Città-Dicastello-Radici-Della-Città
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1 2 a cura di Marisa Scarpignato 3 Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria Comune di Città di Castello Alle radici della città. Testimonianze ar cheologiche di Tifernum Tiberinum Città di Castello, Palazzo Vitelli alla Cannoniera 26 maggio- 22 agosto 2004 Comitato organizzatore Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria Mariarosaria Salvatore Marisa Scarpignato Comune di Città di Castello Fernanda Cecchini Rosario Salvato Anna Maria Traversini Testi Laura Bonomi L.B. Marco Broncoli M.B. Maria Cappelletti M.C. Maria Cristina De Angelis M.C.D.A. Claudia Giontella C.G. Cristina Migliorati C.M. Marisa Scarpignato M.S. Fotografie Valentino Pescari Disegni Simonetta Agabitini Cristofaro Cassisa Spartaco Capannelli Restauro materiali Gianfranco Angeloni, Silvia Bonamore, Giuliana Germini, Caterina Lucibello, Piera Zetti Progetto Fabrizio Manis Grafico Stampa Artegraf - Città di Castello © Città di Castello, Comune di Città di Castello © Perugia, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria, 2004 4 5 Il filo conduttore della VI Settimana della Cultura per la Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Umbria è rappresentato dall’esigenza di porre l’attenzione attraverso mostre, incontri e dibattiti, itinerari e visite guidate, su aree e monumenti archeologici poco noti, oltre che su tematiche particolarmente innovative in ambito archeologico. Per Città di Castello lo spirito di consensualità, la condivisione dei medesimi obiettivi e la grande collaborazione venutasi a creare con l’Amministrazione comunale, hanno consentito di realizzare un evento che ha in sé un valore aggiunto rispetto ad una tradizionale esposizione temporanea: mostrare tutte le potenzialità - fino ad oggi rimaste sopite - che la ricerca archeologica, adeguatamente utilizzata, può offrire ad una città e ad un territorio. Nello specifico la possibilità di rivedere e rileggere per la prima volta in una esposizione organica la storia di Tifernum Tiberinum, di visitare alcune testimonianze ubicate in proprietà privata e generalmente non aperte al pubblico, ponendole in rapporto con gli scavi dell’area ex F.A.T., costituiscono i presupposti logici per una valorizzazione a tutto campo di questi rinvenimenti. Rispetto a questo obiettivo la mostra si pone come un’ambiziosa provocazione per la realizzazione di due progetti tra loro perfettamente integrati ed integrabili anche in un sistema espositivo dell’Alta Val Tiberina: • l’allestimento di un Museo della Città che spieghi, attraverso quanto è possibile vedere oggi in mostra, e quanto attualmente conservato nel Palazzo e nella Biblioteca Comunale, come Tifernum Tiberinum sia alle radici della città medievale e moderna; • la creazione a Città di Castello di un Museo archeologico dell’Alta Valle del Tevere in cui affluiscano tutti i materiali e le informazioni provenienti da questo territorio di confine, importante punto di incontro tra il mondo tirrenico e quello adriatico. Mariarosaria Salvatore Soprintendente ai Beni Archeologici dell'Umbria 6 L’obiettivo esplicito, e tutt’altro che remoto, è quello di poter riunire in una sede appropriata, collegata alla Pinacoteca comunale, i reperti in grado di comporre un eloquente museo storico della città. Troppo spesso anche i più consapevoli richiami alla storia ed alla tradizione antica della città rischiano di trovarsi ancorati ad elementi di cui si è persa nel tempo la più elementare conoscenza, in una sorta di diaspora del patrimonio genetico della civitas tifernate. Questa mostra è una prima risposta all’esigenza diffusa di potersi riappropriare degli elementi distintivi di un itinerario plurimillenario ed è uno dei tasselli con cui si va componendo l’ambizioso disegno di rigenerare, in un frangente di facili smarrimenti e di difensive chiusure, una coscienza collettiva più profonda, solida ed aperta. Il poter vedere luoghi ed oggetti dà sostegno plastico all’immaginazione e la rinnovano proiettandone innanzi sensazioni e significati. È soprattutto per questo che il Comune di Città di Castello ha inteso far tesoro della preziosa collaborazione della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Umbria ed ha, insieme ad essa, allestito una mostra che vuole attraversare le più affascinanti e documentate emergenze di quella che fu Tifernum Tiberinum ed ha l’ambizione di fissare nella memoria dei cittadini di oggi quel rapporto antico di questa popolazione con questa terra e questa cultura. Dalla collaborazione in atto, che il Comune intende coltivare ulteriormente, possono nascere nuove mature prospettive di conoscenza di ciò che fu e nuove opportunità di reciproca e dinamica interazione tra il patrimonio che ci è stato trasmesso e le esigenze di sviluppo ed ammodernamento della