Presentazione a cura di Giovanni Carbonara

Il complesso monumentale di piazza Sallustio, con la grande aula e i suoi annessi, accuratamente descritti nel volume che qui si presenta, costituisce oggi la più consistente testimonianza degli antichi Horti Sallustiani, già pro- prietà di Giulio Cesare, poi dello storico Caio Sallustio Crispo. Con la de- cadenza dell’impero gli Horti si trasformarono progressivamente in vigne e campi coltivati; a tale lungo abbandono seguì, nella prima età barocca, un rinnovato interesse per l’area, che tornò a svolgere il suo tradizionale ruo- lo di villa urbana. Queste vicende avevano, comunque, mantenuto leggibili l’orografia del si- to e alcune emergenze architettoniche. La definitiva rovina deve attribuir- si alla spregiudicata attività di speculazione edilizia intrapresa nella secon- da metà dell’Ottocento, la quale sconvolse la zona fino a renderla irricono- scibile. Da qui la situazione attuale del padiglione monumentale di piazza Sallustio, che oggi appare non certo proiettato sul paesaggio ma interrato di parecchi metri e circondato da robusti muri di contenimento; questa to- tale inversione degli effetti architettonici costituisce il prezzo pagato alla vo- lontà di evitare, almeno, la demolizione e l’interramento degli antichi resti, che l’urbanistica della zona sembrerebbe quasi suggerire. Si deve dunque ad una certa resipiscenza conservativa dell’epoca l’aver sal- vato, pur se in condizioni profondamente alterate, i resti materiali del gran- de padiglione degli Horti che, nella sua sostanza odierna, risale in preva- lenza al periodo dell’imperatore Adriano. Architettura di grande importan- za, che richiama i palazzi imperiali sul Palatino, alcuni ambienti della Do- mus Aurea neroniana e la stessa Villa Adriana presso Tivoli. Credo si possa affermare che, dopo questo momento infelice, il complesso, con i recenti accurati restauri, con le ulteriori ricerche archeologiche e, so- prattutto, con l’intenzione dell’attuale proprietà di favorirne la visibilità e godibilità pubblica ma, ancor più, di reinserirlo nella vita culturale della Indice

INTRODUZIONE 3

Il quartiere 9 città, aprendolo e riservando alla grande aula una funzione di auditorio, abbia avuto negli ultimi decenni del Novecento una sorte migliore. Gli Horti Sallustiani:luoghi e vicende storiche 14 Il restauro ha contribuito a conservare e rimettere in luce il monumento, a renderlo meglio comprensibile e accessibile, oggi esclusivamente attraver- I giardini di Roma antica 15 so una lunga rampa in discesa, anche se in antico vi si arrivava salendo. Si tratta d’un lavoro non ancora pienamente compiuto e che potrebbe avere Caio Sallustio Crispo 17 qualche ulteriore sviluppo. Ciò sta a significare che, dopo i disastri otto- centeschi, il nostro dovere non è, né mai potrebbe essere, quello di ripor- Il Tempio di Venere Ericina 22 tare le cose alla loro situazione d’origine, ormai perduta per sempre, ma di definire e raggiungere il migliore stato possibile odierno, quello che la realtà La zona degli Horti Sallustiani durante il Medioevo e il Rinascimento 24 attuale, sapientemente interpretata e capita, potrebbe assicurare tramite un atto di progettazione consapevole e colta che continui, quando se ne pre- La Villa e la rinascita degli Horti Sallustiani 26 senterà l’occasione, il virtuoso lavoro già intrapreso. A tutto questo il Co- mune di Roma, che ha più d’una colpa da farsi perdonare - non intendo La nei ricordi degli scrittori 31 certo l’amministrazione attuale ma l’istituzione che storicamente ha gover- nato la trasformazione di Roma Capitale, fra Otto e Novecento – dovreb- IL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI PIAZZA SALLUSTIO: be interessarsi –, avviando una riflessione urbanistica sull’intera piazza Sal- LA GUIDA lustio. È lo stesso problema che, in certo modo, riguarda la ricomposizio- ne unitaria del complesso delle Terme di Diocleziano, attuabile con la par- IL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI PIAZZA SALLUSTIO 34 ziale eliminazione di via Cernaia, più volte richiesta dalla Soprintendenza I capolavori degli Horti Sallustiani per i Beni Archeologici di Roma. In altri termini è anche il tema del ridi- e le collezioni Ludovisi 48 segno urbano del sito d’un altro monumento impropriamente, pur se per differenti ragioni storiche, “affondato” nel terreno, il Mausoleo di Augusto, I RESTAURI E L’UTILIZZO ATTUALE DELL’AULA ADRIANEA 50 che il ha meritoriamente riproposto promuovendo un apposito concorso internazionale. Vicende conservative degli Horti Sallustiani 50

Interventi edilizi in piazza Sallustio: la Sala Danilo Longhi e il Villino Maccari 58 Guida agli Horti Sallustiani  Introduzione

Questa pubblicazione sugli Horti Sallustiani è nata con la finalità di illustrare, per grandi linee, uno dei più vasti parchi monumentali di Roma antica, con le trasformazioni intervenute nei secoli in tutta la sua area.

Nella prima parte sono trattate le vicende riguardanti l'area del quartiere Sallustiano, dalla situazione topografica antica - con i primi Horti appartenuti a Giulio Cesare e ampliati successivamente da Sallustio e Adriano - all'abbandono della zona durante tutto il medioevo, fino alla formazione delle ville del periodo rinascimentale e barocco e agli edifici del quartiere moderno nato dopo la costituzione di Roma capitale.

In quest'ambito si è voluto evidenziare il ruolo assunto dalla grandiosa Villa Ludovisi, che con le sue numerose attrattive ha contribuito, fin dal XVII secolo, a restituire a questa parte della città la funzione che gli Horti Sallustiani avevano assunto nell'antica Roma.

Nella seconda parte il visitatore viene accompagnato alla scoperta sistematica del complesso archeologico di piazza Sallustio e degli edifici sovrastanti, che costituiscono un significativo esempio dell'architettura tipica dell'intero quartiere. Per far meglio comprendere l'aspetto originario del monumento si è provveduto inoltre ad una ricostruzione architettonica del complesso sulla base della documentazione disponibile e delle indagini più recenti.

Si spera in tal modo di aver contribuito a restituire alla “visibilità” ed alla conoscenza un complesso archeologico, validamente restaurato di recente da Tecno Holding, che costituisce un importante esempio di recupero e riuso dell'antico, ben integrato con gli edifici moderni che ospitano gli uffici di Unioncamere. 9

Il quartiere Sallustiano

Nato attorno all’antico complesso di piazza Sallustio su alcune proprietà che occupavano le pendici settentrionali del Quirinale, l’odierno quartiere Sallustiano è frutto della pesante speculazione edilizia che, poco dopo la presa di Roma nel 1870, investì la parte nord-orientale della città (la cosiddetta “città alta”), causando la scomparsa di alcune tra le più grandi ville storiche della zona. Il trasferimento del governo e dei principali istituti bancari, nonché l’arrivo di un gran numero di persone legate alle molteplici attività della nuova capitale fecero aumentare a dismisura in questo periodo la richiesta di alloggi e di terreni edificabili, risvegliando l’interesse di appaltatori e speculatori provenienti da tutta Italia. Il radicale cambiamento della vita cittadina e il rapido incremento demografico saranno alla base di un’espansione urbana senza precedenti, che porterà alla formazione di nuovi quartieri e alla distruzione di quell’ampia zona verde che fin dall’antichità circondava il vecchio centro storico. Nella parte nord- orientale della città, in un’area relativamente lontana dai quartieri centrali, la costruzione del Ministero della Finanze – iniziata nel 1872 – aveva contribuito ad imprimere la prima spinta verso l’espansione edilizia in questo settore, causando il vertiginoso aumento di valore delle aree edificabili dell’intera zona.

Occupata da orti e vigneti fino a tutto il periodo rinascimentale, nella pri- ma metà del XVII secolo l’area del futuro quartiere Sallustiano era in gran parte compresa nelle proprietà della famiglia Barberini. Il palazzo della vil- la, che conosciamo attraverso alcune stampe dell’epoca, sorgeva su colos- sali resti di edifici romani e su un tratto delle mura “serviane” (mura re- pubblicane del IV secolo a.C.) che delimitavano il lato meridionale del co- siddetto “Circo di Flora”, cioè la lunga valle posta tra il Quirinale e il Pin- cio, all’interno della quale si svilupperà in seguito il quartiere moderno.

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Eseguita su progetto di L. Carimini (1830-1899), la palazzina Spithoe- ver richiamava per alcuni aspetti le ville del periodo rinascimentale. Situa- to sull’alto delle massicce sostruzioni antiche che correvano lungo le pendi- ci della collina, l’edificio si affacciava sulla valle sottostante con una fronte a doppio loggiato, inquadrata da due torri laterali che si elevavano per tre piani. Durante i lavori per la realizzazione del quartiere moderno, anche quest’ultimo complesso – superstite reliquia delle grandi ville della zona – verrà demolito per far posto all’attuale chiesa, costruita nel 1910 su proget- to di T. Passarelli.

