©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

MARIA VITTORIA BRUGNOLI

UN PALAZZO ROMANO DEL TARDO t500 E LtOPERA . DI GIOVANNI E A ROMA

EDIFICIO contrassegnato dal numero civico eccentrico rispetto all' asse di simmetria: il davanzale 24 nel tratto del Corso Vittorio Emanuele che delle finestre al piano terra poggia su mensole raccor­ L va dalla Piazza del Gesù al Largo Argentina, ciate e sovrasta un vano aperto a livello della strada. attira oggi difficilmente l'attenzione, privo com' è nella Cornici marcapiano, che sottolineano con deciso risalto facciata di una definita e coerente fisionomia architet­ la proiezione in facciata di ciascun piano, accentuano tonica: ed è stata la segnalazione dell' esistenza di un l'andamento orizzontale dell'edificio e ne mettono in ciclo di affreschi negli ambienti al primo piano a solle­ evidenza le proporzioni. citare il mio interesse. I) Ricondotto così al suo stato originario, il palazzo mo­ Si tratta in effetti di uno di quei palazzi romani del stra agevolmente di appartenere a quel tipo di costru­ ' 500 cui successive mano missioni - in questo caso la zione civile che ebbe il primo modello nel sangallesco facciata è stata ampliata sulla destra per lo spazio di due palazzo Ricci- Sacchetti di ; e i più diretti pre­ finestre, distruggendo il bugnato angolare originario e cedenti sembrano essere il palazzo Longhi già Mattei alterando definitivamente le proporzioni del prospetto; di Paganica e il palazzo Mattei-Caetani alle Botteghe inoltre il pianterreno ha subìto una completa trasfor­ Oscure, il primo sorto, a quanto sembra, su disegno mazione mediante l'apertura di un mezzanino e di del Vignola, il secondo dovuto, stando alle antiche gui­ botteghe 2) - hanno mutato fisionomia e carattere, de, a Claudio Lippi, altrimenti ignoto, fratello di Anni­ se pure parzialmente tuttavia quanto basta a renderli bale e figlio di Nanni di Baccio Bigio. 6) Di quel Nanni difficilmente identificabili : anche se ad essi, per lunga Lippi cioè che aveva proseguito l'opera di Antonio da tradizione, vanno uniti i nomi di architetti celebrati. Sangallo il Giovane nel palazzo di via Giulia, allorchè È appunto il caso dell' edificio al numero 24 di Corso ne divenne propriet~rio il cardinale Ricci di Monte­ Vittorio Emanuele (fig. I), che solamente il K6rte, pulciano, e la cui presenza è riconoscibile almeno nel nel 1933, riconosceva per quel Palazzo Ruggieri asse­ cortile, così strettamente affine al cortile del palazzo gnato decisamente a Giacomo della Porta dal Baglio­ del cardinale Salviati alla Lungara. I modi san galleschi ne. 3) La scritta sul portale, "Pompeius Rogerius " , del padre sembrano trapassare nel figlio Claudio, se riapparsa di recente sotto l'intonaco, permette oggi di a lui si deve in effetti il palazzo di Via delle Bot­ . identificare l'edificio, senza più alcun dubbio, con teghe Oscure, e sono individuabili nella facciata o quel "Palazzo Boadile in Via dei Cesarini " disegnato ancor più nel cortile, ove il fregio dorico sovra ­ dal L étarouilly nei primi decenni dell' 800 (fig. 2) , stante l'ordine inferiore del loggiato rammenta da quando il piano terreno aveva già subìto l'attuale tra­ vicino quello del cortile di palazzo Farnese; mentre le sformazione; 4) mentre la superstite struttura della finestre incluse negli archi dell' ordine superiore, e facciata, qualora sia debitamente decurtata dell'arbi­ aperte sopra cartelle a forte risalto, non sono certo trario moderno ampliamento, offre elementi più che immemori della soluzione ideata da al sufficienti per riconoscerne l'aspetto primitivo nella secondo piano di quel medesimo cortile. incisione del Falda, tav. 104 dei suoi Nuovi disegni ... Un doppio ordine di loggia ti - rispettivamente do · di Palazzi di Roma (fig. 3), contrassegnata "Palazzo rico e ionico - si ritrova anche su di un lato del piccolo nella strada del Giesù ... archit. di Giacomo della cortile di palazzo Ruggieri (fig. 4), ma con uno sviluppo

Porta II' 5) delle paraste assai più snello, di un' eleganza segnata Nel disegno del Falda il palazzo riassume quelle dallo intervento di modelli del Vignola: e la decorazione proporzioni e quel carattere che le successive deturpa­ nei pennacchi degli archi - nastri arricciati e scudi con zioni hanno irrimediabilmente distrutti e ci si rivela palmette e leonesse - così legata al gusto delle" grot­ opera di architettura, se non certo eccezionale, tuttavia tesche " del tardo ' 500 romano, fa pensare che il Della non priva di composta nobiltà, tale da giustificare il Porta abbia fatto ricorso, anche in questo particolare, Baglione quando la annovera tra le fabbriche civili del a disegni del maestro Vignola, il quale sembra ne for­ Della Porta. La facciata ha sviluppo longitudinale, a nisse per decorazioni di volte e soffitti. 7) L'attribu­ tre piani più un ammezzato, con sei finestre per piano zione a Giacomo Della Porta, assai ragionevolmente ed un portale - architravato su mensoloni laterali - proposta dal Baglione, viene convalidata dai raffronti

223 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

facilmente reperibili con altre fab ­ briche civili dello architetto: con le facciate ad esempio di palazzo Chigi su piazza Colonna e di palazzo Spi­ nola in piazza Campitelli; e, fatte le debite proporzioni da minore a maggiore, con il monumentale cor­ tile della Sapienza e più ancora con quello di palazzo Marescotti, nei due ordini di loggiati sul lato di ingresso. Esperienze architettoni­ che riprese in palazzo Ruggieri ap­ punto in scala ridotta, con un tono più dimesso e " borghese ", con un minore impegno, quasi fossero ridi­ mensionate sulla qualità medesima del committente: quel Pompeo Rug­ gieri che non apparteneva ad alcuna delle grandi famiglie romane nobili per tradizione o per censo, ma ad una borghese famiglia ancoratasi da più generazioni nel rione della Pigna e ascritta fra le nobili soltanto verso la fine del '500. Forse proprio nella persona di Pompeo, ultimo della stirpe, ricordato appunto in qualità di "nobilis Romanus" nel 1586 : 8) ed è pensa bile che la costruzione del palazzo - nella decorazione del sa­ FIG. I - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - LA FACCIATA (Fot. G. F. N .) lone al primo piano si legge la data 1591 - sia stata decisa proprio in omaggio alla recente acquisizione del titolo nobiliare, quasi a sancire l'in­ gresso della famiglia tra quelle di ben maggiore risonanza ed antica nobiltà. Ciò indurrebbe a ritardare la datazio­ ne all' ottavo decennio, proposta dal Létarouilly e dal K6rte per il palazzo, agli anni dopo l" 80; nè con tale conclusione contrastano i particolari stilisti ci, comuni ad altre fabbriche del Della Porta nel nono decennio. Oltre alla già ricordata analogia dei loggiati del cortile con quelli di pa­ lazzo Marescotti - degli anni dopo l' '85 - , si noterà infatti come la spo­ glia incornicia tura delle finestre al pianoterra, su piccole mensole stiliz­ zate, trovi il suo più vicino raffronto ID nelle finestre a terreno di palazzo Ca­ pizucchi (c. 1585-90) piuttosto che in quelle di palazzo Spinola (1570-80), ove i mensoloni conservano l'opu­ on lento sviluppo sangallesco delle men­ FIG. 2 - LA FACCIATA DI PALAZZO RUGGIERI (dal L étarouilly) sole di palazzo Ricci- Sacchetti. 9)

224 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

A Pompeo Ruggieri, signore del palazzo, si deve cer,to anche la scel­ ta del tema proposto ai pittori che decorarono fastosamente il primo piano: nel salone centrale - che si sviluppa in altezza ad occupare an­ che lo spazio dell'ammezzato - ri­ suona infatti il nome di Pompeo; e cosÌ, nella loggia, sono le gesta di Pompeo, le virtù di Pompeo che ven­ gono narrate e celebrate nell'ininter­ rotta trama pittorica che riveste le tre piccole volte. Non avendo, ad evidenza, da rivendicare antenati glo­ riosi o fasti della casata, la sug­ gestione dell'omonimia potè indurre Pompeo Ruggieri ad esaltare le im­ prese che condussero il grande gene­ , rale ad un passo dal divenire padrone , assoluto dell'antica Roma: e nella scelta intervenne certo anche quella ammirazione incondizionata per il mondo antico che, tra favola e storia, tra riscoperte e rievocazioni, domi­ FIG. 3 - LA FACCIATA DI PALAZZO RUGGIERI (dal Falda) nava gli uomini della Roma del' 500 e sollecitava la fantasia degli artisti, intesi a rinno­ seconda, la guerra contro i Pirati e contro Mitridate; varne i fasti nelle architetture e nelle decorazioni dei sulla terza, l'intervento nel conflitto tra Ircano II ed palazzi e delle chiese, ove non si esita a paludare Aristobulo per il dominio della Giudea (figg. 13-1 5). all' antica gli episodi sacri. Di questo gusto per l'antico partecipano gli affreschi di palazzo Ruggieri: un alto fregio corre tutto attorno alle pareti del salone, e negli spazi suggeriti con sapiente illusione prospettica da cornici e membrature archi­ tettoniche' le allegorie della Gloria, della Concordia, della Fama, della Pace, della Virtù si dispongono, simboli di grandi gesta, a coro attorno alla rievocazione dei due momenti massimi della gloriosa carriera del proconsole Gneo Pompeo: la partenza per la guerra contro i Pirati e il trionfo celebrato ·a Roma dopo la vittoriosa guerra contro Mitridate re del Ponto (figg. 5-12). IO} Distesi a modo di arazzi al centro delle pareti lunghe del salone, i due episodi sono commentati dall'appros­ simativo latino delle epigrafi sotto stanti : e l'ispirazione all'antico interviene determinante nel 'Trionfo di Pompeo', ove il ricordo di gemme e rilievi romani appare elaborato, e mediato, sulle conclusioni già de­ dotte - in risultanze analoghe - da Giulio Romano, da Poli doro da e dal Salviati. E non più di rielaborazioni, ma piuttosto di fantasiose rievocazioni si deve parlare per le dodici storiette che sulle tre volticine della loggia esaltano le imprese terrestri e marittime del generale romano: sulla prima, entrando, la guerra di Spagna contro Sartorio e quella d'Africa contro Domizio Enobarbo e Iarba re di Numidia; sulla FIG. 4 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - I LOGGIATI DEL CORTILE

225 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 5 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI : IL FREGIO DELLA PARETE ESTERNA DEL SALONE (Fot. G. F. N .)

Fatti di storia intesi, dai pittori cui venne affidata la di ciascuna volta, al di là di un oculo abilmente finto decorazione della loggia, come felici spunti per mettere in scorcio, dominano i simboli delle virtù - Fortezza, in scena episodi di guerra e di clemenza, di caccia e di Prudenza, Vigilanza - qualificate secondo i precisi battaglie marittime e notturne, in un barbaglio di co­ dettami che verranno enunciati dal Ripa nella sua razze e di elmi piumati tra eleganti grottesche e stucchi Iconologia ; e, in tre lunette delle due prime campate, finissimi, così che non sempre certa appare la stessa le personificazioni dell' Africa, dell' Asia (fig. 17) e del­ identificazione dei personaggi e degli episodi. Al centro l'Europa, teatri delle gesta gloriose di Gneo Pompeo.

