I Protagonisti

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I Protagonisti RUGBY Enciclopedia dello Sport di Giacomo Mazzocchi, Laura Pisani I Protagonisti: Per gran parte della sua storia quasi bicentenaria l'attività agonistica del rugby non è dovuta ricorrere a manifestazioni codificate come i campionati. Specialmente nel mondo anglosassone il rugby era vissuto come una serie di sfide a livello locale, nazionali e internazionali. Quest'attività veniva regolata dal sistema delle fixtures, che prevedeva di fissare un programma di incontri, in genere tradizionali, stagione per stagione. A queste sfide non venivano assegnati punteggi anche se, non ufficialmente, veniva poi fatto un conteggio delle partite vinte, pareggiate e perse. Nella stessa etica del più puro dilettantismo, fra giocatori e club non esisteva alcun vincolo: ognuno era libero di giocare con chi voleva e di cambiare qualora lo ritenesse opportuno senza chiedere permessi. È con l'avvento del professionismo, ufficialmente nel 1995, che anche nei paesi anglosassoni si cominciò a parlare di campionati ufficiali, di punteggi e di classifiche e per i giocatori cominciò a instaurarsi il regime del vincolo di appartenenza e delle regole cui sottostare per trasferirsi da una squadra all'altra. Ma fino a quel momento, almeno presso i paesi appartenenti all'International Rugby Board (IRB), non esisteva il 'cartellino' ed era possibile che un principe russo come Aleksandr Obolenski finisse per rappresentare l'Inghilterra in quattro occasioni ufficiali. Ovviamente ogni dato relativo alla vita di un giocatore di rugby, anche importante, non aveva alcuna necessità di essere notato da parte di un organismo deputato a farlo, e la carriera dei giocatori procedeva in maniera sostanzialmente anonima attraverso le circostanze della loro vita: le scuole che potevano cambiare, le università, le residenze della famiglia, il servizio militare, gli spostamenti legati al lavoro. William Wavell Wakefield Grande giocatore dell'Inghilterra, nacque a Beckenham il 10 marzo 1898 e morì a Kendal il 12 agosto 1983. I ruoli ricoperti erano quelli di numero 8 e di terza linea centro. Dopo l'esordio nella scuola di Sedberg militò nelle squadre Leicester, Harlequins (Londra), Royal Air Force, Cambridge University e nella rappresentativa del Middlesex. Nel 1920 fu convocato per la sua prima partita in nazionale, con cui raggiunse 31 caps (presenze) ricoprendo inoltre, dal 1923 al 1927, il ruolo di capitano. Nel 1950 divenne presidente dell'International Board. Wakefield era un vero fenomeno. Alto e possente, era veloce come un trequarti; sin dal periodo scolastico si affermò nelle gare di velocità e da militare fu campione della RAF sul quarto di miglio (400 m). Caratterialmente era un leader e fin da ragazzo fu eletto regolarmente capitano in tutte le squadre in cui giocava. La sua tattica preferita, con cui riuscì a realizzare moltissime mete, consisteva nel fare in modo che i trequarti trasmettessero velocemente la palla all'ala e che quest'ultima calciasse a sua volta il pallone al centro per la presa irruenta e puntuale del capitano. Questo tipo di impostazione tattica, inoltre, è rimasto per un cinquantennio lo schema offensivo per moltissimi club. Il primato di presenze nella nazionale inglese è appartenuto a Wakefield per più di quarant'anni. Al termine della sua strepitosa carriera Lord Wakefield di Kendal divenne deputato della Camera dei Comuni e poi membro della Camera dei Lord. Danie Craven Giocatore (mediano di mischia) e poi tecnico e dirigente, nacque a Stellenbosch, in Sudafrica, l'11 ottobre 1911. Giocò nel 1931 contro il Galles la sua prima partita in nazionale, nella quale vestì anche la maglia di capitano collezionando 14 caps, 2 mete e 6 punti realizzati. Craven è stato fra i più grandi mediani di mischia degli anni Trenta; dopo 8 anni con la maglia degli Springboks interruppe la sua carriera di giocatore, nel 1939, per lo scoppio della seconda guerra mondiale. Terminato il conflitto, ricoprì un ruolo di protagonista assoluto nel rugby sudafricano per altri quarant'anni, nelle vesti di selezionatore e allenatore della nazionale negli anni Cinquanta, quindi come managerdegli Springboks e infine, dal 1956 al 1993, come presidente della Federazione sudafricana. Craven, che fu un giocatore noto per le sue doti di intelligenza tattica nella guida degli avanti, introdusse il passaggio del mediano di mischia in tuffo. La sua conoscenza perfetta del gioco e la sua prestanza fisica gli permisero di ricoprire in nazionale ben 4 ruoli (mediano di mischia, mediano di apertura, centro e numero 8), avvenimento negli anni Trenta assolutamente inusuale. È scomparso il 4 gennaio 1993. Aleksandr Obolenski È stato, storicamente, un giocatore inglese pur essendo nato a Pietrogrado, nel 1916. Il suo ruolo era di trequarti ala. Ha giocato con la Oxford University e ha collezionato 4 presenze nella nazionale inglese. Nel 1936 realizzò 2 mete contro la Nuova Zelanda a Twickenham, per la