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IIINTESA PPPROGRAMMATICA D’AAAREA TERRE ALTE DELLA MARCA TREVIGIANA

IN PROVINCIA DI

Diagnosi territoriale

Versione 01 Presentata al Tavolo di concertazione del 10 aprile 2008

A cura di:

Consulenza ed elaborazione: EURIS Srl via Guido Rossa, n. 26 35020 Ponte San Nicolò (PD) - tel. 049.8043311 URL: www.eurisnet.it E-mail: [email protected]

INDICE

Introduzione 1

I. L’ambito territoriale di riferimento 3

II. Capitale umano e demografia 4

II.1 Popolazione e dinamiche demografiche 4 II.2 Popolazionee livelli di istruzione 23 II.3. Obiettivi della “strategia di Lisbona” rispetto al capitale umano 31

III. Patrimonio naturale, ambiente e sviluppo rurale 32

III.1 Il patrimonio naturale e le aree protette 32 III.2 Agricoltura e sviluppo rurale 35

IV. Struttura economica e occupazione 42

IV.1 Reddito e occupazione 42 IV.2 Obiettivi della “strategia di Lisbona” rispetto all’occupazione 50 IV.3 Il sistema economico-produttivo 51 IV.3.1 Industria 55 IV.3.2 Commercio 61 IV.3.3 Servizi 63 IV.3.4 Attività turistiche 66 IV.4 Obiettivi della “strategia di Lisbona”rispetto allo sviluppo economico 67

Introduzione

La presente diagnosi territoriale persegue tre finalità principali:

1) descrivere e mettere in evidenza in sintesi le principali caratteristiche del territorio delle “Terre Alte della Marca Trevigiana”, interessato dall’attivazione dell’Intesa Programmatica d’Area, sotto diversi profili: da quello demografico a quello della struttura produttiva e delle caratteristiche ambientali e territoriali;

2) collocare alcune delle principali caratteristiche del territorio citate sopra nel quadro delle altre regioni dell’Unione europea, in modo da mettere in rilievo i ritardi o i vantaggi di sviluppo rispetto alle altre regioni dell’Unione europea;

3) permettere di evidenziare, alla luce delle finalità precedenti, i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce (cd. analisi SWOT) dell’area, quale base per innestare una efficace strategia di sviluppo locale.

La metodologia utilizzata per la redazione dell’analisi territoriale comprende:

1) un’analisi di tipo desk – a tavolino – che si basa sull’elaborazione e l’analisi di dati provenienti dalle principali fonti statistiche ufficiali italiane ed europee;

2) per quanto riguarda invece il benchmarking, sono state utilizzate e riportate le cartografie e i relativi dati tratti dall’Atlante tematico ESPON, realizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti1, che permettono di collocare la realtà dell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” nel panorama europeo.

Un’attenzione particolare, nel mettere in luce le caratteristiche socio-economiche del territorio delle “Terre Alte della Marca Trevigiana”, è stata inoltre posta al confronto della situazione dell’area rispetto ai cd. obiettivi della “strategia di Lisbona”, in particolare di quelli che hanno maggiore attinenza con le politiche di sviluppo locale e che per il loro raggiungimento chiamano in causa anche gli attori dello sviluppo locale e regionale.

Com’è noto, infatti, il 23 e 24 marzo 2000 i Capi di Stato e di Governo dell’Unione europea hanno deciso e avviato un programma di riforme economiche e sociali, la cd. “strategia di Lisbona”, rilanciata nella primavera del 2005, anche attraverso appositi programmi nazionali, che istituzioni comunitarie, stati, regioni ed enti locali, ciascuno per la parte di propria competenza, dovranno essere impegnati ad attuare in maniera coordinata, per fare dell’Unione europea entro il 2010 «l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale».

I contenuti della “strategia di Lisbona” si fondano sulla convinzione che di fronte alle grandi sfide che derivano dalla globalizzazione degli scambi, l’Europa non possa competere basandosi sulle risorse naturali o su una manodopera a buon mercato o a scapito dell’ambiente: la realizzazione di una società fondata sulla conoscenza, che faccia leva sul capitale umano, l’istruzione, la ricerca e l’innovazione, è ritenuta sicuramente il mezzo migliore, e forse l’unico, di cui l’Unione europea dispone per far fronte alla competizione internazionale e conservare il proprio modello di sviluppo.

1 Il sistema di lettura e di interpretazione comparata dei dati proprio dell’Atlante costituisce un utile strumento per la pianificazione territoriale, permettendo la valutazione “multicriteria”, complessiva e combinata, di fenomeni di diversa natura. Si tratta di uno strumento capace di mettere a confronto la realtà nazionale con quella europea, su una scala di lettura regionale, secondo criteri di valutazione uniformi. 1

Alla luce di tali considerazioni gli Stati europei hanno, quindi, deciso di concentrare quasi l’85% delle risorse finanziarie globali dell’UE per il periodo di programmazione 2007-2013 sull’attuazione delle priorità stabilite, a livello comunitario e nazionale, nell’ambito della “strategia di Lisbona” e, quindi, sulla promozione dei tre pilastri - economico, sociale e ambientale - dello sviluppo sostenibile.