FIG. 6 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI: IL FREGIO DELLA PARETE DI INGRESSO DEL SALONE (Fot. G. F. N .) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 7 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI: LA CONCORDIA (?) E LA PARTENZA DI GNEO POMPEO PER LA GUERRA CONTRO I PIRATI (particolari del fregio sulla parete destra del salone) (Fot. G. F . N .)

Un ciclo di affreschi dunque del tutto coerente nel Torres, negli spigoli del salone, dovettero pertanto essere " tema" e nello sviluppo, che già per questo rivela una inseriti più tardi, durante un trapasso di proprietà del ideazione unica per le storie del salone e della loggia e palazzo II) - e la data 1591, che si legge sul piedistallo un medesimo "tempo" di esecuzione: ideatore certo del genietto tubicine presso l'angolo sinistro della pa­ fu Pompeo Ruggieri - gli stemmi della famiglia De rete esterna del salone (fig. II), permette di definire il

FIG. 8 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI: LA VIRTÙ E IL TRIONFO DI GNEO POMPEO (p:uticolari del fregio sulla parete sinistra del salone) (Fot. G. F . N .)

227 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

analoghi e, tra questa ristretta cer­ chia, il nome che viene suggerito dal ricorrere di particolari motivi figura­ tivi è quello dei fratelli Alberti: di Giovanni in particolare, maestro di prospettive in quel giro di anni; e con lui dovette lavorare qui, ancora una volta, il fratello Cherubino. In palazzo Ruggieri si ripete cioè quel binomio Giovanni-Cherubino Alberti che è apparso pressochè inscindibile nella storia della grande pittura decorativa degli ultimi decenni del ' 500, tanto che i due fratelli non appaiono ben distinti neppure nel maggiore esem­ pio che della loro arte ci hanno la­ sciato: le pitture della Sala Clemen­ tina in Vaticano, premessa massima e determinante per talune decora­ zioni barocche di volte e soffitti. 13)

Della famiglia Alberti di FIG. 9 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI: LA PACE (particolare del fregio sulla parete sinistra del salone) (Fot. G. F. N.) Sansepolcro, ma originaria di Bo­ logna, Cherubino e Giovanni, con il termine della decorazione. Unitaria è anche la concezio­ fratello più anziano Alessandro, raggiunsero a Roma ne decorativa, se pure nella esecuzione delle varie parti tra il 1566 e il 1568 il padre Alberto, che vi aveva si debbono riconoscere mani diverse: gli scorti perfet­ messo bottega nel 1566: 14) erano allora in assai gio­ tamente illusori di cornici, timpani, mensole e finestre vane età, poichè Alessandro era nato nel 1551, Cheru­ (sulla parete di ingresso del salone due finte aperture ripe­ bino nel 1553 e Giovanni nel 1558. A Roma Alberto tono quelle dell'ammezzato in facciata), nel salone come Alberti, ingegnere militare e civile ma anche intaglia­ nella loggia, dimostrano infatti la presenza di un mede­ tore in legno e scultore, trovò appoggi presso il ~ Cardi­ simo artista, padrone della prospettiva ed esperto di mo­ naIe di S. Sisto, e cioè Ugo Boncompagni (poi papa duli e termini architettonici: come si addiceva appunto a Gregorio XIII), e presso i Medici, dai quali era ben quei" maestri di quadratura" che nella seconda metà conosciuto in quanto il Granduca Cosimo, signore del' 500 si applicarono con minuziosi calcoli a digradare della terra di Sansepolcro, gli aveva affidato svariati ed abilmente finte architetture per ottenere l'illusoria aper­ importanti incarichi già negli anni precedenti il 1566. tura degli spazi-ambiente; pittori che restano indietro Dei suoi lavori condotti durante il soggiorno a Roma, soltanto di un passo nei confronti della iperbolica fan­ che fu discontinuo e interrotto da frequenti ritorni alla tasia dei decoratori barocchi di un secolo più tardi. città natale, non ci è rimasta altra notizia se non che Nessuna informazione ci viene dalla antica letteratura di lui si servì il cardinale Ferdinando de' Medici. ' 5) e dalle Guide circa i pittori di palazzo Ruggieri: e gli af­ Il cardinale Ferdinando aveva acquistata nel 1576 freschi passano sotto l'etichetta " opera degli Z uccari " : la Villa a Trinità dei Monti, costruita dai nipoti del un' etichetta di comodo per molta pittura a Roma negli cardinale Giovanni Ricci di Montepulciano su pro­ ultimi decenni del t 500.'2) Nè, in effetti, è cosa semplice getto di Nanni di Baccio Bigio; e nel decennio che ed agevole andar individuando in quello scorcio di secolo seguì si occupò di ingrandirla e abbellirla. Non sap­ maestri ed aiuti, accomunati da un'analoga decantazione piamo, dai pochi documenti noti, quali siano stati la delle medesime premesse: che erano sempre quelle dei misura e i limiti dei lavori promossi dal cardinale " grandi" del primo' 500, con il successivo intervento Ferdinando, nè a chi essi vennero affidati poichè il specialmente dell'apporto toscano del Vasari e di Fran­ nome dell' Ammannati, indicato dal Bellori, appare cesco Salviati, del bolognese Tibaldi e del Baroccio. poco verosimile; 16) tuttavia, se l'ipotesi che sia stata L' anonim' a degli affreschi di palazzo Ruggieri avreb­ in quel tempo innalzata la facciata del palazzo verso be avuto pertanto poche possibilità di soluzione se non il giardino non sembra accettabile, indubbiamente intervenisse quell'abile giuoco prospetti co a caratteriz­ alla volontà del cardinale de' Medici si dovette la zare la decorazione: non erano molti a Roma gli artisti sistemazione su tale facciata dei bassorilievi che le che alla data 1591 fossero in grado di ottenere risultati conferiscono inconfondibile carattere, in quanto essi ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. IO - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - GIOVANNI E CHERUBINO FIG. I I - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - PARTICOLARE ALBERTI: PARTICOLARE DEL FREGIO SULLA PARETE DESTRA DEL FREGIO DEL SALONE: SUL PIEDISTALLO, LA DATA 1591 DEL SALONE (Fot. G. F . N .) (Fot. G. F. N .)

provengono per la maggior parte da quella collezione rilievi quando fossero frammentari; o per adattarli agli Della Valle che fu acquistata nel 1584 dal cardinale. 17) spazi architettonici. È assai probabile che proprio a questa sistemazione Allo studio dei marmi e delle sculture antiche il abbia lavorato Alberto Alberti, che tornò a Roma da padre Alberto dovette avviare assai presto anche i Borgo Sansepolcro proprio nel marzo 1584 per restarvi figli : Giovanni e Cherubino riempirono infatti interi fino al settembre del 1585. Il gusto decorativo che album di schizzi e rilievi di monumenti classici, di caratterizza - con ghirlande cartelle e nastri - la disegni di fregi e di sculture; ed in un codice di Borgo inserzione degli antichi marmi nella muratura non Sansepolcro, che il Lanciani ebbe modo di consultare, doveva infatti essere estraneo ad un abile intagliatore disegnarono anche i marmi e le sculture scavate durante in legno e scultore di tabernacoli quale era Alberto, i pontificati di Gregorio XIII, Sisto V e Clemente VIII, pratico inoltre di "anticaglie" fin dagli anni della marmi poi venduti e riadoperati nelle fabbriche del giovinezza, poichè si era recato una prima volta a Roma tempo. 19) Lo studio delle architetture antiche certo nel febbraio del 1547 "per disegnare e vedere " i costituì un buon apprentissage per il " prospettico " monumenti e le sculture antiche. E non è da escludere Giovanni, che farà largo uso degli ordini classici riela­ che ad Alberto, un nome sul quale sinora non si è borandoli al modo di Michelangelo, del Vignola o del soffermata sufficientemente l'attenzione degli studiosi Della Porta; così come per Cherubino la pratica dei della Villa, 18) si sia ricorso anche per completare i rilievi antichi sembra aver condizionato gran parte

229

r-- ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

attorno alle pareti della Sala vecchia dei Palafrenieri (o degli Apostoli) e della contigua Sala degli Svizzeri: 2r) i due ambienti cioè che assunsero al tempo di papa Gregorio l'aspetto attuale (la data 1582, ripetuta nelle epigrafi delle due sale, sta ad indicare verosimilmente il termine dei lavori). Il Baglione, invero, limita l'at­ tività di Giovanni in quelle sale a "varie figurine e puttini " sopra le nicchie con gli Apostoli nella sala dei Palafrenieri; 22) ed una esplicita dichiarazione resa da padre Egnazio Danti nel suo " Commento " alle due regole della prospettiva pratica del Vignola - dichia­ razione sfuggita, a quanto io sappia, a quanti hanno trattato dell'argomento - viene a confermare che l'in­ tervento di Giovanni deve circoscriversi appunto a quella zona marginale della decorazione. Il Danti, nel dimostrare come si debba procedere nel dipingere pro­ spettive attorno agli ambienti, dice infatti: "sì come ho fatto nel dipingere per comandamento di sua San­ tità le facciate delle due sale degli Svizzeri e delli San­ tissimi Apostoli .. , e si vede che tornano benissimo e fanno bel vedere ".23) Ad Egnazio Danti dunque si de­ ve l'invenzione delle prospettive architettoniche sulle pareti delle due sale; e la parte dovuta a Giovanni viene in effetti a ridursi a quelle "figurine" accessorie nelle quali non è agevole individuarlo. Tuttavia si può attri­ buirgli con buone probabilità almeno la figura della Pace (" Pax Dei exuperat omnem sensum II) (fig . 18) sul frontone che sovrasta il serafico Francesco, per la grazia spigliata e il disegno elegante, ispirato a Perin del Vaga e al Parmigianino; per quei caratteri cioè che, FIG. 12 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI: LA GLORIA (Fot. G. F . N.) uniti a modi piu robusti e tibaldeschi, si riconoscono anche nelle (Virtu' della loggia di Palazzo Ruggieri della sua attività di incisore, orientandola verso i o in alcuni angioli sulla volta della sacrestia di S. Gio­ modelli di . vanni in Laterano; 24) e paiono delineare una fisionomia Le notizie circa l'attività di Cherubino e Giovanni di Giovanni " figurista" distinta da quella del fra­ Alberti cominciano a farsi numerose e dettagliate a tello Cherubino. partire dal nono decennio del secolo; e sappiamo che in quegli anni essi lavorarono in chiese e palazzi a L'aver attribuito a le prospettive Borgo Sansepolcro, a Perugia, a Firenze, mentre Ales­ delle due sale vaticane ha costituito un errato punto sandro si recava a Napoli - ove tornò più volte e dove di partenza per la valutazione delle sue effettive qua­ svolse la gran parte della sua attività - e poi nel lità: tali prospettive infatti denunciano una ricerca novembre del 1586 a Sabbioneta. Qui lo raggiunse, programmatica e dimostrativa di un assunto teorico dopo otto mesi, Giovanni, e i due fratelli vi rimasero (come tali vengono infatti proposte dal loro autore fino verso la fine del 1587, allorchè, a stare alle cro­ Egnazio Danti) del tutto nello spirito di un matematico nache locali, avrebbero abbandonato il lavoro notte­ esperto di regole prospettiche, quale non fu viceversa tempo e senza alcun preavviso. Giovanni Alberti, "gran pratico" e pittore dotato di Di lavori svolti a Roma in quel decennio poco o nul­ indubbie qualità di fantasia, sulle quali farà leva al­ la, viceversa, conosciamo: nessuna notizia di opere di lorchè si tratterà di dipingere sull'ampia volta della Cherubino, mentre dell'attività svolta da Giovanni nel sala Clementina la prima grande esaltazione in chiave Palazzo di Montecavallo al tempo di Gregorio XIII 20) pre-barocca della Chiesa cattolica apostolica romana. non resta traccia per le manomissioni subite dagli L'antica decorazione raffaellesca della sala dei Palafre­ ambienti decorati sotto quel pontefice. nieri, a grandi figure di Apostoli e di Santi entro taber­ Negli anni intorno all' '80 Giovanni lavorò anche nacoli, era stata già risarcita - dopo i guasti irreparabili nel Palazzo Vaticano e a lui si attribuiscono per apportativi da Paolo IV - al tempo di Pio IV de' Me­ consuetudine le intelaiature architettoniche dipinte dici, il quale ne aveva dato incarico a Taddeo e Federico ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

