2000/2012 - L'ovale Azzurro
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2000/2012 - L'OVALE AZZURRO Il romanzo del Sei nazioni L’OVALE AZZURRO Della stessa collana 2013 - CENERENTOLA NON ABITA PIU’ QUI Ideazione e coordinamento editoriale: Stefano Tamburini A cura di: Fabrizio Zupo Copertina e progetto grafico: Federico Deidda Realizzazione tecnica: Fabio Di Donna Foto: Archivio Corbis e La Presse Finegil Editoriale Spa Direttore Editoriale: Luigi Vicinanza © Gruppo Editoriale L’Espresso, via Cristoforo Colombo, 98 - 00147 Roma Tutti i diritti di Copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge Finito di realizzare il 13 febbraio 2014 2 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO Il romanzo del Sei nazioni La nazionale di rugby e le sue avventure nel torneo più bello del mondo 2000-2012 L’ovale azzurro a cura di Fabrizio Zupo 3 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO 4 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO A Piero Rinaldi, compagno di lunghi viaggi rugbistici e fotoreporter. Questo libro è dedicato a Piero Rinaldi, scomparso a Padova il 4 febbraio all'età di 65 anni, da oltre 40 anni fotografo di cronaca con la sua agenzia Candid Camera per quotidiani e fedele documentatore di rugby per diversi quotidiani veneti, riviste specializzate e libri. Rinaldi ha seguito quattro coppe del mondo di rugby a partire dalla prima edizione nel 1987 in Nuovo Zelanda, oltre a mondiali under 20 e universitari, e per tre decenni la nazionale italiana di rugby nei test in Italia e in tour in Europa e nel mondo. Dal 2000 ha seguito il torneo delle Sei nazioni. È tra i fondatori del club ad inviti del XV della Colonna di Padova, selezione veneta che ha incontrato i maggiori club continentali sino a sfidare gli All Blacks di John Kirwan nel 1991. (f.z.) 5 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO 6 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO INTRODUZIONE Un torneo che profuma di rito di Stefano Tamburini on c’è niente al mondo, in nessun altro sport, che somigli a questo Torneo delle Sei nazioni, nato come N Quattro nazioni nel lontano 1883. E certo non solo perché questo sia il torneo più antico. C’è qualcosa di speciale, di magico – appunto di unico – in questa serie di 15 partite giocate da 15 giocatori contro 15 che si gioca una volta all’anno in un tempo relativamente ristretto, un mese e mezzo. Questo sport ha ovviamente la sua massima espressione nel Mondiale perché inspiegabilmente non trova spazio alle Olimpiadi ma in Europa non c’è altro che tenga: è il Sei nazioni che regala il trofeo più ambito. Si gioca da 131 anni ed è stato iniziale accademia britannica, con i francesi aggiunti nel 1910 e gli azzurri solo nel 2000. Gli altri vengono considerati, e certamente lo sono, non degni di esserci. Ma per capire quanto sia difficile e quanto sia particolare questo torneo, i francesi hanno dovuto attendere 49 prima di vincerlo. E gli azzurri ancora non sanno quando potranno realmente ambire a farlo. Eppure, dai timori iniziali per non riuscire a riempire lo stadio Flaminio, adesso siamo comunque al “tutto esaurito” o quasi dello stadio Olimpico. Questo Sei nazioni per il rugby, qui in Italia, è un po’ come l’attività di un grande tenore come Luciano Pavarotti per la lirica. Il personaggio che diffonde la musica “alta” e la porta fuori dal ristretto cerchio dei melomani qui è rappresentato dal torneo dalla formula magica: entrambi avvicinano, attraggono persone nuove. E dallo scambio tutti ci guadagnano: il rugby, che accresce la propria popolarità; quelli che si avvicinano perché lo spettacolo, rare eccezioni a parte, è sempre qualcosa di speciale. Certo, ci sono quelli che storcono il naso, che pensano che 7 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO siccome questo torneo non possiamo e forse non potremo vincerlo mai o chissà quando, allora è inutile partecipare. Sciocchezze, certo, ma son sempre parole al vento che girano. Pesano poco ma danno fastidio: nessuno si sogna di mettere in dubbio la partecipazione del Costa Rica al Mondiale di calcio, di sicuro si sa che non potrà mai vincerlo, però ci va. E come, se ci va. Lo sport – e il rugby in questo è molto avanti – dovrebbe essere una scuola di vita ancor prima che una scuola di tecnica. Si sa che dall’altra parte c’è un avversario ma non un nemico, e che più è forte e più potrà aiutare a migliorarti. E poi, non nascondiamolo, molti che erano ossessionati dalle immagini di violenza gratuita regalate dal calcio si sono appassionati a questi atleti che non si risparmiano colpi duri ma onesti – può sembrare una contraddizione ma certo non lo è – e che animano partite che in realtà sono battaglie. E si sono appassionati anche alla pace che anima il pubblico: avversari che seguono insieme la partita, che prima, durante e dopo bevono alla salute di vinti e vincitori. Così, questa magia che sembra quasi un rito, con passione crescente, è