Scuola e Storia Storie nella Storia

Quaderno I In cammino verso l’Unità 1848-61-66: il Orientale nella riflessione delle scuole e delle associazioni

Centro di Documentazione Aldo Mori Portogruaro 2012 www.centromori.org

Centro di Documentazione Aldo Mori Portogruaro 2012 MA CHE STORIA! (2010/2011) Storia e Scuola. Storie nella Storia Quaderno I - In cammino verso l’Unità 1848-61-66: il Veneto Orientale nella riflessione delle scuole e delle associazioni Lavori segnalati alla terza edizione del concorso Indice Redazione “Ma che storia!” (2010/11) per i 150 anni dell’Unità d’Italia Le motivazioni della giuria si possono leggere nel sito: http://www.centromori.org p. 1 Presentazione Mirella Dall’Oro Composizione della giuria: Mirella Dall’Oro, Alfio Fantinel, Ivana Franceschinis, Carla Lucchetta, Alfio Fantinel Imelde Pellegrini, Ariego Rizzetto – presidente, Giovanni Strasiotto, Lucio Zanon Parte prima - Le “storie” Carla Lucchetta Pierangelo Piasentier p. 2 Fratelli d’Italia Maria Trivellato p. 14 Portogruaro mia patria p. 21 Unità d’Italia fatta e … da fare a San Donà >> Primo premio sezione Scuola Primaria 1848: Concordia e dintorni Parte seconda – Il lavoro in archivio Presentazione in power point e copia album originale della classe p. 27 1848 a Concordia e dintorni CENTRO DI 4ª della primaria G. Carducci di Levada (IC Rufino Turranio – Con- p. 34 I tumulti agrari del 1848 nel sandonatese DOCUMENTAZIONE A sinistra: il tavolo della giuria. A destra: le autorità: cordia Sag.) coordinata dalle insegnanti Pizzolitto Vittoria e Salva- p. 37 Vita quotidiana a Concordia nel Risorgimento ALDO MORI Giacomo Gasparotto (Assessore provinciale) e Bruno dor Luigina (con la collab. di Paola Guerra per il power point). Mares (Presidente Fondazione Santo Stefano) Parte terza Via Galileo Galilei, 5 30026 Portogruaro p. 48 Le Giornate della Storia sandonatesi (presso ISIS Luzzatto) >> Primo premio sezione Scuola Secondaria di I grado (in ex ae- Via Galileo Galilei, 5 - quo) 30026 Portogruaro p. 48 Presentazioni www.centromori.org p. 52 A-Incontri 150 passi verso la nostra Italia p. 56 B-Mostre Sezione Sandonatese Presentazione in DVD della classe 3ª A dell’IC Enrico Toti – Musile p. 60 C-Associazioni via Perugia, 1 – di Piave, in collaborazione con la 4ª A primaria di Croce, coordina- p. 63 D-Scuole 30027 San Donà di Piave te dalle insegnanti Camin Antonella, Florian Luisa, Fregonese Mi- (presso ITCS Alberti) chela, Croce Maria, Di Lorenzo Elisabetta, Marino Concetta. p. 63 Le scuole L’altro Risorgimento. Vita quotidiana a Concordia

Fascicolo delle classi 1ª A-B-D, 2ª C, 3ª A-B dell’IC Rufino Turra- >> Progetto “Che difficile questa Storia!” 2011-12 nio di Concordia Sag., coordinate dalle insegnanti Gazziero Chiara, Ponzin Anastasia, Sutto Ilaria. Patrocinio

Comune di Comune di Comune di Città di Comune di >> Menzione speciale sezione Scuola Secondaria di I grado Concordia Sagittaria Fossalta di Portogruaro Noventa di Piave Portograuro Santo Stino di Livenza Io sì lo conoscevo bene. Libera biografia, a più voci, di Finanziato dalla Con il Ippolito Nievo contributo di Copione della classe 1ª A della secondaria Leonardo da Vinci di Gruaro, coordinata dalle insegnanti Sutto Antonella e Bittolo Bon Gigliola. >> Giornate della Storia 2011

Patrocinio Con il >> Primo premio sezione Scuola Secondaria di II grado contirbuto di Portogruaro, mia patria. Dario Bertolini e gli altri eroi Città di Museo Forum della Fondazione della città San Donà di Piave della Bonifica Città del Piave Terra d’Acqua Ipertesto della classe 2ª C scientifico del Liceo XXV Aprile di Porto- gruaro, ccordinata dall’insegnante Moro Lorenza.

Progetto grafico: ARTEFLUSSI di Polita Chiara Finito di stampare il mese di Maggio 2012 La premiazione del Concorso Stampa: Tipografia Sagittaria - Concordia Sagittaria Stampato su carta riciclata REVIVE nel Municipio di Portogruaro Presentazione

La ricorrenza dei 150 anni dalla proclamazione del Regno d’Italia ha offerto l’occasione per ricordare e ripensare personaggi, vicende, condizioni sociali che, a livello nazionale e locale, costituirono le premes- se e le conseguenze del processo unitario del nostro Paese, che doveva compiersi, per quanto riguarda il nostro territorio, solo alcuni anni dopo quella stessa proclamazione.

Anche il Centro Mori ha partecipato alla riflessione generale, accompagnando il lavoro delle scuole del Veneto Orientale sul tema e favorendo il loro incontro con la ricerca locale. In particolare il concorso “Ma che storia!” (premiazione delle scuole vincitrici presso il municipio di Portogruaro il 3 giugno 2011) e le Giornate della Storia sandonatesi (15/29 maggio 2011) sono stati i momenti di maggior valorizza- zione di questo cammino. Di esso vogliamo ora lasciar traccia in questo quaderno, che riprende la testata di una gloriosa iniziativa editoriale del nostro mondo della scuola nei primi anni di questo secolo e che offre una panoramica non esaustiva, ma certo significativa di come ragazzi e insegnanti abbiano vissuto l’evento. Ci pare che il quadro che ne risulta, frastagliato e complesso, dimostri come ogni buon lavoro di didattica sappia tenersi lontano dalle lusinghe dell’ideologia e ancor più dalla contingenza politica..

Il Quaderno è articolato in tre parti. Le prime due raccolgono in forma antologica le pagine essenziali e più pertinenti in questa sede di ricer- che storiografiche ed archivistiche.

Rispetto all’imponente bibliografia, italiana e straniera, sul tema del Risorgimento italiano, importa meno il giudizio storico-critico sull’originalità e profondità delle suddette ricerche, perché l’innegabile valore aggiunto consiste nell’aver calato, con competenza, intelligenza e passione, le vicende fondative dell’Unità italiana in stimolanti e proficue esperienze scolastiche, ridando vita soprattutto negli adole- scenti, ma non solo, alle ineludibili radici storiche del nostro Stato. Senza voler indulgere ad una facile retorica, ma non per questo rinunciare alla possibilità di sentirci uniti a quei tanti giovani italiani che hanno vissuto e patito sulla propria pelle gli ideali che hanno mosso e accompagnato il processo risorgimentale, vale la pena citare questo brano di , grande apostolo dell’unità italiana, che, rivolgendosi proprio ai giovani, affermava: “Non dimenticate mai che la nostra bandiera è bandiera anzitutto di rinnovamento morale e che i pre- cursori di questo rinnovamento devono rifletterne i caratteri in sé”. Se la storia non è solo una memorizzazione eseguita col piglio erudito e specialistico di uno sguardo distaccato e freddo che analizza, seziona, scompone e ricompone i fatti del passato, ma è anche e soprattutto una memoria che vive e serve alla vita e, dunque, anche al presente, allora i giovani delle nostre scuole hanno fatto storia.

E poi, per quanto riguarda quel sedicente spirito critico, maturo, che etichetta come stantia e superata l’idealità che ha ispirato l’animo di tanti patrioti, merita richiamare questa bella sottolineatura di Mario Isnenghi: “Poiché non intendiamo o non ce la facciamo più noi a “innamorarci” di grandi cause, ci adoperiamo a sporcare e mettere in dubbio anche quelle altrui”.

La terza parte contiene, in sintesi, tutto ciò con cui scuole, associazioni del territorio, intellettuali, gior- nalisti, costituzionalisti hanno voluto ricordare i 150 anni del nostro recente passato, nelle intense Gior- nate della Storia celebrate a S. Donà di Piave e nei percorsi di studio delle scuole del nostro territorio.

Anche in questo contesto i lavori sono stati numerosi e di qualità, a dimostrare come la Storia sia patri- monio comune e la sua conoscenza esercizio quotidiano.

Natale Sidran Presidente Centro di Documentazione Aldo Mori “...giorno 19 giugno del 1844. In punto che corrono le ore 18, è qui 2 PARTE I - Le storie che giunse la triste notizia che il bandito Giuseppe Meluso di San Giovanni in Fiore, da molti anni rifugiato in Corfù, sia disbarcato nelle marine del Marchesato, con un mediocre numero di persone abbigliate alla militare, ed introdottisi in tenimento di Cerenzia e >> Fratelli d’Italia Caccuri, limitrofo a questo capuologo, col disegno di perturbare la Storie di patrioti veneti nel Risorgimento pubblica quiete” (ASCS, Imputati Politici).

Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle Classe 2ª A, Istituto Comprensivo “E. Mattei”, Meolo. guardie civiche borboniche. Proprio quando il gruppet- Insegnante: Maria Luisa Novello to si trovava alle porte di San Giovanni in Fiore, vennero [Scelta antologica dal lavoro presentato al concorso avvistati dalle guardie civiche partite dal paese e, in se- “Ma che storia!” 2011] guito ad alcuni scontri a fuoco, avvenuti presso la loca- lità della Stragola (dove oggi si trova un ceppo in mar- >> Da nord a sud: Attilio ed Emilio Bandiera, morti mo commemorativo delle eroiche gesta) nel comune per la causa dell’unità di San Giovanni in Fiore, vennero tutti catturati, meno il brigante Giuseppe Meluso che, buon conoscitore dei Attilio Bandiera (Venezia, 24 maggio 1810 – Vallone di luoghi, essendo egli stesso originario di San Giovanni in Rovito, 25 luglio 1844) e Emilio Bandiera (Venezia, 20 Fiore, riuscì a sfuggire alla cattura. Vennero prima por- giugno 1819 – Vallone di Rovito, 25 luglio 1844) sono tati presso le prigioni della cittadina silana, tranne i feri- stati due patrioti italiani. ti che vennero trasportati immediatamente a Cosenza. Erano di famiglia nobile, dato che erano figli del baro- I catturati furono portati dinanzi la corte marziale che ne Francesco Bandiera, contrammiraglio della marina li condannò a morte. Il re Ferdinando II fu severo e ne asburgica, e di Anna Marsich. Imbarcati nel 1840 sulla graziò pochi; i fratelli Bandiera con altri sette compagni squadra navale austriaca, parteciparono alla campagna vennero fucilati nel Vallone di Rovito, nei pressi di Co- di Siria e iniziarono, attratti dall’idea nazionale, un’atti- senza, il 25 luglio 1844. Le salme dei nove fucilati prima vità di cospirazione all’interno della marina imperiale. furono seppellite nella chiesa di Sant’Agostino e poi nel L’anno seguente fondarono la società segreta “Espe- Duomo di Cosenza. Quelle dei fratelli Bandiera e di Do- ria”, collegata alla “Giovine Italia” di Mazzini e ispirata menico Moro rientrarono a Venezia il 18 giugno, circa agli ideali unitari e repubblicani, che fece proseliti tra un anno dopo la liberazione della città al termine della gli ufficiali austriaci. Il tradimento di uno degli affiliati, Terza guerra di indipendenza. Le tre salme sono sepolte Tito Vespasiano Micciarelli, fece conoscere al comando nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. austriaco l’esistenza della società segreta e causò la de- nuncia dei fratelli che fuggirono a Corfù. Nel Marzo 1844 a Cosenza scoppiò un moto durante >> 17-22 Marzo 1848. Venezia si ribella il quale il capitano Galluppi, figlio del grande filosofo Pasquale Gallupppi, trovò la morte. In breve tempo Nell’anno 1797 l’invasione dei Francesi di Napoleone tornò la calma e con la calma il processo, dove furono segnò la fine della gloriosa Repubblica Veneta “SERE- condannate a morte 21 persone, delle quali solo 6 fu- NISSIMA”. Nonostante la neutralità, Napoleone occupò rono giustiziate. Il 13 giugno 1844, i fratelli Bandiera, Venezia, rovesciò il governo aristocratico della Repub- a causa di una informazione rivelatasi poi inesatta, ri- blica e impose un governo filo-francese. Col Trattato tenendo che la rivolta fosse ancora in corso, partirono di Campoformio del 17 ottobre, Venezia venne ceduta da Corfù (dove avevano allestito una base segreta) alla disinvoltamente all’Austria. In seguito fu unita al Regno volta della Calabria, seguiti da 17 compagni, dal brigan- Italico, ma sotto lo scettro di Napoleone: una umiliazio- te calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro Boc- ne e uno strazio per i Veneziani. checiampe. Il 16 giugno 1844 sbarcarono alla foce del Dopo la fine di Napoleone, nel 1815, unita alla Lom- fiume Neto, vicino a Crotone, e appresero che la rivolta bardia per formare il Regno Lombardo-Veneto, Venezia scoppiata a Cosenza si era conclusa e che al momento passò di nuovo all’Austria. Ricominciò allora per i Ve- non era in corso alcuna ribellione all’autorità del re. Pur neziani il grande sogno dell’ unità di una Patria libera e non essendoci alcuna rivolta, i fratelli Bandiera vollero indipendente dopo anni di dura oppressione, con mol- comunque continuare l’impresa e partirono per la Sila. tissimi suoi patrioti che affrontarono il carcere duro a Pietro Boccheciampe, appresa la notizia che non c’e- causa del loro ribellarsi agli Austriaci. Erano ribellioni ra alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al isolate, che durarono 33 anni, fino all’eroica Grande In- posto di polizia di Crotone per denunciare i compagni. surrezione. L’allarme dato raggiunse anche la cittadina di San Gio- Dopo 34 anni di dominio austriaco, repressivo ed eso- vanni in Fiore, dove più tardi vennero catturati, e più so, che aveva avvilito ancora di più l’economia, un po’ precisamente: 3

Manin e Tommaseo liberati dal popolo

tutte le classi sociali aspettavano l’occasione buona per Traduzione: manifestare il proprio malcontento. sotto Casa di Savoia La scintilla contro tutti i governi della restaurazione di mangiar hai solo voglia scoccò il 12 gennaio 1848, l’anno “dei portenti”, a Pa- ci hanno portato una fame troia lermo, per diffondersi subito a Napoli, Parigi, Vienna, Savoia, Savoia, intanto noi andiamo via, vacca troja Milano e finalmente anche a Venezia, dove il 22 marzo Daniele Manin, a capo degli insorti, cacciò gli Austriaci A Mestre molti patrioti disarmarono con facilità i pochi e proclamò la Repubblica. soldati di guardia in città, che erano in maggioranza Ita- Il 22 marzo 1848, Venezia si liberava dopo oltre cin- liani e che perciò solidarizzarono presto con gli insorti. quant’anni di schiavitù e di repressioni (o francese o Istituita una Guardia Civica, marciarono contro il Forte austriaca, da quel 1797, sempre repressione era!). Marghera, dove riuscirono ad entrare e ad impadronirsi E fame! (questa era l’amara filastrocca – che poi fu ulte- della fortezza grazie ad un passaggio indicato loro dai riormente aggiornata nel 1866) contrabbandieri. Molti volontari stavano raggiungendo, da ogni parte d’Italia, il Lombardo-Veneto, dove gli Au- “Co’ San Marco comandava striaci si erano asserragliati nel , costituito se disnava e se senava dalle città di Mantova, Peschiera, Legnago e Venezia. Soto Franza, brava gente Mestre fu un crocevia per questi giovani, tra cui c’erano se disnava solamente moltissimi idealisti, ma anche alcuni avventurieri pronti soto casa de Lorena ad approfittare della situazione. In particolare, bisogna non se disna e no se sena” ricordare la presenza di una divisione napoletana, gui- data dal generale Guglielmo Pepe, cui si unirono i più Traduzione: valorosi tra i volontari. I loro nomi sono oggi ricordati Quando comandava San Marco dalla toponomastica di Mestre: Guglielmo Pepe, Ales- si pranzava e si cenava sandro Poerio, Cesare Rossarol, Antonio Olivi, Enrico Sotto la Francia, che era brava gente Cosenz e Girolamo Ulloa. Due sergenti polacchi, Co- si cenava solamente stantino Mischevitz e Isidoro Dembowski, morirono sul Sotto la casa austriaca Lorena Ponte della Campana e il loro eroismo, portato da terre niente pranzo e niente cena così lontane, è ricordato da una lapide posta di fronte alla chiesa dei Cappuccini. Fra l’8 e il 10 giugno 1848 si Mentre più avanti, quando per la fame dovettero emi- tennero le prime libere elezioni della storia del Veneto grare a milioni, aggiunsero: per nominare i delegati all’Assemblea Provinciale che doveva pronunciarsi sull’annessione al Regno di Sarde- “Soto Casa de Savoia gna. Votarono i cittadini maschi, residenti, d’età non de magnar te ga voja inferiore a 29 anni e così tra i 7.000 abitanti di Mestre i n’à portà ‘na fame roja furono eletti quattro delegati. In maggio, però, le trup- Savoja, Savoja, intanto noaltri...andemo via...vaca pe austriache riconquistarono tutto il Lombardo -Vene- troja..” to e il 18 giugno rioccuparono anche Mestre. Intanto, Carlo Alberto, con l’armistizio di Salasco, abbandonava Milano e Venezia al loro destino. Milano era già caduta, e altro, Manin era divenuto sempre più scomodo e, ai 4 s o l o Ve n e z i a r e s i s t e v a c o n t r o l ’A u s t r i a . primi segnali di “tempesta”, gli Austriaci con alcune Mentre ormai Mestre era perduta, baluardo di Vene- pretestuose imputazioni lo scaraventarono nelle galere zia restò il Forte Marghera che, assieme ai forti Mani dei Piombi, assieme a tante altre “teste calde”. Libera- e di S. Giuliano e alla Ridotta Rizzardi, poteva contare to, “per unanime volontà del popolo” Daniele Manin su 140 pezzi d’artiglieria e 2.300 uomini al comando fu posto a capo del Governo provvisorio. Nello stesso del colonnello Ulloa. La situazione ristagnò per alcuni giorno (22 marzo), portato in trionfo a Piazza San Mar- mesi, fino al 27 ottobre 1848, quando fu tentata un’a- co, fu proclamata la Nuova Repubblica Veneta di San zione di forza per liberare Mestre: la famosa Sortita Marco e Manin fu eletto ovviamente presidente. dal Forte Marghera. All’alba del 27 ottobre, 2.000 uo- mini uscirono dal Forte e ricacciarono verso Mestre le >> Daniele Manin truppe austriache di stanza a S. Giuliano. Raggiunti da altri insorti, che avevano liberato Piazza Barche, si di- Manin nacque a Venezia il 13 maggio 1804. Proveniva ressero tutti al Ponte della Campana, di fronte a Piazza da una famiglia israelitica e alla nascita viene registrato Maggiore, dove c’erano quattro cannoni austriaci che, come Daniele Fonseca. In seguito la famiglia si convertì tuttavia, non riuscirono a fermare i nostri. Così Mestre al cattolicesimo e, come era prassi in casi del genere, fu liberata dagli occupanti, messi in fuga verso Treviso. assunse il cognome del padrino di battesimo, Pietro Era però solo un’operazione di effetto, non destinata a Manin. Ottenuta la laurea in giurisprudenza a Padova resistere nel tempo, data la sproporzione tra le forze n e l 1 8 2 1 , s i d e d i c ò a l l ’ a tti v i t à f o r e n s e n e l l a c i tt à n a tia. veneziane e quelle austriache comandate dal genera- Nel 1824 sposa Teresa Perissinotti (1795-1849), appar- le Haynau: 24.000 uomini e 200 cannoni concentrati a tenente ad una famiglia aristocratica veneziana con Mestre e dintorni. Frattanto, nonostante l’eroica resi- ampie proprietà terriere a Venezia, nella terraferma e stenza dei volontari, la terraferma era stata rioccupa- nel trevisano. ta dall’esercito austriaco. Il 4 maggio 1849 gli Austriaci Imprigionato nelle carceri austriache per la sua attivi- iniziarono le ostilità contro forte Marghera, presidiato tà patriottica, fu liberato a furor di popolo il 17 marzo da 2.500 uomini al comando del colonnello napoletano 1848 assieme all’altro patriota Nicolò Tommaseo. Dopo Girolamo Ulloa. La difesa fu accanita, ma la notte del l’avvento di Pio IX al soglio pontificio (1846) capeggiò a 26, d’accordo col governo, Ulloa dovette dare l’ordine Venezia, insieme a Tommaseo, le agitazioni del 1847 , di evacuare il forte. Gli Austriaci avanzarono allora lun- finché nel gennaio 1848, fu arrestato dalle autorità. Li- go il ponte della ferrovia, ma, trovando anche qui una berato dall’insurrezione popolare (17 marzo 1848), gui- forte resistenza, iniziarono un pesante bombardamen- dò il movimento rivoluzionario di Venezia e il 23 marzo, to contro la città stessa. Una prima richiesta di resa da dopo le dimissioni del governo provvisorio municipale, parte del comandante in capo delle forze austriache, fu acclamato dagli insorti presidente della “rinata re- feldmaresciallo Radetzky, fu sdegnosamente respinta. pubblica di Venezia”. Sebbene repubblicano convinto, L’episodio del bombardamento di Venezia del 1849 me- nell’intento di presentare un fronte di forze il più unito rita una menzione particolare: infatti in quel frangente, possibile contro l’Austria, acconsentì alla fusione con il accanto all’artiglieria, gli Austriaci impiegarono per la Piemonte (4 luglio), riprendendo però i poteri l’11 ago- prima volta dei palloni aerostatici nel tentativo di por- sto, dopo la sconfitta delle truppe sarde e l’armistizio tare a termine un bombardamento aereo. L’uso dei pal- di Salasco. Nei mesi successivi fu l’animatore principale loni per scopi bellici non era del tutto nuovo, poiché fin della gloriosa resistenza di Venezia all’assedio austria- dal 1794 i Francesi avevano costituito una Compagnia co. Costretto all’esilio dopo la caduta di Venezia, si recò aerostieri con palloni ancorati a terra da cavi, con sco- in Francia, dapprima a Marsiglia, dove perdette la mo- pi di ricognizione; ma il 2 luglio le mongolfiere austria- glie, e poi a Parigi, dove per vivere dovette dare lezioni che furono caricate con bombe incendiarie, collegate di italiano. Dopo essersi tenuto per qualche anno in di- a micce a tempo che avrebbero dovuto lasciar cadere sparte dalla politica attiva, dal 1854 si andò accostan- l’esplosivo esattamente quando i palloni fossero giunti do sempre più decisamente alle posizioni di Cavour, sopra la città. Tuttavia il vento respinse i palloni, facen- prendendo pubblicamente partito a favore della tesi doli tornare verso le linee austriache, cosicché il primo monarchico-unitaria: il partito repubblicano era pronto tentativo di bombardamento aereo della storia risultò a sacrificarsi per la causa nazionale, dicendo alla casa fallimentare. In quei giorni del ‘48, tra i patrioti liberati Savoia: “Fate l’Italia e sono con voi. Se no, no”. Liberata c’era Daniele Manin, imprigionato mesi prima perché si Venezia, nel 1868 le ceneri di Manin furono portate in temevano da lui e dai suoi seguaci atti sovversivi. Uomo patria e sepolte a fianco della basilica di San Marco. La politicamente molto attivo, fra le altre cose chiedeva sua figura è fra le più nobili del Risorgimento italiano, e agli Austriaci per Venezia, autonome guardie civiche alla formazione dell’unità d’Italia Manin diede un ap- composte da Veneziani e non da Austriaci. Per questo porto decisivo. Dopo che gli Austriaci ebbero riconquistato tutte le cit- rottamente 24 giorni. Il vettovagliamento di Venezia co- tà che si erano liberate (Udine, Belluno, Vicenza, Pado- minciò a trovarsi in gravi ristrettezze. Ai mali della guerra 5 va), sembrava che Venezia fosse rimasta a lottare per si aggiunsero quelli della fame e nel caldo e afoso luglio la propria libertà e indipendenza. Così i Veneziani si s c o p p i ò a n c h e i l c o l e r a e s c a r s e g g i a v a n o l e m u n i z i o n i . strinsero con fiducia intorno a Daniele Manin. Nessun Il popolo, sebbene estenuato dalla fame e dalle malat- altro Stato italiano si mosse per portarle aiuto; soprat- tie, non voleva sentir parlare di resa e minacciava di tutto furono ignorati dai Piemontesi e da Cavour che morte chiunque osasse proporla. Purtroppo non c’era bollò l’indipendenza veneta di Manin una “corbelleria”. via di salvezza che la resa: erano cadute ad una ad una Venezia rimase così a sbrigarsela da sola per oltre un tutte le illusioni e le speranze. anno. Manin, che più di tutti sapeva come stavano le cose, il L’ 11 ottobre 1848, dopo già sette mesi di assedio, ri- 5 agosto convocò l’Assemblea in adunanza segreta ed unitasi l’Assemblea, furono confermati i pieni poteri a espose crudamente la situazione della città, ma i depu- Manin, a Cavedalis e Graziani. Dieci giorni dopo si volle tati si pronunziarono per la resistenza. Il giorno dopo provare al nemico che i Veneziani sapevano non solo l’Assemblea deliberò di concentrare tutti i poteri nelle difendersi, ma anche attaccare; quest’offensiva-impre- mani di Manin affinché provvedesse liberamente alla sa fu quella del Cavallino, villaggio particolarmente mu- salvezza e all’onore di Venezia. Prima di rassegnarsi a nito, cui si poteva accedere per uno stretto argine. trattare con il nemico, egli lasciò passare ancora quat- All’alba del 22 ottobre 1848, una colonna di quattro- tro giorni, poi capitolò per evitare la totale distruzione cento “Cacciatori del Sile” uscì da Treporti e s’incammi- della città. La risorta Repubblica era durata poco più di nò per l’argine. Giunto il piccolo corpo in vicinanza del un anno, la dura resistenza all’assedio, cinque mesi. Cavallino, i Cacciatori assalirono con determinazione Il 27 agosto furono consegnati l’arsenale e la flotta; -par il villaggio e, dopo una breve mischia, misero in fuga tirono per l’esilio Daniele Manin, Guglielmo Pepe, Nico- il presidio austriaco, composto di duecentocinquanta lò Tommaseo e ai quaranta cittadini i cui nomi figurava- soldati. Il 28 ottobre i Veneziani osarono attaccare gli no nella lista del Gorzkowski si aggiunsero tutti quelli Austriaci a Mestre, che cadde tutta in potere dei Vene- che non vollero sopportare la dominazione dell’odiato ziani. Le condizioni degli assedianti si facevano di gior- straniero. Gli Austriaci presero possesso della città, si- no in giorno più critiche e, con un inverno alle porte, si lenziosa, quasi in lutto, e il 30 vi fece il suo ingresso cominciava a non aver più fiducia nell’aiuto dell’Inghil- il Radetzky, il quale assistette ad una Messa solenne terra e della Francia. celebrata dal Patriarca per ringraziare Iddio di avere Per difendersi Radetzky concentrò trentamila soldati restituito Venezia al legittimo sovrano. Fra migliaia di davanti a Marghera per prepararsi ad assaltare l’ulti- morti di colera e migliaia di morti sotto le cannonate, ma città ribelle. Il 5 maggio, 150 cannoni iniziarono un forse sarebbe stato meglio celebrare un De Profundis, terribile bombardamento contro il forte di Marghera, o un Requiem. Sottoscritta la resa, Venezia dovrà sotto- comandato dal colonnello napoletano Girolamo Ulloa mettersi per altri 18 anni al dominio austriaco. La “libe- e difeso da duemilacinquecento uomini. razione” definitiva avvenne pochi anni dopo, nel 1866, La sera stessa del 5 maggio Radetzky emanò un pro- con l’annessione al nuovo Regno d’Italia per mezzo di clama in cui invitava i Veneziani ad arrendersi. Manin un plebiscito. rispose decretando la “ resistenza ad ogni costo”. Durissima fu la repressione degli Austriaci: fucilazioni, Il 24 maggio gli Austriaci iniziarono un bombardamento deportazioni, carcere duro per coloro che erano stati infernale contro il forte di Marghera, che fu continuo protagonisti di quel periodo eroico e terribile. Come se senza posa per tre giorni di seguito. Molti uomini di ciò non bastasse, fu aggravato il carico fiscale, cosicché questo presidio difensivo, sotto i colpi austriaci, rimase- la popolazione si trovò veramente in uno stato di mise- ro uccisi, ma gli altri non cedettero finché, non essendo ria come non accadeva da secoli. possibile resistere oltre, la notte del 26 abbandonaro- n o i l f o r t e l a c u i d i f e s a e r a c o s t a t a p i ù d i 5 0 0 u o m i n i . >> Niccolò Tommaseo Con l’abbandono del forte, la difesa si restrinse dentro i limiti della Laguna. Non potendo espugnare la città È nato a Sebenico, in Dalmazia, dove in pochi anni, a se- attraverso la via del ponte, gli Austriaci escogitarono guito delle campagne napoleoniche, si erano avvicen- un mezzo molto singolare, consistente nel bombarda- date le dominazioni veneziana, francese e asburgica. mento della città dall’alto con palloni aerostatici carichi Al predominante sentimento italiano Tommaseo saprà di granate e di bombe, ma il risultato fu solo quello di affiancare un altrettanto genuino interesse per le cul- distruggere case e chiese vuote. Allora cominciarono a ture popolari balcaniche, specialmente quelle illiriche e colpire la città con pezzi da ventiquattro, incendiando neogreche. La sua educazione, iniziata nel paese natale Venezia dovunque, distruggendo così secolari palazzi, e proseguita a Spalato, fu di carattere umanistico e im- chiese, tesori d’arte. Il bombardamento durò ininter- prontata, dai maestri Scolopi, a saldi principi religiosi. Laureato in legge a Padova nel 1822, visse alcuni anni rentino”, fondata nel 1857 da Michele Luci, figlio del 6 fra Padova e Milano, lavorando come giornalista e sag- principe Poniatowski. La sua opposizione all’Italia riu- gista, frequentando altri personaggi del mondo intel- nita sotto i Savoia si andò radicalizzando, tanto da fargli lettuale cattolico come Manzoni e Rosmini. È di questo rifiutare i riconoscimenti ufficiali, tra cui la nominaa periodo anche l’inizio della collaborazione all’ “Antolo- Senatore del Regno. gia” di G.P. Viesseux. Negli ultimi anni, oltre ad un’ininterrotta pubblicazione Trasferitosi a Firenze nell’autunno del 1827, conobbe, di saggi, edizioni critiche e poesie, si dedicò al monu- tra gli altri, Capponi e divenne una delle più importan- mentale “Dizionario della lingua italiana” in otto volu- ti voci dell’ “Antologia”. Di questo periodo è anche la mi, completato solo dopo la sua morte, avvenuta nel pubblicazione del “Nuovo Dizionario de’ Sinonimi del- 1874. la lingua italiana” cui deve gran parte della sua fama. A causa delle proteste del governo austriaco contro il suo articolo in favore della rivoluzione greca, dovette >> Pier Fortunato Calvi autoesiliarsi a Parigi, mentre le rimostranze austriache portarono alla chiusura della rivista. Negli anni parigini Infanzia e giovinezza pubblicò l’opera politica “Dell’Italia”, il volume di versi Nacque a Briana di Noale, allora in provincia di Padova, “Confessioni”, il racconto storico “Il Duca di Atene”, il il 15 febbraio (secondo altre fonti il 17 febbraio) 1817, “Commento alla Divina Commedia”, e le “Memorie po- concepito da Angela Meneghetti e da suo marito Fede- etiche”. Da Parigi si spostò in Corsica dove, con la colla- rico Pietro. borazione del magistrato e letterato bastiese Salvatore Il padre era commissario di polizia e fedele suddito Viale, proseguì le ricerche di italianistica, contribuendo dell’Austria (rappresentata dal Regno Lombardo-Vene- alla raccolta della copiosa tradizione orale còrsa e defi- to) e quando venne trasferito a Padova portò con sé la nendo la lingua isolana come il più puro dei dialetti ita- famiglia. Pietro, che aveva già cominciato gli studi con il liani. Tornato in Italia, si stabilì a Venezia dove continuò parroco di Briana, proseguì la sua educazione presso il a pubblicare numerose opere, fra cui le prime due ste- ginnasio “Santo Stefano” (l’attuale “Tito Livio”). sure del romanzo “Fede e bellezza”, considerato il suo Poco dopo il padre ottenne per lui un posto gratuito capolavoro, precoce tentativo di romanzo psicologico. presso il Collegio militare del genio di Vienna (Neu- Sempre di questi anni è la pubblicazione dell’impor- stadt); vi uscì a diciannove anni come alfiere. Assegna- tante raccolta dei “Canti popolari italiani, còrsi, illirici, to a un reggimento di fanteria, intraprese una brillan- greci”; questo è il documento più schietto col quale te carriera: dopo undici anni, mentre era di stanza a l’Italia mostrava di avere decisamente compreso l’im- Wimpffen, fu nominato capitano. portanza scientifica delle raccolte di poesia popolare. Venne a contatto con le correnti patriottiche mentre Altrettanto importante pubblicazione sono le “Scintil- era di stanza a Venezia. Frequentò segretamente di- le”, esempio unico di cosmopolitismo culturale dell’e- versi circoli, come quello di Demetrio Mircovich, ma il poca. Nel 1847, tornato nuovamente nel mirino della comando austro-ungarico, sospettando che Calvi fosse polizia asburgica, venne arrestato a seguito di alcune legato alla massoneria, lo trasferì a Graz nel 1846. Frat- dichiarazioni sulla libertà di stampa che rivendicavano tanto, veniva promosso a tenente. il diritto di vedere applicate leggi che non la limitassero; fu liberato il 17 marzo 1848, insieme a Daniele Manin, Moti rivoluzionari del Cadore nel 1848 durante l’insurrezione di Venezia contro gli Austriaci. Nell’aprile del 1848 abbracciò appieno le idee risorgi- Alla successiva proclamazione della Repubblica di San mentali e si dimise dall’esercito. Raggiunse così Venezia Marco, ottenne il maggior numero di voti dopo Manin dove, il 23 marzo, era stata istituita la Repubblica di San e prima di Giacomo Treves dei Bonfili e assunse impor- Marco ed entrò nella milizia rivoluzionaria con il grado tanti cariche del nuovo stato. Esiliato a Corfù nel 1849, di capitano. dopo l’entrata degli Austriaci a Venezia, si ammalò agli Inviato da Daniele Manin, Calvi passò in Cadore per occhi, ma trovò comunque il modo di scrivere numero- organizzare la resistenza armata. Era questa una zona si saggi, tra cui “Rome et le monde” in francese, in cui, sensibile, al confine con l’Austria e porta d’accesso al da cattolico, dichiarava la necessità della rinuncia della Veneto. Il 14 aprile 1848 Calvi assumeva ufficialmente Chiesa Cattolica al potere temporale. Risale a questo il comando e il 20 aprile giungeva a Pieve di Cadore. periodo anche l’insofferenza del Tommaseo verso la via Riuscì a mettere in piedi una piccola armata di circa “moderata” all’unità d’Italia, da raggiungersi tramite 4.600 unità, costituita in massima parte da volontari l’unione al Piemonte sabaudo. inesperti, ma valorosi i quali, spesso armati solo di fal- Nel 1854, con la vista sempre più compromessa, si tra- ci, forche e sassi, riuscirono a tenere a bada il nemico sferì a Torino, a Firenze, dove restò fino alla morte. A tramite tecniche di guerriglia, a respingere una colon- Firenze collaborò alla rivista periodica “Imparziale Fio- na proveniente dalla valle del Boite (2 maggio) e poi a sconfiggere a Rivalgo le truppe del generale Karl von condannati rispettivamente a 18, a 16, a 12 e a 6 anni di Culoz. Seguirono altre vittorie a Rindemera, alla chiusa carcere. A Calvi, reo confesso, fu negata la Grazia Sovra- 7 di Venas di Cadore e ancora a Rivalgo. na e venne condannato alla pena di morte tramite im- Il 15 giugno, però, con l’intensificarsi degli attacchi ne- piccagione. Al padre scrisse due giorni prima di morire, mici, Calvi congedava la milizia e si metteva in salvo a affermando che “se tutti gli uomini venissero mossi da Venezia. una sola opinione, il nostro soggiorno quaggiù sarebbe comparativamente, un Paradiso”. Esilio a Torino Egli affrontò con estremo coraggio e grande dignità la Caduta Venezia e ripristinato il governo austriaco sul prova, dichiarando “di incontrare lieto la morte, procla- Lombardo-Veneto, Calvi fuggì in esilio, prima in Grecia mando in faccia al patibolo che quello che aveva fatto presso Patrasso e poi a Torino. Qui entrò in contatto l’aveva fatto di sua certa scienza e coscienza”. Venne con il cadorino Talamini Minotto e condusse tre anni impiccato nella fortezza di Belfiore, nei pressi di Man- di vita miserevole, grazie al povero sostentamento che tova, il 4 Luglio 1855. il governo locale donava agli esuli, al lavoro saltuario di traduttore dal tedesco e alle donazioni del fratello Curiosità Luigi. Alle difficoltà economiche si aggiungeva anche A Calvi sono dedicati diversi monumenti: due a Noale, l’interruzione di qualsiasi rapporto con il padre che lo in Piazza Castello e sotto i portici di Palazzo della Log- considerava un traditore. A Torino ebbe modo di incon- gia. Si ricorda poi il monumento a Pieve di Cadore, cit- trare altri esuli e di entrare in contatto con due dei più tadina che guadagnò la Medaglia d’Oro al valore per i grandi rivoluzionari del tempo, Giuseppe Mazzini e l’un- fatti del ‘48. gherese Lajos Kossuth. Con la loro collaborazione, Calvi organizzò un rientro in Cadore, per merito in partico- lare di Mazzini che gli affidò l’incarico di “commissario organizzatore delle provincie del Cadore e del Friuli”, sul finire dell’estate del 1853, per accertarsi della pos- sibilità o meno di portare nuovamente la rivoluzione. A questo scopo alla fine dell’agosto del ‘53 scelse quattro compagni, tra cui il padovano Roberto Marin, e dalla Svizzera, Paese nel quale era stato costretto a rifugiarsi a causa del suo coinvolgimento nei moti di Milano del 6 febbraio, iniziò il cammino verso il Veneto, non sapen- do che la polizia austriaca, tramite una spia, conosceva il suo progetto e i suoi spostamenti.

Arresto e processo Varcato il confine austriaco nei pressi della Valtellina, il gruppo riuscì involontariamente a far perdere le tracce >> Carlo Di Rudio alla polizia austriaca. Giunti però a Cogolo, in Val di Sole (TN), il 17 settembre 1853, i cinque rivoluzionari si fer- Carlo Camillo Di Rudio nacque a Belluno il 26 agosto marono in un’osteria e qui i gendarmi, venuti a sapere del 1832 da una nobile famiglia, ma decaduta, compo- che nel paesino si trovavano dei forestieri, scoprirono sta dal padre Ercole Placido, dalla madre Elisabetta de i passaporti falsi e una notevole quantità di armi, tale Domini, dal fratello Achille e dalla sorella Luigia. Fu av- da giustificare il loro immediato arresto. Da qui furo- viato appena quindicenne alla carriera militare presso no trasferiti a Cles, Trento, Innsbruck e infine a Vero- il collegio di San Luca a Milano, oggi noto come Scuola na, per poi essere condotti nel castello di San Giorgio militare “Teuliè”. Nel 1848 fu coinvolto nei moti lom- a Mantova dove vennero processati secondo due riti: bardi delle cinque giornate di Milano e uccise (sempre il primo militare (Corte Marziale) estremamente duro, con il fratello) un soldato austriaco-croato, responsa- durante il quale subirono torture; il secondo condotto bile di uno stupro e del conseguente assassinio di due dall’autorità civile (Corte Speciale di Giustizia). Durante donne. Trasferito a Graz, ritornò clandestinamente, entrambi i processi, Pietro Calvi dimostrò una straor- accompagnato dal fratello Achille, a Belluno. Abbrac- dinaria forza d’animo, cercando di addossarsi tutte le ciando gli ideali mazziniani, accorse generosamente responsabilità del piano rivoluzionario al fine di evitare alla difesa di Venezia seguendo il patriota compaesano ai quattro compagni la condanna a morte con l’accu- Pier Fortunato Calvi. Fu sulle barricate di Venezia che sa di “alto tradimento”. Questo comportamento salvò Achille trovò la morte a causa di un’ infezione colerica. Morati, Chinelli, Fontana, Marin e Barozzi che furono Sfuggito alla polizia austriaca, Carlo Di Rudio riparò a Roma in difesa della giovane repubblica. Qui conobbe morte e giustiziati il 13 marzo, mentre Di Rudio, con- 8 Garibaldi, Mazzini i fratelli Emilio ed Enrico Dandolo, dannato a morte in un primo tempo, riuscì, tramite l’a- Aurelio Saffi, Goffredo Mameli e Nino Bixio. Con Vene- bilità del suo avvocato, l’influenza del suocero inglese zia occupata dall’esercito austriaco e Garibaldi esule in e grazie all’indulgenza dell’imperatore, a sfuggire alla America a New York, anche Di Rudio, ormai perenne- ghigliottina, rimediando però, nel dicembre 1858, una mente braccato dalla giustizia di Vienna, riparò in Fran- condanna all’ergastolo nella colonia penale della mal- cia, ove si schierò coi Giacobini che si opponevano al famata Isola del Diavolo nella Caienna della Guyana colpo di stato di Napoleone III di Francia. Nello stesso Francese. anno partecipò all’insurrezione mazziniana del Cadore: lo stesso padre Ercole Placido e la sorella maggiore Lu- Ergastolano alla Caienna igia furono arrestati e incarcerati a Mantova. Nel 1857 Carlo Di Rudio, giunto alla Caienna, meditò costante- si trasferì a Genova, cercando un imbarco per l’America mente su come fuggire al più presto da quell’inferno del Nord. Naufrago, fu costretto a riparare in Spagna, in tropicale e riuscì a trovare degli alleati disposti a parte- Francia, Svizzera, Piemonte e, infine, in Inghilterra. Qui cipare al suo tentativo di fuga. Fallito un primo tentati- conobbe la sua futura moglie, Eliza Booth, e per un cer- vo, dopo mesi e mesi di ulteriori preparativi segreti, la to periodo il patriota ebbe una vita tranquilla, dedita fuga riuscì, suscitando un clamore eccezionale in tut- alla famiglia, anche se continuamente tormentato da te le terre coloniali francesi. I fuggiaschi raggiunsero, problemi economici. Di Rudio lavorò per qualche tem- dopo innumerevoli peripezie, il territorio inglese della po come giardiniere al servizio di Luigi Pinciani, un noto Guyana, trovandovi funzionari ben lieti di nasconderli filantropo amico di Victor Hugo e fu costantemente in alle pressanti richieste francesi (molti deportati, infatti, contatto con Giuseppe Mazzini . erano condannati politici, invisi alla monarchia france- se, ma non alla corona inglese). Da qui si imbarcò per L’attentato a Napoleone III e l’inferno della Caienna l’Inghilterra, riabbracciando nuovamente la famiglia. Lo spirito rivoluzionario non tardò ad avere il soprav- Era il 1860. vento sulla quotidianità di una vita anonima. Così, quando si presentò la prima occasione per entrare nuo- In cerca di fortuna in America vamente in azione, Di Rudio si trovò subito pronto. Par- In Inghilterra, costantemente afflitto da problemi eco- tecipò allo sciagurato piano progettato da Felice Orsini nomici, il giovane Di Rudio avrebbe voluto partecipare per assassinare l’imperatore Napoleone III di Francia, ai moti del Risorgimento italiano, ma, braccato dalla ritenuto, colpevole del fallimento dei moti italiani del polizia francese e da quella austriaca, privo di un futuro 1848-’49. Il 14 gennaio 1858, alle 8 e mezza di sera, in in terra inglese, consigliato dagli amici più fidati e con rue Lepelletier, nei pressi del teatro dell’Opéra Natio- in tasca una raccomandazione di Giuseppe Mazzini, nal de Paris, tre bombe furono lanciate contro il corteo preferì emigrare con la famiglia negli Stati Uniti. Sbar- imperiale che lasciarono però completamente illeso cato a New York City, anglicizzò il suo nome in Charles Napoleone III (subì solo una piccola ferita alla guancia) De Rudio e nel 1861 trovò presto impiego nell’esercito e l’imperatrice Eugenia, ma causarono invece otto mor- federale americano impegnato nella guerra civile, me- ti e ben 156 feriti tra la folla assiepata ai bordi della ritando i gradi di sottotenente. Terminata la guerra nel strada. Fallito l’attentato, Di Ruidio fu catturato la sera 1865, Carlo Di Rudio fu incorporato nei ranghi dell’e- stessa e processato nel mese di febbraio con tutti gli sercito americano e nel 1869 venne assegnato al 7º Ca- altri congiurati italiani: Giovanni Andrea Pieri e Orsini. valleggeri degli Stati Uniti, alle dipendenze del tenente Orsini e Pieri, ritenuti colpevoli, furono condannati a colonnello George Armstrong Custer.

