Superbasket Daily

il quotidiano del basket dal lunedì al sabato alle ore 10:30 www.superbasket.it • [email protected] a cura di Giuseppe Sciascia # 1 • Lunedì 23 Settembre 2019

Superbasket Daily, il nuovo portavoce del basket di Giampiero Hruby (editore rivista Superbasket)

SB Daily fa oggi lunedì 23 settembre il suo ingresso nel basket intendendo assolvere fedelmente ai compiti di una informazione moderna, tempestiva, e obiettiva. Assumendo, nello stesso tempo, la funzione di portavoce e di interprete dei molteplici problemi della nostra pallacanestro. Sarà gratuito per l'intera stagione sportiva 2019-20 dopo una breve registrazione sul sito web ufficiale superbasket.it. SB Daily sarà disponibile 6 giorni su 7, dal lunedì al sabato alle ore 10:30. E non vivrà di luce riflessa della rivista, del nostro sito o della pagina https://www.facebook.com/SuperbasketOfficialPage/ avrà un proprio respiro, una diversa logica giornalistica. Sarà il punto giornaliero di una attività a 360 gradi, dal basket italiano a quello NBA passando per il basket giovanile. SB Daily cercherà di formare una nuova community di pallacanestro al servizio dei suoi lettori ma anche degli agenti, dirigenti, allenatori e ovviamente dei giocatori. E accetterà e vaglierà tutti i vostri consigli e suggerimenti. SB Daily sarà curato da Giuseppe Sciascia, vecchia conoscenza dei lettori di lungo corso di Superbasket, avendo già scritto sulla rivista cartacea dal 1992 al 1994 e poi ancora dal 2009 al 2012; uno che ha trascorso due terzi della sua vita scrivendo di basket. Sciascia, molto conosciuto e stimato nell’ambiente, è una specie di enciclopedia umana della pallacanestro, sia FIBA che FIP, passando per EuroLega, Serie A-1, A-2, femminile e giovanile. Lui non è solo un giornalista è un pozzo di conoscenza, ma anche un grande ricercatore, che arriva a scavare nelle ‘tombe’ dell’antichità se è necessario. Grazie a tutto questo, avrete non solo rumors ma anche fatti, novità e anticipazioni.

Da Superbasket a SB Daily di Dan Peterson (direttore rivista Superbasket)

Nel 1978 il mitico Aldo Giordani, Fondatore, Editore e Direttore di 'Superbasket', oggi nella Hall of Fame del Basket Italiano, senz’altro il

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giornalista di basket più importante di tutti i tempi (basta sapere che aveva una rubrica di 8-10 minuti su 'La Domenica Sportiva' ogni settimana, con filmati, risultati, classifiche e interviste) ha scritto, nel suo primo editoriale, che il Basket Italiano aveva bisogno di una settimanale per conoscere il suo ‘Secondo Boom,’ dopo quello derivato dal grande pubblico, i palazzetti pieni e i risultati ottenuti dai club italiani in Europa e la Nazionale Italiana nel mondo. Bene, essendo ora nel Terzo Millennio, stiamo andando incontro al ‘Terzo Boom,’ grazie alla tecnologia, e SB Daily vuole essere la prua di questa nave in viaggio verso il futuro! Una grande dote di 'Superbasket' è sempre stata quella di essere al passo con i tempi. Torno al grande Aldo Giordani. Lui sapeva che 'Giganti del Basket' era un magazine importante, ma si trattava di un mensile. Sapeva che anche il 'Guerin Sportivo' (dove teneva una rubrica) era importante ma che rimaneva, sostanzialmente, una rivista di calcio. Perciò il suo obiettivo era di ottenere due risultati in uno: un settimanale che fosse una rivista solamente di basket. Giordani sapeva che i quotidiani lo potevano battere attraverso la pubblicazione dei risultati il lunedì mattina. Per questo, pubblicava 'Superbasket' nel pomeriggio di lunedì, avendo a disposizione più informazione dei quotidiani: box score, statistiche, cronistoria, foto, altro. Così facendo, ha vinto la guerra contro il tempo. Oggi, nell’era del cyberspazio, Internet batte tutti: mensili, settimanali, quotidiani. Non ho dubbi: fosse ancora con noi, Giordani avrebbe detto: “Cari, bisogna adeguarci a questa nuova realtà.” Così, in questo mondo diverso, vogliamo strappare una pagina dal libro di ‘istruzioni per l’uso’ di Giordani e dare ai nostri tifosi e lettori tutto ciò che vogliono in tempo reale. Abbiamo quindi iniziato a spostarci dalla carta alla rete, anche se 'Superbasket' uscirà sempre con i propri numeri speciali sulla carta stampata (nei prossimi giorni la rivista sarà di nuovo nelle edicole con la Guida Ufficiale della Serie A). Detto ciò, il nostro obiettivo è darvi tutto subito: risultati, cronaca, approfondimenti, opinioni, curiosità, rumors, informazioni. Bombardamento a tappeto! Da qualche mese, SB.IT ha già tracciato questa nuova strada. Ora, un nuovo step: SB Daily, una sorta di newsletter. Io stesso porterò il mio contributo a questa nuova iniziativa. Partirò con una rubrica intitolata ‘Basket Europeo: Geni & Maghi." realizzata in collaborazione con Alessio

