota ai ministri. Lo stesso Berlusconi più volte ha parlato prima di trenta miliardi, più i 17 che verranno dalla delega fiscale. Nei primi due anni l'intervento sarà di 6,1 miliardi; nel 2013 si arriverà a 17,9 e poi nel 2014 di 25,4. Insomma una specie di testamento da lasciare al prossimo governo. Non solo: nel 2011-2012 i tagli serviranno solo a coprire le maggiori spese senza intervenire sul pareggio di bilancio. A fronte di questa situazione drammatica arriva la presa di posizione dei Comuni di cui abbiamo dato conto all'inizio. Il no alla manovra ricompatta gli enti locali. "Riteniamo questa manovra - ha detto Osvaldo Napoli - fortemente iniqua. Mette la pietra tombale sul federalismo e sulla nostra collaborazione al processo di riforma. Non siamo più disposti a parlare di fabbisogni standard di federalismo demaniale nel momento in cui si configura un nuovo centralismo che mette le manette ai comuni". Il documento ufficiale conferma tagli di 9,6 miliardi, un terzo delle risorse attualmente disponibili. In queste condizioni i comuni hanno deciso di non partecipare più a qualsiasi attività inerente il federalismo fiscale e a incontri politici ed hanno chiesto la convocazione urgente della Conferenza unificata con la partecipazione dello stesso Tremonti cui " spiegheranno" l'impatto che la manovra avrà sui Comuni, i servizi per i cittadini. Napoli ha poi sottolineato che "l'Anci in questi anni ha sempre chiesto di rivedere il patto di stabilità e ora i comuni lanciano un appello al Parlamento per aprire un confronto sulla manovra". Le carte e i numeri della manovra finanziaria sono sempre più incerti e confusi. Ma dentro questo pasticcio un dato emerge con piena evidenza: il nuovo grave colpo inferto ai servizi pubblici garantiti nel nostro ordinamento dagli enti locali e dalle Regioni. Sommando i tagli a regime previsti al 2014 per comuni, province, sanità e regioni si dovrebbe arrivare, in base alle cifre che si leggono sulla stampa, a quasi 13 miliardi, la metà dell'intera manovra (al netto di quanto atteso dall'attuazione delle deleghe su fisco e previdenza). Si tratta di numeri che, se dovessero essere confermati, sono incompatibili con l'attuazione della legge delega sul federalismo fiscale, poiché obbligheranno a rivedere al ribasso tutto l'insieme dei livelli essenziali delle prestazioni di cui quella legge aveva in animo di riformare la struttura finanziaria. E' in questo quadro di rottura fra governo e enti locali che è stato annullato l'incontro in calendario previsto presso il ministero per i Rapporti con le Regioni tra Governo, Regioni, Comuni e Province, indetto per discutere la manovra. La protesta delle donne e dei pensionati. I sindacati chiedono di annullare le norme relative al blocco della rivalutazione delle pensioni, la Cgil, con lo Spi, prepara una giornata di mobilitazione per il 15 luglio. Cerca di "ammorbidire" la situazione il ministro Sacconi il quale dichiara la disponibilità a rivedere la norma, senza peraltro indicare come e quando. E Tremonti lo corregge subito: si può fare tutto ma a parità di costi. Le donne intanto per iniziativa dei Radicali, presenti Emma Bonino, vicepresidente del Senato e Susanna Camusso segretario generale della Cgil, hanno manifestato contro lo scippo di ben 4 miliardi. Era stato previsto che il risparmio effettuato a seguito dell'elevamento dell'età pensionabile per le donne del pubblico impiego fosse destinato a servizi per la famiglia. Così non è avvenuto ed ora si vuole iniziare un processo di innalzamento dell'età pensionabile anche per il settore privato. L'allarme del Censis. Sempre in materia di pensioni arriva un segnale di allarme da una ricerca Censis-Unipol: Il 42% dei lavoratori dipendenti 25-34enni di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. Attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore a mille euro sono il 31,9%. Significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera. E la previsione riguarda i più "fortunati", cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono un milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano. Il problema pensioni, sottolinea il Censis, non è risolto. L'Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo. Nel 2030 gli anziani over 64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno. Il sistema pensionistico dovrà confrontarsi con seri problemi di compatibilità ed equità. Se le riforme delle pensioni degli anni '90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, oggi preoccupa il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future. A fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi).

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Provincia di Como, La Data: 07/07/2011 "Ai giovani nel 2050 una pensione-shock Mille euro al mese"

Indietro Stampa Ai giovani nel 2050 una pensione-shock Mille euro al mese Censis-Unipol: avranno meno dello stipendio attuale Flop sanità pubblica: l'80% va anche dai privati

Giovedì 07 Luglio 2011 Primo piano, pagina 2

ROMA Il 42% dei lavoratori dipendenti 25-34enni di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. Attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore a mille euro sono il 31,9%. Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera. E la previsione riguarda i più «fortunati», cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono un milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano nè lavorano. È quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto «Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali» di Censis e Unipol. «L'Italia è uno dei Paesi più vecchi e longevi al mondo. Nel 2030 gli anziani over 64 anni saranno più del 26% della popolazione totale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno - sottolinea il Censis in una nota -. Il sistema pensionistico dovrà confrontarsi con seri problemi di compatibilità ed equità. A fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)», prosegue l'istituto di ricerca. «Il ricorso a prestazioni sanitarie totalmente private è oggi molto diffuso. Nell'ultimo anno solo il 19,4% delle famiglie ne ha potuto fare a meno - spiega ancora il Censis -. Invece, più del 70% ha acquistato medicinali a prezzo pieno in farmacia, più del 40% è ricorso a sedute odontoiatriche, quasi il 35% a visite mediche specialistiche, più del 18% a prestazioni diagnostiche. Tutto ciò è costato in media 958 euro a famiglia. La spesa privata complessiva sale fino a 1.418 euro in media per le famiglie in cui un componente ha avuto bisogno del dentista». Secondo la stima del Censis, le persone con disabilità sono oggi il 6,7% della popolazione totale: circa 4,1 milioni di persone. Ma con il progressivo invecchiamento demografico arriveranno a 4,8 milioni nel 2020 (il 7,9% della popolazione) e saranno 6,7 milioni nel 2040 (il 10,7%). Già oggi nel 30,8% dei nuclei familiari si riscontra un bisogno assistenziale. Per la maggior parte si tratta della necessità di accudire i figli, ma per il 6,9% dipende dalla disabilità o non autosufficienza di un membro della famiglia. Le risposte a questi bisogni provengono soprattutto dall'interno della famiglia stessa. Quando ci sono i bambini, le madri riducono spesso il lavoro fuori casa: nel 40% dei casi quando il figlio è piccolo (con meno di 6 anni), nel 21,9% dei casi quando il figlio è più grande. Ma il 7,1% delle madri con bambini piccoli e il 5% di quelle con figli grandi sono costrette a lasciare del tutto il lavoro. I bisogni più complessi, legati alla disabilità e alla non autosufficienza, vengono anch'essi affrontati soprattutto da mogli e madri (36,9%), nel 6,8% dei casi i figli ritardano per questo motivo l'uscita da casa, ma è frequentissimo il ricorso all'aiuto a pagamento delle badanti (30,1%). Nell'immaginare il portafoglio finanziario futuro della famiglia, una volta in pensione, il 93,5% cita la risorsa della pensione pubblica, cui si accompagnano i risparmi (36,2%), l'eredità (18%) e il reddito da lavoro protratto dopo l'età pensionabile (11,9%). Risorse come gli investimenti finanziari, l'assicurazione privata e la previdenza integrativa vengono indicate ciascuna dal 10% circa. In definitiva, per sostenersi il 35,6% delle famiglie potrà contare esclusivamente sulla pensione pubblica, mentre solo il 27,5% include nella propria strategia previdenziale anche forme di integrazione (fondi pensione, polizze private, rendite da investimenti). Per affrontare le necessità sanitarie nel futuro, il 36,7% delle famiglie ritiene che la copertura pubblica sarà sufficiente, la maggioranza (il 54,7%) si affiderà a un modello di «welfare mix» autogestito, integrando la copertura pubblica con prestazioni private pagate direttamente di tasca propria. PRESSToday Rassegna stampa

Rai News 24 Data: "Pensioni sotto i mille euro per la generazione precaria" 07/07/2011

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ultimo aggiornamento: 06 july 2011 12:12

Roma.Trovato il lavoro a fatica, magari dopo anni di precariato, per i finti giovani si annunciano tempi difficili anche quando saranno vecchi. Il 42% dei lavoratori dipendenti fra i 25 e i 34 anni di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di mille euro al mese. È questo il quadro che emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto 'Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali' realizzato da Censis e Unipol. Anziani con pensioni in discesa Attualmente i dipendenti in questa fascia di età, che guadagnano una cifra inferiore a mille euro, sono il 31,9%. Ciò significa che molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera. La previsione peraltro riguarda i più fortunati, cioè i 4 milioni di giovani che oggi hanno la fortuna di contrtti a tempo indeterminato. Poi ci sono un milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano.

Il report evidenzia che il problema delle pensioni non è affatto risolto. L'Italia resta uno dei paesi più vecchi e longevi al mondo. Nel 2030 gli anziani over 64 anni saranno più del 26% della popolazione locale: ci saranno 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno. Il sistema pensionistico, sottolinea il rapporto, dovrà confrontarsi con seri problemi di compatibilità ed equità. Se le riforme delle pensioni degli anni '90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, oggi a preoccupare è il costo sociale della riduzione delle tutele per le generazioni future. A fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi); mentre i lavoratori autonomi vedranno ridursi il tasso fino a -40% (a 68 anni con 38 anni di contributi). PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "meno di mille euro per i giovani che andranno in pensione nel 2050" 07/07/2011

Indietro Stampa Pagina 7 - Economia Il caso Meno di mille euro per i giovani che andranno in pensione nel 2050

ROMA - Il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. E´ quanto emerge dai risultati del primo anno di lavoro del progetto "Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali" di Censis e Unipol. Attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro sono il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l´indagine. E ricorda che «la previsione riguarda i più "fortunati", cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano». PRESSToday Rassegna stampa

Resto del Carlino, Il (Bologna) Data: "I giovani di oggi saranno i nuovi poveri «Neanche mille euro al mese»" 07/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 6 I giovani di oggi saranno i nuovi poveri «Neanche mille euro al mese»

STUDIO CENSIS-UNIPOL: COLPITO IL 42% DEI LAVORATORI IN PENSIONE NEL 2050 ROMA MENO di 1.000 euro al mese, meno che a inizio carriera, per quasi un giovane su due quando smetterà di lavorare. Il quadro è quello tracciato dai risultati del primo anno del progetto Welfare, Italia. Laboratorio per le nuove politiche sociali' di Censis e Unipol: il 42% dei giovani, tra i 25 e i 34 anni, lavoratori dipendenti di oggi dice andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1.000 euro al mese. «SONO proiezioni molto opinabili», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, secondo cui è difficile «divinare percorsi lavorativi complessi, che credo neanche la zingara sarebbe in grado di disegnarci». La ricerca sulla base della stima elaborata dal Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato sottolinea come attualmente i dipendenti in questa fascia di età che guadagnano una cifra inferiore ai 1.000 euro siano il 31,9%. «Ciò significa che in molti si troveranno ad avere dalla pensione pubblica un reddito addirittura più basso di quello che avevano a inizio carriera», spiega l'indagine. E la previsione riguarda solo «i più fortunati', cioè i 4 milioni di giovani oggi ben inseriti nel mercato del lavoro, con contratti standard: poi ci sono 1 milione di giovani autonomi o con contratti atipici e 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano». Il ministro Sacconi evidenzia «la necessità di organizzare sempre più forme di previdenza, di assistenza, di sanità complementare». E PROPRIO sulla previdenza complementare fa sapere che «molto presto» convocherà le parti sociali «per fare una grande campagna di adesione». Critica la Cgil che parla di futuro previdenziale a «rischio» per i giovani, i «nuovi poveri» di domani: con le norme attuali, dice il segretario generale Susanna Camusso, «le pensioni del futuro saranno troppo basse, assolutamente insufficienti. E non vale aggiunge scaricarle in termini di responsabilità sui giovani, dicendo che non fanno subito la previdenza complementare». Anche il leader della Uil, Luigi Angeletti, bolla la stima sui giovani come «proiezioni assolutamente improbabili» e rilancia l'invito a tagliare i costi della politica: «Il Parlamento deve ridurre i suoi costi del 30%». Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni, riconosce che znessuno fa niente per cambiare la situazione». IL RAPPORTO ricorda, infine, la proiezione della Rgs secondo cui «a fronte di un tasso di sostituzione del 72,7% calcolato per il 2010, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell'ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi)». PRESSToday Rassegna stampa

Resto del Carlino, Il (Bologna) Data: "Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle ..." 07/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 7 Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle ...

Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle indicizzazioni alle pensioni». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, veste i panni del pompiere e cerca di spegnere l'incendio delle polemiche scatenato dai sindacati (per l'occasione tornati a una ferrea unità) e dall'opposizione sulle pensioni. Un'apertura alla possibilità di apportare modifiche ribadita anche dal ministro del tesoro Tremonti. Ciò significa che il cambio di rotta è dell'intero governo. Se si preferisce è una scelta collegiale. Non a caso a plaudire alla mano tesa di Sacconi e Tremonti si sono subito associati esponenti di rilievo della maggioranza come il presidente del Senato, Schifani («Soddisfazione e apprezzamento per la decisione») e il capogruppo del Pdl alla Camera, Cicchitto: «Il mio auspicio è che si trovino spiragli per cambiare la norma. Lavoriamo tutti per questo». Sacconi, però, ha precisato che la «disponibilità a discutere» va intesa con un preciso paletto: «Troviamo il modo di ottenere lo stesso effetto finanziario con un percorso diverso». Ancora più secco Tremonti: «Se ci sono idee che, a saldi totalmente invariati, producono lo stesso effetto, sono bene accette. Ripeto, a saldi invariati». L'INTERVENTO sulle indicizzazioni previste nella manovra (rivalutazione totale al costo della vita solo per gli assegni fino a 1.428 euro lordi mensili, tra 1.428 e 2.380 euro rivalutazione al 45%, oltre i 2.380 euro nessuna rivalutazione) avrebbe l'effetto di produrre un risparmio di spesa previdenziale di 600 milioni nel 2012 e di 1,09 miliardi per ciascuno dei due anni successivi. In sostanza, tenuto fermo il risultato sui conti pubblici, il governo non chiude la porta alla possibilità di concordare metodi diversi dal taglio alle indicizzazioni. SACCONI, comunque, ha tenuto il punto per evitare che si parlasse di marcia indietro: «Le fasce più basse sono state salvaguardate con l'indicizzazione totale. Gli interventi sono sulle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche, ma ricordo che norme simili sono state fatte da tutti i governi, anche di centrosinistra, quindi non bisogna fare una polemica ideologica». Se gli esponenti del governo hanno fatto riferimento specifico al taglio delle indicizzazioni, non va dimenticato che gli interventi sul sistema previdenziale contengono altri due pilastri. Uno è l'anticipo al 2014 dell'armonizzazione delle pensioni di anzianità alle aspettative di vita. L'altro è il progressivo allungamento a 65 dell'età del pensionamento per le donne nel settore privato. L'APERTURA del governo, di fatto, rilancia la palla nel campo dei sindacati. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, l'ha colta al volo apprezzando «il segnale positivo», e suggerendo «andiamo subito a una verifica». Molto meno soddisfatta la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che ha subito messo le mani avanti: «Non mi fido. Di promesse e assicurazioni non mantenute da questo governo ne ho sentite fin troppe». L'opposizione con il Pd ha dato una lettura politica e non cambia posizione: «Il governo si è accorto dell'iniquità dell'intervento sulle pensioni. Ora deve ritirarla». PRESSToday Rassegna stampa

Resto del Carlino, Il (Bologna) Data: "Pensioni, aumenti scongelati? Solo se i" 07/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 6 Pensioni, aumenti scongelati? Solo se i

Alt del Tesoro: modifiche a saldi invariati. Ma Sacconi: «Aperti a discutere della Nuccio Natoli ROMA «SIAMO apertissimi a discutere di modifiche al taglio delle indicizzazioni alle pensioni». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, veste i panni del pompiere e cerca di spegnere l'incendio delle polemiche scatenato dai sindacati (per l'occasione tornati a una ferrea unità) e dall'opposizione sulle pensioni. Un'apertura alla possibilità di apportare modifiche ribadita anche dal ministro del tesoro Tremonti. Ciò significa che il cambio di rotta è dell'intero governo. Se si preferisce è una scelta collegiale. Non a caso a plaudire alla mano tesa di Sacconi e Tremonti si sono subito associati esponenti di rilievo della maggioranza come il presidente del Senato, Schifani («Soddisfazione e apprezzamento per la decisione») e il capogruppo del Pdl alla Camera, Cicchitto: «Il mio auspicio è che si trovino spiragli per cambiare la norma. Lavoriamo tutti per questo». Sacconi, però, ha precisato che la «disponibilità a discutere» va intesa con un preciso paletto: «Troviamo il modo di ottenere lo stesso effetto finanziario con un percorso diverso». Ancora più secco Tremonti: «Se ci sono idee che, a saldi totalmente invariati, producono lo stesso effetto, sono bene accette. Ripeto, a saldi invariati». L'INTERVENTO sulle indicizzazioni previste nella manovra (rivalutazione totale al costo della vita solo per gli assegni fino a 1.428 euro lordi mensili, tra 1.428 e 2.380 euro rivalutazione al 45%, oltre i 2.380 euro nessuna rivalutazione) avrebbe l'effetto di produrre un risparmio di spesa previdenziale di 600 milioni nel 2012 e di 1,09 miliardi per ciascuno dei due anni successivi. In sostanza, tenuto fermo il risultato sui conti pubblici, il governo non chiude la porta alla possibilità di concordare metodi diversi dal taglio alle indicizzazioni. SACCONI, comunque, ha tenuto il punto per evitare che si parlasse di marcia indietro: «Le fasce più basse sono state salvaguardate con l'indicizzazione totale. Gli interventi sono sulle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche, ma ricordo che norme simili sono state fatte da tutti i governi, anche di centrosinistra, quindi non bisogna fare una polemica ideologica». Se gli esponenti del governo hanno fatto riferimento specifico al taglio delle indicizzazioni, non va dimenticato che gli interventi sul sistema previdenziale contengono altri due pilastri. Uno è l'anticipo al 2014 dell'armonizzazione delle pensioni di anzianità alle aspettative di vita. L'altro è il progressivo allungamento a 65 dell'età del pensionamento per le donne nel settore privato. L'APERTURA del governo, di fatto, rilancia la palla nel campo dei sindacati. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, l'ha colta al volo apprezzando «il segnale positivo», e suggerendo «andiamo subito a una verifica». Molto meno soddisfatta la segretaria della Cgil, Susanna Camusso, che ha subito messo le mani avanti: «Non mi fido. Di promesse e assicurazioni non mantenute da questo governo ne ho sentite fin troppe». L'opposizione con il Pd ha dato una lettura politica e non cambia posizione: «Il governo si è accorto dell'iniquità dell'intervento sulle pensioni. Ora deve ritirarla». PRESSToday Rassegna stampa

Reuters UK Data: 07/07/2011 "Government and unions plan more talks on pensions"

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Government and unions plan more talks on pensions

Wed, Jul 6 2011 By Keith Weir LONDON (Reuters) - The government plans further talks with trades unions on pensions reform after the two sides met on Wednesday for the first time since a walkout last week by some 300,000 teachers and civil servants. "We have had another constructive meeting today as part of the ongoing talks the government has committed to with the TUC (Trades Union Congress) on public service pensions," a Treasury spokeswoman said. "This is a genuine consultation and further meetings will take place," she added. Unions representing public sector workers have threatened further strikes later in the year over plans to make them pay more for less generous pensions and retire later. The current talks are designed to set the framework for specific negotiations for state-employed workers such as nurses and teachers who have their own individual industry schemes. Last week's strikes show union patience is limited. Around half of the schools in England and Wales closed when teachers protested on the streets over plans to make them pay more for their pensions and work longer. The Conservative-led coalition says that pensions need to be overhauled to ensure the system can cope as people live longer. The reforms are part of government plans to effectively erase by 2015 a budget deficit that peaked at more than 10 percent of GDP. The government condemned the strikes last week by four unions as premature while talks were still going on. Protests over austerity have been relatively muted in Britain compared with other European nations, but unions have vowed to take a stand over pension reforms. Public sector workers already face a pay freeze and the loss of more than 300,000 jobs. The stakes are high on both sides. Prime Minister David Cameron wants to avoid giving too much ground after recent policy reversals on reform of the state-funded health system and plans to cut sentences for offenders who enter early guilty pleas. Union membership has dwindled since the Conservative government of Margaret Thatcher took on miners and print workers in the 1980s. However, union membership remains strong among Britain's 6.2 million public sector workers and the struggle over pensions is a test of their effectiveness. (Editing by Louise Ireland) PRESSToday Rassegna stampa

Reuters UK Data: 07/07/2011 "Government and unions resume pension talks"

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Government and unions resume pension talks

Wed, Jul 6 2011 By Keith Weir LONDON (Reuters) - Trades unions resume talks with the government on Wednesday over public sector pension reform following a walkout last week by some 300,000 teachers and civil servants. Both sides say the talks set for Wednesday afternoon are not yet "make or break" but progress needs to be maintained to ward off the threat of further strikes later in the year. "I expect we'll make some more progress on some of the issues. Whether we'll make progress on the big ticket items remains to be seen," said Brian Strutton, a leader of the GMB union. "These meetings are the precursor to talks on each of the individual pension schemes," Strutton told Reuters, referring to more detailed negotiations to come for groups such as teachers and health workers. The government wants agreement on retirement ages and contribution rates to take into those individual talks, while the unions want to settle centrally how much money is available, Strutton said. Last week's strikes show union patience is limited. Around half of the schools in England and Wales closed when teachers protested on the streets over plans to make them pay more for their pensions and work longer. The Conservative-led coalition says that pensions need to be overhauled to ensure the system can cope as people live longer. The reforms are part of government plans to effectively erase by 2015 a budget deficit that peaked at more than 10 percent of GDP. The government condemned the strikes last week by four unions as premature while talks were still going on. Protests over austerity have been relatively muted in Britain compared with other European nations, but unions have vowed to take a stand over pension reforms. Public sector workers already face a pay freeze and the loss of more than 300,000 jobs. The stakes are high on both sides. Prime Minister David Cameron wants to avoid giving too much ground after recent policy reversals on reform of the state-funded health system and plans to cut sentences for offenders who enter early guilty pleas. Union membership has dwindled since the Conservative government of Margaret Thatcher took on miners and print workers in the 1980s. However, union membership remains strong among Britain's 6.2 million public sector workers and the struggle over pensions is a test of their effectiveness. (Editing by Louise Ireland) PRESSToday Rassegna stampa

Secolo d'Italia Data: "Tremonti, non tagliare le pensioni" 07/07/2011

Indietro Stampa Tremonti, non tagliare le pensioni

Marcello de Angelis La manovra non è a scatola chiusa. Si è fatto un buon lavoro, ma si può migliorare. E noi abbiamo delle idee piuttosto chiare su quello che non si deve fare. Diciamo un forte e chiaro no al taglio della rivalutazione degli assegni per le pensioni comprese tra tre e cinque volte il minimo. Stiamo parlando di 1.428-2.380 euro lordi al mese... Riteniamo al contrario assolutamente praticabile il blocco della rivalutazione, anche totale, per le pensioni d'oro (quelle superiori a 2.380 euro). I tagli si possono fare, ma solo escludendo i pensionati a reddito medio basso. Chi grida allo scandalo su questa misura dovrebbe ricordarsi che provvedimenti di questo genere non se li è certo inventati Tremonti. Nel 1995 Lamberto Dini impose addirittura il blocco totale delle pensioni, anche di quelle più basse, mentre Romano Prodi azzerò la rivalutazione delle pensioni oltre cinque volte il minimo. Come si possono recuperare le somme perse per il mancato taglio? Con qualche privatizzazione - come ha proposto su queste pagine Crosetto - o magari anticipando l'aumento dell'età pensionabile delle donne che lavorano nel privato a 65 anni (altra proposta scandalo?). Il governo la rimanda al 2032, mentre la Ue la chiede in tempi più ravvicinati. Ma le donne, più che di essere mandate in pensione prima a fare le nonne, avrebbero bisogno di essere aiutate da giovani, quando vorrebbero fare le madri.

07/07/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "GLI EQUILIBRI DEMOGRAFICI IN ITALIA PENSIONI SOTTO MILLE EURO" 07/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-07 - pag: 7 autore: Eugenio Bruno GLI EQUILIBRI DEMOGRAFICI IN ITALIA PENSIONI SOTTO MILLE EURO

«Modifiche sulle pensioni» Sacconi apre sull'indicizzazione: guardiamo alle fasce medie e alte LA VIA ALTERNATIVA Maggioranza al lavoro per ridurre al 45% la rivalutazione sui trattamenti da 5 a 8 volte il minimo Inps e al 30% tra 8 e 10 volte ROMA Il blocco parziale delle pensioni ha i giorni contati. Almeno nella veste confezionata dalla manovra pubblicata ieri sulla Gazzetta Ufficiale. La conferma è giunta direttamente dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che si è detto a «apertissimo a modifiche». E indirettamente dal suo collega dell'Economia, Giulio Tremonti, che ha posto però la condizione di mantenere «i saldi invariati». La soluzione a cui stanno già lavorando i parlamentari della maggioranza potrebbe essere quella di limitare progressivamente l'indicizzazione solo ai trattamenti da 2.380 euro in su e eliminarla oltre i 4.760. A indicare la rotta da seguire è stato proprio Sacconi. Nel ricordare che «le fasce più basse sono indicizzate al 100%», il ministro ha spiegato che ora «si tratta di guardare alle fasce medie e alte. Noi siamo pronti a modifiche ha spiegato ma non dimentichiamo che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i Governi di centro-sinistra, quindi a questo proposito eviterei una polemica ideologica». In realtà i margini per intervenire sulla stretta nel biennio 2012-2013 al meccanismo di adeguamento degli assegni previdenziali al costo della vita non sono molto ampi. Come ribadito da Tremonti gli eventuali cambiamenti apportati in Parlamento dovranno garantire l'invarianza di gettito rispetto alla versione contenuta nel Dl. Dall'abbassamento dal 90 al 45% del coefficiente di rivalutazione per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo Inps (cioè tra 1.428 e 2.380 euro) e dall'azzeramento oltre tale soglia sono attesi 600 milioni di euro l'anno prossimo che diventano 1.080 nel biennio successivo. E tanti dovranno rimanere. Una delegazione della maggioranza in commissione Lavoro della Camera, guidata dal presidente Silvano Moffa e dal vicepresidente Giuliano Cazzola (Pdl), si è già messa all'opera. La proposta a cui stanno lavorando prevede, da un lato, di lasciare al 90% l'indicizzazione dei trattamenti compresi nella fascia 1.428- 2.380 euro e, dall'altro, di ridurla al 45% tra i 2.380 e i 3.808 euro e al 30% tra 3.808 e 4.760. Al di là di questo tetto scatterebbe invece l'azzeramento. E se il gettito non fosse sufficiente, hanno spiegato, si potrebbe prorogare fino al 2014 il blocco. Sul tema sono intervenuti anche i leader sindacali. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha approfittato per incalzare il Governo: «Andiamo subito ad una verifica». Dal canto suo Luigi Angeletti (Uil) ha chiesto al governo di ritirare la norma e coprire le perdite dell'erario «anticipando la tassazione sulle transazioni finanziarie». Scettica infine Susanna Camusso (Cgil): «Spero lo facciano davvero. Il ministro ha detto riferendosi a Sacconi aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni...». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Il blocco della rivalutazione penalizza gli assegni medi" 07/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-07 - pag: 7 Il blocco della rivalutazione penalizza gli assegni medi

TRATTAMENTI «ROSA> L'aumento a 65 anni sembra scritto sulla sabbia: è mancato il coraggio di farlo partire da subito di Elsa Fornero Dei circa 40 miliardi di euro che la manovra si propone di ottenere nei prossimi 4 anni, quasi 7 dovrebbero arrivare dalla previdenza. I pensionati, attuali e futuri, contribuiranno quindi in maniera robusta al risanamento finanziario del Paese. Vale la pena di ragionare sull'insieme delle misure per vedere se alla significativa "quantità" dei sacrifici corrisponda una certa "qualità" degli stessi. Trattandosi di interventi sulla spesa pubblica, la qualità consiste essenzialmente nel rispetto di tre criteri: il principio di equità dei tagli e quindi il loro incidere in misura proporzionalmente più elevata sui redditi più elevati; la coerenza dei provvedimenti tra loro e con il disegno pensionistico complessivo; e infine la loro credibilità, nel senso di annunci a cui seguiranno azioni sicure. Se consideriamo questi diversi profili di giudizio, la valutazione d'insieme è scarsamente positiva. I provvedimenti principali sono tre: anticipazione dal 2015 al 2014, e velocizzazione, del provvedimento che aggancia all'aspettativa di vita i requisiti per il pensionamento; riduzione dell'indicizzazione delle pensioni al costo della vita, per fasce di importo e per il biennio 2012-13; attivazione di un percorso, lento e soprattutto dilazionato nel tempo (partirà dal 2020!) di aumento dell'età pensionabile delle lavoratrici private, per uniformarle alle lavoratrici pubbliche. La prima misura può essere, in sé, giudicata coerente con il metodo contributivo adottato con la riforma del 1995. Se l'aspettativa di vita aumenta, è giusto che almeno una parte di tale aumento sia dedicato al lavoro. L'allungamento della vita lavorativa rappresenta la risposta più efficace al problema della sostenibilità del sistema pensionistico causato dall'invecchiamento, e il fatto che esso avvenga in modo automatico sottrae materia alla controversia tra le parti sociali e all'uso improprio del sistema pensionistico da parte della classe politica. Ma ci sono due problemi di coerenza: anzitutto, mentre con una mano si anticipa un sacrificio, con l'altra si ritarda il provvedimento di equiparazione dell'età di pensionamento (delle lavoratici tra di loro e con gli uomini). In secondo luogo, vi è un'incoerenza con il metodo contributivo. Questo ha il vantaggio di conciliarsi pienamente con la flessibilità dell'età di pensionamento, a partire ovviamente da un'età minima (anch'essa aumentabile con la speranza di vita). La variabilità dei coefficienti per il calcolo delle pensioni fa sì che a questa flessibilità corrisponda un'equa variazione della pensione, nel senso che chi va in pensione più tardi è premiato e non penalizzato, come avviene con le pensioni retributive. Tuttavia, la flessibilità è oggi di fatto annullata da una serie di restrizioni e dall'inapplicabilità dei coefficienti, disponibili soltanto tra le età 57 e 65. Anche la seconda misura (riduzione/sospensione dell'adeguamento delle pensioni al costo della vita) presenta, al tempo stesso, elementi di equità e di iniquità. È equa perché rispetta la progressività: le pensioni ricche (ossia sopra i 2.380 euro lordi) perdono completamente l'indicizzazione, e quindi sono destinate a impoverirsi in misura tanto maggiore quanto più elevato sarà il tasso di inflazione; per quelle medie l'adeguamento è parziale e per quelle povere (fino a tre volte il minimo) è totale. È anche equa verso le generazioni future, perché almeno una parte di queste pensioni (tutte retributive) non è pagata dai contributi versati dagli stessi lavoratori. La misura è però ispirata alla logica del "fare cassa" e ingiustamente punitiva verso i pensionati medi. Soprattutto, è lampante l'iniquità del confronto con il mantenimento dell'indicizzazione dei generosi vitalizi dei parlamentari e dei politici in generale. La terza misura, che innesca dal 2020 l'aumento dell'età di uscita delle lavoratrici private, è come se fosse scritta sulla sabbia, cioè non è credibile. È difficile capire in base a quale logica il Governo non abbia avuto il coraggio di avviare fin da subito l'equiparazione dell'età di pensionamento delle donne, rinunciando a punire i pensionati con il taglio dell'indicizzazione. C'è da scommettere che, magari tra un paio d'anni, quel provvedimento sarà anticipato e, pertanto, esso va incluso direttamente nel novero dei provvedimenti a valere sui prossimi anni. Una piccola "furbizia", forse non l'unica, della manovra. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "LEGENDA" 07/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-07 - pag: 6 LEGENDA

