84 Invertebrati: parte tassonomica Paolo Audisio 85

■ Il popolamento delle rupi sono ricoperte di terra o di escrementi concrezionati, così da incrementare Molluschi. Anche se la stragrande l’effetto anti-riscaldamento e ridurre la maggioranza delle specie vive di possibilità di individuazione da parte di preferenza in zone non aride, poco eventuali predatori. La loro dieta è basata esposte all’insolazione diretta e ben sulla vegetazione incrostante (muschi, coperte dalla vegetazione, i molluschi licheni) o sul detrito vegetale che si terrestri non mancano di elementi accumula nelle spaccature o sullo scarso adattati alla vita in ambienti che possono suolo dei gradoni e delle terrazze. sembrare particolarmente ostili come È evidente come, nonostante la loro quelli delle pareti rocciose. Le specie notevole xeroresistenza, la disponibilità rinvenibili in questi ambienti sono d’acqua rappresenti per loro il principale abbastanza numerose e appartengono fattore limitante. D’altra parte, sia ai prosobranchi, il gruppo più primitivo l’adattamento dei loro apparati escretori dei gasteropodi, sia ai polmonati, il (con altissimo riassorbimento di acqua), gruppo più evoluto che, grazie appunto lo spessore delle conchiglie, la capacità all’acquisizione di una sorta di polmone, di ritrarsi nelle conchiglie saldandone con ha potuto diffondersi, con la linea muco l’apertura alla superficie rocciosa, evolutiva degli stilommatofori, anche in ambiente subaereo. Gli uni e gli altri, seppur decisamente diversi quanto ad organizzazione anatomica e a fisiologia, sono limitati agli ambienti di roccia calcarea, dalle quote più basse a quelle più alte dei nostri principali complessi montuosi. Essi vivono qui sulle superfici esposte, sia in ombra che in pieno sole, anche se invariabilmente tendono a concentrarsi nelle fessure, nelle spaccature, sotto aggetti o rilievi, tra i Pyramidula fissate sulla superficie rocciosa muschi, ovunque, insomma, sia più facile trovare cibo e un po’ di riparo sia la possibilità di trascorrere in stasi lunghi dall’eccessiva insolazione, sia dal gelo. periodi di tempo, limitano notevolmente Le conchiglie, di dimensioni variabili, le perdite e consentono, quindi, la sono spesso caratterizzate da colorazioni sopravvivenza anche sulle rupi più non solo criptiche, ma anche capaci di esposte, sulle quali l’unico apporto di respingere i raggi solari e diminuire il acqua è, per periodi assai lunghi, quello surriscaldamento dell’animale: grigio- dovuto alla condensa notturna. biancastre, con sfumature ora giallastre, Molte specie, infine, sono anche capaci di ora violette, ora rosate. A volte, inoltre, si resistere al freddo, potendo così presentano costulate, per poter meglio colonizzare quote decisamente elevate. Parnassius apollo deflettere i raggi solari. Talvolta, infine, Da un punto di vista faunistico e 86 biogeografico, i molluschi delle rupi del dell’Appennino Toscano; C. sardoum, dei Nelle regioni prealpine centro-orientali è è stata individuata sui fianchi orientali 87 nostro paese hanno grande interesse, complessi calcarei della Sardegna centro- spesso sostituita da altre entità molto del M. Pollino. essendo diversificati in una ricca serie di orientale; C. paladilhianum, della Sicilia simili, come C. clienta e C. megacheilos. Sempre ai clausiliidi appartengono molte entità. La frammentazione in popolazioni nord-occidentale. Sulle Alpi Apuane, è, infine, conosciuta altre specie rupicole, presenti nell’Italia proprie di aree spesso limitate e, quindi, Assai più numerose sono le specie dei una specie endemica, C. oligodonta. del Sud e in Sicilia, in massima parte il forte isolamento al quale sono state polmonati stilommatofori, appartenenti ai Alla famiglia condrinidi appartiene un attribuite al genere Siciliaria, ma presenti spesso costrette hanno fatto sì, infatti, generi più diversi, collocati a vario livello altro genere, Solatopupa, con conchiglia perlopiù a basse quote, e che quindi non che si innestassero processi di nella scala evolutiva del gruppo. molto simile a quella delle specie del vengono qui trattate. In ultimo, alla diversificazione morfologica più o meno Tra i generi generalmente considerati più genere Chondrina, tuttavia di dimensioni famiglia elicidi appartengono i generi più spinti, che sono all’origine di una forte e primitivi, si annovera Pyramidula (famiglia mediamente maggiori (8-15 mm di ricchi in specie rupicole montane e non ancora completamente esplorata piramidulidi), con la specie P. pusilla, altezza) e di colore prevalentemente submontane: Chilostoma e Macularia. frammentazione tassonomica. un’entità presente a quote variabili in tutta biancastro. Solatopupa similis è la più A Chilostoma si attribuisce una serie Tra i prosobranchi, tipici elementi rupicoli Italia, caratterizzata da una conchiglia di diffusa (dal Nord della Spagna alla ricchissima di entità, descritte in passato sono quasi tutte le specie del genere appena un paio di mm di diametro, a Liguria); S. juliana è prevalentemente quasi sempre come specie distinte (ma Cochlostoma, caratterizzate da conchiglie forma di trottola, color rosso vinaccia presente in Toscana, S. pallida in un’area attualmente inserite nel ciclo di forme di di dimensioni contenute (altezza attorno scuro e lievemente striata, spesso abbastanza limitata della Liguria, Chilostoma cingulatum), proprie di singoli al cm), coniche e più o meno allungate, incrostata. Un po’ più grandi sono le S. psarolena sulle Alpi Marittime e, infine, distretti all’interno di un areale che talvolta lisce ma, più spesso, più o meno conchiglie dei generi Rupestrella e S. guidoni in Corsica, Sardegna e comprende il versante meridionale delle fittamente costulate. Il gruppo, diffuso in Chondrina (3-12 mm di altezza), all’Isola d’Elba. Alpi, la fascia prealpina e l’Appennino fino tutta Italia, grandi isole comprese, è ambedue appartenenti alla famiglia Alla famiglia clausiliidi appartengono al Matese. Si ipotizza per queste, nella differenziato in molte specie, non poche condrinidi. Queste specie hanno alcuni generi che includono entità maggior parte dei casi, una discesa delle quali limitate ad aree ristrette. un’ecologia simile, anche se le prime marcatamente rupicole, caratterizzate da nell’Appennino in coincidenza di una Tra queste vale la pena di ricordare sono più schiettamente mediterranee e conchiglie fusiformi, lunghe attorno ai qualche fase glaciale quaternaria e, Cochlostoma canestrinii, la specie perlopiù di bassa quota, mentre le 10-20 mm, piuttosto spesse e robuste, successivamente, con il ristabilirsi di più italiana di taglia maggiore, endemica del seconde sono di quota medio-alta e lisce o costulate, di colore comunemente miti condizioni climatiche, una risalita in complesso della Presolana lungo le tendente al biancastro e con apertura quota, sui complessi montuosi calcarei Prealpi Orobie; C. porroi, endemica delle esternamente dentellata, contenente, più più elevati, accompagnata da Prealpi lombarde e del Trentino all’interno, una sorta di tappo frammentazione, isolamento e, quindi, occidentale; C. villae, dei Colli Euganei mineralizzato detto clausilio. Lungo la differenziazione locale. dorsale appenninica, a quote anche Analoga è la situazione del genere rilevanti, è molto diffusa Leucostigma Marmorana, anche se questo si presenta candidescens, entità alquanto polimorfa come un taxon a distribuzione a conchiglia di colore più nettamente circumtirrenica e di aree a clima biancastro. Talvolta difficilmente mediterraneo o submediterraneo, a quote distinguibili da quest’ultima sono le medie. Una delle specie più comuni è specie del genere Medora, un gruppo a Marmorana muralis, entità decisamente geonemia transadriatica, presente in xerofila diffusa dall’uomo in ambienti Italia lungo la crinale appenninica, dalle antropogenici di varie località della Marche alla Calabria, e sul Gargano. Penisola e di altre aree del Mediterraneo. Numerose popolazioni, abbastanza affini Interessanti sono anche varie entità della Cochlostoma villae Chondrina avenacea geneticamente a Medora albescens Sicilia occidentale, le cui distribuzioni della Dalmazia, ma più o meno spesso si intersecano, come M. e Berici e delle Prealpi vicentine e capaci di tollerare il freddo. Chondrina caratterizzate morfologicamente, globularis, M. platychela, veronesi; C. philippianum e C. henricae avenacea è molto diffusa in Italia, dalle colonizzano i principali complessi M. scabriuscula. Marmorana nebrodensis, rispettivamente delle Prealpi Carniche e Alpi all’Appennino e alle isole maggiori, montuosi appenninici, mentre una invece, è diffusa nella Sicilia Giulie; C. scalarinum e C. tergestinum, del con numerose sottospecie endemiche di popolazione apparentemente attribuibile nordorientale, tra le Madonie e i Carso triestino, C. crosseanum, questo o quel settore. ad un’altra specie dalmata, M. dalmatina, Peloritani, e M. fuscolabiata in Sicilia 88 occidentale (Monti Peloritani) e sul Diplopodi. I diplopodi costituiscono un Chilopodi. Anche i chilopodi, come tutti i 89 crinale appenninico dalla Calabria alla importante gruppo di artropodi terrestri, predatori “camminatori”, non sembrano Campania. Molto prossima a questa con numerose specie presenti in ambito trovare ambienti favorevoli a livello di rupi specie è M. signata, conosciuta per varie montano. Come in molti altri gruppi non e pareti rocciose montane. L’unica località dell’Appennino centro- strettamente fitofagi, mancano dei veri specie che con maggiore frequenza può meridionale, dall’Umbria al Matese. specialisti degli ambienti rocciosi e trovare rifugio anche alla base delle Limitata, invece, a poche aree ristrette rupestri, ma alcune specie, perlopiù pareti rocciose e sulle rupi montane delle della Toscana meridionale, alcune anche elementi orofili associati a pascoli aridi e Alpi sembra essere il comune e di bassa quota (Monte Amiata, Monti rocciosi, non sono infrequenti anche alla relativamente euriecio Lithobius dell’Uccellina, Argentario e Isola del base di roccioni montani, tra le lucifugus, ben più frequente nei pascoli Giglio), è Marmorana saxetana. spaccature delle rocce e lungo le cenge di pareti rocciose. Glyptobothrus mollis ignifer Crostacei. Gli isopodi sono di fatto quasi Tra queste specie possiamo ricordare assenti dai substrati sassosi o rocciosi almeno il glomeride Glomeris helvetica, vegetazione erbacea rada, circa tra privi di vero suolo e non deve stupire specie circumalpina ad areale 2000 e 2800 m di quota. Anche diverse che, malgrado la grande importanza del frammentato, che anche sulle Alpi specie del genere Glyptobothrus gruppo negli ambienti terrestri, italiane si rinviene con una certa possono vivere in questi ambienti, con soprattutto alle basse e medie quote, frequenza fra pietraie, detriti rocciosi o popolazioni significative, come G. mollis essi non presentino alcun rappresentante legnosi alla base di depositi franosi, ignifer sulle Alpi piemontesi. Anche gli in qualche modo caratteristico di rupi e lungo stretti valloni, alla base di dirupi, ensiferi Antaxius difformis e Chopardius pareti rocciose. Solo qualche specie del ghiaioni e pareti scoscese, dalle basse pedestris vivono spesso ad alte quote, vasto genere Armadillidium e di altri quote fino a circa 2500 m. Lithobius lucifugus tra rupi e zone di frana sulle Alpi. Tra i polidesmidi, Brembosoma A. difformis, delle Alpi centro-orientali, castagnolense è un endemita alpino noto alpini e negli ambienti erboso-sassosi vive solo in ambienti montani alpini di Svizzera e Alpi Lombarde, raccolto in delle medie ed alte quote, e in grado di ed è localmente rappresentato da varie occasioni su lastroni calcarei in colonizzare anche i boschi montani. popolazioni anche cospicue. ambienti scoscesi, fino a 2500 m. C. pedestris è presente con una Lo iulide Hypsoiulus alpivagus, altro Insetti. Gli insetti sono qui rappresentati sottospecie anche sulle Alpi Apuane endemita circumalpino ad areale soprattutto da specie fitofaghe in senso (C. p. apuanus); questo ortottero vive discontinuo, predilige il piano alpino, lato, mentre è ancora abbastanza anche a quote inferiori ed in una più dove sfiora i 2800 m, mentre a livello del rilevante la componente dei microfagi del vasta gamma di ambienti, ma piano montano sembra preferire gole suolo bruto; esigua è infine la profonde e ingressi di grotte. La specie componente dei predatori e dei sembra essere strettamente legata alla parassitoidi. presenza di rocce sedimentarie e il suo carattere marcatamente petrofilo si ● Ortotteroidei. Benché molte specie di evince dagli ambienti in cui è stata ortotteri possano più o meno Armadillidium sp. rinvenuta: ghiaioni, pietraie, detriti occasionalmente raggiungere le rupi e le rocciosi e massi su prati alpini, lastroni e pareti rocciose montane, sono generi con elevata attività notturna falesie, dirupi, gole fluviali. pochissime quelle che vi si avventurano possono talora trovare rifugio Analoga ecologia e simile distribuzione, con una certa regolarità. Tra queste, temporaneo anche alla base di rupi e sia geografica che altitudinale, presenta citiamo ad esempio Stenobothrodes pareti rocciose, soprattutto a livello di un altro iulide, Leptoiulus cotticus, endemico delle Alpi cenge e terrazze, o in spaccature della (Kolpophylacum) helveticus. occidentali, che colonizza soprattutto roccia, dove un più significativo Altre specie con esigenze ecologiche margini di ghiaioni e aree rocciose nude, accumulo di depositi terrigeni può simili sono presenti anche lungo gli ma che sovente raggiunge anche pareti favorirne l’occasionale insediamento. Appennini. rocciose con limitate cenge a Chopardius pedestris 90 costituisce spesso un elemento vegetazione arborea. Un’altra specie 91 caratteristico dei locali habitat rupestri abbastanza caratteristica è ancora il montani. Individui più o meno isolati di tingide Acalypta musci, specie tipica parecchie altre specie orofile e dei sistemi d’alta montagna di buona xerotermofile si fanno peraltro parte dell’Europa, in Italia lungo l’arco sorprendere con una certa frequenza a alpino e in alcune stazioni “prendere il sole” a quote più o meno appenniniche, che si sviluppa sui elevate su rocce e rupi bene esposte, muschi che crescono in alta montagna come alcuni tettigoniidi decticini del su roccioni e alla base di pareti genere Anonconotus e parecchi acrididi. rocciose, prediligendo i punti più ombreggiati e relativamente umidi, fino ● Eterotteri. Gli eterotteri, con regime a circa 2300 m di quota; questa specie trofico molto variabile, sono presenti è peraltro presente anche a quote con un discreto numero di specie negli inferiori, in ambienti montani, su muschi ambienti rupestri montani, con una arborei in sviluppo su ceppi e tronchi di netta dominanza di conifere. Su rupi soleggiate e scoscese specie fitofaghe tra si rinvengono nelle aree montane di quelle più buona parte dell’Italia anche alcuni rappresentative. Il rappresentanti del curioso genere reduviide Coranus Copium, minuti tingidi fitofagi che subapterus (vedi producono galle su calici e corolle di disegno) è un piccole lamiacee rupestri del genere predatore che vive sul Teucrium, e caratteristici per gli ultimi terreno, negli due articoli delle antenne interstizi tra pietre e eccezionalmente sviluppati. Infine, rocce; è specie ad ricordiamo ancora l’alidide Alydus ampia distribuzione in rupestris, endemita alpino tipico della Europa e nel fascia altitudinale intorno a 2.000 m, Mediterraneo, che si raccolto alla base di roccioni montani rinviene in tutta Italia su Vaccinum ed Empetrum. in zone montuose. Euryopicoris nitidus è invece un miride fitofago che si ● Coleotteri. Insieme con i lepidotteri, i sviluppa su fabacee rupestri; si tratta di coleotteri sono di gran lunga la un elemento eurosibirico presente in componente più significativa Italia in poche località montane delle dell’entomofauna che colonizza Alpi, dell’Appennino Emiliano, di stabilmente le rupi e le pareti rocciose. Lucania e Calabria. Dimorphocoris poggii è un altro miride, endemico delle Carabidi. I carabidi, che pur Alpi Liguri e scoperto solo comprendono in Italia oltre 1300 recentemente; vive su poacee xerofile specie, perlopiù predatrici di altri rupestri, a quote tra 1.600 e 2.000 invertebrati, sono assai scarsamente metri. Alla medesima famiglia rappresentati nell’entomofauna delle appartiene anche Plagiotylus ruffoi, rupi e delle pareti rocciose montane. endemita siciliano che vive sui pulvini di Risulta anzi perfino difficile individuarne Astragalus siculus (fabacee), una specie qualcuno che sia anche solo rupestre presente sui roccioni delle alte regolarmente presente in questi habitat, Glyptobothrus alticola Madonie al di sopra del limite della molto ostili per i “camminatori”. 92 Francia e Italia, e allo stadio larvale ambienti di interfaccia tra rupi scoscese e Brachypterolus (tutti legati a 93 monofago sulla lamiacea Lavandula rade boscaglie e presente dall’Italia scrofulariacee), come B. vestitus, angustifolia (la lavanda utilizzata centrale alla Calabria, fino a circa 1500 m. caratteristico di ambienti rupestri dall’industria cosmetica), dalle basse Un’altra specie legata ancora a soleggiati delle aree montane e quote fino a circa 2000 m. Un’altra specie brassicacee xerofile rupestri è il raro M. submontane dell’Italia nord-occidentale, (M. nuragicus), endemica di Sardegna e erysimicola, descritto solo in tempi su Antirrhinum latifolium, più Corsica, è pressoché esclusiva di rupi recentissimi e strettamente legato, in ampiamente diffuso in Francia montane silicee, dove, a quote intermedie buona parte dell’Europa meridionale, ai meridionale e nella penisola Iberica, e il (600-1300 m), si sviluppa allo stadio rappresentanti del genere Erysimum. più comune B. linariae, frequente su larvale come monofago su un’altra È presente in buona parte delle Alpi e degli Kickxia spp. e Linaria spp. lamiacea, Teucrium massiliense. Un altro Appennini, da poche centinaia di metri di Carabus (Orinocarabus) pedemontanus elemento subendemico italiano, quota fino alle rupi e ai brecciai alpini ad Dasitidi e malachiidi. Queste due piccole Meligethes lindbergi, fortemente oltre 2300 m. In ambienti rupestri montani famiglie di minuti coleotteri cleroidei Qualche Carabus del sottogenere xerotermofilo, è monofago sul più comune del versante orientale del Gran Sasso, fino comprendono un grande numero di Orinocarabus, in particolare C. bertolinii e diffuso Teucrium flavum, soprattutto a oltre 1500 m, si rinviene anche M. tener, specie soprattutto antofaghe, di norma sulle Alpi Orientali, si può comunque lungo pareti calcaree scoscese e altra specie estremamente sporadica a abbondanti negli habitat xerici e ben occasionalmente far sorprendere in soleggiate, dall’entroterra ligure e triestino gravitazione anatolico-balcanica (presente soleggiati. Pochissime però sembrano “arrampicata libera” lungo qualche lungo buona parte della Penisola e in anche sul Gargano, a quote inferiori), essersi in qualche modo specializzate parete rocciosa, mentre lungo Alpi e Sardegna e Sicilia, dove raggiunge quote legata come oligofaga a specie xerofile verso gli ambienti rupestri montani, dove, Appennini qualche minuta specie dei anche relativamente elevate, intorno ai rupestri del genere Aurinia. In questo tipo almeno in Italia, giungono solo entità generi Microlestes e Syntomus può 1500 m. Anche il raro Meligethes fumatus, di habitat rupestri e soleggiati vive, xerofile di fatto più abbondanti alle quote essere osservata con relativa frequenza anch’esso xerotermofilo, è presente in prevalentemente su serpentini, anche il inferiori (in Europa meridionale qualche in esplorazione sulla superficie di pareti località montane e collinari xeriche dalla rarissimo e strettamente affine Meligethes “specialista” delle rupi di medio-alta ed rocciose, roccioni e grandi massi. Valle d’Aosta alla Calabria, in stretta chlorocyaneus, di cui ancora si ignora la alta quota è però noto, ad esempio, in Qualche raro Ocys si rinviene, infine, associazione ancora con un’altra pianta ospite (peraltro si tratta quasi Corsica e sui Pirenei). Possiamo citare il nelle spaccature e nelle fessure di lamiacea, Satureja montana, colonizzata certamente di un’altra brassicacea di rupi dasitide Danacea nigritarsis, che lungo rocce e rupi. da larve e adulti in periodi dell’anno insoliti e macereti), che presenta un curioso l’Appennino meridionale raggiunge per gli altri rappresentanti del genere, areale relitto e frammentato, alcune località cacuminali del Massiccio Nitidulidi e cateretidi. Nitidulidi e cateretidi perlopiù a fenologia primaverile. comprendente solo poche aree montane del Monte Pollino, dove si rinviene su sono un gruppo di coleotteri con regime Esso presenta infatti un periodo della , della Bosnia, dell’ sassifraghe rupestri, ma che è ben più trofico molto variato, dalla fitosaprofagia o riproduttivo compreso tra la seconda meridionale, della , e in Italia la frequente in ambienti rupestri litoranei e micetofagia fino alla stretta antofagia e metà di luglio e la metà di ottobre. In singola valle della Stura d’Ala, in Piemonte sublitoranei. Sulle Prealpi Orobie (dal spermofagia. Numerose sono le specie di primavera vari altri Meligethes sono invece occidentale a Nord-Ovest di Torino, fino a Canton Ticino all’Adamello) si trova nitidulidi e cateretidi caratteristiche o associati a svariate piccole brassicacee circa 1500 m di quota. Da ricordare infine, comunque Dasytes lombardus, specie di persino esclusive di rupi montane e rupestri, tipiche delle fessure tra le rupi e a livello di molti settori montani altitudine legata ai prati aridi e talvolta submontane. Si può anzi sostenere che dei siti più ombreggiati alla base delle dell’Appennino meridionale (dal Cilento molto abbondante su fiori di colore giallo molte tra le specie più rilevanti della fauna pareti rocciose; tra questi sono da alla Calabria) e di buona parte della Sicilia, di varie famiglie vegetali, che localmente italiana (inclusi alcuni endemiti o ricordare almeno Meligethes subaeneus, una delle specie più caratteristiche di frequenta anche rocce scoscese e rupi subendemiti) siano tipici di questi specie oligofaga, localmente legata questi habitat, il subendemico Meligethes montane. Anche in questo caso non si habitat. Tra le specie più con una certa frequenza a scholzi, strettamente associato, quasi dal può affermare che la specie sia caratteristiche possiamo citare Cardaminopsis spp. in alcune livello del mare fino a oltre 2000 m di effettivamente legata alla forte declività alcuni nitidulidi antofagi del grande località del Nord-Est, il quota, alla lamiacea Ballota rupestris, del substrato, ma certamente situazioni genere Meligethes, come M. subendemico M. spornrafti, legato lungo pareti rocciose calcaree, gole fluviali di questo tipo sembrano favorirla. subfumatus (vedi disegno), ad Arabis spp. e presente dalle Alpi xeriche e rupi. endemico di un ristretta area occidentali alla Calabria, e il raro e Tra i cateretidi, i più caratteristici Meloidi. I meloidi, che comprendono un montana e submontana a ridosso subendemico M. lunariae, abitatori di rupi montane sono alcuni paio di centinaia di specie in Europa, delle Alpi Marittime, a cavallo tra monofago su Lunaria annua in rappresentanti antofagi del genere circa la metà delle quali presenti in Italia, 94 sono perlopiù frequentatori di ambienti specializzato che può seguire il pascolo ricordare almeno il notissimo ma ricordare almeno Osellaeus bonvouloiri, 95 steppici e parasteppici, dove la maggior caprino anche in questi habitat, le uniche altrettanto raro e localizzato Buprestis tipico di roccioni e rupi delle alte quote parte delle specie si sviluppa allo stadio specie che con una certa frequenza vi si splendens, divenuto una delle specie delle Alpi, su sassifragacee del genere larvale a spese di ortotteri, di cui rinvengono appartengono ai melolontidi, simbolo della conservazione della natura , con due sottospecie, vengono parassitate le ovature. Una come alcuni Rhizotrogus e Amphimallon e in Italia e in Europa (è specie di interesse bonvouloiri delle Alpi occidentali italiane parte delle entità note, in particolare i ancor più raramente qualche Anoxia (ad comunitario), a distribuzione relitta in vari e francesi, e baldensis del Veneto. Tra i rappresentanti della tribù dei meloini e esempio A. australis lungo località rupestri settori dell’Europa, e presente in Italia curculionidi, di grande rilievo sono soprattutto quelli della sottofamiglia delle xeriche delle Alpi e Prealpi occidentali), in nelle aree montane del Parco Nazionale soprattutto i rappresentanti del genere nemognatine, sono invece associati a volo crepuscolare estivo intorno a forme del Pollino a cavallo tra Basilicata e Dichotrachelus, con circa 15 specie imenotteri (soprattuto apoidei) entro i cui arboreo-arbustive di pinacee orofile (Pinus Calabria. In Italia questa bellissima endemiche o subendemiche di differenti nidi si sviluppano le larve, anche se spp.), oltre al comune ed euriecio sericino specie vive infatti in stretta associazione aree montane e vallate delle Alpi, tutte soprattutto alle basse quote. Tra le entità Serica brunnea. con il raro e minacciato pino loricato legate ancora a Saxifraga spp., e tipiche più caratteristiche troviamo le (Pinus leucodermis), specie simbolo del dei roccioni scoscesi e delle pareti nemognatine Sitaris muralis, parassitoide Buprestidi. Il popolamento di buprestidi Parco stesso, a sua volta uno degli verticali dei grandi massi alle medie e di imenotteri antoforidi, e tipica di pareti degli ambienti rupestri montani non è elementi più caratteristici dei alte quote. Altro elemento legato alle roccioso-terrose e muri a secco che, particolarmente ricco ed è legato popolamenti di alta quota dell’Appennino sassifragacee rupestri montane sebbene prevalentemente costiera e soprattutto alla locale disponibilità di Calabro-Lucano, che si spinge (Saxifraga aizoides) è Pelenomus subcostiera, si spinge in quasi tutta Italia elementi arboreo-arbustivi abbarbicati frequentemente a colonizzare anche le hygrophilus, specie circumalpina. anche in aree xerotermiche montane sulle pareti scoscese ed esposte, dove, pareti rocciose e le creste montane più A quote inferiori lungo gli Appennini dell’interno, fino ad almeno 1000 m di per lo stato di sofferenza che sovente li esposte e soleggiate. troviamo ancora, insieme a numerosi quota, colonizzando gole ed emersioni contraddistingue in queste condizioni altri, Ceutorhynchus pinguis, endemita rupestri isolate e soleggiate. Occasionali estreme, possono risultare più facilmente Crisomelidi. I crisomelidi, importante appenninico assai infrequente e legato alla base di rupi e pareti terroso-rocciose attaccabili da questi ed altri coleotteri famiglia di coleotteri fitofagi, non ad Alyssum diffusum (brassicacee), e sono anche le due rare e sporadiche xilofagi. Oltre a numerose specie xerofile comprendono in Italia molte specie Ceutorhynchus verticalis specie italiane del genere Stenoria, ed euriecie di piccole dimensioni e poco caratteristiche delle rupi montane e delle (dall’emblematico epiteto specifico), S. analis e S. apicalis, sovente associate appariscenti, in particolare quelle del pareti rocciose (sono invece ben più endemita appenninico meridionale legato a lamiacee xerotermofile rupestri, solo genere Anthaxia, perlopiù associate a frequenti in ambienti rupestri ad un’altra brassicacea, Aurinia saxatilis raramente a quote significative (perlopiù pinacee orofile, si può ad esempio citare mediterranei delle basse quote). ssp. orientalis. in Italia meridionale) e parassitoidi di la ben più grande e rutilante Latipalpis Si possono ricordare, tra gli altri, alcuni imenotteri apoidei colletidi. Analoga plana, associata a querce xerofile, alticini, come Psylliodes toelgi, ad ampia ● Imenotteri. Molte specie di apoidei ecologia presentano anche alcune talvolta presente lungo l’Appennino distribuzione sudeuropea e presente trovano lungo le pareti soleggiate di rupi, Zonitis ed Euzonitis distribuite in buona anche su rupi soleggiate di media quota anche in svariati settori delle Alpi (dal canaloni e gole montane, habitat parte della Penisola e in Sicilia, dove crescano lecci in forma arbustiva. Piemonte al Friuli), legato piuttosto riproduttivi ottimali, quelli scavatori parassitoidi di imenotteri megachilidi, Non si può comunque fare a meno di strettamente a specie sia rupestri sia soprattutto quando la natura geologica di come Z. nana e Z. flava, o Euzonitis glareofile di brassicacee orofile del rupi e pareti sia di matrice calcarea e di terminata ed E. quadrimaculata. genere Biscutella, colonizzate talora origine sedimentaria più recente e meno anche da alcune Phyllotreta, come compatta. Soprattutto molte specie di Scarabeoidei. Gli scarabeoidei P. atra e P. ganglbaueri. Il congenere megachilidi, antoforidi, andrenidi e alictidi comprendono un grande numero di Psylliodes picipes, presente solo lungo le sono tra i maggiori frequentatori di questi coleotteri con regime trofico molto Alpi orientali, è legato a un certo numero habitat, sebbene di norma prediligano le diversificato da gruppo a gruppo (sono di brassicacee rupestri. quote inferiori. Tra i formicidi, assai generalmente coprofagi o fitofagi in scarsamente rappresentati lungo le rupi senso lato). Le rupi montane sono un Curculionoidei. I curculionoidei sono montane, se non da occasionali operaie ambiente nettamente inadatto agli un’imponente superfamiglia di coleotteri esploratrici sulle pareti rocciose scarabeidi e la loro presenza vi è fitofagi, che annovera alcuni tra gli (appartenenti soprattutto a specie ad piuttosto occasionale. elementi più significativi della fauna ampia valenza ecologica e di scarso A parte qualche afodiide coprofago poco Buprestis splendens rupestre montana. Tra gli apionidi, da interesse naturalistico), vale la pena di 96 ricordare alcune minute entità del genere quanto i bruchi sono legati a crassulacee ambito strettamente montano, ricordiamo sono, nella regione alpina, alcune plusine 97 Leptothorax, che con una certa di rupi e roccioni dei generi Sedum e in particolare Satyrus ferula (Alpi e adattatesi secondariamente al volo frequenza trovano un microhabitat Sempervivum. Tra i pieridi, è opportuno Appennini), S. actaea (Alpi occidentali), diurno, tra le quali Syngrapha devergens favorevole nelle spaccature di roccioni e ricordare le specie di Anthocharis, come Chazara briseis (tutta Italia eccetto la e S. hochenwarthi. Particolarmente pareti montane, dove comunque un A. euphenoides, presente in aree rocciose Sardegna), Pseudotergumia fidia ed frequenti, sebbene non esclusive delle minimo di accumulo di depositi terrigeni fino a circa 2000 m di altitudine sulle Alpi e Erebia scipio (Alpi occidentali), Hipparchia rupi montane, sono le briofiline (ad es. consenta la realizzazione dei loro nidi. gran parte degli Appennini, Pieris callidice, alcyone (Italia nordoccidentale e genere Cryphia), in virtù dei costumi propria delle quote più elevate nella Appennino centro-settentrionale), lichenivori delle larve, e per lo stesso ● Lepidotteri. I lepidotteri, sia a volo regione alpina, e le specie di Euchloe, in H. statilinus (tutta Italia, eccetto la motivo comuni e spesso abbondanti diurno che notturno, comprendono un particolare E. bellezina, in aree collinari Sardegna), H. neomiris (Sardegna), Erebia sono numerosi arctiidi della sottofamiglia discreto numero di specie caratteristiche, costiere del settore nordoccidentale. styx, E. styria ed E. calcaria (Alpi orientali), delle litosiine, tra cui ricordiamo Nudaria se non esclusive, degli ambienti di rupi e Tra i licenidi, da citare alcuni Agrodiaetus, Erebia christi (Piemonte), E. montana ed mundana e le specie del genere Setina. falesie montane. Il papilionide Papilio in particolare A. ripartii, presente anche in E. meolans (Alpi ed Appennini), e infine Decisamente cospicuo è anche il alexanor (specie di interesse comunitario), ambienti rocciosi soleggiati soprattutto l’ampiamente distribuita Hyponephele contingente di geometridi caratteristici di a distribuzione fortemente disgiunta sul delle Alpi occidentali e associato a lycaon. Ancor più ricca è la componente habitat rupestri, spesso caratterizzati da territorio italiano, presenta tipicamente fabacee rupestri del genere Onobrychis, e notturna di questo ordine, che nel livree fortemente criptiche sulle rocce: su colonie in aree xeriche rupestri fino a circa A. galloi, endemico del gruppo del Pollino. complesso conta un numero di specie tutti spiccano le ennomine del “vecchio” 1000 m di quota, dove la larva si sviluppa Tra i lepidotteri diurni, i ninfalidi satirini almeno dieci volte superiore rispetto a genere Gnophos (ad es. G. obfuscatus), a spese di apiacee del genere Trinia. sono i veri dominatori delle rupi montane; quelle diurne. La famiglia più oggi suddiviso in più generi maggiormente Sempre tra i papilionidi, una decisa allo stadio larvale molte specie sono infatti rappresentata è quella dei nottuidi, nella circoscritti dal punto di vista sistematico, predilezione per gli ambienti rupestri viene legate a poacee xerotermofile e rupestri. quale spiccano numerose specie di varie del genere Dyscia (ad es. D. raunaria e D. mostrata dal notissimo Parnassius apollo Tra le numerose specie caratteristiche di sottofamiglie. Tra le nottuine meritano un sicanaria) ed alcune larentine, tra cui non (specie di interesse comunitario), ed in questi habitat, oltre che di pendii erboso- cenno particolare Euxoa decora, poche specie del genere Eupithecia (ad particolare dalle popolazioni sassosi xerici, a quote variabili da specie a Standfussiana lucernea, Epipsilia es. E. venosata). Caratteristici e dell’Aspromonte (P. apollo pumilus), in specie, ma comunque presenti anche in grisescens, Rhyacia helvetina, Chersotis facilmente osservabili sono poi i piralidi ocellina, C. alpestris, C. oreina, Spaelotis eliofili del genere Metaxmeste, dal senna e Megasema ashworthii. caratteristico colore nero, che per A sottolineare il legame tra le nottuine e gli scaldarsi stazionano sulle rocce montane ambienti rupestri va ricordato come molte in pieno sole ad ali aperte. Nelle Alpi, altri specie del gruppo presentino un piralidi caratteristici delle zone rocciose fenomeno di sintonizzazione cromatica al altomontane sono il genere Orenaia e substrato e, per esigenze di Catharia pyrenaealis. Vanno pure ricordati camuffamento, si siano adattate a numerosi psichidi, in particolare dei seconda delle zone al colore delle rocce generi Dahlica, Pseudobankesia, Luffia, su cui stazionano durante le ore diurne, Leptopterix e Oreopsyche, i quali spesso esibendo ad esempio fenotipi albini su amano posizionare i loro astucci larvali massicci calcarei, grigi in aree scistose e sulle rocce montane, appena prima di melanici sulle lave. Decisamente ricorrenti impuparvisi, i tineidi del genere Eudarcia, in ambienti rupestri sono altresì svariate le cui larve si nutrono di alghe verdi, e adenine, tra le quali spiccano Hadula alcune Chamaesphecia, sesidi legati ad odontites, H. melanopa (boreoalpina a euforbiacee caratteristiche di questi volo diurno), Sideridis kitti, Antitype suda ambienti. Da segnalare, infine, la curiosa e numerose specie di Hadena, le ultime abitudine del piccolo sfingide diurno prevalentemente legate a cariofillacee dei Macroglossum stellatarum di esplorare generi Silene, Lychnis e Dianthus. con attenzione le pareti rocciose al fine di In ambienti rupestri al di sopra del limite individuare anfratti e piccole cavità per lo Erebia montana della vegetazione arborea degne di nota svernamento. 98 ■ Il popolamento dei ghiaioni 99

