novembre ° 2016 N 29 5,50 €

CINEMA ITALIANO. CI HA CAMBIATO LA VITA? HA CAMBIATO IL PAESE?

INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali

SCENARI 2 Italieni: cineasti stranieri in Italia

DISCUSSIONI Il cinema europeo dopo la Brexit

ANNIVERSARI A 50 anni da Uccellacci e uccellini

EDITORIALE di GIANNI CANOVA

QUELLI CHE SI INDIGNANO PER I 500 EURO AI 18ENNI

00 euro ai 18enni per aiutarli a incrementare e intensifi- 5 care i loro consumi culturali: negli ultimi vent’anni po- chi altri provvedimenti governativi in materia di cultura hanno avuto il coraggio e la lungimiranza di questo. Le vedo già, e le sento, le belle che storcono il naso. Che comincia- no con i distinguo, le cautele, le perplessità. Non capiscono (o capi- scono fin troppo bene…) che la vera emergenza italiana è la dramma- tica crisi culturale: siamo ancora e sempre più – come diceva Pasolini all’inizio degli Anni ’60 – “il popolo più analfabeta e la borghesia più ignorante d’Europa”. Ahinoi. Intervenire per incentivare il consumo più che la produzione di cultura significa aver capito questo. Significa cercare di invertire un trend che da sempre ha tenuto gli italiani in uno stato di minorità culturale. Sapete quanti sono in Germania gli over 55 che hanno come titolo di studio solo la scuola dell’obbligo? Il 18 %. E gli italiani? Più o meno il 60 %. Casuale? Non proprio. Vogliamo conti- nuare così anche con le nuove generazioni? Vogliamo capire o no che questo non è “uno” dei problemi, ma IL problema? No. Gli intellettua- li minimizzano. E si irritano. Soprattutto perché con i 500 euro i 18en- ni potranno anche andare al cinema. Il cinema? Vade retro! Il cinema considerato cultura? Non sia mai. Passi per Pompei e gli Uffizi, ma Star Trek no! Il pregiudizio contro il cinema in questo Paese è davvero radi- cato, pervasivo, devastante. E disgustoso. Li ho sentiti con le mie orec- chie i professori laureati che si dicono liberali e poi sognano uno Sta- to che decida lui cosa è cultura e cosa non lo è, quali film ammette al finanziamento e quali no. Magari lasciando che a decidere siano loro, come hanno sempre fatto. Se così fosse, avremmo quanto meno una garanzia: quella che anche fra 100 anni la maggior parte degli italiani sia ignorante come è stata finora. Sommario

EDITORIALE SCENARI 21 OLTRE LA PLASTICA, INNOVAZIONI UNA NOTTE D’ESTATE 01 QUELLI CHE SI 04 QUANTO CI HA CAMBIATO di Giuseppe Piccioni 34 ITALIAN FX: INDIGNANO PER IL CINEMA, QUANTO LA SCUOLA ITALIANA I 500 EURO AI 18ENNI CI CAMBIANO I FILM 22 TWO MINUTE WARNING DEGLI EFFETTI VISIVI di Gianni Canova di Gianni Canova di Stefano Mordini DIGITALI di Gianni Canova 06 MACEDONIA 24 RAMBO, UN PICCOLO  FATTA IN CASA RIMPIANTO 36 SFX di Nicole Bianchi di Fulvio Lucisano di Andrea Guglielmino

25 38 A LEZIONE DI 08 ROVINE, FUTURO TENENDO I PUGNI IN TASCA EFFETTI SPECIALI E FANTASIA di Andrea Conticelli di Oscar Iarussi di Francesco Munzi

26 40 I PROTAGONISTI DELLA 10 ENGAGÉ, SEMPRE LA REALTÀ, COME UN FILM CGI ITALIANA  E COMUNQUE di Ang e Marco Lucio Papaleo di Liliana Cavani di Margherita Bordino

28 LA VITA È BELLA. Interviste a 12 LA PELLICOLA Marco Savini PROFETICA   GRAZIE AI FILM di Alice Bonetti Pasquale Croce di Pietrangelo Buttafuoco Eva Maio

14 PURTROPPO È LA  SCENARI 2 46 I VINCITORI DEL DAVID TELEVISIONE CHE HA  CAMBIATO IL PAESE 30 ITALIENI di Claudio Giovannesi di Roberto Silvestri RICORDI

16 INVENTARE MONDI 32 DOPPIA NAZIONALITÀ 47 GIAN LUIGI RONDI di Fabia Bettini e Gianluca di Cristiana Paternò UN SORRISO ANCORA Giannelli (Alice nella città)  DA SCOPRIRE di Giorgio Treves 18 QUELLI CHE IL CINEMA È CINEMA SOLO SE  48 IL PARADOSSO SERVE ALLA RIVOLUZIONE MASTROIANNI di Alberto Crespi di Gianni Canova

8½ NUMERI, VISIONI E PROSPETTIVE DEL CINEMA ITALIANO

Bimestrale d’informazione  Direttore Responsabile In Redazione Hanno collaborato e cultura cinematografica Giancarlo Di Gregorio Carmen Diotaiuti Alberto Anile, Fabia Bettini, Andrea Guglielmino Alice Bonetti, Margherita Bordino, Direttore Editoriale Pietrangelo Buttafuoco, Iniziativa editoriale realizzata Gianni Canova Coordinamento redazionale Bori Bujdosó, Enrico Caria, da Istituto Luce-Cinecittà Vice Direttore Responsabile DG Cinema Liliana Cavani, Andrea Conticelli, in collaborazione con ANICA Cristiana Paternò Iole Maria Giannattasio Alberto Crespi, Federica D’Urso, e Direzione Generale Cinema Luca Ferrando Battistà, Iole Maria Capo Redattore Coordinamento editoriale Giannattasio, Gianluca Giannelli, Stefano Stefanutto Rosa Nicole Bianchi DISCUSSIONI DAMMI IL ROSSO INTERNET PUNTI DI VISTA a cura di Hollywood Party E NUOVI CONSUMI 50 IL CINEMA EUROPEO Rai Radio 3 92 IL PRODUTTORE, DOPO LA BREXIT 80 NINGYO E LE SIRENE UN MODERNO   di Yvon Thiec 66 SEGNALI STELLARI DELLA MODULARITÀ RABDOMANTE di Enrico Magrelli di Carmen Diotaiuti di Simone Isola 52 CIAK! IL CINEMA SI NASCONDE 94 SE CI SI DIVERTE RACCONTI DI CINEMA GEOGRAFIE di Alberto Anile NON È ARTE di Mariarosa Mancuso 68 UNA GIORNATA  82 MAPPAMONDO  FATTI PARTICOLARE D’AUTUNNO Dossier di DG Cinema QUELLA LETTERA ROSA di Nicole Bianchi 96 BIOGRAFIE e ANICA di Enrico Caria MARKETING 54 IL MERCATO E L’INDUSTRIA DEL CINEMA ITALIANO DEI VIDEOGIOCHI IN ITALIA 84 SPARARSI UNA POSA di Ilaria Ravarino di Federica D’Urso, 70 THE ITALIAN CINEMA Iole Maria Giannattasio, MOVES TOWARDS Francesca Medolago Albani OPTIMISM  DI GIAN LUIGI RONDI, ANNIVERSARI DA “IL FILM ITALIANO”,  CINEMA ESPANSO 1958, GIUGNO, N° 23 86 A 50 ANNI DA di Andrea Mariani UCCELLACCI 62 LA FABBRICA E UCCELLINI DELLE ICONE di Michele Gottardi FOCUS UNGHERIA 87 CREAZIONE IN STATO DI GRAZIA 64 GLI ALTERNATIVI 73 NELL’ANNO DI SAUL di Bruno Torri di Stefano Stefanutto Rosa di Luca Ferrando Battistà 90 I FUNERALI 78 IL SOGNO DI UN DI TOGLIATTI SUCCESSO D’AUTORE di B. T. di Bori Bujdosó

Claudio Giovannesi, Michele Progetto Creativo Stampa ed allestimento Direzione, Redazione, Gottardi, Oscar Iarussi, Simone 19novanta communication partners Arti Grafiche La Moderna Amministrazione Isola, Fulvio Lucisano, Enrico Via di Tor Cervara, 171 Istituto Luce-Cinecittà Srl Magrelli, Mariarosa Mancuso, Creative Director 00155 Roma Via Tuscolana, 1055 - 00173 Roma Andrea Mariani, Francesca Consuelo Ughi Tel. 06722861 fax: 067221883 Medolago Albani, Stefano Distribuzione in libreria [email protected] Mordini, Francesco Munzi, Designer Joo Distribuzione www.8-mezzo.it Marco Lucio Papaleo, Giuseppe Claudia Antonazzo, Giulia Arimattei, Via F. Argelati, 35 - Milano Piccioni, Ilaria Ravarino, Matteo Cianfarani, Valeria Chiuso in tipografia il 25/10/16 Roberto Silvestri, Yvon Thiec, Ciardulli, Lorenzo Mauro Di Rese, Registrazione presso il Tribunale Bruno Torri, Giorgio Treves Maria José Prieto Fernández di Roma n° 339/2012 del 7/12/2012 SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose

QUANTO CI HA CAMBIATO IL CINEMA, QUANTO CI CAMBIANO I FILM

di GIANNI CANOVA

Quando ho inizia- “ to a fare il cinema – ha detto una volta Elio Petri – sognavo di cambiare il mondo. Ora, do- po tanti anni, mi accorgo che ho cambiato tutt’al più classe socia- le.” Nella sua quasi brutale schiet- tezza, la “confessione” di Petri ha il merito di sgombrare il campo da tanti idealismi e retaggi tar- do-romantici e di rimettere al centro della riflessione la mate- rialità dell’esistenza: un film può cambiare la vita non solo perché può offrirti una nuova visione del mondo o dell’altro, ma anche – e, forse, prima di tutto – perché può farti diventare più ricco. A qual- cuno è successo. Ma è successo anche il contrario: c’è anche chi con un film è diventato più pove- ro. Conosco personalmente cine- SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 4 - 5

La Tv è un medium conservativo: fa di tutto A me sì. Non sarei quello che so- no – nel bene e anche nel ma- perché tu continui ad essere quello che già sei. le – se non avessi visto certi film. Se non li avessi visti in certi mo- Il cinema invece è un medium trasformativo: menti della mia vita. Perché con- cerca – per quello che può – di spingerti ta anche quando li vedi, i film. E con chi. Per esempio: credo che la incessantemente a evolverti e a cambiare. morte di mia madre, quando ave- vo solo 18 anni, sarebbe stata an- Come? Quando? Perché? cora più devastate e intollerabi- le di quanto è stata se non avessi visto Sussurri e grida di Bergman proprio mentre lei stava perden- do la sua battaglia contro il can- cro. Credo che non avrei fatto il asti appassionati che hanno ipo- ga sta avvenendo ora con la Rete mestiere che faccio se un giorno tecato la loro casa per produrre e con i device della rivoluzione di- un giovane assistente dell’univer- il film che nessun produttore vo- gitale. Stiamo cambiando in mo- sità non mi avesse spinto a diser- leva e che nessun distributore ha do profondo senza che ancora ce tare una lezione su Ugo Foscolo mai accolto nel suo listino. Il ci- ne accorgiamo. Ma i cambiamen- per andare a vedere Alien di Rid- nema e i film incidono sulla vita, ti prodotti dal cinema ormai sono ley Scott. “Foscolo è un optional, non c’è dubbio. Nel secolo scorso evidenti: la capacità di gestire più Alien è obbligatorio…”, mi dis- – il secolo del cinema? – siamo di- attività contemporaneamente, di se. Aveva ragione. Ad Alien, non ventati tutti animali visuali. L’ha agire nella distrazione continua, a caso, avrei dedicato quello che dimostrato con la consueta chia- di sopportare tagli e traumi nel- molti ritengono il mio libro me- rezza e profondità Francesco Ca- la linearità dei gesti, di armoniz- no inutile. E non mi sarei indi- setti nel suo L’occhio del Novecen- zare il nostro apparato percetti- gnato per tutta la vita contro ogni to (Bompiani): il cinema è stato il vo visivo naturale con la brutale forma di ingiustizia se non avessi dispositivo che ha allenato il no- artificialità del montaggio e del- visto Sacco e Vanzetti di Giuliano stro sistema percettivo a negozia- la sintassi cinematografica. Ma Montaldo, o Soldato blu di Ralph re incessantemente un equilibrio questi sono cambiamenti indotti Nelson. Non sempre capolavo- o un compromesso possibile fra dal cinema a livello filogenetico: ri, è evidente. Ma il cinema non le grandi antinomie della moder- riguardano la specie umana com- è fatto di capolavori. Il cinema è nità: fra oggettivo e soggettivo, plessivamente considerata. Ma a stato grande perché ha raccon- tra visibile e invisibile, tra mac- livello individuale? Come ha agi- tato le storie di tutti non accon- chinico ed antropico, tra naturale to il cinema, come hanno inci- tentandosi – come per trent’anni e artificiale, tra frammento e tota- so i film sui destini e sulle scelte ha fatto la Tv italiana – di offrire a lità. Proprio per la sua costituzio- di ognuno di noi? Questo nume- ciascuno il già noto e il già cono- ne linguistica e tecnologica il ci- ro di 8 ½ si occupa proprio di que- sciuto, ma portandoci sempre al- nema è stato una grande palestra sto. Lo fa nella consapevolezza trove, sempre (o quasi…) dove da planetaria che ha allenato le don- che spesso anche i singoli uomi- soli non saremmo arrivati. Così ne e gli uomini del Novecento a ni o le singole donne sono poco ci ha cambiato: esteticamente, reggere percettivamente e perfi- consapevoli dei cambiamenti che politicamente, psicologicamen- no neurologicamente gli shock, i un film ha generato in loro. An- te. Perché questa è stata storica- traumi e i ritmi della vita metro- che se si vestono come quell’at- mente (lo è ancora?) la grande politana. Così, ha cambiato la vita trice in quel film, anche se sogna- differenza fra il cinema e la Tv: la di tutti senza che nessuno (o qua- no di baciarsi come hanno visto Tv è un medium conservativo, fa si…) se ne accorgesse. Ha contri- fare a quei due sulla spiaggia in di tutto perché tu continui ad es- buito a far emergere e a mettere quel dato film, anche se sentono sere quello che già sei, mentre il in funzione modalità di percezio- che anche loro vorrebbero fug- cinema è un medium trasforma- ne (non solo delle immagini…) gire via come Thelma e Louise tivo, e cerca – per quello che può che chi è vissuto nel Seicento o nel film di Ridley Scott, se poi gli – di spingerti incessantemente nel Settecento non conosceva. chiedi a bruciapelo quali film gli a evolverti e a cambiare. Questo Ci si accorge sempre dopo dei hanno cambiato la vita ti guarda- servizio di 8 ½ vorrebbe cercare cambiamenti. Post factum: li si no con occhi sgranati e ti rispon- di mettere a fuoco meglio come si capta e li si percepisce dopo che dono: “No, non c’è un film che mi è sviluppato e in che direzione ci sono avvenuti. Una cosa analo- ha cambiato la vita….”. ha spinto questo cambiamento. Ricognizione M F storica sui film A A che più hanno influenzato C T i comportamenti collettivi, E T da La dolce vita e Divorzio D A all’italiana O ai cinepanettoni e Gomorra. N I I N A C A S A

Comprare un biglietto, entrare in una sala, mettere in atto delle relazioni con ciò che si vede, semmai con chi C guarda, sono le prassi essenziali a innescare i processi per cui poi la cultura influisce sull’agire sociale, sia come va- di NICOLE BIANCHI lori interiorizzati individualmente, sia come norme e modelli culturali approvati all’interno di un gruppo. In quanto produzione intellettuale, il cinema può essere espressione ideologica o riflesso della mentalità peculiare di uno specifico nucleo sociale. Sono questi profili che ren- dono il cinema una prospettiva possibile per l’osservazione della so- cietà e delle sue dinamiche: il grande schermo può riflettere lo “spiri- to sociale” del proprio tempo. Per come ci è noto nella più essenziale esperienza personale, il cinema è magia, fuga, intrattenimento: uomi- ni e donne vedono se stessi e le loro vite specchiate sullo schermo, s’i- dentificano, riportano sulla superficie del ricordo drammi e gioie della loro realtà, fanno esperienza di universi possibili o immaginifici, supe- rando le soglie del realismo o dell’immaginabile, semplicemente met- tendo piede nella sala e immergendosi nel buio con cui essa t’avvol- ge. Eppure il cinema è anche molto altro: è partecipazione ad un rito collettivo, è proiezione di sentimenti, aspirazioni e tendenze sociali; le sequenze del racconto per immagini contengono indizi e sintomi dei SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 6 - 7

cambiamenti del tempo e della Natale (C. Vanzina, 1983). Nella punto di vista di corrispondenza di fare botteghino; eppure, d’al- società. Il cinema è, anche, un fe- metà degli Ottanta i sintomi della sociale – che prendono ispirazio- tra parte, ad una lettura più sot- nomeno sociale, capace di ribal- crisi del cinema esplodono, con ne dalla realtà, anche se, secondo tile, sono fotografie sociali degli tare talvolta i quadri mentali degli una scia protratta all’inizio degli le cronache più recenti, pare det- italiani, di cui sempre si ride ma italiani: così succede con La dol- Anni ‘90, eppure Monicelli, Scola, tino il passo a spaccati della no- meno si riesce ad ammettere che ce vita di Fellini (1960), magistra- Fellini, con Gassman, Manfredi, stra società, per cui si legge di figli siano la mostruosità di noi messa le nel rendere palese la mutazio- Mastroianni, Sordi e Tognazzi rie- di boss che violentano minoren- in scena. È il loro massiccio con- ne dei costumi, che nel decennio scono a segnare anche questo pe- ni e mettono in scena pratiche e senso di pubblico, larga fetta del- precedente istituzioni politiche e riodo: La famiglia (1987), ritrat- comportamenti, sia violenti che la nostra società, ad affermare la religiose avevano cercato di tene- to di un nucleo italiano del ‘900, egocentrici e folkloristici, pedis- presenza di un nucleo egemone re sotto controllo. Di questa me- diretto da Ettore Scola, è una sto- sequamente già visti, prima, sul- che tende a rinsaldare la propria tamorfosi il cinema si fa carico e ria che racconta e riflette il nostro lo schermo. posizione di supremazia socia- la Commedia all’italiana parte- Paese e i numerosissimi cambia- Si diceva il taglio trasversale, e le, così questo cinema tende a far cipa a questa scrittura collettiva, menti sociali ed economici acca- sempreverde al tutto: il feno- aderire gli individui utilizzando intercetta questi cambiamenti, le duti. Parallelamente si affaccia meno, o il “genere”, del Cinepa- strumenti psicologici e intellet- continue oscillazioni, così i film una nuova generazione, su tutti nettone, in cui continua a farla tuali che pare assicurino un cer- affermano la loro identità di voce Carlo Verdone con Un sacco bel- da protagonista un profilo pret- to grado di controllo sull’opinio- critica, rispetto all’euforia popo- lo (1980), dall’ impianto narrativo tamente d’ intrattenimento. Le ne pubblica. lare che fa da corteggio alla nasci- affezionato agli schemi classici grandi produzioni, non raramen- ta del benessere. È in questo clima della commedia: una galleria di ti- te parenti di una politica da as- che Pietro Germi - Divorzio all’i- pi umani, una profonda malinco- secondare, producono film che taliana (1961) - mette in luce l’ar- nia, sfaccettature e contrasti che hanno poca influenza sulla so- retratezza legislativa dell’Italia: la rappresentano il prototipo dell’i- cietà moderna, ma sono capaci mancanza di una legge sul divor- taliano medio, anticipato appena zio e l’anacronistico articolo 587 qualche anno prima – 1975 - da un del Codice Penale, che regolava altro archetipo nazional-popola- il delitto d’onore. E così si sanci- re, Fantozzi, che mostra l’italia- sce il passaggio dalla dolce vita al- no post boom economico, quel- la vita agra (omonimo film, Car- lo che negli Anni ’60 era proposto lo Lizzani): Il sorpasso, I mostri, come incarnazione di libertà, be- Divorzio all’italiana, Una vita nessere, e che invece il Ragioniere difficile, sono storie con cui si è ci mostra nel suo stato di disgra- potuto mostrare come la comme- zia per il benessere acquisito, per dia abbia impresso il proprio pun- la dipendenza dal dover curare e to di vista su questo periodo sto- difendere quella “ricchezza”, ri- rico e, grazie a questo suo lavoro, portando così, con Fantozzi, e arrivi a costruire, sull’Italia “mira- con quello che ha rappresentato, colata” dall’economia, la super- l’italiano medio a essere vittima ficie riflettente e deformante dei di precariato e mobilità, tema poi caratteri nazionali. ripreso da Virzì nel cuore storico S’approda, poi, agli Anni ’70, dove dell’evento con Tutta la vita da- andare al cinema può essere un vanti (2008). atto politico, un segnale di affilia- Gabriele Salvatores segna, in- zione a correnti, l’affermazione di vece, l’ultimo decennio del se- un’identità. Per ritrovare questo colo scorso: con Mediterraneo profilo il cinema italiano aspet- (1991), un racconto che esprime terà, poi, gli Anni 2000, in cui ri- e incarna la riflessione storica di spolvera la passione per la poli- una generazione, quella a cui il tica, in un momento storico in regista stesso appartiene e che si cui sembra prevalere il principio ritrova orfana di un impegno po- dell’evasione a ogni costo. Buon- litico; l’ozio a cui i protagonisti si giorno, notte (M. Bellocchio, dedicano è il pretesto per rifles- 2003), La meglio gioventù (M.T. sioni esistenziali, è metafora del- Giordana, 2003), The Dreamers la crisi che un’intera generazione, (B. Bertolucci, 2003) sono titoli alle prese con il crollo di certezze che riconciliano con la tradizio- e ideologie, si ritrovava a vivere. ne del cinema “politico” d’auto- Il Paese Italia, non raramente, è re, per cui il risultato ultimo che si compagno del concetto di mafia deduce oggi è un grande affresco ed è così che si giunge all’oggi più cangiante, con un ponte trasver- recente con film come Gomorra sale agli ultimi trent’anni: il Cine- – poi serie tv, forse ancor più in- panettone – il primo, Vacanze di cisiva del lungometraggio da un ROVINE, FUTURO E FANTASIA di OSCAR IARUSSI SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 8 - 9

a carattere italiano, per merito anche dei nostri magnifici atto- ri, come in La grande guerra di Mario Monicelli (1959), riferi- to al primo conflitto mondia- Per cui conclusero le, in Estate violenta di Valerio “ che i fatti esterni Zurlini e in Tutti a casa di Luigi non son tutto, che Comencini, entrambi del 1960. restano dati grezzi Quest’ultimo film, da poco re- se non li illumina la psicologia. staurato, restituisce la mitezza La storia è monca, se la fanta- italiana pronta a darsi e a far- sia non la completa”. Nel sapido si coraggio sullo sfondo dell’8 regesto flaubertiano di Bouvard settembre 1943 e della Resisten- e Pécuchet (1881) v’è, tra l’altro, za che ispirerà pellicole me- l’elogio di Alexandre Dumas morabili pure a Dino Risi, Etto- che diverte i due protagonisti Nell’Italia orfana del Romanzo re Scola, i fratelli Taviani. “come uno spettacolo di lanter- e di una borghesia nazionale, Toccherà poi alla generazione na magica”. Il cinema è di là da ovvero del maiuscolo Ottocen- dei dioscuri Fellini e Antonio- venire, ma fa capolino in quelle to francese, britannico e russo, ni nei primi Anni ’60, con film pagine, come d’altronde nell’or- il cinema trova terreno fertile quali 8 ½ e La notte, decostrui- dito del Circolo Pickwick di Di- giusto in virtù della propria na- re la dolce vita e il boom, mo- ckens, per il veloce susseguirsi tura rapsodica. Un’eredità del- strandone le amarezze che co- delle “immagini”, per il sublime la conoscenza a zigzag che vi- vano il degrado antropologico tratteggio dei caratteri, le ellissi bra nello Zibaldone leopardiano e il grottesco a venire. E spetta narrative e l’adozione dei “primi e, per li rami, del viaggio fanta- a Bellocchio e a Bertolucci, di- piani”, fin quasi al “montaggio smatico che padre Dante mo- versamente gemelli (astenersi parallelo” (fa testo il saggio di numenta nella Commedia. Il coltelli), sfoderare i pugni dal- S.M. Ejzenstein, Dickens, Griffith cinema diventa, come dire?, un le tasche del ’68 o avventurarsi e noi, Einaudi 1964). Il cinema, “canone italiano” affiancando prima della rivoluzione, e do- insomma, trasforma l’Europa e e quindi soppiantando il bel- po, a partire dalle lande fami- scorre nelle vene della sua cul- canto… “Qui si parrà la tua no- liari e stranianti dell’Emilia che tura ben prima dei Lumière, cu- bilitate”. Perciò, sì, il cinema ha li affratella sotto il segno di Ver- rando l’arteriosclerosi del Vec- cambiato il Paese, ha scanda- di (Novecento ha l’afflato di un chio Continente all’albeggiare gliato i sentimenti o gli affanni Nabucco “comunista”). Mentre del Novecento (e all’incirca un e coltivato le speranze nei pas- Pasolini coglie, sull’orlo di un secolo dopo il declino del Cine- saggi cruciali, in primis nel se- abisso che lo divorerà, la mu- ma rosseggerà nel tramonto eu- condo dopoguerra dei De Sica, tazione della civiltà contadina ropeo, annunciandolo). Visconti, Rossellini, Zavattini, in agonia e l’avvento televisivo De Santis. Il Neorealismo non del Mammona globale. È una a caso continua a far scuola nel vena “apocalittica” e struggen- mondo, come se fosse un’infan- te, carsica nel cinema italiano, zia visionaria, una fonte collet- che affiora in forme assai di- tiva da cui attinge fresca ispira- verse, da Petri, Leone e Argen- zione ogni giovane regista arabo to fino a Moretti, Sorrentino e o americano, cinese o africano. Garrone: affabula le rovine, va- Sullo schermo si è concretata ticina il futuro, ricuce le ferite una geopolitica delle sconfit- della Storia con la fantasia. te che, nel ripercorrere la Storia nazionale, la riscrive e “rifà l’I- talia” attraverso gli italiani, con buona pace di D’Azeglio. Il cine- ma elegge l’“eroismo per caso” ENGAGÉ, SEMPRE E COMUNQUE

di LILIANA CAVANI

i avete fatto una Il cinema non lascia indifferen- M domanda diffici- ti, però se accade significa che il le. Provo a partire film è troppo banale e ripetitivo dall’inizio del mio di luoghi comuni. Quando feci il interesse per il cinema, ai tempi Centro Sperimentale, il professo- dell’università, quando con due re di Storia del Cinema tenne un amici abbiamo dato vita ad un ci- corso sull’Espressionismo tede- neclub a Carpi. Più che uno scopo sco degli Anni 1930-1940. Ricordo didattico generale, a noi tre inte- ancora i film di Pabst e la loro at- ressava poter vedere i film che le mosfera inquietante di Nazismo sale non proiettavano, per esem- nascente. I suoi film esprimevano pio i film del Neorealismo (De Si- il cattivo odore dell’oscura atmo- ca, Rossellini…) e quelli di autori sfera, già criminale, di quel regi- come Bresson, Dreyer, Chaplin, me. Ti provocavano la sensazione Bergman ecc. Queste proiezio- che i criminali vivessero tra noi. ni hanno sicuramente illuminato Erano film fatti con grande bra- un poco noi che andavamo all’A- vura. Li ricordai quando realizzai genzia di Bologna a scegliere le per la Rai (1964) il documentario pellicole e chi veniva al cineclub. di 4 ore (in 4 puntate) Il Terzo Rei- La capacità di coinvolgere che ha ch e anche quando, dieci anni do- il cinema è enorme (per questo po, feci il film Il portiere di notte. il cinema è stata anche l’arte pre- Il cinema, tutto il cinema, non è ferita dalle dittature). Non avrei mai “fuori” dalla Storia, ma la te- certo immaginato allora che avrei stimonia sempre e comunque. fatto documentari e film per mi- In Francia discutevano tanto negli lioni di spettatori. Di sicuro mi è Anni ‘70 se un film fosse “engagé” rimasta l’idea che il cinema non (coinvolto con la politica, magari è soltanto spettacolo ricreativo, non “di partito” ma di una visio- ma un’arte capace di coinvolge- ne sociale) o non lo fosse. Io pen- re curiosità e sentimenti profon- so che lo siano tutti i film, anche i di, stimolanti, e aperture menta- racconti più banali. Penso che sia- li oppure, al contrario, provocare no “engagé” tutti gli eventi umani stimoli negativi di volgarità, vio- e quindi il cinema. Per questo il ci- lenza e regressione. nema è stato da sempre il discorso SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 10 - 11

pubblico più popolare, a volte an- I miei De Sica (il più grande!), che con un film non popolare. Ed Bergman, Dreyer, Bresson resta- è per questo che il cinema è stato rono (cosa rarissima) immuni tanto “usato” dalle dittature del dall’ideologia del mercato. Fa- Novecento. Il cinema fa propa- re un film libero dalle regole del ganda sempre, anche se gli auto- mercato oggi è un’avventura, un ri non se ne accorgono? È così. Un percorso che spesso non porta il evento popolare come il cinema è film nelle sale, se a salvarlo non sempre anche evento sociale e è un festival importante. I festi- quindi politico. Poi ovviamen- val del cinema sono usati per in- te ci sono film espliciti, mirati al- dicare i migliori film di un’annata la propaganda, e quelli che anche e per questo sono importanti. Se se nascono liberi esprimono co- chi sceglie i film dei festival ama munque il costume, lo spleen del il cinema è probabile che qualche momento, le sue ansie, speranze, film speciale venga riconosciuto disprezzi. e reso noto. È sempre accaduto, e Da sempre esiste un cinema che sempre accadrà. guarda esclusivamente al “mer- Un film può stimolare ad una vi- cato” e un cinema più libero, fat- sione dell’esistere più emancipata to da “registi-autori” che amano e più bella, profonda e nuova, ma esprimersi con maggior libertà. non sempre è destinato al succes- Oggi con la fine dei partiti sto- so. Se bastassero le parole dei libri rici, il cinema per lo più guarda e dei racconti dei film si vivrebbe soprattutto al mercato, che nel dentro un mondo dove trionfa la tempo ha prevalso ed è diventa- pace? Chi può dirlo. Tuttavia, chi to l’attuale rigorosa ideologia. Il può dire se senza tutti i bei film che Mercato è un’ideologia e il cine- abbiamo avuto nel tempo le cose ma in genere cerca di essergli de- non sarebbero peggio? Chi può di- voto, in gara con la distribuzione re che non saremmo più incivili di tv, che sta coprendo il cielo della quello che siamo? diffusione in sala. Ho malinconia della sala e vorrei che contagiasse molto di più i gio- vani. Vorrei che ci fosse qualche cineclub in più in giro per Roma, invece hanno chiuso irresponsa- bilmente quasi tutte le sale pre- ziose dei quartieri centrali a causa dell’ignoranza verso l’espressione principe del nostro tempo: “il rac- conto cinematografico”, che è la narrativa popolare per eccellenza.