Zuccari: 25) l'opera di rifacimento fu però completata da Gregorio XIII, il quale oltre che di "restaurare " le grandi fi gure si preoccupò di arric­ chire le decorazioni delle pareti con le " prospettive " condotte lungo le quattro pareti della sala. 26) Una inno­ vazione questa che tradisce il gusto del papa bolognese e le sue predile­ zioni per quei pittori " quadraturisti" che da Bologna egli fece convergere a Roma al tempo del suo pontificato; e per questo lavoro, cui va unita la decorazione della vicina sala degli Svizzeri, sappiamo ora che prescelse chi più di ogni altro poteva dargli affidamento di serietà " scientifica " : il padre Egnazio Danti perugino, studioso di prospettiva e professore di matematiche presso l'Università di Bologna, venuto a Roma nell' '80. La fisionomia del Danti, teorico e matematico, si configura nelle pro­ spettive della sala dei Palafrenieri più nitida che non in quelle della sala degli Svizzeri. Le grosse colonne scanalate inserite tutto attorno negli stretti spazi fra le nicchie - esse so­ no ripetute anche sui pilastri in mu­ ratura che tagliano l'ambiente crean­ do una specie di ambulacro, ma si tratta di una aggiunta ottocentesca, come denuncia anche lo stemma di Pio VII Chiaramonti inserito nel fre­ gio sovrastante - scorciano infatti accuratamente sui plinti, con una digradazione prospettica ricercata punto su punto in rapporto ad un os­ servatore che si ponga al centro del­ FIG. 1 3 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - LA PRIMA VOLTA DELLA LOGGIA l'ambiente (non altrettanto può dirsi CON L ' ALLEGORIA DELLA FORTEZZA (Fot. G. F . N .) dei mensoloni alla base delle nicchie, di un disegno secco ed angolato tipico anche delle I pittori quadra turisti della seconda metà del' 500 sono architetture di Giovanni Alberti; forse dovuti a questo andati ormai lontani, fino quasi a perderlo d'occhio, dal ultimo, collaboratore del Danti nella esecuzione delle significato assunto dalla prospettiva presso gli artisti del prospettive della sala ?) ; e il disegno rigido e preciso '400; e cioè di mezzo il più palesemente dimostrativo del che predispone basi, colonne e capitelli presuppone nuovo rapporto intercorrente tra l'uomo e il mondo uno studio minuzioso condotto a tavolino con riga circostante. Nella cieca fiducia di conseguire attraverso e squadra, uno studio che finisce per concludersi in l'applicazione di formule geometriche se Lpre piu perfet­ se stesso senza nulla concedere all' estro o alla fantasia. te il coefficiente massimo di suggestione spazi aie di una Esempio limite del modo di operare di un quadra­ superficie dipinta, concludono nella prospettiva ogni loro turista sulla fine del '500, quasi una professione di fede interesse ed ogni fine insistendo con matematica obietti­ in quella " scienza " della prospettiva lineare alle cui vità su regole, calcoli e misure. Ma facendo così leva, con risorse ci si affida senza riserve, applicandone con ri­ fondamentale equivoco, piuttosto sulla ragione che sulla gore le leggi più capillari, nella presunzione di raggiun­ fantasia finiscono per annullare quell'alto potere evocati­ gere così nel modo più perfetto l'inganno dell' occhio. vo di cui la interpretazione delle leggi prospettiche aveva ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

quanto si riconosce in esse l'elemento espressivo ideale per quanti vogliano dimostrare la efficienza di talune re­ gole geometriche, quali ad esempio quelle che presiedono alla esatta proiezione di un oggetto sui piani digradati : e da questa applicazione pressochè meccanica di postulati e di teorie può andare escluso l'impegno umano e sentimentale dell'artista, al quale il matematico finisce per so­ stituirsi, sicuro della bontà dei propri risultati. Risultati che restano al di qua del mondo dell'arte fino al momento in cui subentrerà la con­ cezione mistica e trascendente del barocco; allorchè cioè tali risultati saranno riassunti, con un signi­ ficato inusitato e inintellegibile ai " loici " quadraturisti del '500. Condotte oltre ogni limite pensabile, le prospettive architettoniche verran­ no proiettate in una sfera ultraterrena ove, se pur basate su calcoli accura­ tissimi, partecipano del medesimo le­ vito di fantasia che ne caratterizza la visione; recuperando il proprio signi­

ficato di ti mezzo" ma nei confronti di un nuovo rapporto istituitosi tra l'uomo e il mondo dell'ultrasensibile.

Su questa via, proprio allo scorcio del vecchio secolo, ritroviamo Gio­ vanni Alberti, un pittore di cui è sta­ ta avvertita ma non sufficientemente intesa la importanza nel trapasso verso il mondo del grande barocco. Egli fece le sue prime esperienze con quella schiera di teorici e pittori di FIG. 14 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - LA SECONDA VOLTA DELLA LOGGIA CON L'ALLEGORIA DELLA PRUDENZA (Fot. G. F. N .) prospettive - il Laureti, il Masche­ rino, lo stesso Danti - radunati a dotato l'opera d'arte, riducendosi l'uso di tali leggi ad Roma al tempo di papa Gregorio, e di lui il Danti

una esecitazione abilissima ma arida, che si va sempre rammenta una ti decorazione prospettica delle pareti di

piu complicando fino a giungere alle iperboli architetto­ un ambiente" eseguita in modo ti molto eccellente" niche dipinte dal Laureti sul soffitto di palazzo Viz­ in palazzo Mattei; 27) un'opera precedente il 1583 zani a Bologna. (anno della prima edizione del "Commento " del Il rapporto tra le prospettive architettoniche e i Danti) e che dimostra quali dovessero essere le qualità personaggi messi In scena, le vedute di paese o gli di Giovanni in ancor giovane età: qualità che lo episodi narrati negli spazi suggeriti illusoriamente, si rendevano così degno di stima da far prendere in con­ spezza a tutto favore delle prime (un illuminante siderazione dallo stesso professore di matematiche una confronto si può istituire con gli affreschi di Paolo sua dimostrazione pratica del modo di trovare l'altezza Veronese a Masér, che, di poco precedenti le decora­ dei quadri digradati. 28) Per reperire oggi delle prove di zioni dei quadraturisti del tempo di Gregorio XIII, quelle capacità occorre scendere all'ultimo decennio del dimostrano un equilibrio ancora "umanistico" tra secolo, ai lavori cioè condotti in S. Giovanni in Laterano prospettive architettoniche e paesaggi od episodi), in e nel Vaticano al tempo di papa Clemente VIII: a tali

232 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

lavori si possono ora aggiungere gli affreschi in Palazzo Ruggieri, che precedono di almeno un anno la data della decorazione della sacrestia vec­ chia lateranense e rappresentano il solo esempio fino ad oggi noto di affreschi cui abbia lavorato Giovanni in una dimora privata a Roma. Prima di considerare questa atti­ vità romana, sarà forse opportuno esaminare un poco le pitture della Galleria degli Antichi nel Palazzo del Giardino di Sabbioneta. Nel novem­ bre del 1586 partiva per Mantova, come si è già ricordato, Alessandro Alberti, incaricato dal duca Vespa­ siano Gonzaga di lavori nella nuova fabbrica del Palazzo di Sabbioneta, e otto mesi dopo lo raggiungeva Gio­ vanni: tra la fine di novembre e il principio di dicembre del 1587 i due fratelli lasciavano poi l'impresa, a quanto pare senza averla portata a compimento; probabilmente a causa di una malattia sopravvenuta (sembra appunto che Alessandro sia tornato malato in Borgo Sansepolcro a quella data) piuttosto che di stranezze o di­ scordie con gli altri artisti. 29) Nella decorazione della Galleria degli Anti­ chi, il nome di Giovanni viene oggi formulato - insieme con quello di Cherubino, il quale viceversa non si recò mai a Sabbioneta e in quel pe­ riodo lavorò a Firenze e a Borgo San­ 0 sepolcro 3 ) - per le prospettive e le finte architetture della zona supe­ riore delle pareti lunghe: mentre a

Pietro Martire Pesenti sabbionetano FIG. 15 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - LA TERZA VOLTA DELLA LOGGIA si attribuiscono le prospettive ben al­ CON L'ALLEGORIA DELLA VIGILANZA (Fot. G. F. N .) trimenti significative delle pareti ter­ minali, oltre a quelle decorazioni di clipei e trofei che certamente giudicati " eccellenti 11 dal Danti; e quella sostituirono nel 1590 le vedute di città dipinte dagli apertura su vedute di città non sembra poter ignorare la Alberti sulle pareti tra le finestre. 31) premessa del Peruzzi nella Farnesina, premessa sempre Tuttavia, ad esaminare proprio le prospettive dei presente ai pittori di prospettiva che teorizzarono o la­ lati brevi della Galleria (figg. 19, ::w), l'esclusione per vorarono a Roma negli ultimi decenni del secolo. Inol­ esse dei fratelli Alessandro e Giovanni appare per lo tre, e sovratutto, nella decorazione della galleria e par­ meno assai problematica: poco sappiamo di Alessandro, ticolarmente sulle pareti terminali, si è colpiti dalla ma per quel che ci è noto di Giovanni - anche presenza di intenti e di effetti del tutto diversi da quelli per le dichiarazioni quanto mai attendibili di Egnazio che caratterizzano le decorazioni degli altri ambienti Danti - nulla parrebbe aderire tanto alle sue capacità del medesimo Palazzo del Giardino o degli edifici circo­ quanto i due" sfondati 11 di quelle pareti. Il sorvegliato stanti, opere di artisti settentrionali quali i Pesenti o digradare in piani plurimi e successivi dei colonnati - Bernardino Campi. In tali ambienti la spartizione di pa­ rispettivamente dorico e ionico - e dei pilastri, le om­ reti e soffitti in una rete di riquadri - secondo il gusto bre diligentemente riportate sul piancito sarebbero stati della scuola raffaellesca, trionfante con Giulio,Romano

233 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

del Vignola o del Della Porta e pre­ diletto da Giovanni nelle sue finte architetture; infine il motivo del put­ to sgambettante sulla cornice della colonna sinistra di una delle pareti terminali, motivo ripetuto più volte negli affreschi degli Alberti (vedi an­ che lo stesso fregio di palazzo Rug­ gieri) e nelle incisioni di Cherubino. Verso la fine del 1587 Alessan­ dro e Giovanni lasciavano Sabbio­ neta per Borgo Sansepolcro, ove li raggiungeva Cherubino: lavorarono insieme nell'Oratorio del SS. Croci­ fisso e in alcuni palazzi, poi nel 1588 Alessandro partiva di nuovo per Ro­ FIG. 16 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - LUNETTA SULLA PARETE DI FONDO ma e quindi per Napoli, Giovanni DELLA LOGGIA (Fot. G. F . N .) e Cherubino per Firenze, Perugia e Urbino. 32) L~ presenza a Roma di Giovanni ci è documentata nel 1592 per i lavori condotti insieme con Ales­ sandro nella sacrestia di S. Giovan­ ni; 33) quella di Cherubino soltanto nel 1596, allorchè stipula col fratello il contratto per la decorazione della Sala Clementina. 34) Ma anch' egli, co­ me Giovanni, doveva essere tornato in città intorno al '90, poichè a que­ gli anni appartiene la decorazione di palazzo Ruggieri: il complesso deco­ rativo del salone e della loggia rivela infatti senza dubbio una idea di Gio­ vanni, ma altrettanto indubbia ap­ pare la partecipazione di Cherubino.