Nel 1657, la Villa Barberini viene ceduta al conte Giulio Mandosi, dal quale passerà poi in eredità alla famiglia Castelli. Nel 1870 l’intera pro- prietà, comprendente tutta la zona situata tra le moderne via XX Set- tembre e via Boncompagni, viene infine acquistata da Giuseppe Spithoe- ver, antiquario ed editore di origine svizzera che nel 1845 aveva aperto a Roma la prima libreria di lingua tedesca. In sostituzione del vecchio palazzo dei Barberini, il nuovo casino della villa viene costruito nell’a- rea dove sorge attualmente la chiesa di San Camillo, tra le vie Piemon- te e Sallustiana.

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Approfittando del crescente tendendo con tale espressione i futuri villini e i palazzoni a carattere in- fervore edilizio e dello scarso tensivo – dovevano essere «condannate a minori comodità per salvaguar- valore vincolante dei piani re- dare le memorie dei trapassati». In seguito agli ingenti spostamenti di ter- golatori dell’epoca, nel 1881 ra eseguiti per livellare il terreno, anche il monumentale complesso di piaz- Giuseppe Spithoever dà inizio za Sallustio – che nelle vecchie stampe risaltava con tutta evidenza sull’a- ad una serie di lavori finalizza- rea circostante – resterà semisepolto e pressoché invisibile dalle nuove ti a livellare i propri terreni e a strade che attraverseranno la zona. Unico accorgimento adottato nei con- tracciare strade in vista di una fronti del monumentale edificio sarà la costruzione di robusti muri di con- imminente lottizzazione. Con tenimento del terreno di riporto, necessari per mantenere parzialmente la completa colmatura della agibili le parti ancora conservate. Nel 1883, al termine di tutti i lavori pre- Valle Sallustiana e la demoli- paratori, la proprietà Spithoever viene infine ceduta. Come per effetto di zione e l’interramento delle una reazione a catena, questo primo atto di vendita aprirà la strada alla strutture antiche ancora pre- lottizzazione di tutte le proprietà vicine, compresa la splendida Villa Lu- senti in gran numero, l’orogra- dovisi, venduta appena due anni dopo e completamente distrutta nono- fia della zona (che si era man- stante le proteste di uomini politici e di numerosi personaggi appartenen- tenuta pressoché immutata at- ti al mondo della cultura. traverso i secoli), viene com- Il nuovo quartiere che rapidamente si verrà formando attorno alla piaz- pletamente sconvolta e resa del za Sallustio, concepita come un grande poligono irregolare, risentirà for- tutto irriconoscibile. Tra i dan- temente delle mode dell’epoca e sarà caratterizzato in gran parte dalla ni più gravi causati dai lavori è presenza di villini di lusso a due o tre piani, circondati da un piccolo giar- da considerare la totale cancel- dino, edificati soprattutto lungo l’asse dell’attuale via Boncompagni. Fon- lazione del tracciato delle mu- te di ispirazione di questa nuova tipologia di edifici, destinati all’alta bor- ra repubblicane del IV secolo ghesia e alle classi sociali emergenti, saranno gli stili storici tradizionali, a.C. nel tratto che delimitava le i cui elementi (talvolta combinati assieme con risultati del tutto inediti) pendici del Quirinale correndo verranno utilizzati per dar vita ad un nuovo originalissimo modo di co- all’interno della villa. Una trattativa avviata dal Ministero competen- struire (denominato eclettismo). Nella parte meridionale del quartiere, te con il proprietario, allo scopo di lasciare fuori dalla lottizzazione i sulla via XX Settembre, dove erano iniziate le prime costruzioni in pros- resti archeologici più importanti, non giungerà a completo buon fine a simità del Ministero delle Finanze, prevarranno invece i grandi palazzi causa del forte indennizzo richiesto da Spithoever, che dichiarava, tra d’affitto, destinati soprattutto ad uffici e ad abitazioni per il nuovo ceto l’altro, di non concepire come «le abitazioni destinate ai viventi» – in- impiegatizio.

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Gli Horti Sallustiani: luoghi e vicende storiche

Nati dalla moda diffusa tra la nobiltà dell’antica Roma di possedere luo- ghi di svago e di rappresentanza, i giardini monumentali della città antica formavano – almeno a partire dal I secolo a.C. – una fascia ininterrotta di verde attorno a tutto l’abitato, paragonabile per estensione a quella dello stesso agglomerato urbano del tempo. Tra i luoghi più ricercati per le ville di maggior prestigio, vi erano senza dubbio le zone collinari, dove la confor- mazione del terreno e la presenza di sorgenti e corsi d’acqua permettevano la realizzazione di parchi e complessi architettonici rispondenti alle nuove mode che si andavano affermando.

Tra i primi giardini monumentali della città possiamo ricordare quelli del , i numerosi horti che Cicerone menziona nelle sue lettere ad Attico, quando cerca di acquista- re un terreno per costruire un sepol- cro all’amata figlia Tullia, morta a Tu- sculum nel 45 a.C. Altri giardini fa- mosi della sponda destra del fiume erano inoltre gli Horti di Cesare, si- tuati lungo la via Portuense, che il dit- tatore lascerà in eredità al popolo ro- mano. Sul versante occidentale del Pincio – il colle dei giardini per ec- cellenza (Collis Hortulorum) – si trovavano alcune splendide ville apparte- nenti ad altre nobili famiglie romane. La più ammirata era senza dubbio quella costruita da Lucullo verso il 66 a.C., il cui fasto, divenuto in seguito proverbiale, contribuirà ad incrementare la moda delle dimore di piacere I

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che sorgeranno poi in vari punti della città. Sul vicino Quirinale, presso la delle antiche mura “serviane”, era un’altra villa appartenen- te a Cesare, certamente un complesso di limitate dimensioni se confronta- to con i vasti possedimenti transtiberini del dittatore. Tra le tante ipotesi che sono state formulate sulla scelta del sito, i motivi che avrebbero spinto Cesare a costruirsi una seconda villa sull’alto del colle sarebbero da ricer- care nella presenza di un tempio dedicato alla Publica (i cui resti so- no stati rinvenuti in via Flavia), divinità alla quale egli doveva attribuire i suoi numerosi successi. Degli Horti di Cesare presso la porta Collina le fon- ti storiche ricordano soltanto una torre – da intendere probabilmente co- me parte del palazzo residenziale – menzionata in occasione di un “prodi- gio”, consistente nella caduta di un fulmine all’interno del parco.

Alla morte di Cesare, nel 44 a.C., i giardini del Quirinale furono ac- quistati dallo storico Caio Sallustio Crispo, che dovette utilizzare le gran- di ricchezze accumulate in modo sospetto quando era governatore del- la Numidia. Accusato di concussione e coinvolto in un clamoroso pro- cesso, era stato salvato dallo stesso Cesare, che era riuscito a non farlo condannare dietro il pagamento di una fortissima penale. Alla fine del- la sua tumultuosa carriera politica, Sallustio si ritirerà in volontario e dorato esilio nei suoi giardini, dove trascorrerà gli ultimi nove anni del- la sua vita componendovi le opere storiche e letterarie che contribui- ranno a ricordare per sempre il suo nome. Anche in mancanza di notizie certe al riguardo, non vi è dubbio che i mezzi finanziari di cui disponeva permisero a Sallustio di ampliare ed ab- bellire continuamente i suoi Horti, tanto che il suo nome resterà ad indicarli anche in seguito, quando l’intera proprietà era ormai entrata a far parte del demanio imperiale. Gli ampliamenti ai vecchi giardini di Cesare dovettero interessare soprattutto le aree a nord e ad est della villa, dove fu inglobato I il Tempio di Venere Ericina costruito nel 187 a.C. come emanazione del fa-