LEGENDA LE NUOVE REGOLE PER LE PENSIONI Requisiti per la vecchiaia, stretta alle rivalutazioni, norme per i professionisti: tutti gli interventi in 19 parole chiave Anche sulle pensioni la manovra pubblicata in «Gazzetta Ufficiale» ieri propone interventi a tutto campo. Tra le regole destinate a chi è già in pensione, quella che interessa la platea più ampia è la stretta sulle rivalutazioni, che azzera l'indicizzazione per i trattamenti superiori a cinque volte il minimo e la dimezza per quelli compresi fra tre e cinque volte. È anche la regola più contestata, ed è probabile che qualche novità intervenga in Parlamento in sede di conversione del decreto. Per chi è al lavoro, invece, la novità più rilevante è l'innalzamento progressivo dei parametri per la pensione di vecchiaia delle donne attive nel settore privato o nel lavoro autonomo. Gli scalini previsti dalla manovra partono dal 2020 e a regime, cioè dal 2032, chiederanno 5 anni in più rispetto a oggi. Nella pagina si incontra però l'analisi di tutte le altre novità, dal contenzioso con l'Inps ai controlli sui trattamenti di invalidità civile. Domani il «Dizionario della manovra» sarà dedicato agli interventi sulla giustizia (venerdì), mentre la puntata di sabato sarà dedicata al pubblico impiego. Per ogni voce gli esperti del Sole 24 Ore hanno dato un giudizio sulla bontà della norma e sulla sua concreta fattibilità. Hanno realizzato le voci del dizionario della manovra: Giampiero Falasca, Maria Rosa Gheido. Coordinamento: Gianni Trovati LA VOCE DEL DIZIONARIO GIUDIZIO da 1 a 10 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - ALTAMEDIABASSA Qui trovate la spiegazione della norma - 24 In questo spazio viene proposta la revisione alla norma quando viene «bocciata» da esperti e giornalisti con un voto da 1 a 5 R REVERSIBILITÀ GIUDIZIO 4 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - BASSA Per sfavorire i «matrimoni d'interesse»,l'aliquota di reversibilitàdella pensione al coniugesuperstite viene ridotta nei casiincui il matrimonio è stato contratto quando il pensionato hagià superato i 70 anni e la differenza dietà fra i coniugi è superiore a 20anni. La riduzione è del 10 per cento perogni anno di matrimonio mancantealla durata minima di 10 anni. Inpratica, la riduzione è del 90% seilmatrimonio è durato un solo anno,dell'80% se è durato due anni e cosìvia - 24 La norma appare di difficile compatibilità costituzionale, e spinge il legislatore a sindacare su scelte personali che difficilmente possono essere disciplinate da parametri dilegge RIVALUTAZIONE GIUDIZIO 4 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Per il 2012 e 2013, la rivalutazione degliassegni indicizzata all'inflazione èazzerata quando il trattamento supera ilquintuplo della pensione minima, e dimezzata per itrattamenti compresi fra tre e cinquevolte il minimo. Come ha spiegato l'Inps, il meccanismoagisce per fasce, per cuilepensioni fino a 1.428 euro mensilisono rivalutate al 100%; in quelle comprese tra 3 e 5 volte il minimo quindi nello scaglionetra1.428e 2.380 euro mensili sarà rivalutata al 100% la quotafino a 1.428 euro e al 45% laquotaeccedente. Le pensioni superioria 5 volte il minimo ovvero superiori a 2.380 euro mensili saranno rivalutare al 100% nella fascia finoa 1.428 euro, al 45% nella fascia da 1.428 a 2.380 e nella quota superiore a 2.380 euro mensili nonavranno rivalutazione. Il Governo sièdetto disponibile a rivedere il meccanismo - 24 La norma penalizza pensioni che già sono rivalutate parzialmente e il cui livello non giustifica un intervento punitivo di questo tipo V VECCHIAIA GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Le novità della manovra, conl'introduzione degli scalini dal2020al2032, intervengono solosuirequisiti del pensionamentodivecchiaia dellelavoratrici del settore privatoeautonome. Gli altrimeccanismi,prodotti dall'adeguamento automatico legatoalladinamica della speranza divita,riguardano invece sia l'anzianità sialavecchiaia, e i lavoratori e le lavoratricidi tutte le categorie. Lefinestre mobili, previste anch'esse dallamanovra 2010, introducono invece un intervallo di12mesi fra la maturazione dei requisitieil pensionamento per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti, e di 18 mesi per gli autonomi PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Per il 42% dei giovani meno di mille euro" 07/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-07 - pag: 7 autore: Giuseppe Latou Per il 42% dei giovani meno di mille euro

ROMA Pensioni incerte per i giovani. E servizi sanitari ormai in buona parte pagati di tasca propria. Lo spiega uno studio presentato da Censis e Unipol: il sistema del welfare italiano si regge su due gambe parecchio traballanti. Per la prima preoccupano le prospettive di lungo periodo. Nel 2050 il 42% dei lavoratori dipendenti che oggi hanno tra i 25 e i 34 anni avrà meno di mille euro di pensione. Nel secondo caso, invece, le preoccupazioni sono rivolte a quanto sta già accadendo. Ormai solo il 19,4% delle famiglie rinuncia alle prestazioni sanitarie private. La previsione sulle pensioni riguarda infatti solo i più fortunati, i quattro milioni di giovani che oggi godono di un contratto "standard". Per gli altri lo scenario è addirittura peggiore. Sulla sanità lo studio descrive la cavalcata del privato. Le famiglie italiane spendono in media 958 euro dal medico ogni anno, 1.418 con il dentista. «Oggi la spesa privata per prestazioni sociali è ondivaga e incerta - dice Giuseppe De Rita, presidente del Censis -. Occorre utilizzare al meglio le risorse private facendole convergere in un sistema organizzato che induca razionalizzazioni». Nonostante tutto questo la previdenza integrativa è a livelli minimi. «C'è un problema di scarsa consapevolezza», spiega l'amministratore delegato del gruppo Unipol, Carlo Cimbri. Per lo studio, infatti, il 70% degli italiani non sa quanto percepirà di pensione e non conosce gli strumenti integrativi. Che, come spiega Giampaolo Galli, direttore generale di Confindustria, oggi sono una priorità. «Sulla previdenza complementare la realtà delle adesioni mostra una situazione ancora a macchia di leopardo. Occorre interrogarsi su quali soluzioni adottare». E anche sulla sanità, chiosa Galli, «servono scelte coraggiose e significativi passi avanti; serve consapevolezza se vogliamo che il sistema funzioni in maniera più efficiente, attraverso una partnership pubblico-privato". RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 07/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-07 - pag: 6

A AGRICOLTURA (PENSIONI) GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - MEDIA Con una norma di carattere interpretativo si stabilisce che è corretto il calcolo della liquidazione (Tfr) dei lavoratori agricoli a tempo determinato sulla base del salario contrattuale provinciale (e non sul salario medio convenzionale). L'intervento sana una serie di controversie nate dal fatto che l'Inps deve calcolare la prestazione sulla base del salario dichiarato per la liquidazione dei contributi, spesso inferiore a quello spettante per la qualifica di fatto posseduta dal bracciante AGRICOLTURA (ASSISTENZA) GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - MEDIA Le prestazioni a favore degli operai agricoli con contratto a tempo determinato non tengono conto della quota di trattamento di fine rapporto. In pratica, nel salario dei lavoratori giornalieri è presente anche una quota legata al Tfr, che però non entra nel calcolo delle prestazioni temporanee come malattia, indennità di disoccupazione eccetera ASPETTATIVA DI VITA GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Partirà dal 2014, e non dal 2015 come previsto, il meccanismo degli adeguamenti triennali dei requisiti di età per accedere alla pensione di vecchiaia e di anzianità, sulla base della dinamica della speranza di vita registrata dall'Istat. Il primo incremento sarà di tre mesi, il secondo (stimato anch'esso in tre mesi dalla relazione tecnica) avverrà nel 2016, i successivi scatteranno ogni tre anni C CASSE GIUDIZIO 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - BASSA Le Casse dei professionisti devono modificare gli statuti per rendere obbligatori l'iscrizione e il versamento dei contributi per tutti i professionisti, anche ultra sessantacinquenni, che percepiscono un reddito da attività professionale. La regola riguarda le attività professionali che richiedono l'iscrizione agli Albi professionali, e quelle soggette all'obbligo di versamento presso le rispettive Casse. Per tutti gli altri professionisti, è previsto l'obbligo di iscrizione presso la gestione separata Inps - 24 Sarebbe stato più opportuno inserire questa previsione all'interno di una riordino organico della gestione previdenziale delle professioni CONTROVERSIE GIUDIZIO 7 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Dal 1 gennaio 2012, nelle controversie su invalidità civile, inabilità e assegno di invalidità, chi intende far valere in giudizio i propri diritti deve presentare al giudice competente un'istanza di accertamento tecnico per la verifica preventiva delle condizioni sanitarie che legittimano la pretesa. La sentenza pronunciata a conclusione dell'iter è inappellabile COVIP GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - MEDIA È attribuito alla Covip il controllo sugli investimenti delle Casse private che gestiscono forme previdenziali obbligatorie. Per effettuare questi controlli, la Covip avrà poteri di ispezione D DECONTRIBUZIONE GIUDIZIO 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - MEDIA Con un decreto entro il 31 dicembre 2011 il Governo stabilità la misura degli sgravi contributivi sulle somme erogate come premio di produttività in base alle intese di secondo livello - 24 Sarebbe stato opportuno anticipare i termini per l'emanazione del decreto per dare certezza ai datori di lavoro sui calcoli del costo del lavoro da calcolare all'interno dei bilanci preventivi del 201 DETASSAZIONE GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - MEDIA Sono previste agevolazioni fiscali sulle somme percepite dai lavoratori come premi di produttività in base ad accordi nazionali o territoriali sottoscritti dalle associazioni datoriali e sindacali più rappresentative a livello nazionale DONNE GIUDIZIO 4 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - BASSA Si prevede un graduale innalzamento dell'età in cui si maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia per le lavoratrici del settore privato e autonome. Il meccanismo degli scalini scatterà dal 2020, quando il parametro ritarderà di un mese. Nel 2021 si aggiungeranno due mesi, tre mesi nel 2022, quattro mesi nel 2023, cinque mesi dal 2024, sei all'anno dal 2025 al 2031, e tre mesi dal 2032. Da quell'anno, il parametro di base è portato a 65 anni, ma gli scalini si aggiungono gli adeguamenti automatici legati alla speranza di vita, per cui il parametro effettivo nel 2032 supererà i 67 anni - 24 Il provvedimento così come è articolato toglie certezza sulle aspettative di pensionamento. Da un lato, il calendario previsto per gli innalzamenti graduali appare eccessivamente lungo e proiettato in un futuro lontano, dall'altro i difetti del meccanismo penalizzano in maniera particolare alcune classi di età che si trovano costrette a "rincorrere" parametri senza la possibilità di raggiungerli F FINESTRE GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Sono confermate le finestre «mobili» introdotte dalla manovra estiva del 2010, che prevedono dalla maturazione dei requisiti al pensionamento effettivo un intervallo di 12 mesi per i lavoratori dipendenti e di 18 mesi per gli autonomi G GESTIONE SEPARATA GIUDIZIO 7 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Viene chiarito che non possono essere iscritti alla gestione separata Inps gli iscritti agli Albi professionali o quanti sono comunque tenuti a versare la contribuzione alla Cassa di categoria I INDENNITÀ INTEGRATIVA GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Con una norma interpretativa viene stabilito che le percentuali di incremento dell'indennità integrativa speciale per i dipendenti pubblici vanno corrisposte nell'aliquota massima, calcolata sulla quota dell'indennità medesima effettivamente spettante in proporzione all'anzianità maturata alla data dì cessazione dal servizio. Questa norma nasce per sanare un contenzioso che riguarda potenzialmente 360mila persone che hanno ricevuto l'indennità tra il 1983 e il 1994 INVALIDITÀ CIVILE GIUDIZIO 7 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Le Regioni possono affidare all'Inps, tramite convenzione, l'attività di accertamento dei requisiti sanitari nei procedimenti per ottenere prestazioni di invalidità civile L LITI GIUDIZIO 7 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Saranno chiusi a favore del ricorrente i giudizi pendenti in primo grado in cui è coinvolto l'Inps, quando il valore della causa non supera i 500 euro M MALATTIA GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Per le categorie per le quali l'assicurazione di malattia è dovuta, i datori di lavoro sono sempre tenuti a versare l'indennità all'Inps e la contrattazione collettiva non può introdurre deroghe a quest'obbligo. La norma nasce per correggere un intervento della manovra 2008 che, in base a un'interpretazione della Corte costituzionale, avrebbe potuto determinare lo sganciamento di alcune categorie dal sistema pubblico della contribuzione di malattia N NUCLEO DI VALUTAZIONE GIUDIZIO 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - - - ALTA Il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale è abolito e le sue funzioni sono trasferite alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) PRESSToday Rassegna stampa

Tempo Online, Il Data: 07/07/2011 "Pensioni alleggerite Il Governo ci ripensa"

Indietro Stampa Pensioni alleggerite, il Governo ci ripensa Modifica Il ministro dell'Economia aperto a proposte 07/07/2011, 05:30 per cambiare la norma che stoppa le rivalutazioni. Verso l'innalzamento della soglia sulla quale applicare il blocco degli scatti.

HOME POLITICA Le proteste, soprattutto dell'elettorato di PREC SUCC centrodestra, hanno sortito l'effetto di costringere il governo a mettere in CONTENUTI CORRELATI Libia, riforma fiscale e cantiere una parziale retromarcia sulla ministeri: a Pontida Bossi norma della manovra che blocca la detta l'agenda al governo Previdenza leggera per rivalutazione delle pensioni. Come già decreto anticipato da Il Tempo, infatti, lo stesso Meno di mille euro di pensione per i lavoratori di Tremonti dopo la levata di scudi contro il provvedimento oggi avrebbe confidato alla sua cerchia di consiglieri l'intenzione di Sacconi sulle pensioni: pronti alle modifiche alzare il tetto minimo di pensione sul quale applicare lo stop Reversibilità delle pensioni I agli scatti di adeguamento al costo della vita. Ieri il ministro nuovi paletti interessano 8 mila badanti Tremonti ha detto che la norma resta ma che è pronto a Crisi del settore agricolo cambiarla pur chiedendo il vincolo di ottenere saldi di finanza Chiesti interventi al Governo pubblica invariata. Dunque le proposte sono ben accette. Una posizione che ha seguito quelle della a mattinata del ministro del Welfare, Maurizio Sacconi che aveva dimostrato la sua apertura: «Siamo apertissimi a discuterne», ha assicurato il ministro margine di un'iniziativa proprio sul welfare, dove ha partecipato insieme alle parti sociali. La norma blocca, per il biennio 2012-2013, la rivalutazione automatica delle pensioni superiori a 5 volte (sopra i 2.380 euro) quelle minime. Per le fasce comprese tra 3 e 5 volte, la rivalutazione rispetto all'inflazione scende al 45%. Una misura «socialmente ingiusta», la definiscono Cisl e Uil. «Le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. «Siamo pronti a modifiche» ha affermato Sacconi. «Ma non dimentichiamo - ha evidenziato - che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i governi di centrosinistra. Eviterei, quindi, una polemica ideologica a questo proposito. Verifichiamo - sottolinea - i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discuterne, come abbiamo detto da subito». Apertura che il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha giudicato positivamente: «Andiamo subito ad una verifica». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, «suggerisce anche come coprirla: anticipando la tassazione sulle transazioni finanziarie». Scettica il leader della Cgil, Susanna Camusso: «Spero lo facciano davvero. Il ministro - dice riferendosi a Sacconi - aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni...». Si sofferma, invece, sulla necessità di tagliare la spesa pubblica per scongiurare il rischio Grecia, la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «In un momento complesso come questo, il nostro Paese ha bisogno di tagliare la spesa pubblica, di riequilibrare i conti, altrimenti rischia di diventare come la Grecia, anche se non siamo come la Grecia», dice: «Tagliare la spesa non piace a nessuno, ma dobbiamo farlo». A lei replica Camusso: sì ai tagli ma sulla «spesa improduttiva. È troppo facile, anche da parte di Confindustria, dire che bisogna tagliare la sanità, le pensioni, il lavoro pubblico». PRESSToday Rassegna stampa

Unione Sarda, L' (Nazionale) Data: 07/07/2011 "IL GRIDO D'ALLARME DI GIOVANI E PENSIONI ..."

Indietro Stampa L'Unione Sarda di Giovedì 07 Luglio 2011 Economia (Pagina 17 - Edizione CA) Economia (Pagina 17 - Edizione CA)

Sul rapporto Censis-Unipol Il grido d'allarme di giovani e pensioni Daniele Cirioli *

La notizia diffusa ieri dallo studio Censis-Unipol ripropone il problema dell'efficienza del sistema pensionistico. Il dilemma è la marcata discrasia tra due generazioni: padri e figli. Discrasia che si manifesta su due versanti: sulla sostenibilità dei conti e sull'efficienza del sistema. Ma se per il primo versante sono stati fatti enormi passi in avanti (tra gli altri, nuovo criterio di calcolo della pensione; incremento dell'età d'accesso alla pensione; introduzione delle finestre; ancoraggio alla speranza di vita), poco si percepisce di riforma sul lato dell'efficienza. Ed è la ragione per cui si guarda all'orizzonte dei giovani con mestizia: una pensione ce l'avranno, ma sarà di poco superiore alla metà dell'ultimo stipendio. Intanto il problema delle pensioni è sempre alla ribalta. Da ultimo perfino con la manovra approdata ieri in Gazzetta ufficiale. Se ne parla, però, come se ci fosse un unico criterio di riflessione, ossia la sostenibilità, l'incidenza sul Pil. Il problema vero resta così in disparte: la tenuta del sistema, ossia il livello delle future prestazioni. La tenuta del sistema, infatti, non significa solo far rientrare i conti della spesa previdenziale entro i parametri del bilancio pubblico. Se produttivo di un servizio verso la collettività, occorre pure che il sistema e i suoi conti quadrino insieme a un adeguato livello di tutele garantite ai cittadini (ai lavoratori). Oggi, guardando al futuro, questa garanzia è lontana. E a nulla aiutando la presenza di strumenti integrativi (fondi pensione). Perché quello delle pensioni dei giovani è un problema interdipendente dai livelli retributivi della vita lavorativa, dai criteri di calcolo della pensione, dalla capacità dello Stato d'integrare le pensioni con misure assistenziali, come ha fatto ai loro padri. Sul lungo periodo, pertanto, servirebbe un sistema contributivo puro: è la previdenza che deve essere obbligatoria per tutti, ma la scelta del gestore va lasciata libera. Un sistema così obbligherebbe solo ad avere un contratto di previdenza, non anche a farlo con uno specifico ente previdenziale. In questo modo, la politica avrebbe meno spazio e ciascuno diverrebbe artefice del proprio destino (pensionistico). * Esperto di mercato del lavoro

REG. TRIB. DI CAGLIARI - DECRETO N. 12 DEL 20-11-1948 - P.I. 02544190925 - COPYRIGHT © L'UNIONE SARDA S.P.A.

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Unione Sarda, L' (Nazionale) Data: 07/07/2011 "Roma SACCONI APRE SULLE PENSIONI ..."

Indietro Stampa L'Unione Sarda di Giovedì 07 Luglio 2011 Politica Italiana (Pagina 9 - Edizione CA) Politica Italiana (Pagina 9 - Edizione CA)

Bonanni (Cisl) e Angeletti (Uil): «Subito una verifica». Camusso (Cgil) non si fida Sacconi apre sulle pensioni «Possibili le modifiche». Tremonti: «Sì ma a saldi invariati»

ROMA Il governo metterà mano alla Manovra per modificare la norma sulla rivalutazione delle pensioni. «Siamo pronti a modifiche», annuncia il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Sono possibili alternative, ma solo a saldi invariati», conferma il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel corso della conferenza stampa al Tesoro convocata per illustrare le misure del decreto. Proposte in tale direzione saranno «oggetto di valutazione», dice. «Siamo apertissimi a discuterne», assicura Sacconi, parlando a margine di un'iniziativa proprio sul welfare, dove partecipa insieme alle parti sociali, dopo una richiesta degli stessi sindacati al governo di ritirare la norma che blocca, per il biennio 2012-2013, la rivalutazione automatica delle pensioni superiori a 5 volte (sopra i 2.380 euro) quelle minime. Per le fasce comprese tra 3 e 5 volte, la rivalutazione rispetto all'inflazione scende al 45%. Una misura «socialmente ingiusta», la definiscono Cisl e Uil. SINDACATI «Le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. Siamo pronti a modifiche», afferma Sacconi. «Ma non dimentichiamo - evidenzia - che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i governi di centrosinistra. Eviterei, quindi, una polemica ideologica a questo proposito. Verifichiamo - sottolinea - i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discuterne, come abbiamo detto da subito». Apertura che il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, giudica positivamente: «Andiamo subito ad una verifica». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, «suggerisce anche come coprirla: anticipando la tassazione sulle transazioni finanziarie». Scettica il leader della Cgil, Susanna Camusso: «Spero lo facciano davvero. Il ministro - dice riferendosi a Sacconi - aveva già promesso che non si sarebbe fatto nulla sulle pensioni...».

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Wall Street Italia Data: 07/07/2011 "FIAT: CUB, PENSIONE NEGATA A CHI E' IN MOBILITA'. PROLUNGARE INDENNITA'"

Indietro Stampa FIAT: CUB, PENSIONE NEGATA A CHI E' IN MOBILITA'. PROLUNGARE INDENNITA' di Pubblicato il 06 luglio 2011 | Ora 15:32 Fonte: Asca Commentato: 0 volte

(ASCA) - Torino, 6 lug - Ex dipendenti Fiat in mobilita' lunga dal 2007, non possono andare in pensione a causa del limite di 10mila unita' previsto dalla finanziaria 2010, e resteranno parzialmente scoperti nella retribuzione fino al 2012. E' quanto denunciano i Comitati Unitari di Base che chiedono alla Fiat di coprire la inevitabile perdita di reddito continuando ad erogare gli incentivi anche per questo periodo supllementare, mentre gia' minacciano azioni legali. ''Da questi giorni - si legge in una nota - ai lavoratori in mobilita', l'Inps ha cominciato a respingere le domande di pensione, nel silenzio piu' totale, a causa del decreto legge del 31 maggio 2010, con il quale il Governo ha introdotto la finestra di tredici mesi per tutti i lavoratori che andranno in pensione a partire dal 2011''. ''Il governo non solo blocca la rivalutazione delle pensioni basse ma impedisce ai lavoratori in mobilita' di accedere alla pensione'', osserva Carlo Pariani, dell'Flmuniti-Cub. ''Nello stesso decreto si e' pure stabilito che i lavoratori in mobilita', per i quali fino a ora venivano congelate le norme di accesso alla pensione sulla base della legge Dini, 57 anni di eta' e 35 di contribuzione, e una finestra di tre mesi, potranno accedere alla pensione solo per un numero massimo di 10.000'' aggiunge Pariani. ''E gia' dal mese di luglio l'Inps ha respinto la domanda di pensione ad alcuni lavoratori Fiat di Arese e non solo, in mobilita' lunga comunicando che il loro diritto alla pensione slitta al 2012''. Ad altri lavoratori, che sarebbero andati in pensione da ottobre in poi, denuncia il sindacato di base, alcune sedi Inps stanno gia' allertando che non potranno andare in pensione perche' eccedono il numero massimo di 10.000 comunicando loro che continuera' ad erogare l'indennita' di mobilita', ''che comunque implica una decurtazione salariale che supera la meta' di quanto avrebbero percepito con la pensione''. ''Per questa ragione - conclude la nota - abbiamo chiesto formalmente alla Fiat, che all'atto del licenziamento avvenuto nel 2008 aveva erogato un incentivo per coprire in parte le differenze retributive, di continuare ad erogare lo stesso incentivo per i mesi mancanti al raggiungimento della pensione''. Con gli accordi del giugno 2007, ricorda il sindacato di base, il gruppo Fiat aveva messo in mobilita', 3.000 lavoratori, di cui 2.000 in mobilita' lunga sui 6.000 previsti a livello nazionale. PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 07/07/2011 "PREVIDENZA: NASCE FONTEMP, FONDO PER LAVORATORI IN SOMMINISTRAZIONE"

Indietro Stampa PREVIDENZA: NASCE FONTEMP, FONDO PER LAVORATORI IN SOMMINISTRAZIONE di Pubblicato il 06 luglio 2011 | Ora 15:38 Fonte: Asca Commentato: 0 volte

(ASCA) - Roma, 6 lug - Un fondo di previdenza complementare che permette ai lavoratori in somministrazione di non maturare vuoti contributivi e allineare le proprie opportunita' previdenziali rispetto a quelle offerte da altre tipologie di rapporto di lavoro. Questa mattina, in una conferenza stampa, e' stato presentato Fontemp, il primo ed unico fondo pensione complementare a capitalizzazione per i lavoratori in somministrazione a tempo determinato e indeterminato, istituito sulla base di un accordo sottoscritto tra ASSOLAVORO e FELSA CISL, NIDIL CGIL, UILTEM.P@. Fontemp si rivolge cosi' ad una platea di circa 480mila potenziali sottoscrittori e ha come obiettivo l'erogazione di trattamenti pensionistici complementari del sistema previdenziale obbligatorio. PRESSToday Rassegna stampa

Wall Street Italia Data: 07/07/2011 "Tremonti: "La manovra legge i primi di agosto": 68 miliardi"

