Giulio Zavatta La facciata del duomo di e Bernardino Brugnoli. Presenze sanmicheliane e postsanmicheliane a Reggio nella seconda metà del XVI secolo

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1. Facciata della Cattedrale di Reggio Emilia I canonici della città di Reggio Emilia dall’uso di marmi. nello stato attuale. decisero di rinnovare nella seconda metà L’esigenza di rinnovamento delle faccia- del XVI secolo la facciata della cattedra- te, sia nel linguaggio sia nei materiali, fu le, aggiornandone l’aspetto e sostituendo comune a molte città italiane, così come il l’antica evidenza romanica1 con nuove for- protrarsi dei lavori per decenni, tra tituban- me di carattere cinquecentesco, nobilitate ze e ripensamenti, sospensioni e difficoltà economiche. Molti cantieri destinati a rin- ha evidenziato Giancarlo Grassi, tra gli novare la veste marmorea delle chiese non otto eletti per gestire la ricostruzione del giunsero pertanto mai a termine, e il caso tempio civico ci fossero il priore degli An- dell’incompiuta opera reggiana potrebbe ziani e il sindaco generale della Comunità, definirsi tipico e non certo eccezionale. La altri personaggi della società civile e solo vicenda della mai realizzata facciata di San due rappresentanti del Capitolo, in chiara Lorenzo a Firenze, che vide la partecipa- minoranza ed eletti quasi esclusivamente zione di alcuni dei più importanti architet- pro forma3. In questo contesto, la costru- ti del Cinquecento, fu senza dubbio la più zione della facciata marmorea del duomo significativa nel XVI secolo. Le idee e i pro- di Reggio appare la risposta del consesso getti forniti per la gara laurenziana furono capitolare all’affermazione cittadina di di fondamentale importanza, e costituiro- San Prospero, che – seppur ricostruita in no la base e la pietra di paragone per tutti dimensioni tali da poter rivaleggiare con i disegni di facciata cinquecenteschi. Parti- la cattedrale – era rimasta priva del rive- colarmente significativa fu anche la storia stimento della facciata, realizzato solo nel costruttiva della facciata di San Petronio a XVIII secolo4. La necessità di tenere il passo Bologna, svoltasi nello stesso periodo del- con altre istituzioni, e le responsabilità del- l’impresa per il duomo di Reggio, con alcu- la gestione del cantiere – che spettavano al ni specifici punti di tangenza dovuti sia alla priore – causarono senza dubbio non poco stretta contiguità cronologica e territoriale, imbarazzo per il dilungarsi della realizza- sia al complesso travaglio di discussioni, zione della facciata del duomo reggiano, perizie, interruzioni, ripensamenti. rivolto alla piazza principale della città, e In generale, la funzione pubblica della in un certo modo specchio rappresentativo facciata, assieme alle nuove esigenze del della parte ecclesiastica. simbolismo religioso, richiedeva nel Cin- Howard Burns, analizzando la storia del- quecento «un’accurata lavorazione in pie- la facciata di San Petronio, riteneva d’altro tra, e ciò rendeva la facciata indipendente canto che ai malumori causati dai ritardi dall’interno sia dal punto di vista costrut- si aggiungessero altre considerazioni più tivo, sia da quello funzionale»2. Nelle città pragmatiche, e che «i fabbricieri volessero emiliane, alle complicazioni causate dalla portare avanti la costruzione per un tempo necessità di armonizzare le facciate agli in- indeterminato» in modo da «conservare i terni e al contesto urbano, si aggiungeva la loro privilegi»5. Non diversamente, a Reg- difficoltà provocata dalla penuria di pietre gio gli esponenti di famiglie nobili annove- vive, che costrinse i fabbricieri a ricorrere rate tra i canonici della cattedrale diedero a forniture di marmi veronesi. La combi- adito a infinite discussioni, come si vedrà nazione di problemi di costo, di difficoltà in seguito ripercorrendo il complesso iter derivanti dal dover aggiungere il nuovo al decisionale per la facciata del duomo. Le vecchio, e soprattutto di complicate vicen- numerose fazioni, legate a interessi di par- de politiche, che spesso davano luogo a te, causarono spesso ingerenze di architet- fazioni contrapposte votate alla tradizione ti esterni chiamati per dare giudizi o fare o all’innovazione, ebbe sia a Bologna sia a perizie. Gli interventi di artisti provenien- Reggio come esito una facciata incompiu- ti da altre città provocavano a loro volta ta. ulteriori pareri e dispareri: tutti volevano A Reggio Emilia, inoltre, nella seconda giudicare e consigliare, e spesso, come nel metà del Cinquecento procedettero quasi caso di Reggio, si cominciava in un modo 66 parallelamente due grandi cantieri: quello e si procedeva in un altro, a causa dell’al- per la torre della basilica di San Prospero, ternarsi di vari architetti alla direzione. La e quello per la facciata della cattedrale, che difficoltà degli architetti chiamati a Reggio posero in una sorta di competizione l’oli- era aumentata anche dal fatto di dover te- garchia religiosa legata al duomo, e quella nere presenti, oltre ai problemi tecnici del civile tradizionalmente vincolata alla chiesa mestiere, i progetti precedenti e le questio- del patrono. Quest’ultima era stata riedifi- ni sugli appalti per i materiali, che diedero cata dal 1514, ed è significativo che, come spesso motivo per liti e ulteriori rallenta- menti. ei, giustificabile in un latino cinquecente- Senza dubbio, infatti, come avveniva sco, il contesto della dichiarazione in realtà per tutti i «concorsi» architettonici del non chiarisce se il sibi dato si riferisca allo XVI secolo, molti disegni per la facciata del scultore o ai canonici, se il progetto cioè duomo reggiano si susseguirono, andando fu fornito da questi ultimi o da qualche ar- a formare una sorta di ampio repertorio. chitetto direttamente allo Spani, o se inve- La raccolta di numerosi pareri e modelli ce fu dato da qualcuno ai canonici. Nelle era auspicata e incoraggiata a tutto vantag- convenzioni con lo scultore è menzionata gio dei fabbricieri, che si assicuravano in la messa in opera degli scalini, del pavi- questo modo un’ampia gamma di varianti mento per il portico, del montaggio delle costruttive, o di soluzioni ai singoli proble- due porte piccole e del portale maggiore, mi. la creazione di otto «pilastrade» ancora In un documento d’archivio pubblicato per il portico, oltre a un cornicione e alla recentemente da Ciroldi6, risulta infatti che posa di «prede rustige». La menzione del- nel 1567, quando fu coinvolto Lelio Orsi, i l’antiportico ha portato a identificare come canonici risultavano già in possesso di «di- primo progetto per la facciata del duomo segni in quantità di più maestri». Il corpus un disegno conservato ai Musei Civici di grafico relativo alla facciata doveva essere Reggio Emilia, che reca in un cartellino quindi ben più vasto dei due o probabil- l’iscrizione: «Sec. XVI Variante al progetto mente tre disegni superstiti, ed è possibile, della facciata del Duomo di Prospero Spa- se non probabile, che altri progetti si siano ni» (fig. 2). La vicenda attributiva di que- conservati. sto modello cartaceo per la facciata è par- Oltre alla molteplicità delle proposte, ticolarmente dibattuta: Cottafavi (1890)9 potevano accadere altre vicissitudini in lo attribuì a Prospero Clemente10, mentre grado di rallentare la decisione, o di sov- Otello Siliprandi11 (1913) rifacendosi a una vertire repentinamente le risoluzioni prese. conferenza di Saccani ritenne che il dise- Talvolta, infatti, gli equilibri faticosamente gno fosse stato dato a Prospero Clemente raggiunti erano sovvertiti dall’elezione di dal pittore Lelio Orsi; ipotesi ribadita dallo un nuovo vescovo – quasi sempre prove- stesso Saccani nel 191512, da Magnani13, e niente da un’altra città, e spesso di ordine infine da Artioli nel 195914. In precedenza religioso diverso da quello del predecesso- Gustavo Giovannoni (1912), in un saggio re – che poteva imporre pareri vincolanti passato finora inosservato, formulò l’ipo- al priore, o promuovere i propri artisti di tesi «che un primo disegno sia stato dato fiducia, anche senza tener conto di quanto da Giulio Romano, a cui può riportarsi stabilito fino a quel momento. la non lontana facciata di San Benedetto Polirone»15. Franca Manenti Valli ha argo- Il cantiere della facciata del duomo di mentato numerosi dubbi sull’attribuzione Reggio Emilia: vicende e protagonisti. a Lelio Orsi, senza tuttavia indicare un Un anno dopo la tardiva consacrazione nome alternativo16. Cervi e Rovatti17, pur della basilica di San Prospero (1543)7, nel ipotizzando la possibilità di un intervento dicembre 1544 i canonici della cattedrale di Giulio Romano in seguito all’insedia- affidarono allo scultore Prospero Clemen- mento del vescovo mantovano Andreasi a te il compito di portare a compimento un Reggio, suggerirono di ricercare l’autore progetto per il rinnovamento della facciata del disegno fuori dal novero degli architet- del duomo. Il documento8 con il quale i ti, poiché il foglio «caratterizzato da par- fabbricieri assegnarono allo Spani i lavori, ticolari valenze pittoriche» è per questo 67 tuttavia, contiene numerose incongruenze, «più vicino all’opera di un artista che di un e appare di difficile interpretazione. Cle- architetto». Le due studiose mantennero mente, stando alla comune lettura, avrebbe tuttavia l’attribuzione a un «anonimo del dovuto realizzare la fabricam faciate mar- XVI secolo», proponendo però una data- moree seguendo un progetto altrui: prout in zione più avanzata, a circa il 1570. Grassi, designo sibi dato. Al di là della scorrettezza tornando ad accostare il disegno alla chie- costituita dal sibi in luogo del più classico sa di San Benedetto Polirone e all’ambito di Giulio Romano, ha avanzato il nome di Giorgio Andreasi proprio dal 