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moso santuario siciliano di Erice. Era questa certamente una delle divinità Nonostante l’assoluto silenzio delle fonti, durante il regno di Adriano protettrici degli Horti, come dimostra l’altro Tempio di Venere situato nel- (117-138 d.C.) il grande parco fu certamente sottoposto ad una generale e la Valle Sallustiana, e la predilezione manifestata dallo stesso Cesare che al- profonda ristrutturazione, come dimostra la tipologia dei resti degli edifici la dea faceva risalire le origini leggendarie della sua famiglia. ancora esistenti. Prescindendo dal carattere stesso dell’imperatore, parti- colarmente sensibile ai progetti audaci ed innovativi, è infatti in questo pe- Alla morte di Sallustio la villa del Quirinale passò in eredità al nipote riodo (come vediamo del resto nella Villa Adriana a Tivoli) che giungono a Sallustio Crispo, personaggio ricordato dalle fonti come confidente di Au- maturazione molte delle esperienze architettoniche precedenti, e si afferma gusto e di Tiberio. Nel 21 d.C., dopo la morte di Crispo, i giardini entra- il concetto del parco monumentale come insieme di edifici distribuiti su una rono a far parte del demanio imperiale, come era costume nei casi in cui vasta area e adattati alla natura del terreno. non vi erano eredi diretti. La favorevole posizione della villa e le grandi at- trattive che la rendevano paragonabile ad una vera e propria reggia la fe- Dopo gli importanti interventi eseguiti durante il regno di Adriano, dob- cero spesso preferire dagli imperatori come residenza occasionale in alter- biamo giungere fino al termine del III secolo, quando con Aureliano (270- nativa alla sede ufficiale del Palatino. Tale preferenza era anche dovuta al- 275 d.C.) gli Horti Sallustiani verranno inseriti nel gigantesco progetto del- la sicurezza offerta dai vicini Castra Pretoria, la caserma dove risiedevano la nuova cinta muraria, resa ormai indispensabile dal mutato panorama po- le milizie cittadine che formavano la guardia permanente dell’imperatore. litico. Contrariamente a quanto accadrà per altre vil- Lo storico Tacito narra che Nerone (54-68 d.C.) si serviva spesso della vil- le urbane (ad esempio, il Sessorio presso Santa la per sfuggire all’attenzione della corte in occasione delle sue scorribande Croce in Gerusalemme), i giardini del Quirina- notturne nei quartieri malfamati della città, o quando era di ritorno dalle le saranno però sostanzialmente risparmiati dal- sue visite ai postriboli. Con l’avvento dei Flavi i grandi giardini del Quiri- le nuove mura, che verranno fatte passare lun- nale sembrano dover seguire in parte la stessa sorte degli Horti di Cesare go il confine settentrionale che separava gli Hor- del Trastevere. Fedele alla sua politica di restituzione delle proprietà im- ti da una vasta necropoli situata lungo la via Sa- periali all’uso pubblico, l’imperatore Vespasiano (69-79 d.C.) si preoccupa laria. L’interesse di Aureliano per i giardini di Sal- infatti di aprire ai cittadini il grande parco della villa, dopo avere restaura- lustio è dimostrato anche dalla costruzione di un gran- to gli edifici danneggiati nel corso degli scontri tra le sue truppe e quelle de portico monumentale (Porticus Miliariensis), una del deposto imperatore Vitellio, avvenuti proprio in prossimità degli Hor- sorta di ampio maneggio lungo mille passi e ti Sallustiani. Di animo piuttosto mite, come lo descrivono gli storici, egli decorato come un giardino, dove l’impera- usava concedere udienza ricevendo i propri sudditi perfino nei suoi ap- tore era solito esercitarsi a cavallo. A que- partamenti privati. L’esempio di Vespasiano verrà seguito da Nerva (95- sto edificio sono stati attribuiti in passa- 98 d.C.), altro imperatore che al palazzo imperiale del Palatino preferì la villa di Sallustio, dove passerà gli ultimi anni della sua vita.

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to dei massicci resti murari rinvenuti lungo via XX Settembre, apparte- no al superamento della tradizionale separazione tra le parti costruite e l’a- nenti più probabilmente ad una grande conserva d’acqua. rea destinata a giardino. Concepiti per essere frequentati nelle diverse sta- Il rapido declino degli Horti Sallustiani, come degli altri complessi mo- gioni e nelle varie ore del giorno, gli edifici erano sapientemente distribuiti numentali della città, inizierà con il Sacco gotico del 410, quando i bar- nel grande parco secondo determinati orientamenti, in modo da sfruttare al bari, entrati dalla vicina , arrecheranno ai giardini danni che tempo stesso la luce del sole e le notevoli possibilità panoramiche offerte dal- non potranno più essere riparati. È probabile che in questo periodo il com- la zona. All’arditezza delle architetture e allo splendore delle decorazioni dei plesso sia stato unito ai limitrofi Horti Luculliani, dando vita ad un’unica lussuosi complessi facevano riscontro la varietà e la ricchezza delle nume- vastissima proprietà imperiale denominata in Pincis. Ancora nel VI seco- rose essenze arboree, selezionate e modellate secondo gli elaborati criteri lo, lo storico Procopio – che forse visse per qualche tempo nella villa di dell’arte topiaria. A completare il quadro generale, vi erano infine le nume- Sallustio – ricordava le distruzioni degli edifici e i segni del rovinoso sac- rose opere d’arte, una vera e propria folla di statue che col tempo era venu- cheggio ancora del tutto evidenti ai suoi tempi. ta a popolare ogni angolo della grande villa.

Nonostante le menzioni delle fonti storiche e i rin- Oltre al monumentale complesso ancora esistente al disotto di piazza Sal- venimenti avvenuti nel tempo, molto si è discusso sul- lustio, numerosi erano gli edifici di ogni tipo sparsi in ogni angolo del par- la reale estensione e sui confini degli Horti Sallustia- co, conosciuti attraverso le fonti letterarie o in seguito ai rinvenimenti ca- ni, che possono essere considerati come il più grande suali avvenuti in ogni periodo. In uno dei punti più elevati della vasta area, parco monumentale della città antica. Nel periodo del in una zona corrispondente alla sette- suo massimo sviluppo, attorno al III secolo d.C., la vil- centesca Villa Verospi, tra le moderne la doveva coprire una vasta area che dal Quirinale via Lucania e via Sicilia, sorgeva il Tem- giungeva fino al Pincio, includendo la lunga valle che pio di Venere Ericina, uno dei due com- separava i due colli. Verso nord i giardini confinava- plessi dedicati a questa divinità all’in- no con il tratto delle mura aureliane compreso tra le terno degli Horti. Si trattava di un edi- porte Pinciana e Salaria; ad est il limite era costituito ficio di forma circolare, rinvenuto nel da un tratto della via Salaria, corrispondente all’at- XVI secolo, le cui colonne in marmo tuale via Piave; verso sud-est il confine era lungo il Vi- “giallo antico” furono utilizzate per la cus Portae Collinae, ribattuto dalla moderna via XX Set- costruzione di una cappella nella chie- tembre; mentre ad ovest il limite degli Horti era forse rappresentato da una sa di San Pietro in Montorio. linea che correva tra e via San Nicolò da Tolentino. A poca distanza dal Tempio di Vene- I numerosi edifici della villa – isolati o raggruppati in complessi mi- re Ericina, sul versante settentrionale del- nori – erano inseriti nell’ambiente naturale secondo criteri che mirava- la Valle Sallustiana, in corrispondenza

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dell’attuale via Boncompagni, era una grande costruzione di- visa in tre parti e con abside centrale, concepita come una monumentale quinta architettonica. Dietro questo sceno- grafico complesso era un’ampia area cinta da un porticato, nella quale si è voluto riconoscere il Forum Salustii, luogo ri- cordato nei racconti leggendari riguardanti le vicende di al- cuni martiri cristiani. In questa parte della villa, dov’erano situati gli edifici più rappresentativi, dovevano essere con- centrate anche le opere d’arte di maggior pregio, come pro- vano i rinvenimenti del famoso Trono Ludovisi e di altre pre- gevoli sculture avvenuti nella zona. Sull’altro lato della val- le, in prossimità dell’antica porta Collina delle mura repub- blicane, era un grande tempio dedicato alla Fortuna Pubbli- ca, i cui resti furono rinvenuti nel 1887 tra via Flavia e via Servio Tullio. Come per il precedente Tempio di Venere, an- che questo santuario dovette essere compreso nella villa in un momento successivo alla sua prima formazione, quando questa fu ampliata da Sallustio o da uno dei suoi successori.

La vastità dei grandi giardini ricchi di piante di ogni tipo e la presenza di numerosi ninfei e fontane dovevano rendere necessaria la disponibilità di una grande quantità d’acqua, elemento indispensabile nei parchi monu- mentali della città. Al complesso sistema idrico degli Horti, oltre la conser- va d’acqua rinvenuta presso via XX Settembre, doveva certamente appar- tenere la monumentale cisterna ancora esistente sotto il Collegio Germani- co-Ungarico in via San Nicolò da Tolentino. L’imponente struttura, com- posta da otto navate distribuite su due piani, doveva servire ad alimentare la parte meridionale della villa ed altri edifici del quartiere. A poca distan- I za da questo grande serbatoio, verso il limite occidentale degli Horti, all’in- terno dell’odierna caserma dei Corazzieri in via XX Settembre, è un lus-

