ESTRATTO Gli Esordi Del Tema Della Colonna Libera a Milano E A
ESTRATTO ANTONELLA RANALDI, Gli esordi del tema della colonna libera a Milano e a Bologna. La difesa di Ambrogio Magenta al suo progetto per il SS. Salvatore a Bologna (1605-1623), in Storia e storiografia dell’arte dal Rinascimento al Barocco in Europa e nelle Americhe, Metodologia, critica, casi di studi, a cura di Franco Buzzi, Arnold Nesselrath, Lydia Salviucci Insolera, Atti II Convegno Internazionale (Milano, Ambrosiana 9-10 giugno 2016), Bulzoni Editore, Roma, 2017, pp. 381-402 - ISBN 978-88-6897-080-2 Gli esordi del tema della colonna libera a Milano e a Bologna. La difesa di Ambrogio Mazenta al suo progetto per il San Salvatore a Bologna (1605-1623) Antonella Ranaldi Protagonista in Santa Maria in Campitelli di Carlo Rainaldi1, il tema della colonna libera, con l’effetto plastico chiaroscurale che ne deriva, ebbe particolare fortuna nell’architettura barocca in Italia e fuori dall’Italia, in Francia e nei nuovi mondi. Nella seconda metà del XVI secolo, la scelta di colonne a tutto tondo, estrapolate dal muro, connota due esempi paradigmatici, tra loro apparentati, l’uno a Milano negli anni di Carlo Borromeo, l’altro a Bologna da parte del Cardinal Gabriele Paleotti. In San Fedele dei gesuiti, Pellegrino Tibaldi utilizza colonne libere su un alto basamento, poste agli angoli e a metà della lunghezza dell’aula, a scandire l’aula rettangolare in due campate quadrate coperte con volta a vela. Nella cattedrale di San Pietro a Bologna la colonna libera viene introdotta da Domenico Tibaldi, fratello di Pellegrino, nella tribuna voltata a crociera con colonne agli angoli, degli anni Settanta del Cinquecento (fig.
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