1544 potes- 2. Artista emiliano del XVI secolo, «Primo Girolamo Mazzola Bedoli per la vicinanza se suggerire «di prendere in considerazio- Progetto» per la facciata del duomo di Reggio Emilia, Reggio Emilia, Musei Civici. sia al Pippi, sia a Clemente, col quale sono ne l’ipotesi che vi possano esser state delle documentati contatti proprio nel 154418. trattative con Giulio Romano», spunto più 68 L’ipotesi di Grassi è ulteriormente argo- volte ripreso e sviluppato da Bruno Ador- mentata da Alessandra Bigi «alla luce del ni21. complesso dibattito religioso gravitante, Comunque sia, il disegno fornito, stan- proprio in quegli anni, intorno all’ordine do al documento di commissione, non benedettino mantovano»19. doveva essere pienamente soddisfacente, Andrea Bacchi20, pur senza riferirsi agli oppure alla fine del 1544 erano intervenu- studi precedentemente citati, ribadì che la te discussioni che portarono a sostanziali presenza di un vescovo mantovano come varianti. Nel contratto con Prospero Cle- mente, infatti, emergono altre ambiguità: dell’architettura di Giulio Romano (ma poco dopo aver ribadito i compensi per anche sui modelli per San Lorenzo), e non il pavimento e gli otto pilastri del portico, distante dai modi decorativi di Lelio Orsi, si stabiliva che lo scultore avrebbe dovu- pur in tono minore. to costruire la facciata solo fino al primo In alternativa al foglio dei Musei di Reg- cornicione, e soprattutto senza l’appena gio Emilia, Bruno Adorni ha recentemente menzionato portico: declarando quod non e in più sedi24 proposto come progetto di intelligatur in predicto opere opus porti- Giulio Romano un disegno conservato a ci faciendum ante dictam faciatam. Oltre Monaco (fig. 3), già precedentemente as- a queste significative variazioni, si chie- segnato a Galeazzo Alessi da Ackerman e deva a Prospero Clemente di realizzare Lotz25, e a Simone Moschino da Andrew un modello e soprattutto, se possibile, di Morrogh, che pure notava singolari affinità «meliorare» piuttosto che «deteriorare» tra la parte centrale del foglio in questio- alcune parti di quanto si voleva edificare. ne e l’alzato di Bernardino Brugnoli per la La pesante manomissione del progetto del facciata del duomo reggiano26. Adorni, no- 1544, e la contestuale richiesta di migliora- tando invece rilevanti elementi giulieschi, mento allo Spani inducono a dubitare che ha letteralmente sovrapposto il disegno questi interventi potessero avvenire su un di Monaco sulla facciata della cattedrale disegno di Giulio Romano, vale a dire del- emiliana, ottenendo coincidenze signifi- l’architetto più autorevole in area padana. cative. In vero, a fronte di corrispondenze Nel documento di commissione del 1544 talvolta molto stringenti, persistono alcuni inoltre si fa riferimento a parti in «prede problemi, come la difficoltà di proietta- rustige», che non compaiono nell’evidenza re tre ordini sulla scala della facciata del del foglio dei musei reggiani. duomo reggiano, o come l’evidente e un Sebbene il contesto per una consulenza po’ incongrua sporgenza della parte cen- di Giulio Romano per la facciata, al mo- trale del prospetto in corrispondenza del- mento dell’insediamento a Reggio del ve- la navata maggiore. Il blocco prospiciente scovo Andreasi, sia del tutto plausibile, della facciata potrebbe giustificarsi perché non esistono ad oggi appoggi archivistici perfettamente commisurato alla larghezza (al contrario dell’intervento per la torre della torre campanaria sovrastante, e per di San Prospero) o stilistici (al di fuori di l’intento di conferire un forte slancio verti- un non puntuale riferimento alla facciata cale a tutto il complesso. Va tuttavia rileva- di San Benedetto Polirone) che possano to che la torre, nel disegno di Monaco, non indurre a promuovere il cosiddetto primo è neppure accennata, e la Madonna dorata progetto dei Civici Musei di Reggio Emilia di Bartolomeo Spani è posta stranamente alla mano del Pippi. sopra il portale maggiore, e non sulla spec- Nonostante lo stato di forte consunzio- chiatura frontale del campanile (sostituita ne del disegno, lo stesso Bacchi ha ammes- da una figura del Salvator Mundi in cima so infatti che nel foglio emerge in alcuni al frontone)27. Inoltre, la decorazione scul- punti «una qualità esecutiva a tratti delu- torea dell’ingresso principale, un doppio dente», giudizio peraltro già espresso da frontone tondo e triangolare sormontato Pirondini, che ritenne che il disegno non dalle statue di Prospero Clemente, è qui raggiungesse il «livello qualitativo» nean- totalmente assente, mentre è contemplata che dell’Orsi22. Per risolvere il problema di in forme molto simili nel primo progetto questo evidente scarto di qualità, Adorni dei Musei Civici di Reggio Emilia. ha recentemente avanzato l’ipotesi che il Comunque, nonostante alcune forzature 69 primo progetto della facciata del duomo sia di scala nel prospetto, nel foglio della Sta- stato compiuto da Giulio Romano, men- atliche Graphische Sammlung risuonano tre spetterebbero a Prospero Clemente i echi dell’architettura di Giulio Romano. disegni delle figure23. Un’analisi del dise- In particolare giuliesca è la proporzione gno, per quanto in pessime condizioni di tra gli ordini: una bassa fascia bugnata, lo conservazione, induce a ritenerlo di am- slanciato piano ionico e l’ultimo ordine bito emiliano, informato su alcune istanze decisamente meno sviluppato richiamano infatti un’altra opera di Pippi a Reggio: il in quantità di più maestri» raccolti dai fab- 3. Progetto per la facciata del duomo di Reg- chiostro grande dei Santi Pietro e Prospe- bricieri della cattedrale reggiana. gio Emilia (?), Monaco di Baviera, Staatliche Graphische Sammlung, inv. 4922. ro, a cui rimanda anche la forma del bu- Se torniamo infine al documento di gnato gentile delineato nel disegno. Ma il commissione a Prospero Clemente, non foglio non ha la forza espressiva dei disegni sembra che nel 1544 si stesse procedendo di Giulio Romano, benché non siano estra- alla costruzione della facciata seguendo nei al disegnatore alcuni temi peculiari del- questo progetto. Manca infatti l’antiporti- l’architetto mantovano impiegati anche nei co, più volte evocato dalla carta d’archivio. suoi progetti reggiani sul finire degli anni Un aspetto non marginale, e forse troppo Trenta del XVI secolo. D’altro canto, alcu- sottovalutato, per individuare il designo ni elementi, specie la serliana in facciata, fornito a Prospero Clemente nel 1544 è sembrano richiamare a un periodo più tar- un’annotazione lasciata dal notaio Dionigi 70 do, e alla seconda metà del Cinquecento, Ruggeri, che rogando l’atto con lo scultore ed alcune debolezze di progetto, come il reggiano dichiarava che il modello disegna- non brillante inserimento delle porte nella to era stato «subscripto mano mea notarij fascia bugnata, abbassano ulteriormente il infrascripti», quindi probabilmente siglato tono del foglio. Il progetto resta dunque o controfirmato. Lo stato di conservazione – a parere di chi scrive – controverso, e di del primo progetto dei musei reggiani non incerta paternità, ma è molto probabile consente di leggere il foglio in molte sue che effettivamente fosse uno dei «disegni parti, ed essendo incorniciato e forse con- trofondato non risulta osservabile l’intero Cicogna, abitante a Verona, riguardo ai co- verso, per cui è al momento difficile veri- sti dei materiali da costruzione, mentre nel ficare se vi sia apposta la firma di Ruggeri. 1557 Paolo da Maro reggiano eseguì una Riguardo al disegno conservato a Monaco perizia sui lavori svolti fino a quel punto. di Baviera, gli studiosi non riportano noti- La continua volontà di controllo e verifica zia dell’esistenza di un’iscrizione, o di una nasceva con ogni probabilità in seno alle firma, ed anche in questo caso manchereb- frequenti riunioni del Capitolo dei canoni- be la prova decisiva che si tratti del proget- ci, e portò spesso alla rottura col direttore to che i canonici reggiani avevano in mano del cantiere e all’arresto dei lavori. nel 1544. Dopo il litigio con Prospero Clemen- Considerando il contesto del cantiere, te, abbiamo nuove notizie solo il 4 aprile non stupirebbe comunque la mancanza di 1566, quando il consiglio capitolare diede un’effettiva rispondenza tra la documen- mandato all’arcidiacono Annibale Foglia- tazione relativa alla costruzione, e i due ni e al priore Pietro Martire Scardova «ad disegni proposti come progetto iniziale alloquendum cum ingignerio forensi» e con esaminati finora. Proseguendo nella lettu- «magistrum Prosperum Spanum et alios» ra delle carte relative alla fabbrica, infatti, circa la fabbrica della facciata31. Purtrop- si trovano notizie spesso contraddittorie e po non è indicato il nome dell’ingegnere segni di discontinuità talvolta difficilmen- straniero; il documento tuttavia indica la te giustificabili; solo tornando agli aspetti volontà di riprendere i lavori, e inaugura materiali del cantiere è pertanto possibile una fase di consulenze, chiamate e progetti comprendere l’andamento della costru- di architetti locali e forestieri. zione della facciata, e dei dibattiti ad essa La riunione del 1566 probabilmente non collegati. ebbe esiti favorevoli, e tra il giugno e il lu- Mentre i canonici si accordavano con glio 1567 il Capitolo si rivolse a Lelio Orsi, Prospero Clemente nel 1544, avevano pro- al quale vennero pagati «2 modeli fatti per babilmente già stipulato un contratto per lui per la fazada»32. Sull’entità e sul teno- la fornitura dei marmi con Antonio del fu re di questi due progetti, allo stato attuale Cristoforo Gagini veronese; le consegne di delle conoscenze, è difficile dirsi. Si è data pietre sono documentate almeno fino al 28 forse scarsa importanza, tuttavia, a un do- luglio 155028. Il 21 aprile 1552 furono