Daniele Manin Niccolò Tommaseo Pier Fortunato Calvi A Little Big Horn Il 25 giugno 1876 Carlo Di Rudio partecipò alla celebre 9 Battaglia di Little Big Horn che vide impegnata laca- valleria americana nella campagna contro le tribù dei Sioux, Hunkpapa, Oglala e dei Cheyenne, capeggiate da Cavallo Pazzo. Il tenente Di Rudio fu uno dei pochi superstiti del 7º Cavalleggeri. Come uno dei pochi su- perstiti della battaglia, Di Rudio finì sulle prime pagine di tutti i giornali americani. Trasferito ad altri incarichi, fu assegnato nelle terre del Nordovest. Giunto in Texas con nuovi incarichi logistici, ormai anziano, il soldato italiano riuscì a conoscere anche il grande Geronimo degli Apache. Ritiratosi a San Francisco, nel 1904 gli fu riconosciuto il grado di maggiore. Carlo Di Rudio morì il 1º novembre del 1910 a Pasadena (California), in un let- >> Sebastiano Barozzi to sovrastato dai ritratti dei suoi tanto amati compagni d’avventura: Pier Fortunato Calvi e Giuseppe Mazzini. I Barozzi appartenevano alla più antica nobiltà venezia- na. La tradizione di famiglia li dice originari di Padova e >> Roberto Marin il loro cognome è riportato in forme assai variegate. E’ comunque certo che nel XII secolo questa famiglia era Nato il 4 maggio 1829 in una frazione di Rovolon, Fras- saldamente stabilita a Venezia. Come avveniva in mol- sanelle Euganee, Roberto Marin dalla difesa di Venezia te famiglie della nobiltà veneziana, i Barozzi rivolsero il fino alla cattura in Val di Sole, fu sempre a fianco di Pie- loro interesse più alla carriera ecclesiastica che a quella tro Fortunato Calvi e con lui ebbe nel 1855 la condanna politica. a morte, commutata in dodici anni di carcere duro allo Sebastiano Barozzi nacque a San Fior il 20 maggio 1804, Spielberg. Durante il processo contro Roberto Marin, il alle 10 del mattino. La sua famiglia visse sempre in con- consigliere Grubissich, nella sua relazione disse: dizioni economiche difficili. I rudimenti della scrittura “ Certifico che Marin Roberto, figlio di Carlo, domicilia- gli furono impartiti dal padre: a quell’epoca la scuola to a Padova, dal 1848 al 1849 militò per l’indipendenza elementare non aveva una struttura definita. Così Se- italiana contro gli Austriaci e partecipò attivamente alla bastiano venne messo a pensione per qualche tempo gloriosa difesa di Venezia” (Mantova, 31 luglio 1854). Il presso il parroco di Montaner, Domenico Zannantoni, 17 gennaio 1855 fu condannato alla pena di morte col che curò la sua istruzione. capestro (cioè per impiccagione) insieme a Calvi ed al- Successivamente, continuò gli studi presso il parroco tri. Graziato dall’amnistia politica del 1858, partecipò a del suo paese, Bartolomeo Graziani: furono studi su- tutte le successive imprese per l’Unità d’Italia. Si spen- periori o, come si diceva allora, di ‘grammatica’ (lingua se a Padova come custode della Cappella degli Scrove- italiana e latina), poiché Graziani divenne parroco di gni e fu cremato il 10 dicembre 1886: le sue ceneri sono San Fior nel 1819, quando Sebastiano aveva 15 anni. al n° 1 della cappella dei cremati nel Barozzi si era successivamente orientato per il semi- cimitero di Padova. nario e la carriera ecclesiastica: scelta che si dimostrò

sempre convinta, ma anche inevitabile, a quell’epoca, per un ragazzo dotato di capacità, ma completamente privo di mezzi di fortuna. Frequentò il seminario di Ceneda che era a quell’epo- ca una scuola prestigiosa: l’insegnamento letterario era severo e probabilmente impartito con pedanteria; al suo centro stava il latino, che allievi e professori do- vevano usare durante le lezioni e nella comunicazione quotidiana. Sebastiano maturò una forte passione per il mondo classico e in generale per la storia; si distinse, in semi- nario, oltre che per le doti d’ingegno, per il tempera- mento refrattario alla disciplina. Nella sua coscienza, infatti, fece sempre una chiara distinzione fra l’intima osservanza della religione cattolica e l’ossequio incon- dizionato alle gerarchie ecclesiastiche, vincolate al po- Pieri, Orsini, Rudio, Gomez davanti ai giudici didascalia tere temporale e all’Austria. nio Ceccato, insigne intagliatore. Barozzi praticò poco 10 Agli inizi del 1831 venne ordinato sacerdote e si stabilì o nulla la narrativa, lavorò accanitamente e probabil- definitivamente a Belluno; la sua lunga vita si svolse da mente portò a termine la più complessa delle traduzio- allora in alcune parrocchie di quel contado e della pro- ni tedesche: il massiccio poema di Friedrich Klopstock, vincia alpina, salvo il tormentato decennio 1848-1857, Il Messia. nel quale le traversie della rivoluzione e della repressio- Si avvicinavano i giorni della rivoluzione, nei quali don ne poliziesca austriaca lo costrinsero a lunghe peregri- Sebastiano doveva giocare un ruolo non secondario e nazioni e ad anni di carcere. spesso imbarazzante per le autorità religiose di Bellu- Nel 1834, quando venne riaperto il seminario di Bel- no. luno, venne chiamato ad insegnarvi grammatica, ma Anni dopo, il 20 febbraio 1857, il vescovo Giovanni Re- venne presto sollevato dal suo incarico, già alla fine del nier ricordava questi fatti raccontando che Barozzi, do- primo anno scolastico. Successivamente, don Sebastia- tato di fervida immaginazione e di molta buona fede, no ricevette il suo primo incarico di cura d’anime, a Ca- si gettò all’impazzata dietro le follie del ’48, ma senza stion, come cooperatore del parroco mons. Della Lucia. mai smentire nella fede e nei costumi i principi cristiani Lasciò di sé un buon ricordo, soprattutto per la sua ope- e senza nemmeno trascinar con sé i pochi suoi parroc- ra nell’estate del 1836, quando il paese fu colpito da chiani che lo amavano per la sua carità e lo stimavano un’epidemia di colera. per la sua integra condotta in tutto quello che non era In quel periodo don Sebastiano maturava probabilmen- politico. te le sue idee patriottiche; di certo ebbe i primi seri fa- Nel 1848 Barozzi capeggiò i Bellunesi che combatteva- stidi con le autorità ecclesiastiche. Il 17 giugno 1839, no contro gli Austriaci e si aggregarono ad altre forze infatti, il vescovo di Belluno gli inflisse una sospensione venete. a divinis, proibendogli di celebrare la messa per otto All’inizio, la grinta dei Bellunesi fece arretrare gli Au- giorni. striaci, ma in un secondo momento, quando gli Austria- Nel 1839 venne trasferito a Pieve di Zoldo, sempre ci ricevettero rinforzi, le armi poco adeguate e il man- come cooperatore soggetto al parroco don Gaspare De cato addestramento militare costrinsero i Bellunesi alla Mas, che era animato da idee patriottiche, al cui ricor- ritirata e vi furono molti prigionieri. do don Sebastiano rimase sempre devoto. Don Sebastiano partecipò con passione a tutte queste Nel 1840 dovette trascorrere uno o più periodi a San vicende. Fior presso la sua famiglia; nel 1842 predicò a Canale Nell’agosto del ’48 fu richiamato dal vescovo per la sua d’Agordo. lunga barba e il suo abbigliamento, non adatti ad un Nel 1843 ottenne finalmente la sospirata nomina a sacerdote e gli fu vietato di esercitare la funzione di parroco che gli permetteva di usufruire d’un beneficio parroco. regolare, per quanto modesto: divenne parroco di San Nel gennaio del 1849 penetrò a Venezia sotto assedio; Pietro in Campo, con residenza a Sargnano, due piccoli qui conobbe Pier Fortunato Calvi e Carlo Rudio che eb- paesi a pochi chilometri da Belluno, ai piedi del mon- bero un ruolo importante nella sua biografia. te Serva. L’incarico gli venne dato dal vescovo Antonio Don Sebastiano tornò a Belluno poco dopo la resa di Gava: una nobile figura di prelato, anch’egli di origine Venezia. cenedese, che aiutò don Sebastiano per quanto gli fu La sua vita ecclesiastica fu resa molto difficile dal suo possibile, anche contro le autorità austriache; e che patriottismo: in alcune occasioni il Vescovo cercava di nel 1852, quando si vide ostacolato da queste nella sua coprirlo, ma in altre non gli era possibile. opera di vescovo, rinunciò alla sua carica e tornò a inse- Gli Austriaci continuarono a tenerlo d’occhio anche ne- gnare nel seminario di Ceneda. Don Sebastiano svolse gli anni successivi perché temevano la sua influenza. il suo ministero a San Pietro in Campo per pochi anni, Nel gennaio del ’51 le autorità tedesche cercarono di sempre apprezzato dai suoi parrocchiani per le sue cal- arrestarlo accusandolo di essere membro dell’ “Acca- de doti umane. I tratti del carattere che attiravano su demia delle Alpi”, ma, grazie ad un messaggio trovato Sebastiano simpatia, ammirazione e affetto erano: il nel confessionale e aiutato da molte persone, riuscì a disinteresse per le questioni di denaro, la generosità, fuggire e a recarsi a Torino, dove si recò in ambasciata l’umana partecipazione nei confronti dei parrocchiani austriaca per discolparsi e inviò più lettere a Belluno e perfino un certo gusto artistico e teatrale. protestando la sua innocenza e dichiarandosi disposto A quell’epoca don Sebastiano godeva già di una fama a tornare, a condizione di potersi difendere a piede li- locale come letterato, la sua passione per la poesia do- bero. veva essere iniziata molto presto: si era messo in luce Ma a queste richieste non venne dato alcun seguito e come brillante improvvisatore di versi; tradusse alcune Barozzi fu costretto a fermarsi a Torino per due anni. poesie latine di Cornelio Castaldi e qualche ballata del- Non aveva mezzi di sostentamento, non indossava abiti lo Schiller, scrisse un’ispirata canzone in lode di Anto- da sacerdote ed era ridotto alla fame. A Torino don Sebastiano rientrò in contatto con Pier Giacomelli, rimase gravemente ferito ad una coscia. Fortunato Calvi, che dopo essere stato esiliato da Ve- Ricoverato presso l’ambulanza militare di Santa Maria 11 nezia, era approdato lì. All’arrivo di Barozzi, Calvi era della Scala, a Trastevere, assistette all’agonia di Luciano già ben inserito nel mondo dell’immigrazione veneta e Manara, del moro Andre Aguyar e di tanti altri eroi. della cospirazione antiaustriaca. Il generale gli conferì un certifica- Sempre a Torino, presso Calvi, Barozzi venne nuova- to affermando che: “Questo milite merita encomio e mente in contatto con Carlo Rudio, il quale faceva da considerazione, per la sua bella comportazione nei fatti intermediario tra Calvi stesso e Mazzini. d’arme di Roma nel 1849”. Tornò a Belluno: ormai aveva preso l’abitudine di non Nel 1866, allo scoppio della III Guerra d’Indipendenza, indossare la veste talare, ma vestiti civili, e questo gli Tosi si arruolò come luogotenente nel 5° Reggimento procurò nel 1872 la sua ultima, definitiva sospensione Volontari agli ordini del generale Giuseppe Garibaldi e a divinis. si guadagnò la seconda medaglia al “Valor militare”. Le sue condizioni economiche migliorarono quando riuscì a procurarsi qualche aiuto e qualche lavoro: come letterato, come giornalista, come traduttore e grazie ad una modesta pensione dal Comando della guerra. Don Sebastiano dimostrò interesse per la causa italiana e svolse anche delle missioni, come quella di cercare di reperire somme dalla cugina Elisabetta Barozzi e tenere corrispondenza tra i diversi membri della causa italiana dando informazioni in codice. Nel 1853 Calvi elaborò un piano per infiltrarsi a Belluno e trasformare la città nel centro della rivoluzione delle Alpi; per questo aveva bisogno di uomini e chiese aiuto a Barozzi, che si trovava già nella città, per arruolarli. Il sacerdote fece il possibile per procurare i volontari, Venezia, 1848. L’Arsenale ma, nonostante questo, la missione fallì e Barozzi, as- sieme a Calvi, Marin, Di Rudio e altri, furono scoperti: Di Rudio riuscì a fuggire, gli altri furono arrestati e pro- Guarito, fu nominato aiutante maggiore in 1° del suo cessati. reggimento e nel 1867 aderì subito all’appello che Ga- Calvi si addossò ogni colpa e fu condannato a morte, ribaldi aveva rivolto agli Italiani per la liberazione di Barozzi fu condannato a 10 anni di carcere duro e alla Roma. perdita del titolo nobiliare; la pena fu poi ridotta a 7 Divenne capitano del 7° battaglione della 3° colonna anni. comandata dal Colonnello Eugenio Valzania, distin- Sebastiano Barozzi morì il 4 maggio 1884, a quasi ot- guendosi con coraggio ed iniziativa. tant’anni di età. Rientrato dopo tante battaglie nella sua Rimini, dedicò il resto della vita ad opere di pace, aiutando i vecchi >> Raffaele Tosi compagni d’arme che la Patria aveva dimenticato. Fu più volte ospite di Garibaldi nella solitudine della sua Raffaele Tosi nacque a Rimini nel 1833. Nel 1848, no- Caprera. nostante la sua giovane età, decise di servire la Guardia Raffaele Tosi morì il 6 aprile del 1913 ed ebbe solenni Civile, mobilitata per la difesa del Veneto insorto. Ven- onoranze funebri dai concittadini e dai pochi compagni ne, quindi, nominato Tamburino (non combattente); in di battaglia sopravvissuti e convenuti da ogni parte del- seguito fu arruolato e non tardò a diventare un com- la Romagna e dalle vicine Marche. battente vero e proprio. Tosi, autore anche di due lavori di memorie,“Cenni au- Durante l’assedio di Venezia, a Marghera s’impegnò tobiografici di un garibaldino” e “Da Venezia a Menta- nei combattimenti contro gli Austriaci, guadagnandosi na”, fu ritenuto un personaggio minore, ma come tale l’ammirazione dei superiori e dei commilitoni. necessario ed indispensabile per il difficile processo Venne, però, colpito da febbre. La malattia lo costrinse unitario italiano. ad allontanarsi da Venezia e a lasciare i campi di batta- glia; ma per poco tempo perché, una volta rimessosi, >> Ippolito Nievo avendo saputo che a Roma si era “issato il vessillo della libertà”, non tardò a raggiungere la città verso la quale Ippolito Nievo (Padova, 30 novembre 1831 – mar Tirre- stavano convergendo i patrioti italiani. no, 4 marzo 1861) è stato uno scrittore e patriota italia- Qui, sempre in prima linea, nell’avamposto di casa no dell’Ottocento. 10 maggio 1849 contro gli Austriaci, intervenuti per fa- 12 vorire il ritorno del granduca Leopoldo, fuggito quattro mesi prima da Firenze. Ritornato in settembre a Mantova, andò a continuare gli studi a Cremona, dove nell’agosto del 1850 conseguì Ippolito Nievo la licenza liceale. In autunno si iscrisse alla Facoltà di Legge dell’Università di Pavia e mantenne continui rap- porti epistolari con Matilde Ferrari. Nel gennaio del 1852 iniziò un’attività di pubblicista nel quotidiano bresciano La Sferza. Alla fine dell’anno si iscrisse all’Università di Padova, riaperta dal governo austriaco dopo le agitazioni liberali e, recandosi spesso Ippolito Nievo nacque a Padova nella Villa Mocenigo in Friuli, collaborò con la rivista “L’Alchimista Friulano”. – Querini (ora Casa della Studentessa “L. Meneghetti” Nel 1855, deluso dalla situazione politica italiana, lo sita in Via Sant’Eufemia, 2/4), primogenito di Antonio, scrittore si ritirò a Colloredo di Montalbano, dove si de- un magistrato della piccola nobiltà mantovana, e di dicò attivamente alla produzione letteraria, delineando Adele Marin, figlia della contessa friulana Ippolita di nella mente quello che fu il suo capolavoro, Le confes- Colloredo e del patrizio veneziano Carlo Marin, inten- sioni d’un italiano. dente di finanza a Verona. I Marin erano titolari del feu- Continuò intanto la sua attività di pubblicista e si avvi- do di Monte Albano, dove sorge il castello di Colloredo, cinò al giornalismo militante milanese, collaborando al a mezza strada tra Tricesimo e San Daniele, luoghi fre- settimanale Il Caffè. quentati nell’infanzia da Ippolito quando, nel 1837, il Nel 1856, a causa di un racconto intitolato L’Avvocatino padre venne trasferito da Soave nella pretura di Udine. pubblicato sul foglio milanese Il Panorama universale, Nel 1841 Ippolito venne iscritto nel collegio del semi- fu accusato di vilipendio nei confronti delle guardie nario di Sant’Anastasia di Verona come convittore in- imperiali austriache e subì un processo nel quale pa- terno poi, non sopportandone la disciplina, dal 1843 vi trocinò se stesso. Fu questa l’occasione per trascorrere frequentò il Ginnasio come esterno. La sua solitudine lunghi periodi a Milano dove ebbe modo di partecipare fu alleviata dalle visite del nonno Carlo, uomo colto, agli stimolanti dibattiti letterari e politici che si svolge- amico del Pindemonte e amante della letteratura, che vano e di apprezzare il vivace clima culturale di quella divenne, per la lontananza dei genitori, la figura di rife- città. Ippolito Nievo in quel periodo iniziò una relazio- rimento. ne con Bice Melzi, moglie del cugino Carlo Gobio; le fu Quando nel 1843 morì il nonno Alessandro Nievo, il legato fino alla morte, indirizzandole numerose lettere primogenito Antonio, padre di Ippolito, ereditò la villa durante l’inteso periodo delle imprese garibaldine. della famiglia con terreni agricoli a Fossato, frazione del Tra il 1857 e il 1858 Nievo, ritornato a Colloredo, si de- comune di Rodigo (Mn), e palazzo Nievo a Mantova con dicò intensamente alla stesura del suo grande romanzo i relativi arredi, le collezioni d’arte e la ricca biblioteca. Il Le confessioni d’un italiano che verrà pubblicato postu- padre vi prese domicilio anche in seguito al suo trasfe- mo nel 1867 dall’editore Le Monnier con il titolo rivisto rimento nel 1847 alla pretura della vicina Sabbioneta e Le confessioni di un ottuagenario. Ippolito tornò nella famiglia a Mantova, città dove andò Gli eventi del 1859 e del 1860 resero più intensa la sua a stabilirsi, a trascorrervi gli anni della pensione, anche attività giornalistica e ne sollecitarono i primi due saggi il nonno Carlo Marin. Qui proseguì gli studi al Liceo Vir- politici, l’opuscolo Venezia e la libertà d’Italia, ispirato gilio, compagno di Attilio Magri (1830-1898) il quale, dalla mancata liberazione della città, e il Frammento innamorato di Orsola Ferrari, ne frequentò la casa e sulla rivoluzione nazionale. vi introdusse anche Ippolito, che vi conobbe la sorella Nel 1859 fu tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e l’an- maggiore, Matilde (1830-1868), il suo primo amore. no seguente partecipò alla Spedizione dei Mille. Unen- Nel 1848 il giovane Ippolito, affascinato dal programma dosi alle truppe garibaldine, il 5 maggio del 1860 salpò democratico di Mazzini e Cattaneo, partecipò alla falli- da Quarto a bordo del Lombardo insieme a Nino Bixio ta insurrezione di Mantova. Prudentemente, continuò e Cesare Abba. Distintosi a Calatafimi e a Palermo, gli a Cremona gli studi con l’amico Attilio Magri e, l’anno venne affidata la nomina di “Intendente di prima clas- dopo, la famiglia ritenne opportuno che si allontanas- se” dell’impresa dei Mille con incarichi amministrativi, se per qualche tempo dalla Lombardia, così si trasferì divenendo il vice di Giovanni Acerbi. Fu anche attento in Toscana, prima a Firenze e poi a Pisa. Qui entrò in cronista della spedizione (Diario della spedizione dal 5 contatto con gli esponenti del partito democratico di al 28 maggio e Lettere garibaldine). Avendo ricevuto Guerrazzi: anche la Toscana era scossa dai moti risorgi- l’incarico di riportare dalla Sicilia i documenti ammini- mentali e forse Ippolito partecipò a Livorno al moto del strativi della spedizione, trovò la morte durante la navi- gazione da Palermo a Napoli, nella notte tra il 4 e il 5 marzo 1861, nel naufragio del vapore Ercole avvenuto al largo della costa sorrentina, in vista del golfo di Napoli. Nel naufragio tutte le persone imbarcate perirono e né relitti né 13 cadaveri furono restituiti dal mare. Le circostanze misteriose del naufragio alimentarono ipotesi di un complotto po- litico. In pubblicazioni successive sono state avanzate altre ipotesi all’origine dell’eventuale attentato, come il ruolo giocato da finanziamenti internazionali, in particolari inglesi, indirizzati a favorire la spedizione dei Mille. Questa teoria è stata ripresa anche da numerose pubblicazioni e romanzi successivi: Cesaremaria Glori, “La tragica morte di Ippolito Nievo”, edizioni Solfanelli e , “Il Cimitero di Praga”, Bompiani.

Scusi, ma lei è Ippolito Nievo?

Il 12 novembre 2011, nell’aula magna dell’ITIS “Leonardo Da Vinci”, tre scuole del portogruarese hanno messo in scena lavori realizzati durante il precedente anno scolastico per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia.

1.Incredibile! Intervistato Ippolito Nievo Rappresentazione scenica dell’intervista immaginata dagli alunni delle classi 5ªA e 5ªB della scuola primaria “Sinistra Lemene” (I.C. Rufino Turranio di Concordia Sagittaria), coordinati da Costanza Piana. I ragazzi l’hanno pubblicata come articolo di “fondo” (assieme ad altri, sempre inerenti all’Unità d’Italia, legati al nostro terri- torio) in “L’Eco del Lemene “, 1861/2011, giornale intitolato al fiume che attraversa sia Concordia che Portogruaro e che anche il Nievo ricorda nel suo romanzo.

2.Io sì lo conoscevo bene Libera biografia a più voci, drammatizzata dagli allievi della scuola secondaria “Leonardo Da Vinci” di Gruaro (classe IªA), coor- dinati da Antonella Sutto e Gigliola Bittolo Bon, con la collaborazione dell’associazione culturale “La Ruota”. Nel raccontare le vicende del Nievo, a partire dalla misteriosa fine del colonnello (morto a soli 29 anni, nel naufragio dell’Ercole), ai protagonisti tratti dalla realtà si affiancano, come testimoni ideali, anche i personaggi cui Nievo ha dato vita nei suoi numerosi racconti, romanzi, opere teatrali.

3.Il garibaldino Nievo Lettura recitata e drammatizzata, a cura degli allievi del liceo “XXV Aprile” di Portogruaro, coordinati da Cecilia Bassani e Giu- seppe Rizzuto, di alcuni passi tratti dalle note del “Giornale della spedizione in Sicilia” e dalle lettere scritte tra il 28 maggio 1860 e il 23 febbraio 1861. Dopo la presa di Palermo, scrive alla cugina Bice Melzi, riferendosi a Garibaldi: “noi fummo eroi solo per avergli creduto una tale impossibilità”. Tra una scena teatrale e l’altra, brani di musiche risorgimentali o composti sul tema (dal repertorio lirico e popolare alle “Cami- cie rosse” di Fiorella Mannoia).

Donne nel Risorgimento

Di alcune figure femminili, la cui opera si intreccia con il pro- problemi sociali e del lavoro, come Bianca Rebizzo, Cristina cesso risorgimentale e vi contribuisce, è stato scritto, anche Trivulzio, Elena Casati Sacchi, Luisa Solera Mantegazza; altre in forma romanzata, tuttavia non esiste una ricerca storica combattono cavalcando, come a Milano Cristina Trivulzio, o che superi una visione di genere. Inoltre, se di alcune l’opera sulle barricate, come a Novara Teresa Durazzo Doria o Anita e il nome restarono vivi nelle carte e nei documenti, ancor Ribeiro Garibaldi a Roma - vicina al suo José a Villa Spada nel più numerose sono le donne senza nome che hanno operato giugno ‘49, incinta del quinto figlio e destinata a spirare il 3 personalmente o che hanno sostenuto i congiunti, subendo agosto dopo un calvario di 33 giorni di marce forzate a caval- nei cuori lo strazio che i loro cari soffrivano nella carne per la lo, a 28 anni - oppure sostengono con la loro fede destini di prigionia, le torture, la guerra, senza contare le donne ferite, esilio e di prigionia: tutte, comunque, consegnano alla storia offese, uccise. Le donne sono dunque presenti, nel primo e al futuro dell’Italia un patrimonio di valori morali e civili che Ottocento in una prodigiosa varietà di atteggiamenti, di scel- accompagnerà il faticoso percorso dell’Unità. te, alcune delle quali così coraggiose e innovatrici da segnare E tuttavia il riconoscimento del loro valore si ridusse spesso una decisa maturazione culturale e spirituale che le conse- ad una valorizzazione di elementi romanzeschi, mentre una gna a un destino di dolore e attesta una partecipazione piena certa supponenza maschile impedì anche a uomini di valore alla dimensione civile del vivere. Alcune di loro producono di comprendere l’intelligente e costruttivo apporto di idee di testi a stampa di vivace e profonda concretezza. alcune straordinarie figure di donne, quali Cristina Trivulzio. Esse aprono i loro salotti al nuovo spirito libertario, come Il cammino verso l’emancipazione sarà lungo: esse, ad esem- Nina Schiaffino Giustiniani, o Bianca De Simoni Rebizzo, o pio, avranno il diritto di esprimere il loro voto solo nel 1946 e accolgono gli esuli nelle loro case, come Giuditta Sidoli, o non si può affermare che il loro cammino sulla via dell’eman- svolgono nuovi ruoli, come prodigarsi come infermiere, fon- cipazione sia del tutto compiuto nemmeno oggi. dare scuole e istituti professionali, asili per gli orfani, studiare Portogruaro mia patria l’indomani a Palmanova e a Portogruaro si costituisce 14 la Guardia Civica. Il 20 marzo gli allievi esterni del seminario non si pre- Classe 2ª C scientifico del Liceo “XXV Aprile”. sentano alle lezioni e contestano gli insegnanti, specie Insegnante Lorenza Moro quelli austriacanti, gridando slogan quali: viva l’Italia, viva Pio IX, viva la libertà. La sera infuria “l’orgia” tan- Parte del lavoro è stata presentata in una conferenza all’in- to da far pensare che tutti siano ‘’frenetici’’. La gente terno della settimana della cultura del Comune di Portogrua- si sofferma sotto il vescovado e fischia all’indirizzo di ro il 13 aprile 2011. [Scelta antologica dal lavoro presentato al concorso “Ma che mons. Rizzolati, mentre si inneggia all’indirizzo di mons. storia!” 2011] Carlo Fontanini, che si affaccia e benedice i manifestan- ti dicendo di esser contento per la libertà acquisita ma ammonendo a non abusarne. >> Il 1848 Precedentemente, avendo Portogruaro, e poi Caorle, aderito alla Repubblica di Venezia, vi si mandavano Il 1848, a Portogruaro, si apre con alcuni eventi degni i nostri rappresentanti, che furono Eugenio Bettoni e di nota: Francesco Chevalier, i quali portarono da Venezia 150 1) all’inizio dell’anno si sentono, nelle strade della cit- fucili e 4 cannoni, due dei quali furono posti presso il tà, clamori e canti ostili allo straniero e compaiono sui municipio. In quell’occasione tra la folla in tripudio fu- muri e portoni della città scritte antiaustriache che in rono bruciate le insegne asburgiche al suono della ban- qualche modo inneggiano all’Italia; da. Gustoso l’episodio, riportato da Marco Belli negli 2) è fatto divieto nei negozi della città di vendere fazzo- Annali di Portogruaro, che vede protagonista un cane letti o cappelli o altri ‘’cascami’’ dai tre colori simbolo che fende la folla per “andare a bagnare” con acqua, dell’avversità al governo asburgico ed emblema di sen- che non era certo quella del Lemene, le ceneri delle timenti politici anti ‘’tedeschi’’; Aquile bruciate. La festa dell’insurrezione fu coronata 3) nelle bettole, nelle osterie e nei caffè della città- ir dall’allestimento di un piccolo corpo di armati da man- rompono talvolta individui che invitano a non fumare dare in soccorso a Palmanova; fu allestita quindi una ‘’zigari’’ sollecitando ad una sorta di sciopero del fumo, bandiera per benedire la quale fu celebrata una messa visto che lo stato asburgico aveva introdotto il mono- in piazza alla presenza del vescovo Fontanini, che muo- polio dei tabacchi dalla vendita dei quali ricavava, ov- re il 1° novembre 1848. viamente, delle tasse indirette. Sono le stesse sigarette Nel corso del mese di aprile vi sono vari ‘’disordini’’ di cui parla Italo Svevo ne La Coscienza di Zeno: ... “Se che vedono anche le dimissioni di podestà e Giunta, ne avevano in Austria di quelle che venivano vendute poi reintegrati, e tumulti nelle campagne. Nel frattem- in scatoline di cartone munite del marchio dell’aquila po comincia la riscossa degli Austriaci che riprendono bicipite”. in mano il Friuli e, in un “brutto giorno” di maggio del Già in precedenza alcuni giovani insegnanti del locale 1848, rientrano in Portogruaro. seminario sono stati oggetto di sorveglianza da parte Intanto il cerchio d’assedio si stringe intorno a Vene- del governo per l’atteggiamento progressista, liberale zia e chi usciva la sera da Portogruaro verso Summaga, e lungimirante da loro tenuto e comunicato agli allievi. sentiva tuonare in lontananza il suono lugubre del can- Don Antonio Cicuto, in particolare, e don Mattia Zan- none. nier avevano abbracciato, per esempio, nell’insegna- mento del latino, il metodo piemontese, osteggiato >> Il clero concordiese intorno al 1848 dall’Austria, più tradizionalista. Era stato inoltre, nel maggio del 1847, nominato dal governo come vicario Fondamentale è stato il ruolo di una parte del clero apostolico mons. Francesco Rizzolati, di posizioni inte- di “Concordia-Portogruaro” nelle vicende risorgimen- graliste e conservatrici, esautorando mons. Carlo Fon- tali. Nel Seminario Vescovile di Portogruaro, infatti, vi tanini, vescovo allora in carica. erano due fazioni: “l’alta”, conservatrice, reazionaria e Scoppia infine la rivolta a Venezia il 17 marzo 1848 e si austriacante, “la bassa”, progressista, liberale e antia- costituisce la Repubblica Provvisoria guidata da Daniele sburgica. Manin e Nicolò Tommaseo; il 18 marzo a Portogruaro “L’alta” si riuniva intorno a mons. Rizzolati; nominato arriva la notizia dell’insurrezione veneziana e Carlo Giu- vicario dall’Austria al posto di monsignor Carlo Fonta- sti, uno studente universitario di Portogruaro, a cavallo nini, vescovo amatissimo e popolare, così “esautorato”, per le vie della città, sbandiera un fazzoletto rosso gri- intorno al quale si raccoglieva la fazione della “bassa”. dando ‘’Viva la Costituzione!’’. Sulla sua scia anche la Don Antonio Cicuto e don Mattia Zannier, in particola- popolazione si riversa sulle strade con manifestazioni re, avevano un insegnamento aperto e, come si è detto, di gioia e di tripudio. Il contingente austriaco si ritira abbracciarono, nello studio del latino, il metodo “pie- 15

Alcune immagini tratte dal Power Point relativo al lavoro della classe II C - Liceo XXV Aprile di Portogruaro

montese”, più basato sul concreto, piuttosto che quello e in Europa. Prese parte attiva ai moti rivoluzionari del astratto e tradizionale, seguito dall’Austria. 1848 Don A. Cicuto disse: “Insegnando la grammatica con Dopo l’insurrezione di Venezia e la successiva rivolta di insegnamento intelligente e coscienzioso trovava ne- Portogruaro, fu infatti tra i protagonisti della ribellione cessario rompere la pedantesca notazione del metodo e fece parte della guardia civica, istituita dal governo irrazionale e capovolto, che procedeva dall’astratto al provvisorio repubblicano. concreto, cioè a ritroso della natura che nello sviluppa- Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza all’u- mento delle menti giovanili va sempre invariabilmente niversità di Padova, fu insegnante di lingua tedesca nel dal concreto all’astratto.” Seminario di Portogruaro, dato che tale lingua venne Alcune pubblicazioni molto significative e fortemen- resa obbligatoria durante il regno Lombardo – Veneto. te patriottiche videro la luce a Portogruaro intorno al Continuò a studiare da autodidatta e, insieme a De Ros- 1848. si e Mommsen, interpretò correttamente alcuni passi Tra il 1847 e il 1848 una delle spine più acute del gover- particolarmente difficoltosi e irrisolti di molte iscrizioni no austriaco era proprio l’atteggiamento del clero. Don latine. Antonio Cicuto, don Mattia Zannier, don Giobatta -Bor La sua vera passione fu l’archeologia. Forse il più bell’e- tolussi vengono destituiti dall’insegnamento nel Semi- logio del Bertolini si deve al grande studioso tedesco nario Vescovile di Portogruaro nel settembre del 1850. Theodor Mommsen che, pubblicando le iscrizioni di Come disse don A. Cicuto, tra “il 6 ed il 12 settembre Concordia nel Corpus Inscriptionum Latinarum, così si 1850 un ordine cascato dagli artigli dell’aquila bicipite, esprimeva: L’avvocato Dario Bertolini, alla cui capacità (…) come saggio di quella libertà che godeva la Chiesa e dottrina si deve quasi tutto ciò che abbiamo scoperto, quando un soldato ubriaco di rum poteva legalmente e fu a capo di questi scavi fin dal principio e ancora ora sardonicamente ridersi dell’Autorità Episcopale entran- vi soprassiede. Bertolini si dedicò quasi esclusivamente do in Seminario cogli stivali per cacciarne a capriccio i all’archeologia dopo il 1873. professori”.

>> Dario Bertolini

Dario Bertolini, figlio di Giovanni Battista (operaio) e di Maria Cesco, nacque a Portogruaro il 20 gennaio 1823. Ebbe una formazione umanistica al ginnasio e al liceo del patrio seminario di Portogruaro, uno dei migliori di tutto il Veneto. Proseguì, per un anno, gli studi di giurisprudenza all’u- niversità di Padova, dove studiò la storia del diritto ro- mano. Dal 1843 al 1847 studiò all’università di Vienna, dove apprese il tedesco, ma non riuscì a conseguire la laurea, a causa della rivoluzione che stava avvenendo in Italia Dario Bertolini ratore indefesso per il quale il lavoro era elemento di 16 Nel febbraio del 1873, in un terreno di proprietà gioia, forza e vita. di Edoardo Perulli posto nei pressi di Concordia Bertolini fece demolire le mura di difesa di Portogruaro sulla sinistra del Lemene, alcuni operai inten- costruite agli inizi del XIII secolo per dare spazio alla co- ti all’estrazione di sabbia si imbatterono inun struzione della nuova ferrovia. sarcofago paleocristiano, che poi risultò essere Nel 1874 l’avvocato Bertolini scrisse: “Portogruaro: ori- quello del soldato Vassione. Anima degli scavi e gini e nome”, nel quale espose le ipotesi della fondazio- successivamente della costruzione del museo fu ne di Portogruaro e analizzò varie epigrafi della civiltà l’avvocato portogruarese Dario Bertolini. romana locale. Durante gli scavi di Concordia, trovò 270 sarco- Dario Bertolini è sepolto nel cimitero civico di Porto- fagi e, come scrisse lo stesso Bertolini fu fatale gruaro. Le iscrizioni sulla sua lapide sono : “Dario Ber- dover distruggere la necropoli discoverta, per- tolini avvocato archeologo eminente. Del patrio museo ché il suolo ove le arche posavano stava sotto creatore. Della cosa pubblica per consigli per opere be- il letto del fiume, che vi scorre vicino e in breve nemerito. Padre famiglia ottimo, dalla moglie dai figli le sue acque invadevano l’area scavata e il loro sempre invocato e pianto alzarsi e abbassarsi, il gelo e il disgelo, veniva- XX GENNARO MDCCCXXIII – XXV GENNARO no d’anno in anno distruggendo questo cumulo MDCCCXCIV”. di avelli. Su suggerimento del direttore genera- le delle Antichità del Ministero dell’Istruzione, Giuseppe Fiorelli, come testimoniano le lettere “Portogruaro nel Risorgimento. Uomini, guerre e presenti nell’archivio del Museo Nazionale Con- denaro” cordiese, furono segate dai sarcofagi le iscrizio- ni, che ora si trovano in Museo e l’intera necro- poli fu sepolta. Furono conservate 5 arche, quattro senza iscri- L’ISIS Luzzatto ha ospitato dal 26 novembre al 17 di- zioni collocate davanti alla cattedrale di Concor- cembre 2011 una mostra curata da Patrizio Manoni dia, e la quinta (la prima ritrovata), quella del e Ugo Perissinotto e realizzata in collaborazione con soldato Vassione campe doctor, cioè istruttore la locale Amministrazione comunale (che poi ne ha con monogramma cristiano, nella navata destra pubblicato il catalogo, presentato il 17 marzo 2012). del Museo Nazionale Concordiese. Coerentemente con l’indirizzo di studio dell’istitu- to, nelle cui sale c’è un Museo di Economia Azien- dale, curato e continuamente arricchito dal suo di- rettore, il prof. Manoni stesso, la mostra è dedicata In quegli anni e in quelli immediatamente successivi, in particolare ai patrioti della città ed ha un occhio però, si raccoglie in un contesto statuale e unitario un di riguardo all’aspetto economico e finanziario delle grande nucleo del nostro patrimonio culturale e stori- vicende che accompagnarono il processo unitario. co. Viene fondato nel 1888 da Bertolini il Museo Nazio- Due sezioni sono dedicate ai libri “risorgimentali” nale Concordiese, uno dei primissimi musei dello stato della famiglia Bertolini, compresi nell’omonimo postunitario, ispirato da idee di grande sapienza e lun- fondo conservato presso la biblioteca dell’istituto, gimiranza di uno storico locale, ma non localistico, di e al debito pubblico risorgimentale. grande cultura ed erudizione e intuizione riconosciute- gli da studiosi quali Mommsen, De Rossi, Lanciani, Fio- relli, personalità alle quali il nostro fu legato da amicizia e frequentazione.

Intanto…

Si sposò con Carlotta Del Prà il 2 luglio 1856 ed ebbero otto figli, di cui una sola femmina, che morì in giovane età. Assunse anche le cariche politiche di consigliere co- munale e provinciale, fu membro della deputazione di storia patria e nel 1889 divenne assessore municipale. Si occupò della costruzione della rete ferroviaria all’in- terno della provincia e venne ricordato come un lavo- frattempo si è sposato, fatica a mantenere la sua nume- rosa famiglia con la sola pensione dato che ha cinque 17 figli di cui quattro bambini e una figlia affetta da disa- bilità fisica. Nel prosieguo del tempo un episodio pare cozzare con la figura di eroe di tante campagne per la libertà: partecipa come volontario alla repressione san- guinosa attuata dalla guardia nazionale di Portogruaro contro i moti di rivolta di Gruaro insieme con i Reali Ca- rabinieri.