Indietro Stampa Tremonti: norma pro-premier? Chiedete a Palazzo Chigi Il Colle firma il decreto. Il ministro dell'Economia: "L'entità della sola manovra è di 51 miliardi in quattro anni; se si aggiunge la delega fiscale si sale a 68 miliardi nello stesso periodo. Sulla rivalutazione delle pensioni e il bollo sul conto titoli potranno arrivare modifiche ma soltanto se a saldi invariati. Cresce intanto la rabbia del Pdl contro il ministro dell'Economia. "Umore nero" di Berlusconi. di Pubblicato il 07 luglio 2011 | Ora 08:45 Fonte: WSI-ANSA-TMNEWS Commentato: 10 volte di Milena Di Mauro (ANSA) Roma - Nel giorno in cui alla fine il ministro dell'Economia Giulio Tremonti presenta la manovra da 51 miliardi e Giorgio Napolitano controfirma il decreto annotando gelido che "finalmente è stato ricondotto a norme attinenti" e ora dovrà esserci "un confronto aperto in Parlamento" (altro che fiducia) volano ancora gli stracci sulla norma salva-Fininvest, che Silvio Berlusconi ha dovuto in fretta ritirare, nel clamore generale. Un comportamento del quale, a margine del Consiglio di Difesa, il Capo dello Stato avrebbe chiesto spiegazioni al premier, esigendo chiarimenti sul merito in un successivo colloquio nei corridoi del Quirinale. Intanto Tremonti pubblicamente si smarca. "Chiedete a Palazzo Chigi", dice in conferenza stampa, imbarazzato dal fuoco di fila di domande sul Lodo Mondadori, mentre l'intero partito gli imputa di avere con sapiente regia prima accolto il lodo (ispirato, racconta un ministro, da Berlusconi e scritto da Alfano e Ghedini) e poi avvertito i tecnici del Quirinale della correzione. Il ministro dell'Economia tenta di liquidare la spinosa questione con una battuta ("Vi dò il cellulare di Letta, chiedete a lui"), che in molti nel Pdl hanno letto come il tentativo di scaricare ogni responsabilità su Palazzo Chigi. La verità è che la rabbia del Pdl verso il titolare del Tesoro cresce di ora in ora e l'input (che secondo alcuni esponenti della maggioranza arriverebbe direttamente da Palazzo Grazioli) sarebbe quello di far emergere che Tremonti deve essere considerato l'unico 'padre' e quindi il responsabile di una manovra "devastante", mettendolo nell'angolo e cercando di ottenere, già in commissione al Senato, modifiche che rendano più potabile il provvedimento. Lo scontento è generalizzato: comuni e regioni in rivolta, donne in piazza, critiche dal mondo delle banche e dalle opposizioni, giovani avviliti dal futuro pensionistico che si prospetta. Ma è dentro il Pdl che Tremonti - sicuro che la monovra "portarà al pareggio di bilancio" - ha i suoi principali detrattori. Un altro bubbone è pronto a scoppiare in consiglio dei ministri, dove potrebbe arrivare il decreto sul rifinanziamento delle missioni in scadenza. Anche su questo tema dal Colle è arrivato un chiaro altolà durante il Consiglio Supremo di Difesa: Napolitano ha preso atto che ci saranno meno finanziamenti, ma ha garantito che "le missioni restano cruciali e anche con meno soldi l'Italia non si sottrarrà agli impegni presi". Uno schiaffo alla Lega, che chiedeva il ritiro immediato dalla Libia e che ha scritto al premier annunciando battaglia su un decreto fuorisacco, partorito senza coinvolgere il Carroccio nelle decisioni. "La verità - mette di nuovo sotto tiro il ministro dell'Economia un esponente della Difesa - é che Tremonti non ci ha ancora detto dove intende trovare i soldi e come coprire il finanziamento delle missioni". Berlusconi, rientrato dal Consiglio di Difesa, è rimasto per tutto il giorno nelle stanze di Palazzo Grazioli, "di umore nero" racconta qualcuno che lo ha sentito, scansando uscite pubbliche come il consueto ricevimento offerto a Villa Taverna per l'Independence day dall'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, David Thorne. Unico svago la cena alla Casina Valadier per il compleanno del sottosegretario 'responsabile' Katia Polidori. ***************************************** ANSA di di Alberto Spampinato Roma - Giorgio Napolitano ha firmato il decreto legge che contiene le misure più urgenti della manovra finanziaria varata dal governo. Prevede misure pesanti che suscitano proteste e obiezioni delle opposizioni e delle parti sociali. A tutti Napolitano ha voluto ricordare che un intervento sui conti pubblici è necessario e che questo è solo il primo passo, altri se ne dovranno fare per giungere entro il 2014 al pareggio di bilancio chiesto dall'Unione Europea. Saranno necessari altri interventi, ha detto, e si dovranno fare "con gli ordinari strumenti di bilancio relativi al triennio 2012-2014 e i relativi disegni di legge collegati". Nel passare la parola al Parlamento, Napolitano ha sottolineato la necessità che tutti gli schieramenti condividano l'impegno del pareggio di bilancio assunto dall'Italia con l'UE. Ha auspicato che non ci siano, come è avvenuto altre volte, forzature, contrapposizioni e strozzature del dibattito, ma ci siano "un confronto realmente aperto", "una seria discussione e libere scelte" sulla impostazione della manovra e sulle misure idonee per giungere al pareggio di bilancio, alla riduzione del debito pubblico e "insieme, al rilancio della crescita economica". In altre parole, ha chiesto che le Camere discutano nel merito, senza pregiudizi, e che governo e maggioranza - secondo l'interpretazione data da alcuni esponenti del Pd - non strozzino il dibattito con maxiemendamenti e voti di fiducia. Sarebbe "inaccettabile", ha detto Pierluigi Bersani. Questo appello si ricollega ad altri richiami del presidente della Repubblica al senso di responsabilità di tutti e alla consapevolezza dei gravi problemi da fronteggiare, problemi di tutto il paese e non solo di uno schieramento politico, problemi che, con la speculazione finanziaria internazionale in agguato, bisogna risolvere nell'interesse di tutti, non possono essere elusi né rinviati. La firma che autorizza la presentazione del decreto alle Camere non è stata apposta a cuor leggero. Prima Napolitano ha preteso e ottenuto l'eliminazione della tanto discussa norma 'salva Fininvest', che rischiava di togliere coerenza e credibilità all'intero provvedimento. Ha atteso che il governo gli fornisse chiarimenti su alcune criticità del testo emerse dallo scrupoloso esame fatto in 48 ore dagli uffici del Quirinale. I chiarimenti riguardavano, fra l'altro, le multe per le quote latte, misure per i dipendenti pubblici, ed altro. Senza entrare nel merito di scelte che spettano al governo, il capo dello Stato, ha esercitato la moral suasion per indicare aspetti tecnico-giuridici da chiarire preventivamente. E il governo ha accolto sostanzialmente i suoi rilievi. Ho varato il decreto legge, ha fatto sapere Napolitano con una nota ufficiale, poiché i suoi contenuti sono stati "essenzialmente ricondotti" a ciò che può contenere un simile provvedimento: "norme strettamente attinenti alla manovra finanziaria" e altre "suscettibili di incidere con effetto immediato sulla crescita economica". Su quella crescità troppo esigua che - ha fatto osservare altre volte Napolitano - è un problema del paese, poiché non permette di affrontare i problemi concreti, a cominciare dalla troppo estesa precarietà e disoccupazione giovanile. ****************************************** "L'entità della sola manovra è di 51 miliardi in quattro anni; se si aggiunge la delega fiscale si sale a 68 miliardi nello stesso periodo. A fornire i numeri è stato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti nel corso della conferenza stampa al Tesoro. "Nel 2011 - ha detto - avremo 2 miliardi di manutenzione, altri 6 miliardi nel 2012, nel 2013 una correzione per 18 miliardi, più altri 2 miliardi che dovranno venire dalla delega assistenziale, nel 2014 dal decreto 25 miliardi più altri 15 della delega". Sulla rivalutazione delle pensioni e il bollo sul conto titoli potranno arrivare modifiche ma soltanto se a saldi invariati. Lo ha affermato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi, aggiungendo che al momento le due misure sono contenute nel decreto che sarà pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. "Se ci sono idee e a saldi invariati" queste misure possono essere "oggetto di una considerazione ma - ha ribadito il ministro - a saldi totalmente invariati". Prevediamo che la manovra sarà legge definitiva ai primi di agosto". Nel corso della conferenza stampa di presentazione del decreto legge al Tesoro, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha ricordato che a differenza del bilancio, che dipende da un governo e da una legge, "la crescita non dipende da un atto, non ha un momento istantaneo, ma deriva dall’azione collettiva di tutti". "Ci tengo a sottolineare - ha detto il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta - che non ci sono stati momenti di tensione nè lacerazioni nel governo". Il nodo pensioni. Il governo è pronto a modificare la norma della manovra economica che riguarda la rivalutazione delle pensioni. "Siamo pronti a modifiche", ha annunciato è il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che però ha sollecitato le forze di opposizione "ad evitare di fare polemiche ideologiche a questo proposito". A margine della presentazione di un rapporto del Censis, Sacconi ha affermato che il Governo "verificherà i modi di produrre un effetto finanziario, ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discutere, come abbiamo detto subito". Il ministro ha aggiunto: "Non dimentichiamo che le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. E non dimentichiamo che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i governi di centrosinistra". Presto un incontro con i sindacati Il ministro ha annnunciato inoltre una convocazione, a breve, di sindacati e imprese per un rilancio delle pensioni integrative: "È giunto il momento di un forte rilancio della previdenza complementare organizzato dalle parti sociali proprio perchè questa è uscita dal tempo più difficile dei mercati finanziari solida e affidabile, grazie ai presidi prudenziali disposti". Il tavolo servirà a "valutare tempi e modi di una grande campagna di adesione". Salta l'incontro tra governo e pensioni Non si terrà invece l'incontro previsto per le 16 tra governo e regioni sulla manovra. Lo riferiscono fonti di governo: "L'incontro è stato aggiornato". E' in corso, intanto, la riunione della Conferenza delle regioni. ******** Sulla norma della manovra economica relativa alla rivalutazione delle pensioni "siamo pronti a modifiche". Lo ha annunciato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che però ha sollecitato le forze di opposizione "ad evitare di fare polemiche ideologiche a questo proposito". A margine della presentazione di un rapporto del Censis, Sacconi ha affermato che il Governo "verificherà i modi di produrre un effetto finanziario, ma diversamente da come oggi è disposto. Siamo apertissimi a discutere, come abbiamo detto subito". Il responsabile del Welfare ha aggiunto: "Non dimentichiamo che le fasce più basse sono indicizzate al 100%. Si tratta di guardare alle fasce medie e alte. E non dimentichiamo che norme di questo tipo sono state fatte da tutti i governi di centrosinistra. Eviterei, quindi, una polemica ideologica a questo proposito. Verifichiamo i modi di produrre un effetto finanziario ma diversamente da come oggi e' disposto. Siamo apertissimi a discuterne come abbiamo detto da subito". PRESSToday Rassegna stampa

Affari Italiani (Online) Data: 08/07/2011 "Manovra, pensioni: i tagli solo oltre i 2.300 euro"

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ECONOMIA

Mi piace Registrazione per vedere cosa piace ai tuoi amici. Manovra/ Pronta la modifica sulle pensioni: aumenti bloccati solo sopra quota 2.300 euro Giovedí 07.07.2011 09:09

La manovra è stata appena pubblicata in Gazzetta LEGGI IL TESTO DEFINITIVO DELLA MANOVRA Ufficiale e già spunta la prima modifica. Che, come anticipato ieri dal ministro del Welfare Manovra/ Il Quirinale ha firmato. Tremonti: salva- Sacconi, riguarda le pensioni: via il tetto alla Fininvest? Chiamate Letta rivalutazione degli assegni più bassi. Il governo, secondo quanto riferisce il Corriere della Manovra/ I numeri del Tesoro Sera, sta gia' preparando un emendamento. E l'ipotesi e' quella di far saltare tutti i tagli sugli MANOVRA: TRICHET, MISURE ITALIA NELLA assegni previdenziali piu' bassi, quelli compresi tra GIUSTA DIREZIONE - La manovra di correzione dei conti tre e cinque volte il minimo, cioe' tra 1.402 e pubblici varata dal governo italiano prevede ''decisioni che non 2.337 euro, scaricando tutto l'onere, oltre un sono facili da prendere'' ma ''sono positive e vanno nella giusta miliardo di euro tra il 2012 e il 2013, sulle pensioni piu' alte. direzione''. E' quanto ha affermato il presidente della Bce, Jean- Claude Trichet, commentando la manovra del governo nel corso "Sulla rivalutazione delle pensioni siamo pronti a della conferenza stampa dopo la riunione del board della Banca fare delle modifiche. Verificheremo il modo di centrale europea. Trichet ha precisato che il giudizio sulla produrre un effetto finanziario analogo, ma manovra di correzione dell'Italia e' personale in quanto non se ne diversamente da come e' disposto oggi", ha detto e' parlato nella riunione del board. La Bce tuttavia incoraggia i ieri Sacconi. "Non dimentichiamo che le fasce piu' basse sono indicizzate al 100 per cento. Si tratta paesi dell'area euro a definire e implementare decise azioni di di guardare alle fasce medie e alte, senza correzione delle finanze pubbliche anche se il presidente dimenticare - ha aggiunto - che norme di questo dell'Eurotower ha sottolineato che il livello del debito pubblico tipo sono state fatte da tutti i governi di centro- nell'area euro non rappresenta il principale problema, anche sinistra". perche' non e' superiore a quello di altre economie avanzate. La principale difficolta' e' la rigidita' del sistema economico nell'area Ed e' proprio la 'soluzione Prodi', quella a cui stanno lavorando i tecnici del ministero euro che deve essere superata con riforme strutturali per dell'Economia e del Welfare. Tutte le aumentare il livello di flessibilita'. pensioni fino a cinque volte il minimo avrebbero infatti la piena rivalutazione annuale per tener conto dell'inflazione, mentre gli assegni superiori a quel limite non avrebbero alcun tipo di perequazione. Mentre oggi, per come e' scritta la norma che figura nella manovra, anche gli assegni piu' alti avrebbero la garanzia di una rivalutazione, anche se minima.

Anche per una pensione da 10 mila euro al mese, il testo attuale prevede che la rivalutazione sia del 100 per cento per i primi 1.402 euro, al 45 per cento la parte di pensione compresa tra 1.402 e 2.337 al 45 per cento, e nulla per la quota eccedente. Con l'emendamento allo studio, invece, tutti gli assegni superiori a cinque volte il minimo, nei prossimi due anni, rimarrebbero invariati al livello attuale, senza recuperare la perdita del potere d'acquisto.

Bisognera' vedere se l'emendamento in preparazione riscuotera' il consenso dei sindacati, molto critici sulla decisione di 'spuntare' anche assegni previdenziali non certo ricchi, come una pensione da 2.000 euro lordi mensili. Le reazioni all'apertura del governo per ora sono positive, ma prima di esprimersi nel merito i sindacati voglio vedere le carte del governo. tags: pensioni manovra PRESSToday Rassegna stampa

AudioNews.it Data: 08/07/2011 ""Su pensioni pronti a modifiche""

Indietro Stampa "Su pensioni pronti a modifiche" "Sulle pensioni, governo pronto a modifiche", lo assicura il ministro Sacconi. Nel pomeriggio, la manovra sarà presentata alla stampa al ministero dell'Economia, dopo la marcia indietro sulla norma "salva Fininvest". Saltato l'incontro fra governo ed enti locali. "Si tagli la spesa, o si finisce come la Grecia", ammonisce la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. "Invece di tagliare, si salvaguardino salute, scuola e pensioni", attacca -invece- il segretario della Cgil, Susanna Camusso. PRESSToday Rassegna stampa

Centro, Il Data: "roma. raffaele bonanni sulle pensioni non molla. il governo non chieda sacrifici ... - 08/07/2011 mauro pertile"

Indietro Stampa Pagina 4 - Attualità ROMA. Raffaele Bonanni sulle pensioni non molla. Il governo non chieda sacrifici ... MAURO PERTILE

ROMA. Raffaele Bonanni sulle pensioni non molla. Il governo non chieda sacrifici se prima non taglia i costi della politica. Bonanni, volete uno sciopero contro la manovra? «A me interessano piuttosto le proteste, come stiamo facendo tutti i giorni. Non vedo perché devo rimetterci soldi a favore dei ricchi. Dico che bisognerebbe fare uno sciopero generale con tutti coloro che sono combattivi sui costi della politica, delle amministrazioni e delle loro disfunzioni. Il ceto politico non vuole sentire ragioni, c’è un silenzio assordante intorno a questi argomenti. E’ un fatto di equità». ntanto è salta la proposta di sopprimere le province... «Appunto. In Francia le Province sono sempre le stesse, dal 1860 ad oggi. Da noi sono triplicate. Per fare cosa? Piccoli statarelli con relativi appannaggi. In Italia metà dei comuni hanno meno di mille abitanti, c’è un ceto politico che non vuole modificare nulla al proprio interno, vuole mantenere confini e sostanze, come i banchieri: non si toccano. E’ irritante sentirsi poi chiedere sacrifici». Che fare allora con queste pensioni? Il governo è disponibile... «Vedremo. Toccare pensioni da 1.400 lordi significa prendersela con i soliti noti, prendersela con il welfare dei ceti popolari. Ma via, quelle sono le pensioni degli artefici del boom economico italiano! Non è qualunquistico mettere l’enfasi allora sui costi della politica: i partiti in dieci anni hanno ricevuto il 1100% in più, gli stipendi dei parlamentari superano del 40% quelli europei. Paghino loro prima». Tremonti vuole tagliare anche sulle pensioni di reversibilità, sulle invalidità. Troppi abusi ha detto. «E chi li ha fatti? Noi mai abbiamo dato coperture politiche o morali agli abusi. Chi detiene le leve per combatterli agisca, purché ci sia trasparenza. Le Regioni forse hanno largheggiato per ottenere consenso politico, ma noi non vogliamo che ora si colpisca chi è nel diritto». Il premier insiste nel dire che con questa manovra non ha messo le mani in tasca agli italiani. Cosa risponde? «Non le ha messe nelle tasche dei ricchi. Per il semplice motivo che in Italia i ricchi non esistono perché sono coperti dall’enorme evasione fiscale. Mediamente anche i redditi più alti da noi sono generati da rapporti di dipendenza, mai da lavoro autonomo. A loro di sicuro Berluscono non mette le mani in tasca». Sacrifici, ma Berlusconi ha tentato il blitz per non pagare alla Cir quanto i giudici hanno deciso... «Ci possono essere decine di modi per rendere poco credibile l’azione politica, questa è la gaffe più clamorosa che potesse fare. Quel tentativo di inserirla nella manovra si qualifica da solo».

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Giorno, Il (Milano) Data: "Olivia Posani ROMA L'EMENDAMENTO del governo non è pronto, ma il meccanism..." 08/07/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 3 Olivia Posani ROMA L'EMENDAMENTO del governo non è pronto, ma il meccanism...

Olivia Posani ROMA L'EMENDAMENTO del governo non è pronto, ma il meccanismo che limita l'adeguamento delle pensioni all'inflazione programmata sarà rivisto per tutelare gli assegni più bassi. Ed è molto probabile che stavolta a pagare siano anche i pensionati d'oro zecchino: chi percepisce tra i 9.520 e gli 11.900 euro lordi al mese dovrà rinunciare al 5 o al 10% del proprio vitalizio. Per loro scatterà infatti non una rivalutazione parziale dell'assegno, ma un vero e proprio taglio, anche se una tantum. In sostanza, il contributo di solidarietà eccezionale da parte dei pensionati d'oro dovrebbe ricalcare l'intervento già previsto per i dirigenti della pubblica amministrazione: si sono visti tagliare gli stipendi del 5% e del 10% a seconda se la retribuzione era sopra i 90 o 150 mila euro lordi annui. L'ALTRA IPOTESI sul tavolo prevede che il governo introduca una «linea di indirizzo» per bloccare con l'aggiornamento previsto per i pensionati Inps anche le indennità di consiglieri regionali, senatori, deputati. E' noto che su di loro non si può agire con legge ordinaria (queste categorie decidono da sé), ma ci può essere un indirizzo del governo che li sollecita a intervenire. Tutto questo per due motivi. Il primo attiene ai saldi di finanza pubblica: il ministro Tremonti è disposto a cambiare il testo della manovra economica solo a invarianza di gettito (il blocco parziale delle pensioni frutta 2,2 miliardi) e il suo collega Sacconi ha promesso che così sarà. La seconda ragione è politica: dare un segnale di equiparazione di trattamento per il pensionato normale' e il pensionato che ha indennità parlamentare o altro. IN OGNI MODO, come si diceva, il nuovo meccanismo di perequazione dovrebbe essere meno gravoso per i pensionati normali' rispetto al testo appena licenziato, che inizierà il suo iter parlamentere lunedì in Senato. I pensionati che percepiscono fino a 1.482 euro lordi al mese continueranno ad avere una rivalutazione pari al 100% dell'inflazione programmata, che comunque è più bassa di quella reale. Da gennaio, invece, chi percepisce una pensione lorda compresa tra i 1.280 e i 2.380 euro (cioè tra tre e cinque volte il minimo) potrebbe tornare al sisterma attuale: una indicizzazione pari al 90%, invece del dimezzamento (45%) previsto dalla manovra. L'indicizzazione al 45% slitterebbe su chi sta tra i 2.380 e i 3.808 euro. In base al testo attuale già sulla quota eccedente i 2.380 lordi (pari a circa 1.785 netti) non ci sarebbe alcuna indicizzazione. Tra i 3.808 e i 4.808 l'indicizzazione sarebbe del 30%. Poi più nulla. In sostanza, ci si muoverebbe rimodulando le fasce che stanno tra cinque e otto volte il minimo. Sacconi aveva già spiegato che si potevano prendere ad esempio le riforme fatte nel passato. Il governo Prodi nel 2008 azzerò la perequazione solo sulle pensioni otto volte superiori al minimo. PER LA CRONACA, va ricordato (lo ha scritto in un libro Mario Giordano) che il pensionato Inps più ricco d'Italia è Mario Sentinelli, ex direttore generale di Tim, inventore delle schede prepagate: guadagnava 9 milioni di euro al mese, prende una pensione che supera i 90 mila euro: 3 mila al giorno. Altro record (anche se non c'è paragone) riguarda le pensioni da 40-50 mila euro che il nostro istituto di previdenza eroga ogni mese a 10 persone. PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Pensioni, taglio una tantum sugli" 08/07/2011

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Si pensa a un contributo di solidarietà del 5 o 10% per salvare Olivia Posani ROMA L'EMENDAMENTO del governo non è pronto, ma il meccanismo che limita l'adeguamento delle pensioni all'inflazione programmata sarà rivisto per tutelare gli assegni più bassi. Ed è molto probabile che stavolta a pagare siano anche i pensionati d'oro zecchino: chi percepisce tra i 9.520 e gli 11.900 euro lordi al mese dovrà rinunciare al 5 o al 10% del proprio vitalizio. Per loro scatterà infatti non una rivalutazione parziale dell'assegno, ma un vero e proprio taglio, anche se una tantum. In sostanza, il contributo di solidarietà eccezionale da parte dei pensionati d'oro dovrebbe ricalcare l'intervento già previsto per i dirigenti della pubblica amministrazione: si sono visti tagliare gli stipendi del 5% e del 10% a seconda se la retribuzione era sopra i 90 o 150 mila euro lordi annui. L'ALTRA IPOTESI sul tavolo prevede che il governo introduca una «linea di indirizzo» per bloccare con l'aggiornamento previsto per i pensionati Inps anche le indennità di consiglieri regionali, senatori, deputati. E' noto che su di loro non si può agire con legge ordinaria (queste categorie decidono da sé), ma ci può essere un indirizzo del governo che li sollecita a intervenire. Tutto questo per due motivi. Il primo attiene ai saldi di finanza pubblica: il ministro Tremonti è disposto a cambiare il testo della manovra economica solo a invarianza di gettito (il blocco parziale delle pensioni frutta 2,2 miliardi) e il suo collega Sacconi ha promesso che così sarà. La seconda ragione è politica: dare un segnale di equiparazione di trattamento per il pensionato normale' e il pensionato che ha indennità parlamentare o altro. IN OGNI MODO, come si diceva, il nuovo meccanismo di perequazione dovrebbe essere meno gravoso per i pensionati normali' rispetto al testo appena licenziato, che inizierà il suo iter parlamentere lunedì in Senato. I pensionati che percepiscono fino a 1.482 euro lordi al mese continueranno ad avere una rivalutazione pari al 100% dell'inflazione programmata, che comunque è più bassa di quella reale. Da gennaio, invece, chi percepisce una pensione lorda compresa tra i 1.280 e i 2.380 euro (cioè tra tre e cinque volte il minimo) potrebbe tornare al sisterma attuale: una indicizzazione pari al 90%, invece del dimezzamento (45%) previsto dalla manovra. L'indicizzazione al 45% slitterebbe su chi sta tra i 2.380 e i 3.808 euro. In base al testo attuale già sulla quota eccedente i 2.380 lordi (pari a circa 1.785 netti) non ci sarebbe alcuna indicizzazione. Tra i 3.808 e i 4.808 l'indicizzazione sarebbe del 30%. Poi più nulla. In sostanza, ci si muoverebbe rimodulando le fasce che stanno tra cinque e otto volte il minimo. Sacconi aveva già spiegato che si potevano prendere ad esempio le riforme fatte nel passato. Il governo Prodi nel 2008 azzerò la perequazione solo sulle pensioni otto volte superiori al minimo. PER LA CRONACA, va ricordato (lo ha scritto in un libro Mario Giordano) che il pensionato Inps più ricco d'Italia è Mario Sentinelli, ex direttore generale di Tim, inventore delle schede prepagate: guadagnava 9 milioni di euro al mese, prende una pensione che supera i 90 mila euro: 3 mila al giorno. Altro record (anche se non c'è paragone) riguarda le pensioni da 40-50 mila euro che il nostro istituto di previdenza eroga ogni mese a 10 persone. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "La pensione integrativa è unisex" 08/07/2011

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ItaliaOggi sezione: Lavoro e Previdenza data: 08/07/2011 - pag: 27 autore: di Daniele Cirioli Le indicazioni della Covip ai fondi che si avvalgono di convenzioni con le assicurazioni

La pensione integrativa è unisex

Stop alle differenziazioni sui contributi e sulle prestazioni Pensioni di scorta unisex. Quando erogate dai fondi pensione mediante convenzioni con compagnie di assicurazione non possono più differenziare né contributi né prestazioni in base al sesso. Pertanto femmine e maschi devono pagare lo stesso contributo per ottenere la stessa pensione, alla medesima età. Lo spiega, tra l'altro, la Covip nella circolare protocollo n. 3378/2011 inviata ai fondi pensione, in cui illustra le problematiche conseguenti alla sentenza della corte di giustizia Ue dello scorso 1° marzo, con effetto dal 21 dicembre 2012.Assicurazioni unisex. La questione affrontata dalla Covip riguarda la citata sentenza alla causa C–236/09, relativamente agli effetti della direttiva 2004/113/Ce che vieta qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per ciò che riguarda l'accesso a beni e servizi e la loro fornitura. Un principio, in altre parole, che stabilisce la regola generale di «premi e prestazioni unisex», mediante imposizione del divieto alle compagnie di assicurazione del criterio del sesso quale elemento discriminante ai fini del calcolo dei premi (il costo di un'assicurazione) e delle prestazioni assicurative. L'operatività di questo nuovo principio è fissata dalla stessa direttiva per i contratti conclusi dopo il 21/12/2007 (termine ultimo per la trasposizione della direttiva), consentendo un periodo di transizione di cinque anni. Con la sentenza del 1° marzo scorso (si veda ItaliaOggi del 2 marzo), la corte di giustizia Ue ha dichiarato che, nel settore dei servizi assicurativi, la regola generale dei premi e prestazioni unisex è inderogabile con effetto dal 21 dicembre 2012.Conseguenze per la previdenza integrativa. La Covip spiega che, sebbene interessi un ambito strettamente assicurativo, la sentenza è destinata ad avere ripercussioni anche sulla previdenza complementare. La novità è il venir meno della norma del dlgs n. 198/2006 (codice pari opportunità) la quale consente oggi alle imprese di assicurazione di praticare differenziazioni proporzionate delle tariffe e delle prestazioni legate al genere (uomini e donne), a condizione che, in base a dati attuariali e statistici pertinenti e accurati, il fattore sesso sia determinante nella valutazione dei rischi. Venendo meno questa possibilità, aggiunge la Covip, ne deriva che pure le convenzioni sottoscritte dalle forme pensionistiche complementari (cioè dai fondi pensione) con le imprese di assicurazione per l'erogazione delle prestazioni (rendite) dovranno, di conseguenza, rispettare la nuova regola generale di «premi e prestazioni unisex». In vista di tanto, la Covip vede necessario che i fondi pensione interessati (cioè quelli che contemplano l'erogazione delle prestazioni tramite imprese di assicurazione) avviino subito una riflessione circa le ricadute che possano esserci dall'entrata in vigore del divieto di differenziazione. Una riflessione, aggiunge la Covip, che deve in ogni caso mirare ad assicurare, in sede di riallineamento delle condizioni di erogazione delle prestazioni, la migliore tutela possibile degli iscritti alla previdenza complementare di ambo i sessi. La novità invece non dovrebbe interessare i fondi pensione che erogano le prestazioni direttamente, cioè senza intervento di compagnie di assicurazione. Anche se ciò, evidenzia la Covip, determina la rilevante distinzione delle regole applicabili ai lavoratori iscritti in funzione della specifica modalità di erogazione adottata dal fondo pensione. In altre parole, potrebbe palesarsi una discriminazione tra lavoratori per il fatto di essere iscritti a fondi pensione autonomi o gestiti tramite assicurazioni. Peraltro, aggiunge infine la Covip, a queste forme pensionistiche (quelle, cioè, che erogano in via diretta le prestazioni), continuano a essere consentite pure le prestazioni differenziate basate sul genere (maschio o femmine). PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA Con il decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale sono entrate in vigore 08/07/2011 molte delle n..."

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di LUCA CIFONI ROMA Con il decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale sono entrate in vigore molte delle novità della manovra: comprese alcune di quelle che nelle stesse intenzioni della maggioranza potrebbero essere riviste e ammorbidite. È il caso ad esempio dell’imposta di bollo per le comunicazioni relative al deposito titoli: le banche la applicano con periodicità variabile e dunque l’aumento scatta subito nel caso di prelievo mensile. Se la stretta scritta nel testo attuale dovesse essere rivista, sarà necessario un nuovo conteggio. Invece la rivalutazione delle pensioni partirà dal primo gennaio e dunque c’è tempo per recepire le eventuali correzioni. Su questi come su altri temi il nodo naturalmente è quello già indicato dal ministro Tremonti, cioè l’invarianza dei saldi: tutte le concessioni fatte dovranno essere pagate con risorse equivalenti e reperite in altro modo. In più i tempi sono stretti, vista l’esigenza di convertire il decreto entro i primi di agosto. Sulla previdenza il lavoro tecnico è già iniziato. Si valuta uno schema che prevede di applicare la rivalutazione per intero fino a 5 volte il minimo Inps (circa 2380 euro al mese lordi), poi al 45 per cento sulla fascia di pensione fino a otto volte (circa 3800 euro mensili), al 30 per cento fino a dieci volte; mentre per la fascia di pensione al di sopra di questa soglia (circa 4750 euro mensili lordi) l’adeguamento sarebbe cancellato. Tuttavia data la maggior incidenza delle pensioni medio-basse, questi correttivi non basterebbero. Per finanziare la differenza ci sono alcune possibilità, tra cui l’introduzione di un contributo di solidarietà sui trattamenti altissimi (al di sopra delle 25 volte il minimo Inps, circa 12.000 euro al mese lordi). Non la mancata rivalutazione quindi ma un vero e proprio prelievo destinato a ridurre l’importo nominale dell’assegno, in ragione del 5-10 per cento. Una misura del genere anche se relativamente blanda fu decisa alcuni anni fa, quando era ministro del Lavoro Roberto Maroni; ci sono però perplessità perché si tratterebbe di qualcosa di molto simile ad una tassa, applicata però solo su una particolare categoria di contribuenti. Per il bollo sul deposito titoli l’obiettivo è creare una soglia di esenzione, ad esempio a 10.000 euro di giacenza; nell’ipotesi più ottimistica la copertura potrebbe derivare dall’applicazione degli aumenti su un numero di conti più ampio di quello prudentemente stimato dalla Ragioneria generale dello Stato (circa 10 milioni). Più difficile trovare le risorse per attenuare la stretta Irap su banche e assicurazioni. Tra le misure immediatamente operative ci sono anche gli aumenti dei contributi unificati per una vasta tipologia di cause, da quelle civile a quelle amministrative a quelle tributarie. L’obiettivo del governo è recuperare risorse ma anche scoraggiare il contenzioso che ingolfa i nostri tribunali. In questo modo però risulterà compressa anche la possibilità dei cittadini di rivolgersi alla giustizia per far valere i propri diritti. Ad esempio in tema di diritto del lavoro, come denuncia Fulvio Fammoni della Cgil: i maggiori costi saranno prevedibilmente un disincentivo anche per le cause di massa intentate dai precari, come quelle nel settore scolastico. Proprio dalla Cgil, per bocca di Susanna Camusso, è venuta ieri la richiesta di una riunione con le segreterie di Cisl e Uil per valutare possibili iniziative unitarie contro la manovra. Infine sono sul piede di guerra anche le aziende farmaceutiche, preoccupate per la norma che pone a loro carico il 35 per cento degli eventuali sfondamenti della spesa farmaceutica ospedaliera. «Il rischio di un ulteriore calo dell’occupazione nel settore farmaceutico c’è ed è evidente - ha detto il neopresidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi - l’eco di queste nuove misure ha fatto il giro del mondo e il pericolo è anche che le aziende delocalizzino la produzione e non investano più in Italia». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Opinione.it, L' Data: "Un Paese per vecchi" 08/07/2011

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07 Luglio 2011 - Interni

FINANZIARIA Un Paese per vecchi

di Alessandra Mieli

I sacrifici non piacciono a nessuno ma è singolare l’egoismo della classe politica. Che l’Italia sia ormai un Paese di e per vecchi è evidente. Che si vogliano perpetuare degli anacronistici privilegi anche sapendo che si tramuteranno in un danno futuro è ingiustificabile. E lo è se possibile ancora di più se a farsi paladino degli interessi dei pensionati è quel Partito democratico che, a parole, dice di voler aiutare le giovani generazioni. La parte della manovra finanziaria che riguarda le pensioni, a quello che è dato di capire, contempla il taglio della rivalutazione delle pensioni superiori ai 1. 428 euro netti mensili. Non si parla quindi di assegni da fame ma dell’equivalente di uno stipendio. Per di più non è previsto un taglio degli importi, bensì solo una sforbiciata progressiva alla rivalutazione automatica finora pari al 100%. Si tratterebbe delle pensioni tra 3 e 5 volte il minimo della pensione Inps che sono il 12,7% del totale e di quelle superiori a 5 volte che rappresentano circa il 7%. Quindi verrebbe colpito il 19,7% dei pensionati. Parallelamente sono stati diffusi i risultati di uno studio redatto sulla base di una stima del Censis su dati Istat e Ragioneria generale dello Stato che evidenzia come il 42% dei giovani (25-34 anni) lavoratori dipendenti di oggi andrà in pensione intorno al 2050 con meno di 1. 000 euro al mese. Sembrerebbe logico agire cercando di riequilibrare il sistema guardando al futuro. Invece, a sorpresa ma forse non poi tanto, dopo aver annunciato la misura del blocco delle rivalutazioni automatiche, sia esponenti della maggioranza, sia l’opposizione si stanno spendendo per tentare di salvaguardare il privilegio ai pensionati (non poveri), infischiandosene del destino dei loro figli e nipoti. Una encomiabile prova di egoismo generazionale. E, lo ripetiamo colpisce che sia il coordinatore delle commissioni economiche del Pd Francesco Boccia a sostenere che è ingiusto che si blocchino le indicizzazioni delle pensioni. Boccia è certamente consapevole che se le riforme delle pensioni degli anni ’90 hanno garantito la sostenibilità finanziaria a medio termine del sistema, nel 2040 i lavoratori dipendenti beneficeranno di una pensione pari a poco più del 60% dell’ultima retribuzione (andando in pensione a 67 anni con 37 anni di contributi), mentre gli autonomi vedranno ridursi il tasso fino a meno del 40% (a 68 anni con 38 anni di contributi). Il sistema cosiddetto retributivo in vigore in precedenza non si basava sui contributi previdenziali effettivamente versati perché veniva calcolato in percentuale sugli ultimi stipendi, risultando così più favorevole al lavoratore. Adesso invece si percepisce l’assegno in proporzione a quanto versato complessivamente. Già così è evidente come i pensionati di oggi siano economicamente avvantaggiati rispetto a quelli di domani. Se a questo si aggiunge il blocco vigente sull’indicizzazione salariale (non solo per i pubblici dipendenti che già sono insorti) e altre limitazioni agli adeguamenti inflazionistici (per le locazioni, ad esempio) davvero si stenta a comprendere come si possa difendere un privilegio quando a tutti viene chiesto di fare sacrifici. Proprio a tutti forse no visto che per la cosiddetta casta se ne parlerà dalla prossima legislatura, (vitalizi sempre esclusi, come c’era da aspettarsi). E per i risparmiatori si prepara anche una tosatura patrimoniale. Non altrimenti si può definire l’introduzione di una tassa sul deposito titoli che, per di più, non ha neppure uno straccio di parvenza di progressività. E che sarà dovuta anche se i titoli detenuti non hanno prodotto alcuna rendita come capita con quelli azionari che pagano una cedola ma dove l’assemblea degli azionisti può deliberare di azzerare il dividendo. In questo caso si paga una tassa sulle perdite. Tassa che risulta un’inezia sui grandi patrimoni ma che pesa come un macigno e incide sul capitale per quelli più modesti.

