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Walter Baricchi Rinascimento urbano nelle piccole capitali padane Massimo Pirondini Lelio Orsi, aggiornamenti ed inediti Massimo Pirondini Lelio Orsi, gli acquisti del Museo Gonzaga di Novellara Maria Cristina Costa Castello Querciola e un’opera giovanile di Lelio Orsi Pierluigi Carofano Correggio o Lelio Orsi ? Precisazioni intorno ad una nuova versione dell’Agonia di Cristo nell’Orto del Getsemani Giancarlo Grassi Un disegno inedito per la facciata della cattedrale di Reggio Emilia Emilio Negro Prospero Clemente: un’inedita Madonna col Bambino e un disegno Alessandra Bigi Iotti «…un maistro che s’accorda benissimo all’oppenion di Messer Lelio…». Pietro Motta e il giovane Raffaellino da Reggio alla corte di Novellara Giulio Zavatta Pompeo Pedemonte, Giulio Rubone e Raffaellino da Reggio nel cantiere della Sala del Fico a Novellara Marco Ciampolini Il Cinquecento emiliano nelle collezioni senesi Antonio Vannugli L’oratorio del Gonfalone: cronologia e stato degli studi Orsi a Novellara Un grande manierista in una piccola corte Atti della giornata di studi Novellara, Teatro della Rocca, 19 - 20 novembre 2011 19 Walter Baricchi Rinascimento urbano nelle piccole capitali padane 25 Massimo Pirondini Lelio Orsi, aggiornamenti ed inediti 41 Massimo Pirondini Lelio Orsi, gli acquisti del Museo Gonzaga di Novellara 47 Maria Cristina Costa Castello Querciola e un’opera giovanile di Lelio Orsi 55 Pierluigi Carofano Correggio o Lelio Orsi ? Precisazioni intorno ad una nuova versione dell’Agonia di Cristo nell’Orto del Getsemani 63 Giancarlo Grassi Un disegno inedito per la facciata della cattedrale di Reggio Emilia 73 Emilio Negro Prospero Clemente: un’inedita Madonna col Bambino e un disegno 79 Alessandra Bigi Iotti «…un maistro che s’accorda benissimo all’oppenion di Messer Lelio…». Pietro Motta e il giovane Raffaellino da Reggio alla corte di Novellara 93 Giulio Zavatta Pompeo Pedemonte, Giulio Rubone e Raffaellino da Reggio nel cantiere della Sala del Fico a Novellara 107 Marco Ciampolini Il Cinquecento emiliano nelle collezioni senesi 125 Antonio Vannugli L’oratorio del Gonfalone: cronologia e stato degli studi 141 Indice dei nomi Giulio Zavatta Pompeo Pedemonte, Giulio Rubone e Raffaellino da Reggio nel cantiere della Sala del Fico a Novellara quecento a Reggio Emilia2 (1985) ha pubblicato alcune immagini della Sala del Fico ad illu- strare la vita di Raffaellino da Reggio, ma con riferimento a un «artista (modenese?) della seconda metà del XVI secolo», co- gliendo referenze di Nicolò dell’Abate, ma 1. Nella pagina a fi anco, Sala del Fico, contestualizzandole, giustamente, a date soffi tto, Novellara, Rocca dei Gonzaga. avanzate del Cinquecento. Due anni dopo (1987)3, nel catalogo della mostra reggiana 2. Sala del Fico, dettaglio, Novellara, su Lelio Orsi, lo stesso Pirondini, sulla scor- Rocca dei Gonzaga. ta di documenti pubblicati in appendice da Elio Monducci che rivisiteremo in seguito, rileva la presenza a Novellara del mantova- Dopo il recente restauro sostenuto dall’IBC no Giulio Rubone e di Domenico Fredino Emilia Romagna, e nonostante alcune ipote- da Ferrara che, con altri due compatrioti, si espresse da più studiosi – in vero per lo introdotto da Giovanni Battista Torbido, più a margine di saggi o articoli non specifi - fu incaricato di dipingere nel «salotto della ci su questo ambiente della rocca di