“Le rivolte contadine nel Veneto Orientale”

>> Antonio Bon Situazione delle province venete prima dell’an- nessione all’Italia Antonio Bon nasce a Portogruaro nel 1824 e muore Il Veneto che si apprestava ad essere annesso al 86enne nel 1910. nuovo Stato era in una situazione piuttosto pre- Nel 1848 partecipa all’insurrezione risorgimentale. caria. Durante la sua vita presta la sua opera per l’attività civi- Un pesante regime fiscale aveva impedito qual- le ed edilizia di Portogruaro. siasi forma e possibilità di sviluppo delle provin- Importante è il legame che stringe con Dario Bertolini. ce, e in particolare dell’attività agricola: gli umili Dario Bertolini si rivolse all’ingegner Bon per contra- contadini erano costretti a condizioni di vita disa- stare l’impaludamento del “sepolcreto dei militi” sco- giate e la privatizzazione dei beni comuni aveva perto a Concordia nel 1873 e lo incaricò di redigere la tolto anche le ultime fonti di sussistenza. I con- mappa del sepolcreto del 1876. tadini perciò si opposero a questo provvedimen- Il progetto del Museo Nazionale Concordiese, il restau- to e nel 1848 le manifestazioni e le occupazioni ro del campanile del duomo e la facciata del palazzo co- presero sempre più piede nelle terre a Fossalta munale sono opera di A. Bon. Inoltre è suo il progetto di Portogruaro, San Michele al Tagliamento e in delle scuole comunali di Portogruaro e il progetto del altri luoghi del Distretto del Veneto Orientale. cimitero. Il 1 gennaio 1869 venne istituita una nuova tassa Fu un uomo di grande sapienza e di larghe vedute tanto riguardante il macinato, calcolata sulla quantità che nel 1901 sollecitò i proprietari terrieri ad effettua- di cereali lavorati nei mulini, che, di conseguen- re opere di bonifica sui propri terreni, opere che sareb- za, pesava sui consumi dei cittadini più poveri. bero state feconde di perenne e pregevole ricchezza. A seguito dell’istituzione di questa imposta, per protesta, i mugnai decisero di chiudere i batten- >> Gaetano Castion ti, rifiutandosi di pagare la tassa. Si creò quindi un ambiente caotico e ricco di “Ma l’amore della patria in lui soverchiava i domestici contrasti, un periodo pieno di tribolazioni e mol- affetti…” to movimentato

Gaetano Castion appartiene ad una delle famiglie che, L’insurrezione di Gruaro nel corso dell’Ottocento, caratterizzarono la storia di Tra i vari paesi del Veneto Orientale, il malcon- Portogruaro e dimorarono nel centro storico nell’attua- tento della popolazione coinvolse anche la cit- le Palazzetto Fratto. Gaetano, nato nel 1820 e morto tadina di Gruaro. Il modesto paesino ebbe una nel 1895, passa la sua giovinezza tra gli studi e il caffè vigorosa partecipazione collettiva agli eventi di nella piazza che gestisce aiutando la madre. protesta che si svolsero il 3 gennaio 1869. Viene reclutato sotto le armi austriache all’età di 20 Questa rivolta destò enorme preoccupazione anni, ma nel 1848 parte volontariamente per la difesa tra le autorità locali e venne definita “l’ammuti- di Venezia. Prende parte poi alla spedizione dei Mille di namento di Gruaro”, inoltre palese era anche la Marsala come volontario. Nel 1862 combatte in Aspro- ferrea volontà dell’autorità di reprimere la ribel- monte al seguito di Garibaldi, dal gennaio del 1865 una lione popolare. legge conferisce a lui come agli altri Mille di Marsala una pensione annua di lire mille. Ma Castion, che nel Nel cimitero di Portogruaro c’è una lapide. Domenica 6 18 Su richiesta del Sindaco di Portogruaro, lo giugno 1926 fu esumata la salma di Gaetano Castion e, stesso giorno furono inviate la prima e la se- dal campo comune dove era tumulata, venne traspor- conda compagnia della milizia cittadina, che tata in una tomba speciale. giunsero a Gruaro in ausilio alle guardie do- Le autorità comunali con tutte le rappresentanze mi- ganali dei carabinieri locali. Partecipò alla litari e della società civile, con una cerimonia ufficia- repressione un contingente di 65 uomini. le, inaugurarono in quella occasione un monumentino L’opera si concluse rapidamente con l’arresto dell’artista Marco Coassin. Pronunciò il discorso fune- di 23 contadini. Alla repressione delle rivolte bre Gian Carlo Bertolini, figlio di Dario. Venne pubblica- partecipò come sotto-ufficiale anche Gaetano to nel “Gazzettino” un articolo riguardante la cerimonia Castion. funebre postuma per Gaetano Castion. Le autorità elogiarono le milizie che avevano sedato la rivolta, per avere svolto un’opera >> Bartolomeo Castion (1811 – 1859) eroica e patriottica contro una massa di scon- siderati abitanti e contadini di quel villaggio. L’elogio giunse anche al prefetto di Venezia, che l’8 gennaio incaricò il Sindaco di Porto- gruaro di recapitare alla guardia nazionale il proprio ringraziamento per la splendida prova di patriottismo. Le testimonianze riguardo i fatti di Gruaro provengono da un’unica fonte, l’autorità pub- blica. Si può capire perciò come la voce dei contadini sarebbe stata ben diversa. La repressione inoltre significò un ulteriore peggioramento delle condizioni di vita di mol- te famiglie. Negli anni seguenti perciò i contadini veneti Estratto da registro d’epoca e friulani scelsero di intraprendere una nuova strada: l’emigrazione verso paesi più ricchi e potenti. “3 Maggio 1811 Bartolomeo Pietro Luigi figlio legittimo e naturale del Negli anni ‘70 Gaetano viene nominato capo provviso- signor Pietro del signor Giacomo Castions e della si- rio della Guardia Urbana Campestre ricevendo la paga gnora Maddalena del signor Focari [?] nato lì 30 aprile di due lire al giorno. E qui cominciano le sue tribola- alle 10 pomeridiane, fu battezzato dal reverendo Don zioni perché il ministero delle Finanze dà corso ad una Luigi Zamparo de licentia. Padrini furono il signor Luigi verifica sull’idoneità di ricevere la pensione dei Mille Ongaro e la signora Maria moglie del signor Vincenzo di Marsala. Poiché Gaetano percepisce più di 1200 lire Benedetti ambi di questa cura” all’anno (tetto massimo della retribuzione dei pensio- nati), la sua pensione prima viene sospesa, poi decur- La famiglia Castion prese in affitto nella seconda metà tata. del ‘700 il Palazzetto, ora Fratto, dalla famiglia Bettini Castion si lamenta in vario modo contro il provvedi- e cominciò ad esercitarvi la professione di farmacisti. mento sulla pensione da cui viene penalizzato e non si Ed è proprio lì che Bartolomeo (detto Bartolo) Castion può certo dargli torto perché, come egli stesso ha rile- fece il farmacista come gli altri componenti della sua vato, per esempio, il cumulo a lui derivato dalla pensio- famiglia. ne e dall’assegno comunale non causerebbe “cumulo” Le sue passioni, però, erano la lettura e la scrittura, tan- se fosse derivato dalla fortuna di una eredità. Ci si trova to che negli anni ‘40 dell’Ottocento aprì un gabinetto di fronte al paradosso per il quale un “eroe”, compo- di lettura. nente della spedizione dei Mille, e come tale assegna- In seguito si trasferì nel palazzetto Muschietti dove aprì tario di pensione, non può lavorare in un altro impiego una tipografia nel 1843. comunale e ricavare l’intero appannaggio! Nel 1848 fece parte della decuria di Portogruaro: un Per colmo di sfortuna, quando nel 1879 viene appro- consiglio composto da dieci degli uomini più importanti vata la legge che toglie il cumulo e Gaetano chiede la della città, che furono eletti per fare le veci del podestà restituzione di quello che, una volta, aveva versato, gli quando egli si era dimesso dalla carica a causa delle ri- viene risposto che la legge non è retroattiva! volte. 19

I Castion nella loro tipografia Il Palazzetto, ora Fratto, presso il quale la faiglia Castion dal ‘700 esercitò la professione di farmacisti

Nel 1847 vinse la medaglia d’argento per l’istituzione Negli elenchi delle nascite e dei battesimi, nell’archivio dello stabilimento tipografico, premio che gli fu dato della Parrocchia del Duomo di Portogruaro, sono stati dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. trovati dei documenti in cui viene citato il nome di An- “Il Castion si meritò la medaglia d’argento perché da tonio Cimetta: trattasi probabilmente di omonimi nati ben quattro anni fondò nella sua patria , mercé rag- nello stesso periodo, ma di cui non si hanno fonti certe. guardevoli dispendi, una tipografia di cui difettava, e Da molti è considerato un eroe, ma nella lettera del Sin- con ciò diede modo di vivere a parecchi de suoi popo- daco di Portogruaro del 1880, Francesco Fabris Isnardis, lani, perché colla sua di licenza seppe procurarsi nitidi rivolta al Sindaco di San Donà, il quale voleva dedicargli tipi ed eleganti, perché le sue edizioni sono corrette ed «una modesta lapide sulla tomba dell’estinto», viene in generale nettissime, con intelligente spaziatura, e descritto con parole piuttosto sconcertanti. Parole che mantenne in scrupoloso registro, lo stabilimento ch’e- delineano la figura di Cimetta come figlio di un violento gli eresse in Portogruaro tornerebbe onorevole a ben barcaiolo, che, con la sua aggressività e scarsa presenza maggiore città” (dagli Atti delle Adunanze dell’Istituto in famiglia, crebbe il figlio, marinaio e barcaiolo come Veneto di Scienze, Lettere e Arti). lui, indirizzandolo ad un’indole piuttosto violenta, bal- Castion stampava principalmente libri e opere di inte- danzosa e sfrontata. resse locale o di argomento religioso e di vita ecclesia- Antonio si sposò, divenne padre di due figli e fu con- le, visto che a Portogruaro in quegli anni c’era la sede dannato per furto, motivo per il quale scontò 8 anni della Diocesi di Concordia. di carcere nella Casa di Forza in Padova. è evidente la Pubblicò anche gli Annali di Portogruaro di A. Zambaldi, volontà di screditare la figura di questo martire per la li- ripubblicati dal mons. prof. abate Marco Belli e le poe- bertà dell’Italia, anche perché lo stesso sindaco aggiun- sie edite ed inedite di Fausto Bonò. ge che, quando il figlio, una volta annesso il Veneto al Stampò tutti i proclami dell’autorità municipale, anche Regno d’ Italia, chiese un tributo d’onore alla memoria durante il ’48, e molte opere, quali i Salmi per la libera- del padre, la popolazione portogruarese non glielo die- zione dell’Italia: a Manin e Tommaseo Redentori della de e rimase in silenzio. Patria. La realtà era ben diversa: secondo i documenti Cimetta La Premiata Tipografia Castion si occupò anche di pub- nasce nell’ambiente dei barcaioli di Portogruaro. blicare moduli per imprese private e per i comuni (per Nel 1848, quando Venezia è cinta d’assedio, insieme esempio l’anagrafe e i registri di popolazione) per l’area con altri porta nella città assediata uomini, viveri, armi di Portogruaro e dintorni. e munizioni, avendo un incarico ufficiale dal comitato Castion morì l’8 ottobre del 1859 a Portogruaro. Anche di Venezia. dopo la sua morte la tipografia continuò la sua attività Viaggiò per canali da Portogruaro a Falconera di Caor- fino alla prima metà del Novecento. le, per giungere a Venezia. Durante il percorso fu can- noneggiato dagli austriaci, ma non si scoraggiò e prese >> Antonio Cimetta un’altra strada, quella della Fossetta; questa via d’acqua conduceva a Venezia, ed era stata dismessa dai France- Antonio Cimetta nasce a Portogruaro, il giorno 21 giu- si e dagli Austriaci, andando così in decadimento. gno 1799, figlio di Sante e Lucetta Tomba. Presto gli Austriaci vennero a conoscenza dai fatti che si stavano verificando e nonostante Cimetta fosse stato 20 spesso soggetto a ordine di cattura, egli non fuggì. Suc- cessivamente venne arrestato davanti alla sua dimora, la quale venne perquisita, in Calle Marinaressa. In seguito fu portato a San Donà di Piave e fu condan- nato alla fucilazione dagli Austriaci, comandati dal figlio del Generale Radetzky. La condanna fu eseguita il 14 gennaio 1849 sull’argine del Piave, dove Cimetta venne portato da duecento uomini armati fino alla gola. Cimetta, prima di essere fucilato, lanciò in aria il cap- pello e gridò: « VIVA L’ITALIA ! »

Questa lapide è un riconoscimento che Portogruaro ha voluto dedicare a Cimetta in onore delle sue grandi opere per la patria.

Portogruaresi morti per la patria 1848 – 1849 Frattina Morando Pavan Osvaldo Toffolo Marco nell’assedio di Venezia Drigo Domenico sulle mura di Udine Antonio Cimetta marinaio dalla soldatessa austriaca qui arrestato l’11 per sentenza marziale fucilato a San Donà il 14 Gennaio del 1849 La Medaglia ai “Benemeriti della Liberazione di Roma” perché in Venezia bloccata ogni vigilanza lungamente sfidando viveri munizioni difensori introdusse >> Domenico Perisan ------Il comune nel 1911 La nostra ultima scoperta... pose Siamo venuti casualmente a conoscenza di un altro eroe della città che ha combattuto per la liberazione [Cfr. la figura del Cimetta delineata dal gruppo “El Solzariol” a p. 22] di Roma. Non sono pervenute ulteriori informazioni ri- guardo a Domenico Perisan. Abbiamo comunque volu- to dargli importanza per la sua impresa eroica. Ci riser- viamo di studiarlo meglio nel prossimo futuro.

S.P.Q.R. MEDAGLIA ai BENEMERITI DELLA LIBERAZIONE di ROMA 1849 1870 La Commissione istituita dalla Giunta Provvisoria di Governo di Roma in virtù del Decreto del 28 Settembre 1870 DICHIARA che il Sig. Perisan Domenico caporale del 62° Reggimento Fanteria fece la campagna dell’anno 1871 per l’occupazione di Roma ha diritto a fregiarsi della Medaglia de’ benemeriti della liberazione di Roma Roma addì 6 Aprile 1871 LA COMMISSIONE P. il Presid.te di A. Carraro La presente dichiarazione è stata registrata nell’elenco generale N.

La probabile casa del Cimetta in calle Marinaressa Il segretario del Municipio di Roma Unità d’Italia fatta e da fare… a San Donà 21 Fatti ed episodi che hanno caratterizzato la “presa di coscienza e il cammino unitario dei Sandonatesi”

17 marzo 2011, 150° anniversario dell’Unità d’Italia, visto dal “Gruppo El Solzariol” di Passarella di San Donà di Piave

[Scelta antologica dal lavoro presentato alle Giornate della Storia sandonatesi, consegnato alle scuole e disponibile an- che in dvd] San Donà di Piave: via Maggiore (attuale C.so S.Trentin) agli inizi del Novecento >> Il Quarantotto

In Francia, a Parigi, si parla di rivoluzione proletaria nel no l’attenzione comune. Il 18 marzo 1848 giungono le 1848 a Parigi, mentre inizia lo sviluppo della grande in- notizie che a Vienna è nata una sommossa e ci sono dustria e del lavoro a catena e lo sfruttamento operaio delle concessioni imperiali, e che a Venezia c’è una di massa, in cui matura una ricerca di rimedi alla mise- sollevazione, sono liberati i prigionieri politici, è procla- ria e alla disoccupazione di quella che sarà la “classe mata la Repubblica (22 marzo). Essendo di domenica operaia”. Essa nel nostro Veneto è ”massa contadina”, pomeriggio le notizie si diffondono rapidamente ela che domanda “un po’ di terra e un po’ di miglioramen- popolazione si infiamma e impone all’arciprete l’im- to delle condizioni di vita (prima la salute e la vittoria mediata celebrazione di un Te Deum di ringraziamen- sulla malaria). to. Nei giorni successivi regna una calma apparente e il In Austria alla concessione della “temperata costituzio- giovedì successivo, arrivata a tarda sera la notizia delle ne” di Francesco I (25 aprile 1848), che non soddisfa costituzione di un Governo provvisorio, viene benedet- né gli uni né gli altri contraenti e fa aumentare il di- to lo stendardo municipale repubblicano, anche se è sordine generale, costringendo l’imperatore a rifugiarsi assente Mons. Rizzi, l’arciprete, mentre la popolazione in Tirolo, i liberali convocano a Vienna una “Assemblea abbatte le insegne austriache. Si costituisce immedia- costituente” . tamente una Municipalità provvisoria, che fu tra le pri- A Venezia nasce l’Insurrezione la sera del 16 marzo me ad inviare la propria adesione al Governo provviso- 1848 (un giorno prima che a Milano). Alle prime notizie rio di Venezia e a dar effetto alle sue deliberazioni (cfr. della Rivoluzione di Vienna, giunte a Venezia, il giorno Biblioteca Nazionale Marciana). successivo parte una grande dimostrazione di popolo, Il 1° aprile fu istituita la Guardia civica. Il Plateo (Ediz. che induce il Governatore conte Palffy a liberareDanie - 1907) ricorda che era comandata da Giorgio Trentin le Manin (Venezia 1804 – Parigi 1857) e Nicolò Tom- (nonno di Silvio) con capitani Federico Pierasca e Al- maseo (Sebenico 1802 – Firenze 1874), che divengono berto Cian, e ufficiali subalterniFrancesco Binelli, Fran- membri del Governo provvisorio di Venezia. Essi erano cesco Bocecato, Vincenzo Bottani, Vincenzo Chinaglia, stati arrestati fin dal gennaio del 1848, per avere richie- Francesco Ferraresso, Lorenzo Janna, Domenico Pa- sto alcune riforme e ora organizzano la rivolta e la pro- dovan, Luigi Scotto, Angelo e Francesco Trentin. Con- clamazione in Piazza San Marco della nuova Repubbli- temporaneamente molti sandonatesi si arruolano nel ca. Per cui, l’anno dopo, l’Austria cinge d’assedio la città Corpo dei Crociatio nei Cacciatori del Sile, che cercano di Venezia, assedio che dura ben 5 mesi (marzo-agosto di opporsi all’avanzata austriaca diretta a schiacciare la 1849) e alla fine il popolo tormentato dalla sete, dalla rivoluzione, che tuttavia non vede molta partecipazio- fame e dalla pestilenza, è costretto a cedere. ne popolare e contadina. È fosco l’aere, / il cielo è muto… / ed io sul tacito / veron seduto, / in solitaria malinconia, ti guardo e lacrimo / >> Caduti in difesa di Venezia Venezia mia! // Passa una gondola / della città / - Ehi, della gondola, / qual novità? / - Il morbo infuria, / il pan … La disparità di forze è immensa, per cui il 1° luglio ci manca / sul ponte sventola / bandiera bianca! si chiude la breve parentesi di libertà con l’ingresso in Arnaldo Fusinato (Schio 1617 – Roma 1889) San Donà delle truppe austriache. La zona è presidia- ta militarmente per impedire l’approvvigionamento di A San Donà di Piave, certamente non tutti, ma alcuni derrate e viveri a Venezia (assediata), anche se più di esultano per questo avvenimento veneziano e solleva- qualcuno, attraverso i canneti e i canali della laguna, riusciva a forzare il blocco e a portare armi e viveri (in 22 modo insufficiente) alla città assediata. Intanto il paese contava i suoi caduti in difesa di Venezia:Bincoletto Lu- igi, De Nobili Francesco, Papa Giuseppe e Zago Paolo, dei quali esisteva una lapide in Municipio, con elencati i volontari sandonatesi partecipanti (1848-49) alla dife- sa di Venezia: Alfier Pietro, Baron Antonio e Girolamo, Barbini Giusto, Battistella Giovanni, Bincoletto Pietro, Binelli Luigi, Boccaletto Pietro, Borin Sante, Callegher Antonio, Chinaglia Grisante, Cian Alberto, Cibin Sante, Dal Moro Giovanni, Davanzo Giovanni, Finotto Gio- vanni, Guerrato Antonio e Giacomo, Montagner An- tonio, Milani Domenico, Nesto Giovan Battista, Onor Francesco, Perissinotto Antonio, Quintavalle Angelo, Quintavalle Antonio, Rossi Giuseppe e Sperandio, Schiavinato Domenico, Scotto Luigi, Trentin Angelo e Bincoletto Pietro. A cui vanno aggiunti Bincoletto Lui- gi, De Nobili Francesco, Zago Paolo e forse Conte Fran- cesco, i Padovan, il Favaro o De Nobili. La repressione e gli insulti dei vincitori sono reclamiz- zati, tanto che il 18 luglio un proclama intima la conse- gna di ogni arma entro 24 ore, ma, in risposta, la mag- Il campanile del Duomo di San Donà di Piave, gior parte di queste è interrata e nascosta, dato che visto dal Foro Boario. Inizi del Novecento riemergerà più tardi. E questo nonostante il fatto che ogni disobbedienza sia punita con la fucilazione; due re in aria il berretto e gridare: Viva l’Italia!, come farà giorni dopo un nuovo editto impone una contribuzione (fucilato il 2 agosto 1851) Antonio Sciesa, il popolano straordinaria di vino, paglia e carri. A questa seguono milanese celebre nella storia per la tipica fraseTiremm altre imposizioni e requisizioni, con insistenza tale, da innanz, quando gli proposero di tradire e dire i nomi dei costringere le autorità locali dei distretti di San Donà, suoi compagni, per aver salva la vita. Oderzo e Motta di Livenza ad inviare due rappresen- tanti, presso il Ministero in Italia dell’Imperatore, per Una colonna spezzata nel nostro cimitero, collocata cercare di ottenere che le disposizioni siano mitigate sulla fossa che racchiude le ossa del Cimetta, porta la e non si affami la popolazione. Ma l’esito è negativo. seguente epigrafe: ANTONIO CIMETTA / MARINAIO DI Anzi c’è un inasprimento fiscale per colpire artigiani, PORTOGRUARO / AGENTE CORAGGIOSO DI QUELLA agrari e ceti medi (le teste calde) per il loro tradimento COSPIRAZIONE/ CHE HA REDENTA LA PATRIA / A MOR- e l’adesione spontanea ed entusiasta alla Municipalità TE /DA TRIBUNALE AUSTRIACO / CONDANNATO / SUBI- provvisoria. VA INTREPIDO LA FUCILAZIONE / IN QUESTO COMUNE / 14 GENNAIO 1849 / SPIRANDO CON IL GRIDO / VIVA >> Antonio Cimetta ITALIA / I CITTADINI DI SAN DONÀ /NEL XXXII ANNIVER- SARIO. Il 14 gennaio 1849 l’intero paese è scosso dalla fucila- zione di un marinaio, Antonio Cimetta, portogruarese, >> Clero sandonatese tra Italia e Austria ma residente a San Donà, effettuata sulla riva del Piave, di fronte alla casa dell’ex sindaco Guarinoni, per essere Dopo la resa di Venezia del 1849, San Donà fu rioccu- stato trovato in possesso di un vecchio archibugio, non pata dalle truppe austriache, ma un inasprimento serio consegnato, ma con lo scopo politico di servire da mo- avvenne nelle disposizioni per reprimere le manifesta- nito e da espressione esplicita delle intenzioni di ripor- zioni patriottiche. Allo scopo la “Imperiale Regia Gen- tare “ordine”. È sospettato di italianità e condannato darmeria” è già qui dall’ottobre 1848, con compiti di alla fucilazione dal Consiglio di guerra presieduto dal intervenire in ogni più piccola azione e infrazione, con Colonnello Radetzky, figlio del famoso Maresciallo. Il rigorosissime misure di polizia, confermando un’idea Cimetta è circondato dai suoi carnefici, che lo accom- di scrupolosa ottusità, riconosciuta ed esperimentata, pagnano all’estremo supplizio incitandolo a rivelare i contrariamente all’idea lasciata dalle altre autorità e nomi dei cospiratori, che si servono di lui per corrispon- burocrazie comunali austriache. Le vessazioni riguar- dere con il Governo provvisorio di Venezia. Egli appro- dano soprattutto i più poveri e gli analfabeti e ha rife- fitta dell’ultimo istante di vita, dice il Plateo, per getta- rimento alla continua ricerca di cibo e provvigioni su viene assolutamente vietato di ritornare a San Donà. Passa a Treviso e poi a Venezia, dove cade in sospetto 23 di Nicolò Tommaseo, Ministro della Pubblica Istruzione e dei culti, che lo considera nemico del nuovo Gover- no e solo l’intervento di amici e ammiratori lo esonera dal fare una ritrattazione indiretta del suo rapporto con l’Austria, scrivendo un libro di presentazione di alcune persone emerite e combattenti della libertà. La cosa non ha seguito, egli può tornare a San Donà solo nel 1850 e il 15 novembre 1852 è nominato deca- no della Cattedrale a Treviso. I deputati Giuseppe Bor- tolotto, Luigi Trentin e Lorenzo Janna, come autorità comunali, gli scrivono una dedica molto elogiativa e ri- Mons. Giuseppe Biscaro Giuseppe Bortolotto conoscente e lo inseriscono tra i benefattori della città. Sebbene nominato nel 1853, monsignor Giuseppe Bi- scaro riceve più tardi l’investitura formale a parroco di una popolazione umiliata da pressioni e da immotivate San Donà, per lo scrupolo a cui si attiene l’I. R. Delega- perquisizioni domiciliari e ancora più dall’incentivazio- zione austriaca nell’espletare le formalità burocratiche ne delle delazioni e della “spie”. Il tempo non cambia la e decidere se adatto alle loro esigenze, visto anche che situazione. esiste ancora lo Juspatronato delle famiglie nobili ve- Mons. Costante Chimenton (in San Donà di Piave e le neziane, proprietarie delle terre sandonatesi. Con lui, succursali di Passarella e Chiesanuova, ed. Trevigiana che inizia la costruzione del campanile (1854), si crea 1928, pagg. 47-50) parla di un episodio doloroso e cioè la forania di San Donà (1856), di cui fu primo vicario, dell’allontanamento di mons. Angelo Rizzi, arciprete e inizia un periodo di estraneità politica e soprattutto dal 24 settembre 1837, dopo un ingresso solenne con egli si distingue per il richiamo ai sacerdoti locali dei il canto in chiesa dell’Inno all’Imperatore Ferdinando I loro doveri religiosi, perché qualcuno, ricorda mons. d’Austria, intriso di servilismo, che egli subì e dovette Chimenton, spinto dalle idee liberali del tempo, e con- insegnare nelle scuole di San Donà e sentirlo ripetere in fondendo il sano amor di patria con l’insubordinazione, ogni sua visita, essendo all’epoca anche ispettore sco- che è sempre biasimevole, smette l’abito sacerdota- lastico. Tuttavia all’arrivo delle notizie di ciò che accade le per immischiarsi nelle competizioni di parte, cioè ci a Venezia egli si mostra molto diffidente, e non accetta sono dei preti nel Basso Piave che si comportano da l’iniziativa di chi fa benedire lo stendardo della libertà patrioti e anti-austriaci. mentre lui è lontano e di chi manifesta l’adesione alla Notevole è la notizia che lui è costretto ad intervenire rivoluzione e distrugge gli stemmi austriaci nel muni- per l’abuso del suono delle campane a stormo da par- cipio e in piazza. Viene accusato di simpatie imperiali, te di patrioti e rivoluzionari, che chiama facinorosi: il 4 quando ormai si è messa in movimento l’esecuzione aprile 1859. Siccome il partito del sovvertimento non si dei decreti del Governo provvisorio di Venezia, che ha astiene da qualunque attentato, per far nascere delle ormai assunto la legalità di fatto. Aumenta il desiderio gravi turbolenze ne’ popoli, ed uno di questi è di aver di cambiamento e il malcontento contro chi non acco- accesso ad una padronanza sui campanili e sulle torri glieva decisamente le nuove idee di libertà anche da e luoghi tutti ove sono campane, impadronendosi delle noi. La posizione dell’arciprete si fa critica, gli si impo- chiavi e suonando a stormo, e così invito i RR. Parroci… ne di pubblicare i decreti del Governo provvisorio e di a tenere una vivissima sorveglianza in proposito a non sostenere le manifestazioni per il cambiamento, egli si permettere che le chiavi di esse torri e campanili e luo- impaurisce e il 2 maggio 1848 passa il Piave. ghi di campane mai escano dalle proprie mani, né di La ronda civica di Musile ne segnala la presenza all’a- notte, né di giorno…. gente comunale: mons. Rizzi viene arrestato in casa del suo mansionario di Chiesanuova don Antonio Sbaitz, >> Volontari nell’esercito piemontese e garibaldini e scortato fino davanti al colonnello Zambeccari a Fos- salta di Piave. È accusato di avere troppe relazioni con Sappiamo della presenza di alcuni soldati sandonatesi le autorità austriache, di aver ottenuto troppi favori e di alcuni espatriati clandestinamente ed arruolatisi e privilegi e quindi di fare la spia stipendiata dall’Au- come volontari nell’esercito piemontese. San Donà tor- stria. Egli cerca di giustificarsi, ma viene trattenuto in na ad essere occupata per qualche tempo dalle truppe arresto presso la Deputazione comunale di Fossalta. austriache, mal disposte a seguito degli insuccessi del Rimane agli arresti e solo con l’intercessione del par- generale Giulay e l’ingresso di Vittorio Emanuele I e Na- roco di Salgareda ottiene la libertà provvisoria, ma gli poleone III a Milano, il ritiro oltre il Mincio e lo sgombe- ro della Lombardia. … anche molti sandonatesi rispondono all’appello del- stemmi austriaci, per far tuonare petardi o altro. Sono 24 la “patria”, mentre alcuni sono costretti ad emigra- scatti di italianità: la notte del 24 giugno 1863, quarto re per sottrarsi alle vessazioni della polizia, e perciò anniversario delle battaglie di San Martino e Solferino, si arruolano nei volontari dell’Esercito Piemontese: si inalbera sul culmine del tetto della residenza muni- Boer Giuseppe, Boer Antonio, Bottan Nicolò, Bertac- cipale, ora uffici dei Consorzi di Bonifica, una bandiera co Tommaso (garibaldino), Baron Giuseppe, Biason tricolore di seta, regalata dalla signora Giovanna Gua- Vincenzo, Boscoscuro Ferdinando, Barbini Carlo, Ba- rinoni, nota per i suoi sentimenti patriottici. All’alba del radel Giuseppe, Battistella Angelo, Battistella France- giorno dopo il vessillo sventola superbo fin tanto che sco, Barbini Giovanni Battista (garibaldino), Callegher la polizia austriaca, scompigliata da tanta improntitudi- Giuseppe, Chinaglia Francesco, De Nobili Ferdinando, ne, non riesce ad impossessarsi del corpo del reato, sul De Nobili Raimondo (garibaldino), Davanzo Carlo, Fi- quale si imbastisce il relativo processo politico. notto Giovanni di Paolo, Fuser Giovanni, Fuser Luigi, Questa ardita impresa ha come intrepidi e avveduti Grandese Giovanni, Guerrato Francesco, Maschietto esecutori Giuseppe Mucelli, Giuseppe Baradel e Le- (Pesca) Angelo, Mucelli Giuseppe (garibaldino), Murer opoldo Zaramella, 3 distinti operai (falegnami), buoni Giovanni, Murer Pietro, Marusso Angelo (garibaldi- cittadini e ottimi patrioti, volontari e di cui il 3° si- ar no), Pavanetto Eugenio, Pavanetto Luigi, Picchetti Lu- ruolerà nel 1866. La bandiera incriminata viene dal igi, Papa Giuseppe di Angelo, Trentin Angelo, Vescovi Pretore custodita nel luogo più sicuro dell’ufficio, cioè Giordano, Vescovi Giovanni, Vescovo Giuseppe, Bar- nel cassetto della propria scrivania. Nell’ottobre dello bin Luigi (nella campagna di Mentana). stesso anno i 3 dimostranti, decisi a riavere il vessillo, Di questi ritornano a casa con il grado di ufficiale An- reso sacro dalla persecuzione austriaca, approfittando tonio Boer e Giuseppe Callegher; sono decorati alla di una notte in cui imperversa un temporale, con un medaglia al valore per essersi distinti nei fatti d’armi lo vento furioso e con frequenti scariche di tuoni e lam- stesso Antonio Boer e Giuseppe Papa. pi, penetrano nell’ufficio del Pretore (ora caserma delle Ad una analisi anche superficiale si coglie che i compo- Guardie di Finanza) e aperte porte e cassetti prendono nenti di questo elenco comunale sono per lo più i figli la bandiera ed escono inavvertiti. L’impresa desta in pa- cadetti della borghesia sandonatese, che associano al ese grande rumore, anche perché non sono scassinate desiderio di liberarsi dallo straniero, anche la volontà le porte dei depositi e toccati gli oggetti di valore che si di liberarsi dalla dipendenza dalla famiglia patriarcale, trovano con la bandiera, e gli autori della sottrazione agraria e soprattutto imprenditoriale agricola, dei “pa- non lasciano tracce del loro passaggio. Tuttavia le per- roni de casa” e i loro “padri padroni”. Il patriottismo da quisizioni domiciliari si estendono a molte persone so- noi si porta dietro anche il cattivo rapporto tra padri spette di sentimenti patriottici, ma senza esito, perché e figli, di un ambiente lento alle trasformazioni e alle la bandiera, bene piegata, è messa da Mucelli nel vuoto novità e sempre un po’ stretto per le aspirazioni e atte- dello scavo di un tagliere di legno, che rimane appeso se dei giovani. La libertà cercata in famiglia si lega alla in cucina insieme a vari altri e sfugge all’occhio vigile libertà della patria. Non sono molto presenti i giovani della polizia austriaca. del proletariato contadino, né le categorie più povere Nell’aprile del 1864 un altro vessillo tricolore, per ope- dell’ambiente cittadino, salvo qualche piccolo commer- ra di altre persone, con senso di patria e gusto per la ciante o qualche contadino affittuario. La coscienza e il libertà, compare aperto sopra la croce di ferro della senso dell’unità d’Italia crescono lentamente e si affer- chiesa parrocchiale di San Donà, che guarda alla piaz- mano progressivamente, mentre avvengono le vicen- za. Questa bandiera, benedetta dal sacerdote sando- de. natese don Giuseppe Nardini, è collocata là corag- All’alba del 6 maggio accorrono i volontari, chiamati giosamente sempre da Giuseppe Mucelli, assistito da dall’amore di patria, e partono anche alcuni sandona- Giuseppe Baradel e la cosa impressiona il popolo, che tesi ricordati:Barbini Giovanni Battista, Bertacco Tom- la mattina seguente la vede sventolare. A ricordare l’av- maso, Biason Vincenzo (che muore poi valorosamente venimento dopo il 1866 (annessione) viene fregiata dei combattendo contro i Borboni al Volturno il 2 ottobre 3 colori la banderuola in ferro che segna la direzione 1960), De Nobili Raimondo, Marusso Angelo e Mucelli dei venti sotto la croce, che continua a colpire l’occhio Giuseppe (rimasto ferito sotto Capua l’1 ottobre). del passante, fino a quando rimane là. Nel mese seguente, per opera di Giorgio Boer e Do- >> Manifestazioni antiaustriache 1861-66 menico Novello, vengono colorate le 3 campane con il rosso, bianco e verde della bandiera. La speranza della liberazione del Veneto ogni giorno Nel giugno 1866, approfittando della breve assenza del cresce e spesso fanno capolino da noi audaci manifesta- telegrafista austriaco, alcuni cospiratori ispirano, due zioni; tutte le occasioni erano buone per far comparire operai eseguono l’idea di spostare l’apparato telegrafi- spiegate le bandiere tricolori, per abbattere e sfregiare co Morse, per impedire al Governo della città di avere notizie da Vienna. Il 18 agosto dello stesso anno 1866, faccia a faccia, affrontarsi all’arma bianca, baionetta in nella ricorrenza dell’anniversario della nascita dell’im- canna, con la separazione di una canaletta o di un fi- 25 peratore d’Austria, la campana maggiore si trova senza lare di viti o poco più. Pensiamo che erano sul campo batacchio, per cui quando vanno per suonare a festa, dei ragazzi diciassettenni (“i ragazzi del ‘99”) e adulti di nel ricevere in chiesa le autorità civili e militari, le cam- tutte la regioni d’Italia, a dover vivere nelle trincee, per pane rispondono con il suono da morto, con ira della mesi, in condizioni indicibili, vedendosi sparire accanto Gendarmeria austriaca. i compagni di lotta, con l’incertezza che poco dopo po- teva capitare ad ognuno di morire. >> Dall’annessione del Veneto al 1870 I soldati, perlopiù giovanissimi, un po’ drogati, un po’ illusi, portavano con sé l’idea della ancestrale aspirazio- Alcuni cittadini sandonatesi partecipano alle campagne ne ad un pezzetto di terra da coltivare in proprio e con anti austroungariche e Francesco Gaspare Rasa (cfr. criteri non imposti, secondo scelte e criteri cooperativi, Diario dei martiri del Fantoni) muore combattendo nel- come da secoli hanno cercato di fare i contadini. Alla la infausta giornata di Custoza (24 giugno 1866). fine tutti, il 50% dei partiti e tornati, hanno imparato a pensare che l’Italia è diversa, è molteplice, ha usi e … viene indetto il Plebiscito, ed anche qui si ha la quasi costumi diversificati; ma può aspirare all’unità, alla so- totalità dei consensi per l’annessione al Regno d’Italia lidarietà, al reciproco cammino condiviso. Per questo (21 ottobre 1866). cogliamo gli elementi di questo vivere gli uni accanto agli altri, questo dettare e scrivere le lettere a casa, Si sono arruolati anche altri per rafforzare il corpo dei questo affrontare la morte con coraggio e senza perde- volontari garibaldini nelle diverse imprese del generale, re la speranza dentro le trincee. L’unità è nata qui e so- come quelli citati nell’impresa dei mille. Citiamo (sem- prattutto è diventata da teoria e aspirazione di pochi, pre dal Plateo) Boccato Pietro, Battistella Antonio, a speranza ed esperienza vissuta di molti. Battistella Luigi, Bertacco Luigi, Finotto Francesco, Fare unità, pensarla, progettarla significa avere storia Murer Antonio, Pasini Angelo, Finotto Francesco, Mu- in comune, avere esperienze vissute insieme, avere un rer Antonio, Pasini Angelo, Pasini Giovanni, Pavanet- patrimonio condiviso su cui incontrarsi, confrontarsi, to Angelo, Stalda Francesco, Stalda Luigi, Sante Luigi, poter solidarizzare e ritrovarsi. Striuli Luigi, Trentin Giovanni e Zaramella Leopoldo, In secondo luogo la bonifica. Silvio Trentin (San Donà alcuni dei quali non hanno combattuto, ma erano rico- 11.11.1885 – Monastier-TV 11.3.1944) afferma: “La bo- nosciuti per le loro idee e davano la loro disponibilità a nifica umana è scopo essenziale della bonifica idraulica partire. Alcuni sono chiamati alla armi per la conquista ed indispensabile premessa della bonifica agraria” (re- di Roma all’Italia, ma solo Luminato Luigi, Furlanetto lazione e discussione al Congresso tenuto a San Donà di Giovanni, Battistella Francesco, Canever Costante, Piave nel marzo 1922). Dal Moro Angelo, Rorato Luigi e Dus Angelo ebbero la soddisfazione di entrare trionfanti nella città eterna il 20 settembre 1870. Alcuni sono feriti e altri hanno la medaglia al valore militare (una lapide presente in Mu- nicipio è stata distrutta con tutto lo stabile nel 1918).

>> Ulteriori passi verso l’unità dopo il Risorgimento

Siamo alla ricerca dei momenti fondamentali della no- stra storia, nei quali abbiamo scoperto l’unità e i van- taggi di essere e vivere in unità. Parliamo soprattutto a livello di popolazione, di poveri cristi, che si sono Trincee nel Basso Piave Silvio Trentin trovati coinvolti in vicende più grandi di loro e hanno fatto parte della stessa realtà vissuta, che ha scatenato incontro, condivisione, dialogo e sostegno reciproco.

E allora bisogna pensare almeno a tre momenti.

Innanzitutto la vita nelle trincee del nostro territorio, quello che a partire dal 12 ottobre 1917 è diventato, in buona parte, prima linea, fronte per i 2 eserciti, italia- no e austro-ungarico, e ha visto i soldati contrapporsi La bonifica Lui appunto è cosciente della necessità di questo sfor- Infine la Resistenza. Anche da noi si parla di prima 26 zo unitario e del ruolo nazionale che lo Stato deve far organizzazione resistenziale almeno dal marzo 1940, proprio, trattandosi di un bene comune, da valorizzare quando un manipolo di coraggiosi organizza un primo in quanto tale. incontro, nonostante le simpatie fasciste del Parroco, Ma è contemporaneamente interessante verificare a Passarella, ospite dell’allora cappellano don Erne- come questo cammino dell’avvertire di far parte di una sto Montagner (+Pedrinhas-Brasile 11.12.1995), dopo sola nazione abbia raggiunto anche la popolazione, i averlo rinviato più volte, e il capitano, geometra Attilio lavoratori e i contadini di questa terra. Rizzo (Villadose-RO 16.3.1891 – Mautausen 15.1.1945), L’esperienza della vita comune fra tanti e diversi, la fa- che raduna segretamente nomi significativi. tica condivisa tra squadre e cooperative di “sterratori”, Siamo di fronte ad una esperienza “sandonatese”, che badilanti, spondini, incodegatori, draganti, e soprat- ha caratteri unici e significativi, anche rispetto ad altre tutto scariolanti o cariolanti (anche se il termine non realtà, perché la resistenza da noi, caratterizzata forte- è molto usato da noi ed è più in uso in Romagna, con i mente dalla presenza “cattolica”, contemperata dalla canti relativi!), hanno fatto da educatrici e stimolo all’u- presenza socialista e comunista e del Partito d’Azione, nità. Va considerato il fatto che il lavoro di scavo e di realizza una intesa e una conduzione che ha impedi- trasferimento delle migliaia di slote de tera ha richiesto to qualsiasi forma di estremismo o di realizzazione di una presenza massiccia di lavoratori (fino a 22.000 con- vendette e di recriminazioni o trattamenti ingiusti dei temporaneamente presenti, in certi periodi) e ha visto prigionieri, che può essere citata a livello nazionale e convergere nel territorio gente da tutte le provincie del costituisce un argomento forte a favore della demo- Veneto e da altrove. Si è trattato di un’esperienza di crazia e della forza delle diversità, che si incontrano e scambio e di unitarietà, che ha realizzato nel vivere la dialogano. La democrazia, sostenuta universalmente, comunanza di fatica, sofferenza, lotta, ricerca di difesa permette anche di essere obiettivi e misurati negli- in di diritti, feste e occasioni allargate di reciproca cono- terventi anche più impegnativi. scenza e di amicizia, durate a lungo. Solo così cadono E non si tratta di una vicenda poco significativa se pen- pregiudizi, pigrizie ad allargare i rapporti umani, istinti- siamo che si è avuto in consegna alla fine, quando i te- ve solitudini e convinzioni di superiorità fondati sul nul- deschi in fuga hanno attraversato la nostra zona, anche la. La vita vissuta induceva alla condivisione: nascono 300 prigionieri, racchiusi nell’attuale cinema dell’Orato- una serie di Cooperative di lavoratori, con il loro faz- rio dei Salesiani, difesi da ritorsioni, da vendette e pu- zolettone da collo distintivo e di diversi colori; e sono nizioni personali e da ruberie di materiali personali. Si rimaste famose: La Cooperativa Sterratori di Meolo, trattava di un momento molto critico, in cui era facile il dei forti e sempre in competizione di Calvecchia di San ricorso a estremismi, a qualche trattamento sbrigativo Donà, dei competitivi della Cooperativa Serenissima di e, come è capitato in qualche caso, a essere eliminati, Passarella e così via. fucilati e gettati in Piave con le mani legate con il fil di E non vanno certo dimenticate le condizioni generali di ferro dietro la schiena. vita (dicevamo nelle Storie dei senza storia del nostro Un capitolo tutto particolare va riservato alla donne Gruppo El Solzariol del 1987, in quella raccolta di testi- della resistenza, che ci parlano della loro partecipazio- monianze degli ultimi cariolanti, ormai tutti scomparsi). ne a questa tragedia, e che sono riuscite a non odiare, a usare saggezza, furbizia, semplicità, anche nel nostro ambiente. Un bel libro di Luisa Bellina e Maria Teresa Sega (Tra la città di Dio e la città dell’uomo. Donne cat- toliche nella resistenza veneta, edito dall’Istituto vene- ziano per la Storia della Resistenza e della Società con- temporanea) include anche le figure significative, o le cita, di alcune sandonatesi, che non sfigurano certo in questo panorama. Abbiamo accennato al coinvolgimento della popolazio- ne in questo dramma e crediamo che l’incontro avve- nuto tra Gilda Rado (nata a Noventa il 18 maggio 1922 e morta a San Donà il 27 dicembre 2005) e Giovannina Boeretto (Nanea ’a barcàra) di Passarella di San Donà, la testimonianza data dalle sorelle Elvira e Cesira Ca- rozzani, da Carla Ortolan e dalla maestra Lisa Davan- zo siano esempi della presa di coscienza delle donne del valore della libertà, difesa per tutti e per cui vale la Attilio Rizzo e Gilda Rado in riva al Pia- pena di impegnare la vita. ve, 2003 PARTE II - Il lavoro in archivio 27

1848: Concordia e dintorni

Classe quarta della scuola primaria “G.Carducci” di Levada di Concordia Sagittaria Insegnanti: Pizzolitto Vittoria e Salvador Luigina

[Scelta antologica dal lavoro presentato al concorso “Ma che storia!” 2011] La classe IV della scuola primaria “G.Carducci” con don Pier- luigi Mascherin.