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suoso ninfeo decorato con splendidi mosaici policromi di soggetto mito- no alcune dimore di letterati e uomini di cultura che si erano stabiliti sul col- logico. Costruito su un tratto delle mura repubblicane che correvano lun- le come in un romitorio, attratti dalla quiete del luogo e dal fascino delle ro- go le pendici del colle, il ninfeo era articolato in più parti, disposte lun- vine antiche. È questo il caso, ad esempio, di Bartolomeo Platina, storico go il fianco della collina, secondo il noto sistema delle costruzioni “a ter- dei papi e membro dell’Accademia Romana, che aveva costruito la propria razze” che doveva caratterizzare gran parte dei complessi degli Horti casa all’interno delle Terme costantiniane, dove ora sorge il Palazzo Rospi- Sallustiani. Era questo un particolare modo di costruire, assai diffuso gliosi in via XXIV Maggio. Suo vicino era Pomponio Leto, il fine umanista nelle zone collinari della città, reso possibile grazie a robuste strutture professore alla Sapienza e studioso di epigrafi e collezionista di opere d’ar- di contenimento del terreno, i cui resti sono stati rinvenuti in vari punti te dell’età classica, promotore dei primi studi sui monumenti antichi della dell’area sulla quale si estendeva la villa. città e sui cimiteri cristiani del suburbio. All’estremità opposta, presso la porta Salaria, era la vigna di Gabriele Vacca (poi Vigna Verospi), padre del- lo scultore e antiquario Flaminio, autore di una preziosissima raccolta di me- La zona degli Horti Sallustiani morie su scavi e rinvenimenti di antichità nel XVI secolo. durante il Medioevo e il Rinascimento A lontano ricordo degli antichi Dalle invasioni gotiche del VI secolo fino a tutto il periodo medievale Horti, la regione veniva chiamata la zona degli Horti Sallustiani rimase in gran parte abbandonata e occu- “Sallustrico”, e il complesso ancora pata solo da orti e da casupole annidate tra i ruderi delle antiche costru- esistente nella piazza veniva confuso zioni. Oltre alle distruzioni seguite ai saccheggi, il taglio degli acquedot- col Tempio di Venere menzionato dal- ti provocato dagli assedi aveva fortemente penalizzato le parti più alte le fonti antiche. Ancora verso la metà della città, determinando la graduale contrazione dell’abitato a favore di del Cinquecento, come è possibile ve- una maggiore edificazione nel Trastevere e nel , dove era dere nelle piante dell’epoca, la zona possibile utilizzare l’acqua del fiume e scavare pozzi poco profondi. dove verrà costruita la grande Villa Ludovisi appariva frazionata in nu- All’inizio del Rinascimento, il Quirinale si presentava ancora coper- merosi orti e vigneti. Questo aspetto to di uliveti e boschetti di lauri, che sembravano costituire la naturale solitario e campestre era però desti- premessa della campagna che si estendeva fuori delle mura cittadine. La nato a mutare rapidamente in segui- posizione appartata e l’aria salubre della collina avevano da tempo fa- to alla costruzione dell’acquedotto Fe- vorito la costruzione di case con piccoli poderi, che in seguito avrebbe- lice che Sisto V (1585-1590) poté rea- ro lasciato il posto alle ville delle famiglie patrizie e degli alti prelati. Tra lizzare ripristinando il condotto del- le casupole abitate da contadini e vignaioli, i cronisti del tempo ricorda- l’antica acqua Alessandrina. Grazie

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a questa importante opera che riportava l’acqua nelle parti alte della città, tutta la zona compresa tra il Quirinale e il Pincio tornerà ben presto a ricoprirsi di nuove abitazioni con orti e giardini, il cui graduale accor- pamento contribuirà a formare le ville che costituiranno la nota domi- nante di questa regione.

La Villa Ludovisi e la rinascita degli Horti Sallustiani

Dopo le distruzioni del periodo medievale e l’abbandono dei secoli seguenti, gli antichi Horti sembrano rinascere sul versante meridionale del Pincio quando, a partire dal 1622, a nord della Valle Sallustiana ini- zia la costruzione della Villa Ludovisi per opera del cardinale Ludovico Ludovisi. La graduale formazione della grande villa, destinata a diven- tare la più bella della città, si svilupperà attraverso una lunga serie di ac- quisti ed ampliamenti durati per circa due secoli che, da un primo nu- cleo rappresentato dalla Vigna Neri-Del Monte, corrispondente all’at- tuale Casino dell’Aurora, porteranno alla nascita di un grande comples- cora esistente nella via omonima, ma che ora si presenta con l’aspetto assun- so che prima della sua distruzione si estendeva dalla fi- to in seguito alle ristrutturazioni eseguite nel 1858. Accanto all’ingresso prin- no alla moderna piazza Fiume. cipale della Villa Ludovisi, che si apriva presso l’odierna via , era il co- siddetto “Palazzo Grande”, una parte del quale è ancora conservata alle spal- La Villa Ludovisi era soprattutto un enorme e splendido parco, con le dell’Ambasciata degli Stati Uniti in via Veneto. A poca distanza dal Casino giardini rigogliosi e lunghi viali delimitati da alberi secolari, disegnati in centrale, sull’altro lato dell’ingresso, era il Casino della villa Capponi, che modo da esaltare le qualità panoramiche del luogo e fissare sfondi e ve- nell’800 verrà destinato ad ospitare le sculture più importanti. Presso l’attua- dute di eccezionale bellezza. Disseminati nel grande giardino erano diversi le Via Lucania era il cosiddetto “Casino dei Pranzi”, già appartenente alla ex edifici che con la loro presenza contribuivano a mantenere il ricordo del- Villa Belloni, così chiamato per i banchetti che vi si tenevano durante le otto- le singole proprietà assorbite in seguito agli acquisti eseguiti dal cardina- brate romane. All’incrocio tra via Boncompagni e via Puglie era la piccola le Ludovico e dai suoi successori. All’estremità occidentale della villa, su chiesa privata della villa, mentre in prossimità dell’attuale via Boncompagni un rilievo che ne aveva suggerito il nome, era la palazzina del “Belvede- era il “Castello Gotico”, una costruzione settecentesca concepita come un for- re” – chiamata poi dell’Aurora per gli affreschi eseguiti dal Guercino – an- tezza medievale, con merlature e finestre ad arco acuto.

26 Guida agli Horti Sallustiani I 29

Come le altre ville dell’epoca nelle quali le co- struzioni avevano un valore relativamente seconda- rio, anche la Ludovisi era soprattutto un enorme giar- dino disegnato dall’uomo, con piante ed alberi di ogni tipo ed un ampio settore rustico con vigne e frutteti rigogliosi. Un accurato catalogo redatto da un bota- nico nella primavera del 1854, quando la villa aveva ormai raggiunto il suo massimo sviluppo, indicava la presenza di circa 250 tipi diversi di piante, per un nu- mero complessivo di circa 52.000 essenze. Fra le tan- te meraviglie che i visitatori di ogni tempo amavano ricordare nelle loro descrizioni, vi erano i lunghi in- terminabili viali delimitati da giardini e da alberi se- colari. L’unico ancora riconoscibile tra le vie del quar- tiere moderno è quello che costeggiava le mura au- reliane (corrispondente all’attuale via Campania) per una lunghezza di quasi novecento metri, e nel quale confluivano tutti gli altri viali che attraversavano la grande tenuta partendo principalmente dal confine meridionale. Particolarmente rappresentato in stam- pe e vecchie fotografie era il cosiddetto “Viale dei Ci- pressi”, che dal portale d’ingresso giungeva fino alle mura all’altezza dell’attuale via Abruzzi. A ricordo di un altro viale della villa (“Viale della Giostra”) al quale faceva da sfondo, rimane ancora oggi il gran- de busto di marmo che vediamo a ridosso delle mu- ra aureliane all’altezza dello sbocco di via Marche. Una curiosa leggenda voleva vedere in questo busto il ritratto del celebre generale bizantino Belisario, il quale, dopo aver difeso Roma dall’assalto dei Goti,

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caduto in disgrazia e diventato cieco, avrebbe vissuto gli ultimi giorni della sua vita chiedendo l’elemosina presso quelle stesse mura che ave- va difeso. Oltre a questo celebre busto, numerose erano le sculture che ornavano gli edifici e i giardini della villa, rinvenute durante i lavori di scavo nella zona o acquistate in seguito dai Ludovisi. Disseminati lun- go i viali o nel mezzo di aiuole e boschetti, erano i pezzi più adatti a sta- re all’aperto (come i sarcofagi o le statue rappresentanti satiri e ninfe), mentre all’interno del Palazzo Grande e degli altri edifici erano conser- vati i gruppi scultorei di maggior pregio.

Tuttavia, le infinite attrattive della villa e la grande fama di cui gode- va tra gli artisti e gli intellettuali di ogni paese non saranno comunque sufficienti a salvarla dal disastro urbanistico provocato dalle dissennate operazioni a carattere speculativo degli ultimi decenni dell’Ottocento. Sulla spinta del fervore edilizio che investe le parti alte della città in que- sto periodo, la Villa Ludovisi viene sacrificata, assieme ad altre proprietà vicine, per la costruzione di un nuovo quartiere. Nell’aprile del 1885, al- lettato dalla prospettiva di grandi guadagni, il principe Rodolfo Bon- compagni Ludovisi sottoscrive un’intesa con la Società Generale Im- mobiliare per la lottizzazione della sua proprietà. Oltre che segnare la fine di uno dei luoghi più suggestivi di Roma, la distruzione della Villa Ludovisi comporterà la definitiva scomparsa dell’antico complesso de- gli Horti Sallustiani, inteso come unità archeologica ancora in gran par- te riconoscibile nelle diverse proprietà della zona. Al momento della sua scomparsa la villa si estendeva per circa venticinque ettari, abbraccian- do tutta l’area compresa tra le mura aureliane e la via Boncompagni, cor- rispondente al settore settentrionale degli antichi Horti. Le stesse mura aureliane, che per tanto tempo erano servite come maestoso fondale dei lunghi viali alberati, con l’apertura delle nuove strade subiranno gravi manomissioni e verranno adibite in più punti ad usi impropri.

