6. 2. 4. - pp. 320€ (1900-1913) Il lungo esiliolondinese “LO SCIOPEROARMATO” - pp. 198€ Nunzio Pernicone saggio introduttivo di (1899-1900) Malatesta in America VERSO L’ANARCHIA - pp. 392€25,00 saggio introduttivoGiulianelli diRoberto (1897-1898) Il socialismoanarchico dell’Agitazione UN LAVORO LUNGOEPAZIENTE... VOLUMI GIÀUSCITI: 1. tutti gliopuscolidipropaganda, in lacorrispondenza di Malatestapubblicatisuiperiodiciitalianiestranieri, che raccoglieranno, inordinecronologico, gliarticoli Il pianodell’operaprevede untotaledidiecivolumi 5. 3.

PER LERICHIESTE: sezione La Fiaccola -via sezione LaFiaccola Tommaso Fazello, 133-96017Noto (SR)- Tel. 0931894033 - l’esilio inSud 1900–1913 “ANDIAMO FRAILPOPOLO”:L “È POSSIBILELARIVOLUZIONE?”: V “VERSO L’ANARCHIA”: Malatestain anarchico dell’Agitazione, “UN LAVORO LUNGOEPAZIENTE…”: Ilsocialismo “CHI ÈPOVERO ÈSCHIAVO” e : Ilperiodointernazionalista “LO SCIOPERO ARMATO”: Illung londinesi del1889–1897 Rossa elaguer conto corrente postale001036065165intestatoaZeroinCondotta,conto corrente Milano 25,00 18,00 America, 1871–1889 ra, 1913–1918 STE: ,Edizioni LaFiaccola Associazione CulturaleSiciliaPuntoL., vicoL. Imposa4-97100Ragusa complete soizoecluae“eoi Condotta in “Zero culturale Associazione culturale “Zero inCondotta”, CasellaPostale 17127-MI67, 20128Milano. Cell. 3471455118 Le 1897–1898 ’Associazione eglianni Opere o esiliolondinesedel America, olontà, laSettimana PIANODELL’OPERA 1899–1900 ”, Casella trenta, nonchéillavoro diraccoltadeitesti. completare ilprogetto cheLuigiFabbri iniziòneglianni studioso delpensierodiMalatesta, acuisideve l’ideadi uscita egliindici. IlcuratoredelleopereèDavide Turcato, 7. 9. 8. 10. Malatesta “FRONTE UNICOPROLETARIO”: Ilbienniorosso, prog “CHE COSA VOGLIONO GLI ANARCHICI”: Opuscoli, e V “ANARCHISMO REALIZZABILEEREALIZZATORE”: P Nova eilfascismo, 1919–1923 “TUO EPERL’ANARCHIA…”: Lacor di Po olontà eultimiscritti, 1924–1932 rammi, manifestiealtrepubblicazionimiscellanee [email protected] -www.zeroincondotta.org MALATESTA [email protected] -www.sicilialibertaria.it [email protected] L’ordine diuscitadeidiecivoluminonsegue ERRICO a cura diDavide Turcato quello delpianodell’opera. rispondenza di Umanità

ensiero

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rivista anarchica n 419 ottobre 2017 mensile • € 4,00 • ottobre 2017 • anno 47 • n. 7 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano rivista anarchica rivista 419 libertaria migranti Bellegarrigue Bellegarrigue • retorica patriottica• Milano intervista/LUMe sgomberato Milanointervista/LUMe • • • Alessio Lega Hamid Zanaz• la Biennalemorta• Artico/la colonizzazionedelnord

dossier lavoro/nuove forme disfruttamentoerepressione Val lottacontinua• Bormida/la • • 7lettere• Londra/squat• • dossierLambertoB • “A” 87 • 87 “A” musica/lepropostediGerryFerrara, MarcoPandin e fi inostrifondineri• losofi racconto donneealtriumani• noalneofascismo• a/la meladiIppocrate• • femminismoereligione/intervistaa orghi/il padrenobiledellapedagogia • Sardegna/ergastolo• Matese/unfilmsullabanda Anarchik/3° comandamento • EmmaGoldmaninItalia? rete/latrasparenzaradicale carceri 8recensioni • reatoditortura NewYork/ • Venezia/ • tavola/ Abbonarsi A.A.A.Diffusore fare direttamente noi. A voi spetta anche il I dieci comandamenti/3° “A” è una rivista mensile pubblicata rego- cercAsi compito di verificare nel corso dei mesi che larmente dal febbraio 1971. Siamo alla costante ricerca di nuovi diffusori. la rivista arrivi effettivamente (e con quale di Roberto Ambrosoli Esce nove volte l’anno (esclusi gennaio, Basta comunicarci il quantitativo di copie che eventuale ritardo) al punto-vendita; di comu- agosto e settembre). si desidera ricevere e l’indirizzo a cui dobbia- nicarci tempestivamente eventuali variazioni Una copia L 4,00 / arretrato L 5,00 / ab- mo farle pervenire. L’invio avviene per posta, nel quantitativo di copie da spedire; di ritira- bonamento annuo L 40,00 / sostenitore in abbonamento postale, con consegna diret- re (secondo gli accordi che prenderete) le da L 100,00 / ai detenuti che ne facciano tamente all’indirizzo segnalatoci. Il rapporto copie invendute ed il ricavato del venduto, richiesta, “A” viene inviata gratis. con i diffusori è basato sulla fiducia. Noi versandolo poi sul nostro conto corrente Prezzi per l’estero: una copia L 5,00 / chiediamo che ci vengano pagate (ogni due/ postale. un arretrato L 6,00 / abbonamento annuo tre mesi) solo le copie vendute, ad un prezzo L 50,00. scontato (2/3 del prezzo di copertina a noi, LeAnnaterilegate 1/3 al diffusore). Non chiediamo che ci ven- Sono disponibili tutte le annate ri- IpAgamenti gano rispedite le copie invendute e suggeria- legate della rivista. I prezzi: volume tri- I pagamenti si possono effettuare tramite: mo ai diffusori di venderle sottocosto o di re- plo 1971/72/73, e 200,00; volumi doppi galarle. Spediamo anche, dietro richiesta, dei 1974/75 e 1976/77, e 60,00 l’uno; volumi A. Pagamento con PayPal / Carta di bollettini di conto corrente già intestati per singoli dal 1978 al 2013, e 35,00 l’uno. credito facilitare il pagamento delle copie vendute. Dal 2012 in poi è stato necessario (a cau- I pagamenti a mezzo carta di credito sa del numero di pagine) suddividere si possono effettuare esclusivamente l’annata in due tomi, per cui il costo è di dal nostro sito. e 70,00 complessivi per ciascuna an- nata. Sono disponibili anche i soli B. Bonifico sul conto bancario editrice A raccoglitori, cioé le copertine delle Banca Popolare Etica - Filiale di Milano cas. post. 17120 - Mi 67 annate rilegate (cartone rigido telato IBAN: nero, con incisi in rosso sul dorso il IT10H0501801600000000107397 20128 Milano Mi titolo della rivista e l’anno, con relativo BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A numero progressivo) al prezzo di e intestato a: Editrice A tel. 02 28 96 627 20,00 l’uno (dall’annata 2012 in poi il prezzo è di € 40,00 perché costituito C. Versamento sul nostro conto fax 02 28 00 12 71 da due tomi). 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Contrassegno in vista “A” ed a pagare ogni tanto le copie pertina. Tutti i numeri a partire dal n. 383 Verrà aggiunto un contributo di spese vendute a voi direttamente oppure a noi. (ottobre 2013) sono anche scaricabili postali di L 5,00 qualunque sia l’importo Come fare? Voi contattate il punto-vendita, gratuitamente in pdf. dell’acquisto. concordate il quantitativo di copie da piaz- Per spedizioni voluminose c’è la possibilità zare inizialmente, ci segnalate tempestiva- SeAnontiarriva... della spedizione con corriere senza nessu- mente nominativo ed indirizzo esatto del Il n. 418 (estate 2017) è stato spedito in na aggiunta di spese rispetto alla spedizio- posto (cosicché, tra l’altro, noi lo si possa data 28 giugno 2017 dal Centro Mecca- ne postale. Contattate la redazione. subito inserire nell’elenco che compare sul nografico Postale (CMP) di Milano Roserio. sito). Lo sconto è del 50% sul prezzo di Chi entro il 20 del mese di copertina CopiAomaggio copertina. Per noi l’importante è che la non ha ancora ricevuto la copia o il pac- A chiunque ne faccia richiesta inviamo una rete di vendita di A si allarghi sempre chetto di riviste, può comunicarcelo e noi copia-saggio della rivista. più. Fateci poi sapere se sarete voi a rifor- provvederemo a effettuare una nuova spe- nire il punto-vendita oppure se lo dovremo dizione.

Anarchik 123 419 ottobre 2017 sommario

7 * * * ALLE LETTRICI, AI LETTORI/La differenza

MIGRANTI 8 Maria Matteo Vuoti a perdere 11 Renzo Sabatini Figli di Annibale

15 intervista a Myk di Luca Lapolla squAT A LONdRA/“Torniamo a occupare!” 19 Andrea Papi dIbATTITO ANTIFA/No al neofascismo 22 * * * TAMTAM/I comunicati

FATTI&MIsFATTI 23 Laura Gargiulo Carceri/La “giustizia riparativa” 24 * * * Fest“A” 2017/Colpa di Vasco? 24 Carmelo Musumeci sul reato di tortura/La nuova legge azzeccagarbugli 25 Giorgio Fontana spazi/un laboratorio culturale

sommario 3 26 * * * Milano, 30 maggio Casa della Memoria/102 anarchici italiani nei lager, anzi 115, anzi... (e un’arpa magica) 28 * * * Emma Goldman/In Italia? Mai, ma per il regio prefetto... 29 Andrea Papi Val Bormida/La lotta continua 29 Fabiana Antonioli 140 anni fa, la Banda del Matese/ Il documentario (che verrà)

31 erdossi lavoro/ Nuove forme di sfruttamento e repressione 33 Angelo Avelli Repressione e pratiche di emancipazione 35 Mattia Scolari Contro il silenzio e l’indifferenza 37 Eugenio Losco La repressione che avanza 39 Luca Marchi e Mauro Sanson Una guerra (padronale) a bassa intensità 41 Massimiliano Murgo Senza ricomposizione di classe non c’è futuro

43 Franco Bun uga Biennale di Venezia/Morta l’arte, morta, a Venezia 48 Paolo Pasi Lettere dal futuro/L’arcivernice 2.0 49 intervista a Hamid Zanaz della redazione di “A” dibattito donne e diritti/ Femminismo e religione. Relazione impossibile 52 intervista di Gerry Ferrara a Giovanni Floreani La terra è di chi la canta/Friuli La libertà, le radici, la vita, secondo Giovanni Floreani, musicista-trovatore 56 * * * 37 anni fa/“A” 87 57 Marco Pandin Musica & idee/La normalità delle cose 59 Alessio Lega ...e compagnia cantante/Pierre Mac Orlan Dal canto dei marinai al “viaggio immobile” 63 Nicoletta Vallorani la guida Apache/Donne e altri umani 65 Ippolita SNE ZA RETE/Che cos’è la trasparenza radicale?

4 sommario 67 Andrea Staid antropologia e pensiero libertario/ La colonizzazione dell’Artico, uno sguardo tra antropologia e letteratura 70 Mario Trudu (a cura di Carmelo Musumeci) 9999 fine pena mai/ La mia cultura è limitata, ma... 73 Santo Barezini Lettera da New York.19/Il paradiso degli eroi 78 Felice Accame à nous la liberté/La mela di Ippocrate

RASSEGNA LIBERTARIA 80 Giuseppe Aiello California 1967/50 anni fa i , tra arte e sovversione 80 Silvia Papi Arte ir-ritata/Roba da matti 81 Enrico Calandri Storia/La vicenda dei GAF. Ma gli altri? 82 Silvestro Livolsi Psichiatria/Al servizio del colonialismo (anche italiano) 83 Giorgio Sacchetti Anarchismo, leggi, diritto/ Le riflessioni di Errico Malatesta e altri 84 Gianfranco Manfredi Anni ‘70/Gianfranco Manfredi, la memoria critica (e “A”) 85 Daniela Mallardi Contro l’ortodossia/Marina Abramović e il suo metodo 86 Claudia Piccinelli Spunti di riflessione/Memoria involontaria ed eredità sommerse

88 Marco Giusfredi la buona stampa/ Anselme Bellegarrigue

89 sdos ier Lamberto Borghi/Per una pedagogia libera, laica, libertaria 91 Francesco Codello Come si apprende la libertà 93 Gianpiero Landi Un grande Maestro 95 Franco Cambi Alla libertà attraverso la libertà 98 Grazia Honegger Fresco Lamberto, “con l’affetto antico”

sommario 5 100 Giovanna Gervasio Carbonaro Per me, un amico e un maestro 105 Goffredo Fofi Ripartire da Borghi 109 Nico Berti Lamberto Borghi/L’educazione permanente 110 Gianpiero Landi Leggere Lamberto Borghi

CAS.POST.17120 116 Angelo Pagliaro Israele e i palestinesi/I rigurgiti antisemiti e le parole malate a sinistra 117 Francesco De Lellis dibattito orientalismo/Decolonizzare le narrazioni 119 Alessandro Adesso Genova/Ma la sinistra è davvero morta. Suicidata. 120 Cristina Lo Giudice sedici anni dopo il G8/ Per non dimenticare Carlo Giuliani 121 Luca Vanzetti dibattito pedagogia/L’autorità nell’educazione 121 Circolo “Filippo Buonarroti” 80 anni dopo/Una mostra sulla guerra di Spagna 122 Lorenzo Coniglione Dibattito vaccinazioni/Nè pericolose né inutili, anzi.

122 * * * I NOSTRI FONDI NERI/ Sottoscrizioni e abbonamenti sostenitori 123 Roberto Ambrosoli ANARCHIK/I dieci comandamenti/3°

Direttore responsabile Stampa e legatoria Carta ecologica PEFC In copertina: Paolo Finzi Ingraf Industria Grafica - Milano Anarchik Grafica e impaginazione Confezione e spedizione Grafica Roveda - Bollate (Mi) Con.plast - Cormano (Mi) Questa rivista è di Roberto Ambrosoli Registrazione al tribunale di Milano aderente all’USPI in data 24.2.1971 al n. 72 (Unione Stampa Periodica Italiana)

6 sommario alle lettrici, ai lettori La differenzA

Dopo la consueta sosta estiva, riprendiamo la semplice dato: gli Usa rappresentano il 5% della navigazione nel mare dell’informazione cartacea popolazione mondiale e il 25% di quella detenuta. e on-line e lo facciamo con la coscienza che tra Alla Biennale di Arte Contemporanea, svoltasi in quanto vorremmo proporre e dire (o meglio, far estate a Venezia, è andato per “A” Franco Bun uga. dire) e quanto riusciamo ad ospitare c’è quasi un Il suo resoconto (p. 43) è sconfortante. abisso. Ma tant’è, il nostro compito è quello di for- La delicata e controversa questione del rapporto nire materiali da leggere e su cui riflettere, da cui tra donne, femminismo e religioni è al centro di attingere – se possibile – per condurre un’attività, un’intervista redazionale (p. 49) a Hamid Zanaz, individuale o collettiva, che segni la differenza con docente algerino rifugiatosi in Francia. il sistema organizzato sulla delega e sul potere. Alla musica dedichiamo come sempre (relati- La copertina e un dossier (p. 31) sono dedicati vamente) ampio spazio, con Gerry Ferrara (p. 52) alle “nuove forme di sfruttamento e repressio- che intervista il friulano Giovanni Floreani, Marco ne”, come dice il titolo. Quattro lavoratori e un Pandin (p. 57) che dà voce sempre a musicisti avvocato, intervenuti a un convegno promosso a fuori dal mainstream e Alessio Lega (p. 59) che Milano la scorsa primavera dagli “autoconvocati”, anticipa il proprio intervento al prossimo Club intervengono su questi temi, che saranno al centro Tenco parlando di Pierre Mac Orlan e delle “can- dello sciopero generale del sindacalismo di zoni dei marinai” (francesi). Otto recensioni (p. del prossimo 27 ottobre. 80) e le rubriche di Paolo Pasi (p. 48), Nicoletta Alle sempre drammatiche vicende dei migranti Vallorani (p. 63), Ippolita (p. 65), Andrea Staid sono dedicati i primi due articoli, di Maria Matteo (p. 67), Carmelo Musumeci (p. 70) che ospita (p. 8) e Renzo Sabatini (p. 11). Ci sono aspetti l’ergastolano Mario Trudu, Marco Giusfredi (p. umani, di diritti e di sofferenze, troppo spesso 88), Roberto Ambrosoli (p. 123) con il terzo co- minimizzati. C’è anche una politica degli stati e mandamento. dei governi, compreso quello italiano, che ten- Il dossier (p. 89) di questo numero, 8 interventi, de sempre più a ricacciarli indietro, verso quel 27 pagine è dedicato all’analisi del pensiero peda- baratro da cui cercano di allontanarsi. Ci sono gogico di Lamberto Borghi (Livorno 1907-Firenze precise responsabilità politiche, ammantate da 2000), da noi considerato il massimo riferimento un buonismo senza senso. per la pedagogia libertaria. Si tratta di pagine Uno sguardo fuori dai patri confini è un punto dense, scritte da suoi colleghi, da sue allieve, da fisso per “A”. Questa volta ci pensano Luca Lapolla persone che hanno avuto rapporti con lui. Il buon (p. 15) a riferire delle occupazioni di case a Lon- Lamberto si merita questo ricordo polifonico. E un dra e Santo Barezini (p. 73) con la sua consueta grazie inviamo alla figlia Liana, per la disponibilità. “lettera da New York”, questa volta sulla retorica Sette lettere – e l’elenco dei fondi neri – chiu- patriottica e militarista. Non così diversa da quel- dono il numero. la dell’Isis, osserva Barezini. Che dal prossimo Controcopertina e... al prossimo numero. numero sposterà la sua attenzione, per un po’, sul sistema carcerario Usa, a partire da questo n

alle lettrici, ai lettori 7 migranti/1 Vuoti a perdere

di Maria Matteo

Il confine tra sommersi e salvati si sposta oltre il deserto - in Ciad, in Niger e in Mali - dove sorgeranno i nuovi centri di detenzione per migranti. In Libia le milizie che controllano il traffico di esseri umani hanno stretto un lucroso accordo per bloccare le partenze. Nel Mediterraneo sono state cacciate le Ong, che hanno ripescato migliaia di uomini, donne e bambini. In fondo, i migranti sono solo vuoti a perdere. E non solo loro.

uand’ero giovane si pagava un sovrapprezzo la, nei pressi di Bardonecchia, due ragazzi, inseguiti sul latte nelle bottiglie di vetro: se si restitui- dai carabinieri, sono precipitati: uno di loro è grave- Qva il recipiente vuoto si veniva rimborsati. Le mente ferito. A Bardonecchia ci sono posti di blocco bottiglie senza riscatto erano vuoti a perdere. e militari, ma c’è sempre chi tenta la sorte. Finivano nel bidone della spazzatura. Ogni giorno, da qualche parte, qualcuno muore. Oggi, in molti luoghi, il vetro usato viene raccolto Muoiono anche i progetti di vita della sua famiglia, e riciclato. di chi ha giocato tutto sul viaggio del figlio più forte, Una fortuna che non tocca a tanti esseri umani, sano, intraprendente. Migrare costa, costa tantissi- condannati sin dalla nascita ad essere dei vuoti a per- mo: chi parte deve avere i soldi per pagare i traffican- dere. Da eliminare in fretta e senza costi eccessivi. ti, per soddisfare i tanti passeur necessari ad andare Il vuoto a perdere sa di avere il destino segnato e avanti, per chetare la violenza dei carcerieri libici. proprio per questo difficilmente si rassegna o adotta Tante storie tutte uguali, ma ognuno ha la sua, tattiche prudenti. Il vuoto a perdere non può per- fatta di luoghi, affetti, speranze, desideri, rabbia, mettersi il lusso della disperazione. paura e tanto altro. A chi importa dei vuoti a per- Chi vorrebbe fermare le grandi migrazioni non dere? A chi interessa la gran folla dell’umanità in comprende che la violenza crescente degli Stati ric- eccesso? chi riempie i cimiteri, ma non ferma chi decide di In fondo se sono poveri, se i loro paesi sono alla mettersi in viaggio. fine delle liste di chi fa le classifiche, qualche colpa Sull’autostrada che da Ventimiglia porta in Fran- dovranno pur averla. cia un avviso luminoso avverte che ci sono pedoni. La povertà diventa come il marchio di Caino, un Ormai è un cartello fisso. Ogni giorno qualcuno pro- delitto da espiare. va a passare le frontiere con la Francia, la Svizzera, l’Austria: prendendo i sentieri sui monti, imboccan- A casa loro do pericolosissime gallerie ferroviarie, nascondendo- si sull’auto di chi non accetta che vi siano frontiere. La retorica dell’aiutiamoli a casa loro è un moti- In agosto sui sentieri che portano al colle della Sca- vo trasversale tra destra e sinistra. In tanta parte

8 migranti/1 dell’Africa la gente avrebbe volentieri fatto a meno L’allora premier Matteo Renzi l’ha inaugurata nel della mano tesa dell’Europa, della Cina, degli Stati 2015 con solenni parole di elogio per le imprese ita- Uniti, della Russia... liane. Una bella favola. Una favola nera. Mani tese per poter prendere il meglio, asservendo La bassa valle dell’Omo non è certo disabitata: ci e impoverendo le popolazioni investite dall’occupa- vivono 200.000 persone, che pratica(va)no la cac- zione militare del continente. cia, la pesca e l’agricoltura di sussistenza. La diga La razzia è continuata dopo la fine dell’era co- ha messo fine alle esondazioni stagionali del fiume. loniale. Tutto è cambiato, ma la devastazione ed il Il gigantesco invaso rischia di causare il degrado e saccheggio sono rimasti quelli di prima. L’Italia ha l’abbassamento del livello del lago Turkana in Ken- continuato a mettere le mani nel grande forziere del ya – il più grande lago in luogo desertico del mon- corno d’Africa. do – dalle cui acque e riserve ittiche dipendono altri Qualche volta, quando la punta dell’iceberg emer- 300.000 indigeni. ge a due passi da casa nostra, capita che si accenda La diga permette l’irrigazione di vaste piantagio- un riflettore sulla violenza colonialista dei giorni no- ni commerciali che si stanno realizzando nelle terre stri. Ma dura poco, pochissimo. delle tribù. Le autorità locali stanno sfrattando que- La furia della polizia in piazza Indipendenza a sti popoli dalle loro terre, per trasferirli in villaggi di Roma si è abbattuta su profughi accampati in stra- reinsediamento, dove non riescono a sopravvivere. da, dopo lo sgombero della palazzina dove viveva- Gibe III è uno dei tanti esempi di intervento ita- no. Video e foto hanno mostrato uno scampolo della liano in Africa. Quando mezzo milione di persone di- quotidianità dolente della gente in viaggio, che non ventano vuoti a perdere. Di anno in anno si allunga arriva mai a destinazione, nemmeno quando è qui la schiera dei profughi climatici, della gente in fuga da anni. Restano sempre stranieri, estranei, vuoti a dalla guerra per il coltan, il petrolio, le terre fertili. perdere. Sono tantissimi gli immigrati che provengo- Chi si sta spartendo l’Africa oggi non ha neppure no da Somalia, Etiopia, Eritrea, tre gioielli dell’impe- il fastidio di mantenere un’amministrazione colonia- ro di Vittorio Emanuele III. le ed un esercito sul posto. Una invisibile linea di confine separa i sommersi Quel poliziotto e Judith dai salvati. Su questa linea negli ultimi sei mesi la guerra si è fatta più aspra, senza esclusione di colpi, Le mani di un poliziotto che stringono il volto senza pietà. piangente di Judith sono l’immagine più forte e bru- tale di quella giornata d’agosto. Quell’uomo dell’an- La cacciata delle ONG tisommossa è lo specchio del colonizzatore, dell’ita- liano che si trova di fronte alla sua faccetta nera. e l’accordo con gli scafisti Una delle tante. Ai bei tempi, quando c’era l’impero, Che l’aria stesse cambiando ancora una volta in bastavano pochi soldi per comprare una bambina peggio lo si è capito quest’inverno. Il 2 febbraio il e farne la propria moglie momentanea. Usa e getta. nuovo ministro dell’Interno Minniti ha siglato un Come oggi quelli del califfato, che suscitano tanta accordo con il governo Al Sarraj in Libia, benedetto indignazione tra gli italiani brava gente, dimentichi il giorno successivo dal vertice di Malta. Una mos- se non ignari del proprio retaggio coloniale. sa che assumeva mero sapore propagandistico, per Sui sussidiari delle nostre scuole non c’è traccia acquistare consensi in vista di elezioni che all’epo- dei gas usati contro la popolazione civile, delle bom- ca parevano molto vicine. Il governo Al Sarraj non be sui villaggi, della ferocia dei ragazzi con il trico- controlla neppure Tripoli, le due o tre “guardie co- lore. Una storia che non è certo finita con la caduta stiere” sono parte del traffico di esseri umani, un della dittatura fascista. affare molto lucroso nella Libia devastata da sei anni Il poliziotto compassionevole di piazza Indipen- di guerra. Il capo della guardia costiera di Zawiya denza la notte del 21 luglio del 2001 faceva parte è anche capo di una delle milizie che gestiscono le della squadra che trasformò la scuola Diaz di Geno- partenze. va in una macelleria. Lo ha rivelato il suo ex coman- In realtà l’accordo con Al Sarraj porterà soldi, dante Canterini, a caccia di legittimazioni per quella armi e pattugliatori in Libia e sarà il primo tassello notte di sangue e torture. Alla fine tutto torna. Con del mosaico di Minniti. Il ministro si è fatto le ossa buona pace di chi crede che la violenza poliziesca sia alla scuola di Cossiga e per lunghi anni ha avuto la straordinaria rottura dell’ordine democratico e non delega ai servizi segreti, nei tanti governi dove è stato banale quotidianità. sottosegretario agli Interni. Le imprese italiane in Africa fanno buoni affari. La Il suo capolavoro è la cacciata dal Mediterraneo diga più alta del continente si trova in Etiopia ed è delle navi delle tante ONG, che negli ultimi anni si stata costruita dalla Salini-Impregilo, che da quelle sono assunte il compito di ripescare in mare naufra- parti si aggiudica tutti gli appalti. ghi e gente abbandonata su barconi alla deriva. É la diga Gibe III, la terza di una serie di cin- Un lavoro fatto intessendo infiniti fili e facendo que in costruzione sul fiume Omo. È la più grande leva sulle spinte che arrivavano dai propri stessi centrale idroelettrica dell’Africa con una potenza in avversari politici. In prima fila Salvini e Grillo, che uscita di 1870MW. hanno puntato l’indice contro le ONG accusandole

migranti/1 9 di essere complici degli scafisti. Si sono poi uniti al sia Minniti avrebbe buone chance di conquistare il coro alcuni magistrati siciliani come il Procuratore primo posto. di Catania Zuccaro, che, pur dichiarando di non Negli stessi giorni è stato stipulato un accordo per avere prove, si è detto certo che ci fosse del mar- la realizzazione di campi di concentramento per im- cio nell’attività delle navi delle ONG impegnate nel migrati in Mali, in Ciad e in Niger. La ciliegina sulla Mediterraneo. Il lavoro di criminalizzazione è durato torta del ministro dell’Interno. mesi, per preparare il terreno all’ultima offensiva. La linea di confine si sposta a sud, oltre il deser- All’inizio dell’estate, in un clima emergenziale su- to dove i “diritti umani”, nozione sulla quale spesso scitato ad arte dai media, è saltato fuori il codice da in Italia si misura l’altrui civiltà, hanno una diversa imporre alle ONG, pena la chiusura dei porti. Un declinazione. cappio al collo, che rende nei fatti quasi inutile muo- versi nel Mediterraneo. Poliziotti a bordo, strumenti Una tela sottile che segnalano la propria posizione, divieto di met- tersi lungo le rotte della gente in viaggio. La mag- Sapremo presto se il blocco delle partenze, le gior parte delle ONG non ha sottoscritto il codice. prigioni nell’Africa subsahariana, lo spostamento Le minacce della guardia costiera libica di impiegare su altre rotte dei migranti basterà a frenare l’asce- le armi hanno portato al ritiro dal Mediterraneo di sa di Lega Nord e Movimento Cinque Stelle, che su gran parte delle imbarcazioni delle ONG ribelli. Men- questi temi stanno giocando tanta parte della loro tre scrivo nel canale campagna elettorale. di Sicilia sono rima- Non che abbia mol- ste solo due navi im- Per i governanti e per ta importanza chi il pegnate in operazioni prossimo anno sie- di ricerca e soccorso. i padroni siamo tutti pedine derà sulle poltrone di In agosto gli sbar- Gentiloni e Minniti. chi sono stati meno sulla scacchiera La ritirata delle di un settimo di quel- ONG è stata rapida ed li dello stesso periodo dell’anno precedente. indolore per il governo. Non avrebbe potuto essere Il 25 agosto su Middle East Eye compare un articolo1 altrimenti, perché sono sin troppo forti i loro legami di Francesca Mannocchi che ha raccolto numerose istituzionali, la loro dipendenza da finanziamenti testimonianze sugli accordi tra uomini dei servizi pubblici. segreti italiani e le milizie che controllano la costa Quello che colpisce come un pugno nello stomaco libica tra Zawiya e Sabratha, i porti da cui partono è il silenzio complice dei più, mentre si moltiplicano la maggior parte delle imbarcazioni dirette in Italia. gli episodi gravi di razzismo e xenofobia. Si allarga il Tra Tripoli e Zawiya ci sono meno di 50 chilometri fronte della guerra ai poveri e tra poveri nelle nostre e otto posti di blocco. L’unico modo per raggiungerla periferie, dove le destre soffiano sul fuoco, dove la è via mare. precarietà rende difficile immaginare un futuro, dove “Poche settimane dopo l’emanazione del Codice per l’orizzonte appare sempre più chiuso. le ONG, la costa di Zawiya è avvolta nel silenzio”. Un Chi sfrutta le nostre vite ci vuole tutti a capo chi- testimone riferisce “del complesso e delicato equilibrio no, flessibili, disponibili, arrendevoli. Non sempre di potere tra le diverse milizie che gestiscono i vari tutto fila liscio: qua e là il filo che intreccia le vite di traffici di esseri umani, petrolio e altro”. “Altre fonti indigeni e migranti emerge nelle lotte comuni per la riferiscono che la quiete dei porti tra Zawiya e Sabratha casa, la salute, i trasporti. ha un prezzo. Non si spiegherebbe altrimenti come É una tela ancora sottile quella che mescola i fili un’area che per anni è stata il crocevia del traffico di e le storie, ma poco alla volta diventa la trama di esseri umani sia diventata all’improvviso calma.” Il un’alleanza di oppressi e sfruttati che si nutre della costo negoziato per ottenere il blocco delle partenze per consapevolezza che la guerra alla gente in viaggio almeno un mese sarebbe di cinque milioni di dollari. è un episodio della guerra contro chi lotta contro Il governo italiano smentisce qualsiasi accordo quest’ordine feroce e intollerabile. con gli scafisti, ma già a fine agosto nuove prove Chi invece si illude di poter emergere perché il emergono da un articolo2 dell’Associated Press. La confine si è spostato, perché nuove prigioni rinchiu- milizia “Martire Abu Anas al Dabbashi” di Sabratha dono la gente in viaggio, non sa una verità semplice collabora da anni con il governo italiano, perché si semplice. Per i governanti e per i padroni siamo tutti occupa della sicurezza dell’impianto ENI di Mellita. pedine sulla scacchiera. Assieme alla “Brigata 48” gestiscono tutti i traffici Vuoti a perdere. in quel tratto di costa. Entrambe le formazioni ar- mate sono controllate da membri del clan Dabbashi, Maria Matteo ossia i “re del traffico di migranti”. Il capo della pri- ma conferma l’intesa con gli italiani. 1 Francesca Mannocchi, “Italy accused of bribing Libyan militias to In questi stessi giorni Minniti ha dichiarato alla stop migrants reaching Europe”, Middle East Eye, 25 agosto 2017 stampa di essere “preoccupato per le condizioni dei 2 Maggie Michael, “Backed by Italy. Libya enlists militias to stop migranti nelle prigioni libiche”. Alla fiera dell’ipocri- migrants”, The Washington Post, 29 agosto 2017

10 migranti/1 migranti/2 Figli di Annibale

di Renzo Sabatini / foto di Paolo Poce

C’è chi ha il terrore di perdere l’italianità. Ma quale, si domanda il nostro collaboratore. Sottolineando che portiamo cognomi dalle origini greche, normanne, provenzali, germaniche, spagnole, arabe, turche. Cuciniamo secondo ricette antiche, utilizzando ingredienti giunti in Italia da tutto il mondo. Troviamo ancora nelle campagne siciliane antiche nenie arabe, chitarre andaluse fra i lucani, musiche celtiche nelle valli piemontesi. Nascoste nella bellezza dei nostri idiomi locali luccicano le parole di mille lingue straniere: qual è la nostra vera identità se non la somma di tante identità?

a bambino mi chiamavano il vietnamita. Mi Fin da epoche remotissime commercianti e uo- ero guadagnato quel soprannome per via mini in armi hanno visitato le nostre coste, invaso Ddella carnagione olivastra e soprattutto per pianure e colline, valicato montagne. È il nostro an- il taglio degli occhi, curiosamente orientale. Se fos- tichissimo melting pot, un crogiuolo di genti arrivate si nato in altre epoche avrei potuto essere il cinese, da ogni punto cardinale, insediatesi nel dolce clima ma quelli erano gli anni in cui il napalm americano mediterraneo, poi travolte, assorbite e rigenerate da bruciava l’Indocina accendendo l’indignazione e fu altre popolazioni. Ciascun gruppo umano ha lascia- così che qualcuno, in famiglia, cominciò a chiamar- to una traccia nel nostro patrimonio genetico e certo mi con quel nomignolo. nessuno, da noi, può reclamare sangue puro, con Col passare degli anni quei tratti, misteriosamen- buona pace del mito ariano che il regime fascista te, si sono attenuati, fino a scomparire. Ne resta te- aveva vagheggiato e che Benigni ha così ben sbeffeg- stimonianza solo in qualche vecchia foto. Mi è però giato in un’esilarante sequenza de “La vita è bella”. rimasta la curiosità di capire da dove venissero e Se solo fossimo capaci di pensarci così, miscuglio allora faccio viaggiare la fantasia e formulo ipotesi di genti, forse potremmo raddolcire lo sguardo, per- strampalate. Mi chiedo ad esempio se fra i geni ere- dere un po’ di fierezza, imparare a coltivare l’acco- ditati non ve ne siano per caso anche alcuni arrivati glienza come valore. con i razziatori unni che, nel quarto secolo, scorraz- Portiamo cognomi dalle origini greche, norman- zavano per l’Italia, appropriandosi di roba e di don- ne, provenzali, germaniche, spagnole, arabe, turche. ne. Altre volte, più benignamente, immagino una Cuciniamo secondo ricette antiche, utilizzando in- bella trisavola che, in un tempo remoto, abbia cedu- gredienti giunti in Italia da tutto il mondo. Troviamo to i suoi favori ad un mercante asiatico di passaggio, ancora nelle campagne siciliane antiche nenie ara- uno di quelli che commerciavano con la Serenissi- be, chitarre andaluse fra i lucani, musiche celtiche ma quando Venezia era la porta aperta sull’Oriente. nelle valli piemontesi. Nascoste nella bellezza dei no- Sogni a occhi aperti, certo, ma perché non averne? stri idiomi locali luccicano le parole di mille lingue Mi piace pensare di essere frutto di mille incroci fra straniere: qual è la nostra vera identità se non la tutte le genti che hanno abitato la penisola. somma di tante identità?

migranti/2 11 Basta dare un’occhiata alla carta geografica... Invece, da qualche tempo, qualcuno pone ossessi- vamente il problema dell’italianità minacciata, risu- scitando idee che nel ventennio provocarono tanta sofferenza e cumuli di cadaveri. Oggi sembra sia di- ventato essenziale riscoprire le “radici comuni”, li- berare i nostri quartieri da moschee, templi e negozi di kebab, cacciare i rom che setacciano i cassonetti e i lavavetri che stazionano ai semafori. Non ha im- portanza quale sia il loro destino. L’essenziale è non vederli più attorno a noi, ricostruire il piccolo mondo che conoscevamo e che ci è sfuggito. L’arrivo di povera gente in fuga da guerre e care- stie è stato ribattezzato invasione e tanti sembrano ormai incapaci di mostrare anche solo umana pietà verso chi sbarca sulle nostre coste e verso le migliaia che non ce la fanno. L’obiettivo strategico dei politici italiani ed euro- pei non è ridurre morti e sofferenze, ma impedire le partenze. Sono disposti anche a patti scellerati con paesi illiberali come Turchia e Libia e consegnano i migranti nelle mani degli aguzzini: che vadano a sof- frire e morire altrove, purché senza troppo clamore. Un ministro italiano è arrivato a sostenere che non basta fermare le partenze dai porti libici, si deve an- che impedire ai migranti di arrivare fino in Libia. È un’idea che sottende una nuova arroganza coloniale: è ancora la vecchia Europa che, dopo aver disegnato arbitrariamente i confini nazionali in Africa, oggi vuo- le decidere chi può attraversare quelle frontiere. Ba- poco che c’era di sanità e scuola pubblica. Le regole sta dare uno sguardo alla carta geografica per capire imposte dall’Organizzazione Mondiale del Commer- che impedire ai migranti di entrare in Libia significhe- cio hanno impedito a quegli stessi paesi di puntare rebbe bloccarli in zone inospitali, aggravando la con- al soddisfacimento dei bisogni primari e raggiunge- dizione di paesi già poverissimi, che si ritroverebbero re l’autosufficienza alimentare. Al diritto all’acqua e migliaia di disperati ammassati ai propri confini. Non al cibo è stata contrapposta la religione del libero si risolverebbe nulla anche se, certo, sarebbero nuovi commercio, che avrebbe dovuto fare il miracolo. Ma affari d’oro per l’industria specializzata in suppellettili miracolo non c’è stato e, nel frattempo, l’Italia ha e accessori da campo profughi. costantemente ridotto i fondi destinati alla coopera- Il segretario del PD ha posato una nuova pietra zione, posizionandosi ben al di sotto degli obiettivi miliare lungo il percorso che allontana la sinistra minimi di bilancio richiesti dalle Nazioni Unite. italiana dagli ideali di internazionalismo e solida- rietà universale: “Non abbiamo il dovere morale di Lo spettro accoglierli”, ha scritto, aggiungendo: “Abbiamo il dei localismi dovere morale di aiutarli davvero a casa loro”. Un vecchio slogan rubato ad altri partiti. E quanti de- Se volessimo davvero “aiutarli a casa loro” do- cenni sarebbero necessari per riparare al sottosvi- vremmo invertire la rotta che ha condotto l’economia luppo che spinge milioni a migrare? Per oltre mezzo mondiale da Reagan in poi. Altrimenti quelle parole secolo l’aiuto allo sviluppo è servito soprattutto a far sono solo un altro slogan per ribadire che qui non li arricchire le élite locali e le ditte dei paesi donatori. vogliamo. Qualche volta anche a finanziare dittature e pulizie L’Italia, tra l’altro, contribuisce ad esasperare le etniche, come ha fatto l’Italia appoggiando i regimi di crisi che provocano esodi di massa anche median- Siad Barre in Somalia e Menghistu in Etiopia. Negli te la sua fiorente industria bellica: nel 2016 l’ex- ultimi tre decenni, col trionfo della globalizzazione port italiano del settore è cresciuto dell’85%1 e fra capitalista, l’Africa si è impoverita, la disperazione è i principali paesi a cui vendiamo tecnologia militare aumentata e l’aiuto pubblico allo sviluppo ha fatto la e armi da combattimento, tra cui bombardieri Euro- sua parte, con i programmi di aggiustamento strut- fighter, figurano il Kuwait, l’Arabia Saudita, il Qatar, turale del Fondo Monetario Internazionale e della la Turchia e persino gli Stati Uniti. Paesi impegnati Banca Mondiale, che hanno costretto paesi poveri e in conflitti feroci, come quello nello Yemen, che dal indebitati a privatizzare i servizi, distruggendo quel 2015 vede coinvolti sette paesi arabi sotto la guida

12 migranti/2 saudita e con il sostegno statunitense: una guerra della nostra quotidianità, ma diviene insopportabile di cui si parla poco ma che produce la sua quota di quando pretende di stabilirsi e accampa diritti. Sono disperati. parole che esprimono il piccolo mondo soffocante in Al di là dell’evidente ipocrisia, mi spaventa la pro- cui certi personaggi, divenuti quasi per caso leader spettiva dietro questo apparato ideologico: la rinun- nazionali, sono cresciuti. Esprimono una visione del cia alla mondialità e agli ideali di solidarietà univer- mondo che è chiave non solo di un progetto politico, sale da parte della sinistra. ma anche di un’idea di società. Come tanti della mia generazione sono cresciu- Al di là della piccola polemica quotidiana su leggi, to al crocevia fra gli ideali internazionalisti di una regolamenti e decreti che rendono la vita impossibile certa sinistra e l’apertura alla mondialità di un cri- agli stranieri e non solo, a me sembra che su questi stianesimo rivoluzionario alimentato dalla teologia temi fondamentali l’altra voce sia flebile. Chi è con- della liberazione latinoamericana. Soprattutto mi ha tro i migranti urla, fa audience. Chi cerca di usare guidato l’interesse per gli altri popoli, per le culture la ragionevolezza lancia invece timidi messaggi con- diverse dalla mia, nella convinzione che, a dispetto ciliatori e generici richiami alla tolleranza, destinati delle differenze, tutti possiamo riconoscerci in una a sollevare ancor più clamore ed astio. comune umanità. Ho sentito crescere dentro di me Eppure è su un tema come questo che si decide quell’identità multipla di cui parla lo scrittore liba- della civiltà di un paese, una cultura, un popolo, un nese/francese Amin Maalouf:2 la somma di tante territorio. Su tutto questo è urgente ragionare, non identità incontrate che hanno contaminato positiva- possiamo restare quieti testimoni di una classe poli- mente le mie radici. Un po’ ingenuamente, ho imma- tica cinica e incapace che decide e dispone di questi ginato che fosse questo il futuro, la vera globalizza- esseri umani, nostri fratelli e sorelle, come fossero zione: conoscerci meglio, imparare ad apprezzarci. oggetti. Ma il mondo è andato in tutt’altra direzione. Lo spet- Qui si dovrebbe collocare il confronto forte fra la tro dei localismi è tornato improvviso, inaspettato, politica e una società civile che fosse disposta a or- avvolgendo il globo in una serie infinita di soprusi ganizzare una resistenza ghandiana contro Triton, e violenze. Conflitti sanguinosi hanno lasciato una Frontex, gli Hotspot, i centri di detenzione e tutte le scia di lutti e rancori; la guerra etnica ha pulsato altre diavolerie dai nomi fascinosi dietro cui si ce- impazzita anche ai confini dell’Italia, accompagnata lano la militarizzazione dei nostri mari e porti e la dal suo corollario di inevitabili orrori. Innumerevo- criminalizzazione dei migranti. li contese territoriali continuano a seminare morte Su questo piano dovrebbe rendersi visibile una ovunque e l’odio per l’altro, il diverso, prevale. profonda differenza fra conservatori e progressisti, Credo che insistere sulle identità forti significhi fra chi crede nelle identità forti, nel progetto di una anche conferire dignità a tutte queste carneficine. società chiusa a baluardo delle tradizioni e chi inve- Non vogliamo un’Italia multietnica, disse anni fa ce vede nell’incontro con l’altro un valore positivo e un Presidente del Consiglio. Multietnica forse, mul- coltiva l’idea di una società aperta al cambiamento, ticulturale mai, gli fece eco un Ministro della Difesa. alla contaminazione, permeabile, capace di integra- Di questo passo siamo arrivati alla deriva populista zione, autenticamente laica. anti immigrati di Grillo e alle allucinazioni di Sal- Invece la voce della società civile si è quasi spenta, vini, che ha potuto affermare: Le migrazioni di oggi è divenuta flebile, frammentaria. Certamente molti sono un complotto per eliminare gli italiani e sostituirli ancora esprimono concretamente la loro solidarie- con altri, un tentativo di pulizia etnica, secondo il tà attraverso il volontariato, l’assistenza, i conve- segretario della Lega, manovrato dai burattinai della gni, qualche manifestazione. C’è chi si appella alle finanza internazionale.3 Come se non ci fosse, alle convenzioni internazionali, ai trattati, alla costitu- nostre porte, la devastazione: Siria e Yemen in guer- zione; chi invece si richiama al vangelo o all’etica ra da anni, Iraq invaso e destabilizzato dall’occiden- della solidarietà. Ma sono voci deboli, che parlano te, Libia allo sbando e, incamminandoci verso sud, nel deserto4. Ho l’impressione che nella quotidianità tutte le tragedie di un’Africa impoverita dal neolibe- abbiamo un po’ tutti rinunciato a convincere chi ci rismo, colpita da guerre feroci per il controllo delle sta intorno, perché è faticoso, frustrante. Quando materie prime, perseguitata dalle dittature. parliamo coi parenti, i colleghi, i vicini di casa o i ragazzi a scuola, ci rendiamo spesso conto di quanto La voce della società civile: sia dilagante un razzismo becero e volgare, basato quasi spenta su pregiudizi che non hanno riscontro nella real- tà. Gli italiani si sentono minacciati. Intristiti dal- Questo dibattito, così privo di argomenti reali ep- la stagnazione economica, vedono svanire il sogno pure così forte, che attinge alle paure e ai pregiudizi del benessere e stranieri e rom diventano i colpevoli, degli italiani, non è solo furbizia politica alla ricer- valvola di sfogo e capro espiatorio di ogni lamentela. ca di facili consensi: certe affermazioni arrivano dal Incapaci di rivoltarci contro i potenti, attacchiamo i profondo, dalle viscere; sono convinzioni radicate, più deboli: è una storia nota, ma triste. prive di ambiguità, coltivate nella profonda avversio- Eppure l’Italia era in qualche modo multietnica ne verso l’altro, il diverso, lo straniero, che può es- già quando la casa sabauda ne fece il suo regno, sere a malapena tollerato perché utile alle necessità coltivando effimeri sogni di grandezza: si parlavano

migranti/2 13 nella penisola decine di lingue diverse, divenute poi Annibale, grande generale nero, sconfisse i romani e dialetti per questioni politiche. I tipi umani già allora restò in Italia per vent’anni, ecco perché molti italiani variavano nelle sfumature della pelle, nel colore dei hanno la pelle scura, i capelli scuri. Un po’ di sangue capelli e degli occhi. di Annibale è rimasto a tutti quanti nelle vene. Quando mi capita di incrociare lo sguardo di certi Io coi geni dei cavallerizzi unni, lui con quelli dei stranieri il ricordo di Paolo mi attraversa la men- soldati africani. Affascinante. te, come un lampo. La sua intelligenza matematica Cinesinho se n’è andato troppo presto, il sorriso e la mia passione per la letteratura, incontrandosi, vinto da una malattia crudele, ma ha fatto in tempo avevano costituito un buon sodalizio scolastico: io a lasciare dietro di sè altri figli di Annibale: gli stessi gli passavo idee e frasi per i temi e lui mi aiutava a capelli ricci, la pelle scura, lo stesso sorriso accatti- sopravvivere nella lotta contro misteriosi problemi vante. L’avventura continua. algebrici. La famiglia di Paolo proveniva dalla Sicilia In fondo, anche se il taglio degli occhi è cambia- e, come la mia, che veniva invece dalla Toscana, era to da quando ero bambino, allo specchio mi appare sbarcata nella capitale dopo la guerra, alla ricerca di sempre il vietnamita e il volto di Paolo Cinesinho mi un lavoro. Anziché portati da trafficanti su un gom- sorride sempre più spesso dagli angoli delle strade. mone, i miei e i suoi erano arrivati un giorno alla Siamo tutti figli di Annibale. stazione Termini con un biglietto di terza classe, ma erano pur sempre migranti in una città misteriosa e Renzo Sabatini caotica, dove il popolo parlava una lingua che suo- nava nuova e strana alle lore orecchie. 1 Il dato è stato riportato da Sbilanciamoci nel maggio 2017. Vedi: Paolo era un tipo allegro, scanzonato. Aveva la http://sbilanciamoci.info/litalia-mano-armata/ pelle davvero scura, i capelli ricci e fitti, le sopracci- 2 L’identità, pubblicato in Italia nel 1999 dalla casa editrice Bom- glia folte, gli occhi vivaci, piccoli e nerissimi. Avrebbe piani. potuto essere scambiato per un magrebino ma noi 3 Vedi A n. 417, pag. 20-23, “Il grande complotto. Ebraico”, di amici, che nulla sapevamo di nordafrica, lo avevamo Maria Matteo. ribattezzato Cinesinho, per via della formidabile so- 4 Un’interessante eccezione è l’iniziativa: “Ero straniero, l’uma- miglianza con un noto calciatore brasiliano. Con lui nità che fa bene”, promossa dai radicali con l’adesione di varie andavo a scuola al mattino e al pomeriggio a cam- associazioni; una proposta di legge d’iniziativa popolare per il minare per il centro, a sognare donne inavvicinabili, superamento della Bossi-Fini e l’integrazione dei “clandestini”. ovviamente straniere. Non la pensavamo allo stesso Non ancora una nuova visione etica sul tema delle migrazioni, modo: parlavamo di sogni ma litigavamo di ma comunque un’importante inversione di tenden- politica. za rispetto all’immobilismo di questi decenni. Ma perché Paolo era così? Non che Si veda in particolare, sul sito della cam- mi fossi mai posto il problema, pagna, il piccolo prontuario che sconfes- all’epoca, Paolo era così e basta. sa, punto per punto, vari pregiudizi su Ho trovato però la risposta a migranti e rifugiati. quell’ipotetica domanda una 5 “Figli di Annibale” (1992). Gli decina di anni fa in una can- Almamegretta sono stati fondati a zone degli Almamegretta5: Napoli nel 1988. squat a Londra “Torniamo a occupare!”

intervista a Myk di Luca Lapolla

A Londra tra speculazione edilizia e gentrificazione. A colloquio con un ex-squatter, da decenni attento e vicino agli occupanti di case. Dopo la tragedia della Grenfell Tower, con decine di morti e pesanti responsabilità della proprietà, la sua opinione: riprendere la pratica delle occupazioni. E sostenere quelle già in corso.

iò che è successo nella Grenfell Tower è babilmente sono costate la vita di almeno 80 perso- stato un omicidio. Una strage. Non che ne. Infatti, secondo ricostruzioni, l’incendio sareb- “Cqualcuno abbia detto: “Creiamo una be partito dalla cucina di un appartamento per poi trappola per torturare a morte un sacco di persone”. estendersi proprio al rivestimento esterno del palaz- Ma è stata rimossa ogni garanzia che avrebbe evi- zo avvolgendolo come una torcia. Ma i residenti della tato ad un sacco di persone di essere bruciate vive Grenfell si erano fatti sentire da subito a proposito [...] perché queste garanzie limitano i profitti delle di quei lavori che, tra le altre cose, avevano lasciato aziende”. esposti i tubi del gas. Costituitisi nel Grenfell Action Queste le parole di George Monbiot – scrittore Group avevano tentato dal 2013 di interloquire col ed editorialista per il quotidiano britannico “Guar- Municipio di Kensington e Chelsea sul tema della dian” – dopo il rogo che ha avvolto la Grenfell Tower sicurezza del palazzo, ma senza successo. la notte del 24 giugno 2017. Un rogo che secondo le Nei giorni dopo il rogo si è parlato delle circa 600 stime ufficiali ha causato almeno 80 morti e 70 feri- “torri” che nella sola Gran Bretagna avrebbero lo ti, anche se nei giorni a seguire in molti hanno ipo- stesso tipo di rivestimento della Grenfell Tower. E tizzato che le vittime sarebbero in realtà centinaia. si è anche parlato delle condizioni spesso fatiscenti Ad oggi i corpi identificati sono solo 54, e questo la in cui versano molte proprietà, specialmente nella dice lunga sulla terribile sorte toccata ai residen- capitale, in cui si affittano vere e proprie topaie a ti del palazzone popolare di 24 piani nel centro di prezzi da hotel extra lusso. E chiunque abbia avuto Londra. Una strage ad appena un anno dalla fine la sventura di cercare casa in affitto a Londra potrà dei lavori di ristrutturazione per 8,7 milioni di ster- confermarlo. Perché non ci sono più alternative di- line (circa 10 milioni di euro) che avrebbero dovuto sponibili da quando nel 2012 occupare case nel Re- aumentare l’efficienza energetica e la sicurezza del gno Unito è diventato un reato penale. Se a mesi di palazzo. distanza dall’incendio non si ha ancora un numero Purtroppo però il Municipio di competenza (Ken- preciso di vittime è anche perché nella Grenfell molti sington e Chelsea) e l’azienda appaltatrice avevano avevano subaffittato la loro casa, spesso a stranieri optato per un rivestimento esterno non ignifugo per e probabilmente senza permesso di soggiorno. Un poter risparmiare ben 5.000 sterline. 5.000 sterline dramma nel dramma. La gente a Londra subaffit- su un totale di 8,7 milioni. Briciole che molto pro- ta per far fronte ai costi troppo elevati di una città

squat a Londra 15 stretta fra speculazione edilizia e gentrificazione. ciali alle persone per comprare i loro appartamenti Ed è per capire meglio questo fenomeno che sono con la clausola che alla loro morte la banca sarebbe andato ad intervistare Myk: un ex-squatter e da anni entrata in possesso della casa. impegnato con l’Advisory Service for Squatters (ASS). Fu un’enorme opera di privatizzazione. Circa il Un gruppo che fornisce supporto a squatter e senza- 50% delle case è diventato privato e viene affittato tetto sin dagli anni Settanta, quando Londra vantava al doppio degli affitti pagati in precedenza. E l’altra interi quartieri occupati. Conosco Myk da un paio di cosa che fece fu creare la Docklands Deve- anni. Ci si vede ogni tanto ad incontri organizzati da lopment Corporation. Così l’ex area portuale di Lon- squatter o antifascisti o entrambi. Quando gli chiedo dra fu privatizzata togliendola ai Municipi locali e un’intervista sul “contesto” della Grenfell Tower lui dandola alle imprese private per creare abitazioni e accetta senza esitazioni. infrastrutture, inclusa una linea della metropolita- Lo raggiungo nella storica libreria anarchica Free- na. Perché quando costruirono nella zona di Canary dom, nella zona di Whitechapel, che si trova proprio Wharf nessuno voleva andarci a vivere perché non sotto la sede dell’ASS. Ci sediamo su un muretto c’erano trasporti pubblici. all’esterno approfittando del tempo clemente in un Certo è una cosa positiva – sono felice che ab- tardo pomeriggio d’estate, e gli porgo subito un paio biano costruito la metropolitana – ma non l’hanno di lattine di birra che avevo preso in un negoziet- fatto quando lì vivevano solo i poveri. Quindi questo to lungo la strada. L’intervista può cominciare ed è è stato un grosso attacco. Ma ci sono state anche Myk a prendere subito l’iniziativa. molte pressioni sui Municipi per delegare la gestio- ne dell’edilizia popolare ad aziende private. I Muni- Un’enorme opera cipi più progressisti hanno creato organizzazioni che sono più rispettose degli inquilini e agiscono quasi di privatizzazione come agirebbe un Municipio, e non si nota quasi la Myk - Allora, iniziamo a parlare della storia dell’a- differenza. Altri invece sono particolarmente negati- rea in relazione alle lotte per la casa. L’area di Ken- vi. Nel Municipio di Kensington e Chelsea l’edilizia sington era molto importante per il movimento de- popolare è stata affidata ad una Tenants Manage- gli squatter all’interno delle lotte per il diritto alla ment Organisation (organizzazione per la gestione casa degli anni Settanta. C’era una strada a nord degli inquilini) che in teoria dovrebbe dare potere di quell’area chiamata Elgin Avenue che fu centrale agli inquilini, ma in realtà non lo fa affatto. nelle lotte di quegli anni, e mi pare anche che fu Tutti gli inquilini hanno detto che si sentivano to- dove i Crass si formarono. Poi, praticamente di fron- talmente esclusi e senza voce, e non avevano nessuno te alla Grenfell Tower c’è un’area intorno a Freston a cui rivolgersi. Ogni volta che queste organizzazioni Road che fu svuotata per essere abbattuta in vista fanno qualcosa di positivo per i residenti, c’è qualcosa della costruzione di nuove strade. Fu occupata da dietro. Se ristrutturano il tuo palazzo vogliono pren- squatter negli anni Settanta e trasformata in una dere possesso degli spazi verdi per costruire nuovi repubblica autonoma chiamata Frestonia che inviò edifici. Io vivevo in un palazzone nella zona di Stepney anche ambasciatori alle Nazioni Unite per essere ri- gestito da una Tenants Association (associazione di conosciuta. inquilini) che negli anni Settanta aveva la reputazione Una delle migliori agenzie immobiliari per squat- di essere molto forte, ma pian piano hanno ceduto a ter fu fondata in quella zona: la Ruff Tuff Cream Puff, varie offerte. Ogni miglioria che offrivano, dicevano ma si faceva anche teatro di strada e molto attivismo che ce l’avrebbero data solo se fossimo passati dal in quella zona. Tutto ciò succedeva negli anni Set- Municipio ad una Housing Association. tanta, e da allora c’è stato un enorme contrattacco Le Housing Association sono in teoria abbastanza da parte dello stato e del capitale. Molto lentamente. buone. Non sono il Municipio, ma anche le Hou- Molte persone riuscirono ad ottenere una casa at- sing Association hanno una bella storia: alcune traverso le lotte e l’azione delle housing associations, vennero fuori dalle cooperative di inquilini, altre ma sono stati sotto attacco a partire dalla fine degli da Shorthold Housing Association create da accordi anni Settanta, quando la Thatcher introdusse il di- tra squatter e Municipi. Ma sono diventate sempre ritto all’acquisto (Right to buy). più simili ad aziende, si sono fuse e ingrandite, e oggi ce ne sono poche che controllano vaste aree. Luca - Puoi spiegare in cosa consisteva il dirit- Il governo ha spinto le Housing Association come to all’acquisto? alternative ai Municipi. Queste possono prendere Quando la Thatcher fu eletta ci furono due leggi in prestito denaro dalle banche e quindi sono pra- che hanno creato enormi problemi abitativi, special- ticamente diventate grandi aziende. Le condizioni mente a Londra. Il diritto all’acquisto permetteva ad di residenti in Housing Association non sono buone ogni assegnatario di alloggio popolare di comprare il quanto quelle dei Municipi. Ricordo quando i di- proprio appartamento a tassi agevolati. Sembra una pendenti del Municipio vennero a bussare alle no- cosa molto bella, ma molti di quegli appartamenti stre porte per dirci: “Abbiamo fatto un sondaggio e poi furono venduti ad agenzie immobiliari. Circa il sappiamo che volete che le cose migliorino, dunque 50% delle case popolari a Londra è stato privatizzato stiamo cedendo il vostro palazzo ad una Housing in quella maniera. Le banche offrivano prestiti spe- Association”. E tutti risposero: “No. Non abbiamo

16 squat a Londra Anziani e handicappati i più colpiti Questo processo è in atto solo a Londra o anche altrove nel Regno Unito? È ovunque. C’è una Housing Association di Liverpool che pare aver preso in gestione an- che diverse zone di Londra. È in atto un’enorme conglomera- zione di queste organizzazioni. Più recentemente, il governo Cameron-Osborne [2010-2016] ha portato leggi sull’edilizia an- che peggiori, dalle quali The- resa May sembra aver preso le distanze; si tratta del dirit- to all’acquisto per gli inquili- ni delle Housing Association. E questo sarebbe stato finanziato dai Municipi che avrebbero do- vuto vendere qualsiasi proprie- tà sfitta facente parte del 10% delle loro proprietà più costose. E quei soldi non sarebbero an- dati al Municipio, ma sarebbero serviti per finanziare il diritto all’acquisto per gli inquilini del- le Housing Association. Ma ci sono altre leggi: le per- sone che percepiscono assegni sociali non possono più avere housing benefit se hanno una stanza vuota. Per questo soffro- no specialmente gli anziani o le persone con disabilità che han- no bisogno di una stanza per Londra, Freston Road - Quarant’anni fa (1977) col nome di Frestonia i circa 120 macchinari o apparecchi vari o squatter di Freston Road dichiararono la loro indipendenza dal Regno Unito. L’a- rea interessata, di oltre sette ettari, si trovava in quello che oggi è il Municipio di per ospitare parenti. Le cose non Kensington e Chelsea. La dichiarazione d’indipendenza suscitò un grande interes- stanno andando malissimo al se mediatico che gli squatter sfruttarono costituendosi in cooperativa e trattando momento, ma allo stesso tempo col Municipio. Così ottennero la ristrutturazione e l’assegnazione di parte delle il governo non sta finanziando case occupate. iniziative per i meno abbienti. detto questo. Sì, vogliamo che le cose migliorino, La gentrificazione va avanti da decenni. Ci ma non così”. sono state iniziative per frenare o invertire que- Impiegarono anni per imbrigliare la Tenants As- sto fenomeno? sociation in un accordo per ristrutturare le nostre Ci sono sempre state lotte locali. Il problema è che case con un sacco di soldi, ma alla fine l’avrebbero le vittorie vengono subito ridimensionate. Per esem- fatto solo se fossimo diventati parte di una Housing pio, nella zona di Southbank è in corso un processo Association. Dicemmo di no, e l’offerta cadde. Il ri- di riqualificazione al quale i residenti hanno reagito sultato fu che la Tenants Association si era inde- opponendosi al loro trasferimento in un’altra zona. bolita nella trattativa, e loro ne hanno approfittato Grazie alla loro lotta sono riusciti a restare, ma alla buttando giù diversi palazzi e costruendone altri fine l’area sta comunque diventando una zona turi- gestiti dalla Housing Association. Non è edilizia pri- stica e molti non potranno permettersi di continua- vata. È comunque chiamata edilizia sociale, quindi re a vivere lì. Tornando alla storia del movimento gli affitti sono più economici rispetto ai prezzi di squatter, negli anni Settanta c’erano lotte contro la mercato anche se il governo ha fatto pressioni ai creazione di palazzi per uffici. Municipi e alle Housing Association per aumentare Nella zona della stazione di Euston, un’area nuo- il costo degli affitti. vamente sotto attacco per la costruzione della linea

squat a Londra 17 ferroviaria ad alta velocità HS2, c’era un’area chia- zione più debole. Il parlamentare locale David Lam- mata Tolmers Square che privati stavano acquistan- my – dell’ala destra del partito laburista – è sempre do per costruire palazzi per uffici. E nel ’73 gli squat- stato a favore della “riqualificazione”, ma ora sembra ter iniziarono ad occupare le case della zona creando aver cambiato idea. Ha detto: “Dobbiamo essere più il Tolmers Village, dove succedevano un sacco di cose cauti”. Si tratta di uno sviluppo interessante nella interessanti. Quello fu un successo a metà perché lotta alla gentrificazione, ma non so se porterà a metà dell’area fu ricostruita come edilizia popolare qualcosa. Tutti conoscono lo e le sue pos- e metà con palazzoni di vetro per uffici. Quindi ci sibilità, ma la sua criminalizzazione nelle proprietà sono state piccole lotte. Parlando di lotte per la casa ad uso abitativo ha reso tutto più difficile. Adesso più in generale, negli ultimi anni, c’è stato un effica- noi dobbiamo dire alle persone di stare attenti inve- ce lavoro di networking. Il Radical Housing Network ce di incitarli ad occupare qualsiasi proprietà libera. è venuto fuori da un evento di squatter a Londra Ci sono stati movimenti come Focus E15 e Sisters sud: praticamente uno squat che per un fine setti- Uncut che hanno occupato proprietà abitative, ma è mana lungo ospitò dibattiti e discussioni sulle lotte legale se è una protesta o se la proprietà non è ad uso per la casa. L’ASS non è ufficialmente parte del Net- abitativo. Eravamo così abituati allo squatting legale work – non so il perché. Dovremmo esserlo! Invece il che chiunque poteva farlo ed era la soluzione ideale Grenfell Action Group è stato un membro del Radical per tutti, mentre adesso è praticato soprattutto all’in- Housing Network per parecchio tempo a causa della terno di logiche di protesta, come il movimento anti- loro lotta col Municipio. Quindi dopo la tragedia di fracking che al momento è probabilmente il più forte Grenfell, il Network si è subito reso disponibile per sul fronte delle occupazioni e della resistenza. Io ho iniziare una lotta, ma i sopravvissuti del rogo hanno attraversato diverse generazioni in cui nuovi soggetti fatto presente che volevano averne il pieno controllo. socio-politici sono emersi come alfieri dello squatting. Ci sono chiare richieste di autonomia. Comunque Ma l’ultima volta è stata nei primi anni Novanta tante persone hanno aiutato nel gestire e smistare quando ci furono le proteste contro la costruzione il cibo e le varie donazioni. Un sacco di avvocati che di strade – il Newbury Bypass fu probabilmente il conosciamo stanno aiutando, fornendo consigli le- maggiore, ma anche contro la statale M11 a Londra gali gratuitamente. est – e allo stesso tempo il governo fu abbastanza C’è molto fermento, ma a cosa porterà la lotta non sconsiderato da fare leggi contro squatting, sabota- è chiaro. Il Radical Housing Network è piuttosto forte tori della caccia, e quasi contro tutti contemporane- da solo. Uno dei problemi principali è che Londra è amente. E questo finì per dare un nuovo slancio al talmente grande che ci si ritrova ognuno impegna- movimento. Quindi credo che ritornerà. Non è chia- to nella sua lotta, e anche se vuoi aiutare un altro ro cosa lo farà scattare. Le proteste non durano a gruppo è difficile. Poi ti presenti per dare una mano lungo: le persone protestano per qualcosa, si arriva in una lotta che sembra andare nella direzione giu- ad un punto massimo, e poi si ritirano – è fluido. sta e ti rendi conto che il tutto viene gestito da un gruppetto di trotskisti, e allora cedi allo sconforto. Un diritto inalienabile Nuovi soggetti socio-politici Dopo aver parlato con Myk sono tornato a casa con l’amaro in bocca. E non era solo per la cattiva nello squatting qualità della birra da discount. Cosa si può fare da un punto di vista libertario? Non ci sono dubbi: la tragedia della Grenfell To- Di sicuro dobbiamo tornare ad occupare. Credo wer è figlia del capitalismo. Un sistema che ha come che sia difficile trovare un equilibrio tra l’occupazio- primo e unico fine il profitto, anche a scapito di vite ne autogestita e il chiedere allo stato di mettere a umane. Un sistema che la storia ha dimostrato non disposizione gli edifici. essere riformabile, e che va quindi abbattuto. Ma A Londra il movimento squatter è riuscito spesso a mi tornano in mente le parole di Myk: “le proteste fare pressione sullo stato per mettere a disposizione non durano a lungo” e sono cicliche, fluide. E allora, delle proprietà, e questo ha portato degli enormi mi- piuttosto che attendere la prossima protesta o una glioramenti. Ci sono stati compromessi, come Short- rivoluzione libertaria che al momento non sembra life Housing Co-ops in cui le persone hanno occupato decisamente all’orizzonte, Myk ha ragione: “di sicuro e poi sono state messe in regola, ma si trattava di dobbiamo tornare ad occupare”. soluzioni temporanee e infatti oggi poche sopravvi- Ma anche a sostenere le occupazioni che già esi- vono. Tornando alla gentrificazione, ogni Municipio stono. Dobbiamo organizzarci ovunque per difendere è coinvolto nella vendita di terreni per stringere ac- i diritti che ancora non ci hanno tolto e rivendicarne cordi. Al momento i Municipi di Lambeth e Haringey di nuovi. Come il diritto inalienabile alla casa. Una sono i principali colpevoli, e sono entrambi Municipi casa sicura, che non prenda fuoco al primo cortocir- con amministrazioni laburiste. cuito (e che non crolli al primo terremoto). Affinché Ad Haringey ci sono state proteste contro la ven- la strage di Grenfell venga ricordata come la goccia dita, e c’è stata un grossa manifestazione lo scorso che fece traboccare il vaso. lunedì che non ha avuto successo, ma dopo il rogo della Grenfell Tower lo stato pare essere in una posi- Luca Lapolla