A questo punto non ricordiamo più il nome del politico che aveva promesso di non mettere le mani nelle tasche degli italiani. Ma abbiamo anche smarrito le coordinate che inquadravano nel campo progressista il maggior partito di opposizione. Quello di oggi è un Pd conservatore che si arrocca in difesa del privilegio di casta.

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Provincia di Sondrio, La Data: 08/07/2011 "Pensioni tagliate a 12mila anziani"

Indietro Stampa Pensioni tagliate a 12mila anziani Venerdì 08 Luglio 2011 Prime_testata ALTA, pagina 1 sondrio Un pensionato su tre sarà più povero. A Sondrio sono circa 12.500 gli anziani stangati dalla manovra del governo, cioè il 30% dei 45.632 ultrasessantenni che percepiscono un assegno di vecchiaia tra i più bassi. Maiorana a pagina 15 PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Allo statale uscito in anticipo indennità integrativa leggera" 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 32 autore: Aldo Ciccarell Allo statale uscito in anticipo indennità integrativa leggera

I dipendenti pubblici che sono andati in pensione anticipata con l'indennità integrativa speciale (Iis) in misura ridotta, una volta raggiunta l'età pensionabile non hanno diritto agli incrementi sull'intero importo, come stabilito dal 4 comma dell'articolo 10 della legge 79/83, bensì sulla quota dell'indennità medesima effettivamente spettante, calcolata in proporzione all'anzianità alla data di cessazione dal servizio (quarantesimi). È quanto stabilito nei commi da 6 a 9 dell'articoli 18 del Dl 97/2011 (manovra correttiva), che dovrebbe chiudere definitivamente la porta a futuri contenziosi: i potenziali interessati, secondo l'Inpdap, sono circa 360.000, con maggiore spesa per l'istituto di circa 18 milioni di euro. La vicenda riguarda, come detto, i dipendenti pubblici titolari di pensione anticipata, conseguita per dimissioni volontarie presentate dopo il 28 gennaio 1983 con decorrenza della stessa entro il 31 dicembre 1994, la cui Iis è stata attribuita in modo separato e in misura ridotta. Questi, alla data di compimento dell'età massima stabilita per il collocamento a riposo d'ufficio (di norma 65 anni), avrebbero avuto diritto a sommare all'Iis ridotta l'intero importo delle variazioni periodiche dell'indennità integrativa speciale, ai sensi dell'articolo 10, comma 4 della legge 79/83. L'Inpdap, tuttavia, ha sempre ritenuto inoperante questa norma dopo l'entrata in vigore dell'articolo 21, della legge 730/83, che ha introdotto il concetto di unicità della pensione, intesa come somma tra pensione base e indennità integrativa speciale. L'evoluzione dell'indennità integrativa speciale non è dunque più dovuta in base a un aggiornamento ad hoc, con regole, scadenze e indici distinti (come avveniva in precedenza) ma deve seguire i criteri introdotti dall'articolo 21. L'Inpdap, quindi, dalla data di compimento dell'età pensionabile, si è limitato a perequare solo la quota di indennità integrativa speciale effettivamente corrisposta e non l'intero importo che sarebbe spettato in caso di cessazione dal servizio per raggiungimento del limite d'età. Di qui i ricorsi presentati alla Corte dei conti che, con consolidato indirizzo giurisprudenziale, ha sempre riconosciuto il diritto alla corresponsione degli incrementi di Iis in misura intera. La manovra correttiva, dunque, conferma l'interpretazione adottata dall'Inpdap, disponendo l'abrogazione implicita dell'articolo 10, comma 4 della legge 79/83 dall'entrata in vigore dell'articolo 21 della legge 730/83 e dando l'interpretazione autentica dello stesso articolo 21. Le percentuali di incremento dell'Iis devono quindi essere applicate sulla quota dell'indennità medesima effettivamente spettante in proporzione all'anzianità conseguita alla data di cessazione dal servizio. Le maggiori somme percepite per i trattamenti pensionistici più favorevoli in godimento alla data di entrata in vigore del Dl 97, già definiti con sentenza passata in giudicato o definiti irrevocabilmente dai Comitati di vigilanza dell'Inpdap, dovranno essere riassorbite sui futuri miglioramenti pensionistici. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Chi prosegue va comunque iscritto alla Cassa" 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 32 autore: Tommaso Siracusano Chi prosegue va comunque iscritto alla Cassa

Quando si lavora in pensione l'aliquota è ridotta alla metà I contributi derivanti dalla prosecuzione dell'attività professionale dopo il pensionamento vanno versati alle rispettive casse. Il legislatore interviene per dirimere il contenzioso nato da una controversa interpretazione della norma che vede ancora protagonista la gestione separata dell'Inps e lo fa di nuovo, nel giro di un anno, in parte con un'interpretazione autentica. Dopo la circoscrizione di attività prevalente alle sole gestioni artigiani, commercianti e agricoli, e non anche a quella di amministratore di società, del Dl 78/10, è la volta di chiarire a chi vanno versati i contributi derivanti dalla prosecuzione dell'attività professionale dopo il pensionamento. L'attuale situazione Alcune casse professionali hanno nel recente passato adottato delibere secondo le quali i soggetti che al momento del pensionamento avessero proseguito l'attività, avrebbero potuto essere esonerati dal versamento dei contributi alle stesse. Atre, invece, prevedono comunque l'obbligo della prosecuzione dei versamenti e altre ancora, precorrendo l'intervento normativo, avevano già previsto una riduzione del contributo mantenendo comunque l'obbligo. Queste delibere in effetti, seppur adottate nel rispetto dell'autonomia delle casse professionali sancito per legge, avevano di fatto creato una sacca di evasione contributiva. Infatti seppur vero che tali enti erano liberi di rinunciare a queste contribuzioni, i pensionati professionisti avrebbero dovuto iscriversi alla gestione separata dell'Inps. Questo perché la ratio della norma istitutiva della stessa fu quella di predisporre una specifica forma di previdenza per soggetti e/o con riferimento a redditi, sino ad allora, privi di uno specifico inquadramento previdenziale. In forza di tale previsione l'Inps, verificata la produzione di redditi non assoggettati a contribuzione, ha iscritto d'ufficio tali soggetti chiedendo il pagamento dei contributi e delle relative sanzioni. Le contestazioni Questo atteggiamento ha ovviamente creato un contenzioso che aveva da ultimo visto prevalere le posizioni dei pensionati i quali sostenevano che i regolamenti delle casse dei liberi professionisti possono legittimamente disporre l'esenzione dall'obbligo contributivo, senza che questa scelta faccia insorgere il diritto dell'Inps di incassare i contributi non versati. La manovra 2011, Dl 98/2011, impone di fatto alle casse di fare un passo indietro e di adeguare i propri statuti e regolamenti, entro sei mesi, prevedendo l'obbligatorietà del l'iscrizione e della contribuzione a carico di tutti coloro che risultino aver percepito un reddito derivante dallo svolgimento della relativa attività professionale anche dopo il pensionamento con l'applicazione di un'aliquota minima pari al 50% di quella ordinaria. Va detto che questa contribuzione, nel caso in cui fosse andata alla gestione separata, avrebbe prodotto una autonoma seconda pensione solo se fosse stato raggiunto almeno un quinquennio di versamenti. Nel caso previsto ora, restando la maggiore contribuzione alla stessa cassa erogatrice del trattamento pensionistico, ogni triennio darà diritto a un supplemento del trattamento ordinario che l'Ente dovrà liquidare sulla base dei contributi relativi al periodo di riferimento. Chi resta nella separata La manovra 2011 dà anche l'interpretazione autentica dell'articolo 2, comma 26, legge 335/95. Viene infatti stabilito che lo stesso va interpretato con esclusivo riferimento a tutti gli altri soggetti, la cui attività professionale non ha una cassa previdenziale propria. Questi soggetti, che già durante la propria attività hanno l'obbligo di iscrizione alla gestione separata, al momento del pensionamento, ove proseguano lo svolgimento della professione, continueranno a versare i contributi alla stessa ma applicando l'aliquota ridotta. Inoltre, sembrerebbero da versare alla gestione separata, i contributi sulle altre attività per lo svolgimento delle quali gli statuti delle casse professionali non prevedono l'assoggettamento, non ritenendole specificatamente inerenti, ancorché compatibili, con l'oggetto della professione. I versamenti eventualmente fino ad ora effettuati presso la gestione separata, infine, restano salvi, fermo restando che da ora in poi il pensionato tornerà a versare alla propria cassa professionale. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Matrimonio a 70 anni: taglio alla reversibilità" 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 31 autore: G. Ro. Matrimonio a 70 anni: taglio alla reversibilità

Dal 1 gennaio 2012 ci saranno novità anche per le pensioni ai superstiti (indirette e di reversibilità) a carico dell'Inps, delle forme esclusive o sostitutive dell'assicurazione obbligatoria e della gestione separata Inps. Si tratta sostanzialmente di una riduzione dell'aliquota percentuale della pensione a favore dei superstiti di assicurato (pensione indiretta) e di pensionato (pensione di reversibilità) nella misura del 10% per ogni anno di matrimonio mancante al numero di 10 anni. Cadono nella rete di questa riduzione dell'aliquota coloro che hanno contratto matrimonio con il dante causa di età superiore a 70 anni e con una differenza di età tra i coniugi superiore a 20 anni. In altri termini, la finalità della norma è di scoraggiare, per quanto possibile, le nozze di giovani donne con ultrasettantenni, contratte per poter poi beneficiare della reversibilità. Va notato, però, che questa disposizione non scatta nei casi di figli di minore età, studenti ovvero inabili. La donna, quindi, poniamo quarantenne che sposa l'ultrasettantenne non si vedrà ridurre l'aliquota della pensione se ha un figlio (solo per il periodo della minore età o dello studio) oppure senza limiti in caso di figlio inabile. Al di là di questa novità, tutte le altre regole sia sulle aliquote, sia sul regime di cumulabilità non subiscono variazioni. Per quanto riguarda il coniuge, le aliquote della pensione indiretta o di reversibilità sono pari al 60% per il solo coniuge; all'80% in presenza di un un figlio; e al 100% al coniuge con due figli. Gli importi dei trattamenti pensionistici ai superstiti sono cumulabili con i redditi del beneficiario, nei limiti indicati nella tabella f), allegata alla legge 335/1995. La riduzione della pensione, però, non si verifica quando il beneficiario faccia parte di un nucleo familiare con figli di minore età, studenti ovvero inabili. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Per le statali scatta un maxi-scalone" 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 31 Per le statali scatta un maxi-scalone

Le donne che lavorano nel pubblico impiego hanno subito una brusca impennata dei requisiti per maturare la pensione di vecchiaia. La legge 122/2010 (Dl 78/2010), infatti, ha stabilito che l'età minima per l'accesso a questo tipo di pensione che era già salita a 61 anni per il 2011 sarà fissata a 65 anni dal 1 gennaio 2012. Le ragioni che hanno portato all'introduzione di questo maxi scalone derivano dalla sentenza della Corte di giustizia europea del 13 novembre 2008 (causa C46/2007). Con questa sentenza, derivata da una procedura di infrazione, la Corte ha condannato l'Italia per aver mantenuto in vigore una normativa differenziata tra uomini e donne nel settore pubblico; è stata giudicata illegittima, in quanto discriminatoria, la norma che consentiva alle lavoratrici pubbliche di anticipare la pensione di vecchiaia a 60 anni, cinque anni prima degli uomini. La sentenza ha invece considerato ammissibili eventuali differenze di trattamento nei regimi previdenziali dei lavoratori privati. Un primo tentativo di rispondere alla sentenza della Corte Ue è stato fatto con la legge 102/2009 (Dl 78/2009), che ha provato ad attuare gradualmente la pronuncia: il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia sarebbe salito a 61 anni il 1 gennaio 2010, aumentando poi di un anno ogni biennio, fino al 2018, quando sarebbero scattati i 65 anni imposti dalla sentenza comunitaria. La Ue ha però ritenuto eccessivamente graduale questo sistema di crescita dei requisiti. Per questo motivo, la legge 122/2010 è intervenuta nuovamente, introducendo il maxi scalone che farà crescere di quattro anni l'età minima, il prossimo mese di gennaio. A partire da quel momento, diventerà molto evidente la differenza di trattamento con le dipendenti del settore privato che, come spieghiamo negli altri servizi in questa pagina, sarà colmata solo a partire dal 2032. Gia. F. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo." 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 31 autore: Giampiero Falasc

Donne, sui requisiti doppio gioco al rialzo Vent'anni di differenza: per le dipendenti private assegno a 65 anni nel 2032, per le pubbliche dal 2012 Percorsi differenziati per le donne che andranno in pensione di vecchiaia nei prossimi anni. Con la stessa età anagrafica, la data di pensionamento può risultare molto distante negli anni, a seconda che si lavori nel settore privato (e allora si va in pensione a 60 anni, almeno fino al 2020) oppure nel settore pubblico (e allora si va in pensione a 61 anni o, dal 1 gennaio 2012, a 65: si veda l'articolo qui sotto). La manovra appena approvata, Dl 98/2011, infatti, introduce un meccanismo di innalzamento graduale dell'età pensionabile che produrrà i propri effetti solo nel 2032. Per le lavoratrici dipendenti da privati l'età minima per accedere alla pensione cresce di alcuni mesi all'anno, ma solo a partire dal 2020 e sino al 2024 (si veda tabella a lato). Dal 2025 il percorso di crescita diventa più rapido, in quanto si devono aggiungere 6 mesi in più ogni anno, fino a quando, nel 2032, viene finalmente toccata quota 65 anni, e il meccanismo diventa definitivo. Le disparità L'effetto di queste disposizioni, per le generazioni più giovani, è rilevante, e crea notevoli disparità tra dipendenti pubbliche e private. Se ad esempio una donna è nata nel 1952, e possiede i requisiti minimi di anzianità di servizio, il suo diritto alla pensione matura nel 2017, nel caso in cui abbia lavorato nel pubblico impiego, oppure matura nel 2012, nel caso in cui abbia lavorato alle dipendenze di un'azienda privata. Solo a partire dall'anno 2032, queste differenze spariscono. Una lavoratrice nata nel 1967, infatti, matura il diritto alla pensione in quell'anno, a prescindere dal settore di attività. Questi esempi devono, peraltro, essere considerati solamente indicativi, in quanto dovranno essere combinati con gli effetti prodotti dall'applicazione del sistema delle finestre mobili e dalla prossima entrata in vigore del meccanismo di adeguamento automatico dell'età pensionabile alla speranza di vita. Finestre e nuovi automatismi Mediante la nuova disciplina delle finestre, varata con la legge 122/2010 (Dl 78/2010), è stato introdotto un periodo di attesa minima tra la data di maturazione dei requisiti e la data di effettivo godimento della pensione, che varia in funzione della tipologia di lavoro svolto: 12 mesi, per i lavoratori dipendenti, e 18 mesi per i lavoratori autonomi. Questo significa che, una volta maturata la pensione, si dovrà comunque attendere almeno un altro anno per poterla percepire materialmente. La situazione si complica ancora di più per il meccanismo di adeguamento automatico dell'età pensionabile legato alla speranza di vita introdotto dalla manovra d'estate dello scorso anno (legge 122/2010). Come spiegato in dettaglio nella pagina precedente, in virtù di questa regola devono essere aggiornati a cadenza triennale con apposito decreto: i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva necessari per le pensioni di anzianità, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, i requisiti di accesso al pensionamento anticipato e all'assegno sociale. Per l'emanazione del decreto, si dovrà tenere conto del dato fornito dall'Istat relativo alla variazione nel triennio precedente della speranza di vita. Si tratta, in parole povere, di una riforma permanente dei requisiti anagrafici per andare in pensione, che crescono automaticamente ogni volta che si allunga la speranza di vita. Le conseguenze Questo sistema doveva entrare in vigore nel 2015, ma l'articolo 18 della manovra correttiva ha anticipato di un anno l'entrata in vigore della nuova disciplina. Pertanto, a partire dal 1 gennaio del 2014 scatterà il primo adeguamento (che sarà seguito da un altro adeguamento nel 2016, e da successivi aggiustamenti triennali). Secondo le stime attualmente disponibili, il primo adeguamento dovrebbe comportare una crescita di tre mesi dei requisiti anagrafici previsti per i diversi trattamenti pensionistici cui si applica, compresa perciò la pensione di vecchiaia delle donne. Questo significherebbe che agli esempi sopra indicati dovrebbero subito essere aggiunti tre mesi, come anzianità di base necessaria. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo..." 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 29 autore: Salvatore Padula

Si starà al lavoro sempre più a lungo La manovra sposta in avanti la possibilità di uscita (donne in testa): nel 2050 ci vorranno 70 anni «In pensione a 70 anni». Quella che fino a qualche tempo fa sembrava poco più che una boutade è ora la cruda realtà con la quale, almeno i più giovani, dovranno fare i conti. Nel 2050, i requisiti per il pensionamento di vecchiaia scatteranno - mese più, mese meno - a ridosso dei 69 anni. Ma niente illusioni: per cominciare a incassare effettivamente la pensione si dovrà aspettare altri 12 mesi (18 per i lavoratori autonomi), perché la decorrenza dell'assegno richiede un'ulteriore attesa rispetto al momento in cui si maturano i requisiti, attesa che si traduce sempre in un'ulteriore periodo di permanenza al lavoro. Morale: un giovane nato nei primissimi anni Ottanta difficilmente riuscirà ad accedere alla pensione di vecchiaia prima del suo 70 compleanno. D'altra parte, da qui al 2050 - come scrive nero su bianco il Governo nella sua relazione al decreto legge n. 98 sulla manovra - l'applicazione anticipata del meccanismo che consentirà di adeguare i requisiti per la pensione all'aumento della speranza di vita determinerà una crescita "cumulata" dei requisiti stessi pari a poco meno di 4 anni (3 anni e 9 mesi, per la precisione). Tradotto significa, appunto, che la vecchiaia scatterà solo intorno ai 69 anni (con l'ulteriore anno di attesa di cui si è detto sopra). Se questo è lo scenario, è evidente che - in prospettiva - saranno sempre più numerosi i lavoratori che opteranno per l'accesso al pensionamento anticipato. Ma anche qui le notizie non sono incoraggianti. L'aumento dei requisiti, infatti, si applica anche alla pensione di anzianità, quella che oggi i lavoratori dipendenti maturano raggiungendo "quota 96" - dove la quota è la somma di età anagrafica e anni di contribuzione - con almeno 60 anni di età, e che dal 2013 diventerà "quota 97", con minino 61 anni (per i lavoratori autonomi quote ed età sono aumentate di un anno). La sorpresa è che, intorno al 2050, avremo superato quota "100" e la pensione potrà arrivare solo per chi è a ridosso dei 65 anni di età. Insomma, quello che sta accadendo al pianeta previdenza è ora abbastanza chiaro. Tutti - da subito - dovremo stare al lavoro di più. È in questa direzione che si muovono sia le due modifiche - importantissime - arrivate lo scorso anno con il decreto legge 78/2010 (decorrenza della pensione fissata 12/18 mesi dopo il raggiungimento dei requisiti; innalzamento a 65 anni, dal 2012, dell'età per la vecchiaia delle dipendenti pubbliche) sia quelle - altrettanto importanti - ora previste dal decreto legge n. 98, in vigore da mercoledì scorso: 1) l'anticipo al 2014 del meccanismo per l'adeguamento dei requisiti per la pensione all'aumento della speranza di vita (da notare anche che, rispetto al precedente calendario, il nuovo sistema introduce un adeguamento in più - quello del 2016 - prima non previsto); 2) l'innalzamento a 65 anni dell'età della vecchiaia anche per le donne del settore privato e autonome, con un lento percorso che inizierà nel 2020 e raggiungerà il traguardo nel 2032 (ma che, immaginiamo, alla prima occasione verrà prontamente accelerato). In base alle regole attuali, in ogni caso, dal 2014 al 2032 i requisiti per la vecchiaia delle donne aumenteranno complessivamente di 86 mesi, 60 mesi per raggiungere il livello previsto per tutti gli altri assicurati e 26 mesi in relazione all'aumento della speranza di vita. L'altra tessera di questo complesso mosaico di regole - tutte finalizzate a tenere sotto controllo la spesa previdenziale - continua a essere legata al quantum delle pensioni. Il nostro resta un sistema previdenziale a ripartizione (le pensioni vengono pagate con i contributi versati dai lavoratori in attività) ma grazie al sistema contributivo - che in prospettiva diventerà l'unico sistema di calcolo delle prestazioni - si rafforza il legame tra quanto si è versato e quanto si incassa di pensione, con aggiornamento triennale dei coefficienti di trasformazione, vale a dire i moltiplicatori utilizzati per trasformare il montante contributivo (la somma dei contributi rivalutati versati durante l'intera vita lavorativa) in rendita sulla base dell'età di pensionamento. Anche in questo caso cattive notizie: le pensioni saranno sempre più basse. Nell'immediato, sul fronte dell'importo degli assegni già in essere si dovranno verificare le intenzioni del governo sulla norma del decreto legge 98 che limita la rivalutazione delle pensioni al tasso di inflazione (con perdite anche di 200/300 euro all'anno). Un ripensamento sembra possibile. Certamente è auspicabile. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo...... " 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 30 autore: Giuseppe Busce

La «speranza di vita» aggiorna tutti i calcoli Dal 2014 aumento automatizzato dei requisiti di età Colpo d'acceleratore all'età pensionabile legata all'aspettativa di vita. La nuova manovra correttiva (Dl 98/2011), infatti, anticipa di un anno le disposizioni che modificano i requisiti anagrafici per l'accesso ai trattamenti pensionistici sulla base delle aspettative di vita elaborate dall'Istat. Si tratta del terzo intervento in tre anni e indubbiamente, considerando la costante crescita della speranza di vita registrata negli anni, produrrà l'innalzamento dell'età pensionabile. Dopo le previsioni contenute nel Dl 78/2009 (legge 102/2009) e quelle del Dl 78/2010 (legge 122/2010), l'articolo 18, comma 4, del Dl 98 anticipa dal 2015 al 2014 l'entrata in vigore dell'automatico innalzamento dell'età pensionabile in funzione dell'incremento della speranza di vita accertato annualmente dall'Istat. Anticipa la decorrenza anche il secondo adeguamento che avverrà il 2016 anziché il 2019, come previsto in precedenza. Vediamo quali sono nello specifico le modifiche che interesseranno coloro che dovranno andare in pensione dal 2014. L'aggiornamento periodico A partire dal 2012, entro il 30 giugno, l'Istat renderà disponibile il dato relativo alla variazione nel triennio precedente della speranza di vita all'età corrispondente a 65 anni in riferimento alla media della popolazione residente in Italia. Di conseguenza, a decorrere dal gennaio 2014 e successivamente ogni tre anni, con decreto direttoriale del ministero del l'Economia e delle finanze di concerto con il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno 12 mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento, verranno di conseguenza adeguati i requisiti pensionistici. La mancata emanazione del provvedimento di adeguamento comporta espressamente responsabilità erariale. Viene mantenuto il limite massimo di tre mesi per il primo innalzamento dell'età pensionabile. È previsto inoltre che l'aggiornamento non venga effettuato nel caso di diminuzione della predetta speranza di vita. Il dato relativo all'aumento della speranza di vita elaborato dall'Istat approvato con il decreto, avrà effetti anche sui valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B della legge 243/2004 che prevede, per poter andare in pensione, un requisito minimo dato dalla somma di età anagrafica ed anzianità contributiva in aggiunta al possesso di un'età anagrafica minima. Questi valori saranno infatti incrementati in misura pari al valore dell'aggiornamento rapportato ad anno dei requisiti di età. Il secondo adeguamento Viene anticipata anche la data di decorrenza del secondo adeguamento. È infatti, previsto che, per uniformare gli adeguamenti dell'età pensionabile alla speranza di vita con gli aggiornamenti triennali dei coefficienti di trasformazione (si tratta degli elementi che vengono utilizzati per calcolare l'ammontare del trattamento spettante mediante l'applicazione al capitale rivalutato), il secondo adeguamento dovrà avvenire con decorrenza 1 gennaio 2016 anziché 1 gennaio 2019. L'Istat entro il 30 giugno dell'anno 2014 (prima era previsto il 2017) renderà disponibile il dato relativo alla variazione nel triennio precedente del dato relativo alla speranza di vita per consentire il citato adeguamento con decorrenza 2016. Che cosa cambia dal 2014 Con decorrenza 1 gennaio 2014 i seguenti parametri pensionistici verranno aggiornati in funzione dell'incremento della speranza di vita: 1) requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 243/2004, cosiddetta riforma Maroni; 2) requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia; 3) requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del Dl 78/2009 (legge 102/2009), ovvero quello relativo alle dipendenti pubbliche; 4) requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20 (lavoratori cui si applica esclusivamente il sistema contributivo con 40 anni di contributi); 5) requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 3, comma 6, della legge 335/1995 (assegno sociale). RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo...... " 08/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/LA SCELTA DEL PRESTITO data: 2011-07-08 - pag: 32 autore: Giuseppe Rodà

Rivalutazione bloccata per fasce Spetta per intero fino ai 1.428 euro lordi, per il 45% fino a 2.380, azzerata oltre È certamente la misura previdenziale più discussa e contrastata dell'intera manovra, quella che interviene sulla rivalutazione delle pensioni. Tanto che, prima ancora della pubblicazione in «Gazzetta ufficiale» del decreto legge, il Governo annunciava possibili ritocchi. Per il momento, resta il fatto che l'articolo 18 del decreto legge 98/2011 introduce sul versante previdenziale una serie di misure ispirate a un rigore talvolta severo. Un vero e proprio giro di vite scatta, per il biennio 2012-2013, sulla rivalutazione dei trattamenti pensionistici, meglio nota come perequazione automatica. Questa rivalutazione si verifica una volta sola nell'anno, con decorrenza dal 1 gennaio, sulla base della variazione percentuale dell'indice di inflezione Istat recepito nell'apposito decreto ministeriale. La perequazione automatica delle pensioni con effetto dal 1 gennaio 2011, ad esempio, è scattata nella misura definitiva dell'1,6% contro quella provvisoria dell'1,4 per cento utilizzata dagli istituti previdenziali per la rivalutazione dei trattamenti pensionistici. Nell'ambito della perequazione automatica del 2012 vi sarà il conguaglio positivo a favore dei pensionati. La manovra, però, introduce un blocco parziale o totale delle rivalutazioni delle pensioni di importo più elevato. Ecco di cosa si tratta. Per il 2012-2013, sulle pensioni superiori a cinque volte il trattamento minimo Inps, la rivalutazione automatica non viene concessa. Per le fasce di importo degli assegni comprese tra tre e cinque volte il trattamento minimo Inps l'indice di rivalutazione automatica viene applicato nella misura del 45 per cento. La riduzione o la non concessione della perequazione opera sugli importi pensionistici lordi per scaglioni determinati: si tratta di una perdita pensionistica secca che si verificherà nel biennio 2012-2013, nel senso che gli importi persi non si potranno recuperare dal 2014 in poi. Cadono, quindi, nella rete dei blocchi, totali o parziali, gli scaglioni di importi pensionistici che eccedono la quota compresa tra 1.428 e 2.380 euro (blocco parziale al 45 per cento) mentre la parte eccedente 2.380 euro non avrà alcun aumento (blocco totale). Il cambiamento Dunque, per il biennio 2012-2013, la situazione della rivalutazione automatica delle pensioni si presenta così per le fasce di importo: - fino a tre volte il trattamento minimo Inps il coefficiente di rivalutazione è pari al 100 per cento; - da 3 a 5 volte il trattamento minimo Inps il coefficiente è del 45%, contro il 90 per cento in vigore fino a pochi giorni fa; - oltre 5 volte il trattamento minimo Inps zero rivalutazione contro il 75 per cento precedente. Dal 2014, invece (e salvo interventi futuri) la rivalutazione ritornerà ai seguenti coefficienti: - 100% per le fasce di importo fino a 3 volte il trattamento minimo Inps; - 90% per le fasce di importo da 3 a 5 volte il trattamento minimo Inps; - 75% per le fasce di importo oltre 5 volte il trattamento minimo Inps. L'esempio Cerchiamo di quantificare a quanto possono ammontare le perdite secche pensionistiche supponendo un indice di perequazione per il biennio 2012-2013 pari al 2 per cento. Ipotizziamo una pensione di importo lordo mensile di 3.000 euro. Fino a 1.428 euro lordi il coefficiente è al 100% cioè del 2 per cento che dà 28,56 euro; per la parte eccedente 1.428 euro e fino a 2.380 euro cioè 951 euro il coefficiente nuovo è del 45 per cento del 2% e cioè dello 0,9 per cento. Il risultato, quindi, è di 8,56 euro. Invece con il 90% del 2% il risultato sarebbe stato di 1,8% moltiplicato per 951 che avrebbe dato 17,12 euro con la conseguente perdita secca di 8,56 euro. Per la quota eccedente 2.380 euro e fino a 3.000 euro e cioè di 620 euro non vi sarà alcuna rivalutazione. Il pensionato, invece, avrebbe avuto diritto al 75% del 2% e cioè a 1,5% di 620 euro con il risultato di 7,44 euro. Il pensionato del nostro esempio, perciò, verrà a subire una perdita complessiva mensile di 16 euro (8,56 + 7,44 euro). Vale a dire 208 euro l'anno. Altri casi Altra ricaduta negativa delle norme varate con la manovra è costituita dal fatto che la pensione di reversibilità sarà decurtata. L'importo di questo assegno, infatti, in determinate percentuali, si commisura sulla pensione lorda esistente all'atto della morte del pensionato. Non sono, invece, interessati a questi blocchi gli assegni assistenziali (pensioni sociali, assegni sociali e i benefici economici spettanti ai diversamente abili quali gli assegni agli invalidi civili, sordomuti e ciechi civili) per il semplice motivo che questi soggetti beneficiano di assegni notevolmente più bassi del predetti limiti. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Trentino Data: "pensione speciale ai disoccupati" 08/07/2011