com- cumento che può indicare quali fossero i missionate allo Spani le statue di Adamo ed punti di riferimento dell’artista nel pro- Eva da porsi sopra il frontone del portale gettare chiese. Il 29 settembre 1566 Orsi maggiore29. Sempre seguendo le notizie aveva ricevuto due disegni da Mantova, da fornite da Monducci e Nironi, troviamo usarsi come modello per la chiesa di Santo l’11 giugno 1554 la rimozione di due sepol- Stefano di Novellara, realizzata anch’essa a cri e dei due leoni stilofori ai lati del proti- partire del 1567. Uno di questi disegni era ro. Nel luglio dello stesso anno fu montato relativo alla «pianta de santa Barbara» co- il portale centrale, sul quale solo nel 1557 struita a Mantova da Giovan Battista Ber- si collocarono le due statue di Adamo ed tani33, edificio caratterizzato da un ingresso Eva30. A oltre un decennio dal contratto di a portico di tre arcate. È probabile che i commissione, a quanto pare, i lavori dove- modelli di riferimento per la chiesa di San- vano essere proceduti piuttosto a rilento, to Stefano fossero stati utilizzati nello stes- tant’è vero che venne realizzata solamente so anno anche per la facciata della catte- la porta centrale, per lungo tempo unica drale di Reggio Emilia; è dunque possibile testimonianza della volontà di rinnova- ipotizzare che almeno uno dei due disegni 71 mento della cattedrale. L’impresa, infatti, di Lelio Orsi avesse un portico, seguendo era molto costosa, e le cose si aggravarono un’opzione mai del tutto abbandonata dai quando nel 1558 Clemente lasciò la dire- canonici reggiani, perfino, come vedremo, zione del cantiere per divergenze economi- quando venne coinvolto Bernardino Bru- che col Capitolo. Già dal 1555 dovevano gnoli nel 1571. esser sorti problemi di stime per i prezzi, Giovanni Antonio Scalco in una lettera tanto che si chiese consulenza a Bernardo a Alfonso I Gonzaga riferì di un colloquio con l’Orsi: l’artista informava l’amico che va fabbrica di San Petronio a Bologna). il Capitolo di Reggio aveva scelto i suoi L’improvvisa ingerenza di un architetto progetti tra i tanti che erano stati presen- bolognese, sostenuto dal nuovo vescovo, tati, ed era stata votata per ben due volte la testimonia come il dibattito fosse ben lon- risoluzione di costruire una facciata mar- tano dal comporsi in una decisione una- morea con ingente spesa34. nime del Capitolo. Il rifiuto di Francesco Anche nel caso del coinvolgimento di Morandi e la conseguente situazione di Orsi, tuttavia, non si decise nulla, e il 24 stallo indusse i canonici della cattedrale agosto 1568 venne chiamato un altro in- a rivolgersi a una persona esterna al loro gegnere «per sua mercede per haver con- consesso. Il primo marzo 1570, infatti, l’as- segliato sopra al model dela fazada». In semblea capitolare diede mandato al prio- pratica, sembrerebbe che, dei due modelli re e a Giangaleazzo Malaguzzi, esponente presentati da Lelio Orsi, ne fosse stato scel- di una nota famiglia nobiliare reggiana, di to uno, sul quale tuttavia si cercava ancora cercare «quondam architectum seu ingigne- di intervenire con consulenze (ed anche in rium» per la fabbrica della cattedrale39. questo caso non si sa il nome dell’ingegne- re esterno chiamato appositamente). Ulte- Bernardino Brugnoli a Reggio Emilia riori questioni, stando ad alcuni documenti Giangaleazzo Malaguzzi (1501 o 1502- messi in luce da Ciroldi, vennero fatte già 1586), figlio del conte Alessandro Seniore, in precedenza da due personaggi, probabil- è considerato un personaggio minore della mente designati come periti dal Capitolo, nobile casata di Reggio Emilia40. Cugino vale a dire Alfonso Ruspaggiari, medaglista di secondo grado del più celebre Orazio, e scultore dilettante, e un «Sighono» che a questi fu legato da un vincolo molto potrebbe essere quel Bernardino Zigoni o stretto, tant’è vero che Orazio, testando Zigogna che già nel 1555 aveva agito per nel 1583, lasciò tutti i suoi beni al figlio di parte dei canonici quando sorsero proble- Giangaleazzo, Alessandro Iuniore (non a mi di costi con Prospero Clemente35. caso il committente del monumento sepol- Nonostante il desiderio di ricominciare crale del munifico parente nel duomo di la costruzione dopo un decennio di sosta, Reggio Emilia41). Giangaleazzo Malaguzzi si aggiunsero, alle difficoltà di trovare un si vincolò in questo modo al ramo fami- accordo, le conseguenze della morte del gliare di più spiccata vocazione artistica vescovo di Reggio Emilia Giambattista e culturale. Annibale, padre di Orazio, fu Grossi36, al quale succedette nel 1569 il infatti il committente di Bartolomeo Spa- domenicano bolognese Eustachio Loca- ni per il sepolcro di Valerio Malaguzzi in telli37. Fu probabilmente il nuovo vescovo, duomo. Orazio, a sua volta, fece costrui- già reggente e priore del convento di San re un monumento per il fratello Flaminio Domenico a Bologna, a coinvolgere per la a Sant’Antonio a Padova42, e nella stessa facciata del duomo di Reggio l’architetto città veneta chiese per volere testamenta- e concittadino Francesco Morandi detto rio di essere sepolto; in precedenza aveva il Terribilia «pro consulendo cum eo circa fatto affrescare la villa famigliare del Mau- fabrica faciei dicta ecclesia»38. L’architetto riziano. Nel 1583, mentre Orazio dettava felsineo – evidentemente uomo di fiducia a Padova il suo testamento al notaio Fa- di Eustachio Locatelli – era infatti figlio di brizio Fabiani, erano presenti alcuni im- quell’Antonio Morandi autore del chiostro portanti personaggi reggiani, come Guido dei benedettini a Bologna, detto appunto Panciroli e Bonifacio Ruggeri, insieme ad 72 chiostro del Terribilia. Ancora una volta, alcune personalità provenienti da tutto il però, non si giunse alla fase operativa, an- nord Italia43. che se Siliprandi, sulla base di documenti È possibile dunque che Giangaleazzo, oggi non più rintracciabili, sostenne che fu incaricato dai canonici della cattedrale di offerta al Terribilia la direzione del cantiere Reggio, si fosse rivolto al cugino Orazio per del duomo di Reggio (alla quale rinunciò sondare la possibilità di condurre nella cit- forse per la quasi contemporanea proposta tà emiliana «quondam architectum seu ingi- di dirigere la più prestigiosa e remunerati- gnerium» per la costruzione della facciata. Solo quattro mesi dopo il coinvolgimento tata 29 luglio 1570, nella quale si scusò della famiglia Malaguzzi, infatti, il 15 lu- con Antonio Maria Serego per non aver glio 1570 l’architetto veronese Bernardino finito di preparare i disegni per una villa Brugnoli, erede in linea genealogica dello alla Cucca, nel Colognese46. Il motivo del studio (ma non di tutti i cantieri) di Mi- ritardo fu causato proprio dalla trattativa chele Sanmicheli, stipulava un contratto coi fabbricieri della cattedrale emiliana, di commissione con i canonici della catte- conclusasi appena due settimane prima: drale di Reggio, sottoscritto dall’artista e Brugnoli scrisse infatti che gli «è bisognato dai rappresentanti del capitolo Prospero andar fino a Rezo dove vi son stato alquan- Previdelli e Francesco Fossa. I due firma- ti giorni»47. Il sopralluogo del 1570 doveva tari furono delegati nella seduta capitolare quindi esser durato il tempo necessario per del giorno stesso, alla quale parteciparono prendere visione del duomo, effettuare le anche l’arcidiacono Annibale Fogliani e, opportune misurazioni, senza le quali dif- significativamente, il nostro Giangaleazzo ficilmente avrebbe potuto formulare un Malaguzzi, unico personaggio esterno al modello o un disegno, valutare il cantiere, capitolo, e forse presente in qualità di in- trattare con i committenti. termediario44. Bernardino Brugnoli tornò in Emilia an- Il contratto di commissione con Ber- che l’anno successivo, come testimonia un nardino Brugnoli segnò una svolta nei altro autografo allegato agli atti capitolari rapporti tra il capitolo e la fabbrica della del 20 novembre 1571, rimasto finora ine- facciata. All’architetto veronese si chiede- dito, nel quale l’architetto stimò le vecchie va di impegnarsi a «far un modello di le- colonne della facciata romanica, che pro- gno o disegno in carta», a «dar le sagome e babilmente si stavano smontando in quel misure», ad «haver cura di ritrovar mastri periodo (fig. 4). In un dipinto della Gal- a verrona che tagliano tutte le prede che leria Fontanesi di Reggio Emilia di artista occorrono per tutta la faciada», e che lo anonimo tra la fine del XVI secolo e gli inizi stesso Brugnoli «vadda dove si tagliano le del successivo, è raffigurata una Festa in predde»45. Per la prima volta dall’avvio del piazza del Duomo a Reggio: sulla facciata cantiere nella figura di questo architetto della cattedrale sono ancora erette quasi si concentravano tutte le competenze, dal tutte le colonne medievali dell’ordine più progetto, alla scelta della manodopera, alla alto, eccezion fatta per quelle in corrispon- sovrintendenza sui marmi e quindi sui for- denza della serliana cinquecentesca (fig. nitori. In precedenza Prospero Clemente, 5). È possibile dunque ipotizzare che que- che poteva gestire il lavoro e forse anche il st’ultimo elemento sia stato realizzato dopo reperimento dei materiali, doveva ricorre- il 1571 su istanza di Bernardino Brugnoli, re comunque a disegni altrui; Lelio Orsi e come peraltro previsto al centro del secon- il Terribilia, che potevano progettare e di- do ordine nel suo progetto. Sempre nel segnare, avrebbero dovuto affidare ad al- 1571 Alfonso Visdomini nei suoi Diari an- tri il reperimento di materiali e scalpellini. notava: «Adi 5 novembre si cominciò fare Brugnoli, formatosi probabilmente nella il fondamento della fazada del Domo»48. bottega di Michele e Paolo Sanmicheli, era Nello stesso giorno i canonici presentaro- l’unico architetto