18 squat a Londra dibattito antifa No al neofascismo

di Andrea Papi

Alla ricerca di nuove mentalità e modalità per sconfiggere un nemico di sempre. Senza cadere nei trabocchetti...

ascista carogna, ritorna nella fogna! È uno slo- potenza dei più forti”, anzi sempre “più fortissimi”. gan che in molti urlavamo con foga nei cortei È un problema internazionale che investe soprat- Fdella sinistra extraparlamentare durante gli tutto i paesi dell’occidente, dove ci si era illusi che anni settanta del secolo scorso. le impostazioni democratiche fossero incontrastate, Non ne ho nostalgia, ma di fronte a quello che sta mentre il resto del mondo è sempre stato avvolto da avanzando mi è spontaneo rievocarlo. Mi fa riflettere cappe plumbee di autoritarismi feroci, dittature, te- sull’attuale irrealtà del suo porsi. Stiamo infatti con- ocrazie, stati/partito. In ogni paese assume carat- statando che non solo i fascisti non sono mai andati teristiche peculiari, sicuramente legate alla storia nelle fogne, come allora auspicavamo e non ci dispia- che lo contraddistingue, ma ovunque pone le stesse cerebbe oggi, ma che la loro filosofia e la loro cultura problematiche di fondo: la richiesta dal basso di in- politica si stanno affermando sempre di più. Disgra- terventi radicalmente autoritari e xenofobi. L’imma- ziatamente stanno vivendo un momento di diffusione ginario collettivo sembra si stia spostando paurosa- impensabile ai tempi in cui si gridava quello slogan. mente dal versante dell’utopia per la libertà, egemo- C’è un incredibile emergere di voglie e logiche de- ne della passata epoca delle speranze rivoluzionarie, cisamente autoritarie, un fanatico ergersi di pratiche verso il desiderio di essere protetti da chi è percepito e organizzazioni inneggianti al fascismo, accompa- come forte e ha in mano i destini di tutti noi. È una gnato da un preoccupante affiorare di nostalgici del delega psicologica ad essere governati, comandati, ventennio di vario tipo. Non a caso in contempora- sottomessi, nell’illusione che chi ha il potere possa nea stiamo assistendo a uno storico tracollo delle si- risolvere i problemi dei deboli, senza pensare che in nistre in quanto visioni di società e proposte sociali. realtà ne è una delle cause principali. C’è nell’aria il sentore acre che stiano tramontando Sul piano politico è senza dubbio in atto un’inne- il desiderio e la ricerca di società alternative, fondate gabile svolta a destra. Sono in aumento i regimi che su presupposti di uguaglianza, libertà e giustizia. si sorreggono su fondamenti autoritario/dittatoriali, Si sta spegnendo l’eco di Liberté, Égalité, Frater- i quali ostentano la ferocia del loro porsi con un sur- nité, il famoso motto del 1789 che diede avvio alla plus di sfacciata arroganza. modernità in politica. Stanno dilagando invece, e non si tratta di semplici impressioni, paure e rifiu- Cattiveria, disonestà, ti di chi è diverso (diversità di razze, di culture, di nazionalità, di tendenze sessuali, ecc.), voglie di su- violenza, arroganza... premazie e di agognati uomini potenti che risolvano Ovunque le democrazie arrancano e il loro prin- i problemi di “noi poveri deboli schiacciati dalla pre- cipio di rappresentatività, in realtà mai veramente

dibattito antifa 19 realizzato, è sistematicamente annullato da giochi con aggiornamenti di ispirazione kukluxklaniana. di potere, corruzioni, illegalità occultate dalle stesse Accanto ai due movimenti principali, Forza Nuova leggi che producono distanze sempre più abissali tra guidata da Roberto Fiore e CasaPound da Gianlu- gli eletti e gli elettori, ormai sistematicamente ridotti ca Iannone, c’è una varietà di gruppi e associazio- a circa metà degli aventi diritto. Il principio di libertà ni, come Lealtà Azione e Generazione Identitaria, nei fatti è sempre più edulcorato e mistificato, sem- per citare i più noti, e una miriade di centri sociali, pre più ristretto da controlli, divieti e percorsi obbli- palestre, movimenti, ultras del pallone organizzati e ganti che annichiliscono sistematicamente ogni pos- associazioni studentesche che a volte spalleggiano sibilità di vera autonomia. Il tutto corroborato da un per l’una o l’altra fazione, o addirittura prendendo aumento di cattiveria diffusa, disonestà materiale e strade ancora più “nere”, dichiaratamente neonazi- intellettuale, violenza e arroganza nello svolgimento ste e suprematiste. delle relazioni sociali. La solidarietà, che pure non Secondo il quotidiano “La Repubblica” (Paolo Berizzi, manca, è sempre più soprattutto d’immagine o inca- 28 luglio 2017) s’è stipulato un patto, per ora tra Ca- nalata in business di donazioni. saPound Italia e Lealtà Azione, al fine di raggiungere Nell’Italia costituzionalmente antifascista, settanta- una vera e propria alleanza politica suscettibile di tre anni dopo la fine del nazifascismo, sta montando estendersi ad altre formazioni, per un “salto di qualità” con arrogante fermezza un’onda nera che afferma la del neofascismo. Un’intesa militante per una strategia sua voglia di protago- d’intervento politico che nismo. Occupa spazi, mira a raggiungere il riesce a eleggere rap- Un’onda nera sta crescendo Parlamento nazionale: presentanti nei consi- “Dalle “azioni” musco- gli comunali e aspira a e afferma la sua voglia lari (come i mille saluti mettere le mani sulle romani il 29 aprile al leve della politica che di protagonismo cimitero Maggiore) alla decide. È una nuova partita Camera-Senato, ultradestra dichiaratamente antilibertaria. Propone dove, ha promesso il vicepresidente casapoundino un welfare dall’aspetto socialisteggiante e cerca di Simone Di Stefano, “voleranno sedie e schiaffoni” usare le aperture democratiche con l’intento di impa- [...]”. Ricordiamoci che furono eletti sia Mussolini dronirsene, per poi sopprimerle al fine d’instaurare un sia Hitler, quest’ultimo con ampi consensi. Una volta nuovo regime. Soprattutto si sta dimostrando abile nel lassù soppressero in breve le istituzioni democratiche cavalcare il disagio sociale inevitabilmente diffusosi e le libertà. tra gli strati deboli e nelle periferie. Le considerazioni di Marco Tarchi, politologo d’i- Modi di essere spirazione destrorsa esperto di populismi ed estre- ma destra, per esempio, mettono in evidenza alcuni xenofobi e razzisti aspetti attuali interessanti. “Ognuno di questi mo- L’aspetto più preoccupante però è che, accanto a vimenti rivendica una serie di caratteri di novità e questo avanzamento progressivo della militanza at- si difende dall’accusa di replicare sistematicamente tiva, è in atto nel sociale una svolta a destra delle i modelli del passato [...] Basti pensare al “mutuo propensioni culturali e dell’immaginario. Si stanno sociale” o alla prassi delle occupazioni di palazzi sfit- espandendo mentalità e modi d’essere xenofobi e ti per darli in uso a canoni molto bassi a famiglie razzisti, assieme a quello che da più parti in modo autoctone [...] è un nuovo protagonismo [...] poiché un po’ superficiale viene definito “neopopulismo”, le l’estrema sinistra non è riuscita a dare risposte ade- cui caratteristiche dovrebbero convogliare verso ri- guate, il campo è stato lasciato libero all’estrema chieste di uomini al comando percepiti come forti. destra [...] Credo sia opportuno dire che l’estrema Questo brodo culturale avanzante, che si sta dif- destra ha ben poco da spartire con il populismo [...] fondendo in modo chiassoso tra i diversi strati so- per i populisti la democrazia è il regime ideale, che ciali, crea un clima di esclusione, di amplificazione andrebbe realizzato integralmente tramite il ricor- di paure e fobie individuali e collettive, spingendo a so a canali di espressione diretta, senza mediazio- chiudersi in se stessi per timore d’essere invasi (da- ni istituzionali, per gli estremisti di destra, invece, gli ufo, dai migranti, dai “cattivi” che stanno dietro è un regime criticabile, perché rovescia il principio la porta, ecc.). É il fertilizzante che dà nutrimento ai di autorità ed è soggetto alla volubilità delle masse”. fanatici del potere, quelli che hanno voglia di “me- (“L’Espresso” del 30 luglio 2017) nar le mani” e d’imporre i loro stereotipi dottrinari con azioni simboliche ed esemplari. È l’humus che Anche Mussolini permette alla montante marea neofascista, nelle sue diverse espressioni militanti, di prender fiato e co- e Hitler furono eletti raggio per riproporsi - furbescamente aggiornati in C’è una grande vitalità dalle parti dell’estrema modi all’apparenza dalla parte di chi soffre e sta peg- destra che, al di là delle attualizzazioni annacquate gio, ma all’interno degli stessi propositi di sempre - esposte da Tarchi, nelle sue varie componenti attive oscurantisti, prepotenti e potenzialmente assassini. continua ad ispirarsi ai “classici” Mussolini e Hitler, Cosa possiamo fare allora di fronte a questa fe-

20 dibattito antifa nomenologia politico/sociale che sta imperversan- fatta. Le guerre guerreggiate aiutano sempre i guer- do con forza, che non arranca, che anzi cavalca rafondai e chi crede in esse, mai chi vi è contra- con spavalda sfrontatezza, riproponendoci nella rio. Ormai dovremmo aver imparato la lezione. Ben sostanza ciò che la resistenza al fascismo s’era illu- altro ci vuole per superare una rappresentazione e sa d’aver dileguato? Domanda nient’affatto banale, un modus vivendi che si sta diffondendo e riesce a soprattutto per niente scontata la risposta… anzi rispondere a bisogni sentiti legati ai malesseri del le risposte. presente. Il “ritorno alle fogne” di sessantottina memoria Personalmente credo che la vera lotta dovreb- ricordato all’inizio si è dimostrato ampiamente inef- be essere essenzialmente culturale e propositiva. ficace, addirittura falsificatore della realtà come fi- Come possiamo sconfiggere militarmente una ten- nora mostrato in quest’articolo. La ripresa di una sione fascisteggiante in rimonta, che è forte perché nuova resistenza, armi in pugno, questa volta non al nella società c’è uno spostamento a destra delle regime, che ancora non c’è, ma alla sua possibilità propensioni culturali e delle mentalità? Bisogna ri- di riemergere, mi sembra abbia ben poca possibili- prendere a pensarsi e proporsi come società altra. tà di concretezza incisiva, date le tensioni sociali in Un tipo di società senza comando e senza potere auge, come abbiamo visto sempre più spostate ver- dall’alto, capace di autogestirsi, in grado di auto- so proponimenti e smanie di egemonia di numerosi determinare il proprio modo di condividere le re- nemici fascisteggianti. Ma anche un rammodernato lazioni sociali, politiche ed economiche. Soltanto “arditismo del popolo”, immagino purtroppo inevi- se riusciremo a rendere appetibili e desiderabili le tabilmente raffazzonato, troverebbe al suo fianco nostre visioni propositive, attraverso l’esempio e la ben pochi entusiasmi popolari. Temo che sarebbe sperimentazione, avremo la possibilità di sconfig- malauguratamente destinato a subire più d’un fal- gere questa orribile marea montante di feroce ri- limento. proposizione ultra autoritaria. Fin d’ora dobbiamo però avere la consapevolezza che il cammino sarà Una lotta sostanzialmente lento e non offrirà risposte subitanee. Un simile percorso è completamente inadatto per chi ha fret- culturale ta e pretende risultati immediati. Ciò non vuol dire che sarebbe sbagliato se chi ha coscienza, o comincia ad averla, del pericolo di Andrea Papi questa novella canea montante provasse ad organiz- www.libertandreapapi.it zarsi per non subire col capo chino la loro tracotanza in aumento. Ma non bisogna commettere l’errore di supporre e illudersi, come qualche voce un po’ troppo entusiasta sta tentando di dire, che questo approntamento difensivo possa essere lo strumento, o l’arma che dir si voglia, in grado di porre un argine per fermare questo vento di destra crescente che riscuote sempre più simpatie. Non potrebbe ser- vire per dar loro una lezione, ma- gari nella stupida illusione di poterli sgominare, perché vorrebbe dire auto/ destinarsi invece a sonore sconfitte, a trovarsi costretti a leccarsi le ferite. Dovrebbe al contrario essere vissuta, pensata e usata come un’efficace arma di difesa dai loro at- tacchi, dalle loro scorrerie e dalle loro vigliaccate, in modo da non trovarsi sem- plicemente allo sbando. Gli strumenti per tenta- re di arginarli e sconfigger- li non possono essere di tal

dibattito antifa 21 TAM TAM Comunicati

Anarchia. Sempre per Appuntamenti Editoria Ortica editrice è uscito il volume di Jean Grave La so- Liber. La settima edizio- Louise Michel. Per Il cietà morente e l'anarchia ne di Liberi libri, Microsalo- Ponte Editore è recentemen- (Aprilia - Lt, 2017, pp. 240, ne dell'editoria spontanea, te uscito il libro È che il pote- € 15,00). Nel combattere si tiene a Milano il 7 e 8 ot- re è maledetto e per questo l'autorità, gli anarchici hanno tobre al Garage Moulinski, io sono anarchica (a cura di sempre attaccato le istitu- via Pacinotti 4. Uno spazio Anna Maria Farabbi, Firen- zioni di cui il potere si serve piccolo e raccolto dove per legittimare la propria esi- concentrare il meglio ed il stenza; ne hanno da sempre peggio dell'autoproduzione messo a nudo le contraddi- paraeditoriale manuale, sal- zioni e le falsificazioni che im- tuaria e spontanea. pediscono la piena e libera realizzazione dell'uomo. www.libersalone.altervista.org Le istituzioni contempora- nee (Stato, famiglia, religione, La Rivoluzione russa. Astensionismo rivolu- suffragio universale, demo- La Biblioteca Panizzi e l'Ar- zionario. La casa editrice Or- crazia parlamentare) vengono chivio Famiglia Berneri – Au- tica ha recentemente pubblica- smascherate dall'autore che relio Chessa di Reggio Emi- to il libro Perché gli anarchici ne mostra il vero volto: fonda- lia organizzano un convegno non votano (Aprilia - Lt, 2017, te su un'uguaglianza forma- di studi sul problematico rap- pp. 126, € 12,00), una raccol- le dei diritti garantiscono, al porto tra la Rivoluzione russa ta di tre scritti di Max Sartin, contratio, lo status quo ingiu- e l'anarchismo, nel centena- ze, 2017, pp. 174, € 10,00) Sebastien Faure e Errico Mala- sto, iniquo e dispotico. rio del 1917. L'appuntamen- che racconta la vita di Loui- testa sul sistema parlamentare Alla società attuale viene to è a Reggio Emilia, aula 1 se Michel attraverso stralci di e rappresentativo, sull'ideale contrapposta l'idea di una so- dell'Università di Modena, opere, lettere e poesie scritte anarchico e sull'astensionismo cietà basata sulla solidarietà venerdì 1° dicembre dalle dall'anarchica francese. rivoluzionario. e sull'uguaglianza. ore 15 e sabato 2 dicembre per l'intera giornata. www.ilponte.com www.orticaeditrice.it www.orticaeditrice.it Nella prima sessione (venerdì 1°, ore 15), inter- vengono Giampietro Berti, La svastica allo stadio. In greco. Marcello Flores, Ettore Cin- nella, Giuseppe Aiello. Nella Tra l'ottobre 2012 ("A" 374) e il febbraio 2013 ("A" seconda sessione (sabato 377) pubblicammo su "A" quattro interessanti scritti 2 ore 9.30): Misha Tsovma, di Giovanni A. Cerutti (Borgomanero, 1962), diretto- Selva Varengo, Pietro Ada- re scientifico dell'Istituto storico della Resistenza mo, Roberto Carocci. Nel- e della società contemporanea nel Novarese e nel la terza sessione (sabato Verbano-Cusio-Ossola "Pietro Fornara". Argomen- 2, ore 15): Antonio Senta, to: calcio e nazismo. Successivamente li abbiamo Lorenzo Pezzica, David Ber- raccolti in un dossier ("La svastica allo stadio") con una premessa generale dello stesso Cerutti. nardini, Massimo Ortalli. A Il dossier è stato presentato pubblicamente, in seguire interventi dal pubbli- questi anni, in varie scuole dallo stesso Cerutti, co e dibattito. Sul prossimo nell'ambito dell'impegno culturale suo e dell'Istituto in numero di “A” daremo ulte- tema di antifascismo e Resistenza. riori informazioni. Ne abbiamo ricevuto la versione in greco, curata da Ελευθεριακης Κουλτουρας (Eleftherias Koultouras), di cui riproduciamo la copertina. [email protected]

22 comunicati Fatti & misfatti

Carceri/ avviene da parte del prigioniero in un contesto socio-politico di riferimento. E percorso di dialogo con la vittima (o chi quali strumenti si adottano per la messa La “giustizia per lui, come vedremo) e la comunità in scena di quest’opera del falso? Il pro- riparativa” territoriale di riferimento. Se colpa ho, getto di giustizia riparativa ne individua allora devo necessariamente riconosce- alcuni: re la mia vittima che non diventa solo chi 1. La mediazione tra autore e vittima. Uno strumento diverso, apparente- direttamente colpito, ma tutta la comu- 2. Le scuse formali. mente meno coercitivo, è quello deno- nità di riferimento. 3. Incontri tra vittime e autori di reati minato “giustizia ripartiva”. Questa idea L’accento posto da questo progetto analoghi: in questo caso, dunque, di giustizia si basa sull’idea della “rein- sulla dimensione “umana” e dialogica quando non è possibile l‘incontro tra tegrazione della vittima e del reo”, par- che si viene a istituire depoliticizza tut- reo e vittima reali, si organizzano de- tendo dall’idea dell’irreparabilità dell’in- ti gli aspetti insiti nel carcere, riduce il gli incontri tra il reo e vittime di reati giustizia e la creazione di nuove relazioni fatto alla sola dimensione dell’individuo simili, che hanno suppostamente vis- di fiducia. che, sempre da individuo, chiede perdo- suto una medesima situazione. La giustizia ripartiva mira quindi a no della propria colpa. Un processo pe- 4. Incontri di mediazione allargata, estesi un rincontro della persona condannata ricoloso perché annulla la dimensione ai parenti. con la persona che ha subito il danno, di classe che sta alla base del carcere, 5. Gruppo di discussione con moderatori. sottolineando come questo riavvicina- perché annulla la dimensione di conflit- A questo si aggiunge una ridefinizio- mento non possa essere compensati- tualità e perché rafforza l’idea che ogni ne del lessico durante questi incontri vo o sostitutivo del danno fatto, ma che processo è individuale, ogni “reato” è dove i prigionieri diventano “ospiti” della possa creare nuove relazioni umane solo un danno dove vi è un colpevole e struttura detentiva e i secondini “opera- tese a un reinserimento della prigionie- una vittima. tori/assistenti”. Un linguaggio che lava ro nella società. I documenti di studio La società basata sullo sfruttamento la sua facciata conflittuale per mettere di questo processo individuano fasi è cancellata anche dal lontano sfondo in scena la finzione del carcere come e strumenti su cui si basa la giustizia di questo teatrino. La storia del “reato” luogo della riappacificazione dei confitti ripartiva. È utile vederli sinteticamente è una storia individuale, quella del pri- sociali e del perfetto reinserimento del per avere ben chiaro finalità e meto- gioniero che si riavvicina alla vittima è prigioniero. dologia si questo nuovo strumento del storia di singoli, nessuna dimensione Ovviamente oltre a queste belle pa- mondo carcere. collettiva, nessun legame tra l’azione e il role, vi è da tenere in considerazione i Le fasi: primi effetti già visibili dell’applicazione 1) Partecipazione del reo, della vittima di questo progetto. I detenuti che ne e della comunità alla soluzione del prendono parte iniziano ad accedere conflitto. con maggiore facilità ai pochi 2) Riconoscimento della vittima e ripa- benefici che il carcere razione dell’offesa. concede, assumono 3) Autoresponsabilizzazione del reo. sempre più la logica 4) Coinvolgimento della comunità nel della propria col- processo di riparazione. pevolezza e della 5) Consensualità delle parti coinvolte. necessità di vivere il 6) Confidenzialità della mediazione. carcere come una giusta 7) Volontarietà dell’accordo tra le parti pena. Si crea così un’ulteriore diffe- In altre parole la giustizia ripar- renziazione, un’ulteriore spaccatura tiva mira a una forma di autode- nel corpo detenuto che ha come suo nuncia/ammissione della pro- obiettivo quello della frammentazione pria azione, un’azione che viene del sociale e della prevenzione di ogni svuotata di qualsiasi carattere forma oppositiva e conflittuale verso di analisi sociale o politica ma che, il sistema di ingiustizia che ingabbia. in quanto portatrice di un danno arreca- In sintesi, questo strumento mira a: to a terzi, viene assunta in quanto tale; far accettare il concetto di “giustizia”; quest’assunzione di “responsabilità” confinare il fatto a un rapporto tra reo

cronache 23 e vittima dove lo Stato sparisce, relegan- 2017, programmata nella consueta Casa Sul reato di tortura/ do il tutto a un piano di “ordine sociale” del Popolo “Cucine del Popolo” a Mas- senza alcuna dimensione politica; spac- senzatico, frazione di Reggio Emilia. La nuova legge care il corpo detenuto tra chi accetta La temuta paralisi del traffico (in par- azzeccagarbugli questa via, ottenendo qualche beneficio, te avvenuta la sera precedente) non c’è e chi no e viene ulteriormente isolato. stata il sabato, ma le notizie diffuse an- Anche in questo caso siamo al mo- che dai Tg di venerdì sera hanno fatto Carmelo Musumeci è da molti anni mento in una situazione di sperimenta- sì che un certo numero di persone, che un nostro collaboratore fisso, con la sua zione, tra cui troviamo il nuovo carcere ci avevano segnalato la loro venuta, ci rubrica “9999 fine pena mai” (presente di Nuchis (uno delle nuove strutture abbiano scritto per disdire. Ci siamo ri- anche su questo numero). costruite con il Piano carceri) che da trovati in una settantina. A Carmelo non si può dire che man- qualche anno porta avanti questo pro- Positivi i due dibattiti dopo le rela- chi la voglia di dire la sua su molte getto insieme alla cittadina di Tempio, zioni di Carlotta Pedrazzini su Emma “cose”. Sulla legge sulla tortura ha scrit- denominato “ristorative city”, la città del- Goldman e l’anarco-femminismo e di to una valida denuncia/testimonianza, la redenzione e della riappacificazione. Paolo Finzi sul pensiero anarchico di che pubblichiamo qui nella rubrica dei È tuttavia necessario, proprio perché Fabrizio De André; conviviale la cena; Fatti&Misfatti: in questo caso, sicura- ancora in forma sperimentale, analizzare davvero notevole il concerto conclusivo mente un misfatto. Vediamo perché. questa pratica che, ammantata da una di Alessio Lega. n patina umanitaria e sociale, rischia di C’era anche, con il suo banchetto di diventare un importante strumento di autoproduzioni, Federico Zenoni (che, È stato da poco introdotto il reato di annichilimento delle lotte. tra l’altro, realizza i “segnalibri” su “A”). tortura, che mancava nel nostro Codice Un grazie ai cucinieri del popolo e Penale. Il nuovo articolo, 613-bis c. p., Laura Gargiulo alle compagne/i reggiane/i della Fe- recita quanto segue: derazione Anarchica di Reggio Emilia, come sempre fraterni e sorellerne (non Chiunque con violenze o minacce si dice, ma si capisce). gravi, ovvero agendo con crudeltà, Fest“A” 2017/ Da segnalare una (quasi) paginata cagiona acute sofferenze fisiche o un su “Il Manifesto” del giorno prima, piena verificabile trauma psichico a una per- Colpa di Vasco? di simpatia e di rispetto per gli anarchici sona privata della libertà personale o e per “A”. Il giornalista Angelo Mastran- affidata alla sua custodia, potestà, vi- drea ha sottolineato, tra altre cose po- gilanza, controllo, cura o assistenza, Colpa dei Rossi. Come a Kronstadt sitive, che in comune con il “quotidiano ovvero che si trovi in condizioni di 1921 e a Barcellona 1937. Allora erano comunista” abbiamo l’età. Tutti e due minorata difesa, è punito con la pena state le armate bolsceviche e poi quelle nati nel 1971. E tutti e due ancora vivi della reclusione da quattro a dieci anni staliniane a mettersi di traverso al proce- e ormai vicini ai 50 anni. Un’età più che se il fatto è commesso mediante più dere della rivoluzione libertaria. Lo scor- rispettabile, nel campo dell’editoria non condotte ovvero se comporta un trat- so 1° luglio è bastato un Vasco Rossi di regime. tamento inumano e degradante per la in concerto(ne) nella vicina Modena a dignità della persona”. metterci in difficoltà con la nostra festA n Qualcuno mi ha chiesto cosa penso di questa legge. Di solito, prima di pro- nunciarmi, leggo, rifletto e poi scrivo. Ora che mi sono documentato, penso sia meglio un vuoto legislativo che una legge “azzeccagarbugli”. Infatti, secondo me, ci sono più probabilità di scrivere una buona norma quando ancora non c’è piuttosto che modificare una cattiva norma esistente.

Dopo quasi 30 anni dalla ratifica della convenzione ONU e dopo tre con- danne da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’Italia ha approvato una legge che punisce il reato di tortu- ra. Nessuno sembra essere contento di questa norma, ma ciò non è una novi- tà nel nostro paese. Quello che mi ha Massenzatico (Reggio Emilia, 1° luglio 2017 - Da sin. Carlotta Pedrazzini (reda- fatto amaramente sorridere è che alcuni zione di “A”) e Maria Matteo (Federazione Anarchica Torinese - FAI) durante il lamentano che si tratti di una legge che dibattito su Emma Goldman e l’anarco-femminismo. criminalizza le Forze dell’ordine. Perso-

24 cronache nalmente credo che questa norma tuteli so insieme e mi arrivò una grandine di zione personale su questa legge: è sta- più le Forze dell’Ordine che i cittadini. pugni, calci e scarpate. Caddi per terra. to molto difficile condannare le violenze Mi picchiarono come belve. All’inizio per delle Forze dell’Ordine perpetrate a pa- Con questa legge lo Stato italiano rabbia, poi per divertimento. Provai a ri- cifici cittadini durante il G8 di Genova può torturarti una sola volta e non puni- alzarmi un paio di volte. nel 2001 davanti agli occhi del mondo, re nessuno perché il torturato dovrebbe Quello che mi faceva più male era a giornalisti e alle televisioni. Vi potete dimostrare che la violenza si sia perpe- l’umiliazione di non riuscire a prendere immaginare come sarà ancora più diffi- trata con più condotte. E come si dovrà le botte stando in piedi. Ogni volta che cile quando le violenze accadranno tra comportare il giudice se venissi torturato riuscivo ad alzarmi da terra le guardie le mura di un carcere o di una caserma, un’ora, un giorno, un mese, un anno con riuscivano a picchiarmi meglio e mi con una legge azzeccagarbugli come una sola condotta? Non vorrei proprio sbattevano di nuovo per terra a forza questa appena approvata! trovarmi al suo posto... oddio, a dir la ve- di calci e pugni. A un tratto decisi che rità, non vorrei trovarmi neppure al posto forse era meglio essere picchiato stan- Carmelo Musumeci del torturato , ma purtroppo mi è capitato do a terra. Mi misi a testuggine con la ergastolano non più ostativo spesso. Buona parte della mia vita l’ho testa appoggiata ai ginocchi, con le Carcere di Perugia passata in carcere e ne ho prese tante gambe e le braccia piegate per proteg- fin dalla prima volta che ci sono entrato. germi il viso. Mi accucciai in un angolo del pavimento. Era l’ultimo giorno dell’anno 1972, Mentre mi picchiavano, riuscivo a ur- Spazi/ da pochi mesi avevo compiuto dicias- lare: Vigliacchi, schifosi, bastardi. Figli sette anni. Iniziò tutto all’ora di pranzo di puttana. Una guardia riuscì a piantar- Un laboratorio per un piatto di patate. Quel giorno il mi un calcio in bocca. Mi scappò una culturale cibo era più scarso degli altri giorni. smorfia di dolore più terribile delle altre. Alcuni ragazzi incominciarono a batte- Sputai sangue dalla bocca. Per qualche re i cancelli e a urlare: Abbiamo fame... secondo smisi di gridare. Il tempo di ri- vogliamo mangiare... fame... fame... prendere fiato. Se avessi finito d’insul- fame... Per solidarietà anche i miei due tarli forse avrebbero smesso anche di Ma la Digos compagni di cella, Nunzio e Daniele, picchiarmi, ma l’istinto era più forte di ha spento il LUMe iniziarono la battitura al cancello. Si me. Iniziai di nuovo a insultarli. La rabbia Martedì 25 luglio, al mattino scatenò l’inferno! I detenuti maggioren- mi dava la forza di gridare. presto, la polizia ha sgomberato ni ci vennero dietro a battere e a urlare Mi sbatterono come uno straccio da l’occupazione del LUMe a Milano. e tutti gli altri tre piani parteciparono una parte all’altra della cella. Dentro la Un altro spazio non-allineato è sta- alla protesta. Come accade in questi mia testa vedevo le stelle coperte a tratti to chiuso e (nelle intenzioni dei tu- casi, quelli dei piani di sopra facevano dal sangue che mi usciva dal naso. Ad tori dell’ordine e dei loro mandanti) casino senza sapere il motivo per cui un tratto, sentii la voce del brigadiere: messo a tacere. Noi avevamo già era iniziata la protesta. Portatelo alla balilla... portate quel pic- impaginato questa intervista agli Arrivò un esercito di guardie insieme colo bastardo alla balilla... e legatelo... occupanti del LUMe e abbiamo al brigadiere. Lui era il responsabile dei se no l’ammazzo con le mie mani. Poi deciso di mantenerla come segno detenuti minorenni. Fu subito davanti le guardie mi ripresero di peso e inizia- di solidarietà con gli occupanti e di alla mia cella. Che cazzo avete da sbat- rono a trascinarmi nella cella dove c’era protesta contro questo ennesimo tere... smettetela subito di fare casino... il letto di contenzione. Ne avevo sentito attacco a chi fa cultura fuori dagli altrimenti vi porto alle celle di punizio- parlare. Ebbi paura. Non ero mai stato schemi di regime. ne. Gli risposi male. Il brigadiere non legato prima. Appena vidi il lettino di se l’aspettava. Non se l’aspettavano le ferro con le spalliere tutto intorno ebbi guardie. Non se l’aspettavano neppure paura della mia paura. i miei due compagni di cella. Prendete L’8 aprile 2015 un gruppo di studenti quel bastardo e portatelo alle celle. Le Intanto sentivo dolore in tutte le parti universitari occupò uno spazio in vico- guardie aprirono la cella. Mi presero di del corpo. Ero sfinito. Mi afferrarono e lo santa Caterina – la viuzza medievale peso e mi portarono fuori. mi misero nel letto di contenzione. No- che collega largo Richini a corso di Por- Io non feci in tempo a mettere i pie- nostante cercassi di dimenarmi come ta Romana, a due passi dall’Università di per terra che mi trovai in fondo al una sardina, riuscirono con facilità a le- Statale. Nacque così LUMe, acronimo corridoio e poi nel gabbione all’entrata garmi i polsi e le caviglie. Mi crollò subi- di Laboratorio Universitario Metropolita- delle celle di punizione. Mi scaraventa- to il mondo addosso. Provai a liberarmi, no: uno degli spazi più belli e interes- rono lì dentro. Sapevo cosa mi aspet- ma agitarmi non serviva a nulla perché le santi nel panorama milanese delle occu- tava. Non diedi loro la soddisfazione di cinghie di cuoio ai polsi e alle caviglie si pazioni, che negli ultimi anni ha sofferto far decidere come e quanto picchiarmi. stringevano ancora di più. Ero sconfitto di numerosi sgomberi e difficoltà. Lo decisi io. Dissi: Non mi fate paura! e umiliato. Le guardie chiusero la cella Nel corso del tempo, LUMe si è fatto Poi aggiunsi: Guai a voi se mi toccate. e se ne andarono. Stetti legato in quel notare soprattutto per la ricchezza della Non mi toccarono con un dito, ma con letto di contenzione per sette giorni. programmazione musicale – in partico- pedate, calci e pugni. Il primo pugno mi lare con dei magnifici appuntamenti di colpì in bocca. Poi mi saltarono addos- Concludo con un’ultima considera- jazz il mercoledì sera, nella straordinaria

cronache 25 atmosfera della cripta – e per altri pro- getti molto vitali. Avendolo frequentato di tanto in tanto, mi sono deciso a fare qualche domanda più formale ad alcuni ragazzi del collettivo. In particolare, mi interessava l’inversione di tendenza che hanno messo in atto: pur avendo un soli- do approccio politico alle questioni urba- ne, la loro forza di impatto sta nell’offerta culturale. A LUMe si respira davvero l’a- ria felice di un rinnovamento; e cosa più importante, si respira aria di libertà.

Mentre saliamo le strette scale di pie- tra dell’ambiente, Gregorio riassume la storia del palazzo di vicolo Santa Cateri- na. “Da quanto ci risulta, nei tempi andati lo stabile fu la canonica della chiesa, e tracce di usura permangano qua e là: dai campi rom e sinti alle wagenplatz ber- poi un’osteria. Si dice anche che sia sta- ora tutto esprime grande ordine e cura. linesi, passando per le classiche occupa- ta l’Osteria della luna piena dove finisce “L’entrata della cripta era ricoperta di ma- zioni urbane. Una militante milanese da Renzo nei Promessi sposi”, sorride. Il cerie”, spiega Gregorio. “E nell’ingresso lui intervistata rivendica un’idea impor- dettaglio fa parte del folklore del luogo, e posteriore c’era un tetto di lamiera cadu- tante: occupare significa anche mostrare sembra piacere parecchio ai ragazzi. “Nel to”. Hanno sistemato tutto da soli, cimen- il bello di un posto, prendersene cura ed passato recente non sappiamo bene tandosi nei lavori più disparati, in totale esserne orgogliosi. Benché LUMe non quali siano state le sue traversie. Quando autonomia. “Io studio Storia ma ho fatto sia uno spazio abitativo ma un laborato- siamo entrati era abbandonato circa da volentieri l’elettricista”, ride Gregorio. “Ho rio culturale, non è difficile percepire lo nove anni e mezzo, e l’unica cosa certa imparato un sacco di cose”. stesso spirito. è che versava in una situazione pietosa. Nel suo recente libro Abitare illegale, Ci accomodiamo in cerchio in una I muri bucati, macerie dappertutto, uno Andrea Staid esplora le modalità infor- stanza luminosa al terzo piano, piena di spazio in pieno abbandono”. mali di abitazione che allargano e ridefini- libri, con la finestra che guarda sul vico- Sembra difficile crederlo, benché le scono il concetto occidentale di “casa”: lo sottostante. Siamo a due passi dalla

Milano, 30 maggio Una cinquantina di persone ha Casa della Memoria/ presenziato, lo scorso 30 maggio, a Milano, alla Casa della Memo- 102 anarchici italiani ria, alla presentazione della prima ricerca storica sugli anarchici ita- nei lager, anzi 115, liani internati nei lager nazisti, pub- anzi... (e un’arpa blicata nel numero di aprile 2017 della nostra rivista. Prima dei due magica) anarchici, Franco Bertolucci (al microfono) della Biblioteca “Fran- co Serantini” di Pisa e Paolo Finzi della redazione di “A”, è intervenuto Dario Venegoni, presidente dell’As- sociazione Nazionale Ex-Deportati nei lager nazisti (ANED). Venegoni ha sottolineato la necessità di pro- seguire la ricerca, approfondendola, e ha stimolato Bertolucci a farsene carico. Ha inoltre fornito notizie su altri anarchici italiani internati, che si aggiungono a un’altra dozzina nel frattempo “scoperta” da Bertolucci. L’arpa, magistralmente suonata da Roberta Pestalozza, e le due canzoni (una proveniente dai lager) da lei inter- pretate, hanno saputo aggiungere una bella dose di sensibilità e commozione.

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Pierpaolo Casarin Torre Velasca e dalla Statale; ma Milano stabile. Di nuovo, abbiamo fatto tutto da lavoro per tavoli. Poi ogni due-tre mesi sembra al contempo lontana e vicina. È soli e ne andiamo fieri. c’è un’assemblea plenaria. raro vedere il centro a quell’altezza: e una delle caratteristiche più affascinanti Questo è un elemento molto in- Quali sono i tavoli e di cosa si di LUMe è la verticalità. Lo spazio conta teressante. Di solito il processo è occupano? tre piani più i sotterranei dove si svolgo- inverso: c’è un richiamo politico di Giorgio: I tavoli di lavoro sono quello no gli spettacoli musicali e teatrali. base, di movimento, su cui poi si politico, VoLUME (che gestisce il jazz e innestano delle attività culturali. il progetto omonimo sulle creative com- Per cominciare, mi fate il punto Invece per voi è stato il contrario, mons), LuME Teatro, LumeTeca (relativo della storia? da quanto ho capito. al cinema, che ha creato un docufilm su Gregorio: Tutto nasce dal fu Colletti- Giorgio: Esatto. Invece di dire alla Shakespeare e uno sul primo anno di vo Dillinger dell’Università di Milano. Nel gente, Vieni e ti facciamo attacchina- LuME), e infine il tavolo artistico e di de- 2014, dopo un paio di mesi di lavoro re manifesti, cerchiamo di trovare un sign appena nato (che si occuperà an- nell’università, abbiamo capito che era equilibrio fra l’aspetto politico e quello che della riqualificazione di alcuni spazi un po’ dura comunicare con gli studenti. culturale-creativo. Quindi le persone di questo luogo, ancora non sfruttati al Allora abbiamo pensato di occupare un vengono spesso qui con una finalità meglio). In aggiunta c’è Conserere, un posto: sia per la nostra organizzazione, magari individuale, ma frequentare que- laboratorio musicale di improvvisazione sia per creare dei contatti più stabili. sto posto porta a generare una forma di estemporanea. I tavoli peraltro si incro- Abbiamo scelto questo spazio principal- responsabilità ed educazione politica. Io ciano fra loro e collaborano: ad esempio mente perché di fianco alla Statale. An- ad esempio sono entrato in LUMe con quando siamo confluiti tutti nella mani- dando avanti, abbiamo iniziato a ospita- Pietro e Giovanni nel settembre 2015. festazione C’è chi dice no del referen- re concerti jazz, dibattiti, laboratori... Ci Abbiamo un blog che si chiama Altre- dum di dicembre, organizzata dal tavolo siamo allargati, soprattutto prendendo menti; avevamo bisogno di uno spazio politico. contatti con la Civica di Musica, l’Acca- dove organizzare riunioni di redazioni demia di Brera e la facoltà di Scienze e altro – ma ci siamo fatti assorbire in Vi faccio una domanda da avvo- Politiche. Insomma, abbiamo deciso di fretta. Fino all’anno scorso lo spazio ve- cato del diavolo. Questo posto è fare cultura per comunicare con gli stu- niva gestito a 360 gradi con una grande magnifico, ma visto che è struttu- denti universitari. Da allora il laboratorio assemblea per tutti gli eventi. A giugno rato su tre piani e un po’ vecchio, è completamente autogestito dai suoi 2016 abbiamo deciso – vista l’esplo- non è che c’è il rischio che ci cada componenti, che hanno partecipato at- sione dello spazio e l’interesse di tante addosso? tivamente a sistemare tutte le parti dello persone nell’Università – di strutturare il Pietro: Questi locali sono in piedi dal ‘600. Ma a parte discorsi di questo tipo, c’è stato un ragazzo che ha fatto una pe- rizia e una tesi di laurea sugli edifici della zona rassicurandoci sulla tenuta. Non ci sono crepe; non ci sono segnali evidenti di pericolo. Abbiamo anche sentito amici Pierpaolo Casarin architetti e ingegneri: al netto delle condi- zioni, la struttura è vecchia ma molto so- lida, anche per la presenza di un pilone centrale. Insomma, puoi stare tranquillo.

Da amante del jazz e frequenta- tore dei vostri mercoledì sera, non posso che chiedervi com’è nata l’idea di far partire queste serate. Andrea: LuME Jazz nasce da un’idea Da sinistra: Dario Venegoni, Paolo Finzi, Franco Bertolucci mia e di Federico, un clarinettista. La sfida era di fornire uno spazio dal bas- so per dare ai musicisti la possibilità di Quando l’emozione non esprimersi davanti a un pubblico davve- ha voce, ancora una volta ro interessato, un pubblico autentico. la musica sa come prose- Durante gli aperitivi nessuno ti ascolta, guire il discorso. Alla fine, spesso; e invece da noi nella cripta si

qualche classica canzone Casarin Pierpaolo crea un silenzio interessato che è una anarchica ha coinvolto una condizione ideale. Il tutto uscendo dalle piccola parte del pubblico. logiche del circuito commerciale. Grazie Aned, grazie Roberta. Il luogo n ha condizionato Ma perché proprio il jazz? In ge-

Pestalozza Roberta cronache 27 nere nei centri sociali si è sempre Andrea: La cosa però non è stata Emma Goldman/ suonato punk-hardcore, ska o più decisa a priori. Il bisogno si è creato da di recente rap ed elettronica. solo strada facendo, a volte anche in- In Italia? consapevolmente, a costruire il conteni- Mai, ma per il tore in cui tutte queste cose sono fiorite. Il luogo stesso, come ho detto, ha agito regio prefetto... sui nostri spunti. Pietro: Inoltre nella jam session di jazz si realizza perfettamente la nostra Nella sua lunga vita l’anarchica lituana idea di socialità. È un gesto di collabo- Emma Goldman è stata in numerosi pae- razione autonoma, dove ognuno fa la si, mai nel nostro. sua parte liberamente ma in vista di una Eppure un telegramma prefettizio cosa collettiva – la musica, appunto. all’attenzione del ministro Bocchini, capo dell’Ovra - la polizia segreta fasci- Sul sito del laboratorio – lumela- sta - segnala che Emma Goldman tra la boratoriouniversitariometropolitano. primavera e l’estate del 1928 avrebbe wodpress.com – campeggia in eviden- attraversato l’oceano, dagli Stati Uniti za una magnifica citazione di Primo Mo- alla Francia, “con lo scopo di esplicare Andrea: Sì, è vero. Ma proprio questo roni. Vorrei riportarla per intero a mo’ di più facilmente attività deleteria a danno è il punto: volevamo proporre qualcosa chiusura, perché trovo descriva benis- del regime. Pregasi disporre attiva vigi- di nuovo. Come programmazione musi- simo quanto LUMe e altri spazi del ge- lanza, fermo e perquisizione personale e cale jazz non siamo una mosca bianca a nere stanno cercando di fare a Milano bagagli, qualora rientrasse Regno, infor- Milano, ma siamo all’avanguardia. Prima oggi: resistenza culturale attiva e gestita mandone questo ministero”. di noi, l’unico centro sociale che faces- dal basso, in autonomia e libertà: Chi si è occupato di storia, sa quanto i se jazz era il Pianoterra all’Isola. Inoltre fantasmi anarchici abbiano fatto passare siamo stati i primi a far suonare gli stu- “I luoghi oggi sono determinanti, nel denti: ecco il punto. Anche per coeren- senso che fuori vi è un processo di sus- za con la nostra impostazione universi- sunzione complessiva della vita e delle taria. Questo ha creato poi un giro più economie, della cultura: tutto è merce. ampio, visto che gli studenti conoscono Poi ci sono dei luoghi, invece, dove que- altri artisti più anziani e così via. Inoltre, sto viene rifiutato. Io credo che questa anche per questioni strutturali, la nostra sia una fase in cui chi ha la capacità, la cripta nel centro storico non si presta a credibilità, la soggettività di avere luoghi, dei rave; il luogo ha condizionato anche può non tanto fare progetto esclusiva- la scelta musicale, e in effetti è perfetto mente politico, a mio modo di vedere, al- per il jazz. meno in questa fase, quanto invece fare Gregorio: Non solo. Di nuovo, la scel- un’altra cosa che è strategica e indispen- ta della musica è servita anche come sabile: trasformare quei luoghi in centri traino per far rientrare il movimento nel di ricerca, o per lo meno una parte della mondo universitario, che dopo l’espe- loro attività destinarla alla formazione e rienza dell’Onda ha arrancato parecchio. alla ricerca. Se il sapere è diventato una Parlare di politica partendo dalla musica: merce produttiva, direttamente in quanto un approccio sempre militante, diverso. tale, o inglobato nella macchina, nella tecnologia o nell’informazione, che è la Secondo voi qual è il punto di sua estensione più grande, si devono forza di queste serate? fare di nuovo scelte esistenziali ma se la Pietro: Milano offre diverse oppor- scelta esistenziale non è nutrita da una notti insonni alle persone preposte alla tunità culturali e professionali; ha tante cultura sofisticata e complessa, cioè di sicurezza del Regno. E quanti omonimi accademie di teatro, scrittura, musica continua produzione e autoproduzione, di Malatesta o di altri abbiano avuto pro- e così via. Quello che manca – in un la scelta si limiterà a produrre solo disa- blemi, fermi, arresti a causa della legge- momento dove il mondo del lavoro cul- gio esistenziale. Dalla rivolta esistenziale rezza con cui tanti sbirri hanno svolto il turale e artistico è molto contratto – è all’autoproduzione del soggetto c’è un loro lavoro. proprio uno spazio dove esibirsi, dove passaggio strategico che è la capacità di Un altro documento del 1939 (un mettersi in gioco. Uno spazio dove mu- impadronirsi di strumenti di conoscenza anno prima della sua morte in Cana- sicisti, attori o pittori possano crescere diversi che permettano di decodificare, da) segnala Goldman nell’elenco delle e confrontarsi, per fare la cosa che vo- di destrutturare, di far saltare lo schema “persone ritenute capaci di commettere gliono fare ma non possono fare altrove avversario: altrimenti senza questa fase attentati od atti inconsulti” del Ministero – magari perché c’è un pubblico disat- di accumulazione primitiva culturale di dell’Interno. Un bell’onore per chi mai tento, o perché è una cosa organizzata saperi non ne viene nulla.” pose piede in Italia. da professionisti... Invece il nostro pub- blico è attento e curioso. Giorgio Fontana Grazie, per questa documentazio-

28 cronache ne (trovata presso l’Archivio di Stato 200.000 persone. Da più di un lustro la naturale. Purtroppo, com’è loro costu- di Livorno, Fondo Questura, Cat. A2, popolazione è scesa in lotta decisa, so- me, i sinistri affaristi contro l’ambiente “Progetti di attentati”, 1935-1943) a stenuta dall’impegno fattivo di numerosi hanno continuato a premere e a “con- Marco Rossi, autore di numerosi libri e sindaci e amministratori presenti nei co- vincere” i loro “sodali politici” in loco, (anche) nostro collaboratore. mitati di lotta contro la discarica. Nono- per proseguire a tentare di impinguarsi stante abbia messo un grandissimo im- sulla pelle degli abitanti. n pegno per far rispettare i suoi sacrosanti Nel frattempo, proprio lo scorso 11 diritti di non essere impestata, inquinata, luglio, nel mondo della gestione dei assoggettata, grandi interessi extra valle rifiuti è scoppiato un vero e proprio e potenziali business dei rifiuti incombo- terremoto giudiziario scatenato dalla Val Bormida/ no, minacciando i diritti e le giuste riven- procura di Brescia: 3 arresti e 26 inda- dicazioni dei valligiani, contrastanti con gati nell’ambito di un’inchiesta che coin- La lotta quelli di importanti politici e amministra- volge Lombardia, Piemonte e Liguria, continua tori di zona, che invece si trovano schie- compresa proprio anche la minacciata rati dalla parte degli aspiranti inquinatori. discarica di Sezzadio. Coinvolti dirigenti Già nel maggio 2015, sul n° 398 di e amministratori, tra cui Rita Rossa, ex La Val Bormida non riesce proprio a questa rivista (maggio 2015), con un presidente PD della provincia di Ales- trovar requie. Sovrastata da volontà po- servizio dal titolo Quel valico non s’ha sandria, che col suo comportamento litiche ed economiche nemiche, continua da fare, avevo svolto un’ampia opera ambiguo, favorevole alla costruzione ad essere minacciata dalla costruzione di d’informazione sulla situazione della Val della discarica per conto della ditta Ric- una discarica in zona Sezzadio che rap- Bormida. Con quel servizio ci eravamo coboni implicata era e rimane nel mirino presenterebbe una vera e propria bomba lasciati con la positiva approvazione, da della contestazione politica dei comitati “ecologica”, una minaccia costante alla parte della regione, di importanti norme di lotta della val Bormida. naturale rete di origine sorgiva, riserva attuative del PTA (Piano di tutela delle La questione continua dunque a non d’acqua della valle stimata capace di acque) che lasciava ben sperare sull’au- essere risolta, nonostante le denunce e soddisfare in caso di bisogno attorno alle spicata salvezza della falda acquifera la forte opposizione. Fortunatamente la

140 anni fa, la Banda del Matese/ Il documentario (che verrà)

È in realizzazione un documentario dal titolo San Lupo e la rivoluzione che non fu, sulla Banda del Matese ed il suo tentativo insurrezionale nel 1877. Le riprese sono iniziate a giu- gno e si concluderanno entro fine anno, per la regia di Fabiana Antonioli (autrice di Il segno del capro) e la pro- duzione di Filmika, grazie alla comuni- tà di San Lupo, al comune e ad alcuni sponsor locali. Benevento - Il gruppo Sancto Ianne durante le riprese del documentario Il documentario nasce da un’idea di Bruno Tomasiello, autore del sag- gio: La Banda del Matese – 1876/1878 – I documenti, le testimonianze, la stampa dell’epoca, pubblicato nel 2009 dall’e- ditore Galzerano. Bruno ha raccolto l’invito dell’amministrazione comunale di San Lupo a realizzare, proprio quest’anno per il 140° anniver- sario, qualcosa che valorizzi e faccia conoscere il tentativo insurrezionale avvenuto nel Matese. Nessuno, fino ad oggi, aveva mai realizzato un documentario su quei fatti da offrire a studiosi e appassionati. All’interno del documentario, le musiche dei Sancto Ianne e di Benito Merlino, le grafiche di Fabio Santin, le testimonianze (tra gli altri) di Elisabetta Graziosi, Vittorio Giacopini, Giuseppe Galzerano.

Fabiana Antonioli [email protected]

cronache 29 popolazione continua ad opporre una lavorazione per la messa in opera del alle istanze portate avanti dai comitati. strenua resistenza, con l’aumento del- Terzo Valico, una linea in costruzione ad Chiarissime le parole che Urbano la determinazione di lotta dei comitati. Alta Velocità che dovrebbe consentire Taquias, portavoce dei comitati di lotta, Secondo la testimonianza di Urbano di potenziare i collegamenti del siste- ha lanciato dalla sua pagina facebook il e Pierpaolo, due compagni particolar- ma portuale ligure con le principali linee 27 luglio scorso: «Siamo pronti a conti- mente presenti fin dall’inizio della lotta, ferroviarie del Nord Italia e con il resto nuare la nostra lotta. Non abbiamo mai si è verificato un aumento della parte- d’Europa. creduto nei politici amici e tanto meno cipazione dal basso ed un ampliamento Ora non si contesta più solo la di- che qualcuno ci poteva dare una mano. degli obbiettivi. Si è passati da una fase scarica, bensì l’intera politica di sfrut- Noi i Comitati di Base della Valle Bor- embrionale di movimento, che contava tamento territoriale che coinvolge mida siamo i garanti delle nostre falde sulla presenza particolarmente com- quella valle e la Valle Scrivia. Da lotta acquifere e della salute e la difesa del battiva di attivisti dei comitati sorti ad per obiettivi meramente territoriali si nostro territorio. La nostra forza viene hoc, a una partecipazione più allargata, è trasformata velocemente in una vi- dai cittadini, dagli agricoltori e dalle che oltre ai comitati di base e ai sindaci sione del rapporto uomo/ambiente e donne e uomini che non vogliono vive- ha coinvolto associazioni di coltivatori, in una proposta di politica ambientale re in ginocchio e che non hanno paura scuole ed altre agenzie territoriali. alternativa a quella del potere vigente delle multinazionali dei rifiuti e tantome- La lotta, nel frattempo, è pure diven- inquinante. Due grandi manifestazioni a no del Cocif Terzo Valico e neppure di tata un importante punto di riferimento carattere non violento, una nel giugno quello della Regione Valmaggia con le non solo per il territorio della Val Bor- 2016, l’altra nel giugno 2017, oltre ad conferenze sulle cave per il Terzo Valico mida, ma ha trovato l’appoggio e la so- aver mostrato una grande partecipazio- nella nostra Provincia.» lidarietà sia del movimento NoTav della ne della società civile, con anarchici, val Susa sia del NoTerzoValico; anche sindaci, scuole di ogni ordine e grado e Andrea Papi perché la discarica dovrebbe raccoglie- tanti cittadini, hanno soprattutto dimo- www.libertandreapapi.it re rifiuti, particolarmente tossici, della strato adesione e consenso dal basso

Bollettino dell’Archivio Pinelli / n. 49

COSE NOSTRE INFORMAZIONI EDITORIALI Rocker: Rivoluzione e involuzione Il meglio della Sinistra di David Bernardini di John P. Clark La digitalizzazione della nastroteca I quaderni del Centro Studi ALBUM DI FAMIGLIA Libertari Anarchici paramilitari? Errata Corrige IMMAGINAZIONE CONTRO IL MEMORIA STORICA POTERE Sul finire della vita: Tesori d’archivio memorie di un anarchico 1943- di Lavinia Raccanello 1944 di Pawel Lew Marek VARIE ED EVENTUALI • Rivolta e morte di un giovane EFFERRATEZZE anarchico nell’Italia di fine Letto e disapprovato Ottocento La storia si ripere di Roberto Carocci di Carlo Ottone

ANNIVERSARI COVER STORY Luci e ombre dell’antimilitarismo Fanja Baron dalla Settimana Rossa a Caporetto di Lorenzo Pezzica di Mimmo Franzinelli

Redazione: il collettivo del Centro studi libertari / Archivio Giuseppe Pinelli Impaginazione: Abi - In copertina: Fanja Baron Centro Studi Libertari / Archivio Giuseppe Pinelli - via Jean Jaurès 9, 20125 Milano - tel. 02 87 39 33 82 orario di apertura 10:00-18:00 dei giorni feriali – orario di consultazione 14:00-18:00 su appuntamento e-mail: [email protected] – web: http://www.archiviopinelli.it tutti i numeri precedenti sono liberamente scaricabili dal sito.

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30 cronache dossier lavoro

Paolo Poce Nuove forme di sfruttamento e repressione

di Angelo Avelli, Eugenio Losco, Luca Marchi e Mauro Sanson, Massimiliano Murgo, Mattia Scolari

Tra algoritmi e vecchie logiche, ecco il nuovo che avanza sul fronte dei lavori. Spesso non più dipendenti, finalmente liberi di essere precari, sfruttati, buttati fuori senza tutele. Un convegno a Milano ha messo a fuoco i nuovi fronti della lotta di classe.

dossier lavoro 31 Questo dossier nasce da un incontro dal titolo “Convegno contro la repressione delle lotte e del dissenso”, promosso da autoconvocati Milano, tenutosi sabato 22 aprile all’Auditorium Stefano Cerri di Milano. Noi di “A” abbiamo seguito i lavori e qui pubblichiamo cinque scritti inviatici da cinque lavoratori (poche le donne, sia tra i relatori sia tra il pubblico) che sono lì intervenuti. Più un avvocato. Una delle caratteristiche di quell’incontro è stata la precisa scelta di non dare spazio alle rivendicazioni di specifica organizzazione del sindacalismo alternativo e di base (e alle probabili conseguenti polemiche). Un focus su nuove modalità di lavoro, sulla conflittualità in settori tecnologicamente avanzati (il cosiddetto platform capitalism), sulle modalità di repressione dei diritti e depressione delle paghe in un lavoro presentato come “libero, gioioso, autogestito”. Tutte menzogne. Dal mondo delle consegne, della logistica, della Marcegaglia (l’azienda dell’ex-presidente di Confindustria), degli Autogrill, ci arrivano, tramite queste testimonianze, denunce, descrizioni di condizioni di lavoro, che in questo dossier presentiamo come la punta dell’iceberg delle nuove forme di sfruttamento, che intendiamo continuare a seguire. Così come la lucida descrizione delle forme di repressione più o meno legali, presentata dall’avvocato. Troppo spesso si sente ripetere che lo sfruttamento “di una volta” non c’è più, che il conflitto di classe non ci sarebbe più, che il mondo del lavoro (e del precariato e della disoccupazione) non sarebbe più significativo. Noi ci andremmo e ci andiamo adagio prima di decretare la fine del “vecchio mondo”, che si è sicuramente trasformato e va conseguentemente analizzato e organizzato. Ma non al punto di aver cancellato il senso di due parole come “sfruttamento” e “mobilitazione”. Il primo c’è sempre, della seconda abbiamo sempre bisogno. n

32 lavoro imprese innovative, che concentrano nell’elemento tecnologico il loro punto focale. Repressione Non a caso queste società hanno come compo- nente integrata di massimo rilievo la doppia inter- faccia che collega da una parte una rete di attività e pratiche di commerciali che si connettono all’impresa in que- stione, che offre loro un servizio di visibilità online, promettendogli una virtuale espansione di mercato, emancipazione a costi sostenibili, per mezzo di una piattaforma e di un app che altro non sono che la realizzazione di uno spazio digitale, una sorta di vetrina, che funzio- di Angelo Avelli na come un agglomeratore di notizie. Si tratta di un motore di ricerca attraverso il quale l’esercente ha È stato uno dei promotori del primo la possibilità di intercettare una fetta di clienti con i quali prima non era in contatto - anche perché non sciopero milanese dei fattorini/ usava nessuno strumento di autopromozione su in- ciclisti, una delle “nuove professioni” ternet se non una pagina facebook, o trip advisor, che hanno limiti noti e caratteristiche proprie - piut- libere, autogestite e smart. E qui ci tosto che un target di consumatori che sta ridefinen- do completamente le proprie abitudini, di fruizione spiega come sia una micidiale forma di accesso ai dati e al quale un servizio e-commerce di sfruttamento (regolata da un oriented sembra molto più efficiente rispetto ad altri algoritmo). tipi di possibilità a sua disposizione. In bici o in motorino Parlare di repressione attiva nei rapporti di lavoro oggi significa parlare delle nuove forme di organiz- Nella fattispecie, quello che viene esercitato dal- zazione del lavoro, che mutuano dalla condizione di le multinazionali del delivery è una sorta di mono- precarietà esistente su un altro livello di ricatto. Si- polio di un segmento di mercato: hanno creato una gnifica descrivere un portato di aggressività sempre domanda e ne controllano l’offerta che, sulla car- maggiore, che per essere arginato e risolto richiede ta almeno, non sarebbe mai esistita senza di loro, uno sforzo di pianificazione che va ben oltre l’idea agendo da agenzia di mediazione commerciale, in un stessa del sabotaggio classico. Significa passare at- momento in cui il food, in particolare, rappresenta traverso la costruzione di un network sociale in gra- sicuramente un settore chiave nell’economia inter- do di portare all’istituzione di un’ecologia di sistema, nazionale, ma anche un ambito dove gli standard di a una rete di relazioni informale e (dis)funzionale competitività sono piuttosto elevati. capace di stabilire i processi di emancipazione; tra Il servizio offerto dalle società di delivery, oltre a rivendicazioni di diritto e progettualità di modelli al- garantire uno spazio virtuale di contatto, mette a ternativi di sviluppo gestiti dal basso, all’interno del sua disposizione e a disposizione degli utenti una nuovo paradigma continentale e globale va creato flotta flessibile di fattorini, che sono incaricati di qualcosa che si inserisca nei processi della mutazio- portare l’ordine a destinazione, ricevendo le coor- ne tecnologica in corso, al fine di determinarla. dinate di ritiro e consegna, tramite un app e un Lo sviluppo dell’ingegneria robotica e genetica, dispositivo telefonico mobile, uno smartphone. dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme devono Questi lavoratori si muovono per lo più in bicicletta rappresentare un’opportunità e non un danno per il e qualcuno in motorino. Lo smistamento degli or- 99% della popolazione, devono trasformarsi in stru- dini, l’assegnazione dei turni e delle consegne sono menti di liberazione per la collettività e non cristal- gestiti da un sistema di organizzazione aziendale lizzarsi come veicoli di nuove schiavitù. inedito, e nella maggior parte dei casi misto, che L’economia dei “lavoretti” e del nuovo capitalismo prevede come criterio funzionale basilare l’esisten- digitale si dimostra un punto di osservazione privile- za di un algoritmo. Questo agisce in automatico, giato e strategico dal quale incominciare a ragionare supervisionato da alcuni operatori che si chiamano in maniera preliminare sul passaggio di fase in svol- “fleet manager” e che si occupano di riassegnare, gimento. Prima di tutto per l’estrema vicinanza con di sanzionare e di assistere l’esercito di riserva dei il settore della logistica e dei trasporti, territorio po- facchini a disposizione. L’algoritmo è proprietario litico in cui le vertenze sindacali e le lotte sul lavoro, e opaco, non può in nessun modo essere discusso in una situazione generale di asfissia sociale, hanno dai lavoratori perché non ne conoscono i parametri ottenuto vittorie significative sotto il profilo sia della che lo regolano. L’unica cosa certa è che in fase di rivendicazione salariale sia a livello di diritti. Inol- implementazione continua. tre perché società come Foodora e Deliveroo vengo- La “messa a disposizione” è un altro dei concetti no inquadrate, per via del loro assetto organizzativo fondamentali. Infatti questi lavoratori non sono ri- e della retorica reputazionale che adoperano, come conosciuti come subordinati, come intuitivamente

dossier lavoro 33 una persona potrebbe pensare, ma sono inquadrati Nuovi diritti da un punto di vista contrattuale come “fornitori in- per nuovi lavori dipendenti” di prestazione d’opera autonoma. Que- sto è l’escamotage che l’azienda madre adotta per In occasione del primo sciopero di Foodora a Tori- non risultare soggetto sociale d’impresa ma come no, una decina di lavoratori - dopo avere protestato una società eterodiretta che da utilizzatrice garan- per l’inserimento del cottimo, altra questione cen- tisce lavoro ai suoi collaboratori, secondo un patto trale del delivery, e aver scoperto che sulla piazza di reciproca flessibilità. Ovviamente questo avviene di Milano c’era un differenziale economico cospicuo solamente sotto il profilo formale. La realtà è ben sulla consegna, il cosiddetto dumping - hanno otte- diversa. nuto la parificazione, ma ci hanno rimesso il lavoro. Seguendo una logica, già sdoganata da una so- Prima la società ha disconosciuto qualsiasi interlo- cietà come Uber, ogni collaboratore può decidere di cuzione sindacale nelle sedi ufficiali preposte e poi lavorare quando vuole, ma riceve delle direttive pre- ha bloccato le consegne dei lavoratori in protesta, cise e deve rispettare delle condizioni che ne perime- “sloggandoli” dal sistema, salvo poi non rinnovarli, a trano poi l’azione, tanto che essendo monitorata e scadenza di contratto. Tre lavoratori sono in causa; misurata ogni prestazione della risorsa “disumaniz- aspettiamo l’esito della sentenza. zata”, il fattorino si ritrova ad occupare una posizio- Società come Just Eat, Glovo, Deliveroo decidono ne di ranking che gli viene attribuita dall’algoritmo di impostare la loro impalcatura organizzativa in un stesso. Ogni settimana ed ogni mese vengono elargiti certo modo, perché il quadro normativo gli permet- bonus per incentivare i lavoratori nei picchi di mas- te al momento di agire ancora indisturbati, essendo sima richiesta, a mettersi a disposizione, o vengono indeterminato il diritto del lavoro in materia. A noi premiati quelli che vengono considerati più perfor- lavoratori, attivisti, migranti sta raccogliere la sfida. manti, per velocità e qualità. È la gamificazione - os- Sostenere i lavoratori in lotta, aiutarli ad organiz- sia l’utilizzo, in contesti lavorativi, di elementi presi zarsi. Sindacalizzare l’ambito. Sollevare il caso, di- dai videogiochi - del lavoro. mostrare prima la parasubordinazione e poi la su- L’ennesimo espediente con il quale Foodora & co. bordinazione. Arrivare ad un contratto nazionale di raccolgono la palla al balzo e decidono di imporre categoria o all’applicazione di uno già vigente. condizioni salariali al ribasso, e un livello di preca- C’è un mare in tempesta davanti a noi e una bat- rizzazione elevatissimo. Essendo però i fattorini, di taglia da combattere. A noi sopravvivere alla burra- fatto, degli autonomi, questi non hanno né il diritto sca, il nostro bottino di conquista saranno reddito e di scioperare, né copertura assicurativa garantita diritti: nuovi diritti per nuovi lavori. e ognuno deve provvedere privatamente. L’azienda scarica qualsiasi spesa su di loro. I lavoratori sono Angelo Avelli tutti assunti con contratti a termine. Autoconvocati Milano Paolo Poce Paolo