30 IL COMPLESSO ARCHEOLOGICO DI PIAZZA SALLUSTIO I LA GUIDA IL COMPLESSO ARCHEOLOGICO 35 DI PIAZZA SALLUSTIO

Punto nevralgico dell’antico par- de giardino, modellato in questa co monumentale era la cosiddetta particolare forma, sul quale si af- “Valle Sallustiana”, una profonda facciavano il palazzo residenziale e depressione che separava il Quiri- gli edifici più importanti della villa. nale dal Pincio, completamente col- Delimitata da lunghi muri di ter- mata nel corso dei lavori eseguiti razzamento che ne disegnavano i per la realizzazione del quartiere contorni, la valle si apriva tra l’at- moderno. La forma allungata della tuale via Boncompagni e la via Sal- valle e il rinvenimento di un obeli- lustiana, iniziando dall’odierna via sco hanno fatto pensare in passato Piave ed estendendosi verso piazza all’esistenza di un circo (denomi- Barberini e il Tritone. Sul versante nato Circus Florae nella piante rina- meridionale della vallata, il terreno scimentali) la cui “spina” – o parte era contenuto da un tratto delle mu- centrale che divideva la pista – po- ra “serviane” risalenti al IV secolo teva essere decorata con un tale ele- a.C., rinforzato con un sistema di mento, analogamente a quanto era contrafforti costruiti quando l’anti- stato fatto per il Circo Massimo. ca cinta muraria aveva ormai per- Rinvenuto in un punto imprecisa- duto la sua originaria funzione di- to della zona e menzionato negli fensiva. Sul fondo della valle-circo scritti degli antiquari fin dal XV se- correva un piccolo fiume (proba- colo, l’obelisco sallustiano è ora si- bilmente l’Amnis Petronia), che ave- tuato davanti alla chiesa della Tri- va origine all’altezza dell’attuale via nità dei , dove fu eretto nel Nerva e che attraversava la villa per 1789 da papa Pio VI. Prescinden- confluire nella Palus Caprae, un la- do comunque da questo unico sep- ghetto esistente in epoca remota pur suggestivo reperto, l’assenza di nella parte centrale del Campo altri rinvenimenti archeologici non Marzio. L’importanza attribuita dai consente di avvalorare l’ipotesi del Romani all’acqua quale elemento circo, ed è più probabile che la val- le fosse invece occupata da un gran- 37

indispensabile per le dimore di pia- continue spoliazioni che lo hanno cere e la conformazione stessa del 11 privato di tutte le decorazioni mar- 10 12 terreno adatto a realizzare sceno- moree, l’edificio colpisce ora soprat- 5 6 grafiche architetture, contribuirono tutto per la sua mole e per le elabo- a concentrare in questa parte degli rate architetture, ispirate a principi 4 Horti gli edifici più importanti, di- che prediligevano l’andamento ri- 8 7 stribuiti lungo le pendici delle colli- 3 curvo di membrature e prospetti, di 2 ne secondo un ritmo ascensionale che 9 cui troviamo significativi esempi nel- ricordava i grandi santuari laziali del- le coeve costruzioni della Villa Adria- l’età repubblicana (ad esempio quel- 1 na a Tivoli. La parte ancora conser- l’altissimo portale mostra ora pe- lo di Palestrina). vata si presenta come una costru- santi restauri nella struttura e nel- Sul lato meridionale della valle, zione divisa sostanzialmente in tre la cortina laterizia eseguiti in vari in posizione dominante ed altamen- settori, edificata contro il taglio ar- periodi. Frutto di un recente inter- te panoramica, era il grande padi- tificiale della collina che chiudeva vento, che ha interessato l’intero glione di piazza Sallustio, nel quale chiama quello dei palazzi imperiali verso est la Valle Sallustiana. complesso archeologico, è la gran- è certamente da riconoscere una del Palatino o di alcuni ambienti del- de porta a vetri che, come le fine- parte del palazzo residenziale. Op- la Domus Aurea, dove vediamo ap- La parte centrale del complesso, stre del vestibolo, richiama soluzioni portunamente esposto a sud-ovest, plicate per la prima volta soluzioni notevolmente avanzata rispetto ai analoghe adottate modernamente secondo i principi enunciati da Vi- architettoniche che verranno qui due corpi laterali, è costituita da una in altri monumenti (ad esempio nel- truvio per gli ambienti che richie- portate a completo compimento. grande aula circolare coperta a vol- le Terme di Diocleziano). Oltre- devano una notevole quantità di lu- Situato a circa quindici metri sot- ta. L’ingresso di quest’aula – rag- passato l’ingresso, si entra in un pri- ce, l’edificio si articolava in più cor- to l’attuale piazza e completamente giungibile in origine per mezzo di mo ambiente (n. 1 della pianta a pi di fabbrica, distribuiti su vari li- nascosto alla vista dagli edifici mo- una scala che saliva dalla valle sot- pag. 36) di forma quadrata coper- velli, dall’alto dei quali era possibi- derni sovrastanti, il grande com- tostante – è fiancheggiato da due al- to con volta a botte, che presenta le spaziare con lo sguardo verso il plesso rivela tutta la sua imponenza ti pilastri in laterizio preceduti in due nicchie semicircolari sulle pa- Campo Marzio e su fino alle lus- soltanto al visitatore che si accinge a antico da altrettante colonne che reti. I fori per mensole visibili alla suose ville del vicino Pincio. L’a- discendere la lunga rampa che dalla reggevano un grande timpano, co- base delle nicchie fanno pensare ad spetto imponente del complesso – strada moderna lo porterà al livello me sappiamo da alcune vecchie una loro decorazione esterna con co- ora decisamente sminuito dalla sua della città antica. Dopo l’incuria del- stampe che lo riproducono. Spo- lonnine che reggevano timpani o al- posizione affondata nel terreno – ri- periodo medievale e le successive gliato di tutte le parti marmoree, tri elementi architettonici. 39

Da questo primo vestibolo si pas- ra e la successione delle lastre. L’in- sa nell’aula centrale che costituisce terno della volta doveva essere de- la parte più rappresentativa di tut- corato con stucchi policromi, come to il complesso (n. 2). Si tratta di un sembra di capire dagli scarsi resti grande ambiente circolare, del dia- rinvenuti in passato. Dalle due am- metro di circa dodici metri, che ri- pie finestre che si aprono trasver- chiama alla mente le monumentali salmente ai lati del vestibolo entra- costruzioni coeve della Villa Adria- va la luce che serviva a far risaltare na e del Pantheon. La grande sala, tutte le splendide decorazioni inter- che oggi si fa ammirare soprattutto ne. Per quanto riguarda la tecnica per l’ardita e complessa architettu- costruttiva, un interesse del tutto ra, era riccamente decorata con scul- particolare riveste l’ampia cupola ture e rivestimenti in marmi prezio- dell’aula, modellata internamente si. Dalle tracce lasciate sul pavi- con segmenti triangolari ad anda- mento sappiamo che questo era in mento piano e concavo, che richia- opus sectile, cioè formato da elemen- mano la volta del Canopo della Vil- ti modulari a figure geometriche, la Adriana a Tivoli. composti con frammenti di marmo Come l’ambiente d’ingresso, an- di colori diversi. Al centro del mo- che la parete della rotonda presen- derno pavimento in “cocciopesto” ta una fila di nicchie a sezione ret- che ripropone l’andamento modu- tangolare e semicircolare (queste lare del piano originario, un’aper- ultime coperte con archi a sesto ri- tura protetta da un vetro consente bassato), decorate in origine con di esaminare parte della fondazione marmi e probabilmente destinate a dell’aula. Anche la parete circolare contenere statue o gruppi scultorei. della sala era rivestita di marmi, co- Altre quattro nicchie, disposte ai me mostrano i fori delle grappe di due lati dell’aula, furono richiuse sostegno ancora visibili sulla corti- na laterizia, distribuiti in modo da lasciare facilmente intuire la misu- 41

(forse in corso d’opera) per motivi formata da due volte a botte sovrap- Ritornati nella sala rotonda, at- legati alla statica o alla necessità di poste (quella più interna lavorata a traverso una porta che si apre sul non interrompere l’apparato deco- “cassettoni”) con un’intercapedine lato settentrionale si accede ad un rativo. Alcuni archi a tutto sesto, vi- intermedia accessibile per mezzo di vestibolo molto simile, per forma e sibili nella cortina tra le nicchie e le due porticine visibili in alto sulla pa- dimensioni, al ninfeo situato nella finestre dell’aula, dovevano invece rete sinistra. Sulla parete opposta era parte opposta (n. 7). L’ambiente servire da elementi di scarico per il una grande finestra (attualmente ri- era raggiungibile in origine anche peso della grande cupola, secondo chiusa) che collegava in origine la sa- per mezzo di un corridoio ad an- una soluzione adottata su vasta sca- la con un cortile laterale, abolito poi golo (attualmente occupato dai ser- la nel tamburo del Pantheon. Sul la- in un successivo intervento. Sempre vizi igienici) che, attraverso porte to destro della sala una porta im- su questo lato, una porta immetteva praticate “in rottura” nelle pareti, mette in un piccolo ambiente ret- in un altro piccolo ninfeo all’interno lo collegava con l’aula rettangola- tangolare illuminato da una finestra, del quale è ora sistemata la centrale re. Da quest’ultimo vestibolo si ac- interpretato come un piccolo ninfeo elettrica del complesso (n. 6). Due cede ad un’altra sala (n. 8), coper- a causa del rinvenimento di tubatu- grandi fori rettangolari, visibili sui ta con volta a crociera, che nelle re e dei resti di una fontana (n. 3). pilastri d’ingresso dell’aula e adatti a pareti mostra le tracce di una de- La volta a botte dell’ambiente pre- contenere le testate di un grosso tra- corazione a lastre di marmo del senta un foro praticato probabil- ve, fanno pensare ad una qualche tutto simile a quella esaminata nel- mente in passato dai “cavatori” clan- chiusura che in determinate circo- le altre parti del complesso. destini per asportare le decorazioni stanze poteva servire ad isolare l’am- Da qui iniziava una grande sca- marmoree. biente interno dal resto dell’edificio. la a più rampe (n. 9), contenuta in Dalla grande rotonda, attraverso Per quanto riguarda la probabile una struttura autonoma sporgente un vestibolo intermedio (n. 4), si ac- funzione della sala rettangolare, il dal corpo centrale, che terminava cede all’ambiente più interno del pa- suo carattere raccolto, la presenza di con una terrazza al livello del piano diglione, consistente in un’aula ret- due piccoli ninfei ai suoi lati, la dop- superiore del palazzo. Tra la quar- tangolare con una nicchia semicir- pia volta adatta ad isolarlo dai piani ta e la quinta rampa della scala – che colare sulla parete di fondo (n. 5). superiori, fanno pensare ad una coe- conserva ancora nella volta resti del- Anche questa sala aveva il pavimen- natio estiva, cioè ad una lussuosa sa- la decorazione a stucco – una porta to e le pareti ricoperti di marmi, e la da pranzo utilizzata soprattutto nei presentava una singolare copertura mesi caldi. 43