Molluschi. La propensione dei gasteropodi terrestri a colonizzare i ghiaioni montani varia principalmente in funzione delle caratteristiche morfologiche e del grado di maturità di questi ambienti. Ghiaioni instabili, scarsamente vegetati e costituiti prevalentemente da elementi litoidi di modeste dimensioni (ciottoli e ghiaia)

presentano in genere una malacofauna Chilostoma cingulatum colubrinum estremamente povera e sono pressoché privi di specie caratteristiche. I ghiaioni in calcareo, mentre Chilostoma millieri e cui ai ciottoli si alternano massi e banchi C. zonatum denotano una spiccata rocciosi, soprattutto se colonizzati da preferenza per quelli a substrato siliceo. rada vegetazione erbacea o arbustiva, Infine anche l’estensione e l’ubicazione costituiscono invece habitat idonei ad dei ghiaioni condizionano la ospitare una fauna a molluschi che risulta composizione della malacofauna; i tanto più diversificata quanto più ghiaioni ricoprenti superfici modeste complesso è il mosaico ambientale. La rappresentano infatti degli ecotoni che presenza di interstizi tra i massi, di attingono spesso il loro popolamento accumuli di detriti nelle fessure o alla dagli ambienti contigui, quali le pareti base degli arbusti, di nicchie che rocciose, i pascoli o persino le aree consentano un tenore più elevato di boschive limitrofe. I loro popolamenti umidità, sono tutti fattori che favoriscono possono pertanto presentarsi vari e la colonizzazione dei ghiaioni da parte diversificati, sebbene privi di specie dei gasteropodi terrestri. caratteristiche di questa tipologia Tra il limitato numero di specie che, ambientale. seppure non essendone esclusive, mostrano spiccate preferenze per questi Crostacei. Anche nei ghiaioni montani gli particolari ambienti annoveriamo isopodi, per la mancanza di suoli Granaria stabilei e Candidula unifasciata, significativi, risultano di fatto quasi che frequentano le pietraie erbose, assenti. Comunque, qualche specie Tandonia simrothi ed alcune specie di orofila e a prevalente attività notturna, ad vitrinidi dei generi Eucobresia, esempio alcuni Armadillidium, si può Phenacolimax e Oligolimax, che si talora rinvenire alla base di pietre nude, possono invece rinvenire di preferenza più facilmente ai margini delle pietraie sotto ai massi dei ghiaioni più stabili. Le stesse, dove la componente terrigena specie presenti dipendono inoltre dal assuma maggiore consistenza. microclima, funzione soprattutto della quota, e dalla tipologia del substrato Diplopodi. I diplopodi costituiscono, (calcareo o siliceo). Ad esempio alcune come abbiamo visto, un importante sottospecie di Chilostoma cingulatum, gruppo di artropodi terrestri, con nonché C. alpinum, Cepaea sylvatica e numerose specie presenti in ambito Arianta chamaeleon si rinvengono sui montano. Pur mancando dei veri Oedipoda germanica ghiaioni d’alta quota con substrato specialisti degli ambienti di ghiaioni 100 montani, alcune specie, soprattutto cospicui (pur non essendone realmente Italia) può spingersi fino alle fasce 101 elementi orofili associati a pascoli aridi e caratteristiche), sono alcuni litobiidi come altitudinali montane, soprattutto nell’Italia rocciosi, non sono infrequenti anche in Lithobius lucifugus, il quale nel settore meridionale. Prettamente legate al piano pietraie, brecciai e alla base di ghiaioni orientale si accompagna con una certa submontano, sono ancora da citare tra i scoscesi con rada vegetazione e suoli frequenza con Lithobius schuleri. Insieme catantopidi Calliptamus siciliae (specie bruti superficiali. Tra queste possiamo a L. lucifugus, che, pur caratterizzante, distribuita nel bacino Mediterraneo che si ricordare almeno il neoatractosomatide non è comunque esclusivo nemmeno spinge fino alla Manciuria) e Pezzotettix Pseudocraspedosoma grypischium, delle praterie aride alpine e può anche giornai (specie a distribuzione europea- endemita circumalpino a relativamente trovarsi nei boschi montani, sulle Dolomiti mediterranea). Queste due ultime specie, ampia valenza ecologica, ma che talvolta si incontrano in questi habitat pur essendo riferibili all’associazione colonizza con frequenza anche i margini anche L. muticus e L. nodulipes, entrambi “erbicola campestre”, si rinvengono con di ghiaioni e i pendii roccioso-sassosi elementi a più ampia valenza ecologica e Epipodisma pedemontana elevata frequenza in aree montane lungo i scoscesi, fino a quasi 3000 m di quota. perciò meno significativi. sentieri pietrosi ed ai margini dei coni di Anche il craspedosomatide seslerieti, o a ridosso di bassi cespuglieti Bergamosoma canestrinii, ad analoga Insetti Tra i gruppi più significativi a ginepri o rododendri, possiamo distribuzione alpina, è stato raccolto dell’entomofauna, che colonizzano più o ricordare il tetrigide Tetrix bipunctata prevalentemente su suoli poco profondi, meno stabilmente i ghiaioni montani, (Europa meridionale, arco alpino), fra pietraie e detriti rocciosi, oltre che in troviamo ancora soprattutto i coleotteri, fortemente criptica quando posata su aree aperte (gramineti xerici e sassosi insieme a lepidotteri, ortotteri, eterotteri, rocce e pietre di colore bianco-grigiastro, montani) esposte a Sud, fino a quasi ditteri ed imenotteri. La maggioranza delle e in grado di raggiungere i 3000 m di 3000 m, così come alcuni altri specie di insetti dei ghiaioni è quota, oltre a molti catantopidi di differenti rappresentanti della medesima famiglia, rappresentata da specie fitofaghe in generi, come Epipodisma pedemontana con areale ed ecologia molto simili (ad senso lato, mentre è ancora abbastanza (Alpi occidentali), svariate Italopodisma esempio Atractosoma meridionale, rilevante la componente dei microfagi del (tutte endemiche di limitati settori alto- Rothenbuehleria minima e suolo bruto; esigua è infine la componente montani dell’Appennino centrale, ad Oedipoda caerulescens Dactylophorosoma nivisatelles), dei predatori e dei parassitoidi. affinità egeiche), Chorthopodisma cobellii analogamente al polidesmide (endemita dell’Italia nord-orientale), le deiezione, dove spesso coabitano con gli Polydesmus monticola e agli iulidi ● Ortotteroidei. Gli ortotteri (soprattutto gli specie del genere Podisma (con specie acrididi del genere Oedipoda. Leptoiulus alemannicus e L. riparius. acridoidei) sono uno dei gruppi più sia alpine che appenniniche) e soprattutto Come accennato, sono numerosi i riccamente rappresentati a livello dei Melanoplus frigidus, tra le specie più rappresentanti della famiglia degli acrididi ghiaioni montani, benché siano poche le criofile e meglio adattate alla vita su suoli che, pur se tutt’altro che esclusivi, trovano specie realmente specializzate nel rocciosi nelle Alpi. Anche l’euriecio e comunque habitat favorevoli nei ghiaioni colonizzarli in modo pressoché esclusivo. comune Calliptamus italicus (ampiamente montani alpini, prealpini e appenninici. Tra Il gruppo comprende comunque svariate distribuito nell’Europa meridionale e in le molte specie, citiamo Psophus stridulus famiglie (in particolare catantopidi e (arco alpino e Appennino centrale, fino a acrididi, oltre a qualche tetrigide) con oltre 2000 m), le comuni e ampiamente specie più o meno strettamente diffuse Oedipoda caerulescens ed infeudate a substrati xerici e O. germanica (fino a oltre 2000 m), pure a prevalentemente sassosi, colonizzati solo marcato criptismo, ma caratteristiche per da pulvini di piante pioniere e da rade la rapida esposizione delle ali

Iulide poacee orofile e xerofile (nella tradizionale metatoraciche vivacemente colorate caratterizzazione ecologica degli ortotteri (rispettivamente azzurre e rossastre) italiani rientrerebbero nell’associazione quando spiccano il volo per brevi tratti, Chilopodi. Le uniche specie che sulle “saxicola campestre”, o lapidicola). Tra le disorientando i potenziali predatori, ma Alpi con frequenza colonizzano i margini specie più frequenti sulla vegetazione anche gli ignari escursionisti lungo i dei ghiaioni montani dove almeno siano erbacea rada dei ghiaioni montani, sentieri montani. Ancora, Stenobothrodes presenti degli accumuli terrigeni più soprattutto nei settori di interfaccia con i Calliptamus italicus rubicundulus, ad ampia distribuzione in 102 Europa meridionale, presente sulle Alpi e infeudato ai ghiaioni montani, (cacciatrici di molluschi terrestri) del 103 nell’Appennino centrale, fino a 2000 m, specialmente quando, ad esempio lungo sottogenere Platycarabus, come Carabus l’affine e già citato S. cotticus, e ancora l’arco alpino, si sviluppa prevalentemente depressus (Alpi) e C. creutzeri (Alpi Stenobothrus fischeri (in Italia a a spese di Teucrium montanum. Tra gli orientali), non rari al margine dei ghiaioni, distribuzione discontinua tra Alpi, Prealpi aradidi si può ricordare Aradus frigidus, sotto la superficie di pietre appiattite anche e Appennino, fino in Calabria) e S. elemento eurosibirico noto in Italia di di piccole dimensioni, e alcune del apenninus (endemita appenninco che in pochissime località montane delle Alpi e sottogenere Orinocarabus, come Carabus alcuni ambienti può costituire la specie dell’Appennino meridionale, e che, a concolor (Alpi centro-occidentali) o dominante). Infine, Aeropus sibiricus (ad differenza delle specie congeneri (che si C. baudii e C. heteromorphus (Alpi amplissima distribuzione, in Italia noto di sviluppano tipicamente sotto cortecce di occidentali). Di particolare interesse e quasi tutta la Penisola), Glyptobothrus alberi abbattuti), vive invece sotto piccole abbastanza caratteristici proprio dei