Indietro Stampa La Provincia assicura un contributo sulla previdenza integrativa anche ai contratti a progetto Pensione «speciale» ai disoccupati Ne ha diritto chi è rimasto senza lavoro nel biennio della crisi più dura Dal 2008 al 2010 molte aziende eliminarono personale a cominciare dai meno garantiti

TRENTO. La crisi che tra il 2008 e il 2010 ha messo in ginocchio l’industria ha lasciato sul campo tantissimi lavoratori, una parte tutelati da contratti e assegni di mobilità, ma molti altri senza alcun paracadute. E’ soprattutto a questi che si rivolge il provvedimento che la Provincia aveva adottato nel 2009 e poi in proroga anche l’anno successivo per assicurare una pensione integrativa. C’è tempo fino al giugno 2012 per presentare richiesta in Provincia. La giunta provinciale ieri mattina ha approvato le disposizioni attuative che ora permetteranno appunto l’accesso dei lavoratori disoccupati alla pensione assicurata dall’ente pubblico per il periodo in cui non avevano un impiego. Stiamo parlando del periodo che va dal settembre 2008 al dicembre del 2010, quello più difficile dal punto di vista occupazionale. I ridimensionamenti aziendali erano massicci e i primi a farne le spese sono stati quei lavoratori che non avevano contratti tipici e tradizionali: part time piuttosto che contratti a termine oppure a progetto. Tutte categorie che non potevano contare sugli ammortizzatori sociali che in molti casi hanno permesso alle aziende di prendere respiro senza per questo intaccare il numero dei propri addetti, avvalendosi soprattutto della cassa integrazione. Anche in Trentino si è affondato a piene mani in questo istituto, dilapidando settimane di straordinaria e pure di proroga. Fuori da questo cerchio, però, molti lavoratori si sono trovati senza un posto, senza stipendio e soprattutto senza garanzie, lasciati “al verde” da un giorno all’altro. Era anche il periodo, questo, in cui si spingeva di più sull’acceleratore per ottenere dal governo il via libera all’autonomia anche nel campo del welfare o, meglio, degli ammortizzatori sociali. La norma d’attuazione non è ancora pronta, ma si arriverà a concedere la possibilità alla Provincia di mettere in campo provvedimenti nuovi e diversi per venire incontro ai lavoratori nei periodi di difficoltà. Per il momento questo è uno degli aiuti. Varato dall’assessore Rossi nel 2009, prorogato poi per l’anno successivo, ora i lavoratori che sono rimasti senza occupazione nel periodo fra il settembre 2008 e il dicembre 2010 (anche temporaneo) potranno richiedere un contributo a sostegno della previdenza complementare. La richiesta va fatta entro il 30 giugno del 2012 rivolgendosi all’Agenzia provinciale per l’assistenza e previdenza integrativa. Lo possono fare tutti coloro che in quel periodo sono rimasti, anche temporaneamente, senza lavoro.

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Adige, L' Data: "P iù che le pensioni minime, il vero dramma rischia di essere quello dei giovani, 11/07/2011 perché il loro futuro previdenziale è una grande incognita"

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P iù che le pensioni minime, il vero dramma rischia di essere quello dei giovani, perché il loro futuro previdenziale è una grande incognita

P iù che le pensioni minime, il vero dramma rischia di essere quello dei giovani, perché il loro futuro previdenziale è una grande incognita. Di fronte agli ultimi dati sui pensionati in Trentino, e con la spada di Damocle dei tagli tremontiani, i sindacati trentini non nascondono le loro preoccupazioni. «I giovani dovranno vivere con pensioni da fame», dicono in coro. Il problema vero riguarda i cassintegrati e i precari, che difficilmente avranno possibilità e risorse per garantirsi un futuro previdenziale. I fondi complementari rischiano di non bastare. R. GROSSELLI A PAGINA 9

11/07/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Avanti Online Data: 11/07/2011 "Diritti&Lavoro / Pensioni, quasi la metà sotto i mille euro"

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Diritti&Lavoro / Pensioni, quasi la metà sotto i mille euro Data: 08/07/2011 Il 45,5% dei pensionati presenta un livello di rata mensile inferiore ai mille euro (il 14,7% con meno di 500 euro), mentre il 15,6% (2,6 milioni di pensionati) supera quota 2mila euro. È quanto emerge dall'indagine sui trattamenti pensionistici e beneficiari pubblicata recentemente dall'Istat. Il 39,1% ha invece importi mensili al di sotto dei 500 euro e il 31,4% compresi tra 500 e mille euro. Un ulteriore 13,4% di trattamenti di quiescenza erogati al 31 dicembre 2009 evidenziava rendimenti economici compresi tra 1.000 e 1.500 euro mensili e il restante 16,1% del totale ha emolumenti mensili al di sopra dei 1.500 euro. Nel 2009 - si legge ancora nel monitoraggio - l'ammontare complessivo delle prestazioni pensionistiche previdenziali e assistenziali corrisposte in Italia è stato pari a 253,480 miliardi di euro, un valore che si aggira intorno al 16,68% del Pil. Con un incremento del 5,1% rispetto al 2008, mentre la quota sul Pil è lievitata di 1,3 punti percentuali in confronto all'anno precedente. Il gruppo più numeroso di intestatari di rendite di vecchiaia (5,3 milioni di individui, il 31,8% del totale) riceve quindi uno o più assegni, per un importo medio totale mensile compreso tra 500 e mille euro. Il secondo gruppo per numerosità (3,9 milioni di titolari di trattamenti di quiescenza, pari al 23,5% del totale) ottiene trattamenti compresi tra 1.000 e 1.500 euro mensili. Un ulteriore 14,7% di beneficiari incassa meno di 500 euro mensili e il restante 29,9% riceve vitalizi previdenziali di importo superiore a 1.500 euro (16,1% nel caso delle pensioni). L'Istat sottolinea inoltre come i pensionati di vecchiaia e di invalidità siano maggiormente concentrati nelle classi di importo mensile compreso tra 500 e 1.000 euro. Nella gran parte dei casi i fruitori di assegni ai superstiti e quelli di pensioni di invalidità civile incassano proventi pensionistici con rendimenti mensili compresi tra 1.000 e 1500 euro. I titolari di pensioni sociali ed i percettori di rendite indennitarie hanno prevalentemente redditi pensionistici con importi mensili che non vanno oltre i 500 euro, mentre i beneficiari di pensioni di guerra sono significativamente più presenti, rispetto al complesso dei pensionati, nelle fasce di reddito più elevato. Nelle regioni settentrionali, nel 2009 si raggruppava la maggior parte dei trattamenti di quiescenza, dei relativi fruitori e della spesa globalmente sostenuta per il comparto (rispettivamente 47,9%, 48,5% e 50,7%). Le regioni centrali rappresentavano il 20,5% in termini di numero di prestazioni in essere, il 20,1% dei pensionati e il 21,5% dell'esborso avvenuto. Le differenze territoriali sono visibili poi anche negli importi medi dei rendimenti pensionistici che al Nord e al Centro sono rispettivamente pari al 105,9% e 104,7% in confronto alla media nazionale. Nelle regioni del Mezzogiorno gli importi medi si collocano, invece, all'87,9% del valore medio nazionale. In rapporto alla popolazione, in particolare, il numero dei pensionati residenti al Mezzogiorno (254x1.000 abitanti) è leggermente superiore sia a quello medio nazionale (253x1.000), sia a quello attribuito alle regioni settentrionali (253x1.000 abitanti) e centrali (250x1.000 abitanti). Con riferimento alle diverse tipologie di pensionati al Nord, il coefficiente di quiescenza standardizzato assume valori più elevati rispetto alle altre aree geografiche per i beneficiari di rendite di vecchiaia, mentre per le indennità assistenziali di invalidità civile, per gli assegni sociali, per i trattamenti ordinari di invalidità e per le pensioni ai superstiti l'indicatore è più alto nel Mezzogiorno. Il coefficiente di pensionamento calcolato per i percettori di pensioni di guerra assume valore più elevato nelle regioni del Centro. Infine, nel 2009 un terzo dei pensionati (32,8%) cumulano due o più prestazioni, mentre l'8% arriva a tre e più assegni. La distribuzione dei pensionati per numero di assegni percepiti mostra che il 67,2% intasca una sola pensione. Carlo Pareto PRESSToday Rassegna stampa

Conquiste del Lavoro Data: "Conquiste del Lavoro, Fondo pensione comparto edile: la Filca provinciale lancia 11/07/2011 allarme per Cilento"

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Fondo pensione comparto edile: la Filca provinciale lancia allarme per Cilento

Il fondo pensione del comparto edile, visto anche il momento di crisi che sta attraversando il settore delle costruzioni, non gode di buona salute. Questo il pensiero del segretario della Filca Cisl Salerno, Giuseppe Marchesano, a margine dell'assemblea organizzativa che, giovedì, ha visto i pensionati della Cisl salernitana riunirsi ad Agropoli.

"Ci sono delle precise anomalie che da anni attanagliano il settore delle costruzioni. Come Filca Cisl, nel comparto, prendo come riferimento il territorio cilentano, anche perché che da Capaccio a Sapri sono il segretario territoriale responsabile. Noi edili, per quanto riguarda il discorso pensione, somigliamo ai cinesi per dirla in termini scherzosi, visto che non si è mai visto un cinese al pronto soccorso e mai ci siamo imbattuti in un funerale cinese. Tutto questo per dire che il settore edile, pur essendo un settore trainante dell'economia del nostro Paese, difficilmente vede i propri lavoratori raggiungere la contribuzione necessaria per andare in pensione. Nel Cilento un edile che ha la fortuna di andare in pensione con il sistema contributivo solo se riesce nel corso della sua vita lavorativa ad avere la fortuna, anche nei momenti di mancanza di lavoro nell'edilizia, ad essere impiegato nel settore turistico o agricolo".

"C'è stato un caso di un iscritto alla Filca che, mancandogli un mese di lavoro per raggiungere il requisito contributivo per la pensione, è andato a lavorare come badante. Nonostante l'allungamento delle prospettive di vita, sul sistema pensioni bisogna trovare una soluzione concreta e definitiva almeno per alcuni settori portanti e importanti come l'edilizia, che non garantiscono una continuità lavorativa per cui al termine di un percorso di vita lavorativa la possibilità di andare in pensione", ha concluso Marchesano. (8 luglio 2011)

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Corriere Adriatico Data: "Manovra, fari puntati sulle pensioni" 11/07/2011

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Manovra, fari puntati sulle pensioni

La maggioranza studia gli emendamenti. Domani parte l’iter al Senato, martedì vertice dei parlamentari

Roma Rivalutazione delle pensioni, bollo sui depositi titoli, patto di stabilità interno: sono alcuni dei temi della manovra al centro della riflessione della maggioranza alla vigilia dell’avvio dell’iter parlamentare in Senato. Domani partiranno le audizione ma già martedì è fissata la scadenza per la presentazione degli emendamenti. E in vista di questo termine, senatori e deputati del Pdl si vedranno sempre martedì per concordare eventuali proposte di modifica.

Torna invece a criticare la manovra il segretario generale della Cgil Susanna Camusso: riferendosi alla liberalizzazione del collocamento parla di “veicolo di discriminazione”. Proteste anche dai sindacati autonomi di polizia.

Martedì, dunque, i senatori e i deputati Pdl delle Commissioni Bilancio potrebbero tenere un incontro per valutare insieme gli emendamenti da presentare al decreto manovra. La riunione, alla quale dovrebbero partecipare, secondo quanto si apprende, i capigruppo del Pdl di Senato e Camera, e Fabrizio Cicchitto, il presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, Antonio Azzollini, il relatore del decreto Gilberto Pichetto Fratin e esperti delle materie in questione del partito, si dovrebbe tenere in Senato intorno all’ora di pranzo. Il termine per presentare gli emendamenti alla Commissione Bilancio del Senato scadrà lo stesso giorno alle 18.30.

In primo piano la questione della rivalutazione delle pensioni. La maggioranza, secondo quanto si apprende, sta studiando una modifica per superare il blocco della rivalutazione al 45% per l’importo che va da 3 a 5 volte la minima e del 100% sopra le cinque volte, 2.350 euro lordi.

Tra le ipotesi allo studio dei parlamentari del Pdl il blocco totale solo per gli assegni “d’oro”, quelli superiori 8 volte alla minima. La misura attualmente prevede infatti una rivalutazione per tutte le pensioni, anche quelle più alte. Il blocco viene infatti applicato solo dopo una certa soglia e fino a quella (2.350 euro) comunque tutti gli assegni vengono rivalutati. Con un blocco totale per soglie più alte potrebbero essere reperite le risorse per compensare la minore rivalutazione per gli assegni più bassi. Una simulazione più 'drasticà prevede invece una rivalutazione al 100% per le pensioni fino a tre volte la minima, del 90% tra 3 e 5 volte, e il blocco totale per quelle superiori a 2.350 euro. Altra misura della manovra che potrebbe essere oggetto di emendamento da parte della maggioranza è quella relativa al bollo per i depositi titoli.

La manovra continua comunque a registrare dissensi: “E' contro le donne e soprattutto contro le giovani donne quando non dà prospettive di crescita”, ha detto oggi Susanna Camusso. Ha ribadito il “no” alla norma sulle pensioni ma ha anche criticato la misura che liberalizza il collocamento: “L'assenza di meccanismi di controllo pubblico è un ulteriore veicolo di discriminazione”, ha evidenziato il segretario generale Cgil. Per il Sap, il sindacato autonomo di polizia, la manovra rappresenta “uno scempio mai visto per le forze dell’ordine. Contiene solo tagli e nessuna risorsa”.

Dopo aver detto che la crisi economica non c'era, ora “il Governo presenta, con ritardo, il conto agli italiani di quella crisi, con una manovra da 60 miliardi, pochi adesso che ci sono loro e molti da pagare dopo quando loro non ci saranno più”. E’ quanto ha affermato Massimo D’Alema, a Pescara, nel corso di un incontro con i cittadini promosso dal Pd. “E' veramente uno spettacolo di irresponsabilità - ha aggiunto - che va al di là delle peggiori attese”. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Economia Data: "Pensioni Benvenuti nell'Eldorado Sicilia" 11/07/2011

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CORRIERE ECONOMIA - ECONOMIA sezione: data: 11/07/2011 - pag: 9 Pensioni Benvenuti nell'Eldorado Sicilia

Ai dipendenti della Regione più di 45 mila euro l'anno. Solo un terzo coperto dai contributi di chi lavora DI SERGIO RIZZO C i sono pensionati in Italia che negli ultimi dieci anni hanno visto lievitare l'assegno mensile come la panna montata: +40,57%. Ognuno di loro intasca in media 45.447 euro l'anno, cifra pari al triplo di una pensione (media) dell'Inps e superiore del 30%allo stipendio (medio) di un impiegato pubblico. Questo piccolo esercito è composto da 12.300 persone, che rispetto ai loro colleghi statali hanno avuto un raro colpo di fortuna: essere stati dipendenti della Regione Siciliana. Privilegi retrodatati Perché fra le magie dell'autonomia c'è anche quella di privilegi previdenziali non indifferenti. Naturalmente, per usare un eufemismo. Un dettaglio? La riforma che porta il nome di Lamberto Dini, con la quale si è passati dal sistema retributivo (assegno in base allo stipendio) a quello contributivo (assegno in base ai contributi versati) è entrata in vigore per i dipendenti della Regione soltanto il primo gennaio del 2004 anziché il primo gennaio 1996 come per gli altri comuni mortali. Questo significa che per i periodi di anzianità precedenti il 2004 continua ad applicarsi, come sottolinea la Corte dei conti nel giudizio di parificazione del bilancio della Regione Siciliana, pubblicato nei giorni scorsi, una normativa locale risalente al 1962. Legge regionale che stabilisce come base di calcolo della pensione l'ultima busta paga. L'applicazione di un regime tanto favorevole si rispecchia in pieno nella dimensione degli assegni. Nel 2010 i direttori in pensione hanno incassato mediamente 6.334 euro al mese: 12 milioni 264 mila lire. Si tratta di una somma superiore del 63,6%all'assegno medio del 2001, che risultava pari a 3.871 euro mensili. Inutile dunque meravigliarsi che il tasso di copertura si sia man mano ridotto fino a scendere nel 2010 ad appena il 32,27%: traducendo, i contributi versati da tutti i dipendenti in servizio (circa 20 mila, compresi quelli a tempo determinato) coprono meno di un terzo della somma necessaria a pagare le pensioni. Al resto provvede Pantalone. E certo in futuro la situazione non è destinata a migliorare. La stessa Corte dei conti considera quel modestissimo 32,27%«destinato, inevitabilmente, a contrarsi ulteriormente negli anni successivi, in relazione sia al previsto incremento della spesa pensionistica, e alla diminuzione dei lavoratori attivi, che, peraltro, evidenziano un'età media significativamente elevata» . La riforma urgente Ragion per cui i magistrati contabili giudicano a questo punto «improcrastinabile» una riforma che riduca sensibilmente almeno il privilegio relativo alla porzione retributiva della pensione. Invece di prendere l'ultimo stipendio come base per i periodi di anzianità antecedenti il 2004, la Corte dei conti suggerisce di fare almeno riferimento alla media delle retribuzioni successive a quella data. Ma i magistrati contabili giudicano anche indispensabile rivedere i meccanismi che consentono oggi ai dipendenti regionali di ottenere il pensionamento anticipato, tenendo conto del fatto «che il numero dei fruitori fa registrare di anno in anno un incremento» . Gli sbilanci Anche grazie a questo aspetto, la spesa previdenziale a favore dei 12.300 fortunati, interamente a carico delle casse regionali, è cresciuta fra il 2001 e il 2010 addirittura del 52,86%, passando da 365,7 a 559 milioni di euro. Somma cui vanno aggiunte le buonuscite, come si chiamano da queste parti le liquidazioni. E questo è un altro interessante capitolo. Nel 2010 la Regione ha speso per questa voce 63,7 milioni, con una crescita del 51,2%sul 2001. Anche l'importo medio è aumentato notevolmente (del 64%, passando da 46.785 a 76.746 euro), con incrementi astronomici per le gerarchie più elevate. La buonuscita media di un direttore si è attestata nel 2010 a 420.113 euro, il 225,16%in più nei confronti del 2001 (129.203 euro). Ma negli anni passati aveva toccato anche livelli ben più alti. Il record è del 2005, quando l'importo medio della liquidazione direttoriale raggiunse l'incredibile cifra di 654.280 euro. Per dirigenti, invece, la buonuscita media è stata nel 2010 pari a 185.468 euro, somma superiore del 123%a quella del 2001. E nemmeno in questo caso si tratta del record assoluto, conseguito invece nel 2004 con ben 291.311 euro. PRESSToday Rassegna stampa

Daily Yomiuri, The Data: "'Tax hikes needed for future generations' / Govt sees 10% consumption tax as only 11/07/2011 way to prevent social welfare, pension systems going broke"

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Discussions on tax and social welfare reforms have turned a corner, with the government and ruling parties agreeing on plans that call for raising the consumption tax rate to 10 percent "by the mid-2010s."

The rapid graying of the nation's population, which means the cost of running social security programs will continue to swell, is behind the government's push to increase the tax rate, which it proposes doing in several stages.

"We need drastic reforms to support future generations, including how to secure fiscal resources," Prime Minister Naoto Kan said at the beginning of a government task force meeting on social security reforms held at the Prime Minister's Office on Thursday.

According to government estimates, government spending on social security and welfare benefits, such as pensions, health and nursing care and child rearing, will soar to 151 trillion yen in fiscal 2025, up 40 percent from 108 trillion yen this fiscal year.

Raising the consumption tax by one percentage point would boost tax revenue by about 2.5 trillion yen per year, according to the estimates.

Sales tax revenue is unlikely to be affected by changes in the condition of the economy.

The plans agreed to by the government and the ruling parties call for the consumption tax to be raised in stages to 10 percent by the mid-2010s, up from the current 5 percent.

Other possible ways of boosting state coffers--such as increasing pension and other social insurance premiums, or changing the percentage people must pay of the cost of health-care services--are limited in how much money they could generate.

Hiking the consumption tax would result in a wide range of people sharing the financial burden, and is seen by the government as the only way to secure the considerable funds needed for social security and welfare programs.

Revenue from the consumption tax is shared between the central and local governments. This fiscal year, 44 percent will go to local governments, leaving the central government with an anticipated 7.2 trillion yen. Consumption tax revenue is supposed to be used to fund three welfare programs for the elderly--the basic pension, medical care services and nursing insurance. Operating the programs currently requires 17.2 trillion yen, a target the government has fallen short of by 10 trillion yen, forcing it to issue deficit-covering bonds.

Future generations will have to pay the bill.

Implementing the consumption tax hike as envisaged by the government would generate revenue sufficient to fund the social welfare system as of the mid-2010s, but more tax increases would then be needed to keep pace with continuously swelling costs.

The reform plans agreed to by the government and ruling parties paint raising the sales tax to 10 percent as a "milestone" on the road to revamping the nation's social security and tax systems.

"Unless the consumption tax rate is raised, we'll have to cut into pension reserve funds, and that could cause the [pension] system to collapse," a senior official of the Health, Labor and Welfare Ministry said.

Since the March 11 disaster, 2.5 trillion yen of funds earmarked for basic pension payments this fiscal year has been diverted to pay for reconstruction efforts. The government also has yet to secure funds to pay basic pension benefits for next fiscal year and beyond.

According to government estimates, raising the consumption tax by one percentage point would generate enough revenue to keep the government's share of basic pension payments at 50 percent.

The stability of the pension system depends on the consumption tax being raised.

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Benefit cut plans seen insufficient

The reform plans also call for pension and social welfare benefits to be reduced, but these measures appear to be inadequate.

For example, the plans call for the reduction of basic pension payments for high income earners. But the proposal applies only to people who earn more than 10 million yen a year, meaning the government would save only about 45 billion yen per year.

Meanwhile, the plans also call for basic pension benefits for low income earners to be boosted. This would mean that while saving 45 billion yen on one front, the government would see the total cost of funding basic pension payments rise by 600 billion yen.

"With plans like those, we'll lose the next election," a Democratic Party of Japan lawmaker said.

Many DPJ lawmakers, concerned about a possible public backlash, voiced opposition to the proposals at a meeting of a DPJ research committee tasked with compiling reform plans.

Other cost-cutting measures included in the agreed reform plans also appear weak. At one stage, it was proposed that people aged 70 to 74 pay 20 percent of the cost for medical services, instead of the current 10 percent. But on this front the agreed plans seek only "a review of the rate of financial burden."

Overall, the reform plans call on the government to boost spending by about 3.8 trillion yen on pension, medical and nursing care and child-rearing programs, but propose cost-cutting measures that would be expected to save only about 1.2 trillion yen.

(Jul. 2, 2011) PRESSToday Rassegna stampa

Espresso, L' Data: "Ricchi contro poverI" 11/07/2011

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CHI PAGA LA MANOVRA Ricchi contro poverI colloquio con Enrico Giovannini di Orazio Carabini Aumenta la distanza tra chi ha di più e chi ha di meno. Mentre l'economia non si riprende. E il conto lo pagano i giovani

Il manager italiano meglio pagato, Luca di Montezemolo, nel 2010 ha guadagnato ogni mese quanto 671 pensionati "medi". Un deputato, un "peon" qualunque non il presidente della Camera, ha percepito quasi 20 volte la retribuzione di un precario: un co.co.pro. iscritto alla gestione separata dell'Inps (dati 2007, prima della Grande crisi), non Maurizia, la precaria impertinente che, secondo il ministro dell'Innovazione Renato Brunetta, non dovrebbe lamentarsi. E che a 39 anni, con 1.800 euro netti, si barcamena tra un incarico a tempo e l'altro, con tutele sanitarie e previdenziali minime, senza certezze per il futuro. Sono solo due esempi dell'abisso che separa il mondo dorato dei supermanager, dei politici, dei professionisti di successo dalla dura realtà di chi lavora nelle fabbriche e negli uffici, di chi il posto l'ha perso oppure non l'ha mai avuto. E che ora ha una preoccupazione in più: sente che sono in pericolo quelli che considerava diritti acquisiti: la pensione, che non sarà più indicizzata al costo della vita, il rinnovo del contratto (se è un dipendente pubblico) che non coprirà più la sua retribuzione dagli effetti dell'inflazione. La manovra approvata dal governo su qualcuno picchia duro: toccare i diritti acquisiti significa operare sulla carne viva della gente. E in una fase come quella attuale il dolore diventa più acuto. Per vari motivi. L'economia non cresce: la torta da spartire è sempre la stessa e le persone che se la devono dividere aumentano. Salari e stipendi sono fermi da anni. La diseguaglianza tra chi sta meglio e chi sta peggio sembra ampliarsi anziché ridursi. E alcuni dei contenuti della manovra contribuiscono ad alimentare questa sensazione. Il pensionato da 1.400 euro che deve rinunciare a una parte dell'indicizzazione non è certo un "ricco": come può essere contento se la stessa manovra promette di ridurre (dal 43 al 40 per cento) l'aliquota sui redditi più alti e se gli annunciati tagli ai costi della politica sono rimandati alla prossima legislatura? Ragionare sull'equità dei provvedimenti di finanza pubblica non è facile: si rischia di sconfinare nella demagogia. E poi se si vuole davvero ridurre il deficit e il debito pubblico da qualche parte i soldi bisognerà pur prenderli. Ma il disagio è palpabile. E "l'Espresso" ha chiesto a Enrico Giovannini, presidente dell'Istat ovvero la massima autorità nella lettura delle statistiche che descrivono la realtà italiana, quanto sia giustificata la sempre più diffusa percezione di iniquità che si registra nella popolazione. "La diseguaglianza in Italia è aumentata: su questo non ci sono dubbi", spiega Giovannini. Dunque, il divario tra "ricchi" e "poveri" si è ampliato. "Anche se - precisa il presidente dell'Istat - il bilancio pubblico, redistribuendo le risorse, riesce a ridurre la diseguaglianza a livello di reddito. E così attenua il fenomeno". La progressività delle imposte (chi ha un reddito alto paga in proporzione più tasse) e la spesa sociale, quindi, funzionano. Almeno in parte. Già, perché se invece si guarda al patrimonio la redistribuzione via bilancio pubblico sembra funzionare di meno: la diseguaglianza nella ricchezza accumulata (case, titoli, quote di imprese) sembra essersi accentuata, anche a causa della sostanziale soppressione dell'Ici, l'imposta sugli immobili. I segnali di disagio sono visibili. "In Italia la propensione al risparmio, cioè la parte di reddito che non è destinata al consumo, è diminuita e ora è la più bassa tra quelle dei grandi paesi europei", osserva Giovannini. Vuol dire che per mantenere un certo tenore di vita e un livello di consumi adeguato le famiglie devono rinunciare a mettere da parte soldi per il futuro. "Una scelta", aggiunge, "che può andar bene per qualche tempo, per superare una fase congiunturale difficile, ma che non può essere una soluzione permanente". Altrimenti si mette a rischio la capacità di crescere dell'economia. Recenti ricerche della Banca d'Italia hanno fatto vedere che la riduzione della propensione al risparmio non riguarda tutti indistintamente: alcune categorie sono riuscite ad aumentare la propria mentre altre la riducevano (grafico qui sopra). E anche questo dato conferma che la diseguaglianza tende ad accentuarsi. A complicare il quadro intervengono anche fenomeni storici come la globalizzazione dell'economia. "In Italia e nei maggiori paesi occidentali la quota di reddito che va al capitale è cresciuta e, in modo speculare, quella che va al lavoro si è ridotta", spiega Giovannini. "L'ingresso massiccio nel sistema economico mondiale di Paesi che prima partecipavano solo marginalmente ha creato una pressione sui salari". Che infatti non crescono. E se non crescono i salari non crescono neanche i consumi. Le imprese, invece, stanno tornando ai livelli dei margini di profitto pre-crisi. Eppure non investono o investono poco perché non vedono chiaro nel futuro. E questo spiega il fatto che, sebbene in molti Paesi il reddito tornerà presto ai livelli del 2008, l'occupazione sia rimasta molto indietro. "In Italia", aggiunge il presidente dell'Istat, "ci sono stati altri due cambiamenti importanti in questi anni. Molte famiglie stanno ripensando i loro modelli di consumo. Per prudenza, per insicurezza. Fatto sta che hanno ridotto le spese, rinunciando al superfluo. L'altro cambiamento riguarda lo spiazzamento della produzione nazionale. Ci sono settori, dall'elettronica ai mezzi di trasporto persino ai mobili, che in misura crescente sono dominati dai produttori esteri: se anche ci fossero i soldi per stimolare la domanda delle famiglie a trarne beneficio sarebbero le economie di altri Paesi più che la nostra". C'è poi un'altra forma di diseguaglianza. Quella tra generazioni, tra padri e figli. Se ne parla di meno ma non è meno importante. "Per affrontare la crisi", osserva Giovannini, "si è puntato sul mantenimento dell'occupazione dei genitori, con la Cassa integrazione. L'obiettivo era garantire la tenuta del sistema proteggendo il reddito delle famiglie in modo che garantissero una rete di protezione ai giovani, che hanno subito di più la caduta occupazionale. L'operazione ha funzionato perché ha reso meno drammatica la crisi. Ma se i giovani rimangono esclusi troppo a lungo si pregiudica il futuro. Di 532 mila posti persi dal 2008 il 90 per cento riguarda i giovani. I Neet, coloro che non lavorano né studiano (vedere articolo a pag. 136, ndr) sono 2 milioni e vivono grazie al sostegno delle famiglie. Infine, anche se non abbiamo ancora dati precisi, sembra che molti giovani stiano andando all'estero: chi può se ne va". Se invece lavorano, i giovani sono in maggioranza precari. Per di più con poche prospettive. "Tra coloro che hanno trovato un lavoro atipico", nota il presidente dell'Istat, "dopo cinque anni solo la metà ne trova uno stabile. Non può funzionare così. Le forme di occupazione atipica sono state introdotte per garantire la flessibilità del mercato del lavoro. Ma se i giovani precari sono inizialmente pagati di meno e poi non trovano un lavoro stabile, "perdono" sempre". Egualitarismo è una parola passata di moda, spazzata via, negli anni della crescita a tutti i costi, da altre parole d'ordine: meritocrazia, efficienza, differenziazione retributiva. Al punto che la diseguaglianza poteva sembrare una condizione per la crescita. Negli Stati Uniti, per esempio, il divario tra ricchi e poveri è progressivamente aumentato e allo stesso tempo lo sviluppo è stato superiore a quello degli altri paesi industrializzati. Che cosa è cambiato? "Oltre un certo livello di diseguaglianza", risponde Giovannini, "ci può essere un problema di coesione sociale. Se questa viene meno è difficile fare scelte condivise, gestire la transizione, attuare delle politiche che impongono sacrifici. A quel punto la diseguaglianza penalizza la crescita perché influenza negativamente le aspettative: la gente ha paura del futuro, le famiglie non consumano, le imprese non investono". Ma per ridurre la diseguaglianza la strada più breve è l'aumento della progressività fiscale: far pagare più tasse ai ricchi. Dopo che per decenni tutti i paesi si sono mossi in direzione contraria: la riduzione del numero delle aliquote, l'abbassamento dell'aliquota massima, addirittura l'aliquota unica (flat tax). "Non sta a me dare suggerimenti in questo campo", osserva il presidente dell'Istat, " mi limito a constatare che tutti concordano su un dato: il lavoro è tassato troppo, bisogna spostare il prelievo su altri fronti". Per evitare i tagli di spesa più dolorosi e i sempre sgraditi aumenti d'imposta la strada maestra è la riduzione degli sprechi, a cominciare dai costi della politica. Il governo ha scritto norme severe che devono passare all'esame del parlamento, dove le resistenze saranno forti, e che dovranno essere attuate. Il presidente dell'Istat potrebbe essere scelto, secondo quanto hanno fatto sapere il presidente del consiglio Silvio Berlusconi e il ministro dell'economia Giulio Tremonti, per un compito delicato: la presidenza di una commissione che dovrà stabilire i livelli medi in Europa dei trattamenti economici di politici e grand commis dello Stato. Costa troppo la politica in Italia? "Non sono abbastanza documentato per rispondere", si schermisce Giovannini. "Per esempio, da noi il numero dei parlamentari è simile a quello francese, ma maggiore di quello tedesco. Poi ci sono tutti gli altri livelli di governo. Quanto alle retribuzioni degli eletti e degli alti dirigenti le comparazioni internazionali non sono facili. In molti casi, per esempio, bisogna infatti dare un valore a dei fringe benefit, come la disponibilità di una casa". Di misure concrete ancora non c'è traccia, ma almeno una linea d'azione è abbozzata. Per ora bisogna accontentarsi. n