città, all’altezza delle attese e delle necessità di vita e di lavoro di domani. Fernanda Cecchini Sindaco Rosario Salvato Vicesindaco, Assessore alle politiche culturali 7 L’Alta Valle del Tevere ha mostrato fin dall’antichità caratteristiche tipiche di un territorio di confine. In età orientalizzante è infatti un importante punto di incontro tra il mondo tirrenico e quello adriatico, come testimoniano i famosi rinvenimenti di Trestina e Fabbrecce. L’organizzazione territoriale in questo periodo privilegia insediamenti fortificati d’altura, gravitanti a volte intorno ad un santuario che diviene anche il centro politico della comunità, attestati alla destra e alla sinistra del Tevere, a controllo delle vie di comunicazione verso il territorio etrusco ed umbro. Tale organizzazione, che ha negli insediamenti di Monte Acuto, Monte Murlo, Monte Cedrone esempi di particolare rilievo, con una continuità di vita che a volte giunge fino in età romana, si afferma nel VI-V sec. a.C. e si mantiene pressoché immutata fino alla romanizzazione del territorio altotiberino. Limitata è la documentazione archeologica tra il IV e il II sec. a.C. Il rinvenimento, anche sporadico, di tombe con corredi di ceramiche e bronzi di produzione etrusca in località collinari e di pianura (Atena, presso Citerna, Passerina e Le Capanne, presso S. Giustino) dimostra comunque uno spostamento verso zone più favorevoli ad attività agricole e più vicine alla viabilità principale. La conquista romana darà poi l’impulso al processo di urbanizzazione che interesserà l’alta valtiberina e che vede la nascita del municipium di Tifernum Tiberinum. L’odierna Città di Castello è, allo stato attuale, tra i centri meno noti nel panorama archeologico dell’Umbria antica; ciò è imputabile principalmente alla frammentarietà dei dati archeologici e alle indagini, spesso di tipo occasionale, che in passato hanno interessato sia la città che il territorio circostante. Una nuova attenzione per il centro antico è stata suscitata dai recenti rinvenimenti di Riosecco, alla periferia nord della città, che hanno messo in luce i resti di un abitato databile tra la Prima Età del Ferro e il VI sec. a.C. e dal complesso messo in luce sempre nel 1996 nel quartiere “Mattonata”, all’interno della cosiddetta area ex F.A.T., riconducibile ad un edificio da spettacolo, al quale è adiacente una zona a carattere idraulico. Ed è proprio questo il primo importante rinvenimento di carattere urbanistico riferibile al municipio romano; la tecnica edilizia usata, l’opera reticolata, le iscrizioni latine e la base di statua rinvenute all’interno dello scavo confermano poi il carattere pubblico della zona. Sempre all’interno del quartiere “Mattonata” si può individuare un impianto abitativo, attestato dalla presenza di pavimenti a mosaico pertinenti probabilmente a domus. Sembra importante quindi sottolineare che la localizzazione topografica dell’antica Tifernum Tiberinum, e la sua identificazione con l’attuale Città di Castello, accettate in passato senza testimonianze archeologiche di rilievo, possono essere ora confermate proprio grazie a tali recenti rinvenimenti, alle nuove ipotesi sull’estensione del centro antico e della probabile presenza del porto sul Tevere. Marisa Scarpignato Direttore archeologo 8 9 Plinio il Giovane e il paesaggio nell’antichità Regionis forma pulcherrima. Imaginare amphiteatrum aliquod immensum, et quale sola rerum natura possit effingere. Lata et diffusa planities montibus cingitur, montes summa sui parte procera nemora et antiqua habent. Frequens ibi et varia venatio. Inde caeduae silvae cum ipso monte descendunt. Has inter pingues terrenique colles neque enim facile usquam saxum etiam si quaeratur occurrit planissimis campis fertilitate non cedunt, opimamque messem serius tantum, sed non minus percoquunt. Sub his per latus omne vineae porriguntur, unamque faciem longe lateque contexunt; quarum a fine imoque quasi margine arbusta nascuntur. Prata inde campiqui, campi quos non nisi ingentes boves et fortissima aratra perfringunt: tantis glaebis tenacissimum solum cum primum prosecatur adsurgit , ut nono demum sulco perdometur. Prata florida et gemmea trifolium aliasque herbas teneras semper et molles et quasi novas alunt. Cuncta emin perennibus rivis nutriuntur; sed ubi aquae plurimum, palus nulla, quia devexa terra, quidquid liquoris accepit nec absorbuit, effundit in Tiberim. Medios ille agros secat navium patiens omnesque fruges devehit in urbem, hieme dumtaxat et vere; aestate summittitur immensique fluminis nomen arenti alveo deserit, autumno resumit. C. Plinius Caecilius Secundus, Epistulae V 6, 7-14 (Domitio Apollinari) “La regione ha un aspetto bellissimo. Immagina un anfiteatro immenso come soltanto la natura può creare. Una vasta e aperta valle è circondata da monti dalle cime piene di boschi imponenti e antichi,