Da un lato, tutte le parti interessate, ad ogni livello, anche locale, sono chiamate a concorrere al successo della strategia, tanto che secondo la Commissione le “spese nazionali non coordinate per raggiungere gli obiettivi comuni costituiscono uno spreco di denaro”2, dall’altro lato va tenuto presente che le risorse finanziarie comunitarie che, a partire dal 1° gennaio 2007, sono disponibili anche per l’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” si inseriscono proprio nel quadro degli obiettivi definiti dalla “strategia di Lisbona”.

La grande prospettiva delineata nell’ambito della “strategia di Lisbona” è stata concretizzata in obiettivi (definiti in molti casi da specifici indicatori) da completare nell’arco di dieci anni, entro il 2010. Ecco perché, la presente diagnosi territoriale si concentrerà su alcuni elementi chiave nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, comparando nello stesso tempo la situazione dell’area con quella delle altre regioni europee.

Da questo punto di vista l’Intesa Programmatica d’Area rappresenta lo strumento ideale per coordinare gli interventi da sviluppare sul territorio delle “Terre Alte della Marca Trevigiana” con le finalità della “strategia di Lisbona” e il nuovo quadro finanziario 2007-2013 dell’Unione europea.

2 Punto 2. 2 della Comunicazione della Commissione del 14.7.2004. 2

I. L’ambito territoriale di riferimento

L’Intesa Programmatica d’Area “Terre Alte della Marca Trevigiana” interessa il territorio di 30 comuni della parte nord-orientale della provincia di Treviso. Si tratta di un territorio in gran parte collinare: i comuni di (261 m s.l.m.), (191 m s.l.m.), (292 m s.l.m.), (259 m s.l.m.), (267 m s.l.m.), (219 m s.l.m.) e (260 m s.l.m.) - interamente - e i comuni di (115 m s.l.m.), (56 m s.l.m.), (163 m s.l.m.), (132 m s.l.m.), (216 m s.l.m.), (103 m s.l.m.), (250 m s.l.m.), (152 m s.l.m.) e Vittorio (138 m s.l.m.) – parzialmente - fanno parte della Comunità montana Prealpi Trevigiane. Nella complessiva area dell’IPA sono inoltre identificabili le tre seguenti sub-aree: Quartier del : comprende i comuni di Valdobbiadene, Pieve di Soligo, Segusino, Vidor, , Miane, Farra di Soligo, Sernaglia della Battaglia, Refrontolo, Follina; Area di : comprende i comuni di Vittorio Veneto, Cison di Valmarino, Tarzo, Revine Lago, Fregona, Cappella Maggiore, Sarmede, Cordignano e ; Area di : comprende i comuni di Conegliano, , , , , , Codognè, , , Godega di Sant’Urbano e .

Figura 1.1 - L’ambito territoriale di riferimento dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana”

Elaborazione: Euris Srl 3

II. Capitale umano e demografia

II.1. Popolazione e dinamiche demografiche

La popolazione residente nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” è di 221.438 abitanti, che rappresentano il 26% della popolazione provinciale e il 5% di quella residente in Veneto. Il maggiormente popolato è Conegliano che concentra oltre il 16% della popolazione complessiva dell’area, seguito da Vittorio Veneto e Pieve di Soligo.

Figura 2.1 – Popolazione residente per Comune

Conegliano 35.508 Vittorio Veneto 29.083 Pieve di Soligo 11.824 Susegana 11.743 Valdobbiadene 10.756 Mareno di Piave 9.155 Farra di Soligo 8.571 Santa Lucia di Piave 8.354 Cordignano 6.990 Vazzola 6.874 San Fior 6.536 Sernaglia della Battaglia 6.327 Gaiarine 6.219 Godega di Sant'Urbano 6.082 Codogne' 5.234 San Pietro di Feletto 5.216 Colle Umberto 5.021 Tarzo 4.613 Cappella Maggiore 4.525 Follina 3.963 Orsago 3.846 Vidor 3.650 Miane 3.620 Sarmede 3.170 Fregona 3.119 Moriago della Battaglia 2.785 Cison di Valmarino 2.629 Revine Lago 2.175 Segusino 2.052 Refrontolo 1.798

0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000

Fonte: ISTAT – Anno 2007

4

La densità abitativa media è di 282 abitanti per kmq, inferiore a quella provinciale (346 abitanti/kmq) ma superiore a quella media regionale (260 abitanti/kmq). Il comune più densamente popolato è Conegliano con quasi mille abitanti per kmq, una concentrazione molto superiore rispetto alla media dell’area, seguito da Pieve di Soligo. In molti dei comuni, tuttavia, la densità abitativa è molto inferiore alla media regionale.