Misura che va, misura che viene di Stefano Livadiotti

Tagli ai costi della politica. Contributi sulle pensioni d'oro. Stangata sui profitti bancari. Tetti agli stipendi dei travet. Superbollo sui gipponi. È lungo l'elenco delle misure strombazzate dal governo nella fase di elaborazione della manovra e poi mestamente tornate nei cassetti di questo o quel ministero. Ecco qualche esempio. Quando hanno letto sui giornali che i politici erano pronti ad adeguare le loro retribuzioni a quelle medie europee gli italiani hanno alzato il sopracciglio. Avevano ragione. Siccome non c'è fretta, lor signori hanno deciso che se ne riparla per la prossima legislatura. Alla fine della fiera sono rimasti solo un taglio di 132 milioni ai rimborsi elettorali dei partiti (ma dopo il posssimo voto) e il tetto alla cilindrata (1.600 centimetri cubici) per le auto blu (vittima illustre: Gianni Letta, abituato a farsi scorrazzare su una Maserati). Ha tirato un sospiro di sollievo anche il popolo dei Suv: la soglia oltre la quale scatta il superbollo è stata portata dagli iniziali 125 a 225 chilowatt: chi non viaggia in Ferrari può dormire tranquillo. In compenso, non c'è più traccia alcuna del bonus-figli, di cui avrebbero dovuto beneficiare le famiglie a basso reddito. Salvi, almeno per ora, gli stipendi dei travet, che rischiavano di essere sforbiciati al di sopra dei 50-75 mila euro: per il pubblico impiego, che non è davvero il caso di maltrattare quando il ricorso al voto si fa più probabile, sono rimasti dei target di risparmio, ma il ministro avrà mano libera sul modo con cui centrarli. Può continuare ad attendere, almeno in parte, anche il taglio alla spesa pensionistica. Scomparsa ogni traccia di prelievo sugli assegni d'oro (quelli otto volte superiori ai minimi), l'innalzamento a 65 anni delle pensioni di vecchiaia per le lavoratrici del privato è slittato dal 2020 al 2025, per poi assestarsi al 2032. Mentre l'aggancio del pensionamento effettivo all'aspettativa di vita è scivolato dal 2013 all'anno successivo. Le vibrate proteste di banchieri grandi e piccini hanno poi prodotto la prematura scomparsa della tassazione separata del 35 per cento per la gestione delle attiviutà finanziarie detenute e negoziate da aziende di credito e intermediari. Il governo, insomma, aveva solo scherzato. PRESSToday Rassegna stampa

Finanza e Mercati Data: "Il Tesoro Usa lavora, in segreto, al Piano B" 11/07/2011

Indietro Stampa Il Tesoro Usa lavora, in segreto, al Piano B di Mauro Bottarelli del 08-07-2011 da Finanza&Mercati del 08-07-2011 [Nr. 133 pagina 7]

Come nella caverna di Batman, anche al Treasury Usa hanno un telefono rosso per le emergenze. Solo che non è un telefono, ma un team di funzionari che in questi giorni lavora a soluzioni alternative per evitare un default nel caso il Congresso non trovi un accordo per l’innalzamento del tetto di debito entro il 2 agosto. La notizia, lanciata in esclusiva ieri da Reuters, nei fatti smentirebbe la versione ufficiale del Tesoro e dello stesso Segretario Timothy Geithner, impegnato da settimane a negare che esistano piani alternativi in caso il Congresso non fornisca al governo l’autorità di alzare il debt ceiling. Dietro le quinte, invece, si starebbe lavorando alacremente per evitare il caos finanziario che un fallimento dei pagamenti governativi innescherebbe: allo studio metodi attraverso cui l’amministrazione possa ritardare i pagamenti per gestire il cash flow dopo la deadline, ma anche la possibilità che la Costituzione autorizzi il presidente Barack Obama a ignorare il Congresso e continuare a emettere debito e lo sfruttamento di un precedente del 1985 che garantirebbe al governo l’autorità legale di priorizzare i pagamenti. Il Tesoro avrebbe già intavolato una discussione sul possibile utilizzo della Federal Reserve, in particolare quella di New York, come suo broker presso i mercati in caso non si raggiunga un accordo sul l’innalzamento del debt ceiling. E nonostante mercoledì Obama avesse chiaramente detto che «l’argomento costituzionale non deve nemmeno essere invocato, poiché il Congresso ha la responsabilità di garantire che i conti siano pagati», un team di esperti starebbe valutando l’utilizzo del 14esimo emendamento in caso non si giunga a un accordo: secondo la norma, infatti, «il debito Usa non può essere messo in discussione e il governo non può venire meno ai suoi obblighi sul debito». La Casa Bianca si è rifiutata di commentare l’ipotesi al vaglio del Tesoro ma ha negato che il 14mo emendamento garantisca mano libera rispetto a un’impasse del Congresso e, soprattutto, che questo possa essere visto come clausola anti-default sulle obbligazioni. Se da un lato non pensare a un’alternativa rischia di rendere probabile uno scenario da 2008 che getterebbe l’economia Usa di nuovo in recessione, e alle ortiche l’ipotesi di un secondo mandato per Obama, dall’altro il timore è che l'ufficializzazione di un Piano B mandi alla politica il segnale, sbagliato, che un accordo in tempi brevi non sia necessario. Tanto più che molti Repubblicani sono convinti che il Tesoro possa priorizzare i pagamenti e gestire un default breve, riducendo intanto il deficit. E il tempo comincia davvero a stringere, visto che in agosto il Tesoro incasserà circa 172 miliardi di dollari e ne sborserà 306. Discrepanza che significa il non pagamento del 45% degli obblighi in scadenza senza la possibilità di indebitarsi maggiormente (sono dati del Bipartisan Policy Center di Washington). Anche perché l’amministrazione ha ammesso che qualsiasi mancato pagamento, inclusi quelli a pensionati, veterani e fornitori, sarebbe null’altro che un default sotto falso nome. Per questo la prima opzione del Tesoro, postporre un esborso di oltre 49 miliardi verso i beneficiari della Social Security in scadenza il 3 agosto, appare in sé come un fattore di default. Tanto più che, allo stato attuale, il Tesoro, lungi dal mettere un singolo cent nei fondi pensione federali, ha deciso di utilizzare in maniera sistematica le intragovernamental holding come bancomat per rispettare le scadenze sul mercato. Così, mentre il debito Usa detenuto dai cittadini è cresciuto di altri 21 miliardi di dollari in base alle aste della scorsa settimana (ultime del Qe2), per restare sotto la soglia di debito di 14.294 miliardi di dollari Geithner ha disinvestito altri 20 miliardi di dollari dai fondi pensione (il totale del disinvestimento finito sotto questo ombrello emergenziale arriva così a oltre 120 miliardi. Ovviamente se non si creerà un evento di default entro il 2 agosto questi fondi disinvestiti saranno i primi a essere reintegrati. Ma se non si arriverà a un accordo sull’innalzamento, la situazione si farà molto pesante per i pensionati Usa, visto che il cosiddetto marketable debt, cedole e interessi da pagare sui bond statali, hanno la priorità sul debito intragovernativo, ovvero i fondi pensione federali. E l’opzione di bypassare il Congresso facendo leva sul 14mo emendamento, potrebbe nei fatti portare su questa strada. PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "Tremonti vive a Pavia E gli altri dove dormono?" 11/07/2011

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La parola ai lettori 11-07-2011

MISSIONI ALL’ESTERO/1 AZIENDE IN DIFFICOLTÀ

I nostri soldati fanno onore al Paese

I soldati sono gli unici a iniziare le giornate con un omaggio all’- Italia cantando l’inno di Mameli e assistendo all’alzabandiera. Credo che sia anche per questo che la Lega li vuole umiliare con tagli di bilancio. Ora li vogliono ritirare dalle missioni internazionali, nellequaliriesconomiracolosamente a fare onore al nostro povero Paese, nonostante tutto. Meglio, quindi, che raccattino rumenta per le strade di Napoli e piantonino qualche discarica. Stefano Carta e-mail MISSIONI ALL’ESTERO/2

Napolitano brontola invece di esultare

Premetto che il caldo sta dando in testa ai principali attori della politica, cosa significano i malumori di re Giorgio Napolitano sulla riduzione dei contingenti militari all’estero? Lui che proviene da un partito pacifista, tanto a guerre ed invasioni ci pensava l’Armata Rossa, dovrebbe esserne felice. E poi, la Costituzione che tutti nominano quasi sempre a sproposito, non ripudia la guerra? E allora non mi sembra il caso di continuare ad occupare e bombardare nazioni straniere, perché le guerre sono una brutta cosa anche se piacciono a sinistra. Xavier Carlo e-mail EMERGENZA ECONOMICA

Ecco perché lo Stato è a gestione socialista

Una gestione dello Stato di stampo socialista è purtroppo l’unica possibile quando si è in guerra. Ecco perché i poteri forti non ci fanno mai mancare la sensazione di essere in guerra, escogitando per noi un nemico al giorno. Adriano Orefice Milano IL RITIRO DI BERLUSCONI/1

Fra i partiti di sinistra si è già diffuso il panico

Si è sparso il panico tra i partiti di sinistra. L’annuncio di una non ricandidatura di Berlusconi nel 2013 sarà una tragedia per molti, il Manifesto non avrà più spunti per le sue prime pagine, non cisarannopiùscandalisessualidatira-reavantipermesielevarieRubysaran- nosolodelledonnedametteresulleco-pertinedeisettimanalienull più. Rimpiangeranno i tempi quando bastava una sola minorenne per mettere in imbarazzo un’intera nazione di fronte al mondo intero. Tutti saranno orfani di quel «Papi». La politica tornerà a essere di una noia mortale, con i leader che appariranno in tv e ricominceranno a parlare senza essere compresi. Fabio Presto e-mail IL RITIRO DI BERLUSCONI/2

Molti tristi personaggi dovranno cercarsi un lavoro

La notizia che Berlusconi non si ricandiderà come premier sarebbe peggio di una bomba atomica e con effetti ancor più pesanti, specialmente per chi, come Bersani, ha il suo repertorio di battute di quart’ordine incentrato su di lui. Ma penso che i più danneggiati sarebbero sicuramente Travaglio, i magistrati ed il popolo viola, che dal 2013 in poi sarebbero costretti a fare davvero i giornalisti, amministrare sul serio la giustizia, e andare finalmente a lavorare anziché bighellonare nelle piazze in difesa della democrazia. Ma il Cav, nella sua magnanimità, provvederebbe disicuro a fornire assistenza psichiatrica a costoro ( alcuni ne avrebbero bisogno da tempo), che consentirebbe loro di affrontare un simile trauma. E Di Pietro? Lui un mestiere ce l’ha già, nella masseria di Montenero di Bisaccia! Antonio Filippo e-mail CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE

Il caso Ruby sa molto di montatura politica

A quanto pare, il conflitto di attribuzione sul caso Ruby è ammissibile. Detto in soldoni, se i signori della procura di Milano volevanoprocessareBerlusconiinunsussulto dimoralismo e per accontentare i loro fans forcaioli, dovevano chiedere il permesso al tribunale dei ministri. Siccome questanormanonèstatainventatastanotte, comesifaanonpensarechesiastatatutta una montatura in vista delle ammini-- strative o peggio, un«piano B»quando si è capito che l’untorello Fini e i suoi sparuti scagnozzi di Fli non erano in grado nemmeno di creare un gruppo in Senato, figuriamoci di far cadere il governo? Gerolamo Targo e-mail

Per gli studi di settore le perdite sono guadagni

Sono un piccolo commerciante all’ingrosso di pietre. L’anno scorso,anno di crisi nera nel settore dell’edilizia, ho chiuso con una perdita di 25.153 euro. Sono otto mesi che non riesco a ricavarmi lo stipendio. Con tutto ciò, grazie allo studio di settore, devo pagare 4.828 euro di tasse. Come faccio? Ho deciso di non adempiere perché non posso, dove li prendo i soldi? Preferisco chiudere ed aspettare le conseguenze. Non aggiungo altro. Chiedo se questa è democrazia. Stefano Gerenzani Milano INTELLIGHENZIA SINISTRA

L’invidia di Bersani per il Cav miliardario

Bersani ha preso l’abitudine di definire spregiativamente Berlusconi «il miliardario ». Non pensa, il furbo, che così di lui, per l’opposto, si potrà pensare «ecco il miserabile»? Intellighenzia sinistra non si smentisce mai, men che meno nell’invidia. Tom Graziano e-mail FUORI LUOGO L’INVITO DI SACCONI

Pensione integrativa? No, grazie Non posso non manifestare grande delusione su quanto ha affermato il ministro Maurizio Sacconi a proposito della recente manovra finanziaria circa le future pensioni. Ha sollecitato, infatti, i lavoratori a crearsi una pensione integrativa ignorando che non serve a nulla di nulla. Oppure serve all’ente previdenziale o all’istituto bancario che poi dovrà farsi carico,si fa per dire,dell’erogazione della pensione integrativa. Va ricordato al ministro che la pensione integrativa fa cumulo e viene tassata con l’aliquota massima cosa questa che neutralizza lo scopo della stessa. Vincenzo Ruggieri Torino ONOREVOLI ALLOGGI

Tremonti vive a Pavia E gli altri dove dormono?

Il caso dell’alloggio Tremonti-Milanese ed il silenzio assordante da parte di molti dell’opposizione fa forse capire che il presta-casa non è fatto isolato. Sta da capire se era dovuto ad altro o ad un atto di cortesia!Quest’ultima giustificazione sarebbe stata immediata da parte della sinistra, ma ancora siamo in attesa di scoprire situazioni analoghe! Per ora sappiamo soltanto che ognuno dorme a casa sua. Se però fosse il contrario, meglio dirlo subito, per un fatto di credibilità. Tremonti dice «vivo a Pavia» e utilizzo prestiti temporanei; sicuramente i pendolari del Pd, Idv, Sel, Fli, ecc. non sono nella situazione Tremonti: ben per loro. Posso però non crederci o sono a rischio per dubbio palesato? Valeria Monteforte Roseto Degli Abruzzi (Teramo) PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "La manovra? Inutile e ingiusta" 11/07/2011

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ItaliaOggi7 sezione: cida data: 11/07/2011 - pag: 54 autore: di Giorgio Corradini presidente Cida I dirigenti dicono basta a una politica senza strategia e priva di un filo conduttore economico

La manovra? Inutile e ingiusta

Sacrifici solo per lavoratori e pensionati. E nulla per lo sviluppo Le organizzazioni della dirigenza pubblica e privata (Cida, Confedir-Mit) come già riportato da ItaliaOggi nei giorni scorsi, hanno ripetutamente espresso il loro netto dissenso sia sui contenuti generali della manovra sia su alcune misure che in modo specifico si accaniscono su lavoratori dipendenti e pensionati. La manovra è priva di coraggio, innanzitutto perché diluisce negli anni una riforma fiscale ormai indifferibile. I sacrifici per la classe politica, che dovrebbe dare il buon esempio al paese, ci saranno, ma non da subito. I settori che producono spesa continueranno a produrla e il debito pubblico non diminuirà, i ticket nella sanità aumenteranno con buona pace dei più deboli e dei più anziani, i comuni italiani resteranno più di 8 mila, le province più di cento mentre i rifiuti continueranno ad appestare l'aria.Nulla di importante e soprattutto di immediato viene previsto per stimolare la crescita: ricerca, innovazione, sviluppo e infrastrutture resteranno al palo e tutto questo proprio nel momento in cui altri paesi europei come Germania e Francia hanno ripreso invece a correre. L'Italia sarà destinata a fare la figura di un atleta con le gambe legate messo a gareggiare con i migliori campioni dei cento metri. Si è scelto di non scegliere e di tirare a campare ma è questa una decisione miope e sciagurata che finirà per farci imboccare la strada del declino in maniera irreversibile. Il governo in carica ha deciso di mettere la testa sotto la sabbia scaricando sui governi futuri il compito delle scelte più difficili. Per venire alle misure specifiche, il governo conferma le peggiori tradizioni ricorrendo ancora alla sospensione della perequazione delle pensioni. Cida e Confedir-Mit hanno ricordato al governo che il mancato adeguamento delle pensioni al costo della vita ha già comportato nell'ultimo decennio una perdita del potere di acquisto nell'ordine del 10% colpendo in particolare categorie meritevoli di tutela come i pensionati over 70, titolari di pensioni più basse della media e privi di ulteriori fonti di reddito. Anche la Corte costituzionale, dopo il blocco effettuato nel 2008, ha ammonito il governo che un'ulteriore sospensione della perequazione esporrebbe il sistema a «evidenti tensioni con gli invalicabili principi di ragionevolezza e proporzionalità».Il governo però, infischiandosene del monito della Consulta, ha aggiunto blocco a blocco, iniquità a iniquità.Come non essere poi contrari al prolungamento della moratoria contrattuale nel pubblico impiego che calpesta a annulla come fossero carta straccia accordi sottoscritti dalle pubbliche amministrazioni nel loro ruolo di datori di lavoro? Un ulteriore taglio del 5% delle retribuzioni oltre i 50 mila euro lordi annui nel pubblico impiego è stata accantonata solo a seguito delle nostre forti proteste.Permangono infine forti ambiguità e conseguenti perplessità relativamente alle misure di riduzione del numero degli istituti scolastici autonomi che in qualsiasi caso comporterà un aggravio delle responsabilità e dei carichi di lavoro per dirigenti e direttori amministrativi delle scuole, senza alcuna forma di compensazione economica per gli interessati.È doveroso quindi alla luce di tutto questo richiamare il governo al suo dovere di reperire risorse, non tartassando i soliti cittadini onesti, lavoratori dipendenti o pensionati che hanno versato e versano le imposte e i contributi fino all'ultimo centesimo, ma piuttosto recuperando altrove, dalle sacche di parassitismo, di spreco e di elusione, per non dire di evasione o di corruzione, il gettito fiscale di cui il paese ha bisogno per rientrare nei parametri di finanza pubblica richiesti dall'Europa, ma anche per finanziare riforme e progetti strategici indispensabili alla crescita offrendo reali prospettive che non siano di semplice precariato ai nostri giovani.Di fronte a questa situazione diciamo un no forte e chiaro, non tanto ai nostri sacrifici che faremmo, come abbiamo sempre fatto, se fossero veramente utili e non isolati, ma a una politica senza strategie e senza il minimo filo conduttore politico, sociale ed economico. Qualsiasi analista finanziario la boccerebbe.Siamo veramente stufi di pagare sempre noi e il nostro senso di responsabilità non deve essere scambiato per supina accettazione dell'ennesimo atto di ingiustizia contro il quale ci batteremo con forza nelle sedi politiche e giurisdizionali. PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA Stavolta l'assalto alla diligenza non ci dovrebbe essere: per il buon motivo che 11/07/2011 ..."

Indietro Stampa Lunedì 11 Luglio 2011 Chiudi

di LUCA CIFONI

ROMA Stavolta l’assalto alla diligenza non ci dovrebbe essere: per il buon motivo che sotto attacco è il Paese nel suo insieme, esposto ai venti di tempesta che vengono dai mercati internazionali. La manovra che inizia oggi il suo percorso al Senato con le audizioni delle parti sociali potrebbe anzi essere rafforzata nel suo impianto, con qualche novità che dia l’idea di una volontà ancora più decisa di centrare l’obiettivo del risanamento. La parola d’ordine è naturalmente l’invarianza dei saldi: le non molte correzioni che ci saranno - su temi sensibili come imposta di bollo, rivalutazione delle pensioni e ammortamenti nel settore delle infrastrutture - dovranno mantenere lo stesso impatto sul deficit degli anni 2013 e 2014 e possibilmente migliorarlo. La mossa più significativa sarebbe un qualche anticipo degli effetti finanziari, visto che il testo ha suscitato qualche perplessità più che per i contenuti in sé per la gradualità della sua azione. Ma potrebbe servire anche un’accelerazione su un capitolo ad alta valenza simbolica quale quello delle pensioni. Ecco quindi che torna in discussione lo schema predisposto per il passaggio da 60 a 65 anni dell’età della pensione di vecchiaia per le lavoratrici private. Nella versione attuale l’innalzamento del requisito partirebbe nel 2020 per concludersi nel 2032; si lavora ad una nuova tabella di marcia che faccia scattare la stretta almeno nel 2015 (se non nel 2012 come già previsto in una primissima bozza) per portarla a regime in otto anni. L’opposizione della Lega e dello stesso ministro Sacconi potrebbe essere superata in nome del nuovo clima di emergenza. Sempre in materia di previdenza, è poi data per scontata la modifica del meccanismo di rivalutazione. Da una parte sarà garantito un pieno adeguamento all’inflazione per i trattamenti fino a tre volte il minimo Inps (circa 1.430 euro al mese lordi), mentre per quelli fino a 2.380 resterebbe in vigore la legislazione precedente l decreto (rivalutazione al 90 per cento). I minori risparmi dovrebbero essere compensati con la cancellazione totale dell’adeguamento per le pensioni al di sopra di questa soglia, anche relativamente alla loro fascia più bassa. L’altra misura destinata ad essere ammorbidita è l’aumento dell’imposta di bollo: per attenuarne la natura regressiva (l’importo fisso di 120 euro colpisce maggiormente i piccoli patrimoni) è allo studio una soglia di esenzione o un’applicazione progressiva. Sarà rivista anche la drastica riduzione del regime degli ammortamenti per le società concessionarie, una novità che penalizzerebbe l’intero settore delle infrastrutture. Infine c’è il tema caldo dei tagli a Regioni ed enti locali. L’irritazione per la nuova drastica sforbiciata dei fondi, dopo quella attuata con la manovra 2010, è ampia e diffusa anche all’interno della maggioranza: se ne è fatta interprete la Lega, ma gli spazi di manovra finanziari sono limitati. E c’è anche il vincolo del tempo a disposizione che è poco: l’iter in commissione è destinato a concludersi in settimana. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Milano Finanza Data: "Adesso il fondo si apre all'immobile" 11/07/2011

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Milano Finanza sezione: inchiesta data: 09/07/2011 - pag: 16 autore: Adesso il fondo si apre all'immobile

La crisi dei mercati finanziari sta aprendo nuovi orizzonti ai fondi pensione, che hanno cominciato a mostrare interesse anche verso forme d'investimento finora inesplorate. In cima alla lista ci sono i fondi immobiliari, che fino ad oggi sono stati completamente ignorati a vantaggio di obbligazioni e azioni. Forme d'investimento alternative rispetto a quelle finora utilizzate (insieme per esempio ai fondi di private equity) che potrebbero rivelarsi molto utili per diversificare il portafoglio e consentire di parare il colpo di fronte a nuove difficoltà dei mercati. Il dossier immobiliare è già aperto da qualche tempo in Covip, la commissione di controllo del settore guidata da Antonio Finocchiaro, chiamata a fare chiarezza sulla possibilità offerta ai fondi pensione di investire in questi strumenti. In realtà, già oggi, non ci sarebbe alcun divieto. Anzi, la legge 252 del 2005 (la riforma del tfr firmata da Roberto Maroni) ha chiarito che i fondi pensione possono comprare quote di fondi comuni di investimento immobiliare chiusi «nei limiti non superiori al 20% del proprio patrimonio e al 25% del capitale del fondo chiuso«. L'investimento diretto è insomma off-limits (tranne che per gli immobili di carattere strumentale, come per esempio le sedi), ma non è così per i fondi che investono nel mattone, che sono invece perfettamente leciti. Eppure finora nessuno si è mosso, nonostante l'investimento immobiliare sia stato tradizionalmente uno degli asset più importanti dei «vecchi» fondi di previdenza complementare, quelli nati prima del 1992 (talora anche in eccesso) e si sia rivelato sempre un'ottima scelta. Ma allora perché i fondi pensione aperti e chiusi sono rimasti alla finestra? «In alcuni casi ci sono stati problemi legati alla valorizzazione periodica dell'investimento, oppure ai profili contabilità», spiega Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, l'associazione italiana per la previdenza complementare nata da un gruppo di direttori ed amministratori di questi particolari fondi. In pratica i fondi pensione hanno fatto fatica a lavorare con strumenti che non sempre hanno una valorizzazione quotidiana. E poi negli statuti dei fondi non c'è praticamente traccia della possibilità di investire anche in fondi immobiliari. «Si tratta di piccoli ostacoli facilmente superabili con un intervento della commissione di controllo, che dovrebbe mettere mano al regolamento sulla contabilità dei fondi vecchio ormai di dieci anni», aggiunge Corbello. E basterebbe chiarire al contempo che non c'è bisogno di una previsione esplicita negli statuti per consentire l'investimento in fondi immobiliari. La strada sembra insomma in discesa e del resto già diversi fondi, soprattutto quelli più grandi, come Cometa, stanno lavorando per investire in strumenti immobiliari, con l'obiettivo di diversificare il portafoglio. I cantieri, insomma, sono già avviati. Anna Messia PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza Data: "Come cambia la pensione" 11/07/2011

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Milano Finanza sezione: inchiesta data: 09/07/2011 - pag: 15 autore: di Roberta Castellarin I vostri soldi/3

Come cambia la pensione

La riforma allontana l'addio al lavoro di qualche mese per gli uomini. Ma di anni per le donne. A fronte di questo sacrificio sale l'assegno atteso. Così una lavoratrice può anche aspettarsi 166 euro in più al mese Si vivrà di più e quindi l'appuntamento con la pensione è rinviato. La bozza di riforma contenuta nella manovra correttiva accelera l'adeguamento dei requisiti pensionistici alla speranza di vita. E prevede una progressiva equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne. Il sacrificio, lavorare di più, è compensato, però, dall'incremento che i lavoratori e le lavoratrici potranno attendersi. Come dimostra l'analisi realizzata da Progetica per Milano Finanza, che stima quando si potrà dire addio al lavoro e quanto ci potrà aspettare dallo Stato dopo la riforma. Per esempio una donna 40 enne dipendente che ha iniziato a lavorare a 25 anni dovrà aspettare il compimento del sessantacinquesimo compleanno per approdare al buen retiro, ma ci andrà con un assegno che può salire da 103 euro al mese nell'ipotesi peggiore, fino a 161 in quella migliore. Questo vuol dire che con un ultimo reddito di 36 mila euro lordi potrà avere ogni mese 1.719 euro in una situazione intermedia. Con le successive riforme che hanno ridisegnato il sistema pensionistico italiano non è possibile sapere con certezza con quanto si andrà in pensione. Più che di pensione prevedibile, bisognerebbe parlare di una forchetta di possibili rendite, con un assegno massimo e minimo variabile a seconda di come andrà l'economia, di quanto si allungherà la vita media della popolazione e di quanto farà carriera il lavoratore. E non è possibile stimare con certezza nemmeno la data della pensione, a meno che non si abbiano i 40 anni di contribuzione. Questo perché l'età della pensione è legata alla speranza di vita della popolazione.Le prime che dovranno rifare i conti sulla data delle pensioni dopo l'approvazione della manovra sono le donne. Il fatto che l'adeguamento tra uomini e gentil sesso nel privato avverrà solo tra il 2020 e il 2032 non deve trarre in inganno, perché l'impatto sarà notevole per tutte le 40enni oggi al lavoro. Avere posticipato al 2020 l'avvio dell'innalzamento di fatto salva solo le 50enni, che dovranno fare i conti con un leggero spostamento in avanti della pensione. Non appaiono, poi, coinvolte le donne che hanno iniziato a lavorare a 20 anni, o prima, perché resta salvo il principio che si può andare in pensione con 40 anni di contributi. Tutto un altro discorso vale per chi è nato negli anni 60 e ha iniziato tardi a lavorare. Una lavoratrice dipendente nata nel 1964 e che ha iniziato a versare contributi a 35 anni, prima poteva andare in pensione a 62,7 anni, con le nuove regole dovrà aspettare i 68,3, quindi quasi 6 anni in più. E chi è nata nel 1968 dovrà compiere 70 anni. «Non ci sarà un aumento automatico di 5 anni dell'età di pensionamento, ma la tempistica varia da profilo a profilo», spiega Andrea Carbone di Progetica. «La scelta di differire al 2020 l'inizio degli scalini sposterebbe sulle donne che compiranno 60 anni in quella decade gli effetti più significativi. Ma chi ha iniziato a lavorare presto potrà beneficiare del requisito dei 40 anni di contributi». Minore è invece l'impatto dell'anticipo di un anno dell'entrata in vigore del sistema di allineamento tra i requisiti di età per il pensionamento e l'allungamento della speranza di vita. Il primo aumento di massimi tre mesi è anticipato di un anno, a inizio 2014, sempre in base alla bozza presentata. Viene poi introdotto un secondo aumento, da inizio 2016, relativo all'aumento della speranza di vita registrato nel biennio precedente. Il documento infine conferma l'adeguamento triennale dei requisiti dal 2019. «In sintesi, questa parte di Riforma anticiperebbe di un anno il primo adeguamento e aggiungerebbe quattro mesi di lavoro a partire dal 2016. Naturalmente non per tutti i lavoratori l'aumento sarebbe di quattro mesi», dice Carbone. Anche per gli uomini resta fermo il principio dei 40 anni di contributi. Chi ha iniziato a lavorare a 18 anni, potrà quindi andare in pensione a 58 con una finestra d'attesa di 12 mesi. Sempre in bozza c'è anche lo stop alla rivalutazione delle pensioni che superano cinque volte il minimo e la rivalutazione al 45% se gli assegni superano il trattamento minimo di tre volte. Ma è uno dei punti che potrebbe cambiare nel passaggio in Commissione prima che il testo vada al voto di fiducia. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza Data: "Sorgi (Progetica), l'integrazione serve anche se si lavora fino a 70 anni" 11/07/2011