34 dossier lavoro Contratti peggiori Contro e discriminazione sindacale Le condizioni finora delineate hanno favorito una sempre più marcata divisione e polverizzazione dei il silenzio salariati, tali da incidere negativamente sulle ca- pacità di organizzarsi e di lottare sindacalmente e che, con l’avvento della crisi economica mondiale e l’indifferenza nel 2007, hanno facilitato l’offensiva padronale in termini di ristrutturazioni, esternalizzazioni e de- localizzazioni. di Mattia Scolari Non solo: agitando lo spauracchio della crisi, le aziende sono riuscite ad ottenere lo stabilizzarsi del- La lotta ai tempi della flessibilità e la contrattazione collettiva in pejus (di cui la FIAT è solo il caso più mediaticamente eclatante) e l’intro- della discriminazione sindacale non duzione di sempre maggiore flessibilità a fronte di è semplice. Servono fermezza e aumenti salariali stracciati, grazie all’avallo di CGIL– CISL–UIL, che avendo ormai definitivamente acqui- determinazione per organizzare il sito nel proprio Dna la pratica della concertazione, hanno perso praticità con l’organizzazione della pro- conflitto. Ed è proprio ciò che è stato testa e sconfessato la lotta di classe. fatto all’Autogrill di Linate. Le attuali difficoltà ad organizzarsi e a lottare sin- dacalmente del proletariato in Italia, sono però in- fluenzate anche da un’ulteriore condizione, che di Negli ultimi decenni il sistema produttivo italia- solito gli interpreti del variegato mondo delle rela- no è profondamente mutato: l’internazionalizzazione zioni industriali tendono a tacere per ignoranza o, dei mercati, la massiccia introduzione di tecnologia soprattutto, per interessata disonestà. e l’aumento di competitività tra le imprese hanno Esiste infatti nel nostro paese un sistema di di- radicalmente modificato la fisionomia delle aziende. scriminazione sindacale avallato sia dagli accordi Il modello fordista, non più ritenuto in grado di ri- collettivi sia dalla legislazione sulla rappresentanza spondere alle sfide della modernità, è venuto meno, sindacale. almeno nei paesi a capitalismo avanzato. Da una parte vi sono l’Accordo Interconfederale Si è invece affermata un’organizzazione del lavoro del ’93, istitutivo delle RSU (Rappresentanza Sinda- basata su un nuovo tipo di sfruttamento, quello del- cale Unitaria) con la regola antidemocratica del 33% la flessibilità e cioè l’obbligo per il lavoratore di dover garantito a CGIL–CISL–UIL e il controllo sulle trat- adattare la propria esistenza alle esigenze sempre tative di secondo livello esercitato dai funzionari ter- mutevoli dell’organizzazione produttiva. ritoriali della triplice, e il Testo Unico del 10 genna- Flessibilità significa quindi, da una parte la pos- io 2014 che sanziona chi osa dissentire. Dall’altra, sibilità per un’impresa di far variare il numero dei l’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori che pur nella suoi salariati in relazione stretta con il proprio ci- lettura data dalla Corte Costituzionale nella senten- clo produttivo, cioè libertà di licenziare e precarietà za n. 231/2013, senza il correttivo dell’“obbligo a contrattuale: continue ristrutturazioni e licenzia- trattare con il sindacato almeno significativamente menti facili, collaborazioni parasubordinate, lavo- rappresentativo”, consegna al datore di lavoro il po- ro somministrato, contratti a termine, false partite tere di scegliere i sindacati con cui trattare e a cui iva, turni spezzati, ecc. Dall’altra, sotto un profilo riconoscere, di conseguenza, i diritti di cui al Titolo più squisitamente qualitativo: aperture 7 giorni su III che promuovono l’ingresso del sindacato nei luo- 7 se non 24 ore su 24, salari legati alla produttività ghi di lavoro. individuale o di gruppo, orari part-time e clausole Accordi e legge attraverso i quali si è potuto at- elastiche, mobilità interna, telelavoro, straordinari testare un sistema contrattuale di comodo in cui obbligatori, ecc. sono i padroni stessi a scegliersi le controparti sin- L’organizzazione flessibile del lavoro è diventata il dacali e, avendole individuate in CGIL–CISL–UIL (e logico corollario del nuovo capitalismo occidentale (e in alcuni casi anche nell’UGL), ne garantiscono la italiano), in cui: le lavorazioni manifatturiere a più bas- sopravvivenza e il primato in termini di rappresen- sa intensità tecnologica sono state quasi interamente tatività. Che senso ha iscriversi ad un sindacato di delocalizzate; si è assistito ad una terziarizzazione base, si sente spesso ripetere dai lavoratori, se sono dell’industria, con la scomposizione e l’esternalizzazio- i confederali “gli unici a potersi sedere al tavolo delle ne di molte fasi, che ha anche accentuato l’affermarsi trattative”? di unità produttive medio-piccole; la distribuzione e La lotta intrapresa dai lavoratori dell’Autogrill di vendita dei prodotti ha assunto particolare centralità, Linate, organizzati nella FlaicaUniti–CUB, è esem- tanto che l’Italia è diventato il primo paese al mondo plificativa di tutto ciò che è stato precedentemente per numero di negozi per abitante. argomentato.

dossier lavoro 35 La lotta all’Autogrill necessità del correttivo “dell’obbligo a trattare con di Linate il sindacato almeno significativamente rappresenta- tivo” rispetto alla sentenza n. 231/2013 della Corte A fine 2015, CGIL–CISL–UIL e UGL sottoscrivo- Costituzionale e sancendo quindi una novità per il no con Autogrill il rinnovo del Contratto Integrativo nostro diritto del lavoro: dichiarerà infatti antisin- Aziendale. È un accordo che va sensibilmente a peg- dacale “l’immotivato e ingiustificato silenzio” con cui giorare quello precedente, in un’azienda che appli- Autogrill, “in spregio della volontà della maggioranza cava già elevatissimi regimi di flessibilità (continue dei lavoratori” ha rifiutato di aprire una trattativa modifiche deiturni e clausole elastiche con mag- con la FlaicaUniti–CUB, obbligando l’azienda ad in- giorazioni salariali ridicole - dall’1 al 5% - rispetto contrare il sindacato. al disagio che subisce il lavoratore); stipendi che si L’azienda, a quel punto, organizza una trattativa attestano intorno a € 1300 netti, non per i semplici farsa, durata pochi minuti, in cui non si arriva ad operai ma per i responsabili del servizio, e bloccati alcun accordo, così da non dover riconoscere la RSA al 2013 (ultimo rinnovo del CCNL Pubblici Esercizi); al sindacato e, poco tempo dopo, sospende cautela- massima mobilità interna e indeterminazione delle tivamente per più di un mese uno dei due delegati mansioni (all’occasione bisogna fare tutto, dalla cas- sindacali e, infine, lo licenzia con argomentazioni sa alla cucina, alle pulizie). pretestuose. Ma all’azienda tutto ciò non basta: nel 2015 chie- I lavoratori iniziano a scioperare chiedendo all’a- de e ottiene un ulteriore aumento della flessibilità zienda di far cadere le accuse contro Michele, il de- (riducendo i riposi domenicali, subordinando il go- legato sindacale, e di cessare la discriminazione nei dimento delle ferie ai flussi di clientela e potendo confronti della Flaica, ma l’azienda da quell’orecchio disporre aumenti obbligatori degli orari parziali) e ri- non sembra sentirci. duzione del costo del lavoro falcidiando i salari (con- gelando alcune voci per i vecchi assunti ed eliminan- Organizzare il conflitto dole per i nuovi) e colpendo la malattia retribuita. La giustificazione di tutto ciò? Lo si legge nell’inci- non è facile pit dell’accordo: la crisi ha colpito Autogrill e quindi La situazione all’Autogrill di Linate è ancora lon- bisogna riversare i sacrifici sulle spalle di chi lavora. tana dal risolversi: si attende il processo e lo sta- Autogrill è però una multinazionale presente su to d’agitazione continua, pur con tutte le difficoltà scala globale, che in realtà continua a macinare ri- legate alla presenza di una manodopera altamente cavi: quasi 4 miliardi tra il 2014 e il 2015 e oltre i divisa e ricattabile grazie alla flessibilità (si minac- 4,5 nel 2016, con utili netti che superano i 60 mi- ciano cambi turno improvvisi, licenziamenti facili, lioni nel 2015 e di quasi 100 milioni nel 2016. Una l’imposizione di chiusure notturne, mobilità interna piccola differenza di - 5,4% nella situazione italiana, e si negano permessi e riposi). tra i ricavi del 2014 e il 2015, avrebbe giustifica- La conclusione è che esercitare il conflitto, che to agli occhi di CGIL–CISL–UIL e UGL le necessarie è la principale ragione d’essere di una organizza- sforbiciate. zione sindacale, nella società neoindustriale domi- La situazione è quindi paradossale, i lavoratori nata dai servizi, dove quindi sono venute meno le se ne rendono conto e cresce il malcontento. CGIL– condizioni oggettivamente favorevoli del fordismo e CISL–UIL non rinnovano la RSU e nominano buro- dove i lavoratori si ritrovano frammentati e divisi craticamente le proprie RSA (Rappresentanza Sinda- dalla terziarizzazione e dalla flessibilità, non è cosa cale Aziendale). semplice. Nel frattempo la Flaica diventa il primo sindacato, E, per fare un passo in questa direzione, cer- superando il 30% di adesione tra gli 80 dipendenti a cando così di contrastare gli effetti antioperai della tempo indeterminato (molti sono invece i contratti a concertazione (moderazione salariale) e del nuo- termine e gli studenti dell’Alternanza Scuola-Lavoro vo collaborazionismo sindacale (accordi in pejus), che non aderiscono ad alcun sindacato), due ex RSU non potrà più eludersi il problema di questo siste- CGIL e UIL passano con il sindacato di base e le di- ma contrattuale di comodo costruito da padronato sdette alla triplice si accumulano. e CGIL–CISL–UIL per mezzo della discriminazione La Flaica organizza l’elezione dei propri delegati sindacale. sindacali e prepara una piattaforma rivendicativa Tornare quindi a far sentire i lavoratori liberi di con cui aprire una trattativa con l’azienda e prova- scegliere un sindacato che fa il sindacato diventa re a contrastare gli effetti nefasti del CIA (contratto oggi imperativo, al pari di costruire una organizza- integrativo aziendale). All’elezione e alla piattaforma zione di classe cioè che risponda soltanto agli inte- partecipano e aderiscono più del 50% dei dipenden- ressi dei lavoratori praticando la più totale autono- ti dell’unità produttiva, ma Autogrill si rifiuta di ri- mia da governi, padronato e partiti. conoscere i due delegati risultati eletti e di trattare alcunché. Mattia Scolari Sarà il Giudice del Lavoro di Milano a ristabili- segreteria FlaicaUniti – CUB di Milano. re parziale giustizia, con sentenza del 30.01.2017 rintracciabile sul sito www.cub.it, riconoscendo la

36 dossier lavoro Repressione “per legge” La repressione Praticamente non vi è protesta sindacale che non sia seguita da un procedimento penale. Questo per il solerte lavoro degli uffici politici delle questure ita- che avanza liane, pronti ad accogliere le lamentele della forza padronale, costituita per lo più da cooperative di di Eugenio Losco dubbia provenienza. I reati che vengono contestati ai lavoratori (e an- cor di più a chi ricopre un ruolo di rappresentanza I procedimenti contro il sindacalismo sindacale) sono i più disparati. Certamente però i più comuni sono quelli previsti di base sono aumentati, soprattutto dall’art. 18 tulps e dall’art. 610 cp. in un settore strategico come la L’art. 18 del testo unico sulle leggi di pubblica si- curezza (regio decreto 18.6.1931 n. 1931) è un reato logistica. Tramite denunce, sanzioni, contravvenzionale, all’evidenza di stampo fascista, licenziamenti, a volte il carcere, si che punisce, con la pena dell’arresto fino a sei mesi, i promotori di una riunione in luogo pubblico che cerca di bloccare le agitazioni dei non abbiano preavvisato le autorità almeno tre gior- ni prima dell’organizzazione della stessa. lavoratori. Gli elementi cardine di tale norma sono dunque Ce ne parla un avvocato penalista, l’organizzazione di una riunione in luogo pubblico e la punibilità per i soli promotori. che da anni difende i membri Già questo semplice dato parrebbe dover esclu- dei sindacati di base colpiti dalla dere la contestazione di tale fattispecie di reato in ipotesi di scioperi quali quelli posti in essere dai la- repressione. voratori della logistica. Il diritto di sciopero è infatti un diritto garantito a livello costituzionale (art. 40), Quale difensore, negli ultimi anni ho seguito le diritto che non prevede alcun tipo di regolamentazio- lotte dei sindacati di base, soprattutto nel settore ne. Unica limitazione è prevista nel caso di scioperi della logistica. Mi sono occupato in particolare del- relativi a servizi pubblici essenziali, dove è previsto le denunce e dei relativi procedimenti instaurati nei un preavviso per lo svolgimento dello sciopero e l’ef- confronti degli aderenti a tali sindacati o comunque fettuazione di alcuni servizi minimi. Tale normativa dei loro simpatizzanti. Procedimenti che negli ultimi prevede, nel caso di mancato rispetto di tali regole, tempi si sono più che moltiplicati. conseguenze di tipo disciplinare sia per i lavoratori All’evidenza il settore della logistica è considerato aderenti sia per le organizzazioni sindacali che han- sempre più strategico per il nostro stato, che non si no proclamato lo stato di agitazione. Lo sciopero nei può permettere di tollerare simili proteste. servizi pubblici che non abbia pertanto rispettato le È sufficiente ad esempio leggere la relazione dei regole previste dalla normativa è punito solo a livello servizi segreti 2016 al parlamento italiano per ren- disciplinare. Ma non penalmente. dersi conto dell’importanza della questione: “Sul Vi sono più sentenze sia di merito che di legitti- fronte occupazionale, le formazioni oltranziste, in- mità che ad esempio hanno escluso la sussistenza teressate a strumentalizzare vertenze e situazioni di del reato di interruzione di pubblico servizio (art. tensione, hanno continuato ad incontrare difficol- 340 cp) nel caso dei cosiddetti scioperi selvaggi, tà a proporsi come efficace alternativa ai sindacati dove si verifica una astensione collettiva dei lavo- tradizionali, fatta eccezione per gli ambiti lavorati- ratori senza il rispetto delle regole e dei preavvisi vi meno strutturati o connotati da una dimensione previsti dalle normativa. Tra tutte basti ricordare di estrema precarietà. Tra i settori più permeabili la decisione dell’Ufficio Gip di Milano in relazione alle dinamiche contrappositive hanno continuato ad a quanto successo a Milano tra la fine del 2003 e evidenziarsi quelli dei call center e delle cooperative l’inizio 2004, quando migliaia di tranvieri dell’ATM operanti nel comparto della logistica, ove viene im- violarono per 5 giorni le fasce protette. Per il giu- piegata manodopera in prevalenza straniera. In tale dice quello che la stampa definì sciopero selvaggio ultimo settore il blocco delle merci e la conseguente non integrava il reato di interruzione di pubblico paralisi dell’attività sono stati ciclicamente “agitati” servizio. I 4.106 tranvieri Atm furono prosciolti non come il migliore strumento di lotta, da adoperarsi in vertendo nella fattispecie in ipotesi di illecito pena- maniera sistematica per innescare il confitto” (pp. le, ma solo amministrativo. L’illecito amministra- 76-77, relazione sulla politica dell’informazione per tivo infatti prevarrebbe sulla fattispecie generale la sicurezza 2016). penale perché, quando uno stesso fatto è punito La risposta dello stato non poteva che essere dun- sia da una disposizione penale sia da una sanzione que quella della messa in campo di un immediato amministrativa, si applica quella più “specializzan- apparato repressivo. te”, che in questo caso è appunto quella ammini-

dossier lavoro 37 strativa (Ufficio Gip Milano 29.11.2008). ai lavoratori che partecipano agli scioperi è quella Pare pertanto bizzarro che invece possa integrare prevista dall’art. 610 del codice penale, la violenza reato uno sciopero in un settore diverso da quello privata. Si tratta di un reato che punisce, con pene dei servizi pubblici essenziali, dove non è previsto fino a quattro anni, “chiunque, con violenza o mi- alcun tipo di forma per la sua proclamazione. Pro- naccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere clamazione peraltro che nel settore della logistica qualche cosa”. viene sempre fatta e comunicata ai datori di lavoro Ancora una volta balza agli occhi la notevole di- dai delegati sindacali. stanza tra quanto previsto dalla fattispecie penale e Le procure della repubblica ritengono però il reato l’attuazione del diritto costituzionale di sciopero. Il sussistente ugualmente, attaccandosi alla speciosa reato trova contestazione per lo più in quanto la spe- distinzione tra astensione dal lavoro e manifestazio- cifica modalità di sciopero posta in essere nel settore ne davanti ai cancelli. della logistica (il cosiddetto picchettaggio e il blocco Ma il posizionarsi davanti al cancello altro non in- delle merci) impedirebbe al datore di lavoro di svol- tegra che una delle modalità di attuazione del diritto gere liberamente la sua strategica attività lavorativa di sciopero. I lavoratori della logistica spesso duran- e per di più impedirebbe l’accesso ai lavoratori even- te gli scioperi si posizionano davanti ai cancelli per tualmente contrari alle ragioni dello sciopero. spiegare i motivi dello sciopero ai lavoratori e per La modalità in cui viene attuato lo sciopero non intraprendere una trattativa con i responsabili della può però di per sé costituire un illecito, per di più cooperativa. di carattere penale. Perché eventualmente si possa L’art. 18 dunque non dovrebbe in alcun modo parlare di limitazione della libertà personale deve co- trovare applicazione in caso di sciopero. Si tratta di munque essere provata, in ogni singolo caso specifi- una norma - peraltro alquanto desueta e di dubbia co, la sussistenza di minacce e violenza fisica posta costituzionalità - pensata per evitare problemi di or- in essere dai singoli lavoratori. Il reato non può es- dine pubblico nel corso di pubbliche manifestazioni. sere dunque contestato solo perché posto in essere E peraltro la sua contestazione dovrebbe essere li- con le modalità del picchettaggio. mitata ai promotori, agli organizzatori e non, come Si tratta non di mie semplice considerazioni, ma nel caso degli scioperi della logistica, a tutti i singoli di principi che già più volte sono stati affrontati dalla partecipanti. giurisprudenza della suprema corte: “l’esercizio del diritto di sciopero comporta la legittimità di prati- Con l’accusa di violenza privata care liberamente quelle azioni sussidiarie che sono ritenute necessarie per la riuscita dell’astensione. Il L’altra ipotesi di reato che viene spesso contestata cosiddetto picchettaggio, vale a dire l’attività svolta Paolo Poce Paolo

38 dossier lavoro dagli scioperanti per indurre eventuali dissenzienti licenziamento, o per non rinnovar loro il contratto. a desistere dall’accedere al posto di lavoro, costitu- E infine, visto che la gran parte dei lavoratori nel isce reato soltanto se sia accompagnato da violenza settore della logistica sono stranieri, tali denun- o minaccia”. ce sono utilizzate dai vari uffici immigrazione delle Nonostante questo il reato sopra descritto viene questure quale strumento di ricatto per il rinnovo o più volte contestato ai lavoratori della logistica che meno del titolo di soggiorno. semplicemente si sono limitati ad esercitare il loro libero diritto di sciopero, senza minacciare o colpire Eugenio Losco con violenza altri lavoratori o i datori di lavoro. Avvocato Oltre a queste due ipotesi di reato in alcuni casi sono stati contestati ai lavoratori anche delle fatti- specie piuttosto fantasiose e strampalate. Mi riferi- sco ad esempio al reato previsto dall’art. 513 codice penale, turbata libertà dell’industria o del commer- cio o a quello di cui all’art. 508, l’arbitraria inva- Una guerra sione e occupazione di aziende industriali. Si tratta di ipotesi delittuose talmente assurde che si com- mentano da sole. Ipotesi delittuose che, ovviamente, dopo il riconoscimento del diritto di sciopero quale (padronale) a diritto fondamentale e di rango costituzionale, non hanno alcun senso e comunque non possono essere richiamate in caso di adesione dei lavoratori ad uno bassa intensità sciopero. Addirittura alcune volte è stato contestato anche di Luca Marchi e Mauro Sanson il reato previsto dall’art. 331 codice penale, reato ti- pico dell’imprenditore, che punisce gli esercenti di servizi pubblici o di pubblica necessità che in manie- Politiche repressive, pratiche sindacali ra illegittima interrompono il loro servizio o sospen- dono il lavoro nei loro stabilimenti. distorte, lavoratori che non solidarizzano Infine non si può non ricordare quanto recente- più con le lotte. E intanto il conflitto è mente capitato al sindacalista Aldo Milani, al quale addirittura, attraverso una vera e propria montatu- sempre meno incisivo. L’unico modo ra, è stato contestato il reato di estorsione, conse- per essere efficaci è agire insieme. guentemente incarcerato e poi sottoposto per alcuni mesi alla misura cautelare non detentiva dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, misura alquanto Parlare di lavoro nel pieno di una crisi sistemica limitativa della libertà di movimento. Il tutto solo per del capitalismo implica necessariamente l’introdu- aver partecipato ad una trattativa sindacale vertente zione di un concetto: il conflitto. Conflitto non fine il riconoscimento e l’applicazione del contratto col- a se stesso, né idealizzato o rappresentato. Conflitto lettivo per i lavoratori. reale come unico strumento di resistenza contro lo smantellamento scientifico e sistematico di tutte le Denunce, sanzioni, tutele e contro la svalorizzazione dell’individuo e del- le sue prestazioni lavorative. carcere, licenziamento Un continuum legislativo, che trova ora il suo L’attività repressiva posta in campo dagli apparati culmine nel Jobs Act e nel decreto Minniti, fornisce dello stato è dunque decisamente importante e ha ai padroni ogni strumento per avere il totale con- subito una forte escalation, come dimostrano i fatti trollo della vita lavorativa e non. La concatenazione sopra descritti. di legislazione del lavoro e di decreti su prevenzione Le conseguenze per i lavoratori ovviamente sono e sicurezza confeziona una gabbia ristretta entro la alquanto gravose: si vedono più volte coinvolti in pro- quale dissenso e rivendicazioni di diritti sono estre- cedimenti penali per il semplice fatto di rivendicare mamente compressi. Questo accade in un quadro i loro diritti, con il rischio concreto di dover subire sociale macroscopico in cui austerità, privatizza- una condanna penale, con tutte le conseguenze che zioni ed esternalizzazioni, proposte come soluzioni ciò determina. Ma non solo. Lo strumento della de- alla crisi in atto, portano i lavoratori ad accettare nuncia penale, che si ripete, spesso e volentieri parte con passività continue erosioni di salari, tutele e su preciso input dei datori di lavoro, siano essi le co- diritti e all’abitudine a non rivendicare e pretendere operative subappaltatrici o direttamente i poli della ciò che loro spetta. Ecco che chi si oppone e re- logistica, viene utilizzato quale mezzo per convincere siste viene visto come una fastidiosa anomalia da i lavoratori ad abbandonare la lotta sindacale ed il ripristinare, sia agli occhi dei padroni che di molti sindacato stesso. Se non addirittura utilizzato per lavoratori stessi. sanzionarli disciplinarmente, eventualmente fino al Ne è esempio recente lo sciopero generale dei tra-

dossier lavoro 39 sporti del 16 giugno scorso, indetto da gran parte Mangiarotti Nuclear, General Eletric e Jabil solo per del sindacalismo di base: a fronte di una massiccia citarne alcuni. Ma ci soffermeremo solo su alcuni adesione e di una buona riuscita dello sciopero, fio- episodi significativi. riscono polemiche e dissensi provenienti dal mondo Il primo riguarda la K-Flex. Una lotta di circa 100 politico e sindacale. La mobilitazione si è svolta nelle giorni di sciopero e presidio conclusasi con una ri- modalità previste dalla legge, ma esponenti del go- sicata buonuscita. A fronte di una decisione unila- verno e dei sindacati confederali non hanno perso terale di delocalizzazione, i lavoratori si dedicano l’occasione per screditare e sminuire una incisiva e generosamente alla lotta per tutelare i propri po- reale forma di protesta, aggrappandosi ad una pre- sti di lavoro. Sebbene il sentore fosse nell’aria da sunta scarsa rappresentatività dei soggetti promoto- tempo (molti operai venivano mandati da circa due ri e ad una lesione della libertà di movimento della anni in Polonia per la formazione di risorse locali), popolazione. È, questa, una prassi ormai consoli- i sindacati confederali appoggiano tardivamente la data ed estremamente funzionale agli interessi del lotta e strappano quattro spiccioli per i lavoratori, capitale. Le rivendicazioni dei lavoratori in sciopero asserendo, come al solito, che di più non si potes- non vengono neppure prese in considerazione per- se ottenere. I lavoratori si dedicano tardivamente, ché il focus viene abilmente spostato su altri piani. sebbene con rara generosità, alle mobilitazioni, Inoltre, non è scorretto ipotizzare che il malumore durante le quali si affaccia addirittura il famoso sia serpeggiato anche tra molti utenti dei trasporti, i operaista Matteo Salvini che viene osannato dal quali, pur essendo anch’essi lavoratori, hanno ormai presidio. Ci sembra un lampante esempio di cor- dismesso ogni pratica di lotta per rifugiarsi in un tocircuito operaista e sindacale, dove la “trionfante pericoloso individualismo. logica del meno peggio” gioca a favore del capitale e dove emerge una chiara mancanza di identità della Concertazione classe lavoratrice e di identificazione dei suoi reali punti di riferimento. al ribasso Il mondo del lavoro è dunque dominato da poli- Il caso Ikea tiche di compressione dei diritti attuate dalla clas- se dirigente, da pratiche di concertazione al ribasso e Granarolo esercitate dal sindacalismo confederale (che appog- Altro esempio riguarda la nostra vicenda svilup- gia precarietà e sfruttamento con la concertazione patasi in Ikea, grande distribuzione organizzata spinta al limite del servilismo ed incanta lavoratori (GDO). Tralasciando l’importante lotta del 2014 dei e iscritti con battaglie di facciata, tutte inquadrate facchini nei magazzini di Piacenza, partiamo dall’e- nell’ambito dello scellerato accordo sulle rappresen- state 2015. Alla minaccia di disdetta del contratto tanze sindacali del 10 gennaio 2014) e da pratiche integrativo aziendale (CIA) da parte dell’azienda, individualistiche espresse da molti lavoratori come seguono mobilitazioni che vedono in sciopero e pre- unica forma di sopravvivenza. sidio per diversi giorni di seguito molti dei circa 7 A tutto ciò deve essere opposto un reale conflitto mila lavoratori impiegati nei negozi italiani. L’at- che sia espressione della classe lavoratrice. È neces- tacco a maggiorazioni salariali, lavoro festivo e or- sario che i lavoratori (anche quelli più tutelati e ga- ganizzazione del lavoro vede dispiegarsi una forte rantiti) trascendano dalla loro esperienza personale resistenza, erosa dalla fragilità delle posizioni dei ed abbraccino una visione d’insieme, che prendano sindacati confederali al tavolo delle trattative e dal coscienza della loro condizione di precarietà ed allo conseguente adattamento di molti lavoratori alla stesso tempo del potere contrattuale che deriverebbe solita logica del “meglio poco che niente”. Il CIA ora dalla loro coesione. Bisogna ricostruire e richiama- in vigore, unito al Ccnl commercio (scaduto) e al re quell’unità di classe che, in un passato nemmeno Jobs Act, disegna un quadro di totale assoggetta- troppo antico, ha permesso la conquista di tutele e di- mento all’azienda. ritti: una nuova prospettiva che riprenda gli elementi È invece recente il nostro licenziamento per rottu- peculiari del movimento operaio declinandolo in quel- ra del rapporto fiduciario. Come delegati sindacali, la che è la nuova ed eterogenea classe operaia. interveniamo a fianco dei lavoratori di una coopera- Nella realtà socio-economica attuale, la strada è tiva in forza nel negozio di Carugate che subiscono tutta in salita. Le politiche economiche e repressi- l’ennesimo cambio di appalto al ribasso, tenuto sotto ve, le pratiche sindacali distorte e l’individualismo traccia nel disinteresse generale. Organizziamo pre- sopra citati ne sono i principali freni; a questi fattori sidi determinati a sostegno del loro sciopero e venia- si può aggiungere molto altro, come, per esempio, mo così licenziati dalla committente (Ikea). Di fronte lo sviluppo tecnologico esasperato ed una apparente all’evidente arroganza padronale, oltre alla solidarie- maggior fruibilità dei beni di consumo. Ma, a nostro tà personale, non emerge però un fronte compatto giudizio, i primi restano fattori determinanti. di resistenza, frenato dalla paura e dalle situazioni Nel territorio lombardo sono molti gli esempi che particolari. GDO e mondo delle cooperative diventa- vedono dispiegarsi quanto detto sino ad ora. Esempi no oggi il nuovo campo di esercitazione e perfeziona- virtuosi ed esempi fallimentari. Possiamo contare, mento delle politiche di sfruttamento. in ordine sparso, le storiche INNSE e Marcegaglia, Rimanendo nell’ambito delle cooperative, voglia-

40 dossier lavoro mo citare i lavoratori in lotta presso la Granarolo di Usmate Velate. Impiegati ufficialmente nel lavoro Paolo Poce Paolo ausiliario, da circa 3 anni, si battono compatti per l’assunzione diretta viste le mansioni di produzio- ne ufficiosamente affidategli, accumulando giorni di sciopero e denunce. Come dicevamo, praticare un conflitto reale e dif- fuso ci sembra una necessità e l’unica forma di op- posizione alle politiche di sfruttamento e repressione che permeano la società ed il mondo del lavoro. È un percorso in salita, ma non impossibile. Accanto al sindacalismo di base, non privo di con- traddizioni, e alla parte sana del sindacalismo confe- derale, sono molte le realtà auto-organizzate che so- stengono, promuovono e mettono in connessione le esperienze di lotta. Ed è da qui che dobbiamo partire per costruire la resistenza contro la guerra a bassa intensità attuata dalla classe padronale

Luca Marchi (ex delegato RSU SGB Ikea Corsico) e Mauro Sanson (ex delegato RSU SGB Ikea Carugate)

Senza proletariato di una intera città si è unito agli operai combattendo ed estendendo la rivolta ai vicini paesi industriali come Nichelino, Borgo San Pietro e Mon- calieri. Decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori e ricomposizione i loro figli organizzati con gli studenti, erano coscien- ti che l’unica arma degli sfruttati è la lotta, e che vincere è possibile. Poliziotti e Carabinieri, abituati a di classe non picchiare vigliaccamente uomini e donne inermi, per la paura sono scappati e si sono dispersi. La rivolta di corso Traiano è stato un episodio c’è futuro importantissimo di una stagione di lotta durata poi oltre un decennio che ha visto un’avanzata impres- di Massimiliano Murgo sionante della nostra classe sul terreno salariale, dei diritti e addirittura del potere nei luoghi di lavoro. A distanza di soli 48 anni da questo importante Se colpiscono uno, colpiscono tutti. episodio della nostra storia la situazione è totalmen- te invertita. Bisogna tornare ai sani e vecchi La quasi totalità delle conquiste di classe ottenute principi della solidarietà operaia. E poi in quel ciclo di lotte sono perse, i lavoratori e le la- voratrici sembrano completamente incapaci di resi- autoconvocazione, impegno comune al stere agli attacchi di governo e padroni, il sindacato di là delle tessere sindacali. Per opporci concertativo e compromesso riesce a tenere un tappo fortissimo sulle mobilitazioni, le divisioni economi- alla miseria e alle guerre. che, contrattuali, di genere, di etnia sono i peggiori nemici della necessità di reagire; e per concludere, il Ricorre in questi giorni il 48° anniversario della sindacalismo autonomo e di base, frantumato e com- rivolta operaia di Corso Traiano a Torino. Il 3 lu- petitivo al suo interno, non riesce ad essere punto glio del 1969, dopo cinquanta giorni di lotta che ha di riferimento per una necessaria ricomposizione di coinvolto un numero enorme di operai, ha blocca- classe che ci permetta di rilanciare la lotta quale uni- to completamente il ciclo produttivo e ha segnato il co strumento per riconquistare dignità e certezze per punto più alto di autonomia politica e organizzativa i lavoratori e le lavoratrici nel nostro paese. raggiunto dalle lotte operaie distruggendo ogni capa- Crisi che ha prodotto immediatamente la ristrut- cità di controllo sindacale, la classe operaia torine- turazione di tutto il sistema produttivo e industriale; se reagiva al tentativo di stato e padroni di soffoca- uno stillicidio di aziende chiuse, piccole e medie per re l’autonomia di classe a suon di manganellate. Il lo più; tagli drastici ai salari attraverso accordi schi-

dossier lavoro 41 fosissimi firmati dal sindacato a turno più disponibi- gestione dei conflitti ha come più potente alleato, ol- le; precipitazione delle privatizzazioni e conseguenti tre ai manganelli degli sbirri e alle penne dei giudici, ristrutturazioni e tagli dei posti di lavoro; comple- la frammentazione e la scomposizione di classe, la tamento dello stravolgimento della legislazione del frantumazione sindacale, l’assenza di una prospetti- lavoro attraverso lo stritolamento dello statuto dei va generale per i lavoratori e le lavoratrici. lavoratori e l’introduzione sempre più stringente di Il compito che oggi ha ogni lavoratore o lavoratrice norme antisciopero prima nel pubblico impiego e poi cosciente, ogni militante, ogni sindacato conflittua- anche nel settore privato. le, è quello di ricomporre l’unità di classe, perduta L’uso della repressione, anche violenta e polizie- ormai da troppi anni e unica possibilità di invertire sca, delle lotte operaie è diventato via via sempre più l’avanzata padronale nel nostro paese e nel mondo. ordinario, sfatando ciò che solo 15 anni fa poteva I terreni di ricostruzione dell’unità sono due: sembrare un vero e proprio tabù. I giudici del lavo- 1) Ogni vertenza, ogni lotta, ogni resistenza di ro ormai sono sempre più schierati dalla parte dei classe va sostenuta perché ogni vittoria può essere padroni. d’esempio e di stimolo per tutti coloro che ancora Come dicevo all’inizio, i rapporti di forza fra le sono pavidi e non resistono. classi nel nostro paese sono tornati saldamente e 2) Opporsi senza se e senza ma alla repressione del- prepotentemente favorevoli ai padroni. le lotte, solidarizzare con chi è colpito, portare avanti È necessario dire però che tale stravolgimento non il concetto che se colpiscono uno colpiscono tutti. La è avvenuto nella totale pacificazione, nonostante la solidarietà è l’arma più importante che abbiamo per costante opera di pompieraggio di certi confederali, resistere alla arroganza di governo e padroni. la passività sindacale dei vecchi lavoratori, e l’asso- Abbiamo bisogno di ambiti di autoconvocazione luta inesperienza delle giovani e dei giovani entrati per l’autorganizzazione delle lotte, dove costruire di recente nel mondo del lavoro. autonomamente le piattaforme e le rivendicazioni Dai 21 giorni alla Fiat di Melfi, passando dagli dove si organizzino insieme i lavoratori e le lavo- scioperi selvaggi dei tranvieri milanesi, gli scioperi ratrici più combattivi a prescindere dalla tessera nelle telecomunicazioni, l’indimenticabile lotta degli sindacale che hanno in tasca o che non ne abbiano operai della INNSE, le esperienze di coordinamento affatto. L’unità e l’autonomia della classe operaia delle fabbriche in lotta, che a Milano ha portato a torinese prima e di tutta Italia poi ha permesso una esperienze di occupazione e autogestione come alla lunga stagione di lotta e di conquiste fra il ’69 e la Rimaflow, le grandi battaglie degli addetti alla logi- fine degli anni 70, senza ricostruire l’unità e l’auto- stica e alla distribuzione, centinaia e centinaia di nomia di classe non saremo capaci di opporci effi- presidi e occupazioni contro le chiusure e le deloca- cacemente alla miseria e alle guerre che il capitale lizzazioni, dimostrano che la classe operaia italiana ci imporrà per provare ad uscire ancora più forte non è del tutto sopita e a macchia di leopardo oppo- dalla sua crisi strutturale. ne resistenza alla crisi padronale trovando momen- ti di grande organizzazione e forza. Lotte magari di Massimiliano Murgo minoranza che però sfidano perfino la legalità e il ex delegato FIOM Marcegaglia potere borghese, come è successo alla Marcegaglia dove 7 operai hanno bloccato per giorni gli uffici di direzione e amministrazione milanesi del gruppo, barricandosi e utilizzando deterrenti tali da impe- venerdì 27 ottobre dire l’intervento poliziesco, fino a raggiungere un sciopero generale sorprendente accordo con l’attuale capo degli indu- di tutti i settori pubblici e privati striali europei. Di lotte ce ne sono centinaia, ogni giorno si apre un fronte grande o piccolo in ogni parte dell’Italia, indetto da varie sigle del sindacalismo di base con una particolare effervescenza del nuovo proleta- (Cub, Sgb, Sl Cobas, Usi-Ait, Sli-Cobas, ecc.) riato immigrato, che in alcune occasioni ha addirit- tura rotto gli indugi in quelle situazioni di caporalato - Abolire le diseguaglianze salariali, economiche, di ge- mafioso legato alle lavorazioni in campagna nel sud. nere e quelli nei confronti degli immigrati Da segnalare invece, per autonomia e capacità - Forti aumenti salariali, riduzione dell'orario di lavoro e organizzativa, la vertenza contro la ristrutturazione investimenti pubblici per ambiente e territorio della TIM portata avanti dai lavoratori autoconvocati - Pensione a 60 anni o con 35 anni di contributi delle telecomunicazioni che da mesi e con uno stillici- - Contro le privatizzazioni e le liberalizzazioni dio di scioperi stanno fiaccando la volontà padronale. - Diritto universale alla salute, all'abitare, alla scuola e alla Ed è proprio questa effervescenza diffusa che mobilità pubblica spinge i padroni attraverso i propri governi a ridurre - Difesa del diritto di sciopero sempre di più gli spazi di mobilitazione e organiz- - Contro l'accordo-truffa del 10 gennaio 2014 sulla rap- zazione del conflitto di classe con leggi sempre più presentanza restrittive e repressive. - Contro ogni tipo di guerra e le spese militari. Ma il dominio padronale, e la relativa capacità di

42 dossier lavoro Biennale di Venezia

Un cartello della mostra di Pablo Echaurren, alla Scala Contarini del Bovolo, che ironicamente ribalta il titolo della famosa ope- ra di Duchamp “Nu descendant un escalier” (Nudo che scende una scala) in “Nous descendants un escalier” (Noi che scendia- mo una scala). Operazione che Duchamp stesso avrebbe sicuramente apprezzato. Morta l’arte, morta, a Venezia

di Franco Bun uga

Al nostro inviato la Biennale di Arte Contemporanea 2017 non è piaciuta. E qui spiega perché. Tanto che alla fine imbocca una porticina e se ne va sbuffando.

osì mi viene ironicamente di ribaltare il titolo, tutti siamo rimasti un po’ sconcertati dal titolo scelto Viva Arte viva, scelto da Christine Macel per dalla curatrice. Veramente un titolo spiazzante, che Cl’edizione di quest’anno della Biennale di Arte rimanda per assonanza alla pubblicità di una linea Contemporanea di Venezia. Già alla presentazione benessere, un assorbente o una crema anti-rughe. stampa di questa 57a edizione nel settembre scorso, Dopo 22 anni dell’edizione controversa di Jean

Biennale di Venezia 43 Clair, un altro curatore francese, questa volta una dello scrittore Ivan Aleksandrovi Gon arov, si sa, è donna, che per spirito rinnovato di grandeur – mai uno dei modelli più attraenti nel mondo slavo. Mio sopito e ben incarnato nel nuovo leader bonapartista idolo. Non a caso ho sempre coerentemente sostenu- d’oltralpe Macron – non lesina lodi al suo predeces- to davanti ai miei studenti che “la differenza tra un sore, capofila del movimento anti-moderno e reazio- buon grafico e un artista è il fatto che un artista è al nario all’interno del mondo dell’arte. Piero Dorazio, lavoro 24 ore su 24, anche quando dorme.” il grande astrattista italiano, causticamente definì Ma forse la Macel non ha compreso bene che l’o- l’edizione di Jean Clair “una mostra estremamente tium per i latini non era lo sprofondarsi oblomovia- reazionaria, un’azione della controriforma” giudizio namente su di un divano, ma dedicarsi prevalen- all’epoca condiviso da molti. E il segno di questo le- temente ad interessi intellettuali e ad altre attività game si vede. L’edizione di Macel privilegia percorsi piacevoli, sicuramente amate, per libera scelta e individuali, preferendo i singoli artisti alle tendenze, diletto personale ma attraverso un forte impegno e ai gruppi o i movimenti, orientandosi verso scena- una rigida auto-disciplina creativa. Il senso di svago ri domestici, o percorsi rassicuranti ed ‘edificanti’. e superficialità politically correct che aleggia nell’alle- “L’arte ci costruisce ed edifica” afferma Macel e ag- stimento di Christine Macel non riproduce affatto il giunge: “Essa è il luogo per eccellenza della riflessio- rigore intellettuale e di ricerca che l’otium dei nostri ne, dell’espressione individuale e della libertà, così antenati esigeva. come degli interrogativi fondamentali. [...] La mostra si propone così come una esperienza che disegna un Già morta eppur movimento di estroversione, dall’io verso l’altro, ver- so lo spazio comune e le dimensioni meno definibili, cammina (la Biennale) aprendo così alla possibilità di un neoumanesimo.” Altro che Viva Arte Viva, l’edizione di quest’anno è Quali caratteri debba assumere questo neoumane- un mortorio che ricorda, nel titolo ribaltato, il cupio simo non mi sembra ben chiaro, passeggiando per i dissolvi di Gustav von Aschenbach, il protagonista padiglioni della Biennale. del romanzo La Morte a Venezia di Thomas Mann che coperto di belletto e di nero che cola dai capelli L’arte come consolazione muore in una città in cui imperversa un’epidemia di colera ma che testardamente – e per ragioni di botte- e creatività ga, per non perdere i turisti – rifiuta di riconoscersi Christine Macel non intende avere un tema con- inesorabilmente infetta. duttore unico, come hanno fatto i curatori ‘forti’ Metafora calzante di questa Biennale di Venezia delle scorse edizioni, iniziando dal più forte di tutti, che lentamente invade la città e ora si espande con Harald Szeeman fino ai recenti Francesco Bonami o i suoi tentacoli sulla terraferma, a Mestre e nel ter- Massimiliano Gioni e all’ultimo Okwui Enwezor che ritorio circostante. Iniziativa che è già morta eppur aveva installato al centro dell’Esposizione un palco cammina e che, nonostante critiche negative sem- in cui si leggeva senza sosta in modo liturgico il Capi- pre più numerose e qualificate, continua a battere tale di Karl Marx. Da un’edizione confezionata in un record di presenze: più 23% nei primi mesi rispet- pacchetto super-politico ad un’edizione dalla quale to all’edizione precedente. Come all’apertura di ogni la politica vuole essere totalmente assente e la mano nuovo super centro commerciale, sempre più gran- del curatore la più leggera ed invisibile possibile: che de, sempre più visitatori, sempre più immondizia in parlino gli artisti con le loro opere! Oppure chiacche- esposizione. Funziona. Non chiedetemi perché. rino, seduti comodamente a tavoli conviviali orga- Le prime persone note che ho incontrato alla ver- nizzati ad hoc dalla curatrice, con i loro spettatori: nice della Biennale in sala stampa sono state un scopo del progetto Tavola Aperta, pranzi settimanali amico architetto che riprendeva un breve video di organizzati con i singoli artisti disponibili. Attraverso critica di Fulvio Abbate, animatore di Teledurruti, il progetto Pratiche d’Artista, brevi video a cura dei che, con una splendida maglietta bianca con l’imma- partecipanti, i curiosi potranno anche vedere l’arti- gine di un Anarchik bombarolo, alquanto disgustato sta all’opera e l’ambiente in cui avviene la creazione. definiva l’esposizione:“un grumo di luoghi comuni”, L’arte intesa dunque come consolazione e creati- un’Ikea delle avanguardie storiche del secolo scorso, vità e, come cita coltamente nella presentazione la “transfigurate in scansie di stoffe per calze Gallo”. curatrice, soprattutto come un tentativo di un recu- Se invece di leggere queste mie righe – che alla fine pero dell’otium nei confronti del negotium, del tempo in maniera più prolissa dicono la stessa cosa – volete dilatato del piacere e del riposo contro gli impegni un parere più sintetico e definitivo, ascoltate le indi- assillanti dell’attività frenetica di lavoro a cui ci co- cazioni critiche sommarie, ma efficaci, di Teledurruti stringe la nostra società. sul suo canale Youtube. Il conduttore di quell’emit- L’otium. E fino qui ci va bene vedere nella prima tente può ricorrere a volgarità e turpiloquio che “A” sala della mostra l’artista croato Mladen Stilinovi , rivista, per stile e statuto, non intende ospitare. recentemente scomparso, ritratto nel 1978 mentre Saprà salvarsi il malato terminale? Ci vorrebbe dorme nel suo letto e poi in una panca durante un’e- un miracolo. sposizione nel 2011. Perfetto il titolo: Artist at Work. Eppure non molte edizioni fa la Biennale era ben Oblomov, il pigro protagonista del racconto geniale vitale, criticabile ma vitale; oggi mostra un encefa-

44 Biennale di Venezia logramma piatto ed è arduo rintracciare nelle sezio- pa vestiti strappati per “cucire un mondo in comu- ni curate dalla Macel qualche scintilla di curiosità. ne”, Yorgos Sapountzis costrusce tende colorate per Christine Macel rifiuta di assumere un tema genera- creare rifugi in cui riunirsi, e così via, un po’ dap- le, un filo conduttore, e organizza il percorso esposi- pertutto in questo allestimento “molto femminile” tivo in Trans-Padiglioni, sorta di padiglioni trans-na- come alcuni critici coraggiosi hanno osato definirlo. zionali nei quali raggruppa gli artisti per affinità ed Nel Padiglione Dionisiaco tra mutandine, camicie da assonanze, due nel Padiglione Centrale e i restanti notte e intimo femminile vario, arriva al culmine un sette dall’Arsenale fino al Giardino delle Vergini: il ”inno al sesso femminile e all’estasi (che) anima an- Padiglione degli Artisti e dei Libri, il Padiglione delle che l’installazione barocca ispirata al teatro burlesco gioie e delle Paure, Il Padiglione dello Spazio Comune, di Pauline Curnier Jardin, Grotta Profunda Appro- il Padiglione della Terra, il Padiglione delle Tradizio- fondita, in cui l’artista propone di penetrare, lette- ni, il Padiglione degli Sciamani, il Padiglione Dionisia- ralmente, in una vagina. Un primo video presenta le co, il Padiglione dei Colori e il Padiglione del Tempo e avventure di Bernadette Soubirous che, dopo l’apa- dell’Infinito. rizione divina, scopre l’estasi suprema durante un baccanale orgasmico.” Vi risparmio il resto della de- Dategli le brioche! scrizione dell’installazione e del padiglione, che certo non risveglia la mia estasi dionisiaca ma neppure è L’impressione generale dopo un primo sguardo degno di un sorriso o di una qual critica. Banale. all’allestimento della Macel è quella di essere capi- tati nel capannone di una qualche Fiera del tessuto: ovunque filati, tappeti più o meno etnici, tendine, ricami astrusi, corsi di cucito e di oggetti fai-da-te per volenterose dame di carità (alla Biennale questa attività di beneficenza si chiama partecipazione del pubblico), scaffali da supermercato gremiti di scarpe usate come vasi da fiori, carrelli, indumenti intimi. Il primo Trans-P, quello degli Artisti e dei Libri, ospita il “progetto Green light – An artistic workshop di Olafur Eliasson. Studio artistico e luogo di ap- prendistato che propone la fabbricazione di lampade modulari, Green light consiste in un’opera collabora- tiva concepita innanzitutto per i migranti e i rifugiati che oggi vivono a Venezia o in Veneto, nonché per gli studenti e per il pubblico.” Ho lasciato le parole testuali usate dalla curatrice perché io non ho pa- role. Mi sembra che la super-star di questa mostra Eliasson abbia una volta di più dato senso alla fa- mosa frase attribuita a Maria Antonietta: “Il popo- lo non ha pane? Dategli le brioche!” In questo caso lampade verdi, molto carine prodotte da “un’impresa artistica, politica, etica ed estetica” come sottolinea orgogliosa Macel. L’à propes fat sù ‘n macel! si direbbe da noi. A partire dal Padiglione dello Spazio comune è tut- to un trionfo di fili e tessuti, intervallato da danze rituali e riti sciamanici, altro elemento chiave dell’e- sposizione. La sintesi perfetta si raggiunge nell’e- sposizione di tessuti sciamanici indossati da veri sciamani che vengono a recitare se stessi nel Padi- glione degli Sciamani. Macel ha il coraggio di citare Duchamp e Beuys parlando di riscoperta della di- mensione sciamanica, forse dimentica Artaud e tanti altri Surrealisti e non, e soprattutto dimentica che è passato un secolo e che oggi queste riscoperte ri- schiano di diventare ridicole. L’artista Mara Lai usa filo e tessuto e svolge un nastro blu dal suo villaggio alla montagna, Anna Halprin, ispirata da uno scia- mano, gira il mondo con la sua Planetary Dance che coniuga danza e spiritualità; David Medalla, novella Penelope, invita i visitatori a ricucire all’infinito la Phyllida Barlow, Le “palle di Natale” dell’installazione Folly sua opera A Stitch in a Time; Lee Mingwei rattop- al padiglione inglese

Biennale di Venezia 45 Un bel X (Hicks) sogino, sì, ma perché una donna se fa l’artista deve essere morbida, dolce, tutta casa e famiglia e sro- L’apoteosi culmina all’Arsenale, nel Padiglione dei tolare gomitoli, tendine, “beli tapeti”, fili, filamenti, Colori: tessuti, colori, tappeti, tende e filati e, per ter- filati,gomitoli per gatti e un esposizione d’arte di- minare in crescendo, l’intera parete finale dedicata venire luogo dove fare bella mostra di sé e rivelarsi all’opera di Sheila Hicks, autocelebrata erede ed al- felici ricamatrici da corso di dopolavoro o dei mitici lieva di Josef Albers, grande genio del Bauhaus di negozi Singer? cui ha seguito i corsi a Yale. In realtà era più vicina Donna non è solo la casalinga annoiata che in at- alla sensibilità della moglie di Albers, esperta in fibre tesa del marito ricama o al massimo fa shopping o e filati, che la indirizzò verso una ricerca sui tessuti un corso di dottrine orientali. precolombiani. Hicks, spiega Christine Macel, “a Ve- nezia crea un’immensa installazione in fibre colora- Altre cose te, un Baoli che designa in India un luogo di ritrovo. Le sue balle colorate e la sua tappezzeria diventano Per fortuna non tutta la Biennale si risolve nel- un’opera che conclude il viale centrale delle Corderie la parte affidata a un curatore; spesso i padiglioni ed al contempo un luogo di riposo, che va oltre la nazionali e le attività collaterali sparse in Venezia contrapposizione tra arte e design tessile in un’opera salvano l’anbaradan. Quest’anno, con una certa dif- sgargiante.” ficoltà, vista la stupidità di alcuni eventi. In testa Balle colorate, esatto, tutto qui! Giganti gomitoli l’immensa insulsa provocatoriamente costosa mo- colorati per gattoni felici accatastati addosso a un stra Treasures from the Wreck of the Unbelievable muro e fibre sparse qua e là della simpatica artista del vecchio imbalsamatore Damien Hirst che occu- che ho avuto il piacere di conoscere ad un esposi- pa Palazzo Grassi e la Punta della Dogana e forte- zione nella galleria Minini a Brescia. La simpatica e mente voluta dal miliardario della moda François raffinata signora Hicks, dopo aver fatto un viaggio in Pinault. Hirst dopo aver visto crollare il valore dei Perù, molti decenni fa, per la sua tesi di laurea sui suoi squali, vitelli, caproni o altri animali sezionati e tessuti incaici, non ha più avuto bisogno di pensa- imbalsamati sotto vetro che marciscono tra esalazio- re a nient’altro tutta la vita (otium?). Se avesse fatto ni pestilenziali per la rabbia impotente degli stupidi una tesi sul tombolo di Burano ci starebbe ancora collezionisti, rilancia tutto con enormi sculture di spacciando merletti giganti ad ogni esposizione. bronzo falso-ellenistiche che spudoratamente con- Nella vita di Sheila Hicks si snoda un “filo co- tinua a dichiarare resti di un antico naufragio nel sciente” (traduzione del suo thread conscious) che Mediterraneo. Opere ancora più ingombranti e co- la conduce sino al labirinto delle Corderie di oggi. stose di prima. Assolutamente da non vedere, basta Filo che inizia a dipanarsi sino dalla sua prima età un’occhiata su internet per farsi due risate. quando sua madre le insegnò a cucire e la nonna Mentre è assolutamente da vedere la raffinata a tessere e ricamare e passando per i suggerimenti esposizione di Pablo Echaurren Du Champ Magnéti- della moglie di Albers e di un suo impiego in Europa que nella appena restaurata Scala Contarini del Bo- presso una ditta tessile arriva sino alla sua più ma- volo, la più bella scala del mondo. Nei locali adia- tura attività artistica. Seguendo il suo “filo conscio” centi alla scala sono esposti lavori di Echaurren che l’artista ha avuto il buon senso di sposare un ricco interpretano le opere di Duchamp e nella loggia che allevatore e poi il buon gusto di fuggire in Euro- sormonta la torre, innanzi ad uno spettacolo moz- pa dove ha vissuto con un artista surrealista che zafiato di Venezia, un orinatoio duchampiano, una l’ha introdotta nel mondo delle avanguardie. Ciò fontana decorata alla maniera potente ed evocativa che differenzia la Hicks dai rigidi e rigorosi sche- di Echaurren. mi astratti dei suoi maestri delle avanguardie è la Tornando ai Giardini, il padiglione inglese – timo- maggiore morbidezza e l’uso dei domestic mediums, re forse della brexit? – è quello che si allinea meglio materiali di uso domestico, forse ispirata dalla ma- con il tema scelto dalla curatrice e si presenta sin da teria che alle femminucce si insegnava a scuola ai lontano invaso da belle grandi “palle colorate”, che la miei tempi col titolo di “economia domestica”. Beh, stessa artista Phyllida Barlow definisce “le mie belle tutto è arte no? colorate palle di natale”, all’interno finte rovine clas- La Hicks ha avuto anche il buon senso, poi, di far- siche ed architetture fatte con stracci, gommapiuma si fare nel 1974 un bellissimo e ricco catalogo da Levi e assi di recupero, tutto coloratissimo! L’installazio- Strauss, non l’antropologo Claude, ma Monique, sua ne si chiama Folly, termine che in inglese oltre allo terza moglie, esperta di tessuti e famosa per il suo stato di eccitazione mentale contraddistingue anche testo fondamentale sulla storia del Cashmere, che la una decorazione architettonica stravagante. Belli celebrò lodando la sua “arte tessile”. Storie di mogli, anche i soliti padiglioni, quello cinese, russo, fran- di amici, di salotti giusti – buoni, anzi buonissimi cese e tedesco, che quest’anno vince meritatamente – come quello di Massimo Minini dove ho avuto il il premio della giuria. Sotto la media la Corea e de- piacere di incontrarla. ludente il Giappone. Sorprese anche in molti piccoli Sì, l’arte sarà anche dolcezza e consolazione, ma padiglioni nazionali, uno per tutti quello della Litua- è soprattutto lotta con sé stessi e il mondo, non solo nia, compatto nell’esposizione What can go wrong, morbidi cuscini su cui accoccolarsi. Sarò un po’ mi- dell’artista Miķelis Fišers curato da Inga Šteimane,

46 Biennale di Venezia che tra dipinti, disegni e installazioni ci trasporta in disposte a terra, dopo averle sollevate e mostrate un nero mondo magico notturno e spaventoso, per al pubblico per poi frantumarle in mille frammen- Fišers “l’artista contemporaneo sceglie l’esoterismo” ti. Dietro alla performer, i video delle altre azioni come indispensabile forma di espressione e comuni- similari eseguite in contemporanea negli altri paesi cazione. Da vedere. moltiplicano l’effetto dirompente. Sono riproduzioni realistiche di armi di ceramica, sculture iperrealiste, Scappo in traghetto... fragili, inoffensive e belle. Rimangono solo frammen- ti e macerie evocative. L’ultima azione della perfor- Sulla riva del bacino dell’Arsenale in attesa del mer consiste nella raccolta minuziosa di tutti i fram- traghetto ho approfittato per ottenere un freesa, un menti che verranno poi interrati nel prato adiacente free visa, un visto gratuito e universale per viaggiare in fronte alla laguna, tracce simboliche di morte e in tutto il mondo emesso da un improbabile ufficio distruzione che, grazie all’arte, potrebbero rinascere doganale allestito da reali immigrati nordafricani che a nuova vita come semi di altro. godono provvisoriamente di un visto turistico mensile: Finita la performance fuggo finalmente dalle Tese si tratta della performance ‘Absence of Paths’, della cu- da una porticina adiacente al prato e me ne vado ver- ratrice Lina Lazaar della delegazione tunisina che vuole so la mitica Celestia. ironicamente sottolineare la tragedia della migrazione Cara Biennale, quest’anno, per la prima volta, non auspicando un mondo senza frontiere. Un momento mi rivedrai tornare a curiosare. di sollievo dalla banalità circostante, subito ristabilita dalla ridicola processione che avviene accanto dove Franco Bun uga l’artista nigeriano Jelili Atiku appare su un cavallo bianco nel giardino delle Vergini, seguito da una processione di leggiadre – e un po’ annoiate e pa- esane – figuranti vestite con lunghi abiti rosa da principesse arrivate un po’ impacciate con nu- merose barche. Il sogno tutto femminile e piccolo borghese del principe az- zurro si rinnova! Il sogno di ogni brava fanciulla da marito! Scappo in traghetto verso gli edifici da poco re- staurati alle Tese dell’Ar- senale Nord per assistere ad una delle performance più interessanti anche se minori: Io combatto, una performance diffusa di Sarah Revoltella inter- pretata in diretta oltre che dalla protagonista nello stesso momento, il 12 maggio alle ore 17.30 da altri collaboratori a New York, Mosca, Ka- rachi, Istambul, Parigi, progetto assolutamente no profit possibile grazie alla collaborazione ed alla condivisione di tutti i suoi partecipanti. La performance pre- vede che l’artista descri- va caratteristiche e modi di utilizzo di una serie di differenti armi da fuoco Sarah Revoltella distrugge le armi in ceramica durante la performance Io combatto

Biennale di Venezia 47 Lettere dal futuro di Paolo Pasi

fatigante, un pesante addestramento alla vita da invi- L’arcivernice 2.0 sibile. Se accade che qualcuno lo urti violentemente, e magari lo faccia cadere, deve rialzarsi in fretta per evitare di essere calpestato da decine di pedoni A proposito di tipi eccentrici, sicuramente stram- frenetici. Attraversare la strada, poi, è un’impresa. palati, ce n’era uno protagonista di un fumetto degli Non può nemmeno fidarsi del semaforo verde, perché anni Trenta pubblicato sul Corriere dei Piccoli. Si un’auto potrebbe investirlo vedendo la strada libera. chiamava Pier Cloruro de’ Lambicchi, era pelato Ebbene, dopo solo due isolati, Pier Arturo de’ con il naso lungo e rosso, simile a un clown. Aveva Lambicchi è un uomo terrorizzato, cammina ra- inventato l’arcivernice, che aveva il potere di rendere sente ai muri, ma neppure questo lo rassicura. E reali personaggi raffigurati nei disegni e nei quadri. allora si ferma, paralizzato dalla paura, pensando Bastava una pennellata, ed ecco che tornavano in alle vane fantasie maschili sui presunti privilegi vita – che so? – Guglielmo Tell o Monna Lisa. Le dell’essere invisibile: entrare nella camera da letto avventure dell’inventore finivano quasi sempre con di una donna da sogno, per esempio, violare la sua il classico degli imprevisti che lo mettevano nei guai. intimità… Ad esempio una pennellata sull’autoritratto portava Adesso intorno a sé c’è solo gente che non lo in vita il suo doppio che lo buttava fuori di casa. considera, ma mentre è perso nella sua angoscia, Fu una striscia di successo per tanti anni, ma Pier Arturo de’ Lambicchi viene investito dal getto poi ha finito per impallidire negli archivi. Chi si ri- d’acqua di un camion del lavaggio stradale, che lo corda più oggi di Pier Cloruro de’ Lambic- restituisce agli occhi esterrefatti dei passanti. chi? Sicuramente uno c’è: Pier Arturo Nudo, le mani a coppa sulle parti intime. de’ Lambicchi, bisnipote del suddetto, In quel momento – imprevisto ancora più deciso a seguirne le orme. Ha infatti feroce – si ritrova davanti la sua don- inventato l’arcivernice 2.0. A differen- na reale, Zoe, che lo fulmina con uno za della prima versione, non dà vita a sguardo e gli annuncia l’immedia- raffigurazioni umane, ma nasconde ta fine della loro convivenza. Poi la vita a chi già la possiede. È in- lo lascia in balia di tanti sguardi fatti una vernice che rende in- maligni ed estranei. visibili. E adesso Pier Arturo de’ Mentre viene portato in questu- Lambicchi, dopo una bella spal- ra per accertamenti, Pier Arturo de’ mata, si appresta a uscire di casa Lambicchi riflette sul senso di que- completamente nudo: tanto nessu- sta storia strampalata, così simile a no lo potrà vedere. quella del bisnonno. L’essere invisibile Ma la realtà si presenta subito l’ha condotto nudo alla meta, ridotto alla diversa da quanto immaginato. sua pura essenza: senza più una casa Per prima cosa deve imparare a da condividere con la dolce metà. schivare i corpi che È un lieto fine, dopo tutto. procedono in linea retta verso di lui. Paolo Pasi È un slalom de-

48 racconti dibattito donne e diritti Femminismo e religione. Relazione impossibile

intervista a Hamid Zanaz della redazione di “A”

La nostra rivoluzione: voci di donne arabe è il secondo libro, pubblicato da Elèuthera, di questo professore universitario algerino, costretto a trasferirsi in Francia 24 anni fa a causa delle sue posizioni critiche con la religione ufficiale. Sostiene tesi criticate e critiche con alcune posizioni della sinistra (non solo) francese. Ateo e libero pensatore, Zanaz è in contrasto acceso con le tre religioni monoteiste, quella islamica (la sua originaria) in primis. Il dibattito resta aperto.

da poco uscito il tuo libro La nostra rivolu- lottano, ognuna a suo modo, contro l’integralismo zione: voci di donne arabe (Elèuthera, Mi- islamico, nemico giurato della donna araba e della È lano, 2017, pp. 136, € 13,00) che si com- sua emancipazione. Tra di loro ci sono delle studiose pone di interviste sulla condizione femminile nel che si interrogano sulla realtà religiosa islamica con mondo arabo-musulmano. Su “A” ci piacerebbe un ineguagliabile rigore scientifico, come ad esem- riportare la tua opinione in merito ad alcune pio le tunisine Amal Grami, Rajaa Benslama e Oul- critiche che sono state fatte al tuo libro. Una fa Youssef, che hanno sempre lavorato e vissuto in di queste riguarda le testimonianze raccolte, Tunisia. che sono prevalentemente quelle di donne della Invece Zinab al-Rahouzi è stata giornalista prima classe media o alta, a contatto con la civiltà oc- in Marocco e poi in Francia, dove ha collaborato con cidentale se non residenti in paesi occidentali. Charlie Hebdo, e conosce benissimo l’islam. In Ma- Pensi che questo possa in qualche modo influen- rocco si è battuta per la libertà di non digiunare du- zare negativamente le conclusioni del libro? rante il ramadan ed è contraria al velo e al niqab, che La domanda sull’identità delle donne intervistate considera un «simbolo di appartenenza a un’identità è molto pertinente, anche se nessun commentatore islamica immaginaria», un’identità islamica illusoria del mio libro l’aveva mai posta. Mi offre quindi l’op- insomma. Come Joumana Haddad vuole emancipa- portunità di spiegare perché ho scelto proprio loro. re il corpo femminile, sostiene che «i giovani musul- Ho voluto presentare al lettore occidentale delle mani occidentali sacralizzano la verginità proprio militanti appartenenti al mondo arabo e islamico, quando i giovani in Marocco hanno ormai superato delle progressiste, attiviste, universitarie, artiste che la questione». Haddad contraddice tutti gli pseudo-

dibattito donne e diritti 49 specialisti francesi dell’islam quando sostengono che questo non ha niente a che vedere con la difficol- tà d’integrazione dei musulmani in Francia: «Credo che per i suoi adepti, che desiderano applicarne alla lettera i princìpi, l’islam sia l’ostacolo principale alla loro integrazione nella società francese». Faouzia Charfi, professoressa di fisica a Tunisi, critica, a ragione, i libri che cercano di attribuire al Corano dei «miracoli scientifici» e che pretendono che tutta la scienza, anche quella moderna, «si trovi» nel testo coranico. La marocchina Sanaa El-Aji vive e lavora in Ma- rocco. Questo non le impedisce di criticare la socie- tà musulmana marocchina, in cui tutto ciò che ri- guarda il diritto privato, come «matrimonio, divorzio hamid zanaz e relazioni sessuali deriva direttamente dalla legge coranica». Secondo quest’ultima «l’uomo che non tie- causato dal colonialismo e dal complotto giudaico- ne a bada i suoi istinti è un animale». La giornalista cristiano. I commentatori dimenticano che, a rigor denuncia inoltre le molestie sessuali, risultato della di logica, la decadenza precede il colonialismo. All’i- separazione tra uomini e donne nello spazio pubbli- nizio del XIX secolo le società islamiche si sono in- co e della mancanza di gruppi misti. debolite a tal punto da non riuscire proteggersi e far Ecco dunque alcuni esempi delle voci femmini- fronte alle nascenti ambizioni dei propri vicini in pie- li intervistate nel mio libro: sono moderne, vivono no boom economico, culturale e scientifico. Il mondo come tutte le altre donne del loro tempo, e anche se musulmano è stato colonizzato perché era decaden- alcune di loro risiedono in occidente, il loro impegno te. Non è decadente perché è stato colonizzato. An- contro l’arcaismo e la lotta per migliorare la condi- che se la colonizzazione ha contribuito a mantener- zione della donna nei propri paesi, non ne risentono. lo, in un modo o in un altro, nel suo stato miserevo- Nonostante l’ottima accoglienza del libro nel mon- le, la decadenza è la conseguenza del dominio della do arabo, ci sono sempre degli occidentali più reali- religione sulla società. In mancanza di azioni serie di sti del re! Che continuino pure a difendere il velo e demistificazione, la rigidezza religiosa ha preparato l’islamismo in casa propria! Queste donne libere non le società musulmane alla «colonizzabilità». hanno bisogno dei loro consigli e sono coscienti del Questa visione oscurantista che inverte gli effetti pericolo islamista perché lo conoscono dall’interno. e le cause, coltivata su larga scala, non educa all’o- biettività storica. Nelle sue Illusioni perdute, Balzac Integralismo islamico faceva già notare che ci sono «due storie: la storia e colonialismo ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata, ela storia segreta dove si trovano le vere cause degli av- Siccome alcuni paesi islamici sono ex-colonie venimenti, una storia vergognosa.» di potenze occidentali, alcuni ritengono che un Gli intellettuali arabi evocano sempre le specificità approccio positivo verso l’islam e le credenze lo- culturali della regione. Ma nessuno fino ad oggi si cali sia doveroso in quanto “riparatorio” della è preso la briga di dire che l’autoritarismo politico, condizione coloniale nella quale vertevano quei l’oscurantismo religioso, l’oppressione della donna, paesi. Che rapporto vedi tra questo stato ex-colo- il culto dell’ignoranza e il disprezzo della vita fanno niale e la critica islamica all’occidente? Inoltre, parte anch’essi di quelle specificità che coltivano dai la condizione coloniale ha favorito determinati tempi delle indipendenze nazionali! aspetti della cultura dei paesi islamici? Quindi riassumendo, l’integralismo islamico e l’o- Parlare di legame tra fanatismo e colonialismo dio dell’Occidente esisterebbero comunque, indipen- serve per confondere le idee. Il fanatismo religioso è dentemente dalla colonizzazione. esistito prima, durante e dopo il colonialismo. Pren- diamo l’esempio dell’Arabia Saudita: non è mai stato La misoginia è nella natura colonizzato, eppure è il paese più integralista, quello di ogni religione che ha contagiato tutti gli altri paesi arabi e che ha fatto fallire, in gran parte, la secolarizzazione e la Fra le testimonianze riportate nel libro c’è modernizzazione di tutto il mondo arabo. quella di Joumana Haddad, giornalista e inse- I musulmani non hanno aspettato l’arrivo del co- gnante libanese, che afferma: “Penso che il fem- lonialismo per naufragare nel caos, già nel XV secolo minismo non possa essere teorizzato all’interno ci sguazzavano dentro. La loro civilizzazione, infatti, delle tre religioni monoteiste. Anzi, parlare di si è fermata nel XII secolo. Per questo l’atteggiamen- femminismo cristiano, ebraico o islamico è un to dei maggiori studiosi e politici musulmani del XX ossimoro”. Tu cosa ne pensi? secolo è più isterico che storico, quando sostengono Joumana Haddad, giornalista e poetessa libane- che l’arretramento culturale economico e politico è se, non chiede il permesso di emanciparsi, ma lo