>> Premessa Il materiale così prodotto è stato raccolto sotto forma di libro: cartonato, rilegato, variamente illustrato con In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, foto, disegni, tabelle. abbiamo ritenuto utile ed interessante conoscere se gli ideali risorgimentali che portarono a questo evento, >> L’invasione delle terre hanno influito sulle vicende quotidiane e storiche dei nostri paesi, in particolare per quanto riguarda il 1848, Tra il 1840 e il 1846, per la difesa dei beni comunali, l’anno della “primavera dei popoli”. scoppiarono numerose rivolte contadine sia in Veneto Da qui il titolo “1848 : Concordia e dintorni”. sia in Friuli. Tenuto conto che gli alunni di una classe quarta della Il Risorgimento per i contadini avrà significati e portata primaria possono essere coinvolti a livello pratico e de- storica del tutto differenti dal modo di sentire proprio duttivo, abbiamo cercato per quanto possibile di ricon- dei Patrioti che vivevano nelle città. durre la disciplina storica entro gli ambiti di un’espe- Come scrisse nelle sue riflessioni Carlo Pisacane, “… rienza diretta degli alunni a contatto con i documenti, Chi negherà che libertà, patria, diritti… sono vani nomi condotta in archivio e nei luoghi della memoria, utiliz- …sono amare derisioni per coloro che sono dannati in zando internet, ma anche foto e disegni, accompagnata perpetuo dalle leggi sociali, dalla miseria e dall’igno- sempre dal racconto dei fatti da parte degli storici nel ranza…” . testo di storia. La ricerca condotta dagli alunni si è limitata a conte- La ricerca, corredata da una documentazione sulla me- stualizzare l’avvenimento nell’ambito geografico, socia- todologia e sulle fonti utilizzate, riguarda tre aspetti le e temporale dell’anno in cui esso è accaduto, vale a delle vicende accadute nel 1848 a Concordia, a Porto- dire nel 1848. gruaro e in parte a Venezia: Il paesaggio • Il patriottismo in città, tra avvisi e censure. • Il fenomeno della diserzione dal servizio di leva ob- Dopo essere stato sul posto e aver visitato il territorio bligatorio. compreso fra il Sile e il Tagliamento, il delegato Antonio • La messa all’asta dei beni comunali e la lotta dei con- Da Mosto, nel 1807, così descrive Concordia Sagittaria tadini concordiesi per il ripristino delle antiche prero- al Prefetto di Venezia: “Da Torre di Mosto a Concordia gative feudali. per un tratto di 14 miglia, da ponente a levante, manca Circa le fonti storiche sono state utilizzate: del tutto il continente all’Adriatico ed il paese non offre • fonti edite: pubblicazioni di storia locale, saggi di sto- che l’ingrato aspetto di paludi bensì non inutili per il pri- ria ed economia del Risorgimento; vato ma di nessun rimarco per il governo. (…) La comu- • documenti inediti dell’Archivio Parrocchiale di Santo ne di Concordia ha un circondario di qualche momen- Stefano in Concordia Sagittaria; to ch’è coltivato, ma cosa è questo punto in confronto • documenti in fotocopia dell’Archivio Storico del Co- dell’immenso spazio inutile sino ad ora percorso? Essa mune di Portogruaro raccolti e messi a disposizione dal stessa verso il mare ha delle paludi considerabili. La dott. Ugo Perissinotto; sua antichità e le sue sancite prerogative non tolgono • visita ai luoghi risorgimentali nella Portogruaro ch’essa non sia un cattivo soggiorno dove manca tutto dell’800. e per cui conviene ricorrere a Porto Gruaro che non è 28

Dal Rergistro delle Decime: la produzione locale Il territorio della ricerca

distante più di mezzo miglio e che rappresenta l’aspet- tadini, ancora negli anni della prima metà dell’Ottocen- to di una vera città. (…) al di là del fiume Lemene (…) to, erano spaventose. oltrepassato il confine di Concordia s’incontrano [sulla riva destra del Tagliamento] comuni [che] occupano un Il lavoro dei campi: mezzadri, braccianti, sotans piccolo spazio in terra ferma e si estendono come tutti gli altri verso il mare con sterminate paludi, eccettuato Nella prima metà dell’800, il Veneto era una regione San Michiel….”1. quasi interamente sorretta da un’economia rurale. La “La comune di Concordia”, scrive nell’800 Antonio Da popolazione viveva in prevalenza in città; scarsamente Mosto, è circondata da un paesaggio coltivato per abitati i piccoli borghi sparsi nella campagna. Se andia- “qualche momento”, ma tutto intorno lo spazio im- mo a indagare a chi apparteneva la terra, da chi e come menso è ricoperto da “paludi considerabili” che vanno veniva lavorata e la diversa tipologia di contratto (fitto, verso il mare. Nelle mappe del Cinquecento troviamo mezzadria, misto e/o altro), si potevano individuare nel acquerellato un immenso territorio “anfibio” dove tra Veneto tre aree: la zona montuosa, la zona collinare e le vaste estensioni palustri (canedi e barene) si intrave- dell’alta pianura e la zona della bassa pianura dove sta dono i “pascholi “ specie sui dossi fluviali, mentre i resti Concordia. di bosco vengono indicati, con gli alberelli, nelle parti Quest’area umida, scarsamente abitata, era all’origine più alte ed asciutte del Lemene. Gli alberi segnavano di malattie endemiche come la malaria, la pellagra e la anche i confini, mentre le siepi trattenevano il “borin tubercolosi. La terra fertile invece era poca. Per lavo- e lo scirocco”. Sulle mote, cioè sugli isolotti vallivi, i pe- rarla ci volevano le braccia e la forza degli animali da scatori costruivano con canne e frassini i “casoni “. A tiro. La terra veniva data in mezzadria3 a coloni che pa- tutt’oggi permangono i toponimi a indicare quali erano gavano il fitto con una parte del raccolto (grano) e con i caratteri fisici naturali del paesaggio, come Levada, le onoranze (regalìe) al padrone. Si trattavadel pollame Nicessolo, Marango, Alberoni,.. nella trama fitta dei e delle primizie che il contadino produceva nell’unico ghebi, cioè i vari rami fluviali che inzuppavano la terra campo avuto in libera concessione per il sostentamen- prima di arrivare al mare2. to della famiglia. I piccolissimi proprietari integravano Detta così, è l’immagine ambientale di un’area umida il loro povero reddito, andando a lavorare per altri a unica e da preservare. Ma le condizioni di vita dei con- giornata. I sotans4 non possedevano nulla: erano brac-

1. F.ROSSI, Portogruaro 1797-1814. Appunti per una ricerca, in, Portogruaro nell’Ottocento. Contesto storico e ambiente sociale, a cura di R.SIMONATO e R.SANDRON, Nuova Dimensione 1995, pp.22-77, cit.p.55. 2. Dalle praterie vallive alla bonifica, a cura di F.VALLERANI, Consorzio di bonifica Pianura Veneta tra Livenza e Tagliamento, Portogruaro 2008, cit.p.36. 3. Mezzadria è detto “un sistema di conduzione e di contratto agrario secondo cui il concedente e il capo di una famiglia colonica si associano per la coltivazione di un podere e per l’esercizio delle attività connesse al fine di dividerne i prodotti e gli utili (originariamente a metà). Ono- ranze sono “i regali in natura recati per consuetudine al padrone o al parroco”. Miglìoria: con questo termine si indicano le opere apportate in un podere per migliorarne l’efficienza, quali il rifacimento dei fossi, la bonifica degli acquitrini,il dissodamento di terreni incolti, ecc. Cfr. G.Devoto-G.Oli, Le Monnier, Milano 1976. 4. Sotan: “Aggettivo arcaico. Situato in una posizione sottostante…”Per estensione ha finito con l’indicare una componente sociale corrispon- dente ai braccianti proletari, senza contratto . Nel “Nuovo Pirona” ed. 1983, p.1076, è definito:“Pigionale rustico in pianura, affittuale di casa rustica con poca o punta terra coltivabile, che per camparla deve prestar l’opera propria di contadino o di bracciante al padrone o ad altri” . Cfr. A.RIZZETTO, Una comunità agricola. Teglio Veneto dalle origini all’Unità d’Italia, Biblioteca Cominiana, Treviso 1987, nota nota 155, p.88. cianti chiamati, di volta in volta, a lavorare durante la La popolazione nella seconda metà dell’800 (appunti semina e il raccolto e per qualche migliorìa nei terreni di Ugo Perissinotto) 29 degli altri, d’inverno. Giravano con la sporta che riempi- vano sia all’andata sia al ritorno con tutto ciò che trova- Nella seconda metà dell’800, a Concordia la popolazio- vano a cielo aperto. Integravano la magra economia del ne ammontava a 2585 abitanti così suddivisi per fra- salario con il taglio di canne e di strame in valle e con zione: la pesca nelle acque della marina. Al contrario i brac- •Concordia di qua 952 cianti fissi avevano un contratto: spesso accudivano al •Concordia di là 554 bestiame nelle stalle del padrone e abitavano nelle sue •Frattuzza 74 dipendenze. •Spareda 156 Fatica e lavoro erano in perenne balìa delle calamità na- •San Giusto 230 turali e dei voleri del padrone. Il pagamento della affit- •Diesime 182 tanze avveniva sempre con la ripartizione del frumento •Pontecasai 165 che obbligava il contadino ad insistere con la medesima •Levada 77 coltivazione: nei campi non avveniva nessuna rotazione •Bandoquerelle 195 e mai nessun lembo di terra fertile era destinato al fo- Totale 2585 raggio delle bestie che, pure, erano indispensabili per la concimazione e il tiro dell’aratro. Spesso a S.Martino i debiti non potevano essere onora- I beni comunali ti. Ne conseguiva o l’ulteriore indebitamento con l’ipo- teca sul nuovo raccolto o la disdetta, vale a dire l’allon- Nella mappa di Angelo del Cortivo del 1534, riportata tanamento dalla proprietà. nell’Atlante curato da Francesco Vallerani per conto del Consorzio di Bonifica del Veneto Orientale6, viene de- Condizioni di vita dei contadini nella Concordia scritta una porzione di bosco demaniale, “boscho del dell’800 comun da concordia”, utilizzato dalla comunità come bene collettivo, comune. La presenza deibeni comuna- Stenti, miserie e malattie segnavano la vita degli uomi- li concessi al tempo della Serenissima, escluso il taglio ni, delle donne e dei bambini che sono vissuti in que- dei preziosi roveri destinati all’Arsenale, verrà meno nel sto territorio nell’Italia preunitaria. Fra il 1814 e il 1818 corso dei decenni successivi, fino alla loro massiccia una serie di cattivi raccolti portò alla morte per fame messa all’asta ai privati per finanziare la guerra contro i di decine di contadini. Tra il 1835 e il 1836 a seminare Turchi e la difesa dei possedimenti veneziani nelle ac- la morte fu l’epidemia di colera5. La pellagra, causata que orientali nel XVII secolo. Parte del territorio, in pre- dalle cattive condizioni igieniche in cui viveva la popo- valenza pascolo, bosco, terreni paludosi ed incolti, era lazione e dal nutrimento poverissimo, basato unica- lasciata alla comunità per il pascolo vago, la raccolta mente sul consumo di mais, cioè di polenta, mieteva della legna, la caccia e la pesca libere. Si trattava di una continue vittime. Tornano utili le parole di Marino Be- legge non scritta, di una consuetudine antica che con- rengo che scriveva: “Nutrimento poverissimo e a base sentiva agli abitanti del luogo di raccogliere quello che quasi esclusivamente maidica; case ristrette, cadenti cresceva sotto il cielo senza essere stato seminato dall’ e malsane; pellagra in quasi tutte le famiglie; e debiti uomo e di usufruire di antichi diritti. Su questi “beni col padrone, incertezza del lavoro, dipendenza assoluta comunali”, con diverse regole e consuetudini veniva- dall’andamento dei raccolti ”. no esercitati tre diritti feudali: il legnatico, l’erbatico, il Per i contadini veneti e quindi anche per quelli concor- pescatico. Come indica la parola stessa si trattava del diesi, il periodo vissuto sotto il governo austriaco era diritto al taglio della legna da ardere e da costruzione odioso per tre ragioni fondamentali: nel “bosco del comun”, del diritto a far pascolare il pro- •l’obbligo della coscrizione nell’esercito; prio bestiame nei pascoli comuni e del diritto a pescare •la tassa sul sale e sulla persona; o cacciare in valle liberamente. Questi “usi collettivi” •la messa all’asta dei beni comunali, da sempre in uso erano consentiti solamente ai “comunisti”, vale a dire alla popolazione locale. agli abitanti del luogo. I beni comunali occupavano il 20% di tutte le terre del Veneto ed erano di vitale im- portanza per la popolazione, perché consentivano di in- tegrare la magra economia frutto del lavoro della terra. All’inizio dell’800 al tempo della dominazione austria-

5. P.GINZBORG, Daniele Manin e la rivoluzione veneziana del 1848-49, Einaudi, Torino 2007, cit, p.21. 6. F.VALLERANI, 2008, op. cit., pp. 52-53. ca, a Concordia c’erano ancora diversi territori conside- che a loro erano stati sottratti i diritti di proprietà. Lo 30 rati beni comunali, fra questi le paludi del Sindacal. Il obbligarono a vendere, a metà prezzo, il vino e il grano “Paludo Sindacale ” era una proprietà demaniale della raccolto su quel fondo. In questo modo, non si resero Serenissima lasciata “ad uso e godimento delli poveri colpevoli di furto, perché pagarono le spese sostenute Comuni (…) che essi Comuni non li potessero vendere, durante la semina e il raccolto dal possidente, ma riaf- livellare, dividere né in altro modo concedere ad alcuna fermarono che quel raccolto era stato prodotto su un persona particolar, ma restar dovessero per uso e godi- bene pubblico sottratto alla comunità. Questo episodio mento di loro Comuni per dimostrazione dell’affezione diede l’avvio a tanti altri. I proprietari iniziarono a la- e paterna carità che gli porta la Sig. Nostra”. La Sere- mentarsi di furti, tagli di piante, danneggiamenti alle nissima era l’unica proprietaria e ne concedeva l’uso, valli e invocavano protezione da parte del nuovo gover- limitato “al pascolo per sovvenimento e sostentamento no di Venezia. degli animali”, alle ville interessate per la durata di un decennio, rinnovabile. I beni così concessi venivano usati da un consorzio o sindacato di comuni. Da qui la palude del sindacato o “Paludo Sindacal” 7.

La legge del ‘39

Nel 1839 il governo di Vienna emanò una Legge che fa- voriva la privatizzazione di questi beni comunali, la loro alienazione o concessione in affitto.Le recinzioni delle comugne e la messa all’asta dei beni comunali diede- ro origine a rivolte, tumulti, proteste che durarono a lungo, sia nel Veneto sia nel Friuli. Pochi piccoli possi- denti ed artigiani, ma migliaia di famiglie di braccianti, di salariati e di sotans si videro dall’oggi al domani pri- vati di un mezzo di sopravvivenza disponibile dal tempo della Serenissima e da ancora prima. La legge del ‘39 cambierà il destino di questa popolazione e muterà lo stesso paesaggio con l’affermarsi dell’opera “creatrice ed innovativa” delle bonifiche, alle quali faranno se- Ricco possidente, Bonaventura Segatti rico- guito le ondate migratorie dei senzaterra. prì cariche amministrative sia durante il governo austriaco, sia nella breve stagione della Repubbli- La cronaca del ‘48 ca del ’48, sia sotto il governo di sua maestà Vitto- rio Emanuele II Re d’Italia. Fu pure Sindaco della A Venezia si era appena insediata la Repubblica di vicina Concordia dopo il plebiscito. Suo malgrado, Daniele Manin e di Nicolò Tommaseo, quando inizia- invece, fu protagonista della lotta che i contadi- rono le rivolte dei contadini: essi speravano che i Pa- ni concordiesi intrapresero sulle sue terre contro trioti avrebbero abolito le tasse e tolto i recinti ai fondi l’alienazione dei terreni comunali del Paludo Sin- passati di mano dal comune ai privati. Così non fu! A dacal. Ai nuovi proprietari del “Paludo Sindacal” e Concordia, i contadini invasero le terre di Bonaventu- cioè Bonaventura Segatti, Bonaventura dr. Berga- ra Segatti (1816/1882) possidente agrario e Deputato mo, Mensa Vescovile di Concordia, Matteo Persi- Comunale a Portogruaro. Con la legge del ’39 l’esten- co per mezzo del suo agente Pietro Croatto, Bet- sione denominata “Paludo Sindacale” era stata in par- tini Pietro, Fabris Dr. Girolamo di Sesto, Alvise Dr. te alienata e in parte affittata ai privati, fra cui appunto Mocenigo per mezzo del suo agente Giovanni To- Bonaventura Segatti, il quale fece lavorare i terreni così niatti, i comunisti di Fossalta inviarono una lettera acquisiti e mise a coltura il grano e la vite. Nella prima raccomandata con la quale “ardivano” ribadire gli metà di aprile del 1848, i contadini concordiesi invasero antichi diritti feudali su quelle terre. La Legge die- con badili e forconi (“armata mano”) la sua proprietà: de torto ai contadini e ragione ai possidenti. non una occupazione, ma un’invasione simbolica per significare che erano loro i veri proprietari del fondo e

7. Questo consorzio di Comuni era costituito da “Ligugnana, Giussago, Rivago, Vado, Villanova (di Fossalta), Fossalta, Fratta, Gorgo Teggio (Teglio), Susolins, Sacodal, Tesa-Brusada, Colombera, Boscat, Stiaco, Boada” (Cfr. A. GIACINTO, L’antica pieve di San Giorgio al Tagliamento, Udine 1967, pp.67-69). Osservando le mappe di F. Vallerani, nel suo Atlante, in particolare la Carta Corografica di Venezia, di Antonelli, foglio VIII, a p. 121 dell’opera citata, l’area di Concordia è abbondantemente interessata dalla Palude Lago e Sindacale di cui trattiamo. Da che parte stava la Repubblica di A - Proteste nella piazza del paese per impedire Venezia? l’asta di affitto o di vendita delle terre comunali 31

Il nuovo governo non si mise dalla parte dei contadini, perché la mag- gioranza dei possidenti agrari erano Patrioti e sostenitori della Repubbli- ca Veneziana. Prese invece un paio di provvedimenti a favore dei più pove- ri: il 26 e il 29 marzo 1848 fu abolita B – Invasioni delle terre l’odiosa tassa personale e fu ridotto di un terzo il prezzo del sale. Ma la cessione dei beni comunali a vantaggio dei privati troverà compi- mento alla vigilia dell’Unità d’Italia, quando ai Comuni resterà in proprie- tà meno di un quarto dei terreni co- munali di inizio secolo. Concordia è stata aggiunta da Pizzolitto Vittoria alla tabella di Anche per Concordia sarebbe iniziata P.BRUNELLO, Ribelli, questuanti e banditi. Proteste contadine in Veneto l’epoca della Bonifica e dell’emigra- e Friuli 1814-1866, Marsilio, Venezia 1981, cit. p.40. zione verso le Americhe.

>> Da contadini a soldati vengono elencati 57 giovani renitenti alla leva o che do- vevano rientrare nel loro Corpo d’Armata e non l’hanno I coscritti fatto: fra questi, 17 di Portogruaro, 4 di Caorle, 7 di Napoleone, per le sue armate, aveva bisogno di soldati. Fossalta di Portogruaro, 3 di San Michele al Tagliamen- Così istituì la leva obbligatoria. to, 3 di Teglio Veneto e 4 di Concordia Sagittaria: Nel 1815 la casa d’Austria abrogò la coscrizione obbli- Placitis Angelo di Gerolamo gatoria, ma le cose non cambiarono lo stesso, perché Flaborea Giacomo di Antonio per reclutare soldati si procedeva al sorteggio. Icoscritti Bozza Giuseppe di Angelo delle classi di leva, a 20 anni, venivano estratti a sorte; Moro Antonio q. Angelo per i più abbienti vi era la possibilità d’essere sostituiti, Portogruaro – 1824, 1 settembre dietro pagamento di una forte somma. Ancora una vol- ta, i più poveri, i contadini e soprattutto gli indesiderati Il Lombardo Veneto vuole dire per molti anche coscri- o illegittimi erano chiamati a far parte dell’esercito. Po- zione obbligatoria. I coscritti erano spesso contadini, tevano usufruire dell’esonero gli impiegati dello Stato, sottratti al lavoro dei campi ed inviati nelle più sperdute gli insegnanti, gli ecclesiastici e parte degli studenti dei province dell’impero. Molti tentavano di sottrarsi all’ar- seminari. Il servizio militare durava 8 anni, 3 di servizio ruolamento e si davano alla fuga. Le Amministrazioni attivo più 5 di riserva: quello effettivo durava tre anni. Locali tentavano di convincere i “refrattari” a presen- Spesso i giovani venivano mandati a prestare il servizio tarsi alle rispettive destinazioni. di leva lontano dal paese, in altre province dell’Impero, Il sistema assai macchinoso, tentava di distribuire fra dove non si comprendeva neppure la lingua del posto. tutte le classi sociali l’onere del servizio di leva assai Per questo chi poteva si cercava un «supplente» ; i più, gravoso. seppur a malincuore, prendevano la strada delle ca- In realtà, le classi più abbienti detenevano il controllo serme, altri si davano alla macchia o emigravano oltre delle Amministrazioni Locali e trovavano così il modo le Alpi. Nel Comune di Portogruaro8 esistono tre fogli di essere esonerati dalla leva. Toccava ai “villici” e agli che riportano il nome, cognome e paternità, distretto e “industrianti” il ruolo dei coscritti. comune di appartenenza di ragazzi renitenti alla leva, che si erano allontanati dal paese per sfuggire all’eser- Cfr. AA.VV.,Portogruaro nell’età del Risorgimento, catalo- cito. Nel foglio del 12 marzo 1849, sottoscritto dall’ I. go della mostra “Ai Molini” di Portogruaro del 2003/2004, R. Consigliere Delegato Provinciale di Udine Co. Altan, p.56, Scheda n°6).

8. Dall’Archivio Comunale di Portogruaro: Acp. b.269, foglio del 12 marzo 1849. Disertori dell’esercito austriaco 32 In Italia, all’inizio del 1848, sui sessantuno battaglioni di fanteria del maresciallo Joseph Wenzel Radetzky, Gli Austriaci: dalla mo- nove erano ungheresi, sei cechi, dieci slavi meridio- stra realizzata sul lavo- nali, dodici austriaci e ventiquattro italiani, ossia il 33 ro di ricerca. per cento dell’intero esercito era composto di italiani. Molti restarono fedeli al giuramento prestato all’Impe- ratore d’Austria, ma molti altri disertarono. Nella bat- taglia all’Arsenale di Venezia, la mattina del 22 marzo 1848, gli ufficiali austriaci ordinarono alle truppe di aprire il fuoco sui rivoltosi veneziani. “Ma le truppe ita- liane, fra le quali erano molti contadini veneti, conta- giate dall’entusiasmo patriottico di quei giorni e dalla Gli Italiani: dalla mostra realizzata sul lavoro di promessa che avrebbero potuto tornare al loro paese ricerca. se avessero aderito alla causa italiana, si rifiutarono di aprire il fuoco e sopraffecero i loro ufficiali”9. Fu l’inizio della rivolta a Venezia! Fra i volontari accorsi in difesa di Venezia che persero la vita si ricordano i portogruaresi: Frattina Morando Pavan Osvaldo Toffolo Marco lita la pace, lasciò l’esercito e ritornò a Concordia dove esercitava la libera professione di medico veterinario. Molti soldati, anche di Concordia, preferirono disertare L’anno seguente (1867) il Ministero per l’Agricoltura de- le bandiere austriache e diventare Patrioti Volontari per liberava di installare a Portogruaro una stazione di stal- l’indipendenza e l’Unità d’Italia, come Salotto Davide fu loni per la monta e chiamò a dirigerla il Dott. Fabris che Antonio, nato a Concordia il 9 ottobre del 1844, e Fabris la diresse con merito per trent’anni, dopo i quali chiese Candido Pietro, che nacque nel 1840 a Portogruaro e ed ottenne di essere messo a riposo. Per i suoi meriti, finì i suoi giorni come medico veterinario a Concordia. fece parte di numerose commissioni provinciali relative all’allevamento ippico. Visse gli ultimi anni a Concordia Elenco patrioti volontari italiani - disertori delle ban- dove amava ricordare la gioventù e gli anni eroicamen- diere austriache10 te spesi a favore della Patria. Giusti Carlo di Antonio è lo studente che a cavallo sven- Moro Sante di Francesco (n. 1828) disertò dalle guardie tola un panno rosso e infiamma i cuori dei Portogrua- Austriache nel 1859. resi all’annuncio della rivolta di Venezia contro gli Au- Dossa Giovanni fu Antonio (n.1834 ?), studente, disertò striaci. Perito agrimensore, di famiglia agiata, nel 1849 dalle bandiere austriache nel 1864; fu ferito a Custoza e risulta renitente alla leva. Nel 1859 a 40 anni d’età è fu fatto prigioniero. emigrato da Portogruaro. Arruolatosi nel 21º Reggi- Caenazzo Antonio di Giorgio (n.1828), praticante di far- mento Fanteria, diventa successivamente capitano del macia, disertò a Lodi nel 1859 dalle bandiere austria- 60º Regg. Fanteria. che, fece la campagna di Napoli e Sicilia nel 1860. Salotto Davide fu Antonio, nato a Concordia il 9 otto- Fabris Candido Pietro nacque nel 1840 a Portogruaro. bre del 1844 , partecipò come soldato del 57° fanteria Non potè partire con i volontari del 1859, ma si arruolò alla presa di Roma nel 1870. Medaglia commemorati- nell’Esercito Meridionale l’anno dopo (1860) nel reg- va delle guerre combattute per l’indipendenza e l’Unità gimento Cosenza. Fece tutta la campagna e partecipò d’Italia (aprile 1870). Si sa che emigrò in Sud America. alla memorabile giornata del Volturno e nel dicembre Fabris Carlo fu Candido (n. 1822) ex alunno pretoriale, dello stesso anno, sciolta la compagnia, ricevette rego- disertò dalle bandiere austriache e si arruolò in Tosca- lare congedo a Santa Maria Capua Vetere. Non potendo na nel 44° Reggimento. Passò in seguito nei Reali Ca- tornare in Patria perché compromesso, andò a Milano rabinieri; nel 1860 fece la campagna meridionale. Nel dove frequentò all’Università la facoltà medico-ve- 1866 quella del Tirolo. terinaria e conseguì la laurea in Veterinaria. Nel 1866 Guerrini Francesco di Carlo (n.1834) praticante di far- nominato sottotenente veterinario dei Cavalleggeri di macia, disertò le bandiere austriache e si arruolò nel Saluzzo prese parte alla guerra contro l’Austria. Ristabi- 50° fanteria dell’esercito, dove rimase.

9. P. GINSBORG, Daniele Manin e la rivoluzione veneziana del 1848-49, Einaudi, Torino 2007, p. 111. 10. Fonte: ricerca di Sante Querin, copia presso la Biblioteca del Seminario di Pordenone (Archivio Perissinotto Ugo). Elenco disertori e renitenti alla leva nel PORTOGRUARESI ALLE GUERRE D’INDIPENDENZA E Distretto di Portogruaro del 12 marzo 1849 NELLE IMPRESE GARIBALDINE 33

ARCHIVIO STORICO DEL COMUNE DI PORTOGRUARO, ACP, busta 269, Elenco 12/3/1849.

Il libro realizzato dal lavoro di ri- cerca 1 - Volontari di Portogruaro partiti in difesa di Ve- nezia del 1848

La guardia civica 1. Bellotto Antonio 2. Bellotto Giacomo L’istituzione della Guardia Nazionale o Civica ha origini 3. Ing. Bon Antonio (1824-1910) antichissime. Aveva il compito di garantire la sicurezza 4. Berti Gaspare interna alle mura contro disordini e briganti. La Guardia 5. Caenazzo Evangelista Civica moderna nasce nel periodo napoleonico, all’e- 6. Cantelli Antonio poca della creazione delle Repubbliche Padane (1796). 7. Castion Gaetano In tutte le capitali italiane, insorte contro l’esercito au- 8. Dott. Fabbroni Germano striaco, sorgono Guardie Civiche. Sottoscrizioni popola- 9. Co. Frattina Marquardo ri provvedevano ad armare e vestire i militi che poteva- 10. Co. Frattina Morando no anche essere contadini o artigiani. Il 20 marzo 1848, 11 11. Giusti Giuseppe Francesco Chevalier , cittadino francese domiciliato a 12. Pavan Osvaldo Portogruaro, salì sulle gradinate del municipio per “ar- 13. Pavan Luigi ringare” la popolazione e farla convinta della necessità 12 14. Prosdocimo Gaetano di Motta di Livenza, di istituire la Guardia Civica . Con un’Ordinanza della domiciliato a Portogruaro Municipalità provvisoria furono invitati tutti gli uomi- 15. Sartori Felice ni validi dai 18 ai 55 anni ad arruolarsi e si organizzò il 16. Sartori Gio.Batta Corpo di Guardia Civica sotto il comando del Capitano 17. Sartori Giuseppe Felice Sartori di Giovanni Battista. Si formò un corpo di 18. Toffolo Marco fucilieri e di cannonieri comandati da Eugenio Bettoni 19. Toneguzzo Antonio che facevano esercitazioni nel cortile del seminario. In 20. Turchetto Giovanni quei primissimi giorni di libertà ed indipendenza, fu- 21. Turchetto Oreste rono abbattute le aquile asburgiche retaggio della do- 22. Piccolo Giovanni minazione austriaca così come era accaduto al tempo 23. Nadali Domenico dell’occupazione dei Francesi di Napoleone nei con- 24. Drigo Antonio fronti dei leoni di San Marco. 25. Berti Gaspare 11. Francesco Chevalier si sposerà con una ragazza di Concordia Sa- gittaria, Toniatti Caterina; il 25 febbraio 1859 avrà una figlia che Cfr. Cfr. Annali di Portogruaro (1140-1797) del dott. An- battezzerà con il nome di Antonia Italia, come abbiamo visto nell’at- tonio Zambaldi, ripubblicati da mons. Marco Belli con to di battesimo tratto dal registro della parrocchia di Concordia Sa- illustrazioni e aggiunte fino ai nostri giorni, Castion, Por- gittaria, durante la visita all’Archivio. togruaro 1923, p. 135 12. A. SCOTTA’, La rivoluzione liberale del 1848 a Portogruaro, in, AAVV, Annuario 1975/85 del Liceo XXV Aprile, Portogruaro 1987, I tumulti agrari del 1848 nel sandonatese stabilendo modalità di pagamento accessibili per gli af- 34 fittuari, oppure li costringevano a compiere prestazioni gratuite, come scavare canali di irrigazione o a ristrut- Classe 4ª B LT dell’Istituto Alberti di San Donà di Piave turare la stalla o il fienile. Insegnante: Antonietta Casagrande. Vignette di Iop Chiara I contadini erano anche obbligati a corrispondere altri oneri non a beneficio padronale, ma della parrocchia, come il quartese che consisteva nel pagamento al Par- roco di un 1/40 dei prodotti, prelevato dal mucchio co- Per commemorare i 150 anni dell’Unità d’Italia con mune nel contratto a mezzadria, a carico del colono per la classe 4 B LT dell’Istituto Alberti abbiamo scelto di i cereali nei sistemi misti di affitto a generi e a denaro, svolgere un lavoro di approfondimento sulla storia del mentre il vino era a carico del padrone. territorio e di ricostruire, in particolare, gli avvenimenti La popolazione in generale era di certo stanca del re- del sandonatese durante il periodo del Governo Provvi- pressivo dominio dell’Austria, ma giudicava con sospet- sorio instaurato da Daniele Manin il 23 marzo del 1848; to le disposizioni del Governo di Manin, rimanendo a questo fine è stata di grande utilità la consultazione di sulle difensive rispetto ai nuovi governanti. alcuni documenti del tempo, conservati presso l’ archi- L’adesione del Veneto alla Repubblica democratica di vio di Stato di Venezia (Governo provvisorio- busta II) e Venezia fu immediata, ma caratterizzata da una forte dei saggi di Brunello e Chimenton che riportano un’ac- diffidenza che non permise il consolidarsi di un ordina- curata analisi di quel periodo storico. è stato possibile mento costituzionale ben definito. così ricavare il punto di vista della popolazione locale, Tra i primi provvedimenti del Governo Provvisorio ci fu in particolare dei ceti rurali che manifestarono, in que- la costituzione di una consulta formata da tre rappre- sta occasione, una repressa sete di giustizia. sentanti per ogni provincia, ma questa era totalmente La maggiore difficoltà per i coloni dell’area Piave era impotente, poiché il governo centrale considerava il quella di pagare l’affitto del podere, come è testimo- proprio potere, esercitato su mandato dei cittadini Ve- niato dalle carte giudiziarie del tempo, che pullulano di neziani, valido per tutto il Veneto. Di conseguenza ogni cause per insolvenze tra proprietari e coloni. paese pensava esclusivamente a se stesso, e ricorreva a Per chi non riusciva a pagare il canone annuo a S. Mar- Venezia solo quando doveva invocare soccorso. tino era previsto l’immediato sloggio dal podere. Ma Nei giorni 25 e 26 maggio 1848, come riferisce la de- spesso i proprietari nobili, per paura di rimanere senza putazione di San Dona’ di Piave, si crearono nel paese braccia da lavoro, preferivano giungere ad un accordo disordini assai gravi, poiché l’intento dei popolani era

I tumulti agrari a San Donà di Piave nel 1848 35

I tumulti agrari nel sandonatese

quello di non fare passare grani e altri generi agricoli paese offrirono complessivamente 100 staia di grano diretti a Venezia. Nelle ore pomeridiane del 25 maggio turco. furono notate in piazza persone di dubbia condotta che I rappresentanti furono rassicurati e furono persuasi si adoperavano per organizzare qualche sommossa, ma a calmare il popolo e a convincerlo a non impedire il le autorità comunali riuscirono a tenere la situazione transito dei grani e il blocco dei commerci. Ma molti sotto controllo, ottenendo menzognere promesse di non si fidarono e cominciarono a girare a piedi o a ca- obbedienza dai rivoltosi. vallo, casa per casa, chiamando la popolazione a riunir- “Infatti, dopo mezzanotte comparvero le medesime si di fronte alla casa canonica. Lì bruciarono i ruoli della persone alla testa di altre sessanta persone. Le avvicinò guardia civica per il terrore di possibili rappresaglie da il comandante superiore della guardia civica, il depu- parte dei Tedeschi2. tato Giorgio Trentin, assistito da alcuni contadini che L’arciprete di allora, mons. Angelo Rizzi, stanco di es- accorsero alla voce del tumulto e ci volle gran fatica a sere sempre chiamato in causa durante le agitazioni persuaderli a tornare alle loro case, assicurando loro da una popolazione che, profondamente religiosa, ri- che l’indomani avrebbero fatto qualunque cosa per conosceva il grande prestigio morale della sua carica e soddisfare le loro pretese. Comparso il giorno gli agita- desiderava la sua presa di posizione in ogni questione tori si accinsero all’arresto di tutti i carri di granaglie”1. pubblica, ritenne opportuno allontanarsi temporanea- mente dalla parrocchia, finché gli assembramenti non Per far fronte a questi tumulti a S. Donà il giorno 26 fossero stati sedati. Ma non appena ebbe oltrepassato maggio, si riunirono nell’ ufficio comunale i deputati, il Piave per recarsi a Chiesanuova, venne arrestato e ac- l’arciprete, ventisei consiglieri, oltre ai quattro rappre- cusato di essere un austricante. sentanti del popolo che comunicarono le pretese della popolazione, quali obbligare i siori e i deputati a non Nel frattempo i civici rappresentanti Giuseppe Borto- allontanarsi dal paese medesimo perché, tornando, lotto, Giovanni Pasini e Luigi Trentin, per impedire il di- i tedeschi li avrebbero fatti a pezzi, l’esportazione di latarsi del male ed arrestare i capi della rivolta, inviaro- qualsiasi genere, emanare un provvedimento per gli ar- no al Prefetto centrale dell’ordine pubblico la richiesta tieri, i villici e gli operai che mancavano di lavoro. di inviare almeno 100 gendarmi della guardia civica. Ne Sull’istante il popolo fu accontentato con questi prov- vennero mandati quaranta comandati da un commis- vedimenti: la garanzia che il prezzo della farina non sario. sarebbe cresciuto di un centesimo, l’attivazione di un La prima considerazione da fare su questi fatti è rile- lavoro stradale per dare possibilità di guadagno a tutti vare l’esistenza di una profonda spaccatura tra i possi- gli operai disoccupati, la compilazione di un elenco di denti borghesi e il resto della popolazione del distretto famiglie bisognose da consegnare al parroco per fornir e i differenti motivi che portarono, gli uni e gli altri, ad loro una quantità giornaliera di sorgo turco e, a questo aderire al governo del Manin. proposito, il primo deputato, l’arciprete e i notabili del

1. A. S. V. Governo provvisorio- busta II. 2. A. S. V. Governo provvisorio- busta II. Le masse popolari venete, in genere, davano un signifi- 36 cato sociale al Governo democratico, assai lontano dal- le intenzioni della borghesia liberale che lo aveva pro- mosso; pensavano che con il nuovo governo venissero aboliti tutti gli oneri fiscali imposti dagli Austriaci, le tasse comunali sui traghetti, la tassa personale e i suoi eventuali arretrati; quest’ultima venne in effetti abolita da un decreto della Repubblica Veneta del 26 marzo. Tuttavia, specialmente in seguito alle disposizioni di consegna di vettovaglie imposte alle zone del retroter- ra, risultava sempre più evidente l’atteggiamento di in- sensibilità delle nuove autorità governative verso i ceti rurali e, di conseguenza, venne meno la disponibilità dei contadini nel difendere le sorti della rivoluzione. Se in un primo tempo era stata unanime la volontà del- I tumulti agrari a San Donà di Piave le masse popolari di ubbidire all’ordine governativo di costituire la guardia civica in ogni centro grande e pic- colo, già alla fine di aprile le autorità non potevano più mentavano l’esiguità dei loro guadagni in confronto a fare affidamento su di esse3. quelli dei negozianti. Anche le autorità comunali consi- A S. Donà di Piave i ruoli della guardia civica vennero deravano immorale il profitto basato sulla speculazione, distrutti davanti alla canonica, tanto era il terrore della ma non potevano assolutamente opporsi all’accaparra- vendetta dei vecchi dominatori austriaci. mento dei grani. A Venezia, in particolare, il mercato di La borghesia aderì subito con entusiasmo al governo derrate aveva assunto un carattere capitalistico e si era democratico, con le masse popolari, ma solamente in inserito in una prospettiva europea; nel porto franco di funzione antiaustriaca, perché ben presto le sue aspi- Venezia convogliavano le derrate provenienti dall’este- razioni furono rivolte ad un possibile progetto di annes- ro, dalla Russia ad esempio e dall’interno della regio- sione al Piemonte. ne, destinate ai mercati europei, inglesi, in particolare. Il Governo, da parte sua, era in una posizione troppo instabile per allarmarsi alla notizia di rivolte popolari e Questo era l’indirizzo economico dato dall’Austria al alle continue richieste di invio di forze dell’ordine che Lombardo-Veneto, di esportatore e produttore di der- provenivano dalle Province. rate agricole. Le proteste contadine e il blocco di cereali si verifica- D’altra parte sia il mercato locale che quello regionale vano nel Veneto puntualmente nei periodi di carestia, non riuscivano ad assorbire le eccedenze granarie, per- in seguito al rialzo eccessivo del prezzo del pane e del ché la popolazione contadina non era in grado di acqui- mais che per molte famiglie costituiva l’unico alimento stare i prodotti. accessibile. I ceti popolari erano preoccupati non tanto della scarsità dei raccolti, quanto dall’accaparramento S. Donà, via Maggiore nel XIX sec., mercato del lunedì attuato dai mercati delle città, senza tener in alcuna considerazione le esigenze della popolazione locale. La natura dei contratti agrari maggiormente diffusi, Nelle campagne era infatti radicata la concezione che quali la mezzadria e l’affitto a generi, costringevano i in tempi di carestia il grano non dovesse uscire dal pa- contadini a saldare il canone prevalentemente in fru- ese, finché non fossero state soddisfatte le richieste mento e vino, lasciando il mais per il proprio sostenta- della popolazione: concezione tipica delle economie di mento, e questo li metteva nell’impossibilità di dispor- sussistenza e dei mercati isolati, che si rifaceva ad un re di denaro ed incrementare così il mercato interno. modello paternalistico del mercato presente nell’Euro- I tumulti annonari del ’48 a S. Donà, come a Portogrua- pa preindustriale. ro e a Bassano, il blocco dei carri di cereali destinati alla Le transazioni, secondo questo modello, dovevano av- città, possono essere interpretati quindi come una pre- venire solo nel mercato locale, i prezzi fissati dalle au- sa di posizione decisa delle masse rurali4. torità locali e i grani venduti prima di tutto ai consuma- tori, senza l’intromissione di un intermediario o di un accaparratore. Si dà il caso che i primi a denunciare le speculazioni mercantili fossero gli stessi proprietari terrieri che la-

3. Brunello P., Ribelli questuanti e banditi. Proteste contadine in Veneto e in Friuli ( 1814 -’66), Venezia 1981. 4. Brunello P., Ribelli questuanti e banditi. Proteste contadine in Veneto e in Friuli (1814 -’66), Venezia 1981. Vita quotidiana a Concordia Così abbiamo pensato di rendere i ragazzi protagonisti 37 nel Risorgimento della ricerca di notizie storiche dell’epoca. L’idea del no- stro lavoro è nata così, quasi per caso, con uno spunto iniziale (“Cerchiamo qualche documento in archivio”) Classi 1ª A- 1ª B- 1ª D- 2ª C- 3ª A- 3ª B che si è pian piano ampliato enormemente. dell’I. C. Rufino Turranio – Concordia Sagittaria Ci siamo così recate in archivio parrocchiale (e ci piace Insegnanti: Chiara Gazziero, Anastasia Ponzin, Ilaria Sutto ricordare con affetto e gratitudine monsignor Masche- [Scelta antologica dal lavoro presentato al concorso rin, che ci ha aperto con simpatia e curiosità le porte “Ma che storia!” 2011] del suo archivio più volte, permettendo ai ragazzi di en- trare in canonica e toccare i preziosi registri) alla ricerca dei documenti dell’epoca e abbiamo potuto avere tra le Premessa mani i registri dei nati, dei morti, dei matrimoni, il quar- tese degli anni risorgimentali. Sono stati scelti tre anni, Il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia… una data ritenuti decisivi per Concordia: il 1861, ovviamente, importante da far conoscere e ricordare ai ragazzi del- il 1866, anno dell’annessione del Veneto all’Italia, e il la scuola, così lontani da queste vicende per loro sco- 1855, anno in cui gli abitanti di Concordia sono stati col- nosciute. Proporre ai ragazzi di studiare questo argo- piti da una epidemia di colera. E questi registri pesanti, mento solo sui libri di testo ci è sembrato riduttivo. Lo polverosi, consumati sono stati fotografati pagina per studio della storia spesso purtroppo non appassiona pagina, stampati e portati ai ragazzi delle nostre classi, ancora, nella fascia d’età della scuola media. coinvolgendo principalmente in questo lavoro tre pri- Spesso ci sentiamo chiedere dai ragazzi il motivo dello me medie, una seconda e due terze. studio della storia. “Prof., ma perché studiamo storia?” Non appena hanno avuto in mano questi fogli, il loro Questa è una delle domande più frequenti, in genere primo momento è stato di smarrimento… non si legge accompagnata da sbuffi (nascosti), sospiri (non tanto nulla, non c’è scritto a pc??? No, ragazzi, non c’è, una nascosti) e un malcelato disappunto… Quando si gira volta si scriveva tutto a mano e da qui si traevano le loro la domanda si ottengono le risposte più incredi- notizie che poi trascriviamo nei libri di storia… bili: “Perché altrimenti non mi dà il sei” (il che è an- Ma cosa c’è scritto in questi testi? Cosa si può trovare? che vero!), “Perché siamo obbligati”, “Perché è nel Dall’esigenza e dalla curiosità di leggere cosa ci fosse programma”… Insomma la storia è vista spesso solo scritto è nato il lavoro che ha coinvolto i ragazzi; un la- come un obbligo, come un dazio da pagare per poter voro difficile, lento, a tratti sconfortante: la decodifica proseguire l’iter scolastico. La storia è noiosa, difficile, dei registri medesimi, parola per parola, pagina per pa- non appassiona, non mi serve a nulla, sono tutti mor- gina. … se questo lavoro ha avuto come risultato alme- ti da anni, noi siamo moderni, giovani… la discussione no quello di convincerli a scrivere con una grafia più or- potrebbe proseguire a lungo… dinata avremmo ottenuto già un risultato insperato…. E allora si prova a rendere la storia più interessante, Abbiamo quindi suddiviso le classi in coppie di lavoro, più coinvolgente attraverso film, ricostruzioni, aneddo- consegnato a ciascuno una lente d’ingrandimento e ti che hanno però spesso il grosso limite di essere già le fotocopie dei testi (per non rovinare gli originali) e preconfezionati, già filtrate le informazioni, già decisi chiesto loro di trascrivere parola per parola quello che gli argomenti… trovavano. In alcuni casi abbiamo utilizzato la tecnolo-