disponibile in grado di no alla Comunità domanda d’occupare lo gestire tutti gli aspetti del cantiere, benché spazio sulla piazza necessario per costrui- la direzione dei lavori avvenisse a distan- re un portico davanti alla facciata49. Non za («Mastro Bernardino», infatti, avrebbe è chiaro se in una prima fase progettuale continuato a risiedere a Verona, e si sareb- fosse stato quindi chiesto a Brugnoli un di- 73 be impegnato a visitare il cantiere di Reg- segno con antiportico, o se lo spazio nella gio con sopralluoghi). piazza servisse per le colonne libere della La presenza di Bernardino Brugnoli a facciata ipotizzata dall’architetto veronese Reggio nel luglio 1570 è confermata da nel suo disegno, che prenderemo in esa- un altro documento scritto di suo pugno. me in seguito. L’avanzamento richiesto di Presso la Biblioteca Civica di Verona è sei o sette braccia reggiane (metri 3,18 o conservata una lettera dell’architetto da- 3,71), se calcolato dalla facciata e non dal sagrato ove finiva la proprietà dei canoni- o forse parente di quello attivo per la torre ci, sarebbe stato eccessivo per il colonna- di San Prospero, già deceduto nel 155557, to, che sarebbe risultato troppo discostato risultava dirigere le fondazioni dei pilastri, dalla facciata; d’altro canto sarebbe stato uno «presso à cosotto», uno «presso al ve- troppo scarso per un antiportico. Anche in schovado» e uno «presso la porta picola». questo caso, dunque, le notizie non sono Nel contesto della stessa fase costruttiva chiaramente comprensibili, tanto più che furono finalmente condotti sul cantiere i nel progetto di Bernardino Brugnoli perve- primi marmi finiti, vale a dire quelle «pre- nutoci, e approvato solo il 6 agosto 157350, de lavorate» per le quali furono chiamati non compare un portico davanti alla fac- a fare stima e verifica nel 1583 Prospero ciata. L’8 novembre 1571 il Duca concesse Clemente e Prospero della Mirandola58. esenzione da dazio per un grosso quantita- Quando il cantiere sembrava prende- tivo di marmi per la facciata, forniti da An- re nuovo impulso, nel marzo dello stesso tonio di Solario51. Anche in questo caso, ci anno Bernardino Brugnoli, che dal 1580 sono contraddizioni, poiché, come visto, il era diventato architetto ducale a Man- progetto di Brugnoli fu approvato solo due tova59, morì. Il 28 marzo i canonici della anni dopo. Normalmente, infatti, i marmi cattedrale di Reggio inviarono un messo giungevano già semilavorati, o quantome- nella città virgiliana per «haver il disegno no delle misure indicate dal progettista. di detta fazada», e diedero quindi incarico È evidente quindi che fin da principio si a Prospero Clemente di eseguire un mo- erano stabilite con Brugnoli alcune priori- dello di legno per poter portare a termine tà, e che già prima dell’approvazione del i lavori60. progetto definitivo erano stati decisi alcu- ni elementi, come la serliana e la forma di Il progetto di Bernardino Brugnoli alcune membrature di marmo che giunge- Il foglio61 raffigura la chiesa su due ordi- vano da Verona già predisposte. Frattanto, ni entrambi corinzi, sormontati dalla torre nel 1572 Prospero Clemente consegnò le ottagonale posta sul tiburio e coronata da statue di Crisanto e Daria da porre sulla una cupola. Sotto l’alzato sono raffigurate facciata, collocate provvisoriamente sulla le piante dei due registri, il primo caratte- transenna dell’altar maggiore52. rizzato dall’uso di colonne libere, il secon- A quanto pare, fin dai primi anni del- do da semicolonne e da un’ampia serliana, la gestione Brugnoli, contrariamente agli suddivisa da una coppia di colonnette per intenti dei canonici, vi fu uno sfasamento parte (fig. 6). Grande rilievo è dato alla tra iter progettuale, fornitura di materiali parte centrale, costituita da una grande e decorazione della facciata: nonostan- arcata nel primo ordine (lasciata vuota, in te la direzione unica perduravano i soliti quanto il portale era già stato costruito fin problemi nel cantiere reggiano. Nel 1574 dagli anni Cinquanta) e da una serliana nel si stava ancora cercando un posto dove gli secondo, sormontata da un frontone. La scalpellini potessero lavorare al coperto, e zona centrale si sarebbe sviluppata in lar- solo tra il 1577 e il 1579 si registrano spese ghezza ripetendo la dimensione della torre per la facciata con una certa continuità53. campanaria, determinando un forte slan- Nel 1578, a complicare le cose, s’incendiò cio verticale di tutto il complesso. Il tema la torre campanaria sopra il tiburio nel della loggia con serliana al secondo ordine giorno della festa della Madonna54. Nello richiama i pressoché coevi disegni di An- stesso anno, a giugno, Bernardino Brugnoli drea Palladio per San Petronio a Bologna, 74 fu a Reggio per undici giorni55, e consegnò ed in particolare il primo progetto palla- a settembre le sagome di diversi elementi diano steso insieme a Francesco Morandi marmorei agli scalpellini. Contrariamente a detto il Terribilia (già coinvolto nel 1569 quanto annotò Visdomini, solo nel 1582 (e anche nel cantiere del duomo di Reggio), non nel 1571) si procedette a fondare i pi- e ai cosiddetti progetti EE e FF della basi- loni portanti della facciata, come registrato lica petroniana62. Lo stesso motivo si ritro- nei libri di amministrazione della fabbrica va inoltre nello schema di facciata di San Girolda56. Un maestro Rossino, omonimo Giorgio in Braida a Verona, architettura 4. Bernardino Brugnoli, stima autografa delle colonne della facciata del duomo di Reggio Emilia, Reggio Emilia, Archivio di Stato.

5. Anonimo della fine XVI-inizi XVII secolo, fe- che vide la partecipazione attiva di Bernar- trapezoidali che corona la serliana, simile sta in piazza a Reggio Emilia, Reggio Emilia, dino Brugnoli63. a quella nel foglio degli Uffizi 73A di An- Musei Civici. Alle componenti venete e palladiane fin tonio da Sangallo il Giovane. La comples- qui evidenziate si associano nel disegno sità di riferimenti del progetto rimanda al brugnoliano aspetti romani e centroitalici, repertorio di esperienze e soprattutto di come il richiamo ai progetti di facciata per disegni presenti nello studio di Brugnoli, San Lorenzo (specie nella declinazione del artista in contatto diretto con Palladio, ed modello ligneo di , caratteriz- informato sugli aspetti centroitalici tramite 75 zato da colonne libere al primo ordine), e il repertorio di modelli e schizzi ereditati alla chiesa del Gesù di Vignola, e segnata- da Michele Sanmicheli. mente alla versione con serliana raffigurata Nel grande foglio del Museo di Reggio su una nota medaglia celebrativa64. Come compaiono infine sia la statua della Ma- ha annotato Pacciani65, non manca infine donna, canonicamente posta in un’edicola memoria dei progetti sangalleschi per San nella torre campanaria, sia altre figure, tra Pietro, specie nella ghiera con lacunari le quali si identificano facilmente i quattro 6. Bernardino Brugnoli, progetto per la faccia- ta del duomo di Reggio Emilia, Reggio Emilia, Musei Civici.

76 evangelisti sugli acroteri del frontone. I Maestranze sanmicheliane nei cantieri di personaggi, disegnati in maniera rapida e Reggio Emilia nella seconda metà del Cin- abbreviata, ma non per questo senza una quecento certa capacità, ricalcano schemi figurativi La presenza di Bernardino Brugnoli a tipici dell’arte veronese coeva. Il San Mat- Reggio Emilia, e quindi del continuatore67 teo e il San Luca, in particolare, richiamano della bottega sanmicheliana, non fu caso due simili figure delineate da Battista del isolato, tanto che è possibile, tramite una Moro (che aveva, come vedremo, docu- rilettura dei documenti qui segnalati, e di mentati contatti con la bottega sanmiche- quelli pubblicati da Elio Monducci in più liana) in un foglio del Codice Resta66, pur sedi, verificare una significativa continuità senza raggiungere i livelli qualitativi del di rapporti tra l’ambito dei Sanmicheli e pittore scaligero. Più in generale, le pose i cantieri reggiani nella seconda metà del (specie della Vergine col Bambino) sem- Cinquecento68. Grazie agli studi e ai dos- brano riferirsi ai disegni illustrativi forniti siers sugli scalpellini di Pierpaolo Brugnoli, dalla bottega di Paolo Farinati per i pro- è stato infatti possibile ricostruire intrecci getti di architettura, spesso ricavati da in- non casuali tra l’ambito sanmicheliano e le cisioni o modelli ripetitivi. Si può pertanto maestranze attive a Reggio. ipotizzare che Brugnoli si fosse avvalso di Se l’apporto di Giulio Romano, infat- un collaboratore veronese per le parti di fi- ti, fu decisivo per l’avvio di alcune grandi gura del suo disegno di presentazione per opere, come la torre di San Prospero e i la facciata del duomo di Reggio. chiostri di San Pietro, di grande significato Il modello di Prospero Clemente, richie- fu anche il passaggio di alcune fabbriche – sto allo scultore dopo la morte dell’archi- specie tramite le complesse vie delle forni- tetto veronese, è derivazione dal progetto ture dei marmi e della manodopera – sotto di Bernardino Brugnoli, con evidente sem- il controllo, più o meno diretto, di Michele plificazione (fig. 7). Nel modello ligneo Sanmicheli e della sua bottega. scompare, o meglio si contrae, la serliana Per tracciare una storia dell’operosità di e soprattutto la doppia ghiera ornata da artigiani del marmo veronesi a Reggio nel lacunari a trapezio, sostituita da una più periodo che ci interessa, si segnala già nel semplice arcata con colonne ai margini. 