Distinguere la parte dovuta a cia­

FIG. 17 - ROMA, PALAZZO RUGGIERI - LUNETTA NELLA LOGGIA scuno dei due fratelli nei cicli di CON LA PERSONIFICAZIONE DELL' ASIA (Fot. G. F . N .) pitture romane cui collaborarono è sembrata impresa con poca o nessuna nel non lontano Palazzo Te di Mantova - , l'avvicen­ possibilità di riuscita; e la critica, come si accennava, ha darsi ininterrotto di episodi, paesaggi e grottesche a stuc­ finito quasi col fondere in una sola le personalità dei due chi e cornici, escludono ogni volontà di suggerire effettive pittori, pur riconoscendo per lo più a Giovanni mag­ aperture di spazi; mentre, nella Galleria, si è posto ogni giori capacità di prospettico ; 35) quelle capacità che tro­ impegno a rendere credibile la continuità tra spazio in­ vano, come si è visto, autorevole conferma nelle parole terno ed esterno; e con dei mezzi analoghi a quelli usati di Egnazio Danti, il quale, ignorando nel suo " Com­ dai pittori del centro-Italia, per quel rapporto tra pro­ mento " Cherubino, sembra escluderne una qualunque spettive architettoniche e vedute di paese che fa tornare particolare abilità nella "scienza " della quadratura. a mente appunto il salone del Peruzzi alla Farnesina. Un Già una buona traccia per individuare la fisionomia elemento già determinante per far pensare agli Alberti, dei due fratelli ; e un contributo ancora più deteminante il cui intervento sembra anche confermato da certi par­ si può reperire, oltre che nelle incisioni di Cherubino, ticolari figurativi : così il singolare uso di balaustri mi­ nelle poche opere superstiti in cui lavorò da solo: 36) chelangioleschi in funzione di pilastri, riconoscibile per gli affreschi cioè condotti a Roma dopo la morte di la sua bizzarria anche nel fregio del salone di palazzo Giovanni, avvenuta nell'agosto del 160I. Ruggieri; la presenza del capitello ionico con le volute Larghissima, come è noto, l'attività di incisore di legate da una ghirlanda, tipico delle fabbriche romane Cherubino: 37) e i modelli furono molti e vari, ma tra

234 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

i primi quelli di Polidoro da Cara­ vaggio che gli trasmise le tipologie e il gusto per l'antico di tradizione raffaellesca; una adesione, da parte di Cherubino, che riappare anche nelle sue opere più tarde, come nei putti araldici delle lunette nel Salone dell'Aurora Rospigliosi (I6I3-14) o nell'affresco (I6I4) sulla parete sini­ stra della cappella della SS. Trinità in Santa Maria in Via, ove il vasto pae­ saggio che è l'unico soggetto dell'af­ fresco (i putti in volo che reggono il cartiglio osannante sono soltanto un'aggiunta, un dettaglio) tiene conto, e assai da vicino, dei paesi di Polidoro nella cappella di Fra' Mariano in S. Silvestro. 38) Gli studi da Michelangelo - degli affreschi nella Sistina e nella Paolina - ricorrono anch' essi nelle incisioni di Cherubino per lunghi anni a partire dall'ottavo decennio, e così i modelli del Tibaldi, del quale incise tra l'altro il disegno per l" Angelo e Tobia' che è agli Uffizi: 39) modelli, questi ultimi, che prediligerà anche ne­ gli affreschi di palazzo Ruggieri, e che permettono anzi di riconoscerlo lì co­ me in alcune parti degli affreschi in S. Giovanni o nel coro di S. Silvestro. Il maggiore e più significativo af­ fresco di Cherubino che ci sia perve­ FIG. 18 - ROMA, VATICANO : PARTICOLARE DELLA SALA VECCHIA DEI PALAFRENIERI nuto è sulla volta della cappella Aldo­ (Fot . Arch. Vaticano) brandini in S. Maria sopra Minerva: eseguito per incarico della famiglia di Clemente VIII nitida chiarezza nella scansione prospettica - viene in­ negli anni tra il I609 e il I6II (fig. 2I). 40) Uno fatti pressochè invertito nella volta Aldobrandini, dove " sfondato" di mensoloni, balaustri ed oculi nei modi i festoni, i cartigli, i putti e gli angeli si sovrappongono usati da Giovanni sulla volta della prima campata del e si accavallano generando un senso di sovrabbon­ coro di S. Silvestro al Quirinale : ed è forse proprio dante e confuso apparato ornamentale; e fin l'occhio questa analogia che ha generata la maggiore confusio­ di cielo al centro perde la sua limpidezza per le troppe ne presso la critica. Si è concluso infatti che a Cherubino nubi e la croce troppo grande che vi campeggia. si debba anche la invenzione delle prospettive in S. Cherubino ci appare cioè pittore "di figure" assai Silvestro - e un disegno di Cherubino agli Uffizi per prima che di prospettive e come tale si compiace addi­ la cappella Aldobrandini è stato giudicato studio sia per rittura di sostituire alle volute dei cartigli, negli spicchi

tale affresco che per quelli del coro di S. Silvestro 41) - laterali della volta Aldobrandini, figure di putti e di riconoscendogli così le medesime qualità di prospet­ cherubi, confermando quella sua tendenza a dissolvere tico del fratello e rendendo pertanto davvero inestrica­ in forme naturalistiche i termini architettonici che è bile il problema della collaborazione tra i due artisti. già stata bene individuata a proposito dei suoi dise­ Senonchè, a bene osservarla, la volta della cappella gni. 42) Una concezione del tutto diversa da quanto ci alla Minerva ripete motivi dello "sfondato" del coro viene significato da quattro bei disegni del Gabinetto di S. Silvestro (fig. 22), ma con varianti sufficienti Nazionale delle Stampe di Roma, per i quali pertanto a persuadere che l'invenzione di quest'ultimo non non appare accettabile l'attribuzione che essi portano fu del medesimo pittore. Il rapporto esistente in a Cherubino Alberti. 43) Si tratta di quattro composi­ S. Silvestro tra il partito architettonico e le figure - zioni analoghe (figg. 23-26), ove le figure che recano risolto a tutto vantaggio del primo, con un effetto di gli strumenti della Passione si pongono, a due a due, ai

235

- ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIGG. 19, 20 - SABBIONETA, PALAZZO DEL GIARDINO - GALLERIA DEGLI ANTICHI: DECORAZIONI DELLE PARETI TERMINALI (ALESSANDRO E GIOVANNI ALBERTI?) (Fot. Sopr. Gall. Mantova) lati di una nicchia ovale affiancata da enormi mensoloni opere romane già note e nel ciclo di affreschi di pa­ fogliati; e le figure scorciate, di una muscolatura am­ lazzo Ruggieri. Prima di tutto nella sacrestia vecchia plificata e turgida alla maniera del Tibaldi ma dalle lateranense così prossima, per alcune invenzioni oltre teste piccole e aggraziate con un sorriso ispirato al che nel tempo, agli affreschi Ruggieri: 45) vi si nota la Correggio e al Parmigianino, si flettono con eleganza, medesima intonazione bruna del fondo, su cui si di­ si ripiegano su se stesse fino al limite del verosimile per staccano il vivace cangiantismo delle vesti e i festoni inserirsi nelle volute delle mensole. Un processo cioè di frutta e di fiori, che sottolineano, in S. Giovanni, le di assimilazione all' elemento architettonico esatta­ finte crociere da cui la volta è suddivisa in spicchi mente opposto agli intenti dichiarati da Cherubino (una analoga suddivisione della superficie muraria è nella volta Aldobrandini: e che non si tratti di lui, nel coro di S. Martino a Napoli, del cav. d'Arpino, ma del fratello Giovanni, lo conferma la tipica costru­ 1590); negli spicchi si aprono oculi e al centro un zione dei nudi, definiti con lo stesso energico e sicuro riquadro con prospettive di colonne e balaustri che "sotto in sù" che caratterizza un disegno, anche sfondano sul cielo luminoso da cui si affacciano i putti esso inedito (fig. 27), per una delle figure ritte contro vivacissimi (fig. 28). Il motivo, già accennato nella il cielo sull'attico della finta architettura che sovrasta volta mediana della loggia Ruggieri, viene svolto in il paesaggio di Paolo Brill nella sala Clementina (cfr. modo più complesso, con più sicura maestria e più fig. 30). 44) Un disegno sicuramente di Giovanni e che netta scansione degli spazi: che si tratti di Giovanni va collegato, insieme con i quattro disegni del Gabinetto non dovrebbe apparire ormai dubbio, e non solo Nazionale e con stretta coerenza stilistica, alla Pax Dei nell' idea ma nell' esecuzione, poichè quei putti robusti nella sala vaticana dei Palafrenieri, ad alcuni angeli ed ben si legano alla maniera tenuta da lui nel disegnare allegorie nella sacrestia lateranense - vedi ad es. la la figura, mentre non presentano le tipologie alla allegoria della Pace in una lunetta, e l'angelo con il Polidoro da Caravaggio caratteristiche di Cherubino. cartiglio " Facit angelos suos ... " in uno degli spicchi Ad osservare la decorazione della sacrestia latera­ della volta (fig. 29) -, infine alle tre Virtù nella loggia nense tornano a mente i precedenti costituiti da alcune di palazzo Ruggieri; una serie di opere cioè che permette volte delle logge di Raffaello, dal salone " dei giganti"

di definire la Il maniera" tenuta da Giovanni nel far del Tibaldi in palazzo Poggi a Bologna, da quelle espe­ figure e di distinguerla da quella del fratello Cherubino. rienze cioè perseguite per dare maggior respiro ad un Qualora si accolga questa diversitì di intenti e di ambiente ma sovratutto più agile varietà alle figurazioni, forme tra i due artisti, apparirà meno inestricabile senza il preciso impegno di creare una illusoria con­ l'aggrovigliata matassa della loro collaborazione nelle tinuità da spazio interno ad esterno. Esperienze ripetute ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 21 - ROMA, S. MARIA SOPRA MINERVA - CHERUBINO ALBERTI: VOLTA DELLA CAPPELLA ALDOBRANDINI (Fat. G. F . N .)