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Cattaneo. Sarà una rubrica di 168 profili con altri 13 articoli di introduzione (oggi potrete leggere i primi due), in cui sarà nominata (scelta mia, sia chiaro) la squadra All-Europa (12 giocatori: 'i Geni' e 2 coach: 'I Maghi') per ogni decennio (1950-59; 1960-69; 1970-79; 1980-89; 1990-99; 2000-09; 2010-19) oltre ad alcune squadre speciali: i giocatori USA naturalizzati; gli specialisti, gli Europei-NBA; gli italiani del passato; gli italiani recenti. Mi sono divertito molto nel farlo. Non volevo che i giganti del basket del passato venissero dimenticati. Si tratta di un mio saluto di stima e affetto per chi ha reso il Basket Europeo ciò che è oggi. Onorato di fare tutto questo per il lancio di SB Daily.

SB Daily, per riscoprire la passione? di Giuseppe Sciascia (curatore Superbasket Daily)

Novembre 1984: un ragazzino tredicenne che ha scoperto il basket grazie alle telecronache televisive di Aldo Giordani acquista per la prima volta Superbasket. E attraverso quelle pagine tracimanti notizie, approfondimenti, curiosità, storie e racconti – anche sotto forma dei mitici pallini – assorbe progressivamente una inesauribile passione per un mondo che avrà la fortuna di trasformare dal suo sport preferito alla sua professione. SB Daily nascerà oggi anche attraverso quel ragazzino diventato uomo con la penna – ora col computer – in mano sui campi di basket di tutta Italia, con l'intento di replicare quello stile giornalistico, e provare a trasmettere questa passione ad una nuova generazione di tifosi. Nell'era dell'immagine sceglieremo uno stile diverso puntando soltanto sul valore dei testi. Il quotidiano sul web cercherà di attirare lettori attraverso la tempestività delle notizie e l'accuratezza delle analisi, unendo attualità ed approfondimento nell'auspicio di diventare un appuntamento fisso per tutti coloro che amano le novità in anteprima, ma anche per chi cerca spunti di riflessione sui temi importanti del basket italiano di ogni livello. L'obiettivo è quello di proporre un prodotto che resti accattivante a prescindere dal numero degli scoop che proveremo a fornire agli utenti di SB Daily, arricchendolo anche di contenuti d'autore con l'aiuto di Alessio Cattaneo per creare un giornale che risulti il più completo e stuzzicante possibile. In

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un basket italiano sempre in cerca di visibilità e spazi per promuoverne il prodotto, l'auspicio è che SB Daily possa diventare un punto di riferimento per tutti gli appassionati e gli addetti ai lavori. Come era rapidamente divenuto a suo tempo il settimanale lanciato dall'inimitabile Aldo Giordani.

LBA Serie A

Zurich Connect Supercoppa, il successo di Bari

La Supercoppa 2019 si è chiusa con un totale di 8.370 spettatori paganti nelle due giornate del PalaFlorio: i 4150 di sabato più i 4220 della finale di domenica hanno fatto registrare un incremento del 14% delle presenze rispetto all'edizione 2018 disputata a Brescia. Grande soddisfazione da parte della Lega Basket che ha azzeccato la scelta di portare uno dei suoi due eventi stagionali al Sud in un impianto che non ospitava basket di vertice dal 2010, quando l'Italia di vi disputò le gare casalinghe di qualificazione per Eurobasket 2011. L'aspetto meno convincente della due giorni di Bari è stato il rendimento delle terne arbitrali con qualche episodio discutibile sia nelle due semifinali che nella finalissima.

Sassari, il numero 2 è ricorrente

Sassari è la seconda squadra nella storia della Supercoppa in versione Final Four - quinta edizione totale a partire dal 2015 - a conquistare il trofeo senza aver vinto una competizione nella stagione precedente. La prima fu Reggio Emilia, vincitrice dell'edizione 2015 alla quale si era qualificata da finalista tricolore come accaduto quest'anno con la Dinamo. Il club sardo è al secondo titolo dopo quello vinto nel 2014 al PalaSerradimigni battendo Milano: fu la prima tappa del Triplete di Meo Sacchetti. Seconda Supercoppa vinta anche da ; la prima fu da giocatore nell'edizione 1999 quando con i Roosters Varese battè la Virtus Bologna. Seconda Supercoppa consecutiva invece per che aveva vinto l'edizione 2018 con la maglia dell'.

