PRESSToday Rassegna stampa

22/08/2011 : Notizie del mese Corriere della Sera Ma la «riforma delle riforme» dovrebbe agire sul contributivo Ridurre il deficit ma sbloccare la crescita

ItaliaOggi7 Ancora aperto il cantiere pensioni Donne, vecchiaia anticipata addio La finestra è mobile Ma anche più lunga

Sole 24 Ore, Il ALIQUOTA UNICA PER LE RENDITE

Sole 24 Ore, Il (Del 2028 Lunedi) Bond tra rischio tassi e rischio Paese Caccia ai titoli equiparati

Times, The Pension funds down 250bn and taking too many risks'

23/08/2011 : Notizie del mese Affari Italiani Manovra,"Così si svenderà il patrimonio pubblico" (Online)

Avvenire Altolà di Sacconi: previdenza già corretta Gli «usurati» del settore pubblico La «riforma delle riforme» darebbe subito 2 miliardi Il peso di quel mezzo milione di pensionati-baby

Finanza e Mercati La manovra a pezzi si aggrapperà all'Iva Standard

HelpConsumatori RISPARMIO. Osservatorio Supermoney: il nuovo bene rifugio è il conto deposito

Independent, The David Prosser: Putting a cap on the cost of pensions both present and future

Italia Oggi Cause lunghe, forfait variabile

Sole 24 Ore, Il Falsa equità e politica debole DALLA PRIMA Non assumersi solo il rischio euro

Trentino le famiglie giovani senza un euro in banca - laura lorenzini

24/08/2011 : Notizie del mese Giorno, Il (Milano) I soldi per gli enti locali non si trovano Torna la stretta sulle pensioni rosa

Independent, The David Prosser: The ethics of pension fund investments Italia Oggi L'integrativo sale, la pensione no Per costruire gli europei non può bastare l'euro

Milano Finanza Così si abbatte il costo del debito (MF) La Bnl si fa più snella senza tagli

Sole 24 Ore, Il L'alternativa BTp per la pensione Previdenza. L'attualità del «terzo pilastro» Per la pensione l'opzione «Pip» «L'anzianità è da abolire» «Bisogna abbandonare il requisito degli anni di versamento e passare solo a quello anagrafico»

25/08/2011 : Notizie del mese Corriere della Sera Cambia il superprelievo 5% sopra i 200 mila euro

Espresso, L' Meno soldi per tutti

Foglio, Il L'ultima offerta del Cav. a Bossi: salve le pensioni ma via tutte le province

Italia Oggi Una patrimoniale sull'assistenza

l'Unità.it Pensioni, il Pdl cede alla Lega per evitare lo scontro frontale

Messaggero, Il ROMA Mentre si discute sul destino della super Irpef, due categorie di contribuenti hanno la certez...

Repubblica.it "Tassa solidarietà sopra i 200mila euro" Manovra, il Pdl avverte la Lega "Le pensioni restano in ballo"

Sole 24 Ore, Il L'innalzamento dell'età per finanziare il welfare rosa

26/08/2011 : Notizie del mese Adige, L' Calderoli: tassa sull'evasione Confindustria: «Manovra da correggere» in breve Lega-Pdl, un vertice per trovare l'intesa

Affari Italiani (Online) La Confindustria chiede di cancellare la Robin Tax

Arena, L' Pensioni, c'è uno spiraglio : prove di dialogo tra Pdl e Lega Pensioni, prove di dialogo Pdl-Lega

Bresciaoggi(Abbonati) L'ETÀ PENSIONABILE. La manovra contiene poche norme in materia di previdenza, anche perchè... Pensioni, c'è uno spiraglio : prove di dialogo tra Pdl e Lega Pensioni, prove di dialogo Pdl-Lega

Cittadino, Il Pensioni, la Lega apre uno spiraglio Corriere della Sera Pensioni, l'apertura della Lega «Colpire chi non ha mai lavorato»

Corriere di Como, Il Baby-pensionati sul Lario. Un esercito di 3mila persone

Corriere.it I costi (veri) per assistenza e pensioni

Dire Manovra. Calderoli: tassa su evasione e stretta su pensioni d'oro

Fatto Quotidiano, Il Le pensioni e il silenzio della sinistra Mio Mi auguro vivamente che la proposta-intenzione di

Finextra.com EDB ErgoGroup settles pensions dispute with unions

Gazzetta del lavoro Le pari opportunità anche nello sport

Gazzetta del Sud Pronta una "patrimoniale" contro l'evasione fiscale Ritocco sull'Iva, ecco le ipotesi

Gazzetta dello Sport, Caos Manovra Ora la Lega apre sulle pensioni La (Abbonati)

Giornale, Il " " Aumento dell'Iva al 21%, c'è l'accordo E l'ala nordista del Pdl sbotta contro la Lega: «Non potete dire solo no» Sui tagli alle pensioni Calderoli fa il populista ma apre alla trattativa

Giorno, Il (Milano) Calderoli «taglia» le pensioni di reversibilità

Italia Oggi Usuranti, valida l'istanza incompleta all'Inps per il beneficio del prepensionamento

Libertà Poche le norme sulle pensioni

Mattino, Il Fabrizio Rizzi Roma. Tra Lega e Pdl restano le distanze sulle (Nazionale) possibili modifiche alla manovra. &... Teresa Bartoli Lamberto Dini, presidente della commissione Esteri del Senato, è tra chi nel ...

Messaggero Veneto, Il sulle pensioni è già caduto un governo

Messaggero, Il ROMA - Tra Lega e Pdl restano le distanze sulle possibili modifiche alla manovra. La q...

Milano Finanza (MF) Manovra, si tratta su Iva e pensioni

Nazione, La (Firenze) Calderoli «taglia» le pensioni di reversibilità

Nuova Ferrara, La sulle pensioni è già caduto un governo

Opinione.it, L' I CONTI IN TASCA ALLA MANOVRA

Quotidiano Calabria.it, Disoccupazione: dati allarmanti al Sud, giovani senza prospettive Il

Quotidiano.net Attacco dal Pdl: "Pensioni, Lega poco responsabile" Ma Calderoli: "Quelle di chi ha lavorato non si toccano" Manovra, lettera aperta di 75 manager: "E' iniqua" E Confindustria: "Donne al lavoro fino a 65 anni"

Repubblica, La lega: tagli alle pensioni delle vedove "e ora la patrimoniale antievasori" - silvio buzzanca

Repubblica.it Calderoli: "Una tassa su evasione" Fronda Pdl: "Via 25% organici p.a."

Sole 24 Ore, Il 3 PENSIONI, INTERVENIRE SU ANZIANITÀ E DONNE 4 8 c Crescono le tensioni Pdl-Lega in attesa del vertice fra i leader Obiettivo? Potersi ritirare a 50 anni Pensioni, spiraglio leghista su modifiche alla reversibilità Senza titolo Senza titolo Senza titolo. Senza titolo.... Sindacati uniti sulle pensioni, divisi sui contratti

TGCom Lega contro pensioni reversibilità

Tirreno, Il una stretta sull'anzianità e "anticipo" per le donne

Trend Online Quanto pesano i piccoli numeri

Trentino quante ipocrisie sulle indennità - bruno ballardini

Unione Sarda, L' Roma IVA, LE CINQUE IPOTESI PER UN RITOCCO PENSIONI: IL (Nazionale) LIMITE SALE PER LE DONNE ...

29/08/2011 : Notizie del mese Alto Adige decreto, ad arcore l'ultima trattativa - manolo morandini

America Oggi La Lega. Una tassa sull'evasione Manovra/Tensione tra i lumbard, lunedì il vertice decisivo con Berlusconi . Sfida alla Lega su Iva e pensioni

Corriere Adriatico Iva-pensioni, il Pdl sfida Bossi

Corriere della Sera La Lega: obiettivi centrati Scatta il piano salva-Province le Correzioni, dal Prelievo all'Articolo 8 E la Pressione Fiscale Salirà di due Punti

Dire Manovra. Calderoli: tassa su evasione e stretta su pensioni d'oro Una sforbiciata alle pensioni di chi non ha mai lavorato. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, a R Gazzetta del lavoro Manovra 2011, il contributo di perequazione

Giornale, Il Berlusconi vede Bossi: «L'accordo c'è»

Giorno, Il (Milano) Pensioni, salta il giro di vite Incentivi per chi resta al lavoro

ItaliaOggi7 L'attività usurante è da dimostrare Usuranti, scatta il primo appello

Lavoce.info TFR IN BUSTA PAGA, UN PROGETTO DA DIMENTICARE

Milano Finanza Maledetti baby boomer Per gli aperti niente oneri bancari Scegliere il comparto meno costoso fa lievitare la rendita finale

Nazione, La Pensioni, salta il giro di vite Incentivi per chi resta al lavoro (Firenze)

Sole 24 Ore, Il «Su l'Iva solo per ridurre l'Irap»

Sole 24 Ore, Il (Del ANSA Lunedi)

Sole 24 Ore, Il Previdenza, vuole abbandonare il Fip (Plus) Quante pensioni devono pagare le banche inglesi

Stampa, La Pressing su Bossi per alzare l'età minima::Chi sta contando gli ... (Milano)

Tirreno, Il normativa

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Corriere della Sera Data: "Ma la «riforma delle riforme» dovrebbe agire sul contributivo" 22/08/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 22/08/2011 - pag: 11 Ma la «riforma delle riforme» dovrebbe agire sul contributivo

ROMA Se si interverrà sulle pensioni (tutto dipende dagli equilibri nella maggioranza), l'ipotesi che ha maggiori chance è l'anticipo al 2012 di quota 97, che altrimenti dovrebbe scattare nel 2013 e poi il suo aumento fino a quota 100-101. Buone possibilità ha anche l'anticipo dell'incremento dell'età pensionabile delle donne. Ma allo studio c'è anche quella che sarebbe la riforma delle riforme: il contributivo pro-rata per tutti con la reintroduzione della fascia flessibile d'età, tipo 63-68 anni. Meno possibilità ha invece l'aumento dei contributi. In ogni caso, nuovi interventi sulle pensioni farebbero raccogliere al governo entrate strutturali per svariati miliardi. Quota 101 Il sistema delle quote regola il pensionamento d'anzianità. Fino a tutto il 2012 si può lasciare il lavoro avendo 36 anni di contributi e 60 di età oppure 35 di contributi e 61 di età (per gli autonomi la quota è 97). Dal 2013 scatterà quota 97 per i lavoratori dipendenti (36+61 o 35+62) e 98 per gli autonomi. Facendo partire quella 97 già nel 2012, si potrebbero risparmiare 400 milioni il primo anno, ma già 1,2 miliardi nel 2013. La manovra potrebbe essere completata con step successivi: per esempio aumentando la quota di uno ogni due anni fino ad arrivare a 101: 66 anni d'età più 35 di contributi o 65+36. A regime si risparmierebbero 1,8 miliardi l'anno. Donne a 65 anni L'ultima manovra, quella del 13 agosto, ha accelerato il percorso previsto dal decreto del 6 luglio. Per le lavoratrici del settore privato l'età per la pensione di vecchiaia, oggi 60 anni, salirà gradualmente dal 2016 per arrivare nel 2028 a 65 anni. Se si partisse già nel 2012 i risparmi previsti arriverebbero subito. La relazione tecnica alla prima manovra stimava risparmi per 145 milioni nel 2021 «progressivamente crescenti» fino allo «0,4% del Pil nel 2031- 2040», cioè 6,5 miliardi a valori attuali. La relazione tecnica alla manovra bis fa notare che a questi risparmi vanno aggiunti quelli conseguenti all' anticipo della misura: 112 milioni nel 2017, 320 milioni nel 2018, 565 milioni nel 2019, 1,2 miliardi nel 2020, 1,8 miliardi nel 2021. Risparmi che potrebbero arrivare, appunto, già dal 2012. Contributivo Sarebbe la madre di tutte le riforme e realizzerebbe una maggiore equità intergenerazionale. Piace al ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta. È tornata a proporla nei dettagli Elsa Fornero, grade esperta di previdenza. Si tratterebbe di tornare all'impostazione originaria della riforma Dini aggiornandola. Al posto dei requisiti d'età per la pensione di vecchiaia e quella di anzianità, ci sarebbe una fascia flessibile di pensionamento a scelta dei lavoratori, tra 63 e 68 anni, uguale per tutti e col calcolo della pensione col contributivo pro-rata. Renderebbe molti miliardi, ma si tratta di una riforma che rimetterebbe in discussione troppe cose e quindi ha poche chance. Aumento dei contributi Improbabile anche l'aumento dei contributi proposto dal vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, Giuliano Cazzola (Pdl), che vorrebbe portare l'aliquota sui parasubordinati (co.co.co. e co.co.pro.) al 33% (oggi pagano il 26%) come i lavoratori dipendenti. «Si incasserebbero 1,3 miliardi». Le aliquote andrebbero aumentate, «ma sui lavoratori autonomi che hanno le gestioni previdenziali in profondo rosso e pagano il 20% ribatte Gian Paolo Patta, membro del consiglio di indirizzo e vigilanza dell'Inps . Secondo il consuntivo 2010 i coltivatori, artigiani e commercianti hanno raggiunto insieme un deficit di oltre 10 miliardi». Un contributo di solidarietà «su tutti quelli che sono andati in pensione prima di 50 anni d'età e non hanno svolto lavori usuranti» viene proposto dal portavoce dei giovani del Pdl, Giovanni Donzelli, anche alla luce del dibattito che si è svolto nei giorni scorsi sul Corriere e al quale hanno partecipato centinaia di lettori. Enrico Marro RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Ridurre il deficit ma sbloccare la crescita" 22/08/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Idee e Opinioni data: 22/08/2011 - pag: 36 Ridurre il deficit ma sbloccare la crescita

di ROGER ABRAVANEL L a manovra che si discute in questi giorni è focalizzata sull'equilibrio di bilancio ma fa poco per la crescita, senza la quale i mercati continueranno a penalizzarci perché, pur azzerando il deficit, non potremo garantire di ripagare l'enorme debito accumulato fino ad oggi. È fondamentale, quindi, ripensare l'attuale manovra in una prospettiva volta alla crescita dell'economia, puntando su tre leve tra loro collegate: pensioni, tasse e lavoro. Prima leva: le pensioni. È essenziale alzare subito l'età pensionabile a livello degli altri Paesi per tre ragioni: 1) ridurre in maniera determinante la spesa pubblica (nel 2008 la spesa per le pensioni è costata in Italia 5 punti di Pil di più che nel resto dell'Europa). 2) diminuire la spaventosa ineguaglianza intergenerazionale che sta aumentando, con figli e nipoti che pagano le pensioni di genitori e nonni che hanno lavorato meno e hanno pensioni più alte. 3) fare lavorare più persone, dando un contributo essenziale allo sviluppo economico. In Italia non sono solo i giovani a non lavorare: poco più del 30 per cento delle persone nella fascia di età tra i 55 e i 65 anni lavorano, contro il 45 per cento della Germania e il 70 per cento della Svezia. Seconda leva: le tasse. Anche le nuove tasse dovrebbero essere funzionali alla crescita e non solo alla riduzione del deficit. Il «contributo di solidarietà» (in realtà un aumento dell'Irpef) otterrebbe però l'effetto opposto perché quel mezzo milione di dirigenti, imprenditori e professionisti che guidano l'economia saranno disincentivati a impegnarsi per aumentare un reddito che per oltre la metà andrà allo Stato. Per stimolare la crescita bisogna invece ridurre le tasse sul reddito per tutti, anche per coloro che guadagnano di più, se se lo meritano perché creano opportunità di crescita e non evadono le tasse. Le nuove entrate, invece che dall'aumento dell'Irpef, dovrebbero venire da una lotta decisa all'evasione fiscale che continua a costare 120 miliardi l'anno, tra Iva (un terzo evasa, tre volte la media europea) e tasse non pagate (per scontrini non battuti, servizi a domicilio e opere edili di manutenzione in nero, ecc.). Vanno colpiti non soltanto i grandi evasori (proclama gradito a molti politici perché piace alla maggioranza degli elettori, ma vale poco), ma anche i milioni di partite Iva che oggi l'Iva non la pagano, i lavoratori autonomi e micro imprese che dichiarano redditi risibili ecc. ecc. (e questo piace meno agli elettori e quindi ci vogliono politici coraggiosi). I riflessi di una seria lotta all'evasione non si vedranno solo sul deficit. Combattere l'evasione sarà un'arma segreta per rilanciare la crescita perché contribuirà a riformare il mondo delle imprese, che oggi soffre di uno spaventoso gap di produttività: in Italia abbiamo, infatti, poche imprese medie e grandi, che sono quelle che trascinano l'economia industriale e dei servizi. Questo avviene perché un sommerso record permette a molte piccole imprese inefficienti di competere con quelle più innovative che vogliono crescere secondo le regole della concorrenza leale. Il nostro Pil pro capite raggiungerà quello tedesco quando il 20-30 per cento del Pil sarà generato da imprese medie e grandi, come in Germania, e non dal 3-4 per cento come avviene ora. La lotta all'evasione sarà essenziale per fare nascere una sana concorrenza e fare nascere il libero mercato che sbloccherà lo sviluppo, soprattutto nei servizi, come il commercio, il turismo e le costruzioni. Nella terra dei mobilieri non è nata un'Ikea. Nel mondo della moda non sono nate Zara ed H&M. Nel settore alberghiero del Paese più bello del mondo abbonda l'evasione e non sono nate le NH Hoteles, Sofitel, Starwood, quelle grandi catene alberghiere che sono essenziali per trasformare il nostro turismo da «turismo da secchiello e paletta» a turismo di cultura. Il settore delle costruzioni è il più frammentato d'Europa, con migliaia di piccole imprese, che eseguono anche lavori abusivi e spesso in nero e ostacolano la crescita di grandi imprese, competitive a livello internazionale. Terza leva: il lavoro. È urgente una riforma del mercato del lavoro che permetta di assumere i giovani precari e disoccupati, lasciando alle imprese la possibilità di licenziare se necessario, ma offrendo ai lavoratori una protezione, con un sussidio di disoccupazione e grazie alla possibilità di riqualificarsi come in Olanda e Danimarca. Questa riforma stimolerebbe anche la crescita delle imprese perché, grazie al sussidio di disoccupazione, sarebbe accettabile abolire l'articolo 18 che, non applicandosi sotto i 15 dipendenti, incentiva oggi il nanismo imprenditoriale. Le tre leve, pensioni, tasse e lavoro sono tra loro collegate. Per riformare il mercato del lavoro e abolire l'articolo 18 occorrerebbe un fondo per la disoccupazione e la riqualificazione, finanziato con l'aumento dell'età pensionabile e con le tasse dal recupero dell'evasione. Non sarebbe quindi a carico delle imprese, che già oggi con la cassintegrazione finanziano gli ammortizzatori sociali per i lavoratori con contratto a tempo indeterminato. Un grande cambiamento quindi nel welfare all'italiana, in cui è lasciato alle imprese l'onere di proteggere il lavoro del capofamiglia maschio (e le donne stanno a casa a occuparsi di anziani e figli), mentre nei welfare moderni è lo Stato che protegge il lavoro di tutti, uomini e donne. Un dibattito su queste idee e sui numeri sottostanti (quanto vale veramente la manovra sulle pensioni?) è essenziale, per impostare coerentemente la attuale manovra e assicurarsi che spinga la crescita. Purtroppo, in questi giorni, la politica dibatte affannosamente su tagli e «contributi di solidarietà», ma la crescita non sembra essere un problema all'ordine del giorno. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Ancora aperto il cantiere pensioni" 22/08/2011

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 22/08/2011 - pag: 3 autore: di Daniele Cirioli Giuliano Cazzola (Pdl) e Cesare Damiano (Pd) a confronto sulle due ultime riforme estive

Ancora aperto il cantiere pensioni

Rispetto a 10 anni fa bisogna lavorare almeno 3 anni in più Il cantiere pensioni non chiude mai. In un decennio, si è allontanata di quattro anni la pensione di anzianità con il doppio requisito (età/contributi) e di tre quella con il solo requisito contributivo; per la vecchiaia, le donne (statali) devono lavorare cinque anni in più; tutti i pensionati, inoltre, prima di intascare la pensione devono aspettare (e lavorare) otto mesi in più. Un esempio. Oggi, nel mese di agosto 2011, per avere la pensione di anzianità serve l'età di 60/61 anni e 35 anni di contributi come minimo; con questi requisiti, il primo assegno arriverà a settembre 2012. Dieci anni fa, nel mese di agosto del 2001, la pensione di anzianità si otteneva con almeno 35 anni di contributi e l'età minima di 56 anni, oppure con 37 anni di contributi a prescindere dall'età (oggi ne servono 40); in presenza di questi requisiti la pensione è arrivata a gennaio 2002 (quattro mesi dopo). Insomma, in dieci anni, il periodo di lavoro prima della pensione (di anzianità) si è allungato di cinque anni. Nel decennio immediatamente precedente (1991-2001), l'interesse del legislatore è stato rivolto alla pensione di vecchiaia. Che, mentre nel 1991, la si otteneva con 15 anni di contributi e 60 anni d'età (55 le donne), nel 2001 occorrevano 20 anni di contributi e 65 anni d'età (60 le donne), in pratica gli stessi requisiti che servono oggi (salvo 12 o 18 mesi di attesa in più alla «finestra»). Tutto qua? Assolutamente no. Perché accanto a requisiti più stringenti per ottenerla, la pensione ha subìto una potatura nella sua consistenza: è stato modificato il criterio di calcolo che ora non si basa più sulla retribuzione (o su una media di queste), ma su i contributi versati durante la vita lavorativa. E adesso? Che cosa c'è da aspettarsi per il futuro? Nuove modifiche e nuove riforme: quelle non riuscite alla manovra-bis appena varata, ma insistenti nelle idee del Legislatore. E se parliamo di pensione, il «Partito» fa poca differenza: tutti d'accordo che serve ancora metterci mano… ItaliaOggi Sette ha sentito Giuliano Cazzola, deputato Pdl e vice presidente della Commissione lavoro e Cesare Damiano, deputato Pd e ministro del lavoro nell'ultimo Governo Prodi. Domanda.La manovra-bis è in vigore e presto andrà convertita in legge….. Risponde Cazzola. Durante il tormentone della supermanovra m'ero chiesto i motivi per cui il Governo aveva salvaguardato la natura confidenziale della lettera di Trichet con (vero e proprio segreto di Pulcinella) le condizioni della Bce per sostenere, con un piano di acquisti, i nostri titoli di Stato. Oggi si comprende, valutando il decreto, che l'esecutivo non era in grado di portare avanti la linea coraggiosa suggerita dalla banca europea. Così la supermanovra rischia di diventare un'altra occasione perduta, esposta alle scorribande di mercati finanziari. Risponde Damiano. Ancora una volta ci troviamo di fronte a una manovra socialmente iniqua che colpisce i redditi medio bassi e si ostina a non voler intervenire su patrimoni e rendite in modo significativo. È preoccupante, inoltre, il fatto che la manovra rileva la sua inefficacia ai fini dello sviluppo del Paese: non ci sono risorse per la crescita e questo ci condannerà ad una depressione dell'economia, a una spirale negativa anche nel futuro.D. Rispetto alle attese, la previdenza è stata poco toccata dalla mannaia che ha recuperato i 45,5 mld di euro nel prossimo biennio. Che cosa poteva/doveva fare di più il Governo?Cazzola. Sono proprio le (mancate) misure in materia di pensioni a deludere di più. In pratica, a parte un ulteriore giro di vite su talune prestazioni del pubblico impiego e sul pensionamento nella scuola, viene anticipata di quattro anni la procedura (tuttora troppo lunga) di allineamento a 65 anni per la vecchiaia delle lavoratrici del settore privato. Sull'anzianità è passato il veto di Bossi. Non vi è stata neppure la possibilità di anticipare al 2012, per i dipendenti, quota 97 (con età minima di 61 anni), ripercorrendo così a ritroso lo «scalone» introdotto dal ministro Maroni nel 2003 e corretto, con un importante dispendio di preziose risorse, dal Governo Prodi.Damiano. Come Pd abbiamo una proposta alternativa. Ricordo che, da ministro del lavoro, ho contribuito a elevare l'età pensionistica per l'anzianità, tant'è che nel 2013 andrà a regime «quota 97». Detto questo, penso che nel momento in cui entrerà sempre più in vigore il «sistema contributivo», per le nuove generazioni sarebbe opportuno non più vincolare il momento di andare in pensione a una norma rigida, ma di consentire ai lavoratori una scelta libera, avendo ovviamente alle spalle un minimo di contributi, per esempio di 35 anni. Una scelta libera che potrebbe essere collegata in un range compreso fra i 62 e i 70 anni di età, con incentivi a coloro che superano i 65 anni. Sarebbe una scelta che la persona potrebbe fare in base alle condizioni personali e familiari: quanti lavorano in famiglia; ho sistemato il figlio; ho un mutuo da pagare; voglio rimanere a casa o continuare a lavorare. D. Nel giro di due anni, il Governo ha rivoluzionato il settore previdenza introducendo, tra l'altro, i 65 anni d'età per la vecchiaia alle donne statali, la finestra mobile e la «speranza di vita»…Cazzola. Insisto: nel settore previdenziale sarebbero ancora possibili misure «virtuose»: a) accelerazione dell'età di vecchiaia a 65 anni per le lavoratrici del settore privato. Si sarebbe potuto cominciare dal 2012 in ragione di un anno ogni due; b) abolizione della quiescenza di anzianità con 40 anni a prescindere dall'età. Per come è composto il mercato del lavoro, questa è rimasta la «via d'uscita» più breve per le generazioni dei baby boomers che, avendo iniziato a lavorare presto, possono andare in pensione sovente prima dei 60 anni. Sarebbe, inoltre, stato il caso di rendere più severe le regole per la pensione di anzianità portando, nel giro di qualche anno, la somma dei requisiti (età e contributi) a quota 100 rispetto a quota 97; c) liquidazione delle future pensioni di reversibilità in base a calcoli attuariali sull'età del beneficiario; d) applicazione, pro rata, ovvero dal 2012 in poi, del calcolo contributivo a tutti (incluso, dalla prossima legislatura, al vitalizio dei parlamentari); e) allineamento graduale dell'aliquota dei co.co.co. in via esclusiva iscritti alla Gestione separata Inps (ora al 26%) a quella dei dipendenti (33%). Infine, guardare alla prospettiva di un pensionamento unico, per tipologia e genere, e flessibile nel sistema contributivo.Damiano. Questo Governo ha massacrato la previdenza, al di fuori di questa e dell'altra manovra. Per l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego a 65 anni, ha utilizzato ad arte una norma europea che non necessariamente doveva portare a un provvedimento di quella natura. Poi questo è il Governo che obbliga chi matura 40 anni di contributi a rimanere per un altro anno al lavoro o, peggio, in carenza di lavoro o terminato il periodo di mobilità (non raro di questi tempi di crisi), a rimanere senza pensione e senza stipendio per un anno. Penso che già tutto questo abbia costituito una sorta di «saccheggio» al sistema pensionistico e che solo poco tempo prima il ministro Sacconi e il presidente dell'Inps dichiaravano essere un sistema equilibrato e virtuoso di riferimento per l'Europa. Ricordo, inoltre, che il ministro Sacconi aveva spergiurato, dicendo «non alzeremo l'età pensionistica delle donne del privato a 65 anni», cosa poi che è invece avvenuta nella manovra scorsa. Penso che le mani nelle tasche degli italiani siano state messe, e soprattutto che sia stato inferto un colpo mortale allo stato sociale. Il mio giudizio è fortemente negativo.D. L'ultima proposte arrivata dalla maggioranza vorrebbe dirottare il tfr dai fondi pensione in busta-paga…Cazzola. Avvalendomi del linguaggio colorito e spiccio di Umberto Bossi la sua ultima trovata meriterebbe il medesimo commento del rag. Fantozzi al film La corazzata Potemkin. Il tfr, per lavoratori e aziende, è una risorsa troppo importante per consentire che quelle poche decine di euro – che finirebbero in busta paga, dopo la falcidia della progressività delle aliquote fiscali – vengano bruciate sul falò dei consumi. Tanti sono i ruoli che il tfr svolge. Oltre alla sua funzione iniziale – quella di sostenere i lavoratori e le loro famiglie durante un fase di disoccupazione – da tempo le liquidazioni sono state individuate come la principale fonte di finanziamento della previdenza complementare, fino al punto di metterlo a disposizione dei lavoratori affinché possano sceglierne il versamento in una forma di previdenza privata.Damiano. Non mi convince questa proposta. È un palliativo che ha una contraddizione enorme, perché si bloccano i rinnovi dei contratti nel pubblico impiego, si piange sul fatto che le buste paga sono troppo magre e si pensa di supplire al dimagrimento voluto dal Governo con la distribuzione del tfr in busta paga. In questo modo si toglie una risorsa per la previdenza complementare. Non si possono fare troppe cose con lo stesso cespite: il tfr non può essere utilizzato per tutte le stagioni. La scelta di dirottarlo verso la pensione complementare va a vantaggio delle giovani generazioni e credo che debba essere mantenuta. Sarebbe persino necessario che il Governo lanciasse, come fece il Governo Prodi, una grande campagna di adesione alla previdenza complementare, ai fondi contrattuali soprattutto da parte delle giovani generazioni. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Donne, vecchiaia anticipata addio" 22/08/2011

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 22/08/2011 - pag: 4 autore: Pagina a cura di Daniele Cirioli La marcia verso la piena equiparazione tra i sessi si completerà dal 2028 con il settore privato

Donne, vecchiaia anticipata addio

Dal 2012 statali in pensione a 65 anni come gli uomini Donne senza più diritto a una pensione anticipata di vecchiaia. Tempo 15 anni, e l'equiparazione fra i due sessi, maschi e femmine, settore pubblico e privato, sarà completa. Si parte dal prossimo anno. Dal 1° gennaio 2012, infatti, tutti gli impiegati pubblici possono andare in pensione (di vecchiaia) con uno stesso requisito d'età (oltre al minimo di 20 di contributi): 65 anni, siano donne o uomini. La differenza resterà ancora per qualche tempo, invece, solamente nel settore privato, dove le donne potranno andare in pensione prima, a 60 anni, fino al 31 dicembre 2015. Poi, dal 2016, scatterà pure lì la graduale salita verso il tetto dei 65 anni, che verrà raggiunto dopo 15 anni. In conclusione, dal Capodanno del 2028, tutti i lavoratori, maschi e femmine, pubblici impiegati e dipendenti privati, andranno in pensione di vecchiaia non prima di 65 anni di età. La «vecchiaia» dal 2011Vecchiaia a 65 anni per tutti? Questo in base a quanto dice la legge. Praticamente, però, va tenuto presente il doppio gioco della «speranza di vita» e della «finestra mobile». Pertanto, l'effettiva età di accesso alla pensione slitterà in avanti di altri uno/due anni. Infatti, prima di tutto va tenuto presente che la finestra mobile innalza di un anno (66 anni) o di un anno e mezzo (66 anni e 6 mesi) l'età di pensionamento, rispettivamente, a dipendenti e automi. Poi va considerato che la «speranza di vita», presumibilmente, nei 15 anni che ci distanziano dal 2028, apporterà l'aggiunta di almeno un altro anno al requisito d'età per la pensione. Insomma, dal 2028 non è sbagliato immaginarsi che si andrà in pensione di vecchiaia all'età di 68 anni, uomini e donne.A parte queste considerazioni, nessuna altra novità di effetto immediato è prevista dalla manovra bis (dl n. 138/2011 in vigore dal 13 agosto) sulle pensioni di vecchiaia. Pertanto, resta fermo che dal 1° gennaio la pensione di vecchiaia si ottiene con minimo 20 anni di contributi e l'età di 65 anni per gli uomini, di 60 anni per le donne del settore privato e di 61 anni per le donne del pubblico impiego. Dal 2012, poi, comincerà la rivoluzione. Prima scatterà lo «scalone» nel pubblico impiego, così che tutti i dipendenti statali, femmine e maschi, andranno in pensione di vecchiaia a 65 anni (in pratica, lo scalone è il passaggio del requisito d'età per le donne da 61 a 65 anni). Poi, dal 2016, grazie all'anticipo della manovra bis, scatterà la marcia verso i 65 anni per le donne nel privato.Una «finestra» nella scuola Qualcosa di «nuovo» comunque c'è nella manovra bis: è la novità di una «finestra» di uscita anche al personale della scuola, abitualmente esonerato dal posticipo delle decorrenze delle pensioni. La novità entrerà in vigore dal prossimo anno, cioè si applicherà a chi maturerà i requisiti di pensione dal 1° gennaio 2012, e consiste in questo: chi matura i requisiti in un anno solare, andrà in pensione dall'anno scolastico o accademico che inizia l'anno solare seguente. La novità dunque è il posticipo di un anno (mese più, mese in meno) dell'accesso alla pensione; fino a tutto quest'anno, infatti, vale invece la regola che, chi matura i requisiti per la pensione in un anno solare, va in pensione a partire dall'anno scolastico o accademico dello stesso anno solare di maturazione dei requisiti (chi riesce a maturare i requisiti entro il 31 dicembre 2011, potrà ancora accedere alla pensione dal prossimo 1° settembre). PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "La finestra è mobile Ma anche più lunga" 22/08/2011

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ItaliaOggi7 sezione: primo piano data: 22/08/2011 - pag: 4 autore: La finestra è mobile Ma anche più lunga

A partire dal 1° gennaio 2011 (per chi va in pensione da tale data in poi), è in vigore una diversa decorrenza delle pensioni, di tutte le pensioni (anzianità, vecchiaia ecc.). Al posto delle «finestre» rigide, infatti, è diventata operativa la cosiddetta «finestra mobile» o «a scorrimento», che prevede la decorrenza del pensionamento non ad epoche prestabilite (trimestre, semestre ecc.), ma a distanze fisse e certe: dopo 12 mesi nel caso dei lavoratori dipendenti e dopo 18 mesi nel caso dei lavoratori autonomi. In particolare, le pensioni decorrono dal primo giorno del mese successivo alla scadenza dei predetti termini. Un esempio. I requisiti di pensionamento vengono perfezionati entro il corrente mese di agosto? La pensione decorrerà dal 1° settembre 2012 al lavoratore dipendente ovvero dal 1° marzo 2013 al lavoratore autonomo. Altro esempio. Al lavoratore dipendente che abbia raggiunto la «quota 96», con 36 anni di contribuzione e 60 anni di età, il 30 giugno 2011, la pensione decorrerà dal 1° luglio 2012. Cosa è cambiato rispetto al passato? È cambiato che deve lavorare sei mesi in più, perché con le vecchie regole (vigenti fino al 2010), avrebbe ottenuto la liquidazione del primo assegno di pensione dal 1° gennaio 2012. Ancora un altro esempio. La lavoratrice dipendente che ha compiuto 60 anni il 23 marzo 2011 avendo maturato 21 anni di contributi, percepirà la sua prima pensione il 1° aprile 2012; con le vecchie regole, avrebbe già incassato il primo assegno di pensione lo scorso mede di luglio 2011 e invece deve lavorare dieci mesi in più. Le cose stanno un poco peggio per chi vuole andare in pensione con 40 anni di contributi: l'attesa alla «finestra», infatti, è più lunga. Dal prossimo anno, in particolare, chi matura la pensione con il massimo dei contributi (appunto, con i 40 anni di servizio) dovrà lavorare un mese in più per poter incassare il primo assegno di pensione, ossia 13 mesi se è un lavoratore dipendente 19 mesi se è lavoratore autonomo; dal 2013 dovrà lavorare due mesi in più (ossia, rispettivamente, 14 e 20 mesi) e a partire dal 2014 tre mesi in più (ossia 15 e 21 mesi). Con questa misura, la manovra di luglio (legge n. 133/2011) ha colpito, sul triennio 2012/2014, circa 115 mila lavoratori vicini alla pensione (80 mila dipendenti e 35 mila autonomi). La novità si applica a coloro che maturano il requisito dei 40 anni dal prossimo anno (2012); resta fuori pertanto chi i 40 anni riesce a raggiungerli entro la fine del 2011, nonché speciali categorie di lavoro nel limite di 5 mila unità. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "ALIQUOTA UNICA PER LE RENDITE" 22/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-21 - pag: 13 LA MANOVRA DI FERRAGOSTO

ALIQUOTA UNICA PER LE RENDITE

LEGENDA Sugli strumenti finanziari la tassazione sale dal 12,5 al 20% mentre diventa più vantaggiosa per i conti corrente e i depositi Arriva l'aliquota unica per la tassazione delle rendite finanziarie, con qualche eccezione. Il decreto legge 138/2011 ha infatti introdotto un'aliquota al 20% che si applica dal 1 gennaio 2012 alle ritenute e alle imposte sostitutive sui redditi di natura finanziaria. Così, se da un lato si abbassa (dal 27 al 20%) la tassazione degli interessi dei conti corrente bancari e postali, dei depositi di risparmio e dei certificati di deposito (rendendoli più "appetibili"), dall'altro si alza dal 12,5 al 20% l'aliquota su titoli obbligazionari o similari emessi da banche e imprese private con durata superiore ai 18 mesi; sulle ritenute, gli interessi e i redditi di capitale di fonte estera e le quote Oicvm, su cambiali, sui redditi di capitale dei fondi d'investimentoe sul risparmio gestito. Fanno eccezione i titoli di Stato ed equiparati, i buoni fruttiferi postali, i titoli emessi da altri Stati white list, i titoli di risparmio per l'economia meridionale e le forme di previdenza complementare per cui le aliquote restano invariate. Nelle casse dello Stato la nuova tassazione per le rendite finanziarie introdotta dalla manovra di Ferragosto dovrebbe portare secondo le stime della relazione tecnica 1,4 miliardi nel 2012 e 1,5 milioni nel 2013, che diventeranno 1,9 a partire dal 2014. Per fare il punto sulle novità legate alle rendite finanziarie Il Sole 24 Ore ha dato un giudizio, voce per voce, sulla efficacia della norma e sulla sua concreta fattibilità. DIZIONARIO A CURA DI: Marco Piazza LA VOCE DEL DIZIONARIO EFFICACIA SUI CONTI da 1 a 10 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - ALTAMEDIABASSA A ALIQUOTE EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - MEDIA Dal 1 gennaio 2012, le ritenute e le imposte sostitutive sui redditi di natura finanziaria saranno applicate con l'aliquota base del 20% con poche eccezioni: i titoli pubblici ed equiparati, i titoli di Stati esteri White list, i proventi percepiti dai fondi pensione, i titoli di risparmio per l'economia meridionale, i dividendi distribuiti a società ed enti soggetti all'imposta sul reddito delle società nella Comunità o in Stati See white list, ai quali continuano ad applicarsi le aliquote vigenti. La nuova aliquota si applica anche alle ritenute e agli interessi da aziende di credito e poste (depositi , conti correnti, libretti postali e certificati di deposito). Le nuove disposizioni hanno efficacia dal 1 gennaio 2012. In particolare: per le obbligazioni bancarie e quelle di società quotate, la ritenuta del 20% si applicherà sul rateo di interesse maturato a partire dal 1 gennaio 2012; per le altre obbligazioni, dalle cedole che scadranno a partire dal 1 gennaio 2012; per i dividendi, da quelli percepiti dal 1 gennaio 2012; per i capital gain, da quelli realizzati dal 1 gennaio 2012, intendendosi per "realizzo" la circostanza che sia avvenuta sia la cessione dello strumento finanziario o l'esecuzione del contratto, sia la percezione del corrispettivo. Secondo quanto stimato dal Governo e riportato nella relazione tecnica alla manovra di Ferragosto, le nuove aliquote porteranno, una volta a regime, circa 1,9 miliardi all'anno nelle casse dello Stato. Per il 2012 è previsto un introito di 1,4 miliardi ALLINEAMENTO EFFICACIA SUI CONTI 7 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - MEDIA Sarà possibile optare per l'allineamento dei valori fiscali dei titoli, delle valute e degli altri strumenti finanziari in portafoglio, versando l'imposta sostitutiva del 12,5 per cento. L'allineamento dovrà riguardare tutti i titoli posseduti in regime dichiarativo e tutti quelli appartenenti a ciascun rapporto in regime amministrato. In caso di opzione per l'allineamento si dovrà farlo anche per i fondi comuni nazionali e gli Oicvm europei (o istituiti in Stati See con scambio d'informazioni) B BOT, CCT, CTZ EFFICACIA SUI CONTI 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Bot, Cct, Ctz e altri titoli pubblici ed equiparati restano soggetti alle aliquote vigenti (di norma 12,5 per cento) sia per quanto riguarda gli interessi e altri proventi sia per quanto riguarda i "capital gain" BUONI FRUTTIFERI POSTALI EFFICACIA SUI CONTI 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Fra i titoli assimilati ai titoli di Stato vi sono anche i Bfp, ossia i buoni postali fruttiferi (si veda la risoluzione dell'agenzia delle Entrate n.58/E del 2000) dei quali esistono attualmente in circolazione emissioni soggette alla ritenuta del 6,5 per cento o del tutto esenti C CAPITAL GAIN EFFICACIA SUI CONTI 7 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - ALTA Per le persone fisiche e gli enti non commerciali al di fuori dell'esercizio d'impresa e per le società semplici, le plusvalenze e minusvalenze derivanti dalla cessione onerosa di strumenti finanziari o da contratti da cui derivino differenziali che possono essere positivi o negativi in dipendenza di un evento incerto saranno normalmente soggetti all'imposta sostitutiva del 20 per cento. Le plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate continueranno a dover essere indicate nel modello Unico e a essere tassate in Irpef progressiva con base imponibile ridotta al 49,72 per cento. La base imponibile resta del 100% per le partecipazioni in società black list con la sola eccezione delle non qualificate in società quotate alle quali continuerà ad applicarsi l'imposta sostitutiva a titolo definitivo, ma nella misura del 20% anziché del 12,5 per cento CONTI CORRENTI EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - ALTA Per effetto della manovra di Ferragosto la tassazione degli interessi dei conti correnti bancari e postali, dei depositi di risparmio e dei certificati di deposito passerà dal 27% al 20 per cento D DIVIDENDI EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - ALTA Gli utili distribuiti dalle società ai propri soci persone fisiche non imprenditori e i proventi assimilabili (avendo natura di partecipazione agli utili dell'impresa) saranno assoggettati a ritenuta o imposta sostitutiva del 20% se la partecipazione non è qualificata, a meno che la società da cui provengono i dividendi sia una black list non quotata; altrimenti continueranno, come ora, a concorrere alla formazione del reddito nella misura del 49,72% (100% se la società che distribuisce il dividendo è black list). I dividendi distruiti a soggetti non residenti subiranno un'unica ritenuta in uscita del 20% (salvo l'applicazione di convenzioni contro le doppie imposizioni pù favorevoli), con l'eccezione di quelli verso società ed enti soggetti all'imposta sul reddito delle società nella Comunità o in Stati See white list, i quali saranno tassati all'1,375% a meno che non spetti l'esenzione prevista dalla direttiva " madri e figlie" E EMITTENTI SOVRANAZIONALI EFFICACIA SUI CONTI 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA I titoli emessi da Bers, Bei, Birs, e gli altri enti e organismi internazionali costituiti in base ad accordi resi esecutivi in Italia restano soggetti al vigente regime (di norma ritenuta o imposta sostitutiva del 12,5%). Manca un elencazione aggiornata di questi emittenti F FONDI COMUNI ESTERI EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Gli Oicvm la cui società di gestione è soggetta a vigilanza in uno Stato Ue o in uno Stato See white list sono tassati come i fondi italiani, anche se non si tratta di fondi armonizzati rispetto alla direttive comunitarie. I proventi degli altri fondi comuni non residenti concorrono a formare il reddito complessivo dell'investitore al 100%; le plusvalenze derivanti dalla cessione, però, saranno tassate con l'imposta sostitutiva del 20%. L'imposta sostitutiva del 20% troverà applicazione anche per i proventi e capital gain dei fondi immobiliari esteri FONDI COMUNI ITALIANI EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Fondi comuni italiani. I proventi distribuiti dagli organismi di investimento collettivo del risparmio nazionali e quelli costituiti dalla differenza fra il valore risultante dal prospetto alla data di cessione o del rimborso e quello alla data dell'acquisto o sottoscrizione (cosiddetto "delta Nav") saranno soggetti alla ritenuta del 20 per cento. Le perdite saranno deducibili da eventuali plusvalenze tassabili al 20 per cento. Eventuali plusvalenze realizzate in caso di cessione (può accadere per gli Etf e per le quote di fondi di private equity) sono soggette all'imposta sostitutiva del 20 per cento. Il regime dei proventi derivanti dal possesso di quote di fondi immobiliari italiani non è cambiato FONDI PENSIONE EFFICACIA SUI CONTI 7 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - ALTA I proventi di natura finanziaria dei fondi pensione restano assoggettati all'imposta sostitutiva dell'11 per cento. Scompare la ritenuta dell'11% sui dividendi corrisposti ai fondi pensione esteri i quali, quindi, saranno tassabili al 20 per cento I INTERESSI EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - MEDIA Gli interessi e gli altri proventi (scarto di emissione; premio di rimborso; differenza fra prezzo di rimborso e prezzo di emissione, nel caso di titoli "zero coupon") delle obbligazioni diverse dai titoli pubblici e similari e dai titoli degli Stati esteri white list nonché dai titoli di risparmio per l'economia meridionale saranno assoggettati alla ritenuta o all'imposta sostitutiva del 20% anziché del 12,5 per cento. La ritenuta di norma è applicata a titolo d'acconto nei confronti degli esercenti imprese P PARTECIPAZIONI IN SOCIETÀ EFFICACIA SUI CONTI 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Le partecipazioni in società (azioni, quote) si distinguono in qualificate e non qualificate. Le partecipazioni sono qualificate se rappresentano oltre il 20% di diritti di voto in assemblea ordinaria o oltre il 25% del capitale. La distinzione è rilevante sia per la tassazione dei dividendi, sia per quella dei capital gain POLIZZE VITA EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - MEDIA I proventi delle polizze vita, in caso di riscatto, saranno tassati al 20 per cento. È previsto un regime transitorio in base al quale la nuova tassazione sarà applicabile solo alla parte di proventi maturata dal 1 gennaio 2012 PRONTI CONTRO TERMINE EFFICACIA SUI CONTI 6 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Nelle operazioni di pronti contro termine, il rendimento è rappresentato dalla somma algebrica dell'interesse del titolo acquistato a pronti maturato durante il contratto e dallo scarto fra il prezzo d'acquisto a pronti e il prezzo di cessione a termine, concordato, sin dall'inizio con la banca. Dal 1 gennaio 2012 l'interesse sul titolo potrà variare a secondo della tipologia di titoli (12,5% per i titoli pubblici e assimilati e per i titoli di Stato esteri white list), mentre lo scarto fra prezzo a pronti e prezzo a termine, se positivo per il contribuente, sarà tassato al 20 per cento R REGIMI EFFICACIA SUI CONTI 8 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - MEDIA Sono i tre regime fiscali applicabili, a scelta del contribuente, ai capital gain. Le persone fisiche (non imprenditori), le società semplici e gli enti non commerciali possono esercitare l'opzione per il regime del risparmio amministrato per gli strumenti finanziari "non qualificati" affidati in custodia o amministrazione a intermediari italiani. L'intermediario applica un'imposta sostitutiva su ciascuna plusvalenza realizzata, deducendo le perdite conseguite in precedenza (fino a quattro anni). Il contribuente titolare di una gestione individuale può anche optare per il regime del risparmio gestito . In tal caso subisce, ogni anno, un prelievo del 12,5%, sul risultato della gestione maturato, a prescindere dalla percezione del reddito. In mancanza di opzione, il contribuente deve compilare il quadro RT del modello Unico, applicando l'imposta sostituiva del 12,5% sulle plusvalenze al netto delle minusvalenze complessivamente realizzate nel corso dell'anno. Dal 1 gennaio prossimo, l'aliquota, nei tre regimi, sarà elevata dal 12,5% al 20% e le perdite pregresse saranno riportabili al 62,5 per cento T TITOLI DI STATO ESTERI EFFICACIA SUI CONTI 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Titoli di Stato esteri. I titoli emessi da Stati esteri inclusi nella White list restano assoggettati all'aliquota del 12,5% sia con riferimento ai redditi di capitale (interessi ed altri proventi) sia con riferimento ai capital gain (plusvalenze e minusvalenze) V VALUTE EFFICACIA SUI CONTI 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Le plusvalenze derivanti dalla cessione o prelievo di valute estere saranno tassate al 20% sempreché la giacenza dei depositi e conti correnti complessivamente intrattenuta dal contribuente sia stata superiore a 51.645,69 euro per almeno sette giorni lavorativi continui W WHITE LIST EFFICACIA SUI CONTI 5 FACILITÀ DI REALIZZAZIONE - BASSA Sono gli Stati esteri che consentono lo scambio d'informazioni con l'Amministrazione fiscale italiana. Sono elencati nel Dm 9 settembre 1996. Nel Dm 21 novembre 2001 sono identificati, al contrario, i Paesi black list PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "2028" 22/08/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-22 - pag: 9 autore: Fabrizio Galimberti 2028

2028 Giusto portare a 65 anni la pensione delle donne Con una speranza di vita più alta è una misura di equità L'aumento dell'età pensionabile delle donne, inserita in un contorto provvedimento che mira a salvare l'Italia dalle fiamme dei mercati, sembra a prima vista una misura affrettata e disperata. Ma è in realtà una misura dovuta da troppo tempo, che mira a correggere una vistosa smagliatura del sistema pensionistico. L'aumento dell'età pensionabile, per donne e uomini, è una risposta ragionevole e legittima ai problemi posti da quella che è essenzialmente una buona notizia: la vita umana si allunga. Quando il Cancelliere Bismarck introdusse le pensioni pubbliche in Germania nella seconda metà dell'Ottocento, l'età di pensionamento era di 60 anni, pur se la vita media non superava i 50. Le pensioni, insomma, erano riservate a pochi e robusti vecchi. E la previdenza era, almeno all'inizio, un buon affare per gli Stati: i lavoratori contribuivano tutti, ma i benefici andavano a pochi. Oggi, con la speranza di vita vicina agli 80 anni, un Bismarck redivivo stupirebbe nel constatare che i suoi nipotini nei governi europei hanno, almeno fino a pochi anni fa, lasciato l'età di pensionamento vicina al livello del suo tempo, pur in presenza di un cospicuo aumento della vita media. Insomma, la soluzione di buon senso al nodo invecchiamento/pensioni è la seguente: se la gente vive più a lungo, allora che lavori più a lungo. Ma forse neanche questa conclusione è corretta. In un'ottica autenticamente liberale, l'età pensionabile non dovrebbe essere né alta né bassa. Dovrebbe semplicemente essere libera. Appartiene alla sfera privata dell'individuo decidere come dividere la sua vita fra lavoro e riposo. Le pensioni d'anzianità italiane non sono da condannare perché vi sia qualcosa di immorale nell'andare in pensione presto. Sono da condannare perché danno a chi ne beneficia molto di più di quel che ha versato. Per questo è stato creato il sistema contributivo: questo sistema fa sì che il lavoratore, quando va in pensione, abbia quel che ha versato. Se vuole andare in pensione presto avrà di meno, se vuol andare in pensione tardi avrà di più, secondo parametri noti. E se nel frattempo la vita media aumenta ancora, le condizioni di pensionamento ne terranno conto. In tutto questo si inserisce un problema di genere, nel senso del genere femminile. Nel mondo ci sono molte regole, pratiche e istituzioni che discriminano le donne, e alcune contro-regole - per esempio le quote rosa - sono state introdotte per correggere queste discriminazioni. Ma in Italia c'era anche una discriminazione all'incontrario, cioè un ingiustificato trattamento di favore, a favore, appunto, delle donne: le condizioni di accesso alla pensione. In effetti, c'era un doppio trattamento di favore. Il primo stava nel fatto che le donne andavano in pensione prima degli uomini. Il secondo sta nel fatto che le donne in media vivono più a lungo degli uomini, e quindi ricevono un monte pensioni più alto: la loro vita residua è più elevata. Anche se andassero in pensione alla stessa età degli uomini, godrebbero della pensione più a lungo. È praticamente impossibile, e probabilmente costituzionalmente indifendibile, eliminare questo secondo trattamento di favore, ma il primo può essere corretto. Per le lavoratrici del settore pubblico questa correzione, sotto il pungolo di una condanna dell'Unione europea, è stata fatta. Per le donne che lavorano nel settore privato le misure di Ferragosto stabiliscono una graduale equiparazione - a 65 anni, con aumenti dell'età pensionabile scaglionati, per un totale di 60 mesi, fino al 2028 - all'età pensionabile degli uomini. Aumenti che si sommeranno a quelli derivanti dall'indicizzazione dell'età al prevedibile innalzamento della vita media. Certamente le aspettative legittime o i diritti acquisiti di quante contavano di andare in pensione a una certa data saranno intaccati. Ma può essere consolante sapere che queste misure sono graduali (partiranno dal 2016) e vanno a togliere vantaggi non equi. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Bond tra rischio tassi e rischio Paese" 22/08/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-22 - pag: 14 Bond tra rischio tassi e rischio Paese

Ho in portafoglio l'obbligazione «Edp finance 4,125% scadenza 2020». Il prezzo sta crollando. Per quali motivi? Che rischi ci sono? È un'emissione «tripla B». In generale quale sito web si può consultare per avere notizie sulle società che emettono bond e, quindi, per seguire l'andamento delle stesse? Grazie. Andrea Ricci Risponde Giampaolo Galiazzo di Tiche R Nel grafico in pagina l'obbligazione EDP Finance 2005 - 2020 4,125%, a cui fa riferimento il lettore, è stata messa a confronto con due indicatori comparabili: l'indice Barclays delle obbligazioni con rating BBB e durata superiore agli otto anni e mezzo e l'indice Bank of America delle obbligazioni con rating BBB del settore finanziario. Come possiamo vedere, dall'avvio e fino al 2008 il prezzo dell'obbligazione e degli indici si sono mossi relativamente insieme al ribasso, in un contesto di tassi d'interesse a breve termine crescente. Per il bond si tratta quindi di un calo di prezzo legato al rialzo dei tassi d'interesse. Nel corso del 2008 gli indici scendono in maniera importante per effetto del crack Lehman Brothers, che provoca un vero e proprio terremoto sui mercati obbligazionari. In tale contesto l'obbligazione reagisce positivamente, scendendo meno degli indici e addirittura apprezzandosi rapidamente nel periodo successivo. Il calo recente è assolutamente in linea con i ribassi di prezzo registrati dalle obbligazioni del settore finanza e relativamente peggiore rispetto alla generalità delle obbligazioni con rating BBB, che in effetti non sono state "contagiate" dalla finanza, come era avvenuto con il crack Lehman. Non sembra dunque che l'obbligazione vada considerata più rischiosa di quelle del settore finanza di pari durata. Queste ultime sono generalmente ritenute più rischiose in questo periodo per l'esposizione del sistema bancario ai debiti dei Paesi europei in difficoltà finanziarie, segnatamente i Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) e, quindi, i prezzi riflettono il maggior rischio percepito dagli investitori. Non sempre tale percezione si rivela corretta nel tempo. Infine, il lettore può raccogliere informazioni precise sulle obbligazioni sul sito di Borsa italiana (www.borsaitaliana.it) e sul sito della Borsa del Lussemburgo (http://www.bourse.lu/Accueil.jsp). In particolare su questi siti sono reperibili i prospetti relativi alle diverse emissioni obbligazionarie quotate su questi mercati. Progettare il futuro tra barca e pensione complementare Io e mia moglie, entrambi di 44 anni, stiamo pianificando alcuni investimenti per i prossimi mesi. Entrambi siamo liberi professionisti, specializzati nella progettazione di quartieri e infrastrutture. Non abbiamo figli e viviamo in una casa di nostra proprietà. Il nostro reddito netto annuo complessivo è di 66mila euro. Il nostro patrimonio attuale si aggira sui 155mila euro, con una propensione al risparmio pari a circa 2.800 euro al mese. Ci piacerebbe riuscire a comprare una barca a motore, del valore di circa 65mila euro, mettendo da parte del capitale crescente per i nostri viaggi. Come alimentare i nostri capitali per portare a termine questi investimenti, e allo stesso tempo costituire e tutelare una pensione integrativa per entrambi? Max (Milano) Risponde Fabrizio Taccuso, Studio Andreoli & Taccuso R Considerati i tempi e la previsione di spesa, suggerirei innanzitutto di parcheggiare, temporaneamente, la somma destinata all'acquisto della barca in un conto deposito ad alta remunerazione. Il patrimonio restante potrebbe essere allocato secondo il seguente schema: 10% Etf azionario globale; 25% titoli di Stato italiani diversificati per scadenza; 10% Etf obbligazionari corporate; 15% Etf indicizzati all'inflazione; 15% fondi obbligazionari di Paesi emergenti in valuta locale; 10% Fondi total return; 5% Etc su materie prime (preferibilmente quelle che vanno a investire nel settore agricolo); 10% ulteriore liquidità, sia per sfruttare eventuali opportunità che si dovessero presentare sui mercati, che per spese in viaggi. La quota di risparmio mensile potrebbe essere destinata, invece, a piani di accumulo così suddivisi: mille euro in un fondo azionario globale e mille euro in un fondo azionario Paesi emergenti. Il rimanente, a questo punto, anche per motivi fiscali (tassazione agevolata all'11%), può essere versato in due Fondi Pensione Aperti (non Fip/Pip, inutilmente costosi), sino alla concorrenza di 5.164 euro annui per ciascun aderente, che nei primi anni privilegino la quota azionaria mentre successivamente, avvicinandosi all'età della pensione, privilegino investimenti più conservativi. Ovviamente i fondi, sia finanziari che previdenziali, andranno scelti tra quelli con il più alto rating ed il minor costo. Alla ricerca del giusto timing per rientrare nelle Borse mondiali Alla luce delle numerose variabili che stanno creando problemi e volatilità, qual è ad oggi la valutazione di un corretto timing per entrare sull'azionario (Usa, europeo e Paesi emergenti)? Grazie. Paolo Z. Risponde Anselmo Pallotta di FinLabo Sim R Premetto che è sempre molto difficile adottare un approccio di timing sui mercati e che, quindi, per un investitore privato è senz'altro più sensato attuare una asset allocation strategica eventualmente utilizzando per la parte azionaria anche strumenti flessibili o long short. Proviamo comunque a fornire un'analisi di quanto sta accadendo sui mercati, con il consiglio comunque di adottare un approccio strategico e di limitare il timing eventualmente ad una componente minore del portafoglio. A nostro avviso per comprendere l'attuale situazione dei mercati non si può prescindere dall'analisi di due macrotrend in atto. Il primo è la crescita del debito nelle economie sviluppate, che negli ultimi 20 anni ha raggiunto livelli record che storicamente sono stati associati a tassi di default significativamente elevati o a periodi di inflazione sostenuta. Il secondo, invece, è rappresentato dalla crescita dei Paesi emergenti, che viceversa partendo da livelli di debito molto contenuti si sono ritrovati ad essere creditori dei Paesi sviluppati. Tutto ciò ci fa essere senz'altro più positivi sui Paesi emergenti, per i quali la recente correzione può rappresentare certamente una buona opportunità di acquisto, rispetto ai Paesi sviluppati. Su questi ultimi la nostra preferenza va alle azioni di società poco cicliche come ad esempio i titoli farmaceutici, o verso società che hanno una esposizione importante verso i Paesi emergenti, mentre a livello geografico preferiamo le società dei Paesi con un quadro macroeconomico più forte (in primis Germania) rispetto a quelle dei Paesi periferici. Un ritorno ad una maggiore positività sui mercati azionari europei ci potrà essere solo dopo che verrà individuata una soluzione di lungo periodo alla crisi del debito europea, che a nostro avviso non può prescindere dalla creazione di nuovi meccanismi di funzionamento e di finanziamento dell'Unione europea (come ad esempio la creazione degli eurobond) che vadano nella direzione di una vera unione fiscale oltre che monetaria. pagina a cura di Gianfranco Ursino PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "Caccia ai titoli equiparati" 22/08/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-22 - pag: 5 Caccia ai titoli equiparati

Accanto all'aliquota al 20%, ne resteranno altre diverse. Innanzitutto, sui risultati di gestione dei fondi pensione italiani si applicherà l'imposta sostitutiva dell'11 per cento. Peraltro, dato che viene soppressa la ritenuta agevolata dell'11% sui dividendi corrisposti a fondi pensione esteri, non è difficile ipotizzare una riapertura del contenzioso con l'Unione europea. La ritenuta o imposta sostitutiva del 12,5% si applica invece a: - titoli dello Stato italiano ed equiparati; - titoli di Stato esteri white list; - titoli di risparmio per l'economia meridionale; - piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti (non meglio definiti dal decreto). Il trattamento di favore per i titoli di Stato pare promuoverli non solo nei confronti degli investitori privati, ma anche del sistema bancario. Per quanto riguarda gli investitori privati, è particolarmente significativa l'abrogazione (dal 1 gennaio 2012) della maggiorazione de 20% sui proventi dei depositi a garanzia di finanziamenti a imprese residenti (articolo 2, comma 25, lettera b del Dl 138). In certi casi tornerà a essere conveniente, per il socio, garantire il finanziamento bancario alla propria società mediante un pegno su titoli di Stato. Per quanto riguarda le banche, i titoli di Stato potrebbero divenire gli strumenti finanziari privilegiati come sottostante di operazioni di pronti contro termine con la clientela privata, dato che la parte di rendimento costituita dal rateo di cedola sarà tassata solo al 12,5% anziché al 20 per cento. La gestione della doppia aliquota, tuttavia, non sarà semplicissima. In primo luogo si pone il problema di individuare le emissioni che beneficiano dell'aliquota ridotta. Come ricorda la circolare 23/E del 2002, quelli equiparati ai titoli di Stato sono i titoli obbligazionari delle amministrazioni statali, anche con ordinamento autonomo, degli enti territoriali (quali i Boc) e degli enti pubblici istituiti per l'esercizio diretto di servizi pubblici in regime di monopolio. Sono inoltre da considerare equiparati i titoli emessi in Italia da enti e organismi internazionali costituiti in base ad accordi resi esecutivi in Italia (ad esempio Bers, Bei, Ceca, Birs, Euratom). La ritenuta del 12,5% si applica, oltre che ai titoli di Stato italiani, anche agli enti pubblici territoriali italiani, discriminando gli enti locali degli Stati esteri. Inoltre, non è chiaro come saranno trattati i contratti derivati (ad esempio i credit default swap) aventi per sottostante titoli tassati al 12,5%; se come pare resteranno assoggettabili all'aliquota del 20% potrebbero formarsi fenomeni di arbitraggio. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Times, The Data: 22/08/2011 "Pension funds down 250bn and taking too many risks'"

Indietro Stampa 22 Aug 2011 The Times Miles Costello Pension funds down 250bn and taking too many risks'

Britain's final salary pension funds have lost about 250 billion of value as the eurozone debt crisis has mounted, according to a leading investment expert. A lethal cocktail of tumbling bond yields and plunging share prices have deepened the shortfall in pension funds' ability to meet their long-term obligations to retiring workers, Edi Truell, head of Pension Corporation told The Times. The burgeoning pensions deficit, which has hit public sector as well as private company schemes in the past six weeks, raises fresh fears about the deepening crisis in retirement provision. "We see time and time again that pension funds are running too many risks and, when markets crash, deficits balloon," Mr Truell said. "The primary aim for the vast majority of those managing pension funds should be to not lose even more money not try and make good previous losses or chase returns." International bond and equity markets went into a tailspin last week as investors fretted about a second bank funding crisis, the plight of the eurozone and the prospects of a renewed worldwide recession. Mr Truell said that Pension Corporation, which manages 4 billion in scheme assets, did not lose money during the period but recorded no gains. The former chairman of the private equity investor Duke Street Capital specialises in buying final-salary pension schemes from companies that want to offload their risks. Pension Corporation has in the past agreed pension insurance deals with Cadbury's, Alliance UniChem and Alitalia. But in a wide-ranging interview with The Times, Mr Truell raised the prospect of providers such as Pension Corporation taking control of public sector as well as private schemes. The Government has taken steps to tackle the 1.1 trillion deficit in public sector funds. It wants workers to accept schemes that pay out based on careeraverage earnings rather than final salary at retirement. However, Mr Truell dismissed these reforms, which also include workers increasing contributions and working longer, as "tinkering around the edges". He said the Government needed to rethink the whole fragmented structure of public sector funds and embrace the efficiences without diluting pension benefits that bringing in private providers could bring. Pension Corporation could save about 9 billion in administration costs over five years from managing public sector pension schemes, Mr Truell said. Based on the average 22-year life of a retired employee, that could increase over the lifetime of a fund to more than 40 billion, he said. The savings would come before any additional returns that Pension Corporation could generate from investing scheme assets. "That figure is not precise as the numbers we are talking about here are colossal. But we could make those kinds of savings just in administration and other costs, such as actuarial consultancy and investment management fees, before we get to the actual asset and liability management itself," Mr Truell said. Pension Corporation would also expect to improve the investment performance of pension schemes that it ran, although he declined to specify an estimate. At present, the cost of administering public sector pensions is borne by Government. The savings it could make in this area alone would far outweigh the cost of bringing in a private sector provider, Mr Truell said.