binotatus daimai (Alpi occidentali) e Anechura bipunctata pietre in zone sassose e rupestri di alta ghiaioni e delle pietraie umide a ridosso di G. alticola (in Italia lungo le Alpi e Prealpi montagna. Anche il ligeide Geocoris pareti rocciose montane sono invece centro-orientali), G. eisentrauti (Alpi) e Altri dermatteri che possono colonizzare grylloides è specie montana che si rinviene alcuni rappresentanti alticoli e anche in Aeropedellus variegatus, una delle specie questi ambienti sono Chelidura aptera generalmente alla base dei cespugli di questo caso elicofagi del genere Cychrus, più marcatamente infeudate a questi (delle Alpi Occidentali) e Anechura piccole lamiacee (Teucrium); si tratta di un perlopiù molto sporadici e localizzati e di habitat lungo le Alpi (soprattutto centrali bipunctata (Alpi occidentali e Gran Sasso). elemento eurosibirico che in Italia è noto notevole rilievo conservazionistico, come e occidentali, fino a quasi 2500 m). Anche alcune specie del genere dalle Alpi e dall’Appennino centrale. Un in particolare C. graius (endemico delle Anche il comune e ampiamente diffuso Chelidurella (soprattutto C. vignai e altro ligeide, questa volta predatore e con Glyptobothrus brunneus brunneus può C. thaleri delle Alpi orientali) possono caratteristica distribuzione boreoalpina, è raggiungere le più alte quote, soprattutto costituire popolazioni in ambienti montani Geocoris lapponicus, in Italia presente solo nell’Appennino centro-meridionale, e alpini. Da citare anche il blattodeo in poche località di quota dell’arco alpino. dove è particolarmente abbondante Ectobius montanus, che può vivere sulle proprio nelle aree rocciose e pietrose. rade graminacee vegetanti sui ghiaioni ● Coleotteri. Carabidi. I carabidi sono Myrmeleotettix maculatus è infine specie scoscesi, sempre sulle montagne numericamente tra i dominatori degli poco comune, ma spesso abbondante dell’Appennino centro-meridionale. ambienti montani, soprattutto nei prati- localmente, soprattutto in ghiaioni pascoli delle medie e alte quote, e negli montani appenninici, ma anche nelle ● Eterotteri. Gli eterotteri sono ambienti alpini in genere. Tuttavia, a livello Alpi occidentali. Tra gli ortotteri ensiferi, i rappresentati da un discreto numero di di ghiaioni e macereti anche in questa tettigoniidi Antaxius difformis e entità anche negli habitat dei ghiaioni importante famiglia il numero di specie Cychrus schmidti Chopardius pedestris sono tipici abitatori montani, sebbene buona parte delle presenti con una certa frequenza e di ghiaioni montani, ma anche le specie specie presenti sia associata anche a regolarità si riduce di molto. Tra i Alpi Graie), C. cylindricollis (endemita del genere Anonconotus (diffuso con pascoli montani xerici e sassosi, o a pendii rappresentanti del vastissimo genere lombardo delle Prealpi Orobie), molte specie nelle Alpi occidentali, ma rocciosi e ambienti più schiettamente Carabus si rinvengono soprattutto alcune C. angulicollis (Alpi Marittime) e che raggiunge l’arco alpino centrale) rupestri. Tra gli elementi più caratteristici specie prevalentemente elicofaghe C. schmidti (Alpi Giulie). Uno degli possono colonizzare tali ambienti. In possiamo ricordare i già citati tingidi del elementi più caratteristici dei ghiaioni Sardegna alcune specie di tettigoniidi del genere Copium, in particolare alpini montani può comunque essere genere Rhacocleis (del gruppo C. clavicorne, elemento dell’Europa considerato Patrobus septentrionalis, un R. bacettii) vivono in ambienti di questo centro-meridionale che in Italia è presente raro elemento orofilo delle Alpi orientali, tipo sulle più alte cime dell’isola, come il in tutte le regioni ad eccezione della a complessiva distribuzione di tipo Monte Ferru, Monte Corrasi, il Bruncu Sardegna, legato a lamiacee del genere boreoalpino (ovvero presente, con Spina ed il Monte Limbara. Teucrium presenti sia su rupi che su distribuzione frammentata e relitta, in Tra gli altri ortotteroidei è da ricordare la ghiaioni (in particolare T. chamaedrys, Nord Europa e lungo l’arco alpino). Anche specie endemica Forficula apennina, un T. scorodonia e, almeno in Sicilia, svariate specie orofile dei generi Amara, dermattero che si trova frequentemente T. flavum). Il congenere Copium teucrii, Pterostichus, Harpalus e Cymindis sono proprio nei ghiaioni più freddi delle pure ad ampia distribuzione euro- poi presenti con una certa regolarità maggiori montagne appenniniche. mediterranea, è di norma più strettamente Carabus creutzeri lungo i ghiaioni montani, sebbene sia 104 dolomitici dove questi vengono consolidati Nitidulidi e cateretidi. Numerose sono le ghiaioni montani, su qualche 105 dai firmeti con Dryas octopetala (le specie di nitidulidi e cateretidi brassicacea, è infine anche il rarissimo cosiddette “scale a Dryas”). In questo tipo caratteristiche di ghiaioni e brecciai M. salvan, paleoendemita ad areale di ambiente si possono formare zolle con montani e submontani. Tra le specie più verosimilmente molto ristretto e descritto suolo abbastanza profondo che sono tipiche possiamo citare ancora alcuni solo recentemente, dalla biologia ancora l’habitat d’elezione per molte specie attere nitidulidi antofagi del grande genere ignota e conosciuto sulla sola base dei e microftalme del genere Leptusa, da Meligethes, come il comune M. tipi, raccolti agli inizi del secolo quelle a distribuzione più ampia fino a aeneus, associato a moltissime scorso sulle pendici del molti elementi stenoendemici. brassicacee anche coltivate e Monte Argentera (Alpi Sempre nei firmeti, sui fiori di Dryas e presente dal livello del mare fino Marittime). Tra i cateretidi, il più talvolta su altri fiori bianchi come quelli del a oltre 2500 m di quota, ma che caratteristico abitatore di Nebria germari genere Cerastium si rinvengono alcune tra nei ghiaioni di alta quota è di ghiaioni montani è un le specie di Eusphalerum a distribuzione norma stenofago su rappresentante del genere piuttosto arduo ritenerle realmente più ristretta: E. pulcherrimum delle Prealpi Biscutella spp. Tra le Brachypterolus, il già citato caratteristiche di questi habitat. centrali, E. albipile delle Prealpi Venete, numerose altre entità troviamo B. linariae, frequente in Frequenti nei ghiaioni relativamente più E. annaerosae delle Dolomiti e M. erysimicola e M. fumatus (vedi ambienti xerici sassosi e umidi delle Alpi sono anche svariati probabilmente anche E. angusticolle delle disegno), di cui già si è parlato soleggiati delle aree montane rappresentanti orofili di bembidiini del Alpi Marittime. Queste specie si trovano per la fauna delle rupi, M. reyi e e submontane dell’Italia genere Ocydromus, in particolare quelli associate a Dryas solo nei firmeti: dove M. solidus, legati a cistacee orofile e peninsulare, e legato a Kickxia spp. e del sottogenere Testediolum, alcuni questa pianta è insediata su suoli più alticole del genere Helianthemum, Linaria spp. (scrofulariacee). trechini del genere Trechus (soprattutto evoluti, essi mancano infatti del tutto. presenti in aree xerotermiche e ghiaioni quelli del gruppo di T. strigipennis), molte Molti altri stafilinidi, fitosaprofagi, predatori soleggiati delle Alpi e Prealpi e lungo Dasitidi e malachiidi. Queste due piccole Oreonebria, Nebria germari (Dolomiti), o antofagi (ad esempio altri omaliini) sono l’Appennino fino al Massiccio del Pollino, famiglie di minuti coleotteri comprendono N. orsinii (Appennino centrale), e infine poi più o meno frequentemente presenti da 800 a oltre 2500 m, e M. oreophilus, dal un gran numero di specie soprattutto Licinus italicus, alcuni Platynus e Leistus tra le pietre dei ghiaioni, o sui pulvini in significativo epiteto specifico, endemico antofaghe, di norma abbondanti negli glacialis (Appennino centrale). fiore di alcune glareofite, ma si tratta dell’Italia geografica, a distribuzione habitat xerici e ben soleggiati. Pochissime perlopiù di elementi orofili generalisti, di alpino-appenninica, esclusivo di ghiaioni, però sembrano essersi in qualche modo Stafilinidi. Lungo l’arco alpino, di norma ben più abbondantemente pietraie e seslerieti di medio-alta ed alta specializzate negli ambienti dei ghiaioni grandissimo interesse è la fauna a rappresentati nei contigui pascoli montani montagna, a quote comprese tra 1200 e montani, dove giungono svariate specie di stafilinidi associata ai ghiaioni calcareo- e nei seslerieti. 2500 m, e associato a lamiacee alticole del dasitidi del genere Danacea, presenti però genere Thymus. Lungo le Alpi orientali e anche a quote di gran lunga inferiori. occidentali e in una isolata stazione Da citare è comunque il curioso caso dei L. angustiarumberninae rosaorum L. montispasubii settei (Prealpi venete) dell’Appennino Laziale-Abruzzese (Monte malachiidi del genere Malthodes riferibili al (Prealpi lombarde) L. montiumcarnorum (Alpi orientali) Elefante nel gruppo del M. Terminillo) è gruppo di M. trifurcatus, che si trovano L. areraensis (Prealpi lombarde) L. occulta (Prealpi venete) presente anche il rarissimo M. devillei, in generalmente su conifere (abete rosso, L. baldensis (Prealpi venete) L. piceata (Alpi centro-orientali) Europa meridionale esclusivo delle alte larice) ma che, in alta montagna, oltre il L. brachati (Prealpi venete) L. portusnaoniensis (Prealpi venete) quote (1700-2600 m), e legato alle limite degli alberi, sono spesso presenti L. cavallensis (Prealpi venete) L. pratensis (Alpi orientali) altrettanto rare specie orofile del genere con popolazioni differenziate in “forme di L. c. ceresoleana (Alpi occidentali) L. rhaetoromanica (Alpi Retiche) Dracocephalum (lamiacee), in seslerieti e al alta quota” di non chiaro determinismo L. fauciumberninae L. rosai (Prealpi lombarde) margine di brecciai. Altra specie di rilievo è genetico e non sufficientemente esplorato (Alpi e Prealpi lombarde) L. sudetica (Alpi Retiche) un’entità recentemente scoperta e rango tassonomico, caratterizzate in L. grignaensis (Prealpi lombarde) L. t. tirolensis (Dolomiti) descritta su materiale rinvenuto in vari particolare da femmine attere e da maschi L. knabli recticollis (Prealpi venete) L. tridentina (Catena dei Lagorai) paesi dell’Europa meridionale, con gli ultimi segmenti addominali meno L. mandli (Prealpi lombarde) L. trumplinensis (Prealpi lombarde) M. arankae, in Italia peninsulare sviluppati, che vivono invece sul terreno, L. manfredi (Dolomiti) L. vallisvenyi (Alpi occidentali). monofaga sulla rara brassicacea tra pietraie e pascoli aridi sassosi. Hesperis laciniata, tipica glareofila Rappresentano una serie di presunte Elementi stenoendemici nel genere Leptusa montana. Probabilmente associato ai “sottospecie altitudinali”, per le quali non è 106 ben noto quanto la declività e l’aridità del Micrabris) come M. pusilla e M. flexuosa, strigosus. A. pirazzolii è una specie La presenza di un minimo di vegetazione, 107 substrato siano determinanti, ma che tipici dei prati-pascoli montani a carattere dell’Appennino centrale, suddivisa in due e dunque una relativa stabilità del suolo certamente sono associate ad habitat in parasteppico, si rinvengono talora anche sottospecie: la forma tipica è piuttosto intorno a pulvini di qualche specie cui l’insolazione, la durata e lo spessore sulla rada vegetazione a graminacee frequente sotto le pietre dei luoghi aridi, vegetale, sono comunque condizioni del manto nevoso, e altri fattori abiotici xerofile dei ghiaioni di Alpi e Appennini, specialmente nei siti molto elevati, mentre irrinunciabili per l’insediamento di queste devono svolgere un ruolo importante. Si anche a quote elevate (2000-2500 m). la ssp. sardiniensis (che, a dispetto del specie, tutte con larva rizofaga; la loro tratta in particolare di Malthodes trifurcatus nome non si trova in Sardegna) si presenza nei ghiaioni veri e propri è atramentarius (Alpi occidentali e centrali), Tenebrionidi. I tenebrionidi sono ben localizza negli stessi ambienti a quote dunque da considerare marginale. M. penninus icaricus (Alpi centrali), rappresentati negli ambienti pietrosi di generalmente più basse. Colpotus Un’altra specie legata ai macereti è M. atratus (Alpi Marittime) e M. atratus media e alta quota. In questa famiglia strigosus colonizza, con diverse Berninelsonius hyperboreus, elemento samniticus (Gran Sasso). sono infatti numerose le linee filetiche sottospecie, quasi tutta l’Italia boreoalpino presente in Italia solo sulle contraddistinte dall’atterismo e da appenninica, dall’Appennino Tosco- Alpi dalla Liguria al Trentino. Due specie Meloidi. Tra le entità non proprio un’elevata resistenza all’aridità. Tali Emiliano alla Sicilia, con gravitazione di Selatosomus, S. amplicollis e caratteristiche, ma occasionalmente caratteristiche rendono le specie di lungo l’Appennino centro-meridionale, presenti in ghiaioni submontani xerici a queste linee evolutive ”preadattate” alla soprattutto nel versante tirrenico. quote medie, spesso a ridosso di basse vita negli ambienti pietrosi di alta quota, La ssp. ganglbaueri è presente solo in pareti rocciose, troviamo il meloino Meloe dove la presenza di venti forti tende a poche stazioni dell’Appennino centrale, erythrocnemus, a fenologia tardo favorire gli insetti non volatori (i quali ove si rinviene sotto le pietre dei siti aridi. invernale-primaverile, più spesso verrebbero più facilmente spazzati via), Un altro interessante tenebrionide è associato a località xeriche di bassa quota mentre la scarsità di acqua, soprattutto in Crypticus quisquilius, una specie con substrati sabbiosi, e diffuso, benché estate, la scarsissima ritenzione idrica del distribuita in tutta Europa, nel Caucaso, in piuttosto raro, in buona parte dell’Italia terreno e la mancanza di copertura Siberia e in Mongolia. La ssp. aprutianus peninsulare e in Sicilia. L’ospite degli stadi vegetale richiedono la capacità di è endemica dell’Italia appenninica centro- larvali è tipicamente l’imenottero sopravvivere a lungo in condizioni di forte meridionale, dove si trova sotto pietre di megachilide Chalicodoma muraria. evapotraspirazione, di elevate escursioni ambienti montani aridi. Infine ricordiamo Selatosomus sp. Analoga ecologia e simile etologia sembra termiche e di mancanza d’acqua. Mentre due specie sublapidicole endemiche della presentare anche una specie a in molti insetti si osservano specie Sardegna: Opatrum dahli (diffuso nella S. aeneus, sono invece elementi gravitazione maghrebina, Meloe aegyptius, cacuminali attere, in cui la perdita di ali è maggior parte dell’isola) e O. nivale montani sublapidicoli che frequentano rarissima in Italia, dove è nota di subentrata a seguito dell’adattamento alla (circoscritto al Gennargentu). Il primo è pietraie e macereti anche molto scoscesi. pochissime stazioni della sola Sicilia vita d’alta quota, nel caso dei tenebrionidi xerofilo ed è diffuso dal livello del mare S. amplicollis (Europa meridionale e settentrionale, tra cui il Bosco di Ficuzza ai si tratta di specie appartenenti a gruppi fino a circa 1000 m di quota, mentre il Turchia) in Italia si trova sulle Alpi Liguri e piedi della spettacolare Rocca Busambra. atteri primitivamente, che proprio grazie a secondo è presente tra 1200 e 1800 m. Marittime e lungo tutto l’Appennino fino Anche alcuni milabrini orofili del genere questa caratteristica hanno potuto ai Nebrodi e alle Madonie. Selatosomus Mylabris (in particolare del sottogenere colonizzare meglio di altri questi ambienti Elateridi. Gli elateridi che vivono a livello aeneus (elemento sibirico-europeo) inospitali. Sono quindi parecchie le dei ghiaioni montani includono solo popola invece solo le Alpi e l’Appennino specie di tenebrionidi “petrofile” (in cui poche specie, alcune delle quali oltre settentrionale. Anche alcune Ctenicera, cioè si osserva una più o meno spiccata tutto più propriamente legate a terreni con larve perlopiù rizofaghe (che specializzazione per la vita sotto pietre) detritici del piano alpino ma ripicole, necessitano dunque anche di un minimo presenti negli ambienti aridi di montagna, nettamente igrofile, dunque viventi solo di terreno consolidato per il loro quali ghiaioni e macereti. Mentre sulle in prossimità di ruscelli e rivoletti da sviluppo), da adulti sono abbastanza Alpi (da questo gruppo ricolonizzate solo disgelo. Hypnoidus consobrinus è frequenti anche sulla rada vegetazione dopo l’ultimo glaciale) mancano forme presente in Scandinavia e lungo l’arco erbacea dei ghiaioni (sebbene siano ben endemiche, lungo la catena appenninica alpino, anche a quote elevate. più abbondanti nei pascoli xerici), in sono presenti, negli ambienti montani I congeneri H. rivularius e H. riparius particolare C. pectinicornis, ad ampia aridi e pietrosi, due specie, endemiche sono elementi a più ampia distribuzione, distribuzione europea e sibirica, comune italiane, con sottospecie caratteristiche in Italia limitati all’arco alpino o al sulle più alte cime delle Alpi e Mylabris variabilis delle vette: Asida pirazzolii e Colpotus massimo all’Appennino settentrionale. dell’Appennino. 108 Scarabeoidei. Anche a livello dei ghiaioni Possiamo comunque citare almeno le quattro specie del genere ● Ditteri. Sirfidi. Tra i rappresentanti di 109 montani la presenza degli scarabeoidei è l’alticino Longitarsus springeri, raro Oreorhynchaeus (O. baldensis, O. focarilei, questa importante famiglia che piuttosto occasionale. A parte qualche endemita delle medie ed alte quote O. pacei e O. spectator), tutte endemiche colonizzano ghiaioni e zone rocciose di coprofago poco specializzato che può dell’Appennino centrale, associato di limitati settori del versante italiano di Alpi media e alta quota troviamo tra gli altri seguire il pascolo anche ai margini di all’asteracea Senecio rupestris, e i e Prealpi, legate ad ambienti di alta quota, Rohdendorfia alpina, specie petrofila a questi habitat, le uniche specie che con minuscoli congeneri L. obliteratus e probabilmente viventi a spese di minute distribuzione alpina, tipica di substrati una certa frequenza vi si rinvengono sono L. obliteratoides, a più ampia cariofillacee alticole, e che si rinvengono rocciosi, morenici e di ghiaioni, rinvenibile alcuni afodiidi rappresentanti dei generi distribuzione europea, abbastanza frequentemente proprio tra le pietre dei presso corsi d’acqua o ai margini dei Agolius e Neagolius. Nel loro insieme si frequenti tra 500 e almeno 1500 m di ghiaioni montani. Nell’ambito della stessa ghiacciai, tra 2500 e 2800 m. tratta di specie caratteristiche del piano quota lungo buona parte della Penisola, famiglia va ricordato anche lo staflino È caratterizzata da un volo veloce e alpino, e diffuse soprattutto nel mosaico e associati a lamiacee xerofile e Trachystyphlus alpinus, presente con radente, interrotto da brevi pause sugli di ambienti che si trovano fra 1800 e 2800 glareofile, tra cui Satureja montana e diverse sottospecie sulle Alpi e lungo spuntoni di roccia più elevati: appena i metri di quota (pascoli alpini, vallette specie orofile del genere Thymus. l’Appennino centrale, e i rari ceutorinchini raggi del sole vengono oscurati dal nivali, ghiaioni con chiazze di neve). Sempre tra gli alticini Psylliodes instabilis, Ceutorhynchus inaffectatus (aree montane passaggio di una nuvola, scompare tra i Agolius abdominalis (Alpi e Carpazi), pure ad ampia distribuzione sudeuropea dell’Italia settentrionale e centrale) e ciottoli. Si nutre su fiori di Cerastium, viene spesso raccolto in escrementi di e italiana, è invece legato a brassicacee, C. bifidus (aree montane dell’Italia centrale Leucanthemopsis alpina e Sedum. marmotta, pernice, camoscio, pecora e come alcuni rappresentanti dei generi e meridionale), entrambi associati alla non Le femmine ricercano pietre dalla talvolta bovini. I Neagolius, invece, si Alyssum, Aurinia, Iberis ed Erysimum. frequente ma caratteristica brassicacea superficie piana circondate da vegetazione trovano soltanto sotto le pietre o in volo; Dibolia rugulosa, ad ampia distribuzione glareofila Hesperis laciniata. a cuscinetto (come cariofillacee del genere probabilmente non sono coprofagi ma in Europa meridionale e in Italia Oltre a svariati altri ceutorinchini, tichiini Cerastium), deponendo le uova sulla fitosaprofagi. Vale la pena di citare settentrionale, è infine frequentemente ed apionidi associati ad altre piante superficie inferiore delle stesse pietre. Neagolius pollicatus (Alpi orientali e associata, a quote intermedie, sovente glareofile ed alticole (altri Ceutorhynchus, Cheilosia aristata, a distribuzione alpina, è Prealpi Venete), N. amblyodon (Alpi Cozie anche ai margini di ghiaioni, alla lamiacea alcuni Brachyodontus, alcuni Apion, un elemento orofilo tipico di ambienti e Graie), N. montanus (dalle Alpi Venete Stachys annua. Tra i crisomelini, vale la svariati Tychius, ecc.), annotiamo anche rocciosi silicei preferibilmente esposti a alle montagne dei Balcani), N. limbolarius pena di ricordare almeno Oreina viridis, che un cospicuo numero di altri Sud e ben soleggiati, tra 2300 e 2400 m. (dalle Alpi centrali alle montagne della ampiamente distribuita alle quote curculionidi di svariati generi sono Si può osservare sui fiori di Silene Grecia settentrionale), N. schlumbergeri relativamente più elevate delle Alpi (dalle frequentemente presenti sotto pietre, rupestris. I maschi, fortemente territoriali, (Pirenei, Alpi, Appennini), N. liguricus (Alpi Marittime alle Giulie) e dell’Appennino anche minute, soprattutto ai margini dei sostano sulle rocce ben soleggiate e Liguri e Marittime), e infine N. penninus centrale, dalla biologia larvale poco nota, ghiaioni montani, dove aumenti la piatte, staccandosene solo di tanto in (endemico italiano; Alpi Pennine, gruppi e la congenere O. sibylla, endemica consistenza dei suoli; tra questi, ad tanto, rimanendo in volo stazionario montuosi a Sud del Monte Rosa). I dell’Appennino centrale e associata, esempio, alcune specie orofile ed alticole, presso la superficie (come molti altri Neagolius presentano un dimorfismo perlopiù in pascoli di quota, ad asteracee endemiche italiane, dei generi sirfidi). Ischyroptera bipilosa, ancora a sessuale notevole, tanto che talvolta del genere Doronicum, ma presente Otiorhynchus (sottogenere Nilepolemis), distribuzione alpina, è un altro elemento maschi e femmine sono stati descritti anche sui ghiaioni contigui. Neoplinthus e Leiosoma. strettamente petrofilo, che si rinviene oltre come specie distinte. In alcune specie le i 2400 m su ghiaioni e substrati rocciosi femmine sono microttere o brachittere, e Curculionoidei. compatti e con scarsa vegetazione. depigmentate. Sembra che alcune specie I curculionoidei sono ben Gli adulti sono attivi tra maggio e giugno, siano attratte dalle superfici chiare e per rappresentati anche soprattutto quando la neve è ancora questo si trovano spesso posate sulle nell’ambito della fauna dei presente in abbondanza in ampie aree. rocce calcaree e sui ghiaioni. ghiaioni montani. Oltre ad I maschi, diversamente dalla alcuni rappresentanti maggioranza delle altre specie, volano a Crisomelidi. Anche a livello dei ghiaioni alpini del già citato circa 2-3 m d’altezza dal suolo. montani il popolamento di crisomelidi genere Dichotrachelus non è particolarmente ricco, e presenta (vedi disegno), presenti Tachinidi. Tra i numerosi rappresentanti di sovente commistioni tra le cenosi anche nelle pietraie delle questa importante famiglia di ditteri caratteristiche dei pascoli xerici di media medie e alte quote, sono parassitoidi troviamo ad esempio ed alta quota con quelle delle rupi. da ricordare soprattutto Otiorhynchus sp. Sarromyia nubigena, distribuita dalle Alpi 110 centrali ai Pirenei. È specie rara, parassita la maggior parte degli altri imenotteri, ad ● Lepidotteri. I lepidotteri, sia a volo nel norditalia, e legato come larva a 111 del lepidottero psichide Oreopsyche esclusione forse degli apidi del genere diurno che notturno, comprendono un piante di Sedum (crassulacee). leschenaulti. Vola a balzelli tra i ciottoli e Bombus. I bombi sono in effetti cospicuo numero di specie tipiche anche Sebbene non esclusivi dei ghiaioni la vegetazione prostrata su ghiaioni d’alta rappresentati da molte specie nelle negli ambienti dei ghiaioni montani. montani, numerosi arctiidi, come ad quota e macereti, di norma oltre i 2500 m, praterie e nei pascoli aridi delle medie ed Spesso si tratta delle medesime entità esempio Chelis maculosa e Arctia spesso su fiori di Rhododendron e di alte quote appenniniche ed alpine; gli che frequentano gli habitat rupestri, che festiva, trovano evidentemente il loro Loiseleuria. Analoga distribuzione alpino- adulti frequentano anche fiori ed eviteremo perciò di ricordare, ma non optimum ecologico in questi ambienti. pirenaica ha Admontia cepelaki, i cui infiorescenze di vegetali glareofili, ma mancano specie che mostrano una Più strettamente legata ai brecciai ed ospiti sono sconosciuti; appartiene nessuna specie è veramente precisa preferenza per i substrati alle morene glaciali è Holoarctia cervini, comunque a un gruppo di entità parassite caratteristica di ghiaioni e brecciai, visitati rocciosi incoerenti, vuoi perché nota di pochissimi distretti alpini, dove di larve di ditteri tipulidi. Come la specie quasi esclusivamente per la raccolta del spiccatamente xerotermofile, vuoi vive a quote comprese tra i 2500 e i precedente, vola a balzi a pochi nettare sui fiori e per sfruttarne le perché legate allo stadio larvale a piante 3300 m. Anche la notissima Arctia flavia, centimetri dal suolo su ghiaioni d’alta condizioni termiche in genere più glareofile. Infatti, i ghiaioni ospitano una a distribuzione boreoalpina, sulle Alpi si quota, spesso a ridosso dei nevai, da favorevoli. Anche qualche mutillide, in sorta di versione xerofila del biota delle incontra di preferenza sui brecciai 2700 a 3300 m. Wagneria alpina, rupi, in virtù del loro notevole drenaggio altomontani fino a circa 3000 m di quota. distribuita su Alpi e Pirenei, oltre che in idrico e della conseguente maggiore Tra gli sfingidi, lepidotteri di Scandinavia e nella Russia europea, è un aridità. Anche nei ghiaioni montani, i ragguardevoli dimensioni, probabilmente altro elemento xerofilo tipico di substrati ninfalidi satirini sono una delle il glareofilo più stretto è vespertilio, rocciosi esposti a sud, non raro sulle Alpi componenti più significative della i cui bruchi si nutrono a spese di in tali ambienti, oltre i 1200 m; i suoi ospiti lepidotterofauna. Tra le numerose entità . Nell’ambito della vasta sono pure sconosciuti (forse bruchi di caratteristiche di questi habitat famiglia dei nottuidi, caratteristici micro- o macrolepidotteri). ricordiamo Oeneis glacialis (Alpi) e varie elementi sono le rare Sympistis, eliofile e erebie, come Erebia pluto ed E. gorge presenti sulle Alpi alle più alte quote, ed ● Imenotteri. Molti sono gli imenotteri che (Alpi e Appennini). Nel complesso, le Euxoa culminicola, anch’essa presente colonizzano in via più o meno caratteristiche salienti della componente sulle Alpi ad elevata altitudine. I ghiaioni preferenziale i ghiaioni montani, notturna dei lepidotteri non differiscono ospitano anche specie del tutto soprattutto tra gli apoidei (in particolare molto da quelle già descritte per le rupi peculiari, per molte delle quali biologia e apidi, andrenidi e megachilidi). Singolare montane e submontane. Tra i licenidi, distribuzione sono scarsamente note. è il comportamento di un vespide che degno di nota è Scolitantides orion, È questo il caso dei geometridi del vive e nidifica sulle Alpi al disopra di Mutilla europaea presente con numerose colonie isolate genere , con due specie 700–800 m. Si tratta di Polistes biglumis in aree rocciose e sassose soprattutto accertate per le Alpi italiane (E. caelibaria bimaculatus, che fissa il nido, formato da particolare la comune e diffusa Mutilla e E. zelleraria), le cui femmine presentano alcune cellette di cartone, sotto le pietre, europaea, parassitoide massiva proprio ali più o meno fortemente ridotte. Ma le soprattutto nei ghiaioni, purché abbiano dei nidi sotterranei di Bombus, è specie certamente più caratteristiche dei un interspazio sufficiente per impiantarlo frequente almeno ai margini dei ghiaioni ghiaioni sono Sciadia tenebraria e quelle in modo che non sia in contatto con il più soleggiati, dove qualche deposito del genere Glacies, con abitudini diurne e terreno. Questa specie sfrutta così il terrigeno può consentire la realizzazione presenti anche a quote prossime ai 4000 particolare microclima con temperatura dei nidi stessi. Tra i formicidi, molte m nella regione alpina. In modo più elevata rispetto a quella della zona specie frequentano in esplorazione anche particolare, G. alticolaria e G. coracina circostante, non soltanto perché il luogo è i ghiaioni montani, sebbene la maggior sono note esclusivamente per poche ben riparato, ma anche per il parte non sia in grado di stabilire i propri località alpine, mentre G. canaliculata riscaldamento della pietra dovuto nidi nei substrati dei ghiaioni, al solito per appare distribuita con maggiore all’irraggiamento solare. Questo la mancanza della componente terrigena. continuità. Abbastanza caratteristiche di comportamento consente alla fondatrice Tra gli elementi comunque più frequenti questi habitat sono infine anche alcune del nido di sfruttare un periodo di lungo Alpi ed Appennini, citiamo almeno specie alpine di psichidi del genere sopravvivenza in montagna assai più numerose specie orofile e xerofile dei Oreopsyche e vari gelechidi, in lungo di quello solitamente possibile per generi Lasius, Formica e Tetramorium. Erebia pluto particolare del genere Caryocolum. 112 Vertebrati: parte tassonomica Lucio Bonato 113