50 dibattito donne e diritti esige e lo prende. Per lei, l’emancipazione comin- Critica alla religione cia con l’educazione, l’indipendenza economica e o islamofobia? l’uguaglianza dei diritti tra i due sessi. Ricusa il velo, che non esprime una «diversità culturale» ma Un’altra questione delicata che potrebbe esse- è «uno strumento di differenziazione e discrimina- re sollevata riguarda l’opportunità di avanzare zione religiosa». Una donna con il burka non può critiche all’islam in un momento, come quello at- essere femminista. La giornalista auspica l’emanci- tuale, in cui le persone di religione musulmana pazione fisica e mentale della donna, e per questo sono fortemente discriminate. È vero che un libro ha creato una rivista culturale erotica «Jasad» (cor- come il tuo può incrementare l’islamofobia? pi). La donna, insomma, deve vivere i suoi desideri Non vedo alcun legame tra il mio libro e una pos- e rivendicarli. sibile crescita dell’«islamofobia». Tra l’altro anche la La misoginia è inscritta nella natura di ogni reli- parola stessa è problematica perché è stata coniata gione. Joumana Haddad ha perfettamente ragione, dagli islamisti per dirottare il dibattito e utilizzare condivido a pieno il suo punto di vista, che è d’al- l’antirazzismo a favore della lotta contro la blasfe- tronde quello di tutti i conoscitori della storia del mia. È importante non utilizzarla più per combattere monoteismo. Come si può parlare di un femminismo il razzismo invece della critica laica all’islam. ebraico, cristiano o islamico quando si conosce la In realtà questo termine ha una storia alle spalle misoginia intrinseca di queste tre religioni? È una e viene purtroppo utilizzato alla leggera. Nel 1979 i contraddizione in termini, un controsenso. mullah iraniani lo utilizzarono per designare le don- La nostra amica Joumana ne che non volevano portare il risponde in questo caso a una velo come «cattive musulmane», nuova moda del mondo arabo, accusandole di essere «islamo- che vuole islamizzare ogni cosa fobiche». È tornato poi fuori e con ogni mezzo, per arrivare all’indomani del caso Rushdie, alla conclusione che tutto è sta- impiegato da alcune associa- to inventato dall’islam, persino zioni islamiste basate in Gran il femminismo. Si tratta di una Bretagna, come Al Muhajiroun manipolazione islamista: il fem- o la Islamic Human Rights. minismo cosiddetto islamico è Quest’ultima è una commissio- una trovata per ostacolare l’e- ne, i cui statuti prevedono «la mancipazione della donna ara- raccolta di informazioni sugli ba e rinchiuderla nella gabbia abusi dei diritti di Dio». Di fatto, della sharia islamica. lottare contro l’islamofobia è in Per la studiosa Amal Gra- linea con questa visione, perché mi, già citata sopra, lo scopo l’islamofobia comprende tutti gli ultimo del discorso religioso è affronti alla morale integralista «consolidare i privilegi maschi- (l’omosessualità, l’adulterio, la li». Critica le donne islamiste blasfemia e via dicendo). Le pri- che si sottomettono, per «disci- me vittime dell’islamofobia, agli Il libro di Hamid Zanaz La nostra rivolu- plina, al servizio dell’interesse zione: voci di donne arabe (Elèuthera, occhi di tali gruppi, sono i Tale- generale» e che ritengono «tale Milano, 2017, pp. 136, € 13,00) bani, mentre gli «islamofobi» più sottomissione sia una condizio- frequentemente citati sono Sal- ne necessaria del lavoro politi- man Rushdie o Taslima Nasre- co». Considera tuttavia positiva «la concorrenza tra en! In realtà, lungi dal definire un qualsiasi razzi- le donne islamiste e i muftì (una delle massime au- smo, il termine islamofobia è chiaramente pensato torità religiose)» nel lavoro di proselitismo. La sua per screditare chi oppone resistenza agli integralisti, aspra critica è rivolta ai Fratelli Musulmani che a cominciare dalle femministe e dai musulmani li- accettano la donna unicamente in quanto «moglie, berali. madre, sorella o figlia» e non «fanno spazio alla ve- Tutti sanno che in realtà si tratta di combatte- dova, alla nubile…». Infatti per realizzare l’umma, re le critiche mossa alla religione, eppure tutti sono è necessario «addomesticare la donna» in modo da caduti nella trappola dell’«islamofobia». Dopo aver giungere al fine ultimo, l’instaurazione della sharia. conquistato le associazioni antirazziste inglesi, il Il grido di rivolta di Amal Grami cerca di smantella- termine è arrivato in Francia, dove Tariq Ramadan, re la cortina di fumo creata dai dirigenti musulma- al contempo musulmano riformista fondamentalista ni in Francia, che ritengono la sharia compatibile e militante terzomondista, ne ha permesso la rapida con la Repubblica. diffusione nell’estrema sinistra. Da allora inquina Parlare di femminismo può forse risultare insolito i dibattiti francesi, finendo sempre per mettere sul per certi occidentali, ma è davvero risibile per coloro banco degli imputati quelli che osano resistere alle che conoscono la questione islamica da vicino e, so- interpretazioni politiche e radicali dell’islam. prattutto, per quelle donne che, nei paesi arabo-isla- mici, soffrono a causa delle arcaiche leggi religiose. n

dibattito donne e diritti 51 La terra è di chi la canta di Gerry Ferrara

to seppur rassicurato da un forte legame alle mie Friuli/ radici. Questo approccio rivela, a sua volta, un aspetto contraddittorio, ma stimolante: un’infini- La libertà, le radici, tà di progetti si accavallano, talvolta si interseca- no e spesso generano altri lidi, altre aperture. È una specie di intreccio heideggeriano (Holzwege, I la vita, secondo sentieri interrotti) che rappresenta una rete di con- nessioni senza soluzione di continuità. Estrema- Giovanni Floreani, mente interessante da un lato, ma con una forte componente di rischio “dispersione” se ci si lascia musicista-trovatore prendere troppo la mano. D’altra parte, non a caso scrivevo in un testo di un brano da me composto (“Se la Terra” dall’album Suns Naturai - 2003): “… Ai tempi della mia collaborazione con la bresciana, non vi è fine alla tua ricerca, il senso del concluso e antagonista, Radio Onda d’Urto, quando “La terra giammai ti apparterrà”. è di chi la canta” era un contenitore radiofonico, ebbi modo di presentare un lavoro molto interessante, una Tornando a Suns naturai, a quei luoghi inda- sorta di dialogo filosofico sul concetto di suoni e na- gati dove l’uomo (portatore sano dello strumento tura, tra il musicista-trovatore Giovanni Floreani e il di comunicazione e trasmissione più potente, la filosofo Alberto Madricardo. Il titolo era Suns Naturai, voce) e l’ambiente, il circostante, risuonano e vi- in friulano “I suoni della natura”. È sicuramente una brano in modo naturale, e al concetto sviluppato delle letture più stimolanti che mette in risalto la ricer- con Madricardo di una musica senza tempo, il ca e l’evoluzione della tradizione popolare e il concetto disco mi ha fatto riflettere molto sulla perdita di di suono in relazione al circostante e alla concezione relazione con il tempo, il battito e il respiro che dello spazio e del tempo in cui quel suono lo stiamo dovrebbe permetterti di relazionarti con te stesso vivendo. e gli altri senza pregiudizi e sovrastrutture. Una sorta di sano rompicapo sull’atavico tentativo Tra le altre cose, i rumori di fondo, i suo- di “liberare” la tradizione dalla sua “graniticità” e ni urbani che fanno da sottofondo alle nostre renderla omogenea e trasversale alla musica classica giornate e le sonorità che invadono l’ascolto e a quella contemporanea. quotidiano limitano pericolosamente, anzi dan- Giovanni Floreani è facilitato forse dal suo vissuto in neggiano irrimediabilmente la capacità di av- una terra di confine, di passo, come quella friulana che vertire, godersi il silenzio e i suoni che lo con- porta al suo interno molteplici linguaggi accomunati traddistinguono. da un’unica matrice fortemente legata al territorio, ma Il dualismo che contraddistingue il genere umano gravida di correnti ed esperienze diverse; è una delle si manifesta in tutte le sue forme. Fa parte del no- figure più coerenti fra coloro che hanno deciso in modo stro sistema logico l’accostamento di qualcosa e del netto ed inequivocabile di coniugare tradizione ed in- suo esatto contrario. novazione, prima con la personale ricerca sul campo Ad ogni azione corrisponde una reazione, tutti noi e con l’attività ormai trentennale dell’esperienza Furl- ne siamo coscienti ma non sappiamo quando avver- cap, e poi con il gruppo musicale Strepitz. rà e con quale consistenza. La nostra debolezza ed Gerry imperfezione ci impedisce di accogliere la reazione senza dramma: la vita e la morte, tutti noi sappiamo Gerry Ferrara - Giovanni raccontaci il tuo no- che dovremo abbandonare il nostro corpo, ma nes- madismo stanziale. suno di noi è pronto ad un passaggio sereno. Giovanni Floreani - La dicotomica chiusura della Tu dici che i rumori della quotidianità oscurano tua introduzione esprime perfettamente il mio per- la bellezza del silenzio e in qualche misura ci al- corso musicale ma non solo. Posso affermare che lontanano dal desiderio di profondità, riflessione e la mia esistenza, perlomeno da un certo momento incitano all’esasperazione, alla fretta. Tuttavia essi in poi, è caratterizzata da un continuo movimen- sono parte della nostra vita, sicuramente non natu-

52 La terra è di chi la canta rali ma generati dalla nostra cultura e quindi, come noscere ed intervistare Brian Eno e fra le altre cose dice Madricardo, è una “natura seconda”. Musica, se gli chiesi cosa pensasse della world music. Rimasi vuoi Vita, senza tempo significa uscire dallo schema un po’ sorpreso sentendomi rispondere che lui, i azione-reazione così come lo intendiamo noi uomini. suoni etnici, preferiva farseli da solo, con i suoi ag- Non è facile, anzi direi che si tratta di una vera e geggi elettronici. Parecchi anni più tardi Paolo Tofa- propria utopia. ni - Krishna Prema, con il quale collaboro dal 2011, conferma questa tesi aprendomi una finestra nel va- “Credo che ognuno riegato mondo delle App per iPad che ti consentono di riprodurre i suoni di “tutto il mondo”. Tutto que- abbia la sua musica dentro” sto per dire che la world music in realtà non esiste. Qual è stato, per te che arrivavi da altri gene- Credo che ognuno di noi abbia la sua musica den- ri e ambienti sonori, il “corto circuito” che ti ha tro perché appartiene alle sue radici, è un fatto natu- dirottato sulla musica e sul canto di tradizione rale, come la tua lingua madre. Da questo punto di popolare. vista Eno ha ragione: non sono africano, irlandese o Intendiamoci, i miei scheletri dei meraviglio- cinese… ma posso esprimere i suoni di quei mondi si anni 60 - 70 sono sempre lì a portata di mano cosciente del fatto che essi sono artificiali e quindi nell’armadio dei ricordi. E non accade di rado che appartenenti a tutti. Tuttavia Eno, come Paolo Tofani attinga idee, spunti, frasi da elaborare nell’ascolto e, in misura minore, anch’io, conosciamo quei mondi, di qualche antico vinile. Quella storia, per quanto quelle culture, quelle lingue perché ci siamo stati in ricca, stupenda, appassionante era frutto di una quelle terre, abbiamo conosciuto quegli uomini, ci elaborazione culturale, sociale e politica che in quel abbiamo suonato e cantato assieme. Ecco, ciò che momento era necessaria, ma si tratta comunque di conta è il viaggio, la conoscenza dell’altro, ma ognuno una “natura seconda”. Ad un certo punto del mio è ambasciatore delle proprie radici oppure, ritorna cammino artistico avevo bisogno di scoprire l’archè la “natura seconda”, tutti noi apparteniamo ad una e il destino ha voluto che mi imbattessi nel filosofo world music artefatta, sintetica, di fatto fasulla. Alberto Madricardo. Già da tempo mi ero avvicinato alla musica tradizionale (Fûrclàp - 1998) ma non mi Hai fatto un grosso lavoro di recupero e divul- era sufficiente; avvertivo la noia di una ricerca fine a gazione della cultura popolare in Friuli che ha se stessa. Interessante da un punto di vista divulga- dato anche vita al progetto del Canto Sponta- tivo, ma limitante per quanto riguarda l’apertura ad neo. Quali erano le prerogative e le peculiarità aspetti concettuali che invadono altri mondi analiz- della ricerca, quali erano le motivazioni e le sen- zati, in seguito, grazie al “sentiero” aperto da Madri- sibilità per rimuovere dalle polveri museali la cardo. È anche grazie a quel passaggio che ho potuto vita e la storia di un popolo (meglio sarebbe dire emanciparmi relativamente al tema della tradizione delle genti) della tua terra? E quali rischi, nel popolare.

Solitamente si snob- bava l’abito etnico- popolare della propria terra e ci si innamo- rava dei suoni che giungevano da altri continenti e che era- vamo soliti chiamare world music, sino poi a scoprire che erano gli stessi suoni che ci portavamo appresso, nei nostri quartieri, nelle nostre borgate, da centinaia di anni. È stato così anche per te, Giovanni? Difficile negarlo, tutti noi siamo stati amma- liati dal groove delle gi- ghe irlandesi, dal folk- rock, dai ritmi dispari dei balcani e dall’estati- cità della taranta. Anni fa ho avuto modo di co- Giovanni Floreani alla zampogna

La terra è di chi la canta 53 lavoro di riproposizione, per evitare di conta- genti che nulla avevano a che fare con le caste giare una memoria immobile al passato e poco e i regnanti. Insomma, sei riuscito ad entrare incline a leggere il presente? nelle stanze del re e a riportare nelle strade, Tutto è nato “spontaneamente”. Un pomeriggio di riconsegnandoli ai legittimi proprietari, i codici 15 anni fa Novella Del Fabbro (scrittrice e giornalista sonori. di Forni Avoltri) ed io ci entusiasmammo nel pen- I re e le caste ancora oggi esistono e forse sono sare di organizzare una giornata dedicata all’antica più insidiose perché le barricate di palazzo sono forma del canto spontaneo. Non ci chiedemmo dove meno evidenti che nel passato anche se, al momento avremmo potuto trovare le risorse e le collaborazio- opportuno, si manifestano in tutta la loro arroganza. ni necessarie. Semplicemente iniziammo a girare Anche noi abbiamo sollecitato i cosiddetti “mal di nei vari paesini in Carnia alla ricerca di cantori e pancia” e alcuni intellettuali; all’inizio si sono av- canterine da intervistare e registrare. Sapevamo che vicinati con curiosità, ma in seguito si sono defilati sarebbe stato faticoso, consci del fatto che oramai denunciando, seppur velatamente, una “intrusione” le “fonti” informative erano scomparse da tempo. impropria, considerato che non avevo i “crediti” cer- Scoprimmo invece che la pratica del canto era anco- tificanti uno status riconosciuto. ra viva e non solo nelle classiche forme corali, così In realtà non mi spaventano gli sbruffoni che go- “ingessate” come dice Novella. dono della propria autorefenzialità e passano il tem- Non solo, abbiamo conosciuto anche parecchi po a declamare il loro “io”; mi preoccupa molto di giovani che, grazie al passaggio dei saperi e del- più l’arroganza del sapere scientifico che si erge a le conoscenze apprese dai parenti anziani, si sono unico contenitore di conoscenza. Non potremo par- appassionati al punto tale da formare piccoli grup- lare di società evoluta finché le porte di Università, pi di canto spontaneo come ad esempio i “Zovins Conservatori, Istituti di ricerca non si apriranno cjanterins di Cleulis” con i quali si è complimentata alla conoscenza popolare accettando di buon grado Giovanna Marini nel corso della quinta edizione del la collaborazione dei tanti ricercatori, “laureati” sul Canto Spontaneo a Givigliana. Il 4 ottobre del 2008 campo. Conoscenza significa umiltà e può essere gettammo, come si suol dire, la prima pietra. ll grup- utile solo se divulgata affinché possa essere discus- po canoro di Griffen (Carinzia), Emma Montanari e sa ed approfondita. Marisa Scuntaro, gli Strepitz e naturalmente il trio di Gjviano (Novella Del Fabbro, Ada Bottero Zanier, “Strepitz in friulano significa Edda Pinzan) diedero vita ad un pomeriggio di canti e suoni rimasto nella memoria di noi tutti. Pensam- strepitio, confusione, mo che tutto sarebbe terminato lì e invece siamo mescolanza...” giunti alla decima edizione ricordando con gioia e Su questa ipotetica e forse ideale linea di commozione i momenti che tanti artisti ci hanno confine, ti ritrovi a suonare pifferi (o duduk) e regalato: Tran Quang Hai, Claudio Rocchi, Lucilla zampogne “innestate” su sintetizzatori ed iPad Galeazzi, Giovanna Marini, Pierre Marietan, Pedrag che mettono insieme le voci del tempo arcaico Mariç, Barbara Zanoni e tanti altri. e quello contemporaneo. Dove nasce la tua pas- Il grande merito di questo festival, per certi aspetti sione per gli strumenti legati alla vita agropa- la forza innovativa, è quello di aver portato alla luce storale e in che misura, per uscire dalla facile un’antica e interessante tradizione senza però chiu- suggestione accattivante dell’elettronica, hai dersi nei confini friulani. Fin dalla seconda edizione trovato alchemicamente la strada per far viag- il festival è stato organizzato in forma itinerante. giare questi suoni e questi linguaggi? Due i motivi: divulgare in Italia e all’estero la nostra Ogni volta che “tocco” una zampogna, una cor- cultura e la nostra storia e conoscere le peculiarità namusa, il duduk… ho un iniziale senso di colpa. del canto arcaico, ma anche sperimentale di altri Come se avessi soggezione di quegli strumenti. Per- luoghi andando nei luoghi. ché accade? Perché non è la mia natura. Perché il canto è la storia di un luogo, di una Linkarli ad una periferica elettronica offre una cultura, di una civiltà ed è quindi il festival che si discutibile conciliazione al mio malessere fornendo- sposta, non il contrario. mi il fianco per giustificare la mia incursione in un mondo che non mi appartiene. Sei riuscito a coniugare il mondo colto e quel- Un peccato veniale in fin dei conti, ulteriormente lo popolare, come si dice in gergo. A me piace affievolito dalle mie lunghe ed intense frequentazioni pensare al potere universale della musica e del in varie zone d’Italia e all’estero da liutai, anzia- canto che da millenni si evolve e si riverbera in ni costruttori, estenuanti viaggi per “provare” una modo ineluttabile attraverso la voce, il canto surdulina, una zampogna, un piffero ed è così che spontaneo, appunto, e gli strumenti musicali conosci gli odori, i sapori, i colori di quei luoghi che che sarebbe fuorviante definire classici o etnici; tuttavia non sono i miei. Ecco, ancora una volta la meglio sarebbe considerarli gli uni conseguenti “natura seconda”, in questo caso l’elettronica, ti vie- agli altri. ne in aiuto. Il tuo lavoro, come quello di altri, ci ha final- mente restituito quel patrimonio attinente alle Ci sono nomi di compositori classici o di por-

54 La terra è di chi la canta tatori, informatori di canto tradizionale che ti Christ Superstar? In realtà Vangeli Apocrifi nasce da hanno ispirato? un quasi casuale incontro con Stefania Colafrance- Sono sincero, i “classici” li frequento poco. Non schi, docente di lettere e appassionata di tradizioni per arroganza, forse più per pigrizia. popolari, ma soprattutto della storia di San Giusep- Adoro Arvo Part e tutta la musica classica fran- pe in quel di Roma. Avevo terminato di raccogliere cese dei primi del ‘900 ma, indubbiamente le mie una serie di brani molto belli tratti quasi totalmente carenze sono evidenti. Fortunatamente i miei com- da “L’Anima della Carnia”, un libro-bibbia per noi pagni di viaggio “musicale” mi vengono spesso in ricercatori friulani. aiuto. Ho “pescato” molto da cantori e canterine del- Un lungo lavoro di arrangiamento ha prodotto un la mia regione, ma anche di altre zone d’Italia, dalle disco sicuramente fra i più interessanti del catalogo conoscenze di antichi canti medievali di un grande Strepitz. Stefania iniziò fin da subito a collaborare musicista e ricercatore friulano purtroppo scompar- con noi e da allora Vangeli Apocrifi girò l’Italia. Qual- so, Paolo Cecere. Infine mi è di grande supporto la che problema ci fu per quel “Apocrifi” che a qualche sperimentazione Cageana così come i canti liturgici prete dava fastidio, ma la genuinità e sempliciltà dei collegati ad antichi rituali. testi e delle musiche popolari, quantunque arrangia- te, fornirono una chiave d’apertura notevole. Ancora Strepitz in friulano vuol dire strepitio, con- una volta la tradizione popolare invita al supera- fusione, mescolanza di rumori. Anche in questo mento delle barricate ideologiche tipiche dell’intelli- caso la chiave di lettura, che si permea di meta- ghenzia intellettuale. fore ed allegorie, si pone l’obiettivo di decodifi- care, destrutturare, di smontare il mosaico dei Altri sentieri fondamentali hai attraversato generi creati ad arte per inquadrare e definire. con quell’esperienza cominciando in qualche E di conseguenza fornire una visione legata al modo a riflettere, e forse a smantellare, concetti dialogo, all’ascolto e alla ineluttabile connes- anestetizzati e speculati come improvvisazio- sione che i linguaggi, in modo complice e incon- ne, contaminazione, sperimentazione in campo sapevole, per usare un ossimoro, portano al loro musicale, arrivando così a parlare di frantuma- interno. Raccontaci la genesi e i protagonisti di zione, lucidissima analisi della condizione di qual progetto. degrado umano e della possibilità che un tempo “A erin Strepitz in ta mont chel dì di mieze istât…”. sonoro diverso possa finalmente “svuotare” il Iniziava così la storia che ho raccolto nel 1994 a troppo e l’inutile di cui l’uomo si è circondato Cleulis (confine Friuli - Austria) dalla signora Puntel. e ridare forma e luce al vuoto interiore e al suo Una leggenda narra che Sandrine, la strega, avrebbe nulla che costringe l’animo umano ad una sorta insaponato i denti delle mucche affinché non po- di migrazione forzata. tessero mangiare e di conseguenza non avrebbero Utilità e inutilità è il tema che è scaturito dall’e- potuto produrre il latte. Latte che i contadini dell’e- sperienza “Frantumazione”. Ne abbiamo fatto un poca erano costretti a consegnare, nella misura della simposio proprio a Givigliana, il luogo simbolo del metà della produzione, ai potenti e nobili regnanti. Festival del Canto Spontaneo, nell’agosto del 2016. Forse Sandrine era un po’… comunista. Il progetto, nel settembre del 2009, determinò la Però le vacche stavano morendo di fame e i loro svolta netta verso un percorso, tuttora in atto, dedi- denti “scivolavano”. Ecco quindi che strepitavano e cato all’approfondimento del sistema sociale attuale con loro, per solidarietà, tutti gli altri animali. Ma il ed in particolare nel mondo occidentale per quanto problema era: strepitare sempre più forte e sopporta- ampie aree dell’Oriente si stiano drammaticamente re la fame o arrendersi e continuare a regalare metà occidentalizzando prendendo ad esempio i lati peg- del prodotto ai potenti? Abbiamo scelto Strepitz… giori della nostra triste evoluzione. La riflessione “artistica” sulla frantumazione, la Il nostro focus: ricerca di una definizione di Utilità, rimasta per certi aspetti inevasa, ci porta dritti al focus della Disobbe- la disobbedienza dienza, argomento principe della nostra elaborazio- Interessante anche l’aspetto legato alla ricer- ne musicale-sociale-culturale attuale. Se dovessimo ca e alla rilettura dei Vangeli apocrifi, che in dare credito alla nostra “pancia” ci avvieremmo ver- qualche modo sono i Cantori, gli “Omero” legati so una forma di intelligente e rigorosa anarchia. a quel tempo e quelle vicende e che meglio di al- Pur consci della sua inapplicabilità, sentiamo il tre testimonianze sanno raccontare in modo ni- richiamo di un rigore autoresponsabile che sottende tido ed efficace le tradizioni popolari friulane. inevitabilmente ad un drastico cambiamento dei Anche De Andrè aveva deciso di raccontare le parametri della nostra esistenza. È un sentiero che vicende umane di Cristo e di Maria per connet- scorre in ambiti individuali, che presuppone una terle con l’annichilimento sociale e culturale forte autocritica e che preavvisa scelte drastiche se che l’attualità poneva in risalto. È stato cosi si intende veramente cambiare. La questione è: può anche per te e gli Strepitz? essere un movimento collettivo? La magia delle vicende di Gesù è sempre stata coinvolgente. Chi non ha amato e vissuto Jesus Gerry Ferrara

La terra è di chi la canta 55 Trentasette anni fa a cura della redazione

“La rabbia operaia” è il titolo che campeggia in co- grafia di Emma Goldman, per i tipi della Salamandra, pertina del n. 87 (ottobre 1980) di questa rivista. Il che ne pubblicheranno poi altri due tomi, mentre il riferimento specifico è alla lotta nella principale azienda quarto e conclusivo sarà pubblicato dalla casa editrice italiana, la Fiat. anarchica Zero in Condotta. “Il cerchio si è chiuso” è il titolo del dossier che apre il Completa la rubrica una lunga intervista con Giu- numero: un articolo-quadro del redattore Luciano Lanza seppe Galzerano, allora come ora editore cilentano, e poi cinque pagine di interviste con operaie e operai di Casalvelino Scalo (Sa), sempre interessato – come direttamente davanti ai cancelli degli stabilimenti Fiat, diceva allora “alla vicenda umana degli umiliati, dei a Torino, in due diverse giornate, rispettivamente da vinti, dei sopraffatti, degli schiacciati, siano essi anar- Roberto Ambrosoli un giorno a Mirafiori e da Gabriele chici, contadini, briganti, emigranti...”. Dopo 37 anni, Roveda e Nunzia Schilirò due giorni dopo al Lingotto. Giuseppe è ancora a Casalvelino, a pubblicare libri. “I razzismi e le intolleranze – compreso l’antisemiti- E ancora carcere e carcere. Gianfranco Bertoli de- smo – si generano a vicenda e affondano le loro radici nuncia pubblicamente – in uno stralcio di una sua nei terreni più diversi. Estirparle da ogni terreno, co- lettera, che viene pubblicato – il trattamento di isola- munque si presentino, è l’unica via per farla finita con mento che i detenuti delle Brigate Rosse impongono a le persecuzioni e i pogrom” è questa la conclusione di quanti, detenuti politici, non sono d’accordo con loro. Paolo Finzi. È questa la conclusione Una denuncia simile era già apparsa dell’articolo “Antisemitismo, ancora” su “A” per mano di un altro detenuto in cui si affrontano sia le cause stori- anarchico, Horst Fantazzini. che sia quelle di “attualità”, a partire Di un processo svoltosi a Parma dalla situazione medio-orientale. contro alcuni anarchici, in primis Segue l’articolo “Germania: ele- Valeria Vecchi, colpevoli di detenere zioni e repressione” di un anarchico dell’esplosivo destinato in carcere per tedesco, La lettura che viene data un probabile tentativo di evasione, delle vicende elettorali e di uno dei si riferisce sinteticamente. numerosi processi per “terrorismo” Una lunga lettera di Gianfranco frequenti in quell’epoca ci appare, Bertoli e Angelo Cinquegrani prende alla nostra sensibilità odierna, a dir in esame e critica “il dio mitra”, in poco superficiale. La doverosa denun- relazione a un documento di Azione cia della repressione statale sembra Rivoluzionaria in cui si annuncia l’au- bloccare la necessità e la capacità di toscioglimento dell’organizzazione e prendere le distanze dalle strategie la propria confluenza in Prima Linea. militari e lottarmatiste di gran parte E, quarto scritto in materia, la delle organizzazioni che si basavano complessa vicenda di Gigi Colombo, sulla glorificazione delle armi e degli “eserciti” (seppure un antimilitarista della zona di Calolziocorte (Bergamo) antagonisti). che sostanzialmente rifiuta il servizio militare e finisce Franco Melandri analizza la situazione internazionale in carcere. Ne riferisce Franco Pasello, mitico nostro alla luce degli ultimi eventi in Iran. Viene poi pubbli- diffusore, una delle anime del movimento antimilitarista cato uno stralcio dalla premessa di Eduardo Colombo, anarchico e libertario. psichiatra argentino, anarchico, residente già allora a Una sola lunga lettera (“Dal carcere di Livorno/Non Parigi, alla traduzione (da parte delle Edizioni Antistato) basta la singola libertà”) occupa lo spazio della posta. del libro di Renè Lourau “Lo stato incosciente”. È di Monica Giorgi, da poco arrestata per una vicenda Alla questione nucleare è dedicato uno scritto di di sequestro che porterà, dopo olte due anni di carcere, Pompeo Bruno. alla sostanziale assoluzione. Paolo Mancini e Claudia Vio, rispettivamente, si Belle foto di uno sciopero all’isola d’Elba e a Piombino occupano dei manifesti, quelli affissi ai muri: il primo nel 1911 occupano i due interni di copertina. E con la di quelli politici, la seconda di quelli “al femminile”, quarta di copertina (una curiosa foto di operai Fiat nel prodotti dai movimenti femministi. 1904) confermano il segno marcatamente “operaio” di La rubrica Rassegna libertaria segnala con entusia- questo numero. smo l’uscita del primo volume (in italiano) della bio- ■

56 trentasette anni fa Musica & idee di Marco Pandin

old style. Le lettere, innanzitutto. Succedeva spesso di La normalità fare amicizia con qualcuno a una manifestazione o a un concerto, ci si scambiava gli indirizzi poi ci si mandava delle cose una cartolina solo per dire ciao oppure per provare ad incontrarsi ancora ad un’altra manifestazione o a un altro concerto. Le lettere erano più impegnative, Che cosa strana il rapporto coi genitori: si riesce, ma servivano per far sapere cose importanti. Ci si metteva solo fino a un certo punto, a immaginarsi com’erano un po’ a raccogliere le idee e buttare giù i pensieri, si quei due, come ragionavano, come potevano muoversi rileggeva, si ricopiava, si spediva e si aspettava. Una quando erano giovani. Difficile immaginarseli giovani, risposta poteva anche non arrivare. intanto. Un gioco di immaginazione al contrario: la Per venire a sapere qualcosa di musica alternativa, fantasia che deve correre verso un passato meno ricco o per farsi un’idea di che cosa succedeva in Inghilterra di oggetti e di accadimenti e non verso un futuro da o in America coi miei amici leggevamo abitualmente inventare, e nel quadro alla fine resta una zona irri- riviste come Muzak e Gong, che trovavamo a scrocco solta, un angolo coi contorni sfocati. Mia figlia, che in radio, e alcuni giornali stranieri come NME che come altre ragazze e ragazzi della sua età è cresciuta arrivavano nell’edicola della stazione già vecchi di un con internet e personal computer già alle scuole ele- paio di settimane se non di un mese. Erano giornali mentari, resta sempre un po’ così quando mi sente fatti bene, ma non riuscivano neanche ad andare vi- dire che a casa nostra non avevamo il telefono: per cino al brivido che provavo nell’ascoltare i racconti dei chiamare i suoi al paese mia madre andava a piedi compagni più grandi che giravano viaggiavano incon- fino in centro alla sede dell’ASST e aspettava che le travano sperimentavano quando a me e ai miei amici passassero la chiamata in teleselezione, poi hanno sfigati invece toccava restare. Non era il mancato o messo una cabina vicino a casa – me la vedo in fila, scarso tempismo della stampa a preoccuparmi, quanto mia mamma col gettone in mano. Ero già cresciuto la misura del tempo che dovevo ancora attendere per tipo seconda/terza superiore che abbiamo avuto un ottenere l’emancipazione dal groviglio tentacolare casa/ telefono tutto nostro in casa. scuola/famiglia/paese. Associavo il raggiungimento A lei, giustamente, sembra strano – le manca un ag- di una certa indipendenza alla possibilità stessa del gancio con la realtà e le abitudini di questi giorni suoi, viaggio, alla sua distanza e durata. con quella che è la sua normalità delle cose. Anche a me sembrava strano e lontano immaginare i vent’anni dei miei genitori: loro avevano attraversato il fascismo e consideravano una grande fortuna essere riusciti in qualche modo a venirne fuori, e costruirsi una men- talità e una quotidianità fatta di briciole e monetine. Sono riusciti a fare dei progetti, ad emanciparsi dalla famiglia e costruirsi una vita praticamente da niente. Anche loro con ogni probabilità si erano ritrovati a con- frontarsi con l’ambiente dei genitori: il Novecento per i miei nonni si svegliava in un casone in barena senza elettricità né acqua corrente, la normalità quotidiana viaggiava a piedi, in barca o sopra ad un carretto trai- nato da un cavallo. Treni ed aerei avevano un senso sinistro: la normalità per i miei nonni è stata per anni una normalità di guerra, di fughe e miseria, bombar- damenti, deportazione, lavoro forzato, ansia, figli morti piccoli, razionamenti e mercato nero.

La cosiddetta normalità dei miei vent’anni è stata caratterizzata dalla lentezza tipica della comunicazione Asperities

nonsolomusica 57 Vi ho senz’altro già raccontato che mi è stato regalato “Stations” dei Crass nel 1979, un disco che penso mi abbia acceso un gran casino dentro in testa. Siccome la cosa mi aveva molto preso, dopo un po’ mi sono de- ciso e gli ho scritto una lettera, loro hanno risposto (e con mia grande sorpresa), dopo qualche altra lettera e qualche pacchetto scambiato sono riuscito ad andare a Londra in treno da Venezia la prima volta nel 1981, e poi a incontrare Scott Piering a Rough Trade che mi ha presentato a John Loder nel 1982 e solo l’anno successivo a far visita a Penny, Gee e compagni nella comune di Dial House. Adesso magari basterebbe un paio di click, ma così sono convinto non riuscirei neanche ad arrivare vicino all’importanza e al significato di quel nostro primo incontro di persona, così costruito e denso, sognato a tutto volume, letteralmente carico di anni di attesa di aspettative speranze ragionamenti deliri e tempeste del cuore. È stato un percorso, un alternarsi disordinato di domande e sorprese e conferme, all’inizio alimentato dalla curiosità poi da un senso di riconoscimento e iden- tificazione che ha preso via via spessore e consistenza. Da un po’ uso la posta elettronica, gironzolo in rete e ho anch’io il mio smartphone, ma sono affezionato ai tempi lunghi di una volta. Come dire, mi piace arrivare a piedi - nei posti, alle persone.

Asperities Julia Kent (foto di Fionn Reilly) E veniamo alla segnalazione di questo mese. Non so da parte anche il pubblico: silenziosissimo, attento, bene come collegare tutto il malloppone scritto finora altrettanto esigente e concentrato. Ecco, vi dirò dello a questo lavoro di Julia Kent. Cioè sì, dai, so bene strumento: un violoncello dall’aspetto metallico che come sono arrivato qui e perché, ma è un giro lungo emanava riflessi oscuri. Poi, vi dirò del gesto: a volte e, sapete, io ogni tanto mi perdo. Lei l’ho già sentita Julia sembra impugnare l’archetto come una frusta, da lontano e da tanto tempo. Forse la prima volta altre come una lama, altre ancora sembra accogliere che ci siamo “incontrati” (qui le virgolette ci vanno) in mano una piuma d’angelo. Ogni volta che passa è stato dentro a un vecchio disco di Antony Hegarty: l’archetto, sia frusta o lama o piuma, il violoncello lì dentro c’è una canzone che fa “Allora ci sentivamo prende una voce nuova e diversa e canta frasi in forma così diverse, ma poi negli anni così simili / Il modo di quadrata che lei cattura e mette a camminare in circolo ridere o di soffrire / Così tanti ricordi, ma coi ricordi mantenendone l’incedere lento, e sovrappone e acca- non si può fare niente / Facce e mondi che nessun tasta in strutture sempre più profonde e complicate, altro conoscerà mai / Sei mia sorella e ti amo / Che ricamate come frattali. Laddove il concerto è stato così tutti i tuoi sogni possano avverarsi…” che penso anche suggestivo da lasciarmi dentro un senso perdurante voi lì fuori avrete ascoltato in tanti, e ne sarete rimasti di dubbio e preoccupazione, nel cd è raccolta una colpiti o almeno lo spero. Lo spero perché “I am a bird versione sorprendente che lascia grandi spazi aperti, now” è un disco importante – importante perché forse luminosità e speranza. per la prima volta qualcuno trova la voce ed il coraggio Dentro a queste musiche ho ritrovato una familiarità di raccontare storie così intime, fragili e profondissi- calda ed avvolgente, suoni che arrivano a piedi da posti me. Julia dopo qualche tempo me la sono ritrovata a che sembrano lontanissimi e che invece ho riconosciu- sorpresa dentro a “Borderline” un lavoro fatto da un to come miei da sempre e che hanno svegliato ricordi amico friulano, Loris Vescovo (vedi segnalazione su vecchi rimasti chiusi nei cassetti dentro in testa. A “A” 347). Lei è canadese, so che viene da Montréal e volte l’ascolto mi ha fatto avvertire presenze, quasi che vive a New York ma so anche che viene spesso in Ita- si stesse materializzando un sogno. Non so se è stata lia e parla piuttosto bene l’italiano, secondo me è un solo suggestione. La prossima volta che Julia verrà a segno che stare qui le piace. L’ho vista e sentita, anzi suonare da queste parti voglio tornare, sento come guardata e ascoltata, in un recente concerto estivo se fosse rimasto in sospeso un discorso. La prossima nel parco del castello di Este – ha presentato il suo volta che Julia verrà a suonare dalle vostre parti vi quarto-e-mezzo cd “Asperities” (pubblicato dall’indie chiedo di non andare a vedere e sentire, ma di andare inglese Leaf). a guardare e ascoltare. Il concerto mi ha scosso e lasciato dentro quintali di interrogativi. Lasciamo da parte lei, generosa ma Marco Pandin enigmatica, esigente e concentratissima. Lasciamo [email protected]

58 nonsolomusica ...e compagnia cantante di Alessio Lega

È la mia scialuppa, il mio equipaggio Pierre Mac Orlan/ Sono tutti calfattori Dal canto dei Si vedono dappertutto dei ministri Senatori e deputati marinai al Carpentieri e falegnami Persino doganieri in pensione. “viaggio immobile” Si trovano donne delle pulizie Nutrici e soldataglia La tradizione per sfondo Manca il lavoro, maledizione Una delle più grandi tradizioni della musica popolare Solo per i calfattori. dei porti del nord riguarda le “canzoni dei marinai”, una tradizione di canti di lavoro e di canti narrati- Lo giuro sul remo di bordo vi, canti collettivi di sole voci (talvolta con qualche accenno di elementari polifonie) e canti individuali Che avevamo tanto da sgobbare di lunghe e tenebrose storie accompagnate dall’or- Che vidi la mia scialuppa ganetto, o più raramente dal violino e dalla chitarra. Ogni stagione sputare il sangue La sua origine - come spesso avviene per i canti di lavoro - nasce dalla necessità professionale di darsi il Ma oggigiorno, parola mia ritmo per compiere una serie di operazioni collettive, Addio mazzuole e gomene di sforzi necessariamente congiunti: issare l’ancora, Con tutte le vernici acriliche ammainare le vele, calare le scialuppe per la pesca alla balena, ecc. Le “chansons des marines” sono Non servono calfattori. strutturate con un solista che lancia una frase «C’est Jean-François de Nantes» e il coro risponde (agendo Ora che il bordo è di lamiera contemporaneamente sull’argano) «Oué, oué, oué», il solista riprende «Gabier de la Fringante, oh mes Non c’è più modo di cavare un soldo bouées» e il coro «Jean-François». Soppressa la calafatteria Sulle navi si cantava per lavorare ma anche per Che roba bella questo progresso! riposarsi, durante le lunghissime traversate o bonac- ce si cantavano lunghe epopee narrative o canto di Che schifo di lavori faranno i nostri figli? rivendicazione professionale in equilibrio fra l’ironia Saranno ingegneri o avvocati? e la protesta, come questo splendido testo relativo al Tanto vale dar fuoco ai remi durissimo lavoro dei “calfattori” (coloro che imperme- abilizzavano il fondo delle navi). Niente più calfattori!

In Francia il luogo d’elezione delle “chansons des Quando una nave va alla rada marines” sta in quella costa a Nord-Ovest che va dal Come quella che vedete là fondoschiena della Bretagna alla fronte martoriata della Normandia, nelle canzoni stesse abbondano i Non sapete la fatica e la pena toponimi costieri: La Rochelle, Lorient, Concarneau, Che si devono dare i ragazzi di sotto Brest, Roscoff, Lannion, Saint-Malo, Cancale, Le Ha- Fra le stoppe incatramate vre, Calais, come quelli di alcune delle principali città dell’entroterra: Nantes, Rennes, Caen, Rouen. Nella Guardate bene questi ragazzi dirimpettaia Inghilterra si inciampa sovente nelle me-

percorsi di vita 59 Pierre Mac Orlan

desime melodie e nelle stesse storie, arricchite da canti fessioni, contrabbandieri, sono luoghi cosmopoliti, specifici di pesca e da reminiscenze della tradizione multiculturali, rissosi e frequentati da ogni forma di piratesca (ricordate il celeberrimo “quindici uomini/ prostituzione. Una sorta di vivaio di tutto ciò che di sulla cassa del morto/e una bottiglia di rum” dell’Isola più affascinante e spaventoso la borghesia a cavallo del Tesoro di Stevenson?), il repertorio spesso è comu- fra otto e novecento potesse figurarsi. Non c’è da stu- ne e gli scambi anglo-francesi estremamente fluidi, pirsi dunque se la “canzone realista”, che conobbe il essendo i marinai sovente poliglotti e arricchendo il massimo splendore fra gli anni trenta e quaranta con loro linguaggio di infinite influenze, prima fra tutte il Damia e Frehel, culminando e finendo con Edith Piaf, gergo specifico dei porti. riverberi spessissimo atmosfere, reminiscenze e ritmi delle canzoni marinare. I cantautori fioriti fra gli anni Dalla “chanson réaliste” cinquanta e settanta tributarono profondi omaggi al genere: Brassens con “La Marine” (da un testo del ai grandi cantautori poeta Paul Fort) e con “Jehan l’Advenu” (Norge-Yvart), Un repertorio così ramificato e significativo, presente Brel con la meravigliosa “Amsterdam” e con la quasi nel patrimonio condiviso della memoria orale, rappre- filologica “L’éclusier” (che ricorda molto “Le calfat” senta un’ineludibile fonte di ispirazione e di confronto: che abbiamo citato qualche riga sopra), Ferré con abbiamo già alluso a Stevenson, immenso narratore “Rotterdam”, Renaud con “Des Que Le Vent Soufflera” nutrito dalle leggende popolari, nella tradizione fran- e “Trois matelots”, fino ad arrivare ai giorni nostri cofona lo ritroviamo dai feuilleton di consumo fino alla col rock dei maledettissimi Noir Desir “Aux sombres letteratura accademicamente riconosciuta, nei versi héros de l’amer” e la “nuova scena” dei Têtes Raides sghembi del maledetto e anarcoide Tristan Corbière o della Tordue. (figlio di un capitano e scrittore di storie di marineria), In verità le leggendarie atmosfere brumose della in quelli dell’onirico Gérard de Nerval, ma anche in stessa Parigi, i “quai”, ovvero i larghi moli sul Lun- un poeta eminentemente urbano come Baudelaire. gosenna, con le centinaia di chiatte che facevano Ovviamente è però nella canzone che le “uova po- da abitazione, bar, trattoria, trasformavano anche etiche” depositate da Gabbiani e Albatri sono state la metropoli per antonomasia in una sorta di città meglio covate e più si sono dischiuse. Gli ambienti portuale e la sua Bohème in una collettiva avventu- dei porti sono ambienti estremamente equivoci, luo- ra salmastra, soprattutto per merito di tre narratori ghi per loro natura fuori dal controllo, riverberano eccezionali quali Simenon, Malet e il loro “maestro” dell’ambiguità sessuale che è un topos marinaio, Pierre Mac Orlan. sono fitti di avventurieri, truffatori, giocatori di pro- Dagli anni settanta, con la rinnovata passione del

60 percorsi di vita folklore e con la sua strumentalizzazione da parte dei Prévert, diretto da Carné e interpretato da Gabin. La movimenti indipendentisti-nazionalisti, le canzoni dei sua narrativa, al contempo guittesca e metafisica, marinai sono divenute un repertorio molto turistico: fu forse - per interessi e qualità letteraria - l’ultima le si può ascoltare, in meccaniche versioni banaliz- grande sintesi di quella tradizione che portava da zate e oratoriali, in ogni pub della costa francese e in Villon a Sue e Hugo, benché già impregnata delle alcuni festival appositamente promossi dalle pro-loco inquietudini novecentesche. Gli si riconosce uno bretoni e normanne. stile impareggiabile, l’editore Adelphi negli ultimi anni ne ha riproposto qualche libro in italiano. Da Percorsi di un avventuriero sempre amante delle canzoni e strimpellatore di fisarmonica, Mac Orlan, fra gli anni cinquanta e ses- immobile santa, compose - con l’ausilio di qualche musicista Chi più di tutti contribuì a dare nuova linfa e una fidato e per una sceltissima rosa di interpreti quali precisa identità ai canti dei marinai, alle storie dei Juliette Gréco, Germaine Montero, Monique Morelli, porti, ai canti di argomento militaresco (in particolar Catherine Sauvage - il repertorio che in particolare modo relativi alla Legione Straniera), alle atmosfe- interessa noi. re “montmartrois”, fondendo tutte queste diverse scenografie in un’unica epopea culturale - che noi «Mac Orlan inventa ricordi definiremmo globalmente canzoni della “mala” o della “leggera” - fu una delle più singolari (e per noi italiani per chi non ne ha» quasi sconosciuta) figure della letteratura del nove- Questa lapidaria definizione di Brassens, che cento francese, Pierre Mac Orlan. Lo fece in un buon frequentò Mac Orlan negli anni sessanta, inchioda numero di romanzi e novelle (e nei film da essi tratti), Pierre al suo ruolo più geniale e subdolo: strappate nei saggi rievocativi, negli articoli, ma soprattutto in dal contesto e dall’equilibrio di una pagina letteraria, un canzoniere non piccolo ma nemmeno sterminato le storie appena accennate delle sue canzoni scavano (una cinquantina di brani) che per valore lo collocano qualcosa dentro, comunicano la nostalgia del non all’apice della storia della canzone d’autore. Un apice provato. Vi si trova la sapienza del miniaturista che in a noi ignoto. Mac Orlan (pseu- donimo di Pierre Dumarchais 1882- 1970) era un pro- vinciale della picco- lissima borghesia, sbarcato a Parigi - come tanti suoi contemporanei in cerca di fortuna - per tentarvi la car- riera di pittore. Fu amico di Apollinai- re, di Picasso, del proto-cantautore Bruant, sposò la figliastra del mito- logico Père Frédé (il padrone del La- pin Agile, ex Chat Noir, il più famoso dei cabaret di Mont- martre). Quando quell’ambiente non La copertina del libro di Pierre Mac Orlan Le chant de l’equipage ebbe più niente da dare alla sua immaginazione si trasferì in una casa pochi versi dipinge un destino, la finezza psicologica di campagna (dopo la morte divenuta la sua casa- del grande conoscitore di anime, la potenza evocativa museo) e vi restò tutto il resto della sua lunga vita, del canto popolare. Ecco che il bagaglio condiviso uscendo il meno possibile. Nei primi anni della delle “chansons de marines”, della loro semplicità fame parigina era sopravvissuto scrivendo romanzi misteriosissima, dei movimenti ritmici e melodici pornografici, il che gli permise di reinventarsi come essenziali, diventa il sottofondo su cui si muovono scrittore tout-court di storie d’avventura: “Quai des questi personaggi dei quali conosciamo il nome e brumes”, “Il porto delle nebbie” il suo libro più famoso, pochissimo altro. Ma dietro un nome c’è sempre un divenne anche un film celeberrimo sceneggiato da volto e col volto un destino. Prostitute che hanno

percorsi di vita 61 smesso di fare quella vita, che si sono vendute a un ci prende e ci fa navigare solo marito che non amano, ma che non hanno più così due ripresero il volo ritrovato la purezza del loro primo giro sui cavallini di legno di una giostra di paese, come nel capolavo- un giorno dopo molti mesi ro “La chanson de Margaret” (interpretata in modo nel nulla sparirono quasi sublime da Juliette Gréco). Nelly - stesso nome del avessero il diavolo al culo personaggio femminile del “Porto delle nebbie” - che prende l’ultima sbronza prima di veder sparire nella così contemplammo l’assenza bruma il suo amore sorto dal nulla, inghiottito da Langlois, io e La Provvidenza una legione straniera. Rose-de-bois con i suoi occhi Facciamo i conti: restavo io ribelli da zingara, che combatte la fame sempiterna raspando nelle gamelle dei soldati. Langlois e poi questo Jean di Dio Mac Orlan sa bene come ogni parola, più che sve- senza un soldo più per campare lare, approfondisce il mistero dell’esistenza. Questo Langlois andò a riprendersi il mare reazionario raccontava solo storie di sottoproletari in rivolta, questo avventuriero - con pochissime ec- così restammo lì sulle spese cezioni - non usciva mai di casa, quest’uomo non Jean della Provvidenza e la francese parlava mai di sé, ma per tutta la vita ha inseguito * con la scrittura il fantasma del fratello anarchico, arruolato nella legione straniera e morto in battaglia Mi chiamano “Bocca Cucita” col cranio trapanato. mi disse guardando l’uscita col cuore a una nave distante Mac Orlan se l’alba s’impone allo scuro a Sanremo la sfida scavalca ogni muro Le canzoni di Mac Orlan - nemmeno a dirlo - sono le troie si credono sante in Italia del tutto sconosciute, un continente da esplo- rare. Su cortese sollecitazione del Premio Tenco, io e puntando la vela sui flutti i miei collaboratori, abbiamo deciso di presentarne partì come fanno un po’ tutti un piccolo florilegio, in versioni cantate in italiano, prima Langlois, Coso e poi Tizio appositamente approntate per l’occasione. Oltre ai brani di Mac Orlan, qualche frammento di “Chanson restavo io, sola come un vizio des marines” e di canzoni d’autore a quelle ispirate, che cerca compagni e bottiglie proveranno a fornire una mappa per quest’ennesimo nel bar delle mie meraviglie viaggio nell’isola del tesoro della canzone mondiale. Se il prossimo 18 ottobre passate da Sanremo (dove ne scolai due per conto mio si terrà la quarantunesima edizione della celebre per Jean e il resto alla grazia di Dio Rassegna), proveremo a guidarvi in questa scoperta. * Ma dove saranno i compagni Fu più o meno nel ventisei i giorni brevi come sogni che Jean della Provvidenza Dei che gli anni poi hanno disfatto entrò nel bistrot di soppiatto Tizio e Coso andarono via la fronte bruciata dal sole nella vuota scenografia la bocca di poche parole del vento più isterico e matto il sacco pesante sul petto che soffiando sui sogni miei ma il vento si arrese sui fiordi portò la Provvidenza Dei nel bar dei miei vecchi ricordi e quando il vento fa tremare c’era Langlois, Tizio e anche Coso quelle taverne dei porti di mare e c’ero io: la tipa francese e gonfia le vele al rimpianto in cinque eravamo a riposo come un organetto col canto nella taverna dell’irlandese negli anni venti, nei giorni passati Coso e poi Tizio, al tempo che dove s’incontrano gli innamorati. c’era Langlois, l’Irlanda e me * Alessio Lega Il vento che soffia dal mare

62 percorsi di vita La guida apache di Nicoletta Vallorani

madre sola ha proseguito con altrettanta serenità la Donne sua carriera e vigilato sull’ordinato farsi adulto del figlio. Un’altra mia conoscente, anche lei intellettuale e altri umani ma di condizioni economiche e di prestigio molto diverse, si è trasformata anche lei in una madre sola molto presto, abbandonata suo malgrado, e le Parliamo di donne. durezze pratiche e simboliche della vita hanno reso C’è stato un tempo, anni fa, in cui il discorso sulle malfermo il suo equilibrio, e strampalata la cresci- donne era importante. Si portavano avanti battaglie, ta dei due figli. Altre donne delle quali conosco a probabilmente anche eccessive nei toni, ma sono malapena la storia sono madri sole senza mezzi, e quelle battaglie che ci hanno condotte ad alcune non vivono negli interstizi di una comunità che si auto- trascurabili conquiste. È evidente, come spesso ac- definisce equa e bilanciata. I casi son tanti, e non cade, che le battaglie sono state diverse in paesi dif- starei qui a enumerarli: non mi piacciono i discorsi ferenti, perché le tradizioni occidentali divergono, e che sconfinano nel patetico. Piuttosto, il punto è: il se in Gran Bretagna la tutela delle madri sole, per biasimo sociale e la fatica economica sostenuti da esempio, esiste, almeno sulla carta, da tempo, in Ita- una madre sola sono proporzionali alla posizione di lia esiste solo il biasimo delle madri sole, che - proprio prestigio occupata nella comunità, almeno in Italia. in quanto incapaci di procurarsi un capo-famiglia Non vi è protezione istituzionale: solo una situazione e in palese violazione della legge dei padri biblici – florida di partenza, o in alternativa la carità del buon hanno sempre costituito un argomento da evitare samaritano, se il buon samaritano esiste. nella conversazione comune. Ciò non toglie che esse si siano moltiplicate nel tempo, e siano arrivate a Parliamo di donne. rappresentare una componente non trascurabile In università, dove lavoro, ci sono do- della nostra comunità di appartenenza. Però centi di sesso femminile in ogni dove. attenzione: come molte cose in Italia, an- Esse lavorano e si danno da fare, in- che le madri sole sono strutturate differentemente in ambito umanisti- gerarchicamente. co e nel contesto delle scienze dure. Una mia conoscente, in- Man mano che risaliamo la piramide tellettuale di successo e dei posti di responsabilità, le quote nota opinionista di sinistra rosa diventano il solo motivo per cui (qualunque cosa questo vo- qualche donna c’è (e, intendiamoci, glia dire), ha deciso a un cer- non è che le donne in posizione to punto di avere un figlio di potere siano necessa- senza avere un marito. riamente “amiche” delle Questo figlio è cresciu- politiche femminili). Nel to benissimo, senza mio dipartimento, su 5 privazioni e con posizioni di responsa- uno sguardo sul bilità istituzionale, mondo che è cer- due sono ricoper- tamente, imma- te da uomini, gino, sereno e nonostante la privilegiato. La percentuale

insegnamenti 63 di uomini e donne nel dipartimento sia sbilancia- l’anno scorso che quest’anno, il romanzo vincitore è ta, e potentemente, al femminile. Magari siamo più risultato scritto da un uomo. stupide e meno capaci, ma insomma, noto un dato Nella storia del premio Urania, che esiste dal e lo riporto. 1989, solo una volta ha vinto una donna. Le statisti- Di sicuro, quando prendiamo posizione, con- che in sé non vogliono dir nulla: un romanzo viene tinuiamo a essere percepite – da uomini e donne pubblicato se è congruente con le caratteristiche in ugual misura – come isteriche e vittime inani della collana. Sono certa che la giuria abbia scelto della nostra emotività. Una mia collega in posizione su questa base, non sul genere sessuale dell’autore. istituzionale rilevante, dopo aver preso posizione E però quel che mi ha stupita è ciò che ne è venu- in modo deciso in un consesso accademico preva- to fuori: un dibattito infinito, per ora solo via social lentemente maschile, si è vista soggetto principale network, che sembrava datato anni ’90 per il disagio di una voce di corridoio che la etichettava come riportato da molte scrittrici e per le reazioni ferite, “lesbica”, ammesso che questo sia, come veniva infastidite, spesso sconsolate degli scrittori e anche inteso, un penoso insulto. La collega, mentre lo di alcune fan e scrittrici. In altri termini, di nuovo, raccontava, rideva, dicendo che suo marito aveva chi ha manifestato il dubbio che vi fosse una qual- reagito alla notizia offrendosi volontario per una che discriminazione del femminile nella fantascienza dimostrazione pubblica. Son cose belle, nei nostri è stato, tacitamente o esplicitamente, tacciato di sfavillanti anni 2000. isteria. Con la differenza che ora è chiaro a tutti che le Parliamo di donne, e parliamone nell’industria quote rosa sono una bufala, una pezza cucita su una editoriale italiana. situazione culturale che, ahimé, non è mai cambiata. Qui è più difficile, perché la cosa mi riguarda, e non vorrei che venisse fraintesa. Scrivo fantascienza Allora parliamo di donne ma parliamo anche di da sempre, e ho pubblicato un romanzo in Urania, uomini. L’emancipazione non si fa da una parte sola, all’inizio degli anni ’90. Non era bello e non era brut- e neanche a colpi di nuove norme. Si lavora sulla to: era, suppongo, semplicemente adatto alla colla- cultura. Che di nuovo è il problema che ci dovrebbe na. Quest’anno, come lo scorso anno, 3 dei 5 finali- interessare ma del quale non ci occupiamo. sti del Premio Urania erano donne (e quest’anno, di qui il motivo dell’imbarazzo, una delle 3 ero io). Sia Nicoletta Vallorani

Nazismo e calcio/ Un calcio al nazismo “Storie di persecuzione e di resistenza nel mondo del calcio sotto il nazismo” è il sottotitolo del nostro nuovo dossier La svastica allo stadio. Ne è autore Giovanni A. Cerutti, direttore scientifico dell’Istituto storico della Resistenza e della società contempora- nea nel Novarese e nel Verbano-Cusio-Ossola “Piero Fornara”. Dopo l’introduzione (“La fragilità dei campioni”) pubblicata sul numero “A’’ 394 (dicembre 2014 - gennaio 2015), i quattro capitoli sono dedicati alle vicende di Matthias Sindelar (“I piedi di Mozart”), Arpad Weisz (“Un maestro del calcio euro- peo inghiottito nel nulla”), Ernest Erbstein (“L’uomo che fece grande il Torino”) e della squadra dell’Ajax (“La squadra del ghetto”). Originariamente i quattro scritti sono stati pubbli- cati nei numeri 374 / 377 di questa rivista, tra l’ottobre 2012 e il febbraio 2013. Trentadue pagine, stampa in bicromia, il dossier costa 2,00 euro e può essere richiesto alla nostra redazione come tutti i nostri numerosi “prodotti collaterali”. Per richieste superiori alle 10 copie, il costo scende a euro 1,50. Tutte le informazioni sul nostro sito arivista.org. Per organizzare iniziative pubbliche, conferenze, presentazioni nelle scuole, ecc., con la presenza dell’autore, contattate direttamente l’Istituto storico della Resistenza sopra citato: telefono 0321 392743 / fax 0321 399021 / sito www.isrn.it / info [email protected]

64 insegnamenti Senza rete di Ippolita

una sola identità” mi ha ripetuto in tono enfatico tre Che cos’è volte in un minuto […] stanno finendo i giorni in cui avevamo un’immagine diversa da mostrare ai colle- la trasparenza ghi e a tutti gli altri [...] avere due diverse identità è un sinonimo di scarsa integrità”5 si tratta delle parole di Mark Zuckerberg raccolte dal giornalista del Fortune radicale? a cui nel corso del libro si aggiungono altre dichiara- zione in cui si dice che le norme sociali cambiano nel Con straordinaria tempo e che la privacy si deve adeguare. vaghezza Un’unica immagine del sé Il concetto di trasparenza radicale è stato un boomerang tornato indietro piuttosto male al suo valida per tutti mittente, perché ha scoperto le carte circa le idee di E ancora, lungo l’arco della narrazione, altri ele- Zuckerberg e Co. sul tema dell’interiorità individua- menti tratteggiano un quadro di riferimento mora- le. Il principio (che si configura in senso morale) era le: Gli utenti sono sereni nel condividere una parte stato pensato in contrapposizione alle riserve sul importante della propria intimità […] essere traspa- trattamento della propria privacy che gli utenti co- renti ci rende persone migliori perché non potremo minciano ad avere nei confronti di Facebook già dal più mentire e ciò renderà anche la società più tol- 2009. L’obiettivo della locuzione retorica era quello lerante. In sostanza il privato dovrebbe tendere a di far sentire l’utente preoccupato per la propria diventare il più possibile pubblico (ma gestito da privacy come un vecchio residuato culturale, ormai società private), l’identità è una e come tale va co- da tempo superato (anche se hai la stessa età di municata, l’anomalia è sintomo di corruzione mo- Zuckerberg). rale (“mancanza di integrità”) essere trasparenti ci Nel 2011 esce negli Stati Uniti un testo di pro- rende persone migliori e rende anche il mondo un paganda pro social a firma Kirkpatrick, giornalista posto migliore. della rivista di business “Fortune”, che in italiano ha Secondo quanto ci viene detto dunque la real- come titolo Facebook. La storia. Mark Zukerberg e la tà della nostra vita online sarebbe avere un’unica sfida di una nuova generazione. È da qui che si co- immagine del sé che vada bene per tutti, un profilo mincia a parlare di trasparenza radicale. L’autore ci generale che armonizzi una pubblicità ben riuscita racconta (con straordinaria vaghezza) che all’interno di noi stessi (un io lavorativo aggressivo, un io fa- di Facebook ci siano dei “teorici della trasparenza migliare affettuoso, un io sessuale appetitoso, un radicale”1 tra cui Zuckerberg in primis, questi riten- io amicale empatico, un io sociale altruista…). Ecco gono che la trasparenza sia un fenomeno inevitabile, che l’identità diventa una forma di auto-marketing, una sorta di destino dell’essere umano nell’era della concetto che oggi si qualifica come self branding in tecnologia. cui è ormai dato per assodato che siamo merce. Al L’idea è che la privacy sia un servizio da offri- pari degli altri prodotti di consumo, ma privilegiati re alle persone “finché non si emanciperanno da di una coscienza vivente, dobbiamo essere capaci quell’esigenza”2, uno stato di minorità dunque, che di venderci in un mercato del lavoro da cui il lavoro precede l’apertura del sé verso la condivisione. Inte- è scomparso da tempo. In effetti ora è più chiara ressante notare come l’idea di “radicalità” non venga l’ossessione per la “reputazione” di cui sembriamo mai spiegata, cosa intendono per radicalismo?3 Si affetti da ormai un decennio. tratta di un ripensamento dei confini dell’intimità Siccome l’identità si costruisce nella relazione personale che modifica il soggetto nella sua identità con gli altri, il giudizio che questi altri hanno di in modo che sia più facilmente machine readable noi diventa fondamentale. In un panottico digitale (comprensibile alle macchine), perché il vero obiet- completamente trasparente dove siamo portati a tivo della trasparenza è il profiling, spingere cioè comportarci come se fossimo personaggi pubblici e le persone ad un racconto parossistico del sé per in cui l’opinione viene quantificata in un sistema di ottenere quante più informazioni possibile4. “Tu hai punteggio subito evidente (condivisioni, like, notifi-

senza rete 65 che di varia forma) l’individuo viene a conoscenza di forza più grande. Ma quando è associato alla traspa- un fenomeno di sé che per la prima volta è possibile renza procedurale diventa un’interferenza preventi- misurare: il capitale reputazionale. Nella profonda va sull’interezza dei processi, diventa un desiderio di crisi economica che caratterizza questo tempo è fa- potere che mentre pone un freno alle altre forze au- cile indurre le persone ad aggrapparsi tenacemente menta smisuratamente la propria. Questo dipende ad un surrogato di ricchezza (anche le più colte, dal fatto che l’ispezione (lo sguardo del controllo) ha anche i non ventenni) che Foucault avrebbe definito la prassi di una procedura contabile automatizzata, facilmente reddito psichico. Un senso di ricchezza cioè il suo incremento fa migliorare la qualità del suo del tutto reale: fisico, misurabile, soggetto a perdita risultato. È la parabola della tecnica che da mezzo improvvisa, da incrementare. Eppure mai scambia- diventa fine o meglio diventa il mezzo per realizzare bile in moneta corrente. Insomma nella società della qualunque fine. trasparenza abbiamo un credito relazionale avendo La trasparenza radicale è l’ideologia nascosta del sempre meno credito economico. dominio tecnocratico che vorrebbe sostituire la poli- tica (con il suo carico conflittuale) con l’amministra- Gestire la comunità zione (come semplice flusso di procedure). La traspa- renza ha a che vedere con la gestione della comunità, come il mondo interiore ma anche con il mondo interiore, come abbiamo visto Se da un lato la trasparenza vuole essere equa- circa i problemi con l’identità personale, per questo zione della democrazia, dall’altro l’assenza completa ha un rapporto di ambivalenza con il dentro e il fuori di segreti ci ricorda da vicino la vita nei totalitarismi come se i due spazi fossero misurabili in egual modo. presenti e passati. Il legame tra i due è il rapporto C’è un tratto paranoico nell’idea che la trasparenza (più o meno ragionato) che abbiamo con l’idea del radicale sia il modo più corretto per comprendere la controllo. Il controllo di fatto limita il potere, met- realtà dei processi che conducono a formulare giudizi tendogli un freno (come un interruttore di controllo e prendere decisioni collettive, così come è falso e o un pannello di controllo) si tratta di un agire re- tendenzioso pensare che esista un modello computa- strittivo che deriva dal latino contra rotulus, contro zionale dell’identità-relazione che può dunque essere il rotolare. Il controllo in teoria controbilancia una interamente illuminata. Il punto è che quando veniamo indotti a portare alla luce il nostro “meccanismo interno”, il modello si trasforma in un dispositivo di automodellamento e insieme di autocontrollo e di autovalutazione6 al- trove parafrasando Peter Sloterdijk l’abbiamo defini- ta l’antropotecnica di Facebook.7 La trasparenza radicale è un’illusione, sia perché è impossibile da raggiungere sia perché se anche lo fosse sarebbe completamente inefficiente. Tuttavia rimane una pericolosa tendenza del dispositivo tec- no-burocratico chiamato eufemisticamente “media sociale”.