immetteva in un complesso autono- pendente, situato a sud della rotonda mo situato ad un livello intermedio centrale, in posizione fortemente ar- tra gli ambienti inferiori e le terraz- retrata rispetto a quest’ultima, e ca- ze. Si tratta di un insieme di quat- ratterizzato da un’insolita pianta se- tro stanze che formavano un ap- micircolare dovuta all’andamento del partamento con pareti affrescate, ciglio della collina in questo punto. forse destinato a brevi periodi di ri- Quest’ultima costruzione si elevava poso dei frequentatori del sotto- per quattro-cinque piani, e presenta- stante padiglione. In una delle stan- va il tipico aspetto di un’insula, cioè ze dell’appartamento sono ancora di un casamento a carattere intensi- visibili ampi tratti di ottima cortina vo di un tipo largamente documen- laterizia e parti di intonaco con trac- tato nella Roma del periodo imperia- ce di affresco. Nella volta di un pic- le. Al livello del piano terreno vi so- colo sottoscala verso il fondo del- no tre porte che immettono in altret- l’ambiente, rimangono tracce di de- tanti locali; sui lati di ognuna si ve- corazione con riquadri e motivi cir- dono ancora due incassi destinati a colari. contenere i fianchi di scalette che col- Uscendo dalla sala con la volta a legavano questo piano terra con un crociera e oltrepassando l’ingresso cortile situato ad un livello inferiore principale del padiglione, si vede sul- rispetto all’attuale. I piani superiori la destra un ambiente – scavato sol- dell’insula sono indicati da file di fi- tanto in parte – con pareti affrescate nestre sormontate da archi di scarico e pavimento a mosaico bianco e ne- in mattoni. La facciata del fabbrica- ro. Tornando davanti all’ingresso del- to era divisa orizzontalmente da due la sala rotonda, si gira a sinistra in di- file di mensole in travertino, corri- rezione del settore meridionale del spondenti ad altrettanti ballatoi, che complesso. È questo un edificio indi- l’attraversavano all’altezza del quar- to e del quinto piano. Alcune menso- le del primo ordine sono ancora con- servate al livello di una fila di elementi 45

analoghi che delimitava la terrazza si- Il primo ambiente a sinistra del mento è formato da un mosaico a duceva ai piani superiori dell’edi- tuata al disopra dell’aula rotonda; piano terra (n. 10), caratterizzato quadrati bianchi in campo nero, con ficio. Le pareti lungo le rampe mo- mentre resti di quelle dell’ordine su- da una pianta approssimativamen- una parte centrale che presenta gli strano tracce di un rivestimento a periore sono visibili sulla parete del- te triangolare, era diviso in modo da stessi motivi a colori invertiti. lastre di marmo, mentre i piane- la piccola costruzione moderna, adi- formare un piccolo appartamento L’ambiente centrale del piano ter- rottoli erano coperti da un mosai- bita ad ufficio, che ha utilizzato par- costituito da un’unica stanza con ra (n. 11), di maggiori dimensioni e co a tessere bianche inquadrato te della facciata della casa. Gran par- soppalco che prendeva luce da una di forma più regolare, conserva i re- dentro una fascia scura. Dai pia- te del prospetto dell’insula era coper- finestra ad arco ribassato situata so- sti di pittura di maggiore interesse di nerottoli della scala, attraverso por- to in origine da uno spesso rivesti- pra la parete d’ingresso. Verso il fon- tutto il complesso. Su uno zoccolo a te che si aprono al termine delle mento di intonaco lavorato in modo do della stanza e separata da un pic- tinta scura diviso in settori, si svolge rampe ad andamento curvilineo, si da imitare una fronte a blocchi (cioè colo tramezzo, era una latrina della una decorazione a grandi partizioni accede agli appartamenti compo- finta “opera isodoma”). Tratti di que- quale rimangono ancora parti del scandite da finte lesene di coloro ros- sti da due vani comunicanti tra lo- sta pesante decorazione sono ancora bacino e del canale di scarico. Le pa- so, che termina in alto con una fascia ro, illuminati da grandi finestre. I visibili alle due estremità della fac- reti dell’appartamentino erano de- situata al livello del soffitto. Al cen- pavimenti lignei delle stanze – ri- ciata. corate ad affresco, mentre il pavi- tro dei riquadri della parte mediana pristinati nel corso di recenti re- erano in origine scene con prospetti stauri – erano sostenuti da grandi architettonici, ora non più visibili. Il mensole di travertino ancora con- pavimento a mosaico della stanza servate sulle pareti. presenta una singolare successione di interventi, con una prima fase a L’aspetto decisamente utilitari- “pelte” nere su fondo bianco della stico di quest’ultimo edificio, del quale rimane traccia sulla soglia, a tutto diverso da quello del vicino cui ne seguì un’altra a triangoli e padiglione, fa pensare ad un com- rombi, ottenuta con l’abbassamento plesso destinato al personale della del pavimento stesso, come lasciano villa e alle maestranze che vi do- intuire le tracce dei pali di fondazio- vevano risiedere stabilmente. Du- ne visibili sulle pareti. rante il periodo imperiale, il gran- de parco dovette infatti diventare L’ultimo ambiente sulla destra una sorta di centro autonomo, con (n. 12) contiene la scala che con- numerose persone addette ai vari 47

servizi ed una specializzazione di parte superiore del complesso era le foto prese prima della costruzio- compiti proporzionata alla com- stata realizzata prevalentemente in ne del quartiere moderno. Questa plessità del luogo e alle necessità “opera mista”, consistente in “spec- parte del complesso monumentale, dell’augusto ospite di turno. chiature” di “opera reticolata” a che doveva certamente comprende- Completata la visita della parte blocchetti di tufo unite a parti di re il settore di rappresentanza del pa- inferiore del complesso archeologi- cortina laterizia. Si tratta di una tec- lazzo, era agibile per mezzo della co, risalendo la rampa di accesso si nica muraria utilizzata tra il I e il II scala che iniziava nell’ambiente con torna al livello del cortile moderno, secolo d.C., e particolarmente dif- volta a crociera situato a sinistra del- corrispondente al secondo piano del fusa durante il periodo adrianeo. La la grande aula rotonda. Al disopra padiglione centrale. Superato il can- scelta di questo tipo di muratura, di quest’ultima, dietro un’ampia ter- cello che immette nella rampa, si ve- più elaborata ma meno resistente razza delimitata da un ballatoio ad de a sinistra un ambiente dell’insu- del semplice laterizio, era evidente- archi di mattoni sostenuti da men- la, coperto in origine con una volta mente dovuta ai minori carichi che sole in travertino, era una grande sa- a botte, in corrispondenza del qua- dovevano sopportare le strutture la di forma basilicale che si svilup- le si interrompe la scala che porta- dei piani alti dell’edificio. pava su un gradino scavato nel mar- va ai piani superiori. Più che dagli scarsi resti murari gine della collina. Quest’ampia aula Dall’esame delle poche struttu- ancora esistenti, il secondo piano del doveva avere una copertura a volta re superstiti visibili in alcuni punti padiglione è ricostruibile soprattut- e presentava due file di tre colonne del giardino, vediamo che tutta la to sulla base di vecchie stampe e dal- lungo le pareti maggiori addossate a licale dell’aula e la sua notevole am- setti murari ancora in parte esisten- piezza richiamano alla mente i sa- ti. Sul fondo terminava con un’absi- loni di rappresentanza delle grandi de di forma quadrata, indicata con case patrizie, che in qualche misu- liste metalliche sul moderno pavi- ra tendevano a riprodurre settori mento in “cocciopesto”. analoghi dei palazzi imperiali. An- Strutture appartenenti all’in- che in questo caso dobbiamo pen- gresso e all’inizio della parete de- sare ad un lussuoso ambiente di ri- stra di questa sala sono ora visibili cevimento, dove il padrone di casa in corrispondenza della porta del poteva accogliere gli ospiti o riuni- bar, ricavato in uno degli ambienti re in determinate circostanze la sua superiori dell’insula. La forma basi- piccola corte.