Novel- Signora», identifi cato proprio nella Sala del lara – restano ancora non poche le questioni Fico. Novità che non ebbero ulteriore ap- irrisolte per la cosiddetta Sala del Fico (fi gg. profondimento nel corso del convegno su 1-2). Lelio Orsi, tenuto tra Reggio Emilia e No- vellara a fi ne gennaio 1988, in pratica alla La Sala del Fico: il punto sugli studi chiusura della mostra allora in corso al Te- Vale la pena, brevemente, accennare al atro Valli, e i cui atti furono pubblicati nel presumibile motivo della sua realizzazione, 19904. e alla storia degli studi moderni, per con- Sempre nel 1988, Umberto Nobili, rifa- testualizzare la rilettura che proporremo in cendosi alle scoperte archivistiche di Mon- questa sede. Gli studiosi, concordemente, ducci, ricordava i nomi di Domenico Fre- ritengono che il camerino fu eseguito per dino e di «Luigi Carchieri», attribuendo celebrare le nozze tra Alfonso I Gonzaga e tuttavia gli affreschi a un indeterminato «ar- Vittoria di Capua fi glia di Giovanni Tomma- tista ferrarese della seconda metà del XVI so primo Marchese della Torre di Francoli- secolo»5. Alfonso Garuti nel 1997 ha asse- se, patrizio napoletano, e di Donna Faustina gnato la Sala del Fico a Domenico Fredino Colonna dei Duchi di Zagarolo, «amendue e Giovan Battista Torbido, ipotizzando l’at- ricchi di sostanze» come ricorda Davolio1. tività di un giovane Raffaellino da Reggio Nello stesso anno Alfonso I promosse la nelle scene della vita di San Giuseppe, sulla costruzione della chiesa collegiata di Santo scorta anche di fonti più antiche6 (fi gg. 3-4). Stefano, ed in particolare impresse una for- In seguito, Renato Berzaghi nel volume te accelerazione al cantiere da lunghi anni Manierismo a Mantova7 del 1998 ha avanzato 93 in stallo commissionando la facciata a Lelio in una nota l’ipotesi che «è forse possibile Orsi, e contemporaneamente pose mano riconoscere la mano di Rubone, seppure al teatro cinquecentesco, mentre andavano con diversa calligrafi a dovuta a scarti cro- avanti i lavori pittorici in rocca, al «Granaro» nologici, nella rocca di Novellara (Sala del e al Casino di Sopra. Fico), e in altre stanze del palazzo ducale di Massimo Pirondini, nella Pittura del Cin- Sabbioneta». 3-4. Domenico Fredino e Luigi Kar- cher, Scene della vita di San Giuseppe, Sala del Fico, Novellara, Rocca dei Gonzaga. Cantieri pittorici in rocca nel 1567 in omaggio a Vittoria di Capua nella Sala del Fico, anche Vittoria di Capua: il torrione Nord-Est e la Sala se – come argomenteremo in seguito – gli del Fico affreschi di questo ambiente richiamano gli Il primo problema da considerarsi, è quale artisti citati nei documenti del 1567, ed in sia effettivamente il «salotto della Signora», particolare Giulio Rubone, e sono probabil- fi nora concordemente identifi cato proprio mente stati eseguiti nella medesima contin- nella Sala del Fico. Esiste infatti in rocca genza. un’altra stanza, al piano terreno del torrio- ne Nord-Est, caratterizzata da un ampio I pittori attivi nel 1567 per le stanze di Vittoria: soffi tto con volta a crociera, che determina Domenico Fredino, Luigi Karcher e Giulio Rubone quattro ampie lunette alle pareti (fi g. 5). In Dopo questa necessaria premessa, è pos- questa sala, purtroppo in pessimo stato di sibile ripercorrere e rileggere le carte pub- conservazione e in gran parte ancora coper- blicate da Monducci, integrandone altre, ta da una intonacatura