vittoria inglese 13-0, e 17 mete in Brasile contro una selezione locale, per la vittoria inglese 80-0. Per questa prestazione è diventato il realizzatore di mete più prolifico della storia del rugby. Obolenski, chiamato dai media Obo, era figlio del principe Aleksej, ufficiale delle guardie imperiali dello zar, e venne portato in Inghilterra durante la rivoluzione russa. È stato il primo e unico cittadino russo a giocare con la maglia dell'Inghilterra. La vita dell'aristocratico russo si concluse nel 1940, all'età di 24 anni, nei cieli di Norfolk durante una battaglia aerea contro i tedeschi. Sergio Lanfranchi Nato a Parma nel 1925, ha ricoperto in carriera il ruolo di pilone, militando nel Parma, nel Grenoble e nella squadra di Montceau-les-Mines. Esordì in nazionale il 27 marzo 1949 a Marsiglia contro la Francia (0-27) e giocò l'ultima partita il 29 marzo 1964 a Parma, sempre contro la Francia (3-12). Aveva dunque 24 anni all'esordio in maglia azzurra e ne aveva 39 quando l'indossò per l'ultima volta: Lanfranchi è il giocatore italiano con la carriera internazionale più lunga. Ha collezionato 21 capscon 5 mete, 2 calci di punizione e una trasformazione. Ha vinto un titolo italiano con il Parma (1949) e un titolo di campione di Francia con il Grenoble. Nessuno ha fatto meglio di lui, neanche giocatori celebrati come Carlo Checchinato di Rovigo, gli aquilani Antonio Di Zitti e Massimo Mascioletti, l'argentino Diego Domínguez, il veneto Giancarlo Pivetta, il bresciano Paolo Vaccari, che si sono fermati tutti a quota 14 anni, contro i 15 del giocatore emiliano. Ma non è stata solo la longevità la caratteristica di Lanfranchi: era un giocatore straordinario, unico, perché al fisico massiccio e potente, che gli consentiva di giocare in qualsiasi ruolo fra gli avanti e che nel rugby professionistico moderno lo avrebbe esaltato maggiormente, affiancava capacità tecniche eccellenti e poliedriche, come quelle di calciatore. Nel suo carniere azzurro figurano 5 mete (che per un avanti degli anni Cinquanta e Sessanta non erano poche considerando i soli 21 caps che si potevano disputare in 15 anni), ma anche una trasformazione e due calci piazzati. Il tutto sottolineato da doti di grande combattente e trascinatore. Lanfranchi lasciò Parma dopo la conquista dello scudetto nel 1949 per trasferirsi definitivamente negli anni Cinquanta a Grenoble. In Francia, dove restò per 15 stagioni, i giornali scrivevano che il più grande pilone francese era un italiano. Il rugby per il pilone parmense era tutto. Compiuti i fatidici 40 anni, rimase in Francia per continuare a giocare nel piccolo club di Montceau-les-Mines. John Wilson Kyle Nato a Belfast il 10 gennaio 1926, è stato un grande mediano di apertura. Dopo l'esordio alla Belfast School militò nel Munster e giocò a livello internazionale dal 1947 al 1958 raggiungendo 46 caps per l'Irlanda e 6 per i Lions Britannici. Nel 1948, al suo secondo anno in nazionale, condusse l'Irlanda a realizzare nel Cinque nazioni il suo primo Grande Slam del dopoguerra. Kyle fu un regista dal gioco rapido, astuto e calcolatore, capace di sfruttare ogni debolezza e momento di deconcentrazione dell'avversario. La sua specialità era il gioco tattico 'al piede', ma curiosamente nella sua decennale carriera in nazionale tentò una sola volta il drop, riuscendoci, in occasione della sfida contro il Galles nel 1956. In Francia lo soprannominarono 'il Fantasma' perché inafferrabile e in Nuova Zelanda, dopo una serie di partite dei Lions, 'il Doppio' per la sua capacità di essere sempre nel vivo del gioco tanto in difesa quanto in attacco. I suoi impegni con la nazionale irlandese non gli impedirono di studiare con profitto medicina presso la Queen's University di Belfast. Terminata l'attività agonistica a 32 anni, si recò prima in Malaysia e poi in Zambia dove esercitò la professione medica. Anthony Joseph Francis O'Reilly Nato a Dublino il 7 maggio 1936, dopo l'esordio con l'Old Belvedere indossò le maglie del Leicester e del London Irish. Trequarti ala dal fisico imponente (1,88 m per 93 kg), al momento dell'esordio in nazionale a 18 anni e mezzo contro la Francia, nel gennaio del 1955, aveva giocato appena 4 partite nell'Old Belvedere. Ancora più curiosa la sua ultima partita in maglia verde nel febbraio del 1970, quando aveva 34 anni e da 7 aveva smesso l'attività internazionale. Tony O'Reilly era, infatti, un affermato uomo d'affari che giocava a rugby scendendo in campo il sabato con il London Irish, ma da tempo non dava più la disponibilità alla nazionale del suo paese. A Londra, alla vigilia di Inghilterra-Irlanda per il Cinque nazioni nel febbraio del 1970, il giorno prima del test match si infortunò l'ala designata Bill Brown e O'Reilly venne convocato d'urgenza, dato che viveva e giocava proprio nella capitale. Fu un giocatore straordinario, una delle ali più forti della storia, potente quanto agile, opportunista e veloce, coraggioso e indomito placcatore.
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