I RESTAURI E L’UTILIZZO ATTUALE DELL’AULA ADRIANEA

Vicende conservative complesso monumentale fu di fatto degli Horti Sallustiani abbandonato e suddiviso in poderi e vigneti appartenenti a privati. Del complesso degli Horti Sal- L’interesse per l’antica villa rimase lustiani oggi restano alcune impor- comunque vivo in seguito alle con- tanti vestigia a testimoniare l’atten- tinue scoperte di sculture antiche zione che i Romani prestavano ai che fin dal Rinascimento mossero loro parchi monumentali. antiquari e proprietari dei fondi a promuovere scavi con sempre mag- Dopo l’acquisizione degli Horti giore frequenza. da parte del demanio imperiale il pri- I rinvenimenti continuarono per mo restauro di cui abbiamo notizia tutto il Seicento, specialmente in se- è quello promosso da Vespasiano guito ai rivolgimenti di terra necessa- (69-79 d.C.), in seguito ai danni ar- ri per la costruzione della Villa Lu- recati agli edifici nel corso degli scon- dovisi, iniziata nel 1622, e si protras- tri tra le sue truppe e quelle dell’im- sero per tutto il XIX secolo. Ciono- peratore Vitellio, avvenuti in prossi- nostante scarsa attenzione continua- mità degli Horti Sallustiani. va ad essere prestata ai resti architet- Ulteriori ristrutturazioni ebbero tonici, che con troppa disinvoltura i luogo durante il regno di Adriano proprietari dei fondi consideravano (117-138 d.C.) e di Aureliano (270- beni privati e tali da poterne disporre 275 d.C.), il quale fece passare un a proprio piacimento. tratto delle mura da lui fatte erige- re in corrispondenza del confine Significativa a tale proposito la settentrionale degli Horti. ricerca documentaria sulla proprietà degli Horti Sallustiani, consistente Con le invasioni barbariche e le nel carteggio tra i proprietari e gli guerre greco-gotiche del VI secolo gli Horti furono gradualmente ab- bandonati. Nei secoli successivi il

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organi preposti alla tutela, la Ca- Difficili furono le trattative tra Solo nel 1966, la nuova proprie- strutturazione del complesso monu- mera Apostolica prima, il Ministe- Spithoever e il Comune, che riu- taria, l’Immobiliare Orti Sallustiani mentale, di concerto con la Soprin- ro dell’Istruzione poi, che con dif- scirà nel 1883, con una convenzio- S.p.A., riesce ad ottenere dal Cata- tendenza Archeologica di Roma. ficoltà riuscirono a proteggere le ne, a proteggere parte del comples- sto la cancellazione definitiva della Nel 1998 viene approvato dalla strutture antiche dalla volontà dei so monumentale, ottenendo dal pro- menzione relativa alla proprietà de- Soprintedenza il progetto di recupe- proprietari di apportarvi modifiche prietario la costituzione di un’area maniale. Finalmente, nel 1969, il ro dell’Aula Adrianea, che prevede- o addirittura di abbatterle. di rispetto. Ma sulla questione ri- complesso viene dichiarato di «note- va il restauro della struttura antica al- Inizia tuttavia ad affermarsi una guardante la competenza dei lavo- vole interesse archeologico» con con- la quale si desiderava dare una nuo- politica di conservazione che porta ri di restauro e manutenzione del seguente notifica ai proprietari. L’at- va destinazione d’uso, in modo da re- nel 1840 a negare l’autorizzazione da monumento, legata ovviamente al tenzione verso il monumento viene stituire il complesso alla fruizione parte del segretario della Commis- riconoscimento dello stato di pro- confermata negli anni Settanta quan- pubblica. Si decise quindi che la strut- sione Generale per la Conservazione prietà, non sembravano esservi do, in occasione della ristrutturazio- tura si prestava ad ospitare attività di di Antichità e Belle Arti a demolire dubbi: la proprietà spettava al de- ne del Villino Maccari, si iniziano ad tipo convegnistico e culturale. Ai pro- parte dell’ingresso dell’Aula Adria- manio. elaborare progetti di restauro anche gettisti venne assegnato il delicato nea che minacciava di crollare, men- Fu l’autorità pubblica infatti a re- per il complesso archeologico sotto- compito di dotare l’ambiente di mo- tre viene richiesto di «riprendere il staurare a sue spese il “Ninfeo”, nel stante. Ma bisognerà aspettare la fi- derni sistemi di impiantistica, dall’il- piedritto a destra nella parte man- 1891-1892, dai danni arrecati da in- ne degli anni Novanta perché si con- luminazione alla climatizzazione e ri- cante di piede», intervento ancora og- filtrazioni di acqua proveniente dal- cretizzi un serio progetto di restau- scaldamento, ai servizi igienici, tutto gi visibile all’ingresso dell’Aula. le condutture appoggiate sulla strut- ro per gli Horti Sallustiani. ovviamente nel più completo rispet- Ma la fase più critica nella storia tura muraria antica utilizzate du- to delle murature antiche. della conservazione dell’Aula è le- rante i lavori edili promossi da Infatti è per volontà dell’allora gata alla costruzione del moderno Spithoever. proprietaria del complesso la Tecno I lavori si protrassero per di- quartiere, quando, acquistato il fon- Holding S.p.A. – società immobilia- ciotto mesi, durante i quali si prov- do nel 1870, Giuseppe Spithoever L’Ottocento si chiude con nuo- re e di partecipazione delle Camere vide all’attento studio del monu- procede, pochi anni dopo, alla lot- vi conflitti inerenti alla proprietà del di Commercio nata nel 1997 – che si mento: dalla tecnica costruttiva al- tizzazione del terreno, modificando complesso monumentale, rivendi- costituisce nel 1998 unitamente ad le condizioni statiche della struttu- del tutto l’orografia del luogo, con la cata dall’erede di Spithoever, Gio- Unioncamere, ad altre Camere di ra, all’analisi del paramento mura- completa colmatura della Valle Sal- vanni Haas, e dal successivo pro- Commercio e a soci esterni al mon- rio. È stato inoltre rilevato ogni ele- lustiana e l’interramento di gran par- prietario Cesare Maccari, il pittore do camerale, la Horti Sallustiani mento peculiare, dalla pavimenta- te delle strutture antiche. che l’acquistò nel 1901. Expò S.p.A. per il recupero e la ri- zione alle grappe per l’ancoraggio 57

del rivestimento marmoreo, ai la- precedenza nelle Terme di Dioclezia- rature di fondazione, sul quale sono certi di stucco sulle pareti e tutto no. Particolarmente significativo è sta- stati allocati i pannelli, e rendendo quanto poteva occorrere per la ri- to lo studio delle impronte della pavi- la struttura completamente rimuo- costruzione filologica della struttu- mentazione originaria, in opus sectile, vibile. In tale occasione, lo scavo al ra originaria. che ha permesso di stabilire, in segui- di sotto del livello del pavimento ha Al momento dell’intervento l’Aula to alla comparazione tra le dimensio- permesso di vedere le massicce strut- si presentava con gravi lacune del tes- ni dell’Aula Adrianea e quelle del ture di fondazione che recano anco- suto murario. Prima di procedere al Pantheon, un modulo per il tracciato ra le impronte dei pali e delle tavole risarcimento delle murature si è ese- del nuovo pavimento. La finitura è poi delle armature lignee. guito un attento monitoraggio per ri- stata realizzata in “cocciopesto”. La nuova pavimentazione è stata levare le lesioni esistenti, che furono messa in opera in modo da risultare sigillate in modo da permettere il la- La necessità di dotare l’Aula di ben staccata dalla muratura di epo- voro di ripristino che venne eseguito un moderno sistema di pannelli ra- ca romana così da non confondere utilizzando mattoni lavorati a mano dianti per il riscaldamento dell’aria l’intervento di restauro con la strut- mento dei mosaici che ricoprono i da fornaci specializzate. Successiva- ha spinto i progettisti ad adottare tura antica. Sul pavimento dell’Aula pianerottoli. mente vennero montati gli infissi, di una soluzione non invasiva, crean- è poi stata lasciata un’apertura co- I solai in legno sono stati ripri- colore nero, come quelli adottati in do un massetto sopra le esistenti mu- perta da vetro trasparente, attraver- stinati con travature poste in corri- so la quale è visibile l’impronta delle spondenza delle mensole in traver- pavimentazione originaria, docu- tino inserite nelle pareti ma sorret- mentandone anche il livello di posa. te da staffe metalliche indipenden- L’illuminazione degli ambienti è ti dalle stesse. stata realizzata con piantane, na- Durante i lavori si è avuto un ri- scondendo l’impianto elettrico con trovamento di un ambiente, adia- canalizzazioni a pavimento all’in- cente alla scala nord, pavimentato terno del massetto. a mosaico, purtroppo non accessi- Nel progetto di completamento bile, mentre grazie all’accurato in- presentato alla Soprintendenza Ar- tervento di restauro sono oggi frui- cheologica di Roma è previsto il re- bili l’Aula e le sue pertinenze, non- stauro dell’ala sud con il ripristino ché gli ambienti dell’ala sud del della scala romana ed il consolida- complesso monumentale. 59

