Osservazioni Cdp Pozzuolo

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Osservazioni Cdp Pozzuolo Alla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Servizio disciplina gestione rifiuti e siti inquinati – Servizio valutazioni ambientali via Carducci, 6 TRIESTE PEC: [email protected] E p.c. All’ARPA FVG Via Cairoli, 14 PALMANOVA PEC: [email protected] Pozzuolo del Friuli, 14 agosto 2020. OGGETTO: OSSERVAZIONI alla procedura di VIA PAUR/7 BIONET S.r.l. – “impianto di trattamento FORSU e FOP – via Gonars, Udine” (Avviso del 16-6-2020) Il Comitato per la Difesa del Territorio (CDT) di Pozzuolo con sede a Zugliano, via Conceria 2/a, presenta le seguenti osservazioni a firma del presidente prof. Carlo Alberto Beltrami. OSSERVAZIONI MANCA LA MOTIVAZIONE PER LA LOCALIZZAZIONE DELL’IMPIANTO Nello studio di impatto ambientale [SIA], la localizzazione del progetto è data per scontata, di conseguenza esso studia solo le ragioni per cui “il progetto non trova impedimenti nella sua realizzazione nel sito indicato”. Non vengono confrontate e valutate altre possibili localizzazioni (anche al di fuori del territorio comunale di Udine), non viene considerata la storia di quel luogo e nemmeno l’effetto “sommatoria” per il territorio immediatamente sottovento; ai progettisti non pare degno di considerazione il fatto che un’attività potenzialmente “odorigena” (nel senso di “generatrice di puzza insopportabile e ricorrente”) per rispetto verso un territorio vicino, più volte sottoposto a diverse forme di offesa, non debba essere collocata nel punto più sopravento possibile per chi la realizza (in questo caso, il comune di Udine). Il territorio del Comune di Pozzuolo è sottoposto da decenni a varie “aggressioni” da parte dei comuni vicini più “forti”, aggressioni che vengono di volta in volta motivate e spiegate — così anche in questo caso — con la necessità di fornire spazio allo sviluppo e al progresso della cosiddetta “area vasta”. La città di Udine ha riversato sul ns. territorio o 1 sui propri confini sudoccidentali (che a causa della direzione dei venti dominanti è la stessa cosa), a partire dai primi anni ’60, • proprio nell’area di via Gonars: un inceneritore di rifiuti urbani indifferenziati e il depuratore fognario, il quale pur trovandosi a confine con il bacino imbrifero del Torre, scarica nel Cormor, a Zugliano; • l’autostrada Palmanova-Udine, con termine a San Sebastiano (Basaldella) anziché, come logico, a Cussignacco (Udine), soluzione che ha comportato l’attraversamento degli abitati di Cargnacco, Terenzano e Zugliano, tutti nel comune di Pozzuolo — il casello e l’area di servizio di Udine Sud ora sono a Pozzuolo, ma a causa (o per volontà) di decisioni assurde l’autostrada non è accessibile dal ns. territorio, altrimenti avrebbe potuto favorire la nostra economia e il recupero dell’area ex Cogolo, ma questo avrebbe messo in dubbio lo sviluppo di altre attività e centri commerciali più a Est, lungo la SR56, in comune di Pradamano; • lo spostamento delle due acciaierie udinesi — prima SAFAU, poi Bertoli — nella ZIU (territorio di Pozzuolo, a NordEst cioè sopravento per Cargnacco, Terenzano e Lumignacco), a Udine il fumo rosso era mal sopportato, a Pozzuolo e in particolare a Cargnacco e a Terenzano ci sono voluti decenni di proteste contro i fumi, le polveri e i rumori; • l’impianto di compostaggio della frazione umida separata a valle, contro le cui emissioni “altamente tecnologiche” il CDT è stato impegnato per lunghi anni (dal 1995 al 2009). Si devono poi aggiungere altre infrastrutture e servizi, che Pozzuolo ha dovuto accogliere, in nome dell”area vasta”, come varie discariche imposte dalla Regione o dalla Provincia, elettrodotti e un’opera molto, troppo impattante che sarà il 2° lotto della Tangenziale Sud che porterà a Terenzano e a Zugliano, in aggiunta a quello già esistente, soprattutto il traffico pesante della SS13. In cambio il nostro sarà l’ultimo comune dell’hinterland ad essere dotato di depuratore fognario, è stato l’ultimo a fruire di qualche corsa dell’autobus udinese (solo a Zugliano), non ha un accesso completo alla Tangenziale Ovest — per un inqualificabile ricatto nei confronti delle Amministrazioni pozzuolesi, l’interramento dell’incrocio di San Sebastiano, nel 2011, è stato realizzato con solo due delle quattro bretelle necessarie per una completa accessibilità alla SR353 — non è un caso che anche sotto l’aspetto immobiliare il ns. territorio soffra di un certo deprezzamento sia nei confronti del resto dell’hinterland sia rispetto ad altri territori più esterni come quello di Mortegliano. Lo SIA non lo dice mai, ma si capisce molto bene dallo Studio di diffusione odorigena (Sdo), che il motivo per cui l’impianto è ubicato in via Gonars è dovuto alla direzione dei venti dominanti: «Se qualcosa può puzzare non posso metterla sotto le mie finestre, ma piuttosto sotto quelle del mio vicino!» 