■ Anfibi ma non più di due nel caso della salamandra alpina. Queste specie Tra i pochi anfibi che possono possono così colonizzare anche i sopravvivere negli ambienti semirupestri versanti più rocciosi e acclivi, addirittura montani, la salamandra di Lanza sui massicci carsici, dove il ristagno (Salamandra lanzai) e la salamandra superficiale di acqua è infrequente. In assenza di altri urodeli possono quindi raggiungere densità di centinaia di individui per ettaro. Mentre la salamandra di Lanza è confinata a un ristretto settore delle Alpi Cozie, la salamandra alpina è invece maggiormente diffusa e vive in gran parte delle Alpi centro-orientali.

■ Rettili

Salamandra alpina (Salamandra atra) Pochi sono pure i rettili che si spingono in questi ambienti, limitati soprattutto alpina (Salamandra atra) sono le uniche dalle loro necessità termiche. specie che vi si possono insediare Spesso, infatti, le rigide condizioni stabilmente, in virtù dei loro peculiari meteorologiche non consentono loro di adattamenti fisiologici. Queste raggiungere una sufficiente temperatura salamandre, infatti, riescono a resistere corporea per muoversi, alimentarsi e alle rigide temperature invernali che riprodursi. Tuttavia la lucertola vivipara persistono a lungo alle alte quote, (Zootoca vivipara), ben diffusa sull’arco trascorrendo numerosi mesi in completa alpino, ha una peculiare tolleranza per il ibernazione all’interno del suolo, al di clima relativamente freddo e umido delle sotto della copertura nevosa. Inoltre, a alte quote. Nonostante queste lucertole differenza dagli altri anfibi, non siano tendenzialmente terricole e necessitano di acque superficiali per frequentino di preferenza i suoli con riprodursi e svilupparsi. L’intera fase buona copertura erbacea, si muovono larvale viene infatti compiuta in ambiente anche su falde detritiche e risalgono intrauterino: gli embrioni ricevono superfici rocciose soprattutto per sostanze nutritive dalla madre e si termoregolarsi e per cercare i piccoli accrescono anche a spese di altri artropodi di cui si nutrono. La lucertola embrioni che sono quindi destinati a non vivipara vive infatti fino a quasi 3000 m svilupparsi; al termine di una gestazione di altitudine. A differenza delle che dura due o tre anni, le femmine popolazioni ovipare che vivono a quote partoriscono dei piccoli individui già inferiori, la maggior parte di quelle metamorfosati, fino a cinque o sei alla montane manifesta una modalità Stambecco delle Alpi (Capra ibex) volta nel caso della salamandra di Lanza, riproduttiva peculiare: le uova vengono 114 A differenza di altre vipere, però, il ■ Uccelli delle rocce affioranti e con la neve che 115 marasso ha una maggiore tolleranza per ricopre a lungo le superfici dove questi le basse temperature e per escursioni Le pareti rocciose e le altre emergenze uccelli si alimentano. I gracchi cercano termiche notevoli tra il dì e la notte. Ha rupestri delle montagne italiane sono infatti il cibo su terreni erbosi, solo quindi colonizzato gran parte dei territori frequentate quasi esclusivamente da parzialmente rocciosi, e quindi sugli alti temperati e subartici dell’Eurasia, mentre alcune specie di uccelli. pascoli e sui terrazzi dove si sia verso Sud è per lo più limitato ai rilievi Le nicchie e soprattutto le profonde sviluppata una minima copertura di suolo: montuosi. In Italia vive esclusivamente fessure che si aprono nei bastioni rocciosi spostandosi a terra, rigirano sassi e sulle Alpi, solitamente al di sopra dei costituiscono siti di rifugio per il gracchio sondano il terreno con il loro becco, 1000 m. Qui frequenta spesso le pietraie alpino (Pyrrhocorax graculus) e per il raccogliendo insetti e altri artropodi più esposte, tra gli arbusteti e le praterie gracchio corallino (Pyrrhocorax nascosti. Volano spesso in gruppi anche Lucertola di Horvath (Iberolacerta horvathi) alpine, che gli consentono un’efficiente pyrrhocorax). Gruppi di decine o anche numerosi, vociferi, per mantenersi in termoregolazione soprattutto durante la centinaia di individui vi si rifugiano contatto, lanciando fischi e sibili più o trattenute all’interno del corpo materno, stagione primaverile. Particolarmente soprattutto durante l’inverno, mentre meno squillanti che spesso vengono da cui vengono poi partorite piccole vantaggiosa per sopravvivere al clima singole coppie o colonie vi nidificano amplificati dall’eco che rimbalza sulle lucertole già attive. montano è la sua modalità riproduttiva durante la stagione estiva. Il piumaggio pareti e i costoni rocciosi. Sono animali Rispetto alla lucertola vivipara, ovovivipara: gli embrioni non si completamente nero di questi uccelli piuttosto familiari agli escursionisti e alle la lucertola di Horvath (Iberolacerta sviluppano all’interno di uova deposte contrasta con la pelle rossa delle loro esili altre persone che frequentano l’alta horvathi) ha minore tolleranza per le all’esterno, ma vengono trattenuti nel zampe e con il colore del becco. montagna, poiché spesso si avvicinano a basse temperature, ma è ancora più corpo materno, in un ambiente quindi Quest’ultimo, sottile e allungato, è malghe e rifugi montani per sfruttare il selettiva nei confronti degli ambienti più caldo e stabile; ogni due anni, le nettamente giallo e piuttosto corto nel cibo abbandonato dall’uomo. In Italia rupestri ed è abile nell’arrampicarsi su femmine partoriscono una decina di gracchio alpino, mentre è vivacemente entrambe le specie sono strettamente superfici acclivi. Questa specie vive piccoli individui già attivi. rosso e lungamente ricurvo nel gracchio limitate ai territori più elevati dei massicci quindi principalmente in una fascia Simile al marasso è la vipera dal corno corallino. La livrea scura contrasta ancora alpini e appenninici, nidificando altitudinale intermedia, ma quasi (Vipera ammodytes), che manifesta una di più con il colore solitamente chiaro raramente al di sotto dei 1500 m di quota esclusivamente su pareti rocciose e accumuli pietrosi. Il suo areale è piuttosto circoscritto e ancora poco conosciuto, con un nucleo principale che si estende dalle Alpi Carniche verso est fino a quelle Dinariche. Lungo la catena Carnica, in particolare, sembra colonizzare regolarmente i ghiaioni e le rupi fino a 2000 m di quota. Su queste superfici caccia principalmente ragni e insetti. Lucertole, piccoli passeriformi e arvicole Vipera dal corno (Vipera ammodytes) che frequentano queste superfici pietrose possono essere preda del predilezione ancora più spiccata per i marasso (Vipera berus). Come gli altri substrati rocciosi ma che, pur essendo viperidi, questo serpente è strettamente strettamente montana, non raggiunge terricolo e ricerca le sue prede altitudini altrettanto elevate. L’areale di basandosi sulla sua sensibilità olfattiva e questa specie è essenzialmente limitato termica: le avvicina con circospezione, le alla regione balcanica, ma si estende ai morde d’improvviso e le raggiunge in un rilievi alpini orientali, raggiungendo verso secondo tempo, quando il suo veleno ha Ovest le stazioni più pietrose e aride fatto effetto. della Vallagarina in Trentino. Gracchio alpino (Pyrrhocorax graculus) 116 e spingendosi ad alimentarsi anche nelle settentrionale, comunque, probabilmente 117 zone nivali. Mentre il gracchio alpino è a causa del disturbo antropico, è ampiamente diffuso e piuttosto comune attualmente relegato sulle pareti rocciose su tutto l’arco delle Alpi, il gracchio meno accessibili, ma verso Sud è corallino è attualmente ristretto al solo frequente anche a bassa quota e settore occidentale, dopo essersi estinto colonizza pure le falesie sul mare. dal resto della catena. Le due specie Piumaggio completante nero e lucido, ali convivono anche lungo l’Appennino, ma ampie, becco robusto e coda cuneata: il solo il gracchio corallino vive anche nella suo aspetto è possente e il suo volo è parte meridionale della penisola italiana, solitamente accompagnato dalla voce in Sicilia e in Sardegna. cavernosa e, a breve distanza, dal rumore Anfratti e cavità sulle rupi montane delle ali che fendono l’aria. Depone le vengono spesso utilizzate per nidificare uova già a febbraio, quando il territorio anche dal corvo imperiale (Corvus corax), circostante è spesso ancora innevato. Il diffuso sia sull’intero arco alpino sia sui nido è grande e ha struttura complessa: Rondine montana (Ptyonoprogne rupestris) Gheppio (Falco tinnunculus) rilievi montuosi della penisola e delle una piattaforma di più di un metro di isole. In realtà si tratta di una specie diametro, costituita da robusti rami opportunista e generalista intrecciati, viene coperta da materiale Sulle pareti meglio esposte e meno alcune specie di falchi. I più diffusi sui nell’alimentazione e nella scelta dei siti vegetale più fine ed è superiormente ventose può riprodursi anche la rondine rilievi italiani sono il gheppio (Falco riproduttivi. Nell’ambito del suo ampio foderata di terra, muschio e altro montana (Ptyonoprogne rupestris). tinnunculus) e il falco pellegrino (Falco areale, che comprende la maggior parte materiale morbido. Si alimenta al suolo, È una specie legata a condizioni peregrinus). Non costruiscono nidi, ma dell’America settentrionale e dell’Eurasia, anche lontano dai siti rupestri, cacciando climatiche temperate, anche depongono le uova direttamente sulla frequenta ambienti molto vari, non solo genericamente piccoli animali, ma relativamente calde e secche, ma che si è superficie rocciosa o sullo scarso detrito quelli rocciosi montani, e può costruire il raccogliendo anche materiale vegetale e insediata diffusamente negli ambienti sabbioso che si accumula in qualche sito nido anche sugli alberi. Nell’Italia rifiuti organici di varia origine. rocciosi montani della fascia prealpina e riparato; talvolta utilizzano nidi in disuso, della dorsale appenninica. Negli ultimi precedentemente costruiti da corvidi o decenni nell’Italia settentrionale si è altri uccelli. Sono predatori dotati di assistito anche a una sua espansione notevole manovrabilità in aria e cacciano negli ambienti urbani, dove edifici, ponti e sopra territori per lo più aperti, sfruttando altre opere in muratura offrono condizioni la loro vista acuta. Il gheppio, più piccolo simili agli ambienti riproduttivi originari. Il e snello e dal profilo alare più falcato, suo nido è una coppa semisferica, perlustra solitamente la superficie interamente costituito di materiale dall’alto, a parecchi metri d’altezza, argilloso che viene raccolto, trasportato e fermandosi spesso in volo librato per poi modellato con il becco minuto; viene atterrare velocemente su animali che si costruito sotto a balze e sporgenze, in muovono al suolo, come grossi insetti o corrispondenza di piccoli anfratti su piccoli roditori. Il falco pellegrino, invece, superfici nude pressoché verticali. più robusto, con becco e artigli più Piccola, slanciata, con ali appuntite, la potenti e con ali più larghe e appuntite, rondine montana è estremamente abile caccia più spesso uccelli in volo, nella sua attività aerea: planate sicure, inseguendoli o sorprendendoli grazie a accelerate e virate acrobatiche le notevoli accelerazioni e a veloci picchiate consentono di sfrecciare sfiorando pareti ad ali chiuse su traiettorie inclinate. rocciose o muri, sorprendendo gli insetti Mentre il gheppio nidifica diffusamente che vi si trovano e catturandoli al volo. dal piano fino a 2000 m di quota e oltre, Cenge e nicchie offrono siti inaccessibili e frequentando regolarmente gli ambienti Corvo imperiale (Corvus corax) indisturbati anche per la riproduzione di prativi circostanti alle pareti montane, il falco pellegrino è meno abbondante ed è Tuttavia la persecuzione diretta e la 118 Il picchio muraiolo Lucio Bonato 119 una presenza più tipica delle emergenze riduzione delle risorse alimentari, dovuta Inusuale per aspetto e abitudini, il pic- In volo i segnali cromatici sono ancora rupestri della fascia prealpina e degli al declino dell’allevamento brado e della chio muraiolo (Tichodroma muraria) è di più evidenti, in quanto le macchie rosse avamposti appenninici dal piano collinare pastorizia montana, ne hanno segnato certo, tra i vertebrati, la specie più spe- e il mosaico chiaro e scuro delle ali fino a circa 1500 m di quota. Entrambe le una graduale estinzione: è sopravvissuto cializzata per vivere sulle pareti rupestri sono completamente esposti. Inoltre, specie, comunque, non sono esclusive sull’Appennino almeno fino al XVI secolo, d’alta montagna. Le zampe robuste, durante la stagione riproduttiva, che degli ambienti montani, ma colonizzano in Sicilia si è estinto alla metà con dita e unghie piuttosto lunghe, gli corrisponde alla tiepida primavera anche siti rocciosi simili nei territori dell’Ottocento, sulle Alpi è gradualmente permettono di muoversi su superfici montana, i maschi acquistano un cupo collinari, falesie costiere e anche edifici e scomparso da Est verso Ovest fino verticali o addirittura aggettanti, risalen- colore nero sulla gola, che viene osten- costruzioni in muratura in ambienti urbani all’uccisione degli ultimi individui ai primi dole a piccoli saltelli, con sicurezza di tato davanti alle femmine alzando il o comunque antropizzati. del Novecento, mentre in Sardegna le presa e agilità. Assieme alle ali corte e capo e puntando il becco verso l’alto. proporzionalmente larghe e alla coda Anche la riproduzione avviene su que- Strettamente montana è invece l’aquila ultime coppie erano ancora presenti negli tozza, esse gli consentono inoltre di ste stesse rupi. All’interno del territorio reale (Aquila chrysaetos), predatore con anni Sessanta. Recenti iniziative di spiccare il volo velocemente e di atter- difeso da ogni coppia, che può coinci- un rilevante ruolo ecologico in ambienti reintroduzione avviate sull’arco alpino, rare con sicurezza, spostandosi tra le dere con un’ampia parete o con un prativi e rupestri sommitali. Più di due comunque, sembrano avere esito rupi con volo deciso e sfarfallante. sistema di emergenze rocciose meno metri di apertura alare, capo e collo positivo, ma i tempi di ripresa delle Sulle pareti rocciose trova il suo cibo, estese, maschio e femmina scelgono robusti e becco uncinato, l’aquila reale popolazioni sono piuttosto lunghi: il ciclo insetti e aracnidi che frequentano rego- una fessura ben protetta dai predatori, perlustra in planata i terreni ondulati delle vitale è relativamente lento, in quanto la larmente queste superfici o vi si trovano dove costruire il nido. Tipici sono i voli praterie rocciose d’alta quota per maturità sessuale viene raggiunta dopo occasionalmente. Il picchio muraiolo si circolari che il maschio esegue per indi- sorprendere lepri, marmotte e uccelli. Le diversi anni, e il tasso riproduttivo è muove infatti sulle pareti, esplorandone care il sito di nidificazione prescelto, i piccoli anfratti, gli alveoli di dissoluzio- spesso accompagnati da lunghi sibili gole e i torrioni che si sviluppano in questi estremamente basso, poiché ogni coppia ne e le intercapedini di frattura, o anche nasali. È la femmina a preparare il nido, paesaggi le offrono siti ben protetti per depone un solo uovo all’anno. i rari e minuti accumuli di terriccio e le intessendo ciuffi di muschio e fili d’er- costruire il nido. Quest’ultimo è una Tra i vertebrati, comunque, la specie di fronde delle erbe rupicole che vi si ba, e approntando spesso due diversi piattaforma di rami intrecciati, ampia e gran lunga più specializzata per vivere, ancorano. Il suo becco lungo e sottile, sbocchi, uno usato per entrare e l’altro spesso anche alta, dove ogni anno riprodursi e alimentarsi sulle pareti leggermente ricurvo, riesce a sondare per uscire. Dopo una ventina di giorni di vengono deposte solitamente due uova e, rocciose è sicuramente il picchio muraiolo in profondità anche anfratti molto stretti cova e quasi un mese di svezzamento, di regola, viene svezzato un solo piccolo. (Tichodroma muraria). A differenza di e la sua lingua sottile e bifida riesce a quattro o cinque piccoli faranno capoli- Sulle stesse rupi inaccessibili potrebbe quanto suggerisce il suo nome italiano, è estrarre i piccoli invertebrati che vi si no, allungando il loro capo all’esterno, nidificare anche il gipeto (Gypaetus un passeriforme che condivide con i rifugiano. Agile e acrobatico, riesce sospesi sul loro mondo verticale. barbatus), un grande avvoltoio che picchi solo una notevole abilità anche a catturare al volo gli insetti che, disturbati, cercano di allontanarsi. raggiunge una lunghezza di un metro e nell’arrampicarsi su superfici verticali. Aggrappato a piccole scabrosità, quan- copre tre metri di larghezza ad ali Sulle rupi ricerca il cibo, risalendole ed do tiene le ali a riposo il picchio muraio- spiegate. In età adulta, il suo aspetto è esplorandole alla ricerca di piccoli lo appare come una piccola sporgenza molto singolare, poiché sul capo fulvo artropodi, e sempre sulle rupi si riproduce color cenere tra le fratture o le placche spicca una fascia di setole nere che e si rifugia. Durante l’estate frequenta le sporgenti delle rocce, poco visibile ai scendono sotto il mento a formare una più alte pareti rocciose montane rapaci predatori che volteggiano tra le coppia di ciuffi. Con basse planate dell’intero arco alpino e dell’Appennino stesse pareti. Ma la nuda roccia è perlustra praterie e versanti semirocciosi settentrionale e centrale, di preferenza anche uno sfondo su cui comunicare per individuare carcasse, soprattutto di quelle calcaree e dolomitiche, anche fino con lampi di colore: durante le arrampi- cate a saltelli, il picchio muraiolo dispie- ovini e caprini, mentre solo raramente a 3000 m di quota, nidificando nei punti ga parzialmente le ali in modo repenti- caccia animali vivi. Riesce a rompere le più protetti dai venti e meno accessibili ai no, per una frazione di secondo, sven- ossa facendole cadere dall’alto su predatori. In inverno, invece, quando in tagliando le penne remiganti primarie. un’incudine rocciosa, per poi estrarne il alta montagna le condizioni L’effetto ottico è quello di un flash rosso midollo con la lingua. Distribuito sulle meteorologiche diventano difficili e le carminio e di una rapida apparizione di catene montuose attorno al bacino del prede non sono più disponibili, il picchio un disegno contrastato bianco e nero. Mediterraneo, nei secoli scorsi il gipeto muraiolo si porta a quote più basse, con era diffuso anche sulle montagne italiane. brevi migrazioni essenzialmente 120 altitudinali. Sverna quindi nelle zone disegni contrastati bianchi e neri sul capo uccelli scendono a quote più basse: il 121 collinari prealpine e in quelle marginali e sulla coda nel culbianco, livrea sordone rimane spesso nell’ambito delle della dorsale appenninica, ma anche nelle prevalentemente grigia ma con fianchi stesse regioni alpine e appenniniche, ma pianure, fino al livello del mare; frequenta screziati di rosso mattone nel sordone. si porta in siti rupestri ben esposti a comunque ambienti rupestri simili, Nella stagione estiva queste specie sono mezzogiorno, in territori montuosi o preferendo quelli esposti a meridione e diffusamente presenti lungo l’intero arco collinari; il codirosso spazzacamino quindi più assolati e più ricchi di alpino; lungo la dorsale appenninica, scende fino alle pianure e alle coste della artropodi, siano essi pareti rocciose invece, il sordone è limitato al settore penisola italiana e si stabilisce anche naturali, fronti di cave o mura di edifici. centro-settentrionale, mentre il codirosso nelle campagne coltivate e presso gli Altri uccelli insettivori frequentano invece spazzacamino e ancor più il culbianco insediamenti umani; il culbianco, invece, macereti e i ghiaioni montani, dove colonizzano l’intera penisola e anche i intraprende una notevole migrazione che trovano cibo tra massi e nicchie erbose rilievi delle isole maggiori. Agili sulle loro lo porta a svernare nell’Africa durante i mesi più caldi. Tra questi, il esili zampe, saltellano e si muovono sul subsahariana. codirosso spazzacamino (Phoenicurus terreno e sopra i sassi, cercando le loro Anche il fringuello alpino (Montifringilla ochruros), il culbianco (Oenanthe prede a vista, raggiungendole con rapide nivalis) condivide con queste specie gli Pernice bianca (Lagopus mutus), con la tipica accelerazioni e catturandole con il loro ambienti rupestri nelle zone sommitali, livrea estiva becco sottile. Soprattutto il codirosso ma vi permane tutto l’anno. È una specie spazzacamino e il culbianco talvolta di passero che vive lungo le principali l’intero arco alpino, di solito al di sopra sostano in attesa su speroni rocciosi e catene montuose, dall’Europa dei 2000 m di quota, ma non di rado altri punti emergenti, scrutando i dintorni meridionale alla regione himalayana. In anche oltre i 3000 m. D’inverno, lo e calandosi a terra sulle prede. In questi Italia è più diffuso lungo l’arco alpino, ma spesso strato di neve che ricopre questi paesaggi scoperti ma irregolari, si alcune popolazioni vivono anche terreni realizza uno sfondo uniforme su spostano con voli corti e bassi, sostando sull’Appennino centrale. Un piumaggio cui le pernici bianche si muovono, sui punti più emergenti per controllare a contrastato bianco e nero è comune agli mimetiche nel loro tipico piumaggio vista i dintorni, ma in caso di pericolo si adulti di entrambi i sessi e viene candido: solo le timoniere esterne della possono anche nascondere rapidamente mantenuto durante l’intero ciclo annuale. coda fanno eccezione, ma sono visibili tra gli anfratti dei massi emergenti. In tali I fringuelli alpini possono raccogliere esclusivamente durante i voli di fuga; nei condizioni, i segnali cromatici giocano un semi e artropodi zampettando a terra maschi, inoltre, una sottile banda nera ruolo importante nella comunicazione: sulle praterie d’alta quota, ma soprattutto attraversa gli occhi. Si muovono a gruppi, durante i voli bassi, ben evidente è il d’inverno, quando l’estesa copertura zampettando sulla superficie del manto colore ruggine sulla coda del codirosso nevosa limita fortemente la disponibilità nevoso, evitando di sprofondare grazie spazzacamino, così come il disegno alimentare di questi territori, manifestano alle robuste penne che ricoprono le dita e contrastato bianco e nero su quella del un comportamento opportunista e i tarsi. Nello spessore di questa copertura culbianco. Durante la stagione commensale nei confronti di ghiacciata scavano pure i loro rifugi, per riproduttiva i maschi marcano i loro escursionisti e sciatori, avvicinandosi ai riposare o per ripararsi da condizioni Culbianco (Oenanthe oenanthe) territori con strofe canore brevi ma rifugi alpinistici, agli impianti sciistici e meteorologiche avverse. Nella breve elaborate, emesse dalla cima di massi o ad altre strutture costruite dall’uomo in estate alpina, invece, quando lo oenanthe) e il sordone (Prunella collaris) si speroni rocciosi, che possono essere alta montagna. scioglimento della neve scopre il mosaico trovano spesso assieme frequentando le anche molto elevati nel caso del Gli stessi ambienti pietrosi che costellano di rocce e macchie vegetali, le pernici stesse aree pietrose dove si alimentano e codirosso spazzacamino. I nidi, costruiti le zone sommitali delle Alpi sono bianche assumono una livrea nidificano. Simili per ecologia, dimensioni con fili d’erba e muschio e rifiniti frequentati dalla pernice bianca (Lagopus tendenzialmente scura, finemente e struttura corporea generale, si all’interno con peli e piume, vengono mutus), sicuramente il tetraonide più macchiettata di bruno e nero, altrettanto distinguono invece, oltre che per la sistemati a terra, in anfratti ben protetti tra specializzato per vivere nella tundra mimetica in questo nuovo paesaggio specificità delle loro vocalizzazioni, per la le rocce oppure in nicchie che si aprono alpina. Questo uccello prettamente stagionale. È in questo periodo che le colorazione del piumaggio: capo e tronco sulle pareti. Al di fuori della stagione terricolo vive tutto l’anno ai margini dei femmine depongono e covano le uova, piuttosto uniformi e scuri ma timoniere estiva, quando le risorse alimentari ghiaioni e tra i macereti tappezzati di pure maculate e mimetiche, in una ruggini nel codirosso spazzacamino, vengono a mancare in questi ambienti, gli arbusti nani e di cuscini erbosi, lungo semplice depressione sul terreno. 122 Mammiferi anche continue dei versanti medio- 123 montani agli ambienti arbustivi e rupestri Il camoscio delle Alpi (Rupicapra al di sopra del limite della vegetazione rupicapra) e il camoscio appenninico arborea, fino ai piccoli lembi di prateria (Rupicapra pyrenaica ornata) sono tra i presenti tra le balze rocciose più elevate. mammiferi più grandi che frequentano È in estate che raggiungono le altitudini regolarmente le falde detritiche che maggiori, mentre in inverno bordano le pareti rocciose. Questi l’innevamento li costringe ad abbassarsi ungulati sono in grado di risalire di quota. Attualmente il camoscio delle agilmente e anche velocemente queste Alpi è ben diffuso lungo tutto l’arco pietraie instabili e acclivi, per raggiungere alpino italiano, dalle Alpi Marittime alle pascoli indisturbati e per sfuggire alla Giulie, mentre il camoscio appenninico presenza dell’uomo e, quando presenti, vive sui principali sistemi montuosi dei predatori. Questo grazie alle notevoli abruzzesi e in particolare sul gruppo prestazioni dei loro arti: i tendini robusti e della Camosciara, su quello della Meta, le articolazioni resistenti possono sul massiccio della Majella e sul Gran sopportare notevoli tensioni e torsioni, Sasso. Le popolazioni italiane delle due mentre gli zoccoli duri e appuntiti e i specie sono per lo più in incremento, cuscinetti plastici e divaricabili anche grazie a recenti iniziative di tutela, garantiscono una presa sicura su sassi di ripopolamento e di reintroduzione, in instabili, rocce scivolose o depositi di territori comunque spesso privi di ghiaccio. Inoltre, organi interni come il predatori naturali. Fino a qualche cuore e i polmoni sono particolarmente decennio fa, invece, il loro stato di sviluppati per consentire corse conservazione in Italia era alquanto sostenute. I camosci vivono dalle foreste preoccupante, in particolare per il

