Collana Di Studi E Testi [57]

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Collana Di Studi E Testi [57] LA MODERNITÀ LETTERARIA collana di studi e testi diretta da Anna Dolfi, Alessandro Maxia, Nicola Merola Angelo R. Pupino, Giovanna Rosa [57] Geografie della modernità letteraria Atti del XVII Convegno Internazionale della MOD 10-13 giugno 2015 a cura di Siriana Sgavicchia e Massimiliano Tortora Tomo II Edizioni ETS www.edizioniets.com In copertina: Claudia Losi, Oceani di terra, 2003 Courtesy Collezione Consolandi - Milano e l’artista foto di Roberto Marossi © Copyright 2017 Edizioni ETS Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa [email protected] www.edizioniets.com Distribuzione Messaggerie Libri SPA Sede legale: via G. Verdi 8 - 20090 Assago (MI) Promozione PDE PROMOZIONE SRL via Zago 2/2 - 40128 Bologna ISBN 978-884674572-9 PREMESSA I due volumi raccolgono gli Atti del Convegno annuale della Mod dedicato a Geografie della modernità letteraria che si è svolto a Perugia – Università per Stranieri e Università degli Studi – dal 10 al 13 giugno 2015. L’incontro ha inteso raccogliere contributi di studiosi contempora- neisti intorno a una prospettiva di ricerca che, discussa in Italia in par- ticolare negli ultimi venti anni, e con esiti differenti, evidenzia l’esigenza di un’attenzione nuova alla spazialità come strumento di indagine per ri- leggere la storia letteraria tenendo conto anche delle dinamiche antropo- logiche e sociologiche, nonché geopolitiche che ridefiniscono oggi i para- digmi dell’identità culturale nazionale. In questa prospettiva le Relazioni presentate al Convegno hanno affrontano il rapporto letteratura-geografia da punti di vista metodologicamente differenti, valorizzando di volta in volta la tradizione policentrica e plurilinguistica della letteratura italiana, anche nella prospettiva della geocritica, e le tipologie antropologiche che risultano metaforizzate nella scrittura di romanzo; le connotazioni spazia- li nelle dinamiche intratestuali della narrazione e i procedimenti retorici e stilistici del discorso sui luoghi nella poesia contemporanea; le dinami- che centri-periferie, capitali e provincie nelle scritture del modernismo e il racconto dei nonluoghi e delle iperperiferie nel postmoderno; e, ancora, il dibattito intorno allo spatial turn e gli approcci “nomadici” nelle filo- sofie della narrazione del femminismo. Gli interventi dedicati al metodo geostorico nella didattica e alla ricezione della letteratura italiana all’este- ro hanno sollecitato riflessioni che riguardano il canone della moderni- tà letteraria italiana nelle istituzioni scolastiche, accademiche e culturali. Il Convegno ha dato ampio spazio alle Comunicazioni di giovani studiosi, e non solo, provenienti da università italiane e straniere. L’ampio materia- le raccolto testimonia nel suo complesso un condiviso interesse rivolto al discorso critico-letterario intorno alle geografie della modernità letteraria nelle sue diverse prospettive e articolazioni. Accanto a discorsi di carattere teorico, quindi, sono state accolte analisi sui testi letterari a partire dal Set- tecento e fino ai nostri giorni. Allo scopo di favorire un vivace confronto fra VI GEOGRAFIE DELLA MODERNITÀ LETTERARIA i diversi metodi di ricerca e di interpretazione le Comunicazioni sono state presentate in Panels e compaiono nel libro organizzate in sezioni tematiche che attraverso parole-chiave indicano i diversi ambiti di approfondimento. Ringraziamo, oltre ai partecipanti e al Direttivo della Mod, Mario Do- menichelli (Università di Firenze) che ha presentato in una delle sessioni del Convegno il n. 8 (2015) della rivista «La Modernità letteraria» dedicato a Immaginari migranti e i Presidenti dei Panels: Mario Barenghi (Universi- tà di Milano “Bicocca”), Mauro Novelli (Università di Milano), Giuseppe Bonifacino (Università di Bari), Floriana Calitti (Università per Stranieri di Perugia), Pietro Cataldi (Università per Stranieri di Siena), Silvana Cirillo (Università “La Sapienza” di Roma), Simona Costa (Università di Roma Tre), Bruno Falcetto (Università di Milano), Piero Pieri (Università di Bo- logna), Antonio Saccone (Università Federico II di Napoli), Mario Sechi (Università di Bari), Gianni Turchetta (Università di Milano). Un ringraziamento particolare al Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia, Prof. Giovanni Paciullo che ha promosso l’iniziativa del Con- vegno. Siriana Sgavicchia Massimiliano Tortora COMUNICAZIONI PARTE II GIOVANNA LO MONACO SU «LE STRADE CHE PORTANO AL FÙCINO» DI TOMMASO OTTONIERI Pubblicata da Tommaso Ottonieri nel 2007 Le strade che portano al Fùci- no è il titolo di una raccolta di prose scritte nell’arco di trent’anni; molti sono gli aspetti che fanno dell’opera un sistema unitario, in particolare la presenza di elementi narrativi che si ripetono e che mettono in connessione