He said he was speaking to The Times because he wanted to dispel the myth that involving private companies would lead to the erosion of retirement provision. "Whatever you were entitled to at the time [of the scheme transfer], you will get. Our interest is in securing what has been insured with us and the regulatory framework which we work in ensures that this is the case." PRESSToday Rassegna stampa

Affari Italiani (Online) Data: 23/08/2011 "Manovra,"Così si svenderà il patrimonio pubblico""

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ECONOMIA

La crisi economica e la losca manovra del governo italiano per svendere il patrimonio pubblico Lunedí 22.08.2011 12:32 di Attilio Folliero

La manovra finanziaria 2011 è stata approvata circa un mese fa (Legge 111 del 15/07/2011 e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 16/07/2011), ma già è stata varata una manovra bis! Siamo convinti che la manovra e la manovra bis avranno pochi effetti. Siamo già in crisi e le manovre 1, 2 e le altre che verranno aggraveranno la crisi.

Tutte queste manovre stanno gettando i presupposti per una ulteriore svendita dei beni italiani: la riserva d’oro italiana, la quarta per grandezza al mondo, grandi imprese pubbliche ancora in mano allo stato, alcune delle quali già privatizzate parzialmente, le imprese municipalizzate, quelle che danno sempre grandi profitti, come la raccolta dei rifuti, o la distribuzione dell’acqua.

Stiamo attenti, che in certi Paesi, per esempio in Bolivia la privatizzazione dell’acqua arrivò al punto che ai boliviani più poveri non solo venne negato l’allaccio all’acqua potabile ma vennero costretti a pagare, anzi prepagare per riempire alla fonte i secchi d’acqua. Per poter prelevare l’acqua alla fonte, tramite un secchio, dovevano prima aver pagato la quota prevista!

A tutto questo vanno aggiunti i beni del demanio pubblico, che fanno gola a molti privati. Qualcuno dirà che sulla base delle attuali leggi non è possibile vendere i beni del demanio. Poveri illusi!

Tutti hanno parlato dei tagli e delle nuove tasse, ma nessuno ha messo in evidenza ciò che di losco, veramente losco si nasconde nella finanziaria.

Invito a leggere il comma 18 dell’articolo 10 della Legge 111 del 15/07/2011. Il comma in questione recita esattamente:

“I crediti, maturati nei confronti dei Ministeri alla data del 31 dicembre 2010, possono essere estinti, a richiesta del creditore e su conforme parere dell'Agenzia del demanio, anche ai sensi dell'articolo 1197 del codice civile”.

Dalla lettura sembra intendersi che i debiti che ha lo stato (che al momento ammontano complessivamente a circa 1.900 miliardi di euro, possono essere estinti, quindi pagati su richiesta del creditore. Qui sorge il primo problema: un creditore si presenta allo stato (al ministero) e chiede il saldo dei debiti. Lo stato (il ministero), in base a questo comma li estingue. Ma con quali soldi o per meglio dire come paga il creditore? Dato che il comma prosegue con la dicitura “su conforme parare dell’Agenzia del demanio” si intuisce che i debiti potranno essere estinti su richiesta del creditore cedendo beni del demanio; se non fossimo in presenza di beni del demanio non ci sarebbe stato bisogno del parere dell’Agenzia del demianio! E’ giusto?

Il comma conclude rimandando all’articolo 1.197 del codice civile, che a sua volta recita: “Il debitore non può liberarsi eseguendo una prestazione diversa da quella dovuta, anche se di valore uguale o maggiore, salvo che il creditore consenta (1320). In questo caso l’obbligazione si estingue quando la diversa prestazione è eseguita. Se la prestazione consiste nel trasferimento della proprietà o di un altro diritto, il debitore è tenuto alla garanzia per l’evizione e per i vizi della cosa secondo le norme della vendita (1483 e seguenti, 1490 e seguenti), salvo che il creditore preferisca esigere la prestazione originaria e il risarcimento del danno. In ogni caso non rivivono le garanzie prestate dai terzi”

Quest’articolo del codice civile è tirato in ballo per giustificare il fatto che il creditore che ha prestato soldi allo stato, invece di ricevere i soldi, possa ricevere una prestazione differente, ossia un bene del demanio. Il codice civile dice che se una persona contrae un debito in denaro non può liberarsi del debito restituendo cose differenti dal denaro, anche se fossero cose di pari valore o addirittura di valore superiore, salvo che il creditore sia d’accordo. Praticamente con questa finanziaria a parte i tagli e l’aumento delle tasse si stanno dettando i presupposti per poter pagare i creditori con un bene del demanio, una spiaggia ad esempio. L’attuale governo, qualche termpo fa non aveva pensato ad esempio di “fare cassa” dando in concessione le spiagge? L’idea venne ritirata per la diffusa avversione dell’opinione pubblica. Oggi tale possibilità è stata introdotta nel silenzio più assoluto dei media ufficiali.

La cosa si presenta in maniera ancora più losca perchè la norma in questione sembra aprire la strada ad una trattativa diretta tra debitore e stato (ministero), eliminando anche la regola dell’offerta più vantaggiosa, essendo necessario il solo parere favorevole dell’agenzia del demanio. Io credo che siamo di fronte alla privatizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico del Belpaese.

Il fine ultimo del debito pubblico è l’appropriarsi, da parte di ristretti e potenti gruppi economici, di imprese, beni e patrimoni dello stato. Il privato, per quanto economicamente molto potente, mai sarebbe riuscito ad appropriarsi di determinati beni pubblici senza la scusa del debito pubblico.

Solo la scusa di un enorme e impagabile debito pubblico può portare perfino alla vendita ed alla svendita dei beni del demanio pubblico. L’opinione pubblica non si oppone, anzi finisce per favorire azioni del genere, pena la necessità di sborsare di tasca propia ulteriori tasse.

Inoltre, ci sono imprese in cui nessun privato, neppure il più potente potrebbe mai pensare di entrare. E’ sufficiente pensare alla costruzione della capillare linea ferroviaria o la capillare linea telefonica. In Italia, quando si iniziò a costruire la linea ferroviaria nessun privato avrebbe mai potuto pensare di costruirla! Così come nessun privato sarebbe stato in grado di realizzare la Telecom, ex SIP.

Queste imprese colossali è in grado di realizarle solo lo stato, avendo la possibilità di trovare gli enormi finanziamenti necessari attraverso i crediti garantiti dallo stato. Come si arriva alla vendita o meglio alla svendita della Telecom, ex Sip? Una volta che lo stato ha terminato l’opera ed è un’opera che da frutti, grossi guadagni, il privato riesce ad entrarne in possesso grazie al problema del debito pubblico.

Quando il debito è enorme, impagabile, lo stato deve vendere le proprie imprese e tutto quanto ha disponibile. Il gruppo economico interessato all’acquisto, per poter entrare in possesso dell’impresa pubblica in questione, o meglio controllare totalmente l’impresa non deve neppure sborsare l’intera quota, essendo suficiente, in una società per azioni, essere in possesso della quota di maggioranza. Pensate al gruppo che è riuscito a controllare la Telecom, ex Sip. Il problema dell’Italia è duqnue grave, dato che ha debiti accumulati per 1.900 miliardi di Euro, che rappresentano il 120% del PIL, quota destinata a crescere.

Con le manovre in atto si finirà per: aumenatre il fallimento delle imprese o accellerare la fuoriuscita delle imprese dall’italia, verso quei territori che permettono maggiori guadagni; aumenterà la disoccupazione; diminuiranno gli introiti sia diretti che indiretti. Conclusione: il PIL si contrae, il debito aumenta percentualmente sul PIL, ma continuerebbe ad aumentare anche se il bilancio fosse in pareggio per via dell’aumento degli interessi sul debito, che continuano a crescere.

L’alto debito pubblico è dunque la gisutificazione per svendere quanto è rimasto da svendere e perfino, come visto, si cederanno i beni del demanio pubblico, fino alla cessione delle imprese municipalizzate, quindi alla privatizzazioen dell’acqua e non ci sarà nessuna opinione pubblica contraria.

E’ già successo, anche in Italia, negli anni novanta e succederà ancora. Si stanno dando tutti i presupposti. Tra l’altro la reazione degli italiani è ormai compromessa da decenni di attività di instupidimento operata della televisione privata. Ovviamente sto parlando di reazione immediata. Successivamente, quando l’italiano si ritroverà non solo privato di una fonte di reddito, derivante dal lavoro, ma anche di quei meccanismi di protezione e di assistenza che allo stato attuale gli impediscono di rendersi conto del problema cui stanno andando incontro (pensione, sanità, educazione, ecc…), necessariamente spinto dai rimorsi della fame saranno costretti a ribellarsi.

Oggi l’italiano non protesta perchè comunque ha la pancia piena, grazie alla pensioni delle generazioni passate, ai risparmi del passato, all’assistenza sanitaria gratuita, ecc…; ma tutto questo sta per terminare. Necessariamente si va incontro ad esplosioni sociali, come ci insegna la storia. Naturalmente quando le esplosioni sociali saranno forti, il ricorso alla dittatura sarà inevitabile. Solo un regime forte, dittatoriale, fascista può operare una dura repressione, non certo una democrazia, sia pure solo formale come quella italiana.

Ricordiamo un attimo il passato recente. L’Italia aveva un grande patrimonio costituito dalle imprese pubbliche ed aveva l’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, che gestiva le imprese pubbliche.

L’IRI per anni è stata una delle più grandi aziende del mondo, oggi diremmo multinazionale, superata solo da alcune multinazionali statunitensi. Ancora nel 1992 era l’azienda con il maggior fatturato (vedasi articolo del Corriere), equivalente a circa 40 miliardi di Euro e nel 1993 era ancora al settimo posto al mondo per fatturato.

Le aziende dello Stato, le aziende IRI, facevano profitto ed erano ovviamente molto appetibili dal grande capitale. Le imprese pubbliche non solo producevano, vendevano e davano lavoro, ma erano anche fonte di grossi introiti per lo stato. Come si giustificò la sua vendita o meglio la svendita? Semplice: si disse che l’Italia aveva il grosso problema del debito pubblico e per ridurlo era necessario vendere qualcosa. Ovviamente il privato non compra carrozzoni, imprese che danno perdite, ma solo imprese che fanno guadagnare, soprattutto se fanno guadagnare molto.

Per poterle vendere (o per meglio dire per poterle comprare con lo sconto, diciamo così, o al prezzo più basso possibile) era necessario farle apparire come imprese in crisi. A capo della gestione delle imprese pubbliche italiane venivano posti gli amici o gli amici degli amici del grande capitale interessato ad acquistare; questi illustri gestori della cosa pubblica al fine di imporre la tesi che le imprese statali andavano vendute perchè allo stato non apportavano benefici, facevano di tutto per creare queste perdite. Gli amici e gli amici degli amici del grande capitale invece di serivire l’Italia ed il popolo italiano servivano il grande capitale.

Conclusione: grazie a queste manovre tese a svalorizzare le imprese pubbliche, il grande capitale potè acquistare le migliori imprese italiane a prezzi di svendita (vedasi: Il sacco d’Italia).

Dunque, l’Italia vendeva perchè aveva bisogno di ridurre il debito pubblico ed allo stesso tempo faceva dei grossi affari – ci dicevano – perchè si stavano vendendo dei carrozzoni che davano solo perdite e tutti erano felici e contenti.

Quando mai il capitale privato acquista carrozzoni? L’Italia vendette i suoi gioielli e momentaneamente, grazie ai quattro soldi di questa svendita, ridusse per quegli anni il debito pubblico. Negli anni successivi, dato che la política non è mai cambiata (ossia ha continuato a macinare deficit di bilanci) ed allo stesso tempo sono mancati gli introiti delle imprese pubbliche svendute, il debito è velocemente salito a circa il 120% del PIL ed il futuro è irrimediabilmente compromesso.

I politici di turno hanno continuato a gestire la cosa pubblica esattamente come prima, spendendo più di quanto avessero a disposzione, ossia creando annualmente dei deficit, coperti ovviamente con nuovi debiti (i Buoni del tesoro o Bond per la sua sigla in inglese).

Tra l’altro la recente nata Unione Europea, al servizio unicamente del grande capitale, imponeva che si continuasse a vivere facendo deficit; infatti, con la regola che il deficit non potesse superare il 3%, stava dicendo che gli stati potevano e dovevano spendere più di quanto avessero a disposizone, altrimenti se avesse voluto bilanci senza deficit, avrebbe imposto la regola del pareggio di bilancio.

Lasciando liberi gli stati di accumulare annualmente un 3% di debiti, la UE e chi stava dietro sapeva benissimo che in dieci anni gli stati si sarebbero ritrovati con deficit minimi del 30%, da aggiungere a quelli pregressi.

A questo si aggiunge il fatto che praticamente nessuno stato rispettava tale regola, ossia tutti sforavano tranquillamente il tetto del 3%, presentando alla UE bilanci truccati, che tutti sapevano essere truccati. In questo modo si è favorito il debito pubblico, che non è un problema di alcuni stati, come vogliono farci credere i giornali di regime, ma di tutti gli stati della UE.

Anche stati considerati solidi (sic!), come la Germania o Francia, che dieci anni fa presentavano debiti inferiori al 50%, con la regola imposta dalla UE hanno finito per ritrovarsi con debiti dell’80% o più (Vedasi: Tabella del debito pubblico degli Stati al 2010).

Continuano a dirci che l’Europa si divide in due: l’Europa degli stati del nord, opulenti, con politici capaci e probi e quindi meritevoli di restare nell’area Euro; l’Europa dei, PIGS (dei maiali), degli stati del sud, con deficit spaventosi, politici corrotti, che non meriterebbero di restare nell’area Euro. E’ assolutamente vero quello che si dice dei PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna; ovviamente la I ben potrebbe identificarsi con l’Irlanda, stato del nord, fino a pochi anni fa esaltato come modello di stato capitalista), ma è altrettanto vero che gli stati del nord sono ugualmente nei guai (ad essere sinceri sarebbe più opportuno utilizzare una ben nota parola di cinque lettere che a qualcuno apparirebe una volgarità).

La verità, dunque, è che tutti gli stati sono in fallimento, compresi quelli del nord. Il fatto di avere debiti inferiori agli stati del sud, significa solo che stanno meglio degli stati del sud, ma ugualmente sono sulla soglia del fallimento. Ovviamente l’Italia è tra i paesi con i problemi più gravi e difficilmente risolvibili, a meno che non si adottino determinate politiche già sperimentate in altre latitudini, in America Latina.

Tutto sembra indicare che l’Italia non ha un futuro molto roseo davanti e se crolla l’italia, ossia fallisce, ossia arriva il giorno in cui il Ministro delle Finanze di turno deve dire al mondo “Signori non possiamo pagare i nostri debiti”, crolla inevitabilmente tutta l’Europa.

Tutti abbiamo asssitito alla farsa (destinata a sfociare in tragedia) del salvataggio greco, di un piccolo paese; se il problema dovesse toccare un grande paese come l’Italia, la fine dell’Europa sarebbe inevitabile.

E non dimentichiamo l’altra grande farsa che si è consumata dall’altra parte dell’Atlatico. Che l’accordo sia stato solo una farsa si intuisce analizzando le cifre. Gli USA hanno vissuto per decenni al di sopra delle loro possibilità, accumulando anno dopo anno deficit di bilanci pubblici, che sono ormai impagabili, oscillando tra i circa 15.000 miliardi dei dati ufficiali ed i circa 30.000 miliardi quando si aggiungono i dati del salvataggio (improbabile) delle imprese in crisi; a tutto questo va aggiunto il deficit dell’intera società statunitense (Imprese e famiglie) e qui ovviamente gli zeri sono così tanti che è sufficiente dire che sono impagabili.

Il problema degli USA non si è risolto con l’accordo del 2 agosto - come hanno cercato di farci credere tutti i media ufficiali del mondo – e l’aumento del limite del debito a 14.694 miliardi; il debito USA al 18 agosto ha già raggiunto i 14.620 miliardi, quindi fra non molto tempo si ripresenterà il problema; inoltre i tagli annunciati (qualche centinaio di miliardi all’anno), che saranno sopportati dalle fasce più deboli, attraverso i tagli all’educazione, alla sanità, alle pensioni, all’assitenza sociale, per quanto possano sembrare enormi sono ridicoli in confronto ai deficit previsti dai bilanci USA del prossimo decennio. Infatti, i bilanci annuali preventivi per il decennio 2012-2021 presentati da Obama prevedono entrate complessive (nel decenio) per 39.084 miliardi di dollari, a fronte di uscite pari a 46.055 miliardi, per un deficit totale di 6.971 miliardi, cui vanno aggiunti altri 794 miliardi per il pagamento degli interessi sul debito. Tagliare spese (e ripetiamo ai danni dei più deboli, lasciando intatte le spese militari, ad esempio) per un migliaio di miliardi è semplicemente una barzelletta. E’ una farsa che si trasformerà in tragedia.

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Avvenire Data: "Altolà di Sacconi: previdenza già corretta" 23/08/2011

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CRONACA 23-08-2011

Altolà di Sacconi: previdenza già corretta

Il ministro del Lavoro: spazio molto angusto per altri interventi il leader Cisl «Meglio una patrimoniale su yacht e auto di lusso che la tassa di solidarietà sul ceto medio E serve un intervento serio sui costi della politica» DAL NOSTRO INVIATO A RIMIMI ANGELO PICARIELLO « N on a nuovi interventi sulle pensioni fintanto fintanto che non si incide sul serio sui costi della politica e sui grandi patrimoni». L’altolà di Raffaele Bonanni è secco. E poco cambia che aggiunga: «Una volta fatto questo, si potrà sempre parlare di proposte ragionevoli». Un no che, pochi minuti dopo, il leader della Cisl, certifica dal Meeting : «La riforma delle pensioni è stata già fatta, lo spazio per nuovi interventi è angusto». Non chiude del tutto, neanche Sacconi, ma avverte: «Se la maggioranza dovesse decidere di anticipare l’entrata in vigore di alcune misure pensionistiche, è importante che se ne parli con il sindacato riformista». Dunque: per ora non se ne parla. Certo, il pressing dell’Europa. Certo, i moniti del Quirinale. E l’interesse di Palazzo Chigi, oggi come non mai, è quello di tenere in piedi il canale di collegamento tanto con Draghi, tanto con Napolitano. Ma Silvio Berlusconi ricorda bene la breve vita del suo primo governo proprio per la stretta annunciata sulle pensioni, che fece registrare - pari pari come avviene oggi - la saldatura fra Cisl e Lega. Perché, se quello con Sacconi è consolidato e neanche fa tanto notizia è quello che viene alla luce fra il sindacato di Bonanni e la Lega a colpire. Della telefonata del leader della Cisl a Bossi per dirgli di tener duro sulle pensioni, prima del Consiglio dei ministri ferragostano, si era saputo. Ma ora lo strano asse viene fuori nitido, sulla manovra, quando Bonanni elegia la patrimoniale. «Senza un intervento sui patrimoni immobiliari e mobiliari - avverte - è francamente sbagliato agire con un contributo di solidarietà che colpisce ancora una volta chi paga le tasse con la ritenuta alla fonte. 90 mila euro lordi l’anno sembrano tanti, ma si tratta di quadri pagati 4- 5mila euro netti al mese, e se hanno magari quattro figli le tasse che pagano sono già tante. Non sono certo paragonabili - attacca Bonanni - a chi evade le tasse e possiede yacht e auto di lusso». Praticamente è la proposta della Lega, avanzata da Calderoli, tassare i beni di lusso lasciando stare le pensioni. «È proprio quello che intendevo dire», certifica Bonanni che ha continuato a sentire in queste ore anche esponenti della Lega, accanto ad esponenti del Pdl, da Alfano (che ha sentito nei giorni scorsi) a Lupi, allo stesso Sacconi, incontrati ieri al Meeting. Da Bonanni anche una chiusura secca alla Cgil che chiede un fronte comune, e uno sciopero, sull’articolo 18: «La Camusso si sganci dalla politica, e su cose più importanti, come le proteste in Valsusa assuma una posizione chiara», rilancia la palla nell’altro campo. Ma sulla patrimoniale l’asse con Sacconi conosce una battuta di arresto. «Sia il Pdl che il Pd, cioè i due più grandi partiti, sono contrari. Quindi è inutile parlarne», taglia corto il ministro del Welfare. Un no che viene ribadito anche da : «Se ne è parlato e l’abbiamo scartata». Il punto, per Sacconi, è che dobbiamo oggi mettere una toppa alla «antistorica» riforma di Prodi. Come sottolinea anche il presidente dell’Mcl Carlo Costalli: «Quel cedimento di Prodi - ricorda - ci è costato 10 miliardi, da lì sono iniziati i problemi». E sulle pensioni anche l’Inps fa sentire la sua voce, a Rimini, col presidente Antonio Mastrapasqua che avverte: «Non si può cambiare ogni giorno, la riforma è stata fatta e il sistema già così è già sostenibile». Tutt’al più, per Sacconi, «se ci sono problemi sui tempi di entrata in vigore occorrerà valutare e - ribadisce - sentire il sindacato riformista». Maurizio Sacconi, a sinistra, parla con Raffaele Bonanni (Ansa) PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "Gli «usurati» del settore pubblico" 23/08/2011

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ECONOMIA 23-08-2011

Gli «usurati» del settore pubblico Pensioni & previdenza di Vittorio Spinelli O ltre ai lavoratori del settore privato, anche gli statali e i dipendenti degli enti locali possono beneficiare dello sconto sui requisiti per la pensione, fino a 3 anni di anticipo, riservato a chi svolge lavori particolarmente faticosi e pesanti, come i 'lavori a catena' e i lavori notturni. L’applicazione del bonus al settore del pubblico impiego è contenuta in una recente nota dell’Inpdap (n. 29 del 12 agosto). La delicata materia dei lavori usuranti ha trovato una definitiva sistemazione col decreto legislativo 67 del 20 aprile scorso, ma nuove precisazioni sull’applicazione del provvedimento stanno per essere pubblicate in un decreto del Mini- stero del lavoro. Si tratta, in particolare, del primo contingente di lavoratori che accede al bonus, poiché già possiedono i requisiti agevolati per la pensione alla data del 31 dicembre 2011. Gli interessati devono farne richiesta entro il prossimo 30 settembre. Il legislatore ha inteso evitare abusi e furbizie nel settore dei lavori usuranti, che presenta ampi margini di discrezionalità, e di conseguenza ha costruito un corpo di regole e di requisiti stringenti, molto dettagliato e particolarmente complesso (una sintesi su Avvenire del 19 aprile scorso). Difficilmente un lavoratore, del settore pubblico o privato, è in grado di definire personalmente la propria posizione di 'usurato' fino alla pensione e non potrà fare a meno dell’aiuto di un ente di patronato o di una struttura aziendale. Il decreto, peraltro, pone a carico del datore di lavoro una serie di provvedimenti obbligatori, a monte delle richieste dei singoli dipendenti, in mancanza dei quali le domande di pensione non vengono considerate. Per l’accesso anticipato alla pensione di anzianità, gli iscritti Inpdap devono presentare la domanda (modulo sul sito internet dell’Istituto) entro il 30 settembre 2011 qualora abbiano già maturato o maturino i requisiti agevolati entro il 31 dicembre 2011. Scadenza, invece, il 1° marzo dello stesso anno di maturazione dei requisiti agevolati qualora questi siano maturati a decorrere dal 1° gennaio 2012. Nel caso in cui la domanda venga presentata oltre questi termini, la decorrenza della pensione (sempre che sia stato confermato il diritto) viene differita di un mese se il ritardo della presentazione è compreso nell’arco di un mese; il rinvio è di due mesi se il ritardo è compreso tra un mese e due mesi; è di tre mesi se il ritardo è ancora maggiore. Gli iscritti Inpdap devono indicare nella domanda di avvalersi di questo beneficio ed allegare documenti (come ordini di servizio, schemi di turnazione, registri del personale ecc.) che attestano lo svolgimento e la durata delle attività considerate usuranti, oltre al servizio complessivamente svolto presso le pubbliche amministrazioni, con le relative retribuzioni (mod. PA04). L’amministrazione di appartenenza del lavoratore è tenuta a mettere a disposizione, entro 30 giorni dalla richiesta, la documentazione necessaria. PRESSToday Rassegna stampa

Avvenire Data: "La «riforma delle riforme» darebbe subito 2 miliardi Il peso di quel mezzo milione di 23/08/2011 pensionati-baby"

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CRONACA 23-08-2011

La «riforma delle riforme» darebbe subito 2 miliardi Il peso di quel mezzo milione di pensionati-baby approfondimenti I veti di Bossi ostacolano il cambiamento della manovra: con un intervento sulle quote per le pensioni d’anzianità si otterrebbe in un anno la metà di quanto arriverà in 3 anni dalla super-tassa E i pensionati 40 e 50enni ci costano 9,5 miliardi l’anno DA ROMA EUGENIO FATIGANTE L a volontà con cui la maggioranza cerca stavolta di aggredire il moloch della previdenza è facilmente spiegabile scavando nei dati. In primo luogo i risparmi ottenibili: la relazione tecnica alla manovra-bis indica, alla voce aumento dell’età per le lavoratrici del settore privato, un importo modesto - 112 milioni di risparmio - nel 2017, destinato tuttavia a salire rapidamente, a ben 1,2 miliardi, già nel 2020 (cifre che, peraltro, si sommano in parte ai risparmi del decreto di luglio, quando l’aumento dell’età era previsto solo dal 2020, mentre ora partirà dal 2016). Un miliardo quindi che, anticipando la partenza al 2012, si avrebbe 'pronto cassa' già dal 2016. La vera partita (e, di conseguenza, i veri risparmi) si gioca però sui trattamenti d’anzianità, strenuamente difesi da Umberto Bossi. E anche questo si spiega facilmente coi numeri. Nel 2010, stando all’ultimo rapporto annuale dell’Inps, le uscite di anzianità liquidate nell’anno avevano superato quelle concesse a chi aveva diritto alla normale pensione di vecchiaia: erano 174.729 le prime - con un’età media ancora di 58,3 anni fra i dipendenti - contro 173.575. Un sorpasso che si giustificava anche con il parziale blocco delle anzianità avuto nel 2009, ma che segnala comunque l’ingente mole di questo fenomeno 'molto' italiano. Secondo stime ufficiose, con un intervento drastico sui trattamenti anzianità si potrebbe ricavare subito più di 2 miliardi di euro all’anno, cioè in 12 mesi la metà di quanto si otterrà in 3 anni dalla super- tassa. Il fenomeno, d’altronde, è vasto e radicato. Tanto che una pensione anticipata Bossi se la ritrova perfino in casa: è quella della seconda moglie, la siciliana d’origine Manuela Marrone, che dal 1993, quando aveva nemmeno 40 anni, prende un assegno di 766,37 euro al mese dopo aver fatto l’insegnante. È l’esercito dei pensionatibaby che, a seconda delle stime, oscilla fra le 495 e le 535mila unità: tutte persone che, senza avere i capelli bianchi, percepiscono da anni una pensione e che costano allo Stato circa 9,5 miliardi l’anno. La maggior parte, ovviamente, militavano nel pubblico impiego (l’Inpdap paga tuttora oltre 428mila pensioni concesse sotto i 50 anni d’età), dove fino agli anni Ottanta, nell’era del pentapartito e del consociativismo allargato al Pci, si ricordavano numerosi casi di trentenni che lasciavano già il lavoro. Anche l’Inps, tuttavia, vanta 106.905 assegni liquidati a italiani con meno di 50 anni. Ancora oggi, stando al casellario centrale, l’età media di questi pensionati- baby si aggira fra 63,2 anni (per chi ha lasciato il lavoro a 35-39 anni) e i 67 (per chi se n’è andato a 45-49). E, perciò, hanno ancora davanti lunghi anni nei quali lo Stato dovrà pagare loro la pensione. Per questo, essendo difficile toccare i diritti già acquisiti (anche se nei giorni scorsi sul Corsera è circolata l’idea di un vero 'contributo di solidarietà' da far pagare a questi mini-pensionati), la modifica su cui più ci si sta esercitando - al di là della frenata giunta ieri dal ministro Sacconi - riguarda un’accelerazione del sistema delle quote: facendo partire quella 97 (36 anni di contributi + 61 d’età o 35+62) già dal 2012 si potrebbero risparmiare 400 milioni il primo anno, ma già 1,3 miliardi nel 2013. L’intervento più equo sarebbe però quello proposto dall’esperta Elsa Fornero: un aggiornamento della 'riforma Dini' del 95, con un pensionamento flessibile fra 63 e 68 anni e un’estensione del calcolo dell’assegno col sistema contributivo pro-rata. PRESSToday Rassegna stampa

Finanza e Mercati Data: "La manovra a pezzi si aggrapperà all'Iva" 23/08/2011

Indietro Stampa La manovra a pezzi si aggrapperà all’Iva di Redazione del 23-08-2011 da Finanza&Mercati del 23-08-2011 [Nr. 164 pagina 4]

Per ridurre i tagli agli enti locali e il contributo di solidarietà per le famiglie si pensa a un prelievo straordinario: un po’ patrimoniale, un po’ condono

Guai a far quadrare i conti della manovra: non quadrano. Il dossier del servizio Studi del Senato, per dovere d’ufficio, ci ha provato. E ha scoperto dei buchi, a cominciare dalla Robin Hood Tax. Secondo il decreto legge deve produrre almeno 1,8 miliardi di euro nel 2012 e altrettanto (in totale) nei due anni successivi. E addirittura ipotizza, in caso di eventuali eccedenze, di ridurre nella stessa misura i tagli ai ministeri. Ma, limitandosi a mettere in fila le cifre già emerse durante l’esame della manovra di luglio (i cui effetti sono ora anticipati di un anno) il dossier ricorda che il gettito sarebbe di 832 milioni nel 2012, la metà l’anno successivo. Tra i pochi senatori delle commissioni Lavoro e Territorio, riuniti già ieri per i pareri alla manovra di ferragosto, i numeri aggravano le perplessità; in attesa che da oggi, con l’esame di merito in commissione Bilancio, la discussione entri nel vivo; insieme alle controproposte allo studio delle opposizioni e nella stessa maggioranza. Tutti assicurano l’invarianza dei saldi, ma la confusione è grande. E nel tritacarne è finito anche il sistema previdenziale, mentre il ministro Sacconi e il presidente dell’Inps, Mastrapasqua, si affannano a ricordare che «la riforma previdenziale è già stata fatta e ogni ritocco interessa la carne della gente»; e che «nel medio-lungo periodo è la più sostenibile d’Europa». In parte è così, e gli eventuali tagli alle baby pensioni già erogate (cosa tutt’altro che facile) nulla hanno a che fare con l’assetto del sistema. L’anticipo delle soglie di età, in particolare per le donne, è invece meno estraneo alla discussione. Ma suscita reazioni molto trasversali: ministro, Lega, sindacati. Questi ultimi chiedono di puntare piuttosto alle grandi ricchezze. Ma il Pdl non ci sta e Fabrizio Cicchitto insiste: «Vogliamo ritardare l’andata in pensione di chi attualmente lavora, e Bossi non può non essere d’accordo». Ma Bossi d’accordo non è. E il relatore Pdl in commissione Bilancio, Antonio Azzollini, non vuole limitare la discussione. Si parlerà di tutto: «Dal contributo di solidarietà, ai tagli agli enti locali». Inevitabile, perché secondo il senatore di maggioranza Lucio Malan, «oltre il 50% del partito non voterebbe a scatola chiusa questa manovra». Il problema è che il consenso, più o meno ampio e trasversale, sembra a portata di mano solo sulle parti da ammorbidire, come il contributo di solidarietà meno pesante per le famiglie numerose. Il ministro Romani risfodera la vendita di immobili pubblici, ma si sa che le alienazioni di questo tipo richiedono alcuni anni. E poiché non è dato sapere quale maggioranza convertirà in legge il decreto, è davvero impossibile prevederne il contenuto finale. Ma alcune tessere del puzzle sembrano più quotate di altre: il punto di Iva, più o meno generalizzato (peraltro già previsto nello stesso decreto, sia pure come ipotesi residuale in caso di gettito insufficiente); un prelievo straordinario a macchia di leopardo, un po’ patrimoniale (forse inclusi gli immobili, ma escluse le prime case) e un po’ condono. E in tal caso perfino gli «scudati» del 2010 entrerebbero in gioco. PRESSToday Rassegna stampa

Finanza e Mercati Data: "Standard" 23/08/2011

Indietro Stampa EST E OVEST Sezione aggiornata alle 00:00 del 23/08/2011

Standard da Finanza&Mercati del 23-08-2011

Banche a picco in Italia, banche a picco in Europa e anche a Wall Street. E Londra non fa eccezione. Quattro dei sei peggiori performer del listino britannico ieri erano titoli di istituti di credito. Non si è salvata neppure Standard Chartered, nonostante l’istituto stia trattando l’acquisto di una partecipazione in Warka Bank, società con sede a Baghdad. Sulle banche britanniche, però, oltre alle nubi della crisi globale tutt’altro che diradate, c’è una questione liquidità non da poco. Secondo quanto riportava ieri il Financial Times, infatti, il credito britannico vive un’anomali tutta sua. Delle quattro big solo Hsbc vanta una capitalizzazione superiore ai fondi pensione che deve garantire. Lloyds, Barclays e Royal Bank of Scotland valgono meno, secondo il mercato, di quello che devono ai loro attuali e futuri pensionati. Il gap più ampio è in Lloyds, che vale 20 miliardi di sterline a fronte di 27 miliardi di impegni previdenziali. Ma il peggior titolo a Londra con una flessione superiore al 5% è stato quello di Rbs. PRESSToday Rassegna stampa

HelpConsumatori Data: "RISPARMIO. Osservatorio Supermoney: il nuovo bene rifugio è il conto deposito" 23/08/2011

Indietro Stampa News RISPARMIO. Osservatorio Supermoney: il nuovo bene rifugio è il conto deposito 22/08/2011 - 12:24 Il momento di crisi economica per l'Italia è forse il più grave dal dopoguerra; i risparmiatori sono sempre più prudenti e stanno cercando il modo per proteggere meglio i propri soldi, visto che i titoli di Stato italiani rischiano di diventare carta straccia. In questo panorama, il nuovo "prodotto rifugio" sembra essere il conto deposito. E' quanto risulta dall'ultimo studio dell'Osservatorio del portale SuperMoney che ha fatto il punto sull'evoluzione dei prodotti di risparmio nel mercato italiano analizzando i più recenti trend di mercato ed il comportamento registrato dai propri clienti negli ultimi 6 mesi. Dopo essersi affermati tra i redditi alti al Nord, da alcuni mesi i conti deposito si stanno diffondendo anche al Centro - Sud e tra i redditi meno elevati. L'investimento iniziale è sceso a 8.500 euro e la durata del vincolo sta rapidamente diminuendo (ormai si attesta sotto i 12 mesi): l'incertezza sui mercati e la poca fiducia nelle banche spingono le persone a non impegnarsi nel lungo termine, anche a fronte di rendimenti più alti. "I dati sono in realtà in linea con un processo ormai consolidato - commenta Andrea Manfredi, Amministratore Delegato di SuperMoney - Il conto deposito è diventato un vero prodotto retail per chi vuole far fruttare piccole somme, sentendosi libero di cambiare destinazione al proprio denaro in modo flessibile. E nelle ultime settimane sono tornati sulla scena anche i clienti con maggiori disponibilità che parcheggiano la liquidità sui conti deposito in attesa di capire che direzione prenderanno i mercati finanziari ed i tassi di rendimento". La diffusione massiccia dei conti deposito è fotografata da numerosi indicatori: quasi la metà delle richieste di apertura provengono da chi dichiara un reddito medio basso; il Sud Italia traina la crescita, con più della metà delle nuove richieste di apertura; l'importo medio del primo deposito è pari a circa 8.500 euro, con il 75% dei richiedenti che predilige un vincolo non superiore a 12 mesi. "Ma questi dati vanno mediati con due fattori importanti - spiega Manfredi - Nessuno dichiara in un form web o al telefono il proprio reddito reale: è probabile che il dato in nostro possesso sia sotto-stimato; inoltre gli istituti bancari hanno ampliato molto la propria offerta negli ultimi mesi, associando un conto deposito a molti conti correnti già presenti nella gamma di offerta: questo ha sicuramente generato 'effetto traino'". L'altro dato interessante è costituito dalla tipologia di utente che ricerca un conto deposito: l'80% delle richieste proviene da persone con un contratto a tempo indeterminato e da lavoratori autonomi. In particolare, il 62% di coloro che desiderano aprire un conto deposito ha un contratto a tempo indeterminato, seguono i lavoratori autonomi con il 18% delle richieste, i lavoratori con contratto a tempo determinato con il 10%, i pensionati con il 5%, le casalinghe e i disoccupati con il 4% e gli studenti con l'1%. La maggioranza di coloro che vogliono aprire un conto deposito ha quindi una posizione lavorativa stabile ed un reddito mensile certo. Anche se il ticket di ingresso si è abbassato, arrivando ad una media generale di 8.500 euro, rimane forte il segmento che deposita fin dal primo versamento almeno 20.000 euro. L'importo medio è molto legato al tipo di professione: i dirigenti hanno l'importo più elevato, con una media di 25.000 euro, non solo per una maggiore disponibilità economica, ma anche per una maggiore cultura economico-finanziaria. Ma ad avvicinarsi ai conti deposito c'è anche un target di persone con meno "istruzione finanziaria" che prima vuole vedere cosa succede investendo una piccola cifra, quindi - se soddisfatto - si sente pronto ad investire i propri reali risparmi. La sorpresa è rappresentata dai pensionati, che - seppur siano solo il 5% del totale - si attestano con un investimento medio di 13.000 euro. Il tempo a disposizione lascia loro maggiori possibilità di informarsi bene su internet sui conti disponibili e sulle migliori offerte: è la nuova generazione dei "pensionati internet-oriented". L'ultimo dato interessante è quello che gli italiani non vogliono più vincolare i propri risparmi per più di 12 mesi, con uno su cinque che opta per durate inferiori ai 6 mesi. La situazione attuale, che vede lo spread tra BTP e Bund ai massimi storici, può essere coerente con questa strategia di investimento: tenersi "liquidi" per approfittare di rapidi cambiamenti di scenario. Questo trend di diffusione del prodotto è destinato ad aumentare da Settembre, per due forti motivazioni. La prima viene dall'estero: i titoli di Stato italiani rischiano di diventare carta straccia, dopo il commissariamento dalla Banca Centrale Europea. La seconda viene dall'interno: le Banche italiane hanno fame di liquidità ed hanno necessità di raccogliere fondi. Non potendolo più fare sul mercato a tassi convenienti (per effetto di quanto sta accadendo), miglioreranno ancora l'offerta sui conti deposito, alzando i tassi offerti ai nuovi clienti e ravvivando ulteriormente il mercato. "I conti deposito stanno certamente vivendo un momento di grande diffusione - conclude Andrea Manfredi - Fino a pochi mesi fa, gli unici prodotti realmente confrontati on line erano mutui, prestiti ed assicurazioni auto (dove anche SuperMoney è presente, con i servizi di confronto mutui, confronto prestiti e confronto assicurazioni auto). Nel corso degli ultimi mesi la situazione è completamente cambiata: un numero altissimo di persone ci chiama ogni giorno per capire le condizioni dei conti, individuare eventuali punti nascosti e farsi aiutare nei processi di richiesta on line, che sono convenienti ma - per molte persone -ancora troppo complicati. Nei giorni scorsi abbiamo nuovamente dovuto potenziare il nostro centro di supporto ed abbiamo limitato le ferie dei migliori operatori. Perché le persone si fidano più di SuperMoney che delle singole banche? Perché siamo indipendenti dalle singole banche che confrontiamo ed offriamo un servizio molto trasparente". 2011 - redattore: GA PRESSToday Rassegna stampa

Independent, The Data: 23/08/2011 "David Prosser: Putting a cap on the cost of pensions both present and future"

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Having done their best to limit future pension liabilities, Britain's biggest companies are now turning to the liabilities they have already accrued. ITV's longevity swap with Credit Suisse is one of the largest deals of this type ever done in Britain, but it represents an important trend that is set to accelerate.

As employees of once-generous companies now know well, it isrelatively straightforward for employers to stop building up large liabilities to final- salary pension schemes: they simply close them – either to new joiners, or as increasingly has been the case, to existing members of the plan too. Related articles

ITV pays Credit Suisse to take on the risk on its pension scheme Search the news archive for more stories

Getting rid of the final-salary pension plan does not, however, mean that the company's bill becomes a known quantity in perpetuity. For the cost of providing those benefits that have already been promised to staff can be very changeable, depending on a series of variables.

ITV's deal is an attempt to get on top of just one of those variables, albeit an especially pernicious one. It reflects the fact that for finance directors of companies with final-salary pension schemes, the inexorable rise of people's life expectancies in Britain todayrepresents a headache.

If you retired a decade ago, the fact that you are, on average, likely to live three years longer than your employer expected is welcome. It is not such happy news, however, for a company that had not anticipated having to finance your retirement for quite so long.

That risk is one that ITV no longer has to worry about – its deal with Credit Suisse means the bank will take the hit should longevity rates rise more quickly thananticipated in future. That's not to say ITV will save money from the arrangement, but it has at least drawn a line under the cost of its liabilities – or one part of them, anyway.

We will no doubt see more deals of this type, as companies opt to pay a premium for certainty. The £1.7bn of liabilities covered by ITV's deal with Credit Suisse takes the total value of longevity swaps agreed over the past two years to almost £9bn.

That pooling of liabilities in the hands of a small number of investment banks comes with its own dangers, of course – the obvious one being that this may become another systemic risk with which UK regulators will have to get to grips.

That is a matter both for thePensions Regulator and the new watchdogs that are responsible for financial stability and institutional supervision.

There is also the question of what to do about the other moving parts in the liability formula – not least investment risk. But there are solutions available to address these issues too. Finally, what has seemed for so long like an intractable problem for many companies feels much less so.

The City can't help itself on tax

Here we go again. As day follows night, so the howls of outrage in the City are inevitable at the mere hint of any increase in their tax bills. So it was that Michael Spencer, the chief executive of interdealer broker Icap, told The Independent on Sunday that his business, for one, may be off if the European Union adopts the proposals of Nicolas Sarkozy and Angela Merkel for a financial transactions tax.

Never mind that we have yet to hear the detail of those proposals – or that it is highly probable George Osborne would veto them (he is on record as opposing such a tax unless it is worldwide). No, Mr Spencer is already hopping mad.

Clearly, there are significant problems with the French-German ambition for this tax, not the least of which is the danger of cross-border arbitrage. There really isn't going to be much point in introducing the levy if a sizeable number of those it is aimed at decamp to somewhere where it isn't payable.

However, the European Union – and not just the eurozone – is confronting a crisis in its public finances. President Sarkozy and Chancellor Merkel believe this tax could raise as much as $215bn (£131bn) a year, so it would be dumb not to at least give their ideas a fair hearing.

Moreover, the speed with which the financial sector – and Mr Spencer's reaction is absolutely typical – rushes to reject every suggestion of changes to regulation or taxation does it no credit. Not only does it reinforce the views of those who think that financiers are unwilling to pay their way – however unfair that perception might be – but it also undermines the credibility of their argument.

The banks, for example, have remained in the UK despite the banking levy, despite the bonus tax and despite the 50p top rate of income tax, though there were threats they would leave prior to each of these measures being introduced.

Chaos still reigns in the eurozone

The bounce in the stock markets yesterday came courtesy of the developments in Libya – but do not assume it will prove to be the beginning of a sustained rally.

On the slowing recovery in the US and elsewhere, the speech that Ben Bernanke, the chairman of the US Federal Reserve, will give on Friday, is all-important, as Stephen Foley explains on page 29.

In the eurozone, the chaos goes on: it's not just that Europe's leaders can't agree on what to do next – they can't even agree on what they have already agreed.

Ewald Nowotny, who runs Austria's central bank, warned yesterday that rather than the volatility of the past two weeks speeding up the drive to ratify the changes agreed last month to the European Financial Stability Fund, the process is slowing.

He's worried the eurozone won't even manage to hit its end-October target. So much for the political leadership that is being called for by investors all over Europe.

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Italia Oggi Data: "Cause lunghe, forfait variabile" 23/08/2011

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ItaliaOggi sezione: Professioni data: 23/08/2011 - pag: 30 autore: di Debora Alberici La Cassazione sui processi previdenziali

Cause lunghe, forfait variabile

Le cause previdenziali durate troppo a lungo, anche se elencate dalla Corte europea come quelle di particolare importanza, non danno necessariamente diritto al bonus di 2 mila euro. È quanto affermato dalla Suprema corte con la sentenza n. 17447 del 22 agosto 2011. Secondo i giudici il fatto che la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia riconosciuto (in caso di irragionevole durata del processo) il diritto a un'ulteriore somma forfettaria nei giudizi di particolare importanza, tra i quali ha incluso, in via esemplificativa, anche le cause previdenziali, non significa che dette cause debbano essere necessariamente considerate di particolare importanza e non comporta alcun automatismo nella liquidazione del maggior indennizzo. Ne consegue, da un lato, che spetta al giudice del merito valutare se, in concreto, la causa previdenziale abbia avuto una particolare incidenza sulla componente non patrimoniale del danno e che tale valutazione discrezionale non implica un obbligo di motivazione specifica. Inoltre il Collegio di legittimità ha bacchettato i magistrati di secondo grado perché «la Corte si è infatti limitata a sottolineare, ai fini della quantificazione dell'indennizzo, l'esiguità del valore della controversia, ma non ha operato il necessario giudizio di comparazione tra la natura e l'entità della pretesa patrimoniale azionata e la condizione economico-sociale della parte, solo attraverso il quale avrebbe potuto valutare l'impatto del ritardo sull'animo della ricorrente».Il caso riguarda una donna che aveva citato in giudizio il ministero della giustizia per ottenere il risarcimento del danno morale perché la causa previdenziale nella quale era stata parte era durata troppo. La Corte d'appello di Roma le aveva accordato solo 850 euro perché, aveva sostenuto, il valore era così esiguo da non comportare un ristoro cospicuo. Non solo. I giudici avevano disconosciuto il bonus di 2mila euro di solito liquidato per le cause di particolare importanza. La Cassazione ha sconfessato la prima tesi sostenendo che il valore esiguo della causa non fa scendere l'indennizzo mentre ha confermato la seconda sostenendo che le liti contro l'Inps non danno necessariamente diritto al bonus. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Falsa equità e politica debole DALLA PRIMA" 23/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-23 - pag: 15 autore: Fabrizio Forquet Falsa equità e politica debole DALLA PRIMA

E ripete che sulle pensioni si è già intervenuti, che il sistema è in equilibrio. In realtà finge di ignorare che: 1. Chi oggi va in pensione può farlo prima dei 60 anni e riscuote un assegno quasi pari al 70-80 per cento dell'ultimo stipendio, mentre i ventenni o i trentenni di oggi potranno andare in pensione solo ben oltre i 65 anni e con circa la metà dell'ultimo stipendio (molto meno se si è autonomi e sempre se il Pil cresce mediamente più dell'1,5% reale all'anno). Questa è un'evidente ingiustizia generazionale. 2. Per permettere al sistema di tenersi in equilibrio contabile i contributi previdenziali che alleggeriscono le buste paga sono particolarmente alti. Questo è un onere che penalizza i lavoratori e le imprese, e pesa anche sui livelli occupazionali. 3. Il sistema previdenziale italiano costa due punti di Pil più della media europea. Secondo l'ultimo confronto elaborato dall'Ocse (Pensions at a Glance 2011) l'Italia impegna circa il 14% del Pil in pensioni, livello record tra i paesi sviluppati, contro il 12% della Francia e l'11 della Germania. Sul totale della spesa pubblica le pensioni incidono per il 30 per cento. È evidentemente un lusso che, con i nostri conti disastrati, non possiamo permetterci. Si consideri che in Germania l'età del pensionamento è già fissata a 67 anni. 4. Infine (e qui davvero c'è da chiedersi dove sia il sindacato), il sistema contributivo che sta per entrare a regime non prevede alcun riequilibrio in senso sociale. Questo vuol dire che chi guadagna bene ha la possibilità di costruirsi una buona pensione integrativa, chi guadagna poco, e magari con contratti a termine, avrà una pensione da fame. Ecco perché la politica che rivendica l'equilibrio del sistema pensionistico prende in giro gli italiani. Ci sono almeno queste quattro buone ragioni per alzare - fatti salvi i lavoratori addetti a mansioni usuranti - l'età pensionabile. Portare l'età del ritiro a 70 anni il più rapidamente possibile, con una progressiva convergenza anche per le donne, permetterebbe di liberare risorse (le stime indicano circa 40 miliardi di euro) che potrebbero essere utilizzate per: ridurre il cuneo contributivo che penalizza tutti i lavoratori in busta paga, indebolisce la competitività delle imprese, frena l'occupazione e la crescita del Paese; rafforzare le pensioni di chi oggi non ha la forza economica per crearsi una vera pensione integrativa ed è destinato quindi all'indigenza; migliorare il saldo dei conti pubblici italiani, evitando tagli ben più dolorosi anche sul sistema assistenziale. Sono ragioni, va ribadito, che attengono all'equità sociale e generazionale, oltre che al rigore dei conti e alla competitività del sistema Italia. Perciò anche quella sinistra che, al tempo dell'ultimo governo Prodi, ha di fatto anticipato l'età del ritiro, dovrebbe avviare su questo una severa riflessione. Che il partito dell'intangibilità dell'età pensionabile giochi una partita tutta estranea al concetto di equità, del resto, lo testimonia lo scandalo dei vitalizi di oltre 2.500 euro percepiti da deputati e senatori dopo una sola legislatura, ma anche l'indifferenza dell'intero Parlamento alla proposta di legge dei Radicali che giace in Commissione alla Camera (atto 1003). Una proposta che prevede l'introduzione di un sistema di welfare universale grazie alle risorse che si recupererebbero dall'aumento dell'età pensionabile. Uno dei pochi disegni compiuti di riforma del logoro sistema italiano di protezione sociale. Ma la politica debole è incapace di grandi riforme. Risponde solo al consenso immediato e non perde tempo a costruirlo. Eppure secondo una ricerca realizzata dall'Isfol con il ministero del Lavoro, in collaborazione con "La Sapienza" di Roma, sette lavoratori su dieci tra i 60 e i 64 anni si ritengono in grado di lavorare anche dopo i 65 anni. Tra quei sette, non solo per una ragione anagrafica, non figura la moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone: lei è andata in pensione, dopo aver fatto l'insegnante, a 39 anni. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Non assumersi solo il rischio euro" 23/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA E MERCATI data: 2011-08-23 - pag: 42 Non assumersi solo il rischio euro

Sono un libero professionista attivo nel settore dello spettacolo. Ho 49 anni. Nella crisi finanziaria del 2000 ho perso l'equivalente di 50mila euro. Da allora non investo più direttamente in titoli ma mi affido all'esperienza delle società di gestione del risparmio. Attualmente ho investito in un portafoglio conservativo con un 75% di obbligazioni governative e corporate (tutte in euro). Per il resto il portafoglio è composto da titoli europei appartenenti ai listini principali delle maggiori Borse europee. Puntare sull'euro è una scelta ancora valida, ora che la valuta continentale soffre nei confronti delle altre valute, o mi conviene diminuirne il peso? Andrea Tomassini. Risponde Ida Pagnottella di Cfi Advisors R Il lettore afferma che nel 2000 ha perso 50mila euro, però non indica la perdita percentuale: questo rileva una propensione al rischio molto bassa. Chi non riesce a focalizzarsi sulle perdite e guadagni percentuali fa fatica a prendere rischi e, dunque, dubito che investire in valute estere possa essere una scelta adeguata per questo investitore. Inoltre il lettore afferma di «affidarsi all'esperienza delle società di gestione del risparmio», e che ha una gestione che investe il 75% in fondi obbligazionari in Euro (corporate e titoli di Stato) e il 25% in azioni della zona Euro. E giustamente si pone il problema di avere un rendimento reale, e non solo nominale. Avere rendimenti positivi in euro, mentre la valuta europea perde il proprio potere di acquisto nei confronti di altre monete riduce i guadagni in termini reali. Comunque ci sono due aspetti da considerare: il primo è che è sempre errato avere un portafoglio diversificato solo in apparenza, ma non nella sostanza. In questo caso il portafoglio è completamente esposto ai problemi della zona Euro. E come regola generale sarebbe sempre meglio considerare una diversificazione valutaria. Il problema è che l'Euro ha già perso molto rispetto ad alcune valute (non tutte), dunque potrebbe essere tardi per puntare su altre monete come il franco svizzero. Ci sono valute di Paesi produttori di materie prime che sono salite di meno rispetto alla valuta elevetica. E lo stesso yuan cinese è rimasto stabile negli ultimi tempi rispetto all'euro. Bisogna tenere presente, però, che investire in valute estere è una delle strategie più complesse, dunque bisogna affidarsi ad un gestore esperto. Inoltre, le obbligazioni in valuta estera hanno prezzi molto volatili, dunque considerando che il risparmiatore ha un basso profilo di rischio, il suggerimento è quello di dedicare pochissimo alle valute estere all'inizio in quanto potrebbe essere troppo stressante da punto di vista psicologico, anche se il portafoglio sarebbe meglio diversificarlo. I suggerimenti azzeccati ricevuti in banca Siamo siamo una coppia di 70enni benestanti, due figli autonomi ma ancora bisognosi di aiuto. Case proprie e vari immobili. A giugno abbiamo venduto un immobile del valore di circa 400mila euro. Precedentemente avevamo contrattato l'acquisto di un immobile commerciale in via di costruzione. Oltre a quanto già versato, dobbiamo versare una rata di euro 50milano a ottobre/novembre altri 50mila gennaio/febbraio 2012, il saldo di circa 100mila euro al 31 settembre 2012. Non essendoci a giugno la situazione economica attuale, su consiglio di funzionari di banca, abbiamo fatto i seguenti investimenti: 35% del ricavato su Unicredit Money Box (Pct) a 3-6-12 mesi, resa netta circa 2%. Il 20% su Unicredit Certificati Deposito 24 mesi, resa netta 2,55%. Il 30% su un conto deposito a risparmio della banca locale Carim a 20 mesi, resa netta 2,48%. Il 4% su un altro conto deposito a risparmio a 6 mesi di una Bcc locale, resa 1,82%, un altro 10% circa su un'obbligazione a 36 mesi della stessa banca, resa netta 3,28%. Potete aiutarci nell'attuale situazione? F.F. (Rimini) Risponde Carlo Mazzola di NoRisk R In base alle indicazioni fornite, si desume che per l'immobile servano ancora 200mila euro dei 400mila incassati dalla vendita precedente. Premesso che non avendo un quadro complessivo dei redditi e delle spese future, l'analisi è necessariamente una stima. Ma possiamo affermare che, alla luce di quanto successo nelle ultime settimane, gli investitori sono stati ben consigliati. Fatta esclusione dell'obbligazione a 3 anni, forse di più difficile liquidazione, gli altri strumenti si avvicinano all'area del monetario e magari offriranno nei prossimi 18/24 mesi una resa inferiore a prodotti simili, ma almeno rispondono appieno all'esigenza di cassa necessaria per il saldo dell'immobile commerciale. Non sembrano pertanto emergere criticità nel breve termine, la riflessione può essere spostata nel futuro per valutare se il nuovo immobile sarà in grado di garantire un reddito interessante e se rappresenti una porzione importante del patrimonio, perché il rischio di concentrazione in un settore specifico potrebbe esporre la coppia a mancati redditi e, magari, un'imposizione fiscale superiore a quella che grava sui prodotti finanziari che permettono anche nel settore del "real estate" una vasta gamma di offerta e una maggiore flessibilità in caso di vendita. Tra il pensiero dei figli e la pensione, meglio non riscattare la laurea Siamo due 40enni lavoratori dipendenti, con due figli frequentanti la scuola primaria. Prima casa di proprietà, reddito netto 25mila euro ciascuno, con una capacità di risparmio di circa 15mila euro annui e una propensione al rischio medio bassa. Il marito è iscritto al fondo di categoria con versamento del 30% del Tfr e la restante parte lasciata in azienda. Il patrimonio a disposizione è composto da: 50mila euro in liquidità sul C/C; 25mila euro in un'assicurazione sulla vita mista rivalutabile (riscatto 2015); altri 25mila euro nella polizza vita Certezza BPM premio unico con rivalutazione annua (riscatto 2020); 20mila euro in Eurizon fondo obbligazionario B/T; 20mila euro in BTp/CcT scadenze 2014/2015/2021; 10mila euro in azioni di banche popolari; 15mila euro in bond Intesa 2,5% scadenza 2013; 10mila euro in Bond Mps 4,2% scadenza 2017. Vorremmo utilizzare la liquidità per le esigenze a medio termine dei figli, per la nostra futura rendita integrativa della previdenza e valutare la possibilità di riscattare il corso di laurea della moglie di durata quinquennale se conveniente. Francesco P. Risponde Agostino de Luca di A&G Consulting R Partiamo dai Figli. Gli strumenti a disposizione sono diversi: libretto di risparmio, buoni postali, polizze vita e piani di accumulo (Pac) in fondi o Etf. Ognuno presenta pregi e difetti e la scelta va fatta solo dopo una corretta valutazione delle esigenze reali. Se ad esempio l'obiettivo è la massimizzazione dei rendimenti (a scapito dei costi) potrebbe essere valida l'alternativa offerta dai Pac. Viceversa se l'esigenza è minimizzare i costi, allora il libretto di risparmio e i buoni postali offrono un buona alternativa. Per quanto concerne la futura rendita integrativa, sarebbe opportuno iniziare ad aderire a un fondo pensione aperto per di colmare il gap tra ultima retribuzione e pensione percepita (intornoo al 55-65% per i lavoratori dipendenti). Tale necessità risulta ancora più evidente per la moglie in quanto (sembrerebbe) sprovvista del fondo di categoria. A tal fine, dopo aver individuato il gap da colmare e il tenore di vita desiderato, potrebbe essere utilizzato anche parte del capitale derivante dal riscatto delle polizze. Per quanto riguarda il riscatto degli anni della laurea, ci sentiamo di sconsigliare tale ipotesi. L'onere per il riscatto, seppur deducibile e rateizzabile fino a 120 mensilità, sarebbe a questo punto della vita lavorativa troppo oneroso (si dovrebbe pagare una cifra pari al 26-27% degli stipendi attuali, moltiplicata per il numero degli anni da riscattare). Inoltre visto che mancano ancora 25 anni alla probabile data di pensionamento, il quadro normativo potrebbe variare e vanificare gli sforzi fatti. Infine l'attuale allocazione dei risparmi a nostro avviso è troppo conservativa e poco diversificata. Sulla base di un profilo di rischio medio-basso, bisognerebbe aumentare almeno al 15% la componente azionaria. Anche la componente obbligazionaria andrebbe rivista, inserendo strumenti in grado di diluire il rischio e aumentare i rendimenti (Etf o fondi su bond high yield e Paesi emergenti). pagina a cura di Gianfranco Ursino PRESSToday Rassegna stampa

Trentino Data: "le famiglie giovani senza un euro in banca - laura lorenzini" 23/08/2011

Indietro Stampa Pagina 3 - Cronaca Le famiglie giovani senza un euro in banca Crisi, mutui, spese e lavori precari. Le storie di tre coppie under 35: «Spendiamo tutto» Prendiamo 2000 euro in due e non facciamo la fame, ma tra rate e benzina siamo sempre sul filo LAURA LORENZINI

TRENTO. C’era una volta il gruzzolo in banca. Ogni mese si metteva via qualcosa, come le formichine. Un salvadanaio per gli imprevisti, le vacanze, la vecchiaia. Oggi le giovani coppie non riescono a risparmiare un euro. Il reddito mensile viene polverizzato da affitti, spese e rate varie. Lo dice un’indagine del Censis, che fotografa l’Italia della precarietà, economica e lavorativa. Lo studio dice che le famiglie giovani spendono tutto il loro reddito mensile per motivi di precarietà, crisi e compensi risicati. Solo uno su quattro nuclei under 35 riesce a mettere da parte qualche soldo. Nel quadro nazionale si rispecchia anche il Trentino. I sindacati confermano l’affanno delle nuove generazioni e tre coppie testimoniano, al Trentino, l’incertezza dell’oggi e i timori sul domani, senza riserve salvavita o la possibilità di costruirsi pensioni integrative. Primo caso: coppia con entrambi lavori dipendenti. Lei, Paola De Martin, ha 34 anni e lavora part-time in un’impresa di pulizie. Lui, Gianni, ne ha 37 e lavora come meccanico. Hanno due figli, uno all’asilo e l’altro alle elementari. Insieme guadagnano 1700 euro al mese. Cuccagna di questi tempi, pensa uno. E invece no: la coppia ci sta dentro a pelo e, anzi, spesso va in rosso in banca. Paola snocciola le spese e i conti sono presto fatti: «Paghiamo 300 euro di affitto all’Itea - spiega -. Circa 250 euro per l’asilo. Per la spesa 450 euro, per le bollette 150, per la benzina 200. Poi c’è la rata dell’auto: altri 250. Quindi telefono e Internet, 70 euro al mese e le ricariche per i due telefonini, 50 euro». E siamo già fuori budget: 1.720 euro. Mancano, nel conteggio, l’abbigliamento e le sigarette: quasi un pacchetto al giorno per lei, circa cento euro. Come si fa a risparmiare? «Non mettiamo via un euro e stringiamo la cinghia. La pizza? Una volta ogni tre mesi. Le vacanze? Una settimana in campeggio ogni due anni. Ma a volte si chiede un finanziamento alla banca». Altra coppia di dipendenti, con reddito mensile di due mila euro al mese. Paolo e Samanta C., 35 anni lui e 32 lei, un figlio maschio di 9 e una femmina di 8. Lui fa l’elettricista ed è dipendente di una ditta, lei è part-time in un supermercato. Hanno la casa di proprietà e anche loro risparmi in banca zero. Eppure duemila euro sarebbero quattro milioni di lire. Sarebbero. «Dieci anni fa sì erano tanti - ricorda Samanta -. Poi con l’euro tutto è raddoppiato mentre gli stipendi sono rimasti uguali. Solo il mutuo per la casa ci costa 500 euro al mese. Le bollette 200. Poi i buoni mensa e i buoni trasporto 200 euro al mese. E mettiamoci scarpe, pantaloni e maglie, libri e zaini, almeno 100 euro. Cellulari e telefono di casa 100 euro, poi benzina gomme, freni e revisione 200. Per la spesa se ne vanno 500 euro. Mettici il dentista e qualche extra ed è già tutto sfumato». Non fanno la fame, ma sono sempre strangolati: «Stiamo tutti bene e abbiamo un lavoro. Ma se succede qualcosa o uno dei due resta disoccupato?. Non c’è sicurezza». Discorso diverso per Riccardo Trentin e la moglie, entrambi sotto i 40 anni, che superano i duemila euro e qualcosa riescono a mettere via. Ma la loro incertezza si chiama precarietà. Insegnante a tempo determinato lui alle superiori, cococo lei per il museo di scienze naturali. «Ci chiamano lavoratori atipici e questo ci bolla - dice lui con rabbia -. Vorremmo comprare una casa ma le banche ci dicono no, perché nessuno di noi due può dare la garanzia di un tempo indeterminato. Non ci fanno neanche la fidejussione. E neanche le offerte in Internet sono accessibili. Infine non ci danno prestiti Inpdap e neanche la liquidazione anticipata del Tfr». Buio anche sulla pensione: «Avere risposte sulla nostra situazione contributiva è difficilissimo. Ci trattano come persone non regolari. O come dei poveracci. Non sono un ragazzino e ho 16 anni di lavoro alle spalle, ma mi negano il diritto a costruirmi un futuro». PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "I soldi per gli enti locali non si trovano Torna la stretta sulle pensioni rosa" 24/08/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 8 I soldi per gli enti locali non si trovano Torna la stretta sulle pensioni rosa

AL LAVORO PER PORTARE LE DONNE DEL PRIVATO VERSO I 65 ANNI GIÀ DAL 2013-2014 Olivia Posani ROMA LA MANOVRA bis (nella foto Ansa, Giulio Tremonti) ha iniziato ieri il suo iter parlamentare in commissione bilancio del Senato con due imperativi categorici: fare presto e rispettare i saldi. Ciò non toglie che all'interno del Pdl siano in corso le grandi manovre. Si cerca di strappare tutto il possibile per rendere più digeribile l'intervento da 45,5 miliardi. Così rispunta con prepotenza la tentazione pensioni, nonostante i no della Lega e la contrarietà del segretario della Cisl Bonanni a intervenire sul capitolo previdenza senza ottenere contestualmente concessioni su altri fronti (statali, innazitutto) e senza far pagare pegno agli evasori o a chi ha di più (da qui la richiesta di patrimoniale e aumento dell'Iva). I punti dolenti della manovra sono noti: contributo di solidarietà per chi ha redditi superiori ai 90mila euro lordi e tagli a Regioni, Comuni e Province. Il primo non va giù a una gran parte del partito (tocca solo chi le tasse già le paga, è la critica) mentre il taglio di 6 miliardi agli enti locali, contro cui la Lega è pronta a salire sulle barricate, rischia di tradursi in minori prestazioni e aumento delle tasse locali. Secondo alcuni calcoli si tratta di un aggravio di oltre mille euro a famiglia. Per eliminare il contributo (o renderlo meno oneroso) si è già individuata la soluzione: uno scambio con l'aumento dell'Iva sulle aliquote del 10 e del 20%. Gli uomini vicini a Scajola presenteranno emendamenti per innalzare l'imposta di un punto (6-7 miliardi di incassi), ma l'ipotesi più gettonata è che ci si fermi a mezzo punto per evitare rischi recessivi. ANCORA in campo l'ipotesi di patrimoniale sul lusso. Resta però il problema dei tagli a sindaci e governatori. Anche su questo i berlusconiani vorrebbero arrivare a uno scambio: minori tagli a fronte di un intervento sulle pensioni. A partire da un' accelerazione del meccanismo che innalza da 60 a 65 anni il requisito per ottenere la pensione di vecchiaia per le donne che lavorano nel settore privato. Maurizio Sacconi, intervenendo al Meeting di Cl, aveva già fatto capire che un certo margine si poteva trovare: «L'unico punto che si può discutere, confrontandoci con il sindacato riformista, può riguardare i tempi di entrata in vigore di una riforma già fatta e anticipata dal 2020 al 2016». In effetti, si sta studiando di anticipare ulteriormente l'entrata in vigore della norma: invece del 2016 si potrebbe iniziare nel 2013-2014. Maurizio Gasparri, capogruppo dei senatori del Pdl vorrebbe andare anche oltre, agendo sulle pensioni di anzianità: «Il capitolo previdenza è ancora aperto. L'età giusta per andare in pensione è 65 anni». SI STA comunque lavorando per salvare i piccoli Comuni, quelli sotto i 1000 abitanti, come il ministro leghista Calderoli ha promesso al presidente dell'Anci, Osvaldo Napoli. L'ipotesi è quella di unire i servizi per ottenere un po' di risparmi, ma l'autonomia del comune verrebbe salvata. Per capire cosa c'è nell'aria bisognerà attendere lunedì prossimo, giorno in cui scade il termine per presentare gli emendamenti. Nel frattempo la trattativa politica va avanti. PRESSToday Rassegna stampa

Independent, The Data: 24/08/2011 "David Prosser: The ethics of pension fund investments"

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Outlook Kent County Council has got itself into something of a pickle. Anti-smoking charities and local healthcare practitioners are up in arms after discovering the local authority's pension fund has investments in four international tobacco companies with a total value of £25m.