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1 David Kirkpatrick, Facebook. La storia. Mark Zukerberg e la sfida di una nuova generazione, Hoepli, 2011, Milano, p 185 2 Ivi., p 178 3 Si veda in tal senso anche l’intervento di danah boyd Facebook and “radical transparency” (a rant) http://www.zephoria.org/ thoughts/archives/2010/05/14/facebook-and-radical-tran- sparency-a-rant.html 4 Ippolita, Nell’acquario di Facebook, Ledizioni, 2012, Milano Ippolita, Anime Elettriche, Jaca Book, 2016, Milano 5 David Kirkpatrick, Facebook. La storia. Mark Zukerberg e la sfida di una nuova generazione, Hoepli, 2011, Milano, p 175 6 Per un approfondimento che tiene conto anche di alcune no- stre tesi si veda La trasparenza e il segreto a cura di Beatrice Bonato, Edizione, Quaderni della Sezione Friuli Venezia Giulia della Società filosofica italiana, Mimesis, 2017, Milano, p 124 e p 142 7 Ippolita, Nell’acquario di Facebook, Ledizioni, 2012, Milano, p 185 jbk-photography/Depositphotos.com

66 senza rete Antropologia e pensiero libertario di Andrea Staid

più elementare e contagioso del pensiero coloniale; la La colonizzazione tua terra è mia1.

Riprova del fatto che se ne parla poco di queste dell’Artico, popolazioni saccheggiate dal “nostro” progresso sta anche nel fatto che se provate a scrivere su Google uno sguardo “colonizzazione dell’Artico” tra i primi 20 risultati non vi esce nessuna notizia che narra di colonizzazione, tra antropologia e distruzione o resistenza dei popoli indigeni del Nord. letteratura Jnuit, Yupik, Aleuti, Komi, Nenci, Tungusi, Sami, ecc. Nell’artico c’è il più alto tasso al mondo Ma quali sono i popoli indigeni dell’Artico? Prin- di suicidi di minori, cipalmente sto parlando degli Inuit che vivono nelle culture che vengono dal Pleistocene regioni costiere artiche e subartiche dell’America che si dissolvono come ghiacci settentrionale, della Groenlandia e della punta nord per il surriscaldamento globale. orientale della Siberia, quel popolo che spesso ricono- sciamo con il nome di Eschimesi, ovvero gli abitanti Matteo Meschiari originari delle regioni costiere artiche e subartiche dell’America settentrionale e della punta nord-orientale Quando si scrive o si parla di colonialismo si pensa della Siberia. Gli Yupik che vivono sulle coste dell’A- alla colonizzazione da parte degli europei in Africa, o laska occidentale, nel delta del Yukon-Kuskokwim e della conquista dell’America e del genocidio dei popoli indigeni del sud, del centro e del nord di quel mera- viglioso continente, ma raramente pensiamo a quella spinta colonialista sempre europea che ha dilaniato politicamente e culturalmente i popoli dell’Artico. In pochi ci parlano della distruzione, della depredazione della schiavizzazione dei popoli dell’estremo nord, pagine di storia poco raccontate, poco conosciute ma di estrema importanza. Governi e corone danesi, norvegesi, zar russi e grandi dittatori, da Pietro il grande a Stalin, le popo- lazioni indigene sono state considerate dei selvaggi da schiacciare o se andava bene dei primitivi da civilizzare. Capitalisti, comunisti, tutti concordavano sulla colo- nizzazione dei territori indigeni, tutti si arrogavano il diritto di includere all’interno di territori statali (mai esistiti) culture secolari che avevano vissuto quegli stessi territori molto prima dell’esistenza dell’URSS o degli stati danesi, norvegesi; semplicemente per un unico, enorme genocidio culturale in nome dello sviluppo economico, che sia stato uno sviluppo ca- pitalista o comunista.

Popoli che vivevano in Siberia da qualche migliaio di anni erano considerati dai bianchi forestieri. Fore- stieri nella loro terra. Non è un paradosso. È il seme

antropologia 67 lungo il fiume Kuskokwim, nell’Alaska meridionale, di case o prigioni a fare una città. Pensarsi luogo, nell’estremo oriente russo e nell’isola di San Lorenzo, pensarsi paesaggio, pensarsi casa, pensarsi mondo anche loro spesso vengono confusi con gli Eschimesi. è qualcosa di più complesso che un insieme di servizi Ci sono gli Aleuti delle Isole Aleutine tra Alaska emanati da uno stato assistenziale. Il modo di pensarsi e Russia, i Jakuti che principalmente vivevano tra danese, quello della modernità occidentale, non è il quella che oggi si chiama Repubblica Sacha o Jakutija modo di pensarsi groenlandese. nell’immensa e desolata Siberia, poi ci sono i Komi La creazione della città e della casa moderna ha nel territorio russo, i Nency sempre inclusi nello stato contributo alla distruzione della cultura Inuit, un russo dalla Baja dell’Esej a est fino alla penisola di mondo dinamico e ricorsivo che è stato fatto scivolare Kanin a ovest, i Tungusi tra Siberia, Mongolia e Cina in uno stato nazione con le sue angoscianti simmetrie, settentrionale e i Sami conosciuti anche come Lap- gerarchie, teologie claustrofobiche e distruttive per poni che vivono in un territorio che si estende dalla la popolazione indigena che in molti, troppi casi ha penisola di Kola fino alla Norvegia centrale. preferito togliersi la vita piuttosto che vedersi addo- Matteo Meschiari, antropologo di Modena e docen- mesticata dai colonizzatori. te a Palermo, nella suo ultimo preziosissimo lavoro La stessa problematica la vivono anche i Sami pubblicato per Exòrma dal titolo Artico nero. La lunga che, costretti in una casa “moderna”, si sono sentiti notte dei popoli dei ghiacci con una scrittura travolgente incarcerati; il loro movimento nomadico incorporava il e una preparazione etnoantropologica profonda, ci paesaggio nello spazio domestico e lo spazio domestico racconta la storia del colonialismo dell’Artico, sottoli- si dilatava fino a incorporare il paesaggio. Il corpo Sami neando l’importanza che queste storie possono avere si muove nello spazio e anche la sua casa si muove nel dibattito contemporaneo; l’estremo nord che ha perché anche la casa è un corpo. L’Iglù non veniva conosciuto come il sud colonialismo e postcolonialismo, trasportato ma ricostruito ogni volta e questo ha a che capitalismo e proletariato, sfruttamento delle risorse e fare con il saper fare delle culture indigene, quello che disastro ecologico, potrebbe giocare un ruolo cruciale nella riflessione sul dibattito postcoloniale2.

Scolarizzazione forzata, confisca delle renne... Meschiari ci dona un testo che non è soltanto un libro di antropologia, ma una vera opera letteraria, e decide di raccontarci la storia del saccheggio culturale e politico dell’artico con uno stile che esce con grande forza dai limiti della scrittura accademica e riesce a farlo senza perdere la profondità che serve per trattare temi delicati come quelli che troverete in Artico nero. Meschiari non fa sconti a nessuno, il suo sguardo è profondamente critico e libertario e riesce, attra- verso le sue parole ordinate con arte tra antropologia e letteratura, a parlarci della tragedia che è stata la scolarizzazione forzata per gli indigeni e della conse- guente perdita della lingua nativa, dell’obbligo alla sedentarietà, o della confisca delle renne, ma non solo; ci racconta dell’arresto e dell’uccisione degli sciamani, considerati pericolosi dai colonizzatori per la loro forza e il loro carisma, della conversione del pastore-cacciatore in operaio-minatore o contadino. Culture millenarie di caccia e raccolta strettamente dipendenti da raffinati saperi ecologici, naturalistici, venatori che usavano l’animismo come un collante cognitivo e che per questo è stato distrutto, per colo- nizzarli al meglio. Ho trovato estremamente interessante l’aspetto che unisce colonizzazione e spazio abitativo, la casa per l’uomo non è solamente un luogo dove risiedere ma è un essere tra lo spazio e il tempo. Meschiari collega l’aumento del tasso dei suicidi degli anni Settanta del ‘900 in Groenlandia proprio al concetto danese (ovvero dei colonizzatori) di città e spazio abitativo imposto alle popolazioni indigene e si chiede: che cos’è una città? Non sono sicuramente la quantità di supermercati, Sami della Lapponia

68 antropologia il capitalismo cerca di espropriarci per renderci più sovietico, dice Meschiari, ha lasciato ai bordi della docili grazie alla falsa utopia del comfort. Il processo mappa un paesaggio calcinato, migliaia di villaggi che di sedentarizzazione ha portato a una trasformazione svolgevano un ruolo satellite nelle economie occidentali radicale nella concezione dello spazio domestico. La di frontiera sono stati abbandonati a se stessi, Stalin casa prefabbricata non è più un corpo, non è più il li ha voluti trasformare da selvaggi a proletari ma non meta-animale, la meta-persona che cura, nutre e si tutti hanno accettato, molti si dispersero nella tun- occupa dei suoi abitanti, di fatto si converte in un dra vivendo anni di illegalità e anonimato. Resilienza dispositivo di chiusura e di esclusione. silenziosa ma anche resistenza frontale violenta, e a volte armata. Sarebbe interessante produrre qualche Colonizzazione violenta ricerca su queste resistenze ancor più sconosciute della colonizzazione di questi territori. Con le nuove case per i Sami è venuto a mancare Usando, per concludere, le parole dell’autore: Que- l’intenso regime di visite che rinsaldava la comunità. sto libro vuole spiegare il colonialismo e i suoi trucchi. L’economia della condivisone, del dono, dell’assenza Alcol, stato di diritto, silenzio e disinformazione, modelli di proprietà privata comincia a crollare sotto il nome fuori portata, promesse non mantenute, denaro e diver- del progresso e del comfort occidentale. La casa, un sificazione della povertà ma soprattutto la costruzione tempo rifugio aperto e includente si è convertita nel scientifica dell’altro. processo di colonizzazione, in un apparecchio di can- cellazione e riprogrammazione culturale. Andrea Staid Una colonizzazione violenta che ha separato fami- glie, saccheggiato, inquinato, militarizzato e distrutto 1 Matteo Meschiari, Artico Nero. La lunga notte dei popoli dei territori vergini, da sempre in equilibrio con gli abitanti ghiacci (Exòrma Edizioni, Roma, 2016, pp. 168, € 14,50). indigeni. Colonizzazione che con il crollo dell’impero 2 Ibidem.

Sami della Lapponia

antropologia 69 9999 fine pena mai di Carmelo Musumeci

suicidio o già di morte naturale, ma l’ergastolo ostati- La mia cultura vo continua ad esistere ancora. è limitata, ma... Carmelo Musumeci Gentilissimi lettori, buongiorno… Questa volta lascio lo spazio all’amico ergastolano, Essendo la prima volta a occuparmi di scrivere e compagno di tante lotte, Mario Trudu, in carcere da per una rivista mi sento così emozionato che quasi 39 anni. Lo conosco da tantissimo tempo e in tutti mi tremano le mani, e oggi più di qualsiasi altro questi anni non ci siamo mai persi di vista. Ha sempre momento mi sarebbe piaciuto essere in possesso del partecipato in modo individuale e collettivo a tutte le mio vecchio computer, ma anche lui è stato messo iniziative del movimento degli ergastolani in lotta per agli arresti, a causa di questo la grafia è pessima, ma la vita per l’abolizione dell’ergastolo. Ha partecipato quello che mi preoccupa di più è il contenuto sicura- a due scioperi della fame, quello del dicembre 2007 e mente di poca importanza... quello del 2008. Nel 2007 anche lui era tra quei 310 La mia cultura è limitata, e quel poco di cui di- ergastolani che chiesero al Presidente della Repubbli- spongo mi è stato appiccicato con un misero diplo- ca di tramutare il proprio ergastolo in pena di morte. ma preso in carcere, e pur avendo preso 98 come Molti, troppi, di quella famosa lista sono morti di punteggio finale, ho sempre ritenuto che ne sia en-

Mario Trudu 70 carcere trato in possesso offertomi in “dono” per essere un Forse per questo la “giustizia” italiana mi tiene da galeotto, e forse anche un po’ per essere in carcere quasi 40 anni in carcere, e per lo stesso motivo credo da troppo tempo. Quando ho ottenuto il diploma ero abbiano avuto il barbaro coraggio di appiopparmi anche un “eterno deportato” e per giunta già un vec- una condanna con fine pena 99-99-9999. Mai! chio. Se mettiamo insieme tutte queste cose, qual- Forse vi sembrerà strano che pur sapendo che ho che dubbio sui miei meriti rimane, anche perché da scontare ancora oltre 9000 anni di carcere, viva nel campo della scuola mi sono sempre sentito più il tutto con serenità, anche se io credo che di strano vicino a un somarello che a un secchione. ci sia solo tanta giustizia ingiusta… che ha perso Non mi sono ancora presentato, sono Mario Tru- decoro e dignità. du, nato ad Arzana (OG), un paesotto di pastori e contadini arrampicato sul massiccio del Gennargen- Solo se favorevole al detenuto tu, nel cuore della Sardegna, e da quando sono nato, l’11 marzo 1950, fino al 12 maggio 1979, giorno del I miei 38 anni di carcere sono stati interrotti solo mio arresto, sono vissuto su quelle terre impervie da 10 mesi di latitanza, periodo che va dal giugno e selvagge. Condividevo e lottavo per quel territorio 1986 all’aprile 1987, i rimanenti 37 anni li ho vissuti alla pari con i cinghiali e quando furtivamente capi- dentro un loculo. Niente paura sono ancora vivo. tava d’incontrarci scappavamo sbuffando in direzio- Negli ultimi 3 anni ho scritto vari libri, e due sono ni opposte. stati anche pubblicati, la mia autobiografia “Totu sa beritadi” (Tutta la verità) e “Cent’anni di memoria”, Fiero di essere ogliastrino racconto epico della mia terra, della mia gente, tutti curati dall’amica giornalista Francesca de Carolis, Ho subito due condanne per sequestro di persona casa editrice “Stampa alternativa”. a scopo di estorsione, una a 30 anni e un’altra all’er- Ora mi trovo nel carcere di Oristano. Dopo 15 gastolo, e qui ci sarebbe bisogno di un approfondi- anni di deportazione nel continente, mi è stato con- mento, ma se avrò un’altra possibilità magari lo farò cesso di rimettere piede in Sardegna, la mia terra. nella prossima puntata. Ora vi presento come dopo 38 anni di carcere mi si Voi magari penserete che io rimpianga di non es- risponde alle mie richieste di permesso, che vengono sere nato magari in una metropoli, ma non è così. Io respinte “pur prendendo atto dell’impegno culturale sono fiero di essere ogliastrino, di essere un discen- che ha contrassegnato il percorso trattamentale di dente di una stirpe di uomini forti, fieri, solidali fra Mario Trudu e anche a voler prescindere dal fatto che di loro, gente di un coraggio smisurato. Quella era la i reati commessi dal Trudu sono particolarmente gra- stirpe dei nuragici, la mia stirpe. vi e ritenuti dal legislatore assolutamente ostativi alla Oggi il mio paese è in prima fila per essere studia- concessione di qualunque beneficio penitenziario, se to per il DNA della sua gente, fra le più longeve. È non accompagnato da uno atteggiamento di collabo- come fosse abitato da persone eterne, forse ci vivono razione con la giustizia (art.4 bis O.P.)”. La conclu- dei semi-dei, e non c’è da meravigliarsi, se diamo sione è che ogni mia richiesta viene respinta perché ascolto a ciò che la leggenda ci tramanda. Si dice che l’art.30 2°comma contempla solo permessi in caso il popolo sardo discenda dal popolo licio, un popolo che un famigliare sia in imminente pericolo di vita… di una regione del sud della Turchia. O forse è il con- Cosa dire!!! È una risposta scontata, prestampata trario, ma solo completati da sempre. gli studi sul DNA si potrà Ho scritto altre volte che sapere con certezza. la legge, secondo me, non Se questo fosse vero è da ritenersi una formula non ci sarebbe da mera- matematica con regole fis- vigliarsi se in noi c’è un se, rigide, dove non c’è spa- po’ d’immortalità. Verso zio per l’interpretazione. La i 1180/1200 anni avanti legge si può, si deve inter- Cristo, nel periodo della pretare, ma questo si po- guerra di Troia, quel fie- trebbe fare con un proprio ro popolo era guidato da ragionamento, come fanno Re Serpedone, che si dice tanti altri Magistrati, che fosse il figlio di Zeus (il concedono lo stesso tipo di Supremo dell’Olimpo) e beneficio da me richiesto, e di Laotamia misera mor- non sempre per reati come tale. Ecco perché una il mio, e non sempre con parte consistente dei miei 40 anni di pena espiata, e concittadini oggi vive ol- per giunta a persone molto tre cento anni, e io sono meno vecchie di me. E que- figlio di quella nobile stir- sti Magistrati non credo si- pe, senza età, senza fine… ano persone sprovvedute o come è la mia condanna. fuorilegge!!! Mario Trudu carcere 71 te varie cose, o fa finta di non ricordare, di non sapere. Dicono che il legislatore ha legiferato in quel senso, ed è vero… ma Signori! l’ar- ticolo 25 della Costituzione, per chi non lo sapesse dice: “nessuno può essere giudi- cato se non in forza di una legge entrata in vigore prima del fatto commesso”, mentre a me l’art. 4 bis (che compor- ta l’ostatività a tutti i benefici) mi venne applicato retroattivamen- te nel 2001 d’ufficio, 22 anni dopo il mio arresto. Eppure la normati- va penale stabilisce che una legge può essere applicata retroattiva- mente solo nel caso in cui non sia peggiorativa, ma migliorativa della situazione del condannato. Io mi domando dove sono i miei vantaggi nell’avermi applicato l’art. 4 bis re- troattivamente? Se mi ha seppellito vivo per l’eternità?!! Si parla anche di atteggiamento collaborativo che uno dovrebbe te- nere per superare l’ostatività, e anche qui si dimentica che pen- tirsi significa cambiare dentro, rielaborando gli errori com-

Mario Trudu messi, se errori ci sono stati. Il pentimento non è una merce che può essere scambiata con la liber- tà. Se si fa questo, dov’è il pentimento?! Dopo oltre 38 anni di carcere mi viene da pensare Ma per il nostro Stato l’importante è che uno parli che chi mi giudica non abbia capito un cavolo di Ma- e metta altre persone in carcere, allo Stato poco rio Trudu, o magari si è messo in testa che io sia uno importa se i nomi fatti delle persone accusate siano stupido e qualsiasi risposta mi si dia mi sta bene. colpevoli o meno, l’importante è che uno accusi altre Signori! Sarà bene che pur con tutte le pastoie persone, che umilii la sua persona. Questo è un vero che avete messo a questo “stupido”, non riuscirete e proprio ricatto. In Italia ogni cittadino in giudizio mai a passargli davanti pensando che lui non se ne ha la facoltà di rispondere o meno, quindi nessuna accorga. Corte può obbligarlo a deporre se lui non vuole, que- Nelle risposte di rigetto alle mie domande di be- sto è il “diritto al silenzio”, previsto e tutelato dalla nefici, si parla sempre della gravità dei reati per i legge. Mentre da noi ostativi si pretende che si parli, quali sono stato condannato e per i quali ho espiato pena la libertà! la pena… Alle volte con queste contraddizioni mi sembra di trovarmi in diverso paese… Ma Mario Trudu, essen- E lo sa anche lo Stato do uno che stima la vita ed essendo stato struttura- to in modo tale da non potersi mai autodistruggere, Apro una parentesi: in coscienza non saprei ri- continuerà a scontare la sua pena, consapevole di spondere se il carcere affrontato, anche s’è tanto, avere sbagliato, ma sa anche che la sua pena ha fi- sarebbe sufficiente per il reato commesso. Qui solo nito di scontarla da tantissimo tempo, e lo sa anche Dio potrebbe darvi una risposta certa, e se questo lo “Stato”. essere superiore esiste, non credo che se interpella- to possa rispondere che 40 anni di carcere non sono Cordiali saluti sufficienti. Se così fosse sarebbe un Cristo da tirare Mario Trudu giù dall’altare e rimettere in croce… ma che la mia pena sia già espiata, in base alle leggi di questo pae- Fine pena 99-99-9999 mai sotto, posso gridarlo senza ombra di dubbio. In carcere dal 12 maggio 1979 Chi oggi ancora decide di me, dimentica anche tan- Presone de Massama su 22 demau de su 2017

72 carcere Lettera 19 da New York testo e foto di Santo Barezini

Questo è un paese militarista e patriottico, una Il paradiso nazione che si stringe sempre attorno ai ragazzi che partono sorridendo e li piange davvero quando tor- degli eroi nano coi corpi straziati, stretti nelle bandiere. A fine maggio in tutto il paese i sacrari si riempio- no di bandierine a stelle e strisce, portate da volon- Per un giorno nessuna protesta né tari, scolaresche, scout. contestazione al presidente Trump. È il Memorial Day, dedicato al milio- Ideali e interessi economici L’alzabandiera quel giorno è un rito particolar- ne di cittadini statunitensi morti in mente solenne, da celebrare con precisione: si deve guerra. Qualunque guerra. montare la stoffa sui pennoni stando ben attenti a che non tocchi mai la terra. È il trionfo della retorica patriottica All’alba le bandiere vengono sollevate repentina- e militarista. Non tanto diversa da mente, con gesto gagliardo, fino in cima, a significa- re la determinazione della nazione; sono poi calate a quella dell’Isis. mezz’asta, per onorare i caduti; infine, dopo mezzo- giorno, riportate su, a significare che il loro sacrifico non è stato vano, che la lotta continua. Lotta per la “Avete perso figli e figlie, mariti e mogli, madri e libertà, ma anche per mantenere un certo stile di padri. Ciascuno di loro aveva un nome, una storia, vita, perché, bisogna dirlo, ogni volta che gli Stati dei bellissimi sogni. Essi erano angeli inviati da Dio Uniti si sono gettati in una nuova avventura bellica e tutti ora condividono lo stesso titolo, quello di veri i loro leader, per convincere la nazione, non han- eroi. Sebbene siano stati tra noi solo per un tempo no mai mancato di sottolineare, accanto agli ideali, breve prima che Dio li richiamasse a sé, la loro eredità anche gli interessi economici in gioco: una guerra durerà in eterno”1. per acquisire materie prime strategiche, un’altra per Parola del presidente. garantire a tanti automobile e lavatrice2. Popolo di idealisti e di consumatori, attaccato al suo piccolo L’alba del Memorial Day si è affacciata quest’an- sogno americano. no su una New York piovosa e freddina. A dispetto della giornata grigia, tanti non hanno rinunciato alla “Oggi onoriamo i guerrieri coraggiosi che hanno tradizionale grigliata in compagnia di amici e parenti dato le loro vite per le nostre, che hanno trascorso gli e dalle prime ore del mattino i prati sono stati pun- ultimi istanti su questa terra nella difesa di questo teggiati da gruppi intenti ad alimentare carbonella Paese e della sua gente. Le parole non possono espri- nei barbecue trascinati da casa. L’aria si è presto ri- mere la profondità del loro amore, la totalità del loro empita dell’odore della carne sfrigolante sulle griglie. coraggio. Possiamo solo augurarci che ogni giorno noi Il Memorial Day cade nell’ultimo lunedì di maggio, sappiamo dimostrarci degni del loro sacrificio e del è la giornata in cui si onorano i soldati americani sacrifico dei loro familiari, delle persone amate che morti sui campi di battaglia di tutte le epoche. Sono hanno lasciato”. più di un milione di uomini e donne che hanno dato Parola del presidente. la vita per questo paese, morti: “per la patria, la li- bertà e la giustizia”, come si dice nei discorsi ufficia- In quel giorno di primavera il mito patriottico si li. Tutti vengono ricordati quel giorno, anche il gene- gonfia di misticismo. I soldati diventano guerrieri e rale Custer massacratore di donne e bambini indiani l’America risorge nella purezza dei suoi ideali. I bam- e gli uomini del suo settimo cavalleggeri, annientati bini e le donne cheyenne massacrati sul Sand Creek, a Little Bighorn; anche i militari andati ad ammaz- i contadini bruciati in Corea nelle loro povere case, zare povera gente in Indocina. La morte in battaglia i torturati di Abu Grahib e i prigionieri di Guanta- cancella ogni misfatto. namo: tutto scompare nel giorno della memoria e

New York 73 anche gli assassini di My Lai,3 se fossero in seguito per abbattere il male. Non si sono sacrificati per la caduti in azione, conterebbero nel novero degli eroi fama, per i soldi e nemmeno per la gloria, ma per il quanto i ragazzi morti sulle spiagge di Anzio o sulla loro paese”. costa della Normandia. Parola del presidente. Quel giorno però ho avvertito indifferenza fra le famiglie intente a mangiare negli accampamenti im- Qualcuno lo avrà fatto anche per i soldi, magari provvisati sui prati. Avevano delimitato il territorio perché era l’unico modo di sbarcare il lunario, ga- con le bandierine, piantate in terra e appiccicate ai rantire gli studi ai figli, avere una buona copertura tavoli, ma non direi che il loro pensiero fosse rivolto sanitaria. Il grande generale MacArthur, comunque, ai caduti. con tutta la sua bella retorica dell’eroe, ha finito per Del resto attorno alle grigliate c’erano anche tanti ritirarsi a vita privata dopo più di cinquant’anni pas- portoricani e messicani e forse per loro, come per sati a mandare giovani ad ammazzare e a farsi ucci- me, il Memorial Day è solo una giornata di festa da dere, convinto che quella fosse la missione che Dio passare in famiglia, una delle poche in cui il padrone gli aveva affidato4. È andato in pensione col petto pe- non ti reclama al lavoro. Ma un giorno i figli di quei sante di medaglie ed il fegato corroso dall’alcol e alla latinos che si spaccano la schiena per pochi dollari, fine non se l’è portato via una pallottola o una grana- potrebbero decidere di inseguire il sogno del guer- ta ma la cirrosi epatica, come un mortale qualsiasi. riero, arruolarsi coi gringos e andare ad allungare la Una fine banale, decadente, per un ufficiale che ha lista degli eroi, che provengono spesso dalle file dei partecipato con entusiasmo a così tante carneficine. più poveri.

“Il generale MacArthur disse che il soldato chiama- Tornati a casa nelle bare, to a offrire la vita per il suo paese rappresenta il più decorati per l’occasione nobile sviluppo del genere umano. In questo venerato Il presidente, come da tradizione, ha tenuto il suo sacrario onoriamo i più nobili fra noi, uomini e donne discorso dal palco montato nel cimitero militare di che hanno pagato il prezzo più alto per la vittoria e per Arlington, nei pressi della capitale: un’impressio- la libertà. Offriamo il nostro tributo a quelle anime co- nante distesa di prati verdi e lapidi bianche a perdita raggiose che si sono gettate nel fuoco dei fucili, hanno d’occhio, ultimo giaciglio di oltre quattrocentomila ruggito nella battaglia e sono corse dentro l’inferno giovani caduti in guerra. Erano presenti le famiglie

New York (Usa), 29 maggio 2017 - Targa per le medaglie d’onore nello Stato di New York a Times Square. Massima onorificen- za militare negli USA. Si vede che sono stati decorati militari di guerre indiane e guerre di conquista.

74 New York New York (USA) - Veterano di guerra disabile gestisce il classico carretto che vende hamburger e patatine per la strada

di militari morti in Afghanistan ed Iraq. nell’età in cui la vita sorride. Per una volta la nazione si è stretta attorno al Negli USA è vietato vendere alcolici a chi ha meno suo controverso capo. Niente contestazioni, stri- di ventuno anni, ma a sedici si può già entrare nell’e- scioni, slogan. La commozione è corsa sugli scher- sercito: a quell’età non puoi bere, ma puoi imparare mi di tutta l’America, mentre il presidente elencava a disprezzare e ammazzare il nemico. I reclutatori i meriti di ragazzi tornati a casa nelle bare, decorati vanno anche nelle scuole, blandiscono i giovani con per l’occasione. promesse di salario sicuro, studi, carriera, assicura- zione medica. Molti veterani, poi, finiscono per stra- “Chris amava il suo paese con tutto il suo essere. da a vendere hot-dog o a mendicare, ma i giovani Era un ragazzo tosto, talentuoso. Si era specializzato non li vedono, si lasciano abbagliare dalla prospetti- come cecchino ed era uno dei migliori. In tutto quello va di un futuro glorioso. che faceva pensava solo a come meglio servire Dio, la Il discorso del presidente ha resuscitato le ambi- sua famiglia ed il suo paese. Nel 2011 è stato inviato zioni più pure di questo paese contraddittorio, quel- in Afghanistan. Con la sua missione ha aiutato ad la mai morta illusione di essere portatori di civiltà in uccidere terroristi pronti a distruggere vite innocenti. punta di baionetta. Chris ha sacrificato la vita per proteggere i suoi com- pagni e tutti gli americani. A soli 26 anni si è garantito “Alle famiglie dei decorati dico: Dio è con voi e i un posto nel nostro cuore per l’eternità”. vostri cari sono accanto a lui. Sono morti in guerra Parola del presidente. così che noi si possa vivere in pace. Sono convinto che Dio abbia un posto speciale in paradiso per coloro che Anche le spoglie di Chris riposano ad Arlington. hanno dato la vita affinché altri possano vivere liberi Nel vedere la giovane vedova mi sono affiorate alla dalla paura e dall’oppressione”. mente domande inutili, senza risposta. Aspettava Parola del presidente. il ritorno di un soldato vivo o di un eroe morto? Che ne farà di una medaglia alla memoria? In che Le stesse idee con cui certi imam riempiono la te- senso uno sniper serve Dio, patria e famiglia? Come sta dei ragazzi che vanno a farsi esplodere fra la gen- si manifesta l’amore di Dio verso chi ha scelto la te, convinti di conquistarsi così il paradiso: anche professione di cecchino? Uno addestrato a nascon- quelli che l’America ha giurato di distruggere hanno dersi e uccidere sconosciuti senza porsi domande, un posto speciale accanto a Dio. Quale sarebbe allo- che per questo ha lasciato a casa la giovane moglie ra la reclamata superiorità morale?

New York 75 Invocare dio? Una costante infedeli con la benedizione di Dio. Nessuno qui ha avvertito la contraddizione nelle parole del presiden- La distinzione diventa sottile, indecifrabile. Risie- te, forse perché ognuno è abituato a contare solo i de forse solo nel modo di selezionare gli assassini e propri morti, vedere solo le proprie ragioni. nella tecnica utilizzata per uccidere. Da una parte Mi tornano alla mente i discorsi di mio padre, si gettano nel baratro dei giovani senza divisa, vota- quando urlava il suo disgusto per la guerra che gli ti al martirio, coi loro mezzi rudimentali d’omicidio: avevano imposto: da una parte e dall’altra del fronte, cinture esplosive fatte in casa, coltelli, automobili e raccontava, ogni battaglione aveva con sé un cappel- camion in affitto. Dall’altra i martiri involontari si lano che, prima della battaglia, impartiva la bene- arruolano secondo legge, hanno divise formidabili dizione; ad ogni soldato che stava per lanciarsi alla e tecnologie sofisticate, con buona soddisfazione di carica veniva detto che Dio era dalla sua parte e la ingegneri e costruttori. Fanno il lavoro sporco per sua causa quella giusta. Dio era da tutte le parti. noi, che ce ne stiamo a casa, tranquilli e incolumi. “L’abutudine ad invocare Dio da parte dei presi- La parola d’ordine è per tutti la stessa: uccidere gli denti è una costante che si ritrova in tutta la storia del paese”, esordì lo storico Howard Zinn in un in- tervento al Massachussets Institute of Technology di Cambrige nel marzo 2005, parlando della questione dell’eccezionalismo americano,5 e continuò: “L’idea di essere destinati da Dio è molto pericolosa, spe- cialmente quando si combina con un’immensa forza militare. Quando si ha l’approvazione di Dio non si avverte più il bisogno di applicare la morale umana.

a sinistra: New York (USA) - Veterano mendicante per le strade sotto: New York (USA) - Poveri fuori della porta dell’ostello dell’e- sercito della salvezza. Spesso ospita anche veterani di guerra

76 New York Chiunque oggi reclami il sostegno di Dio dovreb- be però ricordarsi che le truppe d’assalto naziste portavano inciso Gott mit uns sulle cinture”. Ancora Zinn, in un intervento sulla disob- bedienza civile dell’otto- bre 2008, a Denver, nel Colorado, contestava chi lo accusava di essere antipatriottico, un vero marchio di infamia ne- gli USA: “Patriottismo significa forse sostenere il governo? No, paese e governo non sono la stes- sa cosa. Quando sentite un giovane arruolato che sostiene di andare a com- My Lai (Vietnam) - Questa foto del massacro divenne un manifesto del movimento contro la battere in Iraq per il suo guerra. Le citazioni sul poster (“Domanda: anche i bambini? Risposta: anche i bambini”) sono paese, sappiate che quel riprese dall’intervista rilasciata dal soldato Paul Meadlo a Mike Wallace, della CBS, nella qua- giovane è stato ingannato. le ammise di aver partecipato al massacro di My Lai uccidendo uomini, donne e bambini Non va a combattere per il suo paese e se dovesse morire non sarà morto per essere cattivi. La guerra corrompe tutto e tutti”. il suo paese, sarà morto per Bush, per Cheney e per Se il Memorial Day diventasse occasione di riflet- conto di quelle imprese che fanno affari d’oro grazie tere su parole come queste, le cose potrebbero cam- alla guerra”. biare e forse ci sarebbero meno famiglie a piangere sulle tombe dei loro cari, meno insopportabile retori- Barbecue e campi di battaglia ca patriottica. Si potrebbe pensare a come superare l’inevitabilità della guerra, il culto del guerriero. Ci si Quel milione di americani che vengono onorati potrebbe mobilitare contro il militarismo dominante. ogni anno nell’ultimo lunedì di maggio, non sono Ma Zinn è morto da nemico della patria e il ventinove certo tutte vittime innocenti, ma tutti sono stati in- maggio nessuno ha contestato quell’idea, astrusa e gannati. Hanno creduto di combattere per la patria fondamentalista, del posto speciale in paradiso per i e invece sono morti per far arricchire qualcuno che soldati caduti in battaglia. Nessuno ha tentato l’ana- se ne stava al sicuro. Dietro ogni soldato che muore logia con le grida di fuoco di altri estremisti. e ogni giovane che si fa esplodere c’è quasi sempre Quel giorno la carne, come sempre, ha sfrigolato qualcuno che ci guadagna. sulle griglie, simulacro di tutte le carni bruciate sui campi di battaglia. “Da quando le prime fucilate della rivoluzione han- no tuonato, americani coraggiosi di ogni generazione Santo Barezini hanno risposto alla chiamata nell’ora del bisogno ed hanno combattuto per la libertà. Oggi una nuova ge- 1 Tutti i corsivi sono tratti dal discorso tenuto dal presidente nerazione di patrioti americani sta lottando per vin- Trump il 29 maggio 2017 dal cimitero nazionale di Arlington, cere la lotta contro il terrorismo. Essi rischiano la vita Virginia, in occasione del Memorial Day. per proteggere quella dei nostri cittadini da un nemico 2 Come sottolineato da Susan A. Brewer, professoressa di storia che provoca la morte di innocenti e ha dichiarato guer- all’università del Wisconsin, a conclusione del suo interessante ra all’umanità intera”. studio sulla propaganda di guerra negli USA: “Why America Parola del presidente. Fights” (Oxford University Press, 2009). 3 Nel marzo 1968 una compagnia di fanteria USA distrusse il “Dobbiamo tenere a mente che anche la guerra è villaggio di My Lai in Vietnam, massacrando tutti gli abitanti, terrorismo e i governi, con la loro potenza, possono oltre 500, inclusi i bambini. L’orrore venne alla luce grazie a commettere atti di terrorismo più terribili di quelli testimonianze ma inchieste e processi si risolsero in una farsa compiuti da organizzazioni come Al-Queda, l’Ira o e i politici dell’epoca, incluso il presidente Nixon, giustificarono l’Olp”. Le parole di Zinn, pronunciate quasi un de- il comportamento dei militari, sebbene paragonabile a quello cennio prima, sembrano voler replicare a quelle del dei nazisti. presidente. “In guerra si pensa sempre di essere i 4 Secondo quanto disse lo stesso MacArthur. buoni contro i cattivi, ma non è così. Quelli dall’altra 5 Vedi “A” 418 (estate 2017), “Seduto sopra una polveriera”, pp. parte possono essere cattivi e noi, allo stesso tempo, 87-92.

New York 77 à nous la liberté di Felice Accame

di riservare il proprio sapere per i propri figli e per La mela di Ippocrate i figli del Maestro e, ovviamente, dell’impegno che il medico contrae nei confronti del malato: deve fare del proprio meglio per lui, non può somministrar- gli farmaci mortali e dovrà astenersi da ogni azio- 1. ne corruttrice, non lo potrà operare del “mal della Sappiamo tutti com’è nata la guerra di Troia – pietra” – per il quale, evidentemente, si doveva ri- per questioni estetiche. Andò così: Eris, dea del- chiedere l’intervento di un macellaio di altra corpo- la discordia, ovviamente – con la nomea che aveva razione – e, ovviamente, dovrà mantenere il segreto – non viene invitata al banchetto – e lei si vendi- su quanto venuto a sapere, riguardo al paziente, ca. Butta lì tra gli invitati bicchieri e vol au vent in nell’esercizio delle proprie funzioni. mano una mela tutta d’oro su cui aveva scritto “alla più bella”. Da subito, l’atmosfera non è più quella di prima: 3. a chi tocca? Chi è la più bella? Com’è giusto che Come dicevo, come tutti i giuramenti anche il giu- fosse, tirano per la giacca Zeus – decida lui che è ramento di Ippocrate, di tanto in tanto, va aggiorna- il capo – ma quello da quell’orecchio non ci sente – to. Del “mal della pietra”, ovvero della calcolosi, oggi un capo davvero sveglio, fin che può cerca di non si occupano i medici che, con i chirurghi, nel frat- inimicarsi nessuno dei suoi potenziali elettori. Dice: tempo, sono diventati pappa e ciccia. Scorro il Co- “La più bella? Decida il più bello?”. E chi è il più dice di Deontologia Medica approvato recentemente bello? Tal Paride, principe di Troia che, al momen- dalla Federazione Nazionali degli Ordini dei Medici to, come tirocinio fa il pastore. Chirurghi e degli Odontoiatri e, constatando innan- Portano allora a Paride le tre pretendenti prin- zitutto come il testo, nei secoli, tenda ad espandersi, cipali e lì, prima che lui si pronunci, cominciano giungo all’articolo 76 – titolato “Medicina potenziati- le manovre di corruzione: in cambio del voto, una va ed estetica” – e lì mi fermo. gli promette la sapienza e l’imbattibilità, l’altra la Dice questo articolo, infatti, che “il medico, quan- ricchezza e il potere e l’altra ancora, tal Afrodite, do gli siano richiesti interventi medici finalizzati al una che evidentemente la sa lunga sulla vita ses- potenziamento delle fisiologiche capacità psico-fisi- suale dei giovani pastori, gli promette l’amore del- che dell’individuo, opera (…) secondo i principi di la più bella donna del mondo. Paride abbocca e, precauzione, proporzionalità e rispetto dell’autode- detto e fatto – addio pecore –, consegna la mela a terminazione della persona, acquisendo il consenso quest’ultima e in un amen si ritrova fra le braccia informato in forma scritta”. Immagino che produt- accoglienti di Elena, legittima moglie di Menelao, re tori di viagra e di sostanze dopanti in genere stiano di Sparta. Non l’avesse mai fatto – chissà quanti ac- festeggiando: la ratifica sociale del “potenziativo” è cidenti gli hanno mandato quelli che, poi, ci hanno avviata – con tutti gli utili conseguenti – e sembra rimesso la pelle. mancare pochissimo a quel “soma” – o droga di Stato – che, allo scopo di estirpare alla radice il pensiero negativo, veniva distribuito agli abitanti de Il mondo 2. nuovo preconizzato da Aldous Huxley già nel 1932. La vita di Ippocrate di Coo sembra collocabile tra il 460 e il 377 a. C. A costui si deve il testo di un Glossa al punto 3. giuramento al quale – fatti i dovuti aggiornamenti – Che cosa sia l’autodeterminazione della persona, hanno il dovere di sottostare tutti coloro che hanno ovviamente, è tutto da vedere. Non solo sul piano scelto la professione medica. Tuttora. strettamente epistemologico è difficile definirla – e Nei vari articoli di cui si compone questo giura- più passa il tempo e sempre meno contorni chiari mento si parla della stima che il medico deve avere ha (si pensi a come le neuroscienze hanno messo per il proprio Maestro; della necessità che, in cam- in crisi la vecchia nozione di “libero arbitrio”) –, ma bio dell’insegnamento della propria arte, non debba anche sul piano, diciamo così, della pratica alla buo- essere richiesto compenso alcuno; dell’opportunità na – si veda la discussione in atto sull’obbligatorietà

78 attenzione sociale delle vaccinazioni – lascia parecchio a desiderare. Ci duare come “mercato”. sono momenti della vita in cui te la attribuiscono vo- lentieri, questa autodeterminazione – per esempio, Glossa al punto 5. quando sei accusato di un reato –, e momenti in cui Aposematici sono quei colori di cui sono dotati al- – per esempio, quando sei bambino e quando sei an- cuni insetti e che, a quanto pare, hanno la funzione ziano – non te l’attribuiscono nemmeno per scherzo. di avvertire a distanza l’incauto predatore che è me- glio lasciar perdere – che come alimento, il soggetto che li può sfoderare, fa veramente schifo. Perlopiù 4. sono il rosso, il giallo, l’azzurro e l’arancione. Mi sta- Ma l’articolo 76 prosegue: “il medico, nell’esercizio vo chiedendo se, come strategia diversiva per reperi- di attività diagnostico-terapeutiche con finalità este- re un partner sessuale, non stia avvenendo qualcosa tiche, garantisce il possesso di idonee competenze di analogo – pensavo alle estese planimetrie di certi e (...) non suscita né alimenta aspettative illusorie, tatuaggi - nell’evoluzione culturale dei corpi umani: individua le possibili soluzioni alternative di pari ef- come dire che, al rapporto si è disponibili, ma che ficacia e” – ci mancherebbe altro – “opera al fine di questo rapporto è molto impegnativo. garantire la massima sicurezza delle prestazioni ero- gate”. E qui l’espansionismo della medicalizzazione, andando ben oltre l’ambito circoscritto da Ippocrate, 6. raggiunge il suo apice. A costo del buon senso, d’ac- La leggenda di Paride, però, insegna anche un’al- cordo, perché stabilire la “pari efficacia” delle alter- tra cosa – politicamente più rilevante: che il criterio native – ovvero uno stato futuro – e nella “massima estetico – peraltro non definito da nessuno – lascia sicurezza” lo si può fare, davvero, soltanto susci- il tempo che trova, visto che, alla finfine, il giudizio tando “aspettative illusorie”. Ma anche a costo della conclusivo è ottenuto con la corruzione. Ciascuna correttezza metodologica o, per dirla in altri termini, delle tre concorrenti promette qualcosa in cambio della scientificità stessa della disciplina. del voto. Di concorrere per la loro sola bellezza non D’accordo, come viene giustificato il doping, viene ci pensano neppure. Paride sceglie in base a tutt’al- anche giustificata la chirurgia estetica – questo è il tri criteri. Ed è la guerra. Ci si pensi: tanta deon- senso delle cose –, perché alle ghiotte e promettenti tologia professionale – tanto tradimento della de- fette di mercato non si può rinunciare a cuor leg- ontologia professionale, tanti argomenti zoppicanti gero. Ma, annoverando fra le attività diagnostiche a giustificazione del proprio operato – e, alla fine, i anche quelle con “finalità estetiche”, al medico tocca motivi sono altri. una facoltà del tutto nuova, una facoltà che nella sua tribolata storia mai ha avuto – riequilibrare due Felice Accame zigomi, gonfiare labbra, rialzare palpebre, tagliar via pannicoli adiposi, raddrizzare tibie, e via manipolan- Post scriptum: Mi accorgo anche – leggendo l’ar- do per un catalogo in offerta sempre più vasto – e ticolo successivo – titolato alla “Medicina militare” che ne fa, hic et nunc, un novello Paride. (concetto su cui si potrebbe spendere un libro inte- ro) – che le “conoscenze scientifiche più aggiornate” sono richieste al “medico militare”, ma non a quello 5. “potenziativo ed estetico”. La virtù guerresca, insom- Con ciò tutta la gamma dei criteri estetici prodot- ma, ha ancora il predominio sulla vanità. ti dall’evoluzione naturale – si pensi ai manti delle zebre, alle penne dei pavoni o ai colori aposematici di certi insetti e ai corrispettivi di que- ste soluzioni negli esseri umani – fi- nisce nella pattumiera della Storia – della nostra Storia e, prima o poi, per lo strapotere dell’uomo, della Storia di tutti i viventi. Nel momento stesso in cui sanano una differenza, i novelli Paride ottemperano ad un paradigma, ovvero ad un termine di confron- to, e non sarà inutile, allora, far notare che questo paradigma è deciso da qualcuno – qual- cuno che stabilisce i modelli vincenti, quelli cui, in nome dell’estetica, vengono ridotte tutte le differenze e che non si fa fatica alcuna ad indivi-

attenzione sociale 79 Rassegna libertaria

California 1967/ i Diggers, insediato a San Francisco e di una sessualità più libera, l’insofferenza precisamente nel quartiere di Haight per una società che discriminava aper- 50 anni fa Ashbury. tamente i suoi componenti dalla pelle i Diggers, Il nome, copiato dagli zappatori espro- scura, il rifiuto dell’aggressione arma- priatori inglesi del XVII secolo, non stava ta al Vietnam e, non meno importante, tra arte a indicare alcun ritorno alla terra, ma sim- l’affermarsi presso i giovani ribelli di un e sovversione boleggiava l’urgenza di dare una risposta prodotto sintetizzato nei laboratori svizzeri concreta alle prorompenti esigenze di una della Sandoz nel 1938 e divenuto celebre gioventù proiettata verso l’esplorazione come LSD. Oggi sappiamo che parte Tra le ricorrenze del 2017 oltre al di spericolati sentieri esperienziali. Nati delle energie che fecero soffiare un po’ macigno del secolo trascorso dalle due all’interno del Mime Troupe, collettivo ovunque il vento di Haight Ashbury – qui rivoluzioni russe (chissà perché di quella dedito a un teatro-guerriglia di derivazione da noi furono i capelloni gli apostoli del di marzo non si dice mai niente) e al brechtiana, si diedero ad espanderne e verbo fricchettone – ne avrebbero presto quarantennale dell’ultima abortita insur- radicalizzarne le tecniche mettendo com- decretato il declino. rezione europea (tutta italiana, non sto pletamente in discussione la separazione Durissimo fu l’impatto con l’incontrol- parlando dei punk inglesi) ci sono pure tra vita reale e performance secondo una labile mostro della spettacolarizzazione, i cinquant’anni della Summer of love, prospettiva individualista e libertaria. orde di giornalisti e di turisti in caccia di ritenuta a ragione o a torto ipocentro del Mentre il Mime Troupe prima e poi l’ALF hippy ruspanti, mercificazione e prosti- sisma culturale che dalla costa occiden- (Artist Liberation Front) si adoperavano tuzione dilaganti in un’atmosfera tossica tale degli Usa propagò nel mondo intero per «portare il teatro, la pittura, la musica dove a marijuana, LSD e mescalina si onde sussultorie di pacifica liberazione verso la gente, in particolare chi abita aggiunsero oppio ed eroina, con il conse- individuale e collettiva - oppure di sfacelo nei quartieri non privilegiati», i Diggers guente proliferare di spaccio e malavita. a base di sesso, droga & r’n’r, a seconda si chiedevano: «poiché la promessa del Come riportato nei documenti in appen- dei gusti. teatro è sospendere l’incredulità dello dice, già nell’estate del 1967 i Diggers Il saggio di Alice Gaillard (Diggers: spettatore riguardo a quello che vede intuirono come quel grande movimento in Rivoluzione e controcultura a San e permettergli di entrare in un quadro in piena espansione cominciasse a barcolla- Francisco 1966-1968, Nautilus, Torino cui gli viene proposta un’altra realtà per re e in che misura il festival di Monterey, 2016, pp. 184, € 15,00) corredato di la durata dell’opera, perché non estendere sua massima celebrazione, costituisse un’ampia documentazione grafica e di questa sospensione nella realtà della vita in fondo l’atto conclusivo della sua fase un’esauriente introduzione storica agli di tutti i giorni e cancellare i confini tra più vitale e l’inizio di epoche virate in toni eventi del 1966-67 (superflua per gli ap- spazio pubblico e spazio privato, e recitare cupi. Ma a quel punto i Diggers erano già passionati di vetuste culture alternative, in modo che emerga il nuovo mondo che diretti altrove. necessaria per chi sia a digiuno dei varî si augurano di far nascere?» Kerouac, Marcuse e Ginsberg), è foca- L’enunciato potrebbe sembrare fumoso Giuseppe Aiello lizzato su un piccolo gruppo di attivisti, e invece questi freaks estremisti orga- nizzarono in una spontanea collettività pasti gratuiti, cure mediche, negozi free (nel doppio senso di “libero” e “gratuito”) Arte ir-ritata/ in cui ribaltarono l’idea di merce, e una lunga serie di life-acts, dove vita, strada Roba da matti e rappresentazione scenica cercavano di fondersi per entrare in sintonia con La creatività è una risorsa vitale indi- quella luminosa e variopinta rivoluzione spensabile per noi esseri umani, grazie psichedelica. alla quale, da sempre, siamo riusciti a Il contesto che aveva permesso la re-immaginare e quindi re-inventare noi nascita di questa esplosione di creatività stessi. In virtù di questa caratteristica, o era formato da una serie di elementi che predisposizione, abbiamo portato modi- ne determinarono l’enorme successo di fiche e cambiamenti nel mondo intorno a immagine. Si affacciavano in simultanea noi fin dalle origini più remote della nostra nel paese più ricco del mondo l’esigenza presenza come specie animale umana.

80 cultura Ma è interessante notare che gran parte museo a essa dedicato. Allo stesso modo della mente che perde la sua spaziosità delle zone di maggiore interesse per la esiste un archivio di Arte ir-ritata che sta intrinseca” e a ragionare su tutto questo presenza di arte rupestre si trova in luoghi cercando un posto dove le opere possano perché “forse è proprio quando persone dove l’umanità di allora ha trovato ostacoli essere incontrate stabilmente e dove si e comunità si trovano a dover segnare il ai suoi spostamenti. Sembra che il ritro- possa scambiare questo sapere sociale. passo nel loro cammino che possono varsi a ridosso di queste soglie – masse Al momento la Casa dell’Arte ir-ritata è creare nuovi modi di significare il mondo, oceaniche, catene montuose – abbia in- solo virtuale ma comunque visitabile ed è nuovi orizzonti per l’immaginario personale tensificato la produzione simbolica, come nata l’idea di promuovere la costituzione e sociale”. Forse questa è l’opportunità se questa avesse la possibilità di aiutare di una casa diffusa dell’Arte ir-ritata che che abbiamo. nel superamento del limite. potrebbe aver spazio in centri culturali o L’arte ir-ritata (Sensibili alle foglie, abitazioni private che vorranno ospitare Silvia Papi Roma, 2017, pp. 127, € 16,00), curato una o più opere della raccolta. http://artenatura.altervista.org da Nicola Valentino, parte da questi pre- Un libro che può avvicinare ciascu- supposti e dedica la sua particolare e no di noi alla propria capacità espres- documentata attenzione a testimoniare siva, sfatare il mito del talento innato quel mondo creativo che si manifesta necessario a praticare qualsiasi forma Storia/ in situazioni estreme di coercizione – di espressione creativa, e far nascere carceri, istituzioni manicomiali, case di il desiderio di ritrovare il gusto perduto La vicenda riposo, ecc. – diventando cura di sé, dei GAF. Ma gli forza per continuare a vivere, fantasia per sopportare. altri? Oltre a questi luoghi assurdi anche molti contesti istituzionali più comuni, Contro la storia. Cinquant’anni quali aule scolastiche, uffici, aziende, d’anarchismo in Italia (1962-2012) talvolta persino gli ambiti familiari, pos- (Biblion edizioni, Milano, 2016, pp. 590, sono essere vissuti come angusti e mor- € 35,00), già rivela nel titolo l’ambizioso tificanti. Gesti creativi, forme espressive progetto, del tutto riuscito, di Giampie- ir-ritate – cioè nate da irritazione, come tro Berti di realizzare un’opera globale immediatamente suggerisce la parola, ma sul periodo considerato, sopratutto per anche, approfondendo etimologicamente quanto attiene la nascita e lo sviluppo il termine, fuori dal rito – sorgono allora del gruppo Materialismo e libertà prima per tras-portare chi le crea, per il tempo e successivamente dei Gruppi giovanili che le crea, in un altrove simbolico che anarchici federati (GGAF) e dei Gruppi diviene spazio di libertà e nuova iden- anarchici federati (GAF). tità. In questo senso sono esemplari i La sua opera fa venire in mente un altro banchi e/o le porte dei bagni scolastici importante libro della nostra letteratura, trasformati in espliciti luoghi di un altro- quello di Armando Borghi che, come l’au- ve evocato che aiuta a tollerare noia e tore, ha raccontato cinquant’anni di storia imposizioni. In maniera affine sono viste del gioco creativo. A questo proposito dell’anarchismo, dal 1898 al 1945. Meno le scarabografie, la forma più comune ci viene incontro il pensiero di Georges riuscito il tentativo per quanto attiene la e spontanea di dissociazione creativa, Lapassade, riportato nel testo, il quale storia delle vicende della FAI, che, per ovvero tutti quegli scarabocchi coi quali vedeva la condizione di adulto – colui quanto sia resa in modo circostanziato sovente vengono riempiti interi fogli di o colei che avrebbe raggiunto la forma e preciso, evidenzia soprattutto i difetti carta, ad esempio, durante poco inte- compiuta – come un falso mito sociale piuttosto che i pregi di questa organizza- ressanti riunioni lavorative. che in realtà non farebbe altro che bloc- zione. La FAI non viene compresa nel suo Un libro di grande ricchezza che in care e irrigidire la possibilità continua di importante ruolo organizzatore di energie qualche modo si intreccia con la più trasformazione/nascita che ogni essere attive e militanti, nonché editrice senza conosciuta Art Brut resa nota da Jan umano, in quanto creatura relazionale, soluzione di continuità, fin dal secondo Dubuffet che, già negli anni venti del costantemente ha, grazie ai mondi sociali dopoguerra, del giornale fondato da Errico secolo scorso, ruppe il collegamento che attraversa. Irrigidimenti e blocchi che, Malatesta. tra le patologie psichiatriche e le opere come si sa, bene non fanno. Attraverso pagine chiare e con alti prodotte da chi ne soffriva. Dubuffet, Un libro agile che si fa leggere con contenuti informativi l’autore valuta in artista a sua volta, affermava che l’arte interesse, di grande spessore umano ma sede storiografica la scissione del Mo- autentica non sta nei luoghi comodi fab- soprattutto un libro che mette in allerta vimento nel 1965, la sua diaspora in FAI, bricati per lei ma può essere prodotta riguardo a ciò che accade in noi quando FAGI, GGAF e successivamente GAF e solo da chi è estraneo al sistema delle la vastità interiore che ciascuno porta in GIA, la eterna questione dell’organizza- Belle Arti, da chi lavora, in condizioni sé viene compressa e avvilita (è evidente zione e tutto ciò che ha caratterizzato la drammatiche di solitudine, per “l’incanto che questo oggi sta accadendo in maniera storia del Movimento anarchico italiano, del loro solo autore”. costante, subdola e massificata). nel tumultuoso contesto storico-politico Una grande collezione di “Art Brut” Un libro, infine, che invita a compren- degli anni ‘70 e ‘80 in Italia. Sono pagine è raccolta ed esposta a Losanna in un dere la sofferenza come “esperienza dense con prese di posizione recise ed

cultura 81 autentiche, attraverso le quali l’autore dei GAF. All’interno di questa narrazione esprime con generosità le sue valuta- l’autore formula opinioni e punti di vista, zioni. Come sottolinea in premessa, taluni bisognevoli di chiarimento. Come aspettandosi inevitabilmente critiche ad esempio l’attribuzione di “anarchismo ed osservazioni. etico” alla rivista “A”, che sembrerebbe, Berti perviene dopo 550 pagine do- a parere di Berti, se non vado errato, un cumentatissime e piene di passione mili- revisionismo minimalista dell’anarchismo. tante, dalla quale, in quanto studioso, con Mentre a me sembra l’anarchismo plu- sforzo prende le distanze, per fornire una ralista concreto e attuale ed, in quanto narrazione oggettiva quanto più possibile, anarchismo malatestiano, correttamente ad una serie di domande che attengono e giustamente etico. Altro punto di dis- al futuro dell’anarchismo, che è già un senso è la negazione da parte dell’autore presente pressochè immediato. che vi fosse negli anni ‘70 un pericolo In sintesi qual è il futuro dell’anarchi- concreto di colpo di stato reazionario smo, che appare all’autore un movimen- e di decisa svolta a destra dell’asse to tendenzialmente autoreferenziale, in politico del Paese. assenza di un soggetto storico al quale Grazie alla ricostruzione di Berti, la fare riferimento, come era quello operaio militanza degli ex-appartenenti ai GAF e popolare ottocentesco e primonove- nella ideazione e nella organizzazione centesco, dal quale e per il quale nacque del rinnovamento del pensiero dell’a- il pensiero ed il movimento anarchico? narchismo, è stata riportata alla luce ed l’inferiorità mentale degli individui di pelle Si tratta di un interrogativo proposto è stata proposta sia alla rilettura di chi nera, ritenendoli geneticamente portatori dopo che, con dettaglio, è stata tracciata ha partecipato a questa straordinario di ereditarie tare organiche e psichiche dall’autore la storia delle esperienze ed percorso di ricerca, che alla conoscenza e propugnavano l’idea della necessità di iniziative dei compagni dei GAF, che det- di tutti coloro che per ragioni anagrafiche una ‘psichiatria razziale’ che osservasse, tero vita alla rivista “A,” a Interrogations, al non lo hanno condiviso. curasse e normalizzasse gli indigeni co- Centro studi libertari ed ai suoi Convegni lonizzati secondo i parametri di società e Seminari di studio e di approfondimen- Enrico Calandri e di cultura, di usi e di valori delle nazioni to, alla continuazione e rinnovamento di europee: in particolare, parecchi medici Volontà, alla continuazione delle edizioni italiani, seguendo perlopiù le teorie di Antistato ed alla nascita di Elèuthera ed Lombroso, spiegavano l’eziologia della infine a Libertaria, ciascuna iniziativa Psichiatria/ sofferenza mentale dei colonizzati con narrata e analizzata nella sua specifica quei criteri antropometrici che secondo consistenza. Al servizio il criminologo torinese distinguevano, Merito enorme del libro è avere rap- del colonialismo in specie il volume del cranio, la facies presentato a chi non ha vissuto quelle del delinquente da quella della persona esperienze ed averlo sottolineato a chi le (anche italiano) ‘normale’; così come il sistema psicofi- ha vissute, la straordinaria complessità sico del colonizzato, portatore di varie innovativa intellettuale e la assai elevata All’inizio del secolo scorso, le potenze e diffuse patologie, da quello, di certo capacità organizzativa, in quanto produt- europee che diedero vita ad un’accanita più sviluppato e sano, del colonizzatore. tori di cultura, degli anzidetti ex militanti e competitiva colonizzazione politica ed Insomma, come sottolinea nell’intro- economica dei paesi africani e asiatici, duzione al volume, Francesco Paolella “la ebbero, come strumenti di conquista psichiatria è stata arruolata nel progetto di popoli inermi e miseri, gli eserciti e di dominazione coloniale delle diverse il capitale finanziario, e al contempo si nazioni europee. E pur se in una posi- servirono della ‘scienza’ per giustificare la zione inevitabilmente defilata, anche la loro missione di civilizzazione della ‘razza’ questione della neutralizzazione e della nera, ritenuta arretrata e inferiore rispetto cura dei comportamenti scandalosi e alla razza ‘eletta’, bianca ed europea. Un pericolosi ha avuto indubbiamente un ruolo significativo in tal senso lo ebbero ruolo nel più ampio controllo politico e le scienze mediche, in particolare la psi- morale delle società dei paesi coloniz- chiatria, come mostra un interessante zati”. “È quindi legittimo parlare di una volume che raccoglie gli atti di un conve- compromissione tra la psichiatria (e la gno (organizzato, nel 2015, dal Centro di medicina in generale) e il potere colonia- storia della psichiatria di Reggio Emilia) le”, scrive ancora Paolella, che aggiunge: che ha per titolo La psichiatria nelle “queste relazioni pericolose erano senza colonie (Franco Angeli, Milano, 2017, dubbio utili all’amministrazione coloniale pp. 144, € 19,00). e funzionali alla produzione di rapporti Gli psichiatri europei, presenti nei di soggezione; l’assistenza psichiatrica territori dell’occupazione coloniale, nei nelle colonie è stata contrassegnata da loro rilievi, effettuati in loco, attestavano un rapporto strutturalmente asimmetrico

82 cultura fra europei e indigeni; un rapporto di su- manicomio di Napoli in condizioni tali che ricamente, il diritto ha svolto funzioni balternità che tendeva a tradurre, anche non era possibile raccogliere da lui i dati di “maschera” e rappresentazione del se spesso spinto da motivazioni ‘alte’, anamnestici, ricostruire le vicende della potere. C’è inoltre da registrare l’eviden- filantropiche, in termini medici, alienisti sua vita. Ma questo non era importante: te esistenza di un field ancora troppo lo status quo, il contesto di violenza bastava il fatto che fosse affetto da paralisi ristretto di questo ambito di ricerca (a materiale e simbolica”. progressiva perché per lui parlassero i parte le meritorie e sporadiche iniziative I primi due interventi presenti nel vo- suoi visceri”. del Centro Studi Libertari e dell’università lume, di due studiosi inglesi, Matthews Erano anni di dominio politico, cultu- “Magna Graecia”). M. Heaton e Waltraud Ernst esaminano il rale e scientifico delle élite borghesi e Così un testo complesso, impegnativo diverso impatto della psichiatria inglese dei dittatori dell’Europa che imposero, e utile come questo di Marco Cossutta in Nigeria e in India e il confronto/scon- nelle loro colonie, un modello politico e (Errico Malatesta. Note per un di- tro tra la Medicina Coloniale e quella sanitario unico ed eurocentrico a gente ritto anarchico, Trieste, EUT Edizioni tradizionale nei paesi del Sud Asia. Un con storie, civiltà e saperi diversi, altret- Università di Trieste, Trieste, 2015, pp. terzo intervento, di Marianna Scarfone, tanti articolati, efficaci e ricchi di pratiche 222, € 14,00) ci può aiutare moltissimo. documenta gli articolati nessi tra la pre- e conoscenze di alto valore materiale e Approfondimento sugli aspetti giuridici senza italiana nelle colonie africane e spirituale. l’istituzione dell’assistenza psichiatrica Nel volume si indaga anche come si per i colonizzati ma anche per gli italiani cambiò tendenza, con l’avviarsi del pro- che, nel loro ruolo di militari o dipendenti cesso storico della decolonizzazione, civili dell’ammirazione statale, spesso nei decenni che seguirono il secondo incorrevano nella ‘follia’: incapaci di adat- dopoguerra, rispetto alla comprensione tarsi alle diversità di un territorio e di un e alla cura delle malattie mentali, grazie popolo straniero, stremati da una guerra al lavoro di una generazione di psichiatri di conquista che percepivano ingiusta nati nei paesi colonizzati, come Franz e dall’obbedienza ad un regime (quello Fanon, che cominciarono a studiare e ad mussoliniano) che avvertivano intolleran- intervenire in modo ‘locale’ e specifico te e oppressivo, diventavano preda di sulle difficoltà psichiche, rifiutandone le un isterico, convulso e irrequieto ‘furor definizioni e i trattamenti ‘occidentali’ e africano’. Anche loro, per gli psichiatri globalistici e dando così vita all’etnopsi- del tempo, erano organicamente inetti, chiatria: la cui storia e i cui principi sono inadatti, indegni così come gli oziosi, di gran attualità, in un mondo e in società ritardati e sporchi neri delle colonie che che sempre più vivono la presenza di “o si piegavano o andavano soppressi”. ‘migranti’ e che, quindi, al rispetto delle L’idea della malattia mentale, deconte- diversità e delle libertà di tutti, dovrebbero stualizzata e individuata come effetto sempre più educarsi. di deficienza fisica e psichica genetica, di notevole caratura presenti nel corpus viene bene fuori dall’intervento di Lui- Silvestro Livolsi teorico malatestiano, il volume ricapitola gi Benevelli che presenta ed esamina e incrocia diverse e importanti visuali una relazione del 1935 (riprodotta, a di lettura: cogliendo il nesso, prima di conclusione del volume) condotto dello tutto, fra diritto e anarchia (su cui esiste psichiatra Eustachio Zara sul caso di Anarchismo, leggi, un dibattito interdisciplinare, qualita- un africano residente e ospedalizzato a diritto/ tivamente discreto, che ha coinvolto Napoli, affetto da paralisi progressiva e nel tempo qualche storico e giurista); a causa di questa deceduto. Le riflessioni approfondendo quegli aspetti cruciali Benevelli denuncia il metodo “ideo- del pensiero e dell’azione del grande logico”, perché “basato sulla biologia e di Errico rivoluzionario campano in genere poco l’anatomia patologica del sistema ner- Malatesta e frequentati nei milieu militanti; propo- voso centrale e sulle loro relazioni con nendo infine alla comunità scientifica le funzioni mentali, a prescindere da un altri una significativa selezione di questioni approccio ‘scientifico’ alla malattia”, col e tematiche prettamente anarchiche. quale venne condotta, dal dottor Zara, “Se respingiamo la legge Filosofo del diritto, l’autore – docente l’ampia disamina delle caratteristiche, lo facciamo per raggiungere all’università di Trieste – è tra i pochi spe- degli effetti e delle turbe della patologia qualcosa di meglio” cialisti dell’argomento oggi attivi in Italia psichiatrica dell’africano, insorta pro- Errico Malatesta, 1925 (insieme a Massimo La Torre e Alberto babilmente a causa di una sifilide non Scerbo); le sue monografie più impor- curata e ricondotta quindi ai disordini e L’opinione diffusa sulla presunta in- tanti sono spesso focalizzate su quei alla costituzione di un individuo di ‘razza conciliabilità tra anarchismo e diritto è lemmi che la vulgata vorrebbe inconci- inferiore’. Ne conclude, sarcasticamente e senz’altro frutto di confusione metodo- liabili (Anarchismo e diritto. Componenti amaramente Benevelli: “J. Camel, ‘negro’ logica oppure di superficialità o critiche giusnaturalistiche del pensiero anarchico di ignoti, nato ad Alessandria d’Egitto, tendenziose. Ma ciò deriva anche dal è ad esempio il titolo del libro risalente al dall’età apparente di 50 anni, arriva nel dato di fatto incontrovertibile che, sto- 1987, edito dalla triestina Coopstudio).

