Arte Barbarica

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Arte Barbarica ARTE BARBARICA Si designa così l'arte che si sviluppò in Occidente all'epoca delle invasioni germaniche, dal sec. V ai sec. IX. Il termine barbarico deriva dal greco barbaros (balbettante) riferendosi a quei popoli stranieri incapaci di parlare la lingua greca. Il carattere dell'arte barbarica fu essenzialmente decorativo. In quanto essendo popolazioni nomadi non concentravano le loro arti in elementi di grandi dimensioni o atti a rimanere in luoghi fissi, ma anzi svilupparono un'arte o artigianato che andavano principalmente dalla scultura del legno all'oreficeria. In singolare contrasto con l'arte classica l'arte dei barbari deforma la realtà, impone agli elementi naturali, vegetali e animali e alla figura umana, il rigore e la simmetria dell'ornato geometrico. Sua legge suprema è la ricerca dell'effetto decorativo. Quest'arte barbarica ci è nota soprattutto per gli ornamenti ritrovati nelle tombe contemporanee alle invasioni e per i lavori di oreficeria religiosa eseguiti con la stessa tecnica. Allora, l'oreficeria divenne predominante e impose i suoi temi ornamentali a tutte le altre arti. ARTE BARBARICA Fino ad oggi abbiamo principalmente visto ed esaminato opere di tipo architettonico, scultoreo, pittorico. L'arte barbarica invece ha come protagonista le arti minori, principalmente a causa della loro natura nomade. Da precisare che con il termine: minore non è indicata un'arte di minor valore, bensì un'arte di diversa tipologia. ● Arti maggiori: architettura, scultura, pittura. ● Arti minori: oreficeria, scultura lignea, miniatura, decorazioni in genere. ARTE BARBARICA Due generi di decorazione dominano: 1. grandi nuclei non sfaccettati di vetro colorato o di pietre preziose, soprattutto di granati, sono incassati in alveoli dentro il metallo formando disegni variati (oreficeria alveolata) 2. oppure fili d'oro e d'argento disegnanti un ornamento sono incastrati su placche di metallo in solchi incisi al bulino (filigrane). Le due tecniche si trovano spesso riunite nei medesimi oggetti. Tale arte regna dal sec. V al IX nei paesi occupati dai barbari, dalla Scandinavia all'Africa vandala, dalla Gallia all'Asia centrale. ARTE BARBARICA A forma di aquila stilizzata, ali scostate dal corpo e becco adunco, volta a destra è un elemento tipico delle donne gote in Italia. Il corpo con al centro un motivo a croce entro calotta sferica è solcato da alveoli geometrici e ricca di pietre preziose: granati e lapislazzuli, anch'essi tagliati secondo le precise forme geometriche. Fibula ornitomorfa ostrogota. Oro e cloisonné, V sec. dal Tesoro di Domagnano (Italia settentrionale). ARTE LONGOBARDA ARTE LONGOBARDA Subirono il fascino della tradizione classica del territorio che stavano occupando. Si dettero leggi scritte in latino e riconoscevano nella chiesa cattolica, l'espressione del mondo classico. Pittura, scultura, arti in genere trovò il riferimento nel mondo classico e all'iconografia del potere imperiale, filtrati dalla tradizione decorativa, ornamentale e policroma barbarica. Caratteri tipici dell'arte longobarda: policromia, frantumazione delle superfici, interesse decorativo (forme vegetali e geometriche), interesse grafico (figure semplici, senza chiaroscuri) simboli o animali, horror vacui (tendenza a riempire tutto lo spazio a disposizione). ARTE LONGOBARDA ARTE LONGOBARDA Frontale di Agilulfo, 600 c.a., bronzo dorato, 30 cm, Firenze Probabile guarnizione di un elmo, bronzo dorato lavorato a sbalzo. La scena si ispira ai rilievi della scultura tardo-imperiale. Agilulfo al centro in vista frontale, su un trono, verso il quale si stanno dirigendo di offerenti con corone regali, preceduti da vittorie alate, rappresentati simmetricamente. Personaggi rappresentati goffamente, fluttuanti a mezz'aria. È riportata una iscrizione in latino errato: Vict/uria (anziché Vict/oria). ARTE LONGOBARDA ARTE LONGOBARDA ARTE LONGOBARDA Teodolinda convertì al Cristianesimo i Longobardi, fino a quel momento ariani. Nel nostro caso le due preziose placche, realizzate in oro, sono state incastonate di preziose pietre dure, paste vitree e smalti secondo la tecnica dell’oreficeria longobarda a cabochon, metodo di taglio delle pietre a base piatta con forma convessa che venivano inserite a freddo nella lastra in oro secondo la modalità della lavorazione a sbalzo. Sulle due placche sono raffigurate due croci latine disposte secondo uno schema estremamente semplice, regolare e simmetrico. Il perimetro è adornato con un motivo di raffinata cornice alveolata, mentre nella parte centrale ritroviamo quattro cammei per parte che sembrano rimandare a un’indimenticata tradizione artistica romana. ARTE LONGOBARDA Apparteneva ai Longobardi tutto il nord della Penisola ad eccezione delle coste della Liguria e del Veneto; al centro e al sud si formarono invece i ducati di Spoleto e di Benevento. I Bizantini conservarono i territori dell'esarcato di Ravenna e il cosiddetto "corridoio bizantino" che collegava Ravenna con Roma e divideva il regno longobardo in due parti: la Langobardia Major a nord e la Langobardia Minor a sud. ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior L'Altare del duca Ratchis è un'opera scultorea, realizzata tra il 737 e il 744, in pietra istriana, da una bottega longobarda, proveniente dalla Cattedrale di Santa Maria Assunta e conservata nel Museo Cristiano e del Tesoro del Duomo di Cividale del Friuli (Udine). L’altare si presenta come un armonioso parallelepipedo, integro su tutti e quattro i lati, riccamente decorati da episodi neotestamentari e simboli cristologici . La lastra superiore che fungeva da mensa è andata distrutta , mentre straordinariamente leggibili permangono i prospetti laterali alla cui sommità scorre l’epigrafe latina: «Ratchis Hidebohohlrit grandissimi fa risplendere i doni di Cristo concessi al sublime Pemmone affinché dovunque fossero ricostruiti i templi di Dio e infatti, tra le altre, ha ornato la casa del beato Giovanni di pendola per il bel tegurio e l’ha arricchita con l’altare di marmo dipinto» ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior In modo sintetico quanto efficace l’iscrizione ci offre delle importanti coordinate sul contesto materiale e culturale di questo eccezionale arredo liturgico: l’opera fu commissionata dal duca Ratchis (737-744) che col suo mecenatismo desiderò porsi in continuità con la politica promossa dal duca Pemmone, suo predecessore e padre; l’altare stava in origine in una «domum beati Iohannis» ed era rifinito da impasti policromi («marmoris colore»); si collocava al di sotto di un ciborio impreziosito da un oggetto di oreficeria («pendola teguro pulchro») «[M]AXIMA DONA XPI ADCLARIT SVB(L)EIMI CONCESSA PEMMONI VBIQVE D(E)I REFO / RMARENTUR UT TEMPLA NAM ET INTER RELIQVA / DOMVM BEATI IOHANNIS ORNABIT PENDOLA TEGURO PVLCHRO ALT / ARE DIDABIT MARMORIS COLORE RATCHIS HIDEBOHOHLRIT » ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior L’altare è stato ideato per essere letto in primis nella sua epigrafe. Infatti, conclusa la lettura dell’iscrizione, ripercorrendo in senso orario il perimetro, le scene si presentano secondo l’ordine cronologico del racconto evangelico: •la Visitazione di Maria ad Elisabetta, •L’Adorazione dei Magi e •L’Ascensione di Cristo. L’unica lastra priva di figurazioni è quella posta sul retro. Qui due croci gemmate affiancano una finestrella quadrata, in origine chiusa da una portella e in passato adibita alla custodia delle reliquie e dei vasi liturgici. ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior Coerentemente a uno stile fortemente astrattizzante, distante dalla resa naturalistica tardo antica, le figure umane presentano alcune deformazioni, quali quelle delle grandi mani degli angeli che sorreggono la mandorla centrale. I volti sono caratterizzati dall'assottigliarsi del mento (volti a "pera rovesciata"). L'antinaturalismo formale e il forte rimbalzo cromatico che le superfici avevano un tempo sottolineano con forza il valore sacro e simbolico dell'opera. Si può notare inoltre come la gerarchia dimensionale sia utilizzata, dando una grandezza maggiore ai personaggi di rilievo come Maria e Gesù. I soggetti scolpiti ribadiscono la predilezione della committenza per il culto di Maria, madre di Cristo; per Giovanni Battista, precursore della “buona novella” e simbolo di conversione; per Cristo salvator mundi. ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior Il Tempietto di Santa Maria in Valle a Cividale del Friuli (Udine) è una della più importante e meglio conservate testimonianze architettoniche dell'epoca longobarda. Fu edificato verso la metà dell'VIII secolo nel luogo dove un tempo sorgeva la gastaldia (o gastaldaga, o gastalderia), ovvero il palazzo del gastaldo, signore della città; si trattava quindi di una cappella palatina. È composto da un'aula a base quadrata con una spaziosa volta a crociera, che si chiude con un presbiterio, più basso, diviso da coppie di colonne in un loggiato a tre campate con volte a botte parallele. Il lato ovest era l'antica parete d'ingresso e su questo lato restano cospicui resti di una straordinaria decorazione a stucchi e ad affresco. L'abside era anticamente decorata a mosaico, ma oggi non ne resta traccia. ARTE LONGOBARDA LANGOBARDIA Maior La lunetta della porta è incorniciata tra intrecci di vitigni con grappoli. Al centro è raffigurato Cristo tra gli Arcangeli Michele e Gabriele, mentre nello stesso registro si trova una fascia affrescata con Martiri. La parte più interessante è comunque il Fregio al livello superiore, liberamente sovrapposto agli elementi architettonici dell'edificio come le finestre. Qui si trovano
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