Croda Cimoliana (Prealpi Carniche, Friuli Venezia Giulia) Camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) 124 camoscio appenninico, a seguito di una sopravviveva solo un centinaio di alimentazione, la lepre bianca (Lepus Analogo è il mimetismo cromatico 125 contrazione di areale imputabile individui sul massiccio del Gran timidus) è una presenza diffusa negli stagionale dell’ermellino (Mustela principalmente alla caccia. Nel passato, Paradiso, nelle Alpi Graie. L’istituzione di ambienti alto-montani delle Alpi, anche erminea), un mammifero carnivoro ben infatti, il camoscio appenninico, che una Riserva Reale di caccia e ben al di sopra dei 2000 m di quota. adattato a muoversi e a cacciare tra probabilmente ha colonizzato la penisola successivamente di un Parco Nazionale Colonizza comunque regolarmente pure massi e pietre. Muso appuntito, collo italiana durante la penultima glaciazione, ne hanno comunque consentito la gli arbusteti e i boschi radi che si allungato, tronco snello e flessibile, era diffuso almeno dai monti Sibillini al sopravvivenza e nel Novecento ripetute sviluppano a quote minori. I suoi incisivi zampe corte e agili, questo mustelide si Pollino; il camoscio delle Alpi, invece, reintroduzioni hanno ricostituito a crescita continua e a forma di arrampica agilmente sulle rocce, tende giunto dall’Europa orientale durante numerose popolazioni su tutto l’arco scalpello, più arcuati rispetto a quelli di agguati a uccelli e piccoli mammiferi ed è l’ultima glaciazione, si era diffuso su tutte alpino. Specializzato a vivere negli altre lepri, le permettono di rodere radici, in grado di catturarli accelerando in le Alpi e nella parte più settentrionale ambienti alpini al di sopra del limite della fusti di arbusti e steli fibrosi di potenti balzi. Le popolazioni alpine, così degli Appennini. vegetazione arborea e arbustiva, lo graminacee. Come le altre lepri, ha le come quelle delle estreme latitudini Ancor più drammatica è stata la stambecco delle Alpi è capace di zampe posteriori adatte a una fuga artiche, mutano il loro mantello estivo contrazione demografica dello arrampicarsi agilmente su superfici veloce a balzi, per sfuggire ai predatori bruno rossiccio in una livrea invernale stambecco delle Alpi (Capra ibex), rocciose scoscese e scivolose. Durante che frequentano i suoi pascoli. completamente candida, che termina avvenuta negli ultimi secoli. In epoca la breve estate raggiunge le povere I padiglioni delle orecchie sono tipicamente con un ciuffo di peli neri sulla storica questo ungulato era ancora praterie discontinue che si sviluppano proporzionalmente più corti rispetto a punta della coda. abbondante su gran parte dell’arco anche al di sopra dei 3000 m, mentre quelli di altre lepri, in relazione alle L’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis) è alpino, dopo che la naturale mitigazione d’inverno l’innevamento lo costringe a temperature e ai venti freddi che deve tra le prede più frequenti dell’ermellino. climatica seguita all’acme glaciale portarsi più in basso, attorno ai 1500- sopportare alle quote alpine. Il regolare Questo piccolo roditore dalla pelliccia würmiano ne aveva determinato la 2000 m, sui versanti a migliore ed esteso innevamento stagionale ne ha grigia colonizza prevalentemente i scomparsa da altri territori europei. esposizione. inoltre selezionato il peculiare ghiaioni e i macereti più stabilizzati delle Secoli di caccia intensa ne hanno però Tra gli altri erbivori che si sono adattati a cambiamento ciclico della pelliccia, che Alpi e degli Appennini. Si rifugia e si determinato la quasi totale estinzione: sfruttare la produttività stagionale delle durante i mesi invernali è completamente muove nel sottosuolo, sfruttando il nella seconda metà dell’Ottocento ne praterie alpine e subnivali per la loro candida e quindi mimetica sulla neve. complesso sistema di anfratti presenti

Lepre bianca (Lepus timidus) in abito estivo Ermellino (Mustela erminea) in abito estivo 126 127

Arvicola delle nevi (Chionomys nivalis) Toporagno alpino (Sorex alpinus)

all’interno dei depositi clastici, ma esce in loro tunnel sotterranei; sono inoltre punti superficie anche durante il dì, per preferenziali dove le marmotte possono raccogliere erbe e altre piante arbustive di scaldarsi al sole e, allo stesso tempo, cui si nutre e per scaldarsi sopra le stare di vedetta controllando a vista il superfici rocciose esposte al sole. Tra le territorio circostante. Al sopraggiungere di numerose specie di arvicole un potenziale predatore o, comunque, al euroasiatiche, è certamente la più manifestarsi di un possibile pericolo, adattata agli ambienti rocciosi e lanciano i loro penetranti e riecheggianti microtermi delle alte quote e può fischi d’allarme quindi, balzando spingersi anche alle massime altitudini agilmente tra le pietre, possono rifugiarsi raggiunte dalle cime alpine, fino a 4000 m nei loro cunicoli sotterranei. sul monte Bianco. Ben diffusa durante Gli interstizi più ristretti che permangono l’ultimo periodo glaciale lungo la penisola all’interno degli accumuli detritici offrono italiana anche a basse quote, l’arvicola invece rifugio e vie di spostamento al delle nevi è oggi confinata sulle Alpi alle toporagno alpino (Sorex alpinus). Tra gli zone sommitali, ma ne persistono insettivori, questa è la specie che può popolazioni relitte anche lungo raggiungere le maggiori altitudini, anche l’Appennino. se non è limitata agli ambienti scoperti al Un altro roditore che conduce una vita di sopra del limite della vegetazione parzialmente sotterranea, ma che ha arborea, ma può scendere a quote dimensioni corporee ben maggiori, è la inferiori sui suoli rocciosi di vallette umide marmotta (Marmota marmota). I cordoni e boscose. I toporagni alpini si muovono morenici, più o meno stabilizzati, che in superficie principalmente di notte, per cingono i circhi glaciali delle Alpi offrono ricercare artropodi e altri invertebrati condizioni ottimali all’insediamento delle terricoli che riescono a individuare grazie colonie di questi animali. Mentre le alla notevole sensibilità tattile del loro macchie di cotica erbosa sono i loro muso. In Italia nord-orientale il toporagno terreni di foraggiamento, i massi erratici e alpino si spinge quasi sino all’alta le rocce emergenti costituiscono pianura, scendendo a 160 m di quota Marmotta (Marmota marmota) coperture favorevoli per gli sbocchi dei (Cornino, Friuli Venezia Giulia). Aspetti di conservazione e gestione 129 PAOLO AUDISIO · LUCIO BONATO · MARCELLO TOMASELLI

■ Minacce

Per molti aspetti le rupi e i ghiaioni montani sono tra gli habitat meglio conservati e meno minacciati nel pano- rama della diversità ambientale italiana. La loro natura scoscesa e aspra, l’in- trinseca instabilità geomorfologica e le difficili condizioni climatiche ne hanno reso da sempre difficoltosi e rischiosi Baita protetta alla base di un cono detritico l’accesso e la frequentazione. Nei (Val Grosina, Lombardia) secoli passati, quindi, la presenza e l’intervento umano in questi territori rupestri sono sempre stati alquanto limita- ti, spesso solo stagionali se non addirittura occasionali, soprattutto per esigen- ze di caccia, per lo sfruttamento di risorse minerali o per il semplice transito lungo itinerari commerciali. Anche le vie di comunicazione, infatti, hanno solita- mente evitato questi siti, sviluppandosi piuttosto lungo i fondivalle e sfruttando le selle più dolci; in tempi moderni, invece, strade e ferrovie hanno spesso inci- so gli stessi massicci rocciosi mediante trafori, oppure li hanno superati con viadotti. Solo localmente e temporaneamente questi ambienti hanno ospitato insediamenti umani. Inoltre, l’assenza di un vero suolo e l’estrema permeabilità dei substrati detritici hanno reso impraticabile ogni forma di agricoltura. Scarsa è stata anche la vocazione selvicolturale di questi terreni, che non riescono di norma a sostenere una vegetazione arborea più consistente di rade laricete e boscaglie discontinue di pini mughi od ontani. Anche la pastorizia, per quanto molto sviluppata nel passato nei territori montani, poteva trovare sui terreni roc- ciosi e scoscesi solo magri pascoli discontinui. Invece, localmente, gli affiora- menti rocciosi e le falde detritiche hanno talvolta alimentato attività estrattive, per materiali lapidei di vario utilizzo e per minerali di interesse industriale. Tuttavia, nonostante lo stato di conservazione generalmente buono che hanno ereditato, in tempi recenti le rupi e i ghiaioni montani sono stati interessati da nuove minacce, connesse a moderne attività umane che tendono a intaccarne soprattutto la qualità paesaggistica, ma che possono interferire anche con le naturali dinamiche fisiche e con le biocenosi.

Ghiaione carbonatico alla base del massiccio del Monte Coglians (Alpi Carniche, Friuli Venezia Giulia) 130 Arrampicata sportiva, alpinismo e altre attività ricreative. Una minaccia le: tutte queste azioni determinano nel 131 particolarmente pesante deriva dalla frequentazione sempre più intensa del- loro complesso un forte impatto sul le pareti rocciose per motivi ricreativi e sportivi. L’arrampicata sportiva, l’al- valore paesaggistico di questi siti, pinismo e le forme di trekking più impegnativo, quali quelle che si sviluppa- danneggiano l’integrità e la funziona- no su vie ferrate, si stanno sempre più diffondendo sulle montagne italiane e lità della vegetazione pioniera e spe- in contesti locali hanno anche assunto connotati di fenomeno di massa. I cializzata e delle entomocenosi fitofa- territori rocciosi più impervi, inoltre, sono talvolta scelti come quinte ideali ghe associate, disturbando inoltre la per il volo con parapendio e le balze più esposte sono spesso utilizzate riproduzione dei rapaci rupicoli e di come favorevoli siti di lancio. La frequentazione di pareti rocciose per finalità altri uccelli particolarmente sensibili sportive e ricreative si sta intensificando anche in siti collinari e medio mon- durante il periodo primaverile ed esti- tani, solitamente meno estesi, ma spesso di maggior valore naturalistico vo. È stato infatti documentato che il rispetto a quelli d’alta quota e proprio per questo più sensibili. Queste atti- disturbo diretto, seppur involontario, vità, quando svolte in modo intenso e non regolamentato come spesso nei pressi del nido, può causare una accade, possono non solo disturbare la vita animale presente in questi riduzione del successo riproduttivo, ambienti, ma anche alterare diffusamente le superfici rupestri. se non addirittura l’abbandono del La frequentazione ripetuta delle cosiddette “palestre di roccia”, l’armatura nido stesso, per alcune specie anche delle pareti rocciose con chiodi applicati mediante trapanatura, la sistemazio- rare e legalmente tutelate su scala

ne di funi e altri accessori per la progressione e la segnalazione, la costruzio- europea, quali l’aquila reale e il falco Rocciatori in azione ne di vie ferrate con strutture metalliche stabili, la ripulitura anche integrale di pellegrino. Alcune di queste specie estese superfici rupestri dalla vegetazione allo scopo di aprire nuove vie di hanno anche subito nel passato un prelievo di uova e pulcini al nido, per il ascensione, il calpestio dei punti preferenziali di avvicinamento e di accam- collezionismo e la falconeria. pamento temporaneo, l’abbandono di rifiuti per la difficoltà di riportarli a val- Purtroppo, in assenza di una coscienza condivisa del valore naturalistico di questi ambienti, in molti casi queste attività ricreative vengono praticate libe- ramente in qualunque sito e in qualunque periodo. In altri casi sono state iden- tificate delle aree di rispetto, sono stati stabiliti dei periodi di interdizione e associazioni quali il Club Alpino Italiano e l’Associazione Italiana Preparatori Itinerari d’Arrampicata hanno anche elaborato e diffuso codici di autoregola- mentazione, ma spesso queste norme e limitazioni vengono disattese. Anche le attività turistiche che si sviluppano in territori montani meno acclivi coinvolgono talvolta negativamente i siti rupestri vicini. Questi sono talvolta attraversati da teleferiche al servizio di rifugi alpini presenti a quota maggiore, ma anche da funivie, cabinovie e ovovie appositamente costruite per sfruttare il valore paesaggistico di questi territori montani o più semplicemente per per- mettere l’ascensione e la discesa di turisti a siti d’alta quota, per lo scialpini- smo o il trekking. Anche molti impianti sciistici di risalita, soprattutto lungo gli Appennini, possono disturbare questi ambienti e determinano spesso l’accu- mulo di rifiuti e vari oggetti accidentalmente caduti o gettati intenzionalmente. Inoltre, la manutenzione degli impianti di risalita mediante fuoristrada e trattori danneggia significativamente la vegetazione dei ghiaioni, innesca fenomeni erosivi nelle praterie alpine contigue e può causare il rilascio di materiale oleo- Una via ferrata so e altri inquinanti su questi substrati porosi. 132 Strade e altre infrastrutture. Quando Cave e miniere. Un impatto locale ma distruttivo può provenire dall’attività di 133 versanti rocciosi e detritici sovrastano estrazione che si svolge su alcuni massicci montuosi, per ottenere materiale edifici o vie di comunicazione, essi ven- lapideo impiegato nell’edilizia e nella costruzione di strade e ferrovie, o specifi- gono spesso interessati da interventi ci minerali di interesse industriale o di pregio ornamentale. L’impatto è rilevante atti a prevenire la caduta di materiale, non solo quando la coltivazione si svolge a cielo aperto ma anche quando vie- essenzialmente frane e colate detriti- ne effettuata in galleria, per l’accumulo del materiale di risulta, per il disturbo che nelle stagioni piovose e slavine nel acustico, per le vibrazioni prodotte, e per l’immissione di particolato nell’aria. periodo invernale e primaverile. La Sebbene attualmente l’attività estrattiva in montagna sia contenuta rispetto al sistemazione di reti metalliche di passato e rispetto a siti analoghi a bassa quota, il suo impatto continua ancora copertura, la costruzione di barriere significativamente su alcuni rilievi montuosi. Caso emblematico è quello delle emergenti e la rimozione periodica di Alpi Apuane, dove una secolare attività di estrazione del marmo ha asportato e materiale instabile, mediante intervento modellato interi rilievi montani, con effetti devastanti. In realtà sono state anche manuale o uso di esplosivi, hanno un create nuove pareti rocciose e ghiaioni e si sta attualmente stimolando un inte- effetto paesaggistico più o meno evi- resse turistico per questo paesaggio e per i suoi residui valori ambientali. dente. Le iniezioni e la copertura delle superfici rocciose con calcestruzzo, Discariche. Piccoli comuni montani, soprattutto nell’Italia centro-meridionale, invece, compromettono completamen- in Sicilia e in Sardegna, hanno talvolta localizzato le loro discariche in prossi-

Ripetitori sulla cima di una montagna (Sardegna) te la funzionalità ecologica di questi mità di ghiaioni montani a minore acclività o in forre asciutte, con ovvia perdita ambienti. Ciò è di particolare impatto delle condizioni originarie di questi habitat. Molto più diffuse, nelle stesse aree, quando siano localmente presenti piante rupicole di particolare valore, insieme sono le discariche abusive che si sviluppano in siti rupestri, sfruttando la pre- alle entomocenosi fitofaghe associate. senza di strade poco frequentate, scarsamente controllate, il ridotto valore eco- La costruzione di impianti idroelettrici ha spesso comportato la modificazione nomico riconosciuto a questi siti e la loro scarsa visibilità e frequentazione. del locale microclima, a causa della presenza di imponenti masse idriche, ma alcune infrastrutture accessorie hanno anche interessato più direttamente le pareti rocciose, come le condotte forzate, i canali di deflusso e i camminamen- ti in galleria o in semi-galleria noti come “tracciolini”. Va comunque rilevato che queste ultime strutture sono state talvolta sfruttate per attività escursionistiche, quando abbandonate dalle società idroelettriche, e sono entrate a far parte di una sorta di condiviso patrimonio di archeologia industriale. I percorsi di elettrodotti e di cavi per la trasmissione telefonica e quindi l’ubi- cazione di tralicci e piloni, oltre che di ripetitori televisivi e telefonici, sono sta- ti spesso individuati senza riconoscere alcun valore estetico e naturalistico ai territori montani più scoscesi. Di conseguenza il loro impatto paesaggistico può essere notevole, così come l’alterazione effettiva dell’ambiente locale sia in fase di realizzazione che in quella di manutenzione. I cavi multipli degli elet- trodotti, inoltre, possono risultare mortali per elettrocuzione agli uccelli più grandi, quali rapaci e corvidi, soprattutto presso le pareti rocciose e le cenge dove nidificano. Ancora poco conosciuti, invece, sono gli effetti sulle bioceno- si del cosiddetto “inquinamento elettromagnetico”. Installazioni militari, infine, hanno talora comportato una estesa cementificazione dei substrati e la realiz- zazione di strade anche in siti rupestri scarsamente accessibili. Una cava di “marmo” nelle Alpi Carniche (Friuli Venezia Giulia) 134 Pascolo. I ghiaioni e le morene più con- 135 solidate e i versanti rocciosi almeno parzialmente coperti da vegetazione appaiono spesso alterati da una seco- lare attività di pascolo brado, soprattut- to da parte di ovini e caprini che sono in grado di risalire i versanti più scoscesi. Un carico di pascolo eccessivo ha infat- ti talvolta ridotto la copertura vegetale o ne ha comunque modificato la struttura e la composizione floristica, acceleran- do anche il naturale scorrimento detriti- co. L’accumulo di sterco alla base di grandi massi, sui terrazzamenti natu- rali e lungo i canaloni ha localmente arricchito il substrato di nutrienti, cau- sando la scomparsa delle casmofite e

glareofite più sensibili a favore di altre Rupi e ghiaioni nel Massiccio del Monte piante nitrofile e con più ampia tolle- Pramaggiore (Prealpi Carniche, Friuli Venezia Giulia) ranza ecologica, determinando di conseguenza una modificazione delle artropodocenosi epigee e fitofaghe.