(testimonianza raccolta da Nicole Bianchi) LA PELLICOLA PROFETICA di PIETRANGELO BUTTAFUOCO SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 12 - 13

stato il cinema a fa- galere del Trentino a capire il sal- liota e poi il vecchio sdentato con La saga di Amici Miei offre un cor- È re l’Italia. Facendo to mentale più che strumentale: la pipa in bocca sulla sedia di pa- redo linguistico all’intera provin- finalmente gli italia- “La Cinematografia è l’arma più glia, idealtipo di un italiano che cia italiana ed è sempre il cinema ni. Cambiandoli per forte”. Quando lo dice può ben esiste solo nella fissazione dei tu- a scavare segni e prossemica del- forgiare la nazione che, agli albo- farlo stampare in caratteri cubi- risti stranieri. la vita quotidiana, a dispetto del ri di se stessa, altra immagine non tali e così ripetere in Italia ciò che Mai e poi mai la contadinella am- cascame televisivo o della pap- ha che la cartolina illustrata. negli Stati Uniti da gran tempo è il miccante col tamburello sciuè pa sociologica dispersa nei rivo- La Patria al cinematografo è anco- vapoforno in cui mettere a dimo- sciuè. È preferibile piuttosto l’o- li dell’accademia. Andiamo a quel ra una matrona in carne. È drap- ra il nuovo; inventa Cinecittà, Lui rologio al polso delle comparse paese, il film di Salvo Ficarra e Va- peggiata secondo il costume mo- e l’Italia – oltre i Telefoni Bianchi nei lungometraggi epici tipo Sci- lentino Picone, descrive il futuro rigerato proprio della divinità – si ritrova scollacciata. pione l’Africano, oppure i peplum nelle cittadine del Meridione an- risorgimentale e si annuncia alle C’è il seno di Clara Calamai, de- di dopo, quelli che negli Anni ‘50 cora prima che accada. Nella sce- genti (più che con una fanfara), con nudato ne La Cena delle Bef- attirano a Roma i giovanotto- neggiatura i due giovani protago- un sottofondo di pianoforte verti- fe, e c’è quello di Doris Duranti, ni americani magari bisognosi di nisti trovano nei vecchi, da tenere cale affinché le immagini proiettate sfasciafamiglie al punto di far rassicuranti trecce d’aglio e conta- in vita il più possibile, l’ultima ri- facciano corona alle didascalie. perdere la testa ad Alessandro Pa- dinelle in carosello perché, insom- sorsa e nella realtà di neppure un Il fotogramma che inchioda alla volini, il raffinato ras di Toscana, ma, un pedaggio al luogo comune anno dopo (2015) l’unica forma fedeltà verso le Maiuscole dei Sa- l’inventore del Maggio Fiorentino deve pur darsi, ed è sempre un au- di solidità economica – l’unica in- cri Doveri è quello in cui la Picco- cui – pur inca- tomatismo, il tributo. L’Italia cam- dustria del Sud, unico modello di la Vedetta Lombarda è raggiunta ricato di ricondurlo alla famiglia bia, La Grande Bellezza resta. Stato sociale – è proprio la pen- da una pallottola, alza le braccia – vedendo la diva sullo schermo Il canone eterno è la commedia. sione degli anziani. al cielo, muore, cade ed è subito non può che dire: “Vi capisco, Pa- Da Carlo Goldoni a Leo Longa- La risata è sciamanica se ancora un sudario tricolore. È la traspo- volini, vi capisco”. nesi – per tramite di Gioacchino loro due poi, Salvo & Valentino, sizione di Cuore, l’unico libro del Leo Longanesi manca l’appun- Rossini – si stabilisce un percor- in anticipo sulle elezioni a sin- focolare domestico dove non c’è tamento con Hollywood do- so di ricognizione critica su cui daco di Virginia Raggi a Roma, e neppure una volta Dio o chi per ve vorrebbe imparare il linguag- l’Italia sperimenta la costruzione Chiara Appendino a Torino, han- Lui – il Papa – ed è la sceneggia- gio dell’arte definitiva – scoppia di sé. Il cinema s’innesta su que- no già de-scritto l’Italia che verrà tura con cui l’élite massonica pa- la guerra – ma ha già chiaro cosa sta vena e Pietro Germi così – giu- con l’Ora Legale, il film di prossi- drona del proiettore comincia a togliere dalle pellicole di produ- sto per citare l’eretico rispetto al- ma uscita. svaticanizzare gli italiani. zione nostrana: il carosello del le chiese speculari, Dc e Pci – con Ecco, il cinema cambia a tal pun- Dove non può l’alfabeto, arriva pittoresco proprio della “cine- Divorzio all’Italiana e Sedotta e ab- to l’Italia da anticiparne i muta- lo schermo. È un socialista ro- matografia nazionale”, ovvero, la bandonata può preparare la stra- menti. Manco il tempo di essere magnolo, già muratore in Svizze- treccia d’aglio che scende dallo da alla separazione coniugale, realtà che già è stata pellicola. ra, battezzato nelle trincee e nelle stipite di una loffia trattoria ita- all’emancipazione dei costumi. PURTROPPO È LA TELEVISIONE CHE HA CAMBIATO IL PAESE

di CLAUDIO GIOVANNESI SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 14 - 15

on credo che il ci- corso di avvicinamento ai perso- emozioni, l’esibizione del pianto, N nema possa o deb- naggi e di condivisione delle loro del riso, dell’entusiasmo simula- ba cambiare l’Ita- emozioni e del loro sguardo. to, tutto in funzione della teleca- lia, al massimo può Di sicuro all’inizio del racconto mera che riprende. contribuire a mostrarla con one- non si può prescindere dall’amo- Quando il cinema riesce a raccon- stà ed empatia. re per quello che si vuole mostra- tare il nostro Paese, quello che mi Credo invece che il cinema pos- re, ed è un sentimento che fini- emoziona è sempre l’autenticità sa raccontare l’Italia attraverso la sce per confondersi con l’amore dei personaggi: forse questa verità vicinanza agli esseri umani e alle per il proprio Paese e per le sue di emozioni può combattere la re- loro emozioni, senza giudizio, né contraddizioni. Il punto di vista torica, il sentimentalismo, l’auto- pretese sociologiche o psicologi- è quindi prima di tutto morale, si censura del politicamente corret- che: nel portare sullo schermo la traduce con la vicinanza e l’empa- to, elementi che se sono presenti realtà emotiva dei personaggi si tia, e poi diventa estetico, se anche in un film lo rendono al mio sguar- prova così a raccontare il proprio l’ottica della macchina da presa do inutile e disonesto. Paese nel suo presente. resta addosso a questi personaggi Se di cambiamento dell’Italia si Nei miei ultimi lavori (il documen- (che poi si possono chiamare Ita- vuole parlare, allora, l’arma più tario Fratelli d’Italia, i film Alì ha gli liani) e a questi ambienti (che poi forte che il cinema ha e ha avuto occhi azzurri e Fiore) ho provato si possono chiamare Italia). sempre sta nell’osservare da vici- ad immaginare l’Italia del futuro La Commedia all’italiana di Mo- no gli italiani di oggi (e non l’Ita- a partire dal racconto dell’adole- nicelli, Scola, Risi e Germi, che lia di oggi, perché sarebbe un pun- scenza di oggi, soprattutto quel- tutti amiamo e tutti rimpiangia- to di partenza astratto e retorico), la multiculturale o quella periferi- mo, raccontava l’Italia stando con sguardo libero il più possibile ca, rimossa, lontana dalla morale molto vicino ai suoi personaggi, da pregiudizio, col desiderio di re- benestante, quella che qualcuno, così vicino che si riusciva a ridere stituire quello che si è incontrato con un termine rassicurante e su- anche della fame e della disgrazia. con la massima onestà possibile. perficiale, definisce marginale. Non so se il cinema abbia cam- Più i personaggi sono lontani da Il processo di costruzione di un biato questo Paese, se quando noi, moralmente e socialmente, film parte quindi dalla conoscen- era evento popolare e di massa, più forte è l’empatia che riuscia- za di quello che sta di fronte ai no- quando La dolce vita restava nel- mo ad avere con loro, altrettan- stri occhi, di quell’essere umano le sale più di un anno, sia riusci- to forte potrà essere l’empatia del e di quell’ambiente in particola- to a farlo. Purtroppo sono certo pubblico con le emozioni e la ve- re. Se poi, quando il film nasce, però che la televisione sia riusci- rità dei personaggi proposti. Così quel particolare riesce ad essere ta a cambiare l’Italia, soprattut- il film, che altro non fa se non mo- rappresentativo dell’Italia e del to a partire dagli Anni ‘80, stra- strare luce, uomini e ambienti, nostro presente, è una ricchezza volgendo radicalmente anche il potrà essere un’esperienza di co- ulteriore, ma la sostanza, per me rapporto tra l’uomo e l’obiettivo, noscenza e di consapevolezza, almeno, è soprattutto quel per- insegnando la pornografia delle emotiva e non intellettuale. INVENTARE MONDI di FABIA BETTINI e GIANLUCA GIANNELLI (ALICE NELLA CITTÀ)

curioso osservare sono perfetti, non sono educati, cher, Pietro Marcello, Edoardo È che nel dialogo con non sono buoni, non sono gentili, De Angelis, Laura Bispuri e Fa- i ragazzi, per parla- non sono lisci, non sono comodi. bio Mollo, che hanno avuto il re di cambiamento, Appartengono a quella categoria coraggio d’investire su storie per si faccia spesso riferimento alla infantile che invece di apprende- un pubblico che non c’è. Ora il contemporaneità, e non al futuro. re le convenzioni, le smontano, rischio vero per il giovane spet- Questo probabilmente è il risul- che invece di adeguarsi, si oppon- tatore è quello di farsi contagiare tato della nostra paura di e per gli gono alla pressione fortissima di dalle belle storie; guardare quei adolescenti. Un corpo a corpo una visione adulta ed autorita- film che sarebbe stato meglio non che, con la scusa di proteggerli ria che vede i bambini e i ragazzi vedere, perché i bei film rimesco- e di prepararli alle difficoltà, li solo come vasi vuoti da riempire lano le idee e non perdonano chi intrappola nel presente, mentre di buoni propositi, e l’altra iper- resta quello che era dopo averle loro stanno tentando di afferrare protettiva, e forse non meno au- incontrati. Come ricordava Mar- il futuro, usando tutto quello su toritaria, che immagina l’infanzia tin Scorsese sulla “New York cui riescono a mettere le mani, come un universo poetico fatto Review of Books” dell’agosto cambiandolo in modi che non solo di sospiri e sussurri, brezze e scorso, “i giovani devono capire possiamo nemmeno immagina- mari incantati, voli della fantasia che non tutte le immagini sono re: inventando lavori e studian- e arcobaleni multicolori. Per que- fatte per essere consumate come do lingue che molti adulti non sto nel tempo abbiamo faticato un dolce e poi dimenticate”. sanno; imparando a realizzare il molto per far accettare non solo E che bisogna insegnare a distin- proprio romanzo di formazione al pubblico, ma ai produttori e di- guere “quelle che hanno qualcosa altrove, su altri supporti, un pezzo stributori italiani, il nostro punto da dire al cuore e all’intelligenza alla volta, mettendo così in moto di vista libero dall’idea di genere, da quelle che si limitano a voler un’originale e radicale trasforma- dove raccontare storie credibili vendere qualcosa”. Le radici di zione del gusto e dei modi di par- con prospettive inedite. Siamo questo nuovo inizio sono qui: tecipare al cambiamento della so- convinti che saper riconoscere nella voglia di concentrarsi sull’e- cietà e del Paese. Allora, se è vero, una cosa bella/vera da una brutta/ sigenza del nuovo spettatore, non come afferma Bernardo Bertoluc- falsa sia un’arma importante per per assecondarne il gusto, ma per ci, che: “Forse il cinema non può i ragazzi. Emozionarsi di fronte a determinarne la formazione e tra- cambiare il mondo. Però un mondo qualcosa di bello è il primo passo smettere gli strumenti che servo- può crearlo”, sarà importante con- per arrabbiarsi di fronte a qual- no per capire quello che sta guar- cedere il diritto di riconoscere ai cosa di brutto, soprattutto per dando. Aiutarlo ad orientarsi, tra ragazzi la qualità e la profondità non rassegnarsi a un buon senso marketing e cultura, tra superfi- dei propri pensieri. Però, mentre che appiattisce la realtà esclusi- cialità e necessità, in un mondo agli adolescenti è concesso ve- vamente a ciò che i nostri occhi dove si fa fatica a distinguere - per dere tutto sotto forma di avanzi possono distinguere. Siamo con- usare le parole di Scorsese - tra rubati, in maniera più o meno vinti che la cosa fondamentale, chi vuole solo vendere qualcosa legale attraverso la Rete, film seri per i piccoli come per i grandi, e chi vuole parlare alla nostra in- sui bambini e sugli adolescenti sia affinare i sensi - come coltel- telligenza. Per aiutare, non solo i sono quasi impossibili da pro- li - e che a questo si possa in gran nostri ragazzi, ad affinare meglio durre perché, in teoria, se non in parte contribuire attraverso quel i propri strumenti, per esprimere pratica, non sarebbero autoriz- “cinema parallelo” che spesso ci un’opinione personale, motivata zati a vederli perché considerati rappresenta all’estero, ed è so- e pertinente, cioè essere più at- lontani dai canoni dell’adatto – “a stenuto da piccoli produttori e tenti, più informati e - perché no misura di” –. Ecco perché i ragazzi distributori che ne condividono - più esigenti. che ci piace continuare a raccon- le idee e il progetto. Autori come tare non sono sempre belli, non Roberto Minervini, Alice Rohrwa- SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 16 - 17 QUELLI CHE IL CINEMA È CINEMA SOLO SE SERVE ALLA RIVOLUZIONE

anno prossimo – 2017 – sarà il centenario della Rivolu- di ALBERTO CRESPI zione d’Ottobre. Chissà se qualcuno lo festeggerà? E L’ pensare che tra San Pietroburgo/Leningrado e Mosca, per qualche anno, il cinema ha davvero contribuito a fa- re la rivoluzione. Oggi, da noi in Italia, va ancora di moda citare Fan- tozzi (per la precisione il film Il secondo tragico Fantozzi, Luciano Salce, 1976) e sputare su La corazzata Potëmkin definendolo “una boiata paz- zesca”. Cosa che Paolo Villaggio, per inciso, non ha mai pensato. Il pa- ragone è venuto fuori, sui social, anche dopo la vittoria di The Woman Who Left di Lav Diaz a Venezia: qualche buontempone, intervenendo nell’alato dibattito sulla durata del film (226 minuti, per Diaz un cor- to), ha chiosato “sarà come La corazzata Potëmkin”. Trascurando che SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 18 - 19

il capolavoro di Ėjzenštejn, a se- conda delle edizioni più o me- no filologiche, dura meno di 80 minuti e ha un ritmo che i video- la cultura pop è esplosa e im- clippari di oggi se lo sognano. Per plosa contemporaneamente. In- gli anni in cui era stato realizzato somma, un Paese di pazzi. era un film “rivoluzionario”, non È lì che nasce l’equazione: o il ci- tanto per i contenuti quanto per nema (e con il cinema la canzo- lo stile. Alla stessa stregua, è an- Molti cinefili italiani, in quegli an- netta, la Tv, lo spettacolo in ge- cora oggi rivoluzionario vedere ni, si sono abituati bene. Erano nerale) serve alla rivoluzione, o i film di Dziga Vertov: nessuno è ragazzi, militavano nella galassia non serve a un cavolo (eufemi- mai più stato così anti-romanze- di gruppi e movimenti a sinistra smo). Anche film “seri” avevano sco e anti-borghese nella conce- del PCI; di giorno contestavano, dato il loro contributo: pensiamo zione (niente trama, niente per- la sera andavano a vedere i we- a I pugni in tasca di Bellocchio, a sonaggi, solo fatti e concetti) e stern ma anche i musicarelli e gli Ferreri, ai Taviani. Allora, e fino così frenetico e “novecentesco” horror di Bava e Fulci, e si fomen- ai primi Anni ’70, era tutto giu- nel ritmo. Il Terrence Malick di tavano. La Rai, dal 4 maggio al 22 sto, o almeno era tutto coeren- Voyage of Time, tanto per rimane- giugno del 1968, mandò in onda te al mondo in cui vivevamo. Poi re a Venezia e nell’ambito di un Non cantare, spara: era un musi- è nato un equivoco: o si faceva- cinema non narrativo, al confron- cal- parodistico a punta- no brutti film rivoluzionari, o si to di Vertov è un mollaccione. te con il Quartetto Cetra, scritto cercava la rivoluzione dove non La rivoluzione non è un pranzo di da Chiosso & Giacobetti, diretto c’era. Su questo equivoco si sono gala. Lo sapeva Mao e lo sapeva da Daniele D’Anza; nel cast c’era costruiti castelli critici, riviste di Sergio Leone, che aprì con que- chiunque, da Tino Scotti a Nan- tendenza, carriere universitarie. sta citazione il suo western Giù la do Gazzolo, da Isabella Biagini al Il cinema, sempre più avanti dei testa. Il western italiano ha il suo professor Cutolo fino ai Rokes di suoi esegeti, si era risposto da so- decennio d’oro negli Anni ’60 e Shel Shapiro, che facevano gli in- lo. Nel 1970 Marino Girolami ave- quindi è coevo del ’68 e di tutte le diani Cherokee e cantavano “Sen- va girato Don Franco e don Ciccio pulsioni del tempo. Carlo Lizza- za la merenda / si fa brutta la fac- nell’anno della contestazione, dove ni l’ha spiegato bene: nel cinema cenda”. I testi mescolavano un Franchi e Ingrassia, nei panni di italiano degli Anni ’50 e dei primi West in stile Teulada, con la con- due preti, riassorbivano all’inter- ’60 la censura colpiva duro, tutti i testazione sotterranea di quel no della Chiesa l’antica dialetti- registi e gli sceneggiatori avevano tempo: alcune delle canzoni – a ca Don Camillo vs. Peppone. Nel nei cassetti copioni impossibili cominciare da quella del titolo, 1972 Sergio Corbucci aveva di- da realizzare sui conflitti di classe Non cantare spara appunto – si retto Gassman e Villaggio in Che e sulle lotte contadine e operaie; trasformarono in slogan gridati c’entriamo noi con la rivoluzione?, poi arrivò il western e, zac!, bastò sulle piazze e, chissà, instillaro- titolo-epitaffio su un decennio ambientare tutto al confine tra no in qualche mente ancora gio- a precedere e sui secoli a venire. USA e Messico, fra peones e grin- vanissima il mito della lotta ar- Che l’Italia non fosse Paese da ri- gos, per far passare temi rivolu- mata. E “sta roba andava in onda voluzioni l’aveva già capito To- zionari attraverso l’apparenza del sulla Rai, in prima serata!”. Alle gliatti ben prima dell’attentato genere. Il paesaggio fece il resto: manifestazioni si cantava la can- del 14 luglio 1948. Lo capirà anche si girava in Ciociaria o in Almeria, zone di Vamos a matar compane- Beppe Grillo, prima o poi. inventarsi storie sui Sioux o sulle ros (di Morricone, mica di uno giubbe rosse canadesi era impro- qualsiasi) assieme ai couplet del babile, invece il Messico era lì, a Quartetto Cetra, ai Morti di Reg- portata di mano. Ed ecco Tepepa, gio Emilia di Amodei e a Contessa, Vamos a matar companeros, la for- scritta nel 1966 da Paolo Pietran- midabile trilogia di Sergio Solli- geli che poi sarebbe diventato il ma (La resa dei conti, Faccia a fac- regista del Costanzo Show. Se il cia, Corri uomo corri), Quien sabe?, ’68 incontra la P2, vuol dire che Requiescant appunto di Lizzani, con Pasolini nel ruolo di un prete rivoluzionario; e il film più feroce ed eversivo di tutti, Se sei vivo spa- ra di Giulio Questi, in cui i ricordi della Resistenza (poi rievocati da Questi nei bellissimi racconti del libro Uomini e comandanti) si me- scolavano a un sottotesto gay ve- ramente estremo per quegli anni. Il cinema SCENARI Il cinema Quando un film riesce a cambiare le cose 20 - 21 OLTRE LA PLASTICA, UNA NOTTE D’ESTATE

di GIUSEPPE PICCIONI

n film che mi ha segnato profondamente è senz’altro Il sentimento della vita, credo che la scelta non possa che cadere su U laureato di Mike Nichols. È un film che esprime un’idea Gloria-Una notte d’estate di John Cassavetes. Ricordo che lo vidi in un del cinema e della vita che sento molto mia. È il film che cinema romano, dove arrivò carico di attese dopo aver vinto il Leo- ha detto a me (e forse anche alla mia generazione) che ne d’oro a Venezia nel 1980. Ero già allora uno spettatore che subiva valeva la pena di perdersi. Per un amore. O per le proprie idee. Quan- molto il fascino dei personaggi femminili e l’apparizione di Gloria - in- do uscì, nella seconda metà degli Anni ‘60, rese immediatamente chia- terpretata da Gena Rowlands - fu una vera e propria folgorazione. Mi ro - a me, ma credo anche a tanti altri - che si potevano fare film che sembra di vederla - tailleur, borsa e tacchi a spillo - che corre per la me- riguardavano la nostra vita. Ho ancora nitidissime nella memoria al- tropoli, su e giù dagli autobus, sempre di corsa, trascinandosi dietro cune immagini: quando Benjamin va in chiesa e mette il crocefisso per controvoglia un bambino che le è stato affidato dai genitori poco pri- sbarrare la porta. O la fuga in auto, con quello sguardo felice che si tra- ma di essere massacrati dalla mafia. Lei non ama i bambini. Lei li odia. muta in uno sguardo di dubbio e di smarrimento. Grazie a questo film Lo urla anche. Eppure non si separa da quel bimbo e tra loro due c’è e al personaggio interpretato da Dustin Hoffman ho capito che si po- quasi una delicatissima storia d’amore. Ricordo una scena in cui cer- tevano fare scelte di vita diverse da quelle “consegnate alla plastica”, ca di liberarsi del ragazzo, lo spinge, gli dice: “Vai via, torna a casa, non come si dice nel film. Cioè di quelle preordinate e prestabilite dalla fa- posso stare con te...!” e poi all’improvviso, con tutta questa tensione, miglia e dalla società. Era un film che a suo modo diceva che carriera, questa concitazione, si lascia sfuggire una battuta (“Sono sovrappe- matrimonio, denaro, famiglia, potevano non essere più un orizzonte so...!”) che la riporta alla sua vanità femminile e alla centralità del suo per la mia generazione. corpo di donna. Gloria mi piacque (e mi piace...) anche perché è un Lo so, può sembrare una scelta poco cinefila, poco eccentrica, ma ri- film di genere pur restando essenzialmente un film d’autore. O perché cordo che anche Truffaut ammoniva i suoi colleghi a non sottovaluta- dimostra - con l’impagabile eleganza di Cassavetes - come si possa es- re Nichols, e a riconoscere il suo talento. sere autori anche confrontandosi con i generi. È una lezione, questa, Se invece devo indicare un film che ha formato, influenzato e pla- che ha segnato non solo il mio lavoro di regista ma - di fatto - anche smato la mia idea di cinema, più che la mia idea di mondo, o il mio la mia vita. TWO MINUTE WARNING

di STEFANO MORDINI

ra il 1977 ed abita- E vo in Piemonte, ad Avigliana, un paesi- no della Val di Susa . Erano gli anni in cui Torino e Ju- ventus si contendevano la leader- ship e mio padre mi portava ogni domenica pomeriggio all’Olim- pico. Una domenica in curva Fila- delfia, la curva della Juve, e l’altra in curva Maratona, quella del To- rino dei due gemelli del gol, Pulici e Graziani. Assistere al derby allo stadio co- stava 250 lire, il prezzo di un bi- glietto per il cinema invece non lo sapevo poiché erano passati cir- ca sette anni dall’ultima volta che i miei genitori mi avevano porta- to al cinema. Mi ricordo il titolo e la delusione: Konga - la sorella di King Kong, così me lo presen- Mio padre provò a spiegarmi che tò mia madre. Mi aspettavo di ve- si trattava di football americano, dere un enorme gorilla, ma non fu ma sono certo che2 non sapesse così. La sorella di King Kong era quali erano le regole. Mi disse che una scimmia che non superava era tipo il rugby. Panico allo stadio di molto l’altezza del ricercatore era, a dir poco, un film non adat- che l’aveva catturata. Comunque, to ad un ragazzino di nove an- molti anni dopo, in una dome- ni. La prima sequenza mostra un nica pomeriggio d’inizio estate, uomo con un fucile di precisio- a campionato finito, mio padre, ne, tipo quelli che vedremo mol- non sapendo cosa fare di me, mi ti anni dopo in American Sniper, propose di andare al cinema. Ad che spara e colpisce una coppia di Avigliana, famosa per i laghi e per ciclisti. L’intera sequenza è gira- aver portato in serie A una piccola ta in soggettiva. Il film inizia con squadra di baseball, c’erano due un esempio, molto semplice ma sale. La scelta non fu difficile. Al molto esaustivo, di cosa possa fa- Moderno c’era un titolo perfet- re il cinema. Il teleobiettivo del to per noi: Panico allo stadio (Two mirino inquadra la coppia in bici- minute warning). cletta. Dopo aver sparato, il killer Che meraviglia, avremmo potuto abbassa il fucile e si passa da una guardare una partita anche quella figura intera ad un campo lungo, domenica. senza staccare. Piani e campi at- SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 22 - 23

dyear. Il servizio d’ordine lo vede, il presidente viene immediata- mente portato in salvo e da quel momento inizia la carneficina. L’uomo, che capisce di essere sta- to scoperto, inizia a sparare a ca- so e colpisce ovviamente alcuni dei personaggi descritti nelle sto- rie parallele. La casualità con la quale in killer uccide, purtroppo, ci riporta ai tragici eventi di Niz- za, del Bataclan, dello Stade de France dove il presidente Hollan- de fu costretto al ritiro. Ma l’ulti- ma parte del film, i “two minute warming”, sono tecnicamente i due minuti finali di una partita di football dove le regole del gioco in parte si modificano, è straor- dinaria. La folla scappa terroriz- zata e l’intera sequenza è girata e montata in modo magistrale. Non a caso il film venne nominato agli Oscar come Miglior Montaggio, vinto in quell’anno da Rocky. Ave- vo assistito a qualcosa di com- pletamente nuovo. Ero spaven- tato ed eccitato. Usciti dalla sala mio padre si affrettò a dirmi che era un film e non c’era nulla di ve- ro. Scoprii anni dopo che non era così, la storia era tratta da un fat- to realmente accaduto. Ma la co- sa che più mi diverte è che mio padre (che non ha mai condivi- traverso una soggettiva: è la mia so la mia scelta di fare cinema) prima esperienza, alla quale ho non sa che in quel film vi erano assistito, di scomposizione filmi- due artisti che hanno, sin dall’i- ca. Un grande inizio. Il film pro- nizio, influenzato il mio lavoro. segue insistendo sulla soggettive Gena Rowlands, ancora una vol- del killer, (il suo volto non viene ta nei panni di una ribelle in cer- mai mostrato, se non nel finale, ca di amore, e John Cassavetes, per attimo, prima di morire) che nelle vesti di un uomo dei servizi si dirige allo stadio, dove si ter- speciali. rà il Superbowl. Alla partita as- sisterà anche il presidente degli Stati Uniti. Il killer riesce a salire sulla torre che sostiene il tabel- lone segna punti e si posiziona in attesa dell’arrivo dell’uomo più importante d’America. In cam- po la partita di football più atte- sa dell’anno. Stadio pieno, dove noi spettatori entriamo insieme al racconto di storie parallele. Un giocatore d’azzardo, una famiglia con due bambini, un prete, e una coppia di innamorati. Durante la partita il killer viene inquadrato da una telecamera posizionata su un dirigibile Goo- RAMBO, UN PICCOLO RIMPIANTO

di FULVIO LUCISANO

n quasi sessant’an- Alla fine decisi di non rischiare e I ni di carriera ho pro- ad oggi non aver distribuito Ram- dotto più di 200 film bo è un mio piccolo rimpianto. e tra questi, come Credo che, come è accaduto a immaginerete, ce ne sono molti me, questo film possa aver cam- a cui sono affettivamente legato. biato la vita a molte altre persone. I film che ho prodotto sono tanti, Il tema affrontato nella pellicola è ma ce ne sono alcuni che mi sono universale e il personaggio inter- rimasti nel cuore più di altri. Per pretato da Stallone, reduce della 2 Marines e un generale andai in guerra in Vietnam, genera tanta America a prendermi Buster Ke- empatia nel pubblico. Non a ca- aton, per quella che fu una delle so, quella di Rambo è diventata sue ultime apparizioni sul gran- una vera e propria saga di quattro de schermo. Poi ricordo con gioia film. Tra questi, ho avuto la soddi- Ricomincio da Tre di Troisi e L’in- sfazione di comprare l’ultimo. chiesta di Damiano Damiani, con Sicuramente il periodo storico in tre grandi attori come Keith Car- cui ho visto questo film ha influ- radine, Harvey Keitel e Lina Sa- ito non soltanto sul giudizio, ma stri. Ma sono solo alcuni dei tanti anche sulla scelta di comprarlo, o film di cui conservo bellissimi ri- meno. Probabilmente in un mo- cordi. Ma se devo nominare una mento storico diverso avrei avu- pellicola tra quelle che non ho to meno riserve sulla censura e lo prodotto, posso dire che un film avrei preso. che ha avuto un forte impatto sul- Ad oggi Rambo rimane per me la mia vita è quello diretta da Ted un film intelligente e fuori dagli Kotcheff e interpretato da Sylve- schemi, che purtroppo non ha ster Stallone. Parlo di Rambo. portato al suo regista la fortuna Ero a Los Angeles e il produtto- che meritava. Avevo conosciuto re mi mostrò in anteprima la pri- Ted Kotcheff in occasione del suo ma ora del film, proponendomi film Two Gentlemen Sharing. An- di prenderlo per l’Italia. Io rimasi che quello era un film molto inte- molto colpito dall’interpretazio- ressante. ne di Stallone, ma ero molto titu- bante perché credevo che la cen- (testimonianza raccolta da Nicole sura non lo avrebbe fatto passare. Bianchi) SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 24 - 25 TENENDO I PUGNI IN TASCA

di FRANCESCO MUNZI

o visto I Pugni in Castel possedeva totalmente il non permetterò mai a nessuno sopprime tutto quello che ritie- H Tasca per la prima personaggio, lo incarnava, comu- di dire che questa è l’età più bella ne marcio e ostacolo all’afferma- volta l’ultimo an- nicandoci una miscela di rabbia, della vita”. zione della propria vitalità, addi- no di liceo, grazie a pazzia, sovversione, dolore, an- Ecco, i vent’anni per me sono i rittura la famiglia, prima gabbia e una videocassetta registrata da sia di libertà e di distruzione. Sarà pugni in tasca, i pugni serrati che prigione di ogni individuo. Ucci- un amico. Già avevo il “vizio” del forse per l’amalgama perfetto di vorrebbero colpire per cambia- de la madre cieca spingendola in cinema e poiché a scuola non si sentimenti così contraddittori, re tutto e che tuttavia non rie- un burrone, annega il fratello de- parlava mai di film e la stagio- per le sue dissonanze così ben scono, restano imbrigliati, per- forme nella vasca da bagno e poi ne dei cineclub era al tramon- orchestrate, che il film è il capo- ché bisogna imparare a gestire il immola se stesso, sulle note del- to, il “lunedì al cinema” anco- lavoro che tutti noi riconosciamo compromesso, accettare di esse- la Traviata. A raccontarlo il sog- ra preservato dalla Rai o i mitici esso sia. re dentro un mondo addomesti- getto fa rabbrividire, impossibile VHS rappresentavano, alla fine credo sulla carta poter arrivare a degli Anni ‘80, la sola occasione immaginare il tono incantato, da per recuperare il grande cinema favola nera, che ne ha dato Bel- del passato. Sono passati quasi locchio, l’energia spavalda, la trent’anni, ma ricordo i dettagli sofferenza e la sincerità che ha di quella serata, la stanza, la po- iniettato nei fotogrammi. È un sizione del televisore, l’ora tar- film “esagerato”, ma sa arrivare da della visione. Ricordo persi- al senso delle cose. no che in quella registrazione Ho rivisto il film per la seconda mancavano i primi tre minuti del volta qualche anno dopo, in una film, cioè la scena in cui Augusto, proiezione magnifica in 35 mm. l’unico personaggio “normale” Avrò avuto venticinque anni. Ero in quella famiglia disgraziata, un cresciuto. Volevo fare il cinema po’ meschino e inquadrato, rice- sul serio, tanto che frequenta- ve la lettera delirante del fratello vo il Centro Sperimentale come minore Ale. studente di regia. Nel piglio di Il film d’esordio di Marco Belloc- Bellocchio allora vidi molte al- chio appartiene a quella piccolis- tre cose, soprattutto l’aria della sima schiera di film che ti restano Nouvelle Vague ma declinata in dentro per sempre, per forza del- uno sguardo così maturo e per- la visione e per potenza del suo sonale che dichiarava sfacciata- protagonista, in questo caso Ale, mente la presenza di un grande il giovane schizofrenico omicida, regista. interpretato da un Lou Castel in Uscimmo tutti esaltati da quella stato di grazia. Ho letto da qual- proiezione. Succedeva ogni vol- che parte che Bellocchio aveva Per me è soprattutto il film che cato. Perché, per vivere, bisogna ta che si vedeva un film davve- inizialmente proposto la parte (o racconta, in maniera esemplare, sapersi accordarsi al principio di ro importante. Rafforzava in noi voleva proporre, non ricordo) a la giovinezza. realtà. Ale non può, anzi fa tragi- il desiderio di farlo anche noi, e Gianni Morandi, all’epoca anche La giovinezza come prima in- camente tutto l’opposto, si ribel- presto, il cinema. interprete di film musicali. Non tuizione della vita, come shock, la e non lo fa per passione ide- entro ovviamente nel merito di come epifania dell’abisso, quel- ologica o per raggiungere facili (l’articolo è stato gentilmente con- quella possibile scelta, so solo la mirabilmente riassunta nel- mete salvifiche, ma per un ma- cesso dall’autore e dalla rivista “Il che oggi è impossibile immagi- la sentenza pronunciata da Paul lessere profondo, un malanno mucchio selvaggio”) nare questo film senza il volto di Nizan attraverso il suo giovane esistenziale, forse una patologia quel giovane attore svedese. Lou cospiratore: “Avevo vent’anni, psichiatrica. Arriva a uccidere,

LA REALTÀ, COME UN FILM

SONIA BERGAMASCO , attrice Un’attrice, un produttore, un attore 1. Giulia de La meglio gioventù è e un regista: Sonia Bergamasco stata un incontro del cuore che Marco Belardi, Paolo Briguglia, non mi ha mai più abbandona- to. Una donna vera, piena di con- Roan Johnson ci raccontano traddizioni. La congiunzione fe- se e come il cinema ha cambiato lice di questo film è data da: lo la loro vita. sguardo appassionato e rigoroso del regista Marco Tullio Giorda- na; un gruppo di attori estrema- di MARGHERITA BORDINO mente affiatati, di grandi amici in tutta sincerità; una storia che ag- gancia desideri, paure, aspirazio- ni e sogni di più generazioni, che ha superato i confini nazionali per essere abbracciata ovunque 1. Quale film ha con calore. cambiato la sua vita? 2. Non lo so, non ne sono certa. Posso dire però che un film può accompagnare, guidare, persino 2. Può il cinema influire curare l’animo dello spettatore, del piccolo e del grande schermo. - nella trasformazione Un film può sicuramente racco- gliere momenti di realtà impor della società? tanti, e può restituirli a ognuno di noi.