arrivata al quindicesimo anno con gli azzurri. Il collega Fabrizio Zupo ha scritto la storia dei primi 13 tornei che trovate in questo volume e ha dato un decisivo contributo a raccontare quella del 14esimo. Qui Zupo non vi farà “vedere” solo le imprese sportive e gli aspetti tecnici ma anche e soprattutto l’aspetto umano; prima nell’inseguimento a questa partecipazione, all’ammissione al salotto buono; e poi anche nella ricerca dei migliori risultati possibili. Ci sono stati momenti buoni e momenti meno buoni, fino alle grandi gioie del 2007 e, soprattutto, del 2013. Al torneo 2013 – quello dello scorso anno, appunto il 14esimo – abbiamo dedicato un eBook a parte, perché è un ricordo fresco e necessitava più di una raccolta di ritagli di cronaca che di un racconto storico. Possiamo comunque dire che nella grande storia del torneo più antico del mondo, c’è un piccolo romanzo che può appassionare, quello della partecipazione italiana al Sei nazioni. Abbiamo chiamato “L’Ovale azzurro” questo volume elettronico, per rappresentare qualcosa che prima non c’era – 8 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO almeno in questa forma e sostanza – e che adesso invece è solida realtà. Anzi, dallo scorso anno, come recita il titolo dell’altro eBook (“Cenerentola non abita più qui”), gli azzurri non sembrano più gli ultimi arrivati. Cosa accadrà da qui in avanti ce lo dirà il resto del romanzo. Intanto godiamoci questa prima parte della storia, comunque una bella storia. 9 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO 10 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO PRIMA PARTE Il biennio d’oro della Nazionale 11 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO FRANCESCO “COCO” MAZZARIOL FESTEGGIA FRA IL PUBBLICO SUBITO DOPO LA VITTORIA A GRENOBLE SULLA FRANCIA (32-40) IL 22 MARZO 1997 A GRENOBLE 12 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO 1995-1997 L’exploit di Grenoble che apre le porte del Cinque nazioni di Fabrizio Zupo Sono già passati 19 anni dall’inizio dell’era Pro nel Rugby a 15 nata, dopo 172 anni di dilettantismo, nell’estate del 1995 un paio di mesi dopo la chiusura del Mondiale in Sudafrica, quello di Mandela o di “Invictus” come viene ricordato dopo il film di Clint Eastwood. Il rugby in Italia è semidilettantistico fuorché per l’eccellenza di due club: il Milan con Diego Dominguez e il Benetton Treviso con campioni indimenticabili come Ivan Francescato. Due vette, due franchigie ante litteram, il corpo stesso della Nazionale azzurra. Lì finiscono tutti i talenti d’Italia che George Coste, il ct della svolta rimasto in sella dal 1993 al 1999, indica come possibili talenti azzurri. Fra rimborsi della Federazione e gli stipendi dei club, chi entra in questo giro può per la prima volta scrivere sulla carta d’identità: professione rugbista. E per un breve lasso di tempo la forbice fra l’élite azzurra e i colleghi europei è chiusa, per piccoli tratti aperta a vantaggio dei rugbisti nostrani (parliamo di un gruppo di 30/40 atleti). Un superclub con cui Coste miete vittime nel biennio 1995-1997 costringendo le Union a correre ai ripari. Se per Francia e Inghilterra la risposta sta semplicemente nel correggere le formule dei propri campionati (il Top 14 e soprattutto la Premiere League), lasciando che il libero mercato e la concorrenza faccia il resto (per la prima volta i professionisti dell’altro codice, il rugby league a XIII, sono attratti dal rugby Union a 15 e non viceversa come in sempre in precedenza, in un secolo esatto dalla scissione del 1895), le federazioni celtiche Galles, Irlanda e Scozia non hanno singolarmente la "massa critica" per produrre quell’appeal economico e pubblicitario per finanziare lo sport di alto livello. 13 2000/2012 - L'OVALE AZZURRO Finché non decidono raggruppare le forze e moltiplicare i bacini pubblicitari unendosi in quella Celtic League che porterà le franchigie a vincere molte edizioni di coppe europee e le loro nazionali a emergere nel nuovo Sei nazioni. Il Caso emblematico nei nostri confronti è rappresentato dall’Irlanda che dalla batosta a Dublino del 1998 di cui faremo cenno, non ha più perso contro l’Italia sino alla primavera scorsa (quindici lunghi anni). Ma prima che la forbice del divario si riaprisse a nostro svantaggio, gli azzurri hanno saputo approfittare della congiuntura e dare una spallata al portone del torneo sportivo più antico al mondo. Battere nell’arco di un biennio 1995-97 Scozia, Irlanda (due volte) e Francia reduce da una settimana dal Grande Slam del Cinque nazioni non poteva essere un risultato da poter eludere. Il nostro Cinque nazioni “ombra” aveva cambiato gli equilibri e ai primi del 1998 arriva il sì dal summit di Parigi e apre il cantiere del Sei nazioni. Ma andiamo con ordine Dapprima i risultati. Quelli positivi, stringendo in campo europeo, perché nei confronti novembrini con le potenze dell’emisfero Sud si subiscono sonore batoste.