1545 l’attività di Francesco da Castello, che È inoltre omessa la balaustra che corona- fornì colonne per il chiostro di San Pietro69. va l’attico, e la maggior altezza della parte Lo stesso artigiano lavorò poi al Lazzaret- centrale è raccordata al secondo ordine, to di Sanmicheli e forse in altri cantieri molto meno slanciato, da una coppia di sanmicheliani70. Ma la presenza di questo volute. Le colonne libere del primo livel- maestro tagliapietre fu solo preludio al de- lo sono trasformate in semplici lesene, pur cisivo intervento di Paolo Sanmicheli per la mantenendo il ritmo compositivo del di- torre di San Prospero. Nel 1546 il cugino di segno di Brugnoli. In generale, quindi, il Michele Sanmicheli venne infatti coinvolto modello di Clemente ha un tono plastico sia per fornire i marmi, sia per gestire tutte più dimesso rispetto al grandioso disegno le questioni inerenti alla costruzione delle brugnoliano. Unica aggiunta dello scultore parti lapidee71. L’attività di Paolo Sanmi- reggiano sono i piccoli frontoni sopra tutte cheli, non semplice collaboratore, ma so- le nicchie, che – come si osserva anche nel cio della bottega del più celebre cugino, è frammento di facciata costruita – risultano finora stata considerata funzionale alla sola soffocati tra le coppie di lesene, ed eccessi- gestione delle pietre, e si è ipotizzato forse vamente deboli rispetto alle altre membra- troppo timidamente un coinvolgimento di 77 ture della facciata. Michele Sanmicheli durante la costruzione Seguendo il modello dello Spani, Pro- della torre di San Prospero. Maria Beltra- spero Pacchioni condusse la costruzione mini72, analizzando l’attività di Paolo San- della veste marmorea fino al 1593, prima micheli a Parma, in anni precedenti all’in- che l’opera fosse lasciata definitivamente tervento per il campanile reggiano, ritenne incompiuta. di poter mutare l’attribuzione della cupola della Steccata da Antonio da Sangallo il Giovane73 a Michele Sanmicheli, basando- successivamente forse altri due) è nota gra- 7. Prospero Sogari Spani detto Il Clemente, si, oltre che su considerazioni stilistiche, zie a un documento trovato e segnalatomi modello ligneo per la facciata del duomo di Reggio Emilia, Reggio Emilia, Museo Dioce- 75 sull’indizio della direzione dei lavori te- da Giancarlo Grassi : si trattava di Pietro sano. nuta da Paolo Sanmicheli. Questi, infatti, Giarolla76 e suo fratello Iacobo, del figlio risultava coinvolto come proto ogni volta Giandomenico (Zo Dominico), e di un che si passava alla fase esecutiva dei pro- Giandonato (Zo Donato, forse anch’egli fi- getti di Michele. A collegare i due cantieri glio di Pietro?). Assieme a loro due maestri emiliani, non a caso, tra il 18 marzo e il 7 entrambi di nome Beltrame, il primo defi- 78 aprile 1546 Paolo Sanmicheli raccomandò nito «da Purio» e il secondo Bellé. Nello per i lavori al campanile di San Prospero stesso documento, per pagamenti succes- tre o quattro maestri tagliapietra di fiducia, sivi, appaiono coinvolti anche Domenico specificando che si trattava proprio degli Mariani e un Beltrame «Valsoldo», forse stessi che «questo ano passato li anno abu- da identificare in uno dei due omonimi ti in Parma da maestro Zan Francesco da poco sopra menzionati. Tutti questi lapici- Grade»74. L’identità di di questi artigiani di appartengono a famiglie intrigate anche del marmo (alla fine ne furono inviati sei, e in altri cantieri legati ai Sanmicheli77. Oltre alla presenza di Paolo, anche la scelta ben d’architetti veronesi82. Quando nel 1559 precisa delle maestranze già attive a Parma vennero improvvisamente a morte Paolo sembra indicare un legame nello sviluppo e Michele Sanmicheli, e poco dopo anche e nella gestione dei cantieri della torre e Giangirolamo, ad Alvise Brugnoli, unico della Steccata. maschio rimasto in vita, toccò probabil- Di ancor maggior interesse è un do- mente la pesante eredità sanmicheliana. cumento dell’8 marzo del 154678, dove si Alvise in una supplica al Senato veneziano, menziona una consulenza di Michele San- ricordò infatti nel 1559 la «grandissima ro- micheli: Paolo Sanmicheli scriveva infatti a vina di tutta casa nostra»83, chiedendo in Cristoforo Rossino «per lo designo che di- virtù dei servigi suoi e dei suoi parenti de- zeste mandatilo perfino che è qua mio cu- funti una qualche forma di sostegno eco- xino messer Michele, che faremo qualche nomico per affrontare la grave situazione. cossa». Che cosa abbiano potuto disegna- Senonché a breve distanza, probabilmente re nella bottega sanmicheliana per la torre nel 1560, morì lo stesso Alvise84, e la botte- di San Prospero non è chiarito da questa ga passò al poco più che ventenne Bernar- menzione; tuttavia il documento compro- dino Brugnoli. va un interessamento diretto, per quanto Tornando ai fatti del 1546, se si interrup- probabilmente a distanza, dell’architetto pe il rapporto diretto dei fabbricieri della veronese, e quindi una significativa inge- torre di San Prospero con Paolo Sanmiche- renza sul progetto di Giulio Romano (che li, non si sciolse tuttavia il filo che legava il peraltro, nella primavera del 1546 era an- cantiere alla cerchia sanmicheliana. Dopo cora vivo, benché prossimo alla morte). un tentativo di accordarsi nel 1548 con il Che l’asse per i cantieri d’architettura fornitore mantovano Fontanella – vicino a si stesse spostando da Mantova a Verona, Giulio Romano – non andato a buon fine85, e specie a personaggi legati o afferenti la nella primavera del 1549 si tornò a riferirsi bottega dei Sanmicheli, è comprovato dal- a Verona per la fornitura dei marmi, ed in la presenza a Reggio di una serie di per- particolare al lapicida Silvestro Bernardi86. sonaggi sui quali converrà approfondire la La scelta non fu fatta casualmente, poiché conoscenza. questo artigiano era prossimo e quasi fami- È finora sfuggita agli studiosi una consu- gliare dei Sanmicheli. Quando nel 1554 Sil- lenza a Reggio Emilia del cognato di Paolo vestro Bernardi in punto di morte dettò il Sanmicheli, nominato in due documenti suo testamento, lo fece, alla presenza di altri semplicemente Alvise79. Si tratta con ogni scalpellini e del pittore Battista del Moro, evidenza di Alvise Brugnoli, che era stato «domus habitationis Providi magistri Pauli coinvolto per dirimere alcune questioni lapicidae de Porlecia», cioè proprio a casa sui prezzi delle forniture, proprio nel mo- di Paolo Sanmicheli87. Probabilmente i re- mento in cui si interruppe il rapporto tra i sponsabili del cantiere della torre decisero, fabbricieri e la bottega sanmicheliana. Al- per salvare la forma dopo il litigio con Pao- vise Brugnoli aveva sposato nel 1534 Lau- lo, e allo stesso tempo per dare continuità ra Sanmicheli, figlia di Paolo, ed era ben al lavoro svolto dal veronese (nello studio presto entrato nella bottega del suocero del quale erano tra l’altro rimaste molte con importanti mansioni. La biografia di pietre già lavorate per l’opera reggiana)88, questo architetto veronese, ancora lontana di ingaggiare uno dei suoi collaboratori dall’essere compiutamente definita, si deve più stretti, in modo da rimettere in gioco pertanto arricchire con la notizia di una la bottega dei Sanmicheli, o forse solo per perizia svolta a Reggio nel 1546, quando recuperare i marmi già scolpiti. Nel 1551 ci 79 Alvise risultava ancora nelle vesti di forni- si rivolse a Antonio da Bissone89, anch’egli tore esperto di prezzi e di materiali80. Solo probabilmente legato ai Sanmicheli, come successivamente, come lo stesso Brugnoli del resto il figlio Giacomo, attivo negli anni ricordò in una lettera autografa81, assunse i Settanta nel cantiere del duomo di Reggio gradi di architetto, affiancando Giangirola- sotto la direzione di Bernardino Brugno- mo Sanmicheli, figlio di Paolo, nelle man- li. Dal 1556 in poi è testimoniata l’attività sioni di fortificazione affidate alla famiglia di Tommaso da Campione, maestro che non si trova tra i prossimi ai Sanmicheli, micheliano (ormai postumo) al lazzaretto ma nel 1571 si riallacciarono i rapporti tra a Verona, e per numerosi lavori alla Basi- le fabbriche di Reggio e la bottega, con lica della Ghiara92 dagli anni ottanta del l’assunzione di Bernardino Brugnoli per Cinquecento fino ai primi anni del secolo la facciata della cattedrale. I fornitori dei XVII. marmi e della manodopera per il duomo di Reggio sono Antonio di Solario, Ippolito In conclusione, all’attività di consulenza Apollonio del fu Floriano Franceschini e e progettazione di Giulio Romano a Reggio Giacomo del fu Antonio da Bissone. Tra Emilia si affiancò e, dopo la sua morte, si gli scalpellini sono menzionati tali Zeno e sostituì una continua e coerente operosità Antonio, il primo dei quali potrebbe essere di maestranze legate a Michele Sanmicheli. un Fumanelli90. La presenza nella bottega sanmicheliana, Meritano particolare menzione le figu- insieme a Paolo Sanmicheli e Alvise Bru- re di Ippolito Apollonio Franceschini e di gnoli, di artigiani come Silvestro Bernardi, Giacomo da Bissone, esperti fornitori di Giacomo e Antonio da Bissone, di espo- marmi e al contempo, con ogni probabilità, nenti delle famiglie Giarola, Bellé e Maria- scalpellini di alto livello. Dovrebbe infatti ni, fino a Bernardino Brugnoli, e agli ulti- trattarsi degli stessi artigiani che eseguiro- mi esecutori dei progetti di Michele come no le due vasche in marmo rosso di Verona Martino da Prato, traccia un non casuale poste ai lati dell’ingresso del refettorio di segno di continuità dal quinto decennio San Giorgio a Venezia, scolpite seguendo del Cinquecento fino agli inizi del secolo un disegno di Andrea Palladio91. successivo, tale da consentire di riconsi- Anche dopo la morte di Bernardino Bru- derare l’architettura reggiana della secon- gnoli nel 1583, infine, la presenza a Reggio da metà del XVI secolo non solo in chiave Emilia di maestranze legate ai Sanmicheli mantovana e giuliesca, ma anche veronese, proseguì con l’opera di Martino da Prato in particolar modo legata all’ambito di Mi- e dei suoi eredi, già attivi nel cantiere san- chele Sanmicheli e dei suoi continuatori.