3. Un film italiano che 3. 8 ½ di Fellini. Il film! Forse an- secondo lei ha impresso che il vostro, a giudicare dal titolo della rivista! È un film specchio. qualcosa di nuovo Uno specchio di Alice in cui con- vivono realtà e sogno, desiderio nel nostro Paese? e fantasia, che trova ispirazione e ragione dal racconto di una cri- si artistica e personale e ci conse- 4. Se la vita fosse gna, attraverso l’esposizione della massima fragilità, un racconto vi- un film, in quale goroso, complesso ed esilarante.

vorrebbe ‘vivere’? 4. Senza ombra di dubbio vivrei in un film di Ernst Lubitsch. La commedia pungente sul nazi- smo, dal titolo Vogliamo vivere! (To be or not to be). SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 26 - 27

ROAN JOHNSON regista PAOLO BRIGUGLIA attore 1. Non sono mai stato un cinefi- MARCO BELARDI lo. Sono arrivato al cinema un po’ produttore 1. Il film assolutamente più sen- per caso. A casa mia non c’era la sazionale che ho visto è Andrej tv, i miei non andavano tantissi- 1. Sicuramente Immaturi. Il film Rublev di Tarkovskij. Capace di mo al cinema, e quindi da bambi- che mi ha portato alla notorietà muovere emozioni fortissime no non ho mai avuto una cultura del grande pubblico e mi ha dato con un linguaggio cinematogra- cinematografica. La mia cultura è credibilità nel nostro settore. Pri- fico originale e moderno, affronta stata esclusivamente la letteratu- ma che il film uscisse in sala, ab- il passato con una messa in scena ra. Ho scoperto il cinema durante biamo fatto il giro di una ventina modernissima. Avrò avuto 16 anni il periodo universitario, guardan- di campeggi in tutta Italia per far e ricordo che guardare quel film, do i capolavori di tutti i tempi. valutare il montaggio a tante fa- accostato a quelli che un ragaz-- - miglie in vacanza. Giravamo in zino di quell’età poteva vedere in 2. Ogni cosa che viene messa in macchina e proponevamo la vi- quegli anni al cinema, ebbe un ef circolo e ha un pubblico, ha un ef sione gratuita. È stata un’avven- fetto misterioso. Credo sia stato fetto sulla società e sulle persone tura incredibile ma necessaria. proprio quel film, insieme ad altri che lo vedono. Poi è difficile dire stimoli, ad accendere dentro me quanto questo effetto sia gran- 2. Sì, decisamente. Un successo un piccolo fuoco, anche se anco- de. Il cinema ha nelle sue mani inaspettato può darti una visibi- ra non ne ero consapevole. un importante compito. Quando lità sufficiente a cambiare le sorti si fa qualcosa che può arrivare a della società. 2. Ho avuto la fortuna di parte- diverse persone si ha un elevato cipare a I cento passi, quel film grado di responsabilità. 3. Secondo me La vita è bella. Un ha avuto un impatto fortissimo capolavoro intramontabile, attra- sull’immaginario collettivo. Ha 3. Più di uno. Creano un cambia- verso il quale Benigni è riuscito in ricreato la figura di Peppino Im- mento quei film che raccontano pastato, l’ha tirata fuori dall’oblio, storie personali, che hanno ca- un intento difficilissimo: ottene-- re un successo di pubblico senza ha riacceso la coscienza anti-ma- pacità di immedesimazione e di- precedenti pur trattando un ar fiosa e in parte ha contribuito a ventano veri romanzi di forma- gomento spinoso come la Shoah, dare un’accelerazione al proces- zione. Così come è stato con me, so e alla condanna di Gaetano Ba- quando ero in quel momento di bilanciando dramma e ironia in - maniera perfetta. Ha commosso dalamenti. Direi di sì, un film può visione ingenua e immatura, con e fatto sorridere persone di tut fare molto. Ovosodo di Virzì. Ambientato a Li- te le età, mettendo d’accordo cri- vorno, il protagonista era mio co- tica e pubblico. Guardare a una 3. La dolce vita. Non ero neanche etaneo, nato lo stesso giorno: il 14 delle pagine più nere della nostra nato ma mi sembra che quel film marzo 1974. E non manca la capa- storia con occhi così nuovi è sta- abbia ritratto e contemporane- cità di coniugare ironia e comme- amente costruito un’immagine dia con un percorso formativo e ta una scelta originale e coraggio-- sa, ricompensata giustamente dal della società italiana di quegli an- psicologico, senza tralasciare il massimo premio del nostro set ni, credo sia uno dei film più fa- dramma e le difficoltà. mosi di tutti i tempi. tore. È un film che ha fatto epoca.- 4. 8 ½ di . Il mi- 4. Non mi dispiacerebbe affat 4. Sarebbe bello trasferirmi con sto di gioco, di leggerezza ed ele- to vivere un’impresa come quel- tutta la mia famiglia in uno di quei menti di spessore. La capacità di la dei Goonies, un cult a cui sono meravigliosi ambienti naturali di- prendersi in giro e ironizzare su se particolarmente affezionato, con segnati da Miyazaki, però senza stessi, per arrivare a uno snodo fi- un’atmosfera che mescola reali- mostri e fantasmi. O forse pren- nale meraviglioso. derei una bella vacanza dentro a A smo e fantasia. Lavoro di squadra, - amicizia, mistero. Una bella favo- qualcuno piace caldo di Wilder, tra- la d’avventura, valorizzata da per vestito a mia volta da donna nel- sonaggi indimenticabili. È un film la jazz band per seguire da vicino che ha più di trent’anni, ma se li quei grandissimi Jack Lemmon porta benissimo! e Tony Curtis, e ridere delle loro facce e delle loro trovate. LA VITA È BELLA. GRAZIE AI FILM

mio mestiere e la mia ragione di vita”), o può far esplodere pas- Abbiamo chiesto ad alcuni spettatori: sioni fino a quel momento na- qual è il film che ti ha cambiato la vita? scoste: “Nuovo Cinema Paradi- so di Tornatore mi ha cambiato perché quel giorno compresi co- sa volesse dire raccontare una di ALICE BONETTI storia, una bella storia. Da quel momento sedimentò in me la voglia e la passione di farlo an- che io. Sicuramente è grazie a questo film se oggi scrivo storie che un giorno spero possano di- ventare immagini”.

Che dire poi di quando un film ha la capacità di trasmetterci un ta, più o meno fedelmente, il mo- senso di pacifico ottimismo nei nologo di Tim Roth in La leggen- confronti della vita? A tal pro- da del pianista sull’Oceano di posito, un vero e proprio rico- Tornatore perché fa riflettere su stituente per l’autostima sembra “come vivere in un mondo che essere La ricerca della felici- racchiude in sé infinite possibi- tà, ode alla perseveranza in stile Il focus dell’indagine doveva lità, infinite vie, infinite scelte; american dream. Il film di Mucci- essere sui film italiani, ma il ci- sia qualcosa che spaventa ed ec- no, infatti, è stato citato più vol- nema nostrano, a quanto pa- cita allo stesso tempo”, oppure te per la sua capacità di infon- re, non sembra essere così in- chi ricorda come La vita è bella dere grinta e voglia di fare anche Non c’è nessuna for- cisivo nelle vite degli abitanti di Benigni abbia insegnato “l’im- nel più disilluso degli spettatori: “ ma d’arte come il ci- del Belpaese (e anche quando portanza di aver sempre speran- “Ero in un momento particola- nema per colpire la lo è si tratta per lo più di regie za nonostante le avversità più re della mia vita quando uscì. Mi coscienza, scuotere italiane con produzioni e cast grandi, nonostante l’orrore per- ha davvero dato la forza di met- le emozioni e raggiungere le stan- hollywoodiani). Tuttavia, do- ché la vita merita di essere vis- termi in gioco e ricominciare. Mi ze segrete dell’anima” diceva Ing- po qualche indecisione, titu- suta. Magari con un po’ di follia”. sono detto: se ce l’ha fatta lui…” mar Bergman. Vero. Ma un film banza, e anche qualche pole- Un film può fare anche inna- Un film può essere anche un toc- può essere così potente e sugge- mica (“ma un film non cambia morare, se non di qualcuno, di casana evergreen contro il malu- stivo da cambiare la vita di chi lo mica la vita” è stato il leitmotiv qualcosa (del cinema stesso per more, come Tre uomini e una guarda? Vi abbiamo chiesto qua- del sondaggio), alcuni titoli so- esempio: “C’era una volta il gamba di Aldo, Giovanni e Gia- li sono i film che hanno mag- no venuti timidamente a galla. West di Sergio Leone ha cambia- como: “mi fa sempre ridere, no- giormente lasciato il segno nel- to il mio modo di vivere il cine- nostante l’abbia visto mille vol- le vostre esistenze e quello che è C’è chi ammette che un film, in ma. Prima andavo al cinema, do- te e quando sono giù di morale emerso è stato come sempre ri- fondo, può aiutare ad aprire gli po che ho visto il film ho deciso rivederlo mi fa star meglio”. O, velatore. occhi su verità (universali?) e ci- che il cinema doveva diventare il al contrario, può turbare l’ani- SCENARI Quando un film riesce a cambiare le cose 28 - 29

mo politico e sociale dello spet- tatore: “Ero un ragazzo quando vidi Todo Modo di Elio Petri. Mi sconvolse profondamente e ri- vederlo oggi mi fa ricordare il profondo senso d’angoscia che provai in quegli anni; un periodo funereo e cupo della nostra Sto- ria, la fine di un mondo.” Anche il recentissimo Perfet- ti sconosciuti di Paolo Genove- se sembra aver sconvolto le vite degli italiani, gettando delle om- bre oscure sulle coppie presenti vita (vedere per credere) a Fight in sala. La scatola nera del nostro Club (“Le cose che possiedi alla tempo, il telefonino, pare non ri- fine ti possiedono: quanta verità sparmiare proprio nessuno: “ho in una sola frase”); da Il Re Leo- fatto l’errore di andare a vedere ne (“La morte di Mufasa è stato il film con il mio ragazzo. Usciti uno dei momenti più devastanti dalla sala gli ho chiesto di farmi della mia infanzia”) a L’attimo vedere il cellulare… Un disastro!”. fuggente con Robin Williams nei Possiamo immaginarlo. D’altron- panni del memorabile professor de come dice Marco Giallini alla Keating (“Se avessi avuto un pro- fine del film: “siamo tutti frangi- fessore così, probabilmente sarei bili, chi più chi meno”. salito anche io sui banchi a grida- Molti, si diceva, i film stranieri re: oh capitano, mio capitano”), citati, tra cui spicca il (purtrop- passando anche per quel delizio- po) semisconosciuto E ora do- so film che è Il favoloso mondo ve andiamo della regista liba- di Amélie: “una fiaba che fa bene nese Nadine Labaki, pellicola all’anima e che mi ricorda l’im- dalla regia elegante e avvolgen- portanza di lasciarsi sempre stu- te, straordinario esempio di co- pire dai piccoli piaceri della vita. me “si possano trattare temi de- Proprio come immergere la ma- licati con leggerezza e saggezza. no in un sacco di legumi”. Un film che tutti dovrebbero ve- Piccole, grandi storie, frammenti dere per rendersi conto non tan- di dialoghi, fotogrammi che s’in- to di cosa sia una guerra ma di sinuano nel nostro inconscio, quello che si potrebbe fare per mettono radici e, in punta di pie- evitarla”. Si passa poi da The Big di, cambiano il nostro modo di Kahuna, il cui monologo finale pensare, di essere, di relazionar- a detta di molti racchiude tutto ci con gli altri e, perché no, anche ciò che si dovrebbe sapere sulla con noi stessi. ITALIENI di ROBERTO SILVESTRI

on solo Ozpetek e Uberto Pasolini, Andrea Pallaoro, Gianikian. Il regista Guido Santi … . Ma è doppiamen- N turco che sa com- te difficile emergere in Italia o ac- muovere il grande cedere a finanziamenti pubblici pubblico o il filmmaker italo-ar- per geniali fabbricanti di imma- meno adorato dal circuito arti- gini come l’etiope Theo Eshetu, stico internazionale, ma semi- l’algerino Rachid Benhadj, l’alba- sconosciuto da noi, sono solo la nese Edmund Budina o l’egizia- punta di un iceberg. Molti sono i no Maged El Madhi… Qualcuno cineasti stranieri o italiani di se- non resiste e lo perdiamo, come il conda generazione che vivono e tunisino Moshen Melliti, oggi ne- filmano (per lo più sotterranea- gli USA. Chi resta ed è circondato mente) in Italia. Sono per la mag- da fiction in cui i personaggi ita- gior parte africani, asiatici e me- liani doc sono ben caratterizzati, dio-orientali, profughi politici o mentre gli emigranti sono sempre figli di intellettuali scappati dal macchiette irritanti e superficiali, proprio Paese perché vittime di si è però organizzato negli ultimi persecuzioni o impossibilitati a mesi approfittando di qualche fe- lavorare senza insopportabili vin- stival specializzato (come lo Hu- coli censori. Certo. Anche mol- man Rights Nights di Bologna), o ti filmmaker italiani, soprattutto premio dedicato ai cosidetti “ita- documentaristi, scappano all’e- lieni”, e ha scritto una petizione stero in cerca di maggiore libertà al ministro Franceschini perché e meno ossequi al Potere, e hanno ci si ricordi di loro. Si discute in- successo, come Gianfranco Rosi, fatti in Parlamento, e tra gli ad- Erik Gandini, Roberto Minervini, detti ai lavori, del disegno di leg- SCENARI 2 Italieni - Cineasti stranieri in Italia 30 - 31

ge n. 2287, “Disciplina del cinema, ts” e “Diversity Managers”. In Ita- gava: “Ho l’impressione di essere 18 e perfino alla Semaine 9 su 12, dell’audiovisivo e dello spettaco- lia tale dibattito non ha mai preso un uccello ... un grosso uccello ma è eccezionale, perfino “olim- lo” che dovrebbe essere approva- piede. Il nostro ventennio fasci- che becchetta i frutti dei più di- pionica”, la rete di opere asiati- to nel 2017. Tre gli emendamenti sta pesa ancora come un macigno sparati frutteti”. Quando Mada- che, europee, nord e sudameri- richiesti: declinare il concetto di difficile da sbriciolare. La “supe- me Thatcher nel 1982 fermò la cane, africane e mediorientali pluralismo in modo da includer- riorità razziale della romanità” si macchina dei finanziamenti pub- che non esisterebbero senza l’ap- vi le politiche della diversità (ar- è solidificata in leggi, ancora in vi- blici al cinema di ricerca, con- poggio delle banche, delle leggi e ticolo 3); equiparare il soggior- gore, che agganciano la nazionali- centrandosi solo sui polpettoni del rispetto francese per le cultu- no continuativo di cinque anni al tà di un film, per esempio, alla lin- storici autocelebrativi da fratel- re altre. La presunzione postco- possesso della cittadinanza, ai fi- gua italiana. Eppure. li Korda, e nella furia neoliberi- loniale, e la grandeur esagona- ni della determinazione della na- Jean Renoir, le “patron”, girò a sta proibì alla neonata tv pubbli- le di saper contagiare il resto del zionalità delle opere cinemato- Roma Tosca nel 1941, da profugo ca Channel Four di produrre film mondo con i propri alti valori re- grafiche e audiovisive (articoli 5 politico che fuggiva il nazismo. a spese dello Stato, imponendo pubblicani, non può impedirci di e 13); stabilire che nella composi- “È il più bel film italiano della sto- di acquistarli sul libero mercato, registrare l’importanza che assu- zione del Consiglio superiore “Ci- ria”, sostiene da sempre un altro senza volerlo provocò la più gran- me, anche per una sana e astuta nema e audiovisivo”, fatta salva la celebre cineasta “italieno” per de mutazione transculturale della strategia di mercato, il valorizza- parità di genere, almeno un terzo decenni, Jean-Marie Straub. An- storia britannica. Perché emerse- re idee, sensibilità, forme e rego- dei membri sia espressione delle che se quel film lo ha poi comple- ro dal sottosuolo i migliori artisti le che appartengono a patrimoni diverse identità. tato Carl Koch, il cosceneggiato- visivi, quelli che producevano a culturali ricchi, lontani, affasci- Basta con i pregiudizi e gli stereo- re tedesco de La Marsigliese e de costi più bassi e a resa estetica più nanti e interagenti con il nostro, tipi o con la cancellazione di una La Regola del gioco, perché la fuga alta. Ed erano pakistani, antillani, anche contro voglia, da molti se- fetta ormai cospicua di Italia dal di Renoir è proseguita fino a Hol- indiani e africani di Londra. Da al- coli. L’obiettivo mercantile è si- nostro immaginario. Come av- lywood e al cambio di nazionali- lora il cinema britannico è diven- mile a quello di Hollywood. Cac- viene negli Stati Uniti, nel Regno tà. “Renoir contiene tutto il cine- tato più ricco, seduttivo e con- ciare talenti. Attirare linfa vitale Unito, in Francia e in altri Paesi, ma”, diceva Rivette. Forse anche sapevole. E capace di parlare ai e cercare di renderla compatibi- si adottino protocolli che vinco- per quella sua mobilità estetica e pubblici di tutto il mondo grazie a le con gli standard smussati di un lino il settore audiovisivo pubbli- geografica. Essere profughi fa be- Waris Hussein, Isaac Julien, John prodotto attraente per tutti i pub- co, televisivo e cinematografico, a ne alla comunicazione delle im- Akomprah e il suo Black Audio & blici planetari. Come ha fatto l’A- dotarsi di “Diversity Departmen- magini. Renoir, l’americano, spie- Film Collective, Sally El Hosaini… merica con Rodolfo Valentino, Da tre anni in Francia molti César, Frank Capra, Carlo Carlei e Ga- massimo premio cinematogra- briele Muccino. Ma come non ha fico transalpino (il nome deriva fatto l’Italia neppure con i suoi non dal grande condottiero, ma talenti più prestigiosi. Come il re Molti sono i cineasti stranieri di seconda da uno scultore marsigliese di ori- del musical egiziano degli Anni generazione che vivono e filmano gini italiane, César Baldaccini), ‘30 e ‘40, il romano Togo Mizrahi (per lo più sotterraneamente) in Italia: sono assegnati a cineasti e film che, ebreo, e tornato dunque in non francesi, anzi sfrontatamen- Italia dopo la caduta del fasci- africani, asiatici e medio-orientali, te extracomunitari, anche nel- smo, è stato non solo cacciato dai profughi politici o figli di intellettuali la lingua. Se il tunisino Abdellatif set ma anche dalle nostre storie scappati dal proprio Paese. Kechiche per La vita di Adele non del cinema. è riuscito che a strappare un rico- Ne terrà conto anche la nuova legge noscimento per la sua inteprete, dell’audiovisivo. Adèle Exarchopoulos, migliore esordiente, il mauritano Abderra- mane Sissako, nel 2015, per Tim- buktu, ha fatto il pieno, sette sta- tuette e miglior film in assoluto. Quest’anno alla “migliore opera prima”, Mustang della turca De- niz Gamze, set anatolico, ne sono stati consegnati ben quattro. A Cannes, dove quei film furono lanciati, e dove si espone al mon- do in tutta la sua potenza di fuo- co la strategia parigina della “dif- ferenza culturale”, quest’anno 11 dei 21 film del concorso princi- pale erano prodotti dalla o con la Francia, alla Quinzaine 13 su a ottenuto una men- H zione speciale dalla DOPPIA giuria degli studenti di Pesaro 52, guida- ta da Roberto Andò, Per un figlio, l’opera prima di Suranga Desha- NAZIONALITÀ priya Katugampala. Film ita- liano a tutti gli effetti, coprodot- to da Gianluca Arcopinto, anche grazie al Premio Mutti della Cine- teca di Bologna riservato al cine- di CRISTIANA PATERNÒ ma migrante, ha portato alla ribal- ta questo autore 28enne nato in Sri Lanka ed emigrato in Italia con la madre all’età di 8 anni. Laurea- to in informatica multimediale, Suranga Deshapriya Katugampala e Haider da sempre appassionato di cine- Rashid ci raccontano cosa vuol dire essere ma, ha diretto vari cortometraggi diviso tra due mondi per un regista. sperimentali e nel 2013 la webse- rie Kunatu - Tempeste, un proget- to a budget zero in cui narra del- la sua comunita in Italia. Per un figlio coinvolge lo spettatore nel- la vicenda di Sunita, una donna di mezza età che fa la badante pres- so un’anziana nel Veronese. A in- terpretarla Kaushalya Fernando, una delle attrici piu popolari in Sri Lanka (La terre abandonnee, Camera d’Or 2005), che è l’uni- ca professionista del cast. L’at- trice dà vita al ritratto dolente di una madre che il figlio adolescen- te rifiuta totalmente, come rifiuta le sue origini cercando di assimi- larsi al gruppo degli amici: parla italiano e deride la madre che lo parla male, respinge le tradizioni anche religiose di cui lei è porta- trice. Contemporaneamente vive la scoperta del sesso e una tipica ribellione adolescenziale inaspri- ta dal rifiuto delle sue origini. Il film si concentra principalmen- te sulla figura della donna, sulla sua solitudine e sull’impossibi- lità di un’integrazione negata da entrambe le prospettive, sia da lei stessa che dall’ambiente circo- stante: l’autore descrive un’Italia decrepita, ripiegata su se stessa, dove si parla quasi solo dialetto veneto. Il giovane cineasta ama sottolineare l’aspetto collettivo del suo lavoro: “Il basso budget ti porta a pensare e agire in modo SCENARI 2 Italieni - Cineasti stranieri in Italia 32 - 33

collettivo, c’è uno scambiare sto- rie che rafforzano il film”. Rispet- to alle sue scelte stilistiche spie- ga: “Non voglio fare un cinema dei poveri ma certamente predi- ligo un cinema sociale. I miei ri- ferimenti iniziano da Bresson a arrivano a Ozu e ai Dardenne, e comprendono anche il Belloc- iracheno di seconda generazio- chio de I pugni in tasca. Il cinema ne. Il film è stato distribuito in sa- deve avere un’impronta socia- la in Gran Bretagna e ha vinto pre- le”. Per un figlio è un film orgo- mi al Gulf Film Festival di Dubai gliosamente clandestino, spesso e ad I’ve Seen Films International girato anche senza permessi, na- Film Festival di Milano. Il suo se- to dall’urgenza di raccontare. Su- condo lungometraggio, Silence: ranga ha una visione molto netta All Roads Lead to Music, segue un della sua doppia identità: “Consi- gruppo di musicisti internaziona- dero la parola ‘integrazione’ pro- li durante la creazione del Silence fondamente sbagliata. Lo dico in Project. Definito da Variety come modo provocatorio, ovviamente, un lavoro “splendidamente e ma- ma io non voglio integrarmi. Non gistralmente costruito”, è stato sto dicendo che dobbiamo fare presentato in anteprima mondia- i terroristi, ma dobbiamo con- le al Dubai International Film Fe- servare la nostra cultura perché stival. Sta per piovere, il suo terzo altrimenti integrazione è omo- lungometraggio ed il primo film logazione ai valori occidentali. sullo ius soli, è uscito nel 2013 in Sono nato in Sri Lanka, ma sono Italia. Haider ci racconta con sin- cittadino italiano e mi considero cerità il suo rapporto con la sua italiano, anche se lo vivo con un doppia identità: “Circa dieci an- sottile senso di tradimento”. In- ni fa ho cominciato a riscoprire il fine sulla condizione del cinea- mio essere iracheno e l’ho porta- sta migrante in Italia: “Siamo ben to nel mio lavoro. La doppia na- distanti dalla Francia, che valo- zionalità mi ha aiutato ma è stata presenza di immigrati”. Cresciuto rizza autori come Lav Diaz, Tsai anche un ostacolo, perché l’Italia come italiano, ha scoperto le sue Ming Liang o Apichatpong Wee- non è abituata a noi italiani con radici di recente: “Solo nel 2011 rasethakul, però c’è una forte vo- nomi stranieri. Al primo impatto sono stato nel Kurdistan irache- lontà da parte dei registi italia- ho spesso trovato un pregiudizio no, lo desideravo da molto tem- ni di seconda generazione. Se ci antiarabo, che tra l’altro oggi sta po ed è stato un momento forte, fosse più coraggio da parte dello dilagando, e che mi crea preoccu- emozionante. Avevo ascoltato Stato nel sostenere altre forme di pazione anche nella vita di tutti i tanti racconti di quel mondo, ma cinema che io definisco post-e- giorni, ad esempio essere ferma- viverlo direttamente è stato co- sotiche, si potrebbe fare mol- ti dalle forze dell’ordine è per noi me veder risvegliare una parte di ta strada. Siamo giovani in que- un problema. Se hai un nome ara- me legata al cibo, alla musica, al- sto processo e questo è un bene bo, se sei musulmano (e io non lo la lingua che parlo male e che ora perché possiamo imparare da- sono) devi avere qualche colpa. Il sto studiando. In Europa pensia- gli errori degli altri, ad esempio mio prossimo film lavora su que- mo di avere in tasca la verità sul- dell’Inghilterra, e fare meglio”. sto pregiudizio, è una storia am- la democrazia, la società, la cul- Alla Mostra di Venezia ha vinto bientata negli anni ’80, una sto- tura, ma il cinema serve anche a il Premio MigrArti assegnato ria vera che mi ha raccontato mio scoprire altri mondi e punti di vi- da una giuria presieduta da Fer- padre, in cui un uomo resta bloc- sta”. Tra i suoi riferimenti artistici zan Özpetek, in qualche modo il cato alla frontiera a causa del suo cita soprattutto i maestri italiani. capostipite degli “italieni” con- nome”. Il nostro paese è, a suo av- “I miei modelli sono Rossellini, temporanei, con il primo docu- viso, un paese spaccato in due in De Sica, Antonioni, Gillo Ponte- mentario italiano in realtà vir- senso culturale: “C’è un mondo corvo, Francesco Rosi, di cui amo tuale, No Borders, interpretato da aperto contrapposto a un’opinio- l’approccio militante e la volontà Elio Germano. Haider Rashid ne pubblica diffidente e chiusa su di scoperchiare la verità. Un altro nasce a Firenze nel 1985 da padre cui fanno leva certe forze politi- maestro assoluto è Cassavetes”. iracheno e madre italiana. Il suo che. Ma l’Italia può imparare dagli E i cineasti arabi? “Ho rapporti di primo film, Tangled Up in Blue, errori di altri Paesi come la Fran- amicizia con loro e la loro pro- racconta la ricerca della patria cia e la Germania che hanno spe- spettiva mi interessa, ma cerco di perduta attraverso la storia di un rimentato da più tempo la forte essere internazionale”. INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali

ITALIAN FX: LA SCUOLA ITALIANA DEGLI EFFETTI VISIVI DIGITALI

di GIANNI CANOVA

iente più set. Nien- nel 2002, con sguardo davvero N te più troupe. Via lungimirante, S1m0ne di Andrew gli elettricisti, gli at- Niccol prefigurava – con quasi 15 trezzisti, i falegna- anni di anticipo – il probabile de- mi. Superfluo lo scenografo, il stino del cinema nell’era digitale: direttore della fotografia, il mon- non più il montaggio di immagini tatore. Per fare un film bastano generate come impronta del rea- quello che un tempo si sarebbe le, bensì un amalgama di imma- chiamato il regista e la console gini prodotte dagli algoritmi del di un computer. Nient’altro. Già computer. Così il personaggio del regista, interpretato da Al Paci- no, in quel film lavorava nel vuo- to. Nella solitudine più assoluta. Seduto davanti al computer, ma- nipolava immagini prodotte da altri e le contaminava con quelle di una “diva” digitale. “Noi siamo INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali 34 - 35

la morte del reale!”, proclamava a rità, cioè nella fase in cui non si capitale umano, Come Dio coman- un certo punto. E aggiungeva: “La limita più a riprodurre il mondo, da e La prima cosa bella. Ma ci so- nostra capacità di creare il falso ma produce mondi a sua volta, e no anche Makinarium, che ha cre- ormai supera la nostra capacità di crea qualcosa che prima non c’e- ato tutto il mondo fantastico de Il scoprirlo”. Raramente mi è capi- ra. Chi ha ragione? La riflessione racconto dei racconti e ora è impe- tato di veder sintetizzata la muta- è aperta, e questo ampio servizio gnata su importanti progetti in- zione digitale con tanta chiarezza di 8 ½ vuole essere un contributo ternazionali come Ben Hur e Zoo- e tale capacità di sintesi. Ma que- ad approfondirla. lander 2, e poi ancora Chromatica sto trionfo del “falso” è davvero Cosa si può fare con i visual F/X? (Lo chiamavano Jeeg Robot, Smetto solo un portato dei nostri tempi o Si possono modificare le immagi- quando voglio, La grande bellezza), ha radici più lontane? Non era già ni, precisarle, correggerle. Si può Visualogie (Suburra, Il ragazzo Méliès un imbattibile illusionista, migliorare il colore e la forma. Si invisibile, La mafia uccide solo d’e- un impagabile manipolatore del- possono integrare immagini live state), Proxima (Romanzo crimi- le immagini? Gli effetti visivi non action con immagini generate dal nale e tanto neo-horror italiano) nascono forse con il cinema, non computer. Si possono creare fi- e tante altre. Ciò che le caratte- fanno parte del suo DNA? Eppure, gure ibride come quelle generate rizza e le accomuna è la tendenza da quando gli effetti “meccanici” con la tecnica del performing cap- sempre più marcata a far lavorare e analogici sono strati sostituiti ture. Si possono disegnare mondi in sinergia le competenze più e/o affiancati dagli effetti digitali, che non esistono, sconvolgendo disparate: artisti grafici e digitali, il dibattito si è riacceso. Qualcu- le leggi della fisica e integrando tecnici e ingegneri elettronici, no pensa che per il cinema gli ef- reale e fantastico. meccanici dell’animatronica, fetti visivi digitali siano l’equiva- Certo, quando si pensa agli ef- operatori 3D, operatori del ma- lente della chirurgia estetica per fetti digitali il pensiero va subi- ke up, VFX compositor, scultori il corpo umano. Un’alterazione to a Hollywood, e pittori. Il model- artificiale. Una mutazione inna- alla Pixar, alla Dre- lo – poco importa turale. Qualcun altro pensa inve- amworks, alla gio- Chirurgia estetica sul corpo filmico quanto consapevo- ce che proprio grazie a loro, agli vane ma agguerrita o apparizione di una nuova specie le – è quello della effetti visivi digitali, il cinema llumination Enter- di immagini mutanti? Spesso ritenuti bottega artigiana ri- sia uscito dalla sua fanciullezza, tainment ideata da nascimentale. Per- dall’età in cui era condannato a Chistian Meledan- – a torto – una specialità esclusiva ché la grandezza essere solo un’impronta del re- dri. Quello che non dell’industria hollywoodiana, della scuola italia- ale, e sia entrato nella sua matu- tutti sanno però è gli effetti visivi digitali stanno facendo na viene da lì: gli che esiste da tempo americani avranno anche un’eccellen- emergere una sempre più marcata pure le tecnologie, te scuola di effetti e originale eccellenza italiana. ma gli italiani han- visivi italiani e che no la visione. Han- negli ultimi anni si no un’abitudine è affermata una miriade di picco- alla creatività che ora, finalmen- le factory che lavorano per il mer- te, sta irrompendo anche nell’u- cato globale e offrono prodotti di niverso digitale delle immagini indiscussa qualità. Si pensi an- in movimento, ma che viene da che solo alla EDI-Effetti Digita- molto lontano. In fondo, a pen- li italiani di Francesco Grisi e Pa- sarci bene, i primi inventori di squale Croce, che ha realizzato gli effetti visivi sono stati Giotto, effetti di film importanti come Il Leonardo e Caravaggio. SFX ITALY

Mappa storico-geografica degli effetti digitali nello Stivale.