poi dai quadraturisti come Ottaviano Mascherino il dell'osservatore. E punto d'arrivo esemplare ne sarà la quale, nella prima e nella seconda loggia di Gregorio 'Gloria di S. Ignazio ', dipinta circa un secolo più XIII, si compiace del giuoco di prospettive angolari, tardi da Padre Pozzo sul volto ne della chiesa omonima. di oculi in iscorcio, e, quando conduce prospettive Tutto ciò viene avvertito da Giovanni Alberti al ­ architettoniche tutto attorno ad un soffitto - è anche lorché si accinge alla grande opera della Sala Clemen­ il caso del loggiato dipinto alla base della volta nella tina, commessagli da papa Aldobrandini. L 'apoteosi di Sala vaticana della Bologna 4b) - , lascia poi che quel S. Clemente papa, celebrata sulla volta, sarà l'apoteosi suggerimento di apertura su spazi esterni venga in­ del papato e della chiesa romana, esaltazione ultra­ terrotto da pesanti cornici e da " quadri riportati" tesi terrena che prende abbrivo sulle pareti della sala dalle a modo di arazzi, secondo il modello raffaellesco della figure di virtù e di angeli librati a mezz'aria nell'ombra loggia della Farnesina. delle nicchie, per proseguire nelle allegorie, nei geni Abili esercitazioni, come si diceva, concluse in se alati che volano impazziti sui rinfianchi della volta, e stesse, che sullo scorcio del ' 500 pongono la pittura di per concludere nel tripudio di angioli che sollevano in quadratura in una posizione senza molte vie d'uscita. La gloria il Santo e i simboli papali nell'incommensurabile risoluzione si avrà con l'inserimento cui si accennava lontananza dei cieli ; i quali dalla vasta apertura del­ nei nuovi temi che già urgevano alla coscienza degli uo­ la volta sembrano penetrare della loro luce tutto mini del tardo ' 500: divenuta mezzo alla esaltazione mi­ intero l'ambiente (figg. 30, 31) . L 'occhio dell'osser­ stica, all'irrazionale anelito verso l'infinito, la pittura di vatore è condotto con abilità di grado in grado verso quadratura gioverà ad annullare ogni limite reale per far l'alto attraverso il giuoco degli scorci architettonici, defluire lo spazio interno e finito nell'infinito celeste, che sovrammettono una finta architettura di colonnati imponendosi abnorme e prepotente onde attrarre a sè, e nicchie a quella delle pareti, onde creare una suasiva coerente alla sua nuova funzione, tutta 1'attenzione " realtà " alla grande macchina architettonica costruita

237

- ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 22 - ROMA, s. SILVESTRO AL QUIRINALE - GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI : AFFRESCO SULLA VOLTA DEL CORO (Fot. G. F. N .) sulla volta: lo sguardo scorre dalle pareti ai balaustri, di Fetonte del Tibaldi in palazzo Poggi, nel perduto ai mensoloni che corrono tutto attorno al cornicione, ai salone di Tommaso Laureti in palazzo Vizzani a Bo­ colonnati, agli archi, fino al punto in cui le membrature logna - ; nè troverà eco negli anni immediatamente architettoniche si fondono, attraverso le scenografiche successivi, allorchè vedremo condurre figure ritte sull'attico (forse un ricordo palladiano ?), le prospettive della sala di Ganimede nel palazzetto nell' infinito atmosferico: comunicando al riguardante di via Gregoriana senza nulla avvertire dei tempi la loro medesima ansia di elevazione. Giovanni Alberti, nUOV1. quadra turista del ' 500, aveva così segnata la via per cui In un contesto così unitario nell'intento e nei mezzi si porrà la "pittura di prospettive " nel nuovo secolo, quale è la decorazione della Clementina, non v'ha dimostrando una rara comprensione degli umori nuovi dubbio che l'invenzione dovette appartenere al solo che la controriforma aveva messo in circolo già da Giovanni e che la parte di Cherubino fu secon­ qualche tempo nel mondo dell' arte, e di cui egli daria e subordinata: 47) si può riconoscerla in alcune coglie per primo il significato innovatore che potevano parti della decorazione della pareti, come ad esempio assumere nel campo della grande pittura decorativa. Il negli angeli dipinti nelle finte nicchie, 48) così simili motivo irrazionale e mistico, sottolineato dal penetrare ad alcuni di quelli sulla volta della sacrestia latera­ della atmosfera esterna nello spazio ambiente della sala, nense 49) - cfr. l'angelo recante il cartiglio " Adorabo si introduce così a distinguere la decorazione della Cle­ ad tempo san. tuum " (fig. 29) - o ai quattro ritti sui mentina dai più audaci esempi di prospettive offerti da punti di imposta degli arconi che limitano la volta di volte e soffitti negli anni precedenti - ad es. nella sala ingresso del coro di S. Silvestro. ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIGG. 23, 24 - ROMA, GAB. NAZ. DELLE STAMPE - GIOVANNI ALBERTI: DISEGNI CON GLI STRUMENTI DELLA PASSIONE l (INv. 1 2 4.187, 124185) (Fot. G. F . N .)

La decorazione del coro di S. Silvestro al Quirinale alcuni anni più tardi dal Padre teatino Matteo Zacco­ è l'ultima opera di Giovanni Alberti, rimasta interrotta lini. 50) E il diretto raffronto con i risultati assai più al primo voltone probabilmente per la morte del pittore, approssimativi raggiunti dallo Zaccolini, che pure fu che sembra "s'infermasse" per " l'humido che gli celebrato quadraturista, giova a porre in evidenza la s'era ristretto nella testa ... per dipingere a fresco nelle eccezionale efficacia illusiva di Giovanni in quella sua volte,, : il lavoro non fu continuato dal fratello Che­ visione di cieli tersi, di una luminosità solare che pene­ rubino, che pur vi aveva collaborato nelle figure ai trando sotto le cupe volte riesce a fugarne le ombre. lati dello " sfondato" centrale (un'altra prova della scarsa considerazione di cui questi godeva come pro­ La decorazione del coro di S. Silvestro conclude il spettico f), ma venne condotto a termine soltanto breve elenco delle opere di Giovanni Alberti fino ad

FIGG. 25, 26 - ROMA, GAB. NAZ. DELLE STAMPE - GIOVANNI ALBERTI: DISEGNI CON GLI STRUMENTI DELLA PASSIONE (INv. 124186, 124188) (Fot. G. F. N .)

239 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

dal tempo di Sabbioneta fino alla decorazione della Sala Clementina. La partecipazione di Cherubino è indivi­ duabile invece nelle figure allegoriche, nei due affreschi celebrativi delle gesta di Pompeo, nei genietti irrequieti distribuiti sui timpani (cfr. ad esempio la fi g. II con il genietto tubicine della fig. 35) , che rivelano un repertorio figurativo estremamente composito, comune ai pittori decoratori attivi a Roma nel tempo degli Zuccari. Un repertorio ove i modelli di Raffaello si traducono per lunga consuetudine in termini michelangioleschi, e viceversa; ove la suggestione dell'antico è sempre colta di rimbalzo dalle elaborazioni tosco-romane della pri­ ma metà del secolo, e nella ricerca del gesto elegante, della "grazia" , si conserva memoria dei grandi pittori di Parma. Tutto questo riceve un particolare accento, nel fregio Ruggieri, dalle predilezioni di Cherubino per gli esempi di Poli doro da Caravaggio, che inter­ vengono determinanti nel classicheggiante 'Trionfo di Pompeo' o nella tipologia dei genietti; 53) per i mo­ delli del Tibaldi, riconoscibili ad evidenza nella alle­ goria de 'La Gloria' (fig. 12), ispirata a quell'angelo del 'Tobiolo' che Cherubino aveva inciso nel 1575 (fig. 32) ; 54) infine per il Michelangelo della Sistina e della Paolina, il quale aveva offerto ampia materia al­ l'incisore 55) e le cui Sibille possono ancora riconoscersi nelle svigorite allegorie suIJe pareti lunghe del salone. Modelli del Tibaldi si individuano anche negli affreschi della loggia, ad esempio nei due geni della FIG. 27 - ROMA, COLLo V. CIANFARANI GIOVANNI ALBERTI : DISEGNO PER UNA FIGURA pace a lato della finestra circolare nella lunetta di SULLA VOLTA DELLA SALA CLEMENTINA (Fot. G. F . N .) fondo (fig. 16), i quali ripetono il motivo dell'arma di Giulio III sulla porta di ingresso alla Biblioteca Va­ oggi prese in considerazione dagli studiosi: di pochi ticana; e nelle' Virtù' che sottolineano - e quanto altri lavori nelle chiese e in Vaticano ci informa la an­ energicamente - gli "sfondati " al centro delle piccole tica letteratura, 51) che tace invece di quelle pitture in volte. Tre figure modellate con particolare robustezza e vari palazzi romani (che non siano i palazzi papali del insieme con grazia, portate a volo da bianche nubi con­ Vaticano e di Montecavallo) cui fa cenno l'Orlandi: 52) tro il cielo luminoso con una aerea levità che le distingue l'aver individuato ora un esempio di tali pitture in pa­ dalla maniera sempre più appesantita e macchinosa di lazzo Ruggieri potrà pertanto valere a riconoscere l'ope­ Cherubino: in esse si notano cioè le medesime qualità ra di Giovanni, e la collaborazione di Cherubino, anche già individuate nella Pax Dei della Sala dei Palafre­ in altri casi, tra i molti affreschi anonimi e pressochè nieri, nei disegni con gli ' Strumenti della Passione' sconosciuti tuttora superstiti nelle dimore cinquecente­ del Gabinetto Nazionale delle Stampe, in alcune figure sche romane. Si tratta di cicli decorativi distrattamente della sacristia lateranense; qualità che stanno a dimo­ classificati, al più, come " scuola degli Zuccari " anche strare come Giovanni sia intervenuto, nella loggia Rug­ quando, ed è il caso degli affreschi Ruggieri, tale classifi­ gieri, non solo come pittore di prospettive, ma come cazione non giova certo a chiarire la confusa situazione pittore di figure, rivelandosi ancora una volta, anche della pittura a Roma negli ultimi decenni del secolo. in questo campo, non certo inferiore al fratello. Gli elementi che caratterizzano le opere dei due Insieme con Giovanni Alberti lavorano alle "sto­ fratelli Alberti prese via via in esame penso siano riette " della loggia, che riassumono a modo di anto­ sufficienti a dimostrare la loro paternità per il fregio logia le imprese di Pompeo, alcuni di quei pittori di del salone del palazzo Ruggieri, ove appare chiaro " figurine " - si possono riconoscere tre diverse mani, che a Giovanni si deve la intelaiatura prospettica una per ciascuna volta - che negli ultimi decenni del nella quale ricorrono quei motivi di balaustri, timpani, secolo apparano a Roma soffitti e pareti nei palazzi, mensoloni e volute ispirati dalle architetture di Mi­ nelle ville e nelle cappelle, spesso con un brio ed un chelangelo, del Vignola, dello stesso Della Porta disinvolto gusto narrativo che li renderebbe meritevoli architetto del palazzo, e cui Giovanni rimane fedele di migliore fortuna nella storia della pittura decorativa ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 28 - ROMA, S. GIOVANNI IN LATERANO - GIOVANNI AL BERTI : PARTICOLARE DELLA VOLTA DELLA SACRESTIA VECCHIA (Fot. G. F. N .)