80 Note. incisione dell’inizio del XIX secolo, la cosiddet- ta Pianta di Reggio detta del Manzotti del 1817, 1. Sull’aspetto della facciata dal XIII al XV secolo dove è presente una riproduzione dell’alzato si veda: E. MONDUCCI, V. NIRONI, L’antica facciata, della facciata del duomo ricavata dal primo pro- in ID., Il duomo di Reggio Emilia, Reggio Emilia getto dei Musei Civici di Reggio Emilia accom- 1984, pp. 35-42. pagnata dall’iscrizione: «Facciata del duomo non condotta finora a compimento: disegno del 2. J. S. ACKERMAN, Palladio, Harmondsworth Clementi». Cfr. Z. DAVOLI, La raccolta di stampe 1966, p. 68. dei Civici Musei. 1 Stampe di autore e interesse reggiano, Reggio Emilia 1983, nr. 454; A. MAR- 3. G. GRASSI, L’architettura della basilica cinque- CHESINI, Scheda nr. 49, in G. BADINI, W. BARICCHI, centesca, in M. MUSSINI (a cura di), San Prospero A. MARCHESINI, (a cura di), La cerchia scomparsa. la basilica del patrono di Reggio Emilia, Milano Reggio e le sue mura, Reggio Emilia 2007, p. 128. 2005, pp. 26-27. Anche Augusta Ghidiglia Quintavalle nella sua scheda modello 50 del 1937 (Soprintendenza per 4. ID., «a maggior ornamento di detta chiesa»: la i Beni Artistici di e Reggio Emilia, Uf- fabbrica di San Prospero nei secoli XVII, XVIII e XIX, ficio Catalogo, schedatura storica, Museo Civico in MUSSINI, San Prospero... cit., pp. 39-44. Grassi di Reggio Emilia, scheda n° 152) riteneva il «Pro- rileva che «durante il XVI e XVII secolo la facciata getto per la facciata del Duomo» un «disegno di della chiesa, pur non essendo priva di un certo P. Sogari, alquanto diverso dal modello in legno, decoro nelle proporzioni (...), doveva presen- e chiaramente ispirato al progetto per la facciata tarsi sostanzialmente allo stato grezzo, con le ti- di San Lorenzo a Firenze di Michelangelo». piche ammorsature atte a sostenere l’attacco di una facciata che ancora non era costruita». Alla 11. O. SILIPRANDI, Per la nostra cattedrale, in «La costruzione della facciata non si pose mano che Favilla», Reggio Emilia 6 giugno 1913. Lo storico nel 1748 su progetto dell’architetto reggiano ritenne che il sodalizio tra Clemente e Lelio Orsi Giovanni Battista Cattani. Ai confronti indicati avvenne sia per la facciata, sia per il ciborio del da Grassi per la facciata di San Prospero si può duomo. Lo studioso segnala anche un restauro accostare un disegno di Carlo Francesco Dotti del Prof. Alfredo Deon che salvò il primo proget- realizzato per la facciata di San Petronio, datato to per la facciata dall’inesorabile deperimento. 1752 e proveniente dallo stesso ambiente bolo- gnese frequentato da Cattani (Bologna, Bibliote- 12. G. SACCANI, Comunicazione 5 aprile 1915, in ca Comunale dell’Archiginnasio, Gabinetto dei «Atti della deputazione di Storia Patria per le disegni e delle stampe, Cartella Gozzadini 27, nr. provincie Modenesi», serie V, vol. IX, Modena 21a; pubblicato in D. LENZI, Da Girolamo Rai- 1915; G. P. BARILLI, Due Girolamo per due dame naldi a Carlo Tesi: i progetti del Seicento e del Set- novellaresi, in «Reggio Storia», 114, gennaio- tecento, in M. FAIETTI, M. MEDICA (a cura di), La marzo 2007, p. 26 scrive: «Prospero (Clemen- Basilica incompiuta, 2001, p. 51, fig. 9). te) lavorava per il vescovo Andreasi (...) per la progettazione della facciata della cattedrale di 5. H. BURNS, «Sarà delle belle fazzate de chiesa che Reggio. Fu certo in contatto, ma non si sa esat- siino in Italia» (Andrea Palladio, 1572): i disegni tamente quando, con il novellarese Lelio Orsi e cinquecenteschi per San Petronio nel contesto ar- con lui collaborò alla realizzazione dell’opera». chitettonico e teorico del tempo, in FAIETTI, MEDI- M. PIRONDINI, Vicenda critica, in E. MONDUCCI, CA, La Basilica incompiuta... cit., p. 29 M. PIRONDINI (a cura di), Lelio Orsi, dipinti e di- segni, Cinisello Balsamo (MI), 1987, p. 28 rileva 6. S. CIROLDI, Lelio Orsi e la facciata della Cat- come nel 1544 la fortuna di Lelio Orsi a Reggio tedrale di Reggio Emilia, in «Bollettino Storico Emilia fosse ai massimi livelli, e il 13 novembre Reggiano», n° 131, 2006, p. 131. di quell’anno gli fu affidato il prestigioso incarico di affrescare la torre dell’orologio in piazza del 7. GRASSI, L’architettura della basilica cinquecen- duomo. tesca... cit., p. 31. 13. L. MAGNANI, Prospero Sogari detto «Il Cle- 8. La carta d’archivio fu pubblicata per la prima mente», estratto da «Cronache d’Arte», Reggio volta da G. SACCANI, Documenti nuovi su Prospe- Emilia 1927. ro Sogari detto il Clemente, in «Atti e Memorie della Deputazione di Storia Patria per le Provin- 14. N. ARTIOLI, La Madonna dorata della cattedra- cie Modenesi», V, XI, Modena 1918, doc. III, pp. le di Reggio Emilia, Reggio Emilia 1959, p. 24. 108-110, ma già citato da F. MALAGUZZI VALERI, Notizie di artisti reggiani 1300-1600, Reggio Emi- 15. G. GIOVANNONI, Chiese della seconda metà del 81 lia 1892, ristampa anastatica Bologna 1975, p. 69. Cinquecento in Roma, in ID., Saggi sulla Architet- Il documento è riportato anche in E. MONDUC- tura del Rinascimento, Milano 1935, p. 231 nota CI, N. ARTIOLI, Il Clemente. Documenti, Modena 42. 1990, doc. nr. 9, pp. 8-11. 16. F. MANENTI VALLI, Il «non finito» clementesco 9. C. COTTAFAVI, Prospero Clemente e la facciata nella facciata della cattedrale, in «Strenna del Pio del duomo di Reggio, Reggio Emilia 1890. Istituto Artigianelli», 1981, pp. 85-92; ID., Catte- drale, in Percorsi di architettura tra Cinquecento e 10. L’attribuzione tradizionale a Prospero Cle- Seicento. Itinerari a Reggio Emilia, Reggio Emilia mente era stata in precedenza segnata su una 1997, pp. 60-61. lia..., cit., p. 102, nota 26 così giustifica: «La pre- 17. A. CERVI, S. ROVATTI, I chiostri dell’ex mona- senza del Salvator Mundi sul frontone centrale stero benedettino dei SS. Pietro e Prospero a Reg- della chiesa forse aiuta a datare alla metà del Cin- gio Emilia, tesi di laurea, relatore prof. Bruno quecento o prima la facciata in questione. Senza Adorni, Politecnico di Milano, a. a. 1993-94, I, entrare davvero nella delicata questione delle im- pp. 174, 181, nota 10. magini nel Cinquecento, lo spostamento (ipotiz- zando che il disegno in questione sia per Reggio 18. G. GRASSI, L’architettura religiosa del Cinque- Emilia) del gruppo della Vergine nella grande cento a Reggio Emilia. La Basilica di San Prospero, nicchia sopra il portale principale e l’inserimen- le absidi e la facciata della Cattedrale, tesi di lau- to sopra il frontone interno del Salvator Mundi, rea, relatore prof. Bruno Adorni, politecnico di sembra richiamare una sensibilità perlomeno Milano, a. a. 1995-96, pp. 765-767. «erasmiana» sulla centralità della figura del Cri- sto e della memoria della Redenzione. Adorni per 19. A. BIGI, Le sculture di Prospero Clemente e giustificare il clima «erasmiano» a Reggio Emilia, il dibattito religioso a Reggio Emilia tra 1530 e chiama in causa quindi i vescovi Marcello Cervini 1580, tesi di laurea, relatore prof. Arturo Calzo- e Giorgio Andreasi, nonchè Ludovico Parisetti, na, Università degli Studi di Parma, a.a. 2000- che aveva dedicato una poesia a Lutero. In verità, 2001, p. 153. anche confrontando con più approfonditi studi sul clima culturale reggiano del tempo (si veda 20. A. BACCHI, Prospero Clemente, Milano 2001, per esempio A. BIGI IOTTI, Teologi, mercanti ed pp. 53-54. eretici, il caso di Prospero Clemente, in «Il Car- robbio», 2007, di prossima pubblicazione), non 21. B. ADORNI, Cesare Cesariano, Giulio Romano pare di poter scorgere tra i nomi dei Canonici re- e il primo Cinquecento a Reggio Emilia, in A. BRU- sponsabili della costruzione della facciata nessun SCHI (a cura di), Storia dell’Architettura italiana. riferimento o contatto con l’ambito «erasmiano». Il primo Rinascimento, Milano 2002, p. 300; ID., Lo stesso Adorni, alla ricerca di collegamenti con Giulio Romano a Reggio Emilia, in B. ADORNI, E. ambienti della Riforma, ha recentemente «coin- MONDUCCI, I Benedettini a Reggio Emilia, Reggio volto» lo stesso Ludovico Parisetti nel cantiere Emilia 2002, pp. 30-33; ID., Giulio Romano ar- della fabbrica della torre di San Prospero, anche chitetto in Emilia: un successo irresistibile negli se analizzando i documenti pubblicati da Elio anni Quaranta del Cinquecento, in D. LENZI (a Monducci Ludovico Parisetti non appare mai cura di), Arti a confronto. Studi in onore di Anna menzionato, essendo invece chiamato in causa Maria Matteucci, Bologna 2004, pp. 98-101; ID., Giovanni Ludovico Parisetti (che non è da iden- Un disegno di Giulio Romano per la facciata del tificarsi con Ludovico). B. ADORNI, La paternità duomo reggiano, in E. MONDUCCI (a cura di), San giuliesca, in ADORNI, MONDUCCI, San Prospero... Prospero. La torre di Giulio Romano a Reggio cit., p. 22. Emilia, Milano 2006, pp. 23-25. 28. MONDUCCI, NIRONI, Il duomo di Reggio... cit., 22. M. PIRONDINI, Progetto per una facciata di chie- p. 131; P. BRUGNOLI, Marmi e lapicidi per il duomo sa, in E. MONDUCCI, M. PIRONDINI, Lelio Orsi… di Reggio, in ID., Marmi e lapicidi di Sant’Ambro- cit., p. 260. gio di Valpolicella, Sant’Ambrogio (VR) 1999, pp. 216-220. 23. ADORNI, La paternità giuliesca, in Monducci, San Prospero... cit., p. 44 nota 42. 29. MONDUCCI, NIRONI, Il duomo di Reggio... cit., p. 133. 24. ADORNI, Giulio Romano architetto in Emilia... cit., pp. 98-101, ed in particolare il paragrafo La 30. Ivi. ciliegina sulla torta: un probabile progetto di Giu- lio Romano per la facciata del duomo di Reggio 31. MONDUCCI, ARTIOLI, Il Clemente. Documen- Emilia, pp. 100-101; ID., Un disegno di Giulio ti... cit., nr. 117, pp. 95-96. Romano per la facciata del duomo reggiano... cit., pp. 23-25. 32. MONDUCCI, NIRONI, Il duomo di Reggio... cit., p. 136. 25. J. ACKERMAN, W. LOTZ, Vignoliana, in Essays in memory of Karl Lehmann, New York 1964, fig. 33. E. MONDUCCI, Regesti e documenti, in MON- 18. DUCCI, PIRONDINI (a cura di), Lelio Orsi... cit., p. 281, doc. 63; S. CIROLDI, L’insigne Chiesa Colle- 26. A. MORROGH, Scheda 238, IN H. MILLON, V. giata di S. Stefano in Novellara, in «Quaderni No- 82 MAGNAGO LAMPUGNANI (a cura di), Rinascimento vellaresi», nr. 2, 1991, pp. 185-186. da Brunelleschi a Michelangelo, Milano 1994, pp. 576-577. Lo studioso notava che «il trattamento 34. CIROLDI, Lelio Orsi e la facciata della cattedra- della serie centrale di tre campate è sicuramen- le di Reggio Emilia... cit., p. 131. te debitore del progetto di Bernardino Brugnoli per la facciata della cattedrale di Reggio Emilia», 35. Ivi, pp. 132-133. ammettendo implicitamente una datazione suc- cessiva al 1570, anno di redazione del progetto di 36. G. SACCANI, I vescovi di Reggio Emilia, Reggio Brugnoli per la città emiliana. Emilia 1902, pp. 123-124.