di ANDREA GUGLIELMINO

La computer grafica, in inglese CGI (per Computer Ge- L nerated Imagery), portata alla ribalta dal cinema hollywo- odiano negli Anni ‘90 e in particolare dal Jurassic Park di Steven Spielberg (con illustri precedenti in Piramide di Paura e Terminator 2) nasce in realtà molto prima di quanto si imma- gini di solito, e precisamente nella seconda metà degli Anni ‘60 del XX secolo. Inizialmente pertinenza di computer dotati di grande potenza di calcolo e di componenti elettronici dedicati (detti schede video o, all’epoca, “sottosistemi grafici”), dalla seconda metà degli Anni ‘80, si diffonde anche ai personal computer, dotati di una sempre maggiore capacità tecnologica per l’elaborazione e visualizzazione di immagini (i primi personal computer Apple, o i Commodore Amiga). In ambito cinematografico, a livello produttivo, l’Italia ha tardato a rispondere, e questo ha provocato in parte l’implosione di certi ge- neri di cinema nostrano, che già faticavano a tenere il passo con le produzioni d’oltreoceano. Eppure le iniziative non mancano di cer- to. Ci sono moltissime società che si applicano su tutto lo Stivale, INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali 36 - 37

anche se spesso prestano i lo- imparare i processi produttivi e di effetti visivi digitali in post Scendendo verso Sud trovia- ro servizi alla pubblicità oppure affrontare un mercato globa- produzione, dal montaggio vi- mo Pix Rev (Napoli), anch’essa all’estero. Di alcuni casi specifi- le sempre più difficile e com- deo alla finalizzazione in color orientata soprattutto al settore ci tratteremo nelle prossime pa- petitivo. L’Accademia è l’unica correction e mix audio. videoludico. Citiamo poi, senza gine. Qui cerchiamo di stendere attualmente a collaborare con Catfish Studio si pretese di completezza, il Kynoi una mappa geografica nominan- la Games Career Fair, la più im- trova invece a Milano, ed è spe- Animation Studio e Studio do le principali società. portante manifestazione euro- cializzata nell’animazione di per- Arancia di Torino, il Maga Ani- Non si può non citare Rainbow pea del settore. sonaggi e creature fantastiche, mation Studio di Milano, To- di Iginio Straffi, che concen- Più specificamente in ambito di dal Concept al Rendering, ovvero poSodo a Pisa, K-Studio a Vero- tra la sua attività principalmen- post-produzione digitale è da ci- il processo completo, per agenzie na, Mavia Computer Grafica di te su animazione per bambi- tare Inlusion VFX, con sede a di pubblicità e studi cinematogra- Valenzano (BA), Argonautica a ni (celeberrime le Winx), con Roma in un’antica struttura con- fici, televisione e videoclip. Lugano, Grafica Nexus 6 a Bre- sede a Loreto (AN). A Roma finante con l’acquedotto Clau- A Firenze la Short Cut di Mar- scia, Studio 7AM a Padova. c’è invece l’Accademia Italia- dio, che conserva ancora il pro- cello Macchia (aka Maccio Ca- Insomma, sebbene nel cinema na dei Videogiochi, che nasce prio carattere storico-artistico, patonda) ed Enrico Valenti, par- italiano gli effetti digitali ricopra- nel 2004 con l’intento di crea- “Il Mulino Natalini”, factory che ticolarmente specializzata nella no principalmente la funzionali- re un percorso didattico concre- opera in ambito cinematogra- realizzazione di spot, viral, pro- tà di risparmio sui costi (per dir- to che permetta agli allievi dei fico, televisivo e pubblicitario, getti interattivi. A Genova c’è ar- la in parole semplici, più sfondi corsi di Grafica, Programmazio- gestendo ogni tassello della po- tFive, il cui nome porta in sé l’u- in green screen e meno creature ne e Art Direction di capire le stproduzione senza rivolgersi ad nione di cinque delle sette arti, e fantastiche che all’estero) l’ela- dinamiche reali dell’industria, interlocutori intermedi con con- in particolare: scultura, pittura borazione al calcolatore ha trova- seguente ottimizzazione di tem- (disegno), poesia (narrazione), to il modo di affermarsi comun- pi e costi, da storyboard e ani- cinema e musica. In generale la que applicandosi ad altri ambiti, matic, fino alla elaborazione città ligure sembrerebbe domina- e qualche recente eccezione (Il re il settore con la presenza anche ragazzo invisibile, Lo chiamavano di ToonTaun e Silent Bay. Jeeg Robot) potrebbe indicare che ormai siamo pronti anche a rein- trodurla nel nostro cinema. A LEZIONE DIEFFETTI SPECIALI

di ANDREA CONTICELLI INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali 38 - 39

n termine che sembra appartenere a un futuro lontano, Adobe Photoshop, le suddette ambientazioni. Si deve comunque te- U ma che in realtà fa parte del nostro universo cinemato- ner conto che oggigiorno il lavoro del matte painter non può assolu- grafico ormai da decenni. Nel grande universo dei VFX tamente esulare da una conoscenza neanche troppo basica di grafica (Visual Effects), che si distinguono dagli SFX (Special tridimensionale. Se il fine è quello di portare lo spettatore “dentro” il Effects) per essere tutti quegli effetti non nati sul set in fase di ripresa suo dipinto digitale, grazie appunto alla profondità della terza dimen- bensì in post-produzione digitale, la CGI, acronimo di Computer-Ge- sione, il matte painter farà dunque uso non solo delle sue capacità pit- nerated Imagery, è sinonimo di avanguardistica qualità perché rap- toriche ma anche di alcuni giochi prospettici (projections) o si inclu- presenta tutto il mondo che si cela dietro la creazione di personaggi o deranno anche veri e propri modelli tridimensionali che consentano intere ambientazioni che nascono interamente all’interno di un com- una reale, seppur sempre virtuale, esplorazione dell’ambiente circo- puter. Andiamo brevemente ad esemplificare: quando le riprese di un stante. Ci si riallaccia in questo modo a quello che può essere definito film terminano ed il film è interamente montato si procede alla crea- il vero e proprio sotto-universo della CGI, ossia il 3D. Qui nasce una zione di tutto ciò che non è stato possibile girare sul set, ossia i VFX. variegatissima moltitudine di specializzazioni, poiché il 3D abbraccia Ovviamente, perché il lavoro di post-produzione (pipeline) scorra in non solo ciò che concerne la mera rappresentazione di panorami vir- maniera lineare, fin dalle fasi di ripresa è prevista la presenza costan- tuali ma anche la creazione di complesse figure digitali, organiche e te sul set del Visual Effects Su- non. Anche qui ci avvaliamo di esempi pratici: se la narrazione del film pervisor, figura che affianca il prevede che sopra la testa di un attore debba volare un drago, un team regista e il direttore della fo- di artisti 3D provvederà alla creazione del fantastico animale. Si par- tografia con il compito di “di- tirà dalla fase di modellazione 3D (modeling), che può essere ben pa- rigere” le riprese non ostaco- Viaggio all’interno ragonata a un processo di scultura reale. La figura viene quindi passata lando il lavoro del regista ma della CGI e dei vari a chi si occuperà di crearne la pelle (texturing) e a chi ne costruirà lo anzi consigliandolo al fine di passaggi che portano scheletro di ossa virtuali (rigging). In seguito si provvederà a darle vita anticipare e dunque evitare nel processo di animazione (animation). l’insorgere di problematiche al prodotto finito. nel successivo lavoro di effet- Ora manca solo un po’ di luce (lighting) ed il settaggio dei materia- tistica digitale. Un tale lavoro li di cui sono composte le parti del corpo (shading). A seconda delle di visualizzazione parte quin- necessità, verrà anche aggiunto ulteriore realismo con l’integrazione di molto spesso da una rappresentazione cartacea (concept-art) o co- di effetti particellari (particles) come fluidi, fumi, fuochi e altro anco- munque visiva (animatic) per poter esemplificare quello che sarà il ri- ra. È importante a questo punto sottolineare che, siano modelli orga- sultato definitivo. nici o inorganici, il procedimento di creazione resterà comunque in- variato. La creatura è adesso pronta per essere definita nel processo Giunti a questo punto cominciamo ad analizzare quello che è il vero e di renderizzazione finale (rendering) e successivamente integrata e proprio processo di realizzazione, intanto col definire quelle che sono perfettamente amalgamata nelle riprese reali grazie alla composizio- le differenze tra 2D e 3D, differenze che non appaiono agli occhi del ne digitale (compositing). Questo processo della post-produzione se- pubblico ma che per gli addetti ai lavori sono fondamentali poiché ri- gna la chiusura ufficiale nella fase dei Visual Effects e il passaggio alla chiedono materie di preparazione (skills) totalmente differenti tra di fase terminale in cui il film, a questo punto visivamente concluso, vie- loro. Se durante le riprese un attore recita di fronte a uno schermo blu/ ne ulteriormente ripassato dal punto di vista della colorimetria (co- verde si può facilmente immaginare che, nella fase di post-produzio- lor-correction). In definitiva, resta solo una componente essenziale, ne, al posto di quello schermo ci possa essere un panorama di qualsia- che nessun artista che decida di affacciarsi in questo variegato mondo, si genere. In questo caso, almeno nella maggioranza dei casi, si proce- quale che sia la sua specializzazione, può trascendere: l’osservazione derà ad un lavoro artistico di pittura di sfondi digitali (matte painting). della realtà. Il conoscere e comprendere ciò che ci circonda nei mini- Tale pratica si avvale di 2D artists che creeranno, con sofware come mi aspetti... il lavoro dell’artista parte sempre da qui.

Andrea Conticelli nasce Visual Effects Artist nella famosa fucina di Proxima. Ha continuato il suo percorso all’estero, lavorando in una delle maggiori case di postproduzione al mondo, la pluripremiata Double Negative di Londra. Avendo precedentemente lavora- to anche nell’industria videoludica come 3D artist si porta dietro un know how che nel tempo gli ha permesso di avere una maggiore completezza, nonostante sia specializzato in Digital compositing e Matte Painting, anche nell’ambito degli effetti visivi cinemato- grafici. Nell’arco degli anni è stato coinvolto in lavorazioni cinematografiche (Zone of the Dead, P.O.E., Night of the Sinner...) e televisi- ve (Tiberio Mitri, Coco Chanel...) di primissimo piano, sia in ambito nazionale che internazionale. I PROTAGONISTI DELLA CGI ITALIANA di ANG e MARCO LUCIO PAPALEO INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali 40 - 41

L’ITALIA È LENTA NEL DEDICARSI AL “NUOVO” Intervista a Marco Savini fondatore di Big Rock

Come e quando avete iniziato? Abbiamo iniziato circa 10 anni fa ormai, dal nulla, dalla semplice di M.L.P. passione di convincere i ragazzi che ‘tutto è possibile’. Oggi siamo una scuola che forma circa 250 alunni l’anno.

Che struttura ha la vostra società e quali compiti svolge per- sonalmente? Siamo una scuola vera e propria, abbiamo aule e laboratori, un pic- colo cinema interno. Il mio compito è quello di coordinare tutto quello che succede o succederà a Big Rock.

Quali sono i lavori più significativi che avete realizzato? Big Rock non fa ‘lavori’, noi formiamo ragazzi, questo è il nostro principale compito, non siamo e non vogliamo essere ‘una Pixar’, noi siamo concentrati sulla formazione. La maggior parte dei no- stri ‘lavori’ ad oggi contribuisce al 99% dei film in computer grafica nel mondo. Abbiamo un ex corsista nei titoli di coda di più o meno tutti i film con effetti speciali, e nelle maggiori case di produzione del mondo. Per noi è una grandissima soddisfazione.

Quali sono in Italia gli ostacoli principali per un pieno svi- luppo della cultura digitale? L’Italia ha tantissima storia, è questo che ci rende un popolo me- raviglioso ed un Paese fantastico, tuttavia, tutto questo bagaglio ci rallenta un po’ nel dedicarci ‘al nuovo’. Dobbiamo capire bene solo come fondere le due cose: la nostra immensa e preziosissima sto- ria, con le nuove tecnologie.

Produttori e registi hanno consapevolezza dell’importanza del vostro ruolo? Speriamo di sì. È da qui che attingono le nuove leve con idee fre- sche e immensa voglia di fare. Come e quando avete iniziato? A questa domanda posso rispon- dere in due modi, entrambi direi interessanti. Il primo è come han- no iniziato la loro carriera i due soci fondatori di EDI, il secondo è come ha cominciato la società, il suo percorso, da uno stato em- brionale fino allo status di azienda nel senso proprio del termine.

Per quanto riguarda me e France- sco Grisi, entrambi abbiamo co- minciato direi per caso, senza ne- anche sapere esattamente che strada stessimo prendendo... forse il termine più appropriato potreb- be essere “d’instinto” o “a naso”. L’IMPORTANZA DEL TEAM Nel 1982 la Walt Disney produs- se Tron, che fu il primo film del- la storia del cinema a mostra- di M.L.P. re scene interamente generate al computer (infatti il termine CGI, contrariamente alle errate tra- duzioni italiane, non vuol dire “Computer Grafica” bensì “Com- puter Generate Imagery”). Quel- lo che vedemmo in Tron non era un po’ di grafica animata, ma del- le immagini che rappresenta- vano oggetti con un look e con delle caratteristiche che nella re- altà non era possibile riprodurre. Ma noi eravamo troppo giova- in campo digitale, noi, futuri fon- non era tanto quella di una azien- strutturazione interna, soprattut- ni per immaginare che quello datori di EDI, ci siamo trasferiti in da, ma piuttosto quella dello to per quanto riguarda i metodi di che stavamo vedendo su gran- Francia per collaborare con l’allo- studio molto specializzato. En- lavoro, la pipe-line, il know-how de schermo poteva diventa- ra emergente BUF Compagnie, so- trambi venivamo da una lun- ed il ruolo di ogni collaboratore. re il nostro lavoro nel futuro. cietà che non più di dieci anni do- ga esperienza nel campo del 3D Lo stesso mercato degli effetti visi- Ai tempi la tecnologia non cor- po avrebbe raggiunto una solida che, già agli inizi degli anni 2000, vi era nel frattempo cambiato allo reva come oggi; ci vollero qua- posizione tra i leader nel mercato. era molto richiesto sul mercato. stesso modo. Difatti, mentre negli si 10 anni per vedere sul merca- La formazione sul campo, per Successivamente, anche in con- Anni ’90 ancora si parlava di per- to commerciale gli strumenti certi tratti una vera e propria siderazione di quelle che erano sone, di singoli individui che ave- che erano serviti per realizza- gavetta, unitamente ad espe- le esigenze dei clienti e le richie- vano realizzato gli effetti di questo re Tron. Era l’inizio del pionieri- rienze maturate successiva- ste sul mercato, si è capito che e di quel film, nel 2000 era dive- smo nel campo del 3D e di quel- mente in altre società, ci hanno la formula dell’eccessiva specia- nuto ormai chiaro che non si po- lo che all’epoca venne chiamato fornito le competenze necessarie lizzazione non poteva garantire teva più pensare ad un mero “one- “Desktop Video”, ovvero la possi- per provare a fare qualcosa da soli. continuità e solidità nel tempo. man show”, ma che gli effetti visivi bilità di manipolare sequenze fil- Nel 2001, uno da Parigi e l’altro Questo ha portato ad analizza- erano il risultato del lavoro e delle mate con un computer desktop. da Los Angeles, abbiamo fondato re l’aspetto imprenditoriale con competenze di un team completo Francesco ed io, cresciuti in quegli per procura la “EDI Effetti Digitali un’ottica diversa, avvicinando- ed affiatato. Si era passati dai po- Anni ’80 che avevano visto il boom Italiani Srl” con sede in Italia. Nel si sempre di più all’offerta di un chi minuti di CGI in Jurassic Park del cinema di azione con sequen- marzo dello stesso anno, la società servizio completo, ovvero tutti gli a centinaia di sequenze lavorate, ze ricche di effetti visivi e quindi consegna il suo primo lavoro pub- aspetti della post-produzione ol- per non parlare di film interamen- attratti dal fascino di una profes- blicitario, guadagnandosi una soli- tre quello della realizzazione de- te realizzati al computer, senza ne- sione in quel settore, abbiamo ca- da reputazione di qualità ed affida- gli effetti. Da quel momento EDI anche un fotogramma di girato. pito che quel mercato che timi- bilità che ha mantenuto nel tempo. ha smesso di essere uno studio EDI ha cominciato, quindi, a damente si stava sviluppando agli di professionisti, sviluppando- strutturarsi in modo da avere il inizi degli Anni ’90 avrebbe visto Che struttura ha la vostra so- si in una azienda vera e propria, personale necessario per com- di lì a poco una notevole crescita. cietà e quali compiti svolge per- per offrire una gamma di prodot- porre una squadra in grado di af- Agli inizi degli Anni ’90, non es- sonalmente? ti e servizi sempre più completa. frontare progetti con il massimo sendoci strutture in Italia che of- Quando è nata, EDI aveva una Questo cambiamento ha com- della competenza e della qualità. frissero una formazione specifica struttura molto piccola. L’idea portato anche una necessità di Chiaramente all’inizio la cosa ha INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali 42 - 43

comportato uno sforzo notevole; Quali sono i lavori più significa- mente EDI ha realizzato moltis- te, ritengo che la cultura digitale in spesso è più facile fare un lavoro tivi che avete realizzato? simi effetti di qualità per un film Italia non solo sia ben radicata, ma in prima persona, piuttosto che È difficile dare una risposta a que- che, non certo per la parte visiva, non ha nulla da invidiare ad altri formare un proprio collabora- sta domanda. È un po’ come chie- ha avuto pochissima fortuna: Ga- Paesi. Abbiamo le competenze, ab- re per farlo in totale autonomia. dere ad un genitore quale dei fi- me Therapy. Gianni Canova, in biamo la sensibilità, abbiamo le ca- Ma alla lunga questo approccio gli sia il preferito. Ci sono lavori occasione del Davide di Donatel- pacità, abbiamo l’elasticità menta- ha permesso ad EDI di collabo- che hanno rappresentato molto lo, ha invitato la giuria a valutare le; abbiamo, insomma, tutto quello rare a progetti sempre più ambi- per la società, anche se il prodot- gli effetti visivi della pellicola in- che serve ad un pieno sviluppo di ziosi e complessi, sino ad entrare to finale non era propriamente di dipendentemente dallo svilup- una nuovo veicolo culturale. Cer- anche nel mercato cinematogra- massa. Ci sono anche lavori che po della storia e dalla recitazione. tamente, ma qui credo di dire una fico statunitense. abbiamo affrontato senza alcuna D’altronde, secondo la mia opi- banalità, il maggiore problema in difficoltà, che però hanno avuto nione, anche Jurassic Park, prege- Italia è la politica, anzi l’assenza di una certa eco mediatica. Ultima- volissimo dal punto di vista de- una politica in grado di capire le gli effetti e nella realizzazione di tendenze e le evoluzioni del mer- dinosauri perfettamente credi- cato. Probabilmente l’unico vero bili, dal punto di vista della sce- ostacolo ad un pieno sviluppo del- neggiatura e della regia non può la cultura digitale in Italia è la nostra essere certamente considera- scadente classe politica. to il miglior film di Spielberg. Produttori e registi hanno con- Quali sono in Italia gli ostacoli sapevolezza dell’importanza principali per un pieno svilup- del vostro ruolo? po della cultura digitale? I registi sicuramente. EDI ha sem- L’Italia è un Paese molto partico- pre avuto un ottimo rapporto con lare, per non dire unico. È capa- registi, direttori della fotografia e ce di unire artisti e visionari unici montatori. Probabilmente è una nel loro genere, con persone dal- questione di natura semiologica: le grosse capacità imprenditoria- con loro parliamo la stessa lingua li ed organizzative. Personalmen- e ci capiamo perfettamente. Di- verso diventa il rapporto con chi è al di fuori della componente tecni- ca ed artistica. Nel tempo abbiamo sviluppato dei solidi rapporti di fi- ducia sia con produttori che con committenti finali, rapporto che si è consolidato via via.

Nel budget di un film, in gene- re, che percentuale è riservata a voi? Tutto dipende dal tipo di film. In generale, per un film di pu- ra commedia, ovvero dove non sono previsti particolari effet- ti visivi, si finisce sempre con il fare almeno circa 20mila euro di interventi, quali cancellazio- ni, correzioni e lavori accessori di questo tipo. Altri film invece possono avere necessità degli ef- fetti veri e propri, come nel caso di quei film che hanno bisogno di personaggi interamente realiz- zati in 3D. In quel caso il budget può lievitare sensibilmente, arri- vando anche a cifre con 5 o 6 zeri, Intervista a Pasquale Croce co-fondatore  a seconda della presenza del per- di EDI, insieme a Francesco Grisi, socio sonaggio nel film. Diciamo che nella media di un film italiano e membro del CDA possiamo contare su un budget al di sotto dei 100mila euro. DIRECT2BRAIN: DALL’ACQUA LETE

A BEN-HUR

È una delle società più attive nel campo della post-produzione e degli effetti digitali, sfruttando spesso, sotto la guida della fondatrice Ma- di ANG nuela Cacciamani, il lavoro in tandem con la società di produzione “gemella”, One More Pictures. È dietro la creazione di noti perso- naggi e marchi del mondo della pubblicità – prima fra tutti la tenera particella di sodio dell’acqua Lete – nonché l’unica società italiana di VFX ad essere contattata per lavorare sul remake di Ben-Hur. Per entrare nel vivo del lavoro di Direct2Brain abbiamo chiesto a Eva Maio, VFX producer, di illustrarci i punti salienti del suo lavoro.

Intervista a Eva Maio - VFX producer di Direct2Brain

In cosa consiste il lavoro di ‘producer’ nel vostro campo? È un termine rubato al cinema, è un ruolo manageriale. Gestione del- le risorse, timing di lavoro, elaborazione dei budget preventivi e tutta la fase organizzativa e di coordinamento sia degli interni che dei free- lance. Seguiamo anche il rapporto con il cliente e la gestione di tutte le richieste. Personalmente, ho studiato Scienze della Comunicazione.

In base alla vostra esperienza, in che modo vengono usati i VFX in Italia? Come D2B vantiamo un background pubblicitario importante. Sia- mo specializzati nella ‘character animation’, creazione di ‘pupazzet- ti o cartoon’, personaggi in 3D. Siamo nati con la particella dell’acqua Lete ed abbiamo dato vita a tantissimi testimonial di diverse campa- gne nazionali ed internazionali: con la pubblicità abbiamo un rappor- to strettissimo.

Il rapporto con il cinema? Nei film italiani l’uso di VFX era, sino agli ultimi anni, più limitato, perché impegnavano una grossa fetta di budget. Abbiamo la fortuna di condividere il percorso con la One More Pictures, che ha prodot- to due lungometraggi horror che ci hanno dato modo di sbizzarrir- ci, i film di questo genere si prestano benissimo al connubio tra , effetti specieli fisici e visual effect. In Fairytale abbiamo lavo- rato molto sulla scena dell’incidente d’auto che avveniva sul ponte di Sabaudia. Un’altra sequenza del film ricca di effetti è rappresentata dalla pioggia di denti; siamo molto orgogliosi anche delle mutilazioni che abbiamo apportato in Neverlake. Abbiamo un rapporto consolida- to con la Filmauro, con cui collaboriamo sui lungometraggi di Natale. INNOVAZIONI Italian FX: la scuola italiana degli effetti visivi digitali 44 - 45

E poi un’esperienza bellissima: il lungometraggio The Games Ma- ker, una co-produzione italo-ar- gentina-canadese, girato in 3D stereoscopico, più di 200 tagli di ricostruzioni, una scuola che molto dettagliato che riproduce crollava, cancelli che sprofon- in 3D quello che poi andrà girato davano nella sabbia. Siamo sta- live; per semplificare, una sorta di ti felici di essere una delle prime cartone animato che pre-visualiz- società in Italia a cimentarsi con za tutti i futuri dettagli della sce- un’esperienza simile. na, posizione attori, movimenti di interpreti e di camera. Le previz Siete stati anche l’unica so- sono utilissime, specie in scene cietà italiana ad essere contat- complesse con molte comparse tata per lavorare sul remake di e molti props: abbiamo lavora- Ben-Hur… to molto sulla scena delle bighe Ci ha contattati direttamente la che, come potete immaginare, Con chi vi siete interfacciati, e MGM e abbiamo lavorato a stret- era estremamente complessa ed che differenze avete riscontra- to contatto con Jim Rygiel, il VFX articolata e l’aver previsualizzato to nel modo di lavorare ameri- supervisor… Per noi è stato un tutto ha minimizzato la possibili- cano? onore, Jim ha vinto ben quattro tà di errori e facilitato le attività di Abbiamo collaborato con una Oscar. coordinamento di tutti i reparti. delle più grandi realtà interna- zionali, ovvero la Third Floor di la di 3D intendiamo modellazio- Su cosa avete lavorato, nello Quanto tempo di lavoro ci è voluto? Los Angeles, il tutto supervisio- ne organica ed inorganica (tec- specifico? nato da Rygiel stesso; è stata un’e- nicamente: characters, rigging, Una cosa che in Italia non è molto Complessivamente, quasi cin- sperienza bellissima perché ci ha texturing animazione, lighting e diffusa, almeno per il momento: que mesi. Abbiamo contribuito dato la possibilità di confrontarci rendering). Per il compositing uti- Previz 3D. Si tratta di un animatic alle previz del ribaltamento del- le caravelle per aiutare il reparto con realtà molto diverse da quel- lizziamo principalmente il softwa- scenotecnico a calcolare gli esatti le italiane, molto stimolanti ed al- re Nuke. Le soluzioni sono mol- ingombri per riprodurre l’imbar- tamente specializzate. Anche per to veloci e ottime, ci permettono cazione in teatro e far sì che vi fos- loro era la prima esperienza con di evitare a volte l’uso del 3D, una sero gli spazi di messa in sicurezza, una società italiana: superate le filiera più lunga e complessa che quando effettivamente la caravel- prime diffidenze si è instaurato rischierebbe di non essere alli- la si sarebbe ribaltata. Abbiamo un rapporto di estrema collabo- neata alle esigenze di budget e realizzato un grandissimo mat- razione e le consegne sono state soprattutto tempi. te-painting partendo da uno scat- effettuate con anticipo, con gran- to moderno dei Sassi di Matera, de soddisfazione del cliente. C’è ancora spazio per l’effetto andando a ripulire quanto di mo- speciale artigianale? derno era visibile (antenne, calda- Come si struttura l’organico Noi li adoriamo. Consigliamo ie, etc …) ed inserendo una costru- di D2B? sempre una buona base di FX tra- zione 3D che andasse a riprodurre Siamo una società di post-produ- dizionale. La CGI non risolve tut- l’antica fortezza. zione a tutti gli effetti, rispetto a to e lo possiamo vedere anche nei tanti altri studi che fanno solo vi- grandi film americani come Tran- sual effect, a parte le figure di pro- sformers, danno sempre un’idea ducer - tutte femminili - siamo di- di ‘finto’ che lo spettatore perce- visi in due reparti operativi: 3D da pisce. Credo sia importantissimo una parte e Compositing e Motion l’effetto fisico, un buon make-up Graphics dall’altra. Quando si par- o prostetico che i VFX possono esaltare. La collaborazione tra gli elementi è l’arma vincente, equili- brando costi ed esigenze. Il mondo degli effetti visivi, anche 2004 I VINCITORI nel cinema italiano, ha incontrato Vince Ubik Visual Effects (Boss Film), un significativo boost negli An- per Cantando dietro i paraventi ni 2000, e anche l’Accademia del DEL DAVID Cinema Italiano si è naturalmen- te accorta della loro importanza, tanto da inserire un premio spe- 2005 cifico per la categoria all’inter- Vince Grande Mela, no dei prestigiosi David di Do- per Dopo mezzanotte natello a partire dal 2004. Non parliamo solo di “effetti specia- li” in computer grafica come co- 2006 munemente intesi (esplosioni, Vince Proxima, astronavi, etc.) ma anche di in- per Romanzo criminale terventi importanti e poco visi- bili o poco noti al pubblico quali 2007 correzione, modifica, inserimen- Vince L’ètude et la supervision des trucages, to o eliminazione di determinati per Nuovomondo elementi su personaggi e sceno- grafie. Interessante comunque notare come l’apporto degli FX 2008 “spettacolari” sia aumentato nel Vincono Paola Trisoglio corso degli anni, arrivando fino e Stefano Marinoni (Visualogie), all’edizione 2016 che ha visto tra i per La ragazza del lago contender tre lungometraggi che usufruiscono grandemente degli 2009 effetti digitali: Il racconto dei rac- Vincono Nicola Sganca conti - Tale of Tales, Game Therapy e Rodolfo Migliari (Vision), e Lo chiamavano Jeeg Robot. per Il divo Di seguito, i vincitori del David di Donatello per i migliori effetti spe- 2010 ciali visivi delle ultime 12 edizioni. Vincono Paola Trisoglio e Stefano Marinoni, per Vincere

2011 Vince Rebel Alliance, per 20 sigarette

2012 Vincono Stefano Marinoni e Paola Trisoglio (Visualogie), per Romanzo di una strage

2013 Vince Mario Zanot (Storyteller), per Diaz - Don’t Clean Up This Blood

2014 Vincono Rodolfo Migliari e Luca Della Grotta (Chromatica), per La grande bellezza

2015 Vince Visualogie, per Il ragazzo invisibile

2016 Vince Makinarium, per Il racconto dei racconti - Tale of Tales RICORDI UN SORRISO ANCORA DA SCOPRIRE di GIORGIO TREVES

a morte di Gian Lui- cui – come dice Vittorio Taviani – L gi Rondi mi ha colto sembrava anche difendersi e na- nelle fasi di finaliz- scondersi. Proprio l’importanza e zazione del film 60: varietà di ruoli che aveva ricoper- Ieri Oggi Domani, prodotto da El- to, e occupava nella storia del no- da Ferri e Istituto Luce Cinecit- stro cinema e costume, mi spinse- tà, di cui lui è il filo conduttore e ro a chiedergli di poter fare un suo la memoria storica, e in cui l’ul- ritratto filmato. Infatti ero stu- tima immagine è quella di Gian pito che nessuno avesse ancora Luigi che chiude l’album delle fatto un film su di lui, che era sta- fotografie della storia del Premio to critico, saggista, sceneggiato- David di Donatello. Vedere quel re, regista, direttore e presiden- finale, oggi, mi dà una forte, for- te di festival, inventore di premi tissima emozione. D’accordo col musicista Lamberto Macchi, a luglio, avevo scelto un commen- to musicale che non fosse trop- Gian Luigi Rondi po introverso e melanconico. Che potesse dare al film non un (1921-2016) tono di rimpianto, di tristezza e ripiegamento, ma di vitalità e di sguardo verso il futuro. Invece la etc. Cominciò così Gian Luigi si adattava docilmente e ripete- re, di apprezzare la sua coeren- vita e la realtà delle cose ci hanno Rondi: Vita Cinema Passione, pro- va più volte le scene e risposte alle za e fedeltà, la sua diplomazia e superato e spiazzato ben oltre le dotto da Laurentina Guidotti e mie domande. Non commenta- determinazione, la grande cul- nostre intenzioni. dall’Istituto Luce Cinecittà, e co- va, ma non so quanto fosse con- tura e ricchezza di esperienze e Quando, ad agosto, avevo fatto minciarono così i nostri incontri vinto. Spesso dovevo fermarmi conoscenze. La sua discrezio- vedere a Gian Luigi la copia-la- e chiacchierate, che poco per vol- per non abusare delle sue forze e ne, l’ironia, il coraggio in tempo voro del film, lui era stato con- ta ci avvicinarono e smussarono concentrazione. Alla fine ho po- di guerra, il rispetto che si era sa- tento e soddisfatto e non avanzò le reticenze, le timidezze, le for- tuto conoscere e scoprire un Gian puto conquistare e le fragilità su critiche o suggerimenti di cam- malità, la sua naturale diffidenza Luigi Rondi anche poco noto. cui lui stesso sapeva ironizzare. biamenti. Anzi mi disse: “È qua- e resistenza a scoprirsi. Non vo- A ripensarci ora, alla figura del Credo che abbia vissuto una vi- si meglio dell’altro film che hai levo che il film fosse una celebra- grande critico e uomo delle isti- ta molto intensa e bella, nel sen- fatto su di me.” zione o un monumento – da cui tuzioni, e di cultura, che è stato e so soprattutto che ha vissuto la Ecco: questi due film, questi due comunque non si può prescin- la gente ha percepito, si è sovrap- vita che voleva vivere e che il fi- momenti racchiudono la no- dere – né un ritratto ingessato e posta quella di un nonno, di un nale di Gian Luigi Rondi: Vita Ci- stra intensa frequentazione de- paludato. Volevo che il film fos- vecchio illuminato, che voleva ri- nema Passione, in cui entrando in gli ultimi anni. Prima avevo co- se mosso, animato, coinvolgen- mettere ordine nelle sue cose, nei una sala cinematografica vede se nosciuto Gian Luigi Rondi come te e mi ero immaginato una strut- suoi rapporti con gli altri e con la stesso sullo schermo, senza con- tanti registi, produttori, sceneg- tura a più livelli. Organizzai con i Storia. Che non voleva demorde- fini fra la realtà e il film proietta- giatori e attori: con un certo timo- responsabili di “Hollywood Par- re e che si è sentito sino all’ulti- to, ce lo rimanda in gran parte del- re reverenziale per i suoi giudi- ty” una puntata in suo onore che mo sulla breccia. Che detestava la sua essenza. Nella sua simbiosi zi critici e per la statura e il posto avrebbe fatto da filo conduttore, i fine settimana perché nei gior- col mondo e la gente del cinema. che occupava nel nostro cine- intercalata da incontri con altre ni festivi non aveva nessuno con Però il leggero sorriso che ha sulle ma. Per il suo portamento auto- persone e momenti di riflessione cui discutere e lavorare. Gli in- labbra tradisce che probabilmen- revole ma non sprezzante, per l’a- e confessione privati. Quando di- contri che si sono protratti per te non si era scoperto del tutto, e bito, che indossava, sempre scuro cevo a Gian Luigi cosa volevo fa- varie settimane e mesi mi hanno che c’è ancora molto da scoprire e la lunga sciarpa bianca dietro re, lui non faceva commenti; anzi permesso di ascoltarlo e impara- di lui. Ciao Gian Luigi. IL PARADOSSO MASTROIANNI RICORDI 48 - 49