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Depositati i tesseramenti, manca Stephens

Chiusi venerdì scorso i tesseramenti per la prima giornata di serie A. Le 17 società professionistiche hanno depositato i contratti per rispettare le disposizioni delle DOA professionistiche: almeno 10 di cui almeno 5 elementi di formazione italiana per chi ha scelto il 5+5; almeno 12 di cui almeno 6 di formazione italiana per chi ha optato per il 6+6. Degli ultimi arrivati a gettone fuori tempo massimo solo Deshawn Stephens, sbarcato in Italia col visto solo sabato mattina: il lungo americano della Fortitudo non potrà scendere in campo nell'anticipo di martedì a Pesaro ma sarà tesserato entro le 11 di venerdì per poter debuttare in occasione della seconda giornata.

Brescia e Koenig ai saluti

Brescia ha rimandato il deposito della documentazione per il tesseramento di Bronson Koenig ed è prossima a formalizzare il divorzio dall'atleta ex Mornar Bar. L'infortunio muscolare - il terzo in meno di un mese - che rischia di tenerlo ai box per 45 giorni ha indotto la Leonessa a cercare dapprima un sostituto comunitario a gettone, ma il mercato non ha proposto soluzioni a pronto uso per 3 mesi. Se gli ultimi esami confermeranno uno stop fino ai primi di novembre si materializzerà il divorzio; scartata l'ipotesi dell'ex milanese Ricky Hickman, il g.m. Santoro cerca un sostituto che possa arrivare in tempo per il debutto in Eurocup del 3 ottobre contro Kazan.

Già 5 gli stranieri cambiati prima del via

Il divorzio imminente fra Brescia e Bronson Koenig porterà a cinque i cambi di straniero durante la preseason. Pesaro ha dovuto sostituire per necessità Dejuan Blair per l'affaire della squalifica non scontata (al momento c'è Tau Lydeka a gettone ma ancora si cerca). Treviso ha liberato Elston Turner per non aver rispettato la clausola sul peso forma e ingaggiato Charles Cooke; Roma ha chiuso con Skylar Flatten (problemi di ernia discale) rimpiazzandolo con William Buford, mentre Cremona ha

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sostituito Darrell Williams – col quale però non ha ancora trovato l'accordo per la risoluzione consensuale. In tutti questi casi la società che ha cambiato ha annullato e quindi recuperato il visto.

Già 6 i contratti a termine

Pioggia di contratti a gettone durante il precampionato della serie A. Infortuni e problemi di organico hanno indotto ben 6 club sui 17 della serie A alle porte a ricorrere a contratti a termine per presentarsi a ranghi completi alla prima di campionato. E con la riduzione dei visti rispetto alla stagione passata (6 per chi ha scelto il 5+5 e 7 per chi utilizza il 6+6; erano rispettivamente 7 e 8 la stagione passata) chi ha dovuto rimpiazzare uno straniero – tranne in un solo caso – ha pescato principalmente tra gli europei con status Bosman A. In ordine cronologico la prima a ricorrere al gettone è stata già in estate la : per sopperire all'infortunio al polso sinistro di i tricolori hanno messo sotto contratto Francesco Pellegrino – giocatore più interno rispetto all'atleta del 1988 – che ha un accordo garantito per i primi 3 mesi in attesa del rientro dell'ex Montegranaro. Pesaro inizierà la stagione con Tau Lydeka sotto i tabelloni in attesa di pescare dai tagli NBA il sostituto di Dejuan Blair: la terza incarnazione in maglia Vuelle del 36enne lungo lituano durerà almeno fino al 4 novembre. Varese ha scelto Ingus Jakovics per sopperire all'infortunio muscolare di Jason Clark: il club lombardo avrà tempo fino al 30 ottobre per decidere se far valere l'opzione di conferma dell'esterno lettone. La è stata l'unica a spendere il visto per un gettonaro: l'americano Deshawn Stephens sopperirà per le prime 7 giornate all'infortunio di Henry Sims (la scadenza del gettone è fissata al 5 novembre). Anche Cremona ha scelto la via del contratto a termine per sostituire Darrell Williams: il 30enne croato Josip Sobin è un giocatore rodato (due volte campione di Polonia all'Anwil nel 17/18 e 18/19), ma l'accordo prevede escape dopo due mesi. Gettone puro invece per Bogdan Radosavljevic a Brindisi: visto lo stop di 25 giorni per Tyler Stone, il club del presidente Marino ha ingaggiato il centro di passaporto tedesco per un mese più una opzione per quello successivo.