Figura 2.2 – Densità demografica (abitanti/kmq) per Comune

Conegliano 977 Pieve di Soligo 622 Santa Lucia di Piave 420 Cappella Maggiore 407 Colle Umberto 370 San Fior 368 Orsago 360 Vittorio Veneto 352 Mareno di Piave 329 Sernaglia della Battaglia 312 Farra di Soligo 304 Vidor 270 San Pietro di Feletto 268 Cordignano 267 Susegana 267 Vazzola 264 Godega di Sant'Urbano 250 Codogne' 242 Gaiarine 217 Moriago della Battaglia 200 Tarzo 194 Valdobbiadene 177 Sarmede 177 Follina 164 Refrontolo 137 Miane 117 Revine Lago 117 Segusino 113 Cison di Valmarino 91 Fregona 73 Area IPA Terre Alte 282 Provincia Treviso 346 Regione Veneto 260

0 200 400 600 800 1000 1200

Fonte: ISTAT – Anno 2007

5

Mettendo a confronto il dato relativo alla densità di popolazione con le altre regioni europee (la densità media in Europa nel 1999 è di 107 abitanti per kmq), emerge come in Veneto la provincia di Treviso, assieme a quelle di Venezia e Padova, registri i valori più alti. A livello europeo le massime densità demografiche si incontrano lungo la dorsale centro-europea che si estende dal sud-est inglese - comprendendo più a nord anche le regioni di Manchester, Liverpool e Birmingham - attraverso i paesi del Be-Ne-Lux, la Ruhr, la valle del Reno fino al nord Italia: le aree settentrionali dell’Italia mostrano alti livelli di densità, paragonabili a quelli delle grandi aree urbane localizzate lungo la dorsale centro-europea.

Figura 2.3 - Densità di popolazione (1999) 3

Fonte: Atlante ESPON

3 La tavola mostra la distribuzione spaziale della densità demografica in termini di popolazione (1999) per chilometro quadrato. Il dato medio dell’area ESPON (UE 29) è pari a 107 abitanti per chilometro quadrato. L’analisi è condotta a livello NUTS 3; i dati sono forniti da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica svizzero e norvegese. 6

Una componente significativa dei residenti dell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” è rappresentata dai cittadini stranieri che sono 21.342 e rappresentano il 10% della popolazione residente nell’area e il 27% di tutti gli stranieri residenti nella provincia di Treviso. Quasi la metà dei residenti di cittadinanza straniera si concentra nei comuni di Conegliano, Vittorio Veneto, Pieve di Soligo e Susegana.

Figura 2.4 – Stranieri residenti per Comune

Conegliano 3.740 Vittorio Veneto 2.310 Pieve di Soligo 1.768 Susegana 1.663 Farra di Soligo 952 Vazzola 882 Valdobbiadene 865 Sernaglia della Battaglia 774 Santa Lucia di Piave 755 Mareno di Piave 737 San Fior 588 Gaiarine 587 Cordignano 510 Godega di Sant'Urbano 507 Follina 475 Miane 458 Codogne' 408 Vidor 397 Moriago della Battaglia 384 Orsago 351 Tarzo 327 Cison di Valmarino 309 Colle Umberto 288 Fregona 266 Cappella Maggiore 226 Sarmede 225 San Pietro di Feletto 190 Segusino 179 Revine Lago 156 Refrontolo 65

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000

Fonte: ISTAT – Anno 2007

7

Il comune con la maggiore quota di residenti stranieri rispetto alla popolazione totale è Pieve di Soligo, con valori attorno al 15%, seguito da Susegana e Moriago della Battaglia.

Figura 2.5 – Percentuale di stranieri rispetto alla popolazione residente per Comune

Pieve di Soligo 15 Susegana 14 Moriago della Battaglia 14 Vazzola 13 Miane 13 Sernaglia della Battaglia 12 Follina 12 Cison di Valmarino 12 Farra di Soligo 11 Vidor 11 Conegliano 11 Gaiarine 9 Orsago 9 Santa Lucia di Piave 9 San Fior 9 Segusino 9 Fregona 9 Godega di Sant'Urbano 8 Mareno di Piave 8 Valdobbiadene 8 Vittorio Veneto 8 Codogne' 8 Cordignano 7 Revine Lago 7 Sarmede 7 Tarzo 7 Colle Umberto 6 Cappella Maggiore 5 San Pietro di Feletto 4 Refrontolo 4

0 2 4 6 8 10 12 14 16

Fonte: ISTAT – Anno 2007

8

Analizzando la dinamica demografica nel periodo 1992-2007, l’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” mostra un incremento della popolazione residente dell’ordine complessivamente di oltre il 9% (19.115 abitanti in più, in termini assoluti), inferiore all’incremento mediamente registrato nello stesso arco temporale a livello provinciale (+15%), in linea con quello regionale (+9%). Il trend demografico è stato positivo per tutti i comuni dell’area, con l’eccezione di Conegliano, Vittorio Veneto e Gaiarine dove la popolazione è rimasta stabile: in termini assoluti la migliore performance è stata del comune di Pieve di Soligo (+2.417 residenti), mentre in termini relativi sono stati i due comuni di Santa Lucia di Piave e Mareno di Piave ad aver registrato gli incrementi più significativi.