icona vivente e intramontabile del latin lover, del maschio latino sornio- di Germi, è un avido bulimico che ne e sensuale, irresistibile tombeur de femmes, in realtà nella sua carrie- crepa di indigestione in La grande ra cinematografica Marcello ha costruito soprattutto personaggi grotte- abbuffata (1973) di Ferreri, e tocca schi e cialtroni, spesso sgradevoli e infingardi, in ogni caso lontanissimi uno dei suoi vertici del grottesco da quella fama di seduttore impenitente che i media e l’opinione pub- in Dramma della gelosia: tutti i par- blica hanno trasmesso fino a noi. All’ultima Mostra del Cinema di Vene- ticolari in cronaca (1970) di Scola, zia, per ricordarlo a vent’anni dalla morte (avvenuta il 19 dicembre 1996 dove è un muratore ingenuo e cre- a Parigi), si sono visti due film restaurati che lo vedono protagonista, dulone che uccide l’amante. Oci Ciornie (1987) di Nikita Mikhalkov e L’uomo dei cinque palloni (1964) Si potrebbe continuare. Ma quel di Marco Ferreri. Sono due film diversissimi (uno è un blockbuster in- che qui mi piace sottolineare, a ternazionale, probabilmente ai tempi un poco sopravvalutato, anche vent’anni dalla sua scomparsa, è se valse a Marcello il premio per la migliore interpretazione maschile a che in Marcello non c’era soltan- Cannes, l’altro è un film maledetto e a più riprese censurato, mutilato e to quel mix di vitalismo e indo- manipolato), ma in entrambi è evidentissima quella pulsione autocriti- lenza, di ironia e di disincanto, di ca e autoderisoria di cui parlava lo stesso Mastroianni nella dichiarazio- vaghezza e scetticismo, di sensua- ne poc’anzi citata. Prendete anche solo il personaggio di Romano in Oci lità e pigrizia che tutti gli ricono- Ciornie e ripensate a come entra in scena: gonfio, con le occhiaie, con i scono, ma c’era anche quella dote capelli impomatati e stirati come per incorniciare il volto, con un aspet- unica – soprattutto in Italia – che è to davvero delabré che è lontanissimo da quello del seduttore per diletto l’autoironia. Il che significa – al ci- o per destino. L’industriale dolciario del film di Ferreri è invece nevroti- nema – disponibilità a ridere dei co, capriccioso, maniacale, depresso, ma anche lui improponibile come propri personaggi. A sorridere di icona del maschio latino. Del resto – lo ricordava impagabilmente pro- loro. Magari anche a deriderli. prio Kezich – Marcello accetta di interpretare un impotente in Il bell’An- Marcello era lontanissimo dal tonio (1960) di Bolognini, si finge cornuto in Divorzio all’italiana (1961) “metodo”. Lontanissimo dall’idea che l’attore debba essere il perso- naggio, che debba indentificarsi con lui. Lontanissimo dalla retori- ca, dall’epica, dalla satira. Se nel ci- nema italiano della seconda metà A vent’anni dalla morte, due film restaurati e un convegno a del Novecento Gassman è stato l’interprete ideale di Shakespea- Venezia ricordano l’attore simbolo dell’italianità e della “dolce re e Sordi di Molière, Mastroian- vita”. Divo controvoglia, cultore dell’autoironia. ni lo è stato di Cechov. Campione del mezzo tono, della mezza tin- ta, della mezza misura. Impagabi- le nell’arte della sfumatura. A Ve- nezia, all’incontro organizzato da è una frase che met- di GIANNI CANOVA Istituto Luce Cinecittà per ricor- C’ te a nudo più di tante darlo, molti attori italiani delle ge- altre l’idea che Mar- nerazioni successive (Alessandro cello Mastroianni Borghi, Michele Riondino, Valen- aveva del suo mestiere di attore. tina Lodovini) si sono interrogati La riporta Tullio Kezich nel ritrat- sulla sua eredità e sul modo in cui to che dedica a Marcello nel volu- l’industria cinematografica italiana me I divi (Laterza, 1996). Dice così: si comporta nei confronti dei gio- “Divo io? Quando lo dicono o lo vani che vogliono tentare la carrie- scrivono mi stupisco sempre. Na- ra di attore. Quanti oggi avrebbero turalmente mi diverte e mi lusinga il suo coraggio? La sua capacità di anche. Certo che, come divo, so- sfidare la propria immagine con- no sui generis. Non ho il culto del solidata, di interpretare anche per- fisico. Bevo, mangio, non faccio sonaggi sgradevoli, di mettersi a ginnastica. Non mi sento servito- rischio e in gioco? E quanto l’indu- re del pubblico. Ho sempre avuto stria sarebbe disponibile a consen- una specie di disprezzo per la mia tire a un attore o a un’attrice di far- immagine fisica. Mi piace imbrut- lo? Sono domande importanti, su tirmi, appesantirmi, involgarirmi. cui vale la pena di riflettere in modo (…). Ma soprattutto mi piace de- non solo occasionale. Magari ricor- ridermi”. Nessuno avrebbe potuto dando quello che secondo Kezich sintetizzare meglio di così quello era il vero segreto del Mastroianni che potremmo definire il parados- attore: non lasciare mai che i perso- so Mastroianni: entrato nell’imma- naggi invadano la vita, ma lasciare ginario collettivo planetario come che la vita scaldi i personaggi. DISCUSSIONI

i stima che i dirit- 50% dei ricavi realizzati al di fuo- S ti d’autore generati ri del Paese d’origine per le impre- dalle industrie cul- se dell’Unione Europea (4 miliar- turali e creative bri- di di euro). tanniche (televisione, cinema, La legislazione europea è stata musica, stampa, pubblicità) rap- particolarmente vantaggiosa per presentino il 4,7% del PIL britan- il Regno Unito. La direttiva Au- nico e contribuiscano alla crea- diovisual Media Services (AVMS) zione di 1.200.000 posti di lavoro (già Televisione Senza Frontie- di cui 140.000 nel solo settore au- re) è all’origine dell’attrattiva del diovisivo. Il settore dei media for- Regno Unito come sede di servi- nisce il 29% del valore aggiunto zi audiovisivi. La direttiva in que- creato dalle industrie culturali e stione, in effetti, impone il prin- creative (il 23% del valore aggiun- cipio del Paese d’origine (PPO), to generato dal settore dei media che sottopone all’autorità del Pa- dipende dalle esportazioni verso ese dove ha sede l’impresa – e so- l’Unione Europea). I produtto- lo ad esso – la messa in atto delle ri di film per il cinema del Regno misure previste dalla AVMS. Que- Unito rappresentano il 16% del- sto riguarda in particolare: la re- la produzione dell’Unione Euro- golamentazione della pubblicità, pea tra il 2011 e il 2015. Nel 2013, la la tutela dei minori, le misure vol- percentuale della fiction britanni- te a impedire l’istigazione all’odio ca (escluse le coproduzioni) nella razziale, il regime delle quote di programmazione di un campio- trasmissione. Vale la pena di no- ne di 110 catene europee o britan- tare che su queste disposizioni, niche è stata del 12.6% rispetto al la legislazione britannica è gene- tempo totale di programmazione ralmente meno severa di quella di di fiction. Il giro d’affari generato altri Paesi europei. Così, il regime sul mercato europeo dalle impre- che proibisce l’istigazione all’o- se con sede in UK rappresenta 2 dio razziale è molto più lassista in miliardi di euro (escludendo i ri- GB rispetto a numerosi altri Paesi cavi della distribuzione di BSkyB dell’Europa centrale e orientale, in Irlanda, stimati a 400 milio- come pure a Italia, Francia e Ger- ni di euro). Questo costituisce il mania. La tutela dei minori rispet-

IL CINEMA EUROPEO DOPO

LA BREXIT di YVON THIEC DISCUSSIONI 50 - 51

sto c’è la Francia, l’Italia è stata al dalla Convenzione europea sulle 5° e poi al 4° posto) con 40 milio- coproduzioni. Anche se la GB può ni di euro per un budget totale di 1 fare ricorso alla Convenzione Eu- miliardo e 400 milioni di euro. ropea sulla Televisione Transfron- taliera del Consiglio d’Europa in L’avvenire. materia di diffusione di contenuti I professionisti britannici del set- audiovisivi, si dovranno prevedere tore audiovisivo sono oggi scossi delle autorizzazioni di trasmissio- dalle possibili conseguenze della ne presso Paesi terzi e delle licenze Brexit. Un’inchiesta realizzata dal per quei Paesi che non hanno ade- PACT (l’associazione dei produt- rito alla Convenzione. Sarà lo stes- tori di cinema e televisione britan- so per il sistema via cavo o per la tv nici) dimostra che l’85% dei suoi satellitare come indicato dalla di- membri erano a favore del “Re- rettiva omonima (il che compor- main”. La and terebbe notevoli costi connessi). Television Alliance (IFTA), che Il regolamento sulla portabilità dei to alla pubblicità è molto meno raccoglie 135 emittenti e società di servizi dell’audiovisivo, in corso di severa a paragone dei Paesi con- produzione di cinema, vede con approvazione, non sarà più vinco- tinentali. Il controllo editoriale preoccupazione le relazioni futu- lante per i servizi che hanno come sui canali televisivi è un elemento re con gli istituti di credito; la di- origine la Gran Bretagna (questo, altrettanto fondamentale basato stribuzione; la tassazione delle at- ovviamente, a loro detrimento). sul principio del Paese d’origine, tività. In effetti, oltre alla perdita È troppo presto per indicare i ri- ovvero dove la sede del canale tv. del sostegno finanziario di Media, medi. Esistono dei preceden- Questo impedisce ai Paesi di de- i professionisti temono la riduzio- ti ma implicano una complessi- stinazione di controllare il conte- ne degli introiti pubblicitari e dei tà tecnica, trattative difficili e non nuto dei programmi diffusi sul lo- budget per le acquisizioni da par- possono essere applicati, muta- ro territorio. E tis mutandis, al caso rappresenta un britannico. Sareb- vantaggio pa- be incoerente con- lese, dato che tinuare ad accor- la legislazione Il 23 giugno 2016 il popolo britannico, dare ai britannici la britannica pre- consultato per mezzo di un referendum, continuità d’acces- vede, accanto si è pronunciato a favore della Brexit so al mercato inter- alle concessio- no sotto le quattro ni nazionali che (51.9% dei votanti). Quali sono grandi libertà del assoggettano i le conseguenze per l’economia Trattato di Roma, servizi audio- dell’audiovisivo britannico? accordandole in tal visivi a un con- modo ai loro “ami- trollo capillare ci” americani, tan- da parte del governo e del Parla- te delle emittenti in caso di reces- to più che la posta in gioco, ades- mento (BBC, per esempio), del- sione post-Brexit e di una svaluta- so, non è più soltanto l’accesso al le concessioni non nazionali “li- zione della Sterlina. mercato della televisione tradi- ght” (ovvero praticamente senza Le opere cinematografiche bri- zionale (il valore della pubblicità controllo sul contenuto editoria- tanniche non potranno più fre- generata sul mercato audiovisivo le). Le quote europee dell’audio- giarsi dell’etichetta di “opera eu- europeo dalle catene televisive è visivo, che impongono un 50% di ropea” e quindi non potranno di 42 miliardi di euro) ma anche al contenuto europeo, hanno facili- più beneficiare del sistema delle mercato dei servizi online che co- tato la distribuzione di opere pro- quote nella diffusione, il che po- stituisce il nuovo target degli stu- dotte in Gran Bretagna sul conti- trà costituire un ostacolo all’ac- dios, delle emittenti e delle tv via nente. La combinazione di queste cesso a certi mercati. cavo americane a detrimento dei misure, tutte vantaggiose, ha por- Ovviamente le riprese dovranno soggetti europei che fanno fatica tato così la GB a diventare la ba- essere autorizzate caso per caso, a organizzarsi, come sempre, at- se ideale per gli operatori anglo- dato che la libertà di circolazione torno a una strategia industriale sassoni (specie americani) rivolti non è più data per scontata. Do- comune. La Brexit potrebbe ave- al mercato europeo nel suo com- vrà essere pagata la Tassa sul Valo- re effetti positivi sulla riorganiz- plesso. re Aggiunto (TVA) in tutte le tran- zazione del mercato europeo se D’altra parte i britannici hanno lar- sazioni con l’UE. I professionisti i grandi player continentali del gamente beneficiato del Program- britannici non avranno più ac- settore audiovisivo si mettessero ma MEDIA (ribattezzato Europa cesso al Programma Europa Cre- d’accordo per meglio strutturare il Creativa). Nel 2014 e 2015 sono al ativa. Viceversa, questo non ri- mercato europeo a loro profitto e a secondo posto in quanto destina- guarderà le coproduzioni poiché vantaggio delle industrie dei con- tari del Programma (al primo po- dipendono da trattati bilaterali o tenuti, tra cui il cinema europeo. da essere notata, ma non è sem- pre così. Il titolo del film che Fri- tz Lang dirige dentro Il disprezzo (1963) di Godard, Odysseus, ap- pare su un ciak poggiato in terra mentre Michel Piccoli percorre il tetto della villa caprese di Ma- laparte; non è detto che ci si fac- cia caso ma è comunque leggibi- le. Lo è un po’ meno Survivors, il film che Patrick Bauchau cerca disperatamente di ultimare in Lo stato delle cose (1982) di Wenders, e ancora meno Patria o muerte, che si gira in Attenzione alla putta- na santa (1971) di Fassbinder o Le Boléro Fatal realizzato in For Ever TITOLI SFUGGENTI Mozart (1996) di Godard. Ci sono poi dei casi in cui il ti- tolo del film immaginario è dav- SU SET IMMAGINARI vero ben nascosto, e si può sco- vare solo a patto di setacciare il film vero al rallentatore. Il regi- sta, magari in epoche in cui VHS e DVD erano di là da venire, si era divertito a inventarlo pen- di ALBERTO ANILE sandolo come un inner joke, una trovata a uso e consumo di cast e troupe, o un piccolo segreto per- sonale, senza immaginare che uno spettatore del futuro, tecno- logicamente aggiornato, avrebbe un giorno potuto decrittarlo. De- Le storie vivono cisamente sfuggente risulta per “ solo dentro le sto- esempio il titolo La lunga notte, rie”, diceva Wen- scritto sul ciak del film che Mo- ders con profondità nicelli dirige all’interno di So- tautologica, o forse con abissale no fotogenico (1980) di Risi, pro- ingenuità. Citatissima negli An- tagonisti Vittorio Gassman nel ni ’80 e ‘90, quando l’approccio tronfio ruolo di se stesso e Edwi- semiotico dettava legge in Acca- ge Fenech sotto le spoglie di Cin- demia, la frase appare in Lo stato zia Pancaldi, stellina in cerca del- delle cose, uno di quei film dentro o denunciare l’ambiente cinematografico (Bellissima di Visconti). la grande occasione. In Stardust i quali si girano altri film, in cui il Il titolo del film immaginario è quasi sempre enunciato dai prota- Memories (1980) s’intravede un set finto fa diegeticamente parte gonisti in scena ma a volte è visibile solo sul ciak del film che si sta polanskiano Suppression indica- della pellicola reale. girando dentro il film. Uno dei casi più recenti è il film “diretto” da to sul ciak di un film la cui unica La pellicola “immaginaria” può Francesca Archibugi all’interno di La pazza gioia di Virzì, una storia inquadratura vede Woody Allen assolvere a diverse funzioni: rac- d’amore Anni ’50 nella quale Beatrice Morandini Valdirana (Valeria schiaffeggiato un po’ troppo vio- contare come funziona un set (Vi Bruni-Tedeschi) e Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti) fanno le lentemente da Charlotte Ram- presento Pamela in Effetto notte di comparse: il titolo Un’altra estate si legge appunto soltanto sul ciak pling. In Gli ultimi fuochi (1976) Truffaut), riflettere sul rapporto nella scena in cui il film immaginario viene girato. di Kazan affiora uno sbiaditissi- vero/falso (La Rosa Purpurea del La trovata è remota; in Silenzio, si gira! (1943) di Carlo Campogalliani mo Starlight come titolo di una Cairo di Allen), mettere in scena compare il ciak di un fantomatico Uomini a mezzanotte di cui è pro- pellicola di cui risulta impossibi- i propri travagli d’autore (tanto tagonista un conte interpretato da Beniamino Gigli, e nel più antico le sapere di più. cinema di Almodóvar), parodia- Dora Nelson (1940, di Soldati) Assia Noris recita nell’altrettanto fitti- Il caso più gustoso di ciak invisi- re (Tropic Thunder di Ben Stiller) zio Cuore infranto. In questi casi la scritta sul ciak è esibita in modo bile riguarda il famoso musical DISCUSSIONI 52 - 53

di Nanni Moretti sul pasticciere ad avvertire che ciò a cui si sta comunista interpretato da Silvio per assistere è l’intromissione di Orlando, un progetto accarez- pezzetti di storia interpretata da zato realmente da tempo (se ne attori all’interno di una vicenda parlava già in Caro diario, 1993) da loro agita (o viceversa); sul e realizzato per sineddoche al- ciak c’è il titolo del film-nel-film la fine di Aprile (1998), una suc- (che è ovviamente The French culenta parte per il tutto. Bene: Lieutenant’s Woman) insieme al quel film aveva anche un titolo, nome dell’altrimenti ignoto re- La solitudine del trotzkista, scritto gista, tale K. Q. Rogers, un nome con un gessetto sul ciak di scena, inventato probabilmente a imi- visibile solo esaminando la sce- tazione di quello del regista vero, na fotogramma per fotogramma. Karel Reisz. Non è l’unico caso in cui Moret- Ci sono anche, purtroppo, pelli- ti nasconde dentro la macchi- cole immaginarie che non sapre- na-cinema un’informazione al- mo mai come si chiamano: il film trimenti assente. In Mia madre il pacifista che Emmanuèle Ri- titolo del film-nel-film interpre- va sta girando in Hiroshima Mon tato da Turturro, Noi siamo qui, Amour, il film di gelosia omicida appare solo sul ciak ed è almeno proiettato mentre il cattivo hi- una volta percettibile da parte tchcockiano di Sabotatori spara da parte dello spettatore; un fer- sulla platea, il film sulla Passio- mo immagine permette di legge- ne diretto da Welles nella Ricot- re anche il cognome (Bosio) del- ta pasoliniana. Di questi nien- la regista interpretata dalla Buy, te e nessuno, nemmeno un ciak chiamata sempre col solo nome fugace, potrà indicarci il titolo. di Margherita. Un caso analo- Le storie, anche senza un nome, go è in La donna del tenente fran- continueranno comunque a vi- cese (1981) che inizia subito con vere dentro le storie. un ciak, l’unico di tutto il film, FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA

IL MERCATO E L’INDUSTRIA DEI VIDEOGIOCHI IN ITALIA

di Federica D’Urso, Iole Maria Giannattasio, Francesca Medolago Albani

evoluzione dell’in- Nel 2014 erano attivi in Italia oltre 100 studi di L’ dustria cinemato- grafica e del suo mercato di riferi- sviluppo, la metà dei quali costituiti da ditte mento da tempo pone al centro delle riflessioni sia artistico-in- individuali, mentre l’altra metà sono Srl, con una dustriali che istituzionali il tema della sua identità, mettendo pro- gressivamente in discussione i crescente incidenza di quest’ultime in futuro. confini che la delimitano e la defi- niscono. Su queste pagine già si è Nel 2013 il fatturato complessivo del comparto più volte accennato al tema “esi- stenziale” che affligge, o nutre, il nostro settore, andando a indaga- era di circa 20 milioni di euro, con un forte trend re, o talvolta tracciare, perimetri che fino a poche stagioni orsono di crescita. Il Disegno di Legge di riforma del non avevano nemmeno bisogno di essere individuati: già ci siamo chieste infatti cosa sia un’opera settore cinematografico e audiovisivo prevede cinematografica e cosa la distin- gua, nella forma e nei contenuti, da un’opera televisiva o da un’o- l’inclusione dei “contenuti videoludici” nella pera destinata allo sfruttamento sulle piattaforme digitali. E sic- definizione di “opera audiovisiva”. Nei prossimi come la riflessione sui linguag- gi sconfina nelle scelte artistiche dei singoli registi, produttori o mesi i decreti attuativi espliciteranno meglio i spettatori, l’attenzione di coloro che cercano di identificare le de- termini di questa definizione, che per ora apre finizioni si è spostata sulla piatta- forma di riferimento: un film è ta- le se è prioritariamente destinato al mondo dei videogiochi una porta finora mai alla sala cinematografica, citan- do la norma attualmente in vigo- aperta né ipotizzata. re, che già nella sua formulazione appare eccessivamente restrittiva FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 54 - 55

e anacronistica. E le opere narra- le opere audiovisive, sconfinan- audiovisivi classici collocando- La fruizione dei videogiochi, a tive che vengono distribuite di- do in altri ambiti industriali e an- si in filiere parallele o derivate, se differenza di quanto avviene per rettamente o successivamente in che concettuali, e che, per le sue non addirittura ponendosi come il prodotto audiovisivo classico, televisione e sulle altre numero- caratteristiche peculiari oltre che contenuto ispiratore il prodotto è interattiva, prevede un coinvol- se piattaforme? Non sono forse per i vivaci trend di crescita che lo audiovisivo stesso. gimento del giocatore e grazie a film? E cosa sono allora? caratterizzano, merita una parti- questa interazione si sviluppa la colare attenzione. Ma il videogioco è anche molto narrazione, più o meno comples- È evidente che, in un tempo di altro, mettendosi generalmente, sa, che lo anima. Si interseca, in consumi fluidi di contenuti au- Stiamo parlando dei videogiochi, sul fronte dei contenuti, in una questo suo aspetto fondante, più diovisivi, questi interrogativi as- prodotti ibridi, se visti dal lato del relazione di scambio e di co-pro- al web 2.0 e ai social network che sumono un senso parziale e ap- cinema o della televisione, che gettazione con materie delle più al film o al programma televisivo. parentemente superfluo, se non presentano caratteristiche com- varie: dall’attualità alla storia, al- Una conoscenza più approfon- nell’ottica dell’istituzione chia- plesse proprio perché incrociano lo sport. Oppure ponendosi co- dita di questo contenuto e so- mata a sostenere e supportare il il nostro settore tradizionale in me prodotto originale. prattutto dell’industria in ve- settore o della categoria chiama- più punti senza mai sovrapporsi locissima espansione che esso ta a rappresentarne gli interessi. del tutto ai modelli di riferimento Ciò che è fuori di dubbio è che il genera è opportuna per gli ope- In questo osmotico panorama, si a cui siamo abituati: si tratta infat- videogioco è un contenuto che ratori del settore audiovisivo: in- affaccia con determinazione un ti certamente di prodotti dotati di rientra nell’universo dei prodot- terazioni e opportunità offerte tipo di prodotto che attraversa i una componente audiovisiva, che ti culturali, in quanto espressio- da questo incontro sono ancora confini del generale insieme del- spesso dialogano con i prodotti ne creativa e identitaria. in buona parte da scoprire. 1. IL GIOCO E IL GIOCATORE

Cos’è il videogioco

Tecnicamente, il videogioco è un software che simula situazio- ni di carattere ludico, ambientate in mondi virtuali o reali di diver- sa natura, costruite intorno a una narrazione di base che si sviluppa in funzione dell’interazione con il giocatore. È dotato di un appara- to tecnologico molto sofisticato e può essere fruito su appositi de- vice elettronici (console) oppure su computer, tablet e smartpho- ne. Può prevedere una fruizione online. Il giocatore si relaziona individualmente con il software oppure anche con altri giocatori all’interno di una “community”. Chi è il video giocatore

Il profilo del video giocatore in Italia si è progressivamente este- so negli ultimi anni, valicando i confini del classico giovane ma- schio dotato di competenze tec- nologiche sofisticate. Secondo un’indagine condotta da GfK per AESVI - Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani, nel 2015 i video giocato- ri italiani sono stati ben 25 milio- ni, ovvero il 49% della popolazio- ne con età superiore ai 14 anni. Il primo dato interessante riguar- da il genere di questa popolazio- ne, che è equamente suddiviso fra maschi e femmine. Anche la distribuzione geografica dei gio- catori rispecchia la distribuzione complessiva della popolazione, senza quindi registrare concen- AESVI - Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani è l’associazione di trazioni geografiche significative, tranne per il fatto che i giocatori categoria dell’industria italiana dei videogiochi. Rappresenta i produttori di console, sono più concentrati nei grandi centri urbani. gli editori e gli sviluppatori operanti sul territorio nazionale e organizza numerose iniziative per la promozione e lo sviluppo del settore. AESVI è membro di ISFE - Interactive Software Federation of Europe, l’associazione di categoria europea con sede a Bruxelles. AESVI è anche membro di Confindustria Cultura Italia.

Il consumo di videogiochi in Italia per generi - 2015 (dato percentuale)

L’età dei giocatori copre più generazioni ridu- cendosi in misura rilevante nella fascia di età action/adventure 31,7 superiore a 54 anni: il gruppo più significati- sport games 22,8 vo, se paragonato al dato complessivo sulla shooter popolazione italiana, è, non sorprendente- 14,0 mente, quello compreso fra i 14 e i 24 anni, che role playing games 9,5 rappresenta il 19,2% dei giocatori (mentre l’in- racing games 6,3 cidenza di questa fascia sulla popolazione to- tale è del 12,4%); il 18,1% dei giocatori ha un’età music games 2,9 compresa fra i 25 e i 34 anni (13,3% della popo- simulation 2,7 lazione italiana); mentre il 24,3% dei giocato- children creative 2,7 ri ha un’età compresa fra i 35 e i 44 anni (17,7% classic adventure degli italiani). Il livello medio di istruzione dei 2,3 giocatori è, infine, medio-alto. jump &run 2,1 arcade 1,3 Andando a indagare i gusti dei giocatori ita- liani, GfK ha rilevato che il genere “Azione/ strategy 0,6 Avventura” è il più apprezzato, con il 31,7% other 0,5 dei videogiochi venduti. Seguono, con il edutainment 22,8%, gli “Sport games” e, con il 14%, gli 0,3 parlour games “Shooting games”. 0,3 Fonte: GfK per AESVI FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 56 - 57 2. L’INDUSTRIA DELLA PRODUZIONE DI VIDEOGIOCHI

Storicamente l’Italia è sempre sta- nuti nell’ambito dei più prestigio- tions, nel 2014 in Italia erano attivi siva strutturazione del comparto ta un paese di fruitori di videogio- si eventi internazionali. oltre 100 studi di sviluppo, la metà evidenzia che nel 2014 il 40% degli chi, importati dalle grandi azien- dei quali sono costituiti come dit- studi impiegava più di 6 lavoratori. de multinazionali impegnate nella Fra i prodotti di maggior successo te individuali, mentre l’altra metà Anche sul fronte dei volumi eco- produzione, sviluppo e commer- si possono citare: “Valentino Ros- sono Srl. Il trend vede una cre- nomici coinvolti da questo settore cializzazione sia del software sia si The Game”, “Ride” e la serie di scente incidenza delle seconde ri- si registra una crescita sostenuta: dell’hardware. Dal 2010, tuttavia, “SBK” di Milestone; “The Town spetto alle prime, con un evidente nel 2013 il fatturato complessivo anche nel nostro paese è nata una of Light” di LKA; “Assetto Corsa” sforzo, quindi, di strutturarsi in un del comparto era di circa 20 milio- interessante industria dei conte- di Kunos Simulazioni; “Joe De- sistema produttivo sempre più so- ni di euro, con un incremento del nuti, ovvero di sviluppo di softwa- ver’s Lone Wolf” di Forge Reply; lido. Circa la metà di queste azien- 15% rispetto al 2011. Si tratta di ci- re, che sta conoscendo un ritmo di “Futuridium EP Deluxe” di Mixe- de si sono costituite successiva- fre ancora modeste se paragona- crescita e di espansione molto so- dBag; “Murasaki Baby” di Ovo- mente al 2011. te a quelle registrate nei principali stenuto, in controtendenza con i sonico; “Nero” di Storm in a Te- Fra il 2011 e il 2014, il numero di mercati internazionali, ma il for- trend statici o negativi delle altre acup; “Bad Seed Entertainment” sviluppatori italiani censiti è cre- te trend di crescita fa prospettare industrie dell’intrattenimento. di Sheep Up!; “MirrorMoon EP” sciuto del 30%, arrivando a com- un futuro sempre più competitivo di Santa Ragione. prendere circa 700 individui. La per la nostra industria. Gli studi di sviluppo italiani più dimensione delle aziende italiane Analizzando più nel dettaglio i anziani sono stati fondati alla fi- Secondo i dati forniti da AESVI ed è ancora piuttosto piccola, con un segmenti di questo mercato, dal ne degli anni ‘90 del secolo scor- elaborati da ASK - Centre for Rese- numero di persone impiegate che punto di vista del supporto su cui so e tuttora costituiscono le real- arch on Management and Econo- mediamente oscilla fra le 3 e le 5 il videogioco è destinato a esse- tà più stabili e strutturate: Ubisoft, mics of Arts and Culture Institu- per azienda, anche se la progres- re fruito, l’area che sta conoscen- sussidiaria dell’omonimo grup- po internazionale, impegnata sia nella edizione e distribuzione di contenuti provenienti dai mer- cati stranieri che nello sviluppo di contenuti originali, e Milesto- ne, specializzata nello sviluppo di software legati al mondo dell’au- tomobilismo e del motociclismo.

Accanto a questi due soggetti di riferimento, entrambi con sede a Milano, negli ultimi anni sono na- te una miriade di piccole azien- de di sviluppo distribuite su tut- to il territorio nazionale. L’età di imprenditori e sviluppatori è, non sorprendentemente, piut- tosto bassa rispetto alla media occupazionale italiana. Nono- stante si tratti quindi di un set- tore ancora giovane, la qualità e la capacità degli operatori ha già posto questa industria all’atten- zione del mercato internaziona- le di settore, facendo emergere talenti e creativi italiani: a com- prova di ciò, numerosi sono stati nelle ultime stagioni i riconosci- menti al prodotto italiano otte- do la crescita più consistente è Per quanto riguarda la distribu- to: la maggioranza delle società, È interessante notare come alcune quella dello sviluppo di giochi per zione regionale delle aziende di circa il 30%, ha sede in Lombar- regioni del Sud siano particolar- i dispositivi mobili (smartpho- sviluppo di videogiochi, il pano- dia e in particolare a Milano e nel mente attive, come la Campania ne, tablet), che impegnano circa rama si presenta per certi versi suo hinterland; il Piemonte ospita e la Sicilia, in ciascuna delle quali la metà degli sviluppatori italia- sorprendente e piuttosto variega- il 12% dei soggetti e il Lazio il 10%. hanno sede il 7% delle società. ni. Meno numerosa è la porzione di lavoratori e aziende impegnati nello sviluppo di software per PC e console, anche se questo segmen- to genera la porzione più significa- Le società italiane di sviluppo di videogiochi per regione - 2014 tiva di fatturato. Sul fronte del genere di contenuti realizzati, il panorama è molto va- rio. Mentre i giocatori italiani con- tinuano a preferire, storicamente, i videogiochi di avventura e quel- li a sfondo sportivo e in particola- re calcistico, il mondo della pro- duzione di giochi italiani originali si distingue in altre aree: i “Puzzle games” hanno la quota di merca- to più alta, l’11% della produzione Lombardia Piemonte Lazio Campania Sicilia Altro nazionale; seguono i giochi sui te- mi “Adventure” e “Arcade”, con l’8% ciascuno; infine, i giochi per Fonte: ASK per AESVI “Famiglie e ragazzi” e i “Serious Quello dei videogiochi è e resta games” rappresentano ciascuno il un mercato dalle dimensioni in- 7% della produzione. ternazionali e la distribuzione dei contenuti non può che avvenire a questo livello, per la natura dei La produzione di videogiochi italiani per generi - 2014 prodotti e per la cultura di svilup- patori e aziende, che sono ine- vitabilmente cresciute e si sono puzzles games formate in questa dimensione fin dalle origini. L’intera produzio- 11% ne italiana, nonostante l’immatu- adventure rità e le ridotte dimensioni degli operatori, viene quindi esportata: 8% il 98% dei prodotti italiani vengo- no distribuiti in Europa, il 91% nel arcade Nord America, il 71% in Sud Ame- rica e il 65% in Asia. La dimensio- 8% ne internazionale connaturata a questa industria rappresenta un family & kids esempio molto interessante di po- litica e strategia industriale globa- 7% le: questa caratteristica costituisce uno degli aspetti più interessan- serious games ti del comparto, che pur nelle sue dimensioni limitate, nasce e si svi- 7% luppa abbattendo dall’origine i confini geografici. altro L’industria audiovisiva italiana, che solo in questi ultimi anni si sta 59% impegnando nelle attività di in- ternazionalizzazione rimettendo in discussione talvolta profonda- Fonte: ASK per AESVI mente i propri modelli industria- li e commerciali, è quindi invitata a cogliere come opportunità l’in- contro con il giovane settore dei videogiochi. FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 58 - 59

comprende il download dei gio- chi digitali, la sottoscrizione di giochi online da fruire su PC o su console, carte prepagate, mi- cro-transazioni, app di giochi a pagamento per tablet e smar- tphone - prodotti fisici, ovvero giochi per PC e console su supporto fisico venduti al dettaglio nei negozi specializzati o nella grande distri- buzione • console: quelle di 8° gene- razione comprendono Nin- tendo Wii U, Xbox One, Playstation4 • accessori: gamepads, cavi, adattatori, memory cards, microfoni, pedali, occhiali appositi per il video, video- camere apposite per l’inte- razione virtuale e altro.