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Free agent italiani, Gentile e Cervi i big

Sono otto gli atleti italiani o con formazione tricolore militanti lo scorso anno in serie A con almeno 100 minuti giocati che partono da free agent nella stagione 2019/20. In cima alla lista, anche se nel 2018/19 ha giocato all'estero, c'è ovviamente : l'atleta campano reduce dai Mondiali con l'Italbasket non ha superato il veto societario per il ritorno alla Virtus Bologna nonostante il gradimento di Sasha Djordjevic. Al momento l'esterno del 1992 si allena per conto proprio in attesa di chiamate estere (in cima alla lista dei desideri ci sarebbe il ritorno in Spagna dopo i 15,1 punti di media fatturati lo scorso anno all'Estudiantes Madrid), se non arrivassero entro 7-10 giorni cercherà ospitalità per allenarsi. Ai box anche Riccardo Cervi: l'ex giocatore di Reggio Emilia (9.6 punti e 5.1 rimbalzi lo scorso anno) ha avuto abboccamenti estivi in Italia (Brindisi) e all'estero (Obradoiro), e nei giorni scorsi la ricerca di lunghi in Italia lo ha soltanto sfiorato (Cremona ha preso informazioni ma poi ha virato su altre piste).

Free agent italiani, Delfino e gli altri

In attesa di chiamata c'è anche Carlos Delfino: la 37enne ala italo- argentina che nel 2018/19 ha vinto la A2 alla Fortitudo Bologna dopo aver iniziato a Torino (7,7 punti e 3,2 di media), sogna di disputare la quinta Olimpiade con i sudamericani, in estate lo aveva cercato Tortona dopo il ritiro di Brett Blizzard. Partono dai box anche Riccardo Bolpin e Marco Portannese: il 22enne esterno di scuola Venezia (dove ha contratto fino al 2021), lo scorso anno a Pistoia (4,8 punti più 1,8 rimbalzi e 1,3 assist), è stato ospite di Trento che aveva valutato di metterlo sotto contratto a gettone ma poi ha rinunciato visto che l'infortunio di Fabio Mian era meno grave del previsto. La guardia-ala del 1990 che nella stagione passata si è diviso tra Cremona e Torino (4,0 punti e 1,3 rimbalzi), ha rinunciato a giocare la Supercoppa di A2 con Agrigento e aspetta chiamate da A o alta A2. Il lungo polacco di formazione italiana Jakub Wociechowski dovrà restare ai box fino ai primi di novembre a causa di un intervento alla schiena – infortunio riportato nel finale del 2018/19 a Brindisi, dove ha totalizzato 5,3 punti e 3,1 rimbalzi - che ne ha bloccato l'approdo in A2 a

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Caserta. Al palo infine Maurizio Tassone: la guardia ex Cantù (2,5 punti e 0,9 rimbalzi nella stagione passata) si tiene in forma con una squadra minore di Torino in attesa di chiamata.

Pancotto, il ritorno del decano

Cesare Pancotto guida la classifica delle presenze in serie A tra i 17 allenatori che inizieranno la stagione 2019/20. Il tecnico di Cantù, assente dal dicembre 2016 (esonerato da Cremona) da una panchina professionistica, ha all'attivo 607 partite in 20 stagioni (la prima nel 1992/93). Pancotto è uno dei due allenatori ingaggiati dalla serie A2 – lo scorso anno aveva guidato Montegranaro - che non hanno vinto il campionato con la loro squadra: l'altro è Michele Carrea prelevato da Pistoia liberandolo da Biella, all'esordio assoluto nel massimo campionato.

LNP Serie A2

Latina, Piazza o un lungo?

Latina deciderà entro le prossime 24 ore la strategia da adottare negli ultimi giorni dei tesseramenti ordinari. La società pontina dovrà stabilire se affondare il colpo con Alessandro Piazza, il 32enne playmaker nelle ultime due stagioni all'Eurobasket Roma che potrebbe integrare l'attuale parco esterni, o spostare l'attenzione verso elementi di caratteristiche diverse (al vaglio anche l'opzione di rinforzare il reparto lunghi).

Orzinuovi, si avvicina Guerra

Orzinuovi valuta ad ampio raggio il mercato delle guardie straniere per rimpiazzare l'infortunato C.J. Burks. Il g.m. Alessandro Muzio sta vagliando diversi profili ma non ha ancora focalizzato l'attenzione su un candidato definito. Intanto per completare il roster crescono le chances del tesseramento di Francesco Guerra, 19enne play di scuola Latina che lo scorso anno ha giocato in C Gold a Sustinente (6,7 punti di media) in

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doppio tesseramento con Mantova, aggregato sin dal raduno al gruppo di coach Salieri.

Casale Monferrato, chi per Valentini?

La Novipiù valuta diverse opzioni per rimpiazzare Fabio Valentini, out per almeno 8 settimane a causa di un infortunio ad un ginocchio. Le possibilità sul piatto sono molteplici: dall'innesto di un senior sul perimetro senza vincoli di ruolo (valutati Alessandro Piazza e Massimo Chessa) che però penalizzerebbe le chances della Junior di puntare nuovamente al premio per l'utilizzo degli Under 22 (nel 2018/19 il club piemontese ha conquistato il primo premio), all'aggiunta di un Under (si valuta Alessandro Banchi visti i problemi di Lucca). La decisione finale spetterà al patron Giancarlo Cerutti.