Figura 2.6 – Variazione demografica 1992-2008 per Comune

27,1% (+1.782) Santa Lucia di Piave 26,2% (+1.903) Mareno di Piave 25,7% (+2.417) Pieve di Soligo 23,1% (+686) Vidor 21,8% (+2.099) Susegana 21,7% (+929) San Pietro di Feletto 21,2% (+1.203) Vazzola 20,0% (+1.167) Cordignano 19,5% (+1.066) San Fior 15,7% (+538) Follina 15,5% (+373) Moriago della Battaglia 14,9% (+650) Colle Umberto 14,2% (+1.069) Farra di Soligo 13,8% (+767) Sernaglia della Battaglia 9,7% (+281) Sarmede 9,6% (+230) Cison di Valmarino 8,7% (+291) Miane 8,6% (+359) Cappella Maggiore 8,2% (+293) Orsago 8,1% (+390) Codogne' 7,9% (+159) Revine Lago 6,2% (+182) Fregona 5,0% (+86) Refrontolo 4,3% (+189) Tarzo 3,6% (+214) Godega di Sant'Urbano 1,2% (+25) Segusino 0,0% (+3) Valdobbiadene -0,1% (-39) Conegliano -0,5% (-132) Vittorio Veneto -1,0% (-65) Gaiarine 9,4% Area IPA Terre Alte 15,2% Provincia Treviso 9,0% Regione Veneto

-5,0 0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0

Fonte: ISTAT – Anni 1992 - 2007

9

Confrontando le dinamiche demografiche delle diverse regioni europee nel decennio 1990- 2000, si nota una situazione molto diversificata, con porzioni di territorio che mostrano tassi di crescita positivi (come l’area costiera occidentale del Mediterraneo e l’area atlantica, nonché quasi tutta l’Inghilterra, il Galles e l’Irlanda) e, al contrario, altre aree che rivelano un declino della popolazione (vaste aree interne della Spagna e del Portogallo, della Francia centrale e soprattutto della Germania orientale). L’evoluzione della popolazione sul territorio italiano mostra un andamento eterogeneo, ma si nota un trend di crescita della popolazione (anche se inferiore all’1% annuo) in alcune zone precise tra cui a nord un insieme di province localizzate in Veneto, compresa la provincia di Treviso. In effetti i contesti geografici italiani maggiormente favoriti dalle dinamiche positive della crescita della popolazione sono quelli delle regioni settentrionali sia perché interessate da apporti di popolazione straniera decisamente superiori a quelli registrati in altre aree del , sia perché stili di vita maggiormente concilianti e una rete assistenziale più diffusa giocano un ruolo nel favorire, seppure con modalità posticipate nel tempo, la scelta della maternità4.

Figura 2.7 – Dinamica della popolazione 1990-20005 (tasso di crescita medio annuo)

Fonte: Atlante ESPON

4 Cfr. Tendenze del mercato del lavoro veneto - Aggiornamento al primo trimestre 2006, Veneto Lavoro. 5 La tavola mostra le aree di crescita o declino demografico nelle regioni NUTS 3 comprese nello spazio ESPON, composto dagli stati dell’Europa a 25+4 (Norvegia, Svizzera, Romania e Bulgaria). L’indicatore è il tasso di crescita medio annuo calcolato nel periodo fra il 1990 ed il 2000 utilizzando i dati sulla popolazione forniti da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica svizzero e norvegese.

10

Il trend demografico positivo dell’area è destinato a continuare. Il “2° Rapporto sull'evoluzione demografica in provincia di Treviso. Aggiornamento delle proiezioni a livello comunale (2007-2021)” redatto a cura dell’Osservatorio Economico e Sociale di Treviso rivela come le previsioni demografiche al 2021 evidenzino la marcata crescita demografica che porterà la provincia di Treviso ad essere la più popolosa del Veneto nel 2020. Le proiezioni mostrano che la maggior parte dei comuni dovrebbe presentare tassi di variazione compresi tra il 10% e il 30%.

Figura 2.8 – Tasso di variazione dei residenti nei comuni della provincia di Treviso (2006-2021)

Fonte: figura tratta dal documento “2° Rapporto sull'evoluzione demografica in provincia di Treviso. Aggiornamento delle proiezioni a livello comunale (2007-2021)” redatto a cura dell’Osservatorio Economico e Sociale di Treviso

11

Analizzando le componenti che determinano il movimento demografico complessivo – vale a dire la componente naturale e quella migratoria - emerge come, con riferimento al 2006, nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” siano stati positivi sia il saldo naturale che il saldo migratorio che hanno concorso entrambi, anche se in misura diversa, al risultato complessivo finale positivo. Il tasso di natalità che si registra nell’area è positivo e superiore alla media nazionale. Il tasso di mortalità è leggermente inferiore: il risultato è un tasso di incremento naturale positivo (dello 0,4 per mille), superiore alla media nazionale (tornata nel 2006 positiva, ma attestata su un valore dello 0,04 per mille)), ma inferiore al tasso di crescita registrato in Veneto e nella complessiva provincia di Treviso, dove è arrivato al 2,7 per mille. Scomponendo il dato relativo al saldo naturale tra popolazione di cittadinanza straniera e popolazione di cittadinanza italiana emerge come sia soprattutto la prima ad ottenere le performance migliori, capaci di arginare l’ancora contenuto livello delle nascite e l’alta incidenza dei decessi tra la popolazione italiana (meno giovane) e contribuendo in misura maggiore al risultato positivo complessivo.