La fetta principale di questo va- lore è costituita dal segmento dei videogames, che assorbono cir- ca il 60% del fatturato comples- sivo del settore. Più della metà di questo valore, ovvero il 35% del 3. IL MERCATO DEL CONSUMO volume d’affari complessivo, è assorbito dai videogames ven- duti come prodotto fisico, che DEI VIDEOGIOCHI restano la fetta più importante del mercato ma sono l’unico seg- mento in lieve decrescita rispet- to all’anno precedente (-1,9% ri- spetto ai volumi registrati nel 2014). I videogames su softwa- Sul fronte del consumo di video- nono posto nel mondo. re digitale raccolgono il restan- giochi, che comprendono quindi, te 25% del valore di questo seg- oltre al prodotto italiano, anche Secondo un’indagine realizzata da mento e, al contrario, stanno tutta l’ampia offerta di prodot- GfK per AESVI, il giro d’affari del conoscendo una fase di crescita to internazionale, la dimensione settore in Italia nel 2015 è stato di impressionante, registrando un del mercato è decisamente più quasi un miliardo di euro (952,2 +21% sul fatturato del 2014. importante e non paragonabile milioni), in crescita del 6,9% ri- Il segmento delle console racco- al crescente, ma ancora modesto spetto all’anno precedente. glie il 31,5% del fatturato comples- in termini di volumi economici, Il valore è calcolato sommando sivo, con un incremento dell’8,7% mercato della produzione locale. tre segmenti del mercato: rispetto ai valori 2014. Il segmen- L’Italia è uno dei principali mer- • videogames, segmento che to degli accessori non raggiunge cati per il consumo di videogio- a sua volta si suddivide in il 9% del fatturato complessivo, chi a livello mondiale, collocan- due sottogruppi: anche qui con un incremento del dosi al quarto posto in Europa e al - software digitali, categoria che 7% sull’anno precedente. I segmenti del mercato del consumo di videogiochi in Italia - 2014 (dati in milioni di euro)

videogiochi fisici 350,2videogiochi fisici 350,2

videogiochi digitali 218,9videogiochi digitali 218,9

consoles 300,4 consoles 300,4

accessori 82,7 accessori 82,7

totale 952,2 totale 952,2

Fonte: GfK per AESVI FATTI Dossier di DG Cinema e ANICA 60 - 61 4. I VIDEOGIOCHI E LE ISTITUZIONI ITALIANE COMPETENTI videogiochi fisici 350,2 SU CINEMA E AUDIOVISIVO

videogiochi digitali 218,9

Quello dei videogiochi è quindi gram. Si tratta di un progetto che un mercato molto forte sul fron- ha l’obiettivo di mappare il ter- te della distribuzione e del con- ritorio italiano e il suo patrimo- sumo, capace di raggiungere un nio artistico, culturale e umano consoles 300,4 pubblico di dimensioni molto attraverso il linguaggio dei vide- ampie e tendenzialmente gene- ogiochi: verranno individuate le ralista. Decisamente più limi- location italiane più adatte in cui tato e ancora alla ricerca di una ambientare nuovi prodotti vide- struttura industriale stabile e di oludici. Ne deriverà un database un consolidamento dei model- collegato ai database delle singo- li industriali è invece il segmen- le Film Commission e che sarà a accessori 82,7 to della produzione originale disposizione delle istituzioni da nazionale, che è ancora molto un lato e degli sviluppatori di vi- giovane e limitata nelle dimen- deogiochi dall’altro, per l’ideazio- sioni, seppur protagonista di una ne di nuovi progetti. Le prime re- rapida crescita e caratterizzata gioni ad essere mappate saranno da un vivace fermento, con rico- Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, totale 952,2 noscimenti di qualità soprattut- Toscana e Trentino; successiva- to sul fronte creativo. mente l’attività si estenderà an- che alle altre regioni. Ciò che caratterizza questo com- parto è evidentemente una pro- Fra le iniziative previste dal pro- pensione innata verso il mercato tocollo c’è inoltre il finanziamen- internazionale, sia sul fronte del to per la realizzazione di un vi- consumo sia su quello nascente decreti attuativi della nuova nor- Commission attive sul territo- deogioco sull’attuale tema del della produzione. Si tratta inol- ma a esplicitare maggiormente i rio italiano. L’obiettivo di que- dissesto idrogeologico: il lancio tre di un settore articolato sia nei termini di questa definizione, che sto protocollo è “promuovere avverrà tramite bando pubblico modelli industriali e commercia- certamente per ora apre al mon- l’industria nazionale dei video- nel corso del 2017. li sia nei processi creativi, che lo do dei videogiochi una porta fi- giochi e favorire la promozione L’utilizzo dei videogiochi finaliz- pongono in una posizione conti- nora mai aperta né ipotizzata. La del patrimonio storico, artistico zato a supportare e promuovere gua rispetto all’industria audio- possibilità che, in quanto opera e paesaggistico italiano”. La cre- contenuti o esigenze di sogget- visiva: le aree di confronto e an- audiovisiva ed entro determinati scita dell’industria videoludica, ti pubblici e privati attivi nel no- che di scambio si intravedono limiti definiti dalla normativa di quindi, viene vista come un’op- stro come anche in altri setto- nella loro ampiezza, anche se un dettaglio e nelle forme previste, i portunità ai fini dello sviluppo ri è un territorio ancora vergine approfondimento strutturato su videogiochi possano accedere ai e della visibilità del territorio e o quasi ed è candidato a spazia- quali possano essere i reali pun- benefici di legge, ora o in futuro, è delle identità locali, attraver- re in aree molto ampie, dalla for- ti di contatto fra le due industrie comunque concreta. so il sostegno alla creazione e mazione, alla comunicazione, al non è stato ancora realizzato. produzione di contenuti legati turismo, all’arte, alla produzione Nell’attesa di conoscere se e in e ambientati nei territori stessi. culturale a 360 gradi. Certo è che i punti di contatto ci quale modo lo Stato italiano de- L’opportunità è certamente pre- sono, tanto che il Disegno di Leg- ciderà di intervenire in materia, ziosa in termini di conoscenza e Un settore così forte e presente ge di riforma del settore cinema- un primo dialogo concreto fra il scambio reciproco fra le due in- sui mercati globali rappresenta di tografico e audiovisivo che sta settore audiovisivo e quello dei dustrie e apre a possibili aree di certo un’opportunità, un veicolo, concludendo il proprio iter par- videogiochi è già stato intrapre- progettazione e di sviluppo non un interlocutore con cui impo- lamentare prevede l’inclusione so e ha portato alla sottoscrizio- ancora frequentate. stare un dialogo costruttivo e che dei “contenuti videoludici” nella ne del primo accordo fra AESVI e La prima iniziativa già avviata si può offrire come volano per la definizione di “opera audiovisi- l’Associazione Italian Film Com- nell’ambito di questo accordo è crescita economica e sociale an- va”. Saranno nei prossimi mesi i missions, che riunisce 17 Film IVIPRO - Italian Videogame Pro- che della nostra industria. CINEMA ESPANSO

LA FABBRICA DELLE ICONE di MICHELE GOTTARDI CINEMA ESPANSO 62 - 63

Le foto delle star dell’età classi- ca, con i loro sguardi reticenti e sensuali, magnetici o ironici, non nascono per caso, infatti, ma so- no frutto dell’idea che gli studios hollywoodiani volevano costrui- uò apparire stra- re su di loro. A partire dalla metà - venne costituita la “John Kobal P no che un giovane degli Anni ‘20 – e sino agli Anni Foundation”. Parte di quel lavoro, cinéphile – agli ini- ‘50 – le otto major scelsero una li- oltre 200 fotografie, costituisce il zi degli Anni ‘60 – nea, spesso autoreferenziale, ma fulcro della mostra Hollywood avesse già un così elevato culto certo originale e autonoma, che Icons, voluta dalla Fondazione e ha sicuramente il merito di aver della settima arte e dei suoi miti le distinse una dall’altra, dando dalla Regione Friuli-Venezia Giu- lanciato Marlene Dietrich, l’ap- al punto da coltivare la passione nel contempo ai rispettivi artisti lia, aperta a Villa Manin (Passaria- prodo a Los Angeles e alla Para- del raccoglitore: fotografie, po- tocchi inequivocabili di glamour no, Udine) sino ad ottobre, prima mount dell’attrice tedesca rilan- ster, locandine. Eppure John Ko- che contribuirono, ancor più che tappa di un tour internazionale ciò quell’illuminazione dall’alto, bal – grande fotografo e critico sullo schermo, a creare un perso- che nel 2017 toccherà anche il Pa- grazie ai ritratti di Eugene Ro- inglese – nasce prima come col- naggio. Ciò valse sia per gli atto- lazzo delle Esposizioni, a Roma. bert Richee che ne fecero la cele- lezionista e poi come studioso, ri che erano già divi col muto (da Quando un’attrice o un atto- bre “Venere bionda”. Quanto agli in un momento in cui la storia del Charlie Chaplin a Gloria Swan- re iniziavano a diventare fa- uomini, se la RKO pensava a Hu- cinema iniziava appena a inse- son) che per quelli che si avvici- mosi, gli studios si impadroni- mphrey Bogart come interprete gnarsi nelle università. Inoltre, le narono a Hollywood nei decenni vano del loro ruolo. Ssi prenda il classico, tra legge e perdizione, in esistenze delle star del muto e dei successivi, molti dei quali erano caso di Katharine Hepburn, che chiaroscuri contrastati, la Para- primi decenni del ‘900, da Greta nati oltre Atlantico, come Mar- non aveva certo il glamour di al- mount forgiò l’immagine di Cary Garbo a Mary Pickford, da Gloria lene Dietrich, Greta Garbo, He- tre star: così la RKO affidò a Er- Grant, e poi di Gary Cooper, in Swanson al primo Chaplin, ave- dy Lammarr e Cary Grant, fino nest Bachrach il compito di tra- ruoli simili che alla lunga li con- vano risvolti pubblici molto limi- trapposero. E se alla fine restava tati, vivendo la propria vita priva- qualche ruga o un improvvido se- ta lontano dagli occhi del grande gno del tempo si poteva sempre pubblico. Per questo, in un de- Nell’archivio di John Kobal la chiave ritoccare la foto: Photoshop non cennio di grande rinnovamen- della costruzione del mito dello star ha scoperto nulla di nuovo. to in cui le major puntavano de- Fu nel 1969, grazie all’incontro ca- cisamente sui giovani, l’interesse system prima dell’avvento suale con George Hurrell, ancora di Kobal per il passato poteva ap- della televisione e di Photoshop. in attività, che Kobal decise di rin- parire nostalgico e rétro. Ma la sua Hollywood Icons ha iniziato da villa Manin tracciare i fotografi di scena, or- passione era così genuina da af- mai in disparte: Ted Allan, Laszlo fascinare in breve star ed editori. di Passariano un tour internazionale Willinger e Clarence Sinclair Bull Gli aneddoti narrano di un incon- che nel 2017 toccherà anche il Palazzo si erano ritirati e molti altri erano tro, alle origini di tutto, con Nan- delle Esposizioni a Roma. già morti. I fotografi accettaro- cy Carroll, grande star della Para- no di rivelare segreti sullo star sy- mount da tempo lontana dal set: stem e ristampare i negativi, che davanti al suo stupore perché un ai nostri Alida Valli, Sophia Lo- sformare un volto abbastanza Kobal nel frattempo aveva acqui- giovane di 24 anni la riconoscesse ren e Marcello Mastroianni. Sino banale e lentigginoso. E mentre sito da Hollywood, e che si posso- – la Carroll si era ritirata ben pri- all’avvento della televisione, in- George Hurrell, il più famoso ri- no ammirare in mostra e nel cata- ma della nascita di Kobal – John fatti, i film si vedevano una sola trattista di Hollywood, giocava a logo Skira, a cura di Robert Dance rispose che possedeva molti suoi volta, in sala: le immagini scatta- creare il personaggio fatale di Jo- e Simon Crocker. ritratti degli anni d’oro alla Para- te sul set andavano a rinforzare il an Crawford, giocando sul nero mont. Così nacque la prima in- rapporto tra il pubblico e le star, e i contrasti tenebrosi, o in mo- tervista, seguita da altre (George grazie alle riviste, ai rotocalchi e do analogo Ruth Harriett Louise Dall’alto: Cukor, Katharine Hepburn) che ai poster. Seguire la costruzione e poi Clarence Sinclair Bull esal- - Marlene Dietrich by Eugene permisero a Kobal di affermarsi di questi miti dell’immaginario tarono lo sguardo tagliente di Robert Richee for Morocco, e soprattutto di cogliere la chia- collettivo è come riscrivere la sto- Greta Garbo, Bachrach fece della 1930. Paramount Pictures © ve della costruzione del mito del- ria del cinema attraverso l’opera Hepburn l’icona di attrice di ca- John Kobal Foundation lo star system prima dell’avvento dei fotografi e ritrattisti di scena. rattere. Ogni grande star ha storie - Lana Turner by Madison della televisione. Questa eccezionale raccolta di ri- simili: e se Joseph von Sternberg Lacy, 1937. Warner Bros © tratti originali è stata salvata due John Kobal Foundation volte, dapprima quando Kobal ne - Hedy Lamarr by Robert comprese il valore e raccattò gli Coburn, 1938. Columbia archivi fotografici che gli studios Pictures © John Kobal iniziavano a buttare al macero, Foundation negli Anni ‘60 e ’70; una seconda - Lupe Velez by George Hurrell, volta quando, alla sua prematura 1931. Metro-Goldwyn-Mayer scomparsa - nel 1991, a soli 51 anni © John Kobal Foundation di STEFANO STEFANUTTO ROSA

GLI ALTERNATIVI

La galassia dei premi cinematografici si perde a vista d’occhio, ma tra Orsi e Leoni noti a tutti esiste anche una gran quantità di riconoscimenti minori, popolari e non, che concorrono a corredare questo panorama di “statuette”. CINEMA ESPANSO 64 - 65

più conosciuti si chiamano Oscar, Leoni, Palme, Orsi, I César, David, Bafta, EFA, Nastri. Ma accanto a questi pre- mi ambiti e ufficiali, c’è una gran quantità di minori, alcu- ni popolari, altri sconosciuti. Riconoscimenti cinemato- grafici a volte ironici e stravaganti, a volte seri e fondati su motivazioni ideali, nonché premi semplicemente di nicchia. I Razzie Awards, dall’espressione “to razz” (spernacchiare), anche co- nosciuti come Golden Raspberry Awards, sono stati creati da un gior- nalista americano nel 1981 e vengono assegnati ogni anno a Los Ange- les durante una cerimonia tenuta il giorno prima degli Oscar. I peggiori attori, registi, film dell’ultima stagione cinematografica ricevono come premio un lampone appoggiato su un pellicola Super8 dipinta in oro. Tra i vincitori c’è anche un personaggio politico del calibro di Donald J. Trump. Grazie a quel suo ciuffo biondo, posticcio o no, ha ricevuto nel Se guardiamo all’Italia il panorama dei premi, tranne qualche ecce- 1989 il Razzie Award come Peggior Attore Non Protagonista nei panni di zione, non è poi così movimentato, la tradizione e il rigore sono di se stesso, cioè un magnate e boss immobiliare, nella commedia roman- casa. La Farfalla di ferro è il premio simbolico di un festival, Cine- tica I fantasmi non possono farlo. Anche un altro esponente repubblica- vasioni, che si svolge nella casa circondariale della Dozza, a Bologna. no si è distinto tra i premiati dei Razzie Awards, il presidente americano Alla sua prima edizione quest’anno, a giudicare opere come Il rac- George W. Bush, per la sua partecipazione involontaria a Fahrenheit conto dei racconti e Lo chiamavano Jeeg Robot, accompagnate dai lo- 9/11 di Michael Moore. Peggior coppia con (a scelta) Condoleezza Ri- ro autori, è stata una giuria formata da detenuti e da un presidente ce o quella capretta della favola che il presidente nel film, in visita in una esterno, l’attore Ivano Marescotti. scuola, continua a leggere nonostante gli sia stato comunicato l’attacco Premiazione insolita quella del Bravo Ma Basta Film Festival, fino a alle Torri Gemelle. C’è anche il Razzie della redenzione, premio in posi- poco tempo fa in programma a Milano, al quale concorrono B-Movies tivo vinto nell’edizione 2016 da Sylvester Stallone, campione di sempre casalinghi a bassissimo budget. I registi si sottopongono al giudizio del dei Razzie, grazie a Creed - Nato per combattere. pubblico direttamente sul palco e il più votato è quello che ottiene il Restando negli Stati Uniti, si svolge in primavera nella cittadina di maggior numero di pomodori succosi lanciati dalla platea. Portland l’International Moustache Film Festival che seleziona i “Dov’è il premio?” domanda perplesso il regista che davanti a sé ha Bo- film che rispondono a due criteri: qualità e opere che mettano in risal- bo - il militante comunista creato dalla matita di Sergio Staino - che, to la peluria del viso. Interessano titoli nei quali il protagonista abbia mentre simula la consegna del premio che fisicamente non c’è, rispon- un bel paio di baffi o anche una bella barba. Categorie preferite: figli de: “Eccolo una scultura raffigurante Dio”. Così si presenta nel pieghe- dei fiori, profeti, musicisti, montanari, poliziotti, cowboy, investigato- vole promozionale il Premio Brian - omaggio all’indimenticabile Brian ri privati, scienziati, leader politici e pirati. Tra i riconoscimenti in pa- di Nazareth dei Monty Python - che l’Unione degli Atei e degli Agnostici lio il Gran Premio della Mascolinità, il Premio Zappa per miglior utiliz- Razionalisti assegna a un’opera della Mostra di Venezia. Viene conferito zo della musica, il Premio Dalì. a “un film che evidenzi ed esalti i valori dal laicismo, cioè la razionalità, il Anche il Festival di Cannes ha il suo premio stravagante: il Palm rispetto dei diritti umani, la democrazia, il pluralismo…”. Dog, nato nel 2001 e assegnato da critici cinematografici internazio- Tutt’altro che laico il Premio Interfilm per la promozione del dia- nali per la migliore interpretazione canina. Negli anni, un collare in logo interreligioso, conferito dall’omonima associazione fondata nel cuoio con la scritta dorata è stato assegnato a divi a come Uggie, il ja- 1955 da delegati delle associazioni cinematografiche protestanti in Eu- ck russel di The Artist di Michel Hazanavicius, o come Vuk, il border ropa. Ne fanno parte anche ortodossi, anglicani ed ebrei. A Venezia 73 collie protagonista de Le quattro volte di Michelangelo Frammartino. premiato White Sun del nepalese Deepak Rauniyar, film capace di raf- Quest’anno Palm Dog postuma per la tenera bulldog inglese, purtrop- forzare la mutua comprensione, il rispetto e la pace tra popoli di diffe- po scomparsa prima della premiazione, che nel film Paterson è Marvin, renti provenienze, storie e fedi. “il primo cane transgender della storia del cinema”, dice il regista Jim Il Green Drop Award è il premio collaterale assegnato durante la Jarmusch. Nel 2012 anche negli USA è nato un premio simile, i Golden Mostra veneziana al film del Concorso che meglio interpreta i valo- Collar Awards - un collare di cuoio italiano con cristalli Swarovski in- ri dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile. Quest’anno assegnato ex castonati - per riconoscere l’eccellenza alla specie canina impegnata aequo a Spira Mirabilis di D’Anolfi & Parenti e a Voyage of Time: Life’s nella recitazione. Ben 15 le categorie in cui i quattro zampe concorro- Journey di Terrence Malick. no (televisione, web series, theatrical, DVD, etc.). Cinecibo Award conferisce un riconoscimento agli attori, registi e produttori che valorizzano la liaison tra cinema e cibo. Tra gli ultimi premiati Paolo Genovese con il suo Perfetti sconosciuti, film in cui gran parte delle scene si svolgono a tavola, durante una cena nella quale i protagonisti accettano una singolare sfida a colpi di cellulare. Da questo excursus è evidente l’assenza di un popolare premio italia- no che “spernacchi” il cinema brutto. Manca il coraggio? Pigrizia? E in- tanto il diritto alla stroncatura resta saldo nelle mani dei critici. DAMMI IL ROSSO I fuori onda di Hollywood Party

SEGNALI

STELLARI

di ENRICO MAGRELLI DAMMI IL ROSSO I fuori onda di Hollywood Party 66 - 67

ono arrivato 17 me- E poi, gentilmente, me li han- moso dell’epoca o l’inventore di sti antichi segnali radio. Forse mi si fa in questa base. no restituiti con un’espressione quello che stiamo ascoltando? aiuteranno a rispondere a quella S Kepler 452b è a 1400 stupita. Consigliandomi di pen- Confesso che sono emoziona- domanda. Per ora, mi sembra di anni luce da un si- sare ad altro. to, anche se capisco poco o nul- aver capito che il cinema è fatto di stema solare dove è esistito un la di quello che viene detto. Due tante storie raccontate attraverso pianeta gemello. Mi occupo di 7 luglio 2953. Base spaziale Alfa voci piacevoli ma molto diverse i segnali radio. nanotecnologia teoretica ma in di Kepler 452b. da quelle degli abitanti di Alfa di queste ore sono tormentato da Non trovo una traccia o un indizio Kepler 452b parlano di incassi, di altro. Sono giorni che mi faccio utili a risolvere l’enigma. E non vo- record, di schermi (questa bene- questa domanda: che cos’è il ci- glio accettare il consiglio degli sto- detta parola che non riesco a vi- nema o meglio che cos’era il ci- rici. Questa ricerca è diventata, per sualizzare), di fiaschi (che strana nema? Non trovo una risposta prendere in prestito qualcosa tro- espressione!). Dopo molti minu- soddisfacente. Ho chiesto al co- vata nella “voce” enciclopedica, ti di silenzio, arriva una voce fem- mandante dei piloti degli shutt- una magnifica ossessione. minile, che non è in studio, ma a le interstellari. Ho chiesto a una Berlino e che i due, che non smet- mia docente che lavora nel la- 17 luglio 2953. Base spaziale Al- tono mai di parlare, definiscono boratorio di botanica archeo- fa di Kepler 452b. la giornalista con il trolley. I tre logica. Ho incalzato i giovani ri- Ho fatto un sogno nel quale ero ricordano come 27 anni prima ci cercatori che disegnano, e poi quasi soffocato da un enorme ro- furono molte polemiche perché ritoccano e correggono le map- tolo di tessuto sintetico rosso. E un regista filippino, un certo Lav pe dell’universo. Ho tormenta- se fosse questo il tappeto del qua- Diaz, avesse vinto un Leone d’o- to gli ingegneri che si occupano le ho letto? ro (a scuola ci hanno insegnato di archiviare i relitti di navicelle che gli antichi animali non erano che galleggiano, da secoli, nel- 12 agosto 2953. Base spaziale fatti di materiali ritenuti, allora, la galassia. Nessuno reagisce. Alfa di Kepler 452b. preziosi) con un film lungo quasi Scena muta o si lanciano in ipo- Mi arriva un messaggio digitoce- quattro ore. E suo nipote Lav Diaz tesi inverosimili. Nessuno co- rebrale da una mia vecchia colle- jr è il vincitore dell’Orso d’oro (di nosce il significato della paro- ga di studi che mi dice di prende- nuovo poveri animali non difesi la “cinema”. E anche la corposa re qualche giorno di vacanza e di dagli animalisti. Forse per questo definizione di un’enciclopedia raggiungerla. Vuole farmi ascol- sono quasi tutti spariti da qualche digitale, trovata nella sezione tare dei segnali radio captati da secolo). Ha surclassato il nonno antiquaria della biblioteca, non una vecchia capsula, rimasta sen- con un film di 36 ore. mi è d’aiuto. Parole come “gran- za carburante su un pianeta lon- Sarebbe ora di andare a dormire de schermo”, “regista”, “attore”, tanissimo da almeno settecento ma la curiosità è enorme. Ci sono, “star”, “spettatore”, “film com- anni. La capsula ha un nome da pur se molto danneggiati, cen- merciale” o “film d’autore”, “sa- puro modernariato: Asiago K10. tinaia di file-podcast di questo la buia”, “visione condivisa”, show che non ho ancora compre- “remake”, “sequel”, “festival”, 27 agosto 2953. Base spaziale so se veniva, all’epoca, trasmes- “avanguardia”, “dcp”, “pellico- Alfa di Kepler 452b. so da Hollywood. Supplico la mia la” o “tappeto rosso” mi sfuggo- Finalmente mi concedono quat- amica di farmi ascoltare qual- no. Parlano di un mondo alie- tro giorni di pausa. Raggiungo la cos’altro. Il secondo file è qua- no. Ma non mi arrendo. Provo a mia amica che abita nella metro- si tutto vuoto. È intellegibile solo dare forma, con alcuni disegni poli. Dopo cena ci sediamo da- l’inizio in cui si parla di “cinema al computer, a queste parole in- vanti allo schermo di una posta- alla radio” e una voce – sembra la decifrabili come se fossero ele- zione di lavoro. Sfiorato il tasto stessa di quella del file preceden- menti di una lingua morta. E da play di questi segnali, che qual- te - annuncia che verrà proposto oggi decido di scrivere un diario. cuno nel passato ha chiamato e commentato uno dei film più podcast. Si capisce subito che al- famosi della storia: Via col vento. 28 giugno 2953. Base spaziale cune informazioni sonore sono Riconosco la musica, che però è Alfa di Kepler 452b. state cancellate dal tempo. Par- copiata dalla sigla di un manu- Nelle prime ore del pomeriggio te una musica, poi qualcuno con fatto della paleotv del quale gli ho mostrato i miei disegni a due energia parla di una “ Hollywoo- archeologi non hanno potuto ri- docenti di Storia della via Lat- dParty la più grande trasmissio- costruire il titolo. Dovrò chiede- tea. Li hanno osservati. Hanno ne da (buco audio) di Marconi”. re un lungo permesso di lavoro sussurrato qualcosa sottovoce. Mi chiedo: sarà il regista più fa- perché vorrei acquisire tutti que- hollywoodparty.rai.it RACCONTI DI CINEMA

UNA GIORNATA PARTICOLARE QUELLA LETTERA ROSA

di ENRICO CARIA RACCONTI DI CINEMA 68 - 69

- Schifosa! Antonietta manco lo vede parti- re il manrovescio del marito, che la testa le si rivolta come fosse di pezza, -‘ndo stà la lettera de quer frocio? ‘ndo l’hai messa?- A giudicare dai graffiti scon- cambiare le cose per ci nell’androne del palazzo che Antonietta si alza senza fare ru- A sempre è quella bu- Gabriele fosse omosessuale lo more e va in cucina a piedi scalzi. sta rosa che cerca sospettavano tutti, quando poi Apre la vecchia madia e fruga nel di nascondersi nel erano venuti a prenderselo le cestino di ago e filo finché trova mucchio della corrispondenza. guardie, il sospetto era diventa- quel che cerca: il grosso ago ricur- Tempo perso, all’occhio di lin- to certezza. Eppure la portinaia li vo dei materassi. Poi, dalla cas- ce della portinaia nulla sfugge: aveva beccati da soli a casa sua, setta da pesca dei bambini, pren- in questo caso non tanto l’assen- li aveva sentiti ridere, litigare ad- de una grossa lenza e rientra in za del mittente, quanto la straor- Alle cose, Emanuele, non è il tipo dirittura... ma che cazzo di storia camera. Nell’oscurità alza i bor- dinarietà del destinatario. In do- da pensarci su troppo. A tutte le era? Sicuramente ambigua, pro- di della coperta e prende a cuci- dici anni di stimato servizio non cose. A quelle cattive poi c’è poco babilmente sporca, di certo in- re con delicatezza il lenzuolo al era mai successo che qualcuno da pensare: si prendono di petto comprensibile, e visto che pensa- materasso. Con Emanuele dentro scrivesse ad Antonietta. Per cui e basta! E se s’ingarbugliano inu- re non è il suo forte, giù botte. che russa come un porco. la donnina, sistemata tutta l’al- tile star lì a cercare il pelo nell’uo- Antonietta urla, morde, cerca di Terminata la silenziosa opera con tra posta nelle cassette, tira giù le vo, con me o contro di me! sennò parare i colpi... ma quello cià le la medesima cura che metterebbe tendine della guardiola e mette a bombe a man le carezze col pugnal... mani come du’ mattoni e quando nel rammendare i vestiti dei suoi bollire un po’ d’acqua per schiu- per dirla con la canzone. Ma quel- smette di menare lei sembra una figli, la donna dal volto tumefatto dere la busta col dovuto tatto. A la sera, quando tornando a casa la bambola rotta. esce dalla stanza. giudicare dalle sbavature dell’in- portinaia lo chiama in disparte e Quando rientra tra le mani strin- chiostro, la stessa cosa devono gli dice della lettera che Gabriele La lettera, Emanuele la ritro- ge il robusto manganello laccato averla già fatta le guardie. Meglio, ha spedito ad Antonietta dalla Sar- va piegata in due in quel libro der nero di cui suo marito va sì fiero. così nessuno potrà accusarla, degna, nel cervello di Emanuele si cazzo che lei tiene sempre sul co- E per qualche minuto resta lì im- sbavatura più sbavatura meno... registra un insolito traffico di dati: modino, I tre moschettieri. Una mobile a contemplare Emanuele. e perché mai quel frocio, dal confi- lettera innocua, dove Gabriele le Poi solleva il manganello e glielo Antonietta è sul terrazzo a far no, scrive a sua moglie? si rivolge senza tradire la benché sbatte sul cranio con tutta la forza niente. Emanuele è uscito da po- - Io questo nun lo so,- sibila vele- minima confidenza. Foglio pieno di cui è capace. Più e più volte. Fi- co, i ragazzi sono tutti partiti per nosa la donnina - ma una cosa iela di parole difficili dove il frocio la no allo sfinimento. la colonia estiva e oggi può pren- devo da di’... - ringrazia per averlo distolto dai Forse è morto, forse è solo svenu- dersela comoda. Sia come sia, Erano mesi che la portinaia mo- suoi intenti autodistruttivi. to. Non che le interessi poi tanto. pur sapendo benissimo che i pan- riva dalla voglia di vuotare il sac- - Che vordi’?- grugnisce. Va in cucina e si prepara un caffè ni stesi sono ancora bagnati, si è co su quella giornata un po’ parti- Lei, tra lacrime e sangue, balbet- che non riesce a bere per via della portata appresso la cesta del bu- colare, quando approfittando che ta che nessuno, nemmeno un ef- bocca spaccata. cato come una specie di alibi. E tutti erano alla parata in onore del femminato, ha il diritto di suici- Alle prime luci dell’alba Antonietta ora se ne sta lì con gli occhi chiu- Fuhrer, Antonietta e quel perverti- darsi. Che la vita appartiene a Dio torna sul terrazzo con la sua cesta. si cercando di rivivere i momenti to, rimasti soli nel palazzo, si erano e che per questo lei l’ha fermato. Ora le lenzuola sono asciutte e dan- più belli della sua vita. Le riappare messi a fare, diciamo così, caciara... - Ah!- stupisce Emanuele, - tu zano nel vento come nel pomerig- così il bel volto di Gabriele. Quel l’hai sarvato?- gio in cui rubò un bacio a Gabriele. mascalzone. La sua voce calda e - Si stava per buttare di sotto. la sua risata contagiosa e il sapore - Vie’ qua!- concede lui. di quel bacio rubato e lo schiaffo Lei lo guarda attraverso l’unico oc- che gli ha dato e... CLANG il por- chio aperto, - Emanue’ vaffanculo.- toncino di ferro si spalanca e sul Lui la violenta. terrazzo si materializza la portinaia. Con la busta rosa appena richiusa. - Ho pensato che questa è meglio che ve la do di persona. - E perché? Io non tengo niente da nascondere. The Italian Cinema Moves Towards Optimism di Gian Luigi Rondi da “Il Film Italiano. Quarterly Review By Unitalia Film”, 1958, giugno, N° 23

a penetrazione del cinema italiano all’estero - e promozione a trazione governativa, bensì vi si ascriveva una L parliamo soprattutto del cinema neorealista - si complessa missione di riqualificazione e financo vera e pro- doveva ancora, sul finire degli Anni ’40, soprat- pria “riscrittura” della Storia del cinema italiano. “Ripulire” tutto all’encomiabile sforzo di distributori stra- il passato del cinema italiano – prevedendo in buona sostan- nieri che garantivano una visibilità sempre maggiore al nostro za la sconfessione del cinema fascista, il riconoscimento del- cinema: l’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinema- la qualità umanista e “quotidiana” del Neorealismo come ca- tografiche Audiovisive) fondata nel 1945, ne riconosce l’in- rattere precipuo del cinema italiano e l’identificazione di un stancabile impegno, quando per esempio nel 1951 assegna - rinnovato e autentico “spirito italiano” nel cinema naziona- dalle mani di Eitel Monaco, presidente a partire dal 1949 per le – diventava un’operazione articolata e complessa, decisi- un lunghissimo periodo - una medaglia d’oro a Joseph Bur- va però, in un sistema promozionale diffuso e molto aggressi- styn, cui dobbiamo, in coppia con Arthur Mayer, la distribu- vo. L’articolo di Gian Luigi Rondi, recentemente scomparso, zione dei film neorealisti negli Stati Uniti (si veda il recen- è preceduto da un editoriale di Giulio Andreotti in persona, a te Global , a cura di Saverio Giovacchini e Robert conferma del potente impulso democristiano a tutta l’opera- Sklar). La legge del cinema del 1949, firmata da Giulio Andre- zione Unitalia Film. La rivista – di fortune alterne, anche per otti, garantì la protezione della produzione nazionale in ter- una qualità linguistica che nelle traduzioni peccava non di ritorio italiano, rendendo progressivamente il mercato tra i rado di mediocrità – accoglieva contributi talvolta di secon- più ampi e profittevoli d’Europa. Accanto al protezionismo, da pubblicazione (vi si trovano tradotti alcuni scritti di Mario tuttavia, al Governo premeva un potenziamento distributivo Verdone sulla scenografia) talvolta originali, come quello che del nostro cinema all’estero: il protezionismo, anche in for- qui proponiamo. za di un potere di attrazione che il cinema italiano esercitava L’editoriale di Andreotti – ministro delle Finanze nei gior- in misura sempre crescente, divenne fattore cruciale per una ni del vertiginoso avvicendarsi dei brevissimi governi Zoli e ri-negoziazione dei vincoli distributivi per le produzioni ame- Fanfani – inquadra con fermezza l’iniziativa culturale nel qua- ricane. E così un allentamento del protezionismo veniva ac- dro dei processi che abbiamo qui semplicemente sintetizza- cordato in cambio di un reinvestimento dei profitti america- to. Rondi, da par suo, esprime in maniera interessante un ca- ni ricavati in territorio italiano, a favore della distribuzione di rattere “ottimista” che va letto in controluce, come latenza film italiani all’estero. Ancor prima che tali accordi venisse- di un sentimento che il sistema produttivo italiano stava evi- ro siglati, l’azione energica di promozione del cinema italiano dentemente incarnando: accanto a un “peaceful and relaxed all’estero veniva già svolta dall’agenzia Unitalia Film. Il pez- optimism” veicolo dei valori di carità, solidarietà e cura del- zo che proponiamo in “Reprint” testimonia l’azione cultura- la famiglia di dichiarata ascendenza cristiano-democratica, le dell’Unitalia Film, veicolata dalla rivista “Il Film Italiano”, vi troviamo una società e un cinema in opulenta e aggressiva pubblicata in cinque lingue (italiano, francese, tedesco, ingle- espansione, e uno sguardo forzatamente orientato al futuro, se, spagnolo). L’Unitalia Film non era una semplice agenzia di “raising again from nothing”.

di Andrea Mariani IN QUESTO NUMERO UN ARTICOLO ESTRATTO DALLA RIVISTA “IL FILM ITALIANO”

1958, giugno, N° 23 FO- CUS UN- GHE- RIA

ABITANTI 9.983.645 SUPERFICIE 93.030 km² CAPITALE BUDAPEST FORMA DI GOVERNO REPUBBLICA PARLAMENTARE LINGUE UNGHERESE VALUTA EURO FOCUS Il cinema in Ungheria 72 - 73

NELL’ANNO DI SAUL di LUCA FERRANDO BATTISTÀ

László Krasznahorkai è, infatti, lo sceneggiatore di cinque film del regista Béla Tarr, e dal suo primo romanzo è ricavato Sa- tantango, il film di sette ore che Susan Sontag avrebbe voluto ve- dere una volta all’anno per il re- sto della sua vita.