Concordia Sagittaria. Primi del Novecento I ragazzi al lavoro in archivio gia, ingrandendo nello schermo di un computer o sulle il registro dei matrimoni), se i bambini battezzati dalla 38 lavagne interattive qualche parola che risultava di diffi- levatrice erano sopravvissuti (confrontando i nomi sul cile comprensione. Poi abbiamo riportato nuovamente registro dei morti); alcuni di loro sono stati in cimitero il contenuto di questi fogli in tabelle più funzionali alla per cercare il luogo dove venivano sepolti i bimbi non successiva analisi. Per fare degli esempi pratici, nell’a- battezzati; abbiamo consultato registri e documenti per nalisi del registro dei battezzati abbiamo riportato il cercare il luogo di una battaglia che invece non c’era nome del bimbo nato, la data di nascita, quella del bat- mai stata… tesimo, i nomi dei genitori, dei padrini, della levatrice Hanno anche imparato - e questa sarà speriamo un’at- ed eventuali particolarità. Su quello dei morti, anche le tenzione critica che avranno su tutto ciò che è scritto e cause di morte e l’età del defunto. che “si lascia scrivere”- che non sempre il testo scritto è Poi sono state analizzate queste tabelle, con intento perfetto…. Ci sono cancellature, errori materiali, errori storico e aneddotico… e così, accanto ai dati più sempli- inspiegabili, discrepanze tra i registri. ci da ricavare (quanti nati, quanti morti, le età, le cause di morte, i nomi più diffusi) i ragazzi hanno incomincia- Errori to ad appassionarsi a questa ricerca, cercando i riscon- tri e i rimandi negli altri registri, confrontando i dati, Ad esempio, sono stati trovati diversi errori materiali interrogandosi sui significati delle parole, chiedendo nella scrittura del registro dei battesimi del 1866. ai nonni (depositari della saggezza antica), ai vicini di Il più clamoroso è la dicitura del 31 novembre casa, al parroco, al cappellano…intervistando chi aveva (1865, data del matrimonio dei genitori di Amalia già compiuto ricerche analoghe. Infatti è stata contatta- Zannin, numero 15); è ipotizzabile che si intendesse ta la dottoressa Monica Palù che ha scritto una tesi sul il 30 novembre, ma poiché il matrimonio era stato colera in quegli anni a Portogruaro e che si è lasciata celebrato a Gruaro e non disponendo quindi del intervistare dai ragazzi di una delle classi. registro dei matrimoni di quel comune, non è stato E i ragazzi si sono incuriositi alle vicende liete e tristi possibile raffrontare i due dati. della popolazione, le nascite dei gemelli, la morte pre- Molti altri errori sono stati corretti direttamente dal compilatore del registro; si tratta di nomi- er matura dei bimbi e talvolta delle loro madri nel metterli rati, come nel caso del nome di una levatrice, poi al mondo, concittadini che combatterono a fianco degli corretto con l’altra (ha scritto il nome più operativo Austriaci, matrimoni celebrati in pieno inverno,- me tra le levatrici, Furlanis Lucia, poi corretto in Angela stieri ormai sconosciuti, malattie non ancora debellate, Ostan). usanze e tradizioni che si tramandano ancora oggi. Altre volte gli errori erano più numerosi o più signifi- Pagina dopo pagina i ragazzi hanno scoperto che le ab- cativi e quindi è stata cancellata tutta la riga. breviazioni erano sempre le stesse (e quindi più facil- mente riconoscibili), le formule codificate, i nomi (delle levatrici ad esempio) ripetuti… e dopo un bel po’ sono riusciti a trarre le prime conclusioni… hanno scoperto così chi era la levatrice, figura insostituibile fino a po- chi anni fa, ma di cui i ragazzi non avevano mai sentito parlare, anzi chi erano e quante erano, hanno notato che spesso i nomi dei bambini erano quelli del nonno, che la comunità di Concordia era piccola e che sovente i padrini erano gli zii e le zie, hanno scoperto la diffe- renza tra figli legittimi e figli naturali, abbiamo capito perché i matrimoni si svolgevano prevalentemente in novembre, abbiamo scoperto di cosa si moriva e quan- I cognomi hanno suscitato l’interesse dei ragazzi, in te malattie ora facilmente curabili fossero all’epoca fa- quanto sono i loro cognomi, hanno scoperto dei loro talmente mortali… omonimi e questo li ha molto stupiti (come li ha stupiti I ragazzi hanno imparato il metodo storico della ricerca il fatto che esistessero già gli stessi nomi delle strade incrociata, nel confrontare i dati tra i registri di nascita e Bandoquerelle, il Paludo, o “Concordia di qua e Con- di morte, nel provare ad immaginare la storia di questi cordia di là”). bimbi volati in cielo in tenerissima età, dei loro genitori Casi interessanti sono risultati essere quello del nostro (v. La triste storia di Maria Pellegrin), dei ragazzi partiti concittadino ucciso dai Bersaglieri Italiani a Calto, la a combattere per un paese straniero contro quelli che morte dei due giovani di Pasiano, colpiti da un fulmine sarebbero divenuti i loro compatrioti. Da loro stessi è nel medesimo luogo e nella medesima ora, la persona sorta la curiosità di guardare negli altri registri, scoprire morta a Vienna, di cui non si è saputo più nulla per dieci se i fidanzati si erano poi sposati (controllando quindi anni. Una volta appreso il meccanismo della ricerca e analisi 39 Ci è parso un caso particolare quello di Giovan- dei dati, i ragazzi si sono buttati a capofitto con l’entu- ni Pasian, un ragazzo di 23 anni morto a Vienna. siasmo dell’adolescenza e l’ingenuità di pensare di aver Perché è morto così lontano da casa? Forse era tutto compreso… ma abbiamo lasciato così il lavoro arruolato come soldato austriaco? La nota com- che non aveva pretesa di essere, non in questa fase missariale però ci fa pensare che probabilmente quantomeno, un’analisi storico-documentale rigorosa è morto in carcere, ma non si sa per quale moti- ed esaustiva dei registri parrocchiali dell’epoca risorgi- vo. A differenza di tutti gli altri casi registrati, in mentale, ma solo un approccio metodologico differen- questo non si fa riferimento alla causa di morte e te verso lo studio. I ragazzi hanno lavorato su documen- soprattutto ciò che colpisce è che la registrazione ti differenti tra di loro, unendo poi il materiale. della morte avviene dieci anni dopo il decesso. Il Abbiamo poi realizzato una mostra a scuola in cui ab- caso di Giovanni Pasian rimane, almeno per ora, biamo cercato di riprodurre parte del lavoro svolto, uno dei tanti irrisolti e circondati da mistero. coinvolgendo il coro e creando due piccole drammatiz- zazioni. La ricerca, ci preme sottolinearlo, è stata eseguita dai ragazzi, con l’aiuto e il supporto degli insegnanti, ma principalmente da loro; di sicuro il lavoro non è con- O ancora l’origine della processione della Madonna del cluso e meriterebbe maggiori approfondimenti, ma ha Tempeston, che si svolge ancora adesso il 2 luglio. Nel permesso ai ragazzi di “vivere” con i loro quadrisavoli registro del quartese, l’economo spirituale aveva se- la vita quotidiana a Concordia. Alla fine, forse, di tutto gnato in quella data una violenta grandinata che ave- questo lavoro rimarrà l’interesse per i piccoli fatti, per va distrutto i raccolti cosicché lui “poco pochissimo ne la storia locale, per la ricerca, per l’indagine metodolo- raccolse”. Ecco: il leggere in originale, con la grafia un gica, per la precisione… e la curiosità di andare oltre il po’ difficoltosa di don Osvaldo Moretti, il motivo per libro di testo, di spulciare le foto dei nonni, le iscrizioni cui ancora adesso si svolge questa processione, ha fatto su una tomba, le lapidi in un cimitero, un vecchio libro sentire i ragazzi più vicini a questi testi. polveroso ripescato in un archivio o in un magazzino o destinato al macero. Frumento, grano- turco, fagioli, vino, >> Il colera a Concordia nel 1855 in minor quantità orzo, avena, sor- Facendo la trascrizione dei registri parrocchiali, in parti- go. colare quello dei battesimi e quello dei morti dell’anno Questi erano i 1855 abbiamo potuto ricavare, pur non avendo i dati prodotti coltivati a del totale della popolazione, le seguenti informazioni: Concordia alla fine i nati sono stati 64 e i morti 113. I numeri ci sono sem- dell’800. brati sorprendenti, ci ha impressionato particolarmen- Lo abbiamo sco- te osservare che molti dei morti erano bambini piccoli perto analizzan- che ‘volavano al cielo’, ma soprattutto ci hanno fatto do il Registro del pensare le cause di morte: moltissimi decessi avveniva- Quartese degli no per febbri gastro-intestinali e, soprattutto a partire anni 1862-1874; dal mese di giugno, a causa del colera. Il particolare ci il quartese, insieme alla decima, era la maggior ha molto incuriosito per due motivi: volevamo capire entrata per un parroco di campagna. che cosa fosse questa malattia, con quali sintomi si ma- In questo registro troviamo annotato tutto quan- nifestava e se si poteva in qualche modo paragonare to veniva portato dai Concordiesi alla Parrocchia alla peste che avevamo già incontrato studiando il Tre- e, oltre al tipo di coltivazioni presenti nel nostro cento; in secondo luogo ci ha colpito il fatto che il cole- territorio, riusciamo a risalire ai nomi delle fami- ra dilaga ancora oggi in alcune parti del mondo come glie e alle varie località del paese, perché il Par- sentiamo dalle notizie provenienti da Haiti. Ci siamo roco registrava tutto con precisione, anche gli posti allora alcuni interrogativi quali la provenienza, l’e- inadempienti o i ritardatari nei pagamenti. ziologia, le cure del colera e abbiamo avuto la fortuna Parlando con i nostri nonni, abbiamo scoperto di trovare molte risposte alle nostre domande grazie a che non da tanto è stato abolito, infatti, quando un’esperta, la dottoressa Monica Palù, autrice della tesi loro erano piccoli, passava un incaricato del par- di laurea Il colera a Portogruaro nell’Ottocento (1836- roco a ritirare il quartese. 1893). L’autrice della tesi non solo ci ha prestato il suo 40

Particolari relativi ai tabelloni della mostra, con riferi- mento alla parte riguardante il colera

lavoro, ma è anche venuta in classe nostra, ci ha spie- a favore del fratello di questi, Giacomo Fantinel. Gio gato come ha condotto la sua ricerca e ci ha dato utili Batta affida il denaro a Olivier, ma scopre che il fratello suggerimenti su come fare una ricerca; infine, ha rispo- non riceve il denaro e denuncia il facchino. sto a molte delle nostre curiosità. Le autorità austriache fronteggiano il colera attraverso la mobilitazione dell’apparato amministrativo-sanitario, Brani dall’intervista alla dottoressa il quale era molto organizzato per gli standard dell’epo- ca. Viene istituita la figura del medico condotto, tenuto Generalmente il colera si trasmette per via orale. Nel a curare gratuitamente i poveri e Portogruaro è il luogo 1855 a Concordia come pure a Portogruaro non c’erano del ‘chirurgo scientifico distrettuale’, il quale presta as- impianti di fognature e acquedotti e il vero problema sistenza come gli altri medici condotti e deve attuare era l’approvvigionamento di acqua pulita; oltre a ciò, vaccinazioni nel caso si manifestino malattie contagio- le condizioni igieniche erano scarse e il colera trovava se. Le autorità austriache mirano, attraverso i canali terreno fertile per il contagio. La popolazione attingeva amministrativo-sanitari, a raccogliere informazioni e l’acqua dal fiume Lemene oppure dai pozzi, spesso con- dati attraverso i quali poter fare ricerche e attuare le tagiati da micro-organismi. La malattia si evolve molto debite misure contro il colera. Gli stessi medici sono rapidamente e può avere un esito letale in pochi gior- chiamati dalle autorità a comunicare le terapie prescrit- ni per l’imponente disidratazione: un malato di colera te e i risultati che ottengono in modo da favorire con- può eliminare fino a 20 litri di acqua in un giorno. fronti e suggerimenti. Fin da subito vengono praticate Generalmente la fascia più colpita era quella dei poveri, misure igieniche, ad esempio la biancheria dei malati i quali erano malnutriti o denutriti e le loro condizioni viene disinfettata in appositi luoghi, i malati vengono igieniche erano davvero precarie visto che spesso pa- isolati, i pagliericci vengono bruciati, le case vengono scolavano nelle loro case animali domestici quali galli- disinfettate con la calce, anche se molti cercano di eva- ne o maiali e il lavabo poteva trovarsi vicino a uno spa- dere quest’ultima prescrizione probabilmente anche zio di raccolta del letame. per mancanza di mezzi. Infine, le autorità cercano di Le principali misure preventive, come per la peste, con- eliminare i cumuli di letame, venduto come concime sistevano nell’isolare i malati, sospendere tutte le fiere ai contadini, dalle strade cercando di farlo convoglia- e i mercati per ridurre al minimo i contatti con il morbo; re in spazi appositi. Gran parte delle direttive e delle inoltre, era vietata la vendita di vino novello, di frutta attività delle autorità sono volte a perseguire l’igiene, acerba o troppo matura. I morti di colera erano seppel- ma il problema rimane quello dell’approvvigionamento liti il giorno stesso del decesso, la sera tardi, sia per il idrico e della possibilità di attingere ad acque pulite. La timore del contagio, sia per evitare di seminare il pani- discussione per le opere di canalizzazione e la costru- co tra la popolazione. Per lo stesso motivo, le autorità zione dell’acquedotto si protrarrà a lungo per i costi no- chiedevano ai parroci di non suonare con insistenza le tevoli e sarà uno degli impegni importanti dello Stato campane, il cui rintocco avrebbe contribuito alla cresci- italiano. ta esponenziale della paura. Nelle situazioni difficili da controllare non manca chi 1861 L’Italia è fatta cerca di trarre guadagno personale soprattutto chi è in difficoltà e vive di espedienti. È il caso di un facchino Il 1861 è l’anno cruciale nel cammino verso l’unità. originario di Concordia, Luigi Olivier, che chiede a Gio In quell’anno, il 17 marzo, Vittorio Emanuele II viene Batta Fantinel della parrocchia di Summaga un sussidio acclamato re d’Italia dal parlamento piemontese dive- nuto nazionale. “Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; siamo riusciti a risalire alla parola riportata. In quell’an- noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto se- no i registri venivano compilati dall’economo spiritua- 41 gue: le2 don Osvaldo Moretti; effettivamente, per prendere Articolo Unico: il Re Vittorio Emanuele II assume per Sé confidenza ed abituare la nostra vista alla sua grafia, ci e i suoi Successori il titolo di Re d’Italia…” abbiamo messo un po’: l’andatura è obliqua, spesso la s Sono le parole riportate nel documento della legge n. e la f si confondono perché tracciate con un segno lun- 4671 del Regno di Sardegna e valgono come proclama- go riccioluto, la c è indicata con una linea, alcuni nomi zione ufficiale del Regno d’Italia. incontrati sono così strani da essere indecifrabili. Vero In realtà mancano ancora delle parti per completare il è però, come ha notato qualcuno di noi, che in alcune puzzle della nostra Italia, come il Veneto che sarà an- trascrizioni il Moretti scrive più chiaramente, forse per- nesso al nuovo Regno solo nel 1866. ché meno affannato dalle incombenze quotidiane3. Probabilmente a Concordia, ancora sottoposta al do- minio austriaco, arrivavano le notizie di quanto accade- Il registro dei morti va nel resto del Paese che si andava formando. Certo, non c’era la televisione, non c’era internet e non c’era- Il registro dei morti è un libro grande, rivestito con no i social network; le notizie viaggiavano più piano ma carta a fiori, probabilmente in un tempo successivo al viaggiavano, tant’è che il 23 marzo, solo pochi giorni Moretti, che riporta sul frontespizio un’etichetta con la dopo la prima seduta del Parlamento, nella nostra Con- dicitura Registro dei morti, 1843-1867. cordia nacque una bambina alla quale venne messo il Esso è stato il primo su cui abbiamo lavorato e ha sol- nome di Annunziata Italia. In realtà, non sappiamo se lecitato in noi molta curiosità facendoci appassionare papà Giovanni Simon e mamma Luigia Pizzolitto, origi- alle storie che tra quelle trascrizioni quotidiane sono nari di Lugugnana, abbiano fatto questa scelta perché emerse. spinti da spirito patriottico, resta comunque il fatto che Mentre la Storia consegnava alla Patria i propri eroi, tale nome appare quanto meno singolare, essendo in la vita e la morte camminavano nel nostro Paese l’u- quell’anno l’unica bambina così battezzata1. na a fianco all’altra ed a volte, con troppa irruenza, la seconda chiedeva sacrifici molto alti alle famiglie dei Concordia nei registri parrocchiali nostri avi. Ci immaginiamo Osvaldo Moretti vicino ai parenti, Noi abbiamo cercato, attraverso la consultazione dei pronto a portare parole di conforto a chi aveva appe- registri parrocchiali, di mettere in luce la situazione de- na subito un lutto. Spesso purtroppo doveva consolare mografica e capire, almeno in parte, che cosa accade- delle mamme e dei papà che, anziché gioire della nasci- va negli anni del Risorgimento a Concordia. Grazie al ta di un figlio, ne piangevano la terribile perdita: consi- nostro Parroco, don Luigi Mascherin, improvvisamente stente era infatti allora la probabilità di non sopravvive- mancato proprio pochi giorni prima della presentazio- re al parto o di morire prematuramente. ne a scuola del nostro lavoro, abbiamo avuto la possi- Ci ha colpiti la storia di una giovane mamma, Maria Pel- bilità di consultare in archivio parrocchiale tre registri: legrin di 33 anni; il suo decesso, avvenuto per (…)4 • Il registro dei morti, che comprende le annotazione puerperale è registrato al n.21 il 28 marzo; proprio so- relative agli anni 1843-1867 pra, il 25 marzo, contrassegnato al n. 20, morì sotto • Il registro dei nati, che comprende le annotazione re- i travagli del parto, un neonato di sesso maschile, fi- lative agli anni 1842-1868 glio proprio di questa Maria Pellegrin e di Massarutto • Il registro dei matrimoni, che comprende le annota- Giuseppe, rimasto ormai vedovo, senza il figlio e forse zioni relative agli anni 1843-1867 con altri piccoli da crescere. Abbiamo anche la certezza della difficoltà del parto: il piccolo infatti, la cui nascita Sono libri molto grandi, con pagine ingiallite, spesso è registrata al n. 25 del libro dei nati, è stato battezzato compilati con una grafia poco chiara; è stato abbastanza dal chirurgo, il medico del paese che fa la sua comparsa difficoltoso capire quello che vi è scritto e, a volte, non solo in questa occasione5; questa singolarità testimonia

1. Annunziata Italia è segnata al n. 26 nel registro dei nati; è stata battezzata il 25 marzo, giorno scelto dalla Chiesa per ricordare l’evento in cui il figlio di Dio si fa carne, fissato esattamente nove mesi prima della nascita di Gesù (Natale). È facile intuire che il nome della piccola voglia essere in primis un ricordo del fatto religioso, ma unito a Italia suona più che profetico, come se, e qui voliamo di fantasia, i genitori abbiano voluto augurare alla loro creatura di poter vivere in un’Italia nuova. Tant’è che ella è l’unica in questo anno così chiamata, mentre per esempio nel 1866 troviamo una Vittoria Maria Italia e due Italia Maria. 2. L’economo spirituale era un parroco reggente che per svariati motivi, morte o altro, sostituiva il parroco titolare. 3. Non siamo esperti grafologi, ma essendo le scritture molto diverse probabilmente a volte non era lui a scrivere ma i cappellani presenti a Concordia, anche se in calce troviamo la firma del Moretti. 4. Parola non decifrata 5. Altre volte invece era la levatrice che propter vitae periculum somministrava il battesimo. il carattere drammatico con cui si sono svolti i fatti e nell’immagine popolare dei bambini che diventano an- 42 come un evento che doveva essere lieto si è poi trasfor- geli; quando si parla di un adulto si utilizza preferibil- mato, per questa famiglia, in una pesante croce6. mente la dicitura morì. Abbiamo inoltre scoperto che a Concordia operavano anche due cappellani: don Giuseppe Peller (cfr. regi- La triste storia di Maria Pellegrin strazione n.27) e don Giovanni Lazzarin (cfr. reg. n. 28). Ma il dato che immediatamente emerge è che la metà Vita e morte camminano vicine dei morti ha meno di 20 anni e ben 27 piccoli sono vo- lati al cielo prima di compiere un anno. Il caso, che a volte accompagna le scoperte storiche, ci ha permesso di ricostruire la triste Le cause di morte vita di questa povera mamma. Maria Pellegrin e Giuseppe Massarutto si spo- Ma di cosa si moriva nel 1861 a Concordia? Osvaldo sano il 20 luglio 1850; il 5 marzo 1855 nasce Moretti riporta quasi sempre la causa della morte, la 7 Giovanni, non sappiamo se primogenito. quale allora aveva nomi molto strani . La presenza registrata di due levatrici ci fa so- Nel 1866 a Concordia sono morte 69 persone, delle spettare che il parto abbia subito complicazio- quali 40 maschi e 29 femmine. ni ed infatti … Di questi ben 24 sono bimbi sotto l’anno d’età (alcuni Il piccolo Giovanni muore dopo un giorno, an- morti pochi istanti dopo il parto), 4 tra i 12 mesi e i 24, che se il Parroco annota erroneamente Gio- 8 tra i 2 e i 10 anni, 4 tra gli 11 e i 20, 10 morti tra i 21 e vanni Massarutto … di giorni otto. i 40 anni, 10 tra i 41 e i 60, 7 tra i 60 e gli 80 anni e ben Il 25 marzo 1861 nasce un altro maschietto in 2 ultraottantenni (di 82 e 86 anni). casa Massarutto (non sappiamo se tra il ’55 e La mortalità infantile come si può notare era molto ele- il ’61 siano nati altri bambini). vata, molti bambini non sopravvivevano al primo anno Anche qui qualcosa ci insospettisce … viene di età: dall’analisi di questo registro si può notare an- chiamato addirittura il chirurgo, unica volta che che spesso la morte colpiva più volte nella stessa in tutte le situazioni da noi analizzate, proba- famiglia. Uno di questi tristi casi è rappresentato dalla bilmente il quadro generale è davvero dram- famiglia Cominato Caldo (anche se la trascrizione del matico, in più il bambino non ha neanche un cognome è incerta), che perde nel giro di 11 mesi un nome. Ed infatti … bimbo di otto giorni, Antonio, e una bambina di 3 anni, il piccolo muore, sotto i travaglio del parto. Caterina. Un altro caso è dato dalla famiglia Mior che Anche la giovane Maria muore tre giorni dopo perde un bimbo di due mesi, Giuseppe, in novembre. il suo piccolo. Sfogliando per un controllo di un dato il registro dei Questa storia ci ha fatto riflettere su come morti dell’anno 1867 si scopre che un anno dopo, il 26 la vita dei nostri avi fosse costellata da fatti dicembre, nasce e muore lo stesso giorno un altro figlio drammatici ed un evento, che doveva essere della coppia. lieto, si è invece trasformato per questa fami- Diversissime tra loro le cause di morte, che venivano glia in una pesante croce. trascritte con meticolosità dall’economo spirituale don Il giovane Giuseppe però ha deciso di reagi- Osvaldo Moretti. re all’infausto destino e, con nostra grande I registri parrocchiali forniscono indicazioni preziose sorpresa … ha deciso di risposarsi con Teresa per conoscere i motivi dei decessi. Si scopre così che Brussolo proprio nello stesso anno in cui la po- alcune malattie non esistono più in queste zone (il tifo vera Maria è morta! ad esempio o il colera che aveva colpito la popolazio- Ci piacerebbe scoprire se a questa nuova fami- ne concordiese già nel 1855 ma che registra ancora un glia la vita ha riservato giorni più lieti! paio di casi), altre invece che oggi sono facilmente cura- bili erano all’epoca mortali (come la dissenteria o la la- ringite); altre sono ormai sconosciute anche nel nome Quando la morte sfacciatamente si porta via dei piccoli, (miliare, tabe, arioma). per registrarne il decesso viene, con delicatezza, utiliz- Proprio quest’ultima è stata oggetto di ricerca, in quan- zata la formula volò al cielo, come a trovare conforto to insolita e non precisa.

6. Tra l’altro, questo è l’unico caso in cui viene scritto che il corpo della giovane donna fu portato alla cella mortuaria per essere seppellito accompagnata dal clero della Parrocchia. 7. Siamo riusciti a tradurre parole a prima vista illeggibili (a dire la verità, anche dopo la trascrizione, rimaneva l’enigma del significato) grazie alla consultazione di una tabella stilata dal nostro Dirigente Scolastico, prof. Roberto Barbuio, che si trova a p. 153 di Portogruaro nell’Otto- cento, contesto storico e ambiente sociale, a cura di R. Simonato e R. Sandron, Ediciclo Editore, 1995. Leggendo varie fonti8 si deduce che possa trattarsi di Le morti avvenivano ovviamente in tutti i mesi dell’an- varie malattie (dal verme solitario, alle convulsioni, alle no, per quanto si può notare una preponderanza mag- 43 malattie gastroenteriche, al meconio) legate ai bambini giore nei mesi freddi, probabilmente a causa dei rigori (infatti i decessi per arioma coinvolgono neonati e bam- invernali e della scarsità di riscaldamento nelle case. bini fino ai due anni). Alle volte, purtroppo, un momento di felicità e di gioia Formule come la nascita di una nuova creatura, viene funestato dal decesso della puerpera, che muore dando la vita Vengono usate moltissime formule differenti per in- al figlio. È il caso di Natalina Furlanis, che muore a 41 dicare l’avvenuta morte. La più ricorrente, purtroppo, anni di parto laborioso. La bimba, registrata sul libro è l’espressione “volò al cielo” per indicare la morte di dei battesimi, le sopravvive. Ma possiamo immaginare un bambino piccolo (ben 30 volte). A volte però anche la difficoltà della famiglia privata così della moglie, della per i bimbi molto piccoli vengono utilizzate espressio- madre, della donna di casa, con una piccola creatura ni tipiche degli adulti, ad indicare una certa frettolosità probabilmente affidata ad una zia o a una sorella più o stanchezza nel compilare i registri (oppure la man- grande. canza di un formulario imposto). Di sicuro più creative Alcuni decessi risultano essere molto particolari e in- le formule “passò all’altra vita” (2 volte) ,“passò a vita soliti, come la morte di due giovani colpiti assieme da migliore” (2 volte, riferiti a una bimba di 21 mesi e ad un fulmine. Altri ancora legati alle circostanze storiche, un’altra di tre anni), “fu trasportato da questa a miglior come la morte a causa di una ferita in combattimento vita” (anche questa formula usata per un bimbo di 10 di Vendrame, che a 25 anni si trova a combattere dalla mesi e dà comunque l’idea del volo in cielo, quasi fosse parte degli Austriaci e muore per mano dei Bersaglieri già un piccolo angelo), “mancò ai vivi” (3 volte). Italiani 3 mesi prima dell’annessione del Veneto all’I- talia. Altre formule ricorrenti I neonati spesso morivano a causa di un parto diffici- le, stentato o per incapacità nella nutrizione (“impe- Nei registri vengono ripetute alcune formule, al- dita deglutizione”). Talvolta anche le madri morivano cune in latino, altre invece in italiano. Le più fre- durante il parto e non sempre i bambini riuscivano a quenti e significative, oltre all’abbreviazione del sopravvivere: è il caso di Antonio Bandiziol che muore “fu” per indicare il decesso del genitore, sono: il 5 febbraio, dopo soli 20 giorni di vita. Viene segnalato • ob periculum vitae e ob periculum mortis (a che la madre è già deceduta (anche se non è segnata in volte anche intra domesticas parietes) ad in- questo registro) e quindi si può ragionevolmente pre- dicare l’imminente pericolo di vita (o di mor- sumere di parto. Nel registro dei battesimi non com- te) del neonato e che quindi giustificava l’im- pare il nome del bambino e si può supporre che forse mediato battesimo da parte della levatrice; la famiglia si trovasse in un altro comune e che dopo • f.l.n., figlio legittimo naturale, formula usata la morte della moglie il marito si fosse spostato nel suo in caso di nascita dopo il matrimonio dei ge- paese d’origine alla ricerca d’aiuto; oppure che la dici- nitori; tura “20 giorni” non sia corretta e che il bambino fosse • jugali per atto seguito, cioè “sposati in data un po’ più grande. Per trovare risposta a questi interro- e nel luogo riportati in un documento”, ad gativi bisognerebbe consultare i registri dei battesimi indicare l’avvenuto matrimonio tra i genito- anche dell’anno precedente o controllare tutti i registri ri del bambino e quindi la legittimazione del dei matrimoni alla ricerca dei due sposi. bambino stesso; Qualche volte la vita era invece lunga e supponiamo • ed oggi fù battezzato, ad indicare la data del molto operosa: muoiono anche degli anziani, muniti battesimo (da notare l’accento su fu); dei conforti religiosi, per “morte fisiologica”; ed è im- • tenendolo al Sacro Fonte , formula per indi- pressionante pensare a quanti avvenimenti storici sono care i nomi dei padrini. intercorsi tra la loro nascita e il decesso.

8. Cfr. Federico Bozzini “L’imperatore e lo speziale: le vicende sanitarie di un comune veronese nella prima metà dell’Ottocento: Erbé, 1817- 1847”, dove si legge: “Nel 1856 uno studioso cittadino di statistica sanitaria osserva come agli inizi del secolo fosse imponente il numero dei fanciulli morti per arioma. Si meraviglia come verso gli anni Cinquanta questa malattia sia molto diminuita, ...” E ancora: in Tradizioni popolari del Mantovano di Giovanni Tassoni (Olschki, 1964) si legge: “resiste qua e là invece l’abitudine di somministra- re al bimbo un cucchiaino d’olio o di sciroppo di cicoria: si dice per liberarlo presto dal meconio (arioma) e dalle... impurità dello stomaco”... Iinfine, lo storico Ugo Perissinotto ci fornisce questa ipotesi: “l’arioma è una misteriosa infermità che affligge i bambini e sconcerta ancora i medici; tradizionalmente nota con l’intraducibile termine di arioma, come si legge su un sito dedicato all’antropologia medica trentina (http:// www.trentinocultura.net/radici/identita/come_siamo/antrop_medica_h.asp), dovrebbe essere una malattia infantile tipo gastroenterite o più genericamente “convulsioni” che dà uno stato di agitazione. C’è anche un modo di dire veneto trentino che dice: tasi ‘n momènt che te me fai vegnir l’arioma. Estrema unzione e conforti religiosi caso di nascita illegittima, il parroco non doveva indi- 44 care il nome del padre, a meno che questi non fosse Il sacramento dell’estrema unzione era molto noto venuto a richiederlo con due testimoni10. all’epoca (un po’ meno tra i ragazzi di oggi) e veniva im- In tre casi il bambino è registrato con NN cioè, come partito al malato. Il compilatore del registro annotava abbiamo supposto, nessun nome. diligentemente e scrupolosamente se il defunto avesse Tristi i casi 96 e 97: nascono l’8 dicembre due gemelli: ricevuto i “conforti religiosi” (talvolta sottolineato tutti Natale e Maria Gaiarin, fln di Marco e Boldarin Angela. i conforti religiosi) o l’”estrema unzione”, specificando Qui niente ci fa sospettare il peggio perché il battesi- spesso se si fosse anche confessato (“dopo confessa- mo è stato somministrato dal Moretti, ma due croci ri- to”). portate vicino ai nomi dei bambini ci fanno venire un Alcune volte, per i più svariati motivi che però non era- dubbio … infatti a soli sette giorni la piccola Maria volò no trascritti, il sacramento dell’estrema unzione non al cielo per indurimento celulare (?), raggiunta dal fra- era somministrato e quindi veniva riportata la dicitura tellino tre giorni dopo. “senza poter ricevere i sacramenti religiosi” o “senza Così il registro dei nati, quello delle storie belle, si in- sacramenti”. Alle volte viene citata anche una pontificia terseca continuamente con quello dei morti, in una cor- benedizione alla salma. Tutti comunque sono seppel- sa repentina in cui purtroppo troppo spesso la morte liti nel cimitero di San Pietro a Concordia, ad eccezio- ha il sopravvento. ne del gendarme morto in combattimento a Calto, in provincia di Rovigo e lì seppellito nel locale cimitero. I >> Registro matrimoni 1866 bambini che fossero morti senza aver potuto ricevere il battesimo neppure dalla levatrice erano invece sepolti Per registrare l’avvenuto matrimonio tra due sposi, si fuori dalle mura della chiesa, in quanto non purificati trovano nel 1866 a Concordia due registri, uno più sot- dal sacramento e quindi indegni di riposare in un luogo tile, con la copertina rossa, che reca in doppia pagina consacrato quale il Cimitero. l’avvenuto matrimonio, i nomi degli sposi, la data di na- scita, il paese di origine, l’età, spesso i mestieri (tutti >> Registro dei nati (1842-1868) villici), i nomi dei genitori, dei testimoni (spessissimo Bianco Osvaldo, uno dei sagrestani); l’altro invece, Con la stessa cura, il nostro economo compilava il regi- scritto con scrittura incerta e sbiadita da don Osvaldo stro dei battesimi che ci permette di capire il numero Moretto, sempre in doppia pagina, che riporta anche dei nati nel 1861. la promessa di matrimonio, che di solito avviene qual- Ogni annotazione riporta il nome del bambino, dei che settimana prima della cerimonia e che annuncia le genitori, dei padrini9, il giorno di nascita e del battesi- imminenti pubblicazioni e la loro data. Solo in un caso mo e si scopre così che, rispetto ad oggi, il sacramento questa nozze non sono poi avvenute… chissà per quale del battesimo veniva somministrato già a pochi giorni. motivo. Come già accennato, a volte era la levatrice che bat- La ripartizione per mesi, come “scoperto” dai ragazzi, è tezzava il bambino e questo avveniva quando il parto determinata dal lavoro dei campi e dalle liturgie della aveva subito complicazioni e la vita del piccolo sembra- Chiesa. In Quaresima ed in Avvento infatti non ci si po- va a rischio. (Adesso lo affermiamo con sicurezza ma teva sposare e il 28 novembre è quindi l’ultimo giorno per capire chi fosse questa levatrice ci abbiamo messo utile dell’anno 1866, prima che inizi il periodo di pre- un po’, avanzando ipotesi assurde che evitiamo di ri- parazione al Natale. E infatti, terminato il periodo na- portare). In quell’anno a Concordia operavano quattro talizio, dopo l’Epifania troviamo subito i matrimoni di levatrici: Lucia Furlanis Gozzo, Miorin Angela, Bellotto gennaio (10). Angela, Anna Moras (o Marcos). In due casi, le future I tempi dei raccolti influenzano la scelta della data: i mamme si sono avvalse dell’aiuto di levatrici prove- matrimoni si celebravano infatti principalmente in no- nienti da Summaga: Domenica (???) (caso 46) e Bozza vembre, perché il lavoro nei campi era terminato, per- Angela (caso 48); probabilmente queste famiglie abita- ciò i contadini non erano più impegnati tutto il giorno; vano nei pressi di Summaga. inoltre con la vendita del raccolto dei mesi precedenti Interessante notare, accanto al nome del bambino, la avevano ricavato i soldi necessari per poter celebrare sigla fln che sta per figlio naturale legittimo. Il parroco il matrimonio. Inoltre, è stato trovato che nella civiltà doveva infatti accertare che la nascita fosse legittima, contadina non esistevano mesi di ozio: i mesi prima- avvenuta cioè all’interno del matrimonio (per questo verili ed estivi erano dedicati ai campi, mentre i mesi riporta anche la data di matrimonio dei genitori). Nel autunnali, dopo le vendemmie, alle cerimonie. In quelli

9. Alla registrazione 36 come padrino è riportato il nome di Giacomo Stringhetta, … che sia il nostro illustre concittadino, famoso cavatore di pietre che per primo realizzò la pianta di Concordia romana? 10. Cfr. Brunello Piero, Acquasanta e verderame, Parroci agronomi in Veneto e Friuli nel periodo austriaco (1814-1866), p. 15, ed. CIERRE, 1996 Verona. 45

Registro dei matrimoni 1850-1871. Registro dei matrimoni 1843-1867 Osvaldo Moretti, economo spiri- Dai cartelloni della mostra Dai cartelloni della mostra tuale. Dai cartelloni della mostra invernali si aggiustavano gli attrezzi da lavoro. La quasi totalità degli sposi (maschi) proviene da Con- I matrimoni non venivano celebrati di domenica, come cordia (16 su 18); in due soli casi lo sposo viene da poco è usanza ai giorni nostri, ma durante la settimana; fre- lontano (Portovecchio e Portogruaro) e in entrambi quentemente venivano celebrati più matrimoni nella questi casi lo sposo è vedovo. Le spose sono tutte di stessa giornata, probabilmente tutti assieme, sicura- Concordia. mente nello stesso luogo “presso l’altare maggiore”. La media dell’età degli sposi è di 23/24, mentre le spo- >> Registro dei battesimi – Concordia 1866 se sono un po’ più giovani (21 anni in media). La diffe- renza tra i due in genere è di 2/3 anni. Nascite e battesimi Curioso notare come i primi 6 sposi fossero dello stesso Nel 1866 a Concordia sono nati 102 bambini, dei quali anno (a cui si aggiungono 2 negli ultimi mesi): su 18 50 maschi e 52 femmine. sposi complessivi, di cui 16 di Concordia, ben otto si 11 di questi bambini morirono nello stesso anno, alcuni sposano lo stesso anno. Piace pensare ad un gruppo dopo pochi istanti, altri dopo pochi mesi. di persone che hanno condiviso le tappe fondamentali Le cause più frequenti di morte neonatale sono state: della vita insieme. impedita deglutizione, parto stentato o immaturo, en- A volte la differenza d’età tra gli sposi è notevole: sono terite, astenia. Molti di questi bambini venivano- bat i casi di Fontanel Antonio e Pin Cattarina (40 anni lo tezzati subito dalla levatrice, proprio per scongiurare il sposo e 22 la sposa; lui è di Portogruaro ed è vedovo) e pericolo che morissero senza aver ricevuto il battesimo di Maurizio Giovanni di 39 anni e Padovese Catterina e quindi non potessero essere seppelliti nel cimitero, di 27, entrambi nubili. ma in un altro luogo, esterno al cimitero stesso e adibi- Lo sposo più “anziano” ha 44 anni (è del 1822) ed è al to alla sepoltura dei non battezzati. Il registro riporta di- secondo matrimonio e la sua sposa è la più anziana, 41 verse diciture per giustificare il battesimo da parte della anni, ed è vedova pure lei. levatrice: la formula più frequente è ob periculum mor- Gli sposi maschi più giovani sono quelli del 1843 e han- tis, con la variante ob periculum vite (il dittongo latino no quindi 22 e 23 anni (a voler guardare il mese); le due ae semplificato in –e). Il battesimo veniva dunque som- spose più giovani hanno appena 17 anni e quindi, come ministrato dalla levatrice che, secondo le disposizioni tutte le spose minorenni, hanno dovuto chiedere e ot- dell’epoca, poteva impartirlo in caso di pericolo di vita tenere speciale autorizzazione che viene regolarmente all’interno delle mura domestiche e non in battistero annotata e trascritta sul registro. La maggiore età si (intra domesticas parietes, come nel caso di Maria Mo- raggiungeva al compimento dei 21 anni. Ci sono ben 8 retto, nata da parto gemellare il 31 gennaio, battezzata spose minorenni. dalla levatrice e poi deceduta il 19 febbraio). La maggior parte dei matrimoni celebrati a Concordia In alcuni casi il bambino veniva successivamente ribat- nel 1866 sono tra persone entrambe nubili (il termine tezzato, alla presenza di padrini, magari perché, nella veniva usato indistintamente per maschi e femmine). concitazione di un battesimo affrettato e forse con la In un solo caso entrambi sono vedovi; e in due casi è stessa madre in pericolo di vita, non venivano rispettati vedovo solo lo sposo, mentre la moglie è alle prime tutti i momenti salienti della cerimonia. In un caso si nozze. trova esplicitamente riportato il motivo per cui il bat- tesimo venne ripetuto: Fu battezzata dapprima dal- 46 la levatrice ob periculum mortis e poi fu ribattezzata “solo condizione non essendo stata versata l’acqua sul capo” (battesimo di Maria Boldarin, avvenuto il 2 Lu- glio 1866). In questo caso il padrino fu Osvaldo Bianco, nome che ricorre altre 4 volte nel registro come padri- no e in tre casi si tratta di ri-battesimi. (Egli era in quegli anni nonsolo a Concordia). I battesimi avvenivano in genere entro i sette giorni di vita del bambino; la madre non assisteva alla cerimonia in quanto non poteva entrare in chiesa prima dei 40 giorni di puerperio e anche allora doveva sottostare ad una cerimonia di purificazione.

Matrimoni Nel registro dei battesimi vengono annotati con scru- polosità anche i matrimoni dei genitori; infatti solo i bambini nati da genitori sposati erano riconosciuti come figli legittimi naturali (abbreviato in f.l.n.). Nel La levatrice. 1866 su 102 nascite solo una non è legittima, in quanto Dai cartelloni della mostra i genitori erano solo fidanzati. La ricerca dell’avvenuto successivo matrimonio ha permesso di scoprire che si sono sposati il 21 gennaio del 1867. temere per la vita del bambino. Talvolta il battesimo L’analisi delle date di matrimonio ha dato alcuni risul- veniva poi ripetuto. Già dal 1700 si trovano le prime tati significativi: su 99 matrimoni ben 36 erano stati scuole di ostetricia in quello che sarà il futuro Stato ita- celebrati in novembre, ovviamente di anni diversi. In liano, ragazze che venivano istruite nelle più elementa- alcuni casi (3) non viene riportata la data esatta del ri norme di igiene, di puericultura e di conoscenza del matrimonio, ma solo l’anno. Questo accade solo quan- corpo femminile. do il matrimonio era stato celebrato non a Concordia Talvolta venivano accusate di sortilegi, di pratiche su- ma altrove, in un Comune vicino. La maggior parte dei perstiziose; spesso venivano da fuori città ed erano vi- matrimoni erano stati celebrati a Concordia (74). ste con sospetto dalle comari del paese. I matrimoni più “antichi” rispetto alla data di nascita Erano chiamate quando la partoriente cominciava a del figlio risalgono al 1842 e 1845, ben 24 anni prima; manifestare i primi sintomi del travaglio, si occupava- i matrimoni invece più “recenti” sono della fine di gen- no dell’igiene della stanza (cosa per noi scontata, ma naio e del 7 febbraio 1866, circa nove mesi prima della che all’epoca non lo era affatto) e della donna, consi- nascita del bambino. gliavano la puerpera nelle nozioni fondamentali per l’accudimento del neonato; spesso tornavano nei primi La levatrice giorni dopo il parto per visitare la madre e controllare La figura della levatrice era preziosissima e tradizionale la salute del bambino (la mortalità infantile era molto nell’antichità e fino a pochi decenni fa, soprattutto nel- elevata). le campagne e nei piccoli paesi. Era un mestiere tradizionalmente femminile, frutto del- Nel 1866 troviamo 8 levatrici che hanno assistito a 102 la cultura popolare, dell’esperienza delle donne, basato nascite (di cui due gemellari). sul rispetto della natura e sull’assenza di medicalizza- Un’ulteriore particolarità viene dal parto di Maria Gaz- zione del parto. zin, avvenuto il 6 giugno, in quanto unico caso in cui Soprattutto nella civiltà contadina, la levatrice godeva erano presenti al parto due levatrici. Si è potuto ragio- di una notevole considerazione e di un certo prestigio, nevolmente supporre che il parto fosse stato complica- era il testimone del succedersi delle generazioni e delle to, la bambina è stata infatti battezzata subito da una nascite, accertava la venuta al mondo di un bimbo e ne delle due levatrici, Caenazzo Paola (il confronto con il testimoniava l’identità presso il parroco (che sostituiva registro dei morti ha purtroppo rilevato che la bambina l’anagrafe civile), era presente nei momenti lieti delle è morta subito dopo, e come causa del decesso è stato nascite e in quelli tristi e dolorosi delle morti di parto- riportato “parto stentato”). Inoltre la data del matrimo- rienti e neonati. nio degli sposi –1847- aveva fatto supporre che la ma- Somministrava i battesimi in caso di necessità, quando dre non fosse giovanissima. Dal controllo del registro il parto difficoltoso o una nascita prematura facevano dei matrimoni del 1847 si è potuto scoprire infatti che la madre era nata il 3 maggio 1825 e quindi al momen- to del parto aveva 41 anni, che era per l’epoca un’età 47 matura per avere figli.