del tempo. Operosi in consorterie nelle grandi imprese Ruggieri (figg. 15, 33) dagli altri due pittori. Orientati, di decorazione condotte sotto il pontificato di Gre­ questi ultimi, piuttosto verso modi fiorentini o classi­ gorio XIII e di Sisto V, distinguerli appare assai cheggianti alla maniera della scuola raffaellesca - sulla problematico per le scarse notizie fornite a loro ri­ volta mediana (fig. 14), le scene della battaglia navale guardo dall'antica letteratura e per l'uso che essi fanno e del trionfo rielaborano motivi delle incisioni di Po­ dei medesimi modelli e degli stessi cartoni, ripetuti lidoro - , analoghi a quelli che confluiscono nelle com­ con poche varianti in redazioni diverse : i modelli sono posizioni e nelle cadenze figurative di uno dei più tipici sempre quelli offerti dalla scuola raffaellesca delle pittori-illustratori del tempo: il fiorentino Antonio logge vaticane, da Polidoro da Caravaggio, da Perin Tempesta, narratore di cavalcate, di battaglie, di scene del Vaga, e vi si aggiungono il Salviati degli affreschi di caccia, dalle quali sembra aver desunto più di uno romani e gli Zuccari, maestri di grottesche e di orna­ spunto il pittore della prima volta (fi g. 13) per i suoi ti. 56) Un particolare accento, ma più di stile che di guerrieri piumati e per le scene di accampamento; o per repertorio, questi pittori assunsero al tempo di papa l'ingenuo esotismo della" battuta al leone " (fig· 34)' Sisto V da Andrea Lilio, che lavorò nella Scala Santa Le storiette della loggia sono condotte - ad ec­ e nel Palazzo lateranense, e insieme col Salimbeni cezione di quelle sulla volta mediana, più impac­ diffuse quell'uso del chiaroscuro a macchia, quegli ciate e grossolanamente caricaturali - con garbo e effetti di cangianti tra senesi e barocceschi che di­ scioltezza narrativa da pittori di non scarsa qualità, stinguono il pittore dell'ultima volticina della loggia che debbono probabilmente essere ricercati tra gli

- ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

4) LÉTAROUl LLY, Édifices de R ome moderne, ed. Parigi 1868, tav. 52: nel disegno è leg­ gibile la scritta "Pompeius Rogerius" sul portale; Via dei Cesarini è il vecchio nome del tratto di strada che va dal Gesù al Largo Argentina ; a p. J89 del testo l'a. dice che il Palazzo è attribuibile con verosimiglianza a Giacomo D ella Porta. Le notizie fornite dal CALLARI, I Palazzi di Roma, J932, p. 287 sono una grossolana ed erronea trascrizione del testo del L étarouillv. Il palazzo Ruggieri f~ nel '700 proprietà della Arciconfraternita del Salvatore ad Sancta Sanctorum e come tale è ricordato dal BERNARDINI , Descrizione ... de' rioni di Roma, Roma J744, e nella pianta di G . B. NOLLI, Nuova pianta di Roma data in luce ... l'anno 1748, n. 898. AI tempo del L éta­ rouilly era della famiglia Boadile; ai primi di que 3t o secolo, dei Serafini. 5) FERRERIO-FALDA, Nuovi disegni dell'ar­ chitettura e piante di palazzi di Roma ... disegnati e intagliati da G. B. Falda, dati in luce da G. B. de' Rossi in Roma, s. d., libro II, tav. 104. Un disegno della facciata di Palazzo Rug­ gieri in tutto simile alla incisione del Falda si trova nel Gabinetto dei disegni degli Uffizi, FIG. 29 - ROMA, S. GIOVANNI IN LATERANO - CHERUBINO E GIOVANNI AL BERTI : n. 3544 A : come mi informa gentilmente PARTICOLARE DELLA VOLTA DELLA SACRESTIA VECCHIA (Fot. G. F. N .) la direttrice dott.ssa Giulia Sini baldi, fa parte di una serie di disegni di palazzi ro­ apparatori che lavorarono sotto Sisto V nelle logge al mani e non reca nessuna identificazione. Ne debbo la segna­ primo piano del palazzo del Laterano, più precisa­ lazione alla cortesia del prof. Guglielmo De Angelis d'Ossat, che vivamente ringrazio. mente nel secondo braccio, ove sono narrate le storie 6) Per il palazzo Longhi già Mattei di Paganica, v. BAGLIONE, di Giuditta: e soltanto quando sarà stato affrontato e cit., ed. 1642, p.8; F. TITI, Descrizione delle pitture ... in Roma, ed. 1763, p. 90; G. K. LOUKOMSKI, Vignole, Paris 1927; G . risolto l'intricato problema rappresentato dalle pitture MARCHETTI-LoNGHI, in Capitolium, 1932, p. 321 ss. del palazzo, e individuata la parte avuta da ciascuno Per il palazzo Mattei-Caetani, v. TOTTI, Ritratto di Roma della numerosa schiera di pittori che vi lavorarono, moderna, 1638, p. 389; TITI, ed. 1763, p. 90; M. ZOCCA, L'isola dei M attei, in Annali del S indacato ingegneri, gennaio 1939; consociati sotto la direzione del Nebbia e del Guerra, F. SCHOTTM ULLER in TH. BECK., 1929, S. v. Annibale Lippi. sarà possibile forse dare un nome anche ai narratori 7) LOUKOMSKI, op. ci!., p. 18 s. della loggia Ruggieri, certo da annoverare tra i migliori 8) Sulla famiglia Ruggieri, e su Pompeo Ruggieri, cfr. T . AMAYDEN, La storia delle famiglie romane, con note di C. A. " illustratori " del loro tempo. Bertini, ed. Roma s. a., voI. II, pp. 176-177; G. B. DI CROLLA­ LANZA, Diz. storico-blasonico, Pisa 1886, s. v. Di Pompeo Rug­ gieri sappiamo inoltre che nel 1590 era "camerarius" della I) La esistenza degli affreschi mi fu cortesemente segnalata dal Compagnia del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum (G. MA­ dotto Italo Faldi, che mi è gradito qui ringraziare, nel corso di RANGONE, Istoria dell'antichissimo oratorio o cappella di S . Lorenzo, alcune mie ricerche in rapporto alle pitture di Palazzo Giustiniani Roma 1747, p. 324): ciò potrebbe far pensare che alla sua morte a Bassano di Sutri (cfr. B oli. d'arte, 1957, p. 241 ss.). abbia lasciato il Palazzo alla Arciconfraternita, che nel '700 ne Colgo inoltre l"occasione per ringraziare la U Famija Pie­ era ancora proprietaria. monteisa III nella persona del Presidente, ono G . Pella per 9) Per la cronologia delle fabbri.che del Della Porta v. K6RTE, aver permesso al Gabinetto Fotografico Nazionale la ripresa degli cit., e W . ARSLAN, in Boli. d'arte, maggio 1927. affreschi che decorano gli ambienti attualmente proprietà e IO) Sulle pareti lunghe, quattro aperture che si aprivano nel sede dell'Associazione; e il vice-presidente, prof. Renzo Gan­ fregio all'aìtezza dell'ammezzato sono state chiuse in epoca dolfo, per l'interesse dimostrato al mio studio e per avermi comu­ recente con delle tele su cui sono grossolanamente dipinti dei nicato quanto era a sua conoscenza sulla struttura del palazzo. busti arieggianti l'antico. Gli affreschi del salone presentano 2) L'ampliamento della facciata sul lato destro è apparso chia­ riprese e restauri che furono eseguiti in occasione del recente ramente anche all'esame delle murature durante i lavori di re­ restauro degli ambienti. stauro condotti pochi anni fa al primo piano del palazzo. Gli II) Sugli stemmi inseriti nella decorazione del salone e della ambienti del mezzanino, ricavato a pianterreno probabilmente loggia cfr. l'informatissimo studio di G . TOESCA di CASTELLAZZO verso la fine del '700, vennero ottenuti dividendo orizzontal­ nel n. 7, I O luglio 1959, del Notiziario della Famija Piemonteisa mente gli antichi saloni: resti della decorazione di una sala sono di Roma : accanto allo stemma Ruggieri, l'a. riconosce nella visibili in due ambienti sovrastanti il negozio a sinistra dell'in­ loggia gli stemmi delle famiglie Aversa e Alberini; nel salone, gresso, ove sul soffitto, interrotto da un muro divisorio, è ancora gli stemmi De Torres. Che questi ultimi siano stati adattati più riconoscibile un affresco monocromo con il ' Ratto di Proser­ tardi, e in epoca non precisa bile, nella decorazione del salone, pina', di buona fattura. appare chiaro nell'angolo di sinistra della parete esterna, ove 3) W. K6RTE in TH. BECH. (1933), S. V. Giacomo Della Porta. Il il braccio destro del genietto tubicine venne malamente accor­ BAGLIONE, Le vite, ed. 1642, p. 82 (cfr. ed. fac-simile, Roma 1955), ciato per dare spazio allo stemma. ricorda" il palazzo de' Signori Ruggieri nella strada diritta del 12) Come opera di Federico Zuccari essi sono ricordati nel Giesù " tra quelli "felicemente condotti" da Giacomo Della citato studio di G. Toesca di Castellazzo. Porta. Il FRAN:Z;INI, Roma antica e moderna, ed. 1678, p. 169, All'ul6mo piano del palazzo, tre ambienti conservano resti del­ ribadisce che il palazzo " è disegno di Giacomo Della Porta II' l'antica decorazione: soggetto degli affreschi sono, rispettivamente, ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 30 - ROMA, VATICANO - GIOVANNI E CHERUBINO ALBERTI: SALA CLEMENTINA (Fot. Arch. Vaticano)

Storie della Creazione, Storie bibliche, Storie di Giacobbe. basso di Baldassarre da Bologna e di Giovanni. Questa ultima Largamente ridipinti e in più parti perduti, possono male giu­ versione viene accolta da C. CECCHELLI, 11 Vaticano, 1927, dicarsi : sembrano tuttavia appartenere allo scorcio del '500. p. 97 e da L. SALERNO nel commento alle Considerazioni sulla 13) Su Giovanni e Cherubino Alberti, v. G. MANCINI, Consi­ Pittura del Mancini (voI. II, p. 91, nota 758). Come si vedrà derazioni sulla pittura, ed. critica di A. Marucchi, commento di in seguito, la partecipazione di Cherubino dovrà riconoscersi L. Salerno, Roma 1956, passim; BAGLIO NE, cit., pp. 70-71, invece proprio nella decorazione delle pareti. 131- 133; LANZI, St. pittorica, Firenze 1822, I, pp. 184-85; 14) Le notizie sulla famiglia Alberti sono dedotte da G. DEGLI H . POSSE, Das DeckenfresJeo des P. da Cortona .. , und die Decken­ AZZI, Inventario degli Archivi di S. Sepolcro, Rocca S. Casciano malerei in Rom, in Jahrb. d. preusz. Kunstsamml., 1919, p. 133 ss.; 1914, p. 123 ss.; M . GUALANDI, Memorie originali italiane ri­ H . Voss, Mal. d. Spiitren., 1920, voI. II, p. 526 ss.; e specialmente guardanti le B elle Arti, Bologna, 1840-45, voI. II, serie VI, Fr. W URTENBERGER, Die manieristische Deckenmalerei in Mitte­ p. 50 sS.; L. COLESCHI, Storia di Sansepolcro, 1886, passim. litalien, in Rom. Jahrb. j. Kunstgesch., 1940, p. 100 ss. Questi 15) Cfr. la lettera di Cherubino Alberti pubbl. dal DEGLI studiosi sono concordi nel riconoscere la superiorità di Giovanni AZZI, cit., p. 168. quale prospetti co rispetto a Cherubino: tuttavia il Voss e il 16) Su villa Medici cfr. LANCIANI, Storia degli Scavi, voI. III, Wurtenl::erger, identificando alcuni disegni di Cherubino agli Roma 1907, p. 103 SS.; PASTOR, IX, pp. 159 e 864 n. IO; BOYER, Uffizi quali studi non solo per le figure di angeli e putti con ghir­ La constmction de la Villa Medicis, in Revue de l'art., 1927, p. 3 55.; lande ai lati dello il sfondato" centrale nel coro di S. Silvestro P. PECCHIAI, La scalinata di Piazza di Spagna; la Villa Medici, al Quirinale, ma anche per il partito architettonico - che pre­ Roma, 1941, p. 130. senta i medesimi caratteri delle altre decorazioni attribuite a Gio­ 17) Cfr. M . A. CAGIANO, Le antichità di Villa Medici, Roma, vanni - sembrano rimettere in discussione qualunque distin­ 1951 ; introduzione di G. CH. PICARD, ivi, p. 25. zione tra i due fratelli. Il VENTURI, IX, 5, p. 900 ss. attribuisce 18) Soltanto il Voss, cit., dice - senza però giustificare l'ipo­ a Cherubino le qualità di prospetti co del fratello Giovanni e tesi - che ad Alberto si deve la decorazione con statue e rilievi conclude con un giudizio negativo sull'artista. antichi della facciata posteriore della villa. Per la sala Clementina, il BAGLIONE, cit., p. 70, dice che 19) L ANCIANI, cit., voI. IV, 1912, pp. 12, 57, 59, 141, 182. l'opera di Giovanni si riconosce nella volta: e una antica postilla Presso il Gabinetto Nazionale delle Stampe in Roma esistono manoscritta a margine precisa" di mano di Giovanni è la volta due volumi (nn. 2501 e 2502) con disegni di Cherubino di dalla cornice in sù ..... e dalla cornice a basso, fu terminata elementi architettonici, di monumenti antichi, di chiese ro­ dal fratello et da Baldassarino da Bologna (Bald. Croce) ". Il mane. Un suo disegno di particolari architettonici delle stalle M ARTINELLI invece (Roma ricercata nel suo sito, ed. 1658, pp. della Farnesina è pubblicato da P. BACCI, in La Balzana, 33-34) afferma che .. dalla cornice in sù " è di Cherubino, in 1927 (I), p. 9055.