A partire da questi premi si può ricostruire una storia del cinema ungherese nelle sue tappe princi- ABITANTI 9.983.645 pali partendo dal suo legame con la letteratura ed effettuare una SUPERFICIE 93.030 km² prima ricognizione sul cinema at- tuale, ancora parziale, dato che il CAPITALE BUDAPEST processo di rinnovamento è an- cora in corso e in attesa di espri- FORMA DI GOVERNO REPUBBLICA PARLAMENTARE mersi totalmente.

LINGUE UNGHERESE Il primo momento importante VALUTA EURO è tra il 1912 e il 1919, tra il primo premi vanno presi con le pinze, eppure in certi casi sono importanti fasci di luce in grado, se film totalmente ungherese, Oggi I letti nel rispetto delle ombre, di illuminare vicende artistiche fuori dai nostri radar. È il caso e domani (Ma és holnap), diretto dell’Ungheria, un Paese diviso tra diverse idee d’Europa, passato in breve tempo dall’esse- da Mihály Kertész (che emigrò re un grande Impero a veder sempre più ristretti i suoi confini, con una lingua ugrofinnica in America e con il nome Micha- slegata da tutti gli altri idiomi europei e una cinematografia per l’ennesima volta in piena ricostruzione. el Curtiz girerà, tra gli altri, Ca- sablanca) e la caduta della Re- Nel 2015 lo scrittore László Krasznahorkai riceve il Man Booker International Prize, mentre nel 2016, il pubblica dei Consigli, che aveva, film di László Nemes, Il figlio di Saul, dopo il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes, vince il premio assecondando il desiderio dei ci- Oscar come Miglior Film Straniero. È il secondo film ungherese a vincere questo premio dopo il Mephi- neasti dell’epoca, nazionalizzato sto di István Szabo nel 1982. tutta l’industria cinematografica contrastando così il potere dei di- Se l’Oscar è una tappa importante per un primo bilancio nel percorso di rinnovamento dell’Hungarian stributori e portando ad un breve National Film Fund cominciato nel 2011, il premio allo scrittore ungherese, ancora poco tradotto, - in ed intenso periodo che in pochi Italia è uscito solo Melanconia della resistenza - illumina il rapporto tra cinema e letteratura che da sem- mesi vide la messa in progetto di pre contraddistingue il cinema ungherese. 31 lungometraggi. Se il cinema di Kertész era sostan- nel tempo di declinarsi, assecon- zialmente di genere, fu l’altro im- dando in chiave artistica i nume- portante regista di quegli anni, rosi drastici passaggi storici, dal- Sandor Korda (emigrato anche lo stile documentaristico dei film lui in Inghilterra con il nome di degli Anni ’60, uno tra tanti il film Alexander Korda, dove verrà no- del regista Zoltán Fabri Venti Ore, minato Cavaliere dell’Impero Bri- reportage su uno spaccato di Sto- tannico e dove girerà il suo film ria ungherese tratto da un roman- più importante, Le sei mogli di En- zo di Ferenc Sánta, fino alla ven- rico VIII) a legare cinema e lette- tina di film in bianco e nero che ratura. Incoraggiò nel suo perio- hanno accompagnato il decennio do ungherese un contatto stabile dopo la caduta del Muro di Berli- con gli scrittori contemporanei. no, tra cui i film di Béla Tarr, come Il lavoro di Korda, di unione dei Le armonie di Werckmeister, tratto Tra gli emigrati, dopo la presa al due mondi, fu l’impronta origi- dal già citato romanzo di Krasz- potere di Miklós Horthy nel 1919, nale su cui si costruì il cinema nahorkai. Come sottolinea lo ci fù Béla Balazs, importante ungherese: il lavoro del regista, storico István Nemeskürty, l’Un- teorico del cinema. In testi co- considerato un vero autore, coa- gheria fu, nei primi anni, l’unico me Il film, evoluzione ed essenza di diuvato dal supporto prezioso di Paese in cui circa il 90% della pro- un’arte nuova, gettò le basi di una uno scrittore. Una prassi mai ab- duzione arrivava dal lavoro di au- teoria cinematografica che risul- bandonata, a volte inflazionata, tori conosciuti e apprezzati sulla ta ancora oggi attuale, con l’invi- nei momenti bui, dalla scelta di scena letteraria del tempo. to al pubblico a non accogliere testi di bassa qualità o dallo stan- passivamente l’opera d’arte. La co riciclo di vecchi classici. figura di Béla Balazs è una statua nella Storia del Cinema unghere- Korda, con i suoi articoli pubbli- se da quando, all’inizio degli An- cati sia sulle tre riviste da lui fon- ni ’60, nascono gli Studi Béla date, sia sulla prestigiosa rivista Balazs, laboratorio di sperimen- letteraria ‘Nyugat’, promuoverà, tazione che vedrà passare alcuni in anticipo rispetto ad altre cine- tra i migliori registi della genera- matografie, lo statuto del film co- zione d’oro. me arte, portando un contributo fondamentale alla creazione di un’idea di cinema che, a fasi alter- ne, proseguirà negli anni fino ai giorni nostri, facendo dello speri- mentalismo tecnico e della forma le qualità più avvincenti, capaci FOCUS Il cinema in Ungheria 74 - 75

Le premesse iniziali vengono vera e propria prima età dell’oro La reazione diversa parte dal- però disattese quasi subito dall’i- con le opere di Dreyer, Stroheim, le spore della tragica rivoluzio- nizio degli Anni ‘20, dove, in base Murnau, l’Ungheria fu costretta a ne del 1956, che seppur conclusa alle nuove politiche, la produzio- retrocedere, la produzione loca- male, ha lasciato, soprattutto il ne cinematografica locale verrà le scese, l’incontro tra cinema e cinema, meno stretto nella mor- fortemente penalizzata, ridan- letteratura si ridusse al minimo, sa del potere rispetto alla lette- do potere ai distributori che pre- relegando quest’ultima a serba- ratura, dovuto anche al fatto che feriscono puntare sui film stra- toio di idee stilizzate, favorendo gli scrittori parteciparono attiva- nieri e commerciali, soprattutto così, negli Anni ‘30, la produzione mente alle rivolte, in un fermen- commedie, al posto dei film d’ar- di film leggeri, che ricalcavano il to creativo, rivoluzionario e spe- te promossi da Korda e dagli altri modello americano, appesantiti rimentale, con tracce indelebili cineasti, tra cui l’attore Bela Lu- dalla forte influenza delle copro- anche negli anni a venire e anti- gosi, costretti così ad emigrare. duzioni internazionali. doto contro i tempi bui. Se in Ungheria comincia un lun- go momento di silenzio, questo non riguarda invece l’influenza del cinema ungherese sulle al- tre cinematografie, dovuto a due flussi migratori importanti: il pri- mo, appunto, legato all’avven- to di Horthy e il secondo con la presa al potere del nazismo che coincise con l’esodo degli ebrei e l’arrivo negli altri Paesi di regi- sti, sceneggiatori, attori e tecnici. In America fu Ernst Lubitsch a rifare, adattandole, le commedie ungheresi, mentre con l’Italia ci fu un scambio proficuo, dovuto anche alla vicinanza politica tra Horthy e Mussolini. Budapest acquistò lo stesso status mitico di città come Parigi, diventando l’ambientazione perfetta per le storie d’amore della commedia all’ungherese, che ebbe succes- so verso la fine degli Anni ‘30 con La storia del cinema unghere- film come Gli uomini non sono in- se è fatta di continue riparten- grati di Guido Brignone, mentre ze e brusche frenate, dovute so- il cinema dei telefoni bianchi ha prattutto ai diversi avvenimenti nel remake di una famosa com- storici e politici che hanno avu- media ungherese, Avere 200 fissi, to un forte impatto sul cinema. il suo film simbolo, Mille lire al Il governo ha sempre avuto un mese. ruolo decisivo nella produzio- ne. Alla prima nazionalizzazione Gli Anni ‘20 sono uno dei primi è seguita, nel 1948, una seconda momenti di non congiuntura del nazionalizzazione, decisamen- cinema ungherese con il resto te contro i cineasti, influenzan- delle altre cinematografie. Ne se- do negativamente tutta la pro- guiranno altri. Esploso e trovan- duzione successiva, mettendo dosi, dunque, in anticipo nelle sotto stretto controllo l’intero questioni teoriche, in seguito al- apparato, bloccando qualsiasi le vicende politiche, mentre gli velleità artistica e obbligando gli altri Paesi davano il via ad una autori ad una pesante censura. Il crollo del Muro di Berlino fu un altro dei momenti in cui il cine- ma ungherese ha dovuto ripen- sare di nuovo alle sue strutture, reagendo meglio rispetto alle ci- nematografie degli altri Paesi ap- partenenti al blocco sovietico. Nasce, negli Anni ‘60, una nuo- to nella collaborazione stretta tra va generazione di registi capace Jancsò e lo scrittore Gyula Her- di portare alla ribalta la produ- nadi, cominciata nel 1964 con il zione locale, lavorando sul filo film Il mio cammino. Un’altra im- del rasoio con un governo leg- portante collaborazione fu quella germente più permissivo. Indi- tra il poeta Sàndor Csoóri e il re- viduato il cinema come un mez- gista Ferenc Kósa, che con il film zo per far pubblicità alla cultura I diecimila soli diedero il via all’in- ungherese, la censura classificò i troduzione nel linguaggio artisti- film in categorie: quelli per tutti, co degli elementi della tradizione i proiettabili in Ungheria, quelli popolare. Fu nell’uso della me- da proiettare solo con permes- tafora, nell’analisi delle vicende so speciale, i tollerabili e i proi- storiche e politiche, come scrisse biti. Questo però non vietò ad Miklós Györffy, che il cinema e la una generazione di riuscire a gi- letteratura trovarono il loro pun- rare come voleva i propri film, to d’incontro. Tra i film da ricor- grazie all’astuzia creativa, ad una dare per il successo ottenuto an- vitalità inedita, all’aiuto di mae- che in Italia, I ragazzi della via stri dalla grande esperienza co- Pal, diretto da Zóltan Fábri e trat- me Felix Mariassy e allo Studio to da un romanzo per ragazzi di Béla Balazs che accompagnava i Ferenc Molnár. giovani registi nella produzione e realizzazione dei primi lavori. Sono gli anni in cui vengono esplicitati chiaramente quegli Al secondo grande momento di elementi chiave della poetica fil- silenzio coinciso, appunto, con mica ungherese, che rimarranno la presa del potere definitiva del tali anche nel cinema odierno. Il comunismo negli Anni ’50, di cui paesaggio rurale, le tradizioni, un si ricorda solo un film di succes- lirismo malinconio e sofferente so internazionale, È accaduto legato alla terra, accompagnato in Europa, prodotto proprio dal però da una capacità di guardare partito e molto simile nella con- analitica e cruda, che favorirà l’e- cezione alle esperienze neorea- mergere di un sguardo partico- liste dell’epoca, è seguito un de- lare, una fusione tra sentimento cennio che ha segnato non solo e ragione, tra poesia e reportage, il cinema ungherese, ma anche il timbro di un cinema attraversato cinema mondiale. Se la sceneg- da un febbricitante scontro gene- giatura era il perno su cui ruota- razionale tra padri e figli, allegoria va tutto il cinema degli Anni ‘50, di un Paese che ad ogni nuova ge- perché era l’unico modo con cui nerazione ha dovuto reinventar- il partito poteva controllare il va- si trovando ad ogni cerniera un lore del film operando la sua cen- grande avvenimento storico a de- sura e scegliendo così ciò che me- stabilizzare il passaggio. ritava di essere finanziato; con gli Anni ‘60, il regista comincia a staccarsi dal seguire fedelmente lo script accettato dal partito, ma non per questo cesserà l’intesa tra parola scritta ed immagine. Anzi. Ritorna quella pratica adottata da Korda, di unire regista e scrittore.

La primavera del cinema unghe- rese viene decretata dal film Tur- bolenze di István Gaal, e trova tra i suoi autori più importanti Miklos Jancsó, con film come I dispera- ti di Sandor, ambientato nel 1868, che segnò in maniera irreversibi- le un nuovo modo di approcciare l’interpretazione storica, elabora- FOCUS Il cinema in Ungheria 76 - 77

Due film di Béla Tarr rappresen- tano alla perfezione queste ten- denze, il primo, Nido familiare, del 1977, un reportage urbano sul bisogno di una casa di una gio- vane donna, e, il già citato Satan- tango, del 1994, un capolavoro di immobilità capace di restituire definitivamente il senso destabi- lizzante della grande pianura un- gherese, vero e proprio mito della cultura ungherese, « una cosa da fare impazzire perché è impos- sibile decidere se quell’infinità davanti sia una prospettiva vera e propria », come dirà Béla Tarr, che trascinerà il cinema unghere- se nel difficile passaggio dopo la caduta del Muro di Berlino.

L’ultimo adattamento in ordi- ne di tempo, del 2013, Il grande quaderno di Janos Szász, tratto dall’omonimo romanzo di Agota Kristoff, primo libro della Trilogia di K., è un ponte tra l’inizio dei la- vori del nuovo HNFF e il premio Oscar a Il figlio di Saul. Anche il film di Százs, infatti, fu candidato all’Oscar come Miglior Film Stra- niero. Un film duro che racconta una storia di inadempienze geni- toriali e di un sacrificio necessa- rio per iniziare una nuova vita da parte di due fratelli durante la se- conda guerra mondiale.

Sinfonia per Hagen, del 2014, è ad altri incentivi, il 2015 ha visto ziando due delle realtà più inte- to posto sui film d’autore, la crea- spietato nel raccontare metafori- il picco delle co-produzioni stra- ressanti e di lungo corso, i docu- zione di spazi per sperimentare e il camente un’Ungheria che, secon- niere, con più di 4.000 ungheresi mentari, più di 400, e il cinema lavoro a stretto contatto con la let- do il regista Kornél Mundruczó, ie- impiegati sul set e 59 progetti che d’animazione, grazie ad autori co- teratura, (ad esempio, il corto ani- ri come oggi, vede una minoranza hanno visto sbarcare in Unghe- me Nadja Andrasev e Luca Tóth, mato The Noise of Licking di Nadja dominare su una massa. For Some ria attori come Penelope Cruz, entrambe provenienti dal MO- Andrasev, terzo a Cannes, è tratto Inexplicable Reason recupera lo sti- Ryan Gosling, Harrison Ford, ME, Università di Arte e di Design da un racconto di Adam Bodor), le documentaristico per racconta- Tom Hanks, con Inferno, girato che sta diventando, nel suo ope- che fanno ben pensare nella capa- re la storia di un giovane come tan- in parte a Budapest, città, che già rato, simile a quello che un tempo cità del cinema ungherese di pas- ti alle prese con un futuro incerto. come in passato, riveste un ruo- erano gli studi Béla Balazs. Réka sare dall’essere una speranza a di- lo importante nell’attrarre produ- Bucsi, grazie al cortometraggio ventare una ferma realtà. Questi sono solo alcuni dei film zioni straniere, grazie alla sua ca- Symphony No.42, realizzato come finanziati dall’HNFF, che in cin- pacità mimetica che le permette prova finale d’esame, ha raccolto que anni ha supportato 66 pro- di trasformarsi in altre città. apprezzamenti in diversi festival, duzioni, tra cui 15 opere prime, tra cui il Sundance e la Berlinale, ricevendo, in giro per i festival in- Non solo l’HNFF, che si propo- entrando nella lista per gli Oscar. ternazionali, più di 150 premi. ne di avere una copertura totale tra opere prime, cortometraggi e Il cinema ungherese è frutto di for- Il successo di questa operazione, film tv, partecipando alla nasci- ti discontinuità, ma anche di ri- presieduta da Andrew G. Vanja, ta della Hungarian Film Week, correnze che ne hanno accompa- si basa, innanzitutto, su una ri- alla sua seconda edizione, ma an- gnato la travagliata Storia. Se certi duzione delle tasse del 25% per i che il Media Council’s Hunga- problemi persistono, come il poco film girati interamente su territo- rian Media Patronage concorre coraggio dei distributori, altri, per rio ungherese; grazie a questo e alla riuscita del presente, finan- fortuna resistono, come l’accen- IL SOGNO DI UN SUCCESSO D’AUTORE di BORI BUJDOSÓ

Filo diretto da Budapest. Il punto di vista critico.

e ve ne intendete gi, seguiti poi da 14 anteprime nel S di cinema d’autore, 2015 (non tutte finanziate dall’ potreste aver sen- HNFF). Hanno cominciato ad ar- tito che l’Ungheria rivare alcuni premi da prestigio- ha vinto un Oscar. Per la secon- si festival. Ma se non fosse stato da volta nella Storia abbiamo per l’Academy Award di quest’an- portato a casa la statuetta per no - che è in certa misura una con- il Miglior Film Straniero con il quista dell’HNFF, siccome nes- dramma sull’Olocausto, Il figlio sun’altro ente di finanziamento in di Saul: opera prima del regista Europa era disposto a sostenere László Nemes. Grande trionfo il progetto - l’HNFF si troverebbe per il cinema ungherese per più in posizione di imbarazzo. Questo ragioni. Una vittoria importan- perché il secondo obiettivo - atti- te per l’Hungarian National Film rare le masse a vedere film unghe- Found che, sostituito l’organi- resi - non è stato ancora raggiunto. smo di finanziamento preceden- E si è ancora lontani. te nel 2011, ha promesso sia di sostenere i film d’autore che po- Va precisato che Il figlio di Saul trebbero avere successo nel cir- è un successo popolare con cuito dei festival internazionali, 250.000 biglietti venduti in Un- sia di affrontare il calo dell’au- gheria, un Paese dove solo po- dience. chi titoli nazionali ogni anno ri- escono a raggiungere i 100.000 Naturalmente ci è voluto del tem- spettatori in sala. Ma il dirigente po perché i film ungheresi prodot- dell’HNFF, Andrew G. Vajna (che ti sotto il nuovo regime iniziasse- negli Anni ‘80 è stato produttore ro a riscuotere successo: il 2014 è esecutivo di film come Rambo) stato il primo anno, dopo tre, che ha promesso opere che raggiun- ha visto uscire 13 lungometrag- gano un vasto pubblico nel Paese FOCUS Il cinema in Ungheria 78 - 79

e finora la maggior parte dei film Ciò che funziona sono alcune pellicole di nicchia. Il terzo titolo di slaw Lem. Finanziato principal- di genere - commedie, film per fa- maggior successo degli ultimi due anni è Liza, the Fox-Fairy di Károly mente dall’ HNFF, con un attore miglie e thriller - finanziati intera- Ujj-Mészáros, un’eccentrica commedia romantica che ha venduto ungherese come protagonista, è mente o parzialmente dal HNFF, 128.000 biglietti, nonostante il tetro umorismo. Non un film com- una produzione internazionale, non hanno colpito. Il secondo merciale, ma è stato sulla bocca di tutti, perché, finalmente, c’era girato per la maggior parte in Ca- film di maggior successo dal 2014, qualcosa di cui parlare e non solo di cliché hollywoodiani. Un altro nada e negli Stati Uniti con cast e una commedia romantica intito- esempio è il film di formazione For Some Inexplicable Reason di Gábor troupe internazionali. lata Coming Out, è stato visto solo Reisz, prodotto con metodi poco convenzionali, costato poco più di da 142.000 persone. 20.000 euro è riuscito a raggiungere 65.000 spettatori, incassando Forse questi registi di grande oltre dieci volte il budget iniziale. Probabilmente perché ha saputo talento saranno in grado di re- Uno dei problemi è che questi inquadrare la realtà dei ventenni raccontando la storia in modo ori- alizzare quel sogno di film che, film di genere seguono il model- ginale e divertente. mantenendo l’integrità artisti- lo hollywoodiano e non hanno ca, è in grado di richiamare un affinità con il pubblico unghere- I giovani registi sopra citati, e altri, sono sicuramente la grande spe- grande pubblico. Speriamo re- se - dopo tutto chiunque può an- ranza per il futuro, ma c’è anche una generazione di mezzo già in pri- alizzeranno questo obiettivo in dare a vedere gli omologhi ame- mo piano sulla scena internazionale, che potrebbe essere disposta a Ungheria e non a Hollywood o ricani per lo stesso prezzo. Altro girare film più allettanti per le masse. Szabolcs Hajdu ha appena vin- da altri parti. Dopo tutto, sareb- problema è il marketing: i distri- to il Crystal Globe e il premio come Miglior Attore a Karlovy Vary be una grande perdita per il ci- butori non possono o non vo- con il suo dramma familiare a basso costo, It’s Not the Time of My Li- nema ungherese. gliono spendere enormi somme fe, senza il supporto del HNFF. Kornél Mundruczó, di cui diversi film in pubblicità. Così spesso la mag- sono stati presentati a Cannes negli ultimi dieci anni, ha vinto il pre- gior parte dei non appassiona- mio Un Certain Regard con Sinfonia per Hagen nel 2014, e ora sta la- ti non è a conoscenza dell’uscita vorando ad una coproduzione tedesco-ungherese titolata Superfluo- di un film ungherese. L’HNFF sta us Man, storia di un ragazzo con poteri paranormali che fa amicizia progettando di rimediare alla si- con un medico. Debutterà a Hollywood con Deeper scritto da Max tuazione introducendo un nuovo Landis e con Bradley Cooper in trattativa per interpretare il ruolo tipo di sostegno finanziario per il principale. György Pálfi, che ha vinto il premio della regia a Karlovy marketing, che le produzioni non Vary due anni fa con Free Fall, sta girando His Master’s Voice, dramma/ devono rimborsare. thriller/film di fantascienza, ispirato al romanzo omonimo di Stani- INTERNET E NUOVI CONSUMI

NINGYO E LE SIRENE DELLA MODULARITÀ

di CARMEN DIOTAIUTI

a linea narrativa? La anche le caratteristiche psicolo- L decide lo spettato- giche dei personaggi. Così in uno re che sceglie inizio, dei racconti possibili, la versio- Tutte le storie hanno un inizio, fine e trama. È quel- ne chiamata Addio, un giovane uno svolgimento e una fine; tranne questa. lo che succede nell’ultimo cor- uomo elegante, interpretato da Si tratta di Ningyo l’ultimo corto diretto to di Gabriele Mainetti, Ningyo Alessandro Borghi, mangia sa- (versione nipponica di ‘sirena’), shimi in un ristorante giapponese da Gabriele Mainetti, scritto da Nicola scritto da Nicola Guaglianone del centro storico di Roma. Si al- Guaglianone col quale ha firmato e presentato durante la scorsa za, esce e vede una donna distesa anche il recente successo Lo chiamavano Mostra di Venezia come proget- accanto alla Fontana delle Tarta- to di lancio per un’autovettura, la rughe. Le va incontro e, una vol- Jeeg Robot. Un’opera modulare, nuova Renault Scenic. Un’opera ta avvicinatosi, si accorge che si scomponibile in sequenze intercambiabili, modulabile e interattiva, compo- tratta di una sirena, Aurora Ruf- composta da tre blocchi narrativi sta da tre blocchi narrativi la cui fino, che respira a fatica e chiede sequenzialità viene scelta dallo aiuto per raggiungere il mare. Sul- il cui ordine di rappresentazione viene spettatore tramite una piattafor- lo sfondo della scena immagini deciso dal pubblico tramite una piattaforma ma online che accoglie le scene. inquietanti illustrano la vita del- online. Cambiando la successione Col cambiare l’ordine delle se- la cucina del ristorante alle prese quenze si modificano del tutto con la macellazione del pesce de- sequenziale si modifica il senso trama e senso della narrazione, stinato al sushi. Nella scena suc- della narrazione, dando vita a sei racconti dando vita a sei storie differenti, cessiva un’auto sfreccia a tutta differenti nei quali a stravolgersi non è solo condivisibili sui social network, velocità, sui sedili posteriori è di- nelle quali a modificarsi non è so- stesa la sirena. Arrivato in spiag- la trama, ma anche la categoria valoriale lo l’andamento dell’azione, ma gia, l’uomo adagia la sirena sul- di appartenenza dei personaggi.

INTERNET E NUOVI CONSUMI 80 - 81

fice-degustatore. Cambiano così lanese EDI, e che estremizza l’in- del tutto non solo lo svolgimento terazione con lo spettatore tra- del racconto, ma anche le catego- sformandolo in qualche modo in rie valoriali di appartenenza dei co-sceneggiatore del film. In un personaggi, rese credibili in tutte processo di negoziazione totale le narrazioni grazie sia all’ambi- in cui il pubblico, attraverso il gio- guità stessa del mito della sirena, co dello spostamento dei modu- ora crudele creatura ammaliatri- li, diventa creatore di senso. “In ce ora docile regina degli abissi, un film ci sono sempre più signi- sia all’interpretazione dei prota- ficati, il lavoro che abbiamo fatto gonisti che riescono a mantenere è stato quello di sfruttare questa per tutto il tempo una certa am- caratteristica e farla emergere”, biguità d’espressione, con la qua- ha sottolineato Nicola Guaglia- le riescono a rendere le differen- none precisando come l’aspetto ti sfumature delle linee narrative più complicato sia stato l’indivi- che coinvolgono i personaggi. duare moduli che non solo fun- zionassero anche invertendoli, Un film esteticamente ricercato, ma che spostandosi riuscissero con una particolare attenzione a stravolgere il senso della narra- agli effetti speciali curati dalla mi- zione. Anche qui, come nel recen- te successo della coppia Mainet- ti-Guaglianone Lo chiamavano Jeeg Robot, si ritrova l’ingrediente sorpresa; difatti un elemento che appartiene a un certo immagina- rio (la sirena e il cinema america- no) viene inserito in un contesto spiazzante (Roma e il litorale la- ziale). In questo caso però scom- pare anche la classica struttura narrativa unidirezionale in tre at- ti - inizio, centro e fine (che risale alla poetica aristotelica) - per la- sciare spazio a una griglia aperta e interscambiabile, in cui ciascuna linea narrativa definisce una di- versa trama e differenti caratteri- stiche psicologiche ed estetiche dei personaggi.

la battigia e la guarda riprendere sta d’aiuto all’incontro in mare le forze. La sirena scivola in ac- tra uomo e sirena. Ciò che li tiene qua, lo ringrazia avvinghiandolo avvinti sott’acqua, più che attra- CREA LA TUA VERSIONE in un lungo bacio subacqueo per zione romantica, sembra essere DI NINGYO: poi prendere il largo. Una versio- una lotta implacabile, che non ha http://www.nuovascenic.renault. ne dal sapore romantico che met- pietà o rimorso alcuno e che pre- it/ningyo/#/tutorial te in scena una storia d’attrazione lude alla sequenza finale all’in- e amore impossibile tra l’uomo, terno del ristorante giapponese; salvatore, e la creatura selvaggia una squama rinvenuta in bocca che può finalmente ritornare al all’uomo elegante allude a un ma- suo ambiente naturale. Ha tutt’al- cabro pasto a base di donna-pe- tro sapore la versione Distacco, sce. Il protagonista del racconto, nella quale l’inversione d’ordine non più salvatore di creature mi- delle scene fa seguire la richie- steriose, si rivela spietato carne- GEOGRAFIE

MAPPAMONDO D’AUTUNNO

Mappa delle uscite italiane di ottobre e novembre, da Polignano all’Africa subsahariana.

di NICOLE BIANCHI

l viaggio inizia ad ottobre, su un terreno caldo, quello del re trionfa, nel seguito di una storia già nata nella scorsa stagione, tra I Sahel (deserto del Sahara a nord, savana del Sudan a sud, Monopoli e Polignano a Mare: Io che amo solo te – La cena di Natale, oceano Atlantico a ovest, Mar Rosso a est), terra di Mine, prosieguo del racconto diretto, per la seconda volta, da Marco Ponti, storia internazionale diretta dagli italiani Guaglione e Re- che ritrova anche gli stessi interpreti, Laura Chiatti e Riccardo Sca- sinaro, protagonista Armie Hammer (già The Lone Ranger e Operazio- marcio. Ma il sentimento, seppur nell’accezione più ampia del rac- ne U.N.C.L.E.), girata nell’isola spagnola di Fuerteventura – alcuni conto autobiografico, lo incontriamo anche in Fai bei sogni, regia di flashback e interni a Barcellona - ma ambientata nella zona subsaha- Marco Bellocchio, tra Torino, Roma e Sarajevo, tratto dall’omoni- riana del continente africano. Stesso periodo per una vicenda italia- mo romanzo scritto dal giornalista Massimo Gramellini. E, ancora, na, e completamente romana, sia nella narrazione che nella scelta un’altra forma d’amore, il desiderio di un figlio, per la storia di Clau- delle location, diretta da Roberto Faenza: La verità sta in cielo, sulla dio e Anna (Edoardo Leo e Anna Foglietta) in Che vuoi che sia, che sorte di Emanuela Orlandi, misteriosamente rapita nel giugno ’83. l’attore e regista romano interpreta e dirige tra la Capitale e Milano. Ma a Roma accade anche Qualcosa di nuovo secondo Cristina Co- Infine l’amore dell’amicizia e quello per il mestiere: sono infatti i Fal- mencini, che propone una necessaria riflessione sull’educazione chi di Toni D’Angelo ad essere al centro del gangster movie ambien- sentimentale dell’età adulta e non solo. E l’amore persiste - tra la Si- tato a Napoli e provincia. cilia e New York, una Grande Mela degli anni del dopoguerra rico- struita a Roma - con Pif, al suo secondo lungometraggio. Poi l’amo- GEOGRAFIE 82 - 83

Fai bei sogni, Bellocchio Finzione Torino, Roma, Sarajevo Set Torino, Roma, Sarajevo Che vuoi che sia, Leo Finzione Milano, Roma La verità sta in cielo, Faenza Set Milano, Roma Finzione Roma Set Roma

Qualcosa di nuovo, Comencini Finzione Roma Set Roma La cena di Natale, Ponti Finzione Polignano, Monopoli Set Polignano, Monopoli

Falchi, D’angelo Finzione Napoli e provincia Set Napoli e provincia

In guerra per amore, Pif Finzione Sicilia, New York Set Sicilia, Roma

Mine, Guaglione e Resinaro Finzione Africa subsahariana Set Spagna (Fuerteventura/Barcellona) MARKETING DEL CINEMA ITALIANO

SPARARSI UNA POSA MARKETING NEL CINEMA ITALIANO 84 - 85

to dal fotografo, ha un costo che posto come loro alla massiccia non tutti si possono permettere divulgazione dell’immagine, non (tra gli 800 e i 1000 euro). E in può farne un’ossessione”. situazioni limite come i festival Il “problema”, infatti, ha un al- cinematografici lo shooting so- tro identikit: la giovane attrice miglia più a uno speed-date che a italiana. Alfieri della generazio- iberi scatti in libe- un appuntamento di lavoro, con ne photoshop, i giovanissimi ve- L ro stato. In tempi di slot di sette minuti per realizzare dono nella post-produzione uno selfie e insta-posati al massimo una decina di foto da specchio magico che ne rifletta fai da te, di scatti fil- far approvare. “Il segreto in quei all’infinito la bellezza, possibil- trati, scatti rubati, foto virali e fo- casi è parlare con il talent prima mente priva di qualsiasi imperfe- toritocchi à la carte, prendere un di scattare - ci dice il fotografo di zione. Nell’ordine le tre richieste appuntamento con un fotogra- una nota agenzia internazionale più popolari di ritocco, avan- fo per realizzare un ritratto “da - anche a costo di sacrificare un zate al fotografo spesso duran- copertina” è un’operazione che minuto preziosissimo del tem- te lo shooting, sarebbero “assot- suona leggermente fuori tempo, po a disposizione. Gli attori sono tigliare” alcune parti del corpo, come prenotarsi una carrozza persone, e come tutte le persone “ammorbidire” le occhiaie, can- con l’iPhone. hanno le loro debolezze. Non è cellare le rughe. “Fluidificare” Eppure la realizzazione di un’im- detto che ciò che io trovo bello a l’immagine, per dare più spes- magine ufficiale, uno scatto fir- loro piaccia”. sore ad alcune zone e restringer- mato da un bravo fotografo che ne altre, e applicare quello che accompagni magari un’intervi- in gergo si chiama “trattamento sta su un giornale, è ancora una beauty”: aumentare la lumino- parte importante del lavoro che sità dell’incarnato per eliminare un attore compie sulla propria piccole imperfezioni come segni immagine. Molto più importan- dell’acne, arrossamenti, abrasio- te di quanto non si creda, alme- I segreti dello shooting fotografico, ni. Un’operazione che può im- no secondo i fotografi con cui ha dall’outfit al trattamento “beauty” pegnare, se effettuata sul primo parlato 8 ½: “L’attenzione degli piano di un volto, “fino a tre ore attori italiani per la propria im- dell’immagine. di lavoro”. magine oggi è altissima, a livelli Ecco così che l’immagine con- impensabili qualche anno fa”. E segnata alle copertine dei gior- a fare la differenza sarebbe l’en- nali, apparentemente naturale e trata in campo (o invasione di spontanea, si rivela spesso frutto campo) della moda. “Una volta di ILARIA RAVARINO di un lavoro a cavallo fra il mar- era il fotografo a scegliere l’out- keting cinematografico e quel- fit migliore per l’attore, a deci- lo del fashion. Un lavoro svolto dere quali vestiti fargli indossare dai fotografi per la maggior par- per creare insieme a lui la giusta te del tempo - esattamente come immagine - ci spiega un fotogra- brand, perché l’abito ‘butta ma- Ci sono poi soggetti particolar- avviene per i colleghi giornalisti fo - ma oggi non è più così. Oggi le’ o non si riconosce nel modo mente ossessionati dalla pro- - più davanti allo schermo di un è il publicist, o l’ufficio stampa, in cui è stato accordato”. L’atto- pria immagine, tanto che “gira computer che nel suo luogo d’e- a imporre un certo styling lega- re, naturalmente, può sempre ri- una black list fra i fotografi - ci di- lezione: la realtà. to a determinati brand”. Brand fiutarsi. E non tutti accettano di ce la nostra fonte - con una de- che l’attore contribuisce a ven- entrare nella macchina del fa- cina di nomi con cui nessuno di dere, prestando la sua immagine shion-marketing. Jasmine Trin- noi vorrebbe più avere a che fa- in cambio di un ritorno in abiti o ca, Elio Germano e Luca Mari- re”. In cima alla lista nera, senza accessori, senza responsabiliz- nelli sono tra i nomi che vengono grandi sorprese, ci sarebbe una zarsi eccessivamente. “Il brand citati più spesso, quando chie- donna: “Ma non vuol dire che non pretende un contratto da te- diamo se ci sia ancora qualcuno gli uomini non siano altrettanto stimonial ufficiale, che impegne- che non cede al compromesso capricciosi. E sarebbe sbagliato rebbe troppo l’artista. Gli basta (cui soccombono, va detto, tan- pensare che siano le donne più che indossi il suo marchio nelle to gli uomini quanto le donne). mature quelle più preoccupa- occasioni di massima visibilità”. Una volta scelto l’outfit, atto- te dallo scatto, o le star interna- Ma più che una relazione di mu- re e fotografo sono pronti per il zionali. Helen Mirren chiede so- tua solidarietà, quella imposta set. Un momento rilevante ma lo una particolare attenzione alle dal brand ha il sapore di una dit- non determinante, in termini di luci, Naomi Watts è velocissima tatura: “Può succedere che du- tempo, per la riuscita del lavo- ad approvare gli scatti e molto rante uno shooting io debba but- ro. Organizzare uno shooting in- disponibile a fidarsi del fotogra- tare un ritratto che magari piace dipendente dai meccanismi del fo. Non sono le celebrity interna- sia all’attore che a me, ma non al marketing, cioè pagato e idea- zionali il problema: chi è sotto- ANNI- VER- SARI

a 50 anni da Uccellacci e uccellini

Pier Paolo Pasolini firma la sua ottava opera per il cinema con Uccellacci e Uccellini, prodotto da Alfredo Bini, con la fotografia di Tonino Delli Colli, la colonna sonora di Ennio Morricone e la scenografia di Scaccianoce e Dante Ferretti. Interpretato da Ninetto Davoli e Totò, che a Cannes viene insignito della Menzione Speciale per l’Interpretazione, premio che si accompagna al doppio Nastro D’Argento: Miglior Soggetto Originale e Miglior Attore Protagonista, sempre per de Curtis.