Kent says the holdings account for only 1 per cent of the pension fund and that it has a legal duty to generate the best possible returns for scheme members, which prevent it ruling out investing in particular types of company.

In fact, that's not right at all. For while safeguarding the interests of members is the over-riding duty of the trustees of any pension scheme, that does not mean returns are the only consideration (even assuming that an ethical or socially responsible investment policy means sacrificing returns, which is a much-disputed argument). Indeed, there are many schemes in the public and the private sector that do require their investment managers to avoid putting money into certain industries – defence is common, as is tobacco.

The issue schemes such as Kent have to confront is what their members think. Too many schemes don't make enough information public about their investments, which deprives members of the opportunity to make their feelings known. And it is a small step from better disclosure to asking members to provide feedback on whether they'd like their scheme to adopt a particular type of investment policy – through a vote, or some other means. Plenty of schemes do exactly that.

Apart from anything else, isn't it rather odd to be investing in an industry at the same time as spending money on campaigns that could damage it financially? For this is what Kent is effectively doing with the support it offers local groups that try to help people to give up smoking. By accepting the pension fund's investment decisions, Kent is effectively saying its own public-health campaigns are going to prove ineffective.

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Italia Oggi Data: "L'integrativo sale, la pensione no" 24/08/2011

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ItaliaOggi sezione: Professioni data: 24/08/2011 - pag: 34 autore: di Daniele Cirioli Entra in vigore la legge Lo Presti che consente alle casse private di aumentare l'aliquota

L'integrativo sale, la pensione no

Lievi gli aumenti dell'assegno se il contributo va nel montante Le casse possono alzare il contributo integrativo fino al 5%. Entra in vigore oggi, infatti, la legge n. 133/2011 (cosiddetta Lo Presti) che consente agli enti di previdenza dei professionisti di elevare il contributo integrativo pagato in fattura. L'eventuale rincaro può finire nel montante contributivo individuale dei professionisti, che serve a misurare l'importo della pensione. A conti fatti, però, c'è da aspettarsi poco di miglioramento. Per esempio, il giovane perito industriale che oggi paga 10 mila euro all'anno di contributi, con il raddoppio dell'integrativo (dal 2 al 4%) può attendersi, tra 40 anni, a 65 anni d'età, una pensione più pesante di 955 euro all'anno, cioè circa 73 euro in più al mese. Contributi più cari. Due le novità introdotte dalla legge n. 133/2011, pubblicata sulla G.U. n. 184 del 9 agosto scorso e in vigore da oggi. Entrambe riguardano la previdenza dei liberi professionisti, gestita dalle apposite casse ed enti (indicati in tabella). Dopo la legge n. 335/1995, questi enti di previdenza risultano suddivisi in due categorie: casse privatizzate (con disciplina dettata dal dlgs n. 509/1994) e casse private (disciplinate dal dlgs n. 103/1996). In cambio della garanzia di una pensione al momento della vecchiaia, le casse di previdenza chiedono ai professionisti di pagare una contribuzione generalmente organizzata in due prelievi. Il primo è il contributo soggettivo, in genere determinato in misura percentuale sul reddito professionale prodotto dal professionista e da questi integralmente dovuto. Il secondo prelievo è il cosiddetto contributo integrativo (che è oggetto di modifiche), in genere calcolato in misura percentuale del volume d'affari (la base imponibile ai fini Iva) e imposto in parcella, così da restare a carico dei clienti (una sorta di «imposta» indiretta). La prima novità della nuova legge interviene sulla disciplina del secondo dei prelievi, cioè sul contributo integrativo oggi fissato indistintamente nella misura unica 2% per le casse private. In base al nuovo dettato della legge n. 133/2011, la misura del contributo integrativo «non può essere inferiore al 2% e superiore al 5% del fatturato lordo» ed è «riscosso direttamente dall'iscritto medesimo all'atto del pagamento, previa evidenziazione del relativo importo nella fattura». La seconda novità è una nuova disciplina (possibilità) offerta non solo alle casse private, ma anche a quelle privatizzate (dlgs n. 506/1994) in regime contributivo (ossia casse dei ragionieri e dei commercialisti). In pratica, la legge n. 133/2011 stabilisce che, al fine di migliorare i trattamenti pensionistici degli iscritti (professionisti), è riconosciuta la facoltà di destinare parte del contributo integrativo all'incremento dei montanti individuali, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica garantendo l'equilibrio economico, patrimoniale e finanziario delle casse previdenziali, previa delibera degli organismi competenti. Aggiunge, infine che le predette delibere concernenti la modifica della misura del contributo integrativo e i relativi criteri di destinazione, sono sottoposte all'approvazione dei ministeri vigilanti, che valutano la sostenibilità della gestione complessiva e le implicazioni in termini di adeguatezza delle prestazioni. Pensioni più care? Al fine di verificare i risultati conseguenti all'eventuale adozione della nuova possibilità offerta dalla legge, in tabella è riportata una simulazione riferita all'Eppi (all'ente nazionale di previdenza e assistenza dei periti industriali). Attualmente, il contributo integrativo versato dai professionisti (ma pagato dai clienti), pari al 2%, è integralmente destinato agli oneri di gestione dell'ente stesso di previdenza (cioè non serve alla pensione del professionista). In tabella le due simulazioni indicano una che il contributo raddoppia dal 2 al 4%, l'altra che passa dal 2 al 5%, considerando sempre che la quota aggiuntiva venga interamente destinata alla pensione. PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Per costruire gli europei non può bastare l'euro" 24/08/2011

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ItaliaOggi sezione: I commenti data: 24/08/2011 - pag: 2 autore: di Pierluigi Magnaschi L'analisi

Per costruire gli europei non può bastare l'euro

L'Europa è una grande idea. Realizzata con i piedi. Essa nasce a tavolino. Nella presunzione che, eliminate le dogane e demoliti i confini, l'Europa nascesse come un pulcino da un uovo. Questa idea tecnocratica è il risultato del lavoro di una élite senza radici. Mondializzata perché non ha riferimenti. E che si crede la rappresentazione del futuro. Anzi, l'unico modello possibile. Il resto dell'Europa, cioè i cittadini europei, seguiranno. L'importante, come diceva Napoleone, è andare avanti. Poi l'intedance suivra, le salmerie seguiranno. E, in questo caso, le salmerie erano i popoli europei che si sono invece rivelate renitenti a cancellare il loro passato (compresi i loro difetti). L'euro nasce da questa presunzione dirigistica e affrettata. I popoli non si amalgamano? Poco male, dicono gli spaesati di Bruxelles. Li mettiamo nel frullatore dell'euro e, trac, nascerà l'europeo nuovo. Invece il greco, il portoghese, lo spagnolo, l'italiano e persino l'irlandese sono rimasti tali e quali, con i loro pregi e difetti che sono storici, sociali e anche economici. Il frullatore euro non ha frullato. Anzi rischia adesso di essere frullato dalla realtà. Ne ho parlato con un grande imprenditore tedesco, un amico dell'Italia che ha cercato di spiegarmi perché i tedeschi siano restii a mettere le loro risorse in comune con i, per lui, splendidi (per altri versi) popoli mediterranei. La solidità dei conti tedeschi non scende dal cielo, mi dice. Prendiamo la previdenza che è, assieme alla sanità, la maggior voce di uscita pubblica in Italia. In passato, in Germania, lavorando 45 anni, si prendeva una pensione pari al 60% dell'ultimo stipendio (in Italia, con 40 anni, l'80%). Oggi, su una retribuzione di 6 mila euro mensili, il dipendente tedesco paga un contributo previdenziale massimo di 600 euro e il datore di lavoro ne mette altri 600. Come pensione prenderà 50 euro per ogni anno di lavoro fatto. In pratica, dopo 40 anni di lavoro, la pensione è di 2 mila euro. E chi va in pensione prima dell'età di vecchiaia (attualmente poco più di 65 anni, in futuro 67) viene penalizzato. Le pensioni in Germania non sono legate all'inflazione ma agli stipendi lordi: solo se crescono questi, crescono quelle. I pensionati tedeschi non hanno avuto aumenti nel 2005, 2006, 2007, 2010. Ai dipendenti pubblici è stata tolta la tredicesima e debbono lavorare 1,5-2 ore in più la settimana senza aumenti. Se il deficit tedesco è basso è perché i sacrifici dei tedeschi sono alti. Stupisce allora che siano restii a ripianare i debiti di coloro che i sacrifici non vogliono farli? Non è che la Merkel sia cattiva. È che gli elettori tedeschi non sono stupidi. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Così si abbatte il costo del debito" 24/08/2011

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MF sezione: Primo Piano data: 24/08/2011 - pag: 2 autore: di Guido Salerno Aletta è l'obiettivo principale che il governo si dovrebbe porre. Ecco un piano possibile

Così si abbatte il costo del debito

Una parte della spesa pubblica potrebbe essere pagata in titoli di Stato ventennali. Non negoziabili ma girabili in pegno alle banche per ottenere liquidità. Lo spiega un esperto di conti delle pa Prima o poi, arriva il momento in cui si devono fare i conti con sé stessi, con la propria storia e soprattutto con il futuro. L'Italia è alle prese con un debito pubblico troppo alto e che costa troppo. La situazione è ben diversa dagli anni ottanta e novanta: allora la spesa pubblica era fuori controllo. Ma il livello del debito ci rende deboli sui mercati finanziari e drena inutilmente risorse verso la rendita. Occorre un'analisi diversa, sul piano economico-finanziario, e sul versante politico-istituzionale. Anche nei confronti dell'Unione europea. Non c'è alcuna solidarietà su cui possiamo contare: la proposta di emettere eurobond, sostenuta anche dall'Italia per sottrarre alla speculazione i debiti sovrani dei Paesi più a rischio, è stata bocciata da Francia e Germania. Non vogliono pagare interessi più elevati sul proprio debito. Se ne riparlerà in futuro, quando ognuno si sarà rimesso in carreggiata da solo. Da qui occorre partire: ognun per sé. La prima questione è rappresentata dal costo eccessivo degli interessi: una causa non secondaria della mancata crescita. È una cifra enorme: oltre 70 miliardi di euro nel 2010. Denari prelevati dai contribuenti e dalle imprese. Ma c'è di peggio, perché il 45% del debito è in mani straniere: tra banche, fondi monetari, hedge fund e fondi pensione, paghiamo una rendita annua del 3,9% sul capitale prestato. Su un onere pari al 4,62% del pil, quasi la metà lo abbiamo trasferito fuori dai nostri confini. Sono ben 33 miliardi, una cifra di poco inferiore all'intero ammontare di tutti gli investimenti fissi lordi delle pa, pari a 38 miliardi. La seconda riflessione va fatta sulla strategia di abbattimento del debito, inaugurata dopo la crisi del 1992: privatizzazioni ed avanzo primario. È stata una stagione lunga, che ci ha consentito di scendere da un rapporto debito/pil del 122% ad appena il 103% nel 2006. Ma la creazione dell'avanzo primario di bilancio, il saldo positivo tra le entrate e le spese al netto degli interessi, ha sfiancato la crescita. Non solo siamo tornati al 120%, ma c'è da fare i conti con l'azzeramento del rapporto deficit/pil nel 2013 e con la riduzione del rapporto debito/pil al 60% in venti anni, al ritmo del 5% all'anno. Se il debito complessivo è arrivato a 1.800 miliardi di euro, significa dimezzarlo, con venti manovre da 45 miliardi ciascuna. C'è chi spera che sarà la crescita a diluire l'onere: ma il pil dovrebbe crescere del 5% in termini reali. Visto il trend degli ultimi trent'anni, è una utopia. L'alternativa, riproposta anche di recente, è una imposta patrimoniale, e visti i tracolli di borsa di quest'ultimo anno, si punterebbe al patrimonio immobiliare delle famiglie italiane. Il fatto è che si tratta prevalentemente di prime abitazioni: per pagare la patrimoniale occorrerebbe allungare il mutuo in corso o farne uno nuovo. Con le banche italiane che avrebbero in prospettiva titoli sub prime. Per non parlare dei tassi da pagare, molto più alti di quelli che oggi gravano sul debito pubblico. Sullo stesso stock di debito pagheremmo di più e gli attivi bancari peggiorerebbero: un rimedio peggiore del male. Occorre qualcosa di molto diverso.In terzo luogo, occorre ridurre la variabilità dei tassi di interesse: è una variabile esogena, stabilita dai mercati. La stabilizzazione del debito e la sua riduzione, così come vengono prospettati, presuppongono la stabilità del tasso di interesse. Ogni variazione verso l'alto assorbe l'avanzo primario creato con le manovre e mette a rischio l'obiettivo di ridurre il debito.Occorre una strategia diversa. Il primo obiettivo è preliminare all'abbattimento del rapporto debito/pil: bisogna ridurre drasticamente il costo degli interessi, allineandolo a quello degli Stati che attualmente vengono considerati i migliori prenditori, sottraendo il debito pubblico alla speculazione internazionale e riducendo il trasferimento di risorse fiscali all'estero. Dal punto di vista della equità sociale, va superata la contrapposizione tra contribuenti e beneficiari della spesa pubblica: sono i beneficiari della spesa pubblica, non i contribuenti, a dover essere corresponsabilizzati nella politica di risanamento. Sono i flussi annui di spesa che ci costano il 4,6% del pil: una corresponsabilizzazione dei beneficiari della spesa pubblica risulta più equa socialmente e praticabile politicamente, perché fotografa la realtà e crea una immedesimazione diretta e immediata tra i beneficiari della spesa e contributo al risanamento. Occorre ridurre stabilmente l'onere per gli interessi e abbattere il debito senza deprimere l'economia. Il primo strumento è definibile Cash & Kind: si tratta di pagare tutte le spese pubbliche di rilevante ammontare corrispondendo accanto ad una alta percentuale in contanti una limitata quota in titoli di Stato. I titoli della serie Kind avrebbero caratteristiche peculiari: durata ventennale, ammortamento lineare del 5% l'anno, rendimento pari al tasso di sconto in vigore. Per evitare il ripetersi della vicenda Efim, questo sistema si applicherebbe solo ai cittadini italiani e alle persone giuridiche italiane. I titoli non sarebbero soggetti a tassazione, né negoziabili, ammessi a quotazione o a valutazione di rating. Tenuti in deposito presso un conto titoli da parte della direzione generale del Tesoro (Dgt) potrebbero essere solo costituiti in pegno alle banche soggette alla vigilanza della Banca d'Italia, per anticipo di liquidità: in questo caso, il rendimento verrebbe girato alle banche. I titoli potrebbero perciò essere utilizzati per il pagamento di imposte, tasse e contributi previdenziali. Gli oneri della provvista superiori al tasso di sconto sarebbero comunque posti a carico dell'Erario. Le operazioni verrebbero descritte in una sezione contabile separata del bilancio bancario e dello Stato. Questa prima operazione ridurrebbe le emissioni di titoli sul mercato e quindi le tensioni sul mercato finanziario; sostituirebbe titoli ad alto costo con titoli a rendimento inferiore; non drenerebbe liquidità al sistema economico. I creditori nei confronti dello Stato rimarrebbero i cittadini, fino all'estinzione del titolo. Considerando invariata la spesa attuale per interessi, il minor onere da corrispondere su questi titoli consentirebbe di coprirne quasi integralmente anche il costo dell'ammortamento e l'avanzo primario delle manovre di bilancio verrebbe utilizzato per il riacquisto dei titoli in circolazione, prioritariamente quelli in mano all'estero. Occorrebbe ovviamente una tutela penale, ottenibile vietando ogni altra operazione escluso la costituzione in pegno.Occorrerebbero poi garanzie ulteriori, finanziarie, politiche e istituzionali. I titoli sarebbero garantiti dalle riserve auree della Banca d'Italia, per la quota eccedente la sua partecipazione al capitale della Bce, e andrebbe istituita una Commissione parlamentare di vigilanza e controllo sull'operazione con poteri di inchiesta. Si potrebbe attivare, poi, anche un secondo strumento, con la valorizzazione del patrimonio immobiliare delle famiglie italiane. Oggi è uno sleeping asset: ha un valore d'uso ma non finanziario. Ciascun immobile su cui non gravi un mutuo in corso potrebbe essere offerto volontariamente in garanzia per un ammontare non superiore alla metà del valore di mercato. A fronte della costituzione in garanzia si riceverebbero titoli di Stato della serie Kind Real Estate, con un rendimento pari al tasso di sconto maggiorato dell'1%: questa maggiorazione costituirebbe il bonus per il proprietario. Ipotizzando un valore immobiliare di 100 mila euro, e una garanzia sul 50%, il rendimento netto annuo sarebbe di 500 euro l'anno: più o meno, quanto si paga per le bollette di acqua, luce e gas. La restante remunerazione, pari al tasso di sconto, servirebbe alla provvista. Si tratterebbe di risorse finanziarie nuove, che non altererebbero gli equilibri esistenti sul mercato mobiliare e immobiliare. L'operazione potrebbe essere gestita da un consorzio bancario che girerebbe ad un Fondo unico le prese di garanzia, riscontandone l'ammontare alla Bce, da cui riceverebbe la liquidità necessaria al Tesoro per riacquistare i titoli in circolazione. Anche con questa seconda operazione, si pagherebbero meno interessi e si accelerebbe l'abbattimento del debito. Senza colpire il patrimonio immobiliare con una imposta straordinaria che ne penalizzerebbe il valore. Si applicherebbero le medesime tutele e le garanzie descritte per la operazione Cash & Kind. L'obiettivo di ridurre il debito pubblico non può rimanere un problema del ministro dell'Economia, del solo governo o del Parlamento. È un problema di tutti italiani: tocca a noi risolverlo. Ricompriamoci il debito. Adesso. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "La Bnl si fa più snella senza tagli" 24/08/2011

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MF sezione: Mercati Globali data: 24/08/2011 - pag: 12 autore: di Luca Gualtieri La controllata italiana di bnp paribas ridisegna il perimetro per guadagnare efficienza

La Bnl si fa più snella senza tagli

Personal Finance e Lease Group vengono incorporate nella capogruppo, mentre Artigiancassa ristruttura l'attività. Coinvolti circa 150 dipendenti. Appena siglati gli accordi con i sindacati. Soddisfazione dalla Fabi Dopo l'integrazione di Fortis Italia, Bnl ha avviato un percorso di ristrutturazione per snellire il gruppo. Oggi il braccio armato italiano di Bnp Paribas guidato da Fabio Gallia ha concluso quel processo, siglando tre importanti accordi con i sindacati. L'obiettivo è abbattere i costi e guadagnare efficienza in un periodo complesso come quello attuale. Quali sono state le tappe di questo processo? Personal Finance, la società attiva nel credito al consumo, è stata incorporata in Bnl. L'accordo prevede che a partire da gennaio 2012, i dipendenti approdino nella capogruppo. Oltre all'assunzione in Bnl, per loro è prevista la possibilità di iscriversi al fondo pensione complementare di gruppo, che scatterà da agosto con un contributo mensile regolarmente erogato dall'azienda del 4%. Un'altra operazione riguarda Lease Group, attiva nel finanziamento degli investimenti di aziende e professionisti. Anche in questo caso la società è stata incorporata in Bnl e i dipendenti saranno così tutelati: alcuni prenderanno servizio in Bnl o in altre controllate italiane di Bnp Paribas, altri saranno coinvolti in processi di mobilità funzionale interna e i restanti saranno accompagnati alla pensione attraverso il fondo di solidarietà o mandati in quiescienza, prioritariamente su base volontaria e dietro incentivo economico. Infine Artigiancassa ha subìto una profonda ristrutturazione: le attività relative alla gestione delle agevolazioni pubbliche sono state affidate alla Nuova Artigiancassa, mentre le attività che rientravano nel business dei finanziamenti sono confluite in Bnl. Complessivamente le tre operazioni hanno coinvolto 150 dipendenti. La stragrande maggioranza manterrà il posto di lavoro all'interno del perimetro italiano di Bnp, mentre un'esigua minoranza andrà in pensione o pre-pensionamento su base volontaria e dietro incentivo economico. La Fabi, il principale sindacato del credito, valuta positivamente gli accordi: «Gli accordi che abbiamo concluso a tutela di tutti i lavoratori di queste società del gruppo Bnp dimostra che per noi non esistono dipendenti di serie A e di serie B. I lavoratori delle controllate sono importanti tanto quanto i lavoratori della capogruppo Bnl», ha commentato Mara Socal, coordinatore Fabi in Bnl. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "L'alternativa BTp per la pensione" 24/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA E MERCATI data: 2011-08-24 - pag: 36 L'alternativa BTp per la pensione

Ho 35 anni e faccio l'idraulico. Lavoro in società con mio padre, e attualmente vivo con i miei genitori. Ho intenzione di metter su famiglia e sposarmi l'anno prossimo con la mia compagna. Entro giugno 2012 vorremmo poter acquistare la nostra prima casa: abbiamo previsto un anticipo liquido di massimo 60mila euro e possiamo sostenere una rata di massimo 400 euro al mese. Il mio reddito netto annuo è di 34mila euro. Mediamente riesco a risparmiare circa 1.200 euro al mese e attualmente ho un patrimonio di circa 115mila euro. Devo iniziare a valutare anche gli strumenti di previdenza integrativa per potermi garantire un futuro. Data la mia giovane età, quanto dovrei accantonare annualmente per garantirmi una pensione dignitosa e l'acquisto della prima casa? Enrico Risponde Giampaolo Galiazzo di Tiche R L'acquisto della casa per l'anno prossimo è senz'altro un obiettivo importante nella vita del lettore e conseguentemente sulle sue finanze. Una rata di 400 euro mensili (440 per la precisione) accompagnata da un versamento iniziale di 60mial euro, è compatibile con un finanziamento per 120mila euro con durata 35 anni, e quindi con un valore di acquisto dell'immobile di circa 180mila euro. Suggeriamo di investire il patrimonio disponibile per questa finalità in titoli di Stato a breve durata, quali BoT trimestrali o semestrali. Una volta realizzata la finalità della casa di abitazione rimarranno disponibili circa 55mila euro e 750 euro al mese (il rimanente andrà a pagare le rate mensili del mutuo). In questo caso il consiglio è quello di investire tale importo e i risparmi annuali in titoli di Stato a lunga scadenza, o comunque alla scadenza più lunga compatibile con l'obiettivo pensionistico (ad esempio BTp trentennali) in modo da ottenere i rendimenti più alti disponibili sul mercato obbligazionario. In caso di necessità le somme investite saranno comunque disponibili, salvo essere soggette a una possibile oscillazione di valore inversamente collegata alla dinamica dei tassi d'interesse (quando salgono i tassi d'interesse le somme investite tenderanno a valere meno, quando scendono tenderanno a valere di più). Tali oscillazioni tenderanno a diluirsi o stemperarsi man mano che si avvicina la data di scadenza del titolo e quindi la prevista età pensionabile. Questo consentirà al lettore di ottenere i migliori risultati disponibili sul mercato con un rischio contenuto, quanto poi questo possa significare in termini di "pensione dignitosa" è molto soggettivo. Quei dubbi sui titoli irlandesi irrisolti dalle Agenzie di Rating Adesso siamo tutti concentrati sull'Italia, tuttavia mi chiedevo se potrebbe costituire una buona opportunità di investimento l'acquisto, sia pure contenuto, di obbligazioni irlandesi al momento quotate a prezzi bassi? È ancora elevato il rischio default per l'Irlanda, o le misure intraprese dal governo irlandese sono adeguate al risanamento economico finanziario del Paese? V.L. Risponde Anselmo Pallotta di FinLabo Sim R Nel primo trimestre del 2011 l'economia irlandese è cresciuta dell'1,3%, facendo segnare il rialzo più alto dal quarto trimestre 2007. Sebbene ancora è un po' presto per dire che il Paese è ormai totalmente fuori pericolo, si tratta senza dubbio di una dimostrazione della capacità dell'economia celtica, nonché del governo attuale, nel reagire in maniera decisa alla crisi economico-finanziaria che ha colpito il Paese a partire dal 2009. A differenza della Grecia, che nonostante i ripetuti aiuti ricevuti dall'Unione Europea non è riuscita ad evitare un default parziale, né sta riuscendo in qualche modo a risollevare le disastrate finanze pubbliche ( complice anche un'economia, da sempre poco competitiva, in fortissima recessione e a sua volta indebolita dalle manovre restrittive attuate dal governo di Atene), la crisi del debito irlandese non trae origine da un'economia in crisi di competitività; l'Irlanda infatti prima della crisi era un'economia solida, competitiva e con una bilancia commerciale in attivo. Il salvataggio delle maggiori banche del Paese, oberate in primis dallo scoppio della bolla immobiliare, ha portato lo Stato irlandese ad avere una situazione finanziaria tale da escluderlo dai mercati finanziari, che lo ha costretto a richiedere aiuto alla UE. Ad oggi l'Irlanda appare determinata a recuperare lo status economico pre-crisi e a percorrere la strada del risanamento fiscale dello Stato e lo sta dimostrando in questa prima parte del 2011; tuttavia con un debito/Pil attorno al 100% (che crescerà probabilmente oltre il 120% nei prossimi due anni) è chiaro che il rischio di nuove richieste di aiuti all'UE o di eventuali haircut sul debito sulla falsariga della Grecia non sono da escludere nel futuro, soprattutto nel caso in cui lo scenario economico internazionale dovesse peggiorare in maniera decisa. Il debito irlandese viene classificato investment grade da S&P, la quale sottolinea la capacità di ripresa dell'economia irlandese, ma è junk secondo Moody's. Riteniamo quindi che un eventuale acquisto di bond irlandesi sia da effettuarsi solo in piccola parte e in ottica speculativa. Attenzione ai costi nella scelta del fondo/ Etf su cui aprire il Pac Sono un ragazzo di 38 anni dipendente statale reddito annuo 28mila euro, con un mutuo casa di 75mila euro acceso da un anno, tasso variabile con cap a 20 anni. Ho gia sborsato 4mila euro di capitale, convivo con la mia compagna che lavora in una casa editrice con il mio stesso reddito, ma negli ultimi due anni ritardano a pagarla (sono in ritardo di 5 mesi). Da pochi giorni ci è nata una figlia, ho a disposizione sul conto corrente 9mila euro e volevo investirli su un garage da affittare, prezzo massimo 15mila euro da comprare a febbraio del 2012. In questo momento pensavo di parcheggiare 7mila euro in un investimento a 5 mesi, per poi investirli nel garage, ammesso di riuscire a comprarlo. Vorrei fare un piano di accumulo a 15 anni da versare 50 euro al mese mi sapete dire se questa è una scelta giusta, oppure fare un'altra scelta. La mia propensione al rischio è medio bassa: sopporterei la perdita di 500 euro e potrei investire in un orizzonte temporale di 5 anni con una cedola del 5%. M.T. Risponde Francesco Taccuso, Studio Andreoli & Taccuso R La situazione proposta dal lettore è assimilabile a quella di tante giovani coppie, in cui, data la delicata congiuntura attuale, lo stipendio mensile non costituisce più una certezza su cui fondare progetti di spesa a lungo termine. È quindi fondamentale allocare i risparmi nel modo più attento e oculato possibile. La prima considerazione da farsi, specialmente in un momento in cui i prezzi degli immobili sono in vistoso calo pressoché ovunque, è se sia il caso di investire i risparmi nell'acquisto di un garage, sbilanciando interamente le proprie risorse finanziarie nel settore immobiliare. A meno di occasioni d'acquisto particolarmente vantaggiose, ciò è contrario alle regole di una corretta diversificazione dei propri capitali. Con l'orizzonte temporale di cinque mesi, la somma attualmente disponibile deve essere necessariamente parcheggiata in un conto deposito ad alta remunerazione. Ritengo sicuramente interessante, nonché consigliabile, la soluzione del Piano di accumulo, scegliendo però con molta attenzione il Fondo su cui andare ad investire. Infatti su una cifra di 50 euro mensili è imprescindibile scegliere un fondo senza commissioni di sottoscrizione, il cui impatto, nel tempo, sarebbe molto penalizzante. Nei primi anni di versamento, la scelta dovrebbe ricadere su un fondo azionario, meglio se globale, in quanto, essendo il capitale in formazione, le eventuali oscillazioni dei mercati avrebbero un impatto pressoché nullo. Col passare del tempo la cifra accumulata dovrebbe essere trasferita, progressivamente, in investimenti più conservativi che possano garantire il capitale, continuando comunque a versare le nuove quote nel fondo azionario. Considerando la bassa propensione al rischio del lettore e gli attuali rendimenti, è senza dubbio interessante l'investimento in titoli di Stato italiani. pagina a cura di Gianfranco Ursino PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Previdenza. L'attualità del «terzo pilastro» Per la pensione l'opzione «Pip»" 24/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA E MERCATI data: 2011-08-24 - pag: 35 Previdenza. L'attualità del «terzo pilastro» Per la pensione l'opzione «Pip»

ELASTICITA' Non c'è quota prestabilita per il versamento periodico, che può essere sospeso o integrato dal conferimento del Tfr in maturazione ANTICIPAZIONI È possibile richiedere fino al 75% del versato per spese sanitarie o l'acquisto prima casa ma solo sopo 8 anni I piani individuali pensionistici (Pip) sono particolari forme di assicurazioni sulla vita di natura previdenziale e regolate dalla Covip. Costituiscono quello che viene definito il "terzo pilastro" delle pensioni, pensato per integrare la pensione pubblica obbligatoria (il primo pilastro) e i fondi pensione (il secondo pilastro). In altre parole, un risparmiatore può utilizzarli nel corso della propria vita lavorativa per accumulare un capitale che andrà a generare una rendita integrativa della pensione. L'obiettivo, sommando pensione pubblica, Tfr/fondi pensione e Pip, è di arrivare ad avere un livello previdenziale non troppo distante dal reddito percepito durante il lavoro. L'adesione ai Pip è quindi di natura volontaria ed esclusivamente individuale; l'entità delle prestazioni erogate a scadenza dipende sia dall'ammontare delle contribuzioni versate nel corso degli anni, sia dalla rivalutazione della posizione individuale, sia essa collegata a gestioni separate, a fondi interni alle compagnie assicuratrici, o al valore delle quote di organismi di investimento collettivo del risparmio (Oicr). Quanto occorre versare? Non c'è una quota prestabilita, l'ammontare della contribuzione dipende esclusivamente dalla volontà di chi sottoscrive il Pip. Non solo: la contribuzione può essere sospesa liberamente e riattivata in qualsiasi momento senza che questo comporti lo scioglimento del contratto con la compagnia di assicurazioni. I lavoratori dipendenti, inoltre, possono conferire ai Pip anche i flussi di Tfr in maturazione, direttamente tramite il datore di lavoro. Insomma, il meccanismo è ben diverso e più flessibile rispetto ai normali premi di una tradizionale assicurazione sulla vita. Il percepimento della rendita scatta nel momento in cui il lavoratore va in pensione. Il requisito però è doppio: l'aderente non deve solo avere raggiunto i limiti di età per poter usufruire del regime obbligatorio, ma deve anche avere aderito a forme di previdenza complementari per almeno 5 anni. È comunque possibile continuare a versare le contribuzioni anche dopo la pensione, purché il Pip sia aperto da più di un anno. La rendita può essere vitalizia, reversibile, o una combinazione delle due. Si possono anche richiedere delle anticipazioni: fino al 75% per spese sanitarie, per l'acquisto o il restauro della prima casa (ma solo dopo 8 anni di iscrizione alla pensione complementare), fino al 30% per altre esigenze e dopo 8 anni. Prima della scadenza, la posizione accumulata con il Pip può essere trasferita ad altre forme pensionistiche complementari legate al cambiamento di lavoro, può essere riscattata interamente in caso di invalidità permanente o inoccupazione per oltre 48 mesi, o può essere riscattata al 50% per inoccupazione non inferiore a 12 mesi e non superiore a 48 mesi o per cassa integrazione. C'è ovviamente la questione costi, che sono mediamente più elevati rispetto a quelli delle altre forme previdenziali. Includono le spese di adesione, le commissioni di gestione, il tasso di retrocessione sui rendimenti, le eventuali spese di trasferimento, riscatto, riallocazione ad altri fondi, o per possibili prestazioni assicurative aggiuntive connesse al Pip. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "«L'anzianità è da abolire» «Bisogna abbandonare il requisito degli anni di versamento 24/08/2011 e passare solo a quello anagrafico»"

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-24 - pag: 10 «L'anzianità è da abolire» «Bisogna abbandonare il requisito degli anni di versamento e passare solo a quello anagrafico»

ANSA ROMA. «Il sistema previdenziale è stato molto migliorato con le riforma degli ultimi vent'anni. Ma sostenere oggi che la spesa abbia raggiunto un equilibrio è inesatto. E, soprattutto, è scorretto non riconoscere l'iniquità di fondo che pesa e divide le generazioni dei pensionati di oggi da quelle di domani». Giuliano Cazzola, vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, è noto per le sue posizione riformiste in materia previdenziale dentro il Pdl. Onorevole, il governo sostiene che il sistema è in equilibrio nel medio-lungo termine. A causa della crisi noi oggi abbiamo una spesa previdenziale oltre il 15% del Pil, picco che avremmo dovuto toccare nel 2035-40. Pensare a un riequilibrio implicherebbe sperare in una forte ripresa espansiva dell'economia, ipotesi tutta da dimostrare. Le riforma fatte hanno stabilizzato la spesa. Vero. Sono state fatte anche ultimamente riforme fondamentali. Ma segnalo che negli ultimi 20 anni sono andati in pensione circa 3,5 milioni di italiani che avevano poco più di 50 anni. Grazie all'alta attesa di vita a loro spettano circa 25 anni di pensione. Questo è un fatto, purtroppo, che pesa come un macigno sul sistema. Lei se la prende con le pensioni di anzianità. Rappresentano la stortura del sistema. Bisogna uscirne il prima possibile, cogliere l'occasione di questa crisi per farlo in tempi brevi, tre massimo cinque anni. Bisogna abbandonare il requisito degli anni di versamento e passare al solo requisito anagrafico che, con una gradualità stretta da qui al 2015, può tranquillamente essere fissato a quota 100 ovvero parametrato a 65 anni + 40 di versamenti o in analoghe combinazioni. Quindi anche chi ha versato contributi per 40 anni dovrebbe andare in pensione come tutti gli altri? Rientrerebbe nel sistema ordinario della anzianità comprensivo di un requisito anagrafico. Il pensionamento che prescinde dall'età è diventato la scorciatoia per la quiescenza. Sui giornali vedo le lettere che vengono pubblicate in questo periodo. Quelli che scrivono rivendicando il loro buon diritto di andare in pensione dopo 35 o 40 anni di lavoro anche se hanno solo 60 anni o ancora meno potrebbero capire quanto futuro rubano ai giovani sulla base di una semplice divisione tra gli anni di lavoro e quelli di godimento della pensione viste le attese demografiche. Si accorgerebbero che per ogni 1,5 anni di lavoro gliene viene garantito uno di pensione. Neanche nel paradiso terrestre era stato previsto un trattamento così vantaggioso. Tanto più che adesso si è risolta la questione dei lavori usuranti. E le donne, anche loro senza anzianità? La pensione di anzianità adesso è una prerogativa dei maschi. Quanto alla vecchiaia, in Europa è considerata una discriminazione quello che da noi viene difeso come un diritto. Mi pare che allineare i due sessi nel mercato del lavoro e nell'accesso al pensionamento sia un fatto di civiltà. Onorevole le posizione della Lega sono un po' lontane. La Lega e non solo hanno una posizione conservatrice che trovo imbarazzante. Per uscire dall'impasse si potrebbe trovare una mediazione: basterebbe riprendere quanto nel 2004 era previsto nella legge Maroni, che non si limitava ad indicare lo scalone di 60 anni nel 2008, ma saliva fino a 62 anni per i dipendenti e a 63 per gli autonomi. D. Col. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Cambia il superprelievo 5% sopra i 200 mila euro" 25/08/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 25/08/2011 - pag: 12 Cambia il superprelievo 5% sopra i 200 mila euro

Alfano: la manovra non è il Vangelo, si può modificare ROMA «La manovra non è blindata, non è il Vangelo: si può cambiare ma rispettando i saldi». Il segretario del Pdl dà atto al ministro Giulio Tremonti «di essersi mosso in mezzo a paletti molto stretti», ma prova anche a rassicurare i frondisti, in una tesissima assemblea dei direttivi dei gruppi del Pdl, e a trovare una difficile quadra con la Lega. Intanto la manovra economica procede nel suo iter, tra proposte e controproposte che rendono difficile capire come andrà a finire. Il nodo si scioglierà, o almeno verrà in superficie, lunedì, quando scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti. Pochi sembrano i punti certi della manovra, al momento, a parte il saldo finale richiesto dall'Europa. Alla riunione serale la questione se innalzare o meno l'età pensionabile, anticipando la riforma della previdenza, sembrava restare ancora in discussione. La Lega Nord oppone un no fermo, ma ancora ieri Fabrizio Cicchitto insisteva, spiegando che «il tema delle pensioni non può restare fuori dal dibattito». Per Maurizio Gasparri «sulle pensioni occorre un confronto con i sindacati riformisti». Più cauto Alfano: «Se la Lega non cede, non possiamo imporci, dobbiamo rispettare le logiche della coalizione». Il segretario in mattinata era stato al Meeting di Cl, a Rimini, dove aveva fatto professione di ottimismo: «Al termine della manovra, la coalizione fra noi e la Lega uscirà rafforzata e ulteriormente solida, per dare stabilità e riforme al nostro Paese». Ma la sintesi necessaria, per non mettere a rischio le sorti del governo, prevede di superare diversi dubbi rilevanti, pensioni a parte: l'eventuale innalzamento dell'Iva, il ritocco del contributo di solidarietà, l'abolizione parziale o completa delle Province, l'accorpamento dei Comuni, l'estensione della Robin Tax (l'addizionale Ires sulle società che operano nel campo dell'energia). Cicchitto, insieme a Gasparri, è tra i più decisi sostenitori di un intervento per l'abolizione totale delle Province, e non solo delle 29 in discussione. Anche se i tempi potrebbero allungarsi, visto che si parla di riforma costituzionale. Il capogruppo del Pdl è anche favorevole a un ritocco del contributo di solidarietà. È probabile che alla fine si decida per un unico prelievo del 5 per cento per i redditi sopra i 200 mila euro. Resta sul tappeto anche l'ipotesi di aumentare di un punto l'imposta sul valore aggiunto, che potrebbe portare in cassa tra i 6 e i 7 miliardi l'anno. Destituita di ogni fondamento, invece, sostiene il sottosegretario all'Economia Luigi Casero, l'ipotesi di un nuovo condono. Tra le misure più discusse e contestate c'è poi la Robin Tax, la tassa sugli utili delle aziende energetiche: per il sottosegretario Stefano Saglia si tratta di un provvedimento doloroso, ma non modificabile. In «via di soluzione», invece, secondo il presidente dell'Anci Osvaldo Napoli, è la questione dell'accorpamento dei piccoli Comuni, che aveva suscitato dubbi e perplessità anche per l'abolizione dei consigli comunali, e quindi delle opposizioni, nelle piccole realtà. Silvio Berlusconi avrebbe chiesto personalmente a Napoli di intervenire «per il mantenimento dei piccoli Comuni». La riunione di ieri sera è servita anche a fare il punto dell'insofferenza interna del partito. Resta ampio il fronte delle perplessità e Alfano ha il difficile compito di farle rientrare in pochi giorni, trovando una sintesi tra un magma di correnti, gruppi e gruppetti: frondisti, ma anche malpancisti, sudisti, scajoliani, alemanniani, maroniani. Guido Crosetto è intervenuto alla riunione in modo apparentemente conciliante: «Mi pare che molte delle nostre proposte sono anche le vostre». Poi, però, ha criticato duramente una manovra «fatta al 90 per cento dai funzionari e non dal ministro». Contro Tremonti c'è stato anche un duro intervento del senatore Luigi Grillo, secondo il quale non è ammissibile «che ci sia un uomo solo al comando: un solo ministro che si occupa di finanza e di bilancio. Bisogna dividere i due settori e creare una task force». Tra le proposte arrivate all'ultima ora, c'è anche quella di fissare un tetto massimo agli stipendi dei supermanager e dei funzionari di Stato. Proposta fatta propria da una cinquantina di parlamentari. A intralciare il lavoro della maggioranza arrivano anche i dubbi di costituzionalità sollevati dalla commissione Affari costituzionali del Senato, che pure ha emesso un parere «non ostativo». Alessandro Trocino RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Espresso, L' Data: "Meno soldi per tutti" 25/08/2011

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STANGATA D'AGOSTO / CHE COSA CI ASPETTA Meno soldi per tutti di Luca Piana e Paola Pilati Il reddito non aumenta. I risparmi calano. Così non resta che cambiare abitudini: dal cibo all'auto. Fino alla sanità e alla scuola. Ecco come

Grande recessione o grande contrazione? Stiamo vivendo solo una crisi dura ma passeggera, oppure il modello di vita occidentale uscirà cambiato dal tonfo dell'economia? Mentre trionfano i profeti del "double dip", cioè di un andamento della recessione che gli esperti definiscono a "W", per cui non appena sembrava che il peggio fosse passato, ecco un'altra caduta grave quanto la prima, le famiglie non hanno di che gioire. Sebbene all'estero ci dipingano come "più perplessi che ansiosi" di fronte a un'economia stagnante e agli scivoloni della Borsa (è successo sul quotidiano "International Herald Tribune"), la percezione che si stia entrando in una nuova era di austerity è già viva in questa estate di scarse vacanze e spese all'osso. Per le famiglie si tratta di riscrivere da capo i propri budget, e mettere su nuovi binari e con nuove priorità le risorse, prosciugate dalle tasse e dalla caduta del potere d'acquisto per via dell'inflazione. E, come se non bastasse, ulteriormente limate da spese che prima non c'erano. "Chi non può evadere le imposte, o approfittare della leva del prezzo come fanno i commercianti, ha già dovuto ridurre i propri consumi", ragiona Emilio Barucci, docente al Politecnico di Milano. Che nei tempi che verranno vede molte ombre: "Se si vuole fare i duri e puri, e pensare solo al risanamento dei conti, qui si rischia di strozzare l'economia". Per capire perché, è utile un confronto con quanto accaduto nel 2008. Visti con gli occhi di oggi, gli italiani di tre anni fa vivevano una vita da privilegiati, almeno a giudicare dal carrello della spesa. Nel 2007, l'anno prima del fallimento della banca d'affari Lehman Brothers, i consumi delle famiglie avevano toccato la cifra record di 765 miliardi di euro. Mai come allora si era speso così tanto in alberghi, ristoranti, telefonate, automobili, macchine fotografiche, computer e quant'altro. Da allora la situazione è cambiata. La crisi s'è mangiata 600 mila posti di lavoro. Le vendite di auto continuano a crollare. Quelle di sigarette pure, e non sarà solo per la salute. Sono diminuiti addirittura i consumi di generi alimentari: non era accaduto nemmeno ai tempi della svalutazione della lira. Se c'è un lato preoccupante della stretta da 45,5 miliardi che le autorità europee hanno imposto al governo di Silvio Berlusconi, è che coglie gli italiani in un momento duro. Tre anni fa l'immagine di un popolo che vive al di sopra dei propri mezzi poteva essere più calzante. Eppure già allora i nodi stavano venendo al pettine. La spesa pubblica era insostenibile. Le pensioni assorbivano gran parte della spesa sociale, lasciando scoperte molte persone bisognose. I redditi delle famiglie erano sempre più bassi e le tasse si mangiavano una fetta insopportabile degli stipendi. Insomma, a vivere alla grande era una quota decrescente di persone, a parte i ricchi di famiglia o gli evasori. I risparmi accumulati in decenni, magari grazie al lavoro di genitori e nonni, permettevano comunque a molti di mantenere un certo benessere. Oggi, la situazione è radicalmente mutata. Tanti italiani è ormai da tre anni che hanno iniziato a tirare la cinghia. E ora rischiano di ritrovarsi più deboli che mai a fronteggiare la stretta. Per prevedere la loro reazione, si può guardare cos'è accaduto dal 2008. La recessione ha infatti cambiato i modi di vivere di una schiera di persone che Domenico Secondulfo, responsabile dell'osservatorio sui consumi creato dall'Università di Verona e dalla Swg, quantifica nel 30 per cento circa della popolazione. "Sono consumatori che hanno riorganizzato il loro modo di comprare e che nella spesa di tutti i giorni hanno adottato comportamenti restrittivi", spiega. La sintesi è quella dei numeri Istat riportati qui sopra. Si spende meno in abbigliamento, in oggetti per la casa, in nuove auto e così via. Si risparmia al supermercato, e i negozi specializzati sono off-limits per molti. "Nell'ultimo anno una piccola parte di questi consumatori aveva imparato a gestire le ristrettezze e aveva ripreso a spendere un pò di più", dice Secondulfo. Che vede però nuovi rischi dall'austerity: "Chi non ha avuto problemi è solo il 26 per cento dei consumatori. Quasi la metà, invece, appartiene a una categoria intermedia, che ha cercato finora di difendere il tenore di vita, magari intaccando i risparmi. Se la situazione peggiora, sarà più difficile riuscirci". Il tarlo che rode la società italiana come l'hanno conosciuta i 40-50enni di oggi è, dunque, l'impoverimento dei ceti medi. "La forbice tra ricchi e poveri può allargarsi ancora: a diminuire sono le persone che, senza essere ricche, possono permettersi senza pensarci troppo un viaggio, una cena fuori o un cambio di guardaroba", dice Mario Ferraresi, che insegna sociologia dei consumi allo Iulm di Milano. Il grido di dolore di Berlusconi, quel suo "cuore che gronda di sangue per aver messo le mani nelle tasche degli italiani", copre dunque il fatto che la stagione del disastro dei conti lascerà in eredità una specie di trappola. La logica universalistica che il sistema italiano garantiva nella scuola, nella sanità, nell'assistenza per tutti, andrà ulteriormente in crisi. "Le risorse non sono più sufficienti a dare tutto a tutti, soprattutto perché la popolazione invecchia e aumenta i suoi bisogni", dice Emilio Barucci. Da una parte, per raddrizzare la rotta, si andrà verso meccanismi di compartecipazione alla spesa, come la maggiorazione dei ticket. Dall'altra, questo avverrà senza ridurre le tasse, che quei servizi per tutti dovrebbero pagare. Roberto Perotti, economista della Bocconi, la vede così: "Abbiamo regalato a tutti pensioni e sanità, poi ci siamo resi conto che non si riusciva a finanziarli". Fatto sta che oggi che la coperta si scopre corta, e lascia al freddo le famiglie con meno difese. "È vero che una parte delle risorse raccolte con le imposte prende la via del risanamento dei conti e non dei servizi", afferma Alberto Zanardi, professore di scienza delle finanze a Bologna, "ma di certo il governo di centro-destra sembra credere meno a un sistema delle imposte che faccia redistribuzione: in ciò che paghiamo per i servizi pubblici, è sempre più ridotta la componente fiscale, e sempre più alta quella tariffaria. E questo comporta un carico maggiore per i redditi più bassi". Da un altro punto di vista la vede Perotti: "C'è una bella differenza tra ciclo economico, che è senz'altro negativo, e tendenza: la tendenza è più importante e non c'è alcuna evidenza che il reddito stia andando giù rispetto agli anni Ottanta". Questo non vuol dire che gli interventi sul sistema non debbano essere radicali. E che, se ben fatti, non possano avere conseguenze positive: "La sanità? Se è gratis i servizi varranno usati più del necessario; i ticket contengono i costi e danno efficienza. Le pensioni? Io e Luigi Zingales abbiamo proposto che vengano tagliate subito quelle non commisurate ai contributi versati. L'università? È l'investimento più importante della vita: perché regalarlo ai ricchi? Tenendo le rette basse come sono ora, facciamo pagare ai poveri quelle dei più benestanti. Infine: tagliamo i 7-8 miliardi con cui si finanziano le imprese. Servono solo ad alimentare una mentalità anti- imprenditoriale, e la corruzione". Idee che, al momento, appartengono a un altro pianeta. n

Con la crisi comincia un'altra vita

1. Dal medico di tasca tua Fra ticket, farmaci non mutuabili e medici privati, per la salute gli italiani spendono sempre più di tasca loro. Nell'ultimo decennio l'aumento è stato di 7-800 milioni l'anno, fino al record di 30,2 miliardi spesi dalle famiglie nel 2010. La tendenza è chiara: con i tagli annunciati, il conto aumenterà. 2. ragazze, IN pensione PIÙ TARDI La riforma del 1995 ha scavato un solco fra i giovani e chi si sta ritirando dal lavoro oggi. I primi avranno pensioni all'osso, i secondi godono di trattamenti in linea col passato. Dal '96 al 2010 la spesa per pensioni è passata da 137 a 238 miliardi: di qui la stretta, con l'aumento da 60 a 65 anni dell'età pensionabile per le donne. 3. Tutti a dieta Non era accaduto nemmeno con la svalutazione della lira del 1992, né con le dure Finanziarie che, in seguito, portarono l'Italia nell'euro. Nel 2008-2009, invece, la spesa in generi alimentari è crollata da 119,5 a 111,9 miliardi. Gli esperti avvisano: qualcosa è cambiato. E molte famiglie sono costrette a tirare la cinghia. 4. La corsa delle bollette Tagliano sul cibo, ma le famiglie italiane non riescono a risparmiare sulle bollette. Gli ultimi anni buoni sono stati i caldi (di clima) 2006 e 2007. Poi la spesa in luce e gas è risalita (a 27,9 miliardi nel 2010). Dice l'Authority che le bollette sono inferiori alla media Ue: c'è spazio per aumentarle, ora che i produttori di energia dovranno fronteggiare l'aumento della Robin Tax? 5. NON risparmio Più Il rinvio di due anni della liquidazione è il simbolo della batosta sui dipendenti pubblici. Ma è l'intero sistema del risparmio a essere in crisi. Nel 2009 il numero di chi ha intaccato il patrimonio o fatto debiti è cresciuto al 16,2 per cento degli italiani, al 19,1 quello di chi ha risparmiato meno. La stretta fiscale, con l'aumento delle imposte sui rendimenti, ora accentuerà il fenomeno. 6. Attaccàti al tram Ha iniziato Giuliano Pisapia, sindaco di Milano. Per colmare il buco nei conti lasciato da Letizia Moratti ha introdotto l'addizionale Irpef e aumentato il ticket dei tram (da un euro a 1,50 la corsa). Con i tagli annunciati per i bilanci comunali, è solo questione di tempo: Pisapia farà scuola tra i sindaci. 7. Auto vecchia, benzinaio felice Le famiglie comprano meno auto. Per l'acquisto di mezzi di trasporto il record di 32,6 miliardi del 2007 è stato seguito da un tracollo, che nel 2010 ha portato il totale a 25,5 miliardi. Così si risparmia? Non abbastanza, dato che tra benzina, bollo e assicurazione le spese sono scese meno (da 57 a 55 miliardi). 8. QUANTO COSTA LA CULTURA Nella vita si parte dagli asili nido. Ma sono pochi e il 40 per cento dei bimbi vanno nei privati. I tagli ai Comuni, dunque, peseranno ulteriormente. La certezza è che l'istruzione costerà di più. Nel 2008 (ultimo dato), l'Istat dice che le tasse universitarie sono arrivate a 1,64 miliardi da 1,51 del 2006. 9. poveri A RISCHIO Nel 2010 gli italiani che dicevano di arrivare con grande difficoltà a fine mese erano 16 su cento (da 15,3 nel 2009). Più di uno su 20 non ha avuto denaro sufficente per il l'alimentazione, uno su 10 per le medicine. La spesa per la protezione sociale è però monopolizzata dalle pensioni. Ecco perché i tagli al welfare peseranno moltissimo. 10. MENO MALE CHE C'È IL WEB Gli esperti sono sicuri: dalla crisi il suk di Internet ha trovato una spinta per radicarsi nei comportamenti. Si cercano occasioni, si saltano gli intemediari. Tendenza che continuerà a crescere. PRESSToday Rassegna stampa

Foglio, Il Data: 25/08/2011 "L'ultima offerta del Cav. a Bossi: salve le pensioni ma via tutte le province"

Indietro Stampa 25 agosto 2011

Dopo le pernacchie

L’ultima offerta del Cav. a Bossi: salve le pensioni ma via tutte le province

Alfano si farà ambasciatore di una mediazione “che non si può rifiutare”. Problemi sul taglio dei parlamentari

Ad Angelino Alfano il mandato di negoziare con Umberto Bossi e la Lega. Il pacchetto che il Pdl intende portare in casa padana contiene qualche concessione e qualche pretesa: via l’aumento dell’età pensionabile, ridimensionamento dei tagli ai comuni, ma abolizione di tutte le province. L’obiettivo di Silvio Berlusconi è quello di centrare un pareggio politico con l’alleato nordista. Bossi potrà esultare da paladino dei pensionati, ma il Cav. vuole dare un segnale forte sui costi della politica: e dunque via tutte le province. D’altra parte martedì, al telefono con il proprio entourage riunito a Roma, il premier aveva scandito queste parole: “Bisogna stabilire una volta per tutte se le province servono o sono uno spreco di risorse economiche. Se sono inutili vanno abolite tutte, non solo quelle più piccole”.

Dopo le pernacchie rivolte da Bossi ad Alfano appena pochi giorni fa, che poco di buono lasciavano intendere intorno alle intenzioni del leader leghista nei confronti del segretario del Pdl, è possibile che lunedì prossimo il giovane ex Guardasigilli venga scortato da Silvio Berlusconi nella tana di Bossi. Alfano non è uno sprovveduto e molti dei suoi interlocutori, tra i compagni di partito, lo hanno avvertito di un rischio: l’intenzione di Bossi – non estraneo Giulio Tremonti – potrebbe essere quella di non riconoscerti come interlocutore. Una mossa che in effetti l’ala ancora tremontiana della Lega (non Roberto Maroni) sta coltivando come ipotesi. Un’opzione che – è il timore del Pdl – avrebbe l’effetto di rilanciare l’appannato Tremonti cui ieri sul Foglio Sandro Bondi si è rivolto con queste parole: “Avrebbe l’occasione di offrire un notevole contributo al miglioramento della manovra se, insieme ad Angelino Alfano, si spendesse maggiormente per la riforma delle pensioni”. Una causa che il ministro dell’Economia non sembra affatto aver perorato alla corte di Bossi.

Il Cavaliere parla poco, si tiene tatticamente fuori dal coro di polemiche e lamentele, ma è attivissimo sul dossier della manovra. E’ stato Berlusconi a imprimere, tra ieri e martedì, un’accelerazione alle trattative interne al Pdl. “Berlusconi ha idee importanti”, ha detto ieri Alfano. Oltre all’abolizione tout court delle province, il premier intende innalzare subito l’Iva (forse di un punto o forse solo dello 0,5 per cento) e sollevare – come scritto ieri da alcuni quotidiani – la soglia di reddito oltre la quale scatta il contributo di solidarietà. L’idea del Cav. era quella di cancellarlo del tutto, ma forse non si potrà fare. Così come appare complicata la riduzione del numero dei parlamentari già a partire dalla prossima legislatura. Berlusconi vorrebbe fortissimamente, ma ci sono ovvie e probabilmente decisive resistenze. “Se si tenta una legge di questo tipo – dice al Foglio uno dei dirigenti parlamentari del Pdl – è la volta buona che cade il governo e si va a elezioni anticipate”. Stabilire la riduzione del numero dei parlamentari sarebbe come recapitare ad almeno la metà dei deputati e senatori della maggioranza una lettera di licenziamento definitiva dalla politica, offrire a tutti costoro la certezza di non essere più rieletti già a partire dalla prossima legislatura.

Il dubbio non è da poco: accetterà Bossi, leader di un partito nativista e territoriale, che le province spariscano per sempre? Non sarà facile, nonostante le concessioni su pensioni e comuni. E forse anche per questo, alla fine, Berlusconi accompagnerà Alfano. Anche perché davanti al leader leghista dovrà essere ribadito senza esitazioni un concetto molto caro al Cavaliere: “La patrimoniale, finché sarò capo del governo, non si farà mai”.

di Salvatore Merlo © - FOGLIO QUOTIDIANO PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Una patrimoniale sull'assistenza" 25/08/2011

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ItaliaOggi sezione: Diritto e Fisco data: 25/08/2011 - pag: 21 autore: di Daniele Cirioli MANOVRA BIS Nel dl 138 l'anticipo della riforma. Ecco le prestazioni su cui si interverrà

Una patrimoniale sull'assistenza

Per pensioni e indennità si terrà conto di ogni tipo di ricchezza Pensione di reversibilità meno facile. Per ereditare il trattamento del congiunto passato a miglior vita, infatti, il superstite dovrà fare i conti anche con case, terreni, azioni e ogni altro genere di ricchezza posseduto. Una condizione, questa del patrimonio, oggi del tutto ignorata (ci si riferisce solo al reddito) e che nel prossimo futuro rappresenterà la principale discriminante non solo per l'accesso alla pensione di reversibilità, ma anche ad ogni altro tipo di prestazione socio assistenziale. A stabilirlo è la bozza di delega di riforma fiscale e assistenziale, a cui la manovra bis (dl n. 138/2011) affida il recupero di 20 miliardi di euro nel prossimo biennio (e altrettanto a regime dal 2014), in alternativa all'aumento dell'Iva e delle altre imposte indirette. La spesa sociale, oggi, supera i 120 miliardi di euro, metà dei quali servono a pagare le pensioni ai superstiti (35 miliardi) e agli invalidi (33 miliardi).Nuove regole del gioco. Se ne discute da oltre 15 anni di una riforma «del sistema», finalizzata ad una migliore distribuzione del carico fiscale, tra cittadini e imprese, a cominciare dalla riorganizzazione dei vigenti regimi di agevolazioni fiscali (detrazioni, deduzioni e via dicendo) e assistenziali (si veda tabella). Il primo passo sembra arrivato dal dl n. 98/2011 (convertito dalla legge n. 11/2011) che, infatti, ha previsto la riduzione del 5% per il 2013 e del 20% dal 2014 dei regimi di esenzione, esclusione e favore fiscale, qualora non sia approvata entro il 30 settembre 2013 una «riforma fiscale ed assistenziale» tale da consentire un recupero di risorse pari a 4 miliardi di euro per il 2013 e a 20 miliardi di euro a partire dal 2015. In questo modo, cioè, la manovra «obbliga» a metter mano alle regole del gioco e la manovra bis (dl n. 138/2011), addirittura, ha accelerato i tempi anticipando di un anno le tappe e spalmando su tre anni (anziché due) il recupero delle risorse: 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi dal 2014.La riforma assistenziale. Per evitare il taglio generalizzato dei benefit fiscali, la manovra bis impone che la legge delega di riforma fiscale e previdenziale (già depositata in Parlamento) venga approvata entro il 30 settembre 2012; in alternativa, è prevista la possibilità di rimodulare le aliquote delle imposte indirette (Iva, accisa, ecc.) per mantenere inalterati gli effetti finanziari. Nella parte relativa all'assistenza, la bozza di legge delega prevede tre finalità: riqualificazione e integrazione delle prestazioni in favore dei soggetti autenticamente bisognosi; trasferimento di funzioni ai livelli di governo più prossimi ai cittadini (comuni e regioni); promozione dell'offerta sussidiaria di servizi da parte delle famiglie e delle organizzazioni con finalità sociali (sviluppo del terzo settore). Quanto alle concrete misure di riforma, è prevista innanzitutto la revisione dell'Isee e poi il riordino di requisiti per l'accesso alle prestazioni, incluse quelle relativi a invalidità e reversibilità. La novità starebbe nell'affidare al patrimonio il nuovo ruolo di discriminante per l'accesso e la misura delle prestazioni. Per esempio, oggi la pensione di reversibilità è erogata a prescindere dalla «ricchezza» degli eredi, mentre solo in parte viene ridotta in funzione del «reddito» percepito dal beneficiario. Oltre questo, la riforma prevede di affidare ai Comuni la gestione della social card e prevede l'istituzione di un «fascicolo delle persone e delle famiglie» gestito dall'Inps che resta, inoltre, il soggetto pagatore di ogni prestazione monetaria. PRESSToday Rassegna stampa

l'Unità.it Data: 25/08/2011 "Pensioni, il Pdl cede alla Lega per evitare lo scontro frontale"

Stampa Indietro Pensioni, il Pdl cede alla Lega per evitare lo scontro frontale

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Vista l'opposizione della Lega a riformare ulteriormente il sistema pensionistico, Angelino Alfano riterrebbe inevitabile rimandare ulteriori interventi in materia previdenziale. Sarebbe questo il ragionamento del segretario del Pdl, nel corso della riunione al Senato. Nel contempo, Alfano ha aperto alla possibilità di «ragionare» sul contributo di solidarietà, senza entrare nel dettaglio di eventuali modifiche della soglia di reddito o di una sua eventuale abolizione. Alfano si è inoltre detto d'accordo sulla proposta di Fabrizio Cicchitto di abolire tutte le Province. Il suo punto fermo è che la stabilità del governo non va toccata.

Alfano ha fatto sapere che Silvio Berlusconi sta studiando alcune proposte di modifica alla manovra che presenterà entro domenica. Lo ha detto il segretario del Pdl durante la riunione dei direttivi dei gruppi del Pdl in Senato.

Tra le proposte nuove della maggioranza, fissare un tetto massimo agli stipendi dei 'supermanager' e dei funzionari di Stato. Il Pdl rilancia la questione già affrontata durante la legislatura del governo Prodi. Circa cinquanta tra deputati e senatori, riferiscono fonti parlamentari del partito, hanno firmato una proposta di abbassamento degli emolumenti. «Nessun compenso proveniente dai soldi pubblici - si legge - deve eccedere il tetto massimo di quanto è previsto per il presidente della Corte costituzionale». «Anche nel governo Prodi - dice Marcello De Angelis tra i firmatari del provvedimento - si voleva andare verso questa direzione, ma non è stato mai attuato il regolamento. Noi vogliamo mettere un tetto agli stipendi di supermanager e di funzionari di Stato. Anche nel servizio pubblico della Rai c'è chi guadagna cifre da capogiro. Perché abbia un effetto concreto è necessario bloccare l'accumulo degli incarichi».