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Milano Finanza sezione: inchiesta data: 09/07/2011 - pag: 15 autore: Sorgi (Progetica), l'integrazione serve anche se si lavora fino a 70 anni

Ogni volta che si riapre il cantiere previdenziale si moltiplicano i dubbi dei lavoratori riguardo la pensione di scorta. Cresce l'idea che più si rinvia il momento dell'addio al lavoro meno sarà necessaria un'integrazione. Ma Sergio Sorgi, vicepresidente di Progetica, spiega che non è affatto così. Domanda. Conviene versare il tfr alla previdenza complementare?Risposta. Esaminando tutti i periodi di osservazione ventennale dal 1970 ad oggi (dal 1971-1990 al 1992-2011) il tfr non si è mai comportato meglio di un investimento azionario. Mai. Inoltre, le valutazioni che si fanno sono spesso condizionate da due fatti: in primo luogo, si confrontano strumenti di lungo periodo basandosi sui trimestri o sui singoli anni; in secondo luogo i confronti tralasciano la variabile fiscale, che penalizza molto il tfr rispetto ad ogni altra forma di investimento previdenziale, anche al netto dei costi.D. Perché pensare ora a una pensione che continua a spostarsi avanti nel tempo?R. Le continue revisioni di provvedimenti pensionistici fanno talvolta percepire al cittadino che «se Achille non raggiungerà mai la tartaruga tanto vale non cominciar nemmeno a correre». I ragazzi, peraltro, hanno tutt'altre priorità che la vecchiaia ed i non giovani spesso preferiscono evitare di affrontare questioni che condurrebbero al rammarico per non averci pensato prima. I cittadini sono interessati a quando si andrà in pensione, ma poco a quanta pensione si avrà. D. Bisogna sottoscrivere la previdenza complementare?R. La previdenza pubblica rende ogni anno tanto quanto la media quinquennale nominale di incremento del prodotto interno lordo. Il rendimento del Pil oggi è leggermente maggiore di quello del tfr, ma peggiore di quello dei mercati azionari sui tempi tipici di riferimento pensionistici. Pensare che in futuro un Paese con già 16 milioni di anziani e 11 milioni di giovani possa abbinare all'invecchiamento della popolazione un grande incremento del pil è tutto da dimostrare. Meglio dunque diversificare e quindi non investire tutta la propria pensione in un'economia nazionale.D. L'adeguamento delle età pensionabili femminili è giusto? R. Andare in pensione prima, per le donne, significa spesso andarci con assegni ridotti rispetto a quelli degli uomini, a causa sia delle durate contributive più brevi che delle persistenti differenze di remunerazione e di carriera. Andare in pensione dopo offre maggiori risultati in termini di pensione, ma c'è anche un costo sociale legato al cosiddetto doppio ruolo data la scarsità di supporti pubblici. Perché non dare opzioni di scelta alle future pensionate?D. Perché è così difficile sapere quanta pensione avremo?R. Forse, banalmente, nessuno se la sente di dare cattive notizie ai cittadini senza avere una strategia per uscire dal problema. La pensione è un nervo scoperto in termini di immediata perdita di consenso sociale laddove si facciano scelte impopolari. In più, è complicato comunicare cattive notizie: come dire a un parasubordinato che, in assenza di cambiamenti, non avrà di che mangiare dal 15 alla fine del mese per tre o più decenni che passerà in pensione? D'altro canto, però, l'unico modo per aiutare i cittadini a risparmiare per il futuro è metterli in grado di conoscere per tempo le difficoltà economiche cui dovranno far fronte. D. Come far decollare la previdenza integrativa?R. Tra obbligatorietà e volontarietà rimane una terza strada, quella dell'arruolamento automatico. Vi è un ingresso obbligatorio in un percorso, ma viene poi lasciata massima libertà ai cittadini di cambiare o di uscire dal programma. Una via che all'estero ha dato ottimi risultati PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore Online, Il Data: 11/07/2011 "L'ABC DEI RINCARI TRA TAGLI E NUOVE TASSE" Indietro Stampa L'ABC DEI RINCARI TRA TAGLI E NUOVE TASSE Antonello Cherchi

I conti da aggiustare sono pubblici e pubblico deve essere l'intervento per mettervi riparo. Se si parte da questo presupposto, la maxi-manovra varata dal Governo (il decreto legge 98, entrato in vigore il 6 luglio) non fa sconti: cittadini, imprese e professionisti sono chiamati a nuovi sacrifici in nome del pareggio dei bilanci statali. In alcuni casi si tratta di tagli di guadagni attesi: accade, per esempio, per le pensioni e per la loro rivalutazione automatica o per l'allungamento del periodo di "fermo" degli stipendi dei dipendenti pubblici. In altri casi, invece, lo Stato fa cassa con aumenti di imposte: cresce quella di bollo per i depositi titoli, rincara il contributo unificato che si versa per poter iscrivere a ruolo un ricorso civile o amminitrativo. La novità in questo campo è, inoltre, che il contributo è ora previsto anche per il processo tributario. L'obiettivo è raggranellare, da qui al 2014, 40 miliardi, così da mettere a posto i conti pubblici ed allontanare lo spettro della crisi che ha contagiato la Grecia e il Portogallo e si allunga verso la Spagna e i nostri confini. Certo, non sono soltanto le famiglie e le imprese a dover mettere mano al portafoglio. Anche la pubblica amministrazione, per esempio, deve intervenire sui costi e puntare ai risparmi. Diversamente dalla politica, che ha ritenuto di dover fare i sacrifici come tutti gli altri, salvo, però, posticiparli alla prossima legislatura. Per i cittadini, invece, al massimo si rimanda di qualche mese. Come per gli oltre quattro milioni di pensionati che nel 2012-2013 - se il governo, come sembra probabile, non cambierà idea - vedranno ridotta, quando non azzerata, la rivalutazione automatica dei loro assegni: si tratta delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps, ovvero quelle che superano 1.428 euro al mese. Sempre in tema di pensioni, viene ridotta l'aliquota dell'assegno di reversibilità di cui beneficiano circa 8mila persone. Anche in questo caso, la novità scatterà dal primo gennaio. E dal prossimo anno si attende anche il ritorno del superticket sulla specialistica, che può essere messaggero di altri balzelli sanitari. Immediato, invece, l'aumento dell'imposta di bollo sui depositi titoli e quello del contributo unificato, con ritocchi che variano, in quest'ultimo caso, dal 10 al 20 per cento. E a partire subito sarà anche il superbollo sulle auto di grossa cilindrata. © RIPRODUZIONE RISERVATA A AMMORTAMENTO Per l'ammortamento dei beni in concessione è stato fissato dalla manovra (articolo 23, comma 10) un limite massimo dell'1% alla deducibilità delle quote, con un'applicazione immediata a partire dal periodo d'imposta in corso.

- IL DATO 218,4 milioni È la stima del gettito per le casse dello Stato nel 2012 e quindi dei maggiori oneri fiscali a carico delle imprese interessate dalla misura, mentre per il 2013 e il 2014 il valore della misura è pari a 124,8 milioni per ciascuna annualità.

C CONTENZIOSO La possibilità di sanare le controversie pendenti al 1° maggio con l'agenzia delle Entrate fino a 20mila euro (articolo 39, comma 12) è un costo-opportunità. Di fatto richiede comunque il pagamento di una somma variabile a seconda dello stato dell'arte della controversia. Si va da 150 euro per le liti d'importo fino a 2mila euro. Oltre questa soglia, bisogna far riferimento a come è andata la precedente pronuncia. Se il contribuente ha vinto, pagherà il 10%, se ha perso il 50%, mentre se il giudice non si è ancora pronunciato bisognerà pagare il 30 per cento.

- IL DATO 112,8 milioni È quanto potrebbe costare a cittadini e imprese chiudere le controversie pendenti con l'agenzia delle Entrate, con la quota maggiore di questo costo (107,3 milioni) che si concentra nella fascia relativa alle liti per cui non c'è stata ancora una pronuncia del giudice.

CONTRIBUTO UNIFICATO Per presentare un ricorso si spenderà di più. La manovra (articolo 37) prevede infatti aumenti medi dal 10 al 20% del contributo unificato, quello che le parti devono pagare per l'iscrizione a ruolo della causa. Qualche esempio: per i processi civili di valore fino a 1.100 euro il contributo passa da 33 a 37 euro, per quelli compresi tra 1.100 e 5.200 euro si va da 77 a 85 euro, il contenzioso oltre i 5.200 e fino 26mila euro potrà essere avviato solo dopo aver versato 206 euro di contributo (oggi sono 187). Fino ad arrivare all'ultimo scaglione (in tutto sono sei): quello che riguarda le cause superiori a 520mila euro, che ora scontano un contributo di 1.466 euro mentre fino a qualche giorno fa pagavano 1.221 euro. Non solo: il contributo è stato previsto anche per alcune cause di lavoro e in materia previdenziale e viene introdotto ex novo nel processo tributario. Così ora anche quando ci si presenta davanti alle commissioni tributarie si deve mettere mano al portafogli: il minimo sono 30 euro quando il valore della controversia non supera 2.582,28 euro, mentre il massimo sono 1.500 euro allorché il ricorso vale 200mila euro. Rivisto anche il contributo unificato per le cause presso i Tar e il Consiglio di Stato. In questo caso, sono previsti aumenti anche del 100%, come per i ricorsi relativi ad affidamenti di lavori, servizi e forniture o per quelli contro i provvedimenti delle Autorità indipendenti: prima della manovra il contributo unificato era di 2mila euro, ora è invece di 4mila euro.

- IL DATO 87 milioni È quanto il governo si aspetta di incassare a partire dal 2012 dagli aumenti del contributo unificato. In particolare, 77 milioni li assicureranno i maggiori costi del contenzioso civile e circa 10 quello amministrativo.

E EVASIONE Il Fisco punterà sempre di più sulle indagini finanziarie nel contrasto all'evasione. La manovra (articolo 23, commi 26 e 27) allarga il potere di accesso agli intermediari finanziari da parte di agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza. Allo stesso tempo, però, il testo definitivo non ha confermato la norma contenuta nelle prime bozze, che evitava di considerare automaticamente i prelievi bancari eseguiti dai professionisti come un ricavo in nero. Questo significa per i contribuenti interessati poter contare su meno difese e dover comunque sopportare le conseguenze di un accertamento e di una sua eventuale impugnazione.

- IL DATO 100 milioni Sono i maggiori incassi per il 2012 che si stima arriveranno dal potenziamento delle indagini in virtù della stretta dei controlli bancari su Pmi e professionisti, così come previsto dalle direttive di Entrate e Guardia di Finanza. I IMPOSTA DI BOLLO Aumenta l'imposta di bollo per i titolari di un deposito titoli. Come prevede l'articolo 23, comma 7, della manovra, si passa dagli attuali 34,20 euro per l'invio annuale delle comunicazioni ai 120 euro, da 17,10 a 60 euro (invio semestrale), da 8,55 a 30 (comunicazione trimestrale), da 4,27 a 10 euro (periodicità mensile). E si tratta solo di una prima tranche di aumenti, perché dal 2013 scatterà un nuovo rialzo: se il valore del deposito è inferiore a 50mila euro, si passerà a 150 euro per le comunicazioni annuali, a 75 per quelle semestrali, a 37,50 per quelle trimestrali e a 12,50 per quelle mensili. Se il valore del deposito è invece superiore a 50mila euro, si andrà a 380 euro per le comunicazioni annuali, 190 per quelle semestrali, 95 per quelle trimestrali e 31,66 per quelle mensili.

- IL DATO 7,5 milioni È la stima delle persone titolari di un conto titoli e che, pertanto, dovranno far fronte agli aumenti dell'imposta di bollo. Da questa misura il Governo si aspetta di incassare 892 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012 e, a partire dal 2013, 2,4 miliardi.

IRAP Nel mirino della manovra sono finite anche le banche e le assicurazioni, che hanno subìto un aumento dell'aliquota Irap, la quale passa dall'attuale 3,9% a, rispettivamente, 4,65% e 5,90 per cento. Dunque, 0,75 punti di rialzo per gli istituti di credito e 2 per le assicurazioni (articolo 23, comma 5).

- IL DATO 493 milioni L'aumento delle aliquote Irap porterà nelle casse dell'Erario 493 milioni l'anno, anche se in realtà si ridurranno a 479, perché deve essere considerato un minor gettito Ires (imposta sul reddito delle società) pari a poco più di 13 milioni, come conseguenza del maggior importo Irap che banche e assicurazioni potranno portare in deduzione.

IVA Stretta sulle partite Iva inattive: scatta la revoca d'ufficio se il titolare non ha esercitato attività d'impresa o se non ha presentato la dichiarazione Iva, pur essendone obbligato. Il provvedimento di revoca da parte delle Entrate è impugnabile davanti alle Commissioni tributarie. La manovra (articolo 23, comma 23) introduce la possibilità di sanare la violazione entro il prossimo 4 ottobre pagando una sanzione di 129 euro, quindi sostenendo un ulteriore onere di carattere economico.

- IL DATO 258 milioni Tanto dovranno, secondo le prime stime, spendere imprese e professionisti (sono circa 2 milioni i contribuenti interessati) che vorranno evitare la revoca delle partite Iva versando la sanzione di 129 euro.

P PENSIONI La base di tutto è il trattamento minimo di pensione, che secondo gli ultimi aggiornamenti è stato fissato dall'Inps in 468,35 euro al mese. È partendo da questo parametro che si può capire la norma della manovra (articolo 18, comma 3) che ha cambiato le percentuali della rivalutazione automatica da applicare alle pensioni. Qual è, dunque, il nuovo quadro? Presto detto: per il biennio 2012-2013 niente rivalutazione automatica per le pensioni il cui importo è superiore di cinque volte il trattamento minimo Inps (oggi quegli assegni beneficiano del 75% della rivalutazione), mentre per i trattamenti compresi tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps la rivalutazione automatica scende dall'attuale 90% al 45 per cento. Rimane, invece, del 100% la rivalutazione degli assegni il cui importo è pari o inferiore a 3 volte il trattamento minimo Inps. Traducendo in pratica questo nuovo meccanismo, a partire dal prossimo anno si avrà che le pensioni fino a 1.428 euro mensili (ovvero, tre volte il trattamento minimo Inps, calcolo che tiene conto di un trattamento minimo rivalutato rispetto all'attuale importo di 468,35 euro) beneficeranno dell'intera rivalutazione automatica (la rivalutazione completa si applicherà anche alle pensioni superiori a 1.428 euro, ma soltanto fino a quest'ultimo importo); per gli assegni compresi tra 1.428 e 2.380 euro (cinque volte il trattamento minimo) si applicherà il 45% dell'indice di rivalutazione (quota che si applicherà anche alle pensioni superiori a 2.380 euro, ma solo per la parte compresa tra 1.428 e 2.380 euro); infine, per la parte eccedente i 2.380 euro non ci sarà rivalutazione.

- IL DATO 4,4 milioni Sono i pensionati, su un totale di 16,6 milioni, interessati dal taglio della rivalutazione: 3,2 milioni sono quelli con trattamenti da 3 a 5 volte il trattamento minimo e 1,2 milioni quelli con redditi superiori a 2.380 euro mensili. Da questa misura il Governo si aspetta di risparmiare 2,7 miliardi. In particolare: 600 milioni per il 2012 e 1.090 per il 2013 e, per un effetto di slittamento dei pagamenti degli assegni, anche per il 2014. In realtà, quelle cifre vanno poi depurate delle minori entrate fiscali per effetto dei redditi più bassi. Pertanto, i risparmi netti saranno di 420 milioni nel 2012 e 680 milioni per ciascuno degli altri due anni.

PUBBLICO IMPIEGO I dipendenti pubblici, o almeno quelli aspirano a diventarlo, devono avere pazienza. La manovra (articolo 16) ha infatti prorogato di un anno il blocco delle assunzioni. Restano fuori da tale vincolo i Corpi di polizia, i vigili del fuoco, le agenzie fiscali, gli enti pubblici non economici e alcuni altri organismi (tra i quali l'Agenzia spaziale italiana, il Coni, il Cnel, l'Enac). Ma non sono solo gli aspiranti "ministeriali" a pagare il costo della manovra. Anche chi è già in forza alle pubbliche amministrazioni deve stringere la cinghia, perché sono state prorogate al 31 dicembre 2014 le disposizioni che limitano la crescita delle retribuzioni e degli oneri accessori.

- IL DATO 3,5 milioni È il numero dei dipendenti pubblici.

R REVERSIBILITÀ Anche chi percepisce una pensione di reversibilità deve prepararsi a vedere decurtato il proprio assegno. La misura (articolo 18, comma 5) scatterà dal primo gennaio 2012, ma solo in presenza di determinate condizioni. L'aliquota percentuale della pensione a favore dei superstiti verrà ridotta quando il pensionato abbia contratto il matrimonio dopo settant'anni e il coniuge sia più giovane di oltre venti anni. Il taglio dell'aliquota di reversibilità sarà pari al 10% per ogni anno di matrimonio mancante rispetto alla durata minima di 10 anni. In pratica, solo nel caso di dieci anni (o più) di matrimonio, il superstite percepirà l'intero assegno di reversibilità.

- IL DATO 8mila È il numero di pensioni interessate dalla novità introdotta dalla maxi-manovra. Si tratta, pertanto, del 4% delle circa 200mila pensioni ai superstiti pagate ogni anno. Con questo taglio il Governo ha stimato di risparmiare 102 milioni nel periodo 2012-2014 (nel dettaglio: 11 milioni nel 2012, 34 nel 2013 e 57 a partire dal 2014). Si tratta, però, di importi lordi, che al netto delle minori entrate fiscali scendono a 81 milioni (9 nel 2012, 27 nel 2013 e 45 a partire dal 2014). I pensionati interessati dalla misura dovranno rinunciare, in media, a 4.050 euro, ovvero un taglio medio del 45% applicato su un importo (sempre medio) di 9mila euro l'anno.

RIPORTO DELLE PERDITE Le perdite fiscali delle società si potranno riportare senza limiti temporali (il limite precedente era di 5 anni), ma per un importo non superiore all'80% del reddito di ogni singolo esercizio (il 20% resta tassabile). Per le perdite dei primi tre anni di vita delle imprese il riporto è illimitato. - IL DATO 471 milioni È la stima di maggior gettito per il 2012 mentre per i due anni successivi le maggiori entrate per lo Stato ammonteranno a 269 milioni per ciascuna annualità.

S STUDI DI SETTORE Sanzioni più elevate per imprese e professionisti che omettono o non comunicano dati rilevanti per l'applicazione degli studi di settore. Il fisco (articolo 23, comma 28) potrà procedere anche più facilmente all'accertamento dei contribuenti il cui reddito dichiarato si scosti di oltre il 10% rispetto a quello contestato.

- IL DATO 150 milioni È la stima del costo a carico dei nuovi contribuenti del pacchetto di nuove disposizioni: il calcolo tiene conto dell'impatto in termini di deterrenza che potrebbe portare a un maggior incasso per l'erario sotto il fronte delle imposte dirette e dell'Iva.

SUPERBOLLO A partire da quest'anno, alle auto di grossa cilindrata si applica un'addizionale al bollo nella misura di dieci euro per ogni chilowatt di potenza superiore a 225 chilowatt. Per esempio, il proprietario di una Porsche Cayenne turbo (prezzo di listino 124mila euro e 500 cavalli di potenza, ovvero 368 chilowatt), dovrà pagare 1.430 euro di superbollo. Chi guida una Bmw X6 M (valore di listino 118mila euro per 555 cavalli e 408 chilowatt) dovrà invece sborsare 1.830 euro.

- IL DATO 98mila Sono le auto interessate dal superbollo. L'aumento di gettito atteso a partire da quest'anno è di 50,3 milioni l'anno.

T TICKET SANITARI A partire dal 2014 le regioni possono introdurre misure di compartecipazione alla spesa sanitaria, chiedendo agli assistiti di farsi carico di una parte dei costi attraverso il pagamento dei ticket sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni. Si tratta, appunto, di una possibilità, perché la norma lascia alle regioni margini di manovra, nel senso che possono evitare l'imposizione dei ticket purché assicurino l'equilibrio economico-finanziario. Non è, dunque, possibile, allo stato, quantificare il peso della novità sulle tasche dei cittadini.

- IL DATO 10 euro È invece molto probabile che dal prossimo anno ritornerà il superticket sulle visite specialistiche e sulle analisi. La manovra, infatti, ha messo a disposizione 486,5 milioni per il periodo 1° giugno-31 dicembre 2011 per far fronte all'abolizione del ticket, ma scaduto il termine saranno le regioni a dover trovare i soldi per continuare a tenere in vita il beneficio. Ipotesi che, considerati i conti regionali in materia di sanità, appare assai remota. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Si riparte da pensioni e bollo titoli" 11/07/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-10 - pag: 9 La manovra - IL CAMMINO PARLAMENTARE

Si riparte da pensioni e bollo titoli

Sarà rimodulata l'indicizzazione degli assegni - Correzioni anche per la norma sui depositi - GLI ALTRI NODI - Possibili modifiche sulla maggiorazione Irap per banche e assicurazioni, sugli ammortamenti e sul Patto di stabilità interno ROMA Il nodo del taglio all'indicizzazione delle pensioni, che sarà con ogni probabilità rimodulata, accanto a quello dell'incremento dell'imposta di bollo sui depositi dei titoli. Si comincia a lavorare, all'interno della maggioranza e del governo, sulle prime modifiche alla manovra, con il vincolo assoluto dell'invarianza dei saldi, reso ora ancor più cogente dopo il venerdì nero sui mercati. Il tutto mentre non si esclude la possibilità che il premier possa intervenire con un emendamento per ripristinare la norma salva Lodo Mondadori. La copertura evidentemente varierà in funzione delle modifiche che verranno apportate al dispositivo del decreto, tenendo conto che la relazione tecnica che accompagna il decreto fissa in 2,7 miliardi nel triennio 2012-2014 i risparmi attesi dalla norma che modifica l'attuale regime di rivalutazione dei trattamenti pensionistici, e in ben 8 miliardi il maggior gettito 2011-2014 connesso all'aumento dell'imposta di bollo sui conti titoli. L'Abi ha calcolato che a fine 2010 il numero dei conti correnti è di circa 40 milioni. Il 26% dei correntisti ha un conto titoli. Le correzioni andranno dunque calibrate con grande attenzione. Per la norma sull'imposta di bollo è probabile che si vada a una diversa rimodulazione dell'incremento, fissato nel decreto a 120 euro per il 2011 e 2012 e a 150 euro per i depositi sotto i 50mila euro (380 per quelli con valore superiore a tale tetto) a decorrere dal 2013. Stante l'ingente gettito atteso dalla norma, appare assai improbabile che si possa individuare una copertura totalmente sostitutiva. Sulla rivalutazione dei trattamenti pensionistici le somme in gioco sono più contenute, ma non meno rilevanti. Una delle ipotesi di copertura sostitutiva, nel caso si riesca a rimodulare il taglio, è di anticipare al 2014 il percorso di allineamento dell'età pensionabile delle lavoratrici del settore privato ai livelli già previsti per le donne del settore pubblico. Nel testo all'esame del Senato, l'allineamento è graduale a partire dal 2020, per completarsi a partire dal 2032. Tra le ipotesi allo studio dei parlamentari del Pdl il blocco totale solo per gli assegni superiori 8 volte al minimo. Si lavora anche a una possibile modifica della norma che prevede la maggiorazione rispettivamente dello 0,75% e del 2% dell'aliquota Irap per i settori bancario e assicurativo. Il maggior gettito atteso da questa misura è pari a 888,7 milioni nel 2012, 479,7 milioni sia nel 2013 che nel 2014. Oggetto di probabili correzioni sulle quali si è aperto un primo confronto nella maggioranza e nel governo anche le norme sul patto di stabilità interno previste nel decreto, con relativa stretta per comuni. Mentre il governo prepara un emendamento sugli ammortamenti che renda più neutro il prelievo sulle imprese concessionarie (si veda il Sole 24 Ore di ieri). I tempi di conversione del provvedimento sono strettissimi, poiché bisognerà arrivare all'approvato in via definitiva entro la pausa estiva, come ha confermato il comunicato emesso da Palazzo Chigi venerdì al termine dell'incontro tra il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: dunque entro il 5 agosto. Si parte con l'esame preliminare da parte della commissione Bilancio del Senato, che da domani avvierà il rituale ciclo di audizioni preliminari. Il testo dovrebbe essere licenziato dalla commissione entro il 18 luglio e approdare così in assemblea il 19 luglio. Il via libera da Palazzo Madama è atteso per il 21. Poi toccherà alla Camera e infine di nuovo al Senato, nel caso il cui Montecitorio apporti ulteriori modifiche. Il ricorso al voto di fiducia appare scontato. Il primo confronto collegiale è previsto per martedì: riunione di maggioranza con il governo e il relatore, per fare il punto delle possibili modifiche. L'intenzione è di proporre poche correzioni ma mirate, utilizzando tutte le procedure per l'ammissibilità degli emendamenti previste dalla sessione di bilancio. In sostanza, si tratterà di una "finanziaria" anticipata, fermo restando che in ottobre si discuterà la legge di stabilità, e dunque eventuali ulteriori correzioni potranno proposte in quella sede, all'interno tuttavia dell'impianto del provvedimento, che di fatto è la traduzione contabile degli effetti finanziari prodotti dalla manovra. RIPRODUZIONE RISERVATA

12 luglio

Presentazione emendamenti

Scade il termine per la presentazione degli emendamenti in commissione Bilancio al Senato

19 luglio Approdo in Aula

Il decreto approda in Aula al Senato: la commissione conta di licenziare il provvedimento il giorno prima

21 luglio Via libera al Senato

L'obiettivo è di dare il via libera entro giovedì 21 per lasciare un po' di margini per la seconda lettura alla Camera

DA DOMANI LE AUDIZIONI IN COMMISSIONE AL SENATO

L'iter e i tempi Il decreto che contiene la manovra economica comincia il suo iter parlamentare dal Senato. I tempi sono piuttosto stretti perché il testo va convertito in legge entro il 5 agosto Da domani l'esame prenderà il via con il ciclo di audizioni davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Si inizierà alle 16,30 con Confindustria, seguiranno Rete Imprese Italia, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Sinpa e Abi. La Banca d'Italia sarà ascoltata mercoledì alle 9,30, e, a seguire, toccherà all'Istat e al Cnel. Chiuderà le audizioni la Corte dei Conti Il termine per la presentazione degli emendamenti scade martedì (alle 18): la commissione comincerà a votarli da mercoledì e conta di licenziare il provvedimento per l'Aula lunedì 18 luglio. Il decreto approderà in Assemblea il 19: l'obiettivo è di dare il via libera entro giovedì 21 per lasciare un po' di margini per la seconda lettura alla Camera Le modifiche All'interno della maggioranza e del Governo si comincia a lavorare su possibili interventi correttivi. Il primo confronto collegiale è previsto per martedì: riunione di maggioranza con il governo e il relatore. L'intenzione è di proporre poche correzioni ma mirate, utilizzando tutte le procedure per l'ammissibilità degli emendamenti previste dalla sessione di bilancio. Il nodo principale è il taglio all'indicizzazione delle pensioni, che sarà con ogni probabilità rimodulata, accanto a quello dell'incremento dell'imposta di bollo sui depositi dei titoli. In entrambi i casi bisognerà però valutare con attenzione le eventuali ricadute sulle coperture. Si lavora anche a una possibile modifica della norma che prevede la maggiorazione rispettivamente dello 0,75% e del 2% dell'aliquota Irap per i settori bancario e assicurativo. Al centro dell'attenzione, inoltre, le norme sul patto di stabilità interno previste nel decreto, con relativa stretta per i Comuni. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Per il contenzioso sulle pensioni tre anni di tempo" 11/07/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: GUIDE PRATICHE/RISPARMIARE SULLA RC AUTO data: 2011-07-11 - pag: 40 autore: Gia. F. Per il contenzioso sulle pensioni tre anni di tempo