Interventi edilizi denominata “casetta”. Il Comune vesciata e su tutte le facciate pre- presentato al Municipio e poi con- in piazza Sallustio: sottopose tale domanda al Ministe- senta, alla base, un rivestimento a servato presso l’Archivio Capitoli- la Sala Danilo Longhi ro della Pubblica Istruzione per bugnato intervallato da lesene di or- no. Sul lato opposto si trova l’in- e il Villino Maccari l’approvazione. Ciò aprì un con- dine composito. gresso principale alla sala inqua- tenzioso sull’appartenenza del be- Il prospetto che si affaccia sulla drato da lesene di tipo ionico con ne in quanto la “casetta” faceva par- zona archeologica presenta tre ve- timpano triangolare ed è sormon- te dell’antico ninfeo degli Horti Sal- trate come dall’originario progetto tata dalla scritta «Spithoever erexit Il complesso degli Horti Sallu- lustiani, che il Ministero iniziò a ri- A.D. MDCCCLXXXX». Gli altri stiani si presenta attualmente come vendicare come sua proprietà. Il due lati hanno caratteristiche ar- un interessante connubio tra un’a- Ministero argomentò che Spithoe- chitettoniche analoghe; singolare su rea archeologica di primaria im- ver, mentre si era obbligato a non uno di questi la presenza di una portanza ed alcune moderne co- ampliare tale costruzione, si rivol- grande parete finestrata mentre sul- struzioni che rappresentano una te- geva al Municipio per ottenere il l’altro vi sono altri due ingressi al- stimonianza dello stile eclettico che permesso di demolire la “casetta” e la sala. L’edificio culmina con una ha caratterizzato il quartiere sallu- costruire invece un nuovo edificio sorta di trabeazione ionica (con gut- stiano dopo l’Unità dell’Italia. da destinarsi a studio per artisti. Il te e ovuli) volta a rimarcare il livel- Nella parte superiore del com- permesso della nuova fabbrica ven- lo della copertura del terrazzo som- plesso archeologico sallustiano so- ne comunque dato, purché venisse mitale. L’utilizzo degli elementi clas- no stati inseriti due corpi di fabbri- limitata nelle sue dimensioni e al- sici, diversamente composti, richia- ca, utilizzati attualmente dagli uffi- l’uso cui si intendeva destinarla. ma con grande evidenza l’architet- ci di Unioncamere. tura di Roma Capitale. Oggi la sala che si trova sopra il Il primo è stato fatto costruire da padiglione centrale degli Horti Sal- Il Villino Maccari rappresenta il Giuseppe Spithoever per realizza- lustiani ospita le conferenze pro- secondo corpo di fabbrica, nel qua- re uno studio di pittura. mosse da Unioncamere; è stata re- le hanno sede gli uffici di Unionca- La domanda venne presentata centemente restaurata all’esterno mere. La proprietà degli Horti, al- alle autorità comunali nel 1884 e fa- mentre l’interno è dotato con le più l’inizio del XX secolo, secondo un ceva riferimento ad un progetto in moderne tecnologie multimediali. atto di rettifica dei mappali del 30 cui era previsto l’ampliamento di L’edificio si estende su un unico una piccola costruzione già esistente livello con pianta a forma di L ro- 61

a patto che il villino fronteggiasse su mento architettonico è stato intro- via Collina, in modo da non occul- dotto in un secondo tempo rispet- tare la vista dei ruderi romani posti to al progetto approvato. Altra im- al centro dell’isolato e che seguisse portante differenza è costituita da la forma della piazza. Anche la pla- una seconda torretta, di maggior nimetria dell’edificio di conseguen- ampiezza a due piani e che occupa za doveva essere posta in relazione una metà del corpo di fabbrica. alla piazza circostante, con gli angoli Mentre la prima torretta presenta che seguono il disegno urbano della una copertura a falda, come i re- planimetria stradale. stanti corpi di fabbrica, questa se- Dagli elaborati grafici del villi- conda è coronata da merli in per- no conservati presso l’Archivio Ca- fetto stile neomedievale. Questa ti- pitolino risultano alcuni elementi pica forma di coronamento degli architettonici differenti rispetto al- edifici che si avvalgono di tali mo- la effettiva realizzazione. tivi ornamentali – stando a quan- to emerge dai disegni d’archivio – Dai disegni dell’Archivio i pro- doveva presentarsi nel corpo cen- spetti laterali dovevano presentar- trale dell’edificio e quindi essere aprile 1901, appartiene ai fratelli e proprio interesse per l’architettu- si con fronti di composizione re- visibile nella parte del prospetto alle sorelle Haas. Successivamente ra neogotica: il villino infatti è la golare, assenza di ingressi – quasi principale su via Collina. Giovanni Haas vende l’appezza- combinazione di elementi diversi, una ripetizione semplificata della L’entrata principale del villino è mento di sua proprietà al pittore Ce- ripresi dalla tradizione dell’edilizia distribuzione delle “bucature” più collegata ad un residuo della anti- sare Maccari. senese e fiorentina, con l’utilizzo elaborate del prospetto principale ca aula basilicale appartenente al della merlatura di coronamento, di su via Collina – ed avere una co- complesso degli Horti. Nella parte Il villino, che venne eseguito a finestre bifore e paramenti murari pertura a falda semplice. Nella centrale della scala di accesso in tra- partire dal 1902, fu costruito su in laterizio. realizzazione possiamo notare co- vertino si apre una loggia con tre progetto dell’ingegnere Augusto Dalla documentazione conserva- me il corpo di fabbrica presenti arcate ogivali neogotiche e colonne Fallani che si basava su un’idea ta nell’Archivio Capitolino si rileva sulla sommità una torretta che ri- in muratura. dello stesso pittore Maccari. In che la Commissione Edilizia, dopo prende i caratteri tipici dell’archi- Attualmente, sul fronte che dà questa opera Fallani espresse il un primo rifiuto, accettò il progetto tettura neomedievale. Tale ele- verso l’area archeologica, il villino 63

Il fronte su via Collina è costi- In conclusione, la sala già Spithoe- tuito da una superficie lineare con- ver, oggi denominata Danilo Longhi tinua. Questa facciata, che presen- in onore di un presidente di Union- ta una porta centrale, ha alla base camere, rappresenta un piccolo, con- un rivestimento a bugnato liscio in tenuto ma significativo episodio del- travertino e bifore trilobate con ar- l’architettura di Roma Capitale, con chi a tutto sesto. Al secondo livello cospicui richiami all’eclettismo svi- si ripetono bifore trilobate a sesto luppatosi nella città, in particolare acuto in travertino, mentre la su- nel caso degli edifici monumentali. Il perficie del prospetto è rivestita da Villino Maccari invece può essere laterizi. Le due parti laterali del pro- considerato rappresentativo di una spetto si innalzano di un livello ri- edilizia residenziale maggiormente spetto alla parte centrale e su un an- diffusa, che racchiude in sé le carat- si presenta costituito da tre diversi ture. Al piano terra, finestre con ar- golo vi è una loggia finestrata. teristiche dell’architettura neogotica. corpi di differente altezza, uniti al- co a tutto sesto al primo ordine, la base da un rivestimento a lastre bifore a sesto acuto al primo livello di travertino che – su questo lato – divise da una colonnina centrale. La costituisce il rivestimento anche del parte sinistra del prospetto presen- piano seminterrato. ta tre livelli più un piano interrato: La parte centrale, più bassa, è ar- alle varie altezze vengono richia- ticolata su due livelli, con loggia al mate le tipologie delle finestre, ad primo e due coppie di finestre ar- eccezione dell’ultimo livello, carat- chiacute munite di mensole, con terizzato da una bifora a sinistra e cornice in travertino ai lati. Chiude da una finestra quadripartita a de- un alto cornicione con tetto su cui stra. Tutta la facciata si conclude sono inserite cinque finestre ad ab- con una merlatura. I lati più corti baino. Sul fronte interno il corpo a presentano disposizione più rego- destra – coperto a tetto – è costi- lare con alternanza di elementi fi- tuito da tre livelli con altana som- nestrati a sesto acuto e ad arco a mitale a torretta e loggia a tre aper- tutto sesto. - La pubblicazione è stata redatta e curata da Franco Astolfi, archeologo della Soprintendenza Archeologica di Roma

- Il coordinamento è a cura di Roberto Frisari di Unioncamere

- Il paragrafo “ Vicende conservative degli Horti Sallustiani “ è stato curato da Federica Acunto - Il paragrafo “ Interventi edilizi in Piazza Sallustio: la sala Danilo Longhi ed il Villino Maccari” è stato curato da Maria Richiello ed Oliva Muratore - Patrizia Veltri e Luca Bernardi hanno elaborato i disegni ricostruttivi del complesso archeologico

- Si ringrazia Giovanni Carbonara - ordinario di Restauro architettonico e direttore della Scuola di specializzazione in Restauro dei monumenti nell'Università degli Studi di Roma “La Sapienza” - per aver cortesemente ed autorevolmente curato la presentazione della pubblicazione - Si ringrazia la dott.ssa Agnese Pompei di Tecno Holding per aver partecipato alla progettazione della pubblicazione ed aver seguito costantemente il lavoro editoriale

- Si ringrazia il dott. Giuseppe Grande per la gentile concessione della Pianta Archeologica di Roma