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Messaggero, Il Data: "ROMA Mentre si discute sul destino della super Irpef, due categorie di contribuenti 25/08/2011 hanno la certez..."

Indietro Stampa Giovedì 25 Agosto 2011 Chiudi

ROMA Mentre si discute sul destino della super Irpef, due categorie di contribuenti hanno la certezza di pagare già nei prossimi giorni. Si tratta dei dipendenti pubblici e dei pensionati il cui reddito supera la soglia dei 90 mila euro. Per loro infatti il prelievo straordinario esisteva già prima che la manovra di Ferragosto lo estendesse a tutti per via fiscale. Mentre però i dirigenti dello Stato o di altre amministrazioni pubbliche avevano già dall’inizio dell’anno il taglio in busta paga, per i pensionati la novità scatta ora, nonostante la legge che per loro la prevede sia formalmente abolita. È il risultato un po’ paradossale della sovrapposizione dei due decreti legge, quello di luglio e quello di agosto: quest’ultimo destinato ad essere modificato nei prossimi giorni in Senato proprio sul punto del contributo di solidarietà.Il prelievo straordinario è stato infatti introdotto nella manovra di Ferragosto con l’obiettivo di chiedere ai contribuenti posizionati al di sopra dei 90 mila euro lo stesso sacrificio già imposto a dipendenti pubblici e pensionati, rispettivamente con la manovra della scorsa estate e con quella di luglio. Siccome per loro le norme parlavano di riduzione della retribuzione (o della pensione lorda) nella misura del 5 per cento e del 10 sopra i 150 mila euro, con un effetto netto ovviamente minore data la riduzione dell’imponibile Irpef, l’ultimo provvedimento del governo ha previsto che il contributo sia deducibile dall’imposta sul reddito, in modo da ottenere lo stesso risultato. Con il prelievo in versione fiscale ci sarebbe però un aggravio dovuto al fatto che questo viene calcolato sul reddito complessivo, cioè anche su quello che si aggiunge a stipendio a pensione. In ogni caso, per evitare un doppio salasso l’ultimo decreto cancellava i prelievi su statali e pensionati, facendoli confluire in quello generale. Ma la novità è arrivata pochi giorni dopo la circolare dell’Inps che - applicando correttamente il precedente provvedimento - disponeva il taglio della rata in pagamento all’inizio del prossimo mese, relativamente ad agosto e a settembre. Ora è in preparazione una nuova circolare che però potrà avere effetto solo sulle rate successivi, ovviamente con i dovuti conguagli. Resta da capire quale sarà l’assetto finale del prelievo: ad esempio se sarà prevista una gradualità collegata alla situazione familiare, se ne dovrà tenere conto anche per pensionati e dipendenti pubblici. L. Ci. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica.it Data: 25/08/2011 ""Tassa solidarietà sopra i 200mila euro"" Indietro Stampa MANOVRA Il Pdl: "Le pensioni non restano fuori" Sciopero, Camusso contro Cisl e Uil Messaggio alla Lega dalla riunione dei direttivi parlamentari. Avanza l'ipotesi di spostare a 200mila euro il reddito per la tassa di solidarietà. Il segretario Cgil: "Cisl e Uil subiscono il fascino di un governo irresponsabile". Alfano: "La maggioranza uscirà rafforzata" RIMINI - La manovra economica divide i sindacati, alimenta tensioni nella maggioranza di governo e va verso il dibattito in aula con grande incertezza sulle misure che saranno confermate rispetto alla prima bozza del decreto. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, è tornata a ribadire le ragioni dello sciopero generale proclamato per il 6 settembre, replicando ai commenti giunti dal governo e dagli altri sindacati. In serata, invece, dal vertice dei direttivi dei gruppi parlamentari del Pdl è uscita la conferma che, a dispetto delle attese della Lega, l'ipotesi di un intervento sulle pensioni resta interamente in agenda.

Camusso accusa - Parlando a Roma davanti al Senato a un presidio indetto contro la manovra, Susanna Camusso ha criticato lo "spettacolo patetico di chi per tre anni ha negato la crisi", e gli "accordi avvilenti" con il governo che ad agosto "non ha ascoltato le parti e cercava di convincerci ancora che non ci sono problemi. Lascio a voi giudicare - dice Camusso riferendosi alle accuse del ministro Maurizio Sacconi - chi è irresponsabile in questo paese". A John Elkann, presidente della Fiat che ha bocciato lo sciopero, Camusso chiede un gesto nobile: la richiesta al Parlamento di cancellare la norma sul Susanna Camusso lavoro (articolo 8) definendola "retroattiva e anticostituzionale".

FOTO Camusso con il cappello alla Cipputi

Il leader della Cgil bacchetta anche Cisl e Uil, che "stanno subendo il fascino di questo governo e pensano poco a come cambiare questa manovra". Fatto salvo il rispetto per le due grandi organizzazioni e per i lavoratori che rappresentano, Camusso si chiede "se di fronte a una manovra che rompe la coesione sociale non sarebbe invece interesse di tutti provare a interloquire con il disagio".

Anche sindacati di base per sciopero il 6 settembre. Anche le confederazioni e le organizzazioni sindacali Usb, Slaicobas, Orsa, Cib-Unicobas, Snater, Sicobas e Usi hanno deciso di indire uno "sciopero generale di 8 ore per il giorno 6 settembre", contro la manovra e a sostegno di una piattaforma che tocca diversi punti, dalla lotta all'evasione alla difesa del contratto nazionale, ma, sottolineano, la scelta della stessa data non deve essere interpretata come condivisione delle motivazioni proposte dalla Cgil. Per questo la mobilitazione si svolgerà per motivazioni e in piazze differenti. "Il 6 settembre le confederazioni e organizzazioni sindacali manifesteranno quindi in molte città italiane su piazze diverse da quelle della Cgil".

Pd prudente sullo sciopero. Sulla scelta della Cgil il Pd resta prudente. Il segretario Pier Luigi Bersani ha incontrato le parti sociali per illustrare la contromanovra del Pd e per proporre l'apertura di un tavolo di confronto in vista di un autunno che si preannuncia "difficile". Bersani si è detto preoccupato per il rischio che fra i sindacati si disperda la convergenza raggiunta il 28 giugno, quando fu siglato un accordo unitario tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil.

Il parere di Marchionne - Della manovra ha parlato, sollecitato dai giornalisti, l'ad Fiat, Sergio Marchionne, a margine del Meeting di Cl a Rimini: "Qualsiasi aumento delle tasse avrà un impatto sulle auto e sui consumi", ha detto Marchionne a chi gli chiedeva se un eventuale aumento dell'Iva possa avere effetti su un mercato dell'auto già in difficoltà. Riguardo alla proposta lanciata da Luca Cordero di Montezemolo sulla patrimoniale per i più ricchi, l'ad del Lingotto ha detto: "Io sono disposto a fare qualsiasi cosa per aiutare, se l'obiettivo è chiaro".

Casero: "Nessuna ipotesi di condono". "L'ipotesi di condono assolutamente non esiste. La smentiamo assolutamente". Così il sottosegretario all'Economia, Luigi Casero, conversando con i cronisti a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato, ha smentito le voci circolate negli ultimi giorni. Casero, alle domande dei cronisti che chiedevano se ci fossero ancora margini di discussione con la Lega sulla riforma delle pensioni, ha sottolineato che "la posizione della Lega mi pare molto precisa, per ora sulle pensioni non mi pare che ci siano grandi margini di discussione".

Ancora tensioni nella maggioranza. Mentre la manovra bis arriva al Senato, continuano le tensioni nella maggioranza e sulle modifiche al testo Lega e Pdl sono ancora molto distanti. Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, si è detto molto critico, perché "penalizza gli enti molto virtuosi a partire dalla Lombardia mentre dà solo una spolveratina allo Stato che rappresenta il grande Moloch".

Da Rimini e in vista dei direttivi parlamentari in programma in serata, il segretario del Pdl, Angelino Alfano assicura: "Noi partiamo da una certezza: la manovra sarà approvata nei saldi previsti dal decreto". Il segretario si dice ottimista sull'iter della manovra: "Ci sono tante ipotesi sul campo, abbiamo un mese per trovare la soluzione migliore. Io - rileva Alfano - posso già dire che al termine dell'esame della manovra la coalizione tra Pdl e Lega uscirà rafforzata ed ulteriormente solida per dare stabilità e riforme al nostro Paese. Alla fine saremo ancora più solidi come coalizione in Parlamento. Noi abbiamo fatto e faremo delle proposte e la Lega farà altrettanto, come si conviene tra alleati seri e che si rispettano. Poi troveremo una sintesi comune. Silvio Berlusconi - assicura Alfano, è già al lavoro con alcune idee importanti per migliorare la manovra".

Il vertice del Pdl - In serata, tutte le anime del Pdl si sono ritrovate nella riunione dei direttivi dei due gruppi parlamentari. Alla fine, malgrado l'opposizione della Lega, si è deciso che la riforma del sistema previdenziale resta in ballo fra i possibili interventi di modifica alla manovra economica. Di questo avviso sarebbe Alfano come pure i capigruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto e al Senato, Maurizio Gasparri. Cicchitto avrebbe detto che il tema pensioni non può essere escluso dal dibattito. Gasparri avrebbe aggiunto che il confronto sul tema è possibile e dovrà tenere conto le istanze dei sindacati "riformisti".

Tassa di solidarietà - Nel vertice è stata proposta da più parti l'ipotesi di alzare a 200mila euro - dai 90mila del decreto varato del governo (e il 10% per i redditi superiori ai 150mila euro) - il tetto di reddito oltre il quale chiedere il contributo di solidarietà del 5%. Tra i favorevoli a questa via e chi chiede l'abolizione totale del 'super-prelievo', "alla fine, è probabile che il punto di caduta sia quello di un unico prelievo del 5% sopra i 200mila euro", spiega una fonte della maggioranza. (24 agosto 2011) PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica.it Data: 25/08/2011 "Manovra, il Pdl avverte la Lega "Le pensioni restano in ballo"" Indietro Stampa MANOVRA Il Pdl: "Le pensioni non restano fuori" Sciopero, Camusso contro Cisl e Uil Messaggio alla Lega dalla riunione dei direttivi parlamentari. Avanza l'ipotesi di spostare a 200mila euro il reddito per la tassa di solidarietà. Il segretario Cgil: "Cisl e Uil subiscono il fascino di un governo irresponsabile". Alfano: "La maggioranza uscirà rafforzata" RIMINI - La manovra economica divide i sindacati, alimenta tensioni nella maggioranza di governo e va verso il dibattito in aula con grande incertezza sulle misure che saranno confermate rispetto alla prima bozza del decreto. Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, è tornata a ribadire le ragioni dello sciopero generale proclamato per il 6 settembre, replicando ai commenti giunti dal governo e dagli altri sindacati. In serata, invece, dal vertice dei direttivi dei gruppi parlamentari del Pdl è uscita la conferma che, a dispetto delle attese della Lega, l'ipotesi di un intervento sulle pensioni resta interamente in agenda.

Camusso accusa - Parlando a Roma davanti al Senato a un presidio indetto contro la manovra, Susanna Camusso ha criticato lo "spettacolo patetico di chi per tre anni ha negato la crisi", e gli "accordi avvilenti" con il governo che ad agosto "non ha ascoltato le parti e cercava di convincerci ancora che non ci sono problemi. Lascio a voi giudicare - dice Camusso riferendosi alle accuse del ministro Maurizio Sacconi - chi è irresponsabile in questo paese". A John Elkann, presidente della Fiat che ha bocciato lo sciopero, Camusso chiede un gesto nobile: la richiesta al Parlamento di cancellare la norma sul Susanna Camusso lavoro (articolo 8) definendola "retroattiva e anticostituzionale".

FOTO Camusso con il cappello alla Cipputi

Il leader della Cgil bacchetta anche Cisl e Uil, che "stanno subendo il fascino di questo governo e pensano poco a come cambiare questa manovra". Fatto salvo il rispetto per le due grandi organizzazioni e per i lavoratori che rappresentano, Camusso si chiede "se di fronte a una manovra che rompe la coesione sociale non sarebbe invece interesse di tutti provare a interloquire con il disagio".

Anche sindacati di base per sciopero il 6 settembre. Anche le confederazioni e le organizzazioni sindacali Usb, Slaicobas, Orsa, Cib-Unicobas, Snater, Sicobas e Usi hanno deciso di indire uno "sciopero generale di 8 ore per il giorno 6 settembre", contro la manovra e a sostegno di una piattaforma che tocca diversi punti, dalla lotta all'evasione alla difesa del contratto nazionale, ma, sottolineano, la scelta della stessa data non deve essere interpretata come condivisione delle motivazioni proposte dalla Cgil. Per questo la mobilitazione si svolgerà per motivazioni e in piazze differenti. "Il 6 settembre le confederazioni e organizzazioni sindacali manifesteranno quindi in molte città italiane su piazze diverse da quelle della Cgil".

Pd prudente sullo sciopero. Sulla scelta della Cgil il Pd resta prudente. Il segretario Pier Luigi Bersani ha incontrato le parti sociali per illustrare la contromanovra del Pd e per proporre l'apertura di un tavolo di confronto in vista di un autunno che si preannuncia "difficile". Bersani si è detto preoccupato per il rischio che fra i sindacati si disperda la convergenza raggiunta il 28 giugno, quando fu siglato un accordo unitario tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil.

Il parere di Marchionne - Della manovra ha parlato, sollecitato dai giornalisti, l'ad Fiat, Sergio Marchionne, a margine del Meeting di Cl a Rimini: "Qualsiasi aumento delle tasse avrà un impatto sulle auto e sui consumi", ha detto Marchionne a chi gli chiedeva se un eventuale aumento dell'Iva possa avere effetti su un mercato dell'auto già in difficoltà. Riguardo alla proposta lanciata da Luca Cordero di Montezemolo sulla patrimoniale per i più ricchi, l'ad del Lingotto ha detto: "Io sono disposto a fare qualsiasi cosa per aiutare, se l'obiettivo è chiaro".

Casero: "Nessuna ipotesi di condono". "L'ipotesi di condono assolutamente non esiste. La smentiamo assolutamente". Così il sottosegretario all'Economia, Luigi Casero, conversando con i cronisti a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato, ha smentito le voci circolate negli ultimi giorni. Casero, alle domande dei cronisti che chiedevano se ci fossero ancora margini di discussione con la Lega sulla riforma delle pensioni, ha sottolineato che "la posizione della Lega mi pare molto precisa, per ora sulle pensioni non mi pare che ci siano grandi margini di discussione".

Ancora tensioni nella maggioranza. Mentre la manovra bis arriva al Senato, continuano le tensioni nella maggioranza e sulle modifiche al testo Lega e Pdl sono ancora molto distanti. Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, si è detto molto critico, perché "penalizza gli enti molto virtuosi a partire dalla Lombardia mentre dà solo una spolveratina allo Stato che rappresenta il grande Moloch".

Da Rimini e in vista dei direttivi parlamentari in programma in serata, il segretario del Pdl, Angelino Alfano assicura: "Noi partiamo da una certezza: la manovra sarà approvata nei saldi previsti dal decreto". Il segretario si dice ottimista sull'iter della manovra: "Ci sono tante ipotesi sul campo, abbiamo un mese per trovare la soluzione migliore. Io - rileva Alfano - posso già dire che al termine dell'esame della manovra la coalizione tra Pdl e Lega uscirà rafforzata ed ulteriormente solida per dare stabilità e riforme al nostro Paese. Alla fine saremo ancora più solidi come coalizione in Parlamento. Noi abbiamo fatto e faremo delle proposte e la Lega farà altrettanto, come si conviene tra alleati seri e che si rispettano. Poi troveremo una sintesi comune. Silvio Berlusconi - assicura Alfano, è già al lavoro con alcune idee importanti per migliorare la manovra".

Il vertice del Pdl - In serata, tutte le anime del Pdl si sono ritrovate nella riunione dei direttivi dei due gruppi parlamentari. Alla fine, malgrado l'opposizione della Lega, si è deciso che la riforma del sistema previdenziale resta in ballo fra i possibili interventi di modifica alla manovra economica. Di questo avviso sarebbe Alfano come pure i capigruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto e al Senato, Maurizio Gasparri. Cicchitto avrebbe detto che il tema pensioni non può essere escluso dal dibattito. Gasparri avrebbe aggiunto che il confronto sul tema è possibile e dovrà tenere conto le istanze dei sindacati "riformisti".

Tassa di solidarietà - Nel vertice è stata proposta da più parti l'ipotesi di alzare a 200mila euro - dai 90mila del decreto varato del governo (e il 10% per i redditi superiori ai 150mila euro) - il tetto di reddito oltre il quale chiedere il contributo di solidarietà del 5%. Tra i favorevoli a questa via e chi chiede l'abolizione totale del 'super-prelievo', "alla fine, è probabile che il punto di caduta sia quello di un unico prelievo del 5% sopra i 200mila euro", spiega una fonte della maggioranza. (24 agosto 2011) PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "L'innalzamento dell'età per finanziare il welfare rosa" 25/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: COMMENTI E INCHIESTE data: 2011-08-25 - pag: 24 L'innalzamento dell'età per finanziare il welfare rosa

In questo momento così critico e così serio della storia del nostro Paese donne e pensioni tornano al centro del dibattito. Si è deciso che l'età pensionabile delle donne, già aumentata recentemente per le lavoratrici del settore pubblico, aumenterà gradualmente anche nel settore privato. Nel pubblico impiego l'aumento è stato deciso in conseguenza di una sentenza della Corte di giustizia europea che richiedeva all'Italia di equiparare l'età di pensionamento di uomini e donne nella Pa, portando anche per le donne, gradualmente, l'età di pensionamento dai 60 anni previsti ai 65 degli uomini. È interessante ricordare la motivazione della Corte europea, troppo spesso dimenticata o distorta in tante voci del dibattito attuale: si riteneva che l'uscita anticipata dal mondo del lavoro delle donne rispetto agli uomini fosse una discriminazione contro le donne. Andare in pensione prima significava ridurre le loro possibilità di accumulare reddito per la vecchiaia e aumentare il rischio di povertà. Un risultato aggravato dalle difficoltà di accesso e di carriera delle italiane sul mercato del lavoro. Nel privato la decisione arriva nella fase più difficile della crisi economica. Se riprendiamo le motivazioni, corrette, alla base dell'aumento dell'età pensionabile femminile nel pubblico, la decisione è difficilmente contestabile. Non è un delitto far lavorare le dipendenti del settore privato più a lungo, se consente loro di ottenere pensioni più adeguate. In realtà non è un delitto aumentare in generale l'età pensionabile di uomini e donne a fronte dell'invecchiamento della popolazione, visto che lo status quo non è una soluzione fattibile e l'alternativa sono o pensioni meno generose o contributi sociali più elevati a carico delle generazioni più giovani. In questo contesto meglio sarebbe, come noi e voci autorevoli abbiamo già sottolineato, recuperare la flessibilità in uscita dal mercato del lavoro per uomini e donne, con una finestra di età di pensionamento flessibile, spostata in avanti quanto necessario, ma a scelta del lavoratore. È un diritto del lavoratore, uomo o donna, decidere quando andare in pensione, all'interno di una finestra di età. La flessibilità in uscita, prevista originariamente dalla riforma Dini, e poi rimossa, non solo è una possibile soluzione per superare le differenze di genere nel sistema pensionistico, ma, se associata a uno schema incentivante al prolungamento dell'età lavorativa, potrebbe anche rappresentare un'efficace risposta alla sfida dell'invecchiamento. È chiaro che non solo i lavoratori, ma anche le imprese dovranno rispondere a questo incentivo. Veniamo però alle note dolenti. Lavorare più a lungo non è un delitto. Ma potrebbe diventare un inganno per le donne? Il sospetto è forte e non possiamo abbassare la guardia. Come ben sappiamo, i 4 miliardi di risparmi stimati derivanti dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego che erano destinati a essere investiti in misure di welfare e conciliazione della vita familiare e lavorativa non hanno in realtà avuto questa finalità. Eppure mercato del lavoro e pensioni sono strettamente legati ed equiparare uomini e donne nelle pensioni ha senso solo nella misura in cui anche nel lavoro si va nella stessa direzione. La parità nelle pensioni doveva - e deve - essere un'occasione per promuovere la parità nel lavoro con misure concrete. Non solo per motivazioni di equità o giustizia, ma perché, come abbiamo più volte sottolineato, le misure a favore della conciliazione rappresentano un'opportunità di promozione e sviluppo del lavoro delle donne, che è a sua volta un motore essenziale e prioritario per la crescita del Paese. Con l'aumento dell'età pensionabile delle donne nel privato ci saranno altri risparmi. È ora di smettere di fare cassa in modo miope e di investire in misure a favore della crescita economica. A maggior ragione perché il momento è critico. Il nostro Paese ha bisogno di crescere, come sentiamo ripetere da tutti gli esperti, e, aggiungiamo noi, il lavoro femminile può dare un contributo importante. Mancare anche questa opportunità sarebbe, questo sì, un gravissimo delitto. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "Calderoli: tassa sull'evasione" 26/08/2011

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Calderoli: tassa sull'evasione

ROMA - La Lega Nord prova a giocare il suo jolly per la presentazione degli emendamenti alla manovra: il ministro Roberto Calderoli lancia al Meeting di Cl l'idea di una «tassa sull'evasione» e fissa i paletti «lumbard» per ritoccare la manovra. In primis le pensioni di chi ha lavorato non si toccano - spiega - ma «bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato». Il ministro leghista si riferisce alle «pensioni di reversibilità » e «agli accompagnamenti che vengono dati indistintamente a tutti senza limiti legati al reddito». Sulle pensioni - sottolinea - «il decreto non è il testo di partenza ma rappresenta il punto di approdo, e deve rimanere tale». Il problema principale resta trovare le risorse. Così il Carroccio prova a giocare il suo jolly: si tratta di una sorta di «patrimoniale con detrazione per le tasse già pagate con Irpef, Ires o altro». Intanto, in Gran Bretagna, si parla poco e si agisce molto: Londra ha trovato un accordo con le autorità elvetiche per stanare chi ha portato i capitali all'estero. A partire da maggio 2013 i conti svizzeri dei cittadini britannici saranno soggetti a una tassa una-tantum tra il 19% e il 34%, a seconda dell'anzianità del conto in questione. Nella sua fase iniziale il pacchetto dovrebbe recuperare circa 5 miliardi di sterline.

26/08/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "Confindustria: «Manovra da correggere»" 26/08/2011

Indietro Stampa le critiche No a Robin Tax e contributo di solidarietà. Sindacati ancora divisi sulle norme relative al lavoro Confindustria: «Manovra da correggere»

ROMA - «Lo spread sui titoli italiani rimane ancora elevato. È un segnale che i rischi per il nostro Paese rimangono ancora elevati», avverte Confindustria, che chiede di «agire rapidamente per ristabilire la fiducia dei mercati nell'Italia», migliorando la manovra economica «per renderla più credibile e per rafforzare le misure a sostegno della crescita». Il direttore generale dell'associazione, Giampaolo Galli, in audizione al Senato, ha dato «atto al Governo di aver avuto la forza di reagire» con la manovra varata a metà agosto, «sia pure a seguito del forte richiamo del 5 agosto da parte della Bce». Ma avverte che l'Italia deve ancora riconquistare credibilità, dato che il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e i Bund tedeschi resta «ancora attorno ai 290 punti», dunque segnala che siamo ancora «pazzescamente a rischio». Galli ha sottolineato il no di Confindustria a «interventi spot» che frenano l'interesse verso l'Italia degli investitori esteri: no, quindi, a misure come la Robin Tax sul settore energetico, che «rischia di incrementare ulteriormente i costi dell'energia che già pesano enormemente sulla competitività delle imprese italiane». Robin Tax e contributo di solidarietà sono «storture della manovra» che, per Confindustria, si possono «correggere» lasciando invariati i saldi della manovra e senza peggiorarne l'effetto depressivo: è possibile utilizzando le risorse che lo Stato incasserebbe con un aumento dell'Iva ordinaria al 21%, «un gettito aggiuntivo di 3,7 miliardi di euro annui». Confindustria calcola che intervenire su Iva, lotta all'evasione, e spesa pensionistica «avrebbe effetti molto rilevanti per la finanza pubblica con risparmi a regime superiori ai 15 miliardi di euro». «Riteniamo possa essere meno iniqua del contributo di solidarietà - ha indicato Galli - una imposta ordinaria progressiva sui grandi patrimoni immobiliari». Per via dell'Astronomia bisogna anche accelerare sulla delega assistenziale e fiscale, rafforzare la lotta all'evasione, attuare un «grande piano» di privatizzazioni e liberalizzazioni, agire «con maggiore determinazione su costi della politica e degli apparati amministrativi». È poi considerato «ineludibile un intervento volto al superamento delle pensioni di anzianità e all'elevazione dell'età di pensionamento delle donne nel settore privato a partire dal 2012», e necessario fare di più contro «gli attuali malfunzionamenti» del sistema della giustizia. E serve, tra l'altro, «impegno sulla via del rilancio del mezzogiorno». La manovra divide poi ancora i sindacati sul fronte aperto dalle norme sulla contrattazione, dopo lo scontro sullo sciopero generale indetto dalla sola Cgil. C'è invece un coro unanime nel chiedere più equità e più determinazione nei tagli ai costi della politica prima dei sacrifici a lavoratori e pensionati. Distanze e punti di contatto emersi nella tornata di audizioni in Senato dove, a spaccare il fronte sindacale, è il dibattito sull'articolo 8 della manovra, che rilancia la contrattazione aziendale (già al centro dell'intesa tra le parti sociali del 28 giugno) riconoscendole la forza di derogare ai contratti nazionali e anche alle leggi. Sindacati compatti, invece, nel chiedere di correggere la manovra perchè sia più equa.

26/08/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "in breve" 26/08/2011

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solidarietà 71 mila oltre la soglia Sono 71.989 gli italiani che dichiarano oltre 200.000 euro di reddito l'anno. Si tratta dello 0,17% dei contribuenti. È quanto risulta dalle dichiarazioni dei redditi 2010, sull'anno di imposta 2009, che si possono ricavare dai dati pubblicati dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia. Sono questi i contribuenti, secondo le ultime ipotesi allo studio, sui quali dovrebbe gravare il contributo di solidarietà del 5%. L'86,3% di questi «paperoni» d'Italia sono lavoratori dipendenti e pensionati. beni immobili statali Un miliardo con dismissione Fondi per la manovra potrebbero arrivare dallo «spezzatino» degli immobili della pubblica amministrazione. L'intero patrimonio dello Stato si aggira attorno ai 500 miliardi, dal quale si potrebbe ricavare fino a 1 miliardo in tre anni, solo dismettendo fari e caserme. Di tutti gli immobili, il 40% sarebbe, infatti, «potenzialmente disponibile»: questa è la stima fatta dal ministero della Difesa, che sta mettendo a punto un emendamento alla manovra in discussione al Senato, per cercare di ammorbidire i tagli al dicastero. pensioni Donne, cambia tempistica Le poche norme in materia di previdenza copntenute nella manovra riguardano innanzi tutto le donne, ma solo in termini di tempistica: il progressivo aumento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni non andrà più dal 2020 al 2032, come previsto nella manovra di luglio, ma dal 2016 al 2028, con un anticipo di quattro anni complessivi. È prevista poi una misura sul tfr per i dipendenti del pubblico impiego: sarà dato con un ritardo di 6 mesi per le pensioni di vecchiaia e di 24 mesi per quelle di anzianità. Iva rivista Gettito da 3 a 14 miliardi Dal possibile aumento delle aliquote Iva, su cui in queste ore si consuma uno degli scontri sulla manovra, potrebbe arrivare un gettito, a seconda delle ipotesi in discussione (aumento tra lo 0,5% e il 3% di tutte le aliquote o solo di alcune, ), variabile da 3 a 14,5 miliardi di euro.

26/08/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Adige, L' Data: "Lega-Pdl, un vertice per trovare l'intesa" 26/08/2011

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Lega-Pdl, un vertice per trovare l'intesa Pensioni ed enti locali dividono gli alleati

ROMA - L'intesa tra gli alleati ancora non c'è, e di nuovo saranno Berlusconi e Bossi a dover trovare l'accordo politico che permetta di «correggere» la manovra senza mettere a rischio l'alleanza. Il premier e il Senatur si vedranno lunedì ad Arcore, mentre a Roma i parlamentari consegneranno alla commissione Bilancio del Senato gli emendamenti al decreto. Se l'accordo arriverà, come assicura il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli che si dice certo che «si troverà l'intesa», ci sarà comunque tempo per proporre le correzioni concordate in corso di discussione parlamentare. Anche perché nei corridoi di Palazzo Madama si dà per scontato che, come succede puntualmente, prima del passaggio in aula arriverà il «maxi-emendamento» del governo che metterà la parola fine alla girandola di idee e proposte che circolano senza sosta in questi giorni. Il premier intanto è al lavoro per limare le sue proposte, come ha annunciato ieri Angelino Alfano, che metterà sul tavolo all'incontro con Bossi. Certo, al di là dei veti incrociati, i margini per intervenire sono pochi, perché i saldi devono rimanere invariati e l'Europa guarda non solo alle cifre, ma anche alla sostanza delle misure. E su alcuni interventi, come quello sull'Iva, ci sarebbe anche da superare la contrarietà di Tremonti, intenzionato a tenersi quel gettito per mitigare i tagli all'assistenza e riformare il sistema fiscale. Il punto di caduta, insomma, potrebbe essere di fare sì qualcosa sull'imposta sul valore aggiunto, ma in un secondo momento. Stesso discorso per le pensioni. Anche se «la speranza è di strappare qualcosina prima», spiega un fedelissimo del Cavaliere. Ma le distanze fra leghisti e pidiellini per ora restano. Tanto che non bastano a rasserenare gli animi le parole di Roberto Calderoli, che da Rimini, apre sul capitolo pensioni, affermando che bisogna mettere mano a quelle «di reversibilità eccessivamente alte» oppure «alle indennità di accompagnamento» che non sono legate al reddito. Ma nel partito del premier si continua a insistere per interventi più decisi sulla previdenza e si chiede a Berlusconi di mettere fine ai veti del Carroccio. Carroccio che ancora non ha chiarito quali siano gli strumenti con cui ovviare ai tagli agli enti locali, vero tasto dolente per la Lega e al centro del fuoco incrociato di governatori, sindaci e presidenti di Province. Ieri, nell'audizione davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato, l'hanno attaccata senza mezzi termini e senza divisioni. Tutti uniti, destra, sinistra e centro, per dire - col direttivo dell'Anci - che è «iniqua e penalizzante per il Paese». Lo stesso direttivo dell'Anci ha chiesto un incontro al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi e ha invitato tutti gli amministratori locali a partecipare alla manifestazione indetta a Milano il prossimo 29 agosto.

26/08/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Affari Italiani (Online) Data: 26/08/2011 "La Confindustria chiede di cancellare la Robin Tax"

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ECONOMIA

La Confindustria chiede di cancellare la Robin Tax Giovedí 25.08.2011 10:52

La manovra bis "va migliorata" per rafforzarne la credibilità internazionale, perché i rischi per l'Italia sui mercati finanziari sono ancora alti. Lo ha affermato durante un'audizione al Senato il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, secondo cui "lo spread sui titoli italiani rimane ancora elevato, attorno ai 290 punti base. Questo è un segnale che i rischi per il nostro paese rimangono ancora elevati".

"Occorre agire rapidamente, ha detto Galli, per ristabilire la fiducia dei mercati nell'Italia. La manovra va migliorata per renderla più credibile e per rafforzare le misure a sostegno della crescita".

Negativo il giudizio sulla robin tax sul settore energetico, che "rischia di incrementare ulteriormente i costi dell'energia che già pesano enormemente sulla competitività delle imprese italiane". Per questo "Confindustria ritiene che questa tassa vada eliminata, ed è anche fermamente contraria all'ipotesi che essa venga estesa ad altri settori economici".

Per Galli l'eliminazione della tassa che definisce "stortura", può essere realizzata attraverso l'aumento dell'Iva di un punto percentuale. Infatti, spiega, "a nostro avviso è necessario anticipare la clausola di salvaguardia, prevedendo un contenuto incremento dell'aliquota Iva ordinaria, dal 20% al 21%". Un simile aumento, precisa Galli, "determinerebbe un gettito aggiuntivo di circa 3,7 miliardi di euro".

Confindustria boccia anche il contributo di solidarietà: "E' profondamente ingiusto perché incide solo su coloro che dichiarano tutti i propri redditi e già contribuiscono sostanzialmente al benessere del paese, e non su chi è davvero più ricco", dice Galli. Meglio allora la patrimoniale: "Riteniamo che al riguardo possa essere meno iniqua un'imposta ordinaria progressiva sui grandi patrimoni immobiliari". Oltrettutto, dice ancora il direttore di Confindustria, "il contributo di solidarietà è un intervento non strutturale".

Un ritocco alle pensioni è "ineludibile", secondo Galli, in direzione del "superamento delle pensioni di anzianità e all'elevazione dell'età di pensionamento delle donne nel settore privato a partire dal 2012". Intervenendo complessivamente su Iva, la lotta all'evasione e spesa pensionistica si avrebbero "effetti molto rilevanti per la finanza pubblica con risparmi a regime superiori ai 15 miliardi di euro". Sono misure, sottolinea via dell'Astronomia, che consentirebbero anche "di incentivare l'occupazione e lo sviluppo riducendo gradualmente il cuneo contributivo e fiscale su lavoratori e imprese".

CONFINDUSTRIA D'ACCORDO CON CGIL: TRACCIABILITA' A 500 EURO - Tra le modifiche chieste da Confindustria alla manovra durante la sua audizione alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, c'è un deciso rafforzamento degli strumenti di contrasto all'evasione fiscale. Il direttore generale di Confindustria Giampaolo Galli si è detto dì'accordo quindi con le proposte arrivate dalle parti sociali (ieri la Cgil aveva proposto una soglia per la tracciabilità a 500 euro) sostenendo che "la soglia dei 2.500 euro per i trasferimenti di contante potrebbe essere abbassata a 500 euro". Confindustria ritiene inoltre che "si possono realizzare meccanismi di accertamento della situazione patrimoniale delle persone fisiche da inserire nella dichiarazione annuale" in modo che "le variazioni patrimoniali potranno aiutare l'accertamento dell'evasione fiscale e contributiva, nonché consentire un più efficace controllo sull'accesso alle prestazioni sociali".

tags: manovra PRESSToday Rassegna stampa

Arena, L' Data: 26/08/2011 "Pensioni, c'è uno spiraglio : prove di dialogo tra Pdl e Lega"

Indietro Stampa leftmargin="5" bottommargin="0" topmargin="0" marginheight="0" marginwidth="5" rightmargin="5"> MANOVRA. Ma l'intesa nel centrodestra è rimandata all'incontro tra Berlusconi e Bossi, lunedì, nella villa di Arcore Pensioni, c'è uno «spiraglio»: prove di dialogo tra Pdl e Lega Da Rimini Calderoli gioca il jolly e riapre il tavolo delle trattative: una «tassa sull'evasione» che è diversa dalla patrimoniale

Venerdì 26 Agosto 2011 NAZIONALE, pagina 4

ROMA L'intesa tra gli alleati è difficile, e di nuovo saranno Berlusconi e Bossi a dover trovare l'accordo politico che permetta di «correggere» la manovra senza mettere a rischio l'alleanza. Il premier e il Senatur si vedranno lunedì ad Arcore - sempre che la caduta di Bossi, con conseguente rottura del gomito, non faccia saltare l'incontro - mentre a Roma i parlamentari consegneranno alla commissione Bilancio del Senato gli emendamenti al decreto. Intanto però la Lega Nord prova a giocare il suo jolly per la presentazione degli emendamenti alla manovra e a riaprire il tavolo delle trattative con il Pdl: il ministro Roberto Calderoli ha infatti lanciato al Meeting di Cl a Rimini l'idea di una «tassa sull'evasione» ed è corso a Roma per incontrare il segretario pidiellino Angelino Alfano. La riunione è durata poco più di un'ora ma pare che il divario tra le due parti sia rimasto. Le distanze non sarebbero state accorciate neanche dalla telefonata che Silvio Berlusconi avrebbe fatto in serata a Renzo Bossi per sincerarsi delle condizioni del Senatur dopo l'infortunio al gomito. Calderoli a Rimini fissa i paletti «lumbard» per ritoccare la manovra: prima di tutto le pensioni di chi ha lavorato non si toccano, ma «bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato». Se l'accordo arriverà, come assicura il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli che si dice certo che «si troverà l'intesa», ci sarà comunque tempo per proporre le correzioni concordate in corso di discussione parlamentare. Anche perchè nei corridoi di Palazzo Madama si dà per scontato che, come succede puntualmente, prima del passaggio in Aula arriverà il «maxi-emendamento» del governo che metterà la parola fine alla girandola di idee e proposte che circolano senza sosta in questi giorni. Il premier intanto è al lavoro per limare le sue proposte, che metterà sul tavolo all'incontro con Bossi. Certo, al di là dei veti incrociati, i margini per intervenire sono pochi, perchè i saldi devono rimanere invariati e l'Europa guarda con attenzione non solo alle cifre, ma anche alla sostanza delle misure. E contro alcuni interventi, come quello sull'Iva, ci sarebbe anche da superare la contrarietà di Tremonti, intenzionato a tenersi quel gettito per mitigare i tagli all'assistenza e riformare il sistema fiscale. Stesso discorso per le pensioni. Anche se «la speranza è di strappare qualcosina prima», spiega un fedelissimo del Cavaliere. Ma le distanze fra leghisti e pidiellini per ora non sembrano essere annullate. Nonostante Gaetano Quagliariello assicuri che «si lavorerà su quella che non è proprio un'apertura» ma appunto «uno spiraglio», nel partito del premier si continua a insistere per interventi più decisi sulla previdenza e si chiede a Berlusconi di mettere fine ai «veti» del Carroccio. PRESSToday Rassegna stampa

Arena, L' Data: 26/08/2011 "Pensioni, prove di dialogo Pdl-Lega"

Indietro Stampa leftmargin="5" bottommargin="0" topmargin="0" marginheight="0" marginwidth="5" rightmargin="5"> MANOVRA. Nel mirino «chi non ha mai lavorato» Pensioni, prove di dialogo Pdl-Lega

Bossi si frattura il gomito sinistro cadendo in casa nella notte4

Venerdì 26 Agosto 2011 PRIMAPAGINA, pagina 1

Nessun intervento sulle pensioni di chi ha lavorato ma si potrebbero rivedere invece «le pensioni di chi non ha mai lavorato». Così il ministro Calderoli, leghista, si è espresso ieri a Rimini, sul tema «caldo» della previdenza e sulle possibili modifiche in manovra. Per il Pdl si tratta di «uno spiraglio su cui lavoreremo», ha detto il vicepresidente dei senatori, Quagliariello, riferendosi ai contributi figurativi e ai trattamenti di reversibilità. Decisivo sarà lunedì il vertice Berlusconi-Bossi. Prima il Cavaliere dovrebbe diffondere alcune proposte migliorative della manovra, su cui il segretario Pdl Alfano sta cercando (finora senza esito) un'intesa con la Lega.4 PRESSToday Rassegna stampa

Bresciaoggi(Abbonati) Data: "L'ETÀ PENSIONABILE. La manovra contiene poche norme in materia di previdenza, 26/08/2011 anche perchè..."

Indietro Stampa Venerdì 26 Agosto 2011 NAZIONALE Pagina 4

L'ETÀ PENSIONABILE. La manovra contiene poche norme in materia di previdenza, anche perchè

L'ETÀ PENSIONABILE. La manovra contiene poche norme in materia di previdenza, anche perchè misure pensionistiche sono state prese con precedenti provvedimenti. C'è innanzitutto una novità per le donne ma solo in termini di tempistica: il progressivo aumento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni non andrà più dal 2020 al 2032, come previsto nella manovra di luglio, ma dal 2016 al 2028, con un anticipo di quattro anni complessivi. È prevista poi una misura sul tfr per i dipendenti del pubblico impiego: sarà dato con un ritardo di 6 mesi per le pensioni di vecchiaia e di 24 mesi per quelle di anzianità. Infine c'è la norma sul comparto scuola che prevede la possibilità di andare in pensione solo nell'anno scolastico o accademico successivo a quello in cui si maturano i requisiti. Ma sulle pensioni è tutto un fiorire di richieste e proposte, anche perchè è tra i settori che più è in grado di garantire risparmi strutturali.

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Bresciaoggi(Abbonati) Data: "Pensioni, c'è uno spiraglio : prove di dialogo tra Pdl e Lega" 26/08/2011

Indietro Stampa Venerdì 26 Agosto 2011 NAZIONALE Pagina 4

MANOVRA. Ma l'intesa nel centrodestra è rimandata all'incontro tra Berlusconi e Bossi, lunedì, nella villa di Arcore

Pensioni, c'è uno «spiraglio»: prove di dialogo tra Pdl e Lega

Da Rimini Calderoli gioca il jolly e riapre il tavolo delle trattative: una «tassa sull'evasione» che è diversa dalla patrimoniale

ROMA L'intesa tra gli alleati è difficile, e di nuovo saranno Berlusconi e Bossi a dover trovare l'accordo politico che permetta di «correggere» la manovra senza mettere a rischio l'alleanza. Il premier e il Senatur si vedranno lunedì ad Arcore - sempre che la caduta di Bossi, con conseguente rottura del gomito, non faccia saltare l'incontro - mentre a Roma i parlamentari consegneranno alla commissione Bilancio del Senato gli emendamenti al decreto. Intanto però la Lega Nord prova a giocare il suo jolly per la presentazione degli emendamenti alla manovra e a riaprire il tavolo delle trattative con il Pdl: il ministro Roberto Calderoli ha infatti lanciato al Meeting di Cl a Rimini l'idea di una «tassa sull'evasione» ed è corso a Roma per incontrare il segretario pidiellino Angelino Alfano. La riunione è durata poco più di un'ora ma pare che il divario tra le due parti sia rimasto. Le distanze non sarebbero state accorciate neanche dalla telefonata che Silvio Berlusconi avrebbe fatto in serata a Renzo Bossi per sincerarsi delle condizioni del Senatur dopo l'infortunio al gomito. Calderoli a Rimini fissa i paletti «lumbard» per ritoccare la manovra: prima di tutto le pensioni di chi ha lavorato non si toccano, ma «bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato». Se l'accordo arriverà, come assicura il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli che si dice certo che «si troverà l'intesa», ci sarà comunque tempo per proporre le correzioni concordate in corso di discussione parlamentare. Anche perchè nei corridoi di Palazzo Madama si dà per scontato che, come succede puntualmente, prima del passaggio in Aula arriverà il «maxi-emendamento» del governo che metterà la parola fine alla girandola di idee e proposte che circolano senza sosta in questi giorni. Il premier intanto è al lavoro per limare le sue proposte, che metterà sul tavolo all'incontro con Bossi. Certo, al di là dei veti incrociati, i margini per intervenire sono pochi, perchè i saldi devono rimanere invariati e l'Europa guarda con attenzione non solo alle cifre, ma anche alla sostanza delle misure. E contro alcuni interventi, come quello sull'Iva, ci sarebbe anche da superare la contrarietà di Tremonti, intenzionato a tenersi quel gettito per mitigare i tagli all'assistenza e riformare il sistema fiscale. Stesso discorso per le pensioni. Anche se «la speranza è di strappare qualcosina prima», spiega un fedelissimo del Cavaliere. Ma le distanze fra leghisti e pidiellini per ora non sembrano essere annullate. Nonostante Gaetano Quagliariello assicuri che «si lavorerà su quella che non è proprio un'apertura» ma appunto «uno spiraglio», nel partito del premier si continua a insistere per interventi più decisi sulla previdenza e si chiede a Berlusconi di mettere fine ai «veti» del Carroccio.

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Bresciaoggi(Abbonati) Data: "Pensioni, prove di dialogo Pdl-Lega" 26/08/2011

Indietro Stampa Venerdì 26 Agosto 2011 PRIMAPAGINA Pagina 1

MANOVRA. Nel mirino «chi non ha mai lavorato»

Pensioni, prove di dialogo Pdl-Lega

Bossi si frattura il gomito sinistro cadendo in casa nella notte4

Nessun intervento sulle pensioni di chi ha lavorato ma si potrebbero rivedere invece «le pensioni di chi non ha mai lavorato». Così il ministro Calderoli, leghista, si è espresso ieri a Rimini, sul tema «caldo» della previdenza e sulle possibili modifiche in manovra. Per il Pdl si tratta di «uno spiraglio su cui lavoreremo», ha detto il vicepresidente dei senatori, Quagliariello, riferendosi ai contributi figurativi e ai trattamenti di reversibilità. Decisivo sarà lunedì il vertice Berlusconi-Bossi. Prima il Cavaliere dovrebbe diffondere alcune proposte migliorative della manovra, su cui il segretario Pdl Alfano sta cercando (finora senza esito) un'intesa con la Lega.4

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Cittadino, Il Data: "Pensioni, la Lega apre uno spiraglio" 26/08/2011

Indietro Stampa Pensioni, la Lega apre uno spiraglio Calderoli: «Si tocchino quelle di chi non ha mai lavorato» Rimini Sulle pensioni la trattativa fra Pdl e Lega c’è già stata ed è stata sottoscritta nel decreto del governo che deve restare immutato. Si deve invece intervenire sulle pensioni di chi non ha mai lavorato, a cominciare da quelle di reversibilità e dall’indennità di accompagnamento. Sono questi i paletti che il ministro della Semplificazione legislativa Roberto Calderoli fissa, intervenendo a margine del Meeting di Rimini. Spiega Calderoli, replicando così al Pdl al cui interno si discute ancora su una possibile modifica al decreto per quanto riguarda il settore delle pensioni: «Il testo che è contenuto nel decreto è già stato oggetto di una lunga trattativa, con un accordo raggiunto tra il presidente Berlusconi e il ministro Bossi. Non era questo il testo iniziale e il decreto è stato il punto di approdo che noi della Lega riteniamo debba rimanere tale». Nessuno spazio, dunque, per aggiustamenti? «Rispetto alla previdenza e alle pensioni per quelli che hanno lavorato, no - ribadisce Calderoli - bisogna invece andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato, e forse è il caso di andare a rivedere. Penso, ad esempio, a chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte e a chi prende accompagnamenti, che oggi vengono dati indistintamente a tutti, senza che vi siano limiti legati al proprio reddito». Inoltre «proporremo una rivisitazione e una riduzione del taglio agli enti locali», aggiunge il ministro, ricordando che «abbiamo già affrontato il tema». Ai sindaci, come Alemanno e Fassino anch’essi presenti ieri al Meeting di Rimini, che accusano la manovra anti-crisi del governo di dare un colpo mortale al federalismo, il ministro leghista replica: «Il federalismo non viene ucciso dal decreto: è lo strumento che noi usiamo per superare questa fase di difficoltà». Parlando di abolizione delle Province, Calderoli spiega che il fatto «che si risparmino 10 mld di euro abolendo tutte le Province è una castroneria». «I soldi che spendono le Province servono a fare le scuole e le strade e se non le fanno loro le dovranno fare comunque altre istituzioni. Comuni e Province hanno già dato tanto, troppo. Forse, un po’ di “ciccia” si può trovare ancora nelle Regioni». «Io non sono d’accordo sulla patrimoniale - aggiunge ancora Calderoli - perché sul patrimonio si sono già pagate le tasse». «Ma ci siamo inventati una sorta di tassa patrimoniale sui patrimoni evasi», spiega annunciando i termini di una nuova proposta allo studio. Si cerca dunque una sintesi delle posizioni interne alla maggioranza. «Lunedì ci sarà un incontro e sicuramente fra Berlusconi e Bossi ad Arcore, si troverà un’intesa», annuncia il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, presente al Meeting di Rimini. «Nessuno - aggiunge - deve fossilizzarsi sulla convinzione di essere il portatore del Verbo». In attesa dell’incontro di lunedì allora spetterà agli ambasciatori preparare il terreno del decisivo faccia a faccia. Il nodo resta sempre quello della previdenza con la Lega, determinata a non cedere. Le frasi di Roberto Calderoli, ospite al meeting Cl di Rimini («Toccheremo le pensioni reversibili») non hanno rasserenato gli animi. Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo al Senato, parla di «possibile spiraglio», ma per Massimo Corsaro, vicepresidente dei deputati si tratta di «semplice pretattica». C’è stato un incontro in via dell’Umiltà tra il segretario del Pdl, Angelino Alfano con l’esponente del Carroccio Roberto Calderoli per fare il punto sulla manovra. Ma allo stato, raccontano, restano le distanze.(Adnkronos) PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "Pensioni, l'apertura della Lega «Colpire chi non ha mai lavorato»" 26/08/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 26/08/2011 - pag: 12 Pensioni, l'apertura della Lega «Colpire chi non ha mai lavorato»

Vertice Calderoli-Alfano. Finocchiaro: bene Schifani, sede bipartisan sulle riforme ROMA La Lega dice no all'aumento dell'Iva, neanche se limitata ai beni di lusso, apre (sia pure in modo molto limitato) sulle pensioni e avanza la proposta di una patrimoniale «deducibile». I frondisti del Pdl propongono una riduzione del 25 per cento degli organici pubblici, mentre sul fronte opposto, la capogruppo pd al Senato Anna Finocchiaro propone una commissione speciale bipartisan che si occupi del dimezzamento dei parlamentari, dell'articolo 81 della Costituzione e del taglio delle province. Sono le ultime novità di un fronte sempre mobile, quello degli emendamenti alla manovra, molti dei quali sembrano destinati a cadere per mano di Giulio Tremonti. Ieri sera si è svolto un incontro interlocutorio tra il segretario pdl Angelino Alfano e il ministro Roberto Calderoli, ma i nodi si scioglieranno solo lunedì con l'incontro risolutore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Calderoli comincia la sua giornata al meeting di Rimini, che domani ospiterà Giulio Tremonti. Il ministro sceglie la platea di Comunione e liberazione per illustrare la sua proposta di patrimoniale destinata, nelle sue intenzioni, a sostituire il contributo di solidarietà. Non si tratta, spiega, di una doppia imposizione: si prevede, in sostanza, una detrazione per le imposte già pagate con Irpef, Ires o altro. «In questo modo spiega il ministro riusciremo a far pagare le tasse a chi non le ha pagate». Idea che, però, non piace quasi a nessuno nel Pdl. Qualche apertura Calderoli la fa anche sulle pensioni, negando interventi di riforma sui diritti acquisiti. Voci dicono che un terreno di confronto si potrebbe trovare su un'uscita volontaria ritardata, accontentando così anche Cisl e Uil, ma il Carroccio smentisce. Calderoli chiede piuttosto di guardare «a chi non ha mai lavorato» e di mettere mano «alle pensioni di reversibilità eccessivamente alte e alle indennità di accompagnamento, che non sono legate al merito». Idea che non è piaciuta a Leoluca Orlando (Idv): «Calderoli chieda scusa a disabili e vedove». E a Cesare Damiano (Pd): «Se la prende con i più deboli». Per il resto, la Lega resta ferma sulle sue posizioni e non gradisce l'accelerazione sull'abolizione delle province, chiesta ieri da Fabrizio Cicchitto. Ma su questo la soluzione più probabile è lo stralcio in una riforma costituzionale, come chiesto ieri dal presidente del Senato nell'intervista al Corriere della Sera. Proposta accolta con favore, insieme alla richiesta di dialogo con l'opposizione, dalla Finocchiaro, che rilancia chiedendo una commissione che se ne occupi, insieme al taglio dei parlamentari e all'articolo 81. Se Cicchitto apre a «modifiche ragionevoli, con un confronto dialettico anche con l'opposizione, ma tenendo fermi gli aspetti essenziali della manovra», resta forte il disagio nel Pdl verso Tremonti. Dopo l'affondo di Sandro Bondi e quello del senatore Luigi Grillo all'assemblea di mercoledì, il pdl Osvaldo Napoli accusa apertamente: «È umiliante che noi siamo qui a Roma ad arrovellarci per cercare soluzioni, mentre il ministro è ancora in montagna e non si degna di venire a parlarci». Tra le misure concrete allo studio, pare molto probabile un'anticipazione della tempistica del progressivo aumento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni: non più dal 2020 al 2032, ma dal 2016 al 2028. Sempre sul tappeto, l'aumento dell'Iva al 21 per cento, così come il contributo di solidarietà. Dai radicali pronto anche un emendamento contro i «privilegi fiscali della Chiesa», che «detiene un quarto del patrimonio immobiliare italiano». I «frondisti» propongono di ridurre del 25 per cento gli organici dei ministeri e degli enti locali e Guido Crosetto attacca la Lega: «Dopo aver letto Calderoli, mi arrendo: se va come dice lui, andiamo a picco». Tra le voci, già smentite, che però vengono ora rilanciate, anche l'ipotesi di un condono fiscale. Alessandro Trocino RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere di Como, Il Data: 26/08/2011 "Baby-pensionati sul Lario. Un esercito di 3mila persone"

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Baby-pensionati sul Lario. Un esercito di 3mila persone GIOVEDÌ 25 AGOSTO 2011 Nel 1982 ci fu addirittura chi andò in pensione a 32 anni Il grado (simbolico) di “comandante” spetta indubbiamente all’anonimo (o più probabilmente anonima) che ha festeggiato il pensionamento nel 1982, alla veneranda età di 32 anni. Agli ordini del comandante, un esercito di baby-pensionati che in provincia di Como conta ben 2.993 elementi, pari al 18% del totale dei pensionati lariani che fanno capo all’Inpdap. In altri termini, uno su cinque tra i cittadini comaschi che oggi percepisce il trattamento di quiescenza dopo aver prestato servizio nel settore pubblico ha smesso di lavorare prima del compimento dei 54 anni di età. Il problema dei baby-pensionati è l’eredità di leggi varate a partire dagli anni Settanta e rimaste in vigore fino al 1992, quando il privilegio della previdenza sociale anticipata venne definitivamente cancellato. Va detto che il fenomeno riguarda esclusivamente i lavoratori che hanno prestato la loro opera nel comparto pubblico, in particolare nella scuola e negli uffici statali. Secondo i dati della sezione comasca dell’Inpdap - l’Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica - su un totale complessivo di circa 16mila persone che oggi riceve mensilmente la pensione dall’ente, il 18% ha lasciato il lavoro davvero molto presto e in largo anticipo sui tempi, quando cioè aveva un’età compresa tra i 32 e i 54 anni. Nel dettaglio, si tratta di 2.993 cittadini che mensilmente ricevono il “vitalizio”. Impossibile stabilire l’ammontare complessivo della somma erogata dallo Stato ai baby-pensionati comaschi. Di massima, per avere un’idea, basti dire che in Italia si tratta di oltre mezzo milione di persone che costa oltre 9,5 miliardi di euro l’anno. Il periodo preso in esame dai funzionari dell’Inpdap di Como è quello compreso tra il 1980 e il 1992. Complessivamente, i baby-pensionamenti nell’arco dei 12 anni sono stati come detto 2.993, con un picco di 530 casi proprio nel 1992, quando divenne chiaro che il privilegio sarebbe presto stato eliminato definitivamente e centinaia di dipendenti pubblici pensarono bene di non lasciarsi scappare l’ultimo treno. Nell’elenco dei lavoratori che hanno lasciato il servizio compaiono operatori della scuola, delle amministrazioni statali e degli enti locali, del comparto sanitario, delle Camere di Commercio, degli enti che gestivano l’edilizia popolare e delle forze dell’ordine. In termini anagrafici, il record assoluto di pensionato lariano più giovane spetta, come detto, a un dipendente pubblico che ha lasciato il lavoro quando aveva 32 anni e oggi, all’età di 61 anni, mentre la quasi totalità dei suoi coetanei ancora timbra quotidianamente il cartellino o inizia a fare il conto alla rovescia per l’agognata pensione, percepisce un salario senza lavorare da ben 29 anni. A seguire, compaiono nell’elenco persone che hanno chiuso con la professione a 33 o 34 anni. Un’età in cui oggi molti cominciano la propria vita professionale. Per quanto riguarda invece la durata del trattamento pensionistico, il primato spetta a 9 comaschi che quest’anno festeggiano il 73esimo compleanno e percepiscono il salario senza lavorare da ben 31 anni. Ora, all’intero esercito dei baby-pensionati potrebbe essere richiesto un contributo di solidarietà, una sorta di risarcimento, ovviamente simbolico, ai connazionali che non hanno avuto gli stessi privilegi e che per conquistare l’agognata pensione hanno dovuto attendere qualche anno - se non addirittura qualche decennio - in più. Anna Campaniello Nella foto:

Statali “fortunati”. A sinistra, un professore alla lavagna. Sopra, un gruppo di infermiere. Fino al 1992 potevano ottenere la baby-pensione PRESSToday Rassegna stampa

Corriere.it Data: 26/08/2011 "I costi (veri) per assistenza e pensioni" Indietro Stampa stampa | chiudi

WELFARE DA RIFORMARE I costi (veri) per assistenza e pensioni Reversibilità e accompagnamento: 40 miliardi di spesa. L'equità e gli sprechi ROMA - Indennità di accompagnamento e pensioni di reversibilità. Se proprio si deve tagliare la spesa previdenziale, dice adesso la Lega con Roberto Calderoli, allora si guardi a queste due voci, perché qui ci sono sprechi e abusi. Vediamo più da vicino come stanno le cose. Per gli assegni di accompagnamento e di reversibilità si spendono più di 40 miliardi di euro l'anno e dunque si tratta di una cifra importante, ma che va a coprire prestazioni delicate, che riguardano circa 5 milioni di persone (ipotizzando che una parte riceva entrambe le prestazioni), spesso in condizione di grave bisogno. Indennità di accompagnamento È un sussidio di assistenza dove effettivamente un cambiamento sembra ragionevole: legare il riconoscimento e la misura dell'assegno non solo alla condizione di non autosufficienza del beneficiario, ma anche ai suoi redditi familiari. Oggi l'indennità di accompagnamento, al contrario delle pensioni di invalidità civile, viene concessa in presenza di una inabilità del 100% e della impossibilità di deambulare o di compiere gli atti quotidiani della vita, dice la legge. Ma non sono richiesti requisiti di reddito e quindi anche un milionario può prendere l'assegno. Il risultato è che mentre le pensioni di invalidità civile, la cui concessione è subordinata anche a requisiti di reddito, sono circa un milione, per una spesa nel 2010 di 3 miliardi e mezzo (un invalido civile prende appena 260 euro al mese), gli assegni di accompagnamento sono molti di più, 1,7 milioni, e la spesa è stata di ben 13 miliardi (l'indennità media è di 487 euro al mese, 805 per i ciechi). L'esplosione dei non autosufficienti Questi assegni sono costantemente cresciuti negli anni perché con l'invecchiamento della popolazione aumenta la quota di persone non autosufficienti e del resto in Italia, a differenza che in Germania, non c'è uno specifico fondo pubblico di sostegno per questi cittadini. L'indennità è diventata insomma un aiuto per pagare in parte la badante. È chiaro che riducendo o togliendo l'assegno alle famiglie che hanno un alto reddito, si potrebbe aumentarlo alle famiglie a basso reddito, che spesso non ce la fanno a far fronte alle tante spese richieste dalla cura di una persona non autosufficiente. Quindi, eventualmente, più che di tagliare le risorse (l'Italia spende in questo settore meno della media europea) si tratta di distribuirle meglio in base al reddito, se si vuole fare un'operazione di equità e non di cassa. Che poi nell'esplosione delle indennità di accompagnamento ci siano stati degli abusi, con la concessione del beneficio anche a falsi non autosufficienti, è sicuramente vero, soprattutto fino al 2009, quando il procedimento era di competenza delle Asl. Dal 2010, invece, se ne occupa, con maggiore severità, l'Inps. Non solo. Negli ultimi anni sono state fatte massicce campagne di controlli e altre ne sono in programma per ridurre gli sprechi. Tanto che nel 2010 l'Inps ha revocato il 23% delle prestazioni di invalidità controllate col richiamo a visita medica. Le cancellazioni sono state particolarmente numerose in certe aree del Mezzogiorno. Al Sud, in proporzione, ci sono infatti più indennità di accompagnamento: 3,7 ogni cento abitanti, contro le 3,5 del Centro e le 2,6 del Nord. Pensioni di reversibilità Se per le indennità di accompagnamento nel 2010 si sono spesi 13 miliardi, alle pensioni ai superstiti sono andati ben 27,6 miliardi di euro. Se poi si considera che questa cifra è quella che fa capo all'Inps e che quindi non ci sono le reversibilità pagate ai dipendenti pubblici e ai lavoratori delle casse professionali, si può tranquillamente supporre che la spesa annua sia superiore ai 30 miliardi. Beneficiari di queste pensioni nell'universo Inps sono 3,8 milioni di superstiti, cioè coniugi, figli o altri eredi che ricevono parte dell'assegno del pensionato o del lavoratore (possono bastare 5 anni di contributi) defunto. A differenza delle indennità di accompagnamento, le pensioni di reversibilità sono più frequenti al Nord: 6,7 ogni 100 abitanti, contro le 5,1 del Mezzogiorno e le 5,8 del Centro. L'importo medio della reversibilità è di 533 euro al mese. La pensione ai superstiti è pari al 60% di quella del titolare defunto nel caso del coniuge mentre può arrivare al 100% sommando al coniuge due figli. Questi importi però, dalla riforma Dini del 1995, vengono ridotti nel caso il reddito del beneficiario superi di tre volte il minimo, cioè 1.382 euro al mese. Il taglio parte dal 25% e può arrivare al 50% per redditi superiori a 2.304 euro al mese (5 volte il minimo). Le anomalie dell'Italia Rispetto ad altri Paesi come Francia e Germania, spiega l'esperto Giuliano Cazzola (Pdl), la particolarità italiana è che non c'è una soglia di età per accedere al diritto, per cui anche una vedova o un vedovo giovanissimi prendono la reversibilità per tutta la vita. Per evitare i casi di abuso (classico quello della badante che sposa il moribondo) la manovra di luglio ha stabilito che nel caso uno si sposi in un'età superiore a 70 anni e il coniuge sia di almeno 20 anni più giovane, se il matrimonio non dura più di dieci anni, la pensione di reversibilità subisce un taglio del 10% per ogni anno che manca ai dieci. Se per esempio il marito muore dopo 5 anni dal matrimonio, la moglie giovane prenderà un assegno pari al 30% (il 50% del 60%) della pensione del defunto (sempre che non subisca ulteriori tagli legati al reddito). Per questo, conclude Cazzola, sulla reversibilità «resta poco da fare». Al massimo, aggiunge, «si può modulare l'assegno con un calcolo attuariale sulla base dell'età del beneficiario (più è giovane e meno prenderà perché riceverà l'assegno per più tempo, ndr ) o introdurre una soglia d'età per accedere al diritto». In ogni caso, conclude il vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, «è desolante che il dibattito sulle misure da prendere per completare la riforma delle pensioni si sia infilato in questioni delicate come queste: una maggioranza che nel 2008 voleva cambiare il Paese non può finire per prendersela con le casalinghe vedove e con gli invalidi civili, trascurando le vere priorità, che sono il superamento delle pensioni di anzianità e l'anticipo a 65 anni dell'età di vecchiaia delle donne». E l'estensione del metodo contributivo a tutti, aggiungiamo noi. Enrico Marro stampa | chiudi PRESSToday Rassegna stampa

Dire Data: 26/08/2011 "Manovra. Calderoli: tassa su evasione e stretta su pensioni d'oro"

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Rimini - Una sforbiciata alle pensioni di chi non ha mai lavorato. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, a Rimini per il meeting di Cl, apre alla revisione delle pensioni e annuncia una "tassa sull'evasione".

Il coordinatore delle segreterie leghiste ribadisce che la manovra non tocchera' le pensioni di anzianita', ma aggiunge che "bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato, che forse è davvero il caso di andare a rivedere. Per esempio, chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte- osserva- oggi percepisce degli accompagnamenti che attualmente vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al reddito".

Quanto alla possibilità di intervenire sulle altre pensioni nell'ambito della manovra, Calderoli puntualizza: "Il testo contenuto nella manovra è stato oggetto di una lunga trattativa, e nasce da un accordo tra Berlusconi e Bossi. Non è il testo di partenza: il decreto rappresenta il punto di approdo, e riteniamo che debba rimanere tale".

Una patrimoniale con detrazione delle imposte già pagate e' l'altra novita' di giornata sulla manovra economica. Ad annunciarla e' ancora il ministro Calderoli. L'idea spiega ai giornalisti e' quella di "una tassa sull'evasione legata alla necessità di vedere alla luce del sole il patrimonio dei diversi soggetti: è impropriamente una patrimoniale perché la logica è applicare una detrazione sulle imposte già pagate".

Il leghista spiega: "Se io ho una barca che vale cento intestata alla società y, qualcuno dovrà pagare la tassa che intendiamo mettere sulla barca". Di questa "tassa sull'evasione" si sta occupando, fa sapere Calderoli "un Tavolo di lavoro formato dalla Lega e da un gruppo di tecnici: ribadisco che il principio è quello per cui chi paga già le tasse in maniera onesta non deve pagare la tassa, perché non si paga il patrimonio in quanto tale".