Figura 2.9 – Tasso natalità, mortalità e incremento naturale

12,0 10,8 9,9 9,9 10,0 9,5 9,5 9,4 8,9 8,1 8,0

6,0

4,0 2,7

2,0 1,0 0,4 0,04 0,0 Tasso natalità Tasso mortalità Tasso incremento naturale

Area IPA "Terre Alte" Provincia Treviso Regione Veneto Italia

Fonte: elaborazione EURIS Srl su dati ISTAT – 2006

12

Con riferimento alla componente migratoria del movimento demografico, l’area ha registrato un tasso di immigratorietà del 39,7 per mille, inferiore alla media provinciale, superiore invece a quelle regionale e nazionale: nel complesso il tasso di crescita migratoria6 è risultato pari al 4,3‰: positivo, dunque, ma inferiore alla media nazionale, regionale e provinciale, considerato che l’area ha registrato anche un elevato tasso di migratorietà.

Figura 2.10 – Tasso immigratorietà, migratorietà e incremento migratorio

50,0 45,0 43,4 39,7 38,6 40,0 36,8 34,9 35,4 35,0 32,2 30,0 28,5

25,0 20,0

15,0

10,0 6,6 6,4 6,4 4,3 5,0

0,0 Tasso immigratorietà Tasso migratorietà Tasso incremento migratorio

Area IPA "Terre Alte" Provincia Treviso Regione Veneto Italia

Fonte: elaborazione EURIS Srl su dati ISTAT – 2006

6 Tasso migratorio: misura l’incremento o la diminuzione di popolazione nel periodo considerato per effetto delle dinamiche migratorie. (Saldo migratorio/popolazione media)*1000 13

Considerando le due componenti – naturale e migratoria – della dinamica demografica tra il 1996 e il 1999 nel contesto europeo, la provincia di Treviso, insieme alle province di Padova e Vicenza, rientra tra le aree europee in cui sia la variazione naturale della popolazione, sia le migrazioni nette sono cresciute e si sono rinforzate vicendevolmente, a differenza di quanto successo nella maggior parte delle aree centro-settentrionali italiane in cui la crescita della popolazione è risultata dipendente dalla sola immigrazione, dato che la crescita naturale della popolazione è stata negativa.

Figura 2.11 – Componente naturale e migratoria della dinamica della popolazione, 1996 - 19997

Fonte: Atlante ESPON

7 La tavola presenta una classificazione delle regioni europee sulla base delle componenti dello sviluppo totale della popolazione. Tale sviluppo è infatti la somma algebrica tra la variazione naturale della popolazione (numero di nati meno il numero di morti in una data area durante un dato periodo) ed il saldo migratorio (differenza fra immigrazione ed emigrazione). L’analisi è condotta nel periodo 1996-1999 e, per motivi di comparabilità e disponibilità dei dati, la scala territoriale considerata comprende sia regioni NUTS 3, sia NUTS 2. L’analisi è effettuata sul territorio ESPON ad eccezione di Cipro e Malta (per mancanza di dati), con Svizzera e Norvegia. I dati provengono da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica svizzero e norvegese. La metodologia adotta sei classi di comportamento diverse, che permettono di scomporre l’evoluzione della popolazione nella sua componente naturale e migratoria. Le prime tre classi riguardano regioni che hanno sperimentato una dinamica positiva della popolazione, le restanti tre una dinamica negativa. 14

Considerando invece le sole dinamiche migratorie, a livello europeo emerge una dicotomia abbastanza chiara fra regioni di emigrazione e regioni di immigrazione. In questo contesto, l’area centro-settentrionale dell’Italia risulta caratterizzata da una dinamica positiva e le regioni italiane economicamente più sviluppate, tra cui il Veneto, concentrano i flussi d’immigrazione tra i più elevati d’Europa.

Figura 2.12 – Saldo migratorio per 1000 abitanti, 1996 - 19998

Fonte: Atlante ESPON

8 Il saldo migratorio di un periodo, per una data unità territoriale, è una misura della differenza tra i movimenti in entrata (immigrazione) ed in uscita (emigrazione) ed è riferito alla popolazione residente (‰). Data la difficoltà ad ottenere dati omogenei dei movimenti migratori a livello regionale, la metodologia utilizzata è detta “metodo dei movimenti naturali”: il saldo è calcolato come differenza tra la crescita totale della popolazione nel periodo, e la crescita naturale (differenza tra nati e morti) durante lo stesso periodo. L’analisi è condotta nell’intervallo 1996-1999 e, per motivi di comparabilità e disponibilità dei dati, la scala territoriale considerata comprende sia regioni NUTS 3, sia NUTS 2. L’analisi è effettuata sul territorio ESPON ad eccezione di Cipro e Malta (per mancanza di dati) e con l’aggiunta di Svizzera e Norvegia. I dati provengono da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica svizzero e norvegese.