Parto della levatrice. Anche le levatrici partoriscono! Una delle partorienti risulta essere Paola Caenazzo, che il giorno 12 giugno, assistita dalla collega Lucia Furlanis, partorisce un ma- schietto, Alessandro Pietro Giovanni. Il dato interes- sante è che la Caenazzo torna al suo lavoro di ostetrica dopo soli 44 giorni dal parto, insomma, appena ter- minato il canonico periodo di puerperio (40 giorni). Ci piace immaginare che portasse con sé il bambino, per allattarlo.

Nomi Una delle ricerche più appassionanti è stata quella sui nomi. Si è così potuto scoprire che spesso il nome del bambino è quello di uno dei nonni. Il caso più emble- matico è quello di Natale Rossano (nato il 12 novem- bre) che aveva entrambi i nonni di nome Natale (Natale Rossano e Natale Padovese). Sono state registrate anche alcune bambine “patriot- tiche”.

Nomi di patria, nomi di fede

Nel 1866 a Concordia nascono tre bambine che abbiamo definito “patriottiche” in quanto ven- gono battezzate con il nome dell’Italia da poco costituita (anche se non in Veneto). In un caso il nome è accostato a quello della Vit- toria e sempre, in tutti e tre i casi, a quello pro- tettore di Maria: • Vittoria Maria Italia Canciani, nata il 24 giu- gno, e battezzata il 12 luglio (fatto curioso, in quanto i bambini erano battezzati dopo un giorno o al massimo entro la settimana di vita). I genitori si erano sposati a Portogruaro nel 1859; • Italia Maria Violin, nata l’11 ottobre; • Italia Maria Bergamo, nata il 4 novembre. Talvolta i nomi erano doppi e in alcuni casi anche tripli (Ernesto Giovanni Pietro, nato il 3 gennaio, Alessandro Pietro Luigi nato il 12 giugno; la già citata Vittoria Maria Italia).

In alcuni casi i primogeniti venivano battezzati con il be- naugurante nome di Benvenuto o Benvenuta. Il giorno di Ognissanti, 1 novembre, nasce una bimba a cui viene imposto il nome di Santa (che però è anche il nome del nonno materno). Ultima particolarità: una delle madri si chiama Concor- dia (madre di Giovanni Furlanis, nato il 13 aprile) e dato Alcuni particolari dei tabelloni della mostra realizzata dal il luogo di residenza è piuttosto significativo. lavoro di ricerca dei ragazzi 48 PARTE III - Le Giornate della Storia sandonatesi

Presentazione dell’Amministrazione comunale

La città di San Donà di Piave ha solennemente celebra- Vinci”, allestita grazie alla sensibilità di studiosi, artisti e to nella primavera dello scorso anno il 150° anniversa- collezionisti locali, e la seconda al Museo della Bonifica rio dell’Unità della Nazione. dovuta alla sentita partecipazione del Circolo Filatelico Non c’è parola migliore del termine “sussidiarietà”, Numismatico Hobbies vari Sandonatese. sancito dalla costituzione, per esprimere l’intensità Esprimiamo gratitudine e plauso per tutti coloro che della collaborazione tra plurale espressione della citta- attraverso la loro collaborazione diretta con tangibile dinanza ed istituzioni. Il movimento spontaneo che è passione e senso civico hanno reso disponibili le loro sorto intorno a questo momento celebrativo, sapien- raccolte per una fruizione pubblica di ottimo livello do- temente coordinato dal gruppo di lavoro sandonatese cumentativo ed estetico. per le “Giornate della Storia” ed il centro studi “Aldo Le risorse economiche civiche, da destinare agli inter- Mori” di Portogruaro, ha raccolto proposte, idee, ini- venti culturali, si trovano in questo momento contin- ziative emergenti da tutto il vasto mondo della cultura, gente ad essere ristrette ad una sempre minore entità, della scuola, dell’associazionismo, un insieme ricco di ma la risposta data dall’intera città per questo evento sapienza, sensibilità ed operatività, fortunata risorsa di commemorativo fa ben sperare anche per occasioni fu- cui la città è fiera. ture. E così attorno alla celebrazione si è costruita una attività Ancora una volta, pertanto, desideriamo indirizzare le intensissima che ha portato all’organizzazione di eventi espressioni di ringraziamento a nome di tutta l’Ammini- condivisi ed accolti con entusiasmo dall’Amministrazio- strazione cittadina agli organizzatori, agli istituti scola- ne comunale attraverso l’assessorato alla cultura. stici, a tutte le associazioni, ai collezionisti, agli sponsor, Le iniziative, attuate anche attraverso l’efficace coinvol- agli appassionati che sono intervenuti anche con il solo gimento del mondo scolastico, e che si sono distribuite apporto collaborativo e gratuito, affinché gli eventi qui in una serie di incontri, relazioni, interventi anche auto- ricordati potessero ottenere un apprezzabile successo. revoli sono culminate in due mostre organizzate pres- so le istituzioni cittadine; la prima di documentazione Pietro Furlan Francesca Zaccariotto storica ed artistica al Centro culturale “Leonardo da Assessore alla Cultura Sindaco di San Donà di Piave >> Giornate della Storia Si sono uniti nella ricerca storica ambiti e visioni diffe- 49 In cammino verso l’Unità renti, secondo modalità e approcci consoni alla propria specificità, nell’intento di far conoscere, anche ai giova- ni, attraverso l’utilizzo di diversi linguaggi (della storia, dell’arte, della letteratura, dell’informatica, della musi- In occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, il ca e del teatro), avvenimenti e personaggi che hanno Centro di Documentazione “Aldo Mori”, la Città di San caratterizzato la storia del Risorgimento. Donà di Piave, con la collaborazione della Provincia Il progetto si è quindi tradotto in molteplici iniziative: di Venezia e delle Associazioni Culturali del territorio, conferenze, mostre, spettacoli. delle Scuole del Distretto Scolastico e la partecipazione Dibattiti e relazioni hanno ricoperto un ampio panora- delle Associazioni Combattentistiche, hanno organizza- ma culturale trattando tematiche storiche, artistiche, to le “Giornate della Storia - In cammino verso l’Unità”. istituzionali. Esse hanno avuto avvio il giorno 15 Maggio 2011 in La dottoressa Chiara Polita ha illustrato la pittura del Piazza Indipendenza con la cerimonia dell’alzabandiera, periodo a partire dall’Unità, soffermandosi su pittori alla presenza delle Autorità Politiche, delle Associazioni locali, quali Emanuele Bressanin e Vittorio Marusso; il Combattentistiche, della Fanfara dell’A.N.B - sez. di San dottor Dino Casagrande ha esposto la ricerca condotta Donà e si sono concluse il giorno 29 Maggio 2011. per conoscere “La località Forte del ‘48 e la Resistenza Il progetto si proponeva di dare voce alle diverse for- di Venezia”. me espressive e culturali, volte alla ricostruzione degli Lo scrittore Mario Pettoello ha presentato il suo libro aspetti e delle vicende che hanno interessato il territo- “Nelle terre basse”, vincitore del premio letterario “To- rio ed il nostro paese, nel periodo precedente e succes- daro Faranda”, mentre il giornalista Antonio Caprarica sivo all’unità. ha guidato nel viaggio fra patrioti, briganti e principes- Questo periodo storico è stato determinante per l’as- se, con il libro “C’era una volta in Italia”. setto sociale e istituzionale della nostra nazione, coin- Il Presidente emerito della Corte Costituzionale profes- volgendo visioni politico-culturali diverse, sostenute da sor Valerio Onida e il dottor Edoardo Pittalis hanno illu- insigni uomini che si sono impegnati nella realizzazione strato il tema “Dallo Statuto Albertino alla Costituzione e attuazione dei propri ideali. Italiana, passando attraverso le proposte repubblicane, Il nostro Paese ha visto la presenza, per molti secoli, di federali e unitarie”, mettendo a confronto le proposte Stati tra loro separati o sottomessi a potenze straniere statutarie e il percorso culturale che ha condotto alla e ha raggiunto la libertà e l’unità solo in seguito a moti, stesura della Costituzione Italiana. insurrezioni, guerre. Il Professor Fulvio Salimbeni, docente di storia contem- Il territorio a noi circostante è stato parte attiva dei pro- poranea all’università di Udine, ha sollecitato il dibatti- cessi storici accaduti a livello nazionale e internaziona- to con i giovani studenti delle scuole superiori, ponen- le, come testimoniano ricerche, lavori di storia locale e do la domanda “Sono giovani i valori risorgimentali?” opere di artisti del luogo. Le riflessioni sono state accompagnate dai brani del Consapevoli che l’Unità sia un percorso che deve es- gruppo musicale giovanile “Ecocostante” che ha into- sere costruito nella valorizzazione delle diversità, Enti, nato canzoni di impegno, foriere di ideali. Istituzioni Educative e Culturali, Associazioni e Scuole Dal Risorgimento sono inoltre giunte delle Lettere alla hanno collaborato per approfondire aspetti della varie- “Cara Italia” presentate, lette, interpretate dal Centro gata realtà sociale, istituzionale, storica, culturale ed Culturale “Ca’ Tessere”. artistica, arricchendo il quadro della conoscenza.

Il libro di Antonio Ca- prarica “C’era una volta Il libro di Mario Pettoello Il libro di Dino Casagran- L’evento promosso dal in Italia” “Nelle Terre Basse” de “Il Forte del ‘48” Centro Culturale “Ca’ Tes- sere” 50

Due immagini della mostra “1848-1866: Unità d’Italia raccontata dalla Filatelia e La mostra dell’Accademia dalla Numismatica” presso il civico Museo della Bonifica di San Donà di Piave d’Arte V. Marusso

Particolare della mostra “Novembre 1917-Novembre 1918. Il Particolare della mostra “Noti- Pannello dell’ Ass. Serenissi- fronte a casa nostra” dell’Ass. C’era una volta Musile zie in cronaca” ma Repiovega

Sono state allestite anche diverse mostre. smatica”, fatta in collaborazione con il Museo, ha pre- Un’ esposizione di libri sul tema “Dalla Restaurazione ai sentato un significativo numero di francobolli, monete giorni nostri” è stata organizzata dalla Biblioteca Civica; e medaglie, inaugurandola con un annullo filatelico. una di pittura “Forme e colori della nostra Terra” è sta- Il Gruppo “El Solzariol” ha prodotto un cd su “Unità d’I- ta realizzata dall’Accademia d’Arte Vittorio Marusso con talia, fatta e da fare.. a San Donà”, approfondendo lo quadri degli allievi dell’Accademia che rappresentavano studio del territorio. soggetti del Risorgimento e aspetti del nostro ambien- Il progetto “In cammino verso l’Unità” si è svolto in si- te, pennellato da corsi d’acqua, vegetazione rigogliosa, nergia con le scuole del Distretto Scolastico, che hanno ampie distese. Nella Galleria Civica del Centro Culturale condiviso il tema del progetto. Gli studenti, guidati dai “Leonardo da Vinci”, sono state accolte altre mostre di loro docenti, hanno realizzato interessanti e origina- carattere storico come: “Nel 1861 noi Veneti non c’e- li lavori di ricerca, producendo dispense, quadernoni, ravamo” dell’Associazione “Serenissima Repiovega”, cartelloni, disegni, illustrazioni, cd, dvd, esposti in Sala “Notizie in cronaca. Risorgimento - Fogli Gazzette, gior- Conferenze del centro Culturale della Città. Gli alunni nali” curata da Fabio Cecchinato, Chiara Polita, Maria degli Istituti Comprensivi di San Donà, nell’intento di Trivellato, e poi “Novembre 1917- Novembre 1918- Il esprimere lo spirito di unità delle Scuole, hanno inter- Fronte a casa nostra” dell’Associazione Culturale “C’era pretato, in modo corale, attraverso letture, canti, balli, una volta Musile”. drammatizzazione, gli eventi, i personaggi, i valori, gli Sono stati tracciati dei percorsi di Storia attraverso l’e- ideali che hanno attraversato e formato il periodo ri- sposizione di giornali, gazzette, medaglie, documenti, sorgimentale, coinvolgendo gli spettatori in un viaggio fotografie per ripercorrere gli avvenimenti del periodo teatrale ricco di immagini ed emozioni. risorgimentale accaduti a livello nazionale e locale. Attingendo al patrimonio musicale italiano, le Giorna- Presso il Museo della Bonifica, la mostra “1848-1866: te della Storia si sono concluse con “L’Italia in…canto. Unità d’Italia raccontata dalla Filatelia e dalla Numi- Cinquant’anni di melodie”, ricco programma presen- tato dal Circolo Culturale Musicale “E. Segattini”e dal Coro Lirico Sandonatese con i “Pueri Cantores”. Pas- 51 sando attraverso i vari generi della musica classica, del melodramma a quelli più leggeri e popolari borghesi, romanze, operette e canti, è stata ricostruita la nostra identità nazionale, accogliendo in un armonioso ab- braccio gli Italiani presenti “In cammino verso l’Unità”.

Si ringrazia per la collaborazione nella realizzazione del- le Giornate della Storia: il Sindaco di San Donà di Piave, La rassegna “Dalla Restaurazione ai giorni nostri” dott.ssa Francesca Zaccariotto, la Provincia di Venezia, curata dalla Biblioteca Civica di San Donà di Piave l’Ufficio Cultura, l’Assessore alla Cultura, prof. Pietro Furlan, la dottoressa Sara Campaner, il Museo della Bonifica, le Scuole, la Biblioteca Civica, le Associazioni Combattentistiche, le Associazioni Culturali del territo- rio, la libreria Moderna.

Hanno partecipato:

I.C. “Ippolito Nievo” S. Donà di Piave, I.C. “R.Onor”, S. Donà di Piave, I.C. “L. Schiavinato” S. Donà di Piave , C.F.P. “S.Luigi” S. Donà di Piave , I.T.G. “Carlo Scarpa” L’Assessore alla Cultura di San Donà di Piave, prof. S. Donà di Piave, I.T.I. “Vito Volterra” S. Donà di Piave, Pietro Furlan (a destra) inaugura le mostre in Gal- I.T.C. “Leon Battista Alberti” S. Donà di Piave, L.C. “E. leria Civica. A sinistra dell’Assessore: la prof.ssa Montale” S. Donà di Piave, L.S. “Galileo Galilei” S. Donà Maria Trivellato e il prof. Fabio Cecchinato di Piave, L. L. “S.Luigi” Eraclea, I C “ G.Mazzini” Noventa di Piave” , I.C. “E.Mattei” Meolo; I.C. “E.Toti” Musile di Piave, I.C. “E.de Amicis” Eraclea, I.C. “ G. Marconi” Ceg- gia, I.C. “G.Toniolo” Santo Stino di Livenza.

Accademia “V.Marusso”, ANPI, AIART, Bandiera Gialla, Biblioteca civica, C’era una volta Musile, Comitato d’in- tesa tra le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, El Solzariol, GRIL, Gruppo Musicale Ecocostante, Circolo Culturale e Musicale “E Segattini” , Circolo Filatelico- Numismatico ed Hobbies vari Sandonatese, Comitato Nazionale di Poesia dialettale premio Lisa Davanzo, Fanfara dell’A.N.B, Forum della Città del Piave, Libreria Moderna, Museo della Bonifica, Poste Italiane, Serenis- sima Repiovega, UCIIM, UNIPER.

Alcune immagini relative ai lavori delle scuole esposti presso la sala conferenze del Centro Culturale “Leonar- do da Vinci” - S. Donà di Piave A-Incontri [29 maggio] 52 Dallo Statuto Albertino alla Costituzione repubblicana passando attraverso le pro- poste repubblicana, federale ed unitaria

Due testimoni, il dottor Edoardo Pittalis e il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Valerio Onida, han- no raccontato la loro “storia” della Costituzione. Tutti e due infatti hanno vissuto gli anni della nascita e del faticoso affermarsi di questa carta fondamentale della nostra repubblica. Il giornalista E.Pittalis è nato nel 1948, in un’Italia uscita da poco dalla guerra, nonostante ciò si definisce fortu- nato rispetto al nonno che ha vissuto sia l’esperienza dell’emigrazione che quella della guerra e al padre che ha combattuto le due guerre del XX secolo. Fortunato anche grazie all’art.11 della Costituzione che ripudia la guerra e gli ha garantito una vita di pace, e all’art. 34 che garantisce il diritto all’istruzione, che ha permesso a lui e a molti altri giovani di studiare anche se poveri, ponendo le basi di una società di uguali e di liberi. Libertà che ha sempre avuto nella sua professione, non ha mai avuto un ministero che gli dicesse cosa scrivere, anche se la censura, magari sotterranea e discreta, c’è sempre stata. La libertà e la democrazia sono beni indi- visibili che vanno protetti tutti i giorni. Per questo non si deve dimenticare il passato, che ci serve per capire Una pagina dell’opuscolo “Giornate della Storia. In cammino da dove vengono il diritto, la libertà e la democrazia. verso l’unità”, relativo al programma delle iniziative promos- Il dottor Pittalis ribadisce la fortuna che ha avuto di fare se a San Donà di Piave liberamente un lavoro che gli piaceva, cosa che non è garantita alla generazione attuale che stenta atro- vare un lavoro, situazione aggravata dal forte tasso di nazionalista, che affermava la propria superiorità con abbandono scolastico; è questa la generazione che ha la forza, aveva annullato la coesione e accentuato le di- meno prospettive rispetto alle precedenti. La Costitu- visioni sociali. zione, se applicata bene, potrebbe garantire a questi Così il fascismo apparentemente ha chiuso la frattura giovani quei diritti di cui sono privati. tra Stato e Chiesa, in realtà ha lasciato aperta questa Interviene, di seguito, il prof. Onida, che sottolinea ferita, dando vita ad uno stato confessionale, l’unica come i festeggiamenti del 150° siano un’occasione per religione era quella cattolica, ma in cambio di questa guardare indietro e volgere lo sguardo in avanti per concessione vi era un asservimento delle coscienze alla progettare il futuro. mistica del fascismo. Racconta che l’Italia territorialmente si è formata come Nel 1943, al crollo del fascismo, l’Italia era nella situa- allargamento del Regno di Sardegna, per opera di una zione peggiore, il paese era diviso in due parti: a nord monarchia non italiana, i Savoia, attraverso le guerre la Repubblica Sociale Italiana, a sud il governo provvi- d’indipendenza. Dal punto di vista politico è nata non sorio. Ma è proprio nel periodo dal 1943 al 1945 che con un originale processo costituente, ma con l’esten- si riesce a cogliere all’origine la funzione storica della sione dello Statuto Albertino a tutto il territorio, per- Costituzione, gli uomini della resistenza che avevano manendo comunque profonde divisioni, ad esempio combattuto per dare vita ad un nuovo stato italiano lo tra Stato e Chiesa. avevano fatto per un’Italia unita. La liberazione e la fine Il fascismo non ha abolito la Costituzione, che è rima- della guerra coincidono con una ricerca di unità. sta quella del ’48: di fatto, l’ha resa un guscio vuoto. Il referendum sul tipo di stato che il paese doveva darsi, Non c’era una Corte Costituzionale; gli stati autoritari ha evidenziato le divisioni esistenti, l’Italia era divisa in rifiutano la Costituzione perché non ne accettano le due: a nord prevaleva la repubblica, anche perché c’era premesse: uguaglianza, libertà, democrazia. Lo Stato stata la resistenza, a sud la monarchia. L’Assemblea Costituente del popolo italiano ha voluto [28 maggio] 53 ricostruire lo stato al di là di divisioni territoriali, eco- Sono giovani i valori risorgimentali? nomiche, sociali, politiche. Infatti il primo Presidente della Repubblica è stato Enrico De Nicola, liberale, mo- Dialogo tra uno storico e voci narchico. È stata una scelta consapevole, si voleva che gli elementi di frattura portassero all’unificazione tra Com’eran belli i Mille in quella prima nord e sud e tra forze politiche. La ricerca di un terreno Gigante pugna di liberatori! comune si è concretizzata in uno stato costruito sulla Imberbi i più, delicati e snelli base del riconoscimento della persona, come base del- Come fanciulle, dell’intelligenza la convivenza. Figli diletti! E come fiero io son La Costituzione è nata come segno di unità al di là delle D’appartenere a quella schiera! … divisioni profonde che esistevano tra i tre grandi parti- ti antifascisti, di maggioranza nella costituente. Nono- (dal Poema autobiografico di Giuseppe Garibaldi) stante i contrasti tra i partiti, la Costituzione ha prose- guito nella sua formulazione e ha sancito la prima vera unità d’Italia, una e indivisibile, riconoscendo e pro- Accompagnati da questi appassionati versi dell’Eroe muovendo contemporaneamente le autonomie locali. dei due Mondi, che ben rievocano ed esprimono la gio- Solo in questo momento viene risolta la storica frattu- vinezza dei valori risorgimentali, ripercorriamo la bella ra tra Stato e Chiesa con il riconoscimento, attraverso giornata dedicata alle celebrazioni dei 150 anni dell’U- l’art. 7, di una reciproca libertà, per arrivare a quando nità d’Italia. la Corte Costituzionale enuncia il principio della laicità È stato un incontro che ha saputo comunicare con i gio- dello Stato. vani delle scuole medie superiori, raccontando le vicen- La Costituzione riafferma lo Stato Nazionale non più de del Risorgimento attraverso il linguaggio verbale e come entità che cerca di sopraffare altri stati, art 11, musicale. Con l’alternarsi degli interventi dello storico ma esprime la consapevolezza che c’è un’umanità che prof. Fulvio Salimbeni e del Gruppo Musicale “Ecoco- comprende tutte le Nazioni, che difende gli stessi prin- stante”, è stato possibile cogliere ed esprimere in modo cipi in tutto il mondo. efficace e coinvolgente quegli aspetti e quei significati La Costituzione è quindi un fattore fondamentale di del Risorgimento italiano che, oltre a valere come un unità, che garantisce il rispetto delle diverse forze poli- insostituibile patrimonio di valori umani e civili per la tiche, l’autonomia dei poteri dello Stato, la convivenza nostra identità nazionale, si sono ampliati nello spazio pacifica tra idee, religioni, razze. Tutto questo la rende e nel tempo in modo tale da toccare personaggi e vi- un patrimonio irrinunciabile per il nostro paese. cende della storia contemporanea. Dopo una breve introduzione del moderatore, prof. Francesco Carrer, il Gruppo Musicale propone la toc- cante, per ricchezza d’umanità, canzone di Fabrizio De André “La guerra di Piero”. L’assessore Giansilvio Contarin porta, quindi, il saluto dell’Amministrazione comunale dicendo: “L’Ammini- strazione è orgogliosa di accogliere le scuole di San Donà ed Eraclea per celebrare i 150 anni dall’Unità. Questa ricorrenza serve a tutti per ripercorrere la storia del nostro Paese. La guerra di Piero, un giovane che ha perso la vita in battaglia. È importante ricordare i sacri- fici dei ragazzi che sul Piave hanno dato la loro vita per la nostra nazione”. Il prof. Carrer, quindi, sottolineando il messaggio di fratellanza e solidarietà umana che, pur nelle tragiche vicende di una guerra, deve comunque valere per ogni persona e, in particolare, per le nuove generazioni, cede la parola al relatore, prof. Salimbeni. Il suo intervento riesce a toccare e connettere diversi aspetti e componenti del Risorgimento quale evento fondativo della nazione italiana: dagli aspetti politico- rivoluzionari, agli autentici e profondi valori di civiltà che li hanno promossi, diffusi e accompagnati; valori che sono stati veicolati attraverso la Letteratura, la Mu- 54 sica, lirica e popolare, la Pittura. Per quest’ultima, vale la pena di ricordare il celebre quadro “Libertà che guida il popolo” di Eugène Dela- croix (opera pittorica emblematica nel rappresentare la rivolta del popolo sulle barricate) e il quadro di France- sco Hayez che esprime la passione giovanile e amorosa. La ballata “La Bella Gigogin” è quel motivo pieno di fre- schezza giovanile che ha accompagnato l’entusiasmo dei giovani garibaldini in battaglia; ma sono, poi, le ope- re liriche di Verdi e di Rossini quelle che scandiscono più in profondità il significato dell’epopea risorgimen- tale; eseguite e rappresentate nei teatri, riuscivano, comunque, a trovare una diffusione sempre più vasta e capillare fra la gente del popolo che, analfabeta per Il prof. Salimbeni e il prof. Carrer, durante la conferenza pres- il 90%, poteva tuttavia cogliere ed esprimere attraver- so l’Auditorium del Centro Culturale “Leonardo da Vinci” so le ariette liriche sia la pena per la mancanza di una patria che il desiderio d’indipendenza dallo straniero e della libertà. L’importante ruolo che la musica lirica ha svolto nella Ulteriore conferma di come i grandi protagonisti del Ri- coscienza risorgimentale è stata ben evidenziata nel sorgimento italiano, in particolare Garibaldi e Mazzini, film “Senso” di Luchino Visconti, la cui sceneggiatura è siano noti ed apprezzati nel mondo intero e, purtroppo, ispirata all’omonima novella di Camillo Boito; nel cast, molto di più che nel nostro paese. tra gli altri, eccelle l’interpretazione di un’intensa e bra- Per tornare a Mazzini, un valore speciale assume nel vissima Alida Valli; l’ambientazione storica è quella del suo pensiero l’impegno nell’educazione, che il grande Veneto del 1866, alla vigilia della terza guerra d’indi- Apostolo dell’Unità italiana mette in pratica durante pendenza. gli anni del suo esilio in Inghilterra, aprendo scuole per Il prof. Salimbeni ricorda come Il film si apra con la rap- emigrati e figli di emigrati. presentazione, alla Fenice di Venezia, dell’opera lirica E quello della scolarizzazione è, anche, uno dei proble- verdiana de “Il Trovatore”, e come questa divenga, al- mi più profondi ed urgenti che il nuovo stato italiano si lora, una preziosa occasione per risvegliare nei Veneti trova a dover affrontare. L’acquisizione della lingua ita- quello spirito patriottico che li spingerà alla lotta per liana e del bagaglio storico-culturale resta un inderoga- riunirsi alla ‘madre’ Italia. bile imperativo per la formazione di un comune sentire All’esposizione del prof. Salimbeni si intercalano, in e di un consapevole senso di cittadinanza: ecco il ruolo modo appropriato e quanto mai avvincente, gli inter- decisivo che doveva svolgere l’istruzione e l’educazione venti musicali del Gruppo “Ecocostante”. scolastica. Segue alla “Guerra di Piero” la canzone “Camicia rossa”, Merita ricordare l’esperienza di Quintino Sella, uomo come ineludibile elogio al simbolo dell’epopea garibal- politico della Destra storica, attivissimo nel realizzare dina. scuole per la formazione professionale, che, durante i La canzone “Comandante Che Guevara” offre, poi, lo pochi mesi in cui si trova a Udine, pensa non solo alla spunto per allargare, attraverso il celebre politico e linea ferroviaria, alla banca, ma anche alla scuola e guerrigliero argentino, lo sguardo nello spazio e nel pone, così, le fondamenta dell’Istituto “Antonio Zanon” tempo e cogliere così esperienze diverse di lotta per la uno dei più prestigiosi per la formazione professionale. libertà; peraltro, fin dall’inizio l’internazionalismo ha Ma è stata, ancora una volta, la drammatica e tragica costituito un’innegabile componente del Risorgimento esperienza della Battaglia del Piave (1917-18), dove a italiano: giovani italiani che vanno a combattere per la fianco dei Veneti si sono ritrovati Sardi, Siciliani, Puglie- libertà dei Greci e dei Polacchi, e le camicie rosse parte- si, Italiani provenienti da tutte le regioni d’Italia, a ce- cipano, in Serbia e Albania, alla guerra contro l’impero mentare il comune sentimento di patria. turco. Anche pensando a questo sentimento di partecipa- Fratellanza tra le nazioni e solidarietà nella questione zione, inteso ora a costruire una società democratica operaia (società di mutuo soccorso piuttosto che la sempre più civile e solidale, l’incontro si conclude con marxiana lotta di classe) sono tra i principi più convinti la canzone di Giorgio Gaber “La libertà” … perché la li- ed essenziali nel pensiero politico di Giuseppe Mazzini; bertà è anche, appunto, partecipazione. non a caso di questi principi ha fatto tesoro anche il Mahatma (Grande Anima) Gandhi nella sua lotta non- violenta per la liberazione dell’India. [27 maggio] Gli alunni della terza A dell’Istituto “Romolo Onor” 55 Le scuole del nostro territorio hanno quindi presentato “L’Unità d’Italia viene da lon- tano”. si incontrano “L’Unità d’Italia viene da lontano, viene dall’unione lin- guistica che precede quella politica. … L’Unità nazionale è quindi il coronamento di un’Unità linguistica che ha le “È la giornata delle “Scuole nell’Unità”, che si incon- radici nel nostro passato”. trano per festeggiare insieme un evento, tappa di un I ragazzi si sono alternati poi nella lettura di brani tratti cammino che impegna a realizzare il progetto della dai testiDe vulgari eloquentia, in cui Dante parla dell’u- vita personale e della nostra nazione. È la celebrazione nità geografica e linguistica del nostro paese Dell’amor, dell’Unità del Paese opposta alla divisione, ma non alla patrio di Dante, in cui Giuseppe Mazzini spiega come il diversità. Unità che richiede umiltà, partecipazione, im- valore educativo, civile e religioso dell’arte promuova pegno e conoscenza. I docenti hanno affidato ai ragazzi l’elevazione spirituale di un popolo. è stato letto un pas- l’impegno di ricordare momenti che hanno fondato il so del Discorso sulla Costituzione di Pietro Calamandrei nostro stato; con professionalità, fatica ed entusiasmo che invitava i giovani ad amare e difendere la nostra hanno avviato un percorso sociale-educativo che la Costituzione, momento conclusivo della nostra unifica- scuola non interrompe mai”. zione. Gli alunni hanno concluso con alcune riflessioni Con queste parole la prof. Trivellato ha dato inizio alla sull’Unità scritte dagli alunni stessi. Durante tutta la let- giornata dedicata alle scuole, dopo che si erano spente tura, sullo sfondo si sono susseguite immagini di perso- le note dell’Inno di Mameli, eseguito, con testo integra- naggi ed eventi che rappresentano la storia patria. le, dal coro dell’Istituto Comprensivo “Ippolito Nievo”. Subito dopo sulle note dell’Inno di Mameli, in forma L’assessore Seren Rosso ha portato poi i saluti dell’Am- rap, altri ragazzi si sono esibiti in un ballo. Nel chiac- ministrazione e invitato gli studenti all’impegno perché chiericcio diffuso che segue un momento di forte -at loro rappresentano il futuro e devono conservare i va- tenzione, sono saliti sul palco i bambini della scuola pri- lori e i principi dell’unità. maria del “Forte ‘48” che hanno raccontato, in modo Si sono succeduti i dirigenti dei tre Istituti Comprensivi creativo, il percorso dai moti rivoluzionari alla guerra, di San Donà di Piave. La prof.ssa Morena Causin diri- dagli stati divisi all’Unità. Hanno recitato, danzato, can- gente dell’I. C. “I.Nievo” ha sottolineato l’emozione nel tato e suonato, sottolineando, con la loro spontaneità, vedere tanti giovani che insieme celebrano l’unità di di appartenere ad un’unica nazione, senza divisioni, una nazione ricca di cultura e d’arte. La prof.ssa Anna uniti sotto una stessa bandiera: verde, come le nostre Maria Babbo dirigente dell’I.C. “L.Schiavinato” ha au- terre rigogliose, rosse come il sangue versato dai nostri spicato che i principi, che hanno accompagnato le ce- eroi, bianco, come le cime delle nostre montagne. lebrazioni, possano restare nel cuore di ogni giovane e È stata poi la volta dell’Istituto Comprensivo “Lucia guidarlo nella sua crescita. Il prof. Vincenzo Sabellico, Schiavinato”. Per primi gli alunni della scuola primaria dirigente dell’ I. C. “R. Onor”, ha dichiarato di aver col- “G. Carducci” hanno presentato Amo l’Italia perché, to con entusiasmo la proposta di condividere le cele- letture tratte dal libro Cuore, che insegnano la giustizia brazioni perché ritrovarsi insieme è il modo migliore sociale tra persone di diversi ceti e culture. e più significativo per esprimere l’ importante evento dell’unità.

L’intervento della Scuola “Forte 48” e della Scuola Media dell’Istituto Comprensivo “R.Onor” L’inno, in forma rap, è stato la base per una danza con 56 drappi e veli tricolori, sottolineato da strumenti suonati dagli alunni stessi e ha concluso il lavoro dei ragazzi. Gli alunni della Scuola secondaria di I grado “L. Schiavina- to” hanno presentato poi “Ode a Venezia” di A. Fusina- to. Una profonda suggestione viene creata attraverso la recitazione, i ritmi, i gesti, le forme d’insieme dei corpi. Si partecipa emotivamente alla sfortunata sollevazione di Venezia soffocata dagli Austriaci e aggravata dalla diffusione del morbo della peste… “il morbo infuria, il pan ci manca sul ponte sventola bandiera bianca..”. Alla fine però è la bandiera tricolore ad avvolgere gli alunni. La Scuola “G. Carducci” - Ist. Comp. “L. Schiavinato” Infine è ritornato sul palco il coro della scuola “I. Nie- vo” che ha eseguito una serie di canzoni patriottiche: La leggenda del Piave, Addio al volontario, La bandiera dei tre colori, che raccontano dell’impegno e dell’amo- re per la propria patria. Di seguito il coro ha presenta- to tre brani operistici: Si desti il leon di Castiglia, tratto dall’Ernani, Va’ pensiero, tratto dal Nabucco e infine Viva Italia, dalla Battaglia di Legnano, la canzone più patriottica di Verdi. Un gruppo di violini ha proposto l’ascolto guidato dell’inno , invitando tutti i presenti a cantare. Si è così conclusa questa giornata che ha visto le scuole di San Donà raccontare, in modi diversi, la storia del nostro paese, che è divenuta anche la loro storia, il loro passato che sicuramente li aiuterà a costruire il loro fu- La Scuola “L. Schiavinato” - Ist. Comp. “L. Schiavinato” turo.

B-Mostre

Il Risorgimento: un cammino verso l’Unità

In occasione dei 150 dall’Unità d’Italia sono state al- lestite, nella Galleria Civica d’Arte Moderna eCon- temporanea del Centro Culturale “L.da Vinci”, mostre sul tema “Il Risorgimento: un cammino verso l’Unità” rivolte alla ricostruzione degli avvenimenti che hanno caratterizzato il periodo risorgimentale e condotto alla formazione dello Stato Italiano. Giornali, documenti storiografici, fotografie, quadri hanno tracciato un percorso variegato, volto anche a definire ed evidenziare aspetti e fatti accaduti nei nostri luoghi durante questa fase della vita del Paese. Introdotti nell’ambiente circostante da quadri dipin- ti dagli allievi dell’Accademia “V. Marusso”, pittore di cui sono state esposte alcune opere, ci si inoltrava tra paesaggi in cui acqua, terra e cielo si stemperavano in infinite sfumature, suggestioni e giochi di luce, secon- do temi che caratterizzano il paesaggio del Basso Piave nelle varie stagioni: il fiume, le vie d’acqua minori, la vegetazione, la terra, i casolari e la presenza dell’uo- mo. Territorio e paesaggio suscitavano non solo stati

I violini e il coro della Scuola “i. Nievo” - Ist. Comp. “I . Nievo” A sinistra: opere di alcune allieve dell’Accademia 57 V. Marusso; opere di: Sara Dario, Laura Zanetti, Sara Di Tos

Alcuni particoalri della mostra “Notizie in Cronaca - Risorgimento: Fogli, Gazzette, Giornali” presso la Galleria Civica

d’animo, ma al tempo stesso diventavano un originale Si assistette allora ad un proliferare di testate giorna- documento storico che contribuì a creare un’identità. listiche che evidenziavano e diffondevano un plurali- Quadri di soggetto storico accompagnavano alla mostra smo di idee che andava dal radicalismo repubblicano al “Notizie in Cronaca – Risorgimento: Fogli, Gazzette, conservatorismo aristocratico-clericale. Le guerre d’In- Giornali” costruita attraverso Giornali dell’Ottocento e dipendenza incontrarono gli entusiasmi, la partecipa- testimonianze iconografiche, storiografiche, medaglie, zione di vari strati della popolazione. “La nostra guerra decorazioni, curata da Fabio Cecchinato, Chiara Polita, mirò alla nazionale indipendenza. Sia dunque princi- Maria Trivellato. pale ed unico patto. Indipendenza d’Italia dalle Alpi al La “Stampa”, nella prima metà dell’Ottocento, era di ca- Lilibeo. L’Italia è risorta” da Il Popolano (27 Settembre rattere letterario o meramente informativa di fatti,- av 1848). venimenti italiani e di politica estera, soggetti a censura Anche l’insurrezione a Venezia, capeggiata da Daniele preventiva; le notizie venivano infatti filtrate dal- pote Manin, a partire dal 17 Marzo 1848, rivelò il vivo entu- re politico istituzionale. Era in atto la Restaurazione e siasmo dei Veneziani e di altri che accorsero per difen- le potenze europee cercavano di riportare, secondo il dere la città dall’attacco e dall’assedio degli Austriaci. principio di legittimità e di equilibrio, l’ordine prece- Nel periodo di strenua difesa dal nemico, la città venne dente allo scompiglio territoriale causato da Napoleo- guidata da un Governo provvisorio. Da Supplimento ne. Le idee però di libertà e indipendenza, accompa- Straordinario Alla Gazzetta di Bologna n. 14 Venezia, 22 gnate alla richiesta di carte costituzionali, crearono un Marzo “Viva Venezia! Viva Venezia! Cittadini! La vitto- clima di agitazione che sfociò nei moti insurrezionali ria è nostra e senza sangue. Il Governo Austriaco Civile degli anni 20-21, 30-31, in alcuni Paesi dell’Europa e e Militare è decaduto. Gloria alla nostra brava Guardia nei moti mazziniani. Civica.”(Sabato 22 Marzo 1848). Dal 1847, il fervore profuso nell’ affermare e divulga- Giornali e testi storiografici esaltavano lo strenuo valo- re le idee democratiche, repubblicane e liberali, unita- re, la tenacia e le difficili condizioni di vita a cui furono mente alle lotte messe in atto per il conseguimento sottoposti gli insorti. Nella mostra è stata inserita anche delle Costituzioni e delle libertà territoriali e civili, favo- un’ interpretazione critica nei confronti dell’annessione rirono l’acquisizione di una maggiore libertà di stampa. del Veneto al Regno dei Savoia “Nel 1861 noi Veneti 58

Alcuni particoalri della mostra “Notizie in Cronaca - Risorgimento: Fogli, Gazzette, Giornali” presso la Galleria Civica

non c’eravamo” dell’Associazione “Serenissima Repio- Nella Grande Guerra il fiume Piave era stato teatro di vega”, nonché il Giuramento di Perasto, ovvero l’ ora- decisive battaglie, come attestano le numerose foto- zione funebre con cui i Perastini seppellirono nella loro grafie esposte nella mostra “Novembre 1917- Novem- cattedrale il vessillo da guerra della Serenissima. bre 1918- Il Fronte a casa nostra” dell’Associazione Cul- Si poneva il problema “Se meglio all’Italia convenga la turale “C’era una volta Musile”. Esse documentavano lega, il patto federale, o la fusione dei suoi vari Stati” gli effetti conseguenti al conflitto sulle case, sugli edifi- “ .. “I trattati di alleanza si formano e si sciolgono, … ci, sul territorio e la partecipazione di uomini alle azio- L’alleanza dei vari Stati italiani non mieterebbe fra essi ni di guerra. Lo scenario bellico rappresentato è quello quel legame, che avvince gli individui appartenenti ad del territorio del basso Piave e di Musile. La Leggenda uno stesso corpo di società…” “Ma, poiché un popolo del Piave trovava evidente testimonianza in queste si- perde col rimaner diviso in più parti, non sarebbe più gnificative fotografie. Un’ultima sezione della mostra ragionevol partito che l’Italia, in luogo di chiudere Stati esponeva documenti di epoca successiva, relativi alla Confederati, divenisse uno Stato solo?..”Diego Soria da commemorazione dei moti del 1848. Il Mondo illustrato, Sabbato, 15 Aprile 1848. Testate in esposizione: Le alterne vicende storiche della seconda metà dell’Ot- Il Nuovo Postiglione di Venezia, Il Monitore Bolognese (Bologna) tocento accolsero e respinsero le richieste di spazi di Luglio 1797 Giornale Italiano (Mi) Giornale del dipartimento del libertà, ma grazie alla politica lungimirante di Cavour, basso Po (Fe) Il Nuovo Osservatore, Notizie dal Mondo (Ve) Gazzetta alla guida di valorosi condottieri come G. Garibaldi, al di Genova (Ge), Gazzetta di Milano (Mi), Supplemento alla Gazzetta di Milano(Mi), Giornale dell’Intendenza della Valle di Siracusa (Sr), contributo di forze provenienti da Paesi stranieri, al ge- Gazzetta di Firenze (Fi), La Favilla (Ts), Giornale privilegiato di Lucca neroso sacrificio di molti italiani, dopo guerre ed ardite (Lc), Gazzetta Ticinese (Lugano), Gazzetta privilegiata di Bologna imprese, si arrivò il 17 marzo 1861 alla proclamazione (Bo), La Farfalla (Bo), Pallade (Roma), La Rigenerazione (Na), Gaz- dell’unità d’Italia. “Due vapori inseguiti da due fregate zetta di Roma (Roma), L’Eco (Bo), Supplemento all’Eco (Bo), Il Mon- do Illustrato (To), La Riforma, La Libertà Italiana, Giornale Costitu- con bandiere napolitane. Deti vapori fanno rotta per il zionale del Regno delle due Sicilie, Gazzetta Piemontese, Gazzetta posto di Marsala.. Grande entusiasmo nella popola- Piemontese Supplemento, Il Popolano, Stenterello – Giornale Costi- zione di Marsala. Gente scende a torrenti dalle vicine tuzionale del Regno delle due Sicilie, Don Pirlone (Roma), Il Mes- montagne” Il Crostolo. Giovedì 24 Maggio 1860. Il Ve- saggiere Foglio di Modena, Monitore Toscano, Il Crepuscolo (Mi) , neto era ancora sotto il controllo delle forze straniere, Gazzetta di Parma, Il Crostolo (giornale di Reggio) + supplemento, Monitore di Bologna (Bo), Giornale di Sicilia, Il Veneto Cattolico, L’Il- ma dall’Italia arrivavano inviti a ricongiungere a sé que- lustrazione Popolare. sta parte del Paese “Forse lontana l’ora, in cui l’eccelso • Collezioni private di Fabio Cecchinato e Chiara Polita Capo della Italica Nazione, farà sentire il grido di guerra • Per medaglie, decorazioni e altro materiale storico: collezione per l’ultima riscossa…. col valore degli Italici petti, ricac- Dorio Feltrin cerà i Barbari fuori dal Veneto” (La guardia Nazionale Delle mostre è in corso di edizione il catalogo promosso dal Centro di Do- cumentazione “Aldo Mori” e dalla Città di San Donà di Piave - Assessorato del Regno, Fi 6 Aprile 1864). Il Veneto si unì nel 1866 e alla Cultura, con il contributo del Forum Città del Piave - Fondazione Ter- Roma divenne capitale nel 1871. Solo dopo la conclu- ra d’Acqua: “Risorgimento: un cammino verso l’Unità. Mostre storiche al sione della I guerra mondiale vennero assegnati all’Ita- Centro Culturale ‘Leonardo da Vinci - San Donà di Piave’. Nell’occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia”, a cura di Maria Trivellato, Fabio lia Trento e Trieste. Cecchinato, Chiara Polita, Accademia d’Arte Vittorio Marusso, Associazione Serenissima Repiovega, Associazione “C’era una volta Musile”, San Donà di Piave 2012. 1848 – 1866: Unità d’Italia raccontata dal- 59 la Filatelia e dalla Numismatica