Si va chiarendo intanto anche il cammino della manovra in vista della scadenza di lunedi', quando alle 20 si chiuderanno i battenti del Senato per eventuali emendamenti correttivi. Lunedi' il presidente del consiglio Silvio Berlusconi vedra', probabilmente a Milano, il leader della Lega Umberto Bossi. Dal faccia a faccia dovrebbe venire una bozza pressoche' definitiva. Intanto non si placano le polemiche tra le varie anime della maggioranza in merito ai sacrifici richiesti dal provvedimento di finanza pubblica. Gianni Alemannno e lo stesso Calderoli sono stati i protagonisti di un acceso scambio a Rimini, entrambi ospiti del meeting ciellino. "Se continui con la demagogia contro Roma, fai demagogia contro l'Italia", ha detto il primo cittadino della Capitale al ministro. Si parla del debito del Comune capitolino. "Abbiamo ereditato 13 miliardi- spiega il sindaco al ministro- qualche attenzione ce la dovete dare". In realta' i miliardi "sono 20- risponde Calderoli- ed e' l'unica regione che l'ha accollato al governo. Adesso basta, non fate piu' danni", e' la secca replica del leghista.

25 agosto 2011

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Fatto Quotidiano, Il Data: 26/08/2011 "Le pensioni e il silenzio della sinistra Mio"

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Le pensioni e il silenzio della sinistra Mio…

Le pensioni e il silenzio della sinistra Mio marito non si lamenta mai. Mio figlio neanche. Ma io sì; e ce l'ho con le sinistre più che con gli altri. Mi piacerebbe sapere che fine hanno fatto tutte le opposizioni, il Pd in testa , davanti al "Congelamento delle pensioni 2011". All'apparire della proposta di legge, ci fu solo una tiepida protesta nella trasmissione "Omnibus" del giornalista P. Sansonetti (prima che lo stesso cambiasse pettinatura e anche altro) poi il silenzio di tutti. Mio marito ha maturato il suo diritto col compimento dei 65 anni a marzo 2011 , quindi è stato "congelato". La sua ditta (meno di 15 lavoratori) fallì nel 2008 senza cassa integrazione. Nel 2009 lui ebbe l'assegno di disoccupazione (irrisorio e a scalare) per un solo anno. Nel 2010 iniziò senza un soldo l'attesa della pensione. Nel 2011, come ho detto, deve aspettare ancora 1 anno e tutto ciò con ben 34 anni di contributi. Basterà? Oppure dobbiamo aspettarci anche l'adeguamento all'aspettativa di vita, cioè un altro slittamento? Mio figlio trentenne, sano e colto, appartiene alla generazione fregata dalle "nuove" politiche del lavoro, tanto che è più che precario: per lo Stato non esiste! Io "assisto" la mia famiglia con la mia ricca pensione di 1.500 euro dopo 35 anni di contributi, cosa che, tra l'altro, ha impedito a mio marito di percepire l'aiuto sociale che gli aveva prospettato un Csf. Perché non mi dovrei lamentare per come i governi dagli ultimi 17 anni (ben indirizzati dai precedenti) hanno trattato il cittadino lavoratore? Potrei parafrasare la povera signora intervistata sul suo yacht in Costa Smeralda dal Vostro Alessandro Ferrucci: "Ci lasci in pace, lo sa lei quanto abbiamo sudato io e mio marito per vivere tranquilli?". Anche noi abbiamo sudato per un dopo tranquillo, adesso mi chiedo: come mai i risultati sono così diversi? Quanto dovrà ancora pagare una famiglia come la mia? Quanto dovrete infierire approfittando della crisi globale? Ma non è ancora giunta l'ora della vergogna? M. Carla Renzi Dequalificata per legge Vivo a Firenzuola, in provincia di Firenze, e questa è la mia storia: sono un'insegnante di 48 anni e dall'età di 28 anni sono affetta da sclerosi multipla. Sono definita da allora "inidonea" all'insegnamento e da circa vent'anni sono stata destinata alla biblioteca dell'istituto comprensivo locale. La mia funzione è da sempre considerata di grande importanza per il percorso formativo degli alunni nella scuola primaria, fino a oggi il fiore all'occhiello del sistema scolastico italiano. L'attuale incompetente e disastrosa gestione della pubblica istruzione (per non parlare del resto: macerie da tutte le parti) da parte dell'attuale "governo", minaccia con l'ultima finanziaria l'ennesimo tentativo di togliermi il diritto di veder riconosciuto il mio ruolo professionale e, con malefica arte da illusionista, di trasformare la mia professione con qualche banale codicillo. Un'insegnante, con un colpo di penna di qualche malato di mente, diventa improvvisamente un impiegato amministrativo, reinquadrato e penalizzato anche a livello economico. Come se un medico, dall'oggi al domani, venisse trasformato d'ufficio in infermiere (detto, ovviamente, con il massimo rispetto per chi esercita la nobile professione d'infermiere). Mi rivolgo a voi per chiedervi un aiuto: è necessario modificare con urgenza la normativa relativa all'articolo 19, commi da 12 a 15, dell'art. 19 della vergognosa, incostituzionale e infame legge 111/2011. Ho contattato vari politici (Antonio Di Pietro, Deborah Serracchiani, Rosy Bindi, Ignazio Messina), ma fino a oggi ho avuto risposta soltanto dall'onorevole Rosa De Pasquale (Pd). Una risposta un po' scontata (presenteremo i nostri emendamenti, lotteremo per cambiare il provvedimento… ), ma almeno ha educatamente risposto e questo le fa onore. Questo problema mi preoccupa e mi angoscia, considerando che il lavoro è una delle poche certezze che ho avuto fino a oggi. Simona Santoro Vittime delle stragi, le amnesie del governo Il ministro delle Semplificazioni, precisi bene chi sono coloro che non hanno mai lavorato e ai quali dovrebbero essere riviste le pensioni. Noi abbiamo invalidi all'80 per cento della capacità lavorativa che, dopo l'evento terroristico che li ha travolti, hanno lavorato negli anni a volte pochissimo tempo, in seguito sono tornati a casa dal mondo del lavoro, perché non ce l'hanno fatta e questi soggetti per legge, la 206 del 2004, hanno diritto alla pensione subito. Anche se va precisato bene che allo stato attuale delle cose, quattro soggetti che erano ragazzi o bambini al momento della strage, la pensione non l'hanno ancora avuta per questioni interpretative che gli illustri esperti non riescono a dirimere, neppure per le vittime del terrorismo eversivo mafioso tutto italiano. La strage mafiosa terroristica eversiva, forma criminale di gestione della cosa pubblica, tipica di questi ultimi 18 anni di storia repubblicana, costellata da infiltrazioni mafiose, ha massacrato le nostre famiglie in via dei Georgofili. Dopo le parole del ministro delle Semplificazioni, dobbiamo quindi capire bene se dopo tanta fatica alla ricerca del più elementare dei diritti per i bambini e i ragazzi vittime del terrorismo, che non lavoravano al momento della strage in quanto studenti o troppo piccoli, ci dovremmo pure sentir dire che i nostri figli non hanno prodotto nulla agli effetti previdenziali. Buttiamo le mani avanti per non cadere, perché quando è stata varata la legge 111 del 15 Luglio scorso, solo al momento dell'uscita della norma abbiamo potuto constatare che a qualcuno in questo Paese era venuta la non poco vergognosa idea di mettere in un elenco, da usare in un eventuale funesto futuro, anche la legge 206 del 2004. Quando chi ha impegni di governo parla deve stare attento a ciò che dice e deve essere preciso. Non è giusto che ogni volta dobbiamo temere per il futuro dei nostri figli, buoni sì, per il tritolo stragista del 1993, ma sempre messi in difficoltà da chi dovrebbe vergognarsi per ciò che è successo a Firenze la notte del 27 maggio 1993 e invece fa la bella vita fra gli scranni del Parlamento. Giovanna Maggiani Chelli, Presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili Il dramma di chi perde il lavoro dopo i 40 anni I dati resi pubblici ieri da Confartigianato sulla disoccupazione giovanile, (Italia prima in Europa con il 16 per cento) rendono esplicita, se ce ne fosse bisogno, la gravità della crisi che stiamo attraversando. Come presidente di Atdal Over 40 (un'associazione che dal 2002 si occupa dei disoccupati in età matura) sento però di dover sottolineare l'esistenza anche di un'altra faccia del problema, troppo spesso sottovalutata e taciuta sia dalle istituzioni che dagli stessi mezzi di informazione. In Italia esiste anche il dramma della disoccupazione in età cosiddetta matura "over 40", di persone cioè che vengono espulse dal mercato del lavoro dopo i 40 anni e quasi sempre hanno pochissime probabilità di ritrovarlo. Nel nostro strano Paese infatti il 69 per cento dei disoccupati non ha accesso a forme di sostegno reddituale né di ammortizzatore sociale. Secondo l'ultimo monitoraggio del ministero del Lavoro, gli ammortizzatori sociali coprono solo il 31 per cento dei disoccupati. Ma le assurdità del cosiddetto "mercato" italiano non si fermano qui. Basti pensare alla usuale pratica della discriminazione per età che viene citata sugli annunci di lavoro. Da una rilevazione compiuta sulle inserzioni pubblicate su quotidiani nazionali e siti Internet, risulta che in oltre 5.000 annunci, quasi il 60 per cento pone un vincolo di età (per lo più tra i 24 e i 34 anni). Non vogliamo innescare una "guerra tra poveri" fra senza lavoro, ma dietro alle disoccupazione over 40 però c'è dell'altro: ci sono intere famiglie che entrano nella spirale della povertà, istituzioni che abbandonano le persone senza nessuna assistenza e drammi sociali sottaciuti anche per vergogna. Tutto questo senza che nessun intervento in questa direzione venga messo in campo e, peggio, senza nemmeno che se discuta.

Stefano Giusti, Presidente Atdal Over 40 PRESSToday Rassegna stampa

Fatto Quotidiano, Il Data: "Mi auguro vivamente che la proposta-intenzione di" 26/08/2011

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Mi auguro vivamente che la proposta-intenzione di congelare e liquidare dopo due anni il Tfr a coloro che, accogliendo la proposta aziendale, accederanno alla formula dell'accompagnamento alla pensione di anzianità, non entrerà in vigore. Non voglio piangermi addosso o esternare la mia preoccupazione o il mio disappunto, o la disistima nei confronti del governo e della politica, ma raccontare la mia situazione familiare per far comprendere quanto è importante il Tfr per un lavoratore che ha accettato l'esodo incentivato. Dal primo gennaio del prossimo anno sarò fuori dall'azienda, avendo firmato il 29 giugno l'accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Sono coniugato e ho due figli. La figlia di 23 anni è persona con autismo (inabilità lavorativa al 100 per cento e con necessità di assistenza continua). Il figlio di 16 anni è studente. Il mio Cud 2010, è di 23.396 euro e quello di mia moglie di 1.916. L'indicatore della "Situazione Economica Equivalente" è di 6.677 euro e pertanto sono collocato nella fascia di riduzione del costo dei pasti per mia figlia. L'ultima fattura relativa al pagamento trimestrale anticipato dell'affitto di casa in cooperativa è di 1.884 euro. Non ho case di proprietà; non ho alcun tipo di risparmio. Da agosto pago le rate di tre prestiti che ho contratto per necessità-bisogni familiari e che ammontano complessivamente a 485 euro. Dal Tfr ho già richiesto in passato due prelievi sempre per necessità-bisogni familiari. Ho accettato l'esodo incentivato, pur sapendo che avrò perdite importanti, contando nel Tfr per sanare i miei debiti. Mai mi sarei aspettato, prima ancora di essere "congedato" dal lavoro, non solo di essere già fuori di due mesi grazie all'introduzione delle nuove finestre della precedente manovra, ma di vedermi sfumare anche quella "boccata d'ossigeno" che sarebbe per me e la mia famiglia il Tfr. Se il governo confermerà questa misura, dovrò vivere per altri due anni in condizioni di precarietà economica, con maggiori perdite per gli interessi sui debiti che per altri due anni non riuscirei a estinguere. E tutto ciò mi preoccupa: ieri notte, e non è una battuta, sono corso in pronto soccorso, avevo una tachicardia, essendo anche iperteso. Tra le tante domande che mi pongo: perché le crisi le deve sempre pagare "pantalone"? Chi dovrò ringraziare per i continui "regali" che la "politica" elargisce ai soliti noti? Perché non si cercano i soldi là dove ci sono? Alla "politica" il compito di trovare soluzioni, ammesso sia compreso il significato di equità e ammesso non sia ipocrita, ma sincera, la volontà di essere giusti. Roberto Maria Bacci PRESSToday Rassegna stampa

Finextra.com Data: 26/08/2011 "EDB ErgoGroup settles pensions dispute with unions"

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Source: EDB ErgoGroup, 25 August, 2011 EDB ErgoGroup settles pensions dispute with unions

EDB ErgoGroup has entered into a settlement agreement with the trade unions in Norway, and as a result the trade unions will not support legal proceedings in the case.

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The background for the dispute was that EDB Business Partner ASA decided on 13 July 2009 to terminate the company's closed defined benefit pension scheme in Norway with effect from 1 September 2009. All members of the closed defined benefit pension scheme were transferred at this date to EDB's defined contribution pension scheme. The termination of the defined benefit pension scheme caused a non-recurring accounting effect of NOK 568 million in the third quarter of 2009, with announced annual cost savings of NOK 70 million. A group of employees have given notice of their intention to issue legal proceedings in the Oslo District Court to challenge the company's right to make changes to the defined benefit scheme unilaterally.

Under the terms of the settlement, the compensation scheme established in 2009 upon the termination of the defined benefit scheme will continue unchanged, however, contrary to the current agreement, the company will no longer be entitled to change unilaterally the terms of this arrangement irrespective of reason. In addition, the company has agreed to pay new cash compensation with effect from 1 January 2011 to affected employees who are employed by the company as of today's date for as long as they remain in the company's employment.

The annual effect on EBITA and cash flow for EDB ErgoGroup will be in the order of NOK 9 million, and the discounted present value is estimated to be NOK 67 million. The settlement will have no impact on the company's balance sheet.

"I made it clear in connection with the merger that one of the main tasks was to take care of our customers and employees. The pension case has been demanding. I wanted to take a fresh look at the case, together with the employee representatives, to see if it was possible to find a solution without legal proceedings. I have put great emphasis on finding a solution that takes into account the interests of both the employees and the company", comments Terje Mj&ooslash;s, CEO of EDB ErgoGroup. PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del lavoro Data: 26/08/2011 "Le pari opportunità anche nello sport" Indietro Stampa Gazzetta del lavoro Sindacati e Tutela Le pari opportunità anche nello sport Le pari opportunità anche nello sport

25 ago, '11 di Francesco Pentella Mi piace 0 commenti

Grazie ad una proposta di legge presentata da Di Centa e Ceccacci Rubino, anche lo sport deve rispettare le pari opportunità con atti e comportamenti opportuni e congrui. In effetti, per via delle disposizioni per il sostegno dello sport femminile e per la tutela della maternità delle atlete che praticano attività sportiva agonistica dilettantistica, il nostro Parlamento ha voluto dare risposte precise anche ad un particolare settore come quello sportivo.

Il nuovo testo unificato delle proposte di legge, la 4019, detta norme in materia di previdenza e di tutela della maternità per gli atleti non professionisti.

Il testo approvato dalla Camera, e trasmetto al Senato per la sua approvazione, consta di tre articoli. All’articoli 1 si prevede che gli atleti e le atlete non professionisti, non iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza, che abbiano praticato per almeno un anno discipline di interesse nazionale, possono riscattare a fini previdenziali i periodi di svolgimento dell’attività sportiva durante i quali abbiano conseguito esclusivamente redditi di cui all’articolo 67, comma 1, lettera m), del DPR n. 917/1986 (Testo unico delle imposte sui redditi), ossia indennità di trasferta, rimborsi forfetari di spesa, nonché premi e compensi erogati ai direttori artistici ed ai collaboratori tecnici nell’esercizio diretto di attività sportive dilettantistiche.

Questi periodi sono riscattabili, in tutto o in parte, fino ad un massimo di cinque anni. Nel caso di esercizio della facoltà di cui al presente comma, la misura del trattamento pensionistico complessivo a carico degli enti previdenziali pubblici è determinata esclusivamente secondo le regole di calcolo del sistema contributivo.

Non solo, la proposta di legge riconosce agli atleti e alle atlete in possesso dei medesimi requisiti stabiliti all’articolo 1, il diritto ad una indennità di maternità, pari all’80 per cento del minimale di reddito degli iscritti alla gestione esercenti attività commerciali, per i periodi di congedo di maternità previsti dal testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e ad una indennità pari al 30 per cento del minimale di reddito degli iscritti alla gestione esercenti l’attività commerciale, per i successivi sei mesi di astensione facoltativa, da esercitare entro il primo anno di vita del bambino.

Per questa ragione, gli atleti e le atlete sono tenuti a versare INPS, in apposita evidenza contabile separata, per l’intera durata dell’attività praticata, un contributo obbligatorio annuo pari allo 0,46 per cento del minimale di reddito degli iscritti alla gestione esercenti l’attività commerciale.

25 ago, 2011 di Francesco Pentella Tweet Share PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 26/08/2011 "Pronta una "patrimoniale" contro l'evasione fiscale"

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Pronta una "patrimoniale" contro l'evasione fiscale

Teodoro Fulgione ROMA La Lega Nord prova a giocare il suo jolly per la presentazione degli emendamenti alla manovra e a riaprire il tavolo delle trattative con il Pdl: il ministro Roberto Calderoli lancia al Meeting di Cl l'idea di una «tassa sull'evasione» e corre a Roma, dove incontra il segretario pidiellino Angelino Alfano. La riunione dura poco più di un'ora ma – a quanto si apprende – il divario tra le due parti sarebbe rimasto. Distanze che non sono state accorciate neanche dalla telefonata che Silvio Berlusconi avrebbe fatto in serata a Renzo Bossi per sincerarsi delle condizioni del Senatur dopo l'infortunio al gomito. Calderoli a Rimini fissa i paletti "lumbard" per ritoccare la manovra: In primis le pensioni di chi ha lavorato non si toccano – spiega – ma «bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato». Non si tratta certo di una apertura alle richieste del Pdl. Il ministro leghista si riferisce alle «pensioni di reversibilità» e «agli accompagnamenti che vengono dati indistintamente a tutti senza limiti legati al reddito». Sulle pensioni – sottolinea – «il decreto non è il testo di partenza ma rappresenta il punto di approdo, e deve rimanere tale». Anche il Carroccio però è alle prese con una fronda interna, quella degli amministratori che chiedono interventi sui tagli agli enti locali. Calderoli promette «una rivisitazione e una riduzione», dicendosi «perplesso» sull'ipotesi di abolire tutte le province: «una castroneria», la definisce malgrado ieri sia stata rilanciata dalla riunione intergruppo del Pdl. A Rimini c'è anche il tempo per un "botta e risposta" tra il ministro leghista ed il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sui tagli e gli «sprechi della Capitale». Segno che le tensioni tra i due alleati restano. Mentre proprio Alemanno annuncia che oggi vedrà l'altro leghista Roberto Maroni e Angelino Alfano. Il problema principale resta trovare le risorse. Così il Carroccio prova a giocare il suo jolly: quella «tassa sul lusso» che aveva annunciato Calderoli la scorsa settimana. Il ministro la rilancia al Meeting di Cl. I «lumbard» ci stanno ancora lavorando: si tratta di una sorta di «patrimoniale con detrazione per le tasse pagate prima» in modo da «non colpire chi ha già pagato». Il dispositivo prevede perciò «una detrazione per le imposte già pagate con Irpef, Ires o altro – spiega Calderoli – Chi ha già pagato il contributo sul patrimonio non paga niente; ma chi ha pagato la tassa sul possesso ora paga le altre tasse». PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del Sud Data: 26/08/2011 "Ritocco sull'Iva, ecco le ipotesi"

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Ritocco sull'Iva, ecco le ipotesi Lo scontro sul ritocco all'insù dell'Iva si fa sempre più acceso mentre i lavori in corso della manovra parlano in queste ore di un possibile aumento dell'1,5% dell'aliquota ordinaria del 20%, anche se non viene esclusa l'ipotesi di un incremento che si fermi allo 0,50% sulla stessa aliquota. Due strade diverse rispetto alla terza che fino a qualche ora, sembrava prevalere, quella di un aumento dell'1% sulle aliquote del 20% e del 10%, lasciando invariata l'aliquota 4% sui beni di prima necessità. Fortemente contrari a interventi più pesanti sull'Iva, sul fronte produttivo, il commercio, la grande distribuzione, l'industria alimentare. Favorevole a un ritocco verso l'alto invece è la Confindustria, calcolando che un solo punto percentuale sull'aliquota ordinaria porti un gettito aggiuntivo di 3,7 miliardi di euro, non determinando effetti depressivi aggiuntivi sulla domanda e sul Pil rispetto alla attuale manovra. Secondo il «fronte del no» (Confcommercio, Confesercenti, Centromarca, Federalimentare, Federdistribuzione), invece determinerebbe un calo dei consumi con effetti a cascata su settori produttivi, servizi e sul Pil. Lo stesso fronte sottolinea tra l'altro che si tratterebbe di un gettito aggiuntivo teorico, comportando una flessione dei consumi. Ecco nelle cinque ipotesi di intervento che potrebbero essere previsti dalla manovra , i relativi gettiti aggiuntivi. IPOTESI A: dal 4 al 5%; dal 10 all'11%; dal 20 al 21%; gettito aggiuntivo 6,6 miliardi di euro (equivalente a circa un punto di riduzione Irpef su tutte le aliquote). Tenuto conto che l'aliquota agevolata al 4% sui beni di prima necessità «pesa» per appena il 3%. IPOTESI B: 4% invariata; 10% invariata; dal 20 al 21%; gettito aggiuntivo pari a 3,7 miliardi di euro. IPOTESI C: 4% invariata; dal 10 all'11,5%; dal 20 al 21,5; gettito aggiuntivo di circa 10 miliardi di euro. IPOTESI D: 4% invariata; dal 10 al 10,5%; dal 20 al 20,5%, gettito aggiuntivo oltre 3 miliardi. IPOTESI E:4% nessuna variazione; dal 10 al 12%; dal 20 al 23%; gettito aggiuntivo 14,5% miliardi (equivalente a circa due punti di riduzione Ire su tutte le aliquote). Pensioni – Novità per le donne ma solo in termini di tempistica: il progressivo aumento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni non andrà più dal 2020 al 2032, come previsto nella manovra di luglio, ma dal 2016 al 2028, con un anticipo di quattro anni complessivi. È prevista poi una misura sul tfr per i dipendenti del pubblico impiego: sarà dato con un ritardo di 6 mesi per le pensioni di vecchiaia e di 24 mesi per quelle di anzianità. PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta dello Sport, La (Abbonati) Data: "Caos Manovra Ora la Lega apre sulle pensioni" 26/08/2011

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GAZZETTA DELLO SPORT - GAZZETTA NAZIONALE sezione: data: 26/08/2011 - pag: 48 Caos Manovra Ora la Lega apre sulle pensioni

Calderoli: «Colpiamo chi non ha mai lavorato» Confindustria in rivolta: «Cambiare il decreto» FILIPPO CONTICELLO Il voto sulla Manovra si avvicina incombente, ma continua a trascinare un bel carico di polemiche e confusione. Martedì si chiude il ciclo di incontri con gli enti istituzionali al Senato, poi via agli emendamenti. E intanto, il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, è tornato a parlare del tema più delicato, le pensioni: «Quelle di chi ha lavorato non si toccano, ma bisogna colpire quelle di chi non lo ha mai fatto, per esempio certe pensioni di reversibilità eccessivamente alte o alcuni accompagnamenti dati a tutti indistintamente». Ma, a nome della Lega, ha voluto mettere un paletto sull'argomento: «Il decreto nasce da un accordo tra Berlusconi e Bossi. È il punto di approdo e tale deve rimanere». Come dire: non si torna indietro. Ma la novità che Calderoli fa piombare nel dibattito è una nuova tassa sull'evasione: «La presenteremo agli alleati, lo strumento è la patrimoniale, ma l'oggetto a cui si riferisce è solo il patrimonio su cui non sono state pagate le tasse sotto altre forme. E su questa base, il contributo di solidarietà non avrebbe più ragione di esistere». Da sommare anche le critiche al taglio delle province, definito «una castroneria». Turbolenze Al Pdl piace la «cauta apertura sulle pensioni» di Calderoli, meno soddisfatta è la parte più critica del partito, i cosiddetti frondisti. Ad esempio Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa: «Così non va, rischiamo di andare a picco». Lui, incontrando il segretario Alfano mercoledì sera, avrebbe proposto un emendamento che costringerebbe tutti i Ministeri e gli enti statali a ridurre la pianta organica del 25% per cento. Al fuoco di critiche non si è sottratta neanche Confindustria: «La Manovra va migliorata per renderla più credibile e per rafforzare le misure a sostegno della crescita», ha detto ieri in un'audizione al Senato il direttore generale, Giampaolo Galli. Per lui c'è «un problema di fiducia dei mercati nell'Italia» ed è una «stortura» la Robin Tax di Tremonti sul settore energetico: «Si può guadagnare con l'aumento dell'Iva di un punto». Ma sullo sfondo rimane la turbolenza degli enti locali: «È un decreto inaccettabile», ha fatto sapere l'Anci, «via le norme che colpiscono le autonomie locali o ricorriamo alla Consulta» la minaccia del governatore del Lazio, Renata Polverini. Amaro il sindaco di Roma, Gianni Alemanno: per lui «è stato raggiunto il limite». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: """ 26/08/2011

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Interni 26-08-2011 L’intervista Stefano Caldoro «Tagliamo anche le Regioni: 20 sono troppe» Il governatore campano: «Manovra urgente, giusto intervenire sulle pensioni» Jacopo Granzotto Appoggio incondizionato alla linea Alfano. Il Paese ha bisogno di una manovra coraggiosa, intransigente certo, ma giusta. «E che soprattutto non tagli fondi agli enti locali». Il governatore della Campania Stefano Caldoro scende in campo a fianco del segretario del Pdl e avverte certi alleati di smetterla di porre veti: «Non è mica una caserma il Pdl!». Caldoro teme gli effetti di un’opposizione populista che fa demagogia perché è incapace di fare delle proposte concrete. Ma così si rischia il pantano. «Se dessimo retta a Bersani e alla Cigl saremmo mangiati vivi dai mercati, altro che risalita...». Bell’agosto presidente, funziona l’aria condizionata in ufficio? «Funziona, funziona. E chi si sarebbe mai aspettato tanto lavoro in questo periodo? E meno male. Solo l’approvazione della manovra rispettando il saldo ci farà recuperare punti in Europa. Però dobbiamo stare attenti a non cedere su alcuni punti fondamentali». Sarebbe? «È necessario intervenire sulla previdenza e sull’innalzamento dell’età pensionabile, fermo restando i diritti acquisiti. Ci mancherebbe. Poi bisogna alzare almeno di un punto percentuale l’Iva e ridurre i costi delle politica, magari abbassando il numero dei parlamentari. Infine, perché non accorpare, oltre ai Comuni, anche le Regioni?». Addirittura presidente? «Forse di questi tempi venti Regioni sono un lusso che non possiamo più permetterci». Che mi dice del contributo di solidarietà? I calciatori stanno facendo una confusione... «Lasciamo perdere i calciatori. In generale mi piace poco. Colpisce solo alcune persone in particolare, è poco democratico insomma. Ripeto, sono per alzare l’Iva che spalma il contributo su tutti i cittadini, mi pare più equo e digeribile». Nel Paese si parla soprattutto delle pensioni, l’argomento scotta come questo torrido agosto. «Sulla questione penso che ci vorrebbe il coraggio di allinearsi alla Germania e di arrivare a 67 anni. Si rischia l’impopolarità, ma così penso che garantiremo una pensione alle nuove generazioni». E i tagli agli Enti locali? «Sarebbero un grave errore. Levar- e fondi agli enti significa punire indirettamente i cittadini, soprattutto la fascia più debole. Mi spiego. Queste nuove entrate strutturali dovranno ridurre i tagli ai trasferimenti alle Regioni e ai Comuni che così immaginati si trasformerebbero in tasse e tariffe con ricadute inevitabili sui livelli dei servizi e delle prestazioni nel settore dei trasporti,della sanità,dell’ambiente e del sociale con conseguenze pesanti per le fasce deboli. In pratica si taglia l’assistenza sociale, le pare giusto?». Il testo della manovra bis sarà discusso con tutta probabilità martedì 6 settembre, cosa si aspetta dall’opposizione e dai sindacati? «Mi aspetto che ci sia un maggiore senso di responsabilità. Ma non sono ottimista, innanzitutto per lo sciopero generale indetto per il sei settembre che in questo momento di crisi economica non ci voleva. E poi perché Bersani e Vendola, invece di fare proposte continuano a parlano solo di lotta all’evasione fiscale. Tutti noi la vogliamo, per carità, non facciamo demagogia. E devo dire che questo governo è riuscito a raggiungere risultati straordinari rispetto agli anni precedenti, ma è una partita più lunga mentre oggi c’è bisogno di misure strutturali che facciano viaggiare il Paese a una velocità maggiore ». Secondo i dati diffusi da Confartigianato, l’Italia ha i dati peggiori d’Europa sul fronte della disoccupazione giovanile. «Ci sono enormi disparità tra il Sud e il Nord. Noi abbiamo bisogno, insieme a questa manovra sul contenimento dei costi, anche di politiche di sviluppo. Ma non tanto chiedere risorse in più, quanto semplificare le procedure contro l’eccesso di burocrazia. Il Sud ha una grandissima ricchezza, ma ha bisogno di facilitare gli investimenti». Oggi ha preso parte all’incontro sulla manovra alla sede della Conferenza delle Regioni . «Con questa ennesima manovra del governo non c’è più alcuna possibilità di attuare il federalismo. Nell’audizione alla commissione Bilancio del Senato confermeremo la nostra posizione: questi tagli agli enti locali e alle Regioni, colpiscono i più deboli». Sul contributo Misura poco democratica, meglio alzare l’Iva Enti locali Danno servizi fondamentali ai cittadini, vanno difesi “ PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: """ 26/08/2011

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Interni 26-08-2011 L’intervista Carlo Sangalli «Con un’Iva più alta inflazione e famiglie in crisi» Il numero uno di Confcommercio boccia l’ipotesi di aumentare l’imposta sui consumi: «I più colpiti saranno i redditi medio-bassi» Antonio Signorini Roma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, l’aumento dell’Iva è un’ipotesi sempre più concreta. Voi l’avete sempre combattuta, ma se ne parla anche in altri Paesi europei, a partire dalla Francia. «Le nostre aliquote sono in linea con quelle dei Paesi europei, se non addirittura più alte rispetto, ad esempio, alla Germania dove questa imposta è al 19% o alla Spagna che ha un’Iva al 18%.Quindi questo non è sicuramente un argomento da mettere sul tappeto». Mentre i vostri dubbi sugli effetti negativi che avrebbe in Italia restano? «Se uno dei problemi di questo Paese è l’alta pressione fiscale su imprese e famiglie, peraltro tra le più alte in Europa, l’aumento dell’Iva non rappresenta certo una soluzione perché, di fatto, non è altro che una sostituzione di tasse con altre tasse. Inoltre,è un’imposta regressiva perché colpisce maggiormente i redditi medio bassi e avrà inevitabili effetti inflattivi che andranno ad incidere non solo sui redditi ma anche sui risparmi accumulati dalle famiglie. Con il risultato finale di un’ulteriore contrazione dei consumi che, vorrei ricordare, già prima della recessionedal 2001 al 2007- a livello pro-capite sono rimasti fermi e nel biennio di crisi 2008-2009 sono scesi addirittura del 3,5 per cento. Per non parlare poi di quanto ha sofferto il settore della distribuzione nel suo insieme con oltre 60mila imprese che hanno già chiuso l’attività nei primi sei mesi dell’anno. Infatti, abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni di Pil e consumi che, sia nel 2011 che nel 2012, registreranno dinamiche assai modeste con tassi prossimi all'1%. Insomma, questo Paese ha bisogno di tante cose ma non certo di altre tasse, soprattutto in questo momento». Siete contrari anche ad altri capitoli della manovra? «Il Paese aveva certamente bisogno di rigore e di mettere i conti in ordine e, di questo, diamo atto al governo di aver agito con tempestività varando la manovra in tempi record. Quello però di cui il Paese ha grande bisogno ora è aprire il secondo capitolo, quella della crescita, che ancora risulta debole nell’attuale impianto ». E se aveste potuto scegliere voi delle misure per favorire la crescita? «Intanto intervenire con determinazione per ridurre la spesa pubblica e tagliare i costi della politica e della burocrazia; ridurre le tasse su imprese e famiglie attraverso i proventi della lotta all’evasione e all’elusione; investire in infrastrutture e innovazione, valorizzando in particolare i trasporti e la logistica e definendo un progetto per il raddoppio del contributo del turismo al Pil; sospingere incrementi di produttività, anche attraverso la modernizzazione delle relazioni sindacali. E c’è poi il grande asset delle pensioni». Che è il capitolo politicamente più delicato della Manovra. Le altre associazioni datoriali, a partire da Confindustria, chiedono interventi sulle anzianità; anche voi? «Andare in pensione un po’ più tardi e rivedere i requisiti anagrafici per la pensione di anzianità è un percorso che mi sembra obbligato e ragionevole. A questo proposito vorrei ricordare che in Italia la spesa pensionistica è più elevata rispetto alla media europea di due punti di Pil. Questo non vuol dire disattendere la necessità del dialogo sia nella politica, tra governo e opposizioni, sia tra le parti sociali quale premessa indispensabile per il raggiungimento di una maggiore coesione sociale». I sindacati sono tornati a dividersi prop- rio sulla manovra e la Cgil di Susanna Camusso ha proclamato uno sciopero generale. Come giudicate la scelta di Corso d’Italia? «Pur essendo legittima, la riteniamo sbagliata e inopportuna. In questa fase viene chiesto alle organizzazioni sociali di concertare iniziative comuni che sappiano andare oltre l’interesse di parte. Spiace, dunque, che la Cgil si chiami fuori sottovalutando gravemente la situazione economica e le esigenze di unità del mondo del lavoro e dell’impresa». Il confronto Da noi tasse più alte che in Spagna o Germania “ PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "Aumento dell'Iva al 21%, c'è l'accordo" 26/08/2011

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Interni 26-08-2011 LA MANOVRA ANTICRISI

Aumento dell’Iva al 21%, c’è l’accordo

Confermata anche l’ipotesi di limitare il contributo di solidarietà ai redditi sopra i 200mila euro Antonio Signorini Roma Un punto di Iva in più per l’aliquota superiore, che passerebbe dal 20 per cento al 21 per cento. In cambio la limitazione del contributo di solidarietà ai redditi sopra i 200mila euro e l’attenuazione dei tagli agli enti locali. E poi pensioni, con la soluzione semivolontaria (uscita ritardata in cambio di assegni più pesanti) e via la sospensione della tredicesima per i pubblici dipendenti e modifiche all’articolo otto sulla contrattazione aziendale. Il fine settimana clou sta per iniziare e il maxiemendamento alla manovra di Ferragosto comincia a prendere forma. O meglio sono le richieste della maggioranza che hanno ormai contorni definiti, perché la parola definitiva si potrà dire solo all’inizio della prossima settimana, dopo il vertice Bossi Berlusconi. La partita tra il premier e Giulio Tremonti sull’Iva, si dovrebbe risolvere con un aut aut di Berlusconi al ministro dell’Economia. L’imposta dovrebbe aumentare e su questo tutto il partito di maggior- anza relativa si è trovato d’accordo. Di quanto è ancora da decidere; un punto per l’aliquota massima, ma forse anche per quella intermedia, lasciando ferma quella agevolata al 4%. Dall’Iva dovrebbero entrare 4 miliardi da utilizzate, insieme a parte dei proventi della Robin Hood tax (due miliardi) per limitare i tagli agli enti locali. E, per il resto, al nuovo contributo di solidarietà. Il premier vorrebbe ancora cancellarlo del tutto, ma ieri gli sforzi si concentravano su una limitazione ai redditi più alti. Dalle prime ipotesi di un prelievo del 5% per i redditi sopra i 120 mila euro, si è passati ad un contributo per le cifre sopra i 200 mila euro. Quindi per una percentuale minima di contribuenti. Possibile però che per questi redditi si faccia valere lo stesso trattamento che la manovra riserva ai parlamentari, cioè un’aliquota doppia, al 20%. Sulla previdenza, le parole del ministro Roberto Calderoli al Meeting sono state interpretate come un’apertura di fatto, anche se ha chiesto di interventi solo sulle pensioni di chi non ha lavorato (invalidità civili e reversibilità). Ancora percorribile la ricetta che mirerebbe ad alzare l’età delle pensioni di anzianità, trovando una qualche forma di premio, per i pensionandi che restano al lavoro. Sul fronte del lavoro pubblico, nonostante le pressioni dei sindacati, dovrebbe essere confermato l’allungamento dei tempi del Tfr (si incasserà a ventiquattro mesi dalla pensione). Mentre è già saltata la sospensione della tredicesima per i dipendenti pubblici degli uffici che non hanno centrato i risparmi. Modifiche in vista anche per l’articolo 8, sulla contrattazione aziendale (si specifica che le trattative le fanno i sindacati maggiorm- ente rappresentativi a livello nazionale). Frenata sull’allargamento della Robin Hood tax, che grava sui grandi gruppi energetici, anche alle telecomunicazioni ( ipotesi che l’ad di Wind Ossama Bessada ha definito «inaccettabile»). Non è scomparsa dal menu politico, nemmeno il condono fiscale, che alcuni parlamentari della maggioranza caldeggiano. A rilanciare il tema è stato, forse inconsapevolmente, il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli che ha parlato di una «tassa sugli evasori». LAVORI IN CORSO Frenata sulla Robin tax estesa. Braccio di ferro tra Tremonti e il Cav CALCOLI Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti sta mettendo a punto le misure della manovra in base agli emendamenti della maggioranza. Tanti i nodi da sciogliere [Ansa] PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "E l'ala nordista del Pdl sbotta contro la Lega: «Non potete dire solo no»" 26/08/2011

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Interni 26-08-2011 LE TENSIONI NELLA MAGGIORANZA

E l’ala nordista del Pdl sbotta contro la Lega: «Non potete dire solo no»

Nervi tesi tra le file del Popolo della libertà per i diktat del Carroccio sulla manovra: «Ora basta col populismo» Francesco Cramer Roma Berlusconi ostenta ottimismo ma con la Lega continua il braccio di ferro su enti locali, previdenza e Province. Il premier incontrerà Bossi lunedì prossimo, in zona Cesarini per poter presentare in Senato gli emendamenti alla manovra. Sulla carta è tutto fermo, con il Carroccio arroccato sulle proprie posizioni: nessuna riforma delle pensioni, no all’abolizione delle Province, no ai tagli agli enti locali. Muro su tutto, anche se rumors di Palazzo sostengono che, alla fine, «il Carroccio cederà proprio sulle Province. Più facile che aprano su quello piuttosto che sulla revisione del sistema pensionistico ». Ma non è detta l’ultima parola. Nell’attesa del summit tra Silvio e Umbertoche il ministro Matteoli giura sarà chiarificatore perché «da anni si parla di rottura ma poi il rapporto si consolida» - Alfano prosegue nel suo lavoro. Incontra tutti: rappresentanti delle Province, quelli dei Comuni, il ministro Calderoli, nonché gli esponenti di maggioranza più scettici nei confronti di una manovra troppo deficitaria in termini di sviluppo e tagli alla spesa. Sul tavolo di Angelino la proposta degli ultraliberali: costringere ogni ministero a tagliare il 25% dei propri organici. Ma anche quella di Popolo e Territorio di Silvano Moffa: «Facciamo subito un vertice di maggioranza tra noi, Pdl e Lega e discutiamo di tutto. Per esempio: possibile che 9,5 miliardi di euro l’anno vadano a più di mezzo milione di baby pensionati, andati a riposo dopo 14 anni, 6 mesi e un giorno di lavoro? ». Insomma, un grosso lavoro di sintesi proprio mentre nel Pdl soffia il vento della rivolta contro la Lega. Già l’altra sera, durante la riunione del direttivo del partito, in molti avevano arricciato il naso sui troppi diktat del Carroccio. Anche tra chi ieri aveva un atteggiamento benevolo nei confronti del Senatùr. Non è una gran notizia se l’irritazione nei confronti dei padani arriva dal tandem Polverini- Alemanno, che anche ieri in quel di Rimini hanno battibeccato con il ministro Calderoli sul tema del trasferimento delle risorse a Roma e nel Lazio. Lo è di più se la stizza contagia anche i cosiddetti «nordici» del Pdl, tradizionalmente non distanti dal Carroccio. Da Corsaro a Crosetto, da Formigoni alla Comi, da Stracquadanio a Napoli, lo sfogo contro la Lega tocca ora picchi elevati. Eclatante l’irritazione di uno sempre felpato come Cicchitto che l’altra sera s’è lamentato con Alfano: «Sulle pensioni Bossi sta facendo del populismo operaista». E che dire del vicecapogruppo alla Camera e lombardo doc, Massimo Corsaro, che, da sempre vicino alle istanze leghiste, s’è però rivolto ad Alfano così: «Adesso basta con i loro veti, Angelino. Facciamo rispettare le nostre posizioni». Al Giornale spiega: «La verità è che fino ad oggi i leghisti pensavano che il rapporto col governo fosse limitato al rapporto con Tremonti. Errore. In una logica di coalizione ci si confronta col Pdl, partito di maggioranza relativa». E ancora: «Trovo puerile e strumentale il loro atteggiamento sulle pensioni: spaventano inutilmente gli italiani. Nessuno vuole tagliare la previdenza. Mentre sulle Province mi devono spiegare perché dicono che sono contro la burocrazia ma poi le vogliono difendere». Anche il vicecoordinatore lombardo, l’eurodeputata Lara Comi, attacca: «In questa fase storica non è possibile rimanere immobili e difendere il proprio orticello ». Irrita- to dal Carroccio pure il governatore lombardo Formigoni, secondo cui «Non possono dire soltanto “no”». Decisamente furibondo il gigante cuneese Crosetto che ieri ha attaccato a testa bassa Calderoli: «Dopo aver sentito e letto le dichiarazioni di Calderoli sia sulle proposte del Pdl, sia sulle nuove idee, ritengo opportuno lasciare totalmente il campo libero». Poi l’affondo sarcastico: «Approfitterò del tempo risparmiato per dedicarmi, nel tempo libero dal lavoro, a cose più confacenti. Magari mi metterò a trapanare denti, fare estrazioni di molari e ortopanoramiche », con ironico riferimento al mestiere di Calderoli. Ironia anche per l’altro ultraliberale, Stracquadanio: «La Lega sta diventando il Prc del centrodestra: un fattore di freno della maggioranza». Poi, il commento più politico: «Se vuole la caduta del governo lo chieda in modo esplicito». Mentre Osvaldo Napoli sbuffa: «Capiscano che ora sono necessarie riforme strutturali e mettano da parte gli interessi di partito per andare incontro agli interessi del Paese». ULTIMA CHANCE Lunedì vertice tra Bossi e Berlusconi prima che il testo arrivi in Senato AL LAVORO Il segretario del Pdl Angelino Alfano [Ansa] PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "Sui tagli alle pensioni Calderoli fa il populista ma apre alla trattativa" 26/08/2011

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Interni 26-08-2011 LE MOSSE DEL CARROCCIO

Sui tagli alle pensioni Calderoli fa il populista ma apre alla trattativa

Si erge a paladino degli interessi della base leghista però lancia un segnale: «Ritoccare gli assegni di chi non ha mai lavorato» Andrea Cuomo Roma Se Angelino Alfano è il negoziatore del Pdl per trovare un’intesa sulla manovra, spetta a Roberto Calderoli fare da interlocutore privilegiato. È lui, il ministro della Semplificazione,l’uomo incaricato di mettere nella bottiglia i messaggi da recapitare ai colleghi di maggioranza. Ieri Calderoli, prima di incontrare in serata proprio Alfano in via dell’Umiltà per fare il punto della situazione,di comunicazioni ne ha recapitata più d’una, soprattutto sul tema più caldo, quello delle pensioni. Sul quale Calderoli ha fatto una piccola apertura: «Bisogna andare a interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato», ha detto a Rimini, nel corso del meeting di Comunione e Liberazione. Vale a dire «chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte» o anche chi «oggi percepisce degli accompagnamenti che attualmente vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al reddito». Per tutto il resto, niet . «Il testo contenuto nella manovra è stato oggetto di una lunga trattativa, e nasce da un accordo tra Berlusconi e Bossi. Non è il testo di partenza: il decreto rappresenta il punto di approdo, e riteniamo che debba rimanere tale ». Tesi approfondita nel corso di un’intervista a sussidiario.net : «Al governo oggi dico: continuare a mettere ma- no alle pensioni genera un clima di incertezza generalizzato. Non dimentichiamoci, tra l’altro,che stiamo parlando di cifre piuttosto misere ». Se è poco o nullo lo spazio di ma-- novrasulfrontepensionistico, probabile che l’ambasciatore del Pdl Angelino Alfano punti forte sul secondo fronte, quello delle province, proponendone l’abolizione totale. Anche qui Calderoli sembra non volerci sentire: «Non mi convince il discorso: tagliamole tutte o nientedice a sussidiario. net- . Forse qualcuno non si rende conto che un ente intermedio tra comune e regione spesso è necessario. Penso ad esempio ai comuni della mia valle. Possono avere come unico riferimento Milano e la Regione Lombardia?Non credo.Senza contare poi l’aspetto identitario. Io, ad esempio, prima di essere lombardo, sono bergamasco». Quindi andrebbero salvate le province «storiche e quelle che hanno motivo d’esistere per dimensione territoriale e demografica, tenendo conto anche delle distanze. Su quelle di nascita recente e immotivata si può trattare». Chiaro quindi che su questa partita ci sia più ampio spazio di manovra e che la Lega possa fare più di un passo indietro se porterà a casa l’intera posta sulle pensioni. In termini di consenso per il Carroccio in questo momento meglio assecondare la deriva populista del «niente mani nelle tasche dei più deboli» che l’altra anima, quella localista e legata al tessuto degli enti locali. E non è un caso che Roberto Maroni, il capobranco del partito degli enti locali, tace, imbavagliato dalla ragion di Stato. Il megafono quindi è tutto in mano a Calderoli, che ieri ha tirato fuori un’altra idea: una tassa sull’evasione, sulla quale sta lavorando «un gruppo che sta stendendo un testo che presenteremo agli alleati della coalizione». «Lo strumento di questa tassa - spiega Calderoli - è la patrimoniale, ma l’oggetto a cui si riferisce è solo il patrimonio su cui non sono state pagate le tasse sotto altre forme. Non è una doppia imposizione, si tratta solo di usare il patrimonio come strumento di calcolo». Non è chiarissimo ma si attendono delucidazioni. L’unica cosa certa è che, secondo Calderoli, con questa tassa il contributo di solidarietà «non avrebbe più ragione di esistere». Del resto è tutta l’estate che il ministro semplificatore si diverte a fare l’economista: a giugno aveva caldeggiato una riforma del fisco in tempi brevi trovando un’insolita sintonia con Cisl e Uil: «O il governo fa le riforme oppure è meglio che se ne vada a casa ». A luglio ecco un disegno di legge costituzionale in puro spirito anticasta che prevedeva una drastica riduzione del numero dei parlamentari e del loro stipendio, calcolato solo sulla base dei giorni di effettiva presenza in aula. E Calderolinon ha saputo resistere alla tentazione di entrare a gamba tesa contro i calciatori sulla possibilità che anche essi siamo costretti a pagare il contributo di solidarietà: «Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsioni proporrò che, come ai politici, anche ai calciatori venga raddoppiata l’aliquota». La calda estate di Calderoli. DECRETO BLINDATO «La bozza tra Berlusconi e Bossi è un punto di arrivo, non di partenza» PROPOSTE Scure solo sulle Province inutili. Tasse, aliquota doppia per i calciatori MESSAGGIO IN CODICE Il ministro della Semplificazione Calderoli ospite ieri al Meeting di Comunione e liberazione a Rimini. Dalle parole del «colonnello» leghista sembra arrivare un’apertura alla riforma delle pensioni [Ansa] PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Calderoli «taglia» le pensioni di reversibilità" 26/08/2011

Indietro Stampa POLITICA pag. 10 Calderoli «taglia» le pensioni di reversibilità

Il ministro: tassa sull'evasione. E al Meeting di Rimini litiga con Alemanno dall'inviato Massimo Pandolfi RIMINI C'È POCO da fare: un bel pezzo di Pdl e Lega sembrano proprio non capirsi più. Ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli hanno pure battibeccato davanti a migliaia di persone al Meeting di Rimini. «Lo Stato si è accollato i debiti di Roma e del Lazio. 20 miliardi di euro. Adesso basta, non fate più danni» ha tuonato l'esponente del Carroccio. «Eh no, dovete smetterla con questa demagogia contro Roma lo ha interrotto stizzito il primo cittadino della Capitale . State uccidendo il federalismo nella culla». Alemanno ha poi minacciato: «Con questa manovra saremo costretti a tagliare i servizi e, aggiungo, anche a restituire le fasce tricolori. Non potete più continuare a stare chiusi nei vostri ministeri per poi far cadere la realtà addosso a tutti noi». Fra la Lega e gli indignados del Pdl resta un solo, vero, punto d'incontro: non tagliare troppo gli enti locali. Parola di Calderoli: I Comuni hanno già dato, dire che tagliando tutte le Province si risparmierebbero 10 miliardi di euro è una pura castroneria, perché poi strade e scuole qualcuno dovrà comunque pagarle. Restano le Regioni: ecco, lì c'è ancora un po' di ciccia' e qualcosa forse si può tagliare'. Per il resto Calderoli e la Lega (oggi al Meeting arriva Maroni) vanno avanti a forza di niet. Alemanno ha presentato quattro proposte per modificare la manovra. Numero uno: «Riguardiamo le pensioni. Si può lavorare qualche anno in più per ridare futuro ai nostri giovani». Numero due: «Aumentare l'Iva per i beni di lusso». Numero tre: «Chi ha di più nei momenti difficili deve dare di più. E allora ok alla patrimoniale sui beni di lusso». Numero quattro: «Via alle dismissioni dei beni dello Stato». RISPOSTE di Calderoli: «Di previdenza non si parla, le pensioni di chi ha lavorato non verranno toccate. Casomai bisogna rivedere quelle di chi non hanno mai fatto nulla. Esempio: chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte, oggi percepisce degli accompagnamenti che vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al reddito». Su queste parole, legate anche all'invalidità, Calderoli si becca l'ira di mezzo mondo, dalle associazioni dei disabili a Storace, passando per Orlando e Cgil: «Avanti così, per le persone disabili manca solo la tortura. Chieda scusa a disabili e vedove». Ancora mister no, alias Calderoli. Sull'Iva: «Proposta impraticabile». E infine sulla patrimoniale: «Stiamo studiando una tassa sull'evasione. Se c'è una barca, qualcuno la tassa su quella barca la deve pagare. Lo strumento di questa tassa è la patrimoniale, ma l'oggetto a cui si riferisce è solo il patrimonio su cui non sono state pagate le tasse sotto altre forme. Se la tassa sull'evasione dovesse passare, il contributo di solidarietà non avrebbe più ragione di esistere». PRESSToday Rassegna stampa

Italia Oggi Data: "Usuranti, valida l'istanza incompleta all'Inps per il beneficio del prepensionamento" 26/08/2011

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ItaliaOggi sezione: Giustizia e Società data: 26/08/2011 - pag: 27 autore: Daniele Cirioli Usuranti, valida l'istanza incompleta all'Inps per il beneficio del prepensionamento

Valida l'istanza all'Inps di riconoscimento del beneficio del prepensionamento per attività usurante presentata incompleta della documentazione, se integrata entro il termine ultimo del 30 settembre. In tal caso, inoltre, l'istanza è utile ai fini della priorità di accesso in caso di esaurimento di risorse. Lo precisa tra l'altro l'Inps in due messaggi diffusi ieri (nn. 16762 e 12693) con cui fornisce le prime istruzioni operative ai benefici pensionistici per lavoro usurante, in vista del primo appuntamento fissato alla fine del prossimo mese (dlgs n. 67/2011). L'istituto, inoltre, ha diffuso il modello AP45, da utilizzare per le richieste (disponibile anche su internet).Conviene affrettarsi.Facendo seguito alle istruzioni del ministero del lavoro (circolare n. 22/2011, si veda ItaliaOggi del 12 agosto), l'Inps spiega che il prossimo appuntamento (primo della nuova disciplina) riguarda la richiesta di accesso al beneficio del prepensionamento, interessando coloro che hanno già maturato (dal secondo semestre 2008) o che matureranno i requisiti agevolati entro il 31 dicembre prossimo. La richiesta del beneficio (che non è la richiesta della pensione) deve essere presentata all'istituto di previdenza presso il quale l'interessato (lavoratore) è iscritto. L'Inps precisa che la domanda può essere presentata anche incompleta di tutta la documentazione, con riserva d'integrazione entro il 30 settembre. Ciò è utile perché assicura, al lavoratore, un eventuale ordine di priorità all'accesso al beneficio, laddove si rendesse necessario ridurre la platea dei beneficiari per scarsità delle risorse finanziarie (articolo 3 del dlgs n. 67/2011). In tal caso, infatti (la disponibilità è di 312 milioni per il 2011, di 350 milioni per il 2012 e di 383 milioni dal 2013), è attribuita priorità di accesso in ragione della maturazione dei requisiti agevolati e, a parità di questi, in ragione della data di presentazione della domanda.Cumulo dipendenti e autonomi.Infine, l'Inps spiega che la richiesta del beneficio può arrivare anche dai lavoratori dipendenti che abbiano svolto lavori faticosi e pesanti e che raggiungano il diritto alla pensione di anzianità con il cumulo della contribuzione versata in una gestioni dei lavoratori autonomi. In tal caso, però, per lo sconto dei requisiti per la pensione, si fa riferimento ai lavoratori autonomi. PRESSToday Rassegna stampa

Libertà Data: "Poche le norme sulle pensioni" 26/08/2011

Indietro Stampa Poche le norme sulle pensioni

ROMA - La manovra correttiva, all'esame del Parlamento, contiene poche norme in materia di previdenza anche perchè misure pensionistiche sono state prese con precedenti provvedimenti. Innanzitutto una novità per le donne ma solo in termini di tempistica: il progressivo aumento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni non andrà più dal 2020 al 2032, come previsto nella manovra di luglio, ma dal 2016 al 2028, con un anticipo di quattro anni complessivi. È prevista poi una misura sul tfr per i dipendenti del pubblico impiego: sarà dato con un ritardo di 6 mesi per le pensioni di vecchiaia e di 24 mesi per quelle di anzianità.

26/08/2011 PRESSToday Rassegna stampa

Mattino, Il (Nazionale) Data: "Fabrizio Rizzi Roma. Tra Lega e Pdl restano le distanze sulle possibili modifiche alla 26/08/2011 manovra. &..."

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26/08/2011 Chiudi

Fabrizio Rizzi Roma. Tra Lega e Pdl restano le distanze sulle possibili modifiche alla manovra. «La quadra non c'è ancora, ma si tratta a oltranza», ha commentato una fonte al termine del faccia a faccia, tra Angelino Alfano, segretario Pdl, ed il ministro leghista, Roberto Calderoli, che ha avuto luogo ieri sera in via dell'Umiltà. Compito di Alfano è presentare, entro domenica, vigilia del vertice tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi, una proposta unitaria. Malgrado gli spiragli della Lega sulle pensioni lasciati intendere da Calderoli, ovvero rivedere quelle di «chi non ha mai lavorato» come le pensioni di reversibilità senza toccare il sistema previdenziale, i rapporti tra gli alleati restano in tensione. La Lega cerca di tenere il punto proponendo una tassa sull'evasione, ma il Pdl punta a tutt'altro. Dall'abolizione delle Province all'aumento di un punto per l'Iva al 20%, dicendo no a qualsiasi ipotesi di patrimoniale. Quanto alla supertassa, l'obiettivo è rimodularla alzando la soglia per i redditi da 200mila euro (con prelievo del 5%). Fabrizio Cicchitto tende ad allentare gli attriti: per una «manovra economica così importante» chiede una gestione «collegiale dei partiti e dei gruppi di maggioranza» anche con l'opposizione, cui dà atto di chiedere anche modifiche ragionevoli. Dal palco del Meeting di Rimini, Calderoli ha fatto una nuova proposta: una tassa sull'evasione in alternativa al contributo di solidarietà. Ipotesi bocciata però da Guido Crosetto, leader dei frondisti del Pdl: così si va a picco, tuona, attaccando anche Giulio Tremonti: «Tra 12-18 mesi, quando con un prodotto interno lordo ridotto di 3 o 5 punti, vedrò le stesse persone che oggi rifiutano ogni dialogo sostenere che è necessaria un'altra manovra correttiva, chiederò personalmente conto a lui e Tremonti». Crosetto ha presentato ad Alfano un emendamento che prevede che tutti i ministeri, entro 2 mesi, debbano presentare un piano per riaccorpare le strutture in modo da ridurle, entro pochi anni, del 25 per cento di personale. Inoltre verrebbe previsto «l'obbligo di tutti gli enti locali di ristrutturarsi per raggiungere la media di personale per abitante, calcolata su base nazionale». Le due norme potrebbero ridurre il peso della Pubblica amministrazione del 25-30%. Lo strumento per la tassa sull'evasione - ha spiegato lo stesso Calderoli - «è la patrimoniale, ma l'oggetto a cui si riferisce è solo il patrimonio su cui non sono state pagate le tasse sotto altre forme. Non è una doppia imposizione». Insomma, si prevede «una detrazione per le imposte già pagate, con Irpef, Ires o altro. Chi ha già pagato il contributo sul patrimonio non paga niente, chi invece ha pagato la tassa sul possesso, paga le tasse. Se Tizio ha intestato a Caio, in maniera di comodo, questa volta qualcuno le tasse le paga». Ma Calderoli ha creato polemiche ancora più forti quando ha parlato di rivedere le pensioni «di chi non ha mai lavorato», come le pensioni di reversibilità. A suo giudizio, vanno rivisti anche gli accompagnamenti «che attualmente vengono dati indistintamente a tutti, senza limiti legati al reddito». Molte le critiche. Per Orlando, Idv, «Calderoli chieda scusa ai disabili e alle vedove». Francesco Storace, La Destra: il ministro si scusi con i disabili. Secondo la federazione per il superamento dell'handicap, «pur di non cedere, la Lega se la prende con le vedove ed i disabili». Massimo Corsaro, vice-presidente deputati Pdl: sulle pensioni «la Lega lancia un messaggio scorretto». Intanto si è chiuso, in Senato, il primo round dei lavori sulla manovra. A Palazzo Madama circolano indiscrezioni sul fatto che prima del passaggio in Aula, il governo trasformi tutto in un maxi-emendamento, anche per contenere la massa di proposte elaborate dai vari gruppi. Si rinvia tutto alla prossima settimana, quando si entrerà nel vivo. Entro lunedì sera alle 20 è prevista la scadenza per gli emendamenti. Da martedì fino a giovedì le sedute saranno continue. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Mattino, Il (Nazionale) Data: "Teresa Bartoli Lamberto Dini, presidente della commissione Esteri del Senato, è tra 26/08/2011 chi nel ..."

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26/08/2011 Chiudi

Teresa Bartoli Lamberto Dini, presidente della commissione Esteri del Senato, è tra chi nel Pdl chiede di rivedere una manovra la cui composizione giudica «sorprendente». Perché sorprendente? «È squilibrata: troppo concentrata sugli aumenti di gettito fiscale (31,7 miliardi nel triennio) piuttosto che sui risparmi di spesa (21). Evidentemente la difficoltà di ottenere risparmi ha dirottato le scelte sul gettito fiscale. Avrei preferito almeno una parità tra le due voci». Tremonti ha scelto la strada più facile? Ha privilegiato la Lega? «Non lo so. Certo, è nota la contrarietà della Lega ai tagli agli enti locali e a toccare le pensioni. Ma allora mi devono dire come si fa la manovra, aumentando ancora le tasse a chi le paga già? Nel triennio la pressione tributaria passerà dal 46,6 per cento del 2011 al 48 nel 2013-14». Meglio intervenire sulle pensioni? «Un intervento sulle pensioni, misura strutturale, darebbe ulteriore credibilità alla manovra per i risparmi di spesa che si accumulerebbero anno dopo anno». La Lega alza un muro in difesa di quelle di anzianità... «Anche Cazzola e eminenti colleghi che sono stati sindacalisti ritengono che non hanno più ragione di esistere se non per garantire un’età di pensionamento più bassa per i lavori usuranti. La Lega si oppone perché coloro che hanno iniziato a lavorare molto giovani sono concentrati nel centro-nord. Ma non si tratta di ridurre le pensioni bensì di chiedere a persone ancora giovani di lavorare qualche anno in più mantenendo un salario certo superiore alla pensione che percepirebbero. A meno che non pensino, così giovani, di sommarvi lo stipendio di un nuovo lavoro magari in nero». Calderoli dice che, semmai, bisognerebbe toccare le pensioni di «chi non ha mai lavorato»: reversibilità e accompagno. È socialmente giusto colpire vedove - che hanno lavorato, e tanto, in casa - e malati? «No, sarebbe socialmente ingiusto. Altro è colpire possibili abusi. Il primo passo non può che essere l’innalzamento dell’età. E non credo che Maroni possa rinnegare o rimangiarsi la sua proposta diventata legge nel 2006, lo scalone poi cancellato dal governo Prodi». A proposito di equità, non sarebbe giusto accompagnare a questi interventi una patrimoniale? «È una questione complessa: toccare il risparmio può avere effetti deleteri a cominciare dall’esportazione di capitali. Già il bollo sui titoli e l’innalzamento dal 12,5 al 20 per cento della ritenuta sugli interessi sui titoli hanno determinato - lo dicono statistiche ancora non pubblicate - un calo dei depositi. Mi danno fastidio i ricconi che sui giornali ne parlano con leggerezza: i super ricchi sono l’un per cento della popolazione, per avere un gettito significativo dovrebbe toccare la larga maggioranza dei cittadini». Si riferisce a Marchionne e Montezemolo? «Pensino a fare le auto e non a farsi belli con proposte che darebbero gettiti limitati. Visto che il debito è dello Stato, prima di toccare il risparmio dei cittadini, lo Stato venda i suoi patrimoni e proceda a privatizzazioni e liberalizzazioni». Salterà la supertassa europea? «Il governo deve porsi il problema dei contraccolpi sul consenso. Contributo di solidarietà e abolizione di 29 province non piacciono a chi generalmente vota per le forze di governo. Con 90 o 150 mila euro e figli a carico non si è ricchi e si colpisce chi paga già le tasse e non p giusto: un aumento di mezzo punto dell’Iva per l’aliquota del 20 per cento darebbe un gettito superiore e lo pagherebbero tutti, anche gli evasori. Quanto alle province, altro sarebbe cancellarle tutte con legge costituzionale e redistribuire le competenze tra regioni e province. Il solo annuncio avrebbe effetti positivi sui mercati. So che anche Berlusconi vuole che su questi due punti il governo ci ripensi». © RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero Veneto, Il Data: "sulle pensioni è già caduto un governo" 26/08/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - Attualità «Sulle pensioni è già caduto un governo» Davide Boni, presidente leghista del consiglio regionale lombardo, avverte gli alleati di Gigi Furini wMILANO Nel Pdl c’è ancora chi vorrebbe toccare le pensioni. Si vuole aumentare l’età pensionabile contro il parere della Lega. Tra il Carroccio e gli alleati di governo si profila un difficile percorso per trovare la quadra. «L’accordo lo deve trovare il Pdl al proprio interno. Noi abbiamo già esposto il nostro pensiero. La segreteria politica della Lega Nord, lunedì scorso, ha detto che le pensioni non si toccano. Lo ha detto chiaramente Umberto Bossi. Noi stiamo dalla parte dei lavoratori. Ci sono persone che hanno lavorato una vita e adesso, arrivati vicino al traguardo, il governo vorrebbe spostare in avanti la linea d’arrivo? Non mi sembra giusto. Comunque, se vogliono, possono trovare risorse da qualche altra parte». Davide Boni, 49 anni il mese prossimo, leghista della prima ora, già presidente della provincia di Mantova e ora presidente del Consiglio regionale della Lombardia, non fa un solo passo avanti per andare incontro agli alleati di governo. Anzi. «Abbiamo fatte alcune ricerche – dice – e abbiamo scoperto che al Nord, due lavoratori su tre vanno in pensione con l’anzianità, non con la vecchiaia. E’ gente che è andata a lavorare prestissimo, che ha già fatto il suo. E’ stata occupata per 35 o 40 anni, sta per raggiungere la quota richiesta dall’Inps e il governo cosa fa? Alza questa quota? No. La Lega non ci sta. Lo ripeto: vadano a cercare i soldi da un’altra parte. Riducano le missioni militari all’estero, che ci costano 7 miliardi di euro l’anno». C’è in discussione anche un ritocco delle aliquote Iva? E’ d’accordo? «Non possono toccare l’Iva sui prodotti alimentari e di largo consumo. Magari lo facciano sui beni di lusso». La Fiat ha detto che se aumentano l’Iva sulle automobili ci saranno, per forza, dei cali di vendite. Con le solite conseguenze… «Elkann e Marchionne non ci devono tenere al guinzaglio. Ormai da tempo la Fiat privatizza i profitti e socializza le perdite. Invece avete visto che cosa hanno detto gli industriali francesi e spagnoli? Che sarebbero disposti a pagare anche di più. In Italia no. La Marcegaglia continua a dire che le industrie sono arrivate al limite». Il segretario del Pdl, Alfano, sta trattando con l’Udc. Potrebbe trovare lì i voti per far passare la manovra, facendo a meno della Lega. «Calcoli bene il rischio. Alfano è il segretario di un grande partito e dovrebbe sapere come muoversi. La Lega è sempre stata leale con il partito di Berlusconi, anche in situazioni che non ci piacevano. E Alfano si ricordi che anche nel 1994 il governo cadde sul tema delle pensioni. Mi ricordo ancora, perfettamente, le parole di Bossi. E poi ho visto che anche in Lombardia il presidente Formigoni, ora che si veste da leader nazionale del suo partito, parla spesso con l’Udc, ma questo è un discorso a parte perchè in Lombardia questo problema non si pone». Il contributo di solidarietà a che livello lo mettiamo? Si parla di 200mila euro. «Non devono toccare i redditi più bassi. Se lo mettono a 200 mila euro va bene. Però ci vorrebbe la mano pesante con gli evasori fiscali. Sono convinto che si possano recuperare anc ora molte risorse per questa via». ©RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Messaggero, Il Data: "ROMA - Tra Lega e Pdl restano le distanze sulle possibili modifiche alla manovra. La 26/08/2011 q..."