■ I valori e la situazione attuale

Di buon auspicio per il mantenimento delle condizioni naturali di questi ambienti rupestri è il riconoscimento del loro interesse comunitario nell’ambito dell’Unione Europea. Infatti, tra gli habitat la cui conservazione richiede la designazione di aree speciali, elencati nell’allegato I della Direttiva Habitat (92/43/CEE), sono inclusi anche i ghiaioni montani, sia silicei (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani) sia calcarei (Thlaspietea rotundifolii), e le pareti rocciose con vegetazione casmofitica, sia silicee sia calcaree. Prioritari, inol- tre, sono indicati i ghiaioni calcarei medio-europei e i pavimenti calcarei.

La flora a rischio. Anche se la flora dei ghiaioni e delle rupi montane non è soggetta a pesanti e diffuse minacce, alcune casmofite e glareofite sono rico- nosciute come vulnerabili dal “Libro Rosso delle Piante d’Italia” e tra queste Berardia subacaulis, Rhamnus glaucophyllus e Saxifraga tombeanensis. Altre specie, invece, non ancora danneggiate o vulnerabili, ma comunque esposte a questo rischio, sono classificate come rare, e tra queste Achillea lucana, Ado- nis distorta, Androsace mathildae, Aquilegia champagnatii, Armeria gussonei, Raponzolo di roccia (Physoplexis comosa) Ballota frutescens, morettiana, C. raineri, Daphne petraea, Helichry- 136 sum montelinasanum, Linaria tonzigii, Moehringia dielsiana, M. lebrunii, M. mentre Erebia calcaria e Erebia christi frequentano solo occasionalmente i 137 markgrafii, M. papulosa, M. sedifolia, Moltkia suffruticosa, Papaver degenii, ghiaioni montani. Physoplexis comosa, Potentilla saxifraga, Primula allionii, Rhizobotrya alpina, Molte delle specie endemiche o comunque di particolare valore naturalistico Salix crataegifolia, Saxifraga arachnoidea, S. cochlearis, S. florulenta, Sedum sembrano addensarsi lungo l’arco alpino, soprattutto nei settori più xerici e aetnense, Silene elisabethae, Viola comollia, V. magellensis. carbonatici. Altre specie di rilievo sembrano ancora concentrarsi lungo l’Ap- pennino centrale, in particolare nel settore laziale-abruzzese, e in quello Le comunità animali. Anche per meridionale, in particolare nel settore calabro-lucano, oltre che nei territori quanto riguarda la fauna, lo stato di montani più elevati della Sicilia (Nebrodi e Madonie) e della Sardegna (Gen- conservazione della maggior parte del- nargentu). le specie che vivono in questi ambienti non sembra destare particolari preoc- ■ Le prospettive cupazioni. Tuttavia, alcune specie di uccelli rapaci rupicoli, strettamente Uno degli aspetti più preoccupanti per la conservazione della vita naturale di legati a questi habitat per la nidificazio- rupi e ghiaioni montani sembra rappresentato dalla difficoltà di sensibilizza- ne, hanno subito nel recente passato re enti interessati, turisti ed escursionisti circa il grande valore ecologico, un drastico decremento, sia a causa naturalistico e paesaggistico di questi ambienti. Spesso interventi infrastrut- della persecuzione diretta, sia a causa turali ad impatto puntiforme, ma localmente rilevante, non sono preceduti da del disturbo e dell’alterazione dei loro una adeguata valutazione dei loro effetti su questi valori. Una scorretta per- ambienti elettivi. Tra questi, il gipeto si cezione di questi ambienti come habitat del tutto inospitali e inutili è eviden- Erebia calcaria è addirittura estinto in Italia nel XX temente alla base di questa situazione, che va opportunamente corretta con secolo e solo negli ultimi anni sta ricominciando a riprodursi in alcune località disposizioni normative più attente e mirate e con una maggiore educazione a seguito di iniziative di reintroduzione e di tutela. Migliore è invece la situazio- della popolazione. ne del falco pellegrino e dell’aquila reale. Tra gli uccelli che vivono sulle rupi e sui ghiaioni montani, tutti i rapaci sono stati riconosciuti come minacciati dalla Direttiva Uccelli (79/409/CEE), e con essi anche il gracchio corallino e la perni- ce bianca che, sporadicamente, frequentano questi habitat. Forti decrementi demografici hanno subito anche alcuni mammiferi, quali il camoscio delle Alpi, il camoscio appenninico e ancor più lo stambecco delle Alpi, soprattutto come effetto dell’intensa caccia cui sono stati soggetti durante il XX secolo. Recentemente, comunque, iniziative di tutela e di rein- troduzione hanno innescato un trend positivo. Il camoscio appenninico, in particolare, è stato riconosciuto come specie prioritaria tra quelle di interesse comunitario, ai sensi della Direttiva Habitat. Per quanto riguarda gli invertebrati, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, con il supporto dell’Unione Zoologica Italiana, sta promuovendo la produzione di una “lista rossa” ufficiale, obiettiva e aggiornata. È prevedibile che vi saranno incluse anche alcune specie caratteristiche o esclusive di rupi e ghiaioni montani, soprattutto insetti fitofagi e molluschi, molte endemiche di aree ristrette. Tra le specie di interesse comunitario secondo la Direttiva Habi- tat, Buprestis splendens e Parnassius apollo sono tipiche delle rupi montane, Rosalia alpina e Zerynthia polyxena vi si trovano in maniera assai sporadica, Gipeto (Gypaetus barbatus) Proposte didattiche 139 MARGHERITA SOLARI

■ Occhio agli uccelli di montagna

● Obiettivi: acquisire competenze nel riconoscimento di alcune specie di uccelli tipiche dell’ambiente montano; sviluppare capacità di analisi e con- fronto dei fattori limitanti di vari habitat. ● Livello: ragazzi della Scuola Primaria o Secondaria di Primo Grado (9-12 anni). ● Attrezzatura: materiale bibliografico, manuali di riconoscimento di uccelli, binocoli, abbigliamento adeguato all’e- scursione, macchina fotografica. Sordone (Prunella collaris) ● Collaborazioni richieste: accompa- gnatori per l’escursione, eventuale guida naturalistica o esperto ornitologo.

FASE PRELIMINARE 1. Introduzione, attraverso il dibattito in classe, alle caratteristiche dell’am- biente montano. Schematizzazione dei differenti ambienti che si possono indi- viduare in quota: boschi, prati e pascoli, fasce boscate e fasce al limite del bosco, rupi, ghiaioni, laghetti, ecc. 2. Suddivisione della classe in gruppi e svolgimento di una ricerca di materia- le fotografico (da fotografie scattate durante le escursioni con la famiglia a immagini tratte da volumi o reperite su internet) illustrante gli ambienti di rupi e ghiaioni. Dibattito sugli elementi caratterizzanti questi habitat e sui fattori limi- tanti per animali e vegetali: assenza di acqua superficiale, mancanza di suolo, insolazione, esposizione ai venti, elevata escursione termica, instabilità e pen- denza dei versanti, carenza di risorse alimentari, ecc. Riflessione sulla quasi totale assenza degli autotrofi e sulla conseguente scarsità degli eterotrofi. Riflessione sulle caratteristiche degli uccelli che consentono loro un maggiore accesso a questi ambienti rispetto a mammiferi, anfibi o rettili. 3. Ricerca bibliografica, in gruppo, sulle caratteristiche morfologiche che con- sentono il riconoscimento di accipitridi, corvidi e falconidi (colori del piumag- gio, becco e zampe, dimensioni, profilo in volo, ecc.). Approfondimento sulle

Aquila reale (Aquila chrysaetos) 140 abitudini alimentari di questi animali. Stesura di schede sintetiche illustrate per ■ Ghiaioni in corso 141 il riconoscimento di gheppio, aquila, falco pellegrino, gracchio alpino e coralli- no, corvo imperiale. Formulazione e condivisione di obiettivi chiari con i ragaz- ● Obiettivi: acquisizione di competen- zi, in modo da maturare un comportamento responsabile e consapevole ze nel riconoscere e descrivere gli durante l’escursione. adattamenti delle piante di alta quota, in particolare di quelle che si insediano ESCURSIONE sui ghiaioni; sviluppare capacità di 4. Individuazione di un’area montana adatta all’escursione (preferibilmente analisi e confronto, maturare la passio- raggiungibile con funivie o seggiovie, o con brevi tratti di cammino), su sentie- ne per la conoscenza della vegetazio- ri poco frequentati, non troppo vicini a rifugi sovraffollati. Suddivisione della ne, avvicinarsi al concetto di evoluzio- classe in due o tre gruppi, ognuno dotato di binocoli e schede di riconosci- ne climacica della vegetazione. mento; scelta di punti panoramici adatti all’appostamento (che andrebbe fatto ● Livello: ragazzi dell’ultimo anno del- nelle prime ore del mattino). la Scuola Secondaria di Primo Grado o 5. Osservazioni sul campo da parte dei gruppi, stesura di appunti sull’ambien- dei primi anni della Secondaria di te e sugli uccelli osservati (tipo di volo, comportamento, gregarietà, ecc.); Secondo Grado (12-15 anni). riprese fotografiche. ● Attrezzatura: materiale bibliografico, materiale di cancelleria per la stesura

FASE CONCLUSIVA di schede illustrate e cartelloni, abbi- Ghiaioni nelle Alpi Carniche (Friuli Venezia Giulia) 6. Al rientro in classe, stesura di una relazione personale, attraverso il confron- gliamento adeguato all’escursione, to con i compagni, con sintesi degli appunti presi sul campo. macchina fotografica con obiettivo macro, manuale divulgativo per il ricono- 7. Sintesi dei lavori in classe, scambio di opinioni e considerazioni conclusive scimento dei fiori di montagna. sull’esperienza e sulle difficoltà riscontrate nelle osservazioni. ● Collaborazioni richieste: accompagnatori per l’escursione, botanico o gui- da naturalistica durante l’escursione, o eventualmente in classe prima e dopo l’uscita.

FASE PRELIMINARE 1. Dibattito in classe e individuazione degli elementi che definiscono l’ambien- te montano e dei fattori ecologici caratteristici. Introduzione del concetto di piano altitudinale. Individuazione delle caratteristiche e dei fattori ecologici limitanti di un ambiente di ghiaione montano (temperatura media, gradiente altitudinale di temperatura, escursione termica diurna e annua, insolazione, cicli di gelo e disgelo, innevamento, mancanza di suolo, pendenza e instabilità del versante, ridotta pressione atmosferica, carenza idrica), anche attraverso il confronto delle opinioni maturate con l’esperienza personale dei ragazzi. 2. Approfondimento in classe sugli adattamenti delle piante di alta montagna in relazione ai fattori ecologici generali e dell’ambiente di ghiaione in particolare. 3. Suddivisione della classe in gruppi, ognuno dei quali sintetizza in una sche- da illustrata uno degli adattamenti studiati (forme a rosetta o a cuscinetto, ridu- zione delle dimensioni, potenza degli apparati radicali, superfici fogliari lucide, presenze di cuticola, di rivestimenti cerosi o di peluria, succulenza, accorcia- Esempio di volo di caccia di un’aquila che prima compie alcuni giri a volo veleggiato e poi scende di quota per catturare una preda mento del periodo vegetativo, vivace pigmentazione degli organi fiorali). 142 4. Suddivisione della classe in cinque gruppi, diversi dai precedenti (scambio 143

Glareofite migranti di informazioni sugli adattamenti individuati e approfonditi). Sintesi su tabello- ni (ad esempio formato 100x70 cm) illustrati da disegni, schemi e immagini Utilizzano lunghi polloni infilati nella ghiaia (Campanula cochlearifolia, della suddivisione delle piante, sulla base delle forme di crescita, in: glareofite Thlaspi rotundifolium, Viola calcarata) migranti, striscianti, fissanti, coprenti e sbarranti. 5. Illustrazione, semplificata, del concetto di evoluzione dell’ambiente e di vegetazione climax. Esame del ruolo della vegetazione nel consolidamento dei ghiaioni. 6. Individuazione, con la guida naturalistica e gli accompagnatori, di un itine- Glareofite striscianti rario adatto dal punto di vista naturalistico, oltre che di facile raggiungibilità e impegno non eccessivo (limitare il tempo del cammino ad 1 ora e mezza circa, Piccoli polloni foliati poggiati sui detriti (Arenaria biflora, Linaria alpina, anche a seconda dell’allenamento dei ragazzi alle camminate in montagna). Silene glareosa) Concordare le finalità con la guida, evitando l’eccesso di nomenclatura scien- tifica.

ESCURSIONE 7. Osservazione guidata, nel gruppo classe, dell’ambiente di montagna, del- Glareofite fissanti l’habitat di ghiaione (riflessione sui fattori limitanti attesi). 8. Individuazione delle piante più rilevanti dal punto di vista degli adattamenti, Mostrano polloni che si allungano ed estendono dritti dentro la copertura detritica delle specie rare, delle specie significative dal punto di vista dell’evoluzione (Doronicum, Hieracium intybaceum, della vegetazione. Osservazioni sul campo, individuali o a gruppi, assieme alla Oxyria digyna) guida naturalistica. Ripresa di immagini fotografiche.

CONCLUSIONE DEL LAVORO IN CLASSE 9. Sintesi delle conoscenze acquisite. Dopo la stampa delle fotografie, attribu- Glareofite coprenti zione della pianta ad una delle categorie individuate nel lavoro preliminare, completamento dei cartelloni con le immagini maggiormente significative. Radicano sui detriti e formano coperture estese 10.Dibattito in classe sulle peculiarità di questo habitat, sulle esigenze di pre- (Dryas octopetala, Gypsophila repens, servazione e conservazione. Saxifraga oppositifolia) Nota: Se accanto alle finalità e agli obiettivi enunciati si mira ad avvicinare i ragazzi alla fotografia naturalistica è necessario fornire loro alcune indicazioni fondamentali sulle riprese fotografiche (sempre che non sia possibile organiz- zare un mini-corso). Glareofite sbarranti In montagna in particolare si dovrebbe:

Cuscinetti e mazzi particolarmente ● Utilizzare macchine fotografiche di tipo reflex con obiettivi diversi: 50 mm, resistenti con sottili radici teleobiettivo, grandangolare e macro per i fiori (le più moderne macchine digi- (Androsace alpina, Carex firma, Ranunculus glacialis) tali riuniscono discretamente tutte queste funzioni). ● Con il teleobiettivo usare tempi non troppo brevi, per mettere a fuoco tutto il fiore, e diaframmi chiusi. ● Preferire la luce diffusa dell’alba e del tramonto. Suddivisione delle piante che vivono nei detriti in base alle forme di crescita ● Utilizzare filtri UV per evitare l’eccesso di radiazione ultravioletta 144 ■ Rocce, alghe e licheni micobionte. Esempi di licheni epilitici 145 ed endolitici. ● Obiettivi: maturare la consapevolezza della diversità del mondo vivente e 4. Individuazione, sul manuale di degli adattamenti delle specie ai diversi ambienti di vita; riconoscere le possi- testo, della posizione sistematica dei bili applicazioni pratiche dei concetti studiati nel percorso scolastico. cianobatteri. Analisi della suddivisione ● Livello: ragazzi della Scuola Secondaria di Secondo Grado (15-18 anni). degli organismi, in base alle loro richie- ● Attrezzatura: materiale bibliografico, soprattutto fotografico, manuale sco- ste nutritive, in fotoautotrofi, chemoau- lastico di biologia, abbigliamento adeguato all’escursione, macchina fotogra- totrofi, fotoeterotrofi e chemoeterotrofi; fica. discussione sull’attribuzione di piante ● Collaborazioni richieste: accompagnatori per l’escursione, eventuale guida e batteri alla prima di queste categorie naturalistica. (approfondimento da svolgersi previo ripasso dei meccanismi del metaboli- FASE PRELIMINARE smo cellulare). 1. Recupero dei concetti di cellula procariote ed eucariote, organismi autotro- 5. Studio del fenomeno carsico, delle fi ed eterotrofi, vie del metabolismo. Osservazione al microscopio di diversi macroforme e delle microforme ad organismi unicellulari, e loro classificazione. esso collegate, esame degli equilibri 2. Approfondimento sulle modalità di fissazione al substrato delle alghe/pian- chimici che regolano il fenomeno car-

te epilitiche, sulla preferenza per substrati silicei o carbonatici (ripasso degli sico (ruolo di temperatura, pressione, Licheni elementi di petrografia), sulle condizioni limitanti (presenza di lamina d’acqua pH, e della CO2 nella reazione e spo- per significativi intervalli di tempo, ad esempio alcune settimane, ecc.), sul stamento dell’equilibrio carbonato/bicarbonato). Riflessione sul fenomeno ciclo vitale e la latenza in assenza di acqua. del fitocarsismo, sul ruolo delle piante esolitofile ed endolitofile su substrati 3. Analisi della simbiosi alga-fungo nei licheni, ruolo del ficobionte e del carbonatici.

EVENTUALE ESCURSIONE 6. Individuazione di un’area adatta all’escursione, suddivisione della classe in due o tre gruppi, osservazioni sul campo, stesura di appunti. 7. Riprese fotografiche dei licheni presenti su substrati rocciosi.

PROSECUZIONE DEL LAVORO IN CLASSE 8. Raccolta del materiale fotografico, sintesi delle osservazioni compiute. 9. Eventuale collaborazione di guida naturalistica o lichenologo per il ricono- scimento dei licheni ripresi o per il loro studio. È possibile fare riferimento a siti Internet che forniscono informazioni e chiavi di riconoscimento, come il sito della Società Lichenologica Italiana (dbiodbs.univ.trieste.it), oppure il sito indire (ospitiweb.indire.it), o altri (www.tamtamscuola.it/licheni, www.dister. unige.it/lablic). 10.Dibattito e riflessioni sulla varietà del mondo vivente e sulla capacità di cogliere la presenza delle forme di vita ad un primo sguardo più insignificanti.

Nota: Per l’avvicinamento dei ragazzi alla fotografia naturalistica, valgono le Rupi e pareti rocciose possono essere anche prossime agli abitati (Valtellina, Lombardia) considerazioni espresse al termine della scheda precedente. Bibliografia 147

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AESCHIMANN D., LAUBER K., MOSER D. M., THEURILLAT J.P., 2004 - Flora delle Alpi, 3 Voll. Traduzione italia- na a cura di M. Bovio. Zanichelli, Bologna. Si tratta della più recente, aggiornata e completa guida alla flora delle Alpi. Ciascuna specie è illustrata attraverso splendide fotografie a colori e caratterizzata nella sua distribuzione ed ecologia attraverso cartine e disegni schematici. La consultazione di quest’opera è imprescindibile per chiunque voglia accostarsi al mondo della flora alpina, che annovera numerose specie rupicole e detriticole di grande interesse fitogeografico.

BRICHETTI P., 1987 - Atlante degli uccelli delle Alpi Italiane. Ramperto, Brescia. È la principale opera divulgativa di sintesi dedicata all’ornitofauna montana della parte italiana dell’arco alpino, utile nonostante i dati distributivi siano ormai datati.

CARTON A., PELFINI M., 1988 - Forme del paesaggio d’alta montagna. Zanichelli, Bologna. Volume a carattere divulgativo che affronta gli argomenti con rigore scientifico. Sono esaminate le forme ed i processi del paesaggio d’alta montagna con ricchezza di schemi e fotografie in particolare della regione alpina.

CARRETTA L., 1988 - Rapaci in volo. Pirella editore, Genova. Il volume riporta informazioni generali sulle abitudini dei rapaci, in particolare per quanto riguarda il volo e, soprattutto, numerosi disegni relativi a osservazioni sul campo.

CASTIGLIONI G. B., 1986 - Geomorfologia. UTET, Torino. Trattato di geomorfologia generale con una approfondita analisi dei vari sistemi morfogenetici, con ampi riferimenti alla geomorfologia del territorio italiano.

FONTANA P., BUZZETTI F. M., COGO A., ODÈ B., 2002 - Cavallette, grilli, mantidi e insetti affini del Veneto. Museo Naturalistico Archeologico di Vicenza, Vicenza. Volume dedicato agli ortotteri corredato da un utile cd. Benchè l’illustrazione di questi particolari gruppi sia limitata al Vento, di fatto la pubblicazione è utile per tutto il territorio nazionale.

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FEOLI-CHIAPELLA L., 1983 - Prodromo numerico della vegetazione dei brecciai appenninici. “Collana del Progetto Finalizzato “Promozione della Qualità dell’Ambiente”, AQ/5/40, C.N.R., Roma Ampia e dettagliata monografia scientifica dedicata alla caratterizzazione fitosociologica della vegeta- zione delle falde detritiche di tutta la catena appenninica.

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MINELLI A., RUFFO S., LA POSTA S., 1993-1995 - Checklist delle specie della fauna italiana. Calderini, Bologna. Elenca tutte le specie note della fauna italiana, rendendo possibile l’uso di una nomenclatura corretta e unificata. La collana è costituita da 110 fascicoli. Disponibile anche on-line all’indirizzo: http:// checklist.faunaitalia.it 148 PINNA M., 1977 - Climatologia. UTET, Torino. 149 Trattato di climatologia generale con analisi e classificazione dei vari climi della Terra, di utile consulta- Glossario zione per ogni tipo di ricerca a carattere ambientale.