Il “racconto” ha utilizzato prezioso materiale: franco- bolli, buste e annulli postali, monete e cartamoneta, medaglie, documenti, manifesti, testimonianze signi- ficative del percorso storico che va dal 1848 al 1866 quando, nell’autunno, anche il Veneto viene annesso al Regno d’Italia. L’obiettivo è stato quello di illustrare un momento im- portante della nostra storia, caratterizzato da grandi speranze, cocenti delusioni, alterne fortune, eccitazio- ITALIA, opera di Paolo Davanzo GRAZIE, opera di Priscilla - Circolo Filatelico Numisma- Tonetto(Cl. 3a B - A.S. 2010- ni ed entusiasmi presto infranti contro infausti eventi. tico Hobbies Vari San Donà di 2011) Ist. Comp. “L. Schiavina- Tutto nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversa- Piave to” - San Donà di Piave rio dell’Unità d’Italia. “Leggere la storia” attraverso fonti un po’ diverse, ma significativamente efficaci ed importanti, accresce ed arricchisce la conoscenza del cammino delle vicende umane, solitamente affidata in prevalenza ai testi o ad altre fonti di documentazione e di comunicazione. Se vogliamo, è una “lettura” della storia un po’ origi- nale, un po’ inedita, ma allettante, ricca di variegate sfaccettature, di molteplici aspetti che rendono indub- biamente motivato il desiderio di coloro che cercano di farsi “catturare”, lasciando spazio alla curiosità. Quindi non un percorso solo per pochi intimi, per “ad- detti ai lavori”, in una parola…per i collezionisti. Ma per tutti. La mostra allestita presso il civico Museo della Bonifica di San Donà di Piave Stimolante è stato l’apporto degli alunni degli Istituti Comprensivi del Sandonatese, impegnati nella realiz- zazione di progetti didattici tesi a ricordare i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ad essi, alla loro inesauribile fantasia creativa, è stato affidato il compito di realizzare delle cartoline –con messaggi ispirati al tema dell’Unità – su cui poi apporre uno speciale annullo filatelico quale “collante” di tutta una serie di importanti manifestazioni celebrative. Questo Circolo si è rivolto al mondo della scuola consa- Un particolare della mostra al museo pevole dell’importanza dell’insegnamento della Storia allestendo due mostre in collaborazione con il civico “Museo della Bonifica”. Centocinquanta volte…VIVA L’ITALIA UNITA! A prescindere dalle convinzioni personali, dai giudizi e dai pregiudizi, il ricordo dei 150 anni dell’Unità d’Italia G.Carlo Succol ha evidenziato senza ombra di dubbi il valore etico di Circolo Filatelico e Numismatico un lungo e travagliato cammino storico. e Hobbies vari Sandonatese Un cammino con un obiettivo non ancora compiuta- mente raggiunto e realizzato nei suoi vari aspetti, ma L’alunna Priscilla Tonetto, della classe 3ª B dell’Istituto Com- che deve far emergere sempre più e rivitalizzare valori prensivo “Lucia Schiavinato” di San Donà di Piave, ha realiz- zato un disegno di cui è stato effettuato l’annullo dalle Poste di memoria, di democrazia, di libertà, di partecipazio- Italiane, a cura del Consiglio Regionale del Veneto, come ne, di dialogo e di coesione. simbolo delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità L’Unità d’Italia, faticosamente raggiunta, va difesa e d’Italia nel giorno dell’Unità Nazionale delle Forze Armate, alimentata dall’impegno di tutti, cercando di trasmet- celebrato a Vittorio Veneto il 5/11/2011, con la frase “A tutti terne la memoria soprattutto nell’educazione delle gio- coloro che hanno combattuto senza chiedere nulla in cam- vani generazioni. bio. Grazie”. C-Associazioni 60 In…canto: centocinquant’anni di melodie italiane di Mauro Perissinotto (Circolo Culturale Musicale “Enrico Segattini”)

L’identità culturale di una nazione si può gustare in modo suggestivo anche assaggiando le prelibatezze della sua mensa musicale. Alla luce di ciò il Circolo Cul- turale Musicale “Enrico Segattini” – invitato a porre un sigillo sulle lodevoli iniziative sandonatesi in memoria del centocinquantesimo anniversario dell’unificazione italiana - ha pensato di offrire alla comunità locale un viaggio sonoro attraverso alcuni significativi paesaggi della nostra penisola. Ed è stata quella del 29 maggio 2011 presso l’Audito- rium “L. da Vinci” una di quelle occasioni grazie alle quali per molti si rispolvera la consapevolezza dell’ine- stimabile valore della tradizione musicale italiana nel mondo. Qualcuno – forse con troppa supponenza – af- ferma che l’Italia sia la patria della musica; più onesta- mente, ma con fiero orgoglio, dobbiamo riconoscere che anche per i fiori di Euterpe siamo conosciuti, amati Giuseppe Verdi. e – perché no – spesso invidiati in quasi ogni parte del Da “L’Illustrazione Popoltare”, collezione privata globo. Preludio all’itinerario è stato Il canto degli italiani di Novaro – Mameli, riarmonizzato dallo scrivente e in- tonato dalla platea tra sfavillanti coccarde tricolori. Ad salotto di F.P. Tosti, che accompagnarono molte serate incipit del viaggio– in nome di non celato campanilismo milanesi del secolo scorso; un tuffo nei caffè dellaBelle – si è posta la Città dei Dogi, ad emblema della quale Epoque; un assaggio d’operetta italiana, tanto imperan- si è ascoltata la Barcarola da I due Foscari di G. Verdi. te nei gusti tra gli anni Venti e Sessanta; una dovuta Lo stesso eroe di Busseto ha impalmato la celeberrima citazione al contributo eccelso offerto dalle nostre co- melodia del Duca di quella Mantova, che diede i natali rone al mondo cinematografico (Mission di Morricone); al divin Virgilio: per i meno avvezzi al melodramma la un memoire di canzone d’autore; un celebre canto di “canzonaccia” a cui ci si riferisce (così la definì il suo guerra, legato alle terre venete (La canzone del Piave) stesso autore) è La donna è mobile da Rigoletto. Se ed armonizzato dallo scrivente. Si è terminato l’incon- a sottotitolo di quest’ultima si è posta la citazione -vir tro canoro tra fragorosi applausi con un beneaugurante giliana “Mantua me genuit”, lo spettro dantesco della Brindisi da La traviata. successiva melodia pucciniana - O mio babbino caro da Interpreti assai apprezzati dai numerosissimi presenti Gianni Schicchi – è divenuto un trade d’union culturale sono stati il Coro “Pueri Cantores” ed il Coro Lirico San- formidabile, che ci ha trasferiti dalle rive del Mincio a donatese – diretti e preparati dal M° Giulia Longato –, quelle dell’Arno. La trecentesca Fiorenza ha lasciato poi due giovani ed affermate voci della lirica quali il sopra- il testimone all’ “Urbe dei Cesari e dei Papi”: qui si con- no Diana Mian ed il tenore Domenico Menini ed uno suma il dramma di Floria Tosca, dapprima tra le aure spumeggiante e celebre comico-cabarettista, Giuliano neoguelfe della Chiesa di Sant’Andrea della Valle e poi Scaranello; chi scrive ha ideato il programma musicale tra quelle più ghibelline di Castel Sant’Angelo. Gli ultimi ed accompagnato al pianoforte l’intero concerto. tributi al melodramma ci hanno condotto dapprima tra Lode del pubblico e dell’amministrazione comunale al gli olezzanti aranci della bella Trinacria con le note di Circolo “Segattini” ed ai promotori dell’iniziativa per il Cavalleria rusticana ed infine nelle Terre Sante, al fian- taglio culturale offerto e per la qualità degli interpreti co dei paladini della cristianità (Nabucco, I Lombardi presentati. Prosit! alla Prima Crociata). Quanto poi ai generi più “leggeri” e popolar-borghesi, San Donà di Piave, ottobre 2011 non potevano mancare: le note di Napoli, per le quali tanto siamo osannati nel mondo; una delle romanze da AIART Associazione Spettatori ONLUS 61 - Gruppo Territoriale di San Donà di Piave- Mostra 150° Unità d’Italia

Educare attraverso i media significa promuovere lo sviluppo di competenze cognitive e relaziona- li, delle capacità di risolvere problemi, di porre domande, di prendere decisioni; significa pro- muovere il pensiero creativo, il pensiero critico, il senso civico come motore di convivenza; significa anche affinare una comunicazione efficace in di- rezione di una sempre maggior autoconsapevo- lezza e partecipazione inclusiva. Per questo alla mostra erano esposti i prodotti realizzati nelle scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno partecipato ai progetti AIART (Associazione Spettatori ONLUS) in modo continuativo, proprio per poter raggiungere le fi- nalità che l’educazione ai media si prefigge. Laboratori sul cinema e storia, sui linguaggi del- la pubblicità, sul quotidiano con un’attenzione particolare all’infografica e alla valenza comuni- cativa delle immagini, le raccolte in quaderni che documentano esperienze significative svolte con gli alunni della scuola primaria Giannino Ancillot- to di San Donà di Piave, delle scuole secondarie Ippolito Nievo, Romolo Onor, Lucia Schiavinato, della scuola primaria di Stretti e di quella secon- daria di Eraclea. Prodotti che testimoniano sto- rie di ‘complicità‘ tra insegnanti – bambini- ragaz- zi - genitori nell’avventura del fare per crescere insieme. Questa è la media education: condurre i nostri bambini e ragazzi a costruire sensi intorno ai linguaggi del mondo dei media tradizionali e nuovi. Ed ecco le “tre C”: Competenza (di lettura, scrit- tura), capacità Critica, Consapevolezza (di cittadi- nanza) -da fruitori o produttori ingenui a consa- pevoli, competenti, critici. La consapevolezza viene rafforzata dalla docu- pensieri, la costruzione di linguaggi con attenzione all’efficacia mentazione, dal mostrare per comunicare a se comunicativa; stessi e agli altri (compagni, insegnanti, famiglie, >> l’area della valutazione – del gradimento, degli apprendi- territorio…), intendendo la documentazione mo- menti, dei fattori di cambiamento; implica l’autovalutazione dalità informativa, espressiva, di contatto sociale, degli alunni, degli insegnanti – che cosa ha funzionato e che di stimolo all’azione formativa. Essa infatti coin- cosa no - la consapevolezza che ogni prodotto, ogni processo, volge: ogni percorso è sempre migliorabile sapendo stabilire chiari >> l’area dell’identità personale - produce co- obiettivi da perseguire insieme. scientizzazione, progettualità, riflessione sui pro- Sono tutti passi che vanno a costruire tasselli di identità di -per dotti e sui processi messi in atto per raggiungerli; sone, di cittadini di una Nazione giovane, che porta dentro an- l’area della partecipazione sociale - stimola grup- cora vive e fermenti le motivazioni che hanno favorito la sua palità, partecipazione, interazione, e, all’interno nascita e costituzione e che ora chiedono di essere ascoltate, di una mostra, il confronto, il dialogo; ravvivate attraverso il contributo appassionato e fattivo delle >> l’area della produzione culturale - si favorisce comunità umane che la abitano: viverla, valorizzarla, arricchir- la produzione di comportamenti, l’espressione di la di senso, migliorarla. Celebrare, commemorare o festeggiare? 62 Associazione Serenissima Repiovega

[Al centro culturale l’associazione Serenissima Repiovega ha espresso la sua posizione contraria alle celebrazioni uni- tarie. Riportiamo alcuni passaggi di un suo articolo che ne illustrano le motivazioni, non condivise dalla redazione del Quaderno.]

L’associazione Serenisima Repiovega ha partecipato alla celebrazione dei centocinquant’anni della cosiddet- ta unità d’Italia esponendo due pannelli nella mostra alla Galleria del Centro culturale. Il primo era dedicato all’evento, e vi veniva espressa una posizione critica nei confronti dell’annessione del Veneto al Regno dei Savo- ia (1866); il secondo riportava il Giuramento di Perasto, cioè la commovente orazione funebre con cui i Perasti- ni seppellirono nella loro cattedrale il vessillo da guerra della Serenissima, di cui erano tradizionalmente i gelosi e valorosi custodi. Era il 23 agosto 1797. La scelta dei due pannelli contava sulla forza del mito di Venezia e su quella dei simboli, come il vessillo giallo- oro ed il leone di San Marco, per risvegliare nell’animo del visitatore veneto la memoria, conculcata ormai da due secoli, della gloriosa storia della Veneta Repubbli- Pannello relativo al Giuramento di Perasto ca. La nostra partecipazione critica nei confronti del -Re gno dei Savoia prevedeva anche la diffusione gratuita di una brossura, in cui era riassunta la tre volte millenaria Giornate sugli inermi soldati imperiali e lombardovene- storia del Popolo Veneto ed un elenco delle eccellenze ti ricoverati negli ospedali, al momento dello sgombero e dei primati storici e civili della Serenissima Repubbli- di Milano da parte di Radetzky. ca. A livello popolare, soprattutto contadino, la fedeltà al La nostra associazione, giusto un mese prima della Regno (Lombardo-)Veneto e l’avversione per il Regno mostra dedicata alla cosiddetta unità d’Italia, aveva dei Savoia è dimostrata dal comportamento dei mari- chiamato il professor G. Paolo Borsetto a tenere una nai veneti a Lissa, dove sconfissero la flotta “italiana”, conferenza sulla forzata e truffaldina annessione del- ma soprattutto da quello dei fanti alla battaglia di Sa- le Venezie, del Friuli e di Mantova al Regno dei Savo- dowa, dove ventiduemila soldati (lombardo)veneti si ia. L’argomento fu introdotto da alcune osservazioni batterono con onore, inquadrati in dieci reggimenti di tendenti a dimostrare come, in un Risorgimento pro- fanteria ed in due battaglioni di cacciatori. sternato in adorazione dei Francesi, succubo dei loro Il Re e Imperatore (lombardo)veneto Francesco Giusep- interessi nazionali nonostante i crimini dai medesimi pe ne riconobbe il valore, concedendo loro un centi- commessi, fosse invece fomentato ad arte un odio naio di medaglie con un Ordine Militare della Corone forsennato tutto e solo contro gli Austriaci, che inve- Ferrea al colonnello Giulio Bagnalasta, ed assistendo ce furono nei nostri confronti molto più rispettosi dei alla loro sfilata a Vienna, mentre cantavano “Servi Iddio transalpini, come finirà per dimostrare la storia, se riu- l’Austriaco Regno”. Non vi fu alcun disertore, neanche scirà a liberarsi della faziosità nella quale è attualmente fra i circa seicento (lombardo)veneti fatti prigionieri dai impantanata. I crimini dei Francesi nei nostri confronti Prussiani. Nessuno di loro accettò di far parte di un bat- furono la sanguinosa repressione delle Pasque Vero- taglione “italiano” da impiegare contro l’Impero. Furo- nesi, la cessione del Veneto all’Impero – non come si no lasciati morire di fame e di stenti nei campi in cui dice, sbagliando, all’Austria -, i duecentomila insorti ve- erano internati, dato che, dopo l’annessione del Vene- neti fatti massacrare da Napoleone nel Regno Italico, i to, non li volle nessuno. Chissà come avrebbero votato, ventimila soldati italiani mandati a morire in Russia con con i loro ventiduemila commilitoni, se avessero potuto la grande Armée). L’atteggiamento degli Imperiali nei partecipare al plebiscito per l’annessione… nostri confronti divenne più duro solo dopo le indicibi- li atrocità compiute dai patrioti milanesi delle Cinque A.C. Serenisima Repiovega D-Scuole 63 [L’attività delle scuole presenti alle Giornate della Storia sandonatesi è stata inserita nella sezione seguente, che offre una panoramica del lavoro svolto nell’intero territorio del Veneto Orientale.]

Le scuole Sentirsi italiani…

... ricostruendo e interpretando le vicende risorgimentali

“Ode a Venezia”

Trasposizione scenica della famosa ode di Arnaldo Fusinato La storia dell’Unità nel nostro territorio passa attraver- Classi 2ª A e 2ª B dell’Istituto Comprensivo “Lucia Schiavina- so le vicende dell’insurrezione di Venezia nel 1848 con to” di San Donà di Piave, scuola media, coordinate dai docen- la sua dolorosa conclusione. ti Agnolin Rossella e Dante Costantin I ragazzi, con grande bravura, hanno reso la fine dolen- te di una città simbolo, con uno straordinario gioco di luci, ombre, parole e suoni. Tutti sono coperti da un grande drappo bianco, ma… dalla bianca bandiera della resa, emerge lo scintillante Tricolore dell’Unità. Il lavoro è stato presentato a Palazzo Ferro Fini a Vene- zia, in data 28/10/2011 e il video è rimasto in proiezio- ne per tutta la durata della mostra (dal 28/10/2011 al 31/12/2011). Per questo spettacolo sono giunti alla scuola media Schiavinato attestati di plauso dal Sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni; dalla dott.ssa Carmela Palombo, Diret- tore generale MIUR – Dipartimento per l’istruzione, Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica; dalla dott.ssa Gianna Miola, Vice Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto; dal prof. Carlo Carraro, Rettore dell’Universi- tà Cà Foscari di Venezia; dal Gen. Enrico Pino, Coman- dante in capo delle Forze Armate del Triveneto. Questo spettacolo è stato rappresentato anch’esso all’Expo di Padova ed ha concluso le manifestazioni venete per l’anno dedicato all’Unità d’Italia il 17 mar- zo 2012 al Bò di Padova, sede dell’Università, su invito del Presidente del Consiglio regionale del Veneto, dott. Clodovaldo Ruffato. La scuola media Schiavinato ha ricevuto per questi la- vori un encomio dal Presidente della Repubblica, on.. Giorgio Napolitano, cui si è associato a più riprese il Sindaco del comune di San Donà, dott.ssa Francesca Zaccariotto.

Due momenti della rappresentazione al Centro Culturale “Leonardo da Vinci di San Donà di Piave” 150 passi verso la nostra Italia Nella terza parte si sono fatte altre letture tra cui la 64 commovente poesia di S.Quasimodo “Milano, agosto Anna Maschietto e Francesca Bittolo (classe 3ª A dell’Istituto 1943” che ci ha permesso di immaginare quale e quan- Comprensivo “E. Toti” di Musile di Piave) to grande potesse essere il dolore dei sopravvissuti se avevano addirittura perso la voglia di vivere; inoltre ab- biamo confrontato gli articoli della nostra Costituzione “150 passi verso la nostra Italia” è il titolo che abbiamo con quelli dello Statuto Albertino. assegnato al nostro spettacolo in onore dei 150 anni Nella quarta parte si è voluto elogiare ed esaltare gli dell’Unità d’Italia. “eroi di oggi”, morti per aiutare altri Paesi a ritrovare Abbiamo aperto le nostre riflessioni con le parole la pace. dell’ex Presidente della Repubblica, l’onorevole Ciampi: Abbiamo concluso le nostre riflessioni riportando una “La memoria del passato è il terreno su cui cresce l’Uni- parte del discorso di Piero Calamandrei, uno dei padri tà della nazione e i popoli che non hanno tale memoria della nostra Costituzione: “Voi dovete vedere, nella non sono padroni del loro futuro”. nostra Costituzione, giovani come voi caduti combat- Per non dimenticare questo valore importante, la me- tendo, che hanno dato la vita perché la libertà e la giu- moria del difficile cammino fatto di passi talvolta pe- stizia potessero essere scritte su questa carta…che non santi talvolta leggeri, noi ragazzi della classe 3ª A, insie- è morta, è un testamento… di tutti gli italiani che sono me ad alcune ragazze della 3ª C e con la collaborazione morti per riscattare la libertà e la dignità”. dei bambini della classe 4ª della scuola primaria di Cro- LIBERTÀ e DIGNITÀ due valori per anni negati, che fi- ce, abbiamo progettato questo percorso, dividendo in nalmente tutti hanno acquisito, ma bisogna portarli quattro parti: la nascita dell’amor di patria che portò avanti, affinché nessuno ce li sottragga mai più! PATRIA alle tre guerre d’indipendenza, il suo sviluppo durante e COSTITUZIONE due parole che con questo percorso la prima guerra mondiale e poi durante la seconda, per abbiamo intensamente sentito e vissuto con orgoglio. giungere a considerare quello stesso sentimento che Tra una riflessione e l’altra abbiamo ascoltato toccanti spinge i nuovi eroi di oggi a partire in missioni di pace. canti patriottici che i Bersaglieri, con le loro voci e le Innanzitutto abbiamo voluto spiegare che cos’è l’AMOR loro note, hanno lasciato nei nostri cuori. DI PATRIA: un sentimento che nacque nel primo Otto- Della bellissima serata, che ha profondamente com- cento, che animò la rivolta contro lo straniero e segnò mosso una gremitissima aula magna, un’immagine ri- il bisogno di unire un popolo sotto la stessa bandiera. marrà a lungo impressa nella nostra memoria: insieme Sicuramente, da come la platea ascoltava le poesie che alla Fanfara dei Bersaglieri di San Donà di Piave stava- avevamo scelto, e che sottolineavano il sentimento na- mo cantando la nostra canzone del Piave, alle prime zionale che fortemente andava diffondendosi in quel note un ultranovantenne bersagliere dell’associazione periodo, l’intento perseguito era stato raggiunto. di Caposile si è alzato in piedi. Unico ex-combattente in Nella seconda parte le letture erano ispirate a giovani piedi, ritto su gambe malferme ad ascoltare: le lacrime soldati che si sono fatti eroi per noi, abbiamo quindi scorrevano sul viso scavato! ricordato Enrico Toti, a cui è dedicata la nostra scuo- Quando alla fine abbiamo ricantato l’inno di Mameli, la, e Tito Acerbo a cui è dedicata la scuola primaria di tutti in piedi con la mano sul cuore, abbiamo provato Croce, entrambi medaglia d’oro al valor militare. For- un’emozione più vera e un orgoglio più grande: grazie a se però il momento più commovente di questa parte quel NONNO di cui non conosciamo il nome! è stato quando Emma, una bambina di Croce, ha letto il tema di un bambino di allora (diventato poi don Lui- gi Boschet) in cui raccontava tutta la pena provata per quel soldato austroungarico che durante l’occupazione si privava del suo rancio per darlo a lui e forse proprio per questo poteva essere morto di fame. L’Unità d’Italia viene da lontano 65 Classe 3ª A della scuola secondaria di primo grado “Romolo Onor” di San Donà di Piave

Il lavoro, fatto dalla classe terza A della scuola media “Romolo Onor” in occasione della commemorazione dell’anniversario dei 150 anni di Unità d’Italia, è stato intitolato “L’ unità d’Italia viene da lontano” ed è par- tito da un’ ipotesi suggestiva che ha visto l’unità nazio- nale solo come la conclusione di un percorso che nasce dall’unità linguistica e culturale del nostro Paese, che poi si è coronata con l’unità politica. La rappresentazione al Centro Culturale “L. Da Vinci” A tal fine sono state scelte alcune letture utili a soste- nere questa suggestione. Esse sono state tratte: • dal “De vulgari eloquentia”, testo in cui Dante parla dell’ unità geografica e linguistica del nostro Paese, • da un saggio di Giuseppe Mazzini, Dell’amor patrio di Dante, che sostiene la funzione educativa, civile e religiosa dell’arte come promotrice dell’elevazio- ne spirituale di un popolo, • da uno stralcio del Discorso sulla Costituzione dove Pietro Calamandrei invita i giovani ad amare e di- fendere la nostra Costituzione, perché essa rappre- senta il momento conclusivo del processo di unifi- cazione e liberazione dell’Italia. • Infine da alcune riflessioni scritte da due alunne della nostra scuola sull’Italia. Giuseppe Mazzini. Da “L’Illustrazione Popolare”. Coll. priv. È stato importante per i ragazzi confrontarsi con i gran- di uomini della storia italiana: Dante per primo, colui nel quale, secondo Mazzini “... In tutti i suoi scritti, di qualunque genere essi siano, traluce sempre sotto for- prodotto dai ragazzi, composto da foto e stralci di film me diverse l’amore immenso, ch’ei portava alla patria; inerenti la storia italiana e dei personaggi più impor- amore, che non nutrivasi di pregiudizietti, o di rancori tanti di essa. municipali, ma di pensieri luminosi d’unione, e di pace; Alla fine è stata realizzata una coreografia sulle note che non ristringevasi ad un cerchio di mura, ma sibbene dell’Inno d’Italia. a tutto il bel paese, dove il sí suona, perché la patria Forse un giorno questi ragazzi dimenticheranno le pa- d’un italiano non è Roma, Firenze, o Milano, ma tut- role di questi grandi, ma spero non dimenticheranno il ta l’Italia... Insegnando a’ suoi coetanei, come questo grande senso di unità che li ha legati attorno ai temi di idioma illustre, fondamentale non aveva nessun limite, questo lavoro, alle fatiche fatte insieme, agli entusiasmi ma si facea bello di ciò, ch’era migliore in ogni dialetto, del dopo spettacolo. E non è forse questo il concetto di egli cercava di soffocare ogni contesa di primato in fatto Unità che dovrebbe continuare ad esistere fra i giova- di lingua nelle varie provincie, ed insinuava l’alta massi- ni? Lavorare insieme per un unico scopo da raggiunge- ma, che nella comunione reciproca delle idee sta gran re, anche a costo di tanta fatica. E’ stato questo andare parte de’ progressi dello spirito umano...” col pensiero “... Dovunque è morto un italiano per ri- Significativi i pensieri di Mazzini, colui che ha sacrificato scattare la libertà e la dignità...” che spero resterà nella tutta la sua esistenza per perseguire l’ideale di Unità e loro mente, perché io credo fermamente nelle parole d’Indipendenza dell’Italia. di Mazzini “... O Italiani! – non obbliate giammai, che il Infine formativo il messaggio di Calamandrei che inse- primo passo a produrre uomini grandi sta nello onorare gna ai giovani di ogni tempo che la Costituzione è la i già spenti.” “Carta della solidarietà sociale ed umana, la Carta della Libertà...” Prof.ssa Donatella Giacchetto Queste letture sono state accompagnate da un video La strada ferrata: trasformazione ed unifi- condo incontro riguardante la ferrovia e il treno come 66 cazione del territorio fattore di unificazione del territorio, con il signor Lucia- no, il signor Italo e il signor Silvano, rispettivamente ex Relazione di Isufi Kleviana e Marcuzzo Eleonora 2ª C sugli in- ferroviere, ex capostazione ed ex macchinista. contri organizzati dal Centro di Formazione Professionale San A differenza del signor Battistella e del signor Girardi, Luigi di San Donà di Piave in collaborazione con il Dopolavoro questi tre signori hanno parlato del lato storico e tecni- Ferroviario di Portogruaro ed il sig. A. Battistella nell’ambito co della ferrovia e del treno. delle attività promosse in occasione del 150° anniversario L’incontro si è aperto con il signor Italo e il signor Silva- dell’Unità d’Italia. no che hanno raccontato la storia del treno che iniziò in Inghilterra nei primi anni dell’Ottocento. Questo stato Il giorno 8 aprile 2011 dalle 11.00 alle 13.00 abbiamo era già industrializzato e aveva molte materie prime tra partecipato ad un incontro in aula magna con il signor le quali il carbone. La contea di Duhran era quella che Battistella Angelino e il signor Girardi Dario, entrambi aveva più giacimenti. Infatti, la prima locomotiva venne appassionati di storia locale. Questi due signori sono inventata da Stephenson e il primo tratto di ferrovia an- venuti per raccontarci della loro infanzia trascorsa ac- dava da Darlington al porto di Stockton e fu inaugurato canto alla ferrovia. il 27 settembre 1825. La velocità che raggiungeva era di L’incontro è iniziato con le domande di alcuni ragazzi 20 km orari che, per allora, era già una velocità molto a cui, il signor Battistella, ha risposto chiaramente rac- buona. La distanza dei binari era pari alla larghezza dei contando la sua passione della fotografia trasmessa carri di Giulio Cesare, trascinava 34 carri di carbone e i dal padre; poi ha descritto la sua famiglia, gli inciden- vagoni potevano tenere al massimo 450 persone. ti successi alla ferrovia, gli anni della Seconda Guerra Nel 1839, quando l’Italia era ancora divisa in tanti sta- Mondiale e cos’era per lui il treno. Molte foto del padre ti, nel Regno delle Due Sicilie venne costruita la prima raffiguravano la ferrovia, dato che abitavano là vicino e, ferrovia e precisamente la Napoli - Portici. Il tragitto da ciò che ha raccontato il signor Battistella, la ferrovia era lungo 7 km e raggiungeva i 38 kmh, la locomotiva si accompagnava la vita di chi viveva lì intorno. chiamava Vesuvio e venne inaugurata il 3 ottobre 1839. Ogni macchinista metteva un nome al “proprio” treno e Le prime ferrovie nel Veneto vennero create quando i treni, per i bambini, erano come degli amici. Quando era ancora Lombardo - Veneto, in particolare, la Milano passavano loro saltavano, giocavano e salutavano i pas- - Venezia che venne completata nel 1857. Per poter col- seggeri che c’erano dentro e, quando i treni venivano legare Venezia con la terra ferma hanno dovuto costru- bombardati, veniva loro da piangere nel vedere quel- ire il ponte Translagunare che, allora, era il più lungo la macchina che andava avanti sofferente. Anche con del mondo. Hanno lavorato 800 uomini, hanno usato i ferrovieri andavano molto d’accordo perché davano 23 milioni di mattoni, molte tonnellate di tronchi di la- l’acqua calda per lavarsi e facevano cadere del carbone rice e di pietre d’Istria, per costruire un ponte di 222 per terra in modo da aiutare le famiglie più povere. arcate, pari a 3602 m di lunghezza. È stato inaugurato Una cosa che mi ha colpito molto è quando il signor An- l’11 gennaio 1846, dopo quattro anni di lavoro, alla pre- gelino ha detto che sua mamma capiva che tempo face- senza dell’Arciduca Ferdinando d’Austria e del Podestà va guardando il colore del fumo che lasciavano i treni. di Venezia Correr. Le altre tratte ferroviarie costruite in Il giorno 11 aprile 2011 dalle 8.30 alle 10.50 nell’aula quegli anni nel Veneto sono: magna del CFP San Luigi, abbiamo partecipato al se-

Il lavoro dal C.F.P. San Luigi esposto al Centro Culturale con l’ingra- dimento di una carto- lina d’epoca realizzato dal Sig. Angelino Batti- stella La Marghera – Padova inaugurata il 12 dicembre 1842; … riscoprendo le proprie radici La Padova – Vicenza inaugurata il 13 gennaio 1846; 67 La Mestre – S. Donà inaugurata il 29 giugno 1885; A passeggio per Santo Stino La S. Donà – Portogruaro inaugurata nel 1886. Classe 3ªB della S.M.S. “G. Toniolo” di Santo Stino di Liven- Il ponte della ferrovia di S. Donà, durante la Prima za, coordinati da Dall’Oro Mirella, con il supporto artistico di Guerra Mondiale, nel 1917, è stato fatto saltare ed è Giorgio Alberto stato ricostruito nel 1921, mentre nel 1926 hanno ag- giunto un altro binario alla linea ferroviaria. Durante la A passeggio per S. Stino è il terzo lavoro che, come in- Seconda Guerra Mondiale, invece, la ferrovia di S. Donà segnante di lettere in una scuola media, eseguo per venne bombardata il 10 ottobre del 1944 insieme all’O- avvicinare i ragazzi alla storia, motivandoli allo studio spedale e al Teatro Verdi. di questa disciplina che, pur complicata, si rivela impor- Dopo aver raccontato la storia della ferrovia, il signor tante per la loro formazione culturale e civile. Silvano, ex macchinista, ci ha descritto tecnicamente Il testo redatto per sviluppare e accrescere l’interesse come funzionava il treno a vapore facendoci vedere degli alunni per la storia del territorio, vede protagoni- delle immagini per farci capire meglio. sti due ragazzini. Alla fine dell’incontro ci hanno consegnato dei cappelli Costoro, attraverso la scoperta di un diario, rievocano e dei libri. fatti, episodi, sensazioni, sentimenti di un’altra epoca. Questi incontri ci hanno fatto capire che il tempo cam- S’intreccia un dialogo tra il mondo di oggi e quello del bia molte cose, infatti, guardando le foto del signor Bat- passato: due vite parallele ripercorrono gli stessi am- tistella, S. Donà era molto diversa da come è adesso, è bienti a distanza di secoli. tutto più comodo e più veloce, però c’è anche meno Al fine di scoprire specifiche radici storiche nella realtà curiosità e interesse da parte delle persone. locale si è proceduto attraverso la ricerca. Per evitare dispersioni di tempo e di energia è stata redatta una traccia per la raccolta di informazioni relative al castello … nella lingua e nella letteratura e alle ville venete considerate, sono state poi raccolte foto degli edifici e delle opere d’arte in essi presenti e Fratelli d’Italia dei luoghi in cui essi sono situati. Il contributo artistico del prof. Giorgio Alberto ha permesso di “dar vita” alle La scrittura e i valori del Risorgimento informazione fissandole meglio nella memoria, -inter pretando i temi considerati attraverso la loro minuziosa La conversazione con Enza Del Tedesco dell’università descrizione iconografica. di Padova, promossa dalla scuola media Bertolini di Per la stesura finale vari docenti del Consiglio di classe Portogruaro, si è tenuta presso il teatro cittadino, il 12 hanno contribuito apportando un valido supporto. febbraio 2011, sul “ruolo della letteratura, del mon- Il lavoro di ricerca ha attinto a varie fonti: interviste, te- do della parola, nella diffusione di un valore fondante sti di storia locale, documenti storiografici, fotografie. come quello della fratellanza”. I contenuti della confe- L’articolazione del lavoro si è sviluppata nell’arco del renza, assieme a materiali di approfondimento, sono triennio, pertanto oltre al diario sono presenti le forme pubblicati dal curatore del progetto “Piccole conferen- testuali che i ragazzi hanno incontrato nel loro percorso ze per grandi incontri” prof. Daniele Dazzan, usando lo strumento ilmiolibro.it messo a disposizione dal Grup- po Editoriale L’Espresso S.p.A. (www.dadazz.com/con- ferenze/DelTedesco.html).

L’Italia compie 150 anni

Nel sito dell’Istituto Comprensivo di Ceggia (www.mar- conicomprensivo.org) si illustrano le iniziative promos- se nei vari plessi, tra cui un concorso letterario. A nome della giuria, Fermo Fornasier, già preside della scuola media Marconi, ha sottolineato come “la lingua italiana abbia rappresentato nella Storia un forte elemento di Unità nazionale e di coesione di culture diverse”. Conferenza su temi della storia risorgimentale: 68 intervento di Anita Garibaldi, pronipote di Giu- seppe Garibaldi

Varie sono state le iniziative che il Comune di San Sti- no di Livenza ha inserito nel programma per i festeg- giamenti dei 150 anni dell’unità d’Italia. Al Cinema Teatro Romano Pascutto è stata proiettata la rassegna cinematografica : “150 anni e l’italiano come sta?” Un film, in particolare, la cui visione era destinata anche agli studenti delle scuole locali “La grande guerra” ha ottenuto il plauso del pubblico. Nello stesso locale sono state realizzate “Neonata democrazia”, opera teatrale ispirata ai testi poetici di Romano Pascutto e “Fratelli d’Italia, fratelli d’Europa”, opera musicale di Mattia Geretto. Gli alunni della scuola primaria di Biverone hanno messo in scena, sempre al Pascutto, lo spettacolo teatrale “150 L’Italia canta ”; hanno poi collaborato con la Banda Musicale Cittadina allesten- do il Concerto d’estate “150 L’Unità d’Italia in musi- ca”. La scuola media statale “G. Toniolo” ha organiz- zato la mostra di elaborati d’arte allestita in un locale del Palazzo Municipale. Il Sindaco, Luigino Moro e le Autorità hanno celebrato i 150 anni dell’Unità d’Italia coinvolgendo gli studenti dei vari istituti scolastici del paese con l’alzabandiera; educativo: leggenda, lettera, relazione e argomentazio- la cerimonia si è conclusa con il concerto della Banda ne. Musicale Cittadina. È da questa varietà di scrittura che è nata l’esigenza di Le iniziative, come si può ben vedere, sono state mol- contestualizzare la forma verbale in tempi diversi. Dun- teplici e, fiorite in gennaio, si sono avviate alla con- que, utilizzando varie forme testuali, si sono analizzati clusione il 30 settembre con la conferenza di Anita i principali avvenimenti che hanno segnato i cambia- Garibaldi, pronipote di Giuseppe Garibaldi che ha menti del loro paese, delineando cenni sulle origini del raccontato ad un vario pubblico alcuni eventi storici territorio e del fiume Livenza, sui primi insediamenti del Risorgimento. umani; riconosciuta poi la presenza dell’impero roma- Alle consuete presentazioni ufficiali del Sindaco e no, si è ricordata l’epoca delle invasioni barbariche, per dell’Assessore alla cultura, Simonetta Calasso, è segui- richiamare la conquista dell’Italia da parte dei Longo- to il racconto avvincente di Anita, giornalista e ricer- bardi. Cura particolare è stata dedicata alla descrizione catrice che svolge attività culturali e sociologiche per degli aspetti economici e sociali della vita nel Medioe- la Comunità europea. vo, al funzionamento e all’importanza di strutture come Anita è figlia di Ezio e nipote di Ricciotti (1847), quarto il castello e la curtis. Infine è stata svolta una ricerca di e ultimo figlio dell’eroe e di Anita. informazioni relative alla cultura di villa. Il pubblico, costituito da alunni della scuola elemen- Al fine di scoprire specifiche radici storiche nella realtà tare e media, da esperti e amanti della storia, da per- locale si è proceduto attraverso la ricerca di informa- sone incuriosite dal seducente personaggio, ha con- zioni in biblioteca, su testi specifici con interviste alle tribuito con l’interesse dimostrato nelle molteplici persone anziane. Per evitare dispersioni di tempo e di domande rivolte alla relatrice a creare un coinvolgi- energia è stata redatta una traccia per la raccolta di in- mento totale. L’atmosfera creatasi ha fatto pensare ad formazioni relative al castello e alle varie ville venete un incontro tra persone accomunate dallo stesso in- considerate, sono state poi raccolte foto degli edifici teresse, in cui la voce della più influente confida epi- e delle opere d’arte in essi presenti e dei luoghi in cui sodi alcuni noti, altri più intimi, evidenziando aspetti essi sono situati. Il contributo artistico del prof. Giorgio di una quotidianità che difficilmente nei testi di storia Alberto ha permesso di “dar vita” alle informazione fis- si possono rinvenire. È soprattutto sulla figura della sandole meglio nella memoria. compagna di Giuseppe Garibaldi che verte la centra- Per la stesura finale vari docenti del Consiglio di classe lità della conferenza inevitabilmente arricchita dalle hanno contribuito apportando un valido supporto. gesta dell’eroe e dai richiami storici dell’epoca. Anita Garibaldi, personaggio leggendario del Risorgi- Eraclea tra terra e mare 69 mento Italiano, ha sempre simboleggiato la compagna Istituto Comprensivo “E. De Amicis” ideale che difende i diritti dei popoli e l’uguaglianza dei cittadini. di Eraclea Proviene da una famiglia di modeste condizioni, origina- ria delle Azzorre portoghesi, che dal ‘700 era emigrata in Il libro Eraclea tra terra e mare è una raccolta di Brasile, nella provincia di Santa Catarina . lavori realizzati dagli alunni di tutti tre gli ordini di È qui, presso Laguna, che nacque il 30 agosto 1821 Ana, scuola dell’Istituto Comprensivo “E. De Amicis” di chiamata in famiglia Aninha. Sarà Garibaldi ad attribuirle Eraclea: infanzia, primaria e secondaria di primo il diminutivo spagnolo Anita, con il quale è universalmen- grado. te conosciuta. È un lavoro a più mani dove, a vari livelli, in base La relatrice evidenzia alcuni aspetti del suo carattere, all’età e alle capacità degli alunni, ogni plesso ha for- in particolare la sua determinazione ad agire seguendo nito il proprio contributo e per questo motivo si può oltre i principi anche il suo istinto, qualità condivisa e ap- definire un’ “opera corale”. Sfogliando le pagine di prezzata dal futuro marito. Già da ragazzina, quando si questo libro si possono trovare ricerche sui giochi vide sfilare da un suo pretendente un sigaro dalla bocca, di una volta, ricette della cucina locale, proverbi e pensò bene di riappropriarsene e spegnerlo sul viso del modi di dire, nonché approfondimenti sulla storia carrettiere. di Eraclea, sulla bonifica, notizie delle varie frazioni, Il racconto cresce d’interesse quando la relatrice parla informazioni sui personaggi che hanno contribuito a del matrimonio di Anita quattordicenne con un calzolaio. vario titolo e in vari modi a valorizzare questi luoghi. Ad attestare la veridicità di tale unione, che il figlio pri- Tutti gli argomenti sviluppati sono scaturiti dal -vissu mogenito Menotti diniega, esiste un atto di matrimonio to degli alunni e attraverso l’osservazione e l’ascolto e una citazione dello stesso Garibaldi nelle sue Memorie. delle testimonianze degli anziani, gli stessi, hanno E si arriva al luglio del ‘39, quando la diciottenne Anita ricostruito la storia del territorio in cui vivono. attrae intensamente Garibaldi grazie alla sua altezza, al L’approccio didattico multiculturale ha riguardato suo volto ovale, ai grandi occhi neri e ai seni prosperosi. diverse discipline, l’itinerario educativo, partendo Il giovane è a bordo della sua nave, sta scrutando il vil- dalla quotidianità dell’alunno ha permesso di co- laggio della Laguna, quando scorge per la prima volta la struire i vari tasselli che compongono la nostra iden- ragazza. Passerà solo un’ora da quella fatidica frase: “Tu tità, ha condotto l’alunno alla scoperta delle sue devi essere mia!” origini, scopo principale di questa raccolta di lavo- E sarà tutta sua per undici anni: questa è la durata della ri. Il processo di formazione dell’identità, infatti, si loro avventura sentimentale, politica e sociale. costruisce stabilendo relazioni con gli altri e con il La pronipote Anita, detentrice di un curricolo professio- mondo che ci circonda e la scuola è il luogo privile- nale e culturale di indubbio valore, si emoziona nel narra- giato per far riflettere sul come e perché sono, dico, re la travagliata sorte toccata alla salma di Anita e lo stato faccio in un certo modo. emotivo in cui si trovava Garibaldi, soprattutto dopo le Una commissione di docenti dell’Istituto ha raccol- accuse rivoltegli di aver strangolato la moglie incinta. to tutti gli elaborati, li ha ordinati e sistemati, il Co- La relatrice puntualizza l’evidenza che si trattasse di un mitato Genitori, promotore di questa iniziativa, ha rapporto costruito dalla polizia dello stato pontificio atto permesso la stampa di questa raccolta che è corre- a screditare Garibaldi. Furono gli stessi medici legali pon- data da un dvd con le immagine più significative di tifici a dichiarare che Anita era deceduta per cause na- Eraclea e dintorni. Con questo libro, gli alunni e gli turali. insegnanti hanno inteso offrire uno stimolo a tutti Dopo varie traversie, Garibaldi, i figli Teresita e Menotti coloro che desiderano ripensare al passato, per ca- e alcuni fedelissimi condussero la salma di Anita a Nizza pire meglio il presente e progettare il futuro perché e la fecero seppellire accanto alla tomba materna. Anco- un albero senza radici al primo soffio di vento cade. ra coinvolta emotivamente si sofferma ad evidenziare la valenza affettiva e contemporaneamente l’obiettivo po- lemico di tale scelta. Solo nel 1932, il 2 dicembre, i resti della salma verranno deposti, alla vista di migliaia di per- sone provenienti da tutto il mondo, nel basamento del monumento eretto in suo onore sul Gianicolo. L’applauso caloroso del pubblico presente è stato l’evi- dente ringraziamento della comunità di Santo Stino per l’apporto culturale, sociale e affettivo della pronipote di Anita e Giuseppe Garibaldi. ... scoprendo le strade dell’Unità 70 Le strade dell’Unità d’Italia: Portogruaro

(Classe terza C scientifico del Liceo “XXV Aprile” di Porto- gruaro)

Come fare a coinvolgere in un lavoro sull’Unità d’Italia una classe di terza liceo scientifico che si sarebbe oc- cupata durante l’anno scolastico di un periodo storico a cavallo tra il 1200 e il 1600? Semplice: attraverso il linguaggio informatico. Così, forte di questa convinzione, ho proposto nell’an- no scolastico 2010-2011 alla classe terza C scientifico Portogruaro: palazzo Fabris e Dal Moro. Coll. priv. del Liceo classico “XXV Aprile” di Portogruaro un lavoro sul Risorgimento. Più precisamente l’idea era quella di costruire un percorso lungo le vie di Portogruaro intito- late ai protagonisti dell’Unità d’Italia. Armati di piantine di Portogruaro, gli alunni hanno ini- ziato ad individuare i luoghi simbolo del Risorgimento e a dividersi il lavoro di ricerca della informazioni su per- sonaggi, battaglie e movimenti storico-letterari. Dopo questa prima fase, ci si è posti il problema della realizzazione tecnica del lavoro. Così, corteggiando un collega di matematica, un piccolo gruppo di alunni è riuscito ad imparare ad usare il linguaggio di program- mazione HTML e a trasferire, in un secondo momento, le conoscenze acquisite a tutti i compagni di classe. In Portogruaro: piazza Vittorio Emanuele agli inizi del Novecen- questo modo ognuno di loro ha potuto autonomamen- to. Coll. priv. te costruire la sua o le sue pagine, supervisionate tecni- camente da un gruppo scelto. L’attività è proseguita con un’opera di rivisitazione, li- capacità organizzative, spirito d’iniziativa e di collabo- matura e correzione dei testi elaborati a partire da in- razione e una dose d’entusiasmo non indifferente. formazioni ricavate da vari siti Internet. Il lavoro si è Il prodotto creato è stato presentato nel mese di mag- poi ampliato, in quanto all’interno delle singole pagine gio all’isola di San Servolo, giornata conclusiva delle sono stati creati dei “punti caldi”, costituiti da parole attività organizzate da Retestoria e dalla Provincia di che rimandavano ad altre pagine di approfondimento. Venezia sull’Unità d’Italia. La ricerca del titolo del lavoro è stata fonte di discussio- In quest’anno scolastico c’è stato un ulteriore sviluppo ne tra i ragazzi, che alla fine hanno optato per un titolo dell’attività: i ragazzi hanno lavorato su un documento semplice: Le strade dell’Unità d’Italia - Portogruaro. d’archivio- una delibera del 1910 del Comune di Porto- La guida di Portogruaro così creata risulta composta gruaro- in cui veniva sollevato e discusso il problema di da una mappa della città, suddivisa in vari settori, e da intitolare una via del Comune a Giuseppe Mazzini. schede testuali corredate da immagini che vogliono Il lavoro è stato consegnato al FAI di Portogruaro che ne dare informazioni sul periodo risorgimentale e permet- curerà la pubblicazione. tere di percorrere le vie della città forti di alcune cono- scenze. Prof.ssa Stefania Sari Il lavoro ha rappresentato un’occasione per conoscere meglio la città dove si vive o si studia, per guardare con occhi diversi e più consapevoli i luoghi che quotidiana- Al concorso della Provincia hanno partecipato anche mente si attraversano, per rinfrescare conoscenze sopi- le scuole di Pramaggiore, con il giornalino 150 anni in- te e per crearne di nuove. E’ inoltre servito a stimolare sieme, che descrive del Risorgimento, “oltre agli eventi lo spirito di ricerca e la curiosità nei ragazzi, e a creare storici, anche la vita, le imprese, le curiosità di alcuni spirito di collaborazione. personaggi”. Il giornalino si può sfogliare in internet: Gli alunni hanno dimostrato in questa attività ottime www.ic-ippolitonievo.it/progetti/giornalino_ unità_d’italia_2011_ss_pram.pdf. Le vie delle 5 bandiere 71

L’IPSIA “D’Alessi” di Portogruaro ha ricordato i 150 anni dell’Unità d’Italia dedicando il percorso ciclo- turistico di quest’anno alla scoperta delle vie di Por- togruaro, Concordia, Fossalta di Portogruaro, Teglio Veneto e Gruaro che ricordano eventi e personaggi risorgimentali. Guidati dal prof. Natale Cigagna, che sviluppa an- nualmente progetti di educazione ambientale con San Donà di Piave, via Garibaldi. Anni ‘50. Coll. priv. protagonista la bici, i ragazzi sono stati anche rice- vuti dai sindaci dei 5 paesi e hanno reso omaggio ai L’Italia unita nelle vie di San Donà di Piave tricolori dei 5 municipi. Classe 2ª A dell’Istituto Comprensivo “Lucia Schiavinato” di San Donà di Piave, scuola media

La classe II A, nell’anno scolastico 2010/2011, ha voluto dare il proprio contributo alle celebrazioni del 150° an- niversario dell’unità d’Italia. Il lavoro è nato dall’idea di cercare nella vita quotidiana i segni che ci richiamano ad una più vasta appartenen- za. I nomi delle strade e delle vie di San Donà sono stati il punto di riferimento iniziale: il passo successivo è stato quello di circoscrivere la ricerca ai personaggi veneti e sandonatesi a cui sono intitolate le vie e che rappresen- tano il contributo dato alla grandezza dell’Italia unita, dal Risorgimento alla storia contemporanea. La ricerca sulla vita e le opere di queste persone è sta- ta una scoperta per rivalutare le vite spese per il bene comune. Accanto a personaggi famosi in tutta Italia, ce ne sono altri di dimensione locale, ma non per questo meno importanti nella loro opera per lo sviluppo del nostro territorio nell’ambito della nazione. Alla fine, non poteva mancare Giuseppe Garibaldi: non è veneto, ma gli alunni hanno pensato che, oltre a San Donà, non c’è paese in Italia che non abbia una via de- dicata a lui e la sua fama ci riporta sempre a pensare alla nostra storia di unità.