15

Queste dinamiche demografiche relativamente “positive” non sono tuttavia sufficienti a contrastare il progressivo invecchiamento della popolazione9. Complessivamente - considerando quindi anche l’apporto della componente straniera - la piramide delle età della popolazione dell’area “Terre Alte della Marca Trevigiana” assume la forma di un poligono irregolare: le basi sono piuttosto ristrette, si verifica un improvviso allargamento dei vertici intermedi e si prosegue infine, gradualmente, verso il punto di congiunzione superiore. Se paragoniamo questa piramide a quella che dovrebbe essere la sua “normale” configurazione – ossia una sorta di triangolo isoscele – la base della piramide risulta molto sottodimensionata. La frequenza delle classi di età più giovani è molto bassa, soprattutto se paragonata alle frequenze delle classi in età riproduttiva. Il tasso di natalità quindi, anche se in lieve crescita, risulta ancora contenuto. Dalle fasce di età più numerose (quelle tra i 30 e i 44 anni, effetto del baby boom registrato negli anni ’60 e nei primi anni ’70) si passa alle frequenze delle classi successive che decrescono in modo progressivo, con una riduzione più veloce per gli uomini che per le donne.

Figura 2.13 – Piramide delle età della popolazione residente (maschi e femmine)

100 e più 95- 99 90- 94 85- 89 80- 84 75- 79 70- 74 65- 69 60- 64 55- 59 50- 54 45- 49 40- 44 35- 39 30- 34 25- 29 20- 24 15- 19 10- 14 5- 9 Meno di 5

M F

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT – Anno 2007

9 Recenti dati diffusi dall’ISTAT e riguardanti le previsioni demografiche nazionali con proiezioni fino al 2050 mettono in luce come grazie al miglioramento degli stili di vita ed al progresso medico-scientifico, la vita media sia degli uomini che delle donne sia destinata a crescere ulteriormente e per far fronte a questa tendenza, non sono sufficienti il lento ma progressivo aumento del tasso di fecondità e gli effetti positivi delle migrazioni internazionali. I nuovi nati non riusciranno a compensare il crescente incremento delle morti prodotte dal progressivo invecchiamento della popolazione e anche la dinamica migratoria nel lungo periodo sarà insufficiente: nonostante l’ipotesi del continuo aumento di trasferimenti dai Paesi a forte pressione migratoria, anche gli attuali “giovani” immigrati sono destinati ad invecchiare nel nostro Paese. 16

I valori registrati nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” relativamente alla struttura della popolazione per classi di età vanno esaminati anche alla luce delle due componenti demografiche della piramide delle età: vale a dire la componente data dalla popolazione di cittadinanza italiana e quella relativa alla popolazione straniera mettendone in evidenza la diversa struttura. Nell’area la popolazione straniera è mediamente molto più giovane di quella italiana, presenta un tasso di vecchiaia quasi nullo ed evidenzia un tasso di natalità più elevato. Alla fine del 2007, i bambini stranieri di età inferiore ai 5 anni costituivano nell’area dell’IPA oltre il 10% della popolazione immigrata, mentre quelli italiani meno del 5% di quella autoctona. Si nota inoltre la massiccia presenza di cittadini stranieri nelle classi in età lavorativa che ha permesso di colmare le carenze del ricambio demografico nel mercato del lavoro locale, carenze dovute sia al progressivo invecchiamento della popolazione sia alle più elevate aspettative dell’offerta, soprattutto quella locale, trattenuta più a lungo nei percorsi formativi e sempre meno disponibile a sistemazioni lavorative di basso livello10.

Figura 2.14 – Piramide delle età della popolazione residente (italiani e stranieri)

100 e più 95- 99 90- 94 85- 89 80- 84 75- 79 70- 74 65- 69 60- 64 55- 59 50- 54 45- 49 40- 44 35- 39 30- 34 25- 29 20- 24 15- 19 10- 14 5- 9 Meno di 5

STR IT

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT – Anno 2007

10 Cfr. Tendenze del mercato del lavoro veneto - Aggiornamento al primo trimestre 2006, Veneto Lavoro. 17

La popolazione residente nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” appare inoltre lievemente “più vecchia” nel contesto provinciale, regionale e nazionale. La popolazione di età uguale o superiore a 65 anni rappresenta il 21% della popolazione residente complessiva, valore lievemente superiore a quello medio provinciale (18%), regionale (19%) e nazionale (20%). La popolazione di età inferiore ai 15 anni rappresenta invece il 14% della popolazione totale, in linea con le medie provinciale, regionale e nazionale che si attestano sul 14%. L’indice di vecchiaia (rapporto tra popolazione di 65 anni e più e quella di 0-14 anni) è pari a 147: significa che nell’area sono presenti 147 anziani ogni 100 giovani, dato al di sopra delle medie provinciale (pari a 123), regionale (pari a 139) e nazionale (pari a 142). L’indice di dipendenza (rapporto tra la popolazione non attiva – popolazione 0-14 anni + popolazione 65 anni e più – e la popolazione attiva in età tra 15 e 64 anni), denominato anche “carico sociale”, è pari a 53 ed indica che nell’area sono presenti 53 persone non attive ogni 100 persone in età attiva, contro un valore medio provinciale di 49, regionale di 50 e nazionale di 52. Il denominatore di questo indice rappresenta la fascia di popolazione che dovrebbe provvedere al sostentamento della fascia rappresentata al numeratore: un elevato tasso implica una forte presenza di popolazione anziana e giovanissima a carico della popolazione in età lavorativa. Alti tassi di dipendenza hanno quindi conseguenze sulla spesa pubblica, il welfare, l’istruzione e la sanità.