le varie prose, la ricorrenza di frammenti di trame che si innestano tra loro per generarne altre e che si sovrappongono di continuo, senza mai costrui- re un percorso narrativo lineare. Si rende dunque difficile raccontare le Strade, testo polimorfo in cui si intrecciano non solo le storie, ma anche diversi stili e codici espressivi – si veda la presenza delle foto scattate dallo stesso Ottonieri giustapposte ai testi e il CD con le musiche elettroniche di Maurizio Martusciello, composte appositamente per il reading dell’autore, che accompagna il volume – e che per sua stessa natura sembra rigettare il limite di una conclusione1. Qualità intrinseca e essenziale delle Strade – e aspetto su cui si incentra questo lavoro – è quella di costituirsi come un testo in cui la scrittura va principalmente a delineare per il lettore un vero e proprio territorio da esplorare e da esperire, un luogo vasto e mutevole di cui, andando avanti nella lettura, è sempre possibile scoprire un nuovo scorcio, un nuovo aspet- to, una nuova dimensione, anche all’interno di una singola prosa: si tratta di «un territorio […] non mappato», scrive Ottonieri, che diviene «altro da sé ad ogni immersione»2. L’autore rappresenta infatti un luogo geografi- 1 Cfr. G. POLICASTRO, Guida alla lettura, in T. OTTONIERI, Le strade che portano al Fùcino, Firen- ze, Le Lettere, 2007. 2 Tommaso Ottonieri: dal Surreal-noir al Cinema come poesia, intervista a cura di V. Carratoni, in «Fermenti», 235, 2010, pp. 208-210, p. 210. 506 GEOGRAFIE DELLA MODERNITÀ LETTERARIA camente circoscritto e ben definito, la piana del Fùcino, in Abruzzo, e sin dalla prima prosa invita il lettore a compiere un viaggio attraverso questi luoghi, tuttavia il testo delinea progressivamente un territorio straniato e straniante, un altro spazio che, come avverte Andrea Cortellessa, si fa «om- bra e specchio di quello reale: che la “realtà” strania e, insieme, misteriosa- mente convalida»3. Il Fùcino è un territorio profondamente segnato e ridisegnato più volte dall’uomo: l’altopiano ospitava un tempo un grosso lago che, dopo un pri- mo tentativo di bonifica sotto l’imperatore Claudio, viene definitivamente prosciugato nell’Ottocento grazie a una fitta rete di canali sotterranei; dopo la riforma agraria diventa uno distesa di coltivazioni di patate e barbabie- tole, e dal 1963 ospita anche le antenne di Telespazio – «il biancheggia- re concavo dei ricevitori mega, come idrocefali scheletri giurassici»4 – un centro spaziale adibito alle comunicazioni satellitari. In mezzo alla piana sorge Avezzano, la città natale di Ottonieri, distrutta una prima volta dal terremoto del 1915 e nuovamente distrutta dalle bombe durante la seconda guerra mondiale. Le epoche stratificate sul territorio risultano tutte com- presenti nel testo e nel loro intersecarsi danno adito a una moltiplicazione potenzialmente interminabile di scenari, storie e personaggi. L’autore sce- glie questo luogo poiché, oltre a essere luogo natio, esso rappresenta il luogo della memoria e delle origini, è il posto dove Ottonieri ha passato par- te dell’infanzia, luogo d’origine della propria famiglia, e dove il padre, lo scrittore Mario Pomilio, è stato sepolto, così come si evince da alcune delle prose. Bisogna quindi considerare in primo luogo che il motivo ispiratore dell’opera, del viaggio, è autobiografico, e che questo luogo si caratterizza prima di tutto come un paesaggio interiore, ma che, tuttavia, questo aspetto rappresenta solo una delle mille pieghe assunte dal testo e che le vicende che riguardano la storia personale dell’autore, le stratificazioni della memo- ria privata, si intrecciano inestricabilmente con la storia dell’intera specie, con la dimensione collettiva. Dopo una piccola preview, che inaugura la raccolta, nella prosa Le strade che portano al Fùcino il narratore sembra voler condurre i lettori alla scoper- ta di questi luoghi e tracciare per loro un percorso da seguire; con il tono della guida di viaggi ricostruisce per loro la storia, la geografia, persino l’i- drografia del territorio, indicandone le bellezze paesaggistiche, i personaggi illustri che lì sono nati e vissuti; racconta le usanze popolari e inserisce 3 A. CORTELLESSA, risvolto di copertina in T. OTTONIERI, Le strade che portano al Fùcino cit. 4 Ivi, p. 193. SU «LE STRADE CHE PORTANO AL FÙCINO» DI TOMMASO OTTONIERI 507 addirittura dei consigli sui ristoranti dove mangiare, esattamente come una guida turistica. Nella descrizione di ciò che scorre davanti al finestrino di un’auto che attraversa ipoteticamente le strade, si compongono «mille visio- ni fantastiche e mille immagini romantiche»5, che rispecchiano appieno il simulacro mediatico che alimenta la nostra immagine della Natura. Tutta- via si frappongono a questi scenari ritratti grotteschi e inquietanti del viag- giatore
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