Indietro Stampa Venerdì 26 Agosto 2011 Chiudi

di FABRIZIO RIZZI

ROMA - Tra Lega e Pdl restano le distanze sulle possibili modifiche alla manovra. «La quadra non c’è ancora, ma si tratta a oltranza», ha commentato una fonte al termine del faccia a faccia, tra Angelino Alfano, segretario Pdl, ed il ministro leghista, Roberto Calderoli, che ha avuto luogo ieri sera in via dell’Umiltà. Compito di Alfano è presentare, entro domenica, vigilia del vertice tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi, una proposta unitaria. Malgrado gli spiragli della Lega sulle pensioni lasciati intendere da Calderoli, ovvero rivedere quelle di «chi non ha mai lavorato» come le pensioni di reversibilità senza toccare il sistema previdenziale, i rapporti tra gli alleati di governo restano in tensione, tra timide aperture e provocazioni esplicite, come l’ultima della Padania che oggi scrive: «È arrivato il momento di tassare le rimesse all’estero degli immigrati che evadono le tasse. Prima di togliere le pensioni a chi ha lavorato una vita». La Lega cerca di tenere il punto proponendo una «tassa sull’evasione», ma il Pdl punta a tutt’altro. Dall’abolizione delle Province all’aumento di un punto per l’Iva al 20%, dicendo no a qualsiasi ipotesi di patrimoniale. Quanto alla supertassa, l’obiettivo azzurro è rimodularla alzando la soglia per i redditi da 200mila euro (con prelievo del 5%). Fabrizio Cicchitto tende ad allentare gli attriti: per una «manovra economica così importante» chiede una gestione «collegiale dei partiti e dei gruppi di maggioranza» anche con l’opposizione, cui dà atto di chiedere anche modifiche ragionevoli. Dal palco del Meeting di Rimini, Calderoli ha fatto una nuova proposta, che più tardi è andato ad illustrare ad Alfano: una tassa sull’evasione fiscale, appunto, in alternativa al contributo di solidarietà. Ipotesi bocciata però da Guido Crosetto, leader dei frondisti del Pdl: così si va a picco, tuona, attaccando anche Giulio Tremonti: «Tra 12-18 mesi, quando con un prodotto interno lordo ridotto di 3 o 5 punti, vedrò le stesse persone che oggi rifiutano ogni dialogo sostenere che è necessaria un’altra manovra correttiva, chiederò personalmente conto a lui e Tremonti». Crosetto, a nome dei frondisti ha presentato ad Alfano un emendamento che prevede che tutti i ministeri, entro 2 mesi, debbano presentare alla presidenza del Consiglio un piano per riaccorpare le strutture in modo da ridurle, entro pochi anni, del 25 per cento di personale. Inoltre verrebbe previsto «l’obbligo di tutti gli enti locali di ristrutturarsi per raggiungere, qualora la superino, la media di personale per abitante, calcolata su base nazionale». Le due norme insieme, assicurano i frondisti, potrebbero ridurre il peso della Pubblica amministrazione del 25-30%. Le proposte di Calderoli hanno suscitato svariati commenti e interrogativi. La tassa sull’evasione, sulla cui stesura è impegnato un gruppo di lavoro leghista, verrebbe formulata a grandi linee così: «Lo strumento - ha spiegato lo stesso ministro - è la patrimoniale, ma l’oggetto a cui si riferisce è solo il patrimonio su cui non sono state pagate le tasse sotto altre forme. Non è una doppia imposizione, si tratta solo di usare il patrimonio come strumento di calcolo». Insomma, si prevede «una detrazione per le imposte già pagate, con Irpef, Ires o altro. Chi ha già pagato il contributo sul patrimonio non paga niente, chi invece ha pagato la tassa sul possesso, paga le tasse. Se Tizio ha intestato a Caio, in maniera di comodo, questa volta qualcuno le tasse le paga». Ma Calderoli ha creato polemiche ancora più forti quando ha parlato di rivedere le pensioni «di chi non ha mai lavorato», come le pensioni di reversibilità. A suo giudizio, vanno rivisti anche gli accompagnamenti «che attualmente vengono dati indistintamente a tutti, senza limiti legati al reddito». Molte le critiche. Per Orlando, Idv, «Calderoli chieda scusa ai disabili e alle vedove». Francesco Storace, La Destra: il ministro si scusi con i disabili. Secondo la federazione per il superamento dell’handicap, «pur di non cedere, la Lega se la prende con le vedove ed i disabili». Massimo Corsaro, vice-presidente deputati Pdl: sulle pensioni «la Lega lancia un messaggio scorretto». Intanto si è chiuso, in Senato, il primo round dei lavori sulla manovra. A Palazzo Madama circolano indiscrezioni sul fatto che prima del passaggio in Aula, il governo trasformi tutto in un maxi-emendamento, anche per contenere la massa di proposte elaborate dai vari gruppi. Si rinvia tutto alla prossima settimana, quando si entrerà nel vivo. Entro lunedì sera alle 20 è prevista la scadenza per gli emendamenti. Da martedì fino a giovedì le sedute saranno continue. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza (MF) Data: "Manovra, si tratta su Iva e pensioni" 26/08/2011

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MF sezione: Denaro & Politica data: 26/08/2011 - pag: 9 autore: di Andrea Bassi Ieri duro scontro tra lega e pdl, poi l'incontro tra calderoli e alfano per un accordo

Manovra, si tratta su Iva e pensioni

Lunedì Bossi e Berlusconi proveranno a trovare la quadra. L'ipotesi più accreditata è un aumento dell'imposta dello 0,5% e una riedizione della Maroni sulla previdenza. Nel menù c'è ancora il condono. Robin tax più soft Mentre gli eserciti combattono, le diplomazie sono al lavoro per costruire la pace. Nel giorno dello scontro più duro tra Pdl e Lega sulle correzioni alla manovra, si inizia per la prima volta a vedere la possibilità di un compromesso. In realtà la giornata di ieri è iniziata con il duro stop di Roberto Calderoli all'ipotesi di aumento dell'Iva e a un ritocco delle pensioni. Il ministro leghista, anzi, ha avanzato una controproposta di una tassa sull'evasione, una patrimoniale dalla quale però detrarre tutte le tasse pagate sul bene colpito dal balzello. Una proposta alla quale il frondista Guido Crosetto ha replicato con parole pesanti nei confronti del ministro leghista. La tensione, insomma, è stata altissima per tutta la giornata. Tuttavia in serata, lo stesso Calderoli si è recato in via dell'Umiltà per un incontro con il segretario del Pdl, Angelino Alfano. Sul tavolo proprio le modifiche alla manovra. Un primo incontro per fare il punto in vista del vertice che ci sarà lunedì tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi per trovare la quadratura del cerchio. L'ipotesi al momento più accreditata è quella di un aumento di solo 0,5 punti percentuali dell'aliquota Iva del 20%. Oltre non si potrebbe andare perché l'Iva è stata già indicata come clausola di salvaguardia, ma il mini aumento basterebbe per trovare le risorse necessarie per ammorbidire la tassa di solidarietà, facendo alzare l'asticella a partire dalla quale scatterebbe il prelievo straordinario fino a 150 mila euro (ma tenendo conto dei carichi familiari) o a 200 mila senza nessuna ponderazione. L'aliquota, poi, sarebbe abbassata al 5%. Altre risorse dovrebbero essere recuperate dal capitolo pensioni. Le resistenze della Lega dovrebbero essere superate riproponendo alcune misure già previste dalla riforma Maroni e poi superate da quella Damiano. L'idea è quella di portare l'età di pensionamento di anzianità nel 2012 a 62 anni e prevedere un bonus per chi volesse rimanere al lavoro una volta maturati i requisiti. Nemmeno l'ipotesi di condono fiscale, ieri seccamente smentita dal capogruppo Pdl al Senato Maurizio Gasparri e dal sottosegretario Luigi Casero, è del tutto tramontata. La sanatoria sarebbe legata all'anticipo della delega fiscale. Il nuovo fisco, insomma, giustificherebbe una misura del genere. I soldi del condono, che sono un incasso una tantum, verrebbero usati per abbattere il debito. La trattativa, poi, continua serrata anche sulla Robin Tax, il balzello sulle società energetiche che sarebbe stato voluto proprio dalla Lega. Contro l'addizionale Ires di ben 10 punti percentuali si sono schierati praticamente tutti: da Confindustria a, cosa più unica che rara, i tre principali sindacati di categoria (Filctem-Cgil, Flaei-Cisl e Uielcem-Uil). La Robin tax, comunque, dovrebbe essere modificata. Le ipotesi allo studio sono due: un ammorbidimento dell'aliquota ma lasciando comunque che a pagare siano solo gli energetici oppure un allargamento dei soggetti coinvolti alle altre concessionarie. Ipotesi quest'ultima vista come il fumo negli occhi dal settore delle tlc e da quello delle autostrade. Ieri il ceo di Wind, Ossama Bessada, ha definito la Robin tax «inaccettabile per chi investe». Ieri intanto, sono proseguiti i lavori parlamentari con le audizioni delle parti sociali. Confindustria ha chiesto di «agire rapidamente per ristabilire la fiducia dei mercati». Il decreto varato dal governo, ha spiegato Giampaolo Galli, «va migliorato per renderlo più credibile e per rafforzare le misure a sostegno della crescita». Tra le ricette proposte dagli imprenditori c'è il superamento delle pensioni di anzianità e l'anticipo al 2012 dell'aumento dell'eta pensionabile per le donne nel privato, l'aumento dell'Iva e l'accelerazione sulla delega assistenziale e fiscale. PRESSToday Rassegna stampa

Nazione, La (Firenze) Data: "Calderoli «taglia» le pensioni di reversibilità" 26/08/2011

Indietro Stampa POLITICA pag. 10 Calderoli «taglia» le pensioni di reversibilità

Il ministro: tassa sull'evasione. E al Meeting di Rimini litiga con Alemanno dall'inviato Massimo Pandolfi RIMINI C'È POCO da fare: un bel pezzo di Pdl e Lega sembrano proprio non capirsi più. Ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli hanno pure battibeccato davanti a migliaia di persone al Meeting di Rimini. «Lo Stato si è accollato i debiti di Roma e del Lazio. 20 miliardi di euro. Adesso basta, non fate più danni» ha tuonato l'esponente del Carroccio. «Eh no, dovete smetterla con questa demagogia contro Roma lo ha interrotto stizzito il primo cittadino della Capitale . State uccidendo il federalismo nella culla». Alemanno ha poi minacciato: «Con questa manovra saremo costretti a tagliare i servizi e, aggiungo, anche a restituire le fasce tricolori. Non potete più continuare a stare chiusi nei vostri ministeri per poi far cadere la realtà addosso a tutti noi». Fra la Lega e gli indignados del Pdl resta un solo, vero, punto d'incontro: non tagliare troppo gli enti locali. Parola di Calderoli: I Comuni hanno già dato, dire che tagliando tutte le Province si risparmierebbero 10 miliardi di euro è una pura castroneria, perché poi strade e scuole qualcuno dovrà comunque pagarle. Restano le Regioni: ecco, lì c'è ancora un po' di ciccia' e qualcosa forse si può tagliare'. Per il resto Calderoli e la Lega (oggi al Meeting arriva Maroni) vanno avanti a forza di niet. Alemanno ha presentato quattro proposte per modificare la manovra. Numero uno: «Riguardiamo le pensioni. Si può lavorare qualche anno in più per ridare futuro ai nostri giovani». Numero due: «Aumentare l'Iva per i beni di lusso». Numero tre: «Chi ha di più nei momenti difficili deve dare di più. E allora ok alla patrimoniale sui beni di lusso». Numero quattro: «Via alle dismissioni dei beni dello Stato». RISPOSTE di Calderoli: «Di previdenza non si parla, le pensioni di chi ha lavorato non verranno toccate. Casomai bisogna rivedere quelle di chi non hanno mai fatto nulla. Esempio: chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte, oggi percepisce degli accompagnamenti che vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al reddito». Su queste parole, legate anche all'invalidità, Calderoli si becca l'ira di mezzo mondo, dalle associazioni dei disabili a Storace, passando per Orlando e Cgil: «Avanti così, per le persone disabili manca solo la tortura. Chieda scusa a disabili e vedove». Ancora mister no, alias Calderoli. Sull'Iva: «Proposta impraticabile». E infine sulla patrimoniale: «Stiamo studiando una tassa sull'evasione. Se c'è una barca, qualcuno la tassa su quella barca la deve pagare. Lo strumento di questa tassa è la patrimoniale, ma l'oggetto a cui si riferisce è solo il patrimonio su cui non sono state pagate le tasse sotto altre forme. Se la tassa sull'evasione dovesse passare, il contributo di solidarietà non avrebbe più ragione di esistere». PRESSToday Rassegna stampa

Nuova Ferrara, La Data: "sulle pensioni è già caduto un governo" 26/08/2011

Indietro Stampa Pagina 6 - Attualità «Sulle pensioni è già caduto un governo» Davide Boni, presidente leghista del consiglio regionale lombardo, avverte gli alleati di Gigi Furini wMILANO Nel Pdl c’è ancora chi vorrebbe toccare le pensioni. Si vuole aumentare l’età pensionabile contro il parere della Lega. Tra il Carroccio e gli alleati di governo si profila un difficile percorso per trovare la quadra. «L’accordo lo deve trovare il Pdl al proprio interno. Noi abbiamo già esposto il nostro pensiero. La segreteria politica della Lega Nord, lunedì scorso, ha detto che le pensioni non si toccano. Lo ha detto chiaramente Umberto Bossi. Noi stiamo dalla parte dei lavoratori. Ci sono persone che hanno lavorato una vita e adesso, arrivati vicino al traguardo, il governo vorrebbe spostare in avanti la linea d’arrivo? Non mi sembra giusto. Comunque, se vogliono, possono trovare risorse da qualche altra parte». Davide Boni, 49 anni il mese prossimo, leghista della prima ora, già presidente della provincia di Mantova e ora presidente del Consiglio regionale della Lombardia, non fa un solo passo avanti per andare incontro agli alleati di governo. Anzi. «Abbiamo fatte alcune ricerche – dice – e abbiamo scoperto che al Nord, due lavoratori su tre vanno in pensione con l’anzianità, non con la vecchiaia. E’ gente che è andata a lavorare prestissimo, che ha già fatto il suo. E’ stata occupata per 35 o 40 anni, sta per raggiungere la quota richiesta dall’Inps e il governo cosa fa? Alza questa quota? No. La Lega non ci sta. Lo ripeto: vadano a cercare i soldi da un’altra parte. Riducano le missioni militari all’estero, che ci costano 7 miliardi di euro l’anno». C’è in discussione anche un ritocco delle aliquote Iva? E’ d’accordo? «Non possono toccare l’Iva sui prodotti alimentari e di largo consumo. Magari lo facciano sui beni di lusso». La Fiat ha detto che se aumentano l’Iva sulle automobili ci saranno, per forza, dei cali di vendite. Con le solite conseguenze… «Elkann e Marchionne non ci devono tenere al guinzaglio. Ormai da tempo la Fiat privatizza i profitti e socializza le perdite. Invece avete visto che cosa hanno detto gli industriali francesi e spagnoli? Che sarebbero disposti a pagare anche di più. In Italia no. La Marcegaglia continua a dire che le industrie sono arrivate al limite». Il segretario del Pdl, Alfano, sta trattando con l’Udc. Potrebbe trovare lì i voti per far passare la manovra, facendo a meno della Lega. «Calcoli bene il rischio. Alfano è il segretario di un grande partito e dovrebbe sapere come muoversi. La Lega è sempre stata leale con il partito di Berlusconi, anche in situazioni che non ci piacevano. E Alfano si ricordi che anche nel 1994 il governo cadde sul tema delle pensioni. Mi ricordo ancora, perfettamente, le parole di Bossi. E poi ho visto che anche in Lombardia il presidente Formigoni, ora che si veste da leader nazionale del suo partito, parla spesso con l’Udc, ma questo è un discorso a parte perchè in Lombardia questo problema non si pone». Il contributo di solidarietà a che livello lo mettiamo? Si parla di 200mila euro. «Non devono toccare i redditi più bassi. Se lo mettono a 200 mila euro va bene. Però ci vorrebbe la mano pesante con gli evasori fiscali. Sono convinto che si possano recuperare anc ora molte risorse per questa via». ©RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Opinione.it, L' Data: "I CONTI IN TASCA ALLA MANOVRA" 26/08/2011

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26 Agosto 2011 - Economia

I CONTI IN TASCA ALLA MANOVRA

di Alessandra Mieli

Mentre nei Palazzi si discute e ciascuno cerca di tirare dalla sua parte la coperta della manovra finanziaria che resta tragicamente corta e urgente, è possibile tentare, seppure in modo approssimativo, di fare i conti per vedere quanto “valgono” le misure di cui si dibatte. Premesso che dobbiamo partire dall'idea che qualsiasi ipotesi di “correzione” al decreto debba risultare a saldi invariati, fino a che le forze politiche non riusciranno a raggiungere un accordo noi non sapremo ufficialmente l'entità delle cifre e ci affidiamo quindi alle ipotesi.

Dall'eventuale innalzamento di un punto dell'Iva, secondo le stime di Confindustria e quelle di Confcommercio che sono rispettivamente la prima favorevole e la seconda contraria all'idea, le casse dell'erario potrebbero rimpinguarsi di una cifra compresa tra sei e sei miliardi e mezzo di euro all'anno. Quanto invece al deprecato “contributo di solidarietà” per i redditi dai 90mila euro e da 150 mila euro in su che prevedono diverse percentuali, potrebbe fruttare fino a 3,8 miliardi in tre anni anche se i tecnici del servizio bilancio del Senato sembrano assai meno ottimisti e ancor meno si incasserebbe qualora si alzasse, come ventilato, la soglia di prelievo perché il numero di contribuenti si ridurrebbe.

La cosiddetta Robin Hood tax, escluse le compagnie telefoniche e le concessionarie autostradali come dichiarato ieri dal Ministro delle infrastrutture Altero Matteoli e senatore del Pdl Luigi Grillo, applicata quindi al settore energetico, dovrebbe dare un gettito di 1.880 milioni di euro nel 2012 ma poi solo 900 milioni i due anni successivi. Ma anche in questo caso le cifre peccano di ottimismo perché non si è tenuto conto del calo dei titoli in Borsa. Confindustria, che propugna l'idea, sostiene che riformando le pensioni di anzianità si ricaverebbe un beneficio “strutturale” quantificabile “fino a 7 miliardi in due anni”, secondo i calcoli fatti da Giuliano Cazzola, che è l'esperto di previdenza del Pdl la cifra andrebbe dimezzata: intervenendo sulle pensioni di anzianità e sull'età pensionabile delle donne si risparmierebbero 3,5 miliardi in due anni. Ma occorre precisare che si tratterebbe di risparmi strutturali. Però la Lega Nord non intende cedere di un millimetro sulla difesa delle pensioni e quindi è poco probabile che il provvedimento passi all'esame dell'aula. Infine c'è il capitolo delle dismissioni del patrimonio dello Stato. Facendo un unico insieme comprensivo anche dei beni degli enti locali, il patrimonio pubblica è stimato per un valore di 500 miliardi di euro. Le operazioni di valorizzazione e dismissione di immobili realizzate nel passato (le più recenti risalgono all'oramai lontano periodo compreso tra il 2002 e il 2005) avevano fruttato allora qualcosa come 14/15 miliardi di euro. PRESSToday Rassegna stampa

Quotidiano Calabria.it, Il Data: "Disoccupazione: dati allarmanti al Sud, giovani senza prospettive" 26/08/2011

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Disoccupazione, dati allarmanti giovani senza prospettive al Sud L'emergenza disoccupazione si fa sentire in particolare nelle regioni meridionali dove i giovani vivono senza prospettive e opportunità per il futuro. L’analisi del commissario Melissari

25/08/2011 Il destino per migliaia di giovani calabresi è comune: laureati, precari e sottopagati; un futuro dunque, senza alcuna prospettiva. A dirlo sono i dati sulla disoccupazione, in particolare quella intellettuale, arrivata a livelli record. Negli ultimi mesi sono circa 5500 i laureati che hanno perso il lavoro e sono tanti, dopo esperienze nelle regioni al Nord, ad aver intrapreso il viaggio del ritorno. Non solo lavoratori del settore privato, ma anche del pubblico. Un esempio viene dalla scuola dove in due anni 7.000 giovani precari sono rimasti a casa. Invece, vanno meglio le cose per colf e badanti dove la manovalanza straniera, spesso sottopagata, la fa da padrone. I dati dicono che in 6.000 nel 2011 hanno trovato occupazione. L’obbligo dei permessi di soggiorno ha fatto emergere il sommerso e impoverito il portafoglio dei pensionati. Essere laureati o specializzati dunque, non porta alcunn privilegio. E il male di questa tendenza è che non c'è ribellione, ma rassegnazione. Il parlamento si appresta a varare la riforma del mercato del lavoro ma al Sud molti istituti che si voglio introdurre, sono già applicati, contratti in deroga e sommerso. Pasquale Melissari (in foto), esperto del settore formazione, da circa un anno è il commissario dell’Azienda Calabria Lavoro, società in house della Regione. Incrocia i dati dei vari centri studi con il Sil (sistema informativo lavoro) che consente i tempo reale di monitorare assunzioni e licenziamenti. «I dati forniti dall'Ufficio studi della Confartigianato confermano la tendenza del mercato del lavoro: un mercato che non consente ai giovani di potersi inserire», commenta al Quotidiano. «L’Istat aveva già evidenziato tale fenomeno nei primi mesi del 2011. Il tema della disoccupazione giovanile non è una questione settoriale ma riguarda la ricerca di un modello di sviluppo per il paese». Second Melissari «Investire sulla formazione e sulla ricerca è la risposta che nell’immediato viene data al lavoro precario». «Nel 2010, secondo i dati Unioncamere, circa 147.000 assunzioni in Italia - ha proseguito Melissari - sarebbero rimaste insoddisfatte, di cui 35.900 ( 23,7%) nel Sud e nelle Isole, in Calabria dal 15 al 22 per cento addirittura irreperibili. Gli unici avvantaggiati in questo mercato sono i lavoratori stranieri prevalentemente gli extracomunitari, più adatti alle competenze richieste dal mercato del lavoro». I settori che richiedono forza lavoro sarebbero quelli «dell’artigianato, termoidraulici, elettricisti, impiantisti, installatori, carpentieri, falegnami, fabbri e altri operai specializzati. Nel 2010 sono giunte richieste di i circa 17.600 ma erano di difficile reperimento». Le competenze richieste riguardano «le professioni scientifiche, intellettuali e tecniche: capacità di risolvere i problemi; abilità a gestire rapporti con clienti; capacità di comunicazione; competenze informatiche» mentre, spiega ancora Melissari, per le professioni operaie sono richieste: «Abilità manuali, capacità di lavorare in autonomia, capacità di risolvere i problemi e abilità creative e di ideazione. Ma ciò che viene richiesto è la capacità di lavorare in gruppo e di svolgere in autonomia i compiti assegnati. In questo momento il mercato calabrese chiede non laureati infatti il 10% del saldo avviati/cessati non possiede alcun titolo di studio. Ciò conferma un “disallineamento” tra le competenze richieste dal mercato del lavoro e quelle disponibili circa i laureati».

UN FUTURO DA PRECARIO Giovane senza prospettive e con una pensione da 122 euro al mese. Questo lo scenario che si apre sul futuro dei giovani e si chiama Gestione Separata Inps. É il fondo dell'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale sul quale, dal 1995, versano i propri contributi obbligatori la maggior parte degli atipici italiani. Nel trambusto sul destino prossimo delle pensioni, il fondo del barile spetta sicuramente a chi è iscritto alla Gestione Separata: è probabile che una volta terminata la vita lavorativa, non ci sarà nulla da grattare via. Gli atipici versano i propri contributi previdenziali, ma la loro pensione potrebbe essere, allo stato attuale delle cose, più bassa di quella minima detta “sociale”. E sul web continua ad impazzare il tormentone che l'Istituto di Previdenza si rifiuti di fornire agli iscritti “separati” il prospetto pensionistico per timore di una vera e propria rivolta popolare. Di fatto, spiegano alcuni precari i nostri contributi, tolti dai nostri esigui stipendi, contribuiscono a mantenere attivo il bilancio dell'Inps. E' interessante dare un'occhiata alle tabelle Inps sulle pensioni 2011, elaborate dagli Osservatori statistici dell'Istituto: 9.688.028 è il numero di pensioni per lavoratori dipendenti, comprese le gestioni a contabilità separata. La media delle pensioni è di 925,27 euro/mese, calcolato in regime di liquidazione complesso. Con il sistema retributivo, invece, l'importo aumenta di una cinquantina di euro al mese. La gestione separata lavoratori parasubordinati, quest'anno, registra 231.833 pensioni per un importo medio di 122,25 euro (regime di liquidazione misto e complesso, non è previsto quello retributivo). Senza guardare troppo al futuro dei contratti atipici, basta pensare alla maternità sempre più rinviata, anche per il timore di perdere il posto di lavoro (precario). L'Italia è a quota 1,32 figli per donna, ancora sotto la media dei paesi dell'Unione europea. Ma sembra esserci qualche sostegno, per chi vuole comunque provare a mettere su famiglia, come il fondo di 51 milioni di euro stanziato dal ministero della Gioventù per i giovani genitori precari.

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Quotidiano.net Data: 26/08/2011 "Attacco dal Pdl: "Pensioni, Lega poco responsabile" Ma Calderoli: "Quelle di chi ha lavorato non si toccano""

Stampa Indietro Attacco dal Pdl: "Pensioni, Lega poco responsabile" Ma Calderoli: "Quelle di chi ha lavorato non si toccano"

Il vice capogruppo del Popolo della Libertà, Massimo Corsaro: "Hanno scelto la ricerca del consenso". Il ministro della Semplificazione: Sì al contributo di solidarietà, no a un aumento dell’Iva sui beni di lusso e all'abolizione delle province

Rimini, 25 agosto 2011 - A meno di un blitz del Cavaliere per sincerarsi del Bossi infortunato, sarà lunedì il giorno del faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e l’alleato Umberto. Prima il Cavaliere dovrebbe aver già diffuso alcune proposte migliorative della manovra, sulle quali Angelino Alfano sta cercando (finora senza esito) di raggiungere un’intesa di massimo con il Carroccio. Non sarebbe infatti andato come sperato - secondo fonti di governo - l’incontro tra il segretario del Pdl e l’ambasciatore leghista Roberto Calderoli, questa sera in via dell’Umiltà. Articoli correlati

MANOVRA Nuove modifiche in vista per l'una tantum. Confindustria: "Donne al lavoro fino ai 65" Con ogni probabilità le modifiche non stravolgeranno il decreto scritto da Giulio Tremonti. Ma certo i vertici del Pdl, per placare gruppi parlamentari e frondisti in fermento, cercano di raggiungere un compromesso accettabile con il partito padano. Che l’aria non sia delle migliori lo dimostra a sera una nota del capogruppo Fabrizio Cicchitto, in queste ore al centro dei fitti contatti in corso nella maggioranza: “E’ indispensabile - dice - dimostrare una reale capacità di ascolto. Una manovra economica così importante va gestita in modo collegiale dai partiti e dai gruppi della maggioranza”. Tremonti, Calderoli e Bossi pranzano nel Cadore. E il Senatur rispolvera la canottiera

L’annuncio di Calderoli ATTACCO DAL PDL «Patrimoniale sul lusso» "Temo che la Lega abbia scelto la strada facile della ricerca del consenso, segno di scarsa responsabilità. Anche a costo di mettere in giro messaggi che non rispondono alla realtà e che allontanano da un riforma strutturale" delle pensioni. E’ quanto afferma il vicecapogruppo del Pdl Massimo Corsaro,interpellato telefonicamente, a proposito dell’atteggiamento della Lega sulla manovra. Calderoli: "Nessuna apertura sulle pensioni" Il Carroccio, prosegue, "mette in giro false informazioni, come quando suoi uomini dicono che si rischia di prendere i soldi alle vecchiette: non è vero, con la revisione dell’età pensionabile non si tocca un euro di chi è già in pensione, e neanche di chi ci deve andare. Noi proponiamo solo di alzare gradualmente l’età pensionabile, procurando un risparmio crescente negli anni. Temo che la Lega stia inseguendo un facile consenso e facendo una scelta di scarsa responsabilità", conclude Corsaro. Sciopero calciatori per il contributo di solidarietàCalderoli: "Protestano? Paghino doppia aliquota"

Manovra, Calderoli: "Lo scudo fiscale bis non esiste"Sindacati sul piede di guerra, sciopero generale in vista CALDEROLI A TUTTO CAMPO SULLA MANOVRA Non ci sono margini di trattativa tra Lega e Pdl sulle pensioni di chi ha lavorato, ma “bisogna andare a interessarci di chi non ha mai lavorato e qui, forse, sarebbe il caso di andare a rivederle”. E’ quanto ha affermato il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, incontrando i giornalisti al Meeting di Cl. Nel mirino del dirigente leghista ci sono le “pensioni di reversibilita’, eccessivamente alte, chi prende ‘accompagnamenti’ che oggi vengono dati indistintamente a tutti senza limiti legati al proprio reddito”.

Al sussidiario.it poi aveva ribadito: Quanto alle pensioni, “non abbiamo voluto fare di questo tema un totem - dice il ministro leghista - La nostra linea è sempre stata motivata e argomentata”. Ma “ci sono già stati, in un intervallo di tempo relativamente breve, quattro interventi di grande portata” e soprattutto “il punto di compromesso sull`età pensionabile, frutto di una mediazione lunga e laboriosa tra Lega e Pdl, è contenuto nella manovra bis”. Dunque, nessun margine per una nuova trattativa. “Direi proprio di no”, risponde.

NO ALL'AUMENTO DELL'IVA - Intervistato da ilsussidiario.net, il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli si dice a favore del contributo di solidarietà ma contro un aumento dell’Iva sui beni di lusso. Sul contributo di solidarietà, dice, “sarei stato anche più deciso. Ad ogni modo penso che sia necessario introdurre il coefficiente famigliare”. Invece “non sta in piedi l`ipotesi dell`iva maggiorata sui beni di lusso al 38%. La normativa comunitaria impedisce infatti di avere più di due aliquote e noi siamo già tra i privilegiati che ne hanno conservate tre”.

PROPORREMO UNA RIDUZIONE AI TAGLI SUGLI ENTI LOCALI - "Abbiamo gia’ affrontato il tema dei tagli agli enti locali: proporremo una rivisitazione e una sua riduzione”. E’ quanto ha affermato il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, incontrando i giornalisti al Meeting di Comunione e liberazione.

NO ALL'ABOLIZIONE DELLE PROVINCE - Se davvero l’ultima offerta di Silvio Berlusconi alla Lega è quella di uno scambio tra previdenza e province, cioè non toccare le pensioni ma abolire tutte le province, la risposta è no.” Sulle province rimango piuttosto perplesso - dice Roberto Calderoli intervistato da ilsussidiario.net - Non mi convince il discorso: tagliamole tutte o niente. Forse qualcuno non si rende conto che un ente intermedio tra comune e regione spesso è necessario”.

Bisogna invece “mantenere le province storiche e quelle che hanno motivo d’esistere per dimensione territoriale e demografica, tenendo conto anche delle distanze”, spiega il ministro per la Semplificazione. “Su quelle di nascita recente e immotivata si può trattare”. Quanto ai piccoli comuni: “La nostra storia - dice il ministro leghista - ha avuto come fondamenta le municipalità.

Davanti alla domanda di razionalizzazione che inizialmente prevedeva l’eliminazione di giunta e consiglio comunale proporrò di reintrodurre il consiglio comunale, a patto che rinunci agli emolumenti. Le funzioni della giunta verranno invece trasferite all’unione dei comuni. Coinvolgendo maggiormente comuni e regioni penso che una soluzione si possa trovare”.

LA MANOVRA NON UCCIDE IL FEDERALISMO - La manovra economica non uccide il federalismo, e’ invece vero l’opposto: grazie al federalismo possiamo fare la manovra e superare le difficoltà. Questo il parere del ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli. Incontrando i giornalisti al meeting di Comunione e Liberazione, il dirigente della Lega ha tenuto a sottolineare il ruolo strategico del federalismo grazie al quale si sono potute varare le manovre economiche e oggi potremo superare la fase di difficolta’.

“Il federalismo - ha detto Calderoli - non viene ucciso dalla manovra, e’ lo strumento che noi usiamo per superare la fase di difficolta’ perche’ se non fossimo partiti tre anni fa con il venire meno del criterio della spesa storica e reintroducendo costi e fabbisogni standard, noi non avremmo potuto fare le manovre che abbiamo fatto applicandole anche allo Stato e credo che la cosa possa essere in equilibrio”. PRESSToday Rassegna stampa

Quotidiano.net Data: 26/08/2011 "Manovra, lettera aperta di 75 manager: "E' iniqua" E Confindustria: "Donne al lavoro fino a 65 anni""

Indietro Stampa Manovra, lettera aperta di 75 manager: "E' iniqua" E Confindustria: "Donne al lavoro fino a 65 anni"

Tra i firmatari Anna Maria Artoni: i manager dicono sì alla "tassazione al 20% delle rendite", alle pensioni a 65 anni, all'Ici. Gli industriali: eliminare la Robin tax

Roma, 25 agosto 2011 - La manovra in discussione in questi giorni “e’ un provvedimento segnato da un forte carattere di iniquita’ e da un potenziale recessivo, e appare del tutto insufficiente ad avviare a soluzione i problemi strutturali del Paese. In Italia si tassa troppo il lavoro e poco la rendita, in tutte le sue forme. Per tornare a crescere bisogna invertire completamente questa tendenza che e’ illiberale e va contro chi produce ricchezza”. Inizia cosi’ la lettera aperta a Governo e Parlamento siglata da 75 manager, tra cui Andrea Guerra, Anna Maria Artoni e Rodolfo De Benedetti, pubblicata dal giornale online Linkiesta. Articoli correlati “Molte proposte sarebbero da fare - scrivono i manager - specie sull’abbassamento dei costi dello Stato e sulla necessita’ di accelerare la realizzazione delle infrastrutture che possano favorire lo sviluppo economico del Paese (pensiamo solo, come esempio, al tema della banda larga e del wi-fi), ma riteniamo che in questo momento poche modifiche chiare si impongano da subito e senza indugi a questa manovra sul lato delle entrate fiscali”. MANOVRA Quale provvedimento sarebbe più ingiusto? Giudizio positivo dei 75 firmatari sulla “tassazione al 20% delle rendite” e sui “provvedimenti per una maggiore flessibilita’ del lavoro che possono rivelarsi utili alla crescita e a una maggiore equita’, purche’ accompagnati da adeguate rimodulazioni del welfare che supportino in particolare le generazioni piu’ giovani”. Nettamente contrari invece al contributo di solidarieta’, definito “sbagliato e ingiusto” e “che deve essere tolto dalla manovra senza indugi, perche’ grava su una fascia di persone che gia’ pagano molto, non solo nel confronto con altri Paesi industrializzati, ma anche rispetto alla qualita’ dei servizi, delle prestazioni e agli investimenti effettuati dallo Stato”. DAVANTI AL SENATO Presidio Necessari, della Cgil, Camusso inoltre, con“l’intensificazione il berrettino rosso della lotta all’evasione fiscale ‘micro’, l’innalzamento dell’eta’ pensionabile a 65 anni per tutti, la reintroduzione dell’Ici, con una forte deduzione sulle prime case non di pregio, l’innalzamento dell’Iva di un punto percentuale, vincolando il gettito aggiuntivo all’abbattimento del debito pubblico”. LA RICETTA DI CONFINDUSTRIA - Superare le pensioni di anzianita’ e anticipare al 2012 l’aumento dell’eta pensionabile per le donne nel privato. Cosi’ il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, sottolineando che l’intervento, assieme ad un ritocco dell’Iva e alla lotta all’evasione produrrebbero a regime un risparmio di 15 mld di euro. La manovra bis “va migliorata” per rafforzarne la credibilità internazionale, perchè i rischi per l’Italia sui mercati finanziari sono ancora alti, spiega Galli, secondo cui “lo spread sui titoli italiani rimane ancora elevato, attorno ai 290 punti base. Questo è un segnale che i rischi per il nostro Paese rimangono ancora elevati”. La Robin tax sul settore energetico “va eliminata”, dice ancora Galli, sottolineando che la tassa “rischia di incrementare ulteriormente i costi dell’energia che già pesano enormemente sulla competitività delle imprese italiane”. Confindustria, ha aggiunto Galli in un’audizione sulla manovra bis in commissione Bilancio al Senato, “è anche fermamente contraria all’ipotesi che la Robin tax venga estesa ad altri settori economici”. PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica, La Data: "lega: tagli alle pensioni delle vedove "e ora la patrimoniale antievasori" - silvio 26/08/2011 buzzanca"

Indietro Stampa Pagina 16 - Interni Lega: tagli alle pensioni delle vedove "E ora la patrimoniale antievasori" Riduzione province, no del Pdl in commissione. Torna il condono La manovra SILVIO BUZZANCA

ROMA - Una patrimoniale che non è una patrimoniale: è una tassa sugli evasori. Un intervento sulle pensioni di reversibilità delle vedove e l´assegno di accompagnamento. Roberto Calderoli si presenta al meeting di Rimini con nuove proposte e vecchie chiusure. Il ministro della Semplificazione, infatti, ribadisce che sulle pensioni non ci sono margini di manovra. «Direi proprio di no. Il punto di compromesso sull´età pensionabile, frutto di una mediazione lunga e laboriosa tra Lega e Pdl, è contenuto nella manovra bis». Ma i soldi bisogna trovarli da qualche parte. Non si esclude neanche il ritorno del condono. Sia pure legato alla delega in materia fiscale e all´avvio del nuovo regime. E il ministro leghista porta ulteriore scompiglio nel già confuso dibattito sulla manovra con un´altra proposta choc: «Bisogna andare a interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato che forse è il caso di andare a rivedere». Spiega meglio Calderoli che bisogna occuparsi di chi «ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte o prende accompagnamenti che oggi vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al proprio reddito». Proposta che fa insorgere le opposizioni. «Calderoli chieda scusa ai disabili e alle vedove», intima subito il portavoce dell´Idv Leoluca Orlando. «Si vuol colpire in questo modo una platea di persone a basso reddito e socialmente più deboli», commenta Cesare Damiano, ex ministro del Pd. Calderoli però annuncia un´altra "novità": «Ci siamo inventati una sorta di tassa patrimoniale sui patrimoni evasi». Ci sta lavorando un gruppo di esperti della Lega per mettere a punto un meccanismo che, spiega il ministro « si applicherà soltanto a chi su quel patrimonio non ha pagato le tasse o le ha pagate in misura minore al dovuto». Nel gruppo di esperti che lavora alla proposta ci sono lo stesso Calderoli, Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia, convinti che la loro proposta darà un incasso «significativo e superiore al gettito del contributo di solidarietà». Tanto da renderlo inutile. In pratica il terzetto sta studiando come e quanto tassare il patrimonio. Una volta stabilità l´entità del prelievo chi ha dichiarato tutto il patrimonio può detrarre l´importo delle tassa dalla dichiarazione dei redditi. Chi non ha rivelato al fisco il reale patrimonio dovrà versare la tassa. Dunque la Lega prosegue nel braccio di ferro con il Pdl. Calderoli dice no infatti anche alla totale abolizione delle province. E ieri la commissione Bicamerale per gli affari regionali, su proposta del relatore di centrodestra e con il voto favorevole del Pdl, ha votato per lo stralcio dalla manovra di anche quella "scrematura" parziale prevista al momento. Fioccano intanto le altre proposte. Dai "frondisti" del Pdl, guidati dal sottosegretario Guido Crosetto, per esempio, arriva un emendamento che propone di tagliare dalle piante organiche, entro alcuni anni, un dipendente pubblico su quattro. Anche Popolo e territorio ha le sue idee e Silvano Moffa chiede un vertice di maggioranza. Si parla anche di un tetto agli stipendi dei manager pubblici che non potrebbero guadagnare più del presidente della Corte di Cassazione. Tutti nodi che dovrebbero essere sciolti lunedì in vertice fra Bossi e Berlusconi. PRESSToday Rassegna stampa

Repubblica.it Data: 26/08/2011 "Calderoli: "Una tassa su evasione" Fronda Pdl: "Via 25% organici p.a."" Indietro Stampa CRISI Manovra, Lega inventa patrimoniale su evasione Frondisti Pdl: "Riduzione 25% organici pubblici" Calderoli annuncia un nuovo intervento contro chi non paga le tasse. Sulle pensioni avverte: "Quelle di chi ha lavorato non si toccano, ma si può vedere su accompagni e reversibilità". E definisce l'abolizione delle province una "castroneria". Crosetto contro la Lega: "Così andiamo a picco". Da Confindustria critiche al provvedimento. Regioni ed enti locali: "Manovra iniqua e penalizzante per il Paese" ROMA - Una manovra "iniqua e penalizzante per il Paese". Al centro delle contestazioni di Regioni e enti locali. Oggi, in occasione dell'audizione davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato, sindaci, presidenti di Provincia e di Regione l'hanno attaccata senza mezzi termini e senza divisioni. Il direttivo dell'Anci ha chiesto un incontro a Silvio Berlusconi e invitato gli amministratori locali a partecipare alla manifestazione a Milano il 29 agosto. Domani alle 14 invece, a Roma, davanti alla Camera, manifestazione indetta dall'Anpci, l'Associazione nazionale piccoli Comuni. Confindustria, con il direttore generale Giampaolo Galli, chiede - in audizione al Senato - di "agire rapidamente per ristabilire la fiducia dei mercati nell'Italia", migliorando la manovra "per renderla più credibile e per rafforzare le misure a sostegno della crescita". Intanto dal palco del meeting di Cl, a Rimini, Roberto Calderoli ribadisce la chiusura del Carroccio sulle pensioni di anzianità e sull'accelerazione della parificazione dell'età tra uomini e donne, il no a aumenti dell'iva sui beni di lusso, il fastidio per il contributo di solidarietà. Ma annuncia la proposta di una tassa sull'evasione e se avrà il via libera del Pdl potrà cancellare il contributo di solidarietà sui redditi oltre i 90 mila euro.

PREVIDENZA, IL SONDAGGIO

Intanto una prima vittoria l'hanno ottenuta le Province e i piccoli Comuni: oggi la commissione Bicamerale per le questioni regionali ha espresso parere favorevole - anche se non vincolante - allo stralcio degli articoli che riguardano la soppressione delle Province sotto i 300 mila abitanti e il taglio dei piccoli comuni. Ma sulla manovra-bis piovono le critiche. "C'è un limite a tutto, per questo diciamo al governo: fai altre scelte", dice il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a Radio Vaticana. "Se questa manovra non sarà modificata, saremo costretti a restituire le fasce tricolori allo Stato". E un botta e risposta tra il primo cittadino della capitale e Calderoli, sul debito del comune di Roma, ha caratterizzato la giornata odierna al meeting di Rimini.

Inoltre la manovra, così com'è, "uccide il federalismo, fiscale e istituzionale", aggiunge Alemanno, al quale fanno eco anche i governatori di molte Regioni. I quali, riuniti per un incontro politico e poi per l'audizione al Senato, hanno sottolineato come la manovra 2010 e le successive "hanno pressoché azzerato i trasferimenti a partire dall'anno 2011" e dunque "per le Regioni il federalismo fiscale non può essere applicato". "Con questa ennesima manovra del governo non c'é più alcuna possibilità di attuare il federalismo", osserva il governatore della Campania, Stefano Caldoro. Non meno dura la collega del Lazio Renata Polverini: "Le deleghe, anche se non le riconsegniamo noi, qualcuno ce le ha ritirate. Di fatto tutte le voci dei trasferimenti non ci sono più. Da oggi, in teoria, ci dovremmo occupare solo di sanità. Se il governo ha intenzione di mettere il Paese in ginocchio e continuare con questo attacco alle Regioni, questa è la strada giusta". La presidente del Lazio, davanti alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato, ha chiesto lo stralcio integrale delle norme degli articoli 14, 15 e 16 della manovra che riguardano le Autonomie: "Altrimenti siamo pronti a ricorrere alla Corte costituzionale, in quanto si ravvisano vizi di costituzionalità".

Protestano anche le Regioni Speciali, a partire dalla Sicilia, secondo la quale sono "insostenibili" i tagli imposti dalla manovra economica di agosto, valutati in 4 miliardi di euro per i prossimi due anni. E la Sardegna, a nome di tutte le Regioni speciali, esprime alle commissioni un giudizio negativo sulla manovra che riguarda il rispetto delle prerogative stabilite dai propri Statuti. Alcune, come il Friuli, sono già pronte a fare ricorso. Infine, le Province hanno incontrato il segretario del Pdl, Angelino Alfano e il primo settembre incontreranno quello del Pd Pierluigi Bersani. Il giudizio sulla manovra però non cambia: "E' inaccettabile, iniqua e danneggia gli enti locali e le Province. E il taglio di 2,1 miliardi di euro è insostenibile", ribadisce il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione.

Quanto alla tassa sull'evasione proposta da Calderoli, si tratta di una patrimoniale con detrazione delle imposte pagate. Dunque chi già versa i tributi dovuti sui patrimoni mobiliari e immobiliari non pagherà nulla. Il ministro per la Semplificazione spiega che i patrimoni saranno lo strumento. "Nessuna doppia imposizione - precisa - il patrimonio si usa solo per far venire alla luce chi le tasse non le paga". Su qualsiasi patrimonio, mobiliare e immobiliare, chi potrà dimostrare di aver versato i tributi previsti (che siano ires, irpef o ici) non pagherà nulla. La proposta della Lega mira a far sì che sui patrimoni (dalle barche alle case, ma anche ricchezze mobiliari) venga pagata un'imposta se nessuno è in grado di dimostrare di aver pagato le tasse su quel bene. "Se passerà la proposta - ha detto Calderoli - non avrà più motivo di esistere il contributo di solidarieta". Possibilista il sindaco di Torino, Piero Fassino: "Dobbiamo vedere le tecnicalità della proposta". Il ministro leghista però offre anche un piccolo spiraglio sulle pensioni. Non si toccano quelle di chi ha lavorato ma "dovremo intervenire su quelle di reversibilità con assegni molto elevati". Inoltre interventi sugli assegni di accompagnamento che "oggi vengono concessi senza considerare il reddito".

La componente 'frondista' del Pdl proporrà al governo una modifica alla manovra che prevede una razionalizzazione delle spese della pubblica amministrazione a partire dagli organici. Secondo i calcoli, dovrebbe portare a regime ad una riduzione della spesa della p.a. del 25%. La proposta non sarà presentata attraverso un emendamento alla manovra 'per non mettere in difficolta' la maggioranzà, ma è stata sottoposta ai vertici del partito e potrebbe essere accolta e fatta propria dal relatore o dal governo. In sostanza, secondo la proposta dei 'frondisti', le p.a. hanno 60 giorni di tempo per presentare alla presidenza del Consiglio un piano complessivo di 'razionalizzazione' dei costi, indicando il modo in cui è possibile accorpare le strutture e gli uffici. La 'razionalizzazione' riguarderebbe dunque anche il personale.

Dal Pdl le parole di Calderoli vengono lette come un'apertura a interventi sulla previdenza. "Il Pdl lavorerà sullo spiraglio offerto sulle pensioni - commenta il vicecapogruppo al Senato, Gaetano Quaglierello - non è proprio un'apertura ma è uno spiraglio". Le differenze tra Pdl e Lega restano però ancora da risolvere. Lunedì vertice tra Berlusconi e Bossi. Anche sul tema delle Province rimangono le distanze tra il Carroccio e il partito di Alfano. Dalla Lega bocciatura secca della proposta del Pdl di abolire tutte le province anche perché "chi afferma che così si risparmia, dice una castroneria", commenta Calderoli. Ma l'incertezza riguarda anche l'ipotesi di estendere la robin tax a tutti i servizi a rete, dunque dalle autostrade alle tlc passando per le concessionarie, come le società aeroportuali. Il ministro Altero Matteoli smentisceo che nel governo ci sia la volontà di estendere la robin hood tax "ma poi il parlamento è sovrano". E dal mondo dell'impresa arrivano nuove e pesanti critiche. Per il presidente di Autostrade per l'Italia, Fabio Cerchiai, sarebbe "una tassa contro la crescita".

Confindustria avverte: l'Italia deve ancora riconquistare credibilità. Il direttore generale Giampaolo Galli, in audizione al Senato, ha dato "atto al governo di aver avuto la forza di reagire" con la manovra varata a metà agosto, "sia pure a seguito del forte richiamo del 5 agosto da parte della Bce". Ma avverte: "Se i mercati credessero al pareggio nel 2013 o 2014 lo spread sarebbe a 100", invece il differenziale di rendimento tra i titoli di Stato italiani e il benchmark dei Bund tedeschi resta "ancora attorno ai 290 punti", segnala che siamo ancora "pazzescamente a rischio". Galli sottolinea il no di Confindustria a "interventi spot" che frenano l'interesse verso l'Italia degli investitori esteri: un no, quindi, a misure come la robin tax sul settore energetico, che "rischia di incrementare ulteriormente i costi dell'energia che già pesano enormemente sulla competitività delle imprese italiane". "Va eliminata", dice Confindustria, che è quindi "anche fermamente contraria all'ipotesi che venga estesa ad altri settori economici". No anche al contributo di solidarietà, "profondamente ingiusto". Robin tax e contributo sono "storture della manovra" che, per Confindustria, si possono "correggere" lasciando invariati i saldi della manovra e senza peggiorarne l'effetto depressivo: è possibile - propone via dell'Astronomia - utilizzando le risorse che lo Stato incasserebbe con un aumento dell'Iva ordinaria al 21%, "un gettito aggiuntivo di 3,7 miliardi di euro annui". Quanto al contributo di solidarietà, non è strutturale e colpisce solo 520mila contribuenti, l'1,24%. "Riteniamo possa essere meno iniqua - ha indicato Galli - una imposta ordinaria progressiva sui grandi patrimoni immobiliari". (25 agosto 2011) PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "3 PENSIONI, INTERVENIRE SU ANZIANITÀ E DONNE" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-26 - pag: 11 3 PENSIONI, INTERVENIRE SU ANZIANITÀ E DONNE

Nella prospettiva di una revisione del sistema di welfare si ritiene ineludibile un intervento volto al superamento delle pensioni di anzianità e all'elevazione dell'età pensionabile delle donne nel settore privato a partire dal 2012. Una parte delle risorse dovrebbe essere usata per alleggerire il fisco sul lavoro PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "4 8" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-26 - pag: 11 autore: Dino Pesole 4 8

«Iva al 21%, no alla Robin tax» Confindustria: 15 miliardi per lo sviluppo agendo anche su evasione e previdenza CONTRATTI DI PROSSIMITÀ «La norma sulla contrattazione di secondo livello è coerente con l'accordo interconfederale tra le parti sociali del 28 giugno» ROMA Un pacchetto di misure che vale 15 miliardi, da ottenere attraverso una serie di interventi che spaziano dall'aumento di un punto dell'aliquota ordinaria Iva del 20% al rafforzamento delle misure antievasione, dall'attuazione di un «grande piano di privatizzazioni e liberalizzazioni» al superamento delle pensioni di anzianità, con contestuale elevazione già dal 2012 dell'età pensionabile delle donne del settore privato. Si conseguirebbero in tal modo risparmi a regime con «effetti molto rilevanti» per la finanza pubblica, aprendo così lo spazio per incentivare l'occupazione e lo sviluppo e «riducendo gradualmente il cuneo contributivo e fiscale su lavoratori e imprese». Il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, ha esposto ieri alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato la ricetta dell'organizzazione degli imprenditori per modificare la manovra aggiuntiva in discussione a palazzo Madama, così da renderla «più credibile» rafforzando al tempo stesso le misure a sostegno della crescita. La premessa è che la solidità dei conti pubblici va accompagnata con misure concrete proprio per sostenere lo sviluppo. «Diamo atto al governo di aver avuto la forza di reagire proponendo una manovra aggiuntiva molto complessa, sia pure a seguito del forte richiamo del 5 agosto da parte della Bce». Lo spread sui titoli italiani resta però ancora elevato, attorno ai 290 punti base, segno che i rischi per il nostro paese «rimangono ancora elevati». Gli interventi proposti da Confindustria partono dalla constatazione che i costi della politica e degli apparati amministrativi vanno affrontati «con maggiore determinazione». E dunque il dispositivo introdotto nel decreto, che alla scadenza del mandato amministrativo in corso prevede la soppressione delle province con popolazione inferiore o uguale a 300mila abitanti, andrebbe rafforzato attraverso l'abolizione tout court delle province. In attesa della necessaria riforma costituzionale, si potrebbe procedere alla soppressione del criterio del l'estensione territoriale, e all'eliminazione delle province nella cui circoscrizione siano presenti città metropolitane. Per quel che riguarda la lotta all'evasione, la soglia dei 2.500 euro per i trasferimenti in contante andrebbe ridotta a 500 euro. Occorre puntare al tempo stesso sul rafforzamento dei meccanismi di accertamento della situazione patrimoniale complessiva del contribuente, da inserire nella dichiarazione dei redditi. Andrebbe contestualmente accelerata l'approvazione dei provvedimenti inseriti nel disegno di legge delega fiscale e assistenziale, con l'obiettivo di eliminare abusi e ridurre le agevolazioni. L'aumento di un punto dell'Iva, dal 20 al 21%, propizierebbe un maggior gettito di 3,7 miliardi: le relative risorse compenserebbero la soppressione della «Robin tax» sul settore energetico. La tassazione aggiuntiva Irpef del 5% sui redditi che superano i 90mila euro annui e del 10% oltre i 150mila euro è giudicata dalla Confindustria «profondamente ingiusta perché incide solo su coloro che dichiarano tutti i propri redditi». Meno iniqua sarebbe un'imposta ordinaria progressiva sui grandi patrimoni immobiliari. Quanto alla previdenza, a regime - ha osservato Galli - l'anticipo del pensionamento dovrebbe essere consentito solo per coloro in possesso di 40 anni di anzianità contributiva. Sull'articolo 8 del decreto (sostegno alla contrattazione collettiva di prossimità), la posizione di Confindustria è che la finalità della norma tenda a «favorire lo sviluppo e la diffusione della contrattazione di secondo livello, in coerenza con quanto Confindustria ha concordato con le organizzazioni sindacali nell'accordo interconfederale del 28 giugno». Sul tema della rappresentanza, Galli ha chiarito che la posizione di Confindustria è che «non vi sia una non coerenza con l'accordo stesso». Per Rete Imprese, la manovra presenta diverse criticità, tra cui la mancanza di spinta alla crescita. Invece di intervenire sull'Iva, sarebbe preferibile la tassazione progressiva sui grandi patrimoni. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "c" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-26 - pag: 10 autore: Eugenio Bruno Marco Rog c

Patrimoniale oltre i due milioni Calderoli lancia un' imposta del 2-3% - Si tratta sulle pensioni, altri 2 miliardi dalla Robin tax IL NODO PREVIDENZA Si valuta un meccanismo con premi per il rinvio volontario del pensionamento. Ultimo tentativo per «età-donne» e nuovo scalone Maroni SUPER-IRPEF Il Pdl punta ad alzare la soglia a 200mila euro o a 150mila con quoziente familiare Aumento dell'Iva ordinaria in bilico tra decreto e delega SUPER-IRPEF Il Pdl punta ad alzare la soglia a 200mila euro o a 150mila con quoziente familiare Aumento dell'Iva ordinaria in bilico tra decreto e delega ROMA Yacht, ville, auto di lusso, capitali nascosti per un valore superiore ai 2 milioni di euro. Sono alcuni dei beni che la Lega punta a colpire con un emendamento alla manovra-bis in corso di formulazione. Ad annunciarlo è stato il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che dal palco del meeting di Rimini ha parlato ieri di una «tassa particolare sull'evasione». Una misura che non sembra però aver fatto molti proseliti all'interno del Pdl. Fermo restando che su questo intervento così come sul possibile aumento dell'Iva, sul bonus per incentivare l'innalzamento dell'età pensionabile, sull'ampliamento della Robin Hood tax e sulla stretta agli assegni di accompagnamento l'ultima parola spetterà al vertice tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi programmato per lunedì ad Arcore. Ieri Calderoli ha anticipato il suo progetto ad Angelino Alfano, con cui ha affrontato tutti i temi caldi delle modifiche alla manovra proprio per preparare l'incontro tra i leader di Pdl e Lega. I contorni della «tassa patrimoniale contro gli evasori» ideata dal Carroccio non sono ancora ben definiti. Dovrebbe trattarsi di una nuova imposta che colpirà strutturalmente i valori immobiliari o immobiliari detenuti da persone fisiche o giuridiche e fin qui sconosciuti al Fisco. Al momento resta da decidere la soglia oltre la quale scatterà il prelievo aggiuntivo e un'ipotesi circolata ieri parlava di 2 milioni di euro perché posizionando l'asticella più in basso si rischierebbe di colpire anche chi possiede un solo appartamento nel centro di una grande città. Da definire è anche l'aliquota da applicare che dovrebbe assestarsi al di sotto del 5%, forse al 2-3 per cento. In ogni caso dall'importo da corrispondere al Fisco verrà dedotto quanto già versato sotto forma di Irpef o Ires. Resta ora da capire se Pdl e Lega troveranno l'accordo. Un'intesa parziale sembra essere stata raggiunta sul nodo Province. Dopo la minaccia del Pdl di spingere per la loro completa abolizione sembra ora prendere corpo l'idea di stralciare dalla manovra la soppressione di quelle fino a 300mila abitanti per procedere con un disegno di legge costituzionale di razionalizzazione complessiva. E destinate allo stralcio sarebbero anche le misure sui piccoli Comuni. Sulle pensioni si continua a trattare. I vertici del Pdl hanno valutato come uno spiraglio le affermazioni di Calderoli sulla necessità di mettere mano (ma con la delega sull'assistenza) alle pensioni di reversibilità «eccessivamente alte» oppure alle indennità di accompagnamento. Anche se in serata il vicecapogruppo del Pdl alla Camera, Massimo Corsaro, è andato all'attacco il Carroccio «poco responsabile» sulle pensioni. Di previdenza si è parlato anche tra Alfano e Calderoli. Più di un margine ci sarebbe sulla possibilità di attivare un meccanismo premiante per favorire il rinvio volontario (e non obbligatorio) del pensionamento di anzianità e, soprattutto, di vecchiaia. L'incentivo sarebbe ricavato da una fetta della contribuzione a carico dell'azienda: non sarebbe comunque delle proporzioni del bonus Maroni e potrebbe essere "digerito" anche da Cisl e Uil. Qualche chance l'avrebbe ancora anche un ulteriore anticipo (dal 2016 al 2014) dell'innalzamento dell'età pensionabile delle lavoratrici private. E non sarebbe del tutto chiusa la partita sulla riedizione dello scalone Maroni per le anzianità. Se la maggioranza uscirà dall'impasse solo nella tarda serata di lunedì, termine fissato dalla commissione Bilancio del Senato per la presentazione degli emendamenti, restano percorribili solo due strade: la presentazione da parte del Governo di propri ritocchi e il ricorso a un maxi-emendamento con conseguente fiducia già a a Palazzo Madama. Il Pdl insiste anche per l'aumento dell'1-1,5 dell'Iva ordinaria del 20% (quella che interessa anche i beni di lusso), che però, vista la contrarietà del ministro Giulio Tremonti oltre che della Lega, resta ancora in bilico tra decreto e delega fiscale. Sul contributo di solidarietà l'idea del Pdl è di alzare la soglia a 200mila euro (con aliquota del 5%), o quanto meno a quota 150mila con l'aggancio al quoziente familiare. Tra i correttivi quasi sicuri c'è il rafforzamento della Robin Hood tax, che però non dovrebbe essere estesa alle telecomunicazione (anche se il Governo è diviso), dal quale verrebbero ricavati due miliardi da destinare equamente all'allentamento della stretta sugli enti locali e sui ministeri. Gettonato anche il tetto agli stipendi dei manager pubblici. Poche possibilità sembra invece avere la proposta dei frondisti di tagliare del 25 gli organici della pubblica amministrazione. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Crescono le tensioni Pdl-Lega in attesa del vertice fra i leader" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-26 - pag: 10 autore: Barbara Fiammeri Crescono le tensioni Pdl-Lega in attesa del vertice fra i leader

ALLEATI AI FERRI CORTI Iva, pensioni, province: nel Pdl monta la rivolta contro il Carroccio e l'insofferenza verso i no del ministro Tremonti In attesa che Silvio Berlusconi e Umberto Bossi tentino di trovare «la quadra», Lega e Pdl non risparmiano le munizioni. Nel partito del premier ormai sono diventati tutti «frondisti». I malumori nei confronti del Carroccio sono sempre più estesi. E il primo ad esserne consapevole è il premier che sta mettendo a punto le proposte da presentare all'alleato. Il Cavaliere condivide la necessità di alleggerire il contributo di solidarietà e per questo è pronto a "sfidare" il no di Tremonti su un incremento dell'Iva sui cosiddetti beni di lusso che, assieme all'estensione della Robin Hood tax e magari alla patrimoniale sugli evasori inventata da Calderoli, gli consentirebbero di diminuire anche la stangata sugli enti locali. Dalla manovra il Cavaliere vorrebbe anche stralciare la norma sull'abolizione delle Province sotto i 300mila abitanti. La cancellazione di «tutte le Province» verrebbe affidata a un disegno di legge costituzionale, i cui tempi di approvazione però sono tutt'altro che celeri. Una scelta dettata non solo dalla contrarietà del Carroccio, che aveva già digerito a malincuore il mini-taglio previsto dalla manovra. Nel Pdl è ormai prevalsa la convinzione che o si aboliscono tutte le province o è meglio soprassedere visto che altrimenti si rischia una vera e propria «guerra civile» interna. C'è poi il capitolo previdenza. Nel Pdl monta il malessere contro il veto della Lega, ribadito ieri da Roberto Calderoli che si è detto disponibile a discutere solo sulle pensioni di reversibilità e sugli assegni di accompagnamento destinati agli invalidi. «Così andiamo a picco...», è stata l'amara constatazione di Guido Crosetto, che guida una delle pattuglie pidielline più agguerrite. Ma anche un moderato come Osvaldo Napoli non nasconde lo sconforto: «La componente strutturale della manovra è debolissima e tale da non dare le necessarie rassicurazioni ai mercati. Avanti con i veti di questo e di quello il Paese rischia di affondare». Ad attaccare direttamente il Carroccio è stato anche il vicepresidente dei deputati, Massimo Corsaro: «Sulle pensioni la Lega lancia messaggi scorretti e bugiardi. Noi non tocchiamo i diritti acquisiti, proponiamo solo di alzare gradualmente l'età pensionabile, procurando un risparmio crescente negli anni». Un risparmio che consentirebbe di alleggerire i tagli agli enti locali. Comuni e Regioni sono sul piede di guerra. Lunedì i sindaci protesteranno a Milano e in questo caso senza troppe differenze, visto che a definire «inaccettabile» la manovra è sia il sindaco di Roma Gianni Alemanno (ieri protagonista di un duro e botta e risposta con Calderoli sul palco di Cl) che il primo cittadino di Varese, il leghista Attilio Fontana uomo vicinissimo al ministro dell'Interno Roberto Maroni. Nella maggioranza ormai tutti si guardano con sospetto. Ma contrariamente al passato nel Pdl ora si punta apertamente l'indice contro la Lega. E naturalmente contro Tremonti. Il ministro dell'Economia è rimasto a Lorenzago in attesa di scendere a Rimini sabato, dove interverrà alla convention di Cl. Con Berlusconi ormai il rapporto è ridotto ai minimi termini e questa volta entrambi sembrano orientati a non recuperarlo. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Obiettivo? Potersi ritirare a 50 anni" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: FINANZA E MERCATI data: 2011-08-26 - pag: 41 Obiettivo? Potersi ritirare a 50 anni