Supercoppa, due debuttanti a Milano

Scafati e Tortona si riaffacciano alle Final Four della Supercoppa LNP dopo le apparizioni rispettivamente datate 2016 e 2018 (la Givova aveva perso la finalissima della versione inaugurale dell'evento). Per Udine e Torino si tratterà invece della prima uscita assoluta alle Final Four.

LNP Serie B

Lucca, stagione in salita?

Il nuovo Basket Lucca, che a giugno aveva rilevato il titolo sportivo della Tiber Roma, avrebbe manifestato nel weekend problemi relativi alle coperture degli impegni presi durante la campagna acquisti a partire dai circa 85mila euro necessari entro il 10 ottobre per rispettare le scadenze federali. La situazione è fluida, tra le possibilità al vaglio – escludendo al momento il ritiro dal campionato - c'è quella di liberare alcuni degli elementi più onerosi per rendere maggiormente sostenibile la gestione del club.

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Lecco valuta Rovatti

Lecco (girone B) aggiunge in prova Andrea Rovatti. La 23enne guardia-ala che nel 2018/19 ha giocato in A2 a Cagliari (3,2 punti e 1,3 rimbalzi) potrebbe essere l'ultimo rinforzo per la formazione di Riccardo Eliantonio, che dovrà decidere entro le 11 di venerdì 27 – termine ultimo per i tesseramenti ordinari della B – se tesserare l'atleta del 1996.

Faenza cerca un rinforzo esterno

Faenza (girone C) cerca rinforzi sul perimetro scandagliando il mercato degli esterni. Il club romagnolo vorrebbe aggiungere una guardia-ala senior (per il momento ne ha soltanto 4 tesserati) e sta verificando le disponibilità del mercato per chiudere entro il termine dei tesseramenti suppletivi.

Avellino, continua lo stallo

Nessun segnale da Avellino circa il pagamento del lodo esecutivo da 26.000 euro con l'agenzia DoubleB che blocca i tesseramenti necessari per lo staff tecnico della Scandone. I giocatori della squadra che affronterà la serie B saranno gli Under 20 ed Under 18 già sul tabulato FIP del club irpino e dunque oggetto di rinnovo automatico del vincolo; il mercato bloccato riguarda solo la posizione di coach De Gennaro e dello staff; a norma di regolamento la Scandone potrebbe andare in campo senza allenatore e con il capitano a referto anche se il club non dovesse saldare il debito entro l'inizio del campionato. Il nuovo a.d. Dario Scalella starebbe lavorando alla formazione di un consorzio che si prenda carico della gestione ordinaria dell'annata corrente; nel portafoglio contratti di Avellino resta sempre in forza Nicola Alberani, vincolato fino al 2021 ma non coinvolto nelle operazioni attuali, con il quale al momento non è stato affrontato alcun discorso relativo ad una eventuale transazione.

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Next Gen Cup, prima fase a Bologna

La fase eliminatoria della Next Gen Cup 2019/20 riservata ai 17 club professionistici di serie A si svolgerà interamente a Bologna nell'impianto allestito nell'area della Fiera che ospiterà il derby natalizio fra Virtus e Fortitudo. Tutti e 4 i concentramenti (tre da 4 squadre e uno da 5) scenderanno in campo nella stessa location nella settimana fra Natale e Capodanno: le Final Eight si disputeranno invece dal 13 al 16 febbraio a Pesaro a corredo delle finali di Coppa Italia.

Nazionali giovanili

Tre conferme e due novità ancora da definire nei quadri tecnici delle nazionali giovanili maschili per la stagione 2019/20 che prevedrà cinque gruppi: oltre ad Under 20, 18 e 16 che parteciperanno agli abituali Europei ci saranno l'Under 17 che parteciperà ai Mondiali e l'Under 15 che disputerà il Trofeo dell'Amicizia, mentre stato eliminato il gruppo Under 14. Il Consiglio Federale di Bari ha rinnovato ad Andrea Capobianco l'incarico di coordinatore tecnico delle Nazionali maschili: il tecnico di Napoli si sdoppierà tra la guida dell'Italdonne e probabilmente l'Under 17, dato che nell'estate 2020 non prevista attività per la femminile. Confermato anche Antonio Bocchino, che però dopo 18 anni di attività con il Settore Squadre Nazionali maschili non avrà più l'esclusiva con la FIP con facoltà di trovare eventualmente trovare un incarico con una squadra senior. Nei quadri tecnici resterà anche Alessandro Nocera: il tecnico romano attualmente al Monaco, che dovrebbe proseguire l'attività con il gruppo 2005 allenato in estate. Le due squadre vacanti - Under 18 e Under 20 - saranno assegnate a tecnici attivi nel mondo senior con incarichi part time: l'ultima riunione fra Capobianco e Alberto Mattioli, consigliere del presidente Petrucci per le Nazionali giovanili, dovrebbe definire il quadro completo. Con ogni probabilità un gruppo verrà affidato a Marco Ramondino: il tecnico di

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Tortona ha lavorato sin dalla fase iniziale della carriera con Andrea Capobianco, del quale stato vice in azzurro agli ultimi Europei Under 20.