243 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 31 - ROMA, VATICANO - GIOVANNI ALBERTI: PARTICOLARE DELLA VOLTA DELLA SALA CLEMENTINA (Fot. Arch. Vaticano)

20) Cfr. BAGLIONE, cit., p. 71. Il WURTENBERGER, cit., p. 100 III, pp. 218 e 361; W. KORTE, Der Palo Zuccari in Roma, pone tale attività negli anni 1584-85, basandosi su alcuni docu­ 1)35, p. 71. menti rinvenuti nel!' Archivio di Stato di Roma. 26) Ai lavori del tempo di Gregorio XIII debbono appartenere, 21) Il TAJA, Descrizione del Palazzo Apostolico, Roma, 1766, oltre al finto colonnato, il basamento delle nicchie e gli ornati di pp. 106-07, II4-15, riferisce che le architetture della sala festoni e triglifi che le affiancano: sembra confermarlo l'esame de­ dei Palafrenieri "dicesi " siano di Giovanni e Cherubino gli intonaci, che presentano dei ringrossi lungo le cornici dei vani. Alberti; di Giovanni quelle nella Sala degli Svizzeri. 27) E. DANTI, cit., p. 87. Tale decorazione è risultata irre­ Le stesse notizie riporta G. P. CHATTARD, Nuova descrizione peribile in quei palazzi "dell'isola dei M attei" che intorno del Vaticano, Roma, 1762-66, voI. II, al I 580 erano stati già edificati. pp. 302 e 309. In epoca recente il POSSE 28) E. DANTI, cit., p. 74. in j ahrb. d. Preuoz. Kunstsamml., 1919, 29) Sul soggiorno di Alessandro e Gio­ p. 133 e D . REDIG de CAMPOS, Guida vanni a Mantova cfr. i documenti pubbl. breve del Vaticano, 1948, p. 143, accol­ dal DEGLI AZZI, cit., pp. 143-146. gono la tradizionale attribuzione a Gio­ 30 ) v. DEGLI AZZI, cit., p. 145. No­ vanni e Cherubino della parte decorativa tizie inesatte sul soggiorno mantovano nella sala dei Palafrenieri. Per le architet­ dei fratelli Alberti in A. RACHELI, Me­ ture della sala degli Svizzeri, J. HESS, Gli morie storiche di Sabbioneta, 1849, p. 665; affreschi della sala vecchia degli Svizzeri, A.. CARLI, Vespasiano Gonzaga, 1878, in Ili. Vaticana, 1935, n. 13, p. 713 ss., p. 17955.; G. FR. M ARINI, Sabbioneta avanza invece la ragionevole ipotesi che si piccola Atene, 1914, pp. 231-32. Ringra­ possa trattare di Ottaviano Mascherino. zio il prof. Alfredo Puerari per le no­ 22) cit., p. 70. tizie bibliografi che gentilmente comu­ 23) E. DANTI, L.e due regole della pro­ nicatemi e il dotto Giovanni Paccagnini, spettiva pratica di M . Iacomo Barozzi da Soprintendente alle Gallerie di Man­ Vignola, ... in Roma, 1583, p. 86. Il fron­ tova, per le fotografie della Galleria tespizio della I edizione reca un porticato di Sabbioneta, procuraterni con generosa dorico in prospettiva con sfondo di pae­ cortesia. saggio, inciso da Cherubino Alberti. 31) A. PUERARI, Sabbioneta, ed. Do­ 24) Le stesse tipc'logie in due disegni di mus, Milano 1955, nn. 56-60; G . SENA­ Giovanni Alberti per decorazioni di sof­ CHIESA, Guida di Sabbioneta, Milano 1957, fitto rispettivamente agli Uffizi (inv. 80r.; p. 5555. ripr. in WURTENBERGER, cit., fig. 51) e 32) DEGLI AZZI, cit., pp. 148, 150-53. nella Hofbibliothek di Vienna (ripr. in Ad Urbino Giovanni si recò chiamato dal H . EGGER, Arch. Handz. alter Meister, duca per le pitture nella Villa Imperiale 1910, tav. 16). Vedi inoltre i disegni del di Pesaro: non si accordarono nei patti. Gab. Naz. delle Stampe, alle figg. 23-26 32) GUALANDI, cit., p. 62 55 . e alla nota 43. FIG. 32 - ROMA, GAB. NAZ. STAMPE 34) Il documento, in data 5 febbraio 25) VASARI, L.e Vite, ed. Rizzoli a cu­ CHERUBINO ALBERTI: ANGELO CUSTODE 1596, è pubblicato dal LANCIANI, cit., ra di C. L. Ragghianti, 1945, II, p. 155; (INCISIONE DA P. TIBALDI) IV, p. 184; pagamenti per i lavori nella

244 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

FIG. 33 - ROMA, PALA2;2;O RUGGIERI: PARTICOLARE FIG. 34 - ROMA, PALAZ2;O RUGGIERI: PARTICOLARE DELLA TER2;A VOLTA DELLA LOGGIA (Fot. G. F. N.) DELLA PRIMA VOLTA DELLA LOGGIA (Fot. G. F. N.)

Clementina in ORBAAN, Doc. sul barocco in Roma, 1920, pp. c) Pitture nel Palazzo e nel giardino di Montecavallo al SI nota e 54 nota; in WORTENBERGER, cit., p. 101 nota 50 tempo di Clemente VIII (ORBAAN, cit., p. 153 nota, p. 159 e in BERTOLOTTI, in Arte e Storia, III, 1884; lo stesso, in nota l; BAGLIONE, cit., p. 132; WORTENBERGER, cit., p. II2. Lo Giornale di erudizione artistica, 1875 (IV), p. 200, ci informa HESS, nel commento alle Vite del Passeri, ed. 1934, p. 123 che nei primi mesi del 1598, durante i lavori, Cherubino si n. I, suggerisce che il fregio delle pareti brevi nella sala era dovuto allontanare da Roma perchè condannato per omi­ degli Svizzeri possa essere stato condotto su un abbozzo di cidio alla pena capitale in contumacia: il fratello Giovanni Cherubino). fa istanza per avere un salvacondotto che gli permetta di d) Decorazione della cappella dedicata a S. Francesco d'Assisi, tornare a Roma .. acciò possa finir l'opra di Palazzo". I in S. Lorenzo in Panisperna, opera giovanile (BAGLIONE, cit., pagamenti continuano fino al 1602, ma le pitture dovevano p. 132; TITI, ed. 1686, p. 245). Non v'è traccia delle pitture esser già finite da tempo: il GUALANDI, cit., p. 72 dice dell' Alberti: la chiesa fu .. in elegantiorem formam redactam" che Giovanni le compì nell'agosto 1598 (la data .. 1568" nel 1757 e allora dovettero andar perduti gli affreschi di Cheru­ che ivi si legge è un evidente refuso tipografico); v. anche bino: nel TITI, ed. 1763, p. 270 non si fa più menzione del­ WORTENBERGER, cit., p. 101. A collaborare alle pitture della l'Alberti, ma, sull'altare della cappella di S. Francesco, è ricordato sala Clementina fu chiamato dai fratelli anche Alessandro, che un ' S. Francesco' del settecentesco Nicola Lapiccola. morì però il IO luglio 1596, meno di due e) Angiolo con cartella a fresco .. fuori mesi dopo che aveva raggiunto Roma. della porta della chiesa de' Letterati al­ 35) Cfr. nota 13. l'arco di Portogallo " (BAGLIONE, cit., 36) I documenti e l'antica letteratura p. 132). L'arco di Portogallo, che univa danno notizia di alcune opere, condotte il Palazzo Fiano alle case di fronte sul a Roma da Cherubino, che sono oggi Corso, fu abbattuto dopo la metà del 1600. perdute, e cioè: 37) Su Cherubino inciso re v. P. A. OR­ a) Decorazione a fresco della facciata LANDI, Abecedario pittorico .. , 1788, s. v. della sua casa in Via Ripetta: Il Tevere Cherubino Alberti; A. BARTSCH, Le con Romolo e Remo e diverse altre figure peintre gravelzr, Lipsia 1870, voI. 17-18, (ORBAAN, cit., p. 208 nota; MANCINI, ed. p. 45 sS.; J. E. WESSELY, in Rep. f. Kun­ cit., I, p. 282; BAGLIONE, cit., p. 132). stwiss., 1882 (V), pp. 42-3; L. SERVOLINI, b) Decorazione a fresco (tìgure di car­ Un inciso re del '500, in Dedalo, 1932 nefici ai lati di un Cristo flagellato in (XII), pp. 753-772; lo., Ch. Alberti, in scultura e due angeli) della nicchia in Print Collectors Qllarterly, 1940, p. 216 ss. S. Maria in Portico ove era collocata la 38) Per i pu tti del Salone dell' Aurora colonna in alabastro della Flagellazione e cfr. la lettera di Cherubino in data 14 la miracolosa immagine della Vergine settembre 1613 pubblicata dal DEGLI (BAGLIONE, cit., p. 132). La chiesa di A2;ZI, cit., p. 171; inoltre J. HESS, com­ S. Maria in Portico (o di S. G"lla) che mento alle Vite del Passeri, p. 88 nota I, era situata poco oltre S . Nicola in car­ e L . SALERNO, commento al MANCINI, cere, sulla via Montanara, fu restaurata cit., H, p. 153, nota III4. Per l'affresco e ornata di pitture nel 1600 allorchè ne in S. Maria in Via, cfr. TITI, ed. 1763, fu eletto cardinale diacono Bartolomeo p. 351; A. VENTURI, IX, S, p. 907. Cesi (LOD. MARAcCI, Memorie di S. Maria 39) Il disegno è stato reso noto di re­ il! Portico, 1871, p. 77); è probabile che cente da J. A. GERE, in Burl. Mag., a quell'epoca fossero commessi a Che­ gennaio 1960, p. 16, fig. 23. rubino gli affreschi. La chiesa è stata 40 ) ORBAAN, cit., p. 159; lettera di demolita in epoca moderna allorchè fu Cherubino in data IO maggio 1610, pub­ distrutta la via Montanara per far luogo blicata dal DEGLI AZZI, cit., p. 169; BA­ all'attuale via del Mare. La miracolosa GLIONE, cit., p. 132; TITI, ed. 1763, immagine della Vergine era stata traspor­ p. 157. Il MANCINI, ed. cit., voI. I, p. 79, tata in S. Maria in Campitelli fin dal dice che la cappella è .. di Cherubino tempo di Alessandro VII e probabilmente e fratelli del Borgo" dimostrando come fu portata allora nella stessa chiesa anche già a quella data così prossima agli AI ­ la colonna alabastrina, che venne collocata berti (il Mancini cominciò a scrivere in un occhio della cupola (C. A. ERRA, le sue Considerazioni sulla pittura poco Storia dell'immagine di S. M. in Por­ FIG. 35 - ROMA, GAB. NAZ. STAMPE dopo il 1614 e le andò completando tico, 1750; TITI, ed. 1763, pp. 83, 84; CHERUBINO ALBERTI: " Nuda veritas " fino al 16:u) ci fosse una notevole confu­ FERRAIRONI, S. M . in Campitelli, s. d.). (INCISIONE DA MICHELANGELO) sione sull'operato di quei pittori: poichè

