Salvatore Barbagallo

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Salvatore Barbagallo Salvatore Barbagallo Hatshepsut UNA GRANDE CIVILTA’ Quando ci poniamo di fronte all’antichità e la contempliamo con serietà nell’intento di formarci su di essa, abbiamo il senso come di essere solo allora diventati veramente uomini. (Johann Wolfgang Von Goethe) EGITTO L’Egitto è uno Stato dell’Africa nord-orientale, che si estende anche in territorio tradizionalmente considerato asiatico, ad Est dell’istmo di Suez (penisola del Sinai). Il nome deriva da quello dell’antica città di Menfi, in babilonese Hikuptah. Confina a Nord Est con Israele e, per un brevissimo tratto (11 km), con la Striscia di Gaza, territorio amministrato dall’Autorità Nazionale Palestinese, a Sud con la Repubblica del Sudan e ad Ovest con la Libia: frontiere, le ultime due, del tutto convenzionali, segnate rispettivamente per lunghi tratti dal parallelo di 22° a Nord e dal meridiano di 25° ad Est, stabilite nel periodo del protettorato britannico. Il paese è bagnato dal Mediterraneo e ad Est dal Mar Rosso. è un lembo dei grandi tavolati africani, in cui l’imbalsamazione è costituita da rocce endogene e metamorfiche affioranti largamente, specie nel Sud-Est; altrove esso è coperto da una poderosa coltre sedimentaria di calcari e arenarie, di origine sia continentale sia marina, stratificatisi in epoche successive. Le vicende geo tettoniche hanno avuto larga parte nella formazione del territorio egiziano, ma il suo paesaggio attuale è dovuto prevalentemente agli agenti esogeni, in particolare al vento. In Egitto è nata e si è sviluppata per oltre tremila anni una delle civiltà più importanti della storia dell'umanità. Essa dipendeva interamente dalle acque del fiume Nilo che ogni anno straripavano e inondavano le terre circostanti rendendole coltivabili. Ciò ha portato alla nascita di uno Stato sempre più complesso, al vertice del quale si trovava un sovrano che veniva chiamato faraone, che ha contribuito in maniera notevole al progresso della storia umana con l'invenzione della scrittura e con la realizzazione di importanti opere d'arte e imponenti costruzioni, quali per esempio le piramidi, ponendo anche le basi di scienze come la matematica e soprattutto la medicina Quella del popolo Egizio fu senza ombra di dubbio una delle civiltà più splendenti ed avanzate della storia. Questa popolazione seguiva uno schema gerarchico ben stabilito, mantenendo sempre gli stessi ruoli in base alle classi di appartenenza. Gli egizi, per stabilire chi fosse più potente, rispettavano quello che oggi viene detto schema piramidale, ossia veniva data importanza ad una personalità in base alla ricchezza della famiglia in cui era nata. Con questa struttura piramidale gli egizi hanno controllato per secoli le terre del Nilo, fino all'arrivo delle invasioni Romane. Lo schema prevedeva a capo di tutto il faraone, considerato sovrano e allo stesso tempo dio, seguito poi dai sacerdoti, dalle classi nobili e via via fino all'ultimo gradino occupato dagli schiavi. Questa civiltà che io definirei misteriosa, per via del fatto che ancor oggi ci riserva delle sorprese, chissà quante altre notizie ha ancora in riserbo, chissà quante verità ha da scoprire, poiché la sabbia durante i millenni ha inopinatamente sepolto molte di quelle splendide fattezze di questa straordinaria civiltà. Gli Egizi usavano un tipo di scrittura che utilizzava come suoi caratteri i “geroglifici”, il cui significato rimase oscuro fino al 1798, quando Champollion, un giovane soldato dell’esercito napoleonico, scoprì, in una località chiamata Rosetta, una pietra con tre iscrizioni: una in geroglifico, una in greco ed una in copto, la lingua dei cristiani d’Egitto. Il periodo più prospero e straordinario egizio fu caratterizzato dalle grandi piramidi delle dinastie III e IV, cioè dal 2620 al 3160, più ricco con la creazione delle costruzioni di una delle civiltà più perfette della storia umana. A questa civiltà dell’oro successe una epoca buia, chiamata primo periodo intermedio (fine VI dinastia dal 2134 al 1785) quando le arti e le lettere raggiunsero un alto grado di raffinatezza. In verità non può affermarsi la esistenza di una razza egiziana originale, bensì, tutta una promiscuità di popoli. Manetone Le cronache più antiche sono state scritte e tramandate da Manetone. Si tratta di un importante personaggio chiave nella storia d’Egitto, si ritiene sia stato uno storico, scrittore ed alto sacerdote egizio del tempo di Tolomeo I, re d’Egitto, originario di Sebennito (capoluogo del 12° distretto del B. Egitto) vissuto in epoca tolemaica, all'inizio del III Secolo a. C. Era nato in una città del Delta del Nilo. Svolse il suo servizio sacerdotale a Heliopolis (Cairo) in un tempio del dio Ra, ed era un’autorità per tutto ciò che riguardava il culto di Serapis. Egli Suddivise i faraoni d’Egitto in trenta dinastie. Suoi mecenati furono i sovrani Tolomei. Proprio a Heliopolis si trovava la biblioteca più fornita del mondo antico, quella che conservava tutto il patrimonio culturale dell’Egitto. Manetone, poiché sacerdote, vi aveva sicuramente accesso. Purtroppo non si sa