Le foto della sezione ‘Anniversari’ sono state gentilmente concesse da: Archivio Fotografico della Cineteca Nazionale - Centro Sperimentale di Cinematografia. Si ringraziano Dott. Gabriele Antinolfi, Direttore CN; Dott.ssa Marina Cipriani, Responsabile ufficio Cineteca e Manifestoteca. Le fotografie sono di Dino Cavicchioli. ANNIVERSARI A 50 anni da... Uccellacci e uccellini 86 - 87 Creazione in stato di grazia di BRUNO TORRI

ra tutti i film di Pa- T solini, Uccellacci e uccellini (1966) è quello che ha avuto la gestazione più travagliata. Lo ha detto lo stesso autore, lo si ri- scontra nelle molte differenze tra la sceneggiatura originale e il film finito, lo conferma l’esclusione, dopo averlo girato, di uno dei tre episodi previsti; esclusione de- cisa dal regista presumibilmente per ristrutturare, con un diverso montaggio, il film stesso. Nono- stante tutti i dubbi e i ripensa- menti che hanno accompagnato la preparazione, Uccellacci e uc- cellini appare, quasi miracolosa- mente, come un’opera creata in uno stato di grazia, artisticamen- te compatta e compiuta, in cui si alimentano reciprocamente ispi- razione poetica ed elaborazione intellettuale. Nella filmografia pa- soliniana, inoltre, il film rappre- senta una svolta molto innovati- va, pur contenendo elementi di continuità con quelli precedenti, specialmente con la “trilogia del- la borgata”. Più in particolare, in Uccellacci e uccellini si ritrovano l’ambientazione (la borgata, ap- rico-semiologica sul cinema che tamente in evidenza la diversità punto) e la contaminazione stili- proprio in quegli anni aveva ap- dei due protagonisti e l’avvenuta stica caratterizzante La ricotta, un passionato e impegnato il regista. “mutazione antropologica” cau- altro capolavoro dopo lo splendi- Lo strumento della parafrasi cri- sata dal neocapitalismo, dal con- do esordio con Accattone. Mentre tica può forse aiutare a compren- sumismo e dal connesso “proces- del tutto nuove (o quasi) risulta- dere meglio il film e l’idea di cine- so di omologazione”, tutti eventi no l’articolazione episodica, qua- ma che vi è sottesa. Un padre e un storici che lo stesso autore aveva si frammentaria, del racconto, le figlio, Totò e Ninetto Innocenti diagnosticato e contestato. Totò soluzioni formali, le tipologie dei (un’onomastica che già orienta e Ninetto, che vengono non si sa personaggi, le tematiche tratta- l’interpretazione), camminano in da dove e vanno non si sa dove, te. Innovazioni che, nel loro in- un’assolata strada della periferia si fermano, sempre momenta- sieme, connotano e aprono una romana, in cui è ben visibile, per neamente, in diversi luoghi e nuova fase dell’attività registica la presenza di grandi cantieri e fanno diversi incontri, tra cui un di Pasolini, da lui stesso defini- per i comportamenti degli abitan- corvo parlante, che si rivela su- ta “cinema d’élite”; fase anche ti, la città che sta fagocitando la bito come il terzo protagonista conseguente alla riflessione teo- borgata. Pasolini mette immedia- del film, l’altro polo dialettico rispetto ai primi due. Questo pro- regista, e quindi che Uccellacci e so”, dell’“orrore borghese”, di un tagonista, che porta immediata- uccellini sia un’opera marcata- “nuovo fascismo”. Peraltro, Totò mente Uccellacci e uccellini in una mente autobiografica, nella quale e Ninetto sono, a modo loro, dei dimensione favolistica e surreale, si può scorgere la problematica “filosofi”, nel senso che pren- parla in continuazione, ma solo posizione ideologica di Pasolini dono sempre la vita con filoso- a Totò e Ninetto, per dire molte e, insieme, il suo persistente im- fia, cioè così com’è, seguendo i cose corrispondenti alle idee, e pegno morale e civile. propri istinti, in primo luogo per alle contraddizioni, di un intel- Il corvo si propone, esplicitamen- cercare di soddisfare i loro biso- lettuale marxista che ha avvertito te, come “compagno di strada” e, gni primari (il mangiare, il sesso). in anticipo la crisi dell’ideologia implicitamente, come pedagogo Con il massimo di carica vitale e, (e del comunismo italiano), che di Totò e Ninetto, sia per cercare insieme, di rassegnata accetta- malinconicamente considera or- con loro un dialogo, sia per aiutar- zione, agiscono assecondando mai scaduto il suo mandato so- li ad acquisire una coscienza (an- unicamente la loro natura e mi- ciale, ma che, nonostante la sua che politica). Due propositi de- metizzandosi con la realtà data. visione pessimistica del presente, stinati al fallimento a causa della Realtà che ritengono immodifica- intende ancora profetizzare l’av- distanza, in quel momento incol- bile e che li porta di volta in volta vento, in un futuro non si sa quan- mabile, tra un colto e tormentato ad adattarsi spontaneamente alle to vicino o quanto lontano, di altri intellettuale progressista e due circostanze. Quindi diventano filosofi nuovamente al passo con persone forzatamente ignoran- deboli, e servili, con i forti (come i tempi e pertanto in grado, come ti, che ancora non sono entrate il loro padrone di casa, che sim- Marx, di capire (capire per cam- con consapevolezza nella Storia, boleggia i modi e il carattere della biare) il mondo. Senza troppe mentre incombe, per riprendere borghesia, o più precisamente, forzature, si può affermare che il terminologia e categorie pasoli- della piccola borghesia, quella corvo, in definitiva, sia un fanta- niane, un “Dopostoria” portatore tipicamente romana del cosid- sioso travestimento dello stesso di “uno sviluppo senza progres- detto “generone”), e, allo stesso ANNIVERSARI A 50 anni da... Uccellacci e uccellini 88 - 89

modo, diventano forti, e cattivi, uccelli, i falchi e i passeri. La mis- per la prima volta in pratica, sep- con i deboli (come la famiglia po- sione fallisce, ma San Francesco pure inconsapevolmente, il suo verissima, cui hanno affittato una esorta i due frati a tentare ancora. ultimo indottrinamento consi- loro casupola semidiroccata, che Questa trasposizione temporale stente in un’altra citazione, quel- simboleggia la condizione umana funziona narrativamente come la del filologo Giorgio Pasquali e la fame del Terzo Mondo, non- una specie di controcanto al di- secondo cui “i maestri vanno ché la sua prossimità). scorso complessivo del film e ai mangiati in salsa piccante”; e for- Durante il loro continuo deambu- significati, più ambigui che uni- se qualcosa del corvo e delle sue lare, il corvo rivolge a Totò e Ni- voci, di cui è tramite. Già nella parole resterà davvero dentro di netto delle domande, cui questi riproposta degli stessi attori, la loro come “nutrimento” non solo non sanno o non vogliono rispon- coppia fra’ Cicillo e fra’ Ninetto materiale. Le ultime immagini del dere; elargisce una serie di lezioni riecheggia, nei loro atteggiamenti film mostrano, in un finale chiara- ascoltate con scarsa attenzione, e nelle loro interazioni, i rapporti mente chapliniano, Totò e Ninet- accompagnata qualche volta da familiari e complici tra Totò e Ni- to ripresi di spalle mentre si allon- atteggiamenti e risposte irridenti; netto; mentre, allo stesso modo, tanano camminando su un’altra e inoltre racconta, sempre a fini il loro picaresco andare non si strada periferica: chiudendo così pedagogici, una storia – un’altra risolve in una meta raggiunta, ma l’andamento circolare del film, ma favola, con valenza di apologo – resta qualcosa di misterioso, che lasciandone sospeso il senso ulti- ambientata nel Medioevo, che ha sembra confermare l’esergo del mo, ovvero, rendendolo disponi- come protagonisti due frati (fra’ film scelto da Pasolini: “Dove va bile a più chiavi di lettura. Cicillo e fra’ Ninetto) ai quali San l’umanità? Boh!” (succo di una Il tracciato diegetico, qui sopra Francesco affida, con marxiano lunga intervista a Mao, fatta da ripercorso in modo sommario, slancio utopico-rivoluzionario, Edgar Snow). Poi Totò e Ninetto, non dà sufficientemente conto la missione di convertire alla pace stufi di ascoltare le prediche del dei molti temi implicati negli in- e all’amore due diverse classi di corvo, lo mangiano, mettendo contri fatti da Totò e Ninetto nel corso del loro cammino; temi – come, tra gli altri, la morte, i mali e le guerre provocati dall’a- vidità proprietaria, i rapporti tra ragione, fede e irrazionalità – che gli stessi Totò e Ninetto, e il loro saccente accompagnatore, di volta in volta commentano; e che quindi nel film finiscono per tro- vare una trattazione, magari solo per accenni. Ma a questo punto la “lettura” di Uccellaci e uccellini deve spostarsi dal che al come di questa trattazione, dalle compo- nenti contenutistiche alle scelte formali, anche per meglio accer- tare l’unità di forma e contenuto. Si è anticipato che la “scrittura” filmica di Uccellacci e uccellini contiene diversi fattori innovati- vi. Uno di questi, forse il più de- terminante nella composizione formale, consiste nell’uso molto libero della cinepresa che ha con- sentito una maggiore varietà di movimenti e di inquadrature, a cominciare dai frequenti ricorsi ai campi lunghi, sia per dimen- sionare i protagonisti nello spa- zio ambientale, sia per indicare i rapporti tra la borgata e la città. Rispetto ai film precedenti, inol- tre, Uccellacci e uccellini rinuncia ai canoni del realismo e dell’epica, per invece sperimentare un altro tipo di narrazione, qui sopra già definito favolistico e surreale. Va nella coppia Totò e Ninetto. Sono puro”. Affermazione che forse anche osservato che, mentre in proprio Totò e Ninetto, sempre sottintende una qualche riserva precedenza Pasolini si richiama- al centro della scena e inimma- estetica, ma che di certo esprime va soprattutto a fonti pittoriche ginabili separatamente, che con un legame profondo tra lo stesso e al suo coltivato gusto figurativo la loro mimica facciale, la loro ge- Pasolini (l’artista, l’intellettuale) per rappresentare la realtà este- stualità, le loro parole dettate da e la sua opera. D’altronde, quanto riore, in Uccellacci e uccellini è pro- una primitiva, incolta “saggezza”, l’autore si sia esposto e sia stato prio il cinema stesso che diventa portano nel film una venatura coinvolto da Uccellacci e uccellini la principale guida dello sguardo umoristica e, in molti tratti, un’at- lo si può desumere anche dai suoi pasoliniano, come anche dimo- mosfera gioiosa. Attraverso un film immediatamente successivi, strano alcune tecniche utilizzate Totò grandissimo nella sua arte due mediometraggi nuovamen- per visualizzare la narrazione (ad attoriale e un Ninetto che risulta te interpretati come protagonisti esempio, il fermo-immagine o persino qualcosa di più di un’ot- principali da Totò e Ninetto Da- l’accelerazione del movimento tima spalla, attraverso questa voli. Sono La terra vista dalla luna tipica dei vecchi film comici). endiadi poetica, Pasolini, mentre e Che cosa sono le nuvole: altre due Le composite soluzioni formali di lascia trapelare tutta la sua em- favole surreali, dove i due attori Pasolini sembrano avere una du- patia verso i suoi personaggi, ri- ripropongono, con poche varianti, plice, e complementare, ragione esce anche a dotare il film di una analoghe dinamiche intersoggetti- fondante: una ragione propria- misurata leggerezza e a liberare ve e dove vengono ripresi molti dei mente ideologico-politica che espressivamente una parte molto temi e dei modi espressivi presenti conferisce a Uccellacci e uccellini intima e segreta della sua perso- in Uccellacci e uccellini. Tutto ciò a un taglio anche “saggistico” e che nalità, che lui stesso chiamava “la ulteriore riprova di quanto que- soprattutto nel “personaggio” del mia parte mozartiana”. sto film, già “croce e delizia” per corvo trova l’equivalenza spet- Dopo avere ultimato Uccellacci Pasolini nei suoi diversi momenti tacolare e comunicativa; e una e uccellini, Pasolini lo definì con realizzativi, abbia continuato a re- ragione propriamente estetica, ri- questi termini: “non è il mio film stargli dentro e, insieme, gli abbia solta in altra maniera, soprattutto più bello ma è il mio film più aperto nuovi percorsi creativi. ANNIVERSARI A 50 anni da... Uccellacci e uccellini 90 - 91 I FUNERALI

DI TOGLIATTI di B.T.

a morte di Palmiro dussero in nuove forme di lotta Lizzani, Lino Miccichè, Glauco icastici dall’esclusione del com- L Togliatti, nell’ago- sociale. Di tutto questo, anche il Pellegrini, Elio Petri, Sergio Tau, mento, saranno usate anch’esse sto del 1964, fu un cinema italiano è stato testimone Paolo e Vittorio Taviani, Marco come materiale di repertorio nel evento storico di partecipe. L’Italia di Togliatti è un Zavattini, Valerio Zurlini) i quali, “discorso”, artistico-culturale e grande rilievo, non solo per il Par- documentario collettivo prodot- per tre giorni e tre notti, “riprese- politico-ideologico, di due film: tito Comunista Italiano. Come si to dal PCI allo scopo di ricordare ro” l’avvenimento. Ed è proprio Uccellacci e uccellini di Pasolini e capirà meglio in seguito, questo e celebrare, per mezzo del com- in questa seconda parte visiva Sovversivi di Paolo e Vittorio Ta- evento segnò, anche simbolica- mento, il suo leader subito dopo che, grazie anche alla (pur rela- viani. Pur rivelando motivazioni mente, l’inizio di una nuova fase la sua scomparsa. La parte visiva tiva) obiettività propria del cine- personali diverse e diverse scelte storica che, nei suoi aspetti pecu- è composta da materiale di re- ma documentaristico, vengono espressive da parte dei rispettivi liari e nella sua portata, cominciò pertorio di varia provenienza, che evidenziati il profondo dolore e registi, entrambi i film finiscono a manifestarsi negli anni imme- ripercorre l’intera vita politica di la grande partecipazione di quel- per trattare tematiche sostanzial- diatamente successivi, quando le Togliatti, e da altri filmati apposi- la larga parte del popolo italiano mente analoghe e per confessare dinamiche storico-sociali porta- tamente realizzati durante i suoi che in Togliatti vedeva una guida un comune disagio politico ed rono maggiormente in evidenza funerali. Questa seconda com- sicura per arrivare a una società esistenziale. In Uccellacci e uccel- altre istanze collettive, altre con- ponente visiva era stata affidata più giusta. Esattamente un paio lini Pasolini usa alcuni di questi flittualità, altre linee di pensiero a un gruppo di registi comunisti di anni dopo, per una coinciden- fotogrammi soprattutto per sot- politico, che allora erano ancora o comunque di sinistra (Gianni za non del tutto casuale, brevi tolineare l’estraneità di Totò e Ni- allo stato embrionale e che verso Amico, Giorgio Arlorio, Libe- sequenze e intense immagini netto rispetto a un avvenimento la fine di quel decennio si tra- ro Bizzarri, Citto Maselli, Carlo di questi filmati, resi ancor più storico che loro, ancora costretti a vivere nella “Preistoria”, non (ri)conoscono e si limitano a guardare distrattamente, proprio come avevano fatto in preceden- za quando avevano incontrato un corteo operaio. In Sovversivi, il fulcro dell’impianto narrativo è costituito proprio dai funera- li di Togliatti, cui partecipano i protagonisti di una vicenda co- rale che racconta le motivazioni e le reazioni di alcuni comunisti, i quali hanno così l’occasione di fare i conti con se stessi, con la loro militanza politica, con i loro problemi soggettivi, con le loro speranze. Tra di loro c’è anche un giovane, una specie di pre-ses- santottino (interpretato dall’e- sordiente Lucio Dalla), il quale, di fronte alla bara di Togliatti, non del tutto sottovoce dice: “era l’o- ra”. Considerati insieme, aldilà delle loro specificità stilistiche e narrative, i due film rappresen- tano un caso molto significativo di inferenza, di singolare reci- procità, tra storia e cinema: non solo “il cinema come agente della Storia”, come ci hanno insegnato gli studiosi francesi degli Annales, ma anche la Storia come agente del cinema. PUNTI DI VISTA

IL PRODUTTORE, UN MODERNO RABDOMANTE di SIMONE ISOLA

laudio Caligari e vo che essa stessa suscita in noi; C Alfredo Bini. Due mai come oggi siamo stati così tessere dello stesso circondati da figure ed immagini. puzzle, due storie lontane eppur vicine che hanno A ciò si aggiunge un imponente incrociato il mio percorso profes- sviluppo dell’aspetto visivo del vivere umano, con l’attenzione sionale e che hanno tracciato un crescente nel modo di rappre- solco profondo nella mia idea di sentarsi. Immagine come rappre- cinema. Storie che, oltre a lasciar sentazione di noi stessi. E i social mi un bagaglio di emozioni, por- network testimoniano il bisogno tano a riflettere sull’essenza stes-- costante, a volte quasi ossessivo, sa del mio ruolo. Si parla ormai da di puntellare il proprio “status” decenni di civiltà dell’immagine, sociale attraverso la comuni- dell’assoluto potere comunicati- cazione delle proprie idee e PUNTI DI VISTA 92 - 93

l’autodifesa della proprio ruolo. Ho potuto verificare sul campo il macigno dei pregiudizi che i gio- vani produttori si ritrovano come invisibile bagaglio nel loro percor produzione culturale che ricerchi so professionale. È comprensibile - le istanze più “nascoste” e possa a che il pubblico generalmente non nei confronti degli scrittori, degli sua volta stimolare porzioni quie- sappia cosa sia un produttore e se attori, del musicista, dell’opera- scenti di pubblico. Ed è solo così lo immagini perlopiù un miliar tore e, viceversa, di tutti i singoli che si ottengono le “eccellenze”, dario, o un furbastro mediatore di - o le categorie nei riguardi degli sia artistiche che commerciali, affari, il sentire comune intende altri, non possono concreta- lanciandosi nella sperimentazio- al massimo “quello che mette i mente esistere ed essere in tutti ne e registrando i risultati positivi soldi” o ancora uno che, beato lui, i sensi riconosciuti e protetti se ma anche i fallimenti. La riuscita corrompe ragazzine inseguendole non attraverso il fulcro rappre- infatti di un “prototipo” non si può sui set; insomma tutto, meno quel sentato dal produttore. Se a ciò che decretare dopo la sua messa in professionista che è o dovrebbe si aggiunge la facoltà di scelta che opera. Sono scelte professionali essere. O peggio un individuo che è la caratteristica precipua del che ti condannano naturalmente sperpera denaro pubblico. suo ruolo, si può ben dire che in alla marginalità industriale, specie A questo intrico di definizioni mi caso di film riuscito non sempre se portate avanti senza compro- piace contrapporre proprio quel- sia merito del produttore, ma nel messi. E per le quali si può pagare la offerta da Alfredo Bini, che de- caso di un film sbagliato la colpa un prezzo molto alto, tra cui a vol- scrive quello del produttore come in ogni caso te la forzata inattività. uno dei pochi mestieri rinasci- gli deve essere attri- Ora che la nuova legge cinema mentali ancora possibili (a parte buita. Esser un buon produttore è sul tavolo, credo sia doveroso gli artisti individuali e gli artigia- vuole dire compiere scelte cor- riservare attenzione a chi ha nel- ni, che però si limitano a operare rette, oneste, tenendo conto del la ricerca il principale obiettivo nella loro specifica attività); si contesto sociale e di mercato nel della propria attività artistica e tratta di un uomo con conoscen- quale si opera. Eppure intendere produttiva. Solo così si può scon- ze ed esperienze diverse, e di vita, in questi termini il proprio ruolo giurare la dispersione di talenti che è in grado di influenzare le va- vuol dire collegare tale figura alla ed evitare che voci fuori dal coro rie componenti che concorrono produzione di prototipi più che siano costrette al silenzio. E ciò ri- a realizzare il prodotto, ed avere alla serialità industriale. E in que- guarda - mai così uniti nelle critici- la consapevolezza della totalità e sto nasce l’apparente marginalità tà dei rispettivi ruoli - autori e pro- della finalità dell’opera. Solo at di alcuni autori e produttori. Senza duttori. Alla ricerca di linguaggi e traverso la figura del produttore, creatività non c’è innovazione, e la - di rappresentazioni sempre più anche dal punto di vista pratico e stessa creatività è necessaria per inusuali, forse lontani dall’indu- giuridico, si concretizzano i diritti estrarre dalla realtà le opportuni- stria e dalla pianificazione indu- di tutti i partecipanti alla creazio- tà per il cambiamento. Saper rin- striale, ma vicini ad un immagina- ne dell’opera. Il diritto del regista tracciare, riconoscere, coltivare e difendere tale creatività sono i pri- rio ancora da costruire, così come mi impegni del produttore cine- il rabdomante che sente sotto il matografico che non intende solo terreno i filoni di metalli prezio- “creare” e a sua volta “replicare” si. Una strada insidiosa, percorsa l’oggetto artistico trovandogli una solo da uomini appartati, appa- collocazione nel mercato, ma vuo- rentemente schivi, che credo valga le rilanciare costantemente una ancora oggi la pena affrontare. el colpo. Compli- B menti. E non è la pri- ma volta. Alla Mo- SE CI SI stra di Venezia vince il regista filippino Lav Diaz con The Woman Who Left. Quattro ore di film “in rigoroso bianco e ne- DIVERTE ro” (facciamo il mestiere da qual- che decennio, mai visto un bianco e nero sbracato o conciliante), ro- ba che nessuno spettatore avrà vo- NON È ARTE glia di vedere. Giustamente: la tra- ma da melodramma ci sarebbe - la di MARIAROSA MANCUSO protagonista esce dal carcere do- po 30 anni, non aveva commesso il fatto, magari vuole vendicarsi. Ma il regista-artista preferisce le crisi e gli svenimenti in tempo reale, e un grand tour tra i miserabili di Mani- la, anno 1997. Non è la prima volta che presi- denti di giuria premiano tito- li lontanissimi dal proprio cine- ma. Come se si vergognassero di qualcosa, o dovessero pagare pe- gno all’impegno. Sam Mendes ha vinto l’Oscar con American Beau- ty - era il suo primo film, a 35 an- ni - e ha fatto ripartire la saga di James Bond con Skyfall: entram- bi spettacolari e smaglianti di in- telligenza (premiati dagli incassi che servono a produrre altro ci- nema, si spera altrettanto spetta- colare e smagliante di intelligen- za, così funziona il meccanismo). C’è da chiedersi perché abbia sentito il bisogno di espiare re- galando il Leone d’oro a un film che avrà fatto sonnecchiare an- che lui (certi piani sequenza so- no così statici da far venire il so- spetto di un guasto in cabina di proiezione). Come c’era da chie- dersi perché Tim Burton, al Festi- val di Cannes 2010, diede la Pal- ma d’oro a Lo zio Boonmee che si PUNTI DI VISTA 94 - 95

ricorda le vite precedenti del tailan- dese Apichatpong Weerasethakul (tornammo a casa dalla Croiset- te, tutti commentavano l’ultima puntata di Lost appena andata in onda). Sempre a Venezia, nel 2012, il presidente dalla giuria Mi- chael Mann fece trionfare - con sovrano disprezzo del botteghino - Pietà di Kim Ki-duk. Abbiamo una risposta maligna. E una risposta un po’ meno maligna. Prima la maligna: Sam Mendes e altri presidenti di giuria dalle scel- te schizofreniche temono la con- correnza, quindi premiano registi di super-nicchia. Damien Chazel- le, che meritava il premio, a 31 anni ha già vinto tre Oscar con Whipla- sh, e chissà quanti ne vincerà con La La Land (e se non è concorren- za questa, altra non ce n’è). La meno maligna ha a che fare con il ricatto della cultura e dell’arte. Come nei sondaggi, a dare certe risposte uno si vergogna, quindi risponde in modo da far bella fi- gura. Invece di premiare un film che porterà la gente al cinema e la farà uscire felice e soddisfat- ta, il regista in cerca del patenti- no di intelligenza premia il titolo più ostico e noioso del concorso. Se ci si diverte non è arte, lo san- no tutti. Dare il Leone d’oro a Lav Diaz - qui si è contenuto, i cinefili ancora più duri e più puri preferi- vano i suoi film di otto ore - cer- tifica che non sei solo il regista di James Bond. Hai cuore e sensibi- lità artistica, sei aperto al nuovo e al diverso (mica come certi ame- ricani beceri che girano di questi tempi). Mai e poi mai faresti lo sbaglio di premiare un film che vale il prezzo del biglietto.

BIOGRAFIE

PIETRANGELO SIMONE FRANCESCO YVON BRUNO BUTTAFUOCO ISOLA MUNZI THIEC TORRI

Giornalista e scrittore. Di- Socio fondatore della so- Sceneggiatore e regista. Yvon Thiec è delegato ge- Nato nel 1932 a Genova, rigente giovanile del Mo- cietà di produzione Ki- Debutta nel 2004 con Sai- nerale di EUROCINEMA, ha svolto attività di criti- vimento Sociale Italiano, merafilm, con la quale ha mir. Il film riceve la men- associazione che riunisce co cinematografico, or- dal 1991 è componente del contribuito alla realizza- zione speciale del Premio produttori di cinema e ganizzatore culturale, do- Comitato centrale del par- zione di opere come Et in Luigi De Laurentiis Ope- televisione a livello euro- cente universitario. Con tito e poi, dal congresso terra pax di Matteo Bo- ra Prima a Venezia e ot- peo. Già consigliere del Lino Miccichè ha fondato di Fiuggi, è componente trugno e Daniele Colucci- tiene cinque candidatu- Parlamento europeo, ha la Mostra Internazionale dell’Assemblea naziona- ni, La mia classe di Danie- re ai Nastri d’argento, due compiuto studi di Diritto del Nuovo Cinema di Pe- le di An, fino al 2003. Nel le Gaglianone, Non essere ai David di Donatello, e e Scienze Politiche. Ri- saro, di cui è attualmente 2007-2015 è presidente cattivo di Claudio Caligari. viene nominato all’Euro- cercatore presso l’Istituto presidente del Comitato del Teatro Stabile di Ca- Nel 2015 ha diretto il suo pean Film Awards per la universitario europeo di Scientifico. Ha pubblicato tania. Collabora con La7, primo lungometraggio, miglior rivelazione - Prix Firenze, ha contribuito numerosi saggi per volu- Rai5, Radio24 per produ- Alfredo Bini ospite inatteso, Fassbinder. Vince il Na- alla creazione di EURO- mi collettanei e alcuni li- zioni di politica e attua- vincitore del Nastro d’ar- stro d’argento al Miglior COPYA. Ha fondato, con bri. È stato direttore della lità. Ha scritto anche per gento come Miglior Do- Regista Esordiente ed Frédéric Sojcher, Mario programmazione dell’En- “Panorama”, “la Repub- cumentario della sezione è candidato all’analogo Ricciardi e Jean-Pierre te Autonomo Gestione Ci- blica”, “Il Sole 24 Ore”: at- Cinema spettacolo e cul- David di Donatello. Nel Benghozi, l’EASS (Eu- nema e direttore generale tualmente scrive per “Il tura. 2008 realizza Il resto del- ropean Audiovisual Se- dell’Istituto Luce. Fa par- Foglio” e “Il Fatto Quoti- la notte, presentato nella minars), che riunisce a te del Comitato scientifi- diano”. Il suo articolo è a pag. 92 Quinzaine des Réalisat- Torino esperti del settore co della Storia del Cinema eurs del Festival di Can- audiovisivo. Ha pubblica- Italiano edita dal Centro Il suo articolo è a pag. 12 nes. Nel 2014 presenta in to numerosi saggi e artico- Sperimentale di Cinema- concorso a Venezia Ani- li su riviste specializzate e tografia e da Marsilio. me nere: il film è stato ac- di settore. È stato insigni- colto con tredici minuti to dell’Ordine delle Arti e Il suo articolo è a pag. 87 di applausi, ricevendo re- delle Lettere dal ministero censioni entusiastiche sia della Cultura francese. dalla critica italiana che da quella internazionale; Il suo articolo è a pag. 50 riceve sedici candidatu- re ai David di Donatello 2015, vincendone 9. Il suo ultimo lavoro è il docu- mentario Assalto al cielo.

Il suo articolo è a pag. 25 SUL PROSSIMO NUMERO IN USCITA A DICEMBRE 2016

SCENARI Ha ancora senso il doppiaggio dei film?

INNOVAZIONI Sarà il teatro il vero cinema 4D ?

CONFESSIONI I film che non abbiamo visto

FOCUS Il cinema in Australia

ANNIVERSARI A 50 anni da Incompreso Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale -70% - Aut. GIPA/C/RM/04/2013

5 0 0 0 6 3 0 0 9 5 5 1 8 2 2 ISSN 2281-5597 7 7 9

) The Town Affleck, (Ben La mattina la gente si sveglia e dice: "Da oggi cambio vita!". oggi cambio "Da e dice: si sveglia La mattina la gente mai. non lo fa Invece ) Il di orchidee ladro Jonze, (Spike Il cambiamento non è una scelta. Avviene, e tu ti ritrovi diverso. e tu ti ritrovi Avviene, non è una scelta. Il cambiamento