moderna, affi orano tutte inerenti lo stesso periodo, cioè il giu- tracce – e talvolta solo ombre – di affreschi gno 1567, quando i lavori pittorici sembra- cinquecenteschi. Nelle lunette si intuiscono no avere una decisa accelerazione. Dispo- scene rettangolari inquadrate da un cartiglio, niamo, innanzitutto, di un vero e proprio e grottesche e festoni8 nel soffi tto a crociera. contratto. Il 5 giugno 1567 viene stipulata Tra i lacerti di queste pitture, purtroppo in infatti una convenzione tra il conte Alfon- uno stato di quasi totale illeggibilità, affi ora- so I Gonzaga, rappresentato da Francesco no comunque almeno due indizi: il primo è Sabbioni, e il pittore Domenico Fredino9. un cartiglio, che doveva trovarsi all’interno L’artista ferrarese avrebbe dovuto dipinge- di un fantasioso sistema decorativo, nel qua- re con due aiuti «il salotto della Signora», le è leggibile la data 1567 (MDL/XVII) (fi g. «tutta la volta et lunette fi no alli cornisoni» 6). In un secondo cartiglio è invece riportata e – aspetto molto importante – il tutto «se- la dicitura “VITTORIA/ COM NOV” (fi g. condo il disegno dato da lui». Vi è poi un 7), con ogni probabilità frutto di un ripas- signifi cativo inciso: «intendendosi però che so su una più antica iscrizione. Ecco allora quei festoni, fi gurini et partimenti siano fat- duplicarsi, per così dire, l’esistenza di stan- ti con diligentia et soddisfattione del signor ze con scene e grottesche; evento che deve conte e di Messer Lelio». Non sappiamo se i indurre, quanto meno, a una maggior pru- «festoni, fi gurini e partimenti» corrisponda- denza nell’identifi cazione del «salotto» di no alle grottesche, che già nel Cinquecento venivano univocamente identifi cate proprio come «grotesche» o «groteschi», o si rife- 5. Sala alla base del torrione Nord- rissero a una forma decorativa differente. Est, Novellara, Rocca dei Gonzaga. Questa riserva, comunque, sembra aprire 94 il campo alla collaborazione di un esperto decoratore, magari richiesta proprio per soddisfare il conte Alfonso e Lelio Orsi negli aspetti pittorici di ornamento. Non appare casuale, infatti, che solo sei giorni dopo, l’11 giugno 1567, Leandro Bracciolo da Mantova – ed è ancora documento sco- perto da Elio Monducci10 – scrisse ad Al- dei collaboratori di Fredino, disponiamo di un documento: si tratta della lettera inviata da Luigi di Charchieri (al secolo Luigi Kar- cher) noto arazziere e pittore fi ammingo che risiedeva a Ferrara. L’11 ottobre 1567 l’artista scrisse dalla capitale estense una let- tera ad Alfonso I, offrendo i suoi servigi e quelli del padre Giovanni. Con ogni proba- bilità, come già indicato da Sergio Ciroldi12, questa proposta riguardava arazzi da realiz- zare per la corte gonzaghesca, ma la lettera contiene anche due chiari riferimenti a una sua precedente presenza a Novellara in re- lazione con l’opera di «messer Domenicho mio compagno», che altri non è se non Fre- dino. Questa notizia lo dovrebbe collocare 6. La data “MDLXVII” (1567) in un dunque sui cantieri decorativi in onore di cartiglio nel torrione Nord-Est, No- Vittoria di Capua, condotti col «compagno» vellara, Rocca dei Gonzaga. ferrarese, almeno fi no «alla mia partitta», come ricorda egli stesso riallacciando alcuni fonso Gonzaga che «il maestro depintore se discorsi di committenza evidentemente ac- ne viene per accordarsi; ha chiera d’huomo cennati col conte a Novellara durante l’esta- da bene.