quasi nulla degli avvenimenti che costellarono la sua vita, le date di nascita e morte ci sono sconosciute. I suoi scritti, come quelli del collega babilonese Berosso, astrologo babilonese, ci sono giunti soltanto in modo frammentario.Tuttavia la “Storia d’Egitto” di Manetone, originariamente suddivisa in tre tomi e redatta in greco, la lingua erudita più diffusa all’epoca, continua ad essere una fonte di primaria importanza per cercare di far luce sulla nascita delle dinastie egizie. Un indizio che compensa in qualche modo le parti mancanti dell’opera è dato dalle proteste di Manetone nei confronti di Erodoto di Alicarnasso (storico greco antico), il quale aveva compilato le “Storie”, una sorta di raccolta di tradizioni storiche antiche, nozioni geografiche e sue informazioni personali derivate da viaggi in loco. Le “Storie” valsero ad Erodoto l’appellativo di “padre della storia” e costituiscono anch’esse un documento di fondamentale importanza. Riportano un ampio capitolo dedicato alla terra d’Egitto. E tuttavia Manetone, che ben conosceva l’opera di Erodoto, protestò contro le inesattezze del suo predecessore. È ovvio che in questa diatriba la voce del sacerdote egizio rivesta maggiore autorità, giacché Manetone era nato in seno alla tradizione del bacino del Nilo, poteva leggere la lingua geroglifica e aveva accesso diretto ai documenti dei templi. Manetone ha scritto in greco una storia della sua patria, traducendola, come dice egli stesso, dagli annali dei sacerdoti. Egli contesta Erodoto, che accusa d’ignoranza e di aver commesso molti errori nella storia d’Egitto. Aveva scritto in greco antico non meno di 80 libri, fra cui una storia del suo paese. Egli fu testimone di alcuni eventi fondamentali della storia ebraica, di cui scrisse la cronaca, come ad esempio “Guerre Giudaiche”. Il suo resoconto inizia con l’introduzione del faraone Amenophis. Manetone dice che il faraone scacciò i lebbrosi e gli impuri, che Mosè, capo degli Ebrei, aveva riunito per il grande esodo dall’Egitto. Mosè era divenuto capo di gente malata e contagiata, confinata nel deserto, cacciata dall’Egitto, finché giunsero in Giudea, dove utilizzarono le ricchezze rubate dai templi idolatri, fondando la città chiamata Hieresyla, cioè Gerusalemme. Tra tutte le fonti classiche Erodoto è affidabile solo in parte, perché egli si basava troppo sui racconti che gli riferivano le guide durante i suoi viaggi in Egitto. Sembrerebbe che non abbia nemmeno provato a controllare il valore storico delle informazioni. A Manetone dobbiamo la divisione canonica dei regni in trentuno dinastie. Non sappiamo secondo quale criterio l’uomo di Sebennytos (antico capoluogo Basso Egitto) abbia operato tale spartizione, ma essa appare già nell’antico Canone di Torino, e quindi si presume che debba aver avuto a suo tempo un significato ben preciso. Inizialmente Manetone evidenzia nelle prime dinastie un raggruppamento che si orienta secondo la successione di sangue, in seguito tace. In ogni caso il termine greco da lui usato “dynasteia” voleva dire letteralmente “potere governativo” e non aveva nulla a che fare con il significato di famiglia che gli attribuiamo oggi. Le misteriose liste predinastiche si dipartono dagli dei. Il primo nome in cui c’imbattiamo è quello di Efesto (Ptah). A lui si deve la scoperta del fuoco. Efesto è descritto come grande combattente e mistico. In guerra, in seguito ad una caduta da cavallo, il sovrano divenne zoppo. Gli sono attribuite l’invenzione delle armi di ferro e l’introduzione di alcune leggi. Dopo Efesto salì al trono Helios (Ra). Seguirono Cronos (Shu), Osiride, Typhon (Seth) e Horus, figlio di Iside ed Osiride. Quest’ultimo regnò per primo sugli egizi. Dopo di lui governarono gli Shemsu Hor, i “seguaci di Horus”, i quali amministrarono il paese per ben 13.900 anni. Seguirono altri sovrani semidivini (definiti dal sacerdote “semidei” e “anime”) per un totale di 11.000 anni. Dopodiché iniziò il periodo dinastico introdotto da re Menes di This. Manetone presenta Menes come un sovrano guerriero che finì per essere ucciso da un ippopotamo. Lo seguì il figlio Athotis, il quale costruì il palazzo di Memphis. Il dotto Athotis fu medico e scrisse libri di anatomia. Poi vennero Kenkenes e Ouenephes. Quest’ultimo governò per ventitré anni e fece costruire delle piramidi presso Kokhome. Ricordo che a questo punto ci troviamo ancora nella prima dinastia e, stando alla lista di Manetone, già allora ci sarebbe stato un re che avrebbe costruito delle piramidi. Di quali piramidi. Seguono i re della seconda dinastia che sono tutti difficilmente identificabili. All’inizio della terza dinastia è riportato il nome di Tosorthos. La storiografia ufficiale lo identifica con DJoser, il faraone costruttore della piramide a gradoni di Saqqara. Tosorthos, così come ci viene presentato dal sacerdote di Sebennytos, sembra essere quasi una sintesi di re Djoser e di Imhotep, suo geniale architetto. Manetone osserva che Tosorthos, a causa delle sue capacità mediche, fu dagli Egizi venerato come Asclepio e introdusse l’arte di costruire edifici con la pietra.
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