2 A proposito dello Sdo va aggiunto, in base all’esperienza maturata come Comitato riguardo al precedente impianto di compostaggio, che all’epoca la durata e l’intensità dei venti, che diffondevano gli odori verso l’intero centro di Zugliano e spesso anche verso Terenzano, non risultavano strumentalmente rilevabili perché troppo deboli, Le cosiddette “bave di vento”, soprattutto serali, hanno velocità talmente basse (1÷2km/h cioè 0,28÷0,56m/s) da essere rilevabili solo con strumentazioni apposite, ciononostante esse risultavano le maggiori fra le cause degli odori fino a 2÷3km a SudOvest dell’impianto. Al contrario, i venti di maggiore intensità disperdevano l’odore. Se si volesse credere a queste ultime considerazioni sarebbe il caso di rivedere l’intero Sdo, naturalmente solo dopo aver appositamente rilevato in loco e per un periodo sufficientemente lungo, anche l’andamento e la durata delle bave di vento. Dettaglio estratto da pag.32, il commento in rosso è del Comitato MANCA UNO STUDIO DELLE POSSIBILI ALTERNATIVE CON LA VALUTAZIONE COSTI-BENEFICI 3 Per le finalità della procedura di VIA, all’art. 22 del D.Lgs,152/2006, §3, si legge: “Lo studio di impatto ambientale contiene almeno le seguenti informazioni: [...] d) una descrizione delle alternative ragionevoli prese in esame dal proponente, adeguate al progetto ed alle sue caratteristiche specifiche, compresa l’alternativa zero, con indicazione delle ragioni principali alla base dell’opzione scelta, prendendo in considerazione gli impatti ambientali”. Lo SIA esamina la situazione pregressa (l’impianto di compostaggio dismesso) definendola “scenario 0” ma si dilunga nella descrizione dell’impianto all’epoca in cui era ancora in funzione (sarebbe questo piuttosto uno “scenario –1”) cioè prima del 2012. Risulta infatti dagli elaborati che il precedente impianto di compostaggio ha ridotto drasticamente la sua funzionalità nel 2012 fino a cessarla del tutto nel 2016. Peraltro lo SIA non solo non esamina e non descrive le ragioni della scelta di non riprendere l’attività ante 2012 (scenario –1), ma non si occupa affatto di studiare e descrivere le ragioni della scelta di non realizzare alcuna variazione rispetto alla situazione attuale, che sarebbe la cosiddetta opzione 0 (o scenario 0) prevista dalla Legge. Lo SIA non contiene altri elementi, pur sommari, che descrivano o alludano ad altre possibili alternative come per esempio la realizzazione di una parte soltanto del progetto, la dislocazione in più sedi, o, come osservato al punto precedente, in tutt’altra sede, anche al di fuori (perche no?) del territorio comunale di Udine. Manca inoltre ogni considerazione relativa alle indicazioni dell’art.182-bis del D.Lgs citato: “Principi di autosufficienza e prossimità – 1. Lo smaltimento dei rifiuti [...] sono attuati con il ricorso ad una rete integrata ed adeguata di impianti, tenendo conto delle migliori tecniche disponibili e del rapporto tra i costi e i benefici complessivi”. Non è stato dunque affrontato e attivato l’auspicabile coinvolgimento e la condivisione delle scelte progettuali tra le società operanti in Friuli nel settore rifiuti; perciò non viene fornito alcun elemento per stabilire se questo progetto, pur dimensionato per un bacino più ampio di quello del solo comune di Udine, sia inseribile vantaggiosamente in una rete integrata per il trattamento delle due Frazioni Organiche: dei Rifiuti Solidi Urbani e Putrescibile. Pare ovvia l’importanza, che a conclusione della procedura di VIA, si capisca se esiste veramente la necessità e se sia conveniente dai punti di vista ambientale, sociale, ed economico realizzare un simile progetto; la VIA deve poter verificare l’eventuale non convenienza di conferire ad altri impianti già esistenti atti a trattare le stesse frazioni e le stesse quantità di rifiuti; perciò l’omissione qui osservata, oltre a violare una precisa disposizione di Legge, impedisce di giudicare globalmente la necessità ambientale, sociale ed economica del progetto proposto. MANCA UNA VALUTAZIONE DEI CASI D’INCIDENTE Nell’esaminare i vari elaborati di progetto non abbiamo potuto trovare la descrizione e le soluzioni adottate nei possibili casi di incidente. Ad esempio nel caso più banale di black- 4 out elettrico; esiste un impianto di generazione sufficientemente dimensionato e predisposto ad entrare immediatamente in funzione? Appreso da mezzi di stampa: Appreso da notizie di stampa che il progettista dell’opera, ing. Rossano degl’Innocenti, sarebbe indagato in qualità di referente/socio di imprese interessate alla progettazione, costruzione e gestione di impianti di trattamento di rifiuti, ci si chiede se lo stesso abbia, secondo quanto prevede l’art. 12 del Codice deontologico professionale, informato il committente di ogni potenziale
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