245 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

Alessandro Alberti era morto nel 1596 e Giovanni nel 1601, non delle pitture: non si giustifica pertanto la attribuzione di tutta è possibile infatti che Cherubino lavorasse in S. Maria sopra la decorazione agli Alberti, fatta dal WORTENBERGER, cit., p. I I I Minerva con i fratelli. e figg. 54, 55. Nessuna notizia circa gli anni in cui fu condotta 4 1 ) Cfr. Voss, cit., II, fig. 2II e p. 530 n. lo la decorazione della volta del coro di S. Silvestro: la presenza 42) H. TIETZE, A Drawing by Cherubino Alberti, in Print Colle­ dello stemma di Clemente VIII Aldobrandini additato da un ctor's Quarterly, 1940, pp. 381-82. genietto, nel pennacchio sinistro dell'arcone d'ingresso, sembra 43) Se. II, nn. 124185-188: i disegni, a penna su carta acqua­ tuttavia stare ad indicare l'epoca e il committente: verosimilmente rellata e tocchi di biacca, sono pressochè della stessa misura l'incarico dovette essere affidato a Giovanni dopo che aveva (nn. 124185 e 124187: cm. 13,6 X 14; n. 124186: cm. 13,6 X 13,6; portato a termine l'opera della sala Clementina. n. 124188: cm. 13,7 X 13,7), Un altro disegno da attribuire a 5I) Il TITI, ed. 1763, a pp. 209 e 235 rammenta una decora­ Giovanni è, nel medesimo Gabinetto Nazionale delle Stampe, zione a grottesche di Giovanni nella cappella dedicata al Battista la 'Allegoria della Giustizia ', n. 12430, Album 157 G. 4 che nel Battistero Lateranense, e alcune pi tture dello stesso nella reca un'attribuzione a Raffaello : si tratta di uno studio per cappella maggiore di S. Lorenzo parrocchia. Nulla più ci resta un fregio, di cui debbo la segnalazione a Philip Pouncey che di tali opere. La cappella del Battista, restaurata da Clemente VIU ringrazio vivamente. che incaricò Giovanni della decorazione, fu rinnovata nel 1727 44) Il disegno a matita e sanguigna su carta, misure cm. perchè guasta per l'umidità (cfr. AG. VALENTINI, La basilica 19,8 X 13,8, reca un'antica scritta "di Giovani ,,: appar­ lateranense, Roma 1834, p. 86 nota 172). L a chiesa di S. Lorenzo tiene al dotto Valerio Cianfarani, che ringrazio per la segnala­ parrocchia era situata sulla strada detta Macel de' Corvi presso zione e per averne permessa la pubblicazione. via Marforio, e fu demolita nella moderna sistemazione della 45) La sacristia vecchia fu rinnovata al tempo di Clemente VIII zona (cfr. ARMELLINI, Chiese di Roma, II edizione 1942, Aldobrandini, i cui emblemi araldici ricorrono nella decorazione P·20 9)· delle pareti e della volta. Il GUALANDI, cit., p. 62, informa che Il MANcINI,ed. cit., l,p. 270, fa il nome di " Gioan del Borgo" nel 1592 Alessandro Alberti venne a Roma per dipingere col tra i pittori che lasciarono opere nella chiesa della Madonna della fratello Giovanni la sacristia: il lavoro, ammiratissimo, fu stimato Scala : nè le altre fonti nè le Guide rammentano opere di Giovanni scudi 1594 da alcuni pittori tra cui il Roncalli. Alberti in tale chiesa; è probabile che il pittore annotato dal 46) La decorazione della Sala della Bologna fu commessa a Mancini debba identificarsi con Giovanni de' Vecchi, anch'egli Lorem:o Sabatini da Gregorio XIII in vista del Giubileo del 1575 da Borgo S. Sepolcro, nominato come " Giovanni del Borgo " (cfr. PASTOR, IX, p. 920, doc. 100): E . DANTI, op. cit., p. 89, anche in due documenti, uno del 1598 relativo agli Evangelisti fa il nome di Ottaviano Mascherino per le prospettive sulla volta nei vani sotto il cornicione della tribuna in S. Pietro, l'altro del e quello del Sabatini per l'affresco centrale, ove sono rappresen­ 16II relativo alla cappella borghesiana in S. M . Maggiore tati i segni dello Zodiaco. Il POSSE, cit., in Jahrb. d. preusz. Kun­ (pubblicati dall'ORBAAN, cit., p. 46 nota e pp. 183-84). Altri stsamml., p. 133, conferma la attribuzione al Mascherino delle pro­ lavori attribuiti a Giovanni in Vaticano sono le pitture sulle spettive lungo i rinfianchi della volta; mentre per le figure sedute pareti della Sala della Bologna - per esse V. la nota 46 - e nella e scorciate tra quelle prospettive una antica fonte, e cioè Boni­ Sala del Concistoro: quest'ultima rammentata dal MANCINI fazio FANTINI (Breve trattato della vita di Raffaele M ota, 1616, (cit., I, p. 78) e dal BAGLIONE (cit., p. 70) come opera, rispetti­ ripubb!. da C. Adorni nel 1850, p. 27), fa il nome, che non ha vamente, di Cherubino e di Giovanni. Nel fregio sulle pareti, trovato invero successiva conferma, di Raffaellino da Reggio. commesso da Clemente VIII sul finire del secolo (cfr. PASTOR, Per la parte avuta nelle pitture della sala dai fratelli Alberti XI, p. 672), la intelaiatura architettonica è nei modi di Giovanni; - ai quali comunemente si attribuiscono gli affreschi delle pareti, vi si al temano figure di pa triarc.hi e di San ti a paesi con i maggiori con le piante di Bologna e del contado (cfr. G. B. COMELLI, Della romitaggi, questi ultimi attribuiti ai BriI!. Le figure alquanto pianta di B ologna dipinta nel Vaticano ... , in Atti e memorie della grossolane presentano caratteri di Cherubino: la decorazione, R . Deputazione di St. patria per le provincie della Romagna, 1895, rimasta probabilmente interrotta per la morte di Giovanni, XIII, p. 153 SS. ; PASTOR, IX, p. 836; CECCHELLI, cit. , p. 95) - dovette essere portata a termine da Cherubino. Nella sala si la fonte più antica cui ho potuto risalire è il TAJA, cit., p. 497. tenne il primo concistoro il 5 novembre 1603, cioè due anni dopo La datazione delle pitture delle pareti - la pianta di Bologna la morte di Giovanni (ORBAAN, cit., 1920, p. 52 nota). fu inviata a Roma dall'ingegnere bolognese Scipione Dattili 52) Abecedario pittorico, cit., p. 558, S. v. Giovanni Alberti. nel 1575 per essere trasposta sul muro (v. COMELLI, cit., p. 158 53) Cfr. il 'Trionfo' di Poli doro inciso da Cherubino (un ss.) cioè quando Giovanni Alberti aveva soltanto 17 anni - e esemplare nel Gab. Naz. delle Stampe, vo!. 34 H I, inv. 30031) soprattutto la mancanza in tali pitture di elementi sufficienti a e le incisioni dello stesso, datate 1583 (ivi, inv. 30006-09), riconoscervi Giovanni e Cherubino Alberti, inducono a formu­ dagli angioli dipinti da Polidoro ne! basamento della cappella di lare forti riserve sulla affermazione del T aja, che abbiamo visto fra' Mariano in S. Silvestro al Quirinale. essere tutt'altro che fonte attendibile per gli Alberti a proposito 54) Si tratta del disegno del Tibaldi già ricordato, V. nota 39: delle Sale dei Palafrenieri e degli Svizzeri: per la Sala della un esemplare dell'incisione di Cherubino, datata 1575, nel Gab. Bologna, la sua attribuzione agli Alberti di tutte le pitture ivi Naz. delle Stampe, vo!. 34 H I, inv. 30005. dimostra del resto già di per sé la scarsa informazione, in quanto 55) Una incisione del Cristo del ' Giudizio Universale' è da­ ignora la parte avutavi dal Sabatini, dal Mascherino e forse tata 1580 (Gab. Naz. delle Stampe, vo!. 34 H I, inv. 30017); da Raffaellino da Reggio. al 1590 è datata l'incisione del guerriero di spalle a sinistra nella 47) Il GUALANDI, cit., p. 70 informa che all'incirca nel 1594 , Conversione di S. Paolo' della Paolina (ivi, inv. 30084); al 1591 Giovanni ricevette l'incarico di decorare la sala Vaticana e che due incisioni di nudi dal I Giudizio' (ivi, inv. 30025 e 30026): nel dicembre dell'anno seguente presentò al papa il disegno e il nella prima di esse, la 'Nuda veritas' (fig. 35), si noti il modello della decorazione. Per i documenti di allogazione e di putto a sinistra nel cartiglio che ripete quasi puntualmente pagamento, cfr. nota 34. quello tubicine del fregio nel salone Ruggieri. Numerose inoltre 48) Per la partecipazione di Cherubino alla sala Clementina le incisioni dei nudi, dei profeti e delle Sibille della volta della cfr. nota 13. Sistina. 49) Il BAGLIONE, cit., pp. 70 e 132 e il TITI, ed. 1763, p.216, 56) Un tipico esempio del modo di lavorare di questi pittori annotano che le figure della vecchia sacristia sono "per la si riconosce in alcune decorazioni del palazzo Giustiniani-Ode­ maggior parte" di Cherubino. scalchi a Bassano di Sutri (cfr. M. V. BRUGNOLI, I primi affreschi 50) Per le pitture in S. Silvestro cfr. MANCINI, cit., p. 278; nel Palazzo di Bassano di Sutri, in Boli. d'arte, 1957, p. 241 ss.): BAGLIONE, cit., pp. 70-71, 332 e 316; TITI, ed. 1763, pp. 280-81 ; in una scena di battaglia dipinta dal T empesta nella loggia (ivi, R. VENUTI, Roma moderna, 1767, p. 159. p. 243, fig. 4) riconoscevo la derivazione dall'affresco analogo Le fonti sono concordi nell'attribuire agli Alberti solo la de­ di Federico Zuccari nella sala dei Fasti Farnesiani a Caprarola: corazione della volta " sopra l'altar maggiore" e cioè di ingresso omettevo però di notare come sia l'affresco dello Zuccari che al coro; per la seguente, sono ricordati P. Matteo Zaccolini per quello del Tempesta ripetano il modello fornito da Francesco le prospettive e gli ornamenti, Giuseppe Agellio da Sorrento per Salvia ti con la sua ' Battaglia di Carlo V contro i Luterani' le figure. La distinzione delle due parti appare chiara all'esame nel salone di palazzo Farnese a Roma.