cultura 83 Primo assunto da sottolineare: non contraddizioni in cui ritiene sia caduto il né intendeva essere, come tante riviste confondiamo la legge con il diritto. Da suo antico compagno di lotta. Ma va anche precedenti di sinistra, parlamentare o Proudhon in poi la distinzione è sempre evidenziato come i due, sia pur implicita- extraparlamentare, una sede di elabo- stata più che netta: da una parte c’è la mente, si collochino su piani diversi; l’uno, razione teorica, e nemmeno limitarsi classica manifestazione statuale dell’u- Merlino, sul piano operativo dell’efficacia all’attualità italiana. so monopolistico della forza, dall’altra si dell’azione anarchica, l’altro, Malatesta, su Il punto di vista, certo, era dichiara- annoverano tutte quelle forme possibili quello non operativo e volto a preservare tamente anticapitalistico e antimperia- di regolamentazione, amministrazione, l’anarchismo da contraddizioni esiziali. Se listico: si esaminavano in concreto le mediazione di rapporti, conflitti e interessi sul piano della prassi quotidiana, l’impo- ristrutturazioni industriali e tecnologiche connessi alle attività umane. A tale propo- stazione di Merlino appare indubbiamente in corso, la riorganizzazione del lavoro in sito Malatesta conferma in pieno questa più accattivante, sul versante della coe- fabbrica, le strategie delle multinazionali e impostazione rifiutando qualsiasi esegesi renza quella di Malatesta è indubbiamente quelle militari in atto sul pianeta, offrendo anti-sociale dell’anarchismo. superiore…”. copiose testimonianze dal Terzo Mondo. Parlare dunque di “diritto anarchico” è Alla base di questo contrasto c’è, Si studiavano le trasformazioni della ma- non solo corretto sul piano della storia del con tutta evidenza, il rigetto totale da gistratura e dei corpi di polizia, la situa- pensiero libertario, ma anche legittimo su parte del rivoluzionario campano dei zione nelle carceri, le manipolazioni della quello metodologico delle scienze giuri- principi giuridici e politici fondanti la stampa scritta e radiotelevisiva. Ampia era diche. Lo snodo di comprensione di tutta modernità. In primis c’è il rifiuto della la pubblicazione integrale di documenti. questa costruzione teorica – ribadisce “rappresentazione della politica come Molta l’attenzione dedicata al sociale e Cossutta – non è tanto la negazione di manifestazione di potere”. ai protagonisti delle lotte sul territorio. qualsiasi “forma di regolamentazione giuri- dica dei rapporti sociali” ma, piuttosto, una Giorgio Sacchetti risoluta intransigente radicale opposizione verso quelle “forme di regolamentazione eteronoma che la modernità politica ha prodotto e che vedono nella compagine Anni ‘70/ statuale il proprio indiscutibile fulcro”. Quella sorta di ossimoro appare però Gianfranco formulabile solo attraverso un’autentica Manfredi, prospettiva giuridica anarchica “fluida” che, basandosi su tre elementi fra loro la memoria connessi: regolarità, autonomia, libero critica (e “A”) accordo, smentisca di fatto il luogo comu- ne che presuppone “la natura sregolata dell’essere umano”. Un cantautore “cult” degli anni ‘70, tra Il volume (che purtroppo non dispone i protagonisti del Festival del proletariato di indice dei nomi e dei soggetti notevoli) giovanile (Parco Lambro, Milano 1976) si articola in tre parti, ciascuna dedicata a e di quegli anni, esce con Ma chi ha un focus particolare: Per una prospettiva detto che non c’è. 1977, l’anno del Big giuridico-politica anarchica; Per un anar- Bang (Milano, 2017, pp. 426, € 18,00), chismo quale moderna declinazione della un bel libro di ricordi e analisi critiche classicità giuridico-politica; L’anarchismo del 1977, pubblicato da Agenzia X. Nel fra filosofia e dogmatismo. capitolo dedicato alla stampa, ricorda Insieme a tutto questo, “Controin- Il noto dissidio tra Malatesta e France- Paolo Murialdi, Controinformazione e “A”. formazione” teneva un profilo alto nella sco Saverio Merlino occupa uno spazio Ne pubblichiamo, a seguire, uno stralcio veste grafica. Le copertine a colori erano importante nell’esposizione cossuttiana. del libro appena uscito. opera di un notevolissimo pittore, Paolo Secondo l’autore, che peraltro non vede n Baratella, che aveva esposto e ricevuto all’interno di questa diatriba la classica riconoscimenti non soltanto in Italia ma in contrapposizione tra prospettiva libertaria (…) Il giornalismo, quello dei grandi tutta Europa, a Mosca, negli Stati Uniti e in e democratica, in essa risiederebbero quotidiani, dal punto di vista del movi- Canada. Copertine tutt’altro che da “rea- piuttosto gli elementi di contraddizione mento del 77 mentiva, alterava, stava lismo socialista”, spesso cupe ed enigma- di un anarchismo che, “obbligato ad una invariabilmente dalla parte del regime, tiche, sempre di grande forza espressiva. perenne critica dell’esistente”, si ritrova che si trattasse di quello politico, giudi- (Sua, per inciso, la doppia cover del primo di fatto “operativamente caduco”. ziario, economico, o tutti i poteri insieme lp dell’Ultima Spiaggia, il già citato Disco “Le argomentazioni malatestiane ad- in blocco compatto. dell’angoscia.) Il formato della rivista era dotte per controbattere a Merlino, – si Se la stampa voleva sopravvivere grande, non a quadernetto: un centinaio legge nelle pagine conclusive del libro – come contropotere, non poteva che es- di pagine per numero, fotografie, disegni, che dal punto di vista operativo appaiono sere “Controinformazione”, per citare, e grafica sempre perfettamente leggibile. deboli, acquistano forza se osservate non per caso, una rivista nata a Milano nel Nel pieno della lotta armata era fatale che con spettro teoretico; Malatesta evita 73, che si proponeva non come organo la rivista si ritrovasse in un equilibrio diffi- di incorrere in contraddizioni, in quelle di un qualche raggruppamento politico, cile e instabile tra l’antagonismo radicale

84 cultura e la documentazione pura. discrimine alla luce del contro chi? e del Verrà poi trascinata, a partire dal se- per che cosa?, ribadire l’aspetto e il senso questro Moro, nell’arena dello scontro libertario delle lotte contro l’insensata politico nelle aule dei tribunali e nel- “logica” militarista. le commissioni parlamentari, dove si ipotizzeranno collegamenti operativi tra Gianfranco Manfredi Toni Negri e le Br attraverso la rivista stessa (o si fanno riunioni redazionali o si fanno incontri clandestini, l’insurrezio- ne a tavolino è roba che può venire in Contro l’ortodossia/ mente solo a magistrati che per mestiere stilano sentenze di pagine e pagine, la Gianfranco Manfredi Marina cui lettura corrisponde a un verdetto Abramovi dalle immediate conseguenze operative). anarchici e da libertari, non possono in Comunque, una funzione importante alcun modo riconoscersi. Anche “A-Rivista e il suo metodo “Controinformazione” l’ha avuta, anzitutto anarchica” pubblica molta documenta- sul piano della documentazione, che le zione e segue con attenzione le lotte Qualche tempo fa è stato pubblicato normali indagini giornalistiche erano ben con uno sguardo non limitato all’Italia, un testo dal titolo piuttosto intuitivo “Lo lontane dal mettere a disposizione dei ma al contempo si interroga sugli ele- potevo fare anch’io. Perché l’arte con- lettori, e poi sul piano che dicevo prima: menti problematici interni al movimento, temporanea è davvero arte”1, scritto da raccontare le trasformazioni nei rapporti non li scansa. Sul numero già citato di Francesco Bonami, critico e curatore sociali, nella produzione, negli assetti del novembre-dicembre un articolo (di P.F.) d’arte fiorentino. Quella di Bonami è da potere, piuttosto che esprimere opinioni centra criticamente la questione della intendersi quale una provocazione all’ar- tanto anticonformiste quanto circoscritte violenza sfatandone il mito (titolo: Il mito te contemporanea, soprattutto quando a settori specialistici, e a un dibattito tra della violenza). Si legge: “Alcuni settori dinanzi a certe opere tutti noi, abbiamo intellettuali spesso ostico, se non del della sinistra rivoluzionaria dimostrano una - almeno una volta - pensato: “Questo lo tutto incomprensibile, per gli estranei fiducia mitica nella violenza [...] Negli ultimi potevo fare anch’io”. all’ambiente. mesi, in particolare, vi è stato un netto Zucche a pois, pianoforti attaccati al Caso simile eppure diverso quello di aumento del numero e della varietà degli soffitto, bicchieri d’acqua mezzi pieni o “A-Rivista anarchica”, fondata nel 1971. episodi di lotta armata in Italia: ferimenti mezzi vuoti (a seconda dell’umore dello Grande formato, notevole spazio alla di giornalisti, di capi-reparto, di direttori spettatore) sono passabili sotto il con- fotografia e al disegno, ma la fotografia responsabili del personale, di dirigenti cetto di “arte”. Ma è davvero arte? Cosa più che al lato estetico bada all’illustra- locali della Democrazia, assalti armati alle distingue un grande artista da un uno zione dei momenti di lotta e il disegno sedi delle forze conservatrici e padronali, pessimo ma soprattutto l’arte per essere si ricollega alla tradizione della satira di uso delle armi contro le forze repressive provocatoria deve essere necessariamen- inizio secolo. La fotografia di tipo docu- dello Stato nel corso di manifestazioni te “incomprensibile”? La rassicurazione mentativo tuttavia non manca di forza di piazza ecc. viene da una sfilza di critici che ci dice espressiva. Bellissima per esempio la Nel complesso, quella violenza armata che dietro l’opera vige un concetto ed è fotografia di copertina del n. 9 (novem- che nel 71 era usata sistematicamente quello che fa vincere l’atto figurativo e ne bre-dicembre) del 1977 con una fila di solo dai primi nuclei delle Brigate Rosse elegge lo statuto. ragazzi addossati a un muro durante viene oggi praticata – seppure in forme A tenere aperta questa questione è una perquisizione di polizia: parla da diversificate – non solo dalle altre for- Marina Abramovi , artista contempora- sola. E gli obiettivi della satira non sono mazioni clandestine (o quasi) che alle nea di origini serbe che si è autodefinita i capitalisti-maiali con il cilindro, ma volti Br si sono aggiunte, ma anche da una “nonna della performance art”. Nata a ben definiti di leader politici, come nel parte (non certo clandestina) del ‘nuovo Belgrado nel 1946, figlia di due genitori numero di giugno, dove sulla copertina movimento’”. Il punto, riguardo all’uso partigiani, si forma presso l’Accademia di compare Brežnev che caca sui lillipuziani della violenza, è chiedersi: Contro chi? Belle Arti della sua città per poi trasferirsi che lo sorreggono. Il titolo è: La nuo- Per che cosa?. Un confine netto che va nel 1976 ad Amsterdam dove rimane per va Costituzione Sovietica. Il privilegio stabilito è quello della tolleranza. “Impe- molti anni legata al suo compagno di vita istituzionalizzato. Sull’Unione Sovietica dire sistematicamente che gli altri, che la e d’arte Ulay, con il quale - per sancire la la stampa alternativa di quegli anni in- pensano diversamente da noi, diffondano separazione dopo dodici anni - percorre a daga poco, di rado, e svogliatamente. la loro stampa, propugnino le loro idee, piedi, per circa tre mesi, l’intera muraglia Filosovietica non è, però se si analizza parlino in pubblico, non può far parte cinese, sfidando stanchezza e solitudine. poco quello scenario è perché si ritiene della nostra pratica costante. Il diritto Stabilitasi in seguito a New York, l’arti- che il nemico principale sia un altro, sia, d’espressione degli ‘altri’ ha per noi lo sta ha lì fondato il suo istituto dedicandosi alla fine, uno soltanto: l’imperialismo stesso valore del nostro diritto a dire la all’insegnamento e alla pratica del suo americano. Per gli anarchici non è così. nostra opinione: la libertà degli altri, in metodo - il metodo Abramovi , appunto. Gli anarchici sono equanimi, non per- via di principio, arricchisce la nostra, non Ciò che colpisce di Abramovi , del ché mettano sullo stesso piano, sullo sce- la limita.” Era importante, davvero molto modo di stare nell’arte, è la rivoluzione del nario mondiale, le forze dei due blocchi, importante scrivere queste cose nel 77, limite e l’utilizzo del corpo nel processo ma perché nell’autoritarismo sovietico, da affrontare apertamente la questione del creativo, un corpo che si espone ad un

cultura 85 allargamento di visione che diventa a tratti È come se - in termini psicoanalitici - bile nelle opere di Abramovi ed intesa violenta. Oltre a essersi fustigata, aver stessimo dicendo che solo attraversando nella sua fenomenologia accessoria, urlato fino a perdere la voce, essersi fatta la propria ombra, il proprio fantasma, quale catalessia, patetismo, erotismo prendere a schiaffi, aver fatto strisciare ci si possa individuare, soggettivare, e violenza si riallaccerebbe al mondo su di sé serpenti affamati, Abramovi ha sapere dove si è rispetto a se stessi. isterico così profondamente indagato corso anche profondi rischi nel corso E di solito è un percorso doloroso ma dalla psichiatria e dalla psicoanalisi, ri- delle sue performance come quando liberatorio e Abramovi lo traduce nella pensando il rapporto fra mondo fisico nell’opera Rythm 5, stava soffocando violazione della sacralità del corpo: “Ave- e quello psichico, fra corpo e mente. E in un incendio distesa dentro una stella vo sperimentato la libertà assoluta, avevo chissà, forse proprio per questo, l’opera unta di petrolio o come quando nella percepito il mio corpo senza limiti, senza di Abramovi risulta, nel suo enigma, Rythm 0, stava per essere sparata da confini. Avevo provato che quel dolore così seduttiva. una persona che aveva afferrato una non aveva importanza, che niente aveva pistola armata (messa a disposizione importanza”. Daniela Mallardi dall’installazione). Una lettura molto acuta è stata offerta “Se io sono riuscita a sopravvivere da Georges Didi-Huberman2, storico 1 Lo potevo fare anch’io. Perché l’arte contem- a tutto questo, allora anche voi potete dell’arte e filosofo francese. Nel suo poranea è davvero arte, F. Bonami, Mondado- farcela” - afferma Abramovi in piena sov- esporre la dimensione figurativa del cor- ri, Milano, 2009 versione dell’effigie idealizzata dell’artista. po - dice Didi-Huberman - Abramovi è 2 L’ invenzione dell’isteria. Charcot e l’icono- Lo spettatore può fare ciò che l’artista fa, come se ricorresse alla fotografia medi- grafia fotografica della Salpêtrière, G. Didi- ovvero creare un “prodotto” che è ben ca delle psicopatologie della seconda Huberman, Marietti, Torino. lontano dall’esperienza teatrale. La stessa Abramovi sottolinea come, se nel teatro è tutto finto, nella performance è tutto vero, anche il sangue. Laddove la funzione Spunti di riflessione/ del teatro è espressione di un copione- spesso già dato - che risponde a una Memoria vicinanza con la platea - la funzione della involontaria performance art è la rappresentazione di un limite che viene ad essere sabotato sia ed eredità dallo spettatore che dall’artista. È proprio sommerse attraverso questo dispositivo che avviene lo scandalo, la meraviglia, lo stupore e anche l’orrore. “Perché il dovere di non dimenticare il C’è qualcosa di insondabile in questo passato sempre presente?” Motivo con- personaggio, qualcosa di anarchico, come duttore della scrittura di Stajano (Corrado una strenua rivolta contro l’ortodossia Stajano, Eredità, Il Saggiatore, Milano, che si estende fino all’esasperazione 2017, pp. 165, € 18.00), la memoria, in e questo si legge bene nelle pagine un dialogo continuo con l’attualità. “È dell’autobiografia (Attraversare i muri. difficile, forse inutile, si sa, cercare di Un’autobiografia, Marina Abramovi , J. evocare il passato, gli sforzi della memoria, Kaplan, Bompiani, Milano, 2017, pp. 416, metà dell’Ottocento come quella della dell’intelligenza e anche dell’immaginazio- € 19,00) che Abramovi ha scritto con Salpêtrière, famosa clinica psichiatri- ne risultano vani. Talvolta una fuggevole l’aiuto di James Kaplan. Ciò che colpisce ca dove esercitò per anni il neurologo sensazione, un antico gesto, lo scorcio di nella lettura della vita di questa artista Charcot e dove accorse anche Freud per un paesaggio, un suono riescono miste- è l’eredità delle sue origini balcaniche imparare. Quelle fotografie, in bianco e riosamente a farlo ritrovare”. La memoria ruvide come i monti dell’ex Jugoslavia. nero, di spettro manicomiale, raffigurano involontaria riporta così alla luce eredità Il racconto crudo del regime repressivo donne isteriche nel pieno dei loro sintomi sommerse. di Tito fa spesso la sua digressione in con tanto di didascalie, un’iconografia La prospettiva dal basso della narra- quello familiare, tra la violenza di una ma- che non è certamente definibile sotto il zione: “Ero anch’io un figlio della Lupa” dre coriacea incapace di donare carezze termine di “arte” ma che rappresenta un conferisce al racconto un sentore di stra- e l’assenza di un padre fedifrago poco tentativo di inquadramento dell’isteria con ordinaria inconsapevolezza della guerra attento alle sue esigenze. L’espressione tutti i suoi parossismi. Non va dimenticato incombente. “attraversare i muri” non pare scelta a infatti, che all’epoca di Charcot, l’isteria Il Figlio della Lupa - un padre soldato caso, anzi è come se si declinasse dall’arte rappresentava il fascino (e il terrore) e una madre che, da ragazzina, nel ’15- alla vita nel suo significato più ampio. verso la psiche femminile. In un lavoro di ’18 non ha dimenticato la tragedia della Attraversare un muro, spiega Abramovi , “antropologia dell’immagine” Abramovi guerra, con Caporetto, i profughi del Friuli implica il superamento non solo dei vincoli presenterebbe così il suo debito con - conosce dal “Corriere dei Piccoli” le reali ma anche dei vincoli più intimi, quelli queste foto e con lo stesso Charcot, nella vicende straniate di un mondo fiabesco affettivi che sono immagine e simbolo delle relazione, cioè, tra immagine e discorso illustrate dal signor Bonaventura. Ma apnee, delle mancanze e delle paure che sul sapere. come spinto da una forza segreta, si l’esistenza impone. La costellazione dell’estasi rintraccia- schiererà sempre dalla parte dei per-

86 cultura denti. Quando la guerra comincerà ad “frate rosso” mosse dai perbenisti, per il incendiare l’Europa, dopo gli attacchi suo rifiuto della chiesa-potere, l’appoggio dei sottomarini tedeschi contro la porta- alle minoranze intellettuali e politiche, ai erei inglese “Courageous” nella Manica, popoli più deboli e oppressi. l’affondamento della corazzata Royal Il racconto prende forma tra le mura Oak, e anche quando il 30 novembre di una scuola, con il severo maestro in l’Unione Sovietica aggredirà la Finlandia, orbace. Distribuisce ad ogni scolaro una il Figlio della Lupa farà il tifo per i sol- bandierina tricolore e una germanica con dati con le tute bianche del maresciallo la croce uncinata, in attesa del grande Carl Mannerheim. Vede al cinema, nei evento ormai imminente: l’incontro tra cinegiornali dell’Istituto Luce, gli esperti Galeazzo Ciano e Joachim von Ribben- sciatori combattere sulla neve contro il trop, i ministri degli Esteri “collaboratori gigante russo. fedeli del duce e di Adolfo Hitler”, come la La storia individuale e personale si apre scolaresca apprenderà da “La Provincia alla storia del Novecento, narrata dallo di Como”, 8 maggio 1939. scrittore attraverso l’eredità - testimonian- E mentre in controluce la vita quo- za dei luoghi, intervallata da frammenti tidiana sembra scorrere come su una di diari, saggi, lettere di chi ha vissuto le pellicola in bianco e nero, il 22 maggio persecuzioni, l’internamento, la guerra. nei saloni della Cancelleria del Reich a Documenti ufficiali restituiscono nomi Berlino sarà firmato il protocollo segreto: dere? Pungere la memoria riluttante?” sconosciuti di sovversivi, non più giovani, “Le due nazioni unite nell’intimo delle loro Ancora: “Lo impedì nel ragazzo anche colpevoli di scambiarsi due chiacchiere ideologie (…) sono decise a marciare la soggezione delle vecchie generazioni all’osteria, spiati dagli informatori. Sui fianco a fianco, unendo le loro forze per nei confronti del padre”. registri neri nella Casa del Fascio di Ter- assicurarsi uno spazio vitale”. Un’eredità pesante, quindi, sulla quale ragni, verranno schedati per motivi politici: Tra gite domenicali con il battello per il presente è chiamato a riparare rima- essere un socialista praticante, un espo- Bellagio, Menaggio, Ossuccio, un tè dan- nendo con l’attenzione sempre vigile sul nente del Partito Popolare, proclamarsi zante, balli di gala, cena a mezzanotte e risveglio dei germi di nuovi fascismi e “di idee rosse”, essere “malcontento e campionati di golf a villa d’Este, i giovani guerre nuove. Ma anche un’eredità im- insofferente della libertà fascista”, oppure non sembrano mostrare trepidazione per pegnativa, un patrimonio ideale di valori bollato perché “contraddice tutto quanto il loro futuro. Propaganda e irreggimen- incarnati nella Resistenza: la faticosa e sa di fascismo”. tazione avevano già maturato i loro frutti. mai conclusa conquista della Giustizia Spunti di riflessione emergono da figu- Il bambino cresciuto in fretta, ora ra- e della Libertà. re enigmatiche e inquiete. Come quella di gazzo, dopo i bombardamenti nell’agosto Ancora una volta, come in altre opere Margherita Sarfatti, ebrea, la consigliera del ’43 su Milano, rivede la città distrutta, dello scrittore particolarmente riuscite - del duce. Con la biografia “Dux” lascerà interi quartieri, palazzi, il castello, il duomo, così “La stanza dei fantasmi: Una vita la sua scomoda eredità. Dirà Mussolini le chiese. E la fabbrica dell’orrore in via del Novecento”- la storia del “Secolo a Claretta Petacci: “Il mio errore, il più Santa Margherita 16, all’albergo Regina, breve”, dalla penna di Corrado Stajano, grande errore della mia vita: averle per- sede del servizio di informazioni e di spio- si fa racconto di un vissuto individuale messo di scrivere un libro su di me è al naggio politico e militare della Germania e collettivo, capace di commuovere e di là di ogni comprensione, non so come nazionalsocialista. All’ultimo piano nelle smuovere le coscienze. abbia potuto legare per sempre il nome di celle di sicurezza vengono interrogati quella donna al mio. Nella storia passerà uomini della Resistenza, ebrei, cittadini Claudia Piccinelli come la mia biografia”. e cittadine innocenti. La narrazione è Farinacci, fascista di piazza San Se- filtrata dal vissuto del ragazzo che ora si polcro, nominato segretario del Pnf, av- sente un Pinocchio e non indosserà più vocato per meriti massonici di provincia, la divisa nera, e dalle voci corali della difensore in tribunale dei sicari di Giacomo popolazione che assiste inerme, Matteotti, sarà il primo denigratore di come immersa in uno stupore Margherita Sarfatti. Sulla donna incombe- apocalittico, senso di dissa- ranno i “Provvedimenti per la difesa della crazione e profanazione dei razza italiana”, poi convertiti in legge. Sarà luoghi, paura, sospetto. costretta a lasciare l’Italia e raggiungerà Il padre tornato dal Parigi passando per la Svizzera. lager, dopo una notte Altra l’eredità di padre David Maria di racconti, non parle- Turoldo, il gigante dai capelli rossi, il fra- rà mai più dei campi te servita, uomo della Resistenza. Tra i di concentramento e fondatori del “Fronte della gioventù per di sterminio. “Dopo l’indipendenza nazionale e per la libertà”, lo sfogo, il silenzio, le sue prediche faranno tremare i muri non sereno, sordo, e risveglieranno le coscienze. Volitivo, sarebbe stato giusto tenace resisterà anche alle accuse di far domande? Chie-

cultura 87 la buona stampa di Marco Giusfredi

88 la buona stampa dossier Lamberto borghi Per una pedagogia libera, laica, libertaria

dossier a cura di Gianpiero Landi, con scritti di Franco Cambi, Giovanna Carbonaro Gervasio, Francesco Codello, Goffredo Fofi, Grazia honegger Fresco, Gianpiero Landi e una vecchia intervista (1987) di Giampietro “Nico” berti a Lamberto borghi.

se c’è un tema che su questa rivista è stato spesso affrontato, nel corso del nostro (quasi) mezzo secolo di vita e in particolare negli ultimi anni. è quello della pedagogia libertaria. Recensioni, articoli, resoconti delle iniziative della Rete dell’Educazione Libertaria, ma non solo. questo dossier è dedicato a quello che noi consideriamo il “padre nobile” della pedagogia libertaria italiana, quel Lamberto borghi (Livorno 1907 - Firenze 2000) che, a 17 anni dalla sua morte, è tuttora tra le figure più stimolanti a livello internazionale. La sua stima e consonanza con l’anarchismo ce lo fa sentire “un compagno”. Leggere (questo dossier) per credere.

dossier Lamberto Borghi 89 Lamberto Borghi (1907 – 2001) è stato una delle figure più interessanti e stimolanti della pedagogia dal secondo dopoguerra in poi. E, a nostro avviso, quella di riferimento per la teoria e le pratiche della pedagogia libertaria, in un felice intrecciarsi di anarchismo e pedagogia, con una profondità e originalità uniche. Questo dossier si apre con una presentazione generale di Francesco Codello, ex-insegnante e direttore didattico a Treviso, autore di numerosi libri, tra le figure di punta della pedagogia libertaria in Italia e in Europa. Segue uno scritto di Gianpiero Landi, insegnante a Faenza, tra i fondatori e animatori della Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” di Castel Bolognese (Ra) – a sua volta promotrice negli ultimi tempi di svariate iniziative pubbliche e seminari sulla pedagogia libertaria. Il “posto” di Borghi all’Università di Firenze è ora occupato da Franco Cambi, di cui pubblichiamo una relazione ad un convegno del 2014: al centro, i rapporti tra teoria pedagogica e anarchismo nel pensiero borghiano. Due sue allieve e collaboratrici, Grazia Honegger Fresco (tra l’altro discepola diretta di Maria Montessori) e Giovanna Gervasio Carbonaro (figlia del sindacalista anarchico Gaetano Gervasio e moglie del sociologo Antonio Carbonaro, anch’egli anarchico in gioventù), ci hanno affidato i loro ricordi di un Lamberto così lontano eppure così attuale. Risale a 30 anni fa l’intervista rilasciata da Borghi a Giampietro “Nico” Berti, nella quale l’intreccio profondo e inestricabile tra pedagogia e anarchismo appare in tutte le sue sfumature. La riprendiamo dalla rivista anarchica “Volontà” (n. 1987/1). Ripubblichiamo poi integralmente la prefazione di Goffredo Fofi all’antologia, da lui curata, di scritti di Lamberto Borghi, La città e la scuola (2000), i cui contenuti di fondo ritroviamo ancora attuali. Al termine di questa presentazione del dossier, ci teniamo a ribadire che se l’uomo Lamberto è morto, le sue idee e riflessioni sono tuttora stimolanti e propositive. Vive. n

90 dossier Lamberto Borghi un privilegio l’averlo conosciuto fin dai tempi della sua presenza e collaborazione col CEIS di Rimini, Come si al convegno del 1976 su Bakunin a Venezia, aver partecipato e discusso durante i lavori del convegno internazionale sull’educazione attiva a Rimini nel apprende 1979, averlo avuto come interlocutore nella commis- sione al mio esame di laurea in pedagogia a Firenze, ecc. Ma tutto questo sarebbe poca cosa se non fosse la libertà presente in me la consapevolezza di aver incontrato non un pedagogista (lo era professionalmente par- lando) ma soprattutto un maestro che sapeva unire di Francesco Codello rara finezzaintellettuale con una disponibilità rela- zionale decisamente egualitaria. Promuovere una cultura pedagogica che tenda alla promozione Azione educativa e trasformazione sociale dell’autonomia dell’essere umano, Questo dossier che la rivista gli dedica dà conto al suo completo, integrale e libero di diversi aspetti biografici e intellettuali della sua persona e quindi appare qui superfluo ribadirli e se- sviluppo. Questo l’obiettivo del gnalarli in questa introduzione. pedagogista livornese, cui dedichiamo Ma c’è un aspetto, tra i tanti, che sento l’urgenza di sottolineare, relativo proprio a questa relazione questo dossier. A tante voci. tra azione educativa e trasformazione sociale, nel solco di una tradizione storica che, nella sua ricer- L’essenza della parola “libertaria” (qui declinata ca, ha coniugato istanze radicalmente democratiche rispetto all’educazione) è per Lamberto Borghi fa- (da Cattaneo a Dewey, da Salvemini a Capitini, da cilmente individuabile: «Essa è costituita da un ap- Caffi a Chiaromonte, ai molti altri ricordati nelle pa- proccio non costrittivo o, come più spesso lo si è de- gine seguenti), con pensatori anarchici a tutto tondo nominato, “non coercitivo”, riferito sia al sistema di come Godwin, Bakunin, Kropotkin, Goodman, ed apprendimento e d’insegnamento sia all’intero corpo educatori libertari come Carl Rogers, Francisco Fer- sociale» (La città e la scuola, p. 195). rer, Lev Tolstoj, Janusz Korczak. Ecco, dunque, come educazione e trasformazione Anche in questi accostamenti risulta evidente il sociale in senso antiautoritario camminino di pari suo bisogno di sottolineare le ragioni e la necessità passo, siano cioè intrinsecamente legati e coerenti di collegare l’educazione, la scuola, con la città e la tra loro. Lamberto Borghi, maestro ed educatore a società. «Il concetto che l’educazione sia non già l’or- noi caro, ci ha lasciato questa visione dell’educazio- gano della “riproduzione” dell’esistente, com’essa è ne libertaria. Assieme a Tina Tomasi e a Luigi Am- stata ed è ancora in larga misura praticata dalle isti- brosoli, ha rappresentato, per chi scrive, un punto tuzioni e dagli stati, bensì l’agenzia privilegiata del di riferimento imprescindibile a cui rivolgersi ancora cambiamento e della trasformazione» (Educare alla oggi cercando di pensare e praticare un’educazione libertà, p. 3), costituisce per Lamberto Borghi un ca- autenticamente libertaria. posaldo della sua riflessione critica che è sviluppata Risulta particolarmente facile inserire il suo nome costantemente nei suoi scritti. in un pantheon ideale e accomunare il suo magistero Non è ancora un caso che egli assegni all’autono- a quello dei grandi ormai classici del pensiero liber- mia, della scuola e di tutti gli ambiti sociali e cul- tario in ambito educativo. Egli ha simboleggiato, nel turali esistenti, un ruolo chiave in questo processo secondo dopoguerra, un paradigma laico della peda- di trasformazione sociale in senso libertario. Infatti gogia, in netta distinzione dalla cultura cattolica e «l’autonomia è rifiuto dell’esistente, dell’acquiescen- da quella marxista, ha decisamente aperto le stanze za alla realtà sussistente considerata e vissuta come polverose di accademie e centri di potere culturali data, stabile, compiuta; mentre è intrinsecamente fortemente caratterizzati da queste due egemoni vi- collegata all’innovazione, alla creatività, alla proget- sioni sociali, culturali, pedagogiche, ha portato una tazione che unisce insieme passato, presente e fu- visione internazionale e aperta dell’educazione in un turo» (Ibidem, p. 17). Parole chiare e inequivocabili, Paese stretto e soffocato da queste culture intrinse- che rappresentano la centralità del concetto e della camente autoritarie. prassi dell’autonomia in modo radicalmente diverso Emblematiche, tra le altre, le esperienze della rivi- da quelle a cui ci hanno abituato i vari ministri e sta “Scuola e Città” e di alcune collane della purtrop- governi degli ultimi anni, dai quali abbiamo subìto po abbandonata e chiusa “La Nuova Italia” editrice, un’ ”autonomia” intesa, al massimo, come decentra- di cui oggi si sente fortemente la mancanza, le quali mento tentacolare dello Stato, ma anche come una hanno formato e arricchito notevolmente una cultu- competizione mercantile propria di una specie di su- ra laica e libertaria, seppur minoritaria. Considero permercato dell’istruzione.

dossier Lamberto Borghi 91 Borghi si pone l’obiettivo di promuovere una cul- zione. In questa visione risulta necessaria e costante tura pedagogica che tenda alla promozione dell’auto- la coerenza tra mezzi e fini, tra prassi e teoria, tra nomia dell’essere umano, al suo completo, integrale dichiarazioni e comportamenti, tra apprendimento e libero sviluppo e di fatto, poiché l’organizzazione e insegnamento che si snodano inevitabilmente in delle società comuniste e capitaliste nega nei fatti senso circolare a spirale (come aveva già spiegato in questi valori, innesca una prospettiva di conflittua- modo illuminante Kropotkin). lità con il sistema educativo attuale. Il rapporto tra Proprio ricalcando il pensiero di Kropotkin, Bor- la pedagogia e le altre scienze sociali non può che ghi sostiene che «ogni apparato costrittivo cessa così essere stretto e continuo, così come non vi può esse- di essere valido per l’educatore laico. All’iniziativa re una scuola avulsa dal contesto sociale e neppure dall’alto subentra l’iniziativa dal basso, all’iniziativa un’educazione e un’istruzione che non trovino nel dal centro quella della periferia, all’uniformità la di- contesto ambientale la necessaria linfa per progredi- versificazione, all’unità, alla reductio ad unum cara re in direzione antiautoritaria. ai giuristi e agli educatori del Medioevo, e ai loro epi- goni moderni, l’orchestrazione dei diversi» (La città e Valore rivoluzionario la scuola, p. 152). L’educazione libertaria si regge su un presuppo- della relazione educativa sto irrinunciabile: la libertà si apprende attraverso Il nostro maestro riprende, in questa prospettiva, la sua pratica costante. Questo mi pare anche l’in- il tentativo compiuto da Dewey di trovare una sintesi segnamento più profondo e vero di Lamberto Borghi. tra educazione e società, tra individuo e comunità e lavora conseguentemente a definire, con sempre Francesco Codello maggiore approfondimento, un concetto di libertà sociale (sulle orme di Bakunin), che mette insieme le istanze della libertà stessa con quelle dell’uguaglian- za, senza rinnegare la centralità della diversità e del- la specificità, senza impedire il compimento della solidarietà tra uguali. Egli trova proprio nel pensiero e nella tradizione politica ed educativa dell’anarchi- smo il tentativo più coerente e compiuto di risolvere queste polarità. Per Borghi i «compiti supremi» di un autentico educatore sono «il dovere di sottrarsi e di aiutare gli altri a sottrarsi al clamore della propaganda, di for- mare gli uomini, i giovani nel dubbio e nella scepsi, di non accettare se non ciò che ha resistito all’esame severo e scrupoloso della ragione, di promuovere il giudizio indipendente… Il secondo dovere è di dar vita a quella che possiamo chiamare una fraternità di dubitanti, vale a dire una libera unione di coloro che sopra ogni altra cosa intendono mantenersi fe- deli all’indipendenza del pensiero, vivere solamente secondo i dettami della ragione, sottoporre al vaglio ogni affermazione da qualunque parte essa venga, confrontare le parole di chi parla colla sua condotta» (L’educazione e i suoi problemi, p. 187). Egli ripetutamente dunque insiste sul valore rivo- luzionario della relazione educativa se essa si nutre di istanze libertarie e si fonda su empatia, rispetto, postura antiautoritaria e non adulto-centrica. L’edu- cazione è pertanto auto-educazione e il suo valore di cambiamento dell’esistente a favore della libera espressione dell’autonomia individuale, si esplica solo in un contesto sociale, culturale, relazionale, egualitario. Il processo educativo avviene sempre in un con- testo allargato, non solo nella scuola ma in ogni oc- casione di incontro sociale, relazionale, con la me- diazione costante del contesto e dell’ambiente circo- stante e avviene in modo permanente. Non ci sono B ologna, 21 aprile 1991 - Lamberto Borghi e (a destra) Carlo spazio e tempo limitati e limitanti al processo natu- Doglio nel corso di un convegno su Pietro Kropotkin (foto rale e intrinseco di apprendimento e di autoeduca- Biblioteca Libertaria “A. Borghi” di Castel Bolognese)

92 dossier Lamberto Borghi antifascisti, legandosi in particolare a Nicola Chia- romonte - che lo introdusse in seguito all’amicizia di Un grande Andrea Caffi - e al gruppo raccolto attorno a Gaeta- no Salvemini. Collaborò ai “Quaderni italiani”, fon- dati da Bruno Zevi, e alla rivista “Controcorrente”, Maestro diretta a Boston dall’anarchico Aldino Felicani (che aveva svolto un ruolo di primo piano nella campagna di Gianpiero Landi a favore di Sacco e Vanzetti). Conobbe allora Dwight Macdonald e collaborò alla sua rivista “Politics”, su cui scrivevano (oltre a Caffi e Chiaromonte) Hannah La vita e le principali opere di quello Arendt, Mary McCarthy, Albert Camus e altri espo- nenti della sinistra critica “non allineata” dell’epoca. che molti hanno considerato il più Divenuto Fellow of Philosophy all’Università di Yale, autorevole pedagogista italiano della lavorò con Ernst Cassirer e conobbe direttamente John Dewey, che esercitò una grande influenza sul- seconda metà del ‘900. Un carattere le sue idee. Quegli anni furono ricchi di scambi e schivo, ma fermo nella difesa di di confronti anche con personaggi come William He- ard Kilpatrick, Carl Rogers, Giorgio de Santillana. valori e pratiche quali la laicità e Tornato in Italia, Borghi ottenne nel 1949 la libera docenza in Pedagogia all’Università di Pisa. A partire l’autoformazione. La sua sintonia con dal 1952, divenuto ordinario della stessa materia, l’anarchismo. insegnò a Palermo e Torino, e finalmente nel 1955 venne chiamato a ricoprire la prestigiosa cattedra di Pedagogia presso la Facoltà di Magistero dell’Univer- L’educazione libertaria, che anche in Italia sta su- sità di Firenze, in sostituzione di Ernesto Codignola. scitando negli ultimi anni un grande interesse, con Qui restò poi fino al termine della sua attività acca- riflessioni teoriche e - soprattutto - con realizzazioni demica nel 1982, per raggiunti limiti di età, e alla e sperimentazioni pratiche, nel nostro paese ha un nomina a professore emerito. Morì a Firenze il 12 padre nobile. Lamberto Borghi, esponente di rilievo dicembre 2000. del pensiero laico libertario e nonviolento contempo- Nel 1951 (ma era stato scritto a New York fra il raneo, per decenni ha contribuito in modo rilevante 1945 e il 1947) uscì il suo libro più importante, Edu- al rinnovamento della pedagogia italiana, conducen- cazione e autorità nell’Italia moderna, in seguito con- do battaglie culturali e politiche per una educazione tinuamente ristampato, che si può considerare ormai laica e rispettosa della personalità e dell’autonomia un “classico” della storiografia sull’Italia del periodo dell’alunno. Da molti considerato il più autorevole tra il Risorgimento e la Resistenza, e sul rapporto tra pedagogista italiano della seconda metà del Nove- pensiero politico e istituzioni pedagogiche. Per la pri- cento, Borghi è stato sicuramente un grande Mae- ma volta, con questo libro, un pedagogista rompeva stro, che ha contribuito in modo decisivo a formare gli schemi dell’interpretazione storiografica di matrice generazioni di educatori e insegnanti. Uomo di cul- cattolica e marxista nella lettura della storia dell’edu- tura vasta e profonda, con solide basi filosofiche, cazione e della scuola, valorizzando quelle personalità completamente avulso da ogni forma di supponenza e quei movimenti (compreso quello anarchico) fino ad e di arroganza intellettuale, colpiva gli interlocutori allora emarginati e sottovalutati. L’autore si ripromet- per la sua mitezza ma anche per la fermezza con la teva di dimostrare la stretta connessione tra percorso quale sosteneva le proprie idee e i propri principi. La educativo autoritario e sbocchi politici di tipo totali- sua vita è stata lunga e operosa, feconda di studi e tario. Si trattava dello stesso tema sul quale si erano di realizzazioni. concentrati in quegli anni gli intellettuali antifascisti Lamberto Borghi nacque a Livorno nel 1907 da fa- di lingua tedesca nell’emigrazione americana, raccolti miglia di origine ebraica. Completati gli studi liceali attorno ai principali esponenti della “Scuola di Fran- fu ammesso alla Scuola Normale Superiore di Pisa coforte”: Horkheimer, Adorno, Marcuse e Fromm (The e frequentò i corsi della Facoltà di Lettere e Filoso- Authoritarian Personality, a cura di Theodor W. Ador- fia della locale Università, dove ebbe tra l’altro come no, Else Frenkel-Brunswik, Daniel Levinson e Nevitt docenti Attilio Momigliano e Manara Valgimigli. Alla Sanford, è del 1950). Normale conobbe Aldo Capitini e Guido Calogero e si Tra le numerose altre opere di Borghi, pubblicate avvicinò all’area del nascente liberalsocialismo. Nel quasi tutte dalla casa editrice La Nuova Italia: John 1929 si laureò giovanissimo in filosofia con una tesi Dewey e il pensiero pedagogico contemporaneo negli su Erasmo da Rotterdam (pubblicata poi a Firenze Stati Uniti (1951), Saggi di psicologia dell’educazione nel 1935, per interessamento di Giovanni Gentile). (1951), Il fondamento dell’educazione attiva (1952), Il Dal 1931 al 1936 insegnò filosofia e storia nei licei metodo dei progetti (1953), L’educazione e i suoi pro- classici. A seguito dell’introduzione delle leggi raz- blemi (1953), L’ideale educativo di John Dewey (1955), ziali fasciste, nel 1940 emigrò negli USA, dove entrò Educazione e scuola nell’Italia di oggi (1958), Educazio- subito in contatto con la cerchia degli esuli italiani ne e sviluppo sociale (1962), Scuola e comunità (1964),

dossier Lamberto Borghi 93 Scuola e ambiente (1964), Maestri e problemi dell’e- La sua attività di studioso e di insegnante fu in- ducazione (1987), Presente e futuro nell’educazione tensa, in diretto rapporto con i più vivaci gruppi ita- del nostro tempo (1987). In Educare alla libertà (1992) liani di sperimentazione pedagogica, impegnati nel sono raccolti alcuni saggi sull’educazione libertaria e rinnovamento della scuola. Importante la sua atti- i suoi maestri, tra i quali Tolstoj e Kropotkin. L’ulti- vità nei Centri di esercitazione ai metodi dell’educa- mo libro, una bella antologia di suoi scritti curata da zione attiva (CEMEA), di cui fu Presidente nazionale, Goffredo Fofi, dal titolo La città e la scuola (Elèuthera, e nel Movimento di cooperazione educativa (MCE), 2000), attesta l’influenza decisiva esercitata sul pen- che si ispirava alle teorie pedagogiche di Célestin siero borghiano da altri autori: Andrea Caffi, Antonio Freinet. Da segnalare poi, in particolare, la prolun- Gramsci, Janusz Korczac. Sempre per La Nuova Ita- gata collaborazione negli anni del dopoguerra con il lia fu autorevole consulente prima per la prestigiosa Centro Educativo Italo-Svizzero di Rimini, fondato e collana dei “Maestri antichi e moderni”, contribuendo diretto da Margherita Zoebeli (istituzione educativa alla diffusione nel nostro paese di testi importanti di che si è avvalsa per decenni del sostegno attivo di autori della tradizione democratica e libertaria, e in tanti libertari, da Virgilio Galassi a Pio Turroni, da seguito per la collana “Scuola e educazione nel mon- Gaetano e Giovanna Gervasio a Carlo Doglio). Nel- do”. Per diversi anni diresse “Scuola e Città”, la più la sua attività tesa al rinnovamento della pedago- importante rivista italiana di pedagogia, sostituendo gia italiana, Borghi condivise spesso le sue battaglie il fondatore Ernesto Codignola. culturali e politiche con altri autorevoli colleghi della Più volte, anche a distanza di decenni, riconobbe cosiddetta “Scuola di Firenze” come Tina Tomasi, l’influenza esercitata su di lui dall’amico Aldo Capitini Aldo Visalberghi, Antonio Santoni Rugiu, Francesco (con il quale collaborò a varie iniziative per la diffu- De Bartolomeis. Oltre a contribuire a formare mi- sione della nonviolenza e del pacifismo, assumendo gliaia di insegnanti con le sue lezioni e i suoi libri, dopo la sua morte anche la direzione del periodico Borghi diede un contributo decisivo all’affermazio- “Azione nonviolenta” tra il 1969 e il 1972), conside- ne, soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, dei randolo - insieme a Gandhi - uno dei suoi principali principi e dei metodi della “scuola attiva”, perlome- ispiratori e maestri. Collaborò inoltre alle iniziative no nell’ambito della scuola elementare, più aperta nonviolente di Danilo Dolci in Sicilia. Già fin dai primi alla sperimentazione e al cambiamento rispetto alla mesi del suo esilio negli Stati Uniti, del resto, Borghi scuola secondaria. Il volume L’educazione attiva aveva stabilito solidi e duraturi rapporti con alcuni oggi: un bilancio critico (La Nuova Italia, 1984), cura- membri della “Società degli Amici” (i Quaccheri), con- to da Borghi, raccoglie gli Atti di un convegno inter- dividendo con essi l’ideale di un pacifismo integrale. nazionale sul tema, tenutosi al C.E.I.S. di Rimini dal Significativa anche la sua adesione alla “War Resi- 25 al 27 maggio 1979, quando ormai quella stagione stence International” e al “Movimento di Religione” stava volgendo al termine. di Capitini e Ferdinando Tartaglia. Un’altra influenza I rapporti di Borghi con gli anarchici iniziarono decisiva nella sua formazione si deve a John Dewey, il già nel periodo americano, con la citata collabora- caposcuola riconosciuto e il teorico più rappresentati- zione a “Controcorrente”, che fu all’origine di una vo dell’attivismo pedagogico di matrice nordamerica- solida amicizia con A. Felicani (di cui, per sua stessa na. Proprio del pensiero autenticamente democratico ammissione, ammirava “l’integrità e l’animo non- di Dewey - che aveva conosciuto personalmente du- violento”), prolungatasi anche negli anni seguenti. rante l’esilio negli Stati Uniti negli anni della Secon- Seguirono poi, negli anni Cinquanta, alcuni articoli da Guerra mondiale - Borghi si fece interprete e di- pubblicati in “Volontà”, diretta all’epoca da Giovan- vulgatore al rientro in Italia nel dopoguerra, con una na Caleffi e Cesare Zaccaria. Collaborò inoltre con serie di libri, saggi e traduzioni che un proprio articolo a “La Libertà” imposero le teorie del filosofo e peda- (Perugia, 13 ottobre 1959), numero gogista americano all’attenzione degli unico “per commemorare il cinquan- ambienti culturali del nostro paese. tenario del sacrificio di Francisco Borghi concepì sempre la scuola Ferrer”, edito da Luigi Catanelli (gli come momento di formazione demo- altri collaboratori, tutti prestigiosi, cratica, libera da preconcetti di raz- erano: G. Pepe, W. Binni, A. Visal- za, di religione, di ideologia. Fu un berghi, C.L. Ragghianti, F. De Barto- deciso sostenitore della autonomia lomeis, A. Capitini). della scuola, e più in generale del Negli ultimi anni della sua vita processo educativo, da ogni potere: Borghi si era orientato in maniera lo Stato, la Chiesa, i partiti politici, ancora più decisa che nel passato gli industriali. Rifacendosi alla lezio- verso il patrimonio storico e cultu- ne di Gaetano Salvemini e di Carlo rale dell’anarchismo, rendendosi Cattaneo, da lui mai dimenticata, disponibile nei confronti di iniziati- proponeva un federalismo inteso ve promosse e organizzate da Centri nella forma libertaria dell’autogover- Studi, Archivi e altre strutture cul- no locale e dell’autodifesa dalla so- turali libertarie. Nel 1976 presen- praffazione del potere centralistico. ziò al Convegno “Bakunin cent’anni

94 dossier Lamberto Borghi Alla libertà attraverso la libertà di Franco Cambi

“Sul pensiero pedagogico di Lamberto Borghi: la componente anarchica” è il titolo originario di questa relazione presentata a un convegno nel 2014. Ne è autore un noto pedagogista, già allievo e poi successore di Borghi nella cattedra di Pedagogia generale all’Università di Firenze.

Toulouse, 1947 - Nicola Chiaromonte con Andrea Caffi Genesi e struttura della pedagogia di Borghi dopo”, tenutosi a Venezia per iniziativa del Centro Studi Libertari/Archivio G. Pinelli di Milano. Fu poi La identità della pedagogia di Borghi ha al suo tra i relatori degli incontri su “Apprendere la libertà: centro quattro nuclei, temporali e tematici. La for- la pedagogia ieri, oggi, domani” (1990), su “P. Kro- mazione pisana in filosofia e gli studi sull’Umanesi- potkin: un contributo per un’organizzazione liberta- mo. Le leggi razziali antiebraiche del 1938. L’espe- ria della società” (1991) e del Convegno su “Andrea rienza negli USA, articolata tra l’incontro col pensie- Caffi: un socialista libertario” (1993), organizzati a ro di Dewey e la partecipazione ai gruppi antifascisti Bologna dal Centro studi “La Rete” e dalla Biblioteca a New York. Poi il ritorno in Italia e la collaborazione Libertaria “Armando Borghi”. Riprese la occasionale con Ernesto Codignola. Dal primo fronte vengono collaborazione a “Volontà” e altri suoi articoli furono un metodo di lavoro filologico e interpretativo come ospitati in “A rivista anarchica”. Scrisse anche un un fascio di categorie che resteranno costanti nel giudizio prefatorio a una nuova edizione del libro di pensiero di Borghi, ad esempio quella di tolleranza Kropotkin Campi, fabbriche, officine (Milano, Anti- fissata come centrale in Erasmo. L’Umanesimo stu- stato, 1982). La dimensione libertaria del pensiero diato da Borghi è quello etico e antropologico riletto di Borghi si può trovare compiutamente espressa oltre gli aspetti letterari e retorici. Un Umanesimo in un’intervista raccolta da Giampietro “Nico” Ber- che dà un sigillo valoriale alla Modernità. È già il ti (L’educazione permanente, “Volontà”, n. 1, 1987). suo lavoro pisano, tra Saitta e Gentile, che fissa que- Nell’intervista - interessante soprattutto per l’identi- sto imprinting, poi allargato attraverso l’Illuminismo ficazione fra educazione e libertà, e perché Borghi vi (Voltaire in primis) e la democrazia etico-politica di sviluppa in modo articolato la tesi che non c’è forma- Dewey. Ripreso anche e già a Pisa attraverso Capiti- zione che non sia autoformazione - lo studioso arri- ni: la sua religiosità valoriale, la laicità e l’idea liber- va a definirsi apertamente pedagogista ed educatore taria del soggetto. libertario, e riconosce la propria sintonia con l’anar- Il secondo nucleo o evento estromise Borghi chismo, individuato come il pensiero che ha fornito dall’insegnamento liceale e lo costrinse all’esilio, in il contributo più avanzato al problema della libertà. anni che si facevano sempre più bui (1940).Tutto ciò Oggi noi possiamo aggiungere che a sua volta, in- ebbe l’effetto di saldarlo alla sua identità di mino- discutibilmente, a quel pensiero lo stesso Lamberto ranza perseguitata, reclamando sempre più al cen- Borghi - con la sua produzione intellettuale e l’impe- tro gli stessi valori della tolleranza e della democra- gno educativo quotidiano per oltre mezzo secolo - ha zia. E da lì furono assunti come punti-luce e guida. dato un contributo di assoluto rilievo. Fu poi la permanenza negli USA che operò la svolta dalla filosofia alla pedagogia, dall’etica all’etica poli- Gianpiero Landi tica, dalla tolleranza alla democrazia avanzata e or-

dossier Lamberto Borghi 95 ganizzata. Lì si mise sul solco di Dewey su cui compì ontologico-deontologico e la comunità si fa la regola studi e riflessioni. Si legò agli eredi deweyani. Det- della organizzazione sociale, rispetto alla quale lo Sta- te corpo a una filosofia-come-pedagogia proprio per to ha funzione secondaria. Ma in questa ricostruzione renderla fattore attivo e operativo nella e della cultu- Borghi tiene fisso lo sguardo alla pedagogia e alla sua ra per uno sviluppo della società moderna. Lì Borghi funzione oggi, dopo la fine delle ideologie. Che si fa “modernizzò” il suo pensiero filosofico etico-politico, sempre più centrale per costruire una nuova axiolo- sviluppandolo in senso più pragmatico e ponendo al gia, una nuova polis e un nuovo anthropos, ispirando- centro la scuola e l’educazione. Così Dewey divenne si al socialismo libertario. il suo modello pedagogico di base e tale restò nel Allora: forse Borghi è stato in Italia il teorico più corso della sua vita di studioso, ma modello sempre fine di una pedagogia anarchica integrata nel tempo ripreso in senso critico e integrandolo con altre, di- della democrazia, della tecnica, della stessa postmo- verse e significative esperienze. dernità. E insieme l’interprete più attento a delinea- Ma negli USA incontrò anche i fuoriusciti antifa- re di essa i confini più sottili e complessi, quelli nu- scisti e con essi collaborò: con Salvemini in parti- triti appunto dal e del vettore-libertà. Una pedagogia colare. E sotto la sua ala metodologica elaborò un utopica? Non solo. Per Borghi è antropologico-etica e testo di interpretazione critica della tradizione peda- eticopolitica e come tale può farsi lievito dentro una gogica italiana moderna: Educazione e autorità nell’I- società democratica che deweyanamente guarda al talia moderna, composto già nel 1945. Lì collaborò proprio possibile sviluppo ulteriore ma sempre sal- anche ai “Quaderni italiani”con prese di posizione dandosi alla sua “fede comune”, che è fede di valori antifasciste in ambito educativo con lo pseudonimo e ben rappresentata da quelli propri dell’anarchismo di Anonimo Toscano. Lì, tra i fuoriusciti, fece anche critico e libertario. L’anarchismo reclama nel socia- incontri culturali di alta caratura: Cassirer, Löwith, lismo e nella democrazia il valore primario dell’indi- Caffi stesso. E Caffi, presentatogli da Nicola Chiaro- viduo e vede questo realizzarsi come tale solo nella monte come “l’uomo migliore che avesse incontrato libertà. Libertà di sé e di tutti, che si sviluppa nel per generosità d’animo e per inesausta profondità di fare-comunità, creando spazi in cui le libertà stesse cultura”(Borghi, 2000, p. 44), fu interlocutore pre- si integrano, si confrontano, dialogano e si ricono- zioso che saldava “società, comunità, umanità” in scono reciprocamente, superando ogni forma di in- unum e con cui Borghi conversò a lungo poi a Parigi. dividualismo. Caffi fu per Borghi il modello del pensiero “anarchi- Nella crisi ideologica del presente, nella stessa So- co” (nutrito anche dal fascino dell’“arcangelo”) che cietà Amministrata che ci avvince, nel Governo della Caffi aveva e orientato a un socialismo umanistico Tecnica e dell’Informazione che ci accerchia, la liber- pacifista a e libertario. E tale prospettiva Borghi cu- tà va rilanciata con forza e posta come nucleo prima- stodirà per tutta la vita come un fattore-chiave del rio e dell’esser soggetto e della stessa societas e/o ci- suo pensiero e a cui, forse, alla fine, affiderà il mes- vitas che sia, e in un gioco sottile e di comportamenti saggio più alto e più forte della sua pedagogia critica sociali e di valori collettivi, capaci di far maturare a deciso impegno etico-politico. la democrazia stessa nel Nostro Tempo, della Com- plessità, dei Consumi, dei Media etc. L’anarchismo La tradizione anarchico-libertaria: si fa sfida attuale e sedimento di esperienze tutte da ricordare, studiare, valorizzare. Facendone rilevare una presenza costante proprio l’asse etico-antropologico-sociale che lo ani- Da questo nucleo di avvio, ben presente anche nel- ma nella sua tradizione più illuminata. la chiusa di Educazione e autorità edita in Italia nel 1951 col richiamo proprio a Caffi, prese il via un lun- La tradizione libertaria go dialogo con l‘anarchismo libertario e socialista che si fece sempre più centrale nel pensiero di Borghi. interpretata Specialmente dagli anni Settanta quando la stessa ri- Cominciamo con Caffi. Borghi lo conobbe perso- presa di Dewey in modo critico si è ormai conclamata, nalmente e con lui collaborò, come ricordato di so- il dialogo col marxismo critico (Gramsci) è stato ormai pra. Colto e generoso: così lo avvertì come persona- assimilato, è avvenuta l’apertura a nuove voci teori- lità. Rivolto a valorizzare i soggetti e la loro socialità. che e strategiche: da Adorno a Capitini, allo stesso In una “società senza governo”, organizzata secondo Proust per la sua complessa visione del tempo. Tra giustizia e secondo una giustizia che si incardina quelle voci “nuove” si collocano con decisione proprio sull’uguaglianza. Lì è la libertà a farsi regola, armo- gli anarchici. E alla loro tradizione di pensiero Borghi nizzata in una comunità di uguali che convive paci- dedica saggi assai significativi: al socialista-utopista ficamente e dove i “valori spirituali”sono principio e Fourier, a Kropotkin, a Caffi, toccando anche il più guida. Così in Caffi prende corpo un socialismo li- libertario Capitini e il non violento Gandhi. Sono sì bertario e radicalmente sociale, in nome di un uma- voci diverse ma accomunate da obiettivi precisi di nesimo antiautoritario e solidale. E proprio i saggi libertà, di vita comunitaria, di pace: valori squisita- raccolti in Critica della violenza (1966) ne portano mente anche anarchici e ben tutelati dalla tradizione i segni efficaci. E segni di una posizione vicina al dell’anarchismo. Così Borghi fa emergere un model- pensiero anarchico più aperto: individual-socialista lo di uomo e di “città” in cui la libertà è connotato e ugualitario e pacifista che può esser visto come

96 dossier Lamberto Borghi l’ad quem più alto e attuale della stessa tradizione è la non-violenza il sigillo di una società libertaria e anarchico-libertaria. liberata, da controlli, divieti, imposizioni, e lo stesso Su di essa Borghi ritorna poi, di scorcio, nel sag- metodo per operare una trasformazione educativa e gio del 1986 (Da Fourier a Gramsci) e poi nell’inter- dei soggetti e della società. Anche Korczak sta su vento del 1990 su L’educazione libertaria. Lì, meglio questa frontiera: come valorizzatore dell’individuali- che altrove, l’anarchismo teorico-emancipativo viene tà e di una educazione individualizzata, contraria a tenuto presente come interlocutore ancora attuale ogni “uniformità” e attenta invece alla “molteplicità”, e significativo e modello da integrare con altre po- che potenzia i soggetti e lo fa guardando al futuro. E sizioni che, pur diverse, ne riprendono e rilancia- al futuro, appunto, di una “società liberata”. no i valori. Come accade in Capitini. Ma anche in Korczak. Così, però, il tessuto antropologico-sociale C’è, nella pedagogia di Borghi, un’attenzione di del pensiero anarchico più maturo si fa interlocu- caratura dialettica alla tradizione anarchica che ne tore permanente e del politico e del pedagogico. Nel riprende e sviluppa l’asse pedagogico e lo fa fissan- saggio dl 1986 è Fourier che viene riletto in chiave done i valori e le strategie. Quel modello viene in- libertaria, legando il suo pensiero tegrato con voci consimili e che alla libertà individuale, al “lavo- ne svolgono ulteriormente alcuni ro attraente”, alla socializzazione principi, così da renderlo un focus “armoniosa”. E sono elementi che regolativo e proiettivo permanen- continuano a premere sul mar- te. I valori sono quelli di libertà, di xismo stesso e che ci stanno an- comunità, di armonia sociale,di cora oggi davanti come compiti, umanità integrale realizzata per dopo il socialismo reale e oltre il tutti. E sono valori anche deweya- capitalismo mercificante. Compi- ni ma qui ripresi in modo e più ti permanenti. Che guardano a radicale e più integrale nell’ottica una società “liberata” in ogni suo di un “umanesimo della libertà”. aspetto: comunicazione, lavoro, Poi le strategie: l’educazione come formazione, esercizio del potere. via aurea per mutare soggetti e Tale posizione guarda poi e pro- società, per aprire spazi di libertà prio a una “educazione integrale” e saldare i soggetti a una società a cui lo stesso marxismo più cri- comunitaria in sviluppo. Un edu- tico e aperto ha guardato e deve John Dewey care che parte dal bambino sia guardare. Così accade anche in come attore sia come modello. E Gramsci la cui “coercizione” occu- da lì si inoltra in una società li- pa un posto ancora troppo forte e viene a soffocare il berata in cui lavoro e svago si legano insieme e lo messaggio più alto della “liberazione”. svago si fa coltivazione di sé e crescita spirituale di Nell’intervento del 1990 Borghi elabora una re- ciascuno. Nel 1987, nell’intervista uscita su “Volon- trospettiva sul pensiero anarchico toccando Tolstoj tà” – L’educazione permanente – Borghi riaffermava e Bakunin, Proudhon. Kropotkin, Ferrer, fissando proprio il valore dell’anarchismo e indicava questa lì il paradigma libertario (come libertà da… e come prospettiva come per lui assai significativa: “io mi libertà per..) e quello della formazione “integrale”di sento profondamente legato a questa visione”, poi- ciascuno. E lì proprio Ferrer e Kropotkin sono le voci chè l’anarchismo è “libertà” in progress, è ripensa- pedagogicamente più alte. Che vogliono tener salda- mento proprio della libertà stessa “e di ciò che di te insieme libertà e formazione integrale, infanzia e essa è nel suo profondo”. solidarietà in un progetto educativo unitario e che L’anarchismo libertario, reinterpretato e integra- ebbe, con Ferrer, enorme successo. Kropotkin ripen- to, ci guida a pensare e volere uno sviluppo della sa invece il lavoro da alimentare di scienza e di vita civiltà più alto e più umano e come tale resta una comunitaria, da riunificare tra mente e mano, da in- “stella fissa” dell’ingranaggio complesso del pensiero tegrare con un tempo libero che si faccia esperien- contemporaneo. E in modo particolare di quello pe- za centrale nell’io e nella stessa comunità. E tempo dagogico. In cui ci fissa e “fini ultimi” e “fini in vista”, libero in cui si vive la “libera ricerca” con al centro come avrebbe detto Dewey: l’educare alla libertà at- l’esperienza estetica. traverso la libertà. Ferrer e Kropotkin sono dei veri maestri di peda- gogia: libertaria, umanistica e democratico-sociale. Franco Cambi Da non perdere di vista mai. E che dall’ieri ci parla- no per il domani. Relazione al Convegno “Centocinquant’anni di lot- Su questo sfondo si collocano anche Capitini e te per la libertà e l’uguaglianza. Per un bilancio sto- Gandhi. Capitini, un laico-religioso e teorico della riografico dell’anarchismo italiano” (Reggio Emilia, “compresenza”, ci ha consegnato una ripresa origi- 10-11 maggio 2014). Gli Atti del Convegno sono stati nale dei valori anarchici più alti: dalla libertà alla pubblicati nel volume L’anarchismo italiano. Storia e comunità, alla pace, alla regolatività assegnata al storiografia, a cura di G. Berti e C. De Maria (Milano, bambino e ai suoi caratteri più genuini. Con Gandhi Biblion, 2016).

dossier Lamberto Borghi 97 Dentro, una sola stanza e il pavimento di terra bat- tuta. A pochi chilometri da Palermo: niente scuola, Lamberto, niente medico, niente farmacia e nemmeno acqua se non quella reperita in qualche pozzo. In compenso giravano silenziosi uomini a cavallo, scoppola in te- “con l’affetto sta e fucile a canne mozze in spalla e, ovviamente, i carabinieri. Danilo, memore di quel luogo dove era stato da antico” ragazzo con suo padre capostazione, vi era tornato da qualche anno. Un giorno un bambino di pochi mesi morì di fame per mancanza di latte materno: di Grazia Honegger Fresco un fatto intollerabile, tanto che subito dopo fDanilo ece per questo un digiuno di protesta di vari giorni. Ventenne, l’autrice visse in Sicilia La cosa si seppe, attirando giovani per fare insieme, per partecipare. l’esperienza di Danilo Dolci, con “Borgo di Dio”, sulla collina in alto davanti a un Lamberto Borghi. Che la indirizzò a mare stupendo – il golfo di Castellammare – nacque da tutto questo. occuparsi di pedagogia. E Danilo raccontava di Gandhi Lamberto: l’incontrai la prima volta a Trappeto nel Lamberto, amico di Capitini e di Calogero, era in “Borgo di Dio”, fondato da Danilo Dolci. Allora, primi sintonia con le scelte di Danilo e vi guidava i suoi stu- anni Cinquanta insegnava all’Università di Palermo. denti - tutti ben vestiti, figli dell’agiata borghesia si- Piccolo, occhi chiari vivissimi, ascoltatore attento ciliana - perché toccassero con mano una realtà così e silenzioso, quando parlava con quella sua mitezza, vicina a loro: non avevano la più pallida idea di che quasi a doversi scusare, rivelava una lucidità e un cosa fosse la vita di quei pescatori (mangiavano un’a- vigore di grande efficacia. Da pochi anni era rien- ringa secca con un ‘intera pagnotta) e delle loro don- trato negli Stati Uniti, dove si era rifugiato giusto in ne, misere ma molto dignitose nei loro scialli neri). tempo per salvarsi dall’orrore nazista. La domenica al “Borgo” salivano anche alcuni pe- Portava con sè i valori della libertà e della demo- scatori: guardavano e ascoltavano le parole di Dani- crazia alla scuola del Dewey e, insieme, quelli della lo che con calma spiegava loro che si poteva lavorare nonviolenza – tessuto indispensabile alla formazione in modo diverso, che si potevano fare scioperi “alla umana – con le voci di Gandhi e di Capitini, che noi rovescia”, ad esempio andando a lavorare dove era giovani, appena usciti dal fascismo e dalla guerra, loro proibito. (Cosa che poi fece, subendo un arresto non conoscevamo nemmeno. e un clamoroso processo in cui fu assolto). Al “Borgo di Dio” Lamberto arrivava di domenica Danilo raccontava di Gandhi che ogni giorno de- mattina con un gruppo di suoi dicava del proprio tempo a fila- studenti, quasi tutti maschi re, che digiunava quando gli In- e due giovani studentesse. glesi lo mettevano in carcere e Mangiavano di gusto la pasta che inventò la “marcia del sale” con le sarde che Vincenzina, per rendere indipendente l’In- moglie di Danilo, sapeva cuci- dia. Per loro metteva qualcuno nare con un sapore memora- dei non molti dischi che aveva bile. Loro portavano un soffi- portanto con sé dal Nord: Bach ce pane bianco di città che i e Vivaldi soprattutto (le “Stagio- bambini divoravano come un ni” erano molto apprezzate dai dolce, rispetto al pane rustico pescatori). A volte con Lamber- che c’era di solito (comunque to venivano giovani musicisti tanto più saporito). Dopo il (violino, flauto, violoncello) - pranzo si discuteva del pre- forse studenti del Conservato- sente e del futuro che si pre- rio - a suonare per i pescatori, sentava davvero difficile per le donne - queste più rare – e i la gente del posto: con quali bambini. Brani non troppo lun- modi, con quali mezzi... ghi che riconoscevano con pia- Trappeto era allora un pae- cere e per i quali si animavano, sino di pescatori, con casette scoprendo forse che c’era qual- attaccate le une accanto alle cosa di cui si poteva non ave- altre che si fronteggiavano su re paura. Con la stessa serietà un’unica strada sassosa che seguivano le parole di Danilo o era anche la fogna comune. del “professore”.