POLI MARCHESE E., 1965 - La vegetazione altomontana dell’Etna. Flora et Vegetatio Italica, Mem. 5, Son- drio. Storica monografia scientifica sulla vegetazione di altitudine del principale vulcano italiano, ricca di informazioni sulla vegetazione pioniera delle distese laviche. > Alleanza: categoria della tassonomia fitosocio- > Euriecio: elemento ad ampia valenza ecologica, logica o sintassonomia immediatamente inferiore in grado di colonizzare un’ampia varietà di diffe- REISIGL H., KELLER R., 1990 - Fiori e ambienti delle Alpi. Museo Tridentino di Scienze Naturali, Trento. all’ordine e comprensiva di una o più associazioni. renti tipologie ambientali. Opera con finalità di divulgazione scientifica. La flora e le comunità vegetali delle rupi e dei detriti sono > Angiosperme: vegetali, in massima parte terre- > Extrazonale: elemento la cui presenza in un chiaramente descritte, riccamente illustrate con fotografie e disegni originali e didattici. Alcuni dei dise- stri, provvisti di fiori ben differenziati. determinato habitat è da considerare più o meno gni qui proposti sono tratti da questo volume. > Antofago: animale che utilizza le parti fiorali atipica, al di fuori comunque dagli habitat di nor- delle angiosperme come principale o esclusiva ma colonizzati. SPAGNESI M., TOSO S. (eds.), 1999 - Iconografia dei Mammiferi d’Italia. Ministero dell’Ambiente e della fonte alimentare, almeno durante una fase del suo > Fasce di vegetazione: superfici caratterizzate da Tutela del Territorio, Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica A. Ghigi, Roma. ciclo vitale. un’omogeneità vegetazionale ed ecologica di fon- Rappresenta la più aggiornata e completa opera sui mammiferi presenti in Italia; contiene informazioni > Apodo: animale privo di arti ambulatori (serpen- do, disposte in sequenza altitudinale sul versante sulla morfologia, sull’ecologia e sullo stato tassonomico delle popolazioni italiane; contiene inoltre accu- ti, forme larvali di alcuni insetti, ecc.). di un rilievo. Nel testo si fa riferimento ad una suc- rate illustrazioni e carte distributive per tutte le specie. > Associazione: unità vegetazionale caratterizza- cessione che, dal basso, comprende una fascia ta o differenziata da una particolare composizione collinare caratterizzata da boschi misti di latifoglie floristica, che esprime una ben precisa relazione decidue, una fascia montana con boschi di faggio con l’ambiente; costituisce la categoria di base nelle aree marginali delle Alpi, negli Appennini e in del sistema fitosociologico. Sicilia e boschi di pino silvestre o abete rosso nelle > Biocenosi: l’insieme delle comunità animali e Alpi interne, una fascia subalpina contraddistinta vegetali che coesistono in un determinato habitat. da boschi di conifere e formazioni a bassi arbusti, > Biomassa: massa corporea (espressa di norma una fascia alpina completamente costituita da spe- come peso secco) di uno o più organismi. cie erbacee e caratterizzata dalla predominanza di > Camefita: pianta legnosa caratterizzata dal fat- praterie chiuse e continue e una fascia nivale con to di portare le gemme svernanti all’apice di fusti o vegetazione rada e discontinua formata da poche rami, ad un’altezza da uno fino a cinque decimetri specie, isolate o in piccoli gruppi, di piante vasco- sopra la superficie del suolo. lari erbacee, muschi e licheni. > Capacità termica: quantità di calore richiesta > Fenologico: in botanica riferito al ciclo vitale per aumentare di un 1° C la temperatura di un stagionale di una pianta e che culmina nel oggetto, nel caso specifico della roccia o dei momento della sua fioritura. detriti. > Ferormonale: relativo a comunicazioni intraspe- > Casmofita: specie vegetale tipicamente adatta- cifiche operate mediante sostanze chimiche per- ta a vivere su pareti verticali o subverticali. cepibili a distanza. > Circadiano: relativo ad un ciclo giornaliero > Fillofago: elemento che si sviluppa a spese di completo dì/notte. parti fogliari di vegetali. > Classe: la categoria più elevata della tassono- > Fitocenosi (o comunità vegetale): aggregazione mia fitosociologica o sintassonomia, comprensiva di popolazioni di specie diverse di piante convi- di uno o più ordini. venti all’interno di uno stesso ecosistema. > Clasto: un singolo frammento di un sedimento > Fitofago: organismo che si sviluppa a spese di detritico prodotto dalla disgregazione di una più parti di vegetali. grande massa di roccia. > Fitosaprofago: organismo che si sviluppa a > Criofilo: organismo che tende a colonizzare spese di elementi vegetali in decomposizione. habitat con microclima piuttosto freddo. > Fitosociologia: metodologia di descrizione e > Depositi quaternari: materiali sciolti, di varia classificazione della vegetazione basata sull’anali- natura (fluviale, glaciale, ecc.), la cui deposizione è si della sua composizione floristica. Le unità vege- avvenuta nel corso degli ultimi due milioni di anni tazionali descritte vengono inserite in un sistema (Quaternario). classificatorio, o sintassonomico, gerarchico ed > Diploide: organismo dotato di due serie identi- inclusivo articolato in classi, ordini, alleanze ed che di cromosomi, in numero doppio rispetto al associazioni. numero di base. > Generalista: organismo non specializzato. > Divisione: nota anche come phylum, costitui- > Germoglio: parte subaerea di una pianta vasco- sce, in botanica, la categoria tassonomica com- lare, ordinariamente composto da fusto e foglie. presa tra il regno e la classe. > Giacitura a franapoggio: disposizione degli > Edafico: attinente al suolo. strati rocciosi con immersione concordante con il > Endemita: elemento endemico, cioè esclusivo, pendio sul quale li si osserva. di un’area geografica più o meno limitata, di cui > Giacitura a reggipoggio: disposizione degli contribuisce ad esprimere la peculiarità biogeo- strati rocciosi con immersione opposta al pendio grafica. del versante su cui li si osserva. > Entomocenosi: l’insieme delle comunità di > Glareofita: specie vegetale tipicamente adatta- insetti presenti in un determinato ecosistema. ta a vivere in macereti e ghiaioni. > Esarazione glaciale: l’erosione operata da un > Imaginale: riferito allo stadio adulto di insetti a ghiacciaio attraverso il suo movimento. sviluppo olometabolico. 150 > Litofilo/Litofita: organismo vegetale specializ- avviene l’evaporazione dell’acqua in corrispon- 151 zato per vivere in ambienti rocciosi. denza della superficie limite pianta-aria. Indice delle specie > Mesofilo: organismo che tende a colonizzare > Umificato: ricco di humus. habitat con microclima intermedio (né particolar- > Vicariante: si definiscono vicarianti due entità mente freddo né particolarmente caldo). tassonomiche o sintassonomiche che si sostitui- > Microfago: organismo che si nutre di particelle scono vicendevolmente in territori geografica- alimentari di dimensioni microscopiche. mente distinti o in ambienti ecologicamente diver- > Microtermo: organismo che tende a colonizzare si. Abete rosso - 105 Androsace vitaliana ssp. sesleri Asplenio tricomane - 46, 47 habitat con microclima piuttosto freddo. > Xerofilo: organismo che colonizza di preferenza Acalypta musci - 91 - 70 Asplenio verde - 47 > Monofago: organismo legato ad una fonte spe- habitat con microclima tendenzialmente secco e Acarospora - 30 Androsace wulfeniana - 70 Asplenium - 46, 47, 53 cializzata ed unica di cibo (in genere si tratta di asciutto. Acetosa soldanella - 63 Anechura bipunctata - 102 Asplenium cuneifolium - 47 una singola pianta ospite). > Xerotermofilo: organismo che colonizza di pre- Achillea - 7 Anonconotus - 91, 102 Asplenium fontanum - 47 > Neurotossica: dicesi dell’attività di sostanze ferenza habitat con microclima tendenzialmente Achillea atrata - 70 Anoxia - 94 Asplenium lepidum - 47 chimiche tossiche a livello del sistema nervoso. secco e caldo. Achillea barrelieri - 67, 71 Anoxia australis - 94 Asplenium ruta-muraria - 47 > Ordine: in tassonomia per ordine si intende la > Xilofago: organismo che si sviluppa a spese di Achillea erba-rotta - 64 Antaxius difformis - 89, 102 Asplenium seelosii - 47 categoria immediatamente inferiore alla classe e parti lignee di vegetali. Achillea erba-rotta - 64, 69 Anthaxia - 94 Asplenium septentrionale - 47 comprendente una o più famiglie; anche nella tas- > Zoocenosi: l’insieme delle comunità di animali Achillea erba-rotta ssp. ambigua Anthemis aetnensis - 71 Asplenium trichomanes - 46, 47 sonomia fitosociologica o sintassonomia l’ordine presenti in un determinato ecosistema. - 69 Anthocharis - 96 Asplenium viride - 47 è subordinato alla classe, ma, in questo caso, Achillea lucana - 51 Anthocharis euphenoides - 96 Astragalus siculus - 91 comprende una o più alleanze. Achillea lucana - 51, 71, 135 Antirrhinum latifolium - 93 Atamanta comune - 66 > Parassitoide: organismo che si sviluppa a spe- Achillea mucronulata - 71 Antitype suda - 97 Athamanta cretensis - 66 se di un altro, procurandone la morte alla fine del- Achillea nana - 69 Aphanothece - 29 Athamanta turbith - 69, 70 lo sviluppo stesso. Achillea rupestris - 71 Apion - 109 Athamanta vestina - 69 > Pianta vascolare: pianta superiore che presenta Adenostyles leucophylla - 69 Aquila - 140 Atractosoma meridionale - 100 tessuti ben differenziati, compresi quelli condutto- Adiantum - 46 Aquila chrysaetos - 119, 138 Aubrieta deltoidea - 71 ri (o vascolari). Sono piante vascolari le felci e le Adiantum capillus-veneris - 34, 47 Aquila di Bonelli - 83 Aurinia - 93, 108 piante con semi. Admontia cepelaki - 110 Aquila reale - 119, 131, 136, 138 Aurinia saxatilis - 82 > Pleistocene: primo periodo del Quaternario, Adonide curvata - 65, 67 Aquilegia champagnatii - 71, Aurinia saxatilis ssp. orientalis - compreso fra circa 2 milioni e 10.000 anni fa, Adonis distorta - 65, 71, 135 135 95 caratterizzato da numerose glaciazioni e dalla Aeropedellus variegatus - 102 Aquilegia di re Otto - 81 Axinopalpis gracilis - 82 comparsa dell’uomo. Aeropus sibiricus - 102 Aquilegia einseleana - 70 Ballota frutescens - 68, 135 > Poliploide: organismo con un numero cromo- Agolius - 108 Aquilegia magellensis - 71 Ballota frutescens - 135 somico multiplo del numero di base. Agolius abdominalis - 108 Aquilegia ottonis - 71, 81 Ballota rupestris - 93 > Processi periglaciali: processi tipici delle regio- Agrodiaetus - 96 Arabis - 92 Barbula bicolor - 33 ni a clima freddo dove è rilevante l’azione del Agrodiaetus galloi - 96 Aradus frigidus - 103 Barbula crocea - 35 ghiaccio e della neve, senza però la presenza Agrodiaetus ripartii - 96 Arctia festiva - 111 Berardia - 64, 65 diretta dei ghiacciai. Alisso rupestre - 54 Arctia flavia - 111 Berardia subacaulis - 64, 65, > Produttività: la quantità di energia che viene Allium narcissiflorum - 69 Arenaria biflora - 142 135 accumulata in un ecosistema sotto forma di bio- Alydus rupestris - 91 Arenaria di Huter - 81 Bergamosoma canestrinii - 100 massa. Alyssoides utriculata - 26 Arenaria huteri - 69, 81 Berninelsonius hyperboreus - > Relittuale: aggettivo che qualifica una distribu- Alyssum - 64, 108 Argna - 99 107 zione geografica di tipo residuale, se confrontata Alyssum argenteum - 69 Arhopalus ferus - 82 Biscutella - 95, 105 con una più ampia documentata per il passato. Alyssum cuneifolium - 71 Arianta chamaeleon - 99 Bombo - 110 > Scapo: fusto privo di foglie, portante all’apice Alyssum diffusum - 81, 95 Arion - 99 Bombus - 110 un fiore od un’infiorescenza. Alyssum ligusticum - 68 Armadillidium - 88, 99 Brachyodontus - 109 > Sciafilo: organismo che tende a colonizzare Alyssum ovirense - 70 Armeria gussonei - 71, 135 Brachypterolus - 93, 105 habitat che si mantengano preferenzialmente in Alyssum wulfenianum - 70 Armeria morisii - 51, 71 Brachypterolus linariae - 93, 105 ombra, non esposti alla diretta luce del sole. Amara - 103 Armeria sulcitana - 71 Brachypterolus vestitus - 93 > Silicicolo: organismo legato a substrati partico- Amphimallon - 94 Artemisia glacialis - 69 Brassica repanda - 69 larmente ricchi di biossido di silicio. Anaglyptus gibbosus - 82, 83 Artemisia nitida - 70 Brembosoma castagnolense - > Simbiosi: condizione di interazione tra due spe- Andreaea - 33 Artemisia petrosa ssp. eriantha - 88 cie diverse, che ne traggono reciproco vantaggio. Androsace abruzzese - 51 71 Buprestis splendens - 94, 136 > Spermofago: organismo che si sviluppa a spe- Androsace alpina - 43, 142 Arvicola - 114, 127 Calliptamus italicus - 101 se dei semi di vegetali. Androsace brevis - 69 Arvicola delle nevi - 125, 127 Calliptamus siciliae - 101 > Submediterraneo: organismo che colonizza Androsace dei ghiacciai - 43 Asida pirazzolii - 107 Caloplaca - 30 ambienti di tipo mediterraneo, presenti però di Androsace di Hausmann - 53 Asida pirazzolii ssp. sardiniensis Calothrix - 28 norma più all’interno delle aree strettamente Androsace di Vandelli - 43, 55 - 107 Camedrio alpino - 63 costiere. Androsace emisferica - 43 Asperula gussonei - 51, 71 Camoscio - 108, 123 > Tallo: struttura vegetativa non suddivisa in parti Androsace hausmannii - 53, 70 Asperula hexaphylla - 68 Camoscio appenninico - 123, assimilabili a radice, fusto o foglia, tipici invece di Androsace helvetica - 43 Asperula pumila - 55, 71 124, 136 un cormo. Androsace mathildae - 51, 71, Asplenio del serpentino - 47 Camoscio delle Alpi - 122, 123, > Tettonica: lo studio delle deformazioni subite 135 Asplenio delle Dolomiti - 47 124, 136 dalle rocce, le loro traslazioni e le strutture che ne Androsace pubescens - 69 Asplenio delle fonti - 47 Campanula - 48, 49, 64 risultano per effetto delle forze endogene della Androsace vandellii - 43, 55 Asplenio grazioso - 47 Campanula albicans - 68 Terra. Androsace vitaliana ssp. Asplenio ruta di muro - 47 Campanula alpestre - 64 > Traspirazione: processo attraverso il quale praetutiana - 71 Asplenio settentrionale - 47 Campanula alpestris - 64, 69 152 Campanula carnica - 70 Ceutorhynchus bifidus - 109 Conocephalum conicum - 34 Efedra nebrodense - 26, 81 Festuca alpina - 45 Grimmia montana - 32 153 Campanula cenisia - 69 Ceutorhynchus inaffectatus - Copium - 82, 91, 102 Elophos - 111 Festuca appenninica - 67 Grimmia ovalis - 32 Campanula cochleariifolia - 27, 109 Copium clavicorne - 102 Elophos caelibaria - 111 Festuca austrodolomitica - 69 Grimmia pilosissima - 32 62, 142 Ceutorhynchus pinguis - 81, 95 Copium teucrii - 102 Elophos zelleraria - 111 Festuca delle Dolomiti - 45 Grimmia pitardii - 32 Campanula dei ghiaioni - 27, 62 Ceutorhynchus verticalis - 81, Coranus subapterus - 91 Empetrum - 91 Festuca dimorpha - 67, 71 Grimmia sessitana - 32 Campanula dell’arciduca - 49 95 Corvo imperiale - 83, 116, 140 Ephedra major - 26, 81 Festuca laxa - 70 Grimmia teretinervis - 32 Campanula di Moretti - 49 Chalicodoma muraria - 106 Corvus corax - 83, 116 Epilobium - 111 Festuca stenantha - 70 Grimmia tergestina - 32 Campanula di Zois - 40, 49 Chamaesphecia - 97 Costolina appenninica - 66 Epipodisma pedemontana - 101 Fienarola ciondola - 63 Grimmia torquata - 32 Campanula elatines - 49, 69 Charpentieria - 83, 99 Crepis terglouensis - 70 Epipsilia grisescens - 97 Fiordaliso della Busambra - 51 Gypaetus barbatus - 119, 137 Campanula elatinoides - 69 Chazara briseis - 97 Cryphia - 97 Erba cornacchia di Zanoni - 64 Forficula apennina - 102 Gypsophila repens - 63, 142 Campanula excisa - 69 Cheilosia aristata - 109 Crypticus quisquilius - 107 Erba storna appennina - 65 Formica - 110 Hadena - 97 Campanula forsythii - 71 Chelidura aptera - 102 Crypticus quisquilius ssp. Erba storna rotundifolia - 62, 63 Fringuello alpino - 121 Hadula melanoma - 97 Campanula fragilis ssp. cavolinii Chelidurella - 102 aprutianus - 107 Erba-perla rupestre - 54 Galeopsis reuteri - 68 Hadula odontites - 97 - 51, 71 Chelidurella thaleri - 102 Cryptogramma crispa - 61, 63 Erba-unta di Fiori - 81 magellense - 71 Harpalus - 103 Campanula macrorrhiza - 68 Chelidurella vignai - 102 Ctenicera - 107 Erba-unta di Poldini - 81 Galium margaritaceum - 70 Helianthemum - 105 Campanula morettiana - 49, 69, Chelis maculosa - 111 Ctenicera pectinicornis - 107 Erba-unta di Reichenbach - 81 Galium montis-arerae - 69 Helianthemum lunulatum - 68 135 Chersotis - 97 Cuffia - 97 Erebia calcaria - 97, 137 Galium noricum - 70 Helichrysum - 51 Campanula napoletana - 50, 51, Chersotis alpestris - 97 Culbianco - 120, 121 Erebia christi – 97, 137 Galium pseudohelveticum - 69 Helichrysum frigidum - 51, 71 54 Chersotis ocellina - 97 Cychrus - 103 Erebia gorge - 111 Galium saxosum - 68 Helichrysum montelinasanum - Campanula petraea - 69 Chersotis oreina - 97 Cychrus angulicollis - 103 Erebia meolans - 97 Galium tendae - 68 71, 135, 136 Campanula piemontese - 49 Chilostoma - 83, 87, 99 Cychrus cylindricollis - 103 Erebia montana - 96, 97 Geocoris grylloides - 103 Helichrysum nebrodense - 54, Campanula pollinensis - 71 Chilostoma alpinum - 99 Cychrus graius - 103 Erebia pandrose - 111 Geocoris lapponicus - 103 71 Campanula raineri - 49, 69, 135 Chilostoma cingulatum - 87, 99 Cychrus schmidti - 103 Erebia pluto - 111 Geum reptans - 62 Heracleum pyrenaicum ssp. Campanula tanfanii - 71 Chilostoma cingulatum Cymbalaria pallida - 71 Erebia scipio - 97 Gheppio - 117, 140 orsinii - 71 Campanula thyrsoides ssp. colubrinum - 99 Cymindis - 103 Erebia styria - 97 Ginepro - 100 Herniaria litardierei - 71 carniolica - 70 Chilostoma millieri - 99 Cystopteris - 46, 47, 53 Erebia styx - 97 Gipeto - 119, 136, 137 Hesperis laciniata - 105, 109 Campanula zoysii - 40, 70 Chilostoma zonatum - 99 Cystopteris alpina - 47 Ermellino - 125 Gipsofila strisciante - 63 Hieraaetus fasciatus - 83 Candidula unifasciata - 99 Chionomys nivalis - 125, 127 Cystopteris dickiaeana - 47 Erysimum - 92, 108 Glacies - 111 Hieracium intybaceum - 142 Capelvenere - 34, 47 Chondrina - 83, 86, 87, 99 Cystopteris fragilis - 47, 53 Euchalcia bellieri - 97 Glacies alticolaria - 111 Hieracium portanum - 71 Capovaccaio - 83 Chondrina avenacea - 86 Dactylophorosoma nivisatelles - Euchloe - 96 Glacies canaliculata - 111 Hipparchia alcione - 97 Capra ibex - 72, 112, 124 Chondrina clienta - 87 100 Euchloe bellezina - 96 Glacies coracina - 111 Hipparchia neomiris - 97 Carabus (Orinocarabus) Chondrina megacheilos - 87 Dafne minore - 69 Eucladium verticillatum - 34 Globularia delle Apuane - 39, 50 Hipparchia statilinus - 97 pedemontanus - 92 Chondrina oligodonta - 87 Dahlica - 97 Eucobresia - 99 Globularia incanescens - 39, 70 Holoarctia cervini - 111 Carabus - 91, 103 Chondrula - 99 Danacea - 105 Eudarcia - 97 Globularia neapolitana - 71 Hyles vespertilio - 111 Carabus baudii - 103 Chopardius pedestris - 89, 102 Danacea nigritarsis - 93 Eumenes - 82 Gloeocapsa - 28 Hymenostylium recurvirostre - 34 Carabus bertolinii - 92 Chopardius pedestris ssp. Daphne petraea - 53, 69, 135 Eupithecia - 97 Gloeocapsa ralfsiana - 28 Hypnoidus consobrinus - 107 Carabus concolor - 103 apuanus - 89 Dasytes lombardus - 93 Eupithecia venosata - 97 Gloeocapsa sanguinea - 28 Hypnoidus riparius - 107 Carabus creutzeri - 103 Chorthopodisma cobellii - 101 Delima - 83 Euryopicoris nitidus - 91 Glomeris helvetica - 88 Hypnoidus rivularius - 107 Carabus depressus - 103 Cimiciotta spinosa - 81 Dente di leone montano - 63, 66 