Rodman, passano gli anni ma "The Worm" è sempre al centro dell'attenzione di Andrea del Vanga

Nonostante siano trascorsi 19 anni dal suo ritiro e nonostante la sua media punti in carriera sia stata solo di 7,3 a partita in 14 stagioni in NBA, Dennis Rodman rimani uno degli atleti più popolari e amati dagli appassionati di NBA, per il suo stile di gioco assolutamente unico e per un comportamento extra-campo fatto di eccentricità, eccessi e trovate geniali. Non a caso la ESPN ha deciso di realizzare su di lui un episodio della serie “30 for 30”, una serie di film brevi dedicati ai grandi dello sport del passato, a rivalità come quella tra Celtics o Lakers o a grandi squadre degli sport americani e non. “Rodman: for better or worse” è il titolo del documentario. In questa bella intervista di Jackie MacMullan (al solito bravissima nell’intervistare e nel far parlare l’intervistato) ci presentano brevemente alcuni aneddoti su Rodman usciti dal documentario. Si parla dell’infanzia difficile, senza il padre, con un pessimo rapporto con la madre che si barcamenava per mantenere lui e le 2 sorelle, cresciuto in una realtà complessa come quella dell’America povera degli anni ’60 e ’70, che lo ha chiuso verso il mondo esterno, circondato solo da figure femminili che hanno caratterizzato la sua vita sino all’adolescenza. Nell’intervista MacMullan chiede a Rodman soprattutto i particolari poco conosciuti della sua vita. La figura del padre, scomparso quando Dennis

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era un bambino e riapparso solo in due circostanze, nel 1997 a Chicago e nel 2012, ha sicuramente turbato la vita dell'atleta. Il padre ha avuto, almeno da quello che risulta a Rodman, 16 mogli e 49 figli e pare che Dennis sia stato il primo. Lo considera uno sconosciuto riapparso solo per sfruttare la notorietà del figlio con libri e interviste. Commozione quando ha raccontato delle difficoltà emotive nel corso della sua vita, del fatto che volesse essere solo amato e che giocasse per questo e non per i soldi, di come stia provando a continuare a crescere come persona, soprattutto cercando di essere un buon padre per i suoi tre figli e di come abbia cercato di mettersi alle spalle i molti problemi, primo fra tutti quello dell’alcool. Il ricordo di come a 18 anni la madre lo abbia cacciato di casa per responsabilizzarlo e fargli cercare un lavoro e lui si sia arrangiato dormendo qua e là a casa di amici, di come quell’anno sia stato decisivo, di come fosse solo un atleta modesto sino a quel momento, alto solo 1,68 al primo anno di liceo e tagliato dalla squadra di basket e da quella di football, per poi arrivare a 2 metri in pochi mesi. Alla fine ha superato il disagio del rifiuto della madre stando sempre in palestra, aumentando allo spasimo la sua competitività, giocando nelle varie leghe estive della zona di Dallas sino a farsi notare prima dagli osservatori di North Central Texas e poi da quelli di Southeastern Oklahoma State. Decisivo il contributo delle sorelle, All American a Louisiana Tech e Stephen F. Austin, che lo spinsero a provare l'esperienza dei canestri e ad impegnarsi fino a diventare lui stesso All American NAIA per tre stagioni consecutive. Poi l’arrivo in NBA dove si definiva un uomo completamente immaturo ma giocatore pronto per il basket grazie alla voglia di primeggiare e ai mezzi atletici che possedeva. Rodman ricorda come decisiva per la sua carriera fu una brusca romanzina di Isiah Thomas in una partita dei Pistons contro i Lakers nella quale, dopo una violenta pacca sulle spalle, invitava il giocatore a prendere sul serio la sfida perchè lo scopo era quello di vincere. L’intervista si è chiusa con MacMullan a prendere in giro il campione per aver dichiarato di essere stato per un breve periodo più famoso di Michael Jordan a Chicago, ma Dennis ha ripetuto la frase, limitandola però al momento dell'arrivo ai Bulls, quando le sue gesta in campo e la sua

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eccentricità fuori dal rettangolo di gioco lo avevano messo su tutti i giornali e su tutte le televisioni nazionali.