Il lavoro è stato predisposto in un CD, elaborato in po- wer point dagli alunni, i quali hanno fatto corrisponde- re alla fotografia della via attuale, l’immagine e la storia del personaggio individuato. La presentazione è data dai famosi versi di Ugo Foscolo, tratti da “I sepolcri”: “… ma più beata che in un tempio accolte serbi l’itale glorie, uniche forse da che le mal vietate Alpi e l’alterna onnipotenza delle umane sorti armi e sostanze t’invadeano ed are e patria e, tranne la memoria, tutto…” dove gli alunni, evidenziando le parole riferite alla me- … scrivendo una legge 72 moria hanno voluto presentare la storia d’Italia come un susseguirsi di dominazioni diverse e vicende alterne, Abbiamo fatto l’Italia ma la memoria dell’appartenenza culturale non è mai andata perduta ed è stata il motore dell’unificazione. ora facciamo gli Italiani La colonna sonora del lavoro è l’inno di Mameli nell’e- Classi 5ª A, 5ª B e 5ª C della scuola primaria “G. Noventa” secuzione strumentale dei Berliner Philharmoniker di- dell’Istituto Comprensivo Noventa di Piave, guidati dagli in- retti da Herbert von Karajan. segnanti A.Amadio, D.Carraro Donatella, O. De Bortoli, N. Una parte importante è dedicata alle vicende del Piave, B.Segato e la referente della funzione strumentale A. Di Sa- dove le immagini e la storia sono accompagnate dalla verio “Canzone del Piave”, nell’esecuzione strumentale della Fanfara del Piave di San Donà. Il coordinamento del lavoro e degli alunni è stato pre- Percorso didattico rivolto alla stesura del disegno di disposto dalle insegnanti Daniela Bellè e Cristina D’An- legge toni, su un’idea iniziale della vicepreside, prof.ssa Gio- vanna Zordan. Si è proceduto secondo le seguenti fasi:

Questo lavoro ha vinto il primo premio per la sezione • Definizione di legge e Costituzione “scuola secondaria di primo grado” della provincia di • Iter legislativo (video su CD) Venezia al concorso regionale “Veneto e 150° anniver- • Simulazione di seduta con copione predisposto sario dell’Unità d’Italia”, organizzato dall’Agenzia per lo dal Senato Sviluppo dell’Autonomia Scolastica-nucleo Territoriale • L’Unità d’Italia attraverso i personaggi (Cavour, Veneto. Gli alunni sono stati premiati nel corso di una Mazzini; Garibaldi) manifestazione all’Expo Scuola di Padova, il 10 novem- • Individuazione della legge “Abbiamo fatto l’Ita- bre 2011, alla presenza del Presidente del Consiglio re- lia ora facciamo gli Italiani” ed assegnazione alla gionale del Veneto, dott. Clodovaldo Ruffato, del Diret- 5ª C (Commissione) tore ANSAS NT Veneto, dott.ssa Alessandra Missana, • Stesura disegno di legge del Direttore generale reggente U.S.R. per il Veneto, • Approvazione disegno di legge sia in 5ª B dott.ssa Daniela Beltrame. (Senato) che in 5ª A (Camera dei Deputati) • Firma del Dirigente Scolastico e promulgazione.

Sono stati suddivisi i compiti tra le varie classi:

• proposta, elaborata dalla Commissione 5ª C; modi- fica del Senato 5ª B; • valutazione e modifica della Camera dei Deputati 5ª A; • rivalutazione e approvazione del Senato; • promulgazione della legge alla presenza del Presi- dente della Repubblica, impersonato dal Dirigente Scolastico e del Sindaco del Comune di Noventa di Piave che, per l’occasione, ha consegnato ad ognuno di loro una copia della COSTITUZIONE.

Le attività predisposte hanno permesso ai ragazzi di cogliere l’importanza delle leggi e del confronto demo- cratico, comprendendo quali siano i passaggi necessari perché una legge possa concretizzarsi. Il percorso didattico, finalizzato alla conoscenza della Repubblica italiana e del percorso storico dell’Unità d’I- talia attraverso lo studio dei principali protagonisti, ha consentito ai ragazzi di sperimentare un vero progetto di cittadinanza attiva. Questo lavoro li ha coinvolti in un gioco di trama e ordi- to, in un intreccio di pensieri ed emozioni che ha fatto sentire l’importanza di far parte di un NOI che li unisce. Il documento finale è stato redatto grazie ai ragiona- Il DVD realizzato, contiene la registrazione dei brani da menti di tutti i componenti della Commissione dove la 73 loro scelti : “Libertà” di Gaber e “’Inno d’Italia” di Ma- cultura marocchina, albanese, argentina e italiana ha meli che sono stati eseguiti grazie alla collaborazione saputo intrecciarsi fino a fondersi insieme. del professor Memo, insegnante di Educazione Musica- (Zienab Belbachena) le della scuola secondaria di 1° grado dell’Istituto. Noi alunni di 5ª B abbiamo avuto l’opportunità di leg- gere e analizzare il testo di legge proposto dalla Com- Vengono di seguito trascritte le osservazioni di alcuni missione del Senato per tempo. Ciò ci ha permesso di alunni. riflettere sugli argomenti che la Commissione aveva messo in luce e preparare gli interventi che avrebbe- La nostra legge è nata perché volevamo darci alcune ro poi consentito ai lavori del Senato di specificare in indicazioni per stare tutti insieme e diventare così i pro- modo più preciso alcuni punti che ci sembravano poco tagonisti di un’Italia unita. chiari. Nel corso della seduta del Senato, infatti, sono Il lavoro della Commissione del Senato 5ª C è partito stati chiariti alcuni punti ed è stato introdotto un -emen dall’analisi dell’impegno profuso dai nostri patrioti per damento. l’amor di patria. Successivamente abbiamo espresso le nostre intenzio- Com’è noto la nostra nazione era divisa in 7 stati, di cui ni di voto. solo uno, il Regno di Sardegna, era governato da un re Anche nella seduta successiva a quella della Camera italiano. Tutto era diverso: le leggi, il denaro, le unità abbiamo utilizzato le stesse modalità per approvare di peso e misura … Cominciò allora a diffondersi l’idea definitivamente il testo modificato dalla Camera dei dell’indipendenza dagli stranieri, dell’unità nazionale e Deputati, rappresentata dai nostri compagni di 5ª A. di una Costituzione per limitare i poteri del re e ricono- Questa esperienza ci ha fatto sentire come dei veri se- scere i diritti di tutti. natori. Abbiamo studiato i fatti e i personaggi del Risorgimen- to, Mazzini, Garibaldi e Cavour, che con il loro impegno Dopo la prima riunione del Senato ci siamo riuniti noi e le loro idee hanno contribuito alla realizzazione del della Camera dei Deputati: la classe 5ª A. sogno italiano. Anche noi abbiamo avuto l’occasione di poter disporre Successivamente abbiamo tracciato le tappe che han- per tempo della proposta di legge che era stata pre- no portato all’Unità d’Italia. Abbiamo constatato che la sentata dalla Commissione e rivista dal Senato. Dopo nostra regione nel marzo 1860, quando Garibaldi con- aver analizzato il testo redatto dal Senato, noi deputati segna il Regno delle Due Sicilie a Re Vittorio Emanuele abbiamo discusso per chiarire alcuni punti. La discus- II, era ancora in mano agli Austriaci e che è diventata sione ci ha portato a proporre di tramutare l’avverbio italiana solo nel 1866. “stranamente”, che definiva l’Italia, in aggettivo appor- Infine, prima di scrivere la legge “Fatta l’Italia facciamo tando il seguente emendamento “da venti regioni che gli italiani”, ciascuno di noi ha provato a dare la sua de- le danno una strana forma”. finizione di Italia e a spiegare cosa significa per lui es- Il disegno di legge è stato quindi rinviato al Senato per sere italiano. la sua approvazione definitiva. Abbiamo discusso molto prima di decidere cosa e come Il testo di legge è stato poi presentato anche al nostro scrivere. Dirigente Scolastico e al Sindaco del nostro Comune che La discussione ci ha portato a concludere che essere ha organizzato una cerimonia, per il 17 marzo 2011, fe- cittadino italiano significa essere uncittadino del mon- sta nazionale per i 150 anni dell’Unità d’Italia, in cui il do, significa partecipare attivamente alla realizzazione Consiglio Comunale ha integrato il proprio Statuto con della libertà di uno e di tutti. la nostra legge. Quindi, abbiamo definito i tre articoli che compongono Vorrei concludere ringraziando il Senato, soprattutto la legge allo scopo di indicare chiaramente i comporta- nella persona del Presidente Schifani, per averci dato menti che ogni buon cittadino, secondo noi, deve se- questa bellissima opportunità di vivere concretamente guire per definirsi tale. l’iter legislativo che trasforma un’idea, un desiderio in Nell’art. 1 si parla della libertà di professare la propria legge. religione. L’art. 2 invita a riflettere sui giusti compor- Questa esperienza è stata per noi un’esperienza di li- tamenti per preservare l’ambiente. Infine, nell’art. 3 bertà, perché libertà è partecipazione. parliamo della libertà che pensiamo sia soprattutto“ri - spetto verso se stessi, gli altri e le cose.” Per concludere vorrei fare una riflessione che viene dal cuore. 74 … trovando i fratelli d’Italia di Grassano 75 Fratelli d’Italia - Concorso F.A.I. per la scuo- la primaria e secondaria di 1° grado

Classe 2ª B, a tempo normale - scuola secondaria di 1° grado “G: Marconi” Ceggia

Relazione della docente sul percorso didattico svolto e sulla comunicazione con la classe gemellata a. Percorso didattico della ricerca e scelta dei beni del terri- torio.

Quest’anno ho scelto di iscrivere la mia classe secon- da (22 alunni) al Concorso “Fratelli d’Italia” ritenendo di poter affrontare in modo più efficace, mediante le attività relative alla partecipazione al concorso, lo stu- dio delle odierne realtà comunali italiane, a partire dal Comune medievale, e in particolare la storia e l’identità del Comune in cui si trova la scuola e vivono gli alunni, Ceggia (VE). Un altro obiettivo, non meno importante, era quello di poter rendere concretamente consapevo- le la classe delle differenti realtà sociali e geografiche italiane, attraverso la valida proposta del gemellaggio; ed infine per sviluppare la conoscenza di realtà associa- tive come il FAI, in cui l’apporto volontario del singolo Il cartellone realizzato dai ragazzi cittadino contribuisce a tutelare i beni e il territorio, mi- gliorando la vita dell’intera collettività. L’iscrizione al Concorso è stata condivisa con la classe; i ragazzi, in un primo momento (mese di dicembre) sono tuito piccoli gruppi di studio che ne approfondissero stati invitati a ispezionare il territorio e a cogliere, con la conoscenza, soprattutto in classe, con l’ausilio di te- foto e schizzi, elementi a loro avviso specifici del nostro sti, ricorso a fonti orali, presentazioni multimediali di paese. Alcuni hanno svolto questa attività singolarmen- immagini del territorio, semplici ricerche in internet, te, altri in coppie. Al rientro delle vacanze di Natale il etc., in modo da strutturare delle schede descrittive dei materiale è stato tutto visionato insieme. Successiva- beni. Queste schede andranno a costituire un fascicolo- mente ho dedicato numerose lezioni allo studio della ricerca cartaceo sul Comune di Ceggia, di cui ogni alun- realtà storico-geografica generale del territorio comu- no avrà copia, che sarà completato entro la fine dell’an- nale per approdare al lavoro “Sono fiero di vivere a… no scolastico. Successivamente, a gruppi, vi è stato un perché” e “Vorrei far conoscere a tutti…”. Questo è sta- laboratorio di scrittura creativa con la produzione di to un momento molto importante del percorso perché limerick, acrostici, filastrocche, alcuni dei quali hanno dai testi prodotti e dalle scelte effettuate dagli alunni trovato spazio nel cartellone. sono emersi il forte legame dei ragazzi con il territorio Contemporaneamente, con la fattiva collaborazione e il loro senso di appartenenza al luogo in cui vivono della collega prof.ssa Lorena Romanin (di sostegno alla con le loro famiglie. I testi sono stati condivisi, letti e classe, docente di Educazione Artistica), si è avviata in commentati; successivamente sono stati scelti i beni classe la ricerca sulle modalità di realizzazione del po- che parlassero di questi luoghi a coetanei lontani (mese ster, della tessera del puzzle e della cartellina per con- di gennaio-febbraio), tramite il poster e la tessera del tenere il tutto. Tutti gli alunni hanno creato una loro puzzle. proposta motivandola, successivamente si è arrivati Ho invitato in classe, in questa fase, una delegata FAI insieme alla scelta del bozzetto e dei materiali per rea- di Portogruaro, perché presentasse l’associazione con lizzare i tre prodotti. l’ausilio di materiali video, e testimoniasse con la sua La realizzazione delle 3 copie poster (i ragazzi hanno vo- presenza e con la sua esperienza di volontaria il valore luto farne una in più da tenere in classe), delle tessere dell’impegno personale, mediante il quale ogni ambito del puzzle e della cartellina ha visto impegnati, a turno, sociale, anche quello culturale, trae miglioramento. tutti gli alunni, ognuno a seconda delle proprie abilità e Individuati i beni – materiali e immateriali – ho costi- della propria creatività (marzo). permesso agli alunni di conoscere in modo concreto il 76 territorio in cui vivono e studiano e le sue bellezze, di stabilire un rapporto vivo con coetanei lontani, con i quali condividere interessi ed esperienze; li ha aiutati a scoprire abilità e interessi personali e il gusto di realiz- zare un progetto condiviso. Vi sono state anche alcune difficoltà, legate soprattutto al fatto che, essendo la classe 2ª B una classe a tempo normale, è pochissimo il tempo in cui poter svolgere attività integrative di approfondimento come questa; inoltre, la mancanza di ore di compresenza docenti ha oltremodo ridotto le uscite della classe sul territorio. L’attività svolta ha mostrato a noi docenti, ancora una volta, che ogni giorno, a scuola, nell’intreccio di emo- zioni e interessi diversi, esperienze motivanti come Il Power Point del lavoro realizzato questa arricchiscono ciascuno di noi e, siamo certi, contribuiscono alla formazione di cittadini consapevoli e più attivi nella tutela dell’ambiente e del territorio. b. Comunicazione con la classe gemellata Siamo stati gemellati a sorpresa con la classe 2ª A della Ceggia, 30.3.2011 scuola secondaria “A. Ilvento” di Grassano (MT). (Prof. Annalisa Guiotto) Il gemellaggio e la corrispondenza, che si sta svolgen- do volutamente in modo abbastanza spontaneo fra le Relazione degli alunni sugli elementi scelti e sulle mo- due classi, si sta rivelando molto stimolante e utile ad tivazioni della scelta individuare tratti comuni e grandi differenze fra realtà italiane geograficamente così lontane. Gli alunni atten- In questa attività proposta dal F.A.I., per illustrare Ceg- dono con ansia lettere da Grassano, e altrettanto sono gia, il paese in cui viviamo, discutendo a lungo in classe desiderosi di scrivere delle proprie esperienze di vita e e dopo un lungo confronto, abbiamo scelto di studiare quelle del proprio paese. Non hanno volutamente in- in modo approfondito e poi di inserire nel poster i se- viato alla classe di Grassano fotografie della classe, né guenti elementi: del paese, per lasciare il gusto della sorpresa quando la regione Veneto, nella quale si trova Ceggia; sul po- i nostri materiali arriveranno nella scuola di Grassano. ster con una lente d’ingrandimento abbiamo eviden- La corrispondenza avviene con il sistema tradizionale, ziato il cuore del nostro paese - una veduta del centro dato che entrambe le classi, sia a Ceggia che a Grassa- storico, con il Piavon (il fiume su cui il paese è nato) e no, non hanno a disposizione altre modalità di contatto il Municipio in festa, fotografato il 17 Marzo nella festa (posta elettronica, laboratorio di informatica). per i 150 anni dell’unità d’Italia. Per quanto riguarda la realizzazione dei materiali ri- Con lo stemma del leone di San Marco abbiamo voluto chiesti dal concorso, per ragioni organizzative e, soprat- ricordare che, per quasi 5 secoli, Ceggia ha fatto parte tutto per le numerose incombenze didattiche connesse della Repubblica di Venezia e anche oggi se ne vedono allo svolgimento del curricolo e le davvero esigue risor- le tracce. se a disposizione, non vi è stata la possibilità di avere un La pianura, in gran parte bonificata, molto ricca di ac- confronto costante sulle soluzioni adottate dalla due que, nella quale l’agricoltura è praticata da millenni: ab- classi; ci si è confrontati soprattutto nella realizzazione biamo evidenziato, con alcune immagini, i vari paesaggi del puzzle (via e-mail le due docenti, extrascuola). offerti dalla campagna nelle varie stagioni e due colture È, naturalmente, nostra intenzione proseguire anche tipiche, la vite e il mais che ci danno vini pregiati e un nel prossimo anno scolastico questa esperienza del ge- piatto, la polenta, che in passato ha sfamato la mag- mellaggio, interessante sia dal punto di vista didattico gior parte delle persone che vivevano qui e che oggi si che formativo, per far crescere questo nuovo rappor- accompagna a molti piatti tipici. Abbiamo inserito due to, far nascere nuove amicizie e, chissà, magari anche proverbi locali in dialetto che ci parlano della polenta e far incontrare le due classi; ipotesi, quest’ultima, che del vino, a testimonianza del fatto che, a Ceggia, l’uso certamente presenta molte difficoltà, vista la notevole del dialetto è ancora molto vivo, anche fra i giovani. distanza fra Ceggia e Grassano. Alcuni momenti fondamentali della storia del nostro territorio: c. Conclusione • Il periodo della colonizzazione romana, con l’area L’esperienza condotta fin qui è stata intensa e stimo- archeologica del ponte sul Canalat, sul quale pas- lante, ha arricchito la classe da molti punti di vista: ha sava la via Annia; lo studio di questo periodo della … scrivendo lettere dal fronte storia del nostro paese ha affascinato molti di noi; 77 • Il Rinascimento, con la villa e l’oratorio Bragadin al La notte in trincea. Un’esperienza outdoor centro di Ceggia; • La nascita dell’industria nel 1900: abbiamo studia- di didattica della storia to l’ex zuccherificio Eridania, oggi chiuso, dichiara- Istituto “Scarpa” di San Donà to monumento di archeologia industriale, nel quale hanno lavorato molti dei nostri familiari. Attual- “... la nostra non è l’unica maniera di essere uomini: mente nel sito è in corso la bonifica e sembra che è concepibile che la si possa cambiare... (G. Bateson)” sarà conservata una vasca come oasi naturalistica, fatto sul quale siamo molto d’accordo; • La vita sociale e la nostra cultura, che nascono nel È prassi comune, quando si lavora ad una programma- territorio in cui viviamo. zione didattica, utilizzare con generosità l’espressio- A Ceggia i Ciliensi, di tutte le età, amano stare insieme ne “rendere l’alunno protagonista”. Fortunatamente, nel tempo libero e partecipano a moltissime associa- dopotutto. L’espressione scorre come un fiume- sot zioni sportive, culturali, di solidarietà, etc.: noi ne ab- terraneo nei piani di lavoro e nelle offerte formative; biamo contate ben 67! Durante l’anno si organizzano l’ampia diffusione del concetto, almeno nella routine, molti eventi, di vario genere. Fra tutti abbiamo deciso lo trasforma quasi in un obbligato luogo comune. L’o- di trattarne uno: “il Carnevale dei Ragazzi”, che si tiene biettivo dichiarato è quello di coinvolgere lo studente ormai da 58 anni, a cui collabora tutto il paese e, nei come soggetto attivo, nel tentativo di preservarlo dallo giorni delle sfilate dei gruppi mascherati (formati da spettro di uno studio scolastico, mnemonico o, peggio persone di ogni età e da moltissimi ragazzi come noi) ancora dai ricorrenti stati di apatia siderale nei quali e dei carri allegorici, partecipano migliaia di persone soggiace come in una sorta di letargo. Ma dietro le buo- provenienti da molte località del Veneto e delle regioni ne intenzioni, quali procedure si possono realmente at- vicine. tivare o quali metodologie impiegare per raggiungere Nella tessera del puzzle, da un lato abbiamo ripreso al- un obiettivo così importante? cuni elementi del poster e dall’altro abbiamo inserito la Molti insegnanti vivono ancora, nonostante le odierne nostra foto di classe, lo stemma dell’Istituto Marconi e mortificazioni e le accuse di reiterata fannulloneria che alcune righe della prima lettera che abbiamo mandato piovono da tutti i lati, l’ambizione di risultare docenti alla classe 2ª A di Grassano. Tutti noi siamo molto felici stimati per la competenza professionale e si sentono del gemellaggio con la scuola di Grassano (Matera) e moralmente impegnati nella sfida che si combatte quo- continueremo la corrispondenza anche in futuro. tidianamente intorno alle polverose lavagne in migliaia di aule: portare i propri discepoli a raggiungere la vetta Nel corso di questo progetto abbiamo conosciuto in della conoscenza pura, eterna ed inossidabile, riscuote- modo approfondito il nostro paese nei suoi aspetti sto- re successo ed attenzione, coinvolgere ed appassionare rici e nella sua realtà attuale e abbiamo scoperto che greggi di alunni più alle prese con i brufoli e gli ormoni anche il paese di Ceggia ha molti beni storici, naturali e vaganti. culturali importanti, anche se è molto piccolo. Non basta riesumare i vecchi documentari in VHS, ri- Abbiamo potuto lavorare in gruppo e sviluppare in clas- correre ai film storici, ai power point, alle tesine indivi- se nuove relazioni, conoscerci meglio e anche scoprire duali o di gruppo, spingersi fino al cooperative learning, abilità idividuali poco utilizzate e nascoste. in un’epoca in cui la velocità della comunicazione e la A scuola, qualche volta, non è stato semplice trovare galoppante evoluzione della multimedialità lascia sem- tempo per queste attività di laboratorio durante le nor- pre la scuola e il docente ai blocchi di partenza. Occorre mali ore scolastiche. provare qualcos’altro, più forte, condito di adrenalina. Ci siamo impegnati molto, abbiamo avuto molte sca- Un’apprezzabile opportunità, come alternativa, può de- denze da rispettare, ma è stato molto piacevole svolge- rivare dalla dinamica attività outdoor. Muoversi, uscire re le varie attività richieste dal concorso; siamo davvero dall’aula, raggiungere lo “spazio storico”, vedere real- soddisfatti di aver partecipato a questo progetto nazio- mente i luoghi e le tracce degli eventi o i segni lasciati nale del F.A.I. dall’uomo sul territorio, portare gli studenti a toccare Anche per questa ragione, il giorno 26 Marzo, una delle con mano. Ottimo, si direbbe, ma a parte l’accurato lo- giornate di Primavera del F.A.I., ci siamo iscritti come gorio d’impedimento e di ostacolo messo in atto dalla classe al F.A.I, presso la Delegazione di Portogruaro burocrazia scolastica per scoraggiare l’insegnante trop- (VE). Lo abbiamo fatto per partecipare in modo attivo po fantasioso, le attività extrascolastiche costano. a questa associazione e per migliorare la nostra cono- Costano tempo, molto tempo. L’uscita deve rifuggire scenza del territorio e del paesaggio italiano. dall’estemporaneità e dall’improvvisazione, va prepa- rata nelle aspettative e nella costruzione delle necessa- Anzitutto occorre dire che l’organizzazione della “not- 78 rie pre-conoscenze tramite un accurato lavoro di ricer- te” è un po’ complessa ed avviene attraverso la Rete ca; insomma, far sì che gli alunni possano partecipare Scuole Outdoor, che a sua volta utilizza l’aiuto di volon- attivamente e fruire al massimo delle loro potenzialità tari dell’ANA e di alcune sezioni del Club Alpino Italiano. dell’opportunità che viene offerta. E poi si dovrebbe L’attività, per comprendere una notte, si estende a due verificare di volta in volta l’efficacia delle ricadute, mi- intere giornate e si svolge sul Massiccio del Grappa, pri- surare gli esiti dell’incremento sperato. Ma costa anche ma a Cima Grappa, poi sul Monte Palon. Consiste nella in termini economici e il docente si fa scrupolo, visti i parziale simulazione delle condizioni di vita del fante, tempi, di gravare con proposte azzardate sul bilancio di trascorrendo una notte di guardia in trincea: acqua ra- famiglie già in difficoltà. zionata, cibo razionato, zaino carico del necessario in- Eppure è una preziosa opportunità che, almeno in qual- dividuale, marce di spostamento, fatica fisica, sudore, che circostanza, va giocata: la scuola fuori dalla scuo- stanchezza, freddo, a volte pioggia. la, la scuola lontana dalla scuola, con alunni proiettati Lo scenario di partenza è Cima Grappa che si raggiunge in una dimensione ideale di percettività, trascinati in con l’autobus: offre un piccolo museo, la grande opera un’esperienza di apprendimento sviluppata all’esterno militare denominata Galleria Vittorio Emanuele III, l’im- dell’aula. L’outdoor learning persegue in sostanza tre ponente sacrario, tutti elementi importanti per avviare obiettivi di fondo: la necessaria contestualizzazione delle vicende; occor- • velocizzare i processi di apprendimento dei parte- re però agire utilizzando questi elementi in termini di cipanti, potenziando la capacità di analisi e di inter- sensibilizzazione, scalfendo la spessa corazza d’indif- pretazione critica verso gli accadimenti umani; ferenza e/o di diffidenza per innescare un processo di • utilizzare l’esperienza concreta per elaborare e se- simbiosi che porti lo studente alla massima partecipa- dimentare i concetti, anche mediante le emozioni zione attiva. Il sacrario è un monumento significativo, che si sviluppano; ma freddo e retorico. • vivere l’evento formativo come un momento piace- Lo si può attraversare con sguardo annoiato come lo vole e aggregante, da ricordare. si può interpretare a diversi livelli di permeazione se In genere le esperienze outdoor ispirano passione, si riesce a tirar fuori un’anima, a farlo parlare con un creano un “habitus mentale” per la scoperta degli av- linguaggio chiaro e, meglio ancora, toccante, a far ger- venimenti storici, stimolano la curiosità come utile leva mogliare un legame ideale tra un giovane caduto nel della scoperta, coinvolgono lo studente sotto il profilo 1918 e un giovane coetaneo di oggi. Incredibile, ma emozionale fissando l’emotività all’esperienza, motiva- possibile. Portare gli alunni fino in fondo a questo pro- no gli studenti a raggiungere il successo e a crescere cesso di penetrazione, a toccare con mano incerta la come cittadini intraprendenti e responsabili. lastra di bronzo col nome del compagno prescelto, con- La notte in trincea costituisce il classico esempio di tatto simbolico denso di significato, unione virtuale. In come, affrontando un normalissimo e scontato argo- un momento diventano coetanei: loro vedranno per mento di storia (La Grande Guerra, con particolare ri- gli occhi spenti dei soldati caduti, dialogheranno, spie- ferimento alle condizioni di vita del soldato), si possa gheranno. Sarà un impegno ed una promessa solenne, percorrere una metodologia alternativa che filtra- at sulla tomba. traverso un processo d’immedesimazione, quasi una Poi è il momento della lunga marcia sulla mulattiera di catarsi che diventa esperienza di vita, in contesti solo arroccamento, fino a quattro ore per la lenta comitiva, vagamente immaginati, recuperando la memoria del con tutto l’equipaggiamento in spalla, passaggio ne- passato come valore integrante della cultura personale. cessario per assumere il ruolo fino in fondo, passando gallerie e strapiombi dietro la linea del fuoco, sul ro- Per i profani risulta doveroso spiegare come funziona vescio delle postazioni italiane, evitando di uscire allo La notte in trincea. Se un docente ex cathedra arriva in- scoperto sotto il tiro dell’esercito nemico. Arriva infine colume dall’attentato di Sarajevo al Patto di Versailles, la trincea del Monte Palon, dove si combatterà la batta- citando ad epilogo della tragedia i 650.000 morti italia- glia. Si uniscono di solito due o tre classi quinte dimez- ni della prima guerra mondiale ottiene al massimo un zate, con provenienze da località ed istituti diversi, per cenno di partecipe condoglianza da parte degli alunni simulare le eterogenee origini dei soldati al fronte, che dei primi banchi, ancora in grado di connettere pur tra- producono i due schieramenti italiano ed austriaco da volti dal labirinto di date e luoghi, eventi e personaggi. amalgamare al momento. Se si porta uno studente e scegliere un compagno vir- Dopo aver inscenato una rivisitazione serale della guer- tuale nel bel mezzo di ossario con oltre 20.000 caduti ra attraverso letture di documenti interpretati, rievo- in guerra, spesso suoi coetanei, e vivere una notte in cazioni, video, canzoni o rappresentazioni che le classi trincea cercando di conservare un rapporto dialettico si scambiano reciprocamente come prodotti di lavori con lui, sono possibili risultati che vanno ben oltre l’or- preparati in precedenza, giunte le tenebre della notte, dinario. inizia la guerra. 79

Alcune immagini dell’esperienza

Gioco in realtà, sotto la volta stellata, alla conquista di vissuto porta lo studente a varcare convintamente le palloncini e bandiere, bersagli di sortite e di accanite soglie del tempo e a relazionarsi con un contesto di co- difese che impegnano lungamente soldati e soldates- noscenza vissuta, altrimenti relegata al classico capito- se italiani ed austriaci. Infine la stanchezza e l’umidità lo da studiare per casa. della notte logorano la resistenza degli schieramenti; Le indicazioni ministeriali sottolineano come la Scuola quello più disciplinato nel rispetto dei ruoli e meglio può continuare ad essere il perno dell’educazione se organizzato sul piano tattico, riuscirà a prevalere espu- accompagna i processi della conoscenza, se incoraggia gnando il campo avversario. i propri allievi a dare senso alla pluralità e alla varietà La notte poi completerà il processo di straniamento delle esperienze. La metodologia didattica esperien- entro tendine da campo, ricoveri improvvisati o bivac- ziale si basa su una calibrata mescolanza dei seguenti cando sotto le stelle. Il mattino successivo, stanchi ed ingredienti: assonnati, tutti i partecipanti saranno impegnati prima • avventura: per avanzare in contesti sconosciuti nei nel risistemare le trincee e pulire il campo di battaglia, quali è più facile lasciarsi andare all’assunzione di poi in una riflessione comune sul significato dell’espe- ruolo e all’azione spontanea, disinvolta; rienza, passando dal gioco alla tragedia, richiamando le • osservazione: per far emergere le risorse individua- sembianze di chi, in quei luoghi, negli stessi anfratti ha li, a volte incognite; lasciato la giovane esistenza spezzata da una scheggia • coinvolgimento: per scambiare feedback di condi- o da un proiettile. È il momento culminante. In questa visione, se applicato ai comportamenti di tutti; delicata fase sono nate le lettere dal fronte prodotte da • riflessione: per favorire l’interiorizzazione emozio- ragazzi che la guerra l’hanno simulata. nale, l’emersione di una sensibilità diversa e la cap- tazione dei significati al termine dell’esperienza; Outdoor diventa in questo caso estraneazione, allonta- • metafora: per legare le attività proposte con i con- namento dalla contingenza dal quotidiano; scompare il testi di studio e facilitare il trasferimento del vissu- cellulare e il comfort abituale, travolto dal disagio, dalla to personale nella sfera dell’apprendimento diven- fatica, dalla mancanza di acqua e dal cibo razionato, da tando consapevoli del valore dell’apprendimento un ambiente sconosciuto che circonda con ostilità, dal- come parte integrante della persona e quindi come la solitudine, dal senso d’impotenza di fronte alle diffi- opportunità da “coltivare” per tutta la vita. coltà, perfino alla paura. Eppure il toccare con mano, l’analizzare, il capire come e perché alcuni comporta- Se certamente non si può impostare un intero pro- menti producano specifici effetti, favorisce lo sviluppo gramma sulle risorse dell’outdoor, prevedere almeno della motivazione necessaria a modificare il proprio un’esperienza di tale genere, nel corso di un anno sco- comportamento per adeguare la prestazione agli obiet- lastico, può consentire la costruzione di un utile model- tivi dell’organizzazione e del gruppo. lo di riferimento sul significato della storia, in particola- Se viviamo nell’epoca della dissoluzione dei legami, re per il programma dell’ultimo anno. Le metodologie della frantumazione delle relazioni interpersonali, dello didattiche esperienziali mettono al centro del proces- smarrimento dei valori, entro i confini di questa espe- so di apprendimento l’attività concreta dell’individuo rienza, almeno per una notte, cerchiamo di ricostruir- e consentono di sviluppare le potenzialità personali li. Una piccola, ma importante parentesi, nella quale il e/o del gruppo, modificare il sistema di atteggiamenti- comportamenti dell’individuo, facilitare i processi di gava a difendere una Patria che per te non c’era mai. In 80 apprendimento fornendo un modello di contestualiz- questi due giorni sei risorto nella mia mente, ma penso zazione ri-utilizzabile. che non ti scorderò fino alla fine della mia esistenza. Attività esperienziali passate attraverso forti processi Con la promessa che un dì ritornerò lì, sul Grappa, per di partecipazione permettono il coinvolgimento emo- un’altra chiacchierata con te, magari sotto un bel cielo tivo e mettono in gioco tutte le energie disponibili stellato. Con affetto. per fronteggiare l’incertezza dell’ambiente esterno in vista dell’obiettivo. I risultati che si possono ottenere appaiono apprezzabili, almeno a giudicare da quanto Giovanni, 2011 i protagonisti, raccogliendo le idee e interrogando- si, sono in grado di comunicare sotto forma di lettera Monte Palon, 24/05/11 scritta la mattina successiva, ai piedi della trincea, al compagno ideale adottato tra i ventimila dell’ossario. Caro Michele, Di queste produzioni spontanee se ne sono raccolte un centinaio, spesso simili tra loro, ma tutte commoventi, in questi due giorni passati in trincea ho pensato non vibranti di passione e di sentimento. In questo spazio ci solo a te, ma anche a tutti i tuoi compagni che hanno è consentito presentarne solo un paio. dato la vita per noi. Lo so che tu, in questo momento, vorresti ritornare indietro e vivere la tua vita in cambio dell’onore che ti è stato dato per essere morto in guer- Elia, 2011 ra e ti capisco, ma questo è impossibile. L’unica cosa che posso fare è ricordarti, cosicché il tuo nome e il tuo Monte Palon, 24 Maggio 2011 spirito possa continuare a vivere. Dopo aver passato solo due giorni in quelle trincee dove tu, assieme ai tuoi Caro Oreste, compagni, hai patito le pene dell’inferno, ho capito in quale benessere viviamo noi, fatto di cose inutili che ri- forse cent’anni fa, te ne stavi seduto tranquillo all’om- teniamo importanti per la nostra vita. Io definisco ma- bra di una grande quercia, pensando al tuo futuro, ma terialiste le persone d’oggi, prive di ideali e valori, che eri ignaro di quello che il destino ti avrebbe concesso vedono nel denaro e nel benessere l’unico scopo della pochi anni più tardi. Forse provavi gli stessi pensieri, vita. Penso che i veri ideali che voi avevate, ormai sia- le stesse emozioni, le stesse gioie, le stesse fatiche, le no quasi persi e da ora in avanti le cose peggioreranno stesse angosce che provo io, ora, nella mia giovinezza sempre di più fino a che ogni essere umano non darà più spensierata. Una sola cosa non proverò mai: come si importanza alle semplici sensazioni della vita. L’uomo sta, costretti in un canale scavato tra la roccia chiamato sembra ormai mutare il suo comportamento, assomi- trincea, sotto il sole cocente di agosto, sotto la candida gliando sempre di più alla sua creazione: la macchina, neve di dicembre, sotto una pioggia di proiettili o sotto fredda e priva di emozioni, che vive solo per lavorare. una nebbia di gas mentre un maledetto proiettile colpi- Ma un piccolo spiraglio di luce c’è ancora, fatto dalle sce il tuo migliore amico, vicino a te, e lo fa cadere tra persone che ritengono importanti questi ideali, ormai le tue braccia, ormai cadavere, lasciandoti solo il suo perduti, o come dicono le persone di oggi, “fuori moda”. sangue e nell’istante che i suoi occhi privi di speranza si Scusami se mi sono dilungato un po’ troppo, ma penso chiudono, ti sale il terrore che il prossimo colpo possa che ti faccia piacere sapere come va il mondo per cui voi essere, per te, l’ultimo. Una notte nelle trincee del Pa- avete combattuto. Ieri, al sacrario, notando che tu ave- lon non può farmi capire quello che hai provato tu nel vi il mio stesso cognome e addirittura lo stesso nome di sentire l’odore della morte, il dolore verso la famiglia mio padre, ho pensato che, in un altro tempo, poteva lasciata, l’attesa di una licenza lontano dall’inferno. Ab- essere il nome di mio padre scritto su quella tomba; in biamo tentato di “ricostruire” il conflitto e questa espe- quel momento ho provato una sensazione di angoscia rienza mi lascerà, comunque, dei ricordi indelebili come e paura che mi è passata per tutto il corpo. Io credo la fame e la stanchezza che tu hai passato per ben oltre al destino e penso che questo non mi sia accaduto per due cortissimi giorni. Quest’anno si festeggia il cento- caso, ma per farmi capire quanto questa vita sia im- cinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia e solo in portante e che noi, gente moderna, disprezziamo come queste commemorazioni la maggior parte delle perso- fosse carta straccia. Per cambiare dobbiamo guardare ne che si ritengono italiane ricordano il vostro sacrificio, al passato e ricordare voi eroi che avete dato la vita per il sacrificio massimo che una persona può dare, la vita un mondo migliore che tuttora non c’è. Tanti saluti. per la nostra libertà, non per diventare eroi o per essere sepolti in un sacrario confusi con migliaia di sfortunati come te, ma per una maledetta cartolina che ti obbli-