Oltre all'estinzione delle microcause e all'obbligo di perizia, il Dl 98/2011 incide anche altrove sul contenzioso previdenziale. Innanzitutto, viene risolto il contrasto sulla decadenza dall'azione giudiziale. Secondo l'articolo 47 del Dpr 639/1970, per le controversie in materia di trattamenti pensionistici, l'azione giudiziaria può essere proposta, a pena di decadenza, entro tre anni dalla data di comunicazione della decisione del ricorso da parte degli organi competenti dell'Istituto previdenziale, o dalla data di scadenza dei termini prescritti per l'esaurimento del procedimento amministrativo. In materia di prestazioni per la disoccupazione, invece, l'azione può essere proposta entro un anno. Queste norme sono state interpretate in maniera diversa dalla giurisprudenza. Secondo un orientamento (Cassazione 12720/09), i termini di decadenza non operano nel caso di riconoscimento almeno parziale delle prestazioni previdenziali; secondo un opposto indirizzo, la decadenza dell'azione dovrebbe applicarsi anche in caso di riconoscimento parziale del trattamento effettivamente dovuto. La finanziaria sceglie questa seconda interpretazione, e pertanto stabilisce (con una norma di carattere interpretativo) che la decadenza annuale trova applicazione anche per le azioni riguardanti la rideterminazione delle prestazioni temporanee; allo stesso modo, prevede che la decadenza triennale opera in tutti i casi di rideterminazione di prestazioni pensionistiche, con decorrenza dalla domanda originaria. Viene inoltre sancita l'applicazione espressa del termine di prescrizione quinquennale in tutti i casi in cui si discuta di ratei di pensione arretrati; questo significa che il diritto alla pensione non si prescrive, mentre il diritto al pagamento dei singoli ratei si prescrive in 5 anni. La manovra interviene anche sui termini per la proposizione dell'azione in materia di contenzioso agricolo. Viene introdotto il termine di 120 giorni per il ricorso contro i provvedimenti definitivi da cui derivi una lesione di diritti soggettivi. Infine, viene modificata la disciplina delle spese processuali nei giudizi per prestazioni previdenziali. Viene fissato un limite di valore per le spese legali liquidate dal giudice, che non possono superare il valore della prestazione dedotta in giudizio; inoltre, si introduce l'obbligo di tracciabilità per il pagamento delle somme dovute dalla pubblica amministrazione agli avvocati, sempre a titolo di spese legali. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Senza titolo." 11/07/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-07-11 - pag: 5

A AMMORTAMENTO Per l'ammortamento dei beni in concessione è stato fissato dalla manovra (articolo 23, comma 10) un limite massimo dell'1% alla deducibilità delle quote, con un'applicazione immediata a partire dal periodo d'imposta in corso. - IL DATO 218,4 milioni È la stima del gettito per le casse dello Stato nel 2012 e quindi dei maggiori oneri fiscali a carico delle imprese interessate dalla misura, mentre per il 2013 e il 2014 il valore della misura è pari a 124,8 milioni per ciascuna annualità. C CONTENZIOSO La possibilità di sanare le controversie pendenti al 1 maggio con l'agenzia delle Entrate fino a 20mila euro (articolo 39, comma 12) è un costo-opportunità. Di fatto richiede comunque il pagamento di una somma variabile a seconda dello stato dell'arte della controversia. Si va da 150 euro per le liti d'importo fino a 2mila euro. Oltre questa soglia, bisogna far riferimento a come è andata la precedente pronuncia. Se il contribuente ha vinto, pagherà il 10%, se ha perso il 50%, mentre se il giudice non si è ancora pronunciato bisognerà pagare il 30 per cento. - IL DATO 112,8 milioni È quanto potrebbe costare a cittadini e imprese chiudere le controversie pendenti con l'agenzia delle Entrate, con la quota maggiore di questo costo (107,3 milioni) che si concentra nella fascia relativa alle liti per cui non c'è stata ancora una pronuncia del giudice. CONTRIBUTO UNIFICATO Per presentare un ricorso si spenderà di più. La manovra (articolo 37) prevede infatti aumenti medi dal 10 al 20% del contributo unificato, quello che le parti devono pagare per l'iscrizione a ruolo della causa. Qualche esempio: per i processi civili di valore fino a 1.100 euro il contributo passa da 33 a 37 euro, per quelli compresi tra 1.100 e 5.200 euro si va da 77 a 85 euro, il contenzioso oltre i 5.200 e fino 26mila euro potrà essere avviato solo dopo aver versato 206 euro di contributo (oggi sono 187). Fino ad arrivare all'ultimo scaglione (in tutto sono sei): quello che riguarda le cause superiori a 520mila euro, che ora scontano un contributo di 1.466 euro mentre fino a qualche giorno fa pagavano 1.221 euro. Non solo: il contributo è stato previsto anche per alcune cause di lavoro e in materia previdenziale e viene introdotto ex novo nel processo tributario. Così ora anche quando ci si presenta davanti alle commissioni tributarie si deve mettere mano al portafogli: il minimo sono 30 euro quando il valore della controversia non supera 2.582,28 euro, mentre il massimo sono 1.500 euro allorché il ricorso vale 200mila euro. Rivisto anche il contributo unificato per le cause presso i Tar e il Consiglio di Stato. In questo caso, sono previsti aumenti anche del 100%, come per i ricorsi relativi ad affidamenti di lavori, servizi e forniture o per quelli contro i provvedimenti delle Autorità indipendenti: prima della manovra il contributo unificato era di 2mila euro, ora è invece di 4mila euro. - IL DATO 87 milioni È quanto il governo si aspetta di incassare a partire dal 2012 dagli aumenti del contributo unificato. In particolare, 77 milioni li assicureranno i maggiori costi del contenzioso civile e circa 10 quello amministrativo. E EVASIONE Il Fisco punterà sempre di più sulle indagini finanziarie nel contrasto all'evasione. La manovra (articolo 23, commi 26 e 27) allarga il potere di accesso agli intermediari finanziari da parte di agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza. Allo stesso tempo, però, il testo definitivo non ha confermato la norma contenuta nelle prime bozze, che evitava di considerare automaticamente i prelievi bancari eseguiti dai professionisti come un ricavo in nero. Questo significa per i contribuenti interessati poter contare su meno difese e dover comunque sopportare le conseguenze di un accertamento e di una sua eventuale impugnazione. - IL DATO 100 milioni Sono i maggiori incassi per il 2012 che si stima arriveranno dal potenziamento delle indagini in virtù della stretta dei controlli bancari su Pmi e professionisti, così come previsto dalle direttive di Entrate e Guardia di Finanza. I IMPOSTA DI BOLLO Aumenta l'imposta di bollo per i titolari di un deposito titoli. Come prevede l'articolo 23, comma 7, della manovra, si passa dagli attuali 34,20 euro per l'invio annuale delle comunicazioni ai 120 euro, da 17,10 a 60 euro (invio semestrale), da 8,55 a 30 (comunicazione trimestrale), da 4,27 a 10 euro (periodicità mensile). E si tratta solo di una prima tranche di aumenti, perché dal 2013 scatterà un nuovo rialzo: se il valore del deposito è inferiore a 50mila euro, si passerà a 150 euro per le comunicazioni annuali, a 75 per quelle semestrali, a 37,50 per quelle trimestrali e a 12,50 per quelle mensili. Se il valore del deposito è invece superiore a 50mila euro, si andrà a 380 euro per le comunicazioni annuali, 190 per quelle semestrali, 95 per quelle trimestrali e 31,66 per quelle mensili. - IL DATO 7,5 milioni È la stima delle persone titolari di un conto titoli e che, pertanto, dovranno far fronte agli aumenti dell'imposta di bollo. Da questa misura il Governo si aspetta di incassare 892 milioni per ciascuno degli anni 2011 e 2012 e, a partire dal 2013, 2,4 miliardi. IRAP Nel mirino della manovra sono finite anche le banche e le assicurazioni, che hanno subìto un aumento dell'aliquota Irap, la quale passa dall'attuale 3,9% a, rispettivamente, 4,65% e 5,90 per cento. Dunque, 0,75 punti di rialzo per gli istituti di credito e 2 per le assicurazioni (articolo 23, comma 5). - IL DATO 493 milioni L'aumento delle aliquote Irap porterà nelle casse dell'Erario 493 milioni l'anno, anche se in realtà si ridurranno a 479, perché deve essere considerato un minor gettito Ires (imposta sul reddito delle società) pari a poco più di 13 milioni, come conseguenza del maggior importo Irap che banche e assicurazioni potranno portare in deduzione. IVA Stretta sulle partite Iva inattive: scatta la revoca d'ufficio se il titolare non ha esercitato attività d'impresa o se non ha presentato la dichiarazione Iva, pur essendone obbligato. Il provvedimento di revoca da parte delle Entrate è impugnabile davanti alle Commissioni tributarie. La manovra (articolo 23, comma 23) introduce la possibilità di sanare la violazione entro il prossimo 4 ottobre pagando una sanzione di 129 euro, quindi sostenendo un ulteriore onere di carattere economico. - IL DATO 258 milioni Tanto dovranno, secondo le prime stime, spendere imprese e professionisti (sono circa 2 milioni i contribuenti interessati) che vorranno evitare la revoca delle partite Iva versando la sanzione di 129 euro. P PENSIONI La base di tutto è il trattamento minimo di pensione, che secondo gli ultimi aggiornamenti è stato fissato dall'Inps in 468,35 euro al mese. È partendo da questo parametro che si può capire la norma della manovra (articolo 18, comma 3) che ha cambiato le percentuali della rivalutazione automatica da applicare alle pensioni. Qual è, dunque, il nuovo quadro? Presto detto: per il biennio 2012-2013 niente rivalutazione automatica per le pensioni il cui importo è superiore di cinque volte il trattamento minimo Inps (oggi quegli assegni beneficiano del 75% della rivalutazione), mentre per i trattamenti compresi tra 3 e 5 volte il trattamento minimo Inps la rivalutazione automatica scende dall'attuale 90% al 45 per cento. Rimane, invece, del 100% la rivalutazione degli assegni il cui importo è pari o inferiore a 3 volte il trattamento minimo Inps. Traducendo in pratica questo nuovo meccanismo, a partire dal prossimo anno si avrà che le pensioni fino a 1.428 euro mensili (ovvero, tre volte il trattamento minimo Inps, calcolo che tiene conto di un trattamento minimo rivalutato rispetto all'attuale importo di 468,35 euro) beneficeranno dell'intera rivalutazione automatica (la rivalutazione completa si applicherà anche alle pensioni superiori a 1.428 euro, ma soltanto fino a quest'ultimo importo); per gli assegni compresi tra 1.428 e 2.380 euro (cinque volte il trattamento minimo) si applicherà il 45% dell'indice di rivalutazione (quota che si applicherà anche alle pensioni superiori a 2.380 euro, ma solo per la parte compresa tra 1.428 e 2.380 euro); infine, per la parte eccedente i 2.380 euro non ci sarà rivalutazione. - IL DATO 4,4 milioni Sono i pensionati, su un totale di 16,6 milioni, interessati dal taglio della rivalutazione: 3,2 milioni sono quelli con trattamenti da 3 a 5 volte il trattamento minimo e 1,2 milioni quelli con redditi superiori a 2.380 euro mensili. Da questa misura il Governo si aspetta di risparmiare 2,7 miliardi. In particolare: 600 milioni per il 2012 e 1.090 per il 2013 e, per un effetto di slittamento dei pagamenti degli assegni, anche per il 2014. In realtà, quelle cifre vanno poi depurate delle minori entrate fiscali per effetto dei redditi più bassi. Pertanto, i risparmi netti saranno di 420 milioni nel 2012 e 680 milioni per ciascuno degli altri due anni. PUBBLICO IMPIEGO I dipendenti pubblici, o almeno quelli aspirano a diventarlo, devono avere pazienza. La manovra (articolo 16) ha infatti prorogato di un anno il blocco delle assunzioni. Restano fuori da tale vincolo i Corpi di polizia, i vigili del fuoco, le agenzie fiscali, gli enti pubblici non economici e alcuni altri organismi (tra i quali l'Agenzia spaziale italiana, il Coni, il Cnel, l'Enac). Ma non sono solo gli aspiranti "ministeriali" a pagare il costo della manovra. Anche chi è già in forza alle pubbliche amministrazioni deve stringere la cinghia, perché sono state prorogate al 31 dicembre 2014 le disposizioni che limitano la crescita delle retribuzioni e degli oneri accessori. - IL DATO 3,5 milioni È il numero dei dipendenti pubblici. R REVERSIBILITÀ Anche chi percepisce una pensione di reversibilità deve prepararsi a vedere decurtato il proprio assegno. La misura (articolo 18, comma 5) scatterà dal primo gennaio 2012, ma solo in presenza di determinate condizioni. L'aliquota percentuale della pensione a favore dei superstiti verrà ridotta quando il pensionato abbia contratto il matrimonio dopo settant'anni e il coniuge sia più giovane di oltre venti anni. Il taglio dell'aliquota di reversibilità sarà pari al 10% per ogni anno di matrimonio mancante rispetto alla durata minima di 10 anni. In pratica, solo nel caso di dieci anni (o più) di matrimonio, il superstite percepirà l'intero assegno di reversibilità. - IL DATO 8mila È il numero di pensioni interessate dalla novità introdotta dalla maxi-manovra. Si tratta, pertanto, del 4% delle circa 200mila pensioni ai superstiti pagate ogni anno. Con questo taglio il Governo ha stimato di risparmiare 102 milioni nel periodo 2012-2014 (nel dettaglio: 11 milioni nel 2012, 34 nel 2013 e 57 a partire dal 2014). Si tratta, però, di importi lordi, che al netto delle minori entrate fiscali scendono a 81 milioni (9 nel 2012, 27 nel 2013 e 45 a partire dal 2014). I pensionati interessati dalla misura dovranno rinunciare, in media, a 4.050 euro, ovvero un taglio medio del 45% applicato su un importo (sempre medio) di 9mila euro l'anno. RIPORTO DELLE PERDITE Le perdite fiscali delle società si potranno riportare senza limiti temporali (il limite precedente era di 5 anni), ma per un importo non superiore all'80% del reddito di ogni singolo esercizio (il 20% resta tassabile). Per le perdite dei primi tre anni di vita delle imprese il riporto è illimitato. - IL DATO 471 milioni È la stima di maggior gettito per il 2012 mentre per i due anni successivi le maggiori entrate per lo Stato ammonteranno a 269 milioni per ciascuna annualità. S STUDI DI SETTORE Sanzioni più elevate per imprese e professionisti che omettono o non comunicano dati rilevanti per l'applicazione degli studi di settore. Il fisco (articolo 23, comma 28) potrà procedere anche più facilmente all'accertamento dei contribuenti il cui reddito dichiarato si scosti di oltre il 10% rispetto a quello contestato. - IL DATO 150 milioni È la stima del costo a carico dei nuovi contribuenti del pacchetto di nuove disposizioni: il calcolo tiene conto dell'impatto in termini di deterrenza che potrebbe portare a un maggior incasso per l'erario sotto il fronte delle imposte dirette e dell'Iva. SUPERBOLLO A partire da quest'anno, alle auto di grossa cilindrata si applica un'addizionale al bollo nella misura di dieci euro per ogni chilowatt di potenza superiore a 225 chilowatt. Per esempio, il proprietario di una Porsche Cayenne turbo (prezzo di listino 124mila euro e 500 cavalli di potenza, ovvero 368 chilowatt), dovrà pagare 1.430 euro di superbollo. Chi guida una Bmw X6 M (valore di listino 118mila euro per 555 cavalli e 408 chilowatt) dovrà invece sborsare 1.830 euro. - IL DATO 98mila Sono le auto interessate dal superbollo. L'aumento di gettito atteso a partire da quest'anno è di 50,3 milioni l'anno. T TICKET SANITARI A partire dal 2014 le regioni possono introdurre misure di compartecipazione alla spesa sanitaria, chiedendo agli assistiti di farsi carico di una parte dei costi attraverso il pagamento dei ticket sull'assistenza farmaceutica e sulle altre prestazioni. Si tratta, appunto, di una possibilità, perché la norma lascia alle regioni margini di manovra, nel senso che possono evitare l'imposizione dei ticket purché assicurino l'equilibrio economico-finanziario. Non è, dunque, possibile, allo stato, quantificare il peso della novità sulle tasche dei cittadini. - IL DATO 10 euro È invece molto probabile che dal prossimo anno ritornerà il superticket sulle visite specialistiche e sulle analisi. La manovra, infatti, ha messo a disposizione 486,5 milioni per il periodo 1 giugno-31 dicembre 2011 per far fronte all'abolizione del ticket, ma scaduto il termine saranno le regioni a dover trovare i soldi per continuare a tenere in vita il beneficio. Ipotesi che, considerati i conti regionali in materia di sanità, appare assai remota. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Anthracite e la duplice valutazione Il nuovo cda fa emergere perdite legate agli 11/07/2011 strutturati"

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-07-09 - pag: 24 Anthracite e la duplice valutazione Il nuovo cda fa emergere perdite legate agli strutturati

Cambiano i consigli d'amministrazione e cambiano pure le valutazioni sui prodotti finanziari. È quanto accaduto in casa Enpacl, Cassa di previdenza dei consulenti del lavoro. Nell'operazione trasparenza che sta portando avanti il neoeletto cda presieduto da Alessandro Visparelli, si è deciso di fare emergere circa 15 milioni di nuove perdite: il bilancio, firmato dal precedente cda Enpacl, è stato bocciato dall'assemblea nazionale a fine giugno. Lì non c'erano perdite legate agli strutturati Anthracite e Coriolanus. A proposito di Anthracite, ecco quanto si leggeva nei bilanci 2008 e 2009 di Enpacl: «È presumibile ritenere che non si concretizzeranno perdite sul capitale investito (consuntivo 2008, pagina 30)». Ancora: «Per quanto concerne le altre operazioni nel portafoglio Enpacl direttamente o indirettamente riconducibili alla problematica Lehman, vale a dire le obbligazioni Anthracite e Saphir, si può confermare quanto già detto lo scorso anno in sede di relazione sulla gestione, cioè che è presumibile ritenere che non si concretizzeranno perdite sul capitale investito (2009, pagina 28). Ora il cambio di marcia e la decisione di far emergere le perdite. A riprova della difficoltà di interpretare in modo univoco dati e numeri di bilancio. Da qui la necessità che Covip, Commissione di vigilanza dei fondi pensione integrativi che vigilerà anche sulle Casse, dia una sterzata ai criteri di classificazione degli investimenti. Da segnalare, tra l'altro, che la trasparenza comincia anche semplicemente con l'inserimento, sul web dell'ente pensione, del bilancio consuntivo e delle relazioni degli organi di controllo subito dopo l'approvazione. Ad oggi, nonostante gli appelli della Commissione Jannone, molti bilanci ancora non sono presenti sui siti delle Casse di previdenza. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "I due fratelli pensano alla pensione integrativa" 11/07/2011

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-07-09 - pag: 19 I due fratelli pensano alla pensione integrativa

Ho 34 anni e con mio fratello stiamo pensando di investire in una pensione integrativa. Avremmo individuato alcune compagnie assicurative dove riporre i nostri risparmi: Allianz, Linea tranquilla Axa, linea Isoscele Paschi previdenza, Linea moneta Groupama, Comparto obbligazionario Unipol. Quale ci consigliate? Simone Tecla - (via e-mail) - La costruzione di una pensione integrativa, spiega la società di consulenza indipendente Consultique, risulta al giorno d'oggi quasi una necessità per i giovani lavoratori e studenti. L'allungamento dell'età pensionabile e soprattutto la graduale diminuzione della pensione pubblica rendono in molti casi quasi necessario un intervento integrativo finalizzato al mantenimento del tenore di vita pre-pensionamento. Ovviamente la scelta della migliore forma di previdenza complementare comporta un costo informativo e conoscitivo non indifferente. Attualmente sul mercato l'offerta di fondi pensione aperti e piani individuali pensionistici risulta infatti molto eterogenea. La scelta del lettore è caduta sui fondi pensione aperti e in particolare su una serie di linee a carattere mediamente difensivo. Sono stati infatti presi in considerazione i seguenti fondi e le relative linee: Allianz Ras Insieme linea Tranquilla, Mps Axa Kaleido linea Isoscele (ridenominato dal primo giungo scorso Mps Axa Previdenza in azienda linea tenuta), Mps Axa Paschi previdenza linea moneta (ridenominato dal primo giugno scorso Mps Axa previdenza per te linea moneta), Groupama pensione linea obbligazionaria e Unipol previdenza linea obbligazionaria con garanzia. Tutti i fondi si caratterizzano, come già detto, per un'allocazione di portafoglio mediamente difensiva. Tutti, meno il fondo Allianz, hanno infatti un'allocazione completamente obbligazionaria. Il fondo pensione Allianz Ras insieme linea tranquilla ha invece un'allocazione obbligazionaria pari al 90% del patrimonio. Un'allocazione che comunque permette piena confrontabilità con le altre linee. A livello qualitativo l'obiettivo dei fondi è quindi quello di ottenere la conservazione e la rivalutazione del capitale conferito su un orizzonte temporale di medio/lungo periodo e per una classe di investitori mediamente avversi al rischio. Passando ad analizzare i singoli fondi, il fondo Allianz Ras insieme linea tranquilla si caratterizza per un Indicatore sintetico di costi (Isc, sintesi complessiva dei costi a carico del sottoscrittore del fondo) su un orizzonte temporale di 35 anni (periodo in cui mediamente il lettore andrà in pensione) pari allo 0,68% annuo. A livello quantitativo invece il rendimento della linea su un orizzonte temporale di tre anni è pari all'8,441% contro il Tfr (da considerarsi come parametro di confronto rispetto al quale analizzare la performance dei fondi) che ha realizzato nello stesso periodo il 7,683 per cento. Tutti questi elementi (combinati con altri fattori di natura qualitativa) portano a un rating Consultique (che va da un minimo di 1 a un massimo di 5), per la linea ad adesione individuale, pari a 3 e pari a 5 per le adesioni su base collettiva (se previsto da accordi tra l'azienda e il fondo). Il fondo Mps Axa previdenza in azienda linea tenuta ha invece un Isc pari, sul medesimo orizzonte temporale (35 anni), allo 0,482% annuo. La performance della linea a tre anni (prendendo come punto di riferimento il rendimento della linea Isoscele di Kaleido, le cui caratteristiche non sono comunque cambiate in maniera sostanziale dopo la ridenominazione) è stata pari al 9,877%, due punti in più rispetto al Tfr. Il rating Consultique per questa linea (sempre basato sui dati della linea Isoscele di Kaleido) è pari a 5 sia per le sottoscrizioni su base individuale sia per quelle su base collettiva (se previste). Il fondo Mps Axa previdenza per te linea moneta presenta un Isc pari, su 35 anni, allo 0,765% annuo. La performance della linea a tre anni (prendendo come punto di riferimento la performance della linea moneta del vecchio fondo, le cui caratteristiche sono rimaste comunque simili) è stata pari al 9,026%, anche in questo caso quasi due punti in più rispetto al Tfr. Il rating Consultique per questa linea (sempre basato sui dati della linea moneta del vecchio fondo) è invece pari a 5 per le sottoscrizioni su base individuale e a 4 per la linea con sottoscrizione su base collettiva. Il fondo Groupama pensione linea obbligazionaria ha invece un Isc pari all'1,39% annuo con una performance a tre anni pari al 5,097% per la linea individuale (al di sotto della performance realizzata dal Tfr nello stesso periodo) e all'8,355% per la linea collettiva (in questo caso esistono due differenti classi della stessa linea). A risentirne è inevitabilmente il rating Consultique assegnato che per la linea individuale è pari a 1, mentre per la linea con sottoscrizione collettiva è pari a 3. Si sottolinea però che tale fondo fornisce garanzia di rendimento al sottoscrittore, così come il fondo Unipol previdenza linea obbligazionaria con garanzia. Quest'ultimo fondo ha inoltre un Isc pari allo 0,93% e un rendimento a tre anni pari al l'11,669%, quindi ben più alto rispetto a quanto ottenuto dal Tfr. Il rating Consultique assegnato sia alla linea con sottoscrizione individuale sia a quella con sottoscrizione collettiva è in questo caso pari a 4 (a incidere sono soprattutto le variabili di tipo qualitativo). Il lettore, dunque, ha inevitabilmente davanti a sé una scelta complessa che però può essere coadiuvata dall'utilizzo di alcuni strumenti. In generale il fondo con un miglior rating potrebbe nel lungo periodo permettere all'aderente di beneficiare di una struttura di costi concorrenziale e di una serie di opzioni di natura assicurativa che potrebbero garantire dei buoni risultati. Fatto salvo ovviamente l'andamento dei mercati finanziari sottostanti. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Le Casse verso una nuova vigilanza Covip dovrà definire i limiti e i criteri 11/07/2011 d'investimento Il nodo Parlamento"

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-07-09 - pag: 24 autore: Vitaliano D'Angerio Marco lo Conte Le Casse verso una nuova vigilanza Covip dovrà definire i limiti e i criteri d'investimento Il nodo Parlamento

Fuori strutturati, prodotti illiquidi e opachi, dentro titoli scambiati sui mercati regolamentati, trasparenti meno costosi e magari più remunerativi. In sintesi è questo il senso della rivoluzione che si sta preparando per gli enti pensione dei professionisti italiani: uscite malconce dalla crisi finanziaria con diversi strascichi giudiziari, le Casse previdenziali vengono affidate alla Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip), almeno per quanto riguarda il controllo sugli asset finanziari investiti. Un'applicazione dei criteri di vigilanza della previdenza complementare di secondo pilastro ai soggetti della previdenza obbligatoria. Lo prevede la manovra varata dall'Esecutivo e controfirmata dal Presidente della Repubblica. Un testo che potrebbe essere rivisto in sede di conversione in Parlamento entro sessanta giorni. Un passaggio non automatico; lo testimonia anche il processo evolutivo del testo, variato e corretto più volte negli ultimi giorni; su cui è il caso di presumerlo si prefigura l'intervento delle lobby. Per quanto riguarda la vigilanza sulle Casse, Covip dovrà far rispettare il decreto che verrà emanato dal Ministero dell'Economia (di concerto con quello del Lavoro e la Covip stessa); un decreto che definisce i criteri e i limiti di investimento, oltre alla normativa sui conflitti di interesse, analogo a quello che regola la previdenza complementare, il 703/96, in via di revisione. Regole da implementare dopo una consultazione con il mercato e i vigilati; una circostanza in cui l'Adepp, associazione degli enti previdenziali, intende far sentire la propria voce, anche e soprattutto per convincere la Commissione guidata da Antonio Finocchiaro a utilizzare il codice di autoregolamentazione degli investimenti, che l'Adepp ha in animo di definire. Da considerare però il nodo strutturati: in futuro Covip prevederà un periodo transitorio di adeguamento. Ma vista la scadenza di alcuni titoli non quotati e difficili da "smontare" anche oltre il 2020, c'è da capire cosa ne sarà di una fetta importante del patrimonio mobiliare degli enti pensione dei professionisti italiani. Altro nodo è rappresentato dalle risorse: in Covip lavorano 73 persone, contratti a termine compresi e le indicazioni sui "rinforzi" in manovra sono abbastanza generici: di concerto con i ministeri del Lavoro e dell'Economia, Covip potrà avvalersi di personale «acquisito da altre pubbliche amministrazioni mediante collocamento in posizione di comando fuori ruolo». Da sciogliere e definire anche i criteri contabili con cui Covip si troverà a valutare gli asset in cui le Casse investono (vedi articolo in pagina). Un tema non trascurabile vista soprattutto la complessità degli strumenti strutturati in cui in passato hanno investito. Gli strascichi sono ancora sul terreno: dopo la richiesta di Enpam (medici) di 43 milioni di euro a Sri Capital Advisers, accusata di non aver rispettato i termini di un incarico di consulenza sul loro patrimonio, è arrivata in settimana la contro causa: Sri ha citato in giudizio Enpam per le dichiarazioni lesive di alcuni suoi vertici. La richiesta di Sri a Enpam è di 100 milioni di euro. pagina a cura di RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Quelle perfomance da prendere con le pinze Assogestioni e Consob al lavoro per 11/07/2011 trovare una soluzione"

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-07-09 - pag: 7 autore: Gianfranco Ursino Quelle perfomance da prendere con le pinze Assogestioni e Consob al lavoro per trovare una soluzione

Con il passaggio dalla tassazione sul maturato al realizzato i fondi comuni italiani rischiano di perdere un pezzo della loro storia: dal primo luglio, infatti, è sempre più arduo dare un'informazione puntuale al mercato sulle performance realizzate da ogni singolo prodotto. Da metà 1998 al 30 giugno scorso, la fiscalità era in capo al fondo e le quote erano espresse già al netto della tassazione. Oggi, invece, con gli adempimenti fiscali a carico del sottoscrittore al momento del disinvestimento, le quote sono calcolate al lordo delle tasse. Come da sempre avviene per le Sicav di diritto estero. Dal problema... Un cambio di fiscalità che pone il problema di come rappresentare all'investitore i risultati conseguiti dal gestore: al lordo o al netto delle tasse? Nel documento in consultazione di modifica del regolamento emittenti, nella sezione relativa alla rappresentazione del rischio/rendimento del prospetto informativo, la Consob specifica che occorre presentare i rendimenti del fondo calcolati sul valore contabile della quota, indipendentemente che questo sia al lordo o al netto della fiscalità. Nell'illustrare, per esempio, la performance cumulata del fondo e del suo benchmark relativa al 2011, la Sgr metterà insieme i risultati netti conseguiti nel primo semestre, con quelli lordi del secondo semestre. Unica avvertenza: specificare in una nota la modalità di calcolo. Ed è questa la linea seguita, per il momento, da «Plus24» nel rappresentare nelle tabelle le performance dei fondi, in linea con le indicazioni a oggi riportate nel documento Consob. Una concatenazione di rendimenti ottenuti ufficialmente dal fondo, che però non è nel tempo coerente: con la prima parte al lordo e la seconda al netto della fiscalità. Un orientamento che di sicuro consente di dare una percezione immediata all'investitore dei risultati conseguiti dal gestore, che vanno comunque presi con il "beneficio d'inventario". La stessa Assogestioni nella pubblica risposta al documento Consob in consultazione ha chiesto «di consentire una modalità di rappresentazione dei rendimenti, per i periodi antecedenti al 1 luglio 2011, alternativa a quella a oggi adottata, ossia di poter presentare dei rendimenti al lordo della tassazione». Pur essendo consapevole che si tratta di pura utopia, poiché l'utilizzo dell'ineccepibile formula per "lordizzare" le vecchie quote, espresse in origine al netto della fiscalità, è una strada impraticabile. Per utilizzarla sarebbe necessario disporre anche dei dati storici di entrate e uscite quotidiane dal fondo da parte dei sottoscrittori. Informazioni puntuali che non tutte le Sgr hanno ormai a disposizione. ...alla ricerca della soluzione La richiesta di presentare rendimenti nel tempo omogenei a prescindere dalla tassazione di volta in volta vigente è comunque al vaglio della Consob. E sui tavoli di lavoro ci sono anche delle formule di lordizzazione semplificate, basate su ipotesi che il fondo non riceva conferimenti o prelievi durante il periodo e che non modifichi il suo comportamento gestionale al variare delle poste contabili di debito o credito d'imposta. L'obiettivo è quello di offrire una rappresentazione omogenea dei rendimenti, che consentirebbe altresì di confrontare più correttamente il risultato ottenuto dai fondi di diritto italiano con quello dei fondi esteri, per giungere in qualche modo alla comparabilità dei rendimenti. Non solo sulle pagine dei giornali, ma anche nelle gare di aggiudicazione dei mandati di gestione, per esempio dei fondi pensione, dove i gestori italiani competono con quelli internazionali. E laddove non si giungesse a una soluzione, seppur semplificata, non sarà possibile realizzare minuziosi confronti storici tra fondi italiani ed esteri. La comparazione sarà possibile solo prendendo a riferimento le informazioni dal 1 luglio 2011. Una data che, comunque vada, rappresenterà una sorta di big-bang per l'industria dei fondi. RIPRODUZIONE RISERVATA