27. ADORNI, Giulio Romano architetto in Emi- 37. Ivi, pp. 124-125. FANTUZZI, Raccolta di documenti e notizie stori- 38. Archivio di Stato di Reggio Emilia (d’ora in co-genealogiche... cit., ricorda la sepoltura fatta poi ASRE), Notarile, Carlo Ruggeri, filza 977, 12 costruire a Padova da Orazio per il fratello, con novembre 1969. iscrizione e «una piramide che ne orna il sepol- cro». Si tratta di un monumento all’antica, di 39. ASRE, Notarile, Carlo Ruggeri, filza 977, 1 particolare pregio architettonico e di notevole marzo 1570. modernità, come testimoniato dalla presenza del- la piramide (in realtà un obelisco). Lo stesso ele- 40. Notizie su Giangaleazzo Malaguzzi si posso- mento decorativo ricorre, sempre nella basilica no ricavare in P. FANTUZZI, Raccolta di documenti del Santo e proprio alle stesse date, in alcuni altri e notizie storico-genealogiche di diverse famiglie monumenti cinquecenteschi. Non sappiamo, e reggiane, Biblioteca Civica di Reggio Emilia Pa- sarebbe argomento interessante da approfondi- nizzi (d’ora in poi BCRE), MSS. REGG. B 512/188 re, a quali artisti Orazio facesse riferimento a Pa- (famiglia Malaguzzi) dove è riportato che Gian- dova. Si vogliono qui segnalare tuttavia ulteriori galeazzo Malaguzzi morì nel 1586; P. FONTANESI, coincidenze. Flaminio Malaguzzi morì nel 1552. Alcune famiglie nobili reggiane, BCRE, MSS. REGG. L’erezione del suo deposito avvenne certamente F 49, p. 13: «Io Galleatius natus 1502. Iuliae Ru- negli anni immediatamente successivi, e di parti- geriae maritus ad inter opimates ad anno 1540 ex colare interesse è nel 1557 la famigliarità tra Pro- Rog. Fabritii Fabiani not. Patavini an. 1583»; in spero Clemente, legato alla famiglia Malaguzzi, Coram illustrissimo supremoque tribunali ducalis e lo scultore attivo a Padova Danese Cataneo. Sig.rae Iust.ae Mutinae Consilio Responsum, Ro- Prospero Clemente in quegli anni (1557) è infatti mae, Typis Ludovici Grignani, 1640 è contenuto testimone a Carrara alla dettatura del testamen- un albero genealogico inciso dei Malaguzzi dove to del padre di Danese Cataneo (MONDUCCI, Il Io. Galeatius «obiit anno 1586». Altre notizie in Clemente. Documenti..., cit., p. 54, doc. nr. 55) . ASRE, Archivio Malaguzzi Valeri, Nuovo Ver- Esiste anche una curiosa coincidenza onomasti- samento, busta XXVI, nr. 14, «Memorie storiche ca: nel 1554 Giangaleazzo Malaguzzi chiamò una della famiglia Malaguzzi Valerij scritte dal conte delle sue figlie Flaminia, e nel 1557 Prospero Cle- Ippolito Malaguzzi», a p. 38: «come anziano del- mente battezzò suo figlio chiamandolo Flaminio. la comunità intervenne all’estrazione del corpo di San Prospero e di altre sacre reliquie per rinno- 43. I personaggi menzionati sono: Federici Ve- vare i reliquiari il giorno 11 maggio 1537 e per spertinarum Lectiorum Iuris Civilis in hoc Gim- riporle nei medesimi reliquiari, già restaurati, il nasio Patavino, Io. Battista Agnusdei di Treviso, giorno 18 dello stesso mese e anno». Nello stesso Alessandro Puelli di Parma, Alessandro Sola di manoscritto Giangaleazzo si dice nato nel 1501 e Torino, Domenico Ravagnini nobile di Treviso, non nel 1502. Nicola Rosia di Torino e Flaminio Barbaro citta- dino di Venezia figlio del medico Tiberio. Note- 41. Una copia del testamento di Orazio si trova vole è anche l’amicizia di Orazio Malaguzzi con in ASRE, Archivio Malaguzzi Valeri, Nuovo Ver- il padovano Anton Francesco Doni. Presso la samento, busta XIX, nr. 2. Inedito è il volere te- Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia (MSS. REGG. stamentario riguardo alla sua sepoltura, costruita F536) esiste una copia manoscritta delle Ville del nel duomo di Reggio Emilia nella prima cappella Doni, «consacrata allo illustrissimo Sig. Conte a destra su progetto di Prospero Clemente: «et Horatio Malegucci splendor della città di Reg- primo raccomando l’anima mia al Signor Iddio gio». poi voglio s’io morirò qui in Padoa, che il mio corpo sia sepulto nella chiesa di Santo Antonio 44. ASRE, Notarile, Carlo Ruggeri, filza 977, 15 confessore di questa città appresso il Signor Fla- luglio 1570. minio mio fratello, et che l’herede mio infrascrit- to [Alessandro Malaguzzi Iuniore] sia tenuto in 45. Contratto allegato all’atto notarile del capitolo termini di anni otto fare un sepulcro, o monu- della cattedrale del 15 luglio 1570, in ASRE, No- mento in essa chiesa honorato secondo la condi- tarile, Carlo Ruggeri, filza 977, 15 luglio 1570. cione mia dove non spendi manco di scudi mille oltre la spesa di comprar il loco, il che non essen- 46. Biblioteca Civica di Verona, Carteggio Sere- do sia privato subito dell’eredità mia ancorchè da go, busta 309. Il documento è in corso di pubbli- alcuno non sia interpellato a farlo, et in tal caso cazione in G. ZAVATTA, «Giardini e fontane mera- le facoltà mie vadino al sig. Cavalliere Matheo vigliose»: la mappa di Giovan Francesco Galesi e Maria Malagucci, quale subito l’esseguirà nel la villa di Santa Sofia, in «Annuario Storico della medesimo modo nel termine di anni doi, et non Valpolicella», 2006-2007, doc. nr. 4. lo facendo vadino esse facoltà mie al più prossi- mo del sig. Francesco Maria Malagucci et caso 47. G. MAZZI, L’esercizio di un mestiere tra inven- 83 che non si permettesse fare il detto monumento zione e pratica, in G. MARINI, P. MARINI, F. ROSSI, nella suddetta chiesa lo facino li sopranominati in Paolo Farinati 1524-1606, Venezia 2005, pp. 35, Reggio nel Domo nella cappella de Malagucci». 37 nota 14. La studiosa, fraintendendo il docu- È evidente la volontà di essere sepolto a Padova, mento, ritiene che Bernardino Brugnoli giustifi- cosa che chiaramente non fu permessa. Sul par- cò il ritardo per esser stato ad Arezzo, e non «a ticolare legame con il fratello Flaminio si veda la Rezo», cioè a Reggio Emilia, come comprovato nota 42. dall’impegno per la cattedrale emiliana nei giorni immediatamente precedenti alla lettera. 42. La morte del fratello Flaminio colpì molto Orazio Malaguzzi, e tutto l’ambiente famigliare. 48. V. CAVATORTI, Alfonso Visdomini. Estratti dei diari (1538-1574), Modena 1995, p. 109. la chiesa di San Giorgio in Braida negli anni della stesura della seconda edizione vasariana (1568, 49. MONDUCCI, NIRONI, Il duomo di Reggio... cit., p. 355). Cfr. F. BARBIERI, Bernardino Brugnoli, in p. 136. DBI, XIV, 1972, ad vocem. Recentemente S. LODI, Appunti su Farinati architetto e la committenza 50. Ivi, p. 138. novità e ipotesi, in MARINI, MARINI, ROSSI, Paolo Farinati... cit., pp. 51-56 ha chiarito il ruolo di 51. Ivi, p. 136. Paolo Farinati nel cantiere, ridimensionando in parte le responsabilità di Bernardino Brugnoli. 52. Ivi, p. 137. 64. La medaglia di Vignola, coniata nel 1568, è 53. Ivi, p. 138. riprodotta in R. WITTKOVER, I. B. JAFFE, Architet- tura e arte dei gesuiti, Milano 1992, p. 106, fig. 54. P. FONTANESI, Estratto de’ diarii di M. Alfonso 13b. Vinsomini Reggiano olim esistenti presso il conte Luigi Fontanella. Dall’anno 1538 all’anno 1574 65. PACCIANI, Scheda 59, in MILLON, MAGNAGO (appendice fino al 1586), BCRE, MSS. REGG. C 60, LAMPUGNANI, Rinascimento da Brunelleschi a Mi- c. 87 (appendice nuova): «1578. Adi 14 Agosto chelangelo... cit., pp. 467-468. vigilia della madonna a meggia hora di notte del di sudetto si accese il foco nella torre del domo, 66. T. MULLALY, Disegni veronesi del Cinquecen- havendo acceso li lumi su detta torre per far le to, Vicenza 1971, p. 33, tav. 14. allegrezze della festa benedetta et bruciò tutta la cupola di essa, et le campane che vi erano». Il do- 67. Per la storia della bottega di Michele e Paolo cumento è di estremo interesse perchè testimonia Sanmicheli: P. DAVIES, D. HEMSOLL, Michele San- l’esistenza di una cupola sopra la torre campana- micheli, Milano 2004, pp. 56-60. ria, come nel progetto di Bernardino Brugnoli. 68. G. MAZZI, La costruzione della città cinque- 55. MONDUCCI, NIRONI, Il duomo di Reggio... cit., centesca, in Edilizia privata nella Verona rinasci- p. 138. mentale... cit., pp. 201-202, 216 note 91 e 92 ha rilevato come risulti difficile, anche per la perdita 56. ASRE, Consorzio Presbiteriale, Libri di am- di buona parte della documentazione notarile del ministrazione della fabbrica Girolda, 1581-1583, XVI secolo a Verona, ricostruire l’ambito delle cc. 79v, 80r, 80v. maestranze attive al servizio dei Sanmicheli. Lo studio delle opere emiliane che videro coinvolto 57. GRASSI, L’architettura religiosa del Cinquecen- Paolo restituisce invece non casuali reiterazioni to a Reggio Emilia... cit., p. 420. di collaborazione con alcuni scalpellini e fornito- ri già attestati al suo servizio. 58. Ivi, c. 119 r. 69. E. MONDUCCI, La costruzione del chiostro 59. E. MARANI, C. PERINA, Bernardino Brugnoli, «grande», in B. ADORNI, E. MONDUCCI, I Bene- in ID., Mantova. Le arti, Mantova 1960, III, pp. dettini a Reggio Emilia, Reggio Emilia 2002, II, 82-83. documenti e regesti, p. 61.