IMAGOECONOMICA IMAGOECONOMICA IMAGOECONOMICA Ecco il mio caso: dipendente pubblico a tempo indeterminato, 1.425 euro netti al mese di stipendio, 41 anni, anzianità di servizio di 11 anni. La pensione è un miraggio, lo so: volevo però chiedervi come investire la liquidità sul conto per poter magari ritirarmi dal lavoro o prendere un part- time tra alcuni anni, forse a 50 anni. Attualmente in famiglia abbiamo 350 mila euro su vari conti correnti a rendimento molto basso, profilo di rischio basso. E ovviamente abbiamo la necessità di conservare il patrimonio. Abbiamo casa di proprietà e non penso di comprare altri immobili. Possediamo inoltre un immobile adibito a bar-tavola-calda-tabaccheria da cui ricaviamo un affitto di 1.420 euro mensili ( 1.000 euro netti). Pensate che a questo punto potrò rallentare a 50 anni o no? L.B. Risponde Giuseppe Romano di Consultique R Il lavoratore che pone il quesito ha iniziato a lavorare come dipendente pubblico a circa 30 anni. In funzione dell'anzianità di servizio maturata ad oggi e considerando un part- time del 50% all'età di 50 anni e fino a pensione, è possibile stimare il valore pensionistico al valore reale di oggi. Avendo iniziato a lavorare dopo il 1995 si applica integralmente un metodo di calcolo contributivo previsto dalla legge 335/95. Secondo le leggi attuali la pensione si può ottenere dal gennaio del 2036 per un valore lordo pari , al valore di oggi, a circa 16.700 euro (circa 1.050 euro netti al mese) con un rapporto di copertura rispetto all'ultimo reddito di poco superiore al 50% ( 60% se si considera il rapporto di copertura netto) Considerando dunque che ad oggi le entrate nette sono pari a 2.425 euro al mese (1.425 + 1.000) e che tale importo lo si assume come tenore di vita anche in pensione, si ci chiede se lo stock di ricchezza attualmente esistente ( circa 350 mila euro) sia sufficiente all'integrazione di euro 375 al mese (dato da 2425 1050 di pensione 1000 di rendita da affitto). Ipotizzando un rendimento del 2%, la tassazione al 20% ed un piano di prelievi di 375 euro al mese indicizzati all'inflazione con ipotesi attuale pari al 2,4%, l'azzeramento del capitale è previsto tra oltre 60 anni e quindi ben oltre l'attesa di vita media. Mi devo rassegnare al portafoglio in sfacelo? Rassegnarmi allo sfacelo del mio portafoglio titoli o no? Ho anche un certificato il cui valore attuale è ben inferiore alla soglia del 70% (53,21): la scadenza è il 5 settembre prossimo. Non credo potrete darmi il giusto suggerimento, ma mi sto chiedendo cosa fare: perdere la metà dell'investimento o attendere il baratro? C.B. Risponde Stefano Testori di Norisk RGli spazi di manovra per il lettore sono purtroppo limitati poiché il certificato acquistato non è più quotato in alcun mercato secondario, mentre in precedenza era negoziabile su un sistema di internalizzazione di un intermediario, probabilmente a condizioni, in termini di differenziale denaro-lettera, poco vantaggiose. Oltre all'impossibilità di negoziare agevolmente il certificato, anche il tempo residuo alla scadenza è limitato: il prossimo 29 agosto verrà difatti osservato il livello finale dell'indice sottostante, il FtseMib, valido a determinare l'entità del rimborso. Lo strumento è stato emesso tre anni fa, nell'agosto 2008, quando il mercato azionario domestico, come la maggior parte degli indici delle economie sviluppate, doveva ancora raggiungere i minimi. Basti pensare come dall'emissione del certificato al minimo di marzo 2009 il FtseMib ha perso oltre il 55%. Il certificato aveva una visione chiaramente rialzista sul sottostante, emesso con un timing, valutato ex-post, certamente non ottimale. Si tratta di uno strumento "autocallable", ovvero la cui caratteristica principale riguarda la possibilità di venire rimborsato in anticipo rispetto alla data ultima di scadenza. Se ad una delle due date di osservazione annue, agosto 2009 od agosto 2010, il FtseMib avesse chiuso ad un valore superiore allo strike iniziale, 28.789 punti, il certificato sarebbe stato rimborsato con un premio annuo crescente del 13,5% (e.g. 113,5 nel 2009, 127 nel 2010). Tale circostanza non è evidentemente accaduta e con molta probabilità rimane lo scenario finale il peggiore possibile. A scadenza se il valore di chiusura del FtseMib dovesse quotare al di sopra dello strike iniziale resta il rimborso con il premio crescente (140,5). Lo scenario appare pressoché impossibile, sarebbe necessario un raddoppio del valore dell'indice nell'arco di una settimana. Per valori superiori al 70% dello strike iniziale (20152,3) il certificato viene rimborsato a 100. L'indice quotava attorno a questi livelli poco tempo fa, nei primi giorni di giugno: ora è necessario un rialzo del 37% perché venga raggiunto il 70% dello strike. Per valori inferiori al 70% il certificato viene rimborsato tenuto conto della performance del sottostante, ad oggi un valore prossimo a 51 con una perdita secca del 49%. Purtroppo una manifestazione della brutalità degli strumenti con barriera in seguito a cambiamenti repentini del mercato. Il BTp trentennale per la pensione integrativa In riferimento ad un articolo di Tuttorisparmio, un lettore chiede specificatamente un consiglio per andare a predisporre una pensione integrativa e il consulente Galiazzo gli consiglia l'acquisto di BTp trentennali o comunque di lunga durata. Mi pare che l'investimento consigliato non risponda all'esigenza del cliente visto che alla fine dei trent'anni avrà un capitale svalutato considerando che le cedole non vengono reinvestite ed inoltre non avrà nessuna pensione vitalizia complementare ma semplicemente un capitale. In termini di rendimento poi non va a considerare i risparmi fiscali che una polizza previdenziale consentirebbe. F.L. Risponde Giampaolo Galiazzo di Tiche RNon credo vi siano leggi che impediscano il reinvestimento delle cedole. Inoltre un capitale può essere convertito in una rendita, anche assicurativa, in qualsiasi momento, è una questione di tabelle attuariali. Quanto poi al capitale svalutato sarebbe molto interessante fare dei confronti reali, basati su dati relativi a contratti assicurativi. Purtroppo le compagnie non rendono disponibili tali dati. In assenza possiamo far riferimento a quanto indica l'Isvap (l'authority di vigilanza delle compagnie assicurative) nella sua relazione annuale alla voce total expense del settore e stimarne l'effetto sui rendimenti anche tenendo conto dei vantaggi fiscali delle polizze. Sono certo che il parere di F.L. cambierebbe. Se vuol fare uno studio in merito basta che raccolga dei contratti assicurativi (già scaduti). pagina a cura di Vitaliano D'Angerio PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Pensioni, spiraglio leghista su modifiche alla reversibilità" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-26 - pag: 10 Pensioni, spiraglio leghista su modifiche alla reversibilità

Sulle pensioni continua la difficile trattativa tra Pdl, che spinge per un nuovo intervento, e la Lega, favorevole soltanto a intervenire sulle pensioni di reversibilità «eccessivamente alte» e sulle indennità di accompagnamento, ovvero sul settore assistenziale già al centro dei tagli previsti dalla delega sul fisco. Si continua comunque a lavorare a un meccanismo basato su premi per favorire il rinvio, su base volontaria, del pensionamento d'anzianità e di vecchiaia PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: RISPARMIO GESTITO data: 2011-08-26 - pag: 48

Nella tabella Fondi Comuni a Confronto, che verrà pubblicata nell'edizione di PLUS24 di sabato 27.08, saranno pubblicati i rating, la performance e i rendimenti a 3, 5 e 10 anni relativi a tutti i fondi suddivisi per Cat. Assogestioni di appartenenza. Per i Fondi Pensione Aperti saranno indicati il rating, la performance a uno e 3 anni dei fondi, con i relativi benchmark. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: RISPARMIO GESTITO data: 2011-08-26 - pag: 45

Avvertenza: il valore unitario della quota può variare in modo considerevole, il risultato della gestione dei fondi pensione deve essere valutato in un orizzonte timporale di sufficiente ampiezza. I dati relativi al rendimento annuo e la volatilità storica riferibili ad un orizzonte temporale di medio periodo (ove già disponibili, in consideraz. della data di inizio gestione) sono reperibili nella documentaz. inform. delle forme pensionistiche complementari presente sui siti internet delle società che le gestiscono. I risultati passati non sono necessariamente rappresentativi di quelli che sarà possibile conseguire nel futuro. Mediolanum Vita - *Il corrispondente prezzo di acquisto è maggiore del 2% PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo." 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: RISPARMIO GESTITO data: 2011-08-26 - pag: 48

Avvertenza: il valore unitario della quota può variare in modo considerevole, il risultato della gestione dei fondi pensione deve essere valutato in un orizzonte temporale di sufficiente ampiezza. I dati relativi al rendimento annuo e la volatilità storica riferibili ad un orizzonte temporale di medio periodo (ove già disponibili, in considerazione della data di inizio della gestione) sono reperibili nella documentazione informativa delle forme pensionistiche complementari presente sui siti internet delle società che le gestiscono e settimanalamente, il sabato, su PLUS 24. I risultati passati non sono necessariamente rappresentativi di quelli che sarà possibile conseguire nel futuro. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Senza titolo...." 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: RISPARMIO GESTITO data: 2011-08-26 - pag: 48

Le Società di Gestione dei Fondi sono tutte costituite in forma di SGRpA. CATEGORIE ASSOGESTIONI: AZIONARI: AIT Italia; AAE Area Euro; AEU Europa; AAM America; APA Pacifico; AEM Paesi Emergenti; APS Paese; AIN Internazionali; AEN Energia e Materie prime; AID Industria; ABC Beni di Consumo; ASA Salute; AFI Finanza; AIF Informatica; ATE Servizi di Telecomunicazione; APU Servizi di Pubblica Utilità; ASE Altri Settori; AAS Altre Specializzazioni. BILANCIATI: BAZ Azionari; BBI Bilanciati; BOB Obbligazionari. FLESSIBILI: FLE Flessibili. OBBLIGAZIONARI: OEB Euro Governativi Breve Termine; OEM Euro Governativi Medio Lungo Termine; OEC Euro Corporate Investment Grade; OEH Euro High Yield; ODB Dollaro Governativi Breve Termine; ODM Dollaro Governativi Medio Lungo Termine; ODC Dollaro Corporate Investment Grade; ODH Dollaro High Yield; OIG Internazionali Governativi; OIC Internazionali Corporate Investment Grade; OIH Internazionali High Yield; OAY Yen; OPE Paesi Emergenti; OAS Altre Specializzazioni; OMI Misti; OFL Flessibili. LIQUIDITÁ: LAE Area Euro; LAD Area Dollaro; LAY Area Yen; LAV Altre Valute. Qualifiche: Indicizzato; Etico; Capitale Protetto; Capitale Garantito. FONDI ITALIANI: * Il prezzo nella colonna Euro è espresso nella valuta indicata nella descrizione del fondo. (1) Ogni Sabato, su PLUS, nella tabella FONDI COMUNI A CONFRONTO, verrà presentata la performance della quota degli ultimi 12 mesi, al netto delle tasse e delle commissioni di gestione, calcolata su quote espresse in €. (#) Fondo dei fondi. () Fondo riservato. () Fondo garantito a formula. (L) Fondo liquidità dinamico. FONDI CHIUSI: Tutti i fondi hanno valore patrimoniale al 31.12.2010 ad eccezione dei contrassegnati con (*) che hanno valore patrimoniale al 31.03.2011, (**) valore patrimoniale al 30.06.2011. Prezzo: viene indicato il Prezzo di Riferimento rilevato per il fondo nel Mercato Telematico di Borsa Italiana. Scambi: sono riportati gli scambi giornalieri. Imm: Immobiliari. Mob: Mobiliari. Q: Quotati. NQ: Non Quotati. FONDI PENSIONE: Var. delle quote: (g) giornaliera; (s) settimanale; (q) quindicinale; (m) mensile. Data: data dell'ultima var. della quota. con garanzia del capitale; con garanzia di rendimento. Su richiesta della Commissione Vigilanza (Covip) si precisa che il valore unitario della quota è soggetto a var. in relaz. all'andamento dei mercati. Pertanto il risultato compl. della gest. va valutato in un orizzonte temporale di suff. ampiezza. INDICI E CERTIFICATI: (2) Var. % rispetto all'ultimo valore dell'anno precedente. (3) Var. % rispetto al giorno precedente. TARIFFE: Fondi Comuni e Sicav di diritto Italiano € 2030 + Iva a riga. Fondi Lussemburghesi storici € 2030 + Iva a riga. A cura di Radiocor Sole-24Ore. La tariffa dei Fondi Pensione e dei Fondi Speculativi di Diritto Italiano è di € 1150 + Iva a riga. La tariffa dei fondi chiusi è di € 1150 + Iva a riga. La tariffa degli Indici e Certificati è di € 2030 + Iva a riga. Per informazioni +39 0230223661. Le Società di Gestione dei Fondi sono tutte costituite in forma di SGRpA. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "Sindacati uniti sulle pensioni, divisi sui contratti" 26/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-26 - pag: 11 autore: Giorgio Pogliotti Sindacati uniti sulle pensioni, divisi sui contratti

CONTRASTO PATRIMONIALE Bonanni favorevole: «Non si capisce perché debbano essere esenti dal contributo di solidarietà i valori immobiliari e mobiliari» ROMA Tutti d'accordo nel chiedere un taglio dei costi della politica, un inasprimento nella lotta all'evasione fiscale e nel bocciare interventi sulle pensioni di anzianità. I sindacati si dividono, invece, sulle misure sulla contrattazione di prossimità: la Cgil chiede lo stralcio dell'articolo 8, mentre Cisl e Uil sollecitano un emendamento per evitare che le intese possano essere firmate da sindacati aziendali "di comodo". È questo, in estrema sintesi, il ventaglio di posizioni espresse dai leader sindacali ieri nell'audizione sulla manovra in commissione Bilancio. Per Susanna Camusso la manovra è «depressiva, non c'è nessuno stimolo alla crescita» e potrebbe portare a breve a «un'altra manovra sui conti»: di qui le ragioni dello sciopero generale. Per il segretario generale della Cgil invece di proseguire il dibattito sulle pensioni, il Parlamento «può decidere di eliminare i vitalizi, abolendo tutte le società che non servono, luoghi per collocare i dirigenti della politica». Per Camusso alcuni articoli della manovra «nulla hanno a che fare con l'urgenza e andrebbero stralciati»: le misure sul collocamento obbligatorio «determinano reparti ghetto per i disabili», sulla cancellazione di festività civili «di alto valore morale per il Paese», sul differimento delle tredicesime per i pubblici «che devono pagare per errori altrui». Sul "pacchetto Sacconi" con le misure a sostegno della contrattazione di prossimità, Camusso ha ricordato che «le parti sociali avevano chiesto al Governo di non intervenire sulla materia», lo stralcio dell'articolo 8 risponde al «doveroso rispetto per l'autonomia». L'intervento del Governo per la leader della Cgil «mette in discussione la costruzione unitaria» che ha portato all'intesa del 28 giugno. Al contrario, Cisl e Uil considerano l'articolo 8 in sintonia con l'accordo interconfederale: «La norma anche se da noi non richiesta ha detto Raffaele Bonanni è compatibile con gli accordi interconfederali del gennaio 2009 e del 28 giugno 2011, in quanto dà sostegno alla volontà delle parti di rafforzare la contrattazione territoriale e aziendale per aumentare la produttività delle aziende e i salari». Per il segretario generale della Cisl va «chiarito che nei contratti territoriali ed aziendali sottoscritti dalle rappresentanze sindacali operanti in azienda, esse siano intese come Rappresentanze sindacali aziendali previste dalla legge 300 e Rsu previste dagli accordi interconfederali». Il chiarimento «serve a evitare destrutturazioni della rappresentanza» che «favoriscano la nascita dei sindacati di comodo». Bonanni ha criticato l'impianto del decreto: «È una manovra che non ci convince, va troppo con il piede leggero sui costi della politica e interviene con il piede pesante sulle pensioni e sul pubblico impiego». La Cisl è per la patrimoniale, perché «chi ha di più deve pagare di più», e Bonanni ha aggiunto: «non capiamo perché i valori immobiliari e mobiliari non siano contemplati nel contributo di solidarietà». Per Luigi Angeletti «serve una seria riduzione dei costi della politica e dell'evasione fiscale», queste due soluzioni «sono in grado di far in modo che la manovra abbia senso ed efficacia». Il segretario generale della Uil considera il differimento della tredicesima una «norma di dubbia costituzionalità in quanto colpisce la retribuzione fondamentale e non accessoria», anche la norma "congela Tfr" va cancellata. Per intensificare la lotta all'evasione la Uil ha proposto la tracciabilità delle operazioni oltre i mille euro. C'è un altro tema che ha messo d'accordo i sindacati: sulla Robin Tax un documento unitario degli elettrici denuncia: «può produrre danni considerevoli ben superiori ai benefici per i conti pubblici, penalizzando uno dei pochi settori che continua ad investire creando lavoro». Quanto all'Ugl, per il segretario, Giovanni Centrella, la manovra contiene «luci e ombre», può «essere migliorata distribuendo in modo più equo i costi degli interventi e i sacrifici». RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

TGCom Data: 26/08/2011 "Lega contro pensioni reversibilità" Indietro Stampa

POLITICA ORA PER ORA

LE NOTIZIE DEL GIORNO

"Colpire "Manovra Confindustria: pensioni uccide il Manovra reversibilità" federalismo" migliorabile 25.8.2011 - ore 11.51 25.8.2011 - ore 11.26 25.8.2011 - ore 10.37

Gomito Bersani: fratturato per governo Umberto Bossi continua a 25.8.2011 - ore 11.46 mentire 23 8 2011 - ore 15 55

25.8.2011 A A A Calderoli: "Colpire le pensioni di reversibilità" Il ministro leghista: "Non toccare chi ha lavorato"

14:53 - Non si toccano le pensioni di chi ha lavorato. Ma nel mirino del governo potrebbero finire le pensioni di chi non ha mai lavorato, avverte Roberto Calderoli. "Forse è davvero il caso di rivedere quelle pensioni - dice il ministro per la Semplificazione -. Chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte per esempio percepisce degli accompagnamenti che attualmente vengono dati indistintamente a tutti senza limiti legati al reddito". Su pensioni il decreto resti immutato Il ministro leghista fissa i paletti alla Manovra a margine del Meeting di Cl di Rimini. "Sulle pensioni - dichiara - la trattativa fra Pdl e Lega c'è già stata ed è stata sottoscritta nel decreto del governo che deve restare immutato. Si deve invece intervenire sulle pensioni di chi non ha mai lavorato, a cominciare da FOTO ANSA quelle di reversibilità e dall'indennità di accompagnamento".

"Il testo - prosegue - è già stato oggetto di una lunga trattativa, con un accordo raggiunto tra il presidente Berlusconi e il ministro Bossi. Non era questo il testo iniziale e il decreto è stato il punto di approdo che noi della Lega riteniamo debba rimanere tale".

Alemanno: "Non scaricare sui Comuni peso della Manovra" Il peso della Manovra varata dal governo "non si può scaricare sulla base, sui Comuni, tradendo lo spirito del federalismo". Ha poi affermato, nel corso di un intervento al Meeting di Rimini, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha sottolineato l'importanza di interventi su pensioni, Iva sui beni di lusso, dismissioni di patrimonio immobiliare come le caserme, quoziente familiare e eventuale intervento sui grandi patrimoni immobiliari come le caserme. Per Alemanno, lavorando più anni si potrebbe contribuire ad aumentare le pensioni minime. Quanto all'Iva sui consumi dei beni di lusso "incide su tutti, anche su chi evade ma consuma".

Crosetto contro Calderoli e Tremonti Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa e parlamentare del Pdl, non ha risparmiato critiche ironiche a Calderoli e a Tremonti sulla Manovra. "Dopo aver sentito e letto le dichiarazioni di Calderoli, ritengo opportuno lasciare totalmente il campo libero per consentire di lavorare a chi sa ed ha ben chiaro in testa il percorso con cui il nostro Paese potrà superare la crisi. Io approfitterò del tempo risparmiato per dedicarmi, nel tempo libero dal lavoro, a cose più confacenti" come "trapanare denti".

Il "frondista" del Pdl si scaglia anche contro il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: "Tra 12-18 mesi, quando con un pil ridotto di 2 o 5 punti, vedrò le stesse persone che oggi rifiutano ogni dialogo, dire che è necessaria un'altra manovra correttiva da 20,30 o 40 miliardi, chiederò personalmente conto a lui e Tremonti. Se mi sarà sbagliato, cosa che mi auguro con tutto il cuore, con tranquillità e felicità, mi dedicherò ad altro io".

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Tirreno, Il Data: "una stretta sull'anzianità e "anticipo" per le donne" 26/08/2011

Indietro Stampa PENSIONI Una stretta sull’anzianità e “anticipo” per le donne

ROMA. Sul fronte pensioni, nella manovra si presenta una novità per le donne ma solo in termini di tempistica: il progressivo aumento dell’età pensionabile da 60 a 65 anni non andrà più dal 2020 al 2032, come previsto nella manovra di luglio, ma dal 2016 al 2028. È prevista poi una misura sul tfr per i dipendenti del pubblico impiego: sarà dato con un ritardo di 6 mesi per le pensioni di vecchiaia e di 24 mesi per quelle di anzianità. Infine c’è la norma sul comparto scuola che prevede la possibilità di andare in pensione solo nell’anno scolastico successivo a quello in cui si maturano i requisiti. Ma sulle pensioni è tutto un fiorire di proposte. La Lega non vuole che si intervenga ancora sulla materia. Il ministro Calderoli ha chiesto però di guardare alle «pensioni di chi non ha mai lavorato», mettendo mano alle «reversibilità eccessivamente alte» e alle «indennità di accompagnamento». Il Pdl sarebbe favorevole ad una stretta sulle anzianità e a una ulteriore anticipazione del processo di innalzamento dell’età per le donne. Il Pd si oppone a qualsiasi intervento che abbia il solo obiettivo di fare cassa. Italia Futura, come Confindustria, vuole superare le anzianità e la minore età pensionabile per le donne. I sindacati sono contrari a un ulteriore intervento. PRESSToday Rassegna stampa

Trend Online Data: 26/08/2011 "Quanto pesano i piccoli numeri"

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PRIMO PIANO Quanto pesano i piccoli numeri

L’inflazione, le commissioni, il risparmio previdenziale. Cifre basse in percentuale, che però possono fare la differenza nel lungo periodo. Di V.Baselli

MORNINGSTAR 25 AGOSTO 09:15 PER INFO VISITA IL SITO: MORNINGSTAR.IT

Quando si tratta di scegliere i propri investimenti bisogna porre attenzione a molti fattori. Ai propri obiettivi finanziari, al livello di rischio sopportabile, all’orizzonte temporale e infine alla costruzione del proprio portafoglio. Quest’ultima fase è spesso la più delicata. Un conto è capire dove si vuole arrivare, un altro è sapere come.

In finanza, è tutto espresso in percentuale. La ragione è semplice: in questo modo gli investitori possono confrontare strumenti diversi, oltre ad essere un metodo più intuitivo e più semplice. “Tuttavia le percentuali, specialmente quelle piccole relative al tasso d’inflazione, alle commissioni annuali dei fondi o ai rendimenti di lungo periodo annualizzati, possono essere più importanti di quanto la loro cifra possa suggerire”, afferma Christine Benz, direttrice della sezione Finanza personale di Morningstar, in una recente nota. “Se queste percentuali venissero tradotte in soldi e ponderate per molti anni, esse potrebbero avere un grosso impatto sui rendimenti netti finali degli investitori”.

Si potrebbero fare diversi esempi. Prendiamo un fondo pensione. Un lavoratore che versa il 3% del proprio salario lordo, pari a 50.000 euro, nel suo fondo pensione (quindi 1.500 euro all’anno) per 40 anni con un rendimento medio del 5%, si troverà alla soglia del pensionamento con 190 mila euro da parte. Se il versamento annuo salisse di soli due punti percentuali, fino al 5%, il risultato finale sarebbe pari a 320 mila euro. Una bella differenza.

Lo stesso vale per quelle voci che erodono i rendimenti, come i costi o l’inflazione. “Scegliere tra un fondo indicizzato con un Ter (Total expense ratio) pari a 0,65%, già molto più basso rispetto ai fondi comuni attivi, e un Exchange traded fund che replica lo stesso indice con un Ter pari a 0,25%, è una decisione importante, nonostante la differenza possa apparire minima”, commenta Christine Benz. “Ipotizziamo un investimento iniziale di 100 mila euro con un rendimento dell’indice replicato pari al 10% annuo per un totale di 25 anni di detenzione. Possedendo il fondo indicizzato al posto dell’Etf si lascerebbe sul tavolo una cifra impressionante in commissioni, circa 170 mila euro”. PRESSToday Rassegna stampa

Trentino Data: "quante ipocrisie sulle indennità - bruno ballardini" 26/08/2011

Indietro Stampa LA LETTERA Quante ipocrisie sulle indennità BRUNO BALLARDINI e lo ringrazio altresì per avermi consentito di fare dell’altro, nella vita, compreso un po’ di politica. Ricordo i favolosi anni ’70, quando col Psi lombardiano di Renato Ballardini, Iginio Lorenzi, Walter Micheli, Mario Raffaelli, Marco Dalla Fior, Silvano Pontara, Marcello Russolo, Ulderico Micocci e altri che avrò dimenticato pensavamo di poter cambiare se non il mondo certo la nostra piccola provincia, e non è detto che qualcosa non lo abbiamo pure fatto. Poi è arrivato Craxi, ed è andata come è andata. Anche in tempi più recenti qualche impegno me lo sono preso, e fra qualche amarezza e molte gratificazioni ho avuto il privilegio di soddisfare la mia passione politica e civile. Seguo ora con poco entusiasmo la vostra battaglia sulle indennità, non certo perché le intenzioni non siano buone, tutt’altro, ma perché non riesco a non scorgere sotto traccia una alimentata vena di qualunquismo e di antipolitica, e cioè di avversione a quella politica tanto buona quanto necessaria. Comunque complimenti, complimenti vivissimi perché, se era questo che volevate, pare che un risultato l’abbiate ottenuto se è vero che si arriverà a qualche taglio. C’è voluto un po’, ma se le commissioni, come talora accade, non impediranno la soluzione del problema, a settembre spigoleremo qualche grappolo caduto. In altro campo la scelta è stata più rapida e più radicale: il Ministero dello Spettacolo ha deciso, con effetto rivelatosi retroattivo, che gli amministratori di enti e fondazioni non potessero percepire indennità, pena la revoca dei contributi. Nella mia Haydn è avvenuto di essere costretti a restituire le indennità, peraltro modeste, ma sudatissime. Ma non è per questo che ho inteso scrivervi. Volevo sottolineare qualche passaggio di vaga ipocrisia che ho colto nel davvero ampio e partecipato dibattito. Roberto Pinter sostiene di non volerlo quel vitalizio contro il quale ha duramente lottato, ma sostiene pure che è costretto a prenderlo. Vorrei capire perché non lo possa rinunciare, se questo è quanto vuole. Gli unici contratti a causa illecita sono quelli contrari all’ordine pubblico o al buon costume: quelli contrari a norme imperative sono sanabili da apposite procedure. Certamente è rinunciabile l’indennità della Commissione dei 12, che pare percepisca. Per il vero, una delle incredibili ragioni che avevano fatto propendere per la sua designazione - ricordo perfettamente le dichiarazioni di Dorigatti - era che la sua presenza in Commissione dei 12 non avrebbe comportato il pagamento di indennità, perché lautamente pensionato dalla Provincia. Poi pare finita con un’indennità, non rinunciabile anch’essa? Ma a parte questo, è singolare la sua proposta, fra l’altro nemmeno originale, di dimezzare le indennità a chi, oltre al consigliere provinciale, fa anche altro mestiere. L’ho già espressa in altra occasione l’opinione che il consigliere provinciale, se lo si vuol fare come ruolo comanda, deve essere fatto a tempo pieno. Se proprio si vuole ragionare in termini di reddito, si vincoli l’indennità di carica al reddito professionale dell’eletto riferito agli ultimi tre anni precedenti l’elezione, con le opportune correzioni di tetto minimo e massimo. Si capisce da questo intervento che ho letto vecchi numeri del giornale dopo il rientro dalla vacanza. Mi ha stupito l’intervento di Mauro Bondi, e il Vostro commento che ne ha fatto del suo caso un modello virtuoso. Dunque il nostro, che a fine mandato ha l’età di anni 48, rinuncia al vitalizio che, se sono bene informato avrebbe percepito più avanti, credo a 60 o a 65 anni. Ma non vi rinuncia puramente e semplicemente, come a mio parere avrebbe sicuramente potuto, ma si fa liquidare i versamenti cosiddetti previdenziali che mese dopo mese ha versato per costituirsi il vitalizio, per l’appunto. Credo di ricordare che la somma percepita si attestasse sui 200mila euro, forse qualcosa di più. Opportunamente investita questa somma garantisce da subito una rendita, e la garantisce fino a quando è investita. Risultato: Mauro Bondi il vitalizio se lo è costituito da subito, senza attendere l’età pensionabile. Per carità, nulla da eccepire, ma far passare per virtuosa questa condotta mi pare effettivamente eccessivo. L’ultima curiosità, sempre in tema di condotte virtuose: la “liquidazione” ritirata da Bondi si può considerare una retribuzione differita, una sorta di doppio Tfr (sì, perché l’indennità di buona uscita è stata ritirata a parte). Se è così, e come iscritto ai Ds dell’epoca ho diritto di chiederlo, la quota al partito è stata versata? Scusatemi l’esternazione e se vi ho annoiato perdonatemi. PRESSToday Rassegna stampa

Unione Sarda, L' (Nazionale) Data: 26/08/2011 "Roma IVA, LE CINQUE IPOTESI PER UN RITOCCO PENSIONI: IL LIMITE SALE PER LE DONNE ..."

Indietro Stampa L'Unione Sarda di Venerdì 26 Agosto 2011 Politica Italiana (Pagina 4 - Edizione CA) Politica Italiana (Pagina 4 - Edizione CA)

Commercio e grande distribuzione restano contrari ad appesantire l'imposta Iva, le cinque ipotesi per un ritocco Pensioni: il limite sale per le donne

ROMA Lo scontro sul ritocco all'insù dell'Iva si fa sempre più acceso mentre i lavori in corso della manovra parlano in queste ore di un possibile aumento dell'1,5% dell'aliquota ordinaria del 20%, anche se non viene esclusa l'ipotesi di un incremento che si fermi allo 0,50% sulla stessa aliquota. Due strade diverse rispetto alla terza che sembrava prevalere, quella di un aumento dell'1% sulle aliquote del 20% e del 10%, lasciando invariata l'aliquota 4% sui beni di prima necessità. Fortemente contrari a interventi più pesanti sull'Iva, sul fronte produttivo, il commercio, la grande distribuzione, l'industria alimentare. Favorevole a un ritocco verso l'alto invece è la Confindustria, calcolando che un solo punto percentuale sull'aliquota ordinaria porti un gettito aggiuntivo di 3,7 miliardi di euro, non determinando effetti depressivi aggiuntivi sulla domanda e sul Pil rispetto alla attuale manovra. Secondo il fronte del "no" (Confcommercio, Confesercenti, Centromarca, Federalimentare, Federdistribuzione), invece determinerebbe un calo dei consumi con effetti a cascata su settori produttivi, servizi e sul Pil. IPOTESI A Dal 4 al 5%; dal 10 all'11%; dal 20 al 21%; gettito aggiuntivo 6,6 miliardi di euro (equivalente a circa un punto di riduzione Irpef su tutte le aliquote). Tenuto conto che l'aliquota agevolata al 4% sui beni di prima necessità pesa per appena il 3%. IPOTESI B 4% invariata; 10% invariata; dal 20 al 21%; gettito aggiuntivo pari a 3,7 miliardi di euro. IPOTESI C 4% invariata; dal 10 all'11,5%; dal 20 al 21,5; gettito aggiuntivo di circa 10 miliardi di euro. IPOTESI D 4% invariata; dal 10 al 10,5%; dal 20 al 20,5%, gettito aggiuntivo oltre 3 miliardi. IPOTESI E 4% nessuna variazione; dal 10 al 12%; dal 20 al 23%; gettito aggiuntivo 14,5% miliardi (equivalente a circa due punti di riduzione Ire su tutte le aliquote). LE PENSIONI La manovra all'esame del Parlamento contiene poche norme in materia di previdenza anche perché misure pensionistiche sono state prese con precedenti provvedimenti. Una novità per le donne ma solo in termini di tempistica: il progressivo aumento dell'età pensionabile da 60 a 65 anni non andrà più dal 2020 al 2032, come previsto nella manovra di luglio, ma dal 2016 al 2028, con un anticipo di quattro anni complessivi. È prevista poi una misura sul tfr per i dipendenti del pubblico impiego: sarà dato con un ritardo di 6 mesi per le pensioni di vecchiaia e di 24 mesi per quelle di anzianità. Infine c'è la norma sul comparto scuola che prevede la possibilità di andare in pensione solo nell'anno scolastico o accademico successivo a quello in cui si maturano i requisiti.

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Alto Adige Data: "decreto, ad arcore l'ultima trattativa - manolo morandini" 29/08/2011

Indietro Stampa Pagina 4 - altre Decreto, ad Arcore l’ultima trattativa Vertice con Berlusconi, Bossi e Tremonti. Le ipotesi sul tavolo. Per le pensioni tutto rinviato MANOLO MORANDINI

ROMA. Di certo è rimasto il saldo: 45,5 miliardi di euro. Il volume della manovra di Ferragosto non si discute, è necessario per anticipare di un anno il pareggio di bilancio: l’azzeramento del deficit nel 2013. Qualche incertezza c’è, invece, sulle misure per centrare l’obiettivo. L’impianto originario è destinato a essere rivoluzionato dall’intesa che i leader di Pdl e Lega hanno promesso di siglare oggi. Dovrà essere il vertice tra Berlusconi, Bossi e Tremonti, previsto questa mattina ad Arcore, a trovare la quadratura del cerchio, accantonando le pensioni e i tagli agli enti locali. Questa sera alle 20 scade il termine per depositare gli emendamenti. Aumenta l’Iva. Nella manovra che si sta delineando sembra prendere quota l’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria dell’Iva, dal 20 al 21%, che secondo i calcoli del Tesoro si aggirerebbe intorno a 4,3 miliardi di euro all’anno. Allo studio l’ipotesi di restringere il perimetro di applicazione della nuova aliquota solo ai beni di lusso. Una misura che porterebbe a 4 le aliquote (4-10-20-21%), con il timore di una bocciatura da parte dell’Ue. Il gettito aggiuntivo è al centro del compromesso. Almeno 2,5 miliardi, infatti, verrebbero utilizzati per la riforma del fisco e per 1,8 miliardi per alleggerire il contributo di solidarietà e i tagli agli enti locali. Ma 4,3 miliardi sono comunque una coperta troppo corta: i soli tagli agli enti locali nel 2012 valgono 6 miliardi. Solidarietà. Oscilla tra la cancellazione e la rimodulazione l’intervento che punta a far pagare una quota aggiuntiva di tasse ai contribuenti con redditi superiori ai 90mila euro (5%) e oltre i 150mila (10%). Il contributo nella manovra continuerà ad esserci ma scatterà da una soglia di reddito Irpef oltre i 150mila o 200mila euro e con un’aliquota del 5%. Con una mitigazione del prelievo sulla base del quoziente familiare: chi ha più figli a carico meno paga. Tra le critiche il fatto che a pagare sarebbero sempre gli stessi: i lavoratori dipendenti, dato che l’86% degli autonomi dichiara meno di 20mila euro. Tassa sull’evasione. Si deve alla Lega il meccanismo che potrebbe trovare spazio nella manovra al fianco del ritocco all’Iva. Funziona come una patrimoniale, una tassa da far pagare a chiunque abbia patrimoni superiori a 1 milione di euro, al netto della prima casa. Ma la soglia potrebbe variare anche all’insù. Nel “redditometro” finirebbero barche, aerei personali, cavalli da corsa e altri beni di lusso, come le auto di grossa cilindrata. L’aliquota sarebbe del 5%, ma con andamento decrescente sulla base del grado di congruità tra i beni posseduti e quelli dichiarati. Si stima un gettito dai 4 ai 7,5 miliardi. Partita pensioni. Si giocherà su un tavolo separato la partita della previdenza. Un tavolo autunnale con la parti sociali, con l’impegno per un intervento complessivo e un provvedimento mirato entro gennaio 2012. Sarà quella la sede per dare corso a una delle tre ipotesi indicate nel dibattito che sta accompagnando la rimodulazione degli interventi anticrisi. Anticipo secco di quota 97 per le pensioni di anzianità, incentivi per favorire il rinvio dei pensionamenti anticipati e di vecchiaia, aumento immediato a 65 anni della soglia di vecchiaia delle lavoratrici private mantenendo la possibilità con disincentivi di uscire dal lavoro prima, anche a 60 anni. Altre voci. Per lasciare fuori dal perimetro della manovra le pensioni ed i tagli agli enti locali c’è anche il capitolo dismissioni. Una fase di vendite del patrimonio immobiliare dello Stato, caserme e uffici, e di cessione di una parte delle quote azionarie in società partecipate ancora in mano al Tesoro. Un pacchetto stimato pari a 50 miliardi di euro. Dovrebbe essere confermata anche l’armonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie al 20%, che vale 1,9 miliardi. E la Robin Tax, l’incremento dell’addizionale Ires che passa dal 6,5 al 10% per tre anni e si applica alle società del settore energetico con ricavi superiori a 10 milioni. Il gettito stimato in 2 miliardi. Ma tra le ipotesi c’è l’estensione del prelievo a tutte le imprese che godono di una concessione pubblica, ovvero telecomunicazioni e autostrade. Enti locali. Salvati i piccoli Comuni e stralciata l’abolizione delle Province. Il nodo sarà sciolto a parte con un disegno di legge costituzionale in cui sarà affrontato anche il dimezzamento dei parlamentari. L’obiettivo è sopprimere tutte le Province. Per i piccoli Comuni la sopravvivenza, però, dovrebbe avere un costo: viene ridotto il numero dei consiglieri e via ogni retribuzione e tutte le indennità. In pratica, resteranno un sindaco, tre consiglieri di maggioranza e due d’opposizione. E si va verso un allentamento della stretta sulla spesa. L’orientamento è di dimezzare i tagli che la manovra indica in 6 milardi nel 2012 e 3,2 nel 2013.

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America Oggi Data: "La Lega. Una tassa sull'evasione" 29/08/2011

Indietro Stampa La Lega. Una tassa sull'evasione 26-08-2011

ROMA. La Lega Nord prova a giocare il suo jolly per la presentazione degli emendamenti alla manovra e a riaprire il tavolo delle trattative con il Pdl: il ministro Roberto Calderoli lancia al Meeting di Cl l'idea di una "tassa sull'evasione" e corre a Roma, dove incontra il segretario pidiellino Angelino Alfano. La riunione dura poco più di un'ora ma - a quanto si apprende - il divario tra le due parti sarebbe rimasto. Distanze che non sono state accorciate neanche dalla telefonata che Silvio Berlusconi avrebbe fatto ieri sera a Renzo Bossi per sincerarsi delle condizioni del Senatur dopo l'infortunio al gomito. Calderoli a Rimini fissa i paletti 'lumbard' per ritoccare la manovra: in primis le pensioni di chi ha lavorato non si toccano - spiega - ma "bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato". Non si tratta certo di una apertura alle richieste del Pdl. Il ministro leghista si riferisce alle "pensioni di reversibilità" e "agli accompagnamenti che vengono dati indistintamente a tutti senza limiti legati al reddito". Sulle pensioni - sottolinea - "il decreto non è il testo di partenza ma rappresenta il punto di approdo, e deve rimanere tale". Anche il Carroccio però è alle prese con una fronda interna, quella degli amministratori che chiedono interventi sui tagli agli enti locali. Calderoli promette "una rivisitazione e una riduzione", dicendosi "perplesso" sull'ipotesi di abolire tutte le province: "una castroneria", la definisce malgrado ieri sia stata rilanciata dalla riunione intergruppo del Pdl. A Rimini c'é anche il tempo per un 'botta e risposta' tra il ministro leghista ed il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, sui tagli e gli "sprechi della Capitale". Segno che le tensioni tra i due alleati restano. Mentre proprio Alemanno annuncia che oggi vedrà l'altro leghista Roberto Maroni e Angelino Alfano. Il problema principale resta trovare le risorse. Così il Carroccio prova a giocare il suo jolly: quella 'tassa sul lusso' che aveva annunciato Calderoli la scorsa settimana. Il ministro la rilancia al Meeting di Cl. I 'lumbard' ci stanno ancora lavorando: si tratta di una sorta di "patrimoniale con detrazione per le tasse pagate prima" in modo da "non colpire chi ha già pagato". Il dispositivo prevede perciò "una detrazione per le imposte già pagate con Irpef, Ires o altro - spiega Calderoli - Chi ha già pagato il contributo sul patrimonio non paga niente; ma chi ha pagato la tassa sul possesso ora paga le altre tasse". Calderoli, corso a Roma, ne ha parlato con Angelino Alfano presso la sede di via dell'Umiltà, ma il Pdl - spiegano fonti del partito - sarebbe rimasto freddo per il 'no' sulle pensioni e sull'aumento dell'Iva che permetterebbe di rivedere il contributo di solidarietà. Duro il commento di Guido Crosetto, leader dei 'frondisti', che boccia "le dichiarazioni" del ministro leghista: "Ritengo opportuno - dice - lasciare totalmente il campo libero". Ma i 'lumbard' insistono sulla 'tassa sull'evasioné: "un gruppo di tecnici della Lega" ci lavora e si è riunito nel tardo pomeriggio alla Camera. Del gruppo fanno parte oltre allo stesso Calderoli anche Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. In secondo piano al momento la componente 'cerchista'. E' da loro che dovranno arrivare le proposte leghiste di emendamenti alla manovra, forse lunedì a via Bellerio per una nuova segreteria politica dei 'lumbard': un lavoro reso ancora più decisivo dall'infortunio al braccio di Bossi che, a meno di sorprese, dovrebbe incontrare Silvio Berlusconi, sempre lunedì, per 'trovare una quadra' che appare più che mai complessa.

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America Oggi Data: "Manovra/Tensione tra i lumbard, lunedì il vertice decisivo con Berlusconi . Sfida alla 29/08/2011 Lega su Iva e pensioni"

Indietro Stampa Manovra/Tensione tra i lumbard, lunedì il vertice decisivo con Berlusconi . Sfida alla Lega su Iva e pensioni 27-08-2011

ROMA. "La drastica riduzione", e cioé "almeno il dimezzamento" o addirittura "l'azzeramento" dei tagli agli enti locali contenuti nella manovra ferragostana. Che sia questo l'obiettivo da raggiungere, lo dicono a gran voce il leghista Roberto Maroni e buona parte del Pdl. Dove trovare i soldi per compensare i minori tagli e lasciare i saldi invariati, è ancora il rebus da sciogliere. E lo resterà, con ogni probabilità, almeno fino a lunedì. Quando spetterà a Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, presenti probabilmente anche Giulio Tremonti e Angelino Alfano, siglare l'accordo politico che al momento tra gli alleati sembra ancora molto lontano. Non ci sta, il Pdl, ad accettare senza batter ciglio il veto del Carroccio su revisione delle pensioni e innalzamento dell'Iva ("Sta al Pdl individuare i contenuti politici della manovra, non ai ministri né agli alleati minori", tuona più duro di tutti Gianni Alemanno). E proprio su queste misure il partito del premier non smette di puntare, sfidando a viso aperto la contrarietà dichiarata da Bossi. Perché, esclusa la patrimoniale, altre soluzioni altrettanto efficaci per compensare i minori tagli agli enti locali, per il momento non sembrano farsi strada. Per ottenere le "significative correzioni" alla manovra e la "drastica riduzione" dei tagli alle amministrazioni cui il segretario Angelino Alfano si è impegnato in una riunione a via dell'Umiltà con capigruppo e rappresentanti nel partito degli enti locali, il Pdl cerca di fare leva in queste ore anche sulle divisioni interne allo stesso Carroccio. Da un lato, Roberto Maroni e i sindaci chiedono apertamente di "azzerare" i tagli ai Comuni e fanno pressione anche dentro il partito a questo scopo. Dall'altro anche Bossi chiede interventi sugli enti locali, ma non sembra disposto a sacrificare le pensioni, punto sul quale invece Maroni sarebbe più disposto a trattare. Ad ogni modo, il muro del 'no' sembrerebbe rotto e una trattativa sulla previdenza tra i vertici di Pdl e Lega sarebbe in corso in queste ore. L'esito emergerà probabilmente nella segreteria politica del Carroccio in programma lunedì, prima dell'incontro Bossi-Berlusconi. Quanto invece all'altra ipotesi su cui il Pdl punta, quella di aumento dell'Iva, a prescindere dalle perplessità leghiste pesa la contrarietà del ministro Tremonti, che conta sull'aumento dell'imposta per la successiva riforma fiscale. Il ministro comunque in una nota smentisce le ricostruzioni che lo danno in rotta di collisione con Berlusconi e il Pdl sulle misure correttive della manovra. Al netto delle incognite, "c'é spazio" per alleggerire i tagli agli enti locali, dichiarava ieri Maroni. Che torna a parlare per la prima volta dopo il varo della manovra e dice di sperare "anche in un azzeramento dei tagli per i Comuni". In un incontro al Viminale con Gianni Alemanno (in rappresentanza dell'Anci), il ministro dell'Interno mostra, come riferisce il sindaco di Roma, "grande disponibilità a farsi interprete delle richieste dei Comuni". Del resto è in questa direzione che, rivela lo stesso ministro, ha "lavorato in silenzio" i questi giorni, tenendo "un profilo basso" mentre il collega Calderoli faceva "il centroavanti di sfondamento". Il ministro per la Semplificazione ha in mano dalla mattinata il testo, perfezionato dai tecnici, della 'tassa sull'evasioné da lui fortemente voluta. E dopo aver di nuovo incontrato a Roma Alfano, insieme al presidente dell'Anci Osvaldo Napoli, è andato a mostrarlo a Bossi. Mentre nel giorno in cui i piccoli Comuni a rischio cancellazione scendono in piazza e presentano le loro istanze al sottosegretario Gianni Letta, sembra farsi largo lo stralcio della cancellazione dei municipi più piccoli. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere Adriatico Data: "Iva-pensioni, il Pdl sfida Bossi" 29/08/2011

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Iva-pensioni, il Pdl sfida Bossi

Alemanno: le decisioni spettano a noi, non agli alleati minori

Roma “La drastica riduzione”, e cioè “almeno il dimezzamento” o addirittura “l'azzeramento” dei tagli agli enti locali contenuti nella manovra ferragostana. Che sia questo l’obiettivo da raggiungere, lo dicono a gran voce il leghista Roberto Maroni e buona parte del Pdl. Dove trovare i soldi per compensare i minori tagli e lasciare i saldi invariati, è ancora il rebus da sciogliere. E lo resterà, con ogni probabilità, almeno fino a lunedì. Quando spetterà a Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, presenti probabilmente anche Giulio Tremonti e Angelino Alfano, siglare l’accordo politico che al momento tra gli alleati sembra ancora molto lontano.

Non ci sta, il Pdl, ad accettare senza batter ciglio il veto del Carroccio su revisione delle pensioni e innalzamento dell’Iva (“Sta al Pdl individuare i contenuti politici della manovra, non ai ministri nè agli alleati minori”, tuona più duro di tutti Gianni Alemanno). E proprio su queste misure il partito del premier non smette di puntare, sfidando a viso aperto la contrarietà dichiarata da Bossi. Perchè, esclusa la patrimoniale, altre soluzioni altrettanto efficaci per compensare i minori tagli agli enti locali, per il momento non sembrano farsi strada.

Per ottenere le “significative correzioni” alla manovra e la “drastica riduzione” dei tagli alle amministrazioni cui il segretario Angelino Alfano si è impegnato in una riunione a via dell’Umiltà con capigruppo e rappresentanti nel partito degli enti locali, il Pdl cerca di fare leva in queste ore anche sulle divisioni interne allo stesso Carroccio. Da un lato, Roberto Maroni e i sindaci chiedono apertamente di “azzerare” i tagli ai Comuni e fanno pressione anche dentro il partito a questo scopo. Dall’altro anche Bossi chiede interventi sugli enti locali, ma non sembra disposto a sacrificare le pensioni, punto sul quale invece Maroni sarebbe più disposto a trattare. Ad ogni modo, il muro del “no” sembrerebbe rotto e una trattativa sulla previdenza tra i vertici di Pdl e Lega sarebbe in corso in queste ore. PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "La Lega: obiettivi centrati Scatta il piano salva-Province" 29/08/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 29/08/2011 - pag: 5 La Lega: obiettivi centrati Scatta il piano salva- Province

Ottimismo tra i vertici. I timori per il caso Milanese MILANO La tradizione e l'opinione corrente attribuiscono il più classico dei gesti scaramantici il fare le corna a Napoli e alla Campania. Eppure, ieri, il gesto nelle sue molteplici variabili locali era ripetutissimo proprio in Padania. Per tutta la giornata non è stato possibile parlare con un solo dirigente leghista che non debuttasse con un trepidante «facciamo le corna». Dal punto di vista del Carroccio, infatti, le cose non si sono messe poi male. Le pensioni non si dovevano toccare? E le pensioni, a quanto sembra e a quanto hanno dichiarato diversi esponenti pdl, a partire dal segretario Angelino Alfano, non si toccheranno. O almeno, non quelle di anzianità, recentemente assurte a nuovo simbolo nordista («Solo in Padania ci sono persone con oltre 40 anni di contributi che non hanno ancora compiuto i sessant'anni»). I Comuni dovevano vedersi mitigati i tagli della manovra? E i tagli con ogni probabilità saranno, se non cancellati, ridotti. Certo, resta da capire come sarà finanziata quella che i padani chiamano «la riduzione del danno». Ma, appunto, nel movimento sull'argomento circola ottimismo: e il reperimento delle risorse necessarie è derubricato a «dettaglio». E ancora: i comunelli dovevano essere salvati dall'accorpamento? A sentire Paolo Bonaiuti, così sarà. Almeno per il momento. Spiega un dirigente leghista che «la manovra sarà accompagnata da una riforma vera di tutti i livelli di governo al di sotto della Regione, a cui le Regioni stesse saranno chiamate a dare il loro contributo». E peraltro, aggiunge la fonte in camicia verde, l'accorpamento dei Comuni così come era fatto non portava a veri risparmi e coinvolgeva un sacco di realtà dove l'accorpamento delle funzioni era già stato avviato». Quanto alla cancellazione di alcune decine di Province, anche lì, c'è tempo: la questione sarà prossimamente demandata «a un ddl più ampio relativo all'architettura costituzionale che prevede anche il dimezzamento dei parlamentari». Parola, ancora una volta, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Nella Lega, sull'argomento, è in gran voga quello che viene chiamato il «modello delle Regioni a statuto speciale». Significa che «saranno le Regioni stesse a stabilire al loro interno quali Province preservare e con quali funzioni. E i risparmi, più di prospettiva che presenti, resteranno alla Regioni». Sempre, ovviamente, che il modello decolli. Insomma, rispetto ai terrori della vigilia («La manovra bis sembra fatta apposta per tagliarci la faccia di fronte ai nostri elettori», brontolavano alcuni leghisti di primo piano qualche sera fa ad Alzano Lombardo) la situazione, almeno per la Lega, sembra assai migliorata. Eppure, la maggior parte dei capi padani, a menzionare l'argomento mettono una mano dietro la schiena, oppure in tasca. Perché il passaggio di oggi, al di là dell'ottimismo esibito, resta assai temuto: il faccia a faccia ad Arcore tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi che dovrebbe «chiudere» la manovra, potrebbe riservare qualche sorpresa. L'ascendente del capo del governo, non soltanto sul leader leghista, è cosa ben nota. All'incontro, inoltre, parteciperà anche Giulio Tremonti. Che difficilmente apprezzerebbe stravolgimenti eccessivi dell'impianto della manovra, anche a prescindere dal mantra sui «saldi invariati» che nessuno in questi giorni si esime dal ripetere. I più ottimisti lanciano il cuore oltre l'ostacolo: «Se si trova la quadra sulla manovra, e si troverà, sarà lo stesso rapporto tra Lega e Pdl a essere rafforzato e rilanciato». Ma c'è anche chi la vede meno rosea: «Subito dopo la manovra, il 5 settembre, arriverà in aula il caso Milanese. E, poco dopo, sarà la volta della delega al governo su previdenza e assistenza». Un tema incendiario, capace di incidere nella carne viva della popolazione e che pertanto si presta a ogni genere di demagogia e strumentalizzazione: si parla, per esempio, del taglio delle pensioni di invalidità e di quelle di reversibilità. Difficile che l'argomento non rimetta sotto stress i rapporti tra gli alleati. Marco Cremonesi RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Corriere della Sera Data: "le Correzioni, dal Prelievo all'Articolo 8 E la Pressione Fiscale Salirà di due Punti" 29/08/2011

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CORRIERE DELLA SERA - CORRIERE DELLA SERA sezione: Primo Piano data: 29/08/2011 - pag: 3 le Correzioni, dal Prelievo all'Articolo 8 E la Pressione Fiscale Salirà di due Punti

ROMA La quadra, come direbbe Umberto Bossi, ancora non c'è. E si capisce. Nelle due settimane che sono trascorse dal 13 agosto, giorno di presentazione del decreto bis che ha completato la manovra di correzione dei conti pubblici (55,4 miliardi nel 2014 e pareggio di bilancio già nel 2013), si sono accavallate troppe richieste di modifica, spesso contrastanti tra loro. Tanto per dire: se si aumenta l'Iva si accontenta il Pdl (ma non Tremonti) e la Confindustria, ma si scontenta la Lega e si rompe con la Cisl di Bonanni. Oppure, tutti vogliono correggere o eliminare il cosiddetto contributo di solidarietà sui redditi oltre 90 mila euro e ridurre i tagli dei trasferimenti agli enti locali, ma poi si dividono sulle ricette per trovare le risorse alternative: il Pdl vorrebbe dare una stretta alle pensioni d'anzianità, la Lega rilancia con la «patrimoniale sugli evasori». Più in generale, tutti puntano su altre entrate e nessuno riesce a proporre di sostituire tagli con altri tagli. Pressione fiscale oltre il 48% del Pil Eppure le due manovre (6 luglio e 13 agosto) sono già basate per oltre il 60% su maggiori entrate tanto che, secondo l'analisi del Servizio Bilancio di Camera e Senato, queste aumenteranno del 5,5% nel 2012, del 5% nel 2013 e del 3,4% nel 2014. E la pressione fiscale in rapporto al prodotto interno lordo salirà molto: dal 46,6% del 2011, al 47,7% nel 2012 al 48,4% nel 2013, quasi due punti in due anni. Non un bel risultato per un presidente del Consiglio come Silvio Berlusconi che aveva messo la riduzione delle tasse al primo posto del suo programma. Governo al bivio Dopo il dibattito di queste settimane, governo e maggioranza sono ora a un bivio: o scelgono la strada di correzioni marginali, sulle quali c'è ampio consenso e non è difficile trovare coperture sostitutive, o imboccano il percorso pericoloso di una riscrittura della manovra per accontentare tutti, col rischio di far saltare i precari equilibri politici. La prudenza dovrebbe consigliare la prima via. Cominciamo quindi dalle piccole modifiche allo studio, tutto sommato più facili, per passare poi a quelle più grandi e complicate. Buonuscita e tredicesime degli statali Nel decreto bis si prevede che i dipendenti pubblici che vanno in pensione d'anzianità subiscono un ritardo di due anni nel pagamento della buonuscita. Lo slittamento si limita a sei mesi nel caso di pensione di vecchiaia. La misura colpirebbe, secondo la relazione tecnica, 35 mila dipendenti pubblici e farebbe risparmiare 330 milioni nel 2012, un miliardo nel 2013 e 1,6 miliardi nel periodo 2014-2016. Questa norma sulla quale la commissione Affari costituzionali del Senato ha sollevato dubbi di compatibilità con la Costituzione potrebbe essere tolta. Stessa cosa per la norma che prevede il blocco del pagamento della tredicesima negli uffici che non conseguono gli obiettivi assegnati di riduzione della spesa pubblica. Il meccanismo è di difficile applicazione, presenta profili di incostituzionalità ed è avversato dai sindacati. Toglierlo oltretutto non richiederebbe coperture perché nella relazione tecnica è cifrato zero. Contributo di solidarietà Il prelievo del 5% sui redditi fra 90 e 150 mila euro e del 10% per la quota eccedente è apparso fin dall'inizio un punto debole della manovra. Sono infatti solo mezzo milione i contribuenti che sarebbero colpiti e non si tratta certo dei più ricchi, ma di quelli che non evadono e risultano quindi ai primi posti nelle classifiche fiscali. La tassa dovrebbe portare nelle casse dello Stato 674 milioni nel 2012 e un miliardo e mezzo sia nel 2013 sia nel 2014. Molte le ipotesi di correzione: si va dall'eliminazione pura e semplice all'aumento della soglia a 150-200 mila euro alla modulazione del prelievo in base ai carichi familiari. Licenziamenti Molto probabile anche una correzione dell'articolo 8 del decreto bis, quello che consente agli accordi sindacali aziendali di derogare ai contratti nazionali e alle leggi in materia di organizzazione del lavoro, compresi i licenziamenti. In pratica, queste intese potrebbero stabilire che in caso di licenziamento senza giusta causa il lavoratore ha diritto a un indennizzo economico e non più al reintegro nel posto di lavoro (articolo 18 dello Statuto dei lavoratori). La norma, anche questa a rischio di costituzionalità, resterebbe ma con la precisazione che questi accordi sono possibili solo se sottoscritti da rappresentanze aziendali facenti capo alle confederazioni sindacali rappresentative a livello nazionale. Patrimoniale sugli evasori È il jolly che la Lega è pronta a calare per bloccare tutte le correzioni sgradite: dall'aumento dell'Iva alla stretta sulle pensioni d'anzianità. Si tratterebbe di un prelievo sui patrimoni mobiliari e immobiliari (esclusa la prima casa) superiore a 1-1,5 milioni di euro che subirebbero tutti i contribuenti che negli ultimi tre anni hanno dichiarato redditi non compatibili con tale patrimonio. In sostanza, chi non ha evaso non deve nulla, gli altri la differenza. Si potrebbero recuperare diversi miliardi di euro all'anno e salvare i Comuni dai tagli dei trasferimenti. Per questo la Lega insiste, ma si entrerebbe di fatto in una riscrittura della manovra, che Tremonti non vuole. Pensioni Anche qui si potrebbero trovare molti miliardi all'anno. Ma si oppongono la Lega e i sindacati. Al massimo si parla di anticipare di qualche anno il percorso di aumento a 65 anni dell'età pensionabile delle donne, ora fissato al periodo 2016-2028. Più difficile anticipare quota 97 (62 anni d'età e 35 di contributi) per andare in pensione d'anzianità. Tra le ipotesi messe a punto dai tecnici del governo anche un intervento sui lavoratori con 40 anni di contributi: potrebbero andare in pensione indipendentemente dall'età solo dopo 40 anni di lavoro effettivo, al netto cioè del riscatto di eventuali contributi figurativi. Enrico Marro RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Dire Data: 29/08/2011 "Manovra. Calderoli: tassa su evasione e stretta su pensioni d'oro Una sforbiciata alle pensioni di chi non ha mai lavorato. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, a R"

Indietro Stampa Manovra. Calderoli: tassa su evasione e stretta su pensioni d'oro

Rimini - Una sforbiciata alle pensioni di chi non ha mai lavorato. Il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, a Rimini per il meeting di Cl, apre alla revisione delle pensioni e annuncia una "tassa sull'evasione".

Il coordinatore delle segreterie leghiste ribadisce che la manovra non tocchera' le pensioni di anzianita', ma aggiunge che "bisogna andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato, che forse è davvero il caso di andare a rivedere. Per esempio, chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte- osserva- oggi percepisce degli accompagnamenti che attualmente vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al reddito".

Quanto alla possibilità di intervenire sulle altre pensioni nell'ambito della manovra, Calderoli puntualizza: "Il testo contenuto nella manovra è stato oggetto di una lunga trattativa, e nasce da un accordo tra Berlusconi e Bossi. Non è il testo di partenza: il decreto rappresenta il punto di approdo, e riteniamo che debba rimanere tale".

Una patrimoniale con detrazione delle imposte già pagate e' l'altra novita' di giornata sulla manovra economica. Ad annunciarla e' ancora il ministro Calderoli. L'idea spiega ai giornalisti e' quella di "una tassa sull'evasione legata alla necessità di vedere alla luce del sole il patrimonio dei diversi soggetti: è impropriamente una patrimoniale perché la logica è applicare una detrazione sulle imposte già pagate".

Il leghista spiega: "Se io ho una barca che vale cento intestata alla società y, qualcuno dovrà pagare la tassa che intendiamo mettere sulla barca". Di questa "tassa sull'evasione" si sta occupando, fa sapere Calderoli "un Tavolo di lavoro formato dalla Lega e da un gruppo di tecnici: ribadisco che il principio è quello per cui chi paga già le tasse in maniera onesta non deve pagare la tassa, perché non si paga il patrimonio in quanto tale".

Si va chiarendo intanto anche il cammino della manovra in vista della scadenza di lunedi', quando alle 20 si chiuderanno i battenti del Senato per eventuali emendamenti correttivi. Lunedi' il presidente del consiglio Silvio Berlusconi vedra', probabilmente a Milano, il leader della Lega Umberto Bossi. Dal faccia a faccia dovrebbe venire una bozza pressoche' definitiva. Intanto non si placano le polemiche tra le varie anime della maggioranza in merito ai sacrifici richiesti dal provvedimento di finanza pubblica. Gianni Alemannno e lo stesso Calderoli sono stati i protagonisti di un acceso scambio a Rimini, entrambi ospiti del meeting ciellino. "Se continui con la demagogia contro Roma, fai demagogia contro l'Italia", ha detto il primo cittadino della Capitale al ministro. Si parla del debito del Comune capitolino. "Abbiamo ereditato 13 miliardi- spiega il sindaco al ministro- qualche attenzione ce la dovete dare". In realta' i miliardi "sono 20- risponde Calderoli- ed e' l'unica regione che l'ha accollato al governo. Adesso basta, non fate piu' danni", e' la secca replica del leghista.

25 agosto 2011

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia Dire» e l'indirizzo «www.dire.it» PRESSToday Rassegna stampa

Gazzetta del lavoro Data: 29/08/2011 "Manovra 2011, il contributo di perequazione" Indietro Stampa Gazzetta del lavoro Sindacati e Tutela Manovra 2011, il contributo di perequazione Manovra 2011, il contributo di perequazione

28 ago, '11 di Francesco Pentella Mi piace 0 commenti

L’Inps informa che a decorrere dal 1° agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014, sui trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie – i cui importi risultino complessivamente superiori a 90mila euro lordi annui così come stabilito dalla recente manovra finanziaria di luglio 2011– sarà dovuto un contributo di perequazione, come stabilito dalla legge 111/2011 di conversione del decreto legge 98/2011, recante disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria.

L’Inps, a questo riguardo, ha deciso di emettere la circolare 109 del 5 agosto 2011 dove sono contenute tutte le informazioni su importo del contributo, decorrenze, prestazioni soggette e modalità di effettuazione della trattenuta.

In effetti, il maggiore istituto previdenziale del settore privato pone in evidenza che ai fini dell’individuazione dei soggetti nei confronti dei quali opera il contributo devono essere presi in considerazione tutti i trattamenti pensionistici obbligatori e i trattamenti integrativi e complementari, sia erogati da INPS che dagli Enti diversi dall’INPS.