150 147

145 142 139 140

135 Figura 2.15 – Indice di

130 vecchiaia

125 123 Fonte: elaborazione EURIS srl su dati 120 ISTAT – Anno 2007

115

110 Terre Alte Treviso Veneto Italia

Terre Alte Treviso Veneto Italia

54

53 53

52 52 Figura 2.16 – Indice di 51 50 dipendenza

50 49 Fonte: elaborazione EURIS srl su dati 49 ISTAT – Anno 2007 48

47 Terre Alte Treviso Veneto Italia

Terre Alte Treviso Veneto Italia

18

L’indice di ricambio (rapporto tra quanti sono prossimi a lasciare il mondo del lavoro - popolazione con età compresa tra 60 e 64 anni - e quanti stanno invece per entrarci - popolazione con età tra i 15 e i 19 anni) è pari a 132, dato al di sopra delle medie provinciale (122), regionale (129) e nazionale (112). Questo significa che le classi di popolazione che includono i lavoratori in procinto di ritirarsi dal mondo del lavoro risultano più numerose rispetto alle classi dei giovani che subentreranno ad esse nel mercato del lavoro. L’indice di struttura (rapporto tra popolazione tra 40-64 anni e quella tra 15-39 anni) è pari a 110, lievemente superiore ai valori provinciale (104), regionale (109) e nazionale (105). Il denominatore di questo indice rappresenta le 25 generazioni più giovani in attività destinate a sostituire le 25 generazioni più anziane anch’esse in attività. L’indice mostra dunque il grado di invecchiamento della popolazione attiva: tanto più basso è l’indice tanto più giovane è la popolazione in età lavorativa.

135 132

129 130

125 122 Figura 2.17 – Indice di 120 ricambio

115 112 Fonte: elaborazione EURIS srl su 110 dati ISTAT – 2007

105

100 Terre Alte Treviso Veneto Italia

Terre Alte Treviso Veneto Italia

111 110 110 109 109 108 Figura 2.18 – Indice di 107 struttura 106 105 104 105 Fonte: elaborazione EURIS srl su 104 dati ISTAT – 2007 103

102

101 Terre Alte Treviso Veneto Italia

Terre Alte Treviso Veneto Italia

19

Nei paragrafi che seguono si riportano alcune tavole che mostrano la situazione europea relativamente ai principali indicatori della struttura demografica (i dati fanno riferimento agli anni 1999 e 2000). Per quanto riguarda la quota di anziani, emerge una condizione di relativo invecchiamento della popolazione nella UE 15 e in Scandinavia e per contro una condizione più favorevole in alcuni dei nuovi stati membri come Polonia, Slovacchia e Ungheria e in parte Romania. I valori più elevati nel tasso di anzianità sono mostrati da ampie porzioni della penisola iberica e della Francia meridionale e occidentale e nell’Italia nord-occidentale e centrale. Livelli inferiori ma comunque elevati si registrano in generale in tutta l’Europa centrale, nonché nella Francia settentrionale e nel Regno Unito e per quanto riguarda l’Italia, in Veneto. Per quanto riguarda invece la quota di giovani, sempre nell’anno 2000, le isole britanniche, le regioni scandinave e baltiche, i nuovi Stati membri, la Romania e tutta la Francia (tranne una porzione di regioni sud-occidentali) registrano le più alte percentuali di giovani sul totale. In Italia, il Veneto rientra tra le regioni con la più bassa quota di popolazione giovane d’Europa.

Figura 2.19 Figura 2.20 Quota di anziani, 200011 Quota di giovani, 200012

Fonte: Atlante ESPON

11 L’indicatore presenta la quota di popolazione sopra i 65 anni sulla popolazione totale nel 2000. L’analisi è condotta a livello NUTS 2 sull’intero spazio ESPON. I dati sulla popolazione nell’anno 2000 provengono da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica norvegese e svizzero. 12 L’indicatore presenta, per ogni unità territoriale, la quota di giovani in età compresa tra 0 e 14 anni sul totale della popolazione nel 2000. L’analisi è condotta a livello NUTS 2 sull’intero spazio ESPON. I dati sulla popolazione nell’anno 2000 provengono da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica norvegese e svizzero. 20

Per quanto riguarda il tasso di dipendenza, in Europa un alto livello di dipendenza dalla popolazione in età lavorativa è evidenziato a nord, in tutta l’area scandinava e del mar Baltico, sull’intero territorio francese (con l’eccezione dell’area parigina), ed in Gran Bretagna (con l’eccezione di parti della Grande Londra). Elevati livelli sono inoltre evidenziati nelle regioni di confine orientale dell’UE 25, in Romania e Bulgaria e in aree interne della penisola iberica. Bassi tassi di dipendenza si riscontrano in vasta parte dell’Europa centrale (Germania, Austria, Repubblica Ceca, Slovenia, e Ungheria meridionale) e anche nella regione Veneto, soprattutto per la bassa presenza di popolazione giovane.