60. R. PACCIANI, Scheda 60, in MILLON, MAGNA- 70. L. FRANZONI, Francesco da Castello, in P. BRU- GO LAMPUGNANI, Rinascimento da Brunelleschi a GNOLI, A. SANDRINI (a cura di), Architettura a Ve- Michelangelo..., cit., p. 468. Sulla costruzione del rona nell’età della Serenissima, Verona 1988, II, modellino si veda MONDUCCI, NIRONI, Il duomo pp. 158-162. di Reggio Emilia... cit., pp. 143-144, e le più cor- rette notizie di BIGI, Prospero Clemente... cit., pp. 71. GRASSI, Il cantiere cinquecentesco della torre 198-204. di San Prospero... cit., ha per primo pubblicato la notizia del coinvolgimento di Paolo Sanmicheli a 61. PACCIANI, Scheda 59, in MILLON, MAGNAGO Reggio Emilia. LAMPUGNANI, Rinascimento da Brunelleschi a Michelangelo... cit., pp. 467-468. Nella scheda 72. M. BELTRAMINI, Sanmicheli e la chiesa di San cartacea del 1937 Augusta Ghidiglia Quinta- Giorgio in Braida a Verona, in H. BURNS, C.L. valle non attribuisce il disegno a Bernardino FROMMEL, L. PUPPI (a cura di), Michele Sanmiche- Brugnoli, ritenendolo di anonimo. Interessante li. Architettura, linguaggio e cultura artistica nel notazione è la sua collocazione negli anni Tren- Cinquecento, Milano 1995, pp. 115-117, 288. 84 ta «nel pianerottolo della Galleria Fontanesi», mentre il progetto di Prospero Clemente si tro- 73. B. ADORNI (a cura di), Santa Maria della Stec- vava «nei depositi del museo» (Soprintendenza cata, Parma 1982, p. 251; ID, Antonio da Sangallo per i Beni Artistici di Modena e Reggio Emilia, il Giovane e la cupola della Steccata, in «Quaderni Ufficio Catalogo, schedatura storica, Museo dell’Istituto di Storia dell’Arte», s. XV, 1968, p. Civico di Reggio Emilia, scheda n° 152). 95. 62. H. BURNS, Schede nnr. 13, 14, 15, in FAIETTI, 74. E. MONDUCCI, La fabbrica della torre: docu- MEDICA, La basilica incompiuta... cit., pp. 110- menti e regesti (1526-1984), in ID. (a cura di), San 119. Prospero. La torre di Giulio Romano... cit., pp. 128-129. 63. Bernardino Brugnoli fu attivo nel cantiere del- 75. Archivio Capitolare di S. Prospero, Squarzo 57. Alvise Brugnoli fu a lungo assistente di Gian- della fabbrica, 1546, pagamenti dal 23 ottobre al girolamo Sanmicheli, e si occupò dei progetti 4 dicembre 1546. delle fortificazioni di Nona, Novegrad, Sebenico e Trahu. Accompagnò Giangirolamo a Cipro nel 76. Per i Giarola si veda: P. BRUGNOLI, Primi 1558, e lo aiutò per le fortificazioni di Famagosta appunti su materiali, manodopera e botteghe nel- e Limassol. l’edilizia privata della Verona del Quattrocento e del Cinquecento, in P. LANARO ET ALII, Edilizia 83. BERTOLDI, Del monumento a Michele Sanmi- privata nella Verona rinascimentale, Milano 2000, cheli... cit., p. 102. p. 230 nota 30. 84. BARBIERI, Alvise Brugnoli... cit., p. 498. 77. Ivi, pp. 228-231, note 21 (famiglia Bellé) e 36 (famiglia Mariani). I Bellé da Puria di Valsolda 85. MONDUCCI, La fabbrica della torre... cit., p. sono in stretto rapporto con i Da Prato, collabo- 142. ratori di Michele Sanmicheli. Un Giovanni Bellé è attestato insieme a Bernardino Brugnoli come 86. Ivi, p. 143. collaboratore al progetto per il campanile della cattedrale di Verona. I Mariani, da Valsoldo sul 87. Il documento è citato da BRUGNOLI, Primi ap- lago di Lugano, sono anch’essi legati ai cantieri punti sui materiali... cit., p. 225. sanmicheliani, risultando un Francesco tra i la- picidi che realizzarono il pavimento in marmo 88. MONDUCCI, La fabbrica della torre... cit., p. di San Giorgio in Braida progettato da Michele 140. Il 2 dicembre 1546 Paolo Sanmicheli scrisse Sanmicheli. dopo la rottura con la fabbrica della torre che di pietre «ne son molte qua in Verona aparechiate 78. MONDUCCI, La fabbrica della torre... cit., p. sino da questo agosto prossimo come ve potrà re- 128; G. GRASSI, Il cantiere cinquecentesco della ferir messer Zuan Battista Scaruffo averle vedute torre di San Prospero: Influenze ed apporti esterni allora et adesso et al presente et queste bixogna maturati sulla via dei marmi, in Atti del convegno le toliati». di studi storici sul primo millennio della fondazio- ne della Basilica di San Prospero, Reggio Emilia 89. Ivi, p. 146. Dai dossier di Pierpaolo Brugnoli 1998, pp. 128-134: «sfumata la collaborazione apprendo che Antonio da Bissone figlio del lapi- con Paolo da Porlezza risulterebbe comunque cida Domenico fu erede della bottega dello zio possibile l’ipotesi di un disegno di Michele San- Paolo, e lasciò a sua volta la bottega al figlio Gia- micheli realizzato in seguito dal Rossino e dai como. suoi tagliapietre con l’impiego di materiali loca- li»; E. SVALDUZ, Recensione a: San Prospero. La 90. BRUGNOLI, Marmi e lapicidi di Sant’Ambrogio Torre di Giulio Romano a Reggio Emilia, in «Tac- di Valpolicella... cit., p. 219. cuini d’Arte», I, 2006, pp. 138-142: «nonostante il racconto insista sulla preminenza dell’apporto 91. G. ZORZI, San Giorgio Maggiore in Venezia: il giuliesco... nel libro non viene discussa l’ipotesi, Refettorio, in ID., Le chiese e i ponti di Andrea Pal- da altri avanzata e altrove esaminata dallo stesso ladio, Venezia 1966, pp. 37-38, 61 (doc. nr. 7). Adorni, che a progettare la torre di Reggio Emi- lia possa esser stato Michele Sanmicheli piuttosto 92. P. BRUGNOLI, Martino da Prato e altri lapicidi che Giulio Romano». veronesi attivi nel cantiere sanmicheliano al lazza- retto di Verona e alla fabbrica della Madonna della 79. MONDUCCI, La fabbrica della torre... cit., pp. Ghiara di Reggio Emilia, in «Taccuini d’Arte», I, 134-135. 2006, pp. 7-16. Molto probabilmente a Martino da Prato spettano anche alcuni lavori a San Pietro 80. DAVIES, HEMSOLL, Michele Sanmicheli... cit., saldati il 20 gennaio 1585, quando si registrano p. 57; L. PUPPI, Alvise Brugnoli, in BRUGNOLI, spese per «L. 269 s. 13 nel lavello per il refettorio SANDRINI, L’architettura a Verona nell’età della compro a Verona da maestro Martino Tagliapie- Serenissima..., cit., p. 176 ha pubblicato alcuni tra, computando datio, condutta (...) et L. 116 s. documenti nei quali dai campioni d’estimo del 6 in pietre da pozzi n. 3 compre a Verona (...) et 1544 Alvise risultava commerciante di marmi, e L. 55 s. 5 per il secchiaro della cusina compro a non ancora architetto. Si veda anche F. BARBIERI, Verona». Documento in MONDUCCI, Documenti e Alvise Brugnoli, in DBI, XIV, 1972, pp. 498-499. regesti, in I Benedettini a Reggio Emilia... cit., II, pp. 100-101, nr. 792. 81. A. BERTOLDI, Del monumento a Michele San- micheli eretto in Verona lì VII giugno MDCCCXXIV e 85 pubblicazione di suoi scritti inediti e di altri docu- menti tratti dal R. Archivio Generale di Venezia, Verona 1874, pp. 102-105.

82. DAVIES, HEMSOLL, Michele Sanmicheli... cit., p.