98 dossier Lamberto Borghi Grande riconoscenza Fu in una di quelle domeniche che Lam- berto mi chiese quali intenzioni avessi per il futuro (mi occupavo dei bambini, dei ma- lanni e delle medicine che potevo far arrivare da amici lontani). Alle mie spiegazioni, dopo uno dei suoi silenzi, mi disse che, prima di una scelta definitiva, mi sarebbe stato utile frequentare uno stage di Fraternitè Mondiale, destinato a giovani provenienti da vari paesi europei. Seguii il suo consiglio: fu un’esperienza di tale apertura che indirizzò positivamente il mio entusiasmo di ventenne verso altre ricerche e studi che mi portarono lontano dalla Sicilia. Gliene serbai sempre grande riconoscenza.

Lo rincontrai poi molte volte a Firenze dove ero in rapporti frequenti con i CEMEA – i Cen- Grazia Honegger Fresco, nata a Roma nel ‘29, allieva di Maria Montessori e di Adele Costa Gnocchi, fin dalla prima giovinezza ha tri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione lavorato con vivo interesse e curiosità con neonati, bambini picco- Attiva – che in Toscana proponevano forme lissimi, bimbetti della prima infanzia e ragazzini, genitori, educatori, concrete di educazione nuova, secondo gli ide- maestri, scoprendo ogni volta l’originalità e la bellezza di ogni ali di democrazia e di laicità di Wallon, Dewey essere umano. Ha parlato e scritto molto, cercando di convincere gli e altri a loro prossimi. Il rispetto dell’altro, la adulti a smetterla con i voti, i giudizi, la competizione a oltranza che seminano solo discordia e risentimento. La libertà e la pace tra le cura dell’ambiente, l’assenza di ogni forma di persone, secondo la sua esperienza, attecciscono solo in ambienti giudizio e di emulazione che essi praticavano, nonviolenti fin dai primi istanti di vita e per tutta la lunga infanzia ben collimavano con l’esperienza quotidiana umana”. Castellanza (Va), 20 aprile 2017 del mio lavoro con bambini piccoli e grandi. che si ispirava a Montessori. Molti di coloro che facevano parte dei CEMEA era- Per una scuola educativa pubblica, no allievi diretti di Borghi come Gastone Tassinari libera e laica e Marcello Trentanove. Fu con loro, negli anni - se Lamberto è stato un grande maestro, al centro non erro - in cui Lamberto fu presidente dei CEMEA dell’auspicato rinnovamento della scuola italiana italiani. che il diverso, dirompente modo di concepi- negli anni del boom e poco oltre, mentre il paese re il rapporto adulto – bambino si incontrò – direi, si addormentava nell’euforia del nuovo benessere, naturalmente - con gli psichiatri e gli infermieri inte- nell’imitazione acritica dei modelli di vita americani ressati alle proposte di Franco Basaglia. e lentamente scivolava nella palude democristiana. In fondo, non c’era molta differenza – diceva Lam- La scuola è tuttora ferma su vecchissimi modelli, berto – tra il clima carcerario, quello dell’ospedale ma la parola di Lamberto emerge tuttora validissima psichiatrico o del manicomio e la violenza rivestita da vari suoi scritti. In particolare dalle annate, tutte di falso bene con cui si trattavano sotto tante for- preziose, di “Scuola e Città” a difesa di una scuola me i bambini. Nella sostanza la logica di potere è educativa pubblica, libera e laica. la stessa: ecco un’idea forte che poteva innescare Ho due suoi libri a me cari: uno donatomi con un grande cambiamento..In noi giovani accendeva dedica da lui stesso con la frase che riporto agli ini- l’immaginazione. Mi piaceva ascoltarlo e parlare con zi: riunisce gli Atti del Convegno organizzato in suo lui: la sua pacatezza nel parlare anche su argomenti onore dal Magistero fiorentino nell’1986 con nume- forti era di per sé una grande scuola. rosi e variegati contributi (Le Monnier 1987); l’al- Solo una volta ci fu tra noi un disaccordo a propo- tro è un testo curato da Goffredo Fofi – anche lui sito delle classi omogenee per età che i CEMEA adot- lo conobbe a Palermo negli anni ‘50 – intitolato La tavano nelle colonie di vacanza e che a suo avviso città e la scuola (Eleutera 2000). che offre una bella meglio rispondevano ai bisogni dei bambini e invece sintesi del suo pensiero e insieme alcuni “medaglio- la modalità Montessori che ogni giorno verificavo in ni” di studiosi ed educatori – Andrea Caffi, Gramsci, classi eterogenee - 3-6 / 6-7/ 8- 11 – da cui derivava Dewey, Korczac e Capitini. Quest’ultimo, così poco una ricchezza di rapporti che era ulteriore fattore noto, particolarmente efficace. di diversità e fonte di aiuto reciproco a vantaggio di Ringrazio vivamente gli amici di “A”, per avermi tutti. Discutemmo, ma qui restammo sulle nostre spinto a scrivere questo modesto ricordo di una per- reciproche posizioni. sona davvero unica e amico indimenticabile.

Grazia Honegger Fresco

dossier Lamberto Borghi 99 alle fedi religiose professate dai docenti e trasmesse agli allievi che, perciò, non si collocavano nel gruppo Per me, come partecipanti critici, realmente attivi. un amico e La nuova educazione Nel 1951 incontrai Lamberto Borghi nel CEIS (Centro Educativo Italo-Svizzero) di Rimini: era ve- un maestro nuto per conoscere meglio il villaggio, e parlare con Margherita, Barbara e i loro collaboratori/trici, in particolare noi educatrici/tori e insegnanti. di Giovanna Gervasio Carbonaro In quei giorni di permanenza di Lamberto Borghi al Centro era presente anche mio padre, impegnato Nel 1951 incontra Lamberto Borghi, in due seminari di falegnameria: l’uno con un pic- colo gruppo di genitori per la riparazione di oggetti nascono un’amicizia, un rispetto, una d’uso e mobili, l’altro, con i bambini per la costruzio- collaborazione che hanno il sapore ne di giochi da tavolo e di giocattoli. Lamberto, mio padre ed io divenimmo subito amici: parlammo mol- delle cose belle e libere della vita. Lo to di ognuno di noi, delle nostre origini libertarie, del socialismo libertario, dell’anarchismo, della non-vio- racconta qui la nostra grande amica lenza, del sindacalismo e delle lotte del movimento Giovanna , 89 anni, che ha attraversato operaio… Lamberto era tanto interessato alle nostre esperienze di vita personale e sociale da chiederci di dall’immediato dopoguerra numerose partecipare (quando ne avessimo avuto il tempo e in esperienze sociali, pedagogiche, occasione di un coinvolgimento di persone testimoni di situazioni difficili e problematiche) a un seminario solidali, sindacali. E qui lucidamente su “Educazione e sviluppo sociale”. ne riferisce. Dopo il mio matrimonio con Antonio Carbonaro, andai a vivere a Ivrea, dove Antonio lavorava presso la Olivetti. Nel periodo in cui Antonio Carbonaro ed Lamberto era un uomo molto sensibile, dalla pro- io abitavamo ad Ivrea, partecipammo all’interno del fonda cultura umanistica; figlio di un rabbino, aveva G.T.C.U.C., di cui era segretario Carlo Doglio, alla ri- subito persecuzioni razziali da parte del fascismo. cerca sociologica “La famiglia, il lavoro, il tempo libe- Nel 1940 aveva lasciato la famiglia e l’insegnamento ro nella città di Ivrea”. Lamberto Borghi svolse con- ed era dovuto emigrare negli USA. Qui trovò acco- temporaneamente una ricerca sulla scuola in Ivrea. glienza nell’ Università degli Studi di Yale e in altre Avemmo molte occasioni, Lamberto, Antonio ed università. Fece parte di un gruppo di fuoriusciti ita- io, di incontrarci sia per discutere dei problemi delle liani, fra cui Nicola Chiaromonte e Gaetano Salvemi- nostre ricerche sia per approfondire la nostra cono- ni; insegnò con Ernst Cassirer scenza. Mi chiedeva anche dei e conobbe John Dewey e W.H. miei studi e in particolare di Kirpatrick. come considerassi le sue lezio- In Italia tornò nel 1949 e in- ni (mi ero iscritta alla Facoltà di segnò pedagogia a Pisa, Paler- Magistero dell’Università degli mo, Torino. Dal 1955 al 1982 Studi di Torino, e la frequenta- ricoprì la cattedra di pedagogia vo con grande interesse e impe- alla Facoltà di Magistero dell’U- gno). Non mi ero mai iscritta a niversità di Firenze. Milano, all’Università Cattolica, Uno dei principi allora gene- poiché in quegli anni questa ralmente condivisi da pedagogi- Università richiedeva agli stu- sti e insegnanti era quello delle denti, dopo la discussione della comunità educative e della co- tesi di laurea, un giuramento munità scolastica: la comunità che prevedeva il loro impegno di bambini ragazzi… e adulti – nel diffondere la religione cat- educatori, genitori, nonni e per- tolica nell’ambito del loro lavoro sone coinvolte nella crescita dei e nella società. Che respiro la piccoli, degli scolari, degli stu- laicità e la libertà a fondamento denti. dell’insegnamento di Lamberto La differenza fra diversi au- Borghi! tori, fra laici e religiosi, soprat- Dovetti lasciare Ivrea e Torino tutto cattolici nel considerare i per necessità familiari, ma anni progetti di comunità era dovuta dopo ritrovai Borghi a Firenze,

100 dossier Lamberto Borghi dove egli era stato chiamato dopo la morte di Erne- fu dopo la morte di mio padre. Il mio rapporto con sto Codignola, a insegnare pedagogia nella Facoltà Borghi fu anche di collaborazione nel suo “seminario di Magistero (vi rimase fino all’età della pensione). di educazione degli adulti”. La mia preparazione sul Contribuì in modo determinante al rinnovamento “lavoro di gruppo” era stata affidata, dalla Scuola per della Facoltà. Assistenti Sociali UNSAS di Milano ad una docente Borghi ha, fra tanti altri, due grandi meriti: primo, italo-americana dell’Università californiana Berke- l’avere ammodernato la Facoltà e la cattedra di sua ley. Svolgevo anche un lavoro psico-sociale presso competenza inserendovi l’insegnamento, da parte di l’ITI comunale “Leonardo da Vinci” ed ero incaricata docenti valorosi, delle altre scienze umane: sociolo- dell’insegnamento di lavoro di gruppo, di comunità gia, psicologia, psicologia sociale, antropologia cul- e di ricerca nella Scuola di Servizio Sociale presso turale e la collaborazione con le altre cattedre: filo- l’Università degli Studi di Firenze. Questa mia com- sofia, storia, letteratura italiana, francese, spagnola, petenza teorica e pratica veniva da lui “usata” nel inglese, tedesca; secondo: avere esteso l’azione edu- suo riflettere e valutare lo stato dei rapporti che si cativa, sociale, culturale ai paesi dell’entourage di stabilivano fra studenti e fra studenti e docenti del Firenze (soprattutto Bagno a Ripoli e San Casciano) seminario, ed era loro di aiuto nelle relazioni inter- mettendo a loro disposizione (dei loro pubblici am- personali. ministratori e dei cittadini) la propria competenza e A differenza di molti docenti universitari, Borghi quelle dei suoi colleghi e collaboratori. non considerava la Scuola che gli assistenti sociali frequentavano inferiore ai loro istituti bene integrati La scuola avrebbe potuto nell’Università. L’esperienza negli USA lo aveva con- vinto della serietà e utilità delle scuole per assistenti cambiare il mondo sociali. Queste scuole, allora ancora private, costi- Molti educatori, assistenti sociali della mia e della tuivano, secondo il suo parere, un’opportunità per successiva generazione, in Toscana e in altre regio- raggiungere il progresso delle condizioni psicologi- ni, si sono formati alla sua scuola e hanno porta- che/sociali, personali e collettive degli studenti oltre to nei loro interventi – come nelle loro persone – i che quelle degli utenti. Inoltre, al seminario colla- principi fondamentali elaborati insieme, professori e boravano Antonio Carbonaro, sociologo, Gavino Mu- studenti. Allora noi tutti pensavamo che la scuola, i sio antropologo culturale e Maria Carla Guarracino, servizi pubblici educativi sociali culturali avrebbero giovane pedagogista. Discutevamo spesso, nei nostri potuto cambiare il mondo. incontri, del significato e del rapporto fra rivoluzione Parlavamo di “comunità”: politica e socio cultu- e sviluppo nel mondo interiore e nella società, con- rale (eravamo ancora tutti noi “cittadini del mondo” siderando anche la situazione economico-sociale- immersi nell’opera di ricostruzione dei nostri Paesi culturale della società italiana. martoriati e distrutti dalla guerra); educativa e sco- Gli studenti di stretta osservanza marxista non lastica (servizi educativi pubblici e scuole impegnati concordavano sempre con noi, che mettevamo in a diffondere la cultura della pace – fondamentale per primo piano l’antiautoritarismo, l’uguaglianza e la la ricostruzione morale e civile delle nostre comunità libertà, ma rimanevano affascinati dalle argomenta- territoriali). zioni e dalle riflessioni di Borghi sulla realtà socio- V’erano poi studenti che non condividevano con economica attuale. Borghi il suo desiderio di comprendere, e quindi il Questi studenti non avevano compreso – non vo- suo offrire accoglienza e stima a gay, handicappati levano comprendere – il “mite coraggio”, la non-vio- fisici, psichici o sofferenti. Il rapporto di Borghi con lenza di Borghi. tutti gli studenti di qualsiasi condizione era aperto, dialogante. Il suo rigore si accompagnava con un de- L’importanza siderio di comprendere le difficoltà di alcuni studen- ti causate da situazioni sociali, psicologiche, fisiche dell’espressione artistica vissute o che ancora stavano vivendo. Ogni lezione o Il seminario di educazione degli adulti (Long Life incontro seminariale si svolgeva articolandosi in tre Education). Fra le tante bellissime e interessanti dimensioni: esperienze fatte con Lamberto Borghi, accenno qui L’esistenziale – il mondo umano dell’interiorità, ad una che ha avuto molta importanza nella mia vita Il sapere “scientifico” – pedagogia in primo luogo, professionale. Il seminario di educazione degli adulti psicologia, filosofia, sociologia, con cui collaborai si svolse per tre anni accademi- Il rapporto “aperto” con il mondo esterno – la co- ci e si articolò in diverse sedi: Firenze (Università munità territoriale, la società italiana, l’ambiente – Facoltà di Magistero), Oristano (Sardegna), Milano naturale e sociale universale. (Società Umanitaria) e Stresa. (Negli anni successi- vi il seminario continuò, con altri collaboratori, fin- L’amicizia, la familiarità ché venne istituita una cattedra di educazione degli adulti affidata al prof. F.De Sanctis). Con Lamberto Borghi avevo stabilito un rapporto Come già scritto, i rapporti fra Lamberto Borghi, di amicizia affettuosa, quasi filiale – dopo la morte altre associazioni e altri luoghi di studio dell’educa- di mia madre, Lamberto mi stette molto vicino e così zione degli adulti sono stati per molti anni intensi e

dossier Lamberto Borghi 101 fraterni: CEIS, CEMEA, MCE, Movimento di Colla- nizzare interventi di una cultura “inferiore” o “indot- borazione Civica (MCC), CEPAS, Danilo Dolci, Unio- trinatrice” autoritaria ma critica, aperta al dialogo e ne Nazionale di Lotta contro l’Analfabetismo (UNLA). al contradditorio. Inoltre si raccomandava di usare Borghi ne ha fatto partecipi i suoi studenti e collabo- gli strumenti “tecnici” come semplici ausili adattati ratori, che hanno continuato l’amicizia e la collabo- alle esigenze dei partecipanti e del loro attivismo. razione con questi gruppi anche negli anni succes- In questo seminario non furono soltanto discus- sivi al seminario. se le idee fondamentali dell’educazione degli adulti e L’espressione artistica è sempre stata considerata la necessità di avere un importante spazio delle sue da Borghi fondamentale nella formazione umana dei attività lungo tutta la vita dei cittadini italiani (ed cittadini ed umana e professionale negli educatori. europei e di tutto il mondo!) ed in particolare dei la- Nel secondo anno nel programma era compreso lo voratori. Tale “spazio” e “tempo” si sarebbero dovuti studio delle tradizioni popolari, dell’educazione degli stabilire per legge: per questo lottavamo, insieme ai adulti e lo sviluppo economico. Un territorio, scel- sindacati dei lavoratori per ottenerli. to fra le varie possibilità: la Sardegna. Visitammo, Molto importanti furono, per la pratica professio- con la presenza e la guida di Alexander, un esperto nale, gli strumenti didattici studiati e osservati nella italo-americano di artigianato artistico, moltissimi pratica dei progetti e interventi diretti all’interno dei centri di produzione, cooperative di artigiane e di servizi educativi-sociali-culturali della Società Uma- artigiani che realizzavano cesti di asfodelo grandi e nitaria: lavoro di gruppo, presentazione e guida di piccoli, tessiture, tappeti, ricami preziosissimi, og- attività culturali, incontri di promozione di attività getti e sculture in legno e in bronzo, in luoghi diver- solidaristiche, schede per una più vasta compren- si dell’isola: un artigianato di grande pregio, com- sione del cinema e dei singoli film (elaborate sempre mercializzato in tutta Italia, in Europa e in tutto il con gli “spettatori”), “piccoli” ma importanti studi mondo da un Ente sardo per lo Sviluppo di aziende, della pittura e delle arti grafiche, della scultura, del- cooperative, piccoli artigiani/artisti di grande valore. la musica – specialmente del novecento. Visitammo, inoltre – e partecipammo ad alcune loro Da questo seminario, che durò per parecchi anni, iniziative culturali – centri di alfabetizzazione e cen- uscirono professionisti di grande valore (in diversi tri di educazione degli adulti, centri di formazione settori) e anche nuovi movimenti culturali (ad es. professionale e dei giovani, scuole d’arte. “Poesia visiva” ad opera di Eugenio Miccini), “la leva Il seminario durò più di un mese, sostenuto fi- civile” in alcuni Comuni e altre associazioni di volon- nanziariamente da una fondazione USA e dalla Fa- tariato educativo-sociale-culturale ad opera di edu- coltà di Magistero dell’Università di Firenze. catori e responsabili del coordinamento dei servizi di Le spese del seminario non furono a carico dei sin- settori comunali. goli partecipanti (anche perché tutti non ne avreb- Nel 1963 Antonio ed io ci trasferimmo da Torino – bero avuto le possibilità finanziarie) ma da amici Antonio si era dimesso dalla Olivetti, dopo la morte di Borghi che, con il suo prestigio li aveva coinvolti di Adriano – a Napoli. Qui mi impegnai in una col- nell’iniziativa. laborazione volontaria con l’AIED (Associazione Ita- liana per l’Educazione Demografica) ed, inoltre, con Milano e la Società Umanitaria l’ARN (Associazione per il Risveglio di Napoli), fonda- ta da Fabrizia Ramondino e altri cittadini napoleta- Nel programma del seminario era compreso lo ni. Borghi e Antonio Carbonaro avevano iniziato una studio più approfondito delle tecniche educative più ricerca sul “Pregiudizio sociale” in cui erano coinvol- efficaci per degli adulti (ad es.: club, circoli del ci- te le scuole medie ed il territorio di Pozzuoli. nema …). Lamberto Borghi ci propose uno stage di Lamberto Borghi veniva frequentemente a Napoli un mese alla Società Umanitaria, presieduta da Ric- e si interessò con grande impegno al nostro lavo- cardo Bauer, che allora svolgeva attività culturali, ro nell’AIED e soprattutto nel Centro Comunitario sociali di grande livello. Fra gli artisti coinvolti cito dell’ARN: una scuola dell’infanzia; il recupero scola- gli attori del Piccolo Teatro, la cantante Ornella Va- stico – preparazione all’ammissione a diverse classi noni, il designer Abe Steiner, cineasti e attori cine- di scuola elementare e di scuola media, da cui si matografici. Erano coinvolti anche filosofi (Antonio erano allontanati per lavorare, soprattutto nei bar – Banfi), sociologi (Angelo Pagani, Antonio Carbona- dei ragazzini lavoratori; preparazione alla licenza di ro, Leone Diena), pedagogisti (Aldo Visalberghi, Ga- scuola media inferiore di giovani e adulti; interventi stone Tassinari, allora assistente di Borghi, Ettore di educazione degli adulti; alfabetizzazione di adulti Gelpi), antropologi culturali (Gavino Musio), statisti- e anziani; seminari di studio e incontri culturali; ini- ci (Francesco Brambilla), storici, scienziati, biologi, ziative di un gruppo di “cittadinanza attiva”; mensa fisici, astronomi, medici, attenti alla divulgazione per bambini e giovani adulti per lo più disoccupati. scientifica e, inoltre, sindacalisti, uomini politici e Borghi ci aiutò molto partecipando ai seminari per studiosi di scienze politiche. Nostra sede fu una villa la formazione dei volontari, agli incontri con bambini, vicino a Stresa, che era stata di Mussolini e Claretta ragazzi, genitori, alle iniziative culturali, ed inoltre, Petacci, che l’Umanitaria aveva acquistato dopo la alla raccolta di fondi interessando suoi amici e colle- Liberazione. ghi. Aldo Capitini, suo amico e compagno di fede per Lamberto sottolineava l’importanza di non orga- la non-violenza, si iscrisse all’ARN e ci incoraggiò nel

102 dossier Lamberto Borghi nostro lavoro di volontariato educativo e sociale. Come già scritto più volte, Lamberto ci aveva in- Naturalmente i nomi di Lamberto Borghi e Aldo segnato l’importanza dell’arte nella nostra vita pro- Capitini ci aiutarono molto ad introdurci nel mondo fessionale. Nei giorni immediatamente seguiti all’al- degli educatori e dei docenti universitari di Napoli. luvione, dunque, tutto il nostro gruppo di Magistero Anche la CGIL di Napoli (il segretario Carlo Ferma- si impegnò, in diversi settori, nel prestare aiuto a riello ci incontrò più volte e ci diede preziosi consigli) chi aveva perduto la casa, gli oggetti cari alla fami- ci sostenne nella nostra azione quotidiana. E così glia da generazioni, i punti di riferimento della vita la Facoltà di Psicologia,diretta dal prof. Jacono, e la quotidiana. Borghi aveva cercato di procurare dena- Facoltà di Urbanistica diretta del Prof. Pane. ro per l’Istituto di Pedagogia Sociale, che li avrebbe usati: 1) per progettare e far funzionare un servi- L’alluvione di Firenze zio dedicato ai bambini dai 2 ai 6 anni sfollati dalla città nel quartiere periferico popolare di Sorgane; 2) e la solidarietà organizzare un doposcuola per ragazzi delle scuole Nel gennaio 1966 tornammo ad abitare a Firen- elementari e medie; 3) mettere in azione una mensa ze: Antonio fu incaricato dell’insegnamento di So- popolare. ciologia generale dalla Facoltà di Magistero dell’U- Borghi assunse il coordinamento della scuola, niversità degli Studi ed io, dal Comune di Firenze, partecipò alle riunioni d’équipe del Centro di Sor- del servizio psico-sociale dell’ITI Leonardo da Vinci gane e inoltre era sempre disponibile a partecipare (l’unica scuola media superiore in Italia che offrisse alle riunioni di coordinamento dei gruppi di studenti agli studenti un tale ser- vizio fin dai primi anni del ‘900). In novembre la città di Firenze fu colpita da una estesa e grave alluvione. Molte famiglie dovette- ro lasciare la loro casa. Tutti i cittadini “salvi” e molti volontari italiani e stranieri si impegnarono nell’aiuto alle famiglie, a istituzioni culturali e sociali, scuole, ospedali, aziende, botteghe … Anche noi collaborato- ri e studenti della catte- dra di pedagogia di Ma- gistero volevamo parte- cipare a questo impegno collettivo. Lamberto Borghi aveva fondato l’Istituto di Peda- Giordana Garavini, militante anarchica di Castel Bolognese (Ra), con Lamberto Borghi gogia Sociale nell’ambito della Facoltà di Magiste- ro sotto la cui egida realizzavamo studi, ricerche, universitari volontari che glielo avessero chiesto, an- ma anche interventi concreti di servizi educativi nel che per servizi in altri quartieri. territorio, di cui Borghi sosteneva il coordinamento. L’équipe educativa era formata da 2 insegnanti, 3 Borghi, Antonio Carbonaro, Alberto e Anna Luisa studentesse di Magistero, Anna Luisa e Alberto L’A- L’Abate e noi tutti collaboratori decidemmo di aprire bate e da me. una scuola dell’infanzia per i bambini delle famiglie Collaboravano attivamente Antonio Carbonaro, sfollate in uno dei quartieri più popolari di Firenze. due consiglieri di quartiere e, come già scritto, Lam- Lamberto si impegnò moltissimo nel trovare i finan- berto Borghi. Le insegnanti erano preparate e mol- ziamenti necessari per il buon funzionamento della to disponibili, proponevano alla trentina di bambini scuola: coinvolse amici famosi e non, istituzioni in accolti attività quotidiane, laboratori di pittura, mo- Italia e in USA. Fu una scuola progressista, attiva, dellaggio, manipolazione, gioco drammatico, uscite con insegnanti di lunga esperienza e grandi capacità nell’ambiente territoriale, nelle vie del quartiere, nei e di volontari giovani studenti amanti, come tutti noi, negozi, nel mercato, al teatro dei burattini… I bam- delle attività espressive che soprattutto in situazioni bini venivano divisi per età in piccoli gruppi in modo disastrose consentono ai bambini e adulti di esprimere che potessero realizzare con maggiore agio i loro pro- paura, angoscia, dolore, desiderio di essere compresi getti e lo potessero fare vivendo contemporaneamen- e amati. te un rapporto empatico, amorevole, stimolante, con

dossier Lamberto Borghi 103 l’adulto facilitatore del gruppo. zione, la terza da un periodo di transizione del suo La scuola dell’infanzia di Sorgane era collocata nei territorio da agricolo-artigianale ad una diffusione di locali che in seguito furono occupati dal Consiglio di piccole e medie aziende (case editrici soprattutto). Quartiere. Naturalmente v’erano per i genitori o chi I questionari furono applicati a ragazzi di scuo- ne facesse le veci spazi di ascolto, comprensione e la media, ma furono realizzate anche assemblee di accoglimento da parte degli educatori. Questi “spa- genitori, nonni, cittadini interessati ed incontri con zi di ascolto” si svolgevano nei momenti quotidiani amministratori pubblici. di incontro e nei colloqui individuali. Il lavoro con i Nelle scuole in cui i ragazzi avevano frequentato genitori si realizzava quindi in colloqui individuali, le classi elementari con insegnanti democratici che riunioni di gruppo,assemblee, incontri con persone avevano applicato metodi di scuola attiva emerse- interessate ai problemi educativi e al risanamento ro orientamenti, antirazzisti e antipregiudizievoli, di della città - a cui partecipavano anche Lamberto accettazione e inclusione. Il territorio con maggiore Borghi, Antonio Carbonaro, Anna Luisa e Alberto espressione di questa tendenza risultò essere quello L’Abate, uomini politici e rappresentanti di cittadini di Grassina (Firenze). e associazioni. Seguirono molti interventi nelle diverse popola- L’esperienza finì dopo parecchi mesi, finché il Co- zioni per favorire il superamento delle propensioni mune di Firenze non intervenne con propri servizi, al pregiudizio, programmate dal nostro gruppo di personale e finanziamenti ai Quartieri. Altri inter- Magistero in stretta e convinta collaborazione con le venti furono realizzati negli anni successivi da Lam- Amministrazioni locali. berto e dal nostro gruppo, nell’intento di realizzare La “Scuola del 2000 in Europa” si avvalse di una un continuum fra studio, progettazione di servizi straordinaria équipe di ricerca: direttore Lamberto sperimentali e Università. Borghi; collaboratori: Antonio Carbonaro, Francesco Ma sarebbe troppo lungo elencarli. Li potremmo De Bartolomeis, Gastone Tassinari, Lydia Tornatore. definire un’“utopia reale”, che ispirò docenti più gio- Nel complesso dei Paesi studiati: URSS, Svezia, vani a lavorare in modo nuovo con i bambini e gli Paesi del Nord Europa, Francia, Gran Bretagna, Un- adulti in progetti di “educazione permanente” e ser- gheria, Italia. vizi educativi per persone di vario livello di età. L’iniziativa fu sostenuta, in quei Paesi, da refe- renti nazionali, docenti universitari di fama interna- Le ricerche zionale. sull’analfabetismo L’antiautoritarismo, Un lavoro molto importante fu svolto da Lamberto Borghi nel campo della ricerca pedagogica e socia- l’antirazzismo, la non-violenza le. Fra le ricerche dirette da Borghi, oltre quella già Avrei voluto descrivere meglio la personalità di do- citata, commissionatagli da Adriano Olivetti su “La cente e l’azione socio-educativa di Lamberto Borghi, scuola in Ivrea”, elenco qui le seguenti, a cui Antonio ma è molto difficile comunicare la profondità dei suoi Carbonaro (ed io in minor misura e con minore auto- sentimenti insieme con ciò che la sua “mente tran- revolezza), Gastone Tassinari, pedagogista, Marcello quilla” seppe pensare e realizzare: dagli stimolanti Trentanove, direttore didattico, interventi intellettuali, dalla di- Saulo Sirigatti, psicologo, colla- citura di prose e di poesie che ci borammo con grande interesse fecero amare la grande letteratu- e attivamente: “Analfabetismo e ra, alla sincera comprensione di alfabetizzazione in Portorico”, “Il persone, animali piante paesaggi pregiudizio sociale”, “La scuola cose terra universo, all’affetto del 2000 in Europa”. (La scel- per noi collaboratori, per gli stu- ta dei temi rispecchia l’orienta- denti, alla solidarietà verso chi mento ideale di Lamberto Bor- è in un momento difficile nella ghi, da lui percorso in tutte le vita, al coraggio di lottare contro sue opere). le ingiustizie sociali, le sempre La ricerca avente per argo- più marcate disuguaglianze fra mento “Il pregiudizio sociale” ricchi e poveri e contemporane- coinvolse 3 comunità, in rap- amente affermare l’antiautori- presentanza di tutta l’Italia: del tarismo, l’antirazzismo, la non Nord, del Centro, del Sud. Bor- violenza ed il progetto di una gofranco di Ivrea, Grassina (Fi- società pacifica, libera, eguale e renze), Pozzuoli (Napoli). Sono armoniosa. piccole (relativamente) comuni- Lascio, dunque, a chi ne ha la tà provinciali, ma vicine al capo- capacità, la riflessione sulle sue luogo di provincia: due, Borgo- opere. franco e Pozzuoli, caratterizzate da una recente industrializza- Giovanna Gervasio Carbonaro

104 dossier Lamberto Borghi minoranza di senzienti che credono ancora nel «ben fare» anche quando non sono sorretti da speranze Ripartire collettive, da fedi certe e, intorno a loro, da pensieri persuasi, da pensieri forti. Dalla parte del pensiero, la mediocrità nazionale è sotto gli occhi di tutti, e da Borghi quella del pensiero pedagogico contemporaneo toc- ca il disastro. di Goffredo Fofi Raramente, credo, la cultura italiana si è portata complessivamente peggio di oggi per conformismo e pavidità, per manipolazione mediatica e declino uni- Nella Prefazione alla antologia da lui versitario. Se qualcosa ancora si muove è ai margini e nell’ombra, e mai come oggi si avverte così grande curata di scritti di Lamberto Borghi La l’assenza di quel tipo di intellettuali che, in dialogo città e la scuola (2000), poi ripubblicata costante con il proprio tempo, univano non a caso alla sua investigazione e alle domande sul futuro la nella rivista “Libertaria” (2001) in capacità di un’alta produzione artistica, da perso- occasione della morte del pedagogista, naggi di confine, da artisti che erano anche saggisti, commentatori, provocatori. Goffredo Fofi inquadrava la sua opera e Penso a Pasolini, Calvino e Sciascia, i tre che più di tutti hanno intrattenuto questo dialogo, ma anche il suo pensiero nell’ambito di quel filone a Morante e Ortese, a Volponi e Fortini, a Cassola laico e libertario che seppe ritagliarsi e Ginzburg, a Primo Levi e Turoldo e tanti altri, e prima di loro a Silone e Chiaromonte. Oggi, in Ita- uno spazio nel secondo dopoguerra lia, siamo orfani di guide, quelle della cui sprone il tra i due poli comunista e clericale. nostro secolo è stato invece assai ricco, nel nostro Paese. Se dunque, dagli anni della morte della pe- Una storia ricca di nomi e di spunti, dagogia (dai Sessanta in avanti) abbiamo comunque un pozzo da cui poter attingere ancora avuto degli educatori (non dei pedagogisti) come Pa- solini, Calvino, Sciascia, oggi siamo orfani anche di oggi. Contro la scuola “produttiva”, quelli, e le loro parodie, con tutto il buon senso di contro lo Stato normalizzatore. cui si pretendono portatori nell’insegnarci ad accet- tare il mondo così com’è, e con tutta la loro abilità a starci dentro godendone di tutti i vantaggi, ci afflig- La scuola italiana degli anni di Luigi Berlinguer gono e distolgono invece che stimolarci e assisterci. e Tullio De Mauro è una delle zone più confuse di una società senza luce e senza progetto. Essa ap- La crisi attuale pare divisa tra spinte e correnti contrapposte che esigono tutte la loro parte di potere e sono il frutto Ma perché dico che la pedagogia italiana è morta non di contrapposte tensioni politiche e ideali ma (o anche: si è suicidata) all’avvento del boom? Allora, di interessi corporativi, di revanscismi curiali, di anzi, molte delle sue istanze basilari venivano prese arroganze sindacali. E hanno a collante vaghi so- infine sul serio da ministeri e governi e portavano a gni di modernizzazione più tardo-fordiani che post- radicali riforme, almeno nelle elementari, da sem- moderni, più «emiliani» che «americani» e «globali». pre il terreno più vivace dello scontro, e quello dove Queste spinte, queste correnti non sono destinate la «vocazione» distingueva ancora buona parte degli a ridurre la loro importanza ma ad aumentare il insegnanti, che erano (e tuttora sono), al contrario, disordine e la provvisorietà di ogni scelta, subito meri impiegati statali nella classista statica autorita- ribaltata e condizionata da protervie e contrappo- ria stupida scuola media e superiore. sizioni di parte. La scuola italiana non è sempre stata statalista e In questo quadro, si può pretendere che il dibat- «unica». In passato, alle origini del movimento ope- tito pedagogico sia di alto profilo? La pedagogia si raio e delle associazioni di autodifesa e riformatrici, porta forse peggio di altre discipline o, in generale, era un concetto importante quello dell’autonomia della cultura italiana a cavallo di secolo e di millen- dell’educazione e dunque della scuola dallo Stato, nio; e però la sua storia è diversa e la sua decadenza dalla confessione religiosa dominante, dai sindacati, ha ragioni più profonde, delle quali è possibile rifare dall’industria e dal grande capitale. la storia, determinare ragioni e responsabilità. Lo statalismo fascista e poi le leggi concordatarie, Dico pedagogia e non dico insegnanti. La biz- che univano al diktat del primo i diktat vaticani, era- zarria della nostra società (o di tutte, ormai) è la no visti, pur dall’interno di una dominante filosofia bizzarria stessa della democrazia: una maggioranza idealistica che attraversava destra e sinistra, come grande di ignavi, tali anche perché è interesse di chi il nemico da battere. L’antifascismo si occupò però comanda mantenerli tali, e che spesso diventano, poco della scuola e dell’educazione e di come questi qualora se ne presentino le occasioni, bruti; e una campi andassero in futuro riorganizzati, rispetto a

dossier Lamberto Borghi 105 quali principi e teorie, quando il fascismo sarebbe torno al Movimento di collaborazione civica (MCC) caduto (come pochi avevano per certo), e gli anni del- fondato tra gli altri da Calogero Silone Frassineti e la riscossa e della nascita di una nuova Italia vide- animato da Cecrope Barilli e Ebe Flamini (più inte- ro l’illusione, dentro la pur faticosa costruzione del ressato alla formazione civile e culturale dei giovani Cln e della sua eredità («l’arco costituzionale») di una che non direttamente alla scuola); e poi ancora at- unità attorno allo Stato, di una presa di possesso torno a esperienze straordinarie di «eresia» dentro la dello Stato cui delegare tutto o quasi il progetto pe- Chiesa cattolica quali quelle di don Lorenzo Milani dagogico, diventato «per tutti» secondo una convin- (prima che il Milani di Lettera a una professoressa, zione e un’eredità che erano, a ben vedere, più dello che ha a che fare con il ‘68 piuttosto che con gli anni Stato fascista che dello Stato unitario. Cinquanta della massima fioritura di teorie e pra- Sullo statalismo italiano ha scritto pagine straor- tiche pedagogiche nuove, quello di Esperienze pa- dinarie proprio Lamberto Borghi in Educazione e au- storali), di don Zeno Saltini (Nomadelfia), e attorno torità nell’Italia moderna, davvero un «classico» della alla milanese Corsia dei servi dei Turoldo e De Piaz; nostra storiografia nazionale. Una scuola per tutti, e poi ancora attorno ad Aldo Capitini, tra Cagliari secondo regole comuni, ideata e diretta dal centro: e Perugia; attorno a Danilo Dolci in Sicilia, attorno questo andava bene per tutti, e l’unica discussione al Centro di Educazione professionale per assistenti rimasta sull’autonomia della scuola fu quella che sociali di Roma (Cepas) di Angela Zucconi e Maria rispondeva a una concezione molto limitativa del Calogero; attorno alla Olivetti di Ivrea e alle iniziative «pubblico» e del «privato», la distinzione tra scuola di da Olivetti sponsorizzate nel Sud, per esempio tra Stato e scuola dei preti... Abruzzi e Molise e nel Materano; e ancora attorno alla Unione nazionale di lotta contro l’analfabetismo Lo sperimentalismo (Unlla) di Anna Lorenzetto; eccetera. Un variegato mondo marginale di esperienze forti del dopoguerra e motivate attinenti anzitutto al «metodo», che fu poi Nel dopoguerra, tuttavia, erano fiorite nuovamen- ciò che distinse questi educatori da quelli ufficiali te esperienze autonome o relativamente tali, più della sinistra e della Chiesa. A sinistra la differenza avanguardistiche che separate, più «sperimentali» fu grande ed evidente tra questi sperimentatori e i che in conflitto con quelle dello Stato che dunque si pedagogisti militanti del PCI (quelli dei «contenuti») proponevano di portare a quelle dello Stato i succhi raccolti attorno alla rivista romana «Riforma della di novità intrinseche, di metodo, e non ne mettevano scuola» diretta da Dina Bertoni Jovine e da Lucio in discussione quasi mai la legittimità accentratri- Lombardo Radice, portatore di un cognome illustre. ce nonostante gli avvertimenti di qualche pensatore Così come «quelli del metodo» si raccoglievano at- alla Borghi o alla Capitini. torno a “Scuola e città” e a quel piccolo formidabile Vi furono allora esperienze ricchissime di inse- bollettino segnato dalla concretezza che fu “Coope- gnamento, la cui storia qualcuno dovrebbe decidersi razione educativa”. a ripercorrere. Esse ebbero alcuni luoghi deputati Dietro «quelli del metodo» c’era una visione del alla costruzione giorno per giorno di una «teoria» mondo antiautoritaria e decentrata, poco o niente nata dal contatto diretto con le «pratiche» pedago- statalista e molto democratica, federalista e spe- giche di base. A Rimini, attorno al Centro educativo rimentale, che aveva alle spalle una lunga storia italo-svizzero e alla sua fondatrice Margherita Zoe- e grandi maestri. La storia della pedagogia è sta- beli; a Firenze attorno alla rivista “Scuola e città” (di- ta infatti caratterizzata: a) dal conflitto delle nuove retta prima da Ernesto Codignola e poi dallo stesso idee e anzi dei nuovi «metodi» con il potere e con Borghi) e alla scuola elementare lo Stato; b) dal legame assoluto sperimentale dallo stesso nome; tra pensiero e pratica, come solo attorno al Movimento di coopera- è avvenuto in modi simili in un zione educativa che introdusse in altro campo di sperimentazione, Italia le «tecniche Freinet» (MCE) dove la sperimentazione è obbli- o ai Centri di esercitazione ai me- gata, quello della ricerca teatra- todi dell’educazione attiva (CE- le. Se solo chi fa teatro può teo- MEA) che ne derivarono, fondati rizzare il teatro, solo chi insegna da Giuseppe Tamagnini e da altri può diventare teorico dell’inse- animosi e preparatissimi maestri gnamento, «pedagogista». elementari (e voglio ricordare al- Attorno al ’60, negli anni del cuni nomi: Aldo Pettini, Marcello miracolo economico e del centro- Trentanove, Idana Pescioli, Bru- sinistra, la scuola italiana si rin- no Ciari, Ida Sacchetti, Nora Gia- nova nel suo terreno prioritario cobini eccetera eccetera); attorno che è quello delle elementari, e ci all’associazione montessoriana vorrà invece la scossa tardiva del che preparava maestre d’asilo, e ’68 per smuovere qualcosa nelle che ha avuto per anni il suo per- secondarie e nelle università, ma no in Grazia Fresco; a Roma, at- Albert Camus consegnandoci una generazione

106 dossier Lamberto Borghi di insegnanti venuti dalla militan- comunità, di minoranza, fatti salvi za politica che, con il fallimento dei gli obblighi per tutti di insegnare a loro troppo facili sogni di rivoluzio- leggere scrivere e far di conto, per ne, sono poi tornati alla scuola con la prima infanzia, e un minimo di una visione burocratica e tecnica programma comune e un massi- dell’insegnamento e una accen- mo di aperture possibili per coloro tuata insistenza sui diritti degli in- che cercano qualcosa di più che la segnanti, e su una visione ancora strada dell’integrazione della pro- più burocratica della democrazia, duzione dell’unificazione della con- divisa tra poteri interni alla scuola formazione. (la direzione e i sindacati, i genitori Si sogna una scuola riformata e e gli studenti) che ha finito per di- libera che si occupi assiduamente menticare e tradire ogni discorso di della prima infanzia (le elementa- «metodo». Si è così sostituita via via ri e qualcosa di più) e una scuola alla ipertrofia dei «contenuti» quella adulta che assista i giovani dopo delle «tecniche», non più parte del aver loro permesso nella pubertà metodo e al servizio del metodo ma Aldo Capitini esperienze comunitarie le più va- fini a se stesse, idolatria della «for- ste, itineranti e di pratica diretta mazione» che sostituisce l’«educazione», dentro un’i- della natura, del gruppo, delle essenziali capacità dea di società (occidentale) certo non classista come manuali e artigiane anche pre-professionali, di vera quella di ieri ma il cui efficientismo dei propositi cor- partecipazione e autogestione. Si sogna una scuola risponde soltanto a un efficientismo dei nuovi sistemi per i giovani nella prima maturità di scelte profes- di controllo, e dunque di disparità tra il potere e le sionali decise sulla base di una verifica dei talenti sue gradazioni di servitù. che ciascuno possiede, delle vocazioni cui ciascuno Attorno al ’60 lo statalismo e centralismo della crede di dover rispondere. Che possono essere an- scuola italiana raggiungono il loro apice, e portano che «non produttive», «tardo-umanistiche», che arric- via via alla scomparsa delle iniziative autonome e più chiscono la società non di imprese e di denari ma di vive. Don Milani viene confinato a Barbiana, e di las- fattiva creatività. sù lancerà l’ultimo grido della richiesta di una scuola Utopia! Che Borghi, con alcuni dei suoi maestri altra, che verrà ascoltato solo nella direzione di una (penso a Janos Korczak continuamente da riscopri- scuola statale migliore e finalmente allargata ai figli re; e penso anche a Nicola Chiaromonte, che non fu dei proletari e dei poveri. Il progetto infiammerà le educatore «diretto» ma che resta una delle più luci- fantasie dei suoi lettori e influirà sul primo ’68 ma, de menti del nostro secolo italiano e che fu intimo rientrata la spinta libertaria del movimento giovanile di Borghi, entrambi direttamente legati al magistero negli alvei del gruppettismo tardo-leninista o maoista, socratico di Andrea Caffi) si affretterebbe a riportare verrà «recuperato» dentro una nuova logica statalista a un ostinato «elogio» del presente: un presente che e «democratica», che ha stavolta come avanguardia i va vissuto nelle sue contraddizioni, anche in quelle suoi stessi lettori, diventati insegnanti e presidi rude- più dure, un presente che è l’unico vero terreno della mente sindacalizzati... Una temibile corporazione che nostra possibilità di esperienza, di intervento e di ben presto confonderà, come tutte le corporazioni, i incidenza. E solo se si lavora bene al presente, per propri interessi con i propri (passati) ideali. esempio con i bambini, si può sperare in un futuro cui ciascuno possa essere in grado di dare la sua Autonomia intelligente collaborazione. Deliriamo! Ma se parliamo di progetti che sap- e potere del centro piamo irrealizzabili è solo perché senza un’idea di Lo Stato continua a vincere, e quando si riaprirà, «educazione» e di «scuola» che superi i balordi aggiu- oggi, il discorso sull’autonomia, esso sarà logicamen- stamenti ai confusi bisogni immediati dell’economia te all’opposto di quello auspicato e talvolta praticato e delle grandi corporazioni (compresa quella degli dai nostri «classici», sarà un modo di riaffermare il insegnanti) e se non si ricomincia a discutere «alla potere del centro e il conformismo degli insegnanti da grande» di educazione e di scuola come attività di esso controllati. È ora, dunque, di riaprire la discus- trasmissione dei valori e di trasmissione delle cono- sione, e se possibile la lotta, di ripensare a una scuola scenze, non se ne uscirà. che sia parte di un progetto educativo di vasto raggio, Non si troverà un bandolo serio, non si potrà a figure di educatori che attraversino scuola e socie- intervenire efficacemente nel presente e, di conse- tà, o anche estranei istituzionalmente al «mondo della guenza, aprirsi al futuro. È un lungo e difficile lavoro scuola» ma dentro una rete di iniziative educative, e quello che ci toccherà nei prossimi anni per ridefi- non a una scuola ma a tante scuole, libera ciascu- nire e sperimentare, e dovrà riguardare la parte mi- na, nei limiti del rispetto di poche norme comuni, di gliore degli insegnanti così come quei pochi gruppi reinventare i percorsi formativi dei suoi «scolari», dal «di volontariato» che operano decentemente, prepa- dentro di idealità anche disparate e parziali. randoli al nostro caotico e approssimato contesto, Non la scuola ma le scuole possibili: di gruppo, di con i bambini o gli adulti immigrati, rom ed emargi-

dossier Lamberto Borghi 107 nati di vario tipo, la maggior parte e Chiaromonte, il magistero teori- dei quali vanno sollecitati a dare il co di John Dewey pensatore della loro contributo alla nostra disor- politica quanto della pedagogia e le dinata comunità nazionale. Ad as- due strettamente connesse, l’ami- sisterci devono esserci molti testi cizia (e talora il conflitto) con il lai- di pedagogisti di ieri e, tra questi, co Gaetano Salvemini, l’adesione di Lamberto Borghi, tuttora pre- piena all’amicizia con il nonviolen- sente tra noi, verso il quale il debi- to Capitini, il rapporto quotidiano to di riconoscenza dei suoi allievi e diretto con i maestri di base di non è stato pagato, così come non “Scuola e città” o del CEIS di Rimi- è stato pagato il debito che ha con ni o del MCE, l’attività di insegnan- lui la nazione. te universitario formatore di nuo- Quando si parla dei problemi vi maestri e nuovi educatori nella che una pessima e opportunisti- temperie del dopoguerra, l’asso- ca gestione degli spazi della scuo- luta serietà dello storico che si fa la e dell’educazione ci ha lasciato forte del rispetto per le idee altrui in eredità, avendo abbandonato studiate e presentate con il mas- strada facendo le esperienze e ri- Danilo Dolci simo di attenzione e dell’assenza flessioni più utili, gli insegnamenti altrettanto assoluta di enfasi pro- dei gruppi che abbiamo cercato di elencare, a vantag- pagandistica sulle proprie idee e per la propria parte. gio di uno statalismo e di un tecnicismo ostili a ogni Nel saggio storico come nella disamina teorica autonomia e a ogni liberante processo formativo, e come nella ricostruzione di biografie in cui pensiero quando si rileggono gli scritti di Lamberto Borghi ci si e azione si sono inesorabilmente intrecciate (affasci- rende ben conto di quanto grave sia stata la sconfitta nante sopra ogni altra quella di Capitini), Borghi si dei pedagogisti del suo stampo e delle inventive speri- rivela studioso di grande livello e insieme «persuaso» mentazioni da essi proposte e analizzate. di coerente limpidezza. Forse, è il caso di dirlo, il Il «metodo», che è anche il «ben fare» qui e ora nel silenzio e la disattenzione di cui la sua opera è oggi rispetto dei tempi dei modi e dell’intelligenza dei bam- circondata sono dipesi tanto dal rigore della sua ri- bini e degli allievi in generale, il «metodo» ha perduto cerca e della sua scrittura (nel rifiuto di farsi barone- e hanno vinto, negli anni Sessanta, i «contenuti». Ma divo intellettuale, del tipo che invece i grandi media oggi hanno finito per perdere anche quelli, per mano prediligono) quanto dalla sconfitta delle idee che ha dei loro stessi propugnatori e propagandisti, sopra- professato e difeso, che oggi ci sembrano invece indi- vanzati da una generazione di pedagogisti-burocrati, spensabili per la ricostruzione di ogni base teorica e di pedagogisti-cronometristi e di pedagogisti-da-quiz. storica solida nel lavoro degli educatori di oggi, den- Al metodo e ai contenuti si sono sostituite tecniche tro e fuori la scuola. che non hanno nulla a che vedere con quelle artigia- Questa sconfitta è stata transitoria ed è oggi sul nali di Freinet e dei maestri del MCE, e hanno invece punto di trasformarsi in vittoria, poiché coloro che tutto a che vedere con i deliri, tardo-industriali più vinsero (quelli dei «contenuti» e i loro successori tec- che post-industriali, dei sognatori di un antico e falli- nicisti e tecnocratici oggi malamente al potere in un mentare progresso disumanante, hegelo-marxista ma precario incrocio di bizantinismi e idiozie, natural- anche hegelo-fascista... mente più-che-moderni) mi sembrano oggi i più per- denti di tutti: la scuola e la società che essi hanno Ripartire da Borghi voluto e di cui pretendono di reggere le fila da forma- tori di formatori o da consulenti di stolidi prìncipi è So bene che Borghi non apprezzerà questo mio in crisi profonda, e non sa più il come il cosa il dove modo di polemizzare e discutere, ma non ci si può il quando di alcun attendibile progetto che non sia esimere, nel rivendicare il suo magistero, dal ricor- di mero aggiustamento ai voleri delle maggiori forze rere a questi toni. Proprio la sconfitta di intellettuali- in campo. Essi sono al punto di scontentare anche militanti del suo stampo ce ne dà la spinta e l’auto- quelle, tanta è la loro insipienza, nonostante la tanta rizzazione... loro arroganza. Eppure non tutti i giochi sono stati giocati, e se Con Borghi e con i suoi scritti bisogna tornare a qualcosa rimane che possa ancora essere utile al no- fare i conti e da essi bisogna ripartire, allargandosi e stro presente e alla nostra attività, per chi rivendica aprendosi agli stimoli di cui essi si sono nutriti e al la qualità e non la qualifica di «educatore», è proprio pensiero di altri maestri ed educatori del suo stam- l’opera di pensatori e studiosi come Borghi, e di co- po, quelli stessi da cui egli ha imparato o con i quali loro di cui egli così sensatamente e mirabilmente ha ha saputo incontrarsi. tracciato le biografie intellettuali, politiche e morali nei saggi raccolti in questo libro e in tanti altri. Goffredo Fofi Si avvertono nel pensiero di Borghi molte compo- nenti: l’origine ebraica e le conseguenti persecuzioni Prefazione a Lamberto Borghi, e fughe, le simpatie anarchiche e l’amicizia di Caffi La città e la scuola (Milano, Elèuthera, 2000)

108 dossier Lamberto Borghi ci salviamo da questo autoritarismo. Ho mostrato l’autoritarismo nei cattolici, negli hegeliani, nei so- Lamberto cialisti stessi, oltre che, naturalmente, nei fascisti. Quindi l’educazione italiana è stata inficiata da que- sta influenza autoritaria, non si è saputa sottrarre a Borghi/ questa linea, anche se ci sono personalità natural- mente che non possono essere ricondotte al motivo autoritario. Non è che educazione e autorità coinci- L’educazione dano in astratto, ma hanno coinciso nella cultura della vita italiana. Vorrei anche dirti che il mio libro venne scritto tra il 1944 e il 1948. In quegli stessi permanente anni il gruppo dei ricercatori, in gran parte di origi- ne tedesca, raccolti attorno ad Adorno, stava scri- vendo il grosso volume sulla personalità autoritaria, di Nico Berti che venne pubblicato nel 1950 ed edito in Italia nel 1973. È molto importante questa coincidenza: io da un punto di vista storico, e guardando all’Italia, loro Sono passati 30 anni da quando da un punto di vista teorico generale, cioè filosofi- Giampietro “Nico” Berti intervistò co, antropologico, sociale, psicologico, convergeva- mo sulla ricerca dell’autoritarismo, la quale aveva Lamberto Borghi su “Volontà” (a. un’importanza di carattere non soltanto pedagogico, 41, n. 1). Ci piace chiudere il dossier ma anche ideologico e filosofico. con questa lunga “chiacchierata”, Io, però, insisto nella mia supposizione: c’è in cui Borghi tra l’altro conferma la nel tuo pensiero una sorta di equivalenza tra educazione e libertà? propria convinzione sul ruolo fondante Questa è una domanda simpatica alla quale ri- dell’anarchismo nel campo della spondo molto volentieri. Secondo me, non c’è educa- zione che non sia autoeducazione. Educare significa pedagogia, dell’autoformazione, della soprattutto apprendere. Per me vale più l’apprendi- mento, che la trasmissione da una persona ad un’al- realizzazione di una società laica, libera, tra, da un’istituzione ad una persona. pluralista. Scusa, apprendere in che senso? Voglio dire che l’importante è quello che uno ri- Il titolo di uno dei tuoi libri più importanti, esce a sviluppare da se stesso, sia da un punto di Educazione e autorità nell’Italia moderna, sembra vista psicologico, sia da un punto di vista sociolo- evidenziare una sorta di equivalenza tra educa- gico. Non vi può essere formazione che non sia au- zione e autorità, quasi che iI termine educazione toformazione. In questo senso educazione e libertà stesse in contrapposizione a quello di libertà? coincidono. Educare significa essenzialmente edu- C’è nel tuo pensiero un’identi- carsi. Ora, uno può avere anche tà tra libertà ed educazione? un aiuto, una suggestione, però Nello scrivere quel libro, in questa suggestione diventa edu- effetti, il mio proposito era quel- cativa nella misura in cui attiva lo di mostrare la persistenza delle forze latenti o già in atto dell’influenza della tradizione nell’individuo. autoritaria nella vita del pen- siero e delle istituzioni sopra Quindi, l’educazione come l’educazione. Non era quello di autoformazione sarebbe l’e- contrapporre l’autorità all’e- quivalente del concetto di li- ducazione, ma far vedere come bertà nel campo dell’educa- l’autoritarismo aveva inciso fino zione? al fascismo, ma anche prima nel Precisamente. Per me educa- periodo liberale, sul pensiero e zione e libertà coincidono. sulle strutture dell’educazio- ne. Il testo, quindi, ha rappre- Hai detto che educazione sentato una specie di diagnosi e libertà coincidono, se si in- dell’incidenza dell’autoritarismo tende educazione come auto- nella vita culturale ed educativa educazione. Tenendo fermo italiana nel secolo scorso, e di questo paradigma, potresti buona parte di questo. Noi non adesso definire il concetto di

dossier Lamberto Borghi 109 autorità, sempre dal punto di vista pedagogico? dei fatti. Però, quest’informazione viene data a chi Se uno cerca di formare l’individuo agendo dall’e- la chiede, a chi ne ha bisogno. Il soggetto, che viene sterno, trasmettendogli delle nozioni o inculcandogli informato, è sempre I’attore della propria formazio- dei modi di comportamento che non sono dell’edu- ne. In altri termini, noi abbiamo una collaborazione, cando, giovane o adulto che sia, ma sono propri del abbiamo un circolo, abbiamo, appunto, un rapporto soggetto che educa, allora non abbiamo più la coin- bidirezionale, non unidirezionale. La vera educazio- cidenza tra l’educazione e la libertà, ma abbiamo la ne è sempre questa fin dall’inizio: il bambino piccolo coincidenza tra l’educazione e l’autorità. ha dei bisogni, evidentemente, e questi bisogni de- vono essere soddisfatti. Se questi, invece, non sono Va bene, ma come si supera l’inevitabile rap- recepiti e capiti dall’educatore, ma sono inculcati nel porto unidirezionale tra educatore ed educan- bambino, questo ne soffre e sarà poi deformato nella do? Come si può rendere non autoritaria la tra- sua formazione. Quindi educazione e libertà hanno smissione di sapere inerente a ogni educazione? inizio con la vita stessa. È possibile dare una conoscenza che non sia unidirezionale e comunque è possibile saltare il Ma il rapporto tra docente e discente non è passaggio fondamentale del trasmettere quella solo un rapporto dove il docente trasmette dei serie di cose che inevitabilmente formano, pla- dati, dei problemi, dove la scuola può essere con- smano ogni soggetto posto in queste situazioni? siderata una sorta di agenzia di informazione, A mio avviso è possibilissimo. In realtà la trasmis- la quale smista la conoscenza in modo neutro. sione è necessaria, ma nella misura in cui si tratta di L’istituzione scolastica è anche un luogo dove, colmare delle lacune di informazione. Importante è oltre all’istruzione intesa in senso puramente che ci sia un’informazione coscienziosa, un’informa- tecnico, viene trasmessa anche l’educazione, zione esatta, un’informazione rispettosa delle idee e vale a dire quell’insieme logico e articolato di

Solo nel dopoguerra appare il suo secondo li- bro, considerato ormai da tempo un “classico” Leggere della storiografia:Educazione e autorità nell’Ita- lia moderna (Firenze, La Nuova Italia, 1951). Seguono poi altre opere, quasi tutte pubbli- Lamberto cate dalla casa editrice La Nuova Italia: - John Dewey e il pensiero pedagogico contem- poraneo negli Stati Uniti (1951) Borghi - Saggi di psicologia dell’educazione (1951), - Il fondamento dell’educazione attiva (1952), - Il metodo dei progetti (1953), a cura di Gianpiero Landi - L’educazione e i suoi problemi (1953), - L’ideale educativo di John Dewey (1955), Testi di Lamberto Borghi - Educazione e scuola nell’Italia di oggi (1958), - Educazione e sviluppo sociale (1962), Si riportano qui di seguito solo le opere di - Scuola e comunità (1964), Lamberto Borghi pubblicate a volume, trala- - Scuola e ambiente (1964), sciando i numerosi articoli che sono comparsi - Maestri e problemi dell’educazione (1987), in riviste. Non si può non citare, comunque, la - Presente e futuro nell’educazione del nostro sua intensa collaborazione alla rivista “Scuola tempo (Napoli, Liguori, 1987). e Città” (che lo stesso Borghi diresse dal 1965 - Educare alla libertà (1992) al 1972, succedendo al fondatore Ernesto Co- L’ultima testimonianza del suo pensiero si dignola), edita da La Nuova Italia di Firenze. trova in una antologia di suoi scritti curata da Dalle pagine di questa pubblicazione Borghi ha Goffredo Fofi, dal titolo La città e la scuola (Mi- dato un contributo fondamentale alla diffusio- lano, Elèuthera, 2000). ne del pensiero di John Dewey, e più in gene- rale al dibattito pedagogico italiano. Tra i testi curati da Borghi ricordiamo: una bella antologia di scritti di John Dewey, Il mio Il primo libro di Borghi, ricavato dalla Tesi di credo pedagogico (La Nuova Italia, 1954); Pro- Laurea, è Umanesimo e concezione religiosa in spettive dell’educazione elementare in Europa Erasmo di Rotterdam (Firenze, Sansoni, 1935). (La Nuova Italia, 1980); gli Atti del Convegno di

110 dossier Lamberto Borghi valori sociali, politici e religiosi che presiedo- no a dei momenti di sviluppo della personalità del no alla stessa istruzione. Essi sono i fondamen- soggetto, cioè che si inseriscano in azioni che egli ti della società, entro cui si svolge il rapporto compie. Così la stessa istruzione deve rispettare la di continuità educativa tra una generazione e logica interna che presiede all’acquisizione della co- l’altra. In questo senso la formazione dell’edu- noscenza da parte dell’educando. cando si risolve sempre in una forma di delimi- Questi avverte, quando si rapporta ai grandi valo- tazione delle sue facoltà, si risolve cioè in una ri, cosa è un’opera di bellezza, di bontà, di giustizia, direzione ben precisa. Allora, come deve essere che cosa è una verità. Sono questi i quattro grandi concepita a questo punto l’educazione? valori: bellezza e verità nel campo teoretico, giustizia Il soggetto è sempre immesso in un ambiente, cioè e bontà nel campo etico. Io accetto la quadriparti- in rapporti sociali, in un gruppo. Tale gruppo non zione capitiniana che riforma quella crociana, nel soltanto ha delle conoscenze che trasmette ai suoi senso che questa sostituisce la giustizia all’utilità. membri, ma possiede anche dei valori. L’individuo, Però, dopo aver vissuto questi valori nella comuni- vivendo in un determinato ambiente, non solo nel- tà, e in un certo modo collaborato a far sì che essi la scuola, ma pure in un ambiente comunitario più fioriscano non soltanto nella generazione anziana vasto, assimila questi valori, ne fa parte, finché essi ma anche nella nuova generazione, l’educando ha entrano nella sua personalità. Ciò deriva dall’esem- la possibilità di creare nuovi valori, di aggiungere ai pio di vita che danno coloro con i quali egli vive: la valori esistenti qualcosa che deriva da lui stesso e famiglia, gli insegnanti, in generale tutti i membri che costituisce il suo contributo: egli si delinea come della società. In questo senso non è possibile svi- creatore di nuovi valori. Quello che è importante lupparsi o educarsi senza assimilare non soltanto nell’educazione è questa possibilità di esercitare e nozioni, ma anche valori. di promuovere il nuovo: l’esempio dei valori presenti L’importante, però, è che questi valori risponda- deve permettere la possibiltà di aggiungere qualcosa