Eusphalerum - 104 Glyptobothrus - 89 Hypnum dolomiticum - 33 Carabus heteromorphus - 103 Cinquefoglia dell’Appennino - Deroplia genei - 82 Eusphalerum albipile - 104 Glyptobothrus alticola - 90, 102 Hyponephele lycaon - 97 Cardaminopsis - 92 54 Dianthus - 97 Eusphalerum angusticolle - 104 Glyptobothrus binotatus daimai Hypsoiulus alpivagus - 88 Cardo di Bertoloni - 64 Cinquefoglia penzola - 52 Dibolia rugulosa - 108 Eusphalerum annaerosae - 104 - 102 Iberis - 96, 108 Cardo niveo - 65, 67 Cinquefoglie delle Dolomiti - 52 Dichotrachelus - 95, 108 Eusphalerum pulcherrimum - 104 Glyptobothrus brunneus Iberis nana - 68 Carduus chrysacanthus - 71 Cirsium bertolonii - 64, 70 Didymodon tophaceus - 34 Euxoa - 97 brunneus - 102 Iberolacerta horvathi - 114 Carex firma - 142 Clausilia - 83, 99 Dimorphocoris poggii - 91 Euxoa culminicola - 111 Glyptobothrus eisentrauti - 102 Isatis alpina - 68 Cariofillata delle pietraie - 62 Cochlicopa - 99 Discus - 99 Euxoa decora - 97 Glyptobothrus mollis ignifer - 89 Ischyroptera bipilosa - 109 Carpino - 82 Cochlodina - 99 Doronico dei macereti - 63 Euzonitis - 94 Gnophos - 97 Issopo a foglie cuoriformi - 55 Caryocolum - 111 Cochlostoma - 83, 86, 99 Doronico del granito - 63 Euzonitis quadrimaculata - 94 Gnophos obfuscatus - 97 Italopodisma - 101 Catharia pyrenaealis - 97 Cochlostoma canestrinii - 86 Doronicum - 108, 142 Euzonitis terminata - 94 Gracchio - 115 Jovibarba - 44 Cecilioides - 99 Cochlostoma crosseanum - 86 Doronicum clusii - 63 Exocentrus lusitanus - 82 Gracchio alpino - 115, 116, 140 Jovibarba allionii - 68 Cedracca comune - 47 Cochlostoma henricae - 86 Doronicum glaciale - 70 Faggio - 81, 82 Gracchio corallino - 115, 116, Jovibarba arenaria - 70 Centaurea busambarensis - 51, Cochlostoma paladilhianum - 86 Doronicum grandiflorum - 63 Fagus sylvatica - 81 136, 140 Kickxia - 93, 105 71 Cochlostoma philippianum - 86 Draba aizoide - 55 Falco - 117 Gramigna argentea - 63 Lagopus mutus - 121 Centaurea scannensis - 71 Cochlostoma porroi - 86 Draba aizoides - 55 Falco biarmicus - 83 Gramigna dei ghiaioni - 63 Lanario - 83 Centranthus trinervis - 71 Cochlostoma sardoum - 86 Draba dolomitica - 69 Falco pellegrino - 78, 117, 119, Granaria stabilei - 99 Larice - 105 Cepaea sylvatica - 99 Cochlostoma scalarium - 86 Draba olympicoides - 71 131, 136, 140 Grimmia - 31, 32, 33, 35 Laserpitium garganicum - 55 Cephalaria mediterranea - 71 Cochlostoma tergestinum - 86 Dracocephalum - 105 Falco peregrinus - 117 Grimmia alpestris - 32 Laserpitium gaudinii - 70 Cerambyx scopolii - 82 Cochlostoma villae - 86 Dripide comune - 67 Falco tinnunculus - 117 Grimmia anodon - 32 Laserpizio del meridione - 55 Cerastio di Carinzia - 70 Coclearia alpina - 64 Dryas - 104 Felce bulbifera - 34 Grimmia anomala - 32 Lasius - 110 Cerastium - 104, 109 Codirosso spazzacamino - 120, Dryas octopetala - 63, 104, 142 Felce di Villars - 66 Grimmia apiculata - 32 Latipalpis plana - 82, 94 Cerastium carinthiacum - 70 121 Dryopteris villarii - 66 Felce regale - 34 Grimmia arenaria - 32 Lavandula angustifolia - 92 Cerastium subtriflorum - 70 Coincya richeri - 69 Drypis spinosa - 67, 71 Felcetta crespa - 61, 63, 67 Grimmia atrata - 32 Lecanora - 30 Cerastium thomasii - 71 Colpotus strigosus - 107 Dyscia - 97 Felcetta delle Alpi - 47 Grimmia caespiticia - 32 Leccio - 81, 82, 94 Ceterach - 46 Colpotus strigosus ssp. Dyscia raunaria - 97 Felcetta dickieana - 47 Grimmia crinita - 32 Lecidea - 30 Ceterach officinarum - 47 ganglbaueri - 107 Dyscia sicanaria - 97 Felcetta fragile - 47, 53 Grimmia curviseta - 32 Leiosoma - 109 Ceutorhynchus - 109 Colutea - 96 Ectobius montanus - 102 Felcetta lanosa - 47 Grimmia limprichtii - 32 Leistus glacialis - 104 154 Leontodon anomalus - 70 Longitarsus obliteratus - 108 Micrabris flexuosa - 106 Oenanthe oenanthe - 120 Phyteuma cordatum - 68 Pterostichus - 103 155 Leontodon montanus - 63 Longitarsus springeri - 108 Micrabris pusilla - 106 Oeneis glacialis - 111 Phyteuma hedraianthifolium - Ptilostemon niveus - 65, 71 Lepre - 125 Lonicera stabiana - 71 Microlestes - 92 Oligolimax - 99 49, 69 Ptilotrichum cyclocarpum - 54 Lepre bianca - 124, 125 Lucertola - 114 Micromeria cordata - 55 Onobrychis - 96 Phyteuma humile - 49, 69 Ptyonoprogne rupestris - 117 Leptoiulus (Kolpophylacum) Lucertola di Horvath - 114 Micromeria marginata - 68 Onobrychis - 96 Phyteuma sieberi - 70 Pupilla - 99 helveticus - 88 Lucertola vivipara - 113, 114 Milax - 99 Ontano - 129 Picchio muraiolo - 118, 119 Pyramidula - 85, 86 Leptoiulus alemannicus - 100 Lunaria annua - 92 Millefoglio di Barrelieri - 67 Opatrum dahli - 107 Pieris callidice - 96 Pyramidula pusilla - 86 Leptoiulus riparius - 100 Lychnis - 97 Minuartia austriaca - 70 Opatrum nivale - 107 Pinguicula fiorii - 71, 81 Pyrrhocorax graculus - 115 Leptopterix - 97 Macroglossum stellatarum - 97 Minuartia cherlerioides - 70 Oreas martiana - 33 Pinguicula hirtiflora - 71 Pyrrhocorax pyrrhocorax - 115 Leptothorax - 95 Macularia - 87 Minuartia graminifolia - 69 Oreina sibylla - 108 Pinguicula poldinii - 70, 81 Quercus ilex - 81 Leptusa - 104 Malcolmia orsiniana - 71 Minuartia grignensis - 69 Oreina viridis - 108 Pinguicula reichenbachiana - 81 Racomitrium - 31 Leptusa angustiarumberninae Malthodes - 105 Minuartia rupestris ssp. Orenaia - 97 Pino loricato - 95 Ranno delle Apuane - 54 rosaorum - 104 Malthodes atratus - 106 clementei - 69 Oreonebria - 104 Pino mugo - 129 Ranno spaccasassi - 52 Leptusa areraensis - 104 Malthodes atratus samniticus - Minuartia verna ssp. grandiflora Oreopsyche - 97, 111 Pinus - 94 Ranuncolo dei ghiacciai - 63 Leptusa baldensis - 104 106 - 71 Oreopsyche leschenaulti - 110 Pinus leucodermis - 95 Ranuncolo di Traunfellner - 64, Leptusa braccati - 104 Malthodes penninus icaricus - Mitopus morio - 77 Oreorhynchaeus - 108 Plagiotylus ruffoi - 91 70 Leptusa cavallensis - 104 106 Moehringia bavarica - 53 Oreorhynchaeus baldensis - 108 Platycarabus - 103 Ranunculus glacialis - 63, 142 Leptusa ceresoleana Malthodes trifurcatus - 105 Moehringia bavarica ssp. Oreorhynchaeus focarilei - 108 Platynus - 104 Ranunculus magellensis - 71 ceresoleana - 104 Malthodes trifurcatus bavarica - 70 Oreorhynchaeus pacei - 109 Poa laxa - 63 Ranunculus traunfellneri - 64, 70 Leptusa fauciumberninae - 104 atramentarius - 106 Moehringia bavarica ssp. Oreorhynchaeus spectator - 109 Podisma - 101 Raponzolo del Carestia - 49 Leptusa grignaensis - 104 Marasso - 114 insubrica - 69 Orinocarabus - 92, 103 Polistes biglumis bimaculatus - Raponzolo di roccia - 134 Leptusa knabli recticollis - 104 Marmorana - 83, 87 Moehringia concarenae - 69 Osellaeus bonvouloiri - 95 110 Raponzolo retico - 49 Leptusa mandli - 104 Marmorana fuscolabiata - 87 Moehringia dielsiana - 69, 136 Osellaeus bonvouloiri ssp. Polyblastia - 30 Rhacocleis - 102 Leptusa manfredi - 104 Marmorana globularis - 87 Moehringia glaucovirens - 69 baldensis - 95 Polydesmus monticola - 100 Rhamnus glaucophyllus - 54, Leptusa montispasubii settei - Marmorana muralis - 87 Moehringia lebrunii - 68, 136 Osellaeus bonvouloiri ssp. Polygala carueliana - 70 70, 135 104 Marmorana nebrodensis - 87 Moehringia markgrafi - 69, 136 bonvouloiri - 95 Polygonia egea - 83 Rhamnus pumilus - 52 Leptusa montiumcarnorum - Marmorana platychela - 87 Moehringia papulosa - 71, 81, Osmunda regalis - 34 Pontia callidice - 111 Rhizobotrya alpina - 64, 69, 136 104 Marmorana saxetana - 88 136 Otiorhynchus - 109 Potentilla apennina - 54, 71 Rhizocarpon - 30 Leptusa occulta - 104 Marmorana scabriuscula - 87 Moehringia sedifolia - 136 Oxyria digyna - 63, 142 Potentilla caulescens - 52, 53 Rhizocarpon geographicus - 31 Leptusa piceata - 104 Marmorana signata - 87 Moehringia sedoides - 68 Oxytropis fetida - 69 Potentilla clusiana - 70 Rhizotrogus - 94 Leptusa portusnaoniensis - 104 Marmota marmota - 126, 127 Moltkia suffruticosa - 54, 70, Paederota bonarota - 70 Potentilla crassinervia - 71 Rhododendron - 110 Leptusa pratensis - 104 Marmotta - 108, 126, 127 136 Paederota lutea - 70 Potentilla grammopetala - 69 Rhyacia helvetina - 97 Leptusa rhaetoromanica - 104 Marsupella - 33 Monachella - 83 Pagodulina - 99 Potentilla nitida - 52, 70 Robertia taraxacoides - 66 Leptusa rosai - 104 Medora - 83, 87 Monticola solitarius - 83 Papaver degenii - 71, 136 Potentilla saxifraga - 68, 136 Rododendro - 100 Leptusa sudetica - 104 Medora albescens - 87 Montifringilla nivalis - 121 Papaver ernesti-mayeri - 70 Preissia - 33 Rohdendorfia alpina - 109 Leptusa tirolensis tirolensis - Medora dalmatina - 87 Murbeckiella zanonii - 64, 70 Papaver kerneri - 70 Preissia quadrata - 34 Romice scudato - 62, 67 104 Megasema ashworthii - 97 Mustela erminea - 125 Papaver rhaeticum - 66 Primula - 48, 49 Rondine montana - 117 Leptusa tridentina - 104 Melanoplus frigidus - 101 Muticaria - 83 Papavero alpino - 66 Primula albenensis - 50, 69 Rosalia alpina - 82, 136 Leptusa trumplinensis - 104 Meligethes - 92, 105 Mutilla europaea - 110 Papavero delle Alpi Giulie - 66 Primula allionii - 48, 68, 136 Rothenbuehleria minima - 100 Leptusa vallisvenyi - 104 Meligethes aeneus - 105 Mylabris (Hyclaeus) variabilis - Papilio alexanor - 82, 96 Primula apennina - 50, 70 scutatus - 62 Lepus timidus - 124, 125 Meligethes arankae - 105 106 Papillifera - 83 Primula appenninica - 50, 55 Rupestrella - 83, 86 Leucanthemopsis alpina - 109 Meligethes chlorocyaneus - 93 Mylabris - 106 Parietaria - 82 Primula del Monte Alben - 50 Rupicapra pyrenaica ornata - Leucanthemum atratum ssp. Meligethes devillei - 105 Myrmeleotettix maculatus - 102 Parnassius apollo - 75, 84, 96, Primula delle Grigne - 50 123 ceratophylloides - 68 Meligethes erysimicola - 92, 105 Neagolius - 108 136 Primula di Allioni - 48, 53, 81 Rupicapra rupicapra - 122, 123 Leucanthemum atratum ssp. Meligethes fumatus - 92 Neagolius amblyodon - 108 Parnassius apollo pumilus- 96 Primula di Recoaro - 50 Sagina pelosa - 65 coronopifolium - 69 Meligethes lindbergi - 82, 92 Neagolius liguricus - 108 Passero solitario - 83 Primula grignensis - 50, 69 Sagina pilifera - 65, 71 Leucanthemum atratum ssp. Meligethes lunariae - 92 Neagolius limbolarius - 108 Patrobus septentrionalis - 103 Primula hirsuta - 55 Salamandra - 113 halleri - 70 Meligethes nuragicus - 82, 92 Neagolius montanus - 108 Pecora - 108 Primula irsuta - 55 Salamandra alpina - 113 Leucanthemum laciniatum - 71 Meligethes oreophilus - 105 Neagolius penninus - 108 Pedicularis aspleniifolia - 70 Primula marginata - 69 Salamandra atra - 113 Leucostigma - 83, 99 Meligethes reyi - 105 Neagolius pollicatus - 108 Pelenomus hygrophilus - 95 Primula recubariensis - 50, 69 Salamandra di Lanza - 113 Leucostigma candidescens - 87 Meligethes salvan - 105 Neagolius schlumbergeri - 108 Pellia - 33 Primula spectabilis - 53 Salamandra lanzai - 113 Lichene - 145 Meligethes scholzi - 82, 93 Nebria germari - 104 Pellia endiviifolia - 34 Primula tyrolensis - 69 Salix crataegifolia - 70, 136 Licinus italicus - 104 Meligethes solidus - 105 Nebria orsinii - 104 Pernice - 108 Pritzelago alpina ssp. Saponaria siciliana - 65, 71 Ligusticum ferulaceum - 68 Meligethes spornrafti - 92 Neophron percnopterus - 83 Pernice bianca - 121, 136 austroalpina - 70 Saponaria sicula - 65, 71 Limonium morisianum - 71 Meligethes subaeneus - 92 Neoplinthus - 109 Perpetuini del Limbara - 51 Protoblastenia - 30 Sarromyia nubigena - 109 Linaiola alpina - 62, 63 Meligethes subfumatus - 82, 92, Nilepolemis - 109 Perpetuini del Monte Linas - 51 Protoblastenia immersa - 30 Sassifraga a due fiori - 65 Linaiola bergamasca - 64 105 Nostoc - 28 Perpetuini delle Madonie - 54 Protoblastenia incrustans - 30 Sassifraga alpina - 42, 43 Linaria - 93, 105 Meligethes tener - 93 Notholaena - 46 Petractis clausa - 30 Prunella collaris - 120, 139 Sassifraga dei graniti - 55 Linaria alpina - 62, 63, 142 Meloe aegyptius - 106 Notholaena marantae - 47 Pezzotettix giornai - 101 Pseudobankesia - 97 Sassifraga dell’Argentera - 43, Linaria tonzigii - 64, 69, 136 Meloe erythrocnemus - 106 Nudaria mondana - 97 Phenacolimax - 99 Pseudocraspedosoma 48, 55 Lithobius lucifugus - 89, 100 Melosira - 28 Ocydromus - 104 Phoenicurus ochruros - 120 grypischium - 100 Sassifraga della Val di Fassa - Lithobius muticus - 100 Meringia vescicolosa - 81 Ocys - 92 Phyllotreta - 95 Pseudotergumia fidia - 97 67 Lithobius nodulipes - 100 Mesoxyonyx osellanus - 81 Oedipoda - 101 Phyllotreta atra - 95 Psophus stridulus - 101 Sassifraga gialla - 27 Lithobius schuleri - 100 Metaxmeste – 97 Oedipoda caerulescens - 101 Phyllotreta ganglbaueri - 95 Psylliodes instabilis - 108 Sassifraga meridionale - 53, 54 Loiseleuria - 110 Metzgeria - 33 Oedipoda germanica - 98, 101 Physoplexis comosa - 53, 70, Psylliodes picipes - 95 Sassifraga piemontese - 55, 68 Longitarsus obliteratoides - 108 Micrabris - 106 Oenanthe hispanica - 83 134, 136 Psylliodes toelgi - 95 Sassifraga ragnatelosa - 41, 49 156 Sassifraga valdese - 49 Selatosomus amplicollis - 107 Stenoria - 94 Viola dell’Argentera - 64 157 Satureja montana - 92, 108 Sempervivum - 44, 96 Stenoria analis - 94 Viola di Comolli - 64 Satyrus actaea - 97 Sempervivum - 96 Stenoria apicalis - 94 Viola di Valdieri - 64 Satyrus ferula - 97 Sempervivum arachnoideum - Stigonema - 28 Viola magellensis - 71, 136 Saussurea alpina ssp. depressa 44 Stromatium unicolor - 82, 83 Viola valderia - 64, 68 - 69 Semprevivo ragnateloso - 44 Sympistis - 111 Vipera ammodytes - 114 Saxifraga - 7, 48, 64, 95 Senecio aetnensis - 71 Syngrapha devergens - 97 Vipera berus - 114 Saxifraga aizoides - 27, 95 Senecio ambiguus - 71 Syngrapha hochenwarthi - 97 Vipera dal corno - 114 Saxifraga ampullacea - 71 Senecio candidus - 71 Syntomus - 92 Wagneria alpina - 110 Saxifraga aphylla - 70 Senecio rupestris - 108 Tabellaria - 28 Woodsia - 46, 47 Saxifraga arachnoidea - 41, 53, Serica brunnea - 94 Tandonia simrothi - 99 Woodsia alpina - 47 69, 136 Sesleria ovata - 70 Telekia speciosissima - 53, 69 Woodsia glabella ssp. pulchella Saxifraga biflora - 65 Setina - 97 Testediolum - 104 - 47 Saxifraga burseriana - 70 Siciliaria - 83, 87, 99 Tetramorium - 110 Woodsia ilvensis - 47 Saxifraga callosa - 53, 54, 69 Sideridis kitti - 97 Tetrix bipunctata - 101 Woodwardia radicans - 34 Saxifraga cervicornis - 71 Silene - 97 Teucrium - 82, 91, 102, 103 Zerynthia polyxena - 136 Saxifraga cochlearis - 68, 136 Silene a cuscinetto - 43 Teucrium chamaedrys - 102 Zonitis - 94 Saxifraga cotyledon - 55 Silene acaulis - 43 Teucrium flavum - 92, 102 Zonitis flava - 94 Saxifraga crustata - 70 Silene campanula - 68 Teucrium massiliense - 92 Zonitis nana - 94 Saxifraga depressa - 67, 69 Silene cordifolia - 68 Teucrium montanum - 102, 103 Zootoca vivipara - 113 Saxifraga diapensioides - 69 Silene delle ghiaie - 62 Teucrium scorodonia - 102 Saxifraga facchinii - 69 Silene elisabethae - 69, 136 Thelidium - 30 Saxifraga florulenta - 43, 48, 68, Silene glareosa - 142 Thlaspi alpestre - 70 136 Silene lanuginosa - 70 Thlaspi rotundifolium - 62, 63, Saxifraga glabella - 71 Silene quadrifida - 70 65, 142 Saxifraga hostii - 70 Silene requienii - 71 Thlaspi rotundifolium ssp. Saxifraga italica - 71 Silene rupestre - 55 cepaeifolium - 70 Saxifraga lingulata vedere Silene rupestris - 55, 109 Thlaspi rotundifolium ssp. Saxifraga callosa - 53 Silene saxifraga var. lojaconoi - corymbosum - 69 Saxifraga oppositifolia - 142 71 Thlaspi rotundifolium ssp. Saxifraga paniculata - 42, 43 Silene veselskyi - 70 grignense - 69 Saxifraga paniculata ssp. Silene vulgaris ssp. glareosa - Thlaspi stylosum - 65, 71 stabiana - 71 62 Thymus - 105, 108 Saxifraga pedemontana - 55, 68 Sitaris muralis - 94 Tichodroma muraria - 118, 119 Saxifraga petraea - 70 Solatopupa - 83, 87, 99 Tiglio - 82 Saxifraga porophylla - 71 Solatopupa guidoni - 87 Toporagno alpino - 127 Saxifraga presolanensis - 69 Solatopupa juliana - 87 Tortella - 31 Saxifraga retusa ssp. augustana Solatopupa pallida - 87 Tortella tortuosa - 33 - 69 Solatopupa psarolena - 87 Tortula - 31 Saxifraga sedoides - 70 Solatopupa similis - 87 Trachystyphlus alpinus - 109 Saxifraga speciosa - 71 Soldanella minima - 70 Trechus - 104 Saxifraga squarrosa - 70 Sordone - 120, 121, 139 Trechus strigipennis - 104 Saxifraga tenella - 70 Sorex alpinus - 127 Trentepohlia - 28 Saxifraga tombeanensis - 69, Spaelotis senna - 97 Trentepohlia - 29 135 Spillone di Moris - 51 Trichoferus holosericeus - 82 Saxifraga valdensis - 49, 69 Spiraea decumbens - 81 Trichoferus spartii - 82 Saxifraga vandellii - 53, 69 Spiraea decumbens ssp. Trinia - 96 Sceliphron - 82 decumbens - 70 Trisetum argenteum - 63, 70 Schistidium - 31 Spiraea decumbens ssp. Trisetum distichophyllum - 63 Sciadia tenebraria - 111 hacquetii - 69 Tychius - 109 Scleranthus annuus ssp. Spirea cuneata - 81 Tyrrheniberus - 83 aetnensis - 71 Stachys annua - 108 Umbilicaria - 30 Scleranthus vulcanicus - 71 Stambecco delle Alpi - 72, 112, Vaccinum - 91 Scolitantides orion - 111 124, 136 Valeriana elongata - 70 Scytonema - 28 Standfussiana lucernea - 97, 111 Valeriana saxatilis - 70 Sedum - 44, 96, 109, 111 Staurothele - 30 Valeriana supina - 70 Sedum aetnense - 71, 136 Staurothele immersa - 30 Verrucaria - 30 Sedum alsinefolium - 68 Stellina di Gussone - 51, 54 Vertigo - 99 Sedum brevifolium - 71 Stellina di Sardegna - 55 Vesicaria maggiore - 26 Sedum fragrans - 69 Stenhomalus bicolor - 82 Vicia cusnae - 68 Segestria - 83 Stenobothrodes cotticus - 89, Viola - 64 Segestria bavarica - 83 102 Viola argenteria - 64, 68 Segestria florentina - 83 Stenobothrodes rubicundulus - Viola calcarata - 142 Segestria senoculata - 83 102 Viola cenisia - 69 Selatosomus - 107 Stenobothrus apenninus - 102 Viola comollia - 64, 69, 136 Selatosomus aeneus - 107 Stenobothrus fischeri - 102 Viola del Mocenisio - 69 Gli autori ringraziano: Roberto Argano (isopodi) Maurizio Biondi (coleotteri crisomelidi) Alessandro Biscaccianti (coleotteri cerambicidi) Marco Bodon e Folco Giusti (molluschi) Marco Alberto Bologna (coleotteri meloidi) Attilio Carapezza (eterotteri) Giuseppe Maria Carpaneto ed Emanuele Piattella (coleotteri scarabeoidei) Enzo Colonnelli (coleotteri curculionoidei) Alessio De Biase (coleotteri falacridi) Massimiliano Di Giovanni (diplopodi) Simone Fattorini (coleotteri tenebrionidi) Paolo Fontana, Bruno Massa e Fabio Collepardo Coccia (ortotteri) Renato Gerdol (vegetazione dei ghiaioni) Cesare Lasen (endemiti delle Alpi orientali) Gianfranco Liberti (coleotteri meliridi, dasitidi e malachidi) Andrea Liberto (coleotteri buprestidi ed elateridi) Paolo Maltzeff (coleotteri) Iuri Nascimbene (licheni) Guido Pagliano (imenotteri) Graziano Rossi (endemiti insubrici) Stefano Scalercio e Alberto Zilli (lepidotteri) Augusto Vigna Taglianti (coleotteri carabidi e der- matteri) Adriano Zanetti (coleotteri stafilinidi) Marzio Zapparoli (chilopodi)

Un ringraziamento, inoltre, a Maria Manuela Giovannelli, Erika Gozzi, Paola Sergo e Maura Tavano

La responsabilità di quanto riportato nel testo, nonché di eventuali errori ed omissioni, rimane esclusivamente degli autori.

Il volume è stato realizzato con i fondi del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Finito di stampare nel mese di marzo 2006 presso la Graphic linea print factory - Udine

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