Figura 2.21 – Tasso di dipendenza, 199913

Fonte: Atlante ESPON

13 La tavola mostra il tasso di dipendenza, definito come rapporto tra la popolazione totale e la popolazione in età compresa fra i 20 ed i 64 anni. L’analisi è condotta sul territorio dell’area ESPON che comprende i paesi dell’Europa a 25+2 (Romania e Bulgaria) con l’aggiunta di Svizzera e Norvegia. L’indicatore è stimato a livello NUTS 2 in alcune zone, ed a livello NUTS 2 in altre. I dati si riferiscono al 1999 e provengono da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica svizzero e norvegese. 21

Esaminando la tendenza all’invecchiamento della popolazione europea, le proiezioni al 2025 della struttura della popolazione in termini d’età evidenziano un’elevata quota di persone anziane in alcune regioni della Finlandia, della Svezia centro-settentrionale, in alcune regioni settentrionali della penisola iberica, nelle highlands scozzesi e nelle regioni della Germania orientale, eccetto i dintorni di Berlino. Al contrario, le aree in cui si prevedono minori tassi di invecchiamento sono soprattutto localizzate nei nuovi Paesi membri e nei paesi in adesione, mentre spicca in positivo la prestazione dell’Irlanda, dell’Inghilterra, dell’estremo sud di Spagna e Portogallo, e del Lussemburgo. In Italia, si prevede un’elevata quota di anziani in tutto il territorio, in particolare nel centro e nel nord-ovest, un ’ meno in Veneto, dove il processo di invecchiamento risulterebbe molto più accentuato in assenza di movimenti immigratori, grazie ai quali la popolazione invecchierà meno. La rappresentazione grafica del potenziale di popolazione giovane rispetto ad oggi nelle aree europee evidenzia chiaramente una diversa struttura fra le popolazioni dell’area mediterranea (Francia esclusa) ed orientale da una parte, e la zona nordica, atlantica e continentale dell’Europa dall’altra. Le situazioni più promettenti si riscontrano soprattutto nei territori scandinavi e nelle regioni della Gran Bretagna e dell’Irlanda del Nord, oltre che in quasi tutta la Francia, mentre il territorio italiano presenta, nel complesso, regioni, tra cui il Veneto, con valori bassi che diventano rischiosamente molto bassi in Liguria, Toscana, Emilia Romagna, e Sardegna.

Figura 2.22 Figura 2.23 Figura 2.24 Tendenze dell’invecchiamento della Tendenze dell’invecchiamento della Potenziale di sviluppo naturale al popolazione al 2025, non popolazione al 202514 202015 considerando i processi migratori

Fonte: Atlante ESPON

14 Le tendenze all’invecchiamento della popolazione sono calcolate come rapporto percentuale tra la popolazione con età uguale o maggiore di 65 anni e il totale della popolazione al 2025. La metodologia utilizza tecniche di proiezione della popolazione futura calibrate sui dati del periodo 1995-2000 riguardanti la popolazione residente e i tassi di fertilità e mortalità. Vengono simulati due scenari caratterizzati da assunzioni sui flussi migratori: il primo (Model A, Tavola 5.9a) è uno scenario esclusivamente demografico che non considera alcun flusso migratorio; il secondo (Model B0, Tavola 5.9) ammette flussi migratori allo stesso tasso del periodo 1995-2000. I dati provengono sia da Eurostat, sia da altre fonti quali le Nazioni Unite. L’analisi è condotta a livello NUTS 2. 15 Il potenziale di sviluppo naturale è un indicatore che misura se la coorte composta dalla popolazione che nel 2020 avrà da 20 a 29 anni, ovvero i nati fra il 1991 ed il 2000, è più o meno ampia rispetto alla coorte costituita dalla popolazione che nel 2000 aveva la stessa età (20 - 29 anni). L’analisi è condotta a livello NUTS 2 sul territorio dell’Europa a 25+4 (Romania, Bulgaria, Svizzera e Norvegia) con l’aggiunta della Svizzera e della Norvegia. I dati provengono da Eurostat e dall’istituto nazionale di statistica svizzero e norvegese. 22

II.2. Popolazione e livelli di istruzione

Il livello di istruzione della popolazione assume un ruolo fondamentale nella formazione del capitale umano di un territorio e della sua competitività. Per quanto riguarda l’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana”, la performance registrata dal Censimento della popolazione del 2001 segnala ancora un livello di istruzione medio-basso, pur essendoci stato un significativo miglioramento rispetto alla precedente rilevazione censuaria relativa al 1991. Solo il 5,7% della popolazione residente con più di sei anni risultava nel 2001 in possesso di una laurea - contro il 7,5% a livello nazionale. E’ invece lievemente superiore al dato medio nazionale la quota di popolazione in possesso del diploma di scuola secondaria superiore (26,4%), mentre ancora il 29,3% possiede solo la licenza di scuola media inferiore o di avviamento professionale. In Veneto permane, anche se vi sono cambiamenti in atto, la tendenza a valorizzare in misura maggiore l’esperienza lavorativa in azienda piuttosto che l’esperienza formativa nelle scuole. Ciò è dovuto principalmente a due elementi chiave: la maggiore facilità di trovare un impiego per chi ha un basso livello di scolarizzazione e l’incentivo per i giovani costituito dalla retribuzione e dall’indipendenza economica; le difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro e a svolgere attività in linea con la preparazione ottenuta per chi ha livelