Uno Standard Variabile. Linee Evolutive E Modelli Di Lettura Della Lingua D’Oggi

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Uno Standard Variabile. Linee Evolutive E Modelli Di Lettura Della Lingua D’Oggi UNO STANDARD VARIABILE. LINEE EVOLUTIVE E MODELLI DI LETTURA DELLA LINGUA D’OGGI a cura di Giuseppe Polimeni e Massimo Prada Quaderni di Italiano LinguaDue 2 _______________________________________________________ © ITALIANO LINGUADUE, 2019 Università degli Studi di Milano www.italianolinguadue.unimi.it ISSN 2037-3597 Direzione Silvia Morgana, Giuseppe Polimeni, Massimo Prada Comitato scientifico Massimo Arcangeli Monica Barsi Franca Bosc Gabriella Cartago Michela Dota Andrea Felici Pietro Frassica Giulio Lepschy Michael Lettieri Edoardo Lugarini Danilo Manera Bruno Moretti Silvia Morgana Franco Pierno Giuseppe Polimeni Massimo Prada Maria Cecilia Rizzardi Giuseppe Sergio Paolo Silvestri Roberto Ubbidiente Redazione Edoardo Lugarini (direzione) Franca Bosc Michela Dota Valentina Zenoni UNO STANDARD VARIABILE. LINEE EVOLUTIVE E MODELLI DI LETTURA DELLA LINGUA D’OGGI Università degli Studi di Milano, 22-23 novembre 2017 a cura di Giuseppe Polimeni e Massimo Prada INDICE Dove corre la lingua 1 Giuseppe Polimeni, Massimo Prada Tra standard, neostandard e substandard: variazioni nei quotidiani odierni 3 Ilaria Bonomi Minimi linguistici nei film di Carlo Verdone 15 Mario Piotti Italiano in variazione: realizzazioni filmiche della lingua dei nuovi migranti 28 Marta Idini L’italiano per vocazione. Aspetti metalinguistici nella narrativa di Igiaba 57 Scego Edoardo Buroni Dismatria e le altre (formazioni neologiche di autori stranieri in italiano) 105 Gabriella Cartago Variazione linguistica nei commenti su Facebook 112 Mirko Tavosanis «Like per chi adora like me». Il cyberitaliano dei minorenni in un corpus di 126 commenti su YouTube Michela Dota Note sulla sintassi e sulla testualità della scrittura saggistica contemporanea 167 Francesca Gatta DOVE CORRE LA LINGUA Giuseppe Polimeni, Massimo Prada1 La lingua corre: mai come oggi – in un momento in cui tutti, giornali in testa, lo notano e cercano di farlo notare – pare di averne consapevolezza. Cambiano gli usi, si trasformano le abitudini, e sulla distanza che corre tra un messaggio postato su Facebook e la lettera scritta a un amico da un giovane di 25 anni fa, si misura l’entità di uno scarto che ad alcuni appare sconcertante. Eppure stupirsi non è sufficiente: occorre prendere coscienza dei cambiamenti, perché, se la lingua muta, sempre e per ciascuno di noi, oggi più che mai, è proprio nella consapevolezza delle trasformazioni in atto che – secondo le parole scritte da Giovanni Nencioni nella sua meritatamente celebre Autodiacronia linguistica – possiamo sentirci «elemento fattivo e responsabile di una storia», che scorre con noi e intorno a noi. È un fine – quello della consapevolezza delle dinamiche linguistiche odierne – che appare importante non solo per i risvolti sociali evidenziati da Nencioni, ma anche per le sue ricadute scientifiche: per le prospettive descrittive, quelle analitiche e quelle metodologiche; un obiettivo per il raggiungimento del quale ha voluto fornire un sia pur minimo contributo il convegno che si è tenuto a Milano il 22 e 23 novembre 2017 e a cui è stato dato il titolo di Uno standard variabile. Linee evolutive e modelli di lettura della lingua d’oggi. Fine degli organizzatori è stato in primo luogo quello di sollecitare all’individuazione di serie di fenomeni evolutivi significativi e, se possibile, al loro inquadramento in un modello che consentisse di rendere conto degli orientamenti evolutivi prodotti dal gioco tra gli utenti della lingua e le strutture linguistiche, tra la società e il codice. I mutamenti – i saggi che qui si raccolgono lo mettono bene in evidenza – si offrono con particolare evidenza negli ambienti linguistici più attivi, quelli cioè in cui le forze dinamizzanti sono in grado di generare le tensioni più forti: sui giornali; nel cinema; nei nuovi media, specie in quelli sociali e specie tra i più giovani; sulle piazze, tra gli alloglotti e nella loro esperienza di parlanti dismatriati, deprivati della lingua che hanno appreso dalla labbra materne; ma anche nelle aree di spiaggiamento linguistico, ove si incontrano, come lungo una faglia, correnti di resistenza dell’antico e dell’arcaico – delle varietà regionali e dei dialetti, ad esempio – e spinte evolutive – delle “nuove” lingue e dei nuovi parlanti – che a volte, nel loro rendere tangibile quasi telluricamente un sistema di attriti, sono registrati anche dalle scritture letterarie. Né è solo una questione linguistica in senso stretto: sono in gioco anche la dimensione testuale e pragmatica, quando dalla colluvie delle neoscritture e da una neolingua che pare avere rotto gli argini, con il consenso – si badi bene – di molti di noi, sono discussi implicitamente o esplicitamente paradigmi testuali, modelli acquisiti, attese consolidate. Quella delle neolingue appare, proprio per questo, una questione che chiama in causa problemi più generali e complessi, come quello della percezione da parte dei parlanti dei mutamenti in corso e degli stigmi che essa eventualmente alimenta; o quella del modo in 1 Università degli Studi di Milano. Uno standard variabile. Linee evolutive e modelli di lettura della lingua d’oggi 1 cui la scuola potrebbe (o dovrebbe) rispondere alle sollecitazioni che vengono dal mondo che ruota fuori dalle aule; o ancora di ciò che la società potrebbe (dovrebbe?) fare mentre la corrente delle ristandardizzazioni la attraversa: osservare? Regolare? Fissare (sempre che si possa)? Lasciar correre? A dipanare, per quanto possibile, l’intricata matassa dei problemi aperti e delle questioni da dirimere, contribuiscono certamente i contributi raccolti in questo volume, che del convegno presenta gli atti. Agli amici e ai colleghi che hanno cooperato alla buona riuscita delle giornate milanesi, in attesa di cogliere i frutti copiosi della loro riflessione, vanno i nostri ringraziamenti per la loro partecipazione. Le loro parole, ancora una volta, ci hanno fatto crescere, là dove corre la lingua. Uno standard variabile. Linee evolutive e modelli di lettura della lingua d’oggi 2 TRA STANDARD, NEOSTANDARD E SUBSTANDARD: VARIAZIONI NEI QUOTIDIANI ODIERNI Ilaria Bonomi1 1. ASPETTI GENERALI 1.1. Sulla differenziazione linguistica dei quotidiani Questo intervento, rivolto in particolare a documentare recenti tendenze sul piano grammaticale, nasce dalla constatazione che i quotidiani, sia cartacei che on line (d’ora in poi OL), mostrano negli ultimi tempi l’accentuazione di alcune tendenze che ne hanno caratterizzato la lingua negli ultimi decenni, evidenziando una crescente differenziazione comunicativa e linguistica originata in buona parte, io credo, dall’orientamento politico, e segnalata in studi di una decina di anni fa2. Una differenziazione che investe soprattutto i piani del lessico e della sintassi/interpunzione3, ma poco, da quello che è risultato anche dall’indagine che ho condotto, il piano grammaticale. O meglio, questo livello mostra una differenziazione, come vedremo, soprattutto in relazione all’uso del discorso diretto (d’ora in poi DD), mentre l’orientamento politico, determinante per lessico e sintassi, interviene molto poco sul piano morfosintattico. Ho inteso verificare per l’oggi questo risultato di studi precedenti, e insieme esaminare se e come il dilagante uso del DD incida sul piano grammaticale nei diversi giornali, nella evidente linea di apertura verso il parlato, documentata anche di recente4. Il lavoro si è svolto abbinando due direzioni di indagine: da una parte un’analisi di diverse testate5, a prescindere dalla loro diffusione, mirata a individuare tendenze linguistiche legate allo schieramento politico, con particolare attenzione alla morfosintassi. Accanto ai giornali nazionali principali, Corriere della Sera (d’ora in poi CS), La Repubblica (d’ora in poi RE) e La Stampa (d’ora in poi ST), ho esaminato alcuni numeri de Il Foglio, Il Fatto quotidiano, Il Giornale, Libero, La verità, Il Manifesto, Democratica, Il Dubbio. Non mi è sembrato necessario procedere a un’indagine distinta tra versione cartacea e OL, soprattutto perché com’è noto e documentato da altri studi, la differenza tra cartacei e OL 1 Università degli studi di Milano. 2 Alcuni studi, legati ai riflessi linguistici della campagna elettorale del 2008 (Vetrugno et al., 2008; Coletti, 2008), e successivi (Dardano, Frenguelli, 2008; Buroni, 2009; Arrigoni, 2013) hanno documentato come l’orientamento politico di alcune testate, soprattutto di destra, determini caratteri linguistici vistosi specialmente nel lessico e nella retorica, mentre il piano morfosintattico resta sostanzialmente impermeabile, a parte qualche esibita ma occasionale tessera oralizzante. Ovvio e scontato riferimento nella bibliografia sul linguaggio giornalistico, che non si citano, sono soprattutto gli studi di Dardano, Serianni, Gatta, Gualdo (mi limito a segnalare il recentissimo Gualdo, 2018). 3 Sull’interpunzione nei quotidiani di oggi cfr. Bonomi, 2019. 4 Marino, 2016, Ferrari in c.d.s. 5 Il periodo indagato è luglio-metà novembre 2017: agli esempi tratti dal campione, ne ho aggiunti alcuni tratti da altri studi che si sono occupati in modo specifico dell’argomento (Buroni, 2009; Arrigoni, 2013). Uno standard variabile. Linee evolutive e modelli di lettura della lingua d’oggi 3 non investe il livello grammaticale. Parallelamente, ho condotto un’indagine attraverso gli archivi elettronici della Repubblica e della Stampa per alcuni fenomeni morfosintattici interrogabili. Preliminarmente, credo sia utile qualche osservazione sulla differenziazione linguistica tra le testate, al netto di un generalizzato aumento
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