L’Inps ricorda che sono esclusi dal computo le prestazioni di tipo assistenziale, gli assegni straordinari di sostegno a reddito, le pensioni erogate alle vittime del terrorismo, le rendite INAIL. La trattenuta deve essere effettuata in via preventiva su ciascun rateo di pensione a decorrere dal 1° agosto 2011 e viene rideterminata a consuntivo. Non solo, l’Inps ricorda che l’importo minimo del contributo annuo da trattenere, calcolato su tutte le pensioni del soggetto, è pari a 12,00 euro annui.

In base alla comunicazione, l’ente ricorda che relativamente ai trattamenti pensionistici erogati dall’ex IPOST la trattenuta sarà effettuata sul rateo di pensione del mese di agosto 2011, mentre per quello che riguarda gli altri trattamenti pensionistici erogati dall’Istituto la predetta trattenuta sarà effettuata a decorrere dal mese di settembre 2011, sulla quale sarà operato il conguaglio relativo al mese di agosto 2011.

Per qualsiasi altro chiarimento è opportuno rivolgersi alla sede Inps più vicina o utilizzando il portale dell’Istituto previdenziale.

Fonte Inps

28 ago, 2011 di Francesco Pentella Tweet Share PRESSToday Rassegna stampa

Giornale, Il Data: "Berlusconi vede Bossi: «L'accordo c'è»" 29/08/2011

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Il fatto 29-08-2011 LA MANOVRA Le trattative

Berlusconi vede Bossi: «L’accordo c’è»

Oggi vertice ad Arcore anche con Tremonti: Iva al 21%, niente super Irpef, pensioni salve e abolizione delle Province Francesco Cramer Roma Il gran giorno è arrivato: la quadra c’è.Oggi ad Arcore il summit decisivo tra Berlusconi-Bossi e Tremonti con l’esito sperato: l’accordo s’è trovato dopo i contatti diplomatici delle ultime ore. Sul tavolo da gioco la manovra e, volendo drammatizzare, il futuro del Paese. Silvio, Umberto e Giulio: tre attori alla ricerca di un lieto fine dopo un’estenuante tira e molla. Osservatore spietato: il mercato e gli speculatori finanziari, pronti al giudizio finale col loro cinico pollice. Quello di oggi è il vertice del compromesso, dove ogni attore sarà per forza costretto a cedere qualcosa e nessuno avrà il coraggio di dire: ebbene sì, ho perso. E ognuno, al termine della partita, cercherà di far risaltare il proprio goal. Lo farà il Pdl, in ogni caso interessato a modificare la manovra così com’è stata approvata il 12 agosto scorso. A portata di mano l’obiettivo numero uno:cancellare quell’odioso contributo di solidarietà a partire dai redditi superiori a 90mila euro. Quello per cui Berlusconi disse: «Il mio cuore gronda sangue». Una sorta di super Irpef che mette le mani nelle tasche dei ricchi che ricchi non sono. Il sogno, quello di sbianchettare questa norma, sarebbe a portata di mano. Ma i soldi da qualche parte vanno trovati perché sul paletto del «saldo invariato » non si può scherzare. La soluzione è l’altra «vittoria» pidiellina: l’aumento dell’Iva.Vero:è un ritocco in su alle imposte ma in fondo altri Stati europei ce l’hanno pi- ù alta della nostra e non è assolutamente scontato che sia una misura recessiva. Ossia che per forza porti con sé una riduzione dei consumi. Quanto? Un punto percentuale subito, forse un altro mezzo o due tra un po’ nell’ambito di una prossima rivoluzione fiscale. Tecnicismi che verranno affrontati e nodi che verranno sciolti oggi. Su pensioni e Province è il gioco del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. C’è chi dice: «Male, avremmo dovuto imporci di più e non rimandare il problema». C’è chi ribatte: «Bene, sono temi che restano in campo e cose che si faranno più in là». Altra sicura vittoria è legata al metodo. Soffia un vento nuovo nel partito e qui tutti concordano: finalmente si discute, si è aperto al dialogo e al dibattito. Dialogo nei confronti di tre soggetti: Lega, governo e Tremonti. Dirà «ho vinto io» pure la Lega. S’intesterà il risultato, un po’ demagogico a dir la verità, di poter gridare: «Abbiamo salvato le pensioni ». Nessuno aveva in mente di togliere alcunché ma mediaticamente il messaggio funziona. «Abbiamo difeso i lavoratori del Nord». Per ora. La riforma previdenziale, infatti, tornerà nell’agenda del governo. Non contes- tualmente alla manovra ma tornerà. Idem per le Province, difese col coltello tra i denti dai leghisti perché molte governate da loro. Anche in questo caso la vittoria del Carroccio sarà quella di averne rimandato la soppressione a un più generale disegno di legge costituzionale. L’«hurrà» padano arriverà anche dallo scampato taglio agli enti locali. In questo caso, il Carroccio era alleato ai «nemici» Alemanno e Polverini, all’Anci e tutti quei soggetti che avrebbero dovuto tirar la cinghia tanto da dover tirar le cuoia. In pratica Bossi, con la manovra così emendata, riuscirà a placare molti dei malumori interni: militanti del ceto medio e sindaci. Forse il meno vincente è proprio il ministro dell’Economia. Tremonti non avrebbe cambiato nulla della manovra, sebbene nata con il suggerimento del suo gran nemico Draghi. Il suo ruolo è decisamente ridimensionato e ogni modifica sarà letta dal ministro come una sorta di critica al suo lavoro. Cercherà in ogni caso di far goal sul tema degli eurobond. Uno dei pochi fattori su cui tutti i giocatori in campo sembrano giocare nella stessa direzione. Ma la sua partita non è certo finita qui. Il primo tempo lo vedrà in svantaggio, avendo subìto reti pesanti su Iva, contributo di solidarietà ed enti locali. Ma il secondo tempo potrebbe vederlo in recupero. Continuerà a dire, sempre che non decida di uscire dal gioco ossia dimettersi: attenti all’Europa, occhio ai conti pubblici. E se la manovra riveduta e corretta non dovesse fare abbastanza da scudo alla tempesta finanziaria, Tremonti potrebbe agire in contropiede. E fare male. Della serie: la crisi continua a mordere. Ve l’avevo detto io. VITTORIE Così il leader della Lega placa il malcontento di sindaci e militanti CORALITÀ Il Pdl plaude al metodo: più confronto e meno decisionismo dei leader PRESSToday Rassegna stampa

Giorno, Il (Milano) Data: "Pensioni, salta il giro di vite Incentivi per chi resta al lavoro" 29/08/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 7 Pensioni, salta il giro di vite Incentivi per chi resta al lavoro

Pare aver vinto la linea della Lega: nessun innalzamento dell'età minima per andare in pensione nè interventi sulle pensioni rosa del privato. Allo studio dei tecnici il ricorso a meccanismi di incentivo per chi resta al lavoro raggiunti i requisiti della pensione anticipata PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "L'attività usurante è da dimostrare" 29/08/2011

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ItaliaOggi7 sezione: previdenza data: 29/08/2011 - pag: 15 autore: di Daniele Cirioli Guida pratica agli adempimenti

L'attività usurante è da dimostrare

Parola d'ordine: affrettarsi. Chi intende andare prima in pensione, avendo maturato i requisiti ridotti previsti a favore di chi svolge attività usuranti, può sfruttare la prima scadenza fissata alla fine del mese di settembre. Una scadenza utile a chi, i predetti requisiti, li ha già maturati negli anni passati o li matura entro fine anno. Per presentare la domanda di «pre-pensionamento» (cui farà seguito la domanda di «pensionamento» vera e propria) occorre prima munirsi della documentazione fissata come «necessaria» ai fini della procedibilità della domanda stessa. Se la documentazione è presso le aziende, va richiesta almeno 30 giorni prima, che è il tempo a disposizione dei datori di lavoro per trovare e consegnare i documenti ai lavoratori. Non è la «semplice» domanda di pensionamentoChi può avvalersi del prepensionamento per attività usuranti deve procedere con la presentazione di una richiesta di pensionamento diversa da quella ordinaria. La richiesta di beneficio dell'anticipo di pensionamento (quella che si presenta entro il 30 settembre e poi ogni anno entro il 1° marzo) ha efficacia unicamente come richiesta del «diritto al prepensionamento»; pertanto, l'erogazione della pensione resta subordinata alla presentazione della domanda di pensionamento vera e propria. Per la procedibilità della richiesta di beneficio, ha spiegato il ministero del lavoro (circolare n. 22/2011) la domanda deve: a) indicare la volontà di avvalersi, per l'accesso al pensionamento, del beneficio di cui al dlgs n. 67/2011;b) specificare i periodi per i quali è stata svolta ciascuna delle attività lavorative usuranti,c) contenere, in relazione ai tipi di attività lavorative usuranti, la corrispondente documentazione minima necessaria (si veda tabella in pagina), in assenza della quale la domanda non è ritenuta procedibile (non si procede a un esame di merito).I datori di lavoro hanno 30 giorniLa documentazione può essere prodotta in copia. Il datore di lavoro, spiega sempre il ministero del lavoro, è tenuto a renderla disponibile al lavoratore entro trenta giorni dalla richiesta, tenuto conto degli obblighi di conservazione della medesima. La documentazione deve riportare, salvo i casi di comprovata impossibilità, la dichiarazione di conformità all'originale rilasciata dal datore di lavoro o dal soggetto che detiene stabilmente la documentazione in originale (il professionista consulente del lavoro, per esempio). E la dichiarazione dovrà evidentemente essere accompagnata da copia di un documento valido di identità del dichiarante. In base a quanto previsto dalla disciplina normativa (dlgs n. 67/2011), la documentazione utile alla verifica dei requisiti è la seguente:a) prospetto di paga;b) libro matricola, registro di impresa ovvero il libro unico del lavoro;c) libretto di lavoro;d) contratto di lavoro individuale indicante anche il contratto collettivo nazionale, territoriale, aziendale e il livello di inquadramento;e) ordini di servizio, schemi di turnazione del personale, registri delle presenze ed eventuali atti di affidamento di incarichi o mansioni;f) documentazione medico- sanitaria;g) comunicazioni lavoro notturno (ex articolo 12, comma 2, del dlgs n. 66/2003 per il periodo di vigenza di tale disposizione, ovvero ex articolo 5, del dlgs n. 67/2011);h) comunicazioni ex articolo 5, comma 2, del dlgs n. 67/2011;i) carta di qualificazione del conducente (articolo 18 del dlgs n. 286/2005) e certificato di idoneità alla guida;1) documento di valutazione del rischio previsto dalle vigenti disposizioni in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro;m) comunicazioni di assunzione (articolo 9-bis, comma 2, del dl n. 510/1996 e successive modificazioni);n) dichiarazione di assunzione (articolo 4-bis, comma 2, del dlgs n. 181/2000), contenente le informazioni di cui al dlgs n. 152/1997;o) altra documentazione equipollente.Tutti i documenti devono evidentemente risalire all'epoca in cui sono state svolte le attività usuranti e non possono pertanto essere sostituiti da dichiarazioni rilasciate «ora per allora». Le domande già presentateCon riferimento alle istanze già presentate a far data dal 26 maggio 2011 (data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 67/2011), che risultino eventualmente incomplete, le stesse saranno ritenute valide a condizione che siano integrate secondo quanto previsto al precedente punto 4; a tal fine gli enti previdenziali provvedono a dare tempestiva comunicazione di tale necessità agli interessati ai fini della procedibilità della domanda, invitandoli a trasmettere la documentazione minima necessaria. PRESSToday Rassegna stampa

ItaliaOggi7 Data: "Usuranti, scatta il primo appello" 29/08/2011

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ItaliaOggi7 sezione: previdenza data: 29/08/2011 - pag: 14 autore: di Daniele Cirioli Riduzione fino a tre anni del requisito d'età a chi ha svolto lavori faticosi nel 2008/2011

Usuranti, scatta il primo appello

Domande al 30 settembre per prenotare il prepensionamento Corsa contro il tempo per il prepensionamento da attività usuranti. E non solo per la vasta mole dei documenti che bisogna farsi consegnare dal proprio datore di lavoro, magari ex; ma anche perché la data di presentazione della richiesta costituisce priorità all'accesso anticipato alla pensione, qualora un gran numero di istanze dovesse compromettere l'incentivo per scarsità di risorse (312 milioni per il 2011, 350 milioni per il 2012 e 383 milioni dal 2013). Chi ha svolto attività usuranti, nel settore pubblico o presso aziende (settore privato), e ha maturato o matura i requisiti di prepensionamento nel periodo dal 1° luglio 2008 fino al 31/12/2011, deve presentare l'istanza entro il prossimo 30 settembre; il ritardo fa slittare in avanti la decorrenza della pensione. L'appuntamento è il primo dopo l'entrata in vigore della riforma (26 maggio 2011) operata dal dlgs n. 67/2011.Chi beneficia del prepensionamento. Come prima cosa, conviene fissare l'ambito di applicazione della disciplina agevolata, individuando i lavoratori beneficiari del «prepensionamento». Perché in realtà il beneficio si realizza nella deroga alle ordinarie regole di pensionamento, riconosciuta a favore dei lavoratori impegnati in attività che sono definite «usuranti». Il prepensionamento (deroga) è riconosciuta solo ai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, in possesso di un requisito di anzianità contributiva non inferiore a 35 anni, che rientrino in una delle seguenti categorie:a) impegnati in mansioni particolarmente usuranti ai sensi della vecchia disciplina di cui al dm 19/5/1999 (si veda tabella in pagina);b) notturni, definiti e ripartiti nelle seguenti categorie: 1) lavoratori a turni che prestano la loro attività nel periodo notturno per almeno sei ore per un numero minimo di giorni lavorativi all'anno non inferiore a 78 per coloro che maturano i requisiti per l'accesso anticipato nel periodo compreso tral'1/7/2008 e il 30/6/2009 e non inferiore a 64 per coloro che maturano i requisiti per l'accesso anticipato dal 1° luglio 2009; 2) lavoratori che prestano la loro attività per almeno tre ore nell'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino per periodi di lavoro di durata pari all'intero anno lavorativo;c) (solo settore privato) alle dipendenze di imprese per le quali operano le voci di tariffa Inail per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro per specifiche attività impegnati all'interno di processi produttivi in serie (prodotti dolciari; additivi per bevande e alimenti; lavorazione e trasformazione delle resine sintetiche e dei materiali polimerici termoplastici e termoindurenti; produzione di articoli finiti, ecc.; macchine per cucire e macchine rimagliatrici per uso industriale e domestico; costruzione di autoveicoli e di rimorchi; apparecchi termici: di produzione di vapore, di riscaldamento, di refrigerazione, di condizionamento; elettrodomestici; confezione di calzature in qualsiasi materiale, anche limitatamente a singole fasi del ciclo produttivo; confezione con tessuti di articoli per abbigliamento e accessori; ecc.);d) conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a nove posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo.Le condizioni di «esposizione». Il diritto al trattamento pensionistico anticipato, per i predetti lavoratori, non è tuttavia automatico ma subordinato a determinate condizioni. Infatti, il prepensionamento è possibile qualora abbiano svolto una o più delle predette attività lavorative per un periodo di tempo pari:a) ad almeno sette anni, compreso l'anno di maturazione dei requisiti di pensionamento, negli ultimi dieci di attività lavorativa per le pensioni aventi decorrenza entro il 31 dicembre 2017;b) ad almeno la metà della vita lavorativa complessiva, per le pensioni aventi decorrenza dal 1° gennaio 2018.La presentazione della domanda. Per accedere al beneficio del pensionamento anticipato, il lavoratore interessato deve presentare una specifica domanda, da trasmettere completa della necessaria documentazione (si veda al riguardo altro articolo):a) entro il 30/9/2011 qualora abbia già maturato o maturi i requisiti agevolati entro fine anno (cioè entro il 31/12/2011); sono interessati a questa scadenza, pertanto, coloro che hanno già maturato o matureranno il diritto alla pensione anticipata nel periodo dal 1° luglio 2008 fino al 31 dicembre prossimo;b) entro il 1° marzo dell'anno di maturazione dei requisiti agevolati, qualora tali requisiti siano maturati a decorrere dal prossimo anno (cioè dal 1° gennaio 2012); saranno interessati alla prima scadenza del 1° marzo 2012, per esempio, coloro che matureranno il diritto alla pensione anticipata tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2012; oppure saranno interessati alla seconda scadenza del 1° marzo 2013 coloro che matureranno il diritto alla pensione anticipata nell'anno 2013 e via dicendo. La domanda va presentata all'istituto previdenziale presso il quale il lavoratore è iscritto (Inps, etc.), e deve essere corredata da copia o estratti della documentazione nonché dagli elementi di prova in data certa da cui emerga la sussistenza dei requisiti necessari per l'anticipo del pensionamento, con riferimento sia alla qualità delle attività svolte sia ai necessari periodi di espletamento come stabilito dalla normativa (si veda in precedenza) sia alla dimensione e all'assetto organizzativo dell'azienda.Il tempo è tiranno. Attenzione alla tempistica fissata per la presentazione delle domande di pensionamento anticipato. I termini, è bene precisare, non sono perentori; tuttavia, un ritardo comporterà automaticamente lo slittamento in avanti della decorrenza della pensione. In particolare, l'eventuale presentazione della domanda oltre i termini prima ricordati comporta, in caso di accertamento positivo dei requisiti, il differimento della decorrenza della pensione (anticipato) pari: a un mese, se il ritardo della presentazione è contenuto in un mese; a due mesi, se il ritardo della presentazione è compreso tra un mese e due mesi; tre mesi se il ritardo della presentazione è di tre mesi e oltre. b507 PRESSToday Rassegna stampa

Lavoce.info Data: 29/08/2011 "TFR IN BUSTA PAGA, UN PROGETTO DA DIMENTICARE"

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Pensioni / Famiglia

ARGOMENTI TFR IN BUSTA PAGA, UN PROGETTO DA DIMENTICARE Concorrenza e Mercati di Daniele Fano 22.08.2011 Conti Pubblici L’ipotesi di trasferire il Tfr in busta paga rappresenta una scorciatoia pericolosa riguardo all’obiettivo dichiarato Corporate Governance di un sostegno ai consumi delle famiglie. Questa misura aggraverebbe la fiscalità che pesa sulle famiglie stesse Discriminazione e le priverebbe di uno dei pochi strumenti di sostegno al loro risparmio, peraltro caratterizzato, a livello aggregato, da un trend discendente con un impatto negativo sulla nostra stabilità macroeconomica e Energia e Ambiente finanziaria. Europa

Famiglia Il 17 agosto scorso, nel pieno del dibattito sulla manovra finanziaria bis, appare la notizia del possibile Finanza svuotamento del Tfr, che diventerebbe una voce del salario. “La sorpresa, come la chiama il leader del Carroccio (che fa riferimento alle dichiarazioni del ministro dell’Economia, ndr), …è un incremento mese per Fisco mese in busta paga… pari all’accantonamento mensile per la liquidazione: circa il 7 per cento dello stipendio Giustizia lordo…. Si tratta... di una terza via alla destinazione del Tfr: direttamente al lavoratore, per portare—questa la ratio—liquidità in più alle famiglie, provare a stimolare i consumi….” (Melania di Giacomo, Corriere della Sera). Immigrazione Sebbene sembri, al momento, che l’ipotesi possa essere accantonata, vale la pena affrontare l’argomento, nella Informazione speranza di contribuire a una sua archiviazione definitiva. Infrastrutture e Trasporti PERCHÉ VIAGGIARE SENZA RUOTA DI SCORTA? Innovazione e Ricerca Internazionali A inquietare non è l’idea di una revisione dei meccanismi di accantonamento del Tfr, già in parte avvenuta attraverso il canale dei fondi pensione, quanto l’obiettivo (il rilancio dei consumi) che la proposta mancherebbe Istituzioni e Federalismo di realizzare in maniera adeguata, in un contesto macroeconomico delicatissimo e con potenziali gravi Lavoro conseguenze per l’equilibrio del paese. Occorre ricordare che il Tfr e i fondi pensione già prevedono la Mezzogiorno possibilità di ottenere anticipazioni per la prima casa e per la tutela della salute, per cui si tratta di uno strumento tutt’altro che rigido riguardo ai bisogni che si possono manifestare nel corso del ciclo di vita dei vari Moneta e Inflazione componenti delle famiglie. Il trasferimento sic et simpliciter in busta paga esporrebbe invece le famiglie a Pensioni un'aliquota di tassazione più alta in fase di liquidazione (quella marginale sul reddito al posto di quella agevolata attualmente in vigore), certamente uno svantaggio. Quanto alle imprese con meno di 50 dipendenti, Povertà avrebbero un aggravio immediato dei costi, in quanto dovrebbero effettivamente liquidare ogni anno l’importo Relazioni Industriali maturato. Ma cosa dire del venir meno di una preziosa “ruota di scorta” che, in tempi di gravi difficoltà sociali e Sanità in un paese privo di un organico sistema di ammortizzatori sociali, svolge un ruolo importante? Un piccolo capitale può servire precisamente a questo, mentre diluire il Tfr nella retribuzione corrente significherebbe Scuola e Università disperderlo. D’altronde moltissimi lavoratori hanno già fatto una scelta razionale al riguardo, scegliendo di Sport aderire ai fondi pensione o di lasciare il Tfr in azienda perché valutano positivamente l’aspetto assicurativo, compresa la possibilità di accedere ad anticipazioni per le spese straordinarie. Quanto ai lavoratori meno razionali, gli economisti comportamentali hanno dimostrato da qualche tempo che proprio veicoli ad hoc indice generale » aiutano a contrastare la nostra naturale miopia riguardo alle esigenze del ciclo di vita. In sostanza, il venir meno da uno strumento di risparmio a medio termine sarebbe un fattore di confusione per i lavoratori più razionali e DOSSIER un danno per i lavoratori più miopi. IL PROBLEMA TEDESCO Manovra finanziaria 2011 IL MODELLO TEDESCO Tutti i nodi della Tav Si è spesso sentito parlare di "modello tedesco". Ebbene, in Germania, strumenti di risparmio a medio termine Dopo il no al nucleare sono stati fortemente incoraggiati nell’ultimo decennio altri dossier » •con i Riester plan (1), lanciati in coincidenza con una campagna d’informazione sulla riduzione dei tassi di sostituzione attesi della previdenza pubblica, cui hanno aderito in pochi anni oltre 10 milioni di famiglie e che consentono, in sede di dichiarazione dei redditi, di ottenere una detrazione d’imposta per risparmi orientati al lungo termine, •con i conti aziendali “tempo” (time-value accounts), conti di risparmio dove è possibile accantonare, in sospensione di imposta, straordinari e altre voci della retribuzione, RUBRICHE •con i fondi pensione veri e propri che hanno ricevuto un forte impulso. Non sarà solo merito di questa forte attenzione al risparmio a medio-lungo termine, ma vale la pena porre 300 parole l’attenzione sulla divergenza tra l’andamento dei tassi di risparmio tra Italia e Germania (e anche Svezia, un Ricette altro paese che ha preso di petto il tema della previdenza e della necessità di rafforzare i pilastri integrativi). Il Punto Tassi di risparmio (risparmio delle famiglie al netto degli ammortamenti su reddito disponibile)- Italia, Osservatorio PA Germania, Svezia Vero o Falso?

La parola ai numeri Pro e Contro Question Time Corsi e Ricorsi Licenza Poetica

SUGGERIMENTI Documenti Libri Glossario Vox

Festival dell'Economia Fonte: Ocse (2)

RISPARMIO DELLE FAMIGLIE IN CALO

I flussi annuali verso il Tfr rappresentano una voce importante del risparmio delle famiglie italiane, quasi 24 miliardi l’anno secondo le stime della Covip (3) (13 miliardi da accantonamenti presso piccole imprese, 5,7 miliardi nel Fondo di tesoreria Inps, 5,1 miliardi nei fondi pensione, oltre il 2 per cento del reddito disponibile dell’insieme delle famiglie). Ma proprio per questo, il dirottamento di questo flusso verso i consumi potrebbe avere, oggi, effetti dirompenti sul piano macroeconomico. Per capirlo basta riferirsi alla seguente tabella tratta dall’ultima relazione della Banca d’Italia:

Appare chiaramente il lungo trend discendente del nostro tasso di risparmio, in particolare quello delle famiglie, e, in corrispondenza, un crescente ricorso al risparmio finanziario estero (“saldo delle operazioni con il resto del mondo”), estero che oggi guarda con sempre meno fiducia al nostro paese. Inutile sottolineare che per salvare il nostro equilibrio macroeconomico serve proprio il contrario della proposta Tremonti - Bossi: sostenere il risparmio delle famiglie e ritornare, invece, a far risparmiare il settore pubblico con tagli coraggiosi ai costi della politica e interventi strutturali di lungo termine. Con i conti con l’estero in ordine saremo in grado di affrontare la ripresa, e anche il rilancio dei consumi, su basi solide. Proprio Argentina e Ungheria, quando l’equilibrio macro-finanziario è andato in crisi, hanno messo mano, inutilmente, al patrimonio delle famiglie nei fondi pensione.

(1) Börsch-Supan, A., Reil-Held A., Schunk D., [2007], “The savings behaviour of German Households: first experiences with State-promoted private pensions”, MEA, Mannheim Institute for the Economics of Ageing 136

(2)

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Germania 10,5 10,6 10,8 11,7 11,1 11,4 10,9 10,9

Italia 9,9 9,1 8,4 8,2 7,1 6,1 6,0 5,7

Svezia 5,5 6,6 8,8 11,2 12,9 10,8 10,0 8,9

(3) Covip, Relazione annuale 2010. NB: le stime riguardano I flussi verso il TFR al lordo degli importi liquidati, pertanto il contributo del TFR al risparmio netto è inferiore.

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Milano Finanza Data: "Maledetti baby boomer" 29/08/2011

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Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi il Trader data: 27/08/2011 - pag: 31 autore: Maledetti baby boomer

La generazione degli individui che sono nati tra il 1946 e il 1964 ha avuto un forte impatto sull'economia Usa. E soprattutto su Wall Street. Perché... Più la popolazione invecchia, più Wall Street scende. La strana relazione è stata dimostrata dagli economisti della Federal Reserve Bank di San Francisco che hanno individuato, dall'analisi dei dati storici, una forte correlazione tra la distribuzione per età della popolazione statunitense e la performance del mercato azionario. Come si spiega? Un trend demografico chiave è l'invecchiamento della generazione dei baby boomer. Quando raggiungono l'età pensionabile, invece di comprare azioni cominciano a venderle per finanziare la pensione. E i modelli statistici suggeriscono che questo cambiamento potrebbe essere un fattore che ha condizionato le valutazioni di Wall Street nel corso degli ultimi due decenni.Chi sono. La generazione del baby boomer, che sono nati tra il 1946 e il 1964, ha avuto un grande impatto sull'economia degli Stati Uniti e, secondo gli esperti della Federal Reserve Bank di San Francisco, continuerà ad averlo, a mano a mano che gradualmente usciranno dal mercato del lavoro. Per finanziare il pensionamento è infatti probabile che vendano gli asset acquisiti nel tempo, fra i quali le azioni particolarmente rischiose. Resta da valutare quanto questa massiccia svendita possa determinare una riduzione dei valori azionari.Gli obiettivi. Molti baby boomer hanno già diversificato i loro portafogli di attività in vista della pensione. Eppure è sconcertante che il pensionamento della generazione del baby boom, che è stato a lungo atteso, stia iniziando sul serio mentre il mercato azionario stenta a riprendersi dalla recente crisi finanziaria e deve affrontare un'altro momento difficile.La teoria. Dal momento che le esigenze finanziarie di un individuo e la propensione al rischio cambiano durante il ciclo di vita, l'invecchiamento della generazione dei baby boomer e lo spostamento più ampio di distribuzione per età della popolazione dovrebbe avere implicazioni per i mercati dei capitali (Abel 2001, 2003;, Brooks 2002). In effetti, alcuni studi attribuiscono il boom sostenuto mercato azionario negli anni 1980 e 1990 al fatto che i baby boomer stavano entrando nella loro mezza età, il primo periodo per accumulare attività finanziarie.Tuttavia, diversi fattori possono mitigare gli effetti di questo cambiamento demografico. In primo luogo, le tendenze demografiche sono prevedibili e gli esperti dovrebbero essere in grado anticipare l'impatto di questi cambiamenti sulla domanda di attività finanziarie. Di conseguenza, i prezzi delle attività correnti dovrebbero riflettere gli effetti attesi dei cambiamenti demografici. Inoltre, gli individui in pensione possono continuare a detenere le azioni in portafoglio per lasciarle ai loro eredi oppure per usarle come fonte di ricchezza per finanziare i consumi nel caso in cui vivono più a lungo del previsto.In teoria la domanda estera di azioni Usa potrebbe ridurre la pressione al ribasso sui prezzi. Tuttavia l'effetto è probabilmente limitato per due ragioni. Innanzitutto gli altri Paesi sviluppati hanno una popolazione che sta invecchiando più rapidamente rispetto a quella degli Stati Uniti. Inoltre ci sono prove concrete che gli investitori detengono prevalentemente azioni del proprio Paese. Per esempio nel 2009 la partecipazioni estere dagli investitori statunitensi erano solo il 27,2% dei totale. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza Data: "Per gli aperti niente oneri bancari" 29/08/2011

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Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi in Gestione Pensione & Previdenza data: 27/08/2011 - pag: 28 autore: Carlo Giuro Per gli aperti niente oneri bancari

La Covip ha recentemente risposto a un quesito proposto da una banca depositaria di alcuni fondi pensione aperti in merito alla possibilità di applicare sui comparti di tali organismi previdenziali le spese derivanti dal rapporto bancario. La risposta fornita dall'Autorità di vigilanza sui fondi pensione è negativa. Coerentemente a quanto statuito nello Schema di regolamento dei fondi pensione aperti, approvato dalla Covip stessa con deliberazione del 30 novembre 2006, non è possibile porre a carico dei comparti dei fondi pensione aperti gli oneri bancari, ovvero le spese reclamate dalle banche depositarie per la tenuta dei rapporti di conto corrente e per la registrazione delle varie scritture di addebito e accredito sui conti medesimi. L'Autorità rammenta infatti in primo luogo come lo Schema di regolamento dei fondi pensione aperti definisce in modo puntuale quali spese possono incidere sui comparti di ciascun fondo pensione aperto. In particolare possono essere poste a carico del comparto, in una elencazione da considerarsi come tassativa:- una commissione di gestione pari a una percentuale del patrimonio su base annua; - una commissione di incentivo; - le imposte e tasse, le spese legali e giudiziarie sostenute nell'esclusivo interesse del fondo e gli oneri di negoziazione derivanti dall'attività di impiego delle risorse; - il contributo di vigilanza dovuto alla Covip; - le spese relative alla remunerazione e allo svolgimento dell'incarico del responsabile e dell'organismo di sorveglianza, salva diversa decisione della banca, compagnia, sgr o sim che propone il fondo. Tale impostazione è in linea con quella da sempre seguita dalla commissione e volta, in un'ottica di trasparenza, a fornire agli aderenti una informazione quanto più possibile completa circa le condizioni economiche che caratterizzano la partecipazione al fondo pensione aperto. Sulla base di tali considerazioni l'Autorità di vigilanza esclude allora che gli oneri bancari possano essere direttamente addebitati al fondo, con la conseguenza che gli stessi devono intendersi unicamente a carico dei soggetti istitutori dei fondi pensione aperti. Tali soggetti potranno comunque tener conto dei suddetti oneri ai fini della determinazione del quantum della commissione di gestione posta indirettamente a carico degli aderenti. PRESSToday Rassegna stampa

Milano Finanza Data: "Scegliere il comparto meno costoso fa lievitare la rendita finale" 29/08/2011

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Milano Finanza sezione: I Vostri Soldi in Gestione Pensione & Previdenza data: 27/08/2011 - pag: 28 autore: di Carlo Giuro I cento quesiti

Scegliere il comparto meno costoso fa lievitare la rendita finale

Domanda. Perché è importante valutare il fattore costo nella scelta di un prodotto previdenziale? Risposta. Il livello di onerosità costituisce uno dei fattori determinati della prestazione finale di un prodotto previdenziale. Gli altri sono l'entità della contribuzione lungo l'arco della vita lavorativa, la lunghezza dell'orizzonte temporale di contribuzione, la bontà della gestione finanziaria, la entità dei coefficienti di conversione in rendita. Molto significativa la stima operata della Covip che nella Guida informativa pubblicata sul proprio sito (www.covip.it) riporta un esempio numerico: se si contribuisce per 35 anni a una forma pensionistica complementare e si pagano costi superiori dell'1% rispetto a quello che si pagherebbe aderendo a un'altra forma pensionistica si otterrà, a parità di altre condizioni, una pensione complementare di circa il 16% più bassa.D. Cosa prevede la normativa previdenziale al proposito ?R. La normativa previdenziale entrata in vigore nel 2007 si è proposta di favorire un processo virtuoso di contenimento dei costi attraverso un più accentuato livello di concorrenza con l'equiparazione (parziale) degli schemi pensionistici integrativi di natura occupazionale e individuale creando una comune base di riferimento su cui i fondi possono competere per massimizzare l'efficienza del mercato e il livello di welfare degli aderenti. Di sensibile rilevanza anche l'imponente attività della Covip con le decisioni assunte per vietare l'uso di tecniche di imputazione dei costi che possano ostacolare l'esercizio del diritto di portabilità della posizione personale e degli interventi a favore di una maggiore confrontabilità dei costi. D. Possiamo fare qualche esempio concreto ?R. Si pensi all'uniforme modalità di rappresentazione delle spese sulla Scheda sintetica (documento informativo da consegnare al potenziale aderente) e, soprattutto, alla definizione di una nuova unità di misura per rappresentare e confrontare il prezzo delle varie offerte, l'Isc (Indicatore sintetico dei costi) che presenta molteplici analogie con altri indicatori di costo presenti in altri comparti come ad esempio il Taeg (Tasso annuo effettivo globale, a sua volta oggi denominato Isc) utilizzato nel settore dei mutui e del credito al consumo e il Costo percentuale medio annuo (Cpma) nel settore assicurativoD. Come si determina l'Isc? R. Viene calcolato in maniera analoga per tutte le forme di previdenza integrativa ed è la risultante della differenza tra il tasso interno di rendimento di un piano di accumulo senza costi e di uno comprensivo dei costi. L'indice viene calcolato per quattro diversi periodi di permanenza nel fondo pensione (2, 5, 10, 35 anni), date le ipotesi di un versamento costante di 2.500 euro annui e un tasso di rendimento nominale lordo del 4%. Nel calcolo dell'Isc si considerano gli oneri fiscali connessi ai rendimenti annuali, le voci di costo determinate al momento dell'adesione quali costi di iscrizione, spese annuali (in cifra fissa o in percentuale della contribuzione), spese in percentuale del patrimonio. Per gli oneri quantificabili soltanto ex-post deve essere effettuata una stima (si tiene conto anche della commissione di trasferimento tranne nel caso del calcolo dell'indicatore a 35 anni). In ottica di trasparenza di mercato, sul sito della Covip (www.covip.it) sono pubblicati gli Isc di tutte le forme previdenziali. D. Al di là dell'Isc, quali sono i diversi costi che incidono su un prodotto previdenziale ?R. Vanno evidenziati in primo luogo i costi di ingresso e di uscita, che hanno natura amministrativa. Nella prima categoria sono ricomprese le commissioni una tantum corrisposte al momento dell'adesione (one-off fee) che sono generalmente indirizzate al funzionamento del fondo e, nel caso di fondi aperti e Pip (piani individuali di previdenza), potrebbero anche essere retrocessi (in tutto o in parte) alla rete dei collocatori. Al secondo gruppo appartengono invece le commissioni da corrispondere in fase di exit (oneri per l'esercizio delle prerogative individuali, costi per la trasformazione del montante finale in rendita). Vi sono poi i costi di amministrazione e fiscali in cui possono essere ricondotte le spese direttamente a carico degli aderenti (spese dirette), destinate al mantenimento del fondo. Ancora vanno citate le commissioni di gestione e le commissioni di performance che costituiscono la remunerazione per il servizio di gestione finanziaria e, nel caso delle forme individuali, potrebbero essere parzialmente retrocesse alla rete dei collocatori. D. Qual è la panoramica di mercato ?R. Come si legge nella relazione annuale della Covip relativa al 2010, i fondi pensione negoziali si confermano la tipologia di forma pensionistica con costi di partecipazione più bassi. L'Isc è dell'1% per periodi di partecipazione di 2 anni e scende allo 0,2% per periodi di 35 anni. Per i fondi aperti passa dal 2 all'1,1%, per i Pip dal 3,6 all'1,5%. Su orizzonti temporali di lungo periodo, differenze anche piccole nei costi producono effetti di rilievo sulla prestazione finale. Ad esempio, sulla scadenza dei 35 anni e a parità delle altre condizioni, in particolare, i rendimenti lordi, la maggiore onerosità media rispetto ai fondi pensione negoziali si traduce in una prestazione finale più bassa del 17% nel caso dei fondi pensione aperti e del 23% per i Pip. Oltre alle differenze nei valori medi dell'Isc per le diverse categorie di forme pensionistiche complementari, si registra poi un'ampia dispersione dei costi applicati da ciascuna di esse. D. A cosa si devono queste differenza di onerosità tra le diverse forme previdenziali ?R. Va compreso bene che i fondi pensione negoziali sono organizzazioni senza scopo di lucro per cui solo i costi effettivamente sostenuti dal fondo (amministrativi e finanziari) si riflettono sul valore della posizione individuale dei singoli iscritti, la quale costituisce una porzione del patrimonio del fondo. Le spese sostenute dall'iscritto sono destinate a coprire gli oneri effettivamente sostenuti; se risultano superiori, la parte residuale andrà ad accrescere il patrimonio del fondo, tornando quindi nuovamente nel valore delle singole posizioni individuali. Se le spese preventivate coprono in misura insufficiente gli oneri sostenuti la differenza sarà a carico del patrimonio. Nei fondi pensione aperti e nei Pip, invece, gran parte delle spese che l'iscritto deve sostenere sono determinate a priori dalla società. Tali spese sono destinate, oltre che a coprire gli oneri effettivamente sostenuti, anche a remunerare il rischio d'impresa. D. Vi è differenza tra adesioni collettive e adesioni individuali ? R. Nel segmento delle adesioni collettive, si confrontano fondi pensione negoziali e fondi aperti; a questi ultimi è possibile aderire su base collettiva per il tramite di accordi aziendali fra lavoratori e imprese ovvero accordi stipulati direttamente dal datore di lavoro con singoli dipendenti. Il confronto operato dalla Covip fra le distribuzioni dei costi mette in luce come il quarto dei fondi negoziali più efficienti mostri un'onerosità inferiore rispetto ai valori minimi registrati dai fondi pensione aperti. D. Cosa accade invece nelle adesioni individuali ?R. Con riferimento invece alle adesioni individuali sono i fondi pensione aperti e i Pip a essere in diretta competizione. I Pip continuano a rappresentare la tipologia di forma mediamente più costosa. Ciò vale anche nel confronto dell'Isc per tipologia di linea di investimento. I differenziali maggiori si registrano nelle linee azionarie e bilanciate, che rappresentano le linee più costose per entrambe le tipologie (lo scostamento è di circa 1,4 punti percentuali sui 2 anni e si mantiene particolarmente elevato, quasi un punto percentuale, sui 35 anni) e si attenuano molto nelle linee obbligazionarie (intorno allo 0,2%). Per quanto riguarda le linee garantite (nel caso dei Pip, si tratta delle gestioni separate di ramo I), per periodi di partecipazione brevi la differenza tra i costi medi dei Pip e dei fondi pensione aperti è particolarmente elevata: 1,7 punti percentuali sui 2 anni. All'allungarsi del periodo di partecipazione, la differenza si attenua arrivando allo 0,4% per periodi di partecipazione di 35 anni. PRESSToday Rassegna stampa

Nazione, La (Firenze) Data: "Pensioni, salta il giro di vite Incentivi per chi resta al lavoro" 29/08/2011

Indietro Stampa PRIMO PIANO pag. 7 Pensioni, salta il giro di vite Incentivi per chi resta al lavoro

Pare aver vinto la linea della Lega: nessun innalzamento dell'età minima per andare in pensione nè interventi sulle pensioni rosa del privato. Allo studio dei tecnici il ricorso a meccanismi di incentivo per chi resta al lavoro raggiunti i requisiti della pensione anticipata PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il Data: "«Su l'Iva solo per ridurre l'Irap»" 29/08/2011

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Il Sole-24 Ore edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-28 - pag: 9 INTERVISTANicola RossiSenatore

«Su l'Iva solo per ridurre l'Irap»

Nicola Rossi. Ex Pd, ora Gruppo misto «Parificare in tempi brevi a 65 anni l'età di pensione di uomini e donne e poi occorre portarla a 67» ROMA Aumento dell'Iva per ridurre l'Irap. Innalzamento dell'età pensionabile. Dismissione del patrimonio immobiliare degli enti locali. Abolizione delle Province. Tassa dello 0,5% sui patrimoni oltre i 10 milioni di euro. Sostituzione dell'articolo 8 con il progetto di Pietro Ichino sul lavoro. Sono alcune delle modifiche alla manovra bis che Nicola Rossi depositerà domani in commissione Bilancio in un pacchetto di 7-8 emendamenti con cui il senatore, ex Pd e ora iscritto al gruppo misto, vuole coniugare «crescita ed equità». Pdl e Lega hanno raggiunto l'accordo su aumento dell'Iva e riduzione dei tagli agli enti locali. La trovano d'accordo? No e la cosa che mi colpisce è che ancora una volta si allentano i tagli alla spesa e si aumenta la componente entrate della manovra. L'aumento dell'Iva dovrebbe invece servire a finanziare una riduzione dell'Irap di pari importo. Non so se si rendono conto che la manovra così com'è pesa sulle entrate per il 71% nel 2013 e per l'83% nel 2014. Sostituendo i tagli agli enti locali con l'aumento dell'Iva si rischia di raggiungere quota 100. E soprattutto non si tiene conto che tutte le manovre degli altri Paesi che hanno puntato eccessivamente sulle entrate hanno reso necessarie altre manovre: i mercati non credono a manovre che incidono sulla crescita. Da dove bisogna partire? In questa manovra manca tutto ciò che doveva esserci. A cominciare da un piano di dismissioni del patrimonio immobiliare e delle partecipazioni degli enti locali oltre a un intervento serio sul costo degli apparati istituzionali. E invece non credo ai miei occhi quando leggo che si sta pensando di accantonare la soppressione delle Province. Abbiamo a che fare con persone che vivono su Marte. Sono anche riusciti ad accantonare le pensioni quando tutti sappiamo che gli italiani devono andare in pensione più tardi. Quali sono le sue proposte? Anzianità e diversa età di pensionamento di uomini e donne sono istituti che non ci possiamo più permettere è arrivato il momento di superarli parificando in tempi brevi l'età di pensionamento per maschi e donne a 65 anni. E poi, in tempi non biblici, salire a 67. Insieme a un'operazione che consenta ai giovani di costruirsi una carriera contributiva continua. Penso a uno schema di prestiti contributivi tra un impiego e l'altro da restituire poi senza interessi. Dismissioni, pensioni e poi? Abolirei le Province e interverrei su alcuni enti in maniera più decisa. Oltre al Cnel penso alle Camere di commercio. Se vogliono rimanere sul mercato lo facciano fornendo dei servizi alle imprese che decideranno se acquistarli o meno ma nei grandi centri le funzioni pubbliche vanno trasferite ai Comuni. Verrà rivisto il contributo di solidarietà: è d'accordo? Si può immaginare qualunque Kamasutra intellettuale ma l'idea del contributo di solidarietà è insensata poiché profondamente iniqua. Serve invece una patrimoniale leggera, penso allo 0,5%, sui patrimoni immobiliari e mobiliari che superano i 10 milioni di euro. Tipo la tassa anti-evasori proposta da Calderoli? Nemmeno per sogno. Se Einaudi sentisse parlare di una tassa anti-evasori così congegnata si rivolterebbe nella tomba. RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Del Lunedi) Data: "ANSA" 29/08/2011

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Il Sole-24 Ore del lunedi edizione: NAZIONALE sezione: PRIMO PIANO data: 2011-08-29 - pag: 15 autore: Fabrizio Galimberti ANSA

ANSA Previdenza integrativa: «fai-da-te» svantaggiato Dopo la manovra i fondi gestiti sono più convenienti Il combinato disposto delle due manovre di luglio-agosto ha portato molti risparmiatori a riflettere sulle migliori destinazioni dei loro risparmi. Le ragioni stanno nei cambiamenti del trattamento fiscale. Da un lato, è stata introdotta una specie di mini-patrimoniale, con l'imposta di bollo sui depositi titoli modulata in funzione dell'entità del deposito. Per chi abbia più depositi in diverse banche può convenire accorparli, ma bisogna tener conto dell'ammontare complessivo e degli scaglioni soggetti a imposta. Poi c'è l'innalzamento dell'aliquota sui guadagni di capitale e sulle obbligazioni di emittenti non sovrani. La novità è che si spinge a investire in titoli pubblici con un trattamento di favore: la vecchia aliquota "secca" del 12,5% rimane tale per BoT, BTp e compagnia, mentre viene aumentata l'aliquota sugli interessi di obbligazioni private, così come sulle plusvalenze. Dato che il trattamento riservato ai titoli pubblici costituirebbe "concorrenza sleale" se fosse confinato solo a quelli italiani, l'aliquota di favore riguarda i titoli sovrani di tutti i Paesi della white list, cioè di quelli che non hanno nomea di paradisi fiscali. Questa parte della manovra, in un momento in cui sui mercati serpeggiano timori sui debiti sovrani, ha anche lo scopo di facilitare il finanziamento dei deficit. Questi cambiamenti portano anche a riconsiderare il miglior modo di investire i propri risparmi in vista di una pensione integrativa. In proposito vi erano due vie: ricorrere a un fondo pensione, oppure ricorrere a un "fai-da-te" pensionistico, nel senso di mettere da parte ogni mese dei soldi e investirli in strumenti finanziari a scelta. Si pensava che questa seconda opzione fosse da prendere in considerazione solo da investitori esperti, ma in verità non è così. L'avvento degli Etf - strumenti che consentono di "comprare" un indice di Borsa intero, in modo da diversificare il rischio - ha permesso il "fai-da-te" anche ai non esperti: un risparmiatore potrebbe, per esempio, investire in un Etf delle Borse europee e in obbligazioni sicure (emesse da istituzioni sovrane o da organismi internazionali) e farsi così un "fondo fatto in casa". Oltretutto in questo modo si eviterebbero quelle commissioni che si mangiano una buona parte del rendimento. Questa strategia è ancora valida? I cambiamenti portati dalle manovre recenti limitano i vantaggi del "fai-da-te". C'è, nel "fai-da-te", uno svantaggio pre-esistente, che è quello di non consentire detrazioni fiscali per i soldi messi da parte, come invece avverrebbe con i conferimenti ai fondi pensione. Ci sono Paesi in cui i singoli possono farsi un fondo pensione - il «Fondo pensione Giovanni Rossi» - che gode degli stessi vantaggi fiscali di un fondo collettivo, ma in Italia non è possibile percorrere questa via. I Pip, (Piani individuali pensionistici), non sono la stessa cosa perché la scelta degli investimenti è fatta dal gestore. Poi, è stata aumentata l'aliquota sugli interessi di obbligazioni private e sulle plusvalenze, e quindi la tassazione sul «fondo fatto in casa» è superiore alla tassazione di favore riservata ai fondi pensione normali. Infine, il fattore favorevole al «fai-da-te», cioè il peso delle commissioni, è diventato meno rilevante. L'avvento degli Etf ha portato a limare le commissioni, dato che investire in Etf non richiede nessuna professionalità specifica da parte del gestore: potrebbe essere un computer a comprare e vendere così da assicurare che gli investimenti riproducano ogni giorno l'andamento dell'indice. Insomma, nell'attesa che anche in Italia sia possibile creare un «Fondo pensione Giovanni Rossi», per ora la bilancia delle scelte, per la previdenza integrativa, favorisce i fondi gestiti rispetto a quelli fatti in casa. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Previdenza, vuole abbandonare il Fip" 29/08/2011

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-08-27 - pag: 14 Previdenza, vuole abbandonare il Fip

Nel 2005, con Eurizon Vita, ho sottoscritto un Fip (Forma individuale di previdenza) multiramo a capitale differito denominato Vita&Previdenza Sanpaolo. Ho sempre detratto i premi annuali. Poiché in questi anni questa posizione non ha reso nulla, neppure il valore dell'inflazione, ho recentemente bloccato il piano di accumulo mensile. Sono un dipendente di un'azienda del commercio e a suo tempo ho deciso per il trasferimento del Trattamento di fine rapporto (Tfr) presso il fondo pensione negoziale di categoria Fonte. Se concentrassi le posizioni presso il fondo negoziale di categoria Fonte a quale tassazione sarei sottoposto? Eurizon Vita mi chiede una dichiarazione dove specifico d'aver detratto i premi annuali per tassare l'importo fin qui cumulato ma nel loro modulo di trasferimento non c'è traccia di questa certificazione. È corretta questa loro interpretazione? In fondo io non riscatto nulla ma voglio soltanto cumulare le due posizioni. Demetrio D'Angelo - (via e-mail) - Il prodotto previdenziale menzionato dal lavoratore Vita&Previdenza Sanpaolo di EurizonVita, spiega la società di consulenza indipendente Consultique Sim, è un piano individuale pensionistico (Fip) di tipo assicurativo. Nel prodotto attualmente in collocamento si può scegliere tra: la forma di gestione garantita collegata alla gestione interna separata Ev Previ, una gestione prudente che offre un rendimento minimo garantito pari all'1,5% annuo composto (al netto dei costi di caricamento sui versamenti) e il consolidamento annuale dei risultati (commissione di gestione minima 1,5 per cento); la forma di gestione Life Cycle Style, una gestione dinamica che ribilancia periodicamente la composizione del portafoglio tra la gestione interna separata Ev Previ e il fondo interno Global Equity Previ (commissione di gestione del 2,6% oltre ai caricamenti del 2,5 per cento), diminuendo progressivamente il rischio all'avvicinarsi dell'età pensionabile mediante l'incremento della percentuale investita nella gestione separata Ev Previ in funzione degli anni mancanti al pensionamento. L'andamento dei costi incide sul montante maturato soprattutto nella linea garantita i cui rendimenti al netto dei suddetti costi faticano a stare al passo con l'inflazione. Dal punto di vista fiscale i premi versati fino a 5.164 euro sono deducibili fiscalmente e tassati allo stesso modo dei fondi di categoria. Sembrerebbe di capire che attualmente nel fondo negoziale Fonte il lettore stia effettuando esclusivamente il versamento del suo Trattamento di fine rapporto. In tal caso, non versando da parte sua almeno l'1,55% della sua retribuzione lorda (il cosiddetto contributo a proprio carico detratto direttamente dalla busta paga) l'azienda non è tenuta a versare un contributo aggiuntivo pari all'1,55% della sua retribuzione lorda. Quest'ultimo rappresenterebbe un indubbio vantaggio per il lavoratore da sfruttare. Attualmente questo fondo è strutturato su quattro comparti d'investimento: garantito, bilanciato, crescita e dinamico con livelli crescenti di rischio azionario. In merito ai costi di gestione, a seconda del comparto, essi vanno da un minimo dello 0,138% a un massimo dello 0,2205 per cento. Il costo iniziale di adesione è pari a 15,50 euro, di cui 11,88 euro a carico dell'azienda e 3,62 euro a carico del lavoratore. È prevista anche una spesa annuale ricorrente che va da 10 euro a 22 euro a seconda della frequenza dei versamenti che si fanno nel fondo. Dal punto di vista fiscale il trasferimento del maturato dal Fip al fondo Fonte è neutro e dunque la tassazione avverrà soltanto al momento del pensionamento oppure al momento di eventuali anticipazioni oppure riscatti. PRESSToday Rassegna stampa

Sole 24 Ore, Il (Plus) Data: "Quante pensioni devono pagare le banche inglesi" 29/08/2011

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Plus edizione: NAZIONALE sezione: ATTUALITA' data: 2011-08-27 - pag: 8 autore: Ma.l.C. Quante pensioni devono pagare le banche inglesi

Conviene essere investitori o dipendenti di banca? Se lo chiedono molti inglesi dopo aver letto lo studio della statunitense Citigroup secondo il quale alcuni istituti di credito britannici hanno liabilities, ossia rendite da erogare ai propri dipendenti, superiori o molto vicine alla loro capitalizzazione totale. L'indicatore serve agli analisti che seguono il titolo quotato e agli esperti di previdenza, che tengono d'occhio la solidità di questi soggetti. Il problema, sottolinea Citigroup (che ha analizzato i dati al 31/12/2010, prima cioè della recente crisi agostana), non riguarda solo le banche di Sua Maestà ma anche British Airways o il colosso delle tlc Bt. Tra le banche previdenzialmente più "indebitate" c'è Lloyds Banking Group, con liabilities pari al 115% della capitalizzazione di Borsa; la rivale Barclays non è messa molto meglio, con il 96%, mentre Royal Bank of Scotland è poco sotto, all'85%. Stanno meglio soggetti come Standard Chartered (5%) e Hsbc (20%), Con un pizzico di perfidia, gli analisti di Citigroup notano come nel resto d'Europa nessuna delle principali banche è messa così male come le tre banche inglesi. Le osservazioni maggiori sono per Ing (69%), Credit Suisse (58%), Ubs (57%) e Commerzbank (54%), istituti che hanno tutti ricevuti aiuti pubblici; in Credit Suisse ha accolto capitali dal Qatar, E allora la domande è: conviene essere investitori o dipendenti di una banca inglese? RIPRODUZIONE RISERVATA PRESSToday Rassegna stampa

Stampa, La (Milano) Data: "Pressing su Bossi per alzare l'età minima::Chi sta contando gli ..." 29/08/2011

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Pressing su Bossi per alzare l'età minima

Nel Pdl cresce il fronte di chi vorrebbe rivedere l'attuale sistema. Domani il vertice del Carroccio

UGO MAGRI

ROMA

Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri, capigruppo del Pdl alla Camera e Senato

Chi sta contando gli anni per andare in pensione, tenga d'occhio cosa succederà domani in Via Bellerio a Milano. Si riunisce la segreteria politica della Lega, e lì si annuncia battaglia tra il vecchio leader, Bossi, spalleggiato da Calderoli, e la nuova leva guidata da Maroni. Oggetto del contendere saranno i tagli ai Comuni imposti dalla manovra: ben 6 miliardi di euro che non si sa affatto come verranno distribuiti. I sindaci della Lega sono fuori della grazia di dio, la loro rivolta (che nei giorni scorsi ha lambito il totem di Bossi) trova ascolto nel ministro dell'Interno. Le pensioni entrano in gioco perché proprio Maroni, due legislature fa, avanzò una proposta di «scalone» previdenziale. Se rispuntasse oggi, garantirebbe allo Stato risparmi sufficienti per rendere meno dolorosa la cura dimagrante agli enti locali (leggi: servizi ai cittadini). Calderoli ieri è intervenuto per dire che non se ne parla, capitolo chiuso, la Lega domani troverà altri modi per calmare i sindaci senza allungare l'età pensionabile. Li svelerà al presidente dell'Anci Osvaldo Napoli che ha promosso una manifestazione nazionale di protesta tra otto giorni e domani alle 15 sarà ricevuto proprio da Calderoli. La cui linea sembra quella vincente. Sennonché altre voci dal Carroccio dicono: «Prudenza, domani ci sarà scontro all'ultimo sangue, nessuno sa come può finire...».

Il pressing su Bossi cresce di intensità. L'intero gruppo dirigente del Pdl va facendo un tifo da stadio per Maroni. Attivissimi in particolare i due capigruppo. Gasparri auspica, papale papale, «un intervento equo sulle pensioni»; Cicchitto invita i padani a «un'attenta riflessione perché l'eventuale diminuzione dei tagli agli enti locali va per forza accompagnata da un intervento strutturale» sull'età in cui ci si mette a riposo. L'intero gruppo dirigente Pdl è giunto alla percezione che, se la manovra resterà tal quale, nulla salverà il partito da un tonfo elettorale nel 2013 o forse già l'anno prossimo. Si fa notare dietro le quinte che il bello (o il brutto, dipende) deve ancora arrivare: «Sai che guerra si scatenerà dentro al governo il giorno in cui si tratterà di decidere i tagli dei ministeri...». Anche qui, 6 miliardi da risparmiare, e chiaramente nessuno vorrà cedere un'unghia. Maroni (sempre lui) è il più deciso nell'esigere che il comparto sicurezza venga tenuto al riparo, ma se domani non emergeranno altre fonti credibili di risparmio alla fine pure polizia, carabinieri eccetera verranno salassati, con buona pace del ministro.

In tutto questo, Berlusconi che fa? È ad Arcore, dove continua la dieta; ieri la Santanché è andata a tenergli alto il morale. Pare che il Cavaliere abbia scarsa voglia di intervenire, affiora un po' di stanchezza da settimana di Ferragosto. Comunque la sua intenzione è di provare lui stesso a convincere Bossi, anzi si dice «fiducioso» di riuscirci (corre voce che ieri mattina i due si siano sentiti al telefono). Certo il tempo stringe. Se per caso domani la Lega dovesse dire «le pensioni giammai», allora pure il vertice di partito che Alfano sta cercando di promuovere tra martedì e mercoledì arriverebbe a babbo morto, troppo tardi per incidere. Sulla nuova gestione del partito già stanno roteando come falchi personaggi del calibro di Scajola, o del governatore lombardo Formigoni. Non a caso Pier Furby Casini apprezza pubblicamente entrambi, riservando parole dolci pure ai «frondisti» del Pdl che ieri si sono rifatti vivi con Stracquadanio: «Molti loro argomenti sulle pensioni sono anche i miei». È vero che quelli stanno nella maggioranza e lui all'opposizione. Ma certe differenze vanno sempre più sfumando. PRESSToday Rassegna stampa

Tirreno, Il Data: "normativa" 29/08/2011

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Pagina 12 - Cronaca

NORMATIVA

NORMATIVA Le novità sul trattamento di reversibilità

Mi è stato riferito che la recente legge di conversione del decreto legge nº 98/2011 ha in parte modificato la normativa sul pensionamento di reversibilità. Potrei essere informato al riguardo? Franco C., Prato La recente manovra stabilisce che dal 1º gennaio 2012 la percentuale dei trattamenti di reversibilità (nei casi di matrimonio con il dante causa contratto a età del medesimo superiore a 70 anni con una differenza di età tra i due coniugi superiore a 20 anni) subisce una riduzione del 10% per ogni anni di matrimonio mancante al raggiungimento dei 10. Tale riduzione non trova comunque applicazione in presenza nel nucleo familiare di figli di minore età, studenti o inabili.

NATO NEL 1950 Quota 96 nel 2011 esente dalla manovra

Sono un lavoratore dipendente del settore privato, nato il 26 ottobre 1950, con un’anzianità contributiva di 35 anni raggiunta lo scorso mese di giugno. Gradirei sapere se il mio pensionamento di anzianità risulta regolato dalle norme più restrittive della recente manovra. Luigi A., Livorno Con la quota 96 (61 di età e 35 anni di contributi) raggiunta nel 2011, il pensionamento di anzianità risulta escluso dalla recente manovra.

REQUISITO MINIMO Occorrono sempre 35 anni di versamenti

Da quest’anno i lavoratori dipendenti maturano il diritto alla pensione di anzianità con la quota 96, costituita da età ed anzianità contributiva. Gradirei sapere se anche per tale quota è richiesto il requisito minimo di 35 anni di contributi. Mario A., Pisa La risposta è affermativa. Il requisito contributivo minimo di 35 anni è sempre richiesto per la determinazione della quote. La quota 96, che viene richiesta per gli anni 2011 e 2012 per il diritto alla pensione di anzianità da parte dei lavoratori dipendenti, è costituita da 60 anni di età e 36 anni di contributi o da 61 anni di età e 35 anni di contributi.

PARTITA IVA Non può avere la contribuzione ridotta

Dal 2009 ho aperto partita Iva. Avendo superato il 65º anno di età, ho chiesto all’Inps di pagare i contributi nella misura ridotta del 50%, ma tale possibilità mi è stata negata perché non risulto essere pensionato Inps. Vorrei sapere a chi spetta l’accennata riduzione contributiva. Aldo S., Lucca Ai sensi dell’art. 59, comma 15, della legge n. 449/97, possono ottenere, a domanda, la riduzione al 50% dei contributi, con riferimento alla sola quota di pensione, poiché restano invariate le quote relative alla maturità e agli infortuni, i lavoratori autonomi (artigiani, commercianti, coltivatori), già titolari di pensione diretta Inps, che possono far valere 65 anni di età.

I CRITERI Assegno sociale: ecco chi ne ha diritto

Mia sorella, separata dal marito, percepisce un assegno di mantenimento di 400 euro al mese per 13 mensilità. Poiché non possiede altri redditi e il prossimo mese di ottobre compirà 65 anni, gradirei sapere se può ottenere l’assegno sociale erogato dall’Inps. Luciano M., Livorno Il reddito annuo della sorella del lettore è pari a 5.200 euro (400 euro per 13 mensilità) mentre, per l’anno 2011, l’importo mensile dell’assegno sociale è fissato nella misura di 417 euro e per aver diritto a tale prestazione economica non bisogna superare, sempre nel 2011 5.425 euro. Chi non supera tale soglia, annualmente stabilita percepirà l’assegno sociale in misura ridotta, pari alla differenza tra il limite di legge ed il reddito posseduto. Si ricorda che per il diritto all’assegno sociale si considerano tutti i redditi a eccezione di quelli derivanti dalla casa di proprietà se abitata, delle indennità di accompagnamento, delle indennità di comunicazione per i sordomuti, dei trattamenti di fine rapporto, dei trattamenti di famiglia e delle competenze arretrate soggette a tassazione separata.

L’OPZIONE Contributivo con 5 anni di versamenti dal 1996 in poi

Il 14 settembre prossimo compirò 60 anni di età e presso l’Inps ho un’anzianità contributiva di 16 anni. Potrò ottenere la pensione optando per il sistema contributivo? Silvia N., Grosseto La lettrice potrà optare per la pensione calcolata con il sistema contributivo se potrà far valere almeno 5 anni di contribuzione versati dal 1996 in poi.

PENSIONE Le differenze fra i tre sistemi di calcolo

Potrei essere informato sui criteri di calcolo della pensione nei tre sistemi (retributivo, contributivo e misto) per i lavoratori dipendenti del settore privato? Giuliano S., Livorno Il sistema di calcolo retributivo determina l’importo delle pensioni sulla base delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro. Per i lavoratori dipendenti, la pensione è calcolata per il periodo contributivo fino al 31 dicembre 1992, sulla base della retribuzione media annuale degli ultimi 5 anni (quota A) e per quello relativo al periodo dal 1º gennaio 1993 in poi, prendendo in esame la retribuzione media annuale degli ultimi 10 anni (quota B). La somma delle due quote costituisce l’importo pensionistico. Il sistema di calcolo contributivo determina l’importo delle pensioni sulla base dei versamenti contributivi effettivamente effettuati durante la vita lavorativa. Tale sistema di calcolo è entrato in vigore a pieno regime dall’anno 1996 per tutti i neo assunti. Il sistema di calcolo misto, che è applicato a tutti i lavoratori con meno di 18 anni di contributi alla data del 31 dicembre 1995, prevede il calcolo con il metodo retributivo fino al 31 dicembre 1995 e quello con il metodo contributivo dal 1º gennaio 1996 in poi.

LA LEGGE Supplemento e integrazione al minimo

Gradirei conoscere la normativa che regola il supplemento di pensione e come tale supplemento si rapporta con una pensione integrata al trattamento minimo. Sandro N., Carrara Il lavoratore (dipendente o autonomo) che dopo la liquidazione della pensione presta attività lavorativa e versa altri contributi in aggiunta a quelli già utilizzati per il calcolo della pensione stessa, ha diritto a percepire, a domanda, un supplemento del trattamento pensionistico che può essere richiesto: - qualora risultino trascorsi almeno cinque anni dalla decorrenza della pensione originaria, ovvero da quella del precedente supplemento; - qualora siano passati due anni dalla decorrenza della pensione originaria o dal precedente supplemento, a condizione però che il pensionato abbia compiuto l’età pensionabile per il trattamento di vecchiaia. Questa possibilità può essere esercitata una sola volta. Il supplemento di pensione si somma all’importo della pensione originaria salvo che quest’ultima non risulti integrata al trattamento minimo nel qual caso l’aumento conseguente viene portato in detrazione della relativa integrazione erogata per cui molto spesso accade che gli ulteriori contributi versati non comportano alcun aumento della pensione in godimento. L’aumento effettivo del trattamento pensionistico si verifica solo quando con la liquidazione del supplemento risulta assorbita l’intera integrazione.