Rimini del 1979 su L’educazione attiva oggi: un - Franco Cambi, La “scuola di Firenze” da bilancio critico (La Nuova Italia, 1984). Codignola a Laporta (1950-1975), Napo- Per quanto riguarda i volumi collettivi in cui li, Liguori, 1982. sono comparsi scritti suoi insieme a quelli di - Giovanni Maria Bertin, Pedagogia italiana altri autori, ci limitiamo a citare la relazione di del Novecento. Autori e prospettive, Milano, Borghi su Società e non violenza nel pensiero di Mursia, 1989 [contiene, tra l’altro, Il “religio- Andrea Caffi, nel libro che raccoglie gli Atti del so” negli scritti di Lamberto Borghi, relazione Convegno di Bologna del 1993 su Andrea Caffi: presentata dall’autore al Convegno di Firenze un socialista libertario (Pisa, BFS, 1996). del 1986 in onore di L. Borghi e già pubbli- cata nel volume degli Atti, ma senza le note Testi su Lamberto Borghi aggiunte questa volta]. - Franco Cambi, La ricerca storico-pedagogica Opere dedicate specificamente a Lamberto in Italia (1945-1990), Milano, Mursia,1992. Borghi: - La pedagogia critica e laica a Firenze, 1950- - La pedagogia italiana nel secondo dopoguer- 2014: modelli, metamorfosi, figure, a cura di ra, atti del Convegno in onore di Lamberto Franco Cambi, Paolo Federighi, Alessandro Borghi, Università di Firenze, Facoltà di ma- Mariani, Firenze, Firenze University Press, gistero, 8-9 ottobre 1986, a cura di Gastone 2016. Tassinari, Firenze, Le Monnier, 1987. - Lamberto Borghi storico dell’educazione, a Sitografia cura di Luciana Bellatalla e Antonio Corsi, Milano, FrancoAngeli, 2004. Diversi documenti digitalizzati di e su Lam- - Educazione, libertà, democrazia. Il pensie- berto Borghi sono reperibili nella sezione a ro pedagogico di Lamberto Borghi, a cura di lui dedicata nel sito della Biblioteca Libertaria Franco Cambi e Paolo Orefice, Napoli, Liguo- “Armando Borghi”. Il link diretto è: http://bi- ri, 2005 [in appendice si trova una Bibliogra- bliotecaborghi.org/wp/index.php/lamberto- fia degli scritti di Lamberto Borghi, molto più borghi-2/ completa e con circa 300 titoli, a cui si rinvia per ulteriori approfondimenti]. Gianpiero Landi Altri testi in cui compaiono significativi riferi- menti a Lamberto Borghi:

dossier Lamberto Borghi 111 all’esistente. Il fanciullo è il creatore di nuovi valori: maggiore consapevolezza significa indirizzare questa è la sua funzione nella vita. l’educando all’autoformazione, all’autoeduca- zione? Ma come si possono creare nuovi valori? Ad Si, questo, appunto, non è autoritarismo, ma è esempio, la tua generazione cosa doveva o pote- autoformazione. Ci si serve dei contributi della ge- va aggiungere all’esistente? nerazione precedente o della generazione anziana. Il culto della guerra e della violenza non è mai ces- sato. Tutti i nostri maggiori pensatori hanno operato Quindi lo scopo dell’educazione è quello di far come volontari in guerra: parlo anche di Salvemini, leva su ciò che c’è giù in potenza nell’allievo e Lombardo Radice, lo stesso Mazzini. Noi ci troviamo fare in modo che questi scopra su sé le proprie in una situazione diversa. Per noi, oggi, il nostro va- potenzialità? lore fondamentale è la non-violenza. Mi pare che sia Certo, le possibilità che l’alunno ha in sé devono molto importante questa aggiunta. diventare attuali: è il passaggio dalla potenza all’at- to. Questo avviene per opera intrinseca, opera pro- Posti i quattro grandi valori, il problema mossa dalla società o dalla scuola, se operano in ter- dell’educatore è quello di indirizzare su grandi mini di vera educazione. Ma tu avevi detto una cosa linee l’allievo verso tale meta. A questo punto che mi sembrava degna di essere commentata. Avevi chi educa si trasforma in un pilota invisibile, parlato dell’aggressività: cosa deve fare l’educatore affinché il fanciullo scopra questi valori da sé, se un bambino è aggressivo, se è un violento? Ora, o deve anche agire attivamente, sia pure con sulla scorta di Freud e di tutta la psicoanalisi, dob- affetto, premendo quindi con determinazione biamo considerare l’aggressività, l’istinto di morte, sulla libertà dello stesso allievo? Voglio dire: come innati, come un’acquisizione dovuta all’eredità si può, a volte, educare alla libertà con mezzi o piuttosto pensarli come prodotto dell’ambiente? Tu che non sono propri della libertà? Facciamo un sai che la scienza è divisa. Alcuni sostengono che esempio: se un allievo ha una tendenza spicca- questa aggressività è innata, altri invece che sia ac- ta alla violenza e alla prepotenza, l’educatore quisita. Io inclino verso questa seconda interpreta- cosa deve fare? Deve limitarsi a una educazione zione. D’altra parte, ritengo che se l’educando è ag- passiva o deve intervenire con forza per annul- gressivo, non perché l’aggressività si manifesta solo lare le tendenze negative? Il problema, natural- in quanto il soggetto è ancora all’oscuro dei molte- mente, non è didattico, ma filosofico. Secondo plici modi di adattarsi alla società (un’aggressività te, l’uomo nasce antropologicamente buono, per di questo tipo non è vera aggressività), allora ciò sta dirla con Rousseau, o nasce senza alcuna par- a significare che c’è stato un trauma nei primi anni ticolare propensione? L’educazione ha il dovere di vita. di inventare e coltivare dei valori nell’allievo, o In questo caso, qual è lo scopo dell’educatore? deve soltanto scoprire ciò che si suppone già in È quello di identificare la causa. Sotto questo pro- potenza? Qui, mi pare, tocchiamo gli scopi stes- filo, si tratta di un’azione di tipo psicopedagogico, si dell’educazione. cioè promuovere la cura del bambino insieme con la Certamente, in fondo questi valori rappresentano famiglia, vedere quale è stato il suo ambiente e cer- la vita nella sua essenza. Per esempio: conoscere. care di modificarlo, questo perché è attraverso l’am- Evidentemente, la conoscenza è sviluppo della ve- biente che il soggetto modifica se stesso. rità, è inserimento nella grande corrente della ricerca in tutti i Il discorso che hai fatto sul campi. Ora, la conoscenza è sem- ruolo dell’educatore rispetto pre una conquista, non è mai un al discente, cioè quello di far possesso definitivo. Ci saranno nascere in lui una maggior conoscenze limitate, conoscenze consapevolezza per portarlo abbozzate e conoscenze più am- ad autoformarsi, ad autoedu- pie. Il compito dell’educatore è carsi, comporta una progressi- quello di far procedere l’alunno va consapevolezza di sé, delle da una situazione ancora incon- proprie facoltà e dei propri sapevole, o scarsamente consa- limiti. Questa è la premessa pevole di quello che è il grande metodologica generale perché valore della verità, verso una si- l’educando arrivi a sviluppare tuazione di maggior consapevo- al massimo le proprie capaci- lezza. Ma, rendendogli possibile tà e potenzialità, perché pos- I’attuazione di ricerche; cioè in- sa avere più libertà, in quanto vitandolo a compiere, magari con conosce meglio se stesso. Ma lui, in collaborazione con lui del- questo esempio, noi l’abbiamo le indagini. fatto considerando una situa- zione di carattere gnoseologi- Questo passaggio a una co: parlavamo. infatti della

112 dossier Lamberto Borghi conoscenza. Ma quando si en- tà e bellezza. Per me è una cosa tra nel campo dei valori, cioè molto importante che il bello sia della bontà, della verità, della anche concepito come un ideale giustizia, vale ancora questo di vita e il vero sia anche conce- modello? È possibile, in altri pito come uno stimolo ad agire termini, pensare che sia suf- sul terreno della giustizia. È mai ficiente da parte del docente possibile che se io riconosco che attivare un’opera di puro di- un’azione è stata compiuta ingiu- svelamento nel discente, nel stamente non operi affinché la senso di spingerlo a scoprire giustizia si instauri? La verità mi da sé il suo potenziale senso porta sul terreno dell’azione. Non di giustizia, di bontà, il suo posso rimanere chiuso nel campo innato senso di verità e di bel- della conoscenza, senza passare lezza? Basta questa maieutica a quello dell’azione. perché questi si indirizzi in tal È chiaro che una prassi im- senso? Un uomo ha la capaci- plica sempre un conoscere e tà di autoeducarsi ai valori, che un conoscere implica sem- oppure è necessaria una vera pre una prassi. Ma quello su azione modellatrice su di lui? cui insisto è questo: come do- Finora abbiamo parlato della vrebbe avvenire il passaggio da conoscenza, dell’istruzione. un sapere, che in sé è neutro L’allievo, nella sua progressiva acquisizione ed (perché conoscere non è ancora scegliere i valo- esplorazione del mondo, arriva a capire l’impor- ri), a una scelta dei valori (la giustizia, la bontà, tanza della propria istruzione, quindi si autoe- la verità), dove, invece, la scelta si situa oltre la duca. Se non che, la conoscenza è una via neu- conoscenza? Dove il campo cognitivo, per così tra, non porta ancora, necessariamente, alla dire, è già stato a sua volta individuato? Perché scelta dei valori. Conoscere la bontà è conoscere il soggetto preferisce i valori della giustizia e anche la cattiveria, conoscere la giustizia è co- non dell’ingiustizia, della bontà e non della cat- noscere anche il sopruso, ma come avviene poi tiveria, della verità e non della menzogna? che il discente, una volta che ha conosciuto la Quello che tu dici è vero, è giusto. Bisogna non giustizia e l’ingiustizia, la bontà e la cattiveria, dimenticare quale è la situazione in cui questi valori il bello e il brutto, finisca per scegliere questo e sono messi in sordina, spesso sono negati. C’è il cul- non quello? Quale è il meccanismo, la via, in che to .della falsità, della violenza, dell’ingiustizia. Molte modo alla fine l’educando sceglie lui la bontà, volte il brutto domina attraverso i mezzi di massa. sceglie lui la giustizia, sceglie lui la verità? Non Noi dobbiamo collocarci di fronte ai valori in una si- so se sono stato chiaro. tuazione in cui non aderiamo alla realtà esistente, La tua domanda è chiarissima. Ho l’impressione ma in cui riteniamo che l’educazione sia tensione che tu, avvedutamente, in questo nostro colloquio verso una realtà nuova. Soltanto in questo senso noi eserciti la parte dell’avvocato del diavolo e quindi in- possiamo non soltanto negare i disvalori nei quattro sisti sulle difficoltà della trasmissione. Io ti rispon- campi menzionati, ma anche tendere, contempora- derei in questo senso: ritengo che sia da evitare la neamente, alla realizzazione dei valori in questi stes- distinzione netta tra pensiero e azione, tra attività si campi. Concependo l’educazione come creazione teoretica ed attività pratica. Quello che prima noi del nuovo, non come riproduzione dell’esistente. mettevamo in rilievo sotto l’aspetto dell’apprendi- mento, vale anche sotto l’aspetto dell’azione, del Adesso potremmo spostare il tiro, passando compimento. In questo, io sono socratico: conoscere a un’altra domanda. Questa tua ultima defi- una determinata situazione significa anche operare nizione dell’educazione delinea un ruolo rivo- per immedesimarsi con essa o per trasformarla. luzionario dell’educatore libertario, perché si Qui si può parlare di una presenza di Dewey? contrappone all’esistente. C’è una vecchissima Si, effettivamente. Ma anche di Marx. Anche dei questione che attraversa, dall’Ottocento fino ai grandi anarchici. È impossibile che chi conosce una giorni nostri, tutto il dibattito dell’educazione e realtà o vede le possibilità teoriche di una situazione della rivoluzione. Tu sai che ci sono state sem- nuova, non operi poi per realizzarla. pre due grandi correnti nel campo socialista ed anarchico: c’era chi sosteneva la posizione In questo senso prassi e conoscenza tendono educazionista, ritenendo che occorresse prima a identificarsi? educare gli uomini e poi trasformare la socie- Si, l’una influisce sull’altra. D’altra parte noi ab- tà, e chi sosteneva la posizione rivoluzionaria, biamo distinto due ordini di valori, quello pratico e puntando invece a cambiare innanzi tutto le quello teoretico. Ma come è possibile che il bello sia strutture socioeconomiche, per.poter in seguito disgiunto dal buono? La calocagazia, il grande valore dare inizio ad una vera educazione umana. Ora, dei greci, è l’identità, o lo stesso legame, tra bon- questa è una vera o una falsa questione? Oggi è

dossier Lamberto Borghi 113 una questione superata? rivoluzione. Non è un’azione educativa dall’esterno Mi inviti a nozze, facendomi questa domanda. Io che può trasformare la società, ma è la trasformazio- ho sostenuto da molto tempo il concetto di educa- ne della società, in senso riformista o rivoluzionario, zione permanente, che oggi da una ventina d’anni, che assume un carattere educativo, nella misura in è largamente diffuso nella terminologia pedagogica. cui effettivamente raggiunge il cambiamento dello Esso comporta non soltanto lo sviluppo educativo stato esistente. dalla nascita alla morte, oppure il fatto che la società costruisce scuole, le quali educano gli individui in Quindi allora, seconda te, non c’è conflitto forme ricorrenti, dando loro la possibilità di adire tra educazionisti e rivoluzionari? ai più alti gradi di istruzione. Ecco, questa per me è Per me non c’è conflitto. una concezione valida, ma ancora limitativa del con- cetto di educazione permanente. Per me educazione Se non c’è conflitto, dimmi allora la tua opi- permanente significa che tutta la società educa, che nione su quest’altro problema: l’anarchismo, il tutte le istituzioni, tutte le forme di vita, tutti i modi libertarismo e l’educazione dove divergono, dove di vita educano. Educazione permanente non è solo si incrociano, dove si identificano? l’educazione scolastica, ma è l’educazione familiare, Mi pare che il passaggio dalla domanda prece- l’educazione politica, è un’educazione in cui tutta la dente a questa sia quasi naturale. Io ritengo che l’i- realtà è impegnata. stanza di trasformazione radicale della società che anima l’anarchismo abbia un valore educativo e che Ma quest’ultimo è un concetto kropotkiniano, non si possa concepire educazione se non in que- già Reclus e Kropotkin, appunto, sto senso anarchico, cioè come avevano teorizzato questa osmosi radicale esigenza di trasformazio- tra educazione e società. ne della società e della realtà. Io A me sembra un concetto fonda- aggiungo della realtà, perché la mentale. Noi non possiamo pensa- realtà è malata: dobbiamo creare re all’educazione come opera solo anche una realtà nuova, la real- della scuola. Dobbiamo pensare tà naturale, la realtà del mondo anche, per esempio, ad una poli- stesso. Quindi a me sembra che tica che educhi, cioè che renda la la valenza educativa dell’anar- possibilità di partecipazione attiva, chismo lo costituisca nella sua di responsabilità direzionale per sostanza. Io vorrei anche aggiun- tutti i membri della società: questa gere che un punto un po’ oscuro è l’educazione. Tu hai anche accen- nella pedagogia contemporanea è nato ad un altro punto che è cer- proprio questo: se non dobbiamo tamente interessante. Mi sembra proporci di trasformare la realtà, che l’educazione non possa mai noi dobbiamo concepire l’educa- abbandonare questo aspetto, cioè zione come volta verso l’avvenire: qualche cosa che viene costruen- l’educazione per il tempo futuro. dosi senza posa, senza limiti. Non Io insisto dicendo che la realtà dobbiamo mai ritenere l’educazio- esistente ha un suo valore, sol- ne come confinata in un ambito ri- tanto che ha un valore di appa- stretto. Tutta la realtà educa, tutta la vita educa. renza, un valore fenomenico e un valore noumeni- co, un valore di sostanza: l’essenza. Noi dobbiamo Io insisto sulla vecchia questione dell’educa- fare in modo di scoprire ciò che è implicito nella zionismo e del rivoluzionarismo, il secondo iden- realtà esistente. Non abbandonare l’esistente per tificato con una certa scelta per la violenza, il creare l’essente. Essenza ed esistenza sono stret- primo visto come una via pacifica. L’educazio- tamente collegate tra loro. Io quindi insisto molto, nismo sottolinea il momento individualistico, anche in questo mio ultimo libro che sta per uscire, il rivoluzionarismo enfatizza quello collettivo. Presente e futuro nell’educazione, sull’importanza L’educatore ritiene fondamentale la formazio- del presente di fronte al futuro, anche questo è un ne della persona umana, il rivoluzionario punta concetto deweyano. Sì, se vogliamo un futuro mi- sulla macroriforma. La via pedagogica si muo- gliore dobbiamo volere un presente che lo prepari, ve nel campo dell’etica, quella della rivoluzione che sia già implicitamente questo futuro. Noi non nel campo politico. Come vedi, questa è una que- viviamo altro che nel presente. Noi dobbiamo fare stione che va al di là della strategia, perché in- in modo che il presente sia carico di valori, cioè veste problemi che sono insieme teoretici ed eti- dobbiamo scoprire ciò che c’è di latente, di implici- ci. Ora, per te, è una falsa o una vera questione? to, di non ancora attuato nel presente. Mi pare che La mia opinione su questo aspetto è abbastanza questo sia quello che io sento più profondamente e ferma, nel senso che i cambiamenti nella vita socia- mi pare che l’anarchismo, che vuole una realtà di- le, politica, sindacale, hanno e debbono avere una versa e si batte per questa, concepisca il momento valenza educativa. In questo senso ciò che educa è la della lotta come il momento del valore. Il momen-

114 dossier Lamberto Borghi to della lotta è il momento del presente, non è il libertà, non è ancora la libertà. Tu ti identifi- momento del futuro. Che questa lotta sia carica di chi con questa interpretazione ideologica della risultati positivi o gravata di minacce di insuccesso, libertà? poco importa perché non dipende da noi. Importan- Sì, ma non nel senso di uno che crede che l’edu- te è che noi ci impegniamo. cazione e la libertà coincidano come realtà fatte, ma semplicemente come realtà da creare di continuo, Se interpreto bene il tuo pensiero, potrei a come realtà divenienti. D’altra parte c’era un punto questo punto fare questo tipo di analogia. Nel su cui non vorrei mancare. Quando si insisteva sul campo educativo tu sostieni che il ruolo del do- valore dell’anarchismo che vuole un’educazione im- cente è un ruolo socratico-maieutico: il proble- perniata sulle capacità intrinseche dell’educando, si ma è di far scoprire al discente ciò che in lui c’è afferma un’idea che valorizza l’interiorità. Essa non già e coltivare in lui questa sua consapevolezza nega la società, ma riporta questa nelle radici pro- perché arrivi all’autoformazione, all’autoeduca- fonde della vita personale. Questo è un punto che mi zione. In questo senso l’educazione non è mai tormenta moltissimo e su cui vorrei che gli anarchici autoritaria. Allo stesso modo, portando questa insistessero. A me premono i valori dell’interiorità. Io analogia nel campo ideologico, nel rapporto tra dico che un nuovo assetto politico-sociale non potrà educazione e rivoluzione, fra trasformazione mai essere realizzato, se questa trasformazione non sociale e momento educativo, tu insisti ancora avviene nell’interno degli individui e non parte da loro. che sia gli educatori sia i rivoluzionari devono fare quello che fa il docente rispetto al discente. Io ti ho chiesto se tu puoi definirti pedago- Vale a dire che non devono portare dall’esterno gista libertario e tu mi hai risposto di sì. Poi ti un’idea, ma devono scoprire nel presente, in ciò ho chiesto se puoi definirti libertario e mi sem- che già esiste, le potenziali forze perché questo brava di vedere in te qualche tentennamento. A stesso presente possa cambiare da se stesso. tuo giudizio, dunque, libertarismo ed educazio- Scoprire, insomma, un latente e su questo far nismo sono indissolubilmente uniti? leva. Solo così la società può trarre da sé quelle Io sostengo che l’educazione è un processo che stesse forze che poi le servono per trasformarsi. penetra in tutta la vita, e quindi nella società. Non vi Interpreto bene? può essere anarchismo vero, cioè tensione verso la Effettivamente lo sforzo deve essere proprio que- libertà, senza educazione. sto: rendere consapevoli le forze della realtà attuale per portarle all’atto. Questo portare all’atto è possi- Qual è, allora, il rapporto tra libertà, educa- bile soltanto attraverso la valorizzazione delle forze zione e anarchismo? intrinseche in ciò che esiste. Quindi senza violenza. La libertà è il clima nel quale viviamo quotidia- namente. Essa non è un dover essere eterno, ma è Allora si può dire che nel tuo pensiero c’è que- un qualcosa che esiste in noi, sia pure in forma non sta analogia? ancora perfettamente evidente. È una cosa che non Sì, l’analogia è perfetta. E in questo senso ciò che ha fine, perché è la realtà stessa. Il tendere continuo educa è la realtà intera, è la società e non soltanto della realtà alla sua infinita espansione. la scuola. Non concepisco una scuola astratta, sepa- rata dalla società, ma concepisco essa stessa come Questo è un concetto tipicamente bakuniano. educante. Non la chiamerei nemmeno scuola. Sì, la libertà è proprio questo.

A questo punto, qual è il ruolo dell’anarchi- Tu ritieni che l’anarchismo abbia affrontato smo, in rapporto a quello che abbiamo detto? con consapevolezza il problema della libertà? L’insistenza sopra l’autoiniziativa e anche l’auto- A me sembra che il grande contributo teorico e gestione, la volontà di un’azione autoiniziata e au- filosofico dell’anarchismo sia proprio questo: avere togestita, è ciò che costituisce l’essenza educativa costantemente meditato sul problema della libertà, dell’anarchismo. Io mi sento profondamente legato senza aver mai abbandonato questa istanza. a questa visione. Quale contributo ha apportato il pensiero Tu ti definisci un pedagogista libertario? anarchico al problema della libertà? Io mi definisco pedagogista libertario, educatore Non ritengo che ci sia un pensiero più avanzato, libertario. Non c’è dubbio. perché l’anarchismo è il processo stesso di sviluppo della libertà, nel senso di un’autocritica permanen- Qual è il rapporto che unisce queste due pa- te, di un rivedere e di un ripensare la liberta all’infi- role? nito, di ciò che essa è nel suo profondo. Per me le unisce nel senso che la vera educazione è libertà, è volontà di essere liberi attraverso una a cura di Nico Berti costante prassi di libertà. Originariamente pubblicata nella rivista anar- Però il libertarismo è un’interpretazione della chica trimestrale Volontà (1987, a. 41, n.1)

dossier Lamberto Borghi 115 Casella Postale 17120

Israele e i Criticare i governi israeliani, gli uomini, le donne e i bambini israelia- senza antisemitismo ni, al contrario di altri popoli del Medio palestinesi/ Racconti “versati nelle nostre orec- Oriente, vivono in una democrazia parla- I rigurgiti antisemiti chie” sin da bambini che ci fanno appar- mentare i cui poteri costitutivi (legislativo, e le parole malate tenere a quelle sofferenze. Se per scelta esecutivo e giudiziario) garantiscono e a sinistra di vita abbiamo deciso di stare dalla par- tutelano i loro diritti. te dei deboli, dei sofferenti, degli ultimi Sono passati esattamente 50 anni così come accadde per il popolo ebraico, dalla drammatica ed inaccettabile occu- Arrivederci padre o forse addio: era non potemmo e non possiamo restare pazione della Palestina da parte dell’e- mio nonno il vero padre mio, cancel- indifferenti nei confronti della tragedia sercito israeliano e l’associazione SISO lato come un numero dalla lista delle del popolo palestinese e sperare, con (Save Israel, Stop the Occupation) ha spese, ma così tanto più grande delle tutte le nostre forze, che si affermi il loro lanciato un appello “agli ebrei del mon- offese: questi sono alcuni versi del diritto alla terra e ad una vita dignitosa. do”. Cinquecento tra intellettuali, politi- famoso brano “Shalom” pubblicato da Ecco perché bisogna continuare a ricor- ci, scienziati, attivisti per la pace, ebrei Roberto Vecchioni, nel 2002, all’interno dare e ad esercitare il diritto di critica israeliani: tra loro scrittori come David dell’album “Il lanciatore di coltelli”. nei confronti dei governi israeliani, senza Grossman, Amos Oz e Ronit Matalon, Quando lo ascoltai per la prima volta sprofondare nell’antisemitismo, lavoran- artisti come Noa e Amos Gitai, intellet- provai una sorta di sollievo. Il cantauto- do per una riconciliazione tra i due popoli tuali come Naomi Chazan e Daniel Bar- re brianzolo era riuscito, da vero poeta, che paghi i propri debiti nei confronti dei Tal, l’ex-leader laburista ed ex-generale ad esprimere in poche parole un disa- lutti ai quali entrambe le comunità sem- Amram Mitzna, l’ex-deputata ed ex-vice- gio che non era solo mio, ma che da brano essersi abituate. Le memorie sono sindaco di Tel Aviv Yael Dayan, il Pre- decenni tormentava migliaia di militanti necessarie perché mutano al mutare dei mio Nobel Daniel Kahneman chiedono della sinistra cresciuti con quei valori quadri sociali. I differenti gruppi ricostru- di porre fine all’occupazione dei territori che valgono ancora: solidarietà, antifa- iscono il proprio passato adattandolo ai palestinesi. scismo, libertà, fraternità, uguaglianza, quadri sociali del presente, cancellan- democrazia. done alcuni tratti e attivandone altri, e Ritirandosi nei propri confini, Ascoltando Shalom ritornai indie- nello stesso tempo progettano anche il Israele potrebbe... tro con la mente agli anni universitari, proprio futuro. Ciò dimostra che la società israeliana alla Statale di Milano. Ricordo come In un momento in cui la tendenza di è complessa ed in continua evoluzione. se fosse oggi quando, avvolto dalla Israele a trasformarsi da uno stato demo- Certi giudizi cristallizzati o stracotte teo- kefiah, all’indomani del massacro di cratico ad uno dell’apartheid (vedi discri- rie complottiste, che iniziano ad alberga- Sabra e Shatila, (18 settembre 1982) minazioni dei palestinesi con cittadinan- re anche a sinistra, non aiutano certo il mi recai in corteo con altri studenti di za israeliana) è purtroppo reale, credo processo di pace, soprattutto se non si agraria davanti al consolato israeliano. sia opportuno che gli uomini di sinistra considera il contesto geo-politico in cui Quel massacro, e quelli che seguirono esprimano il proprio pensiero con parole Israele vive. Siria e Iran ad esempio sono nei decenni successivi, ci cambiarono chiare, precise, non malate di ipocrisia o due stati dove le minoranze sono repres- dentro. Ci chiedemmo chi fosse, in quei intrise di ideologia. se, poi vi sono altri stati dove le donne giorni, Davide e chi Golia. A chi non riconosce il diritto all’esi- non hanno diritto di voto. In molti regimi Poi le intifade mostrarono al mondo, stenza di Israele occorre dire con chia- arabi alla donne è vietato ricoprire inca- con grande evidenza, la sproporzione rezza, soprattutto in questi periodi, che richi politici o pubblici e/o non possono delle forze in campo: ragazzini da una proprio perché la politica guerrafondaia persino guidare l’auto. Al contrario vivono parte armati di fionde e il quarto esercito di Netanyahu ha fallito, bisogna ribadire nella terra dei profeti punk, ebrei ortodos- più potente del mondo dall’altra. Come che non solo Israele ha diritto ad esiste- si, sionisti e antisionisti, gay, lesbiche e Vecchioni ci chiedemmo, e ci chiediamo re ma ha diritto a vivere in pace entro i trans, comunisti, anarchici, ambientalisti ancora, se quelli di oggi sono gli eredi di confini stabiliti dagli accordi di armistizio e, purtroppo, anche gruppi neonazisti coloro che, grazie ai giusti, superarono del 1949. Si può anche cancellare arti- come raccontato più volte dal quotidiano il valico di Ventimiglia, vissero per mesi ficialmente quello stato dai libri di testo, Yedioth Ahronoth. Da qualche decennio negli scantinati delle abitazioni, fuggiro- come hanno fatto in molte scuole palesti- molti giovani israeliani non rispettano lo no da sicura deportazione nascosti nelle nesi, farlo sparire dalla carta geografica Shabbat (il sabato ebraico) o la kasherut barche dei pescatori liguri. ma la realtà incontrovertibile è un’altra: (l’insieme di regole alimentari ebraiche),

116 lettere non frequentano la sinagoga, lavorano L’Islam non è un monolite. E i musul- l’idea che possa esistere una “rilettura nelle discoteche o nei pub anche di sa- mani non sono tutti uguali. contestualizzata” dell’Islam, l’idea cioè bato e nessuno è stato perseguito per Leggere la moltitudine dei popoli che l’Islam possa convivere con valori questo. La religione ha la sua importanza e delle comunità di religione islamica di uguaglianza e libertà. E continua, con ma non limita la laicità. attraverso l’unica, semplicistica, lente uno dei più triti argomenti del colonia- Nella Knesset (il parlamento israe- dell’oscurantismo e dell’arretratezza lismo: “in terra non occidentale l’indivi- liano) sono rappresentate molte delle religiosa ci impedisce di vedere i pro- duo non esiste, contano solamente la componenti vive e vivaci della società cessi sociali in corso. In medio oriente tribù, la comunità, il gruppo”. E mette in israeliana. I governi si alternano grazie al non c’è solo la lotta dei curdi del Rojava guardia (come farebbe qualunque Sal- voto. Gran parte della cittadinanza isra- (belli perché laici), ma una miriade di vini di turno) dall’avanzata dell’Islam in eliana è stanca di vivere nell’insicurez- conflitti, soggettività e visioni diverse. Europa, dall’islamizzazione già in corso za, desidera la pace e lotta ogni giorno Molti di questi soggetti sono credenti. dell’Occidente. affinchè il governo israeliano ponga fine Non aspirano alla nostra versione della all’occupazione, alla costruzione di nuovi modernità, spesso non si definiscono Ma non si tratta insediamenti per i coloni, alle atrocità, alle anarchici, comunisti, socialisti. Ma nem- di un risveglio improvviso persecuzioni, alle violenze, alle umiliazioni meno fanno della religione o della “tribù” Applicata a una lettura delle rivolte quotidiane e riconosca i diritti dei pale- il loro riferimento politico. Dal Marocco scoppiate nel 2010-2011 nel mondo stinesi perché questa è la precondizio- alla Tunisia, dall’Egitto alla Siria, sono arabo, l’analisi di Zanaz lo porta ad af- ne per ogni seria trattativa politica. Tutti in corso processi rivoluzionari di lunga fermare qualcosa che ci capita spes- sanno che i territori sottratti ai palestinesi durata che mettono in discussione l’as- so di sentire ultimamente, e cioè che non servono a rafforzare le difese di Isra- setto neoliberista, autoritario e patriar- in fondo era prevedibile che le rivolte ele, questo stato ha solo bisogno di pace cale imposto nella regione. Cercare di facessero questa fine, “gli islamisti do- non di altre terre. capirli senza paternalismo, senza l’idea minavano già la piazza” dall’inizio. E con- Ritirandosi nei propri confini Israele che vadano “illuminati” e guidati fuori tinua con un’altra sconcertante verità: impedirebbe che le trattative falliscano dalla schiavitù dell’ignoranza, è il primo “Perché gli islamisti trionfano? Perché di nuovo, recupererebbe quella dignità passo per rendere giustizia alle loro lotte nuotano in tutte le società arabe come morale e legittimità democratica che oggi e aspirazioni. E magari imparare anche pesci nell’acqua. A dire il vero, se non ha largamente smarrito e potrebbe re- qualcosa da loro. fosse per la barba e il velo, sarebbe mol- galare ai cittadini residenti ed agli ebrei L’articolo di Costantino Paonessa su to difficile individuare le differenze tra della diaspora la speranza di un futuro “A” di maggio (“A” 416, “E se ad essere ‘musulmani’ e ‘islamisti’”. Insomma, “la di convivenza rispettosa e pacifica tra i razzisti e orientalisti sono gli anarchici?”), relazione tra islam ed estremismo” è per due popoli. ha aperto un interessante dibattito sull’at- lui “intrinseca”. La fede nella religione teggiamento sprezzante, orientalista e determina meccanicamente l’adesio- Angelo Pagliaro spesso razzista degli anarchici italiani ne a una ideologia oscurantista legata Paola (Cs) di inizio ottocento in Egitto nei confronti al Corano e ai testi sacri dell’Islam, e [email protected] della popolazione locale. Fa male ammet- quindi crea terreno fertile, sempre, per terlo, ma certi atteggiamenti restano, e i militanti cosiddetti estremisti. Essere sono diffusi, anche tra tanti compagni di musulmani insomma (“di nascita o mu- Dibattito oggi, anarchici e non. sulmani etnici, credenti o meno,” dice orientalismo/ Dopo aver letto l’articolo di Costanti- Zanaz) implica necessariamente crede- Decolonizzare no sono andato a sfogliare i vecchi nume- re a una soluzione ‘islamica’ e ‘barbuta’. le narrazioni ri di “A”, per vedere come erano state rac- Eppure i milioni di persone scesi in contate le cosiddette ‘primavere arabe’. piazza a sfidare alcuni dei regimi più fero- E nel numero di giugno 2013 ho trovato ci del mondo nella maggior parte dei casi È in corso da tempo un dibattito su la recensione di un libro pubblicato da non avevano (e non hanno) l’Islam nelle “A” sulla questione dell’atteggiamento Elèuthera dal titolo Sfida laica all’Islam. loro parole d’ordine. Giustizia sociale, di alcuni anarchici nei confronti delle La religione contro la vita. Premesso uguaglianza, dignità, pane, lotta alla cor- popolazioni indigene, in paesi coloniali. che stimo tantissimo sia “A” sia la casa ruzione e agli abusi degli apparati di po- Dopo un primo scritto di Costantino editrice Elèuthera, leggere l’introduzione lizia, allo strapotere dell’esercito: queste Paonessa (“A” 405, marzo 2016), lo al libro e gli stralci riportati mi ha fatto sono le parole che echeggiano ancora stesso Paonessa è ritornato sull’argo- rabbrividire. Gli autori usano gli stessi nelle piazze delle grandi metropoli così mento in “A” 417 (giugno 2017) con una concetti e le stesse argomentazioni della come nelle regioni remote e marginaliz- contestuale risposta di Giorgio Sacchetti mai compianta Oriana Fallaci, che dedicò zate. E non solo negli slogan, ma nelle che riportava anche uno stralcio di Laura gli ultimi anni della sua vita alla crociata pratiche vissute di lotta questi movimenti Galiàn. contro l’Islam. hanno realmente abbattuto le gerarchie Sullo scorso numero (“A” 418, esta- L’autore del libro, l’algerino Hamid e le barriere costituite, comprese quelle te 20127) interventi di Pietro Di Paola, Zanaz, nelle parole di Michel Onfray di genere. E non si tratta di un risveglio Laura Galiàn, Costantino Paonessa e che lo recensisce, afferma sostanzial- improvviso, scaturito da una provviden- Giorgio Sacchetti. mente che “l’islam è intrinsecamente ziale presa di coscienza (magari nata da Ora interviene Francesco De Lellis. incompatibile con i valori dell’Occi- Facebook). Solo chi negli ultimi decenni n dente” e considera una grande bufala non ha saputo o voluto guardare a quello

lettere 117 che succedeva sull’altra sponda del Me- ricate opposte nel nome delle proprie vi- fondi, religiosi e tribali dei loro popoli, diterraneo può ritrovarsi sorpreso dalle sioni, di un’idea di cittadinanza, non di un così fortemente radicati da determina- esplosioni di piazza del 2010-2011, e astratto ‘essere musulmani’. re qualsiasi aspetto della vita sociale e quelle successive, che continuano fino Certo, esistono contraddizioni, non ho politica. E continuo citando Bardawil: a oggi. nessuna intenzione di mitizzare e ridurre “Ciò che è rimasto costante in questa In molti casi si tratta di credenti, mu- il tutto a una grande epopea di lotta po- inversione interpretativa e politica è la sulmani, a volte cristiani, che non hanno polare. Nessuna narrazione semplice e li- distanza che separa il militante di allora, mai pensato come incompatibili le loro neare ci permetterà di cogliere i processi oggi intellettuale, dalle masse un tempo aspirazioni di libertà e la loro identità e in corso nella loro complessità. Ha detto adulate e oggi disprezzate. E c’è un’altra fede religiosa. Penso alle tremila operaie Asef Bayat, grande sociologo di origine cosa che è rimasta costante: il prevalere di Mahalla al-Kubra nel Delta del Nilo che iraniana: “I comandamenti religiosi sono di spiegazioni semplicistiche, mono-cau- a dicembre 2006 iniziano uno sciopero oggetto di lotte, di ‘letture’ contrastanti. sali delle storie e delle società di que- trascinando con sé tutto il settore del Sono in altre parole, una faccenda sto- sta parte di mondo. Se per un periodo tessile ed inaugurando una stagione di rica: gli esseri umani ne definiscono le tutto si doveva analizzare accusando le lotte senza precedenti nelle fabbriche e verità. Gli individui o i gruppi macchinazioni politiche esterne del colo- nei luoghi di lavoro in Egitto. Nessuno nialismo e dell’imperialismo, il mea culpa all’epoca ha pensato a dire a quelle disilluso del militante è andato poi nella operaie che loro erano musulmane e direzione di ritrovare la radice di tutti i che dovevano obbedire ai mariti invece mali nel carattere interno, culturale di che scatenare uno sciopero? E penso queste società”. alle lotte del Rif marocchino, che pro- prio in questi giorni (mentre scrivo) Una chiara genealogia sono arrivate a travolgere anche la coloniale capitale Rabat. O le mobilitazioni Il danno più grande che queste ‘mi- nel sud della Tunisia che resta in tologie culturaliste’ fanno è di esclu- perenne fermento. Penso ai tanti dere ogni possibilità di ribellione fuori modi praticati e pensati di essere dallo schema della religione, di non donne e musulmane, ai tanti ‘femmi- riuscire a concepire la capacità crea- nismi’ possibili (come li definisce Sara tiva, innovativa degli arabi o musulmani Borrillo, ricercatrice, in un suo recente in quanto soggetti, ridotti a semplice libro). Sono donne e uomini, sono berberi espressione di una cultura antica, sem- e arabi, musulmani praticanti e non, in- pre uguale a se stessa. È esattamente sieme. E promettono nuove mobilitazioni questo il discorso che ha legittimato nei per rivendicare la dignità di cittadini e che detengono un potere sociale pos- decenni l’esistenza dei regimi autoritari chiedere la fine del sistema di ingiustizia sono affermare ed egemonizzare queste in Medio Oriente. “È gente che non sa che li affama e li esclude. verità”. Insomma, gli uomini e le donne essere libera”. “Non sanno governarsi musulmane non sono pedine mosse senza mettersi a capo i fondamentalisti”. Musulmani contro musulmani, da un un motore atavico, ma soggetti, “Meglio un regime cattivo ma laico che su opposte barricate protagonisti attivi della loro storia, della dare mano libera ai terroristi”. Come dei È vero, una componente di queste costante lotta per definire il senso del bambini, che hanno bisogno di un padre piazze è stata ed è fatta di movimenti nostro stare al mondo. severo, che li istruisca, li controlli, e li islamisti, con un’ideologia conservatrice, Eppure c’è chi ancora pensa che protegga da se stessi. In questa visione che in alcuni casi hanno saputo abilmen- questi siano popoli schiavi soltanto del- è evidente che c’è un “noi” incaricato di te sfruttare l’ondata di rifiuto dell’ordine la religione, e che solo in nome di quella “aiutare le masse a uscire dalla servitù costituito per trasformare la loro potenza possano mobilitarsi. Una visione che ne volontaria” e guidarle verso i valori univer- organizzativa in voti e seggi in parlamen- fa una massa passiva, psicologicamente sali della modernità occidentale, l’unica to, oppure in lotte armate e sedicenti debole, succube di richiami ancestrali. razionalità possibile per vivere liberi. ‘Stati islamici’. Una visione che purtroppo il ‘nostro’ Za- È sempre Fadi Bardawil a sottoline- Ma non sono diventati egemonici. naz ha in comune con tanti intellettuali are come questa infantilizzazione abbia Anzi, la loro esperienza al potere serve arabi (molti dei quali marxisti ed ex-mar- una chiara genealogia coloniale. E sono ogni giorno di più a smascherare la loro xisti), “passati dall’idealizzare il potenziale alcune élite intellettuali, arabe e non (di brama di potere, e la loro sostanziale rivoluzionario delle masse…a individua- cui Zanaz è un rappresentante), a ripro- compatibilità con il sistema capitalista re i problemi intrinseci che affliggono durre attivamente oggi quella stezza in- e repressivo dei vecchi regimi. Milioni la regione nella cultura di quelle stesse fantilizzazione del popolo che ha sorret- di persone sono scese nelle strade in masse” (sono parole di Fadi Bardawil, in to e sorregge la dominazione coloniale, Egitto nel 2013 contro il regime dei Fra- un articolo in inglese che trovate su Jada- autoritaria e post-coloniale. Qualcosa telli Musulmani, non in nome della laicità, liyya.com intitolato Sunken Mythologies, di più lontano da una visione socialista, ma contro le scelte oppressive di quel ‘mitologie affondate’). libertaria e anarchica? governo in campo sociale, economico, Molti di loro, disillusi dai fallimenti e culturale, politico. Musulmani da un lato, le sconfitte del socialismo arabo hanno Francesco De Lellis musulmani dall’altro, ma schierati su bar- finito per dare la colpa ai sentimenti pro- Termoli (Cb)

118 lettere Genova/ sempre conservatore e repressivo - trovo crede nella democrazia non è concepibile che l’evento sia spunto per alcune rifles- che una persona non possa esercitare il Ma la sinistra sioni e per riallacciarsi idealmente con suo dovere al voto, specie in un momento è davvero morta. l’articolo “Ma la sinistra si è suicidata” di in cui i cosiddetti populismi stanno pren- Suicidata. Andrea Papi del numero 414. dendo sempre più campo. Personalmente In questi giorni sono arrivati parecchi è da tempo ormai che non credo nel voto, Buonasera, inviti calorosi ad andare a votare per almeno quello istituzionale, come mezzo vorrei condividere con voi alcune ri- scongiurare un pericolo incombente sulla per arrivare ad una società migliore, vi- flessioni che le recenti elezioni comunali, città in cui vivo: Genova, medaglia d’oro sto che è solo un modo per delegare le ma sopratutto l’articolo “Ma la sinistra si è alla resistenza, Genova che ha avuto il responsabilità e sentirsi a posto con la suicidata” di Andrea Papi (“A” 414, marzo 30 giugno 1960, il G8 del 2001 e i suoi coscienza, né sono d’accordo con chi 2017) mi hanno suscitato. pestaggi, non poteva finire in mano ai fa- sostiene che, in attesa di altri tempi, le Lo scorso 25 giugno 2017 si sono scisti e l’appello era tanto più accorato elezioni siano necessarie, tanto poi arri- tenuti i ballottaggi che hanno portato alla e accompagnato da descrizioni di impre- verà il momento della rivoluzione e allora nomina di nuovi sindaci e nuove giunte in se memorabili del candidato sindaco del cambierà tutto; sono convinto però che alcune città di Italia. Da più parti si è sen- centro sinistra quanto più proveniente da sia importante vivere dentro la società, nei tito dire che la destra ha ottenuto risultati chi, solo poche settimane prima, attacca- modi e nei tempi che meglio crediamo, storici, grazie a vittorie in città come Ge- va lo stesso sui social network, ritenen- eppure... nova, La Spezia e Sesto San Giovanni, dolo inadeguato ad una sfida del genere; In questi anni di militanza poco atti- considerate roccaforte del centro sinistra ironia della sorte? Ovviamente no. va ho avuto la possibilità di conoscere almeno da quando il sindaco viene eletto Come prevedibile, la delusione prova- due diverse realtà, un’organizzazione direttamente. Al di là dei risultati e di chis- ta al risveglio il mattino dopo ha trovato “libertaria” e un’associazione culturale; sà cosa cambierà ora - sostanzialmente riscatto nelle accuse verso chi non è anda- le intenzioni erano in entrambi i casi più poco: di destra o di sinistra il potere è to alle urne, sopratutto se abituale. Per chi che buone: una voleva divulgare attra-

I QUADERNI DEL CENTRO STUDI LIBERTARI Il mondo cambia: come è cambiato l’anarchismo? Convergenze e divergenze

È uscito il primo dei “Quaderni del Centro studi libertari”, che raccoglie gli interventi del seminario tenutosi il 7-8 maggio 2016 all’Ateneo degli Imperfetti di Marghera (VE) e organizzato dal Centro studi libertari di Milano e dal Laboratorio libertario di Marghera. Un percorso iconografico autonomo affianca il contenuto testuale, analizzando le strategie comunicative e ripercorrendo le tappe più significative dello sviluppo grafico della rivista inglese “Anarchy”.

Editoriale

Presentazione di Francesco Codello Le teorie Un’identità ferma e un terreno cangiante dell’anarchismo di Eduardo Colombo di Colombo e Ibáñez: convergenze e divergenze di Devis Colombo L’anarchismo che verrà di Tomás Ibáñez Communicating autonomy: il linguaggio di “Anarchy” - Un percorso iconografico Riflessioni sulla degenerazione dello stato a cura di Sara Marchesi di Toni Senta

Redazione: il collettivo del Centro studi libertari / Archivio Giuseppe Pinelli Ricerca iconografica: Sara Marchesi In copertina: copertina di “Anarchy” 37, marzo 1964, illustrazione di Donald Rooum, particolare. ISBN: 978-88-98860-99-9 Prezzo: 5,00 euro Centro studi libertari / Archivio Giuseppe Pinelli – via Jean Jaurès 9, 20125 Milano – tel. 02 87393382 Email: [email protected] - web: www.centrostudilibertari.it Per acquistare i Quaderni del Centro studi libertari o per sostenere le attività dell’archivio vi invitiamo a contattarci ai recapiti sopra indicati. È possibile effettuare i pagamenti tramite PayPal, bonifico bancario o in contanti venendoci a trovare nella nostra sede all’indirizzo e negli orari indicati.

lettere 119 verso giornali, riviste ed incontri la propria tavano a ruoli più importanti. E per quello cietà si allontana, non sentendosi più rap- visione di una società senza stato ed era che riguarda l’associazione culturale, nel presentata e reagisce sfogandosi verso i sempre in prima linea nella difesa degli corso degli anni ha dovuto e voluto avere ceti ancora più deboli attraverso il voto, immigrati, mentre l’altra aveva lo scopo di a che fare sempre più con le istituzioni fino se non usando altri mezzi. Sì, la sinistra creare un polo culturale non istituzionale, a diventarne quasi del tutto dipendente, al giorno d’oggi si è suicidata, ma non è un luogo di scambio e di incontri con la vedendo così il numero degli associati ri- ancora morta: ansima, respira affannosa- cittadinanza. Purtroppo presto le cose dursi drasticamente nel giro di pochi anni mente, ma è lì, pronta a riprendersi da un si sono rivelate per quello che erano o e poco a poco quel minimo di scambio momento all’altro e forse è altrettanto pe- si sono trasformate in altro; se l’organiz- culturale con altre realtà del territorio che ricolosa della destra spauracchio di molti. zazione era si anti statale, non era certo si era riusciti a creare è venuto meno. anti potere, nonostante le parole: la sua Due realtà diverse, due realtà che pas- Grazie, un saluto ed un pensiero ri- struttura era infatti composta a piramide, sano il tempo concentrate a trovare un belle in cuor. con un capo e via via altre persone fino ad modo per continuare ad esistere, senza arrivare alla base alla quale veniva promes- rendersi conto che ormai l’intenzione Alessandro Adesso so costantemente che un buon sacrificio iniziale è andata persa e con questa la gruppo CAOS economico e una costante dedizione por- stessa ragione di esistere, mentre la so- Genova

Sedici anni modo che i militari si ritirassero. Tutto in una prima versione, no, ad altezza dopo il G8/ questo è testimoniato dalle fotografie uomo, non per ferire ma per uccidere. Per non dimenticare scattate e dai video girati durante lo E poi ci sono le percosse subite da svolgersi di questi e di tutti i fatti di altri manifestanti nella caserma di Bol- Carlo Giuliani quei giorni a Genova, divenuti in se- zaneto e nella scuola Diaz: picchiati, guito atti probatori. [...] massacrati, manganellati, presi a calci, Il 20 luglio 2001, il corteo delle Tute Nessuno dovrebbe permettere a se violati e umiliati. [...] Bianche, regolarmente autorizzato del- stesso di dimenticare Carlo Giuliani, il Il G8 di Genova del 2001 è simbolo la questura di Genova, stava percor- ragazzo ucciso in piazza Alimonda dal- di ingiustizia, violenza, devastazione e rendo Via Tolemaide quando venne la pallottola sparata da un altro ragaz- morte agli occhi del mondo intero, ma caricato frontalmente da un “plotone” zo, Mario Placanica, non manifestante in Italia si finge che sia successo altro. di carabinieri del 3º Battaglione Lom- come Carlo, ma carabiniere. Il corpo di In Italia, oggi, dopo sedici anni e nel bardia. A causa di questa prima carica Carlo disteso sull’asfalto, le grida per periodo dell’anniversario della morte di iniziò il dilagare della violenza tra i ma- l’assassinio di un altro manifestante e Carlo Giuliani, nel tentativo di colmare nifestanti e le forze dell’ordine. quelle in risposta dalle forze dell’or- l’esistente vuoto normativo sul reato di Dopo più o meno un’ora, circa dine: “bastardo… lo ha ucciso il tuo tortura, commesso e commettibile, è settanta carabinieri della compagnia sasso!” Il tuo sasso!” stato approvato per il codice penale “Echo” delle CCIR (Compagnie di E ancora la camionetta che passa un inadeguato provvedimento che sot- contenimento e intervento risolutivo) più volte su di lui, Carlo, ferito sull’a- tolinea, ancora una volta, l’intenzione attaccarono nuovamente il corteo re- sfalto. La stessa camionetta da cui, di garantire l’ingiustizia e la possibilità golarmente autorizzato, questa volta qualche istante prima, Mario Placanica di impunibilità. lateralmente, in Via Caffa. La reazione aveva sentito il “bisogno” di sparare, ma Cristina Lo Giudice di un gruppo di manifestanti fece in non in aria per intimidire come dichiarò Catania

120 lettere Dibattito anzi in qualche modo forse la stimola, lia e Svizzera italiana, un giro che ha già perché fa “toccare con mano” i limiti toccato 59 città per un totale di 86 espo- pedagogia/ delle autorità, e la necessità di ricercare sizioni. I punti di contatto, che accomu- L’autorità una propria via. In sostanza ci consente nano l’analisi degli eventi politici e storici nell’educazione la possibilità di essere liberi, evitando di della Rivoluzione Spagnola, tra il Centro essere plagiati e condizionati, dagli altri. Buonarroti ed il movimento anarchico In un numero precedente di questa La scuola libertaria pone al centro lo e libertario, hanno favorito una fattiva rivista, un pedagogista, Raffaele Mante- studente con i suoi interessi, non vi sono collaborazione che si è concretizzata in gazza (“Educazione e anarchismo”, “A” quindi programmi uguali per tutti ma si numerose esposizioni organizzate in co- 413, febbraio 2017), pone in luce alcu- fanno emergere gli interessi e le peculia- mune con gli anarchici: a Trieste, Imola, ne criticità della scuola libertaria, espo- rità di ciascuno. Per contro, se il bambino Milano, Verona, Bologna, Volterra; fattiva nendo alcuni problemi della “filosofia” vuole giocare tutto il giorno, la scuola li- la collaborazione con artisti diversi tra cui di fondo. Pur condividendone in linea di bertaria glielo permette. Così facendo vi Alessio Lega. massima il pensiero, ritengo che vada è il rischio concreto di non far sviluppare Abbiamo voluto dedicare questa mo- tuttavia ulteriormente chiarito il rapporto le potenzialità degli studenti, lasciandoli stra ai bombardamenti sulla Catalogna tra educazione e autorità. Una relazione sempre in una condizione “infantile”. ma anche, soprattutto, all’80° della Guer- educativa, secondo Mantegazza, può es- La scuola non libertaria sicuramente ra di Spagna, uno degli eventi più signi- sere asimmetrica a livello di competenze lavora in ottica pluriennale, parte da un ficativi e più importanti per il movimento ed al tempo stesso non essere autoritaria bambino piccolo e lo accompagna nel operaio dell’intera storia del XX secolo. come “un ragazzo che insegna agli amici suo processo educativo, passo dopo Altro scopo importante della mostra a suonare”. Se ciò può essere vero, tut- passo. Nel corso del processo, nel si- è smascherare l’errata percezione legata tavia la questione è se ciò avviene nella stema idealizzato, l’autorità diminuisce agli eventi delle guerre di aggressione educazione normale. La risposta è nega- per lasciare posto alla sola autorevolezza condotte dall’ imperialismo italiano. Le tiva. Il sistema educativo “normale” quello nei gradi più alti dell’istruzione. L’autorità azioni di repressione contro i civili, le che la maggior parte delle persone cono- rimane un punto fondamentale del pro- esecuzioni sommarie e gli internamenti sce, è intrinsecamente autoritario. Il do- cesso educativo dà le basi senza le quali compiuti dai soldati italiani (non solo in cente, analizzato sotto qualunque punto nulla è possibile. Le persone già formate, Spagna, ma anche in Grecia, Albania, di vista è una autorità. Il sistema educa- che hanno consapevolezza dei propri in- Jugoslavia, Etiopia) sono stati dei veri e tivo normale, o non libertario, considera teressi e bisogni, non hanno più bisogno propri crimini di guerra rispetto ai quali l’educando una persona da formare e da di un autorità che li costringa. Possono ci si rifugia in un processo di autoassolu- plasmare. Obiettivo di questo sistema è quindi giovarsi ad un esperienza come la zione nascondendosi dietro il falso mito quindi formare la persona, fornendo co- scuola libertaria. degli “italiani brava gente”. noscenze pre-determinate. È forse paradossale ma per costruire la Infine la mostra Catalogna Bombar- La scuola dà a tutti i bambini una libertà siamo costretti in una prima fase a data vuole denunciare gli 80 anni di bar- base comune, e gradualmente chiede essere autoritari, costruire dei confini nel barie che hanno visto i bombardamenti agli studenti una rielaborazione delle quale far crescere il bambino, cosicché sulle popolazioni civili diventare la regola conoscenze/concetti/strumenti forniti, possa svilupparsi al meglio come persona. necessaria: Barcellona, Aleppo, Mosul... questo processo può essere schema- tizzato in tre fasi: si incomincia dando un Luca Vanzetti Circolo “Filippo Buonarroti” metodo risolutivo e si mostra l’insieme Vimercate (Mb) Milano di problemi che vengono risolti da quel metodo. In un secondo momento si chie- de ai ragazzi di risolvere un problema 80 anni dopo/ individuando, in autonomia, il metodo Una mostra da applicare tra quelli conosciuti. Infine sulla guerra di Spagna si chiede allo studente di immaginare nuove soluzioni combinando le cono- scenze e le competenze acquisite in vari Il Circolo “Filippo Buonarroti” di Mi- momenti rielaborandole in autonomia. lano (circolo culturale di orientamento Questo metodo educativo è applicato marxista che fa riferimento all’area di a quasi tutte le discipline. Lotta Comunista) ci ha trasmesso un Questo metodo ha due punti di for- comunicato di cui pubblichiamo ampi za: permette di estendere le conoscen- stralci. ze combinandole tra di loro, e insegna a n soppesare e a mettere in relazione reci- proca le conoscenze che si acquisisco- La mostra Catalogna Bombardata no. Si insegna cioè un approccio critico è stata realizzata dal Memorial Demo- e si consente di scegliere assumendo la cratic di Barcellona e tradotta e curata, responsabilità delle proprie scelte. Inoltre per l’edizione italiana, dal Centro Filippo questo metodo non necessita ma può Buonarroti di Milano, che è impegnato il catalogo della mostra “Catalogna sostenere anche una critica all’autorità, da due anni ad organizzare il tour in Ita- bombardata”

lettere 121 Dibattito scoprirne le argomentazioni non ha che minando completamente il dato di classe. da scaricarsi l’opuscolo e leggerselo, si Io, da anarchico e da proletario, prefe- vaccinazioni/ trova online ed è stato aggiornato a poco risco concentrarmi nella costruzione di Nè pericolose più di un anno fa. organizzazioni sociali autogestiste che né inutili, anzi. Le mie posizioni, così come quelle di permettano di fare scelte razionali coin- molti altri compagni e compagne, vengo- volgendo strutturalmente chi è detentore Queste poche righe vogliono essere no tout-court appiattite dagli autori della di un sapere tecnico e quindi di socializ- risposta alla lettera di Stefano Boni e lettera a quelle delle multinazionali del zare questo sapere, per strappare l’uso Angela Leone, pubblicata sul penultimo farmaco, le quali notoriamente chiudo- di questo sapere dalle mani del nemico numero (“A”417, “Dibattito vaccinazioni/ no i loro comunicati-stampa affermando di classe, il quale, al contrario di quanto L’autoritarismo dei vaccini”). Boni cita a la necessità della rivoluzione sociale e sostengono coloro che si sono creati il sproposito un mio articolo apparso su dell’accesso universale e gratuito alle for- moloc della tecnoscienza, lungi dall’esal- “Umanità Nova” a marzo 2014. me più avanzate di sanità, come invece tare il metodo scientifico degrada questo Il mio articolo dell’epoca, che rivendi- scrissi io nel mio pezzo. a pura ragione strumentale. co in toto, altro non è che l’introduzione Le argomentazioni che Boni e Leone A ciascuno il suo, purché ci si assuma da me scritta per l’opuscolo “Antivacci- portano nella loro lettera per provare a le proprie responsabilità fino in fondo. nari – Un’introduzione storica e attuale dare un supporto logico alla loro tesi, di un’idea antiscientifica”, curato da Gre- quella della pericolosità e inutilità dei vac- Lorenzo Coniglione enNotGreed e costituito dalla traduzione cini, sono fallaci e partono da assunti di Reggio Emilia di una serie di analisi critiche di Patrick base non dimostrati. Invito chi fosse inte- Caine, Amanda Marcotte, David Shihi e ressato a darsi una minima base tecnico- 1 www.umanitanova.it Segnalo inoltre anche il Andrew Potter sul movimento antivacci- scientifica sull’argomento a leggersi i due mio pezzo “Tra l’incudine delle pseudoscienze nista, nello specifico di quello attivo sul articoli Vis Medicatrix Naturae di Ennio e il martello del mercato - Mai la merce cure- suolo statunitense. Carbone, che è un immunologo oltre che rà l’uomo (e figuriamoci se lo farà lo stato)”, Il fatto era opportunamente segnalato un compagno, pubblicati su “Umanità uscito sul numero 21, anno 97 dell’11 giugno nell’edizione cartacea di “Umanità Nova” Nova”, il primo insieme al mio articolo, e 2017, che riprende ampiamente questi temi del 5 marzo 2014 e altrettanto nell’edi- facilmente reperibili sul sito del giornale1. alla luce del decreto Lorenzin e l’intervento di zione web. Essendo le introduzioni per Al Boni lascio volentieri l’onore di Ennio Carbone ai microfoni di Radio Blackout definizione dei prolegomeni e non dei impostare l’analisi del mondo sulle basi (“Vaccini, complotti, salute, soldi”, 10 giugno testi sviluppati in profondità chi volesse della critica ai vaccini e della scienza eli- 2017).

I nostri fondi neri

sottoscrizioni. Fausto Buttà (Freemantle – Australia) 100,00; Egidio Colombo (Quartu Sant’Elena - Ca) 50,00; ricavato dalla FestA 2017 a Massenzatico (Reggio Emilia) il 1° luglio, 520,00; nella stessa occasione, ricavato dal banchetto di Federico Zenoni, 25,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando Amelia Pastorello e Alfonso Failla, 500,00; Marco Cosenza (Napoli) per pdf, 5,00; Massimiliano Barbone (Bergamo) per pdf, 15,00; Sergio Quartetto (Asti) 10.00; Alessandro Spinazzi (Venezia) 50,00; Federico Beconi (San Vincenzo – Li) 10,00; Simona Bruzzi (Piacenza) 20,00; Mauro Mazzoleni (Malnate – Va) 10,00; Antonino Pennisi (Acireale - Ct) 20,00; Orazio Gobbi (Piacenza) 10,00; Doriano Maglione (Como) 20,00; Francesco Negrini (Mantova) 10,00; Davide Andrusiani (Castelverde – Cr) 10,00; Settimio Pretelli (Rimini) 20,00; Enrico Moroni (Settimo Milanese – Mi) 10,00; Rino Quartieri (Zorlesco – Lo) 50,00; Olga Pugliese (Toronto – Canada) 100,00; Roberto Nanetti (Settimo Torinese – To) 20,00; Guido Salamone (Roma) 10,00. Totale € 1.595,00. Ricordiamo che tra le sottoscrizioni registriamo anche le quote eccedenti il normale costo dell’abbonamento. Per esempio, chi ci manda € 50,00 per un abbonamento normale in Italia (che costa € 40,00) vede registrati tra le sottoscrizioni € 10,00. Abbonamenti sostenitori (quando non altrimenti specificato, si tratta dell’importo di cento euro). Cariddi Di Domenico (Livorno); Nuccia Pelazza (Milano); Donata Martegani (Milano); Fabrizio Cucchi (Empoli – Fi); Gaetano Caino (Avigliano – Pz); Gruppo Caos (Genova); Vito Mario Portone (Roma); Giovanni D’Ippolito (Casole Bruzio – Cs); Carmelo Goglio (Olmo al Brembo – Bg); Dario Cercek (Lecco); Rossana Cau (Arborea – Or); Enrico Bonadei (Curno - Bg). Totale € 1.200,00.

122 lettere Abbonarsi A.A.A.Diffusore fare direttamente noi. A voi spetta anche il I dieci comandamenti/3° “A” è una rivista mensile pubblicata rego- cercAsi compito di verificare nel corso dei mesi che larmente dal febbraio 1971. Siamo alla costante ricerca di nuovi diffusori. la rivista arrivi effettivamente (e con quale di Roberto Ambrosoli Esce nove volte l’anno (esclusi gennaio, Basta comunicarci il quantitativo di copie che eventuale ritardo) al punto-vendita; di comu- agosto e settembre). si desidera ricevere e l’indirizzo a cui dobbia- nicarci tempestivamente eventuali variazioni Una copia L 4,00 / arretrato L 5,00 / ab- mo farle pervenire. L’invio avviene per posta, nel quantitativo di copie da spedire; di ritira- bonamento annuo L 40,00 / sostenitore in abbonamento postale, con consegna diret- re (secondo gli accordi che prenderete) le da L 100,00 / ai detenuti che ne facciano tamente all’indirizzo segnalatoci. Il rapporto copie invendute ed il ricavato del venduto, richiesta, “A” viene inviata gratis. con i diffusori è basato sulla fiducia. Noi versandolo poi sul nostro conto corrente Prezzi per l’estero: una copia L 5,00 / chiediamo che ci vengano pagate (ogni due/ postale. un arretrato L 6,00 / abbonamento annuo tre mesi) solo le copie vendute, ad un prezzo L 50,00. scontato (2/3 del prezzo di copertina a noi, LeAnnaterilegate 1/3 al diffusore). Non chiediamo che ci ven- Sono disponibili tutte le annate ri- IpAgamenti gano rispedite le copie invendute e suggeria- legate della rivista. I prezzi: volume tri- I pagamenti si possono effettuare tramite: mo ai diffusori di venderle sottocosto o di re- plo 1971/72/73, e 200,00; volumi doppi galarle. Spediamo anche, dietro richiesta, dei 1974/75 e 1976/77, e 60,00 l’uno; volumi A. Pagamento con PayPal / Carta di bollettini di conto corrente già intestati per singoli dal 1978 al 2013, e 35,00 l’uno. credito facilitare il pagamento delle copie vendute. Dal 2012 in poi è stato necessario (a cau- I pagamenti a mezzo carta di credito sa del numero di pagine) suddividere si possono effettuare esclusivamente l’annata in due tomi, per cui il costo è di dal nostro sito. e 70,00 complessivi per ciascuna an- nata. Sono disponibili anche i soli B. Bonifico sul conto bancario editrice A raccoglitori, cioé le copertine delle Banca Popolare Etica - Filiale di Milano cas. post. 17120 - Mi 67 annate rilegate (cartone rigido telato IBAN: nero, con incisi in rosso sul dorso il IT10H0501801600000000107397 20128 Milano Mi titolo della rivista e l’anno, con relativo BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A numero progressivo) al prezzo di e intestato a: Editrice A tel. 02 28 96 627 20,00 l’uno (dall’annata 2012 in poi il prezzo è di € 40,00 perché costituito C. Versamento sul nostro conto fax 02 28 00 12 71 da due tomi). I prezzi sono comprensivi corrente postale N.12552204 delle spese di spedizione postale per IBAN: e-mail [email protected] l’Italia; per l’estero aggiungere e 15,00 IT63M0760101600000012552204 sito arivista.org qualunque sia l’importo della richiesta. CODICE BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX twitter @A_rivista_anarc intestato a: Editrice A Archivioonline Andando sul sito arivista.org si può D. Mediante assegno bancario o accedere all’archivio online della ri- postale PiazziamolA vista, dove sono consultabili gratuita- intestato a: Editrice A soc. coop Oltre che con la diffusione diretta, potete mente tutti i numeri dal n. 1 (febbraio (spedire a CAS. POST. 17120-MI 67 - darci una mano per piazzare la rivista in 1971) all’ultimo uscito. L’archivio viene 20128 Milano MI, Italia) edicole, librerie, centri sociali, associazioni aggiornato mensilmente. L’ultimo numero e qualsiasi altra struttura disposta a tenere è consultabile entro la fine del mese di co- E. Contrassegno in vista “A” ed a pagare ogni tanto le copie pertina. Tutti i numeri a partire dal n. 383 Verrà aggiunto un contributo di spese vendute a voi direttamente oppure a noi. (ottobre 2013) sono anche scaricabili postali di L 5,00 qualunque sia l’importo Come fare? Voi contattate il punto-vendita, gratuitamente in pdf. dell’acquisto. concordate il quantitativo di copie da piaz- Per spedizioni voluminose c’è la possibilità zare inizialmente, ci segnalate tempestiva- SeAnontiarriva... della spedizione con corriere senza nessu- mente nominativo ed indirizzo esatto del Il n. 418 (estate 2017) è stato spedito in na aggiunta di spese rispetto alla spedizio- posto (cosicché, tra l’altro, noi lo si possa data 28 giugno 2017 dal Centro Mecca- ne postale. Contattate la redazione. subito inserire nell’elenco che compare sul nografico Postale (CMP) di Milano Roserio. sito). Lo sconto è del 50% sul prezzo di Chi entro il 20 del mese di copertina CopiAomaggio copertina. Per noi l’importante è che la non ha ancora ricevuto la copia o il pac- A chiunque ne faccia richiesta inviamo una rete di vendita di A si allarghi sempre chetto di riviste, può comunicarcelo e noi copia-saggio della rivista. più. Fateci poi sapere se sarete voi a rifor- provvederemo a effettuare una nuova spe- nire il punto-vendita oppure se lo dovremo dizione.

Anarchik 123 - pp. 320€ (1900-1913) Il lungo esiliolondinese “LO SCIOPEROARMATO” - pp. 198€ Nunzio Pernicone saggio introduttivo di (1899-1900) Malatesta in America VERSO L’ANARCHIA - pp. 392€25,00 saggio introduttivoGiulianelli diRoberto (1897-1898) Il socialismoanarchico dell’Agitazione UN LAVORO LUNGOEPAZIENTE... VOLUMI GIÀUSCITI: 6. 5. 4. 3. 2. 1. in corrispondenza la propaganda, di opuscoli gli tutti stranieri, e italiani periodici sui pubblicati Malatesta di articoli gli cronologico, ordine in raccoglieranno, che volumi dieci di totale un prevede dell’opera piano Il PER LERICHIESTE: sezione La Fiaccola -via sezione LaFiaccola Tommaso Fazello, 133-96017Noto (SR)- Tel. -www.sicilialibertaria.it 0931894033 [email protected] Rossa elaguerra, 1913–1918 “È POSSIBILELARIVOLUZIONE?”: Volontà, laSettimana 1900–1913 “LO SCIOPERO ARMATO”: Illungo esiliolondinesedel “VERSO L’ANARCHIA”: Malatestain America, 1899–1900 anarchico dell’Agitazione, 1897–1898 “UN LAVORO LUNGOEPAZIENTE…”: Ilsocialismo londinesi del1889–1897 “ANDIAMO FRAILPOPOLO”:L’Associazione eglianni l’esilio inSud America, 1871–1889 “CHI ÈPOVERO ÈSCHIAVO” e : Ilperiodointernazionalista conto corrente postale001036065165intestatoaZeroinCondotta,conto corrente [email protected] 25,00 18,00 STE: ,Edizioni LaFiaccola Associazione Culturale SiciliaPuntoL., vicoL. Imposa4-97100Ragusa complete soizoecluae“eoi Condotta in “Zero culturale Associazione culturale “Zero inCondotta”, CasellaPostale 17127-MI67, 20128Milano. Cell. 3471455118 Le L Opere PIANODELL’OPERA ”, Casella trenta, nonchéillavoro diraccoltadeitesti. anni negli iniziò Fabbri Luigi che progetto il completare studioso del pensiero di Malatesta, a cui si deve l’idea di uscita e gli indici. Il curatore delle opere è Davide Turcato, 10. 9. 8. 7. Malatesta “TUO EPERL’ANARCHIA…” di : Lacorrispondenza programmi, manifestiealtrepubblicazionimiscellanee “CHE COSA VOGLIONO GLI ANARCHICI”: Opuscoli, e Volontà eultimiscritti, 1924–1932 “ANARCHISMO REALIZZABILEEREALIZZATORE”: Pensiero Nova eilfascismo, 1919–1923 “FRONTE UNICOPROLETARIO”: Ilbienniorosso, Umanità di Po MALATESTA L’ordine diuscitadeidiecivoluminonsegue ERRICO a cura diDavide Turcato quello delpianodell’opera.

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rivista anarchica n 419 ottobre 2017 mensile • € 4,00 • ottobre 2017 • anno 47 • n. 7 • Poste Italiane Spa - Sp. in a.p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Milano rivista anarchica 419 libertaria migranti Bellegarrigue Bellegarrigue • retorica patriottica Milano intervista/LUMe sgomberato intervista/LUMe Milano • • • la Biennale morta Biennale la Hamid Zanaz Hamid Alessio Lega Artico/la colonizzazione del nord del colonizzazione Artico/la

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