Red Auerbach: 102 anni di Basket di Fabio Anderle

I tifosi più giovani, quando vedono il trofeo riservato al miglior allenatore della stagione NBA, si sono sicuramente chiesti chi rappresentasse l’omino effigiato mentre siede sulla panchina con un sigaro nella mano destra ed il programma della partita nella mano sinistra. Il sigaro celebrava la vittoria: lui idealmente lo ha acceso per 938 volte. Arnold Jacob Auerbach ci ha lasciato alla fine dell’ottobre 2006 alla bella età di 89 anni, e oggi, 20 settembre, ricorre il centoduesimo anniversario della nascita. Per la sua biografia vi rimandiamo al link

https://www.superbasket.it/2017/10/11/arnold-red-auerbach-di-fabio- anderle-1-segue/

che propone tutta la sua storia in tre puntate, ma la cosa più importante oggi è ricordare il suo ruolo di “padre fondatore” della figura di allenatore e del general manager moderno. Il suo credo è riassunto nel libro “ for the Player, the Fan & the Coach” che propone consigli tecnici, tattici e di relazione interpersonale, una vera e propria chicca per gli amanti del Basket con la B maiuscola. Ciò che il libro non sottolinea è la grandezza di chi l’ha scritto, un uomo che ha guidato la propria squadra a 9 titoli NBA, che da general manager ha costruito 16 squadre vincenti e che allo stesso tempo, senza grida o piazzate ha combattuto una battaglia silenziosa per l’uguaglianza. “Red” Auerbach ha scelto il primo giocatore nero al draft (Charles “Chuck” Cooper nel 1950), ha messo in campo il primo quintetto di partenza completamente afroamericano (1964), ha nominato il primo allenatore nero nella storia dello sport professionistico statunitense (Bill Russell nel 1966). Lo ha fatto senza proclami, come era costume all’epoca, e oggi – a fronte dei “rigurgiti” che infiammano gli Stati Uniti (e non solo) – la sua figura rimane di grande attualità: un esempio per quanti non sono in grado di accettare che la nobiltà di un uomo sia legata alla ricchezza del suo animo e non al colore della pelle. Anche e soprattutto per questo non dobbiamo dimenticare Arnold Auerbach: buon compleanno, “Red”.

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il quotidiano del basket dal lunedì al sabato alle ore 10:30 www.superbasket.it • [email protected] a cura di Giuseppe Sciascia # 1 • Lunedì 23 Settembre 2019

Basket Europeo: geni e maghi (prefazione) di Dan Peterson (# 1)

* In collaborazione con Alessio Cattaneo

Questa rubrica tenterà di dare il dovuto riconoscimento ai più grandi giocatori europei di sempre. E lo farà selezionando una squadra di 12 giocatori per ognuna delle sette decadi passate: dal 1950 al 2020. Alcuni di questi giocatori posso aver conosciuto i loro migliori anni nella decade successiva a quella in cui sono classificati, ma tutto ciò è stato fatto per non escludere nessun grande giocatore, a causa dell'alta concentrazione di talento nella decade di cui faceva parte. Sono stati presi in considerazione due aspetti: il risultato di squadra rispetto alle statistiche individuali; e l'alto livello di gioco sia nelle squadre di club che con le Nazionali. In aggiunta ai roster da 12 giocatori, ogni decade sarà rappresentata da due uomini dello staff degli allenatori, i più grandi della loro epoca.

Perché roster da 12 giocatori? Perché è il numero consentito per formare una squadra nazionale in ogni competizione FIBA: Olimpiadi, Mondiali, Europei, Giochi Panamericani, Giochi Sudamericani e così via. Non sempre è stato così per i club. Fino a poco fa, alle squadre in Europa era consentito un numero massimo di 10 giocatori. Oggi, nel terzo millennio, tutti i club europei hanno 12 giocatori a roster, sia nel campionato nazionale che nelle coppe europee. In più, questo ci consente di inserire più giocatori per ogni decade, il numero più giusto. Non ci sarà una lista per le menzioni d'onore. Solo una top 12. Nessun altro numero è stato preso in considerazione.

Il processo di selezione è stato il più obiettivo possibile. Con questo, ci sarà sempre qualcuno meritevole che invece rimarrà fuori. E, giustamente,

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qualcuno si chiederà perché un giocatore è stato inserito in lista e un altro no. Lì è dove viene fuori la soggettività. Per evitare di dimenticarsi di qualcuno, abbiamo utilizzato la lista stilata dalla FIBA nel 1991 dei migliori 50 giocatori europei fino a quell'anno. Ognuno di quei 50 è presente in questa classifica. Ci siamo poi serviti di altre fonti come le liste dei roster delle nazionali, i migliori realizzatori dell'Olimpiade ecc. ecc. Alcune scelte sono state ovvie. Le ultime due, l'undicesimo e il dodicesimo uomo, invece non sono mai state semplici, ma si spera di non aver commesso nessun errore nel giudizio.

Certo, le cose sono cambiate da quando i giocatori europei hanno iniziato a far parte dei roster NBA. Ecco perché abbiamo scelto le decadi. Oggi è facile dire che un giocatore NBA è migliore di un giocatore degli anni '50. Sarebbe però un'ingiustizia nei confronti dei grandi pionieri del gioco. Ma così come le stelle del passato hanno reso il basket europeo quello che è oggi, va detto che i migliori europei contemporanei, che stanno avendo grande successo oltreoceano, hanno messo la pallacanestro continentale sulla mappa degli Stati Uniti. C'è quindi il tentativo di dare pieno merito e piena visibilità a ogni generazione. Ognuna ha fatto la sua parte. E c'è di più, l'Europa ha fatto tutto ciò uscendo dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale: un'impresa da capogiro.

La rubrica avrà una pagina di presentazione per ogni decade, che sarà rappresentata dai 12 giocatori e i due coach. Ogni giocatore verrà poi analizzato grazie alla sua biografia, una pagina di statistiche e una foto. Le informazioni e le immagini sono facilmente a disposizione grazie al grande quantitativo di news di cui godiamo oggi. Nel 1950 cercare qualsiasi statistica era un dramma. In alcuni casi era addirittura difficile trovare le classifiche finali di ogni stagione. Per non parlare delle fotografie. Nonostante ciò, con un ringraziamento alle persone che hanno colmato questi vuoti, ecco il tributo ai migliori giocatori di basket d'Europa, di generazione in generazione, ognuna delle quali meritevole di considerazione.

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Basket Europeo: geni e maghi (naturalizzati) di Dan Peterson (# 2)

* In collaborazione con Alessio Cattaneo

Nessuna discussione sul basket europeo può cominciare senza analizzare il contributo dei grandi giocatori americani naturalizzati a loro volta europei, giocando per le nazionali dei rispettivi paesi e trascinandole, insieme alle squadre di club, a vette mai conosciute prima. Questo fu particolarmente vero nell'Europa dell'Ovest dove gli americani naturalizzati furono fondamentali nell'elevare il livello della prestazione di compagni e squadre di club e nazionali. Tutto ciò fu evidenziato anche dal fatto che l'Europa dell'Est non permetteva l'ingaggio di giocatori stranieri dopo la Seconda Guerra Mondiale; la situazione quindi non si verificò né nei club né nelle nazionali.

Qual è stato il parametro utilizzato nello scegliere i 12 giocatori? Uno, volevamo i migliori 12 americani che avessero mai giocato in Europa. Due, volevamo giocatori che avevano dato un grande contributo alle proprie squadre, a livello di club e nazionale. Uomini capaci di avere un impatto nella pallacanestro dei rispettivi paesi adottivi: essere diventati esempi da seguire per i giocatori più giovani; aver ottenuto risultati nella Coppa dei Campioni, nell'Europeo, nel Mondiale o all'Olimpiade con la nazionale. E un terzo motivo: volevamo più giocatori possibili provenienti dall'epoca dei Pionieri.

Ecco la lista dei 12:

ESP - F - Johnny Rogers, 6’10”, UC-Irvine, NBA

ITA - F - Mike Sylvester, 6’5”, U. Dayton

ISR - F - Lou Silver, 6’7”, Harvard

GRE - F - George Kastrinakis, 6’8”, American International

GRE - F - Nick Calathes, 6’6”, Florida, NBA

ESP - C - Cliff Luyk, 6’8", U. Florida

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LTU - C - Frank Lubin, 6’8, UCLA

ESP - G - Wayne Brabender, 6’4", Gustavus- Adolphus College

GRE - G - Nick Galis, 6’1", Seton Hall

ISR - G - Tal Brody, 6’2", Illinois

RUS - G - J. H. Holden, Bucknell

ISR - G - Barry Liebowitz, 6’2”, LIU, ABA

ITA - C - Mike D’Antoni, Marshall, NBA

ISR - C - , Princeton

Abbiamo Mike D'Antoni in lista come allenatore sebbene fu anche uno dei più grandi playmaker del basket europeo. Ma è ancor più famoso come l'allenatore di maggior successo che sia cresciuto in Europa avendo vinto due volte il titolo di Coach dell'Anno in NBA. Nella lista degli allenatori è in buona compagnia con David Blatt, vincitore dell'Eurolega nel 2014 con il Maccabi Tel Aviv. E abbiamo anche Cliff Luyk, vincitore della Coppa delle Coppe con il Real Madrid nel 1992 e Wayne Brabender, secondo col Real Madrid in Spagna nello stesso anno e Frank Lubin, campione d'Europa con la Lituania nel 1939. Siamo in buone mani.

Il # 2 sarà disponibile domani martedì 24 Settembre 2019 alle 10:30 https://www.superbasket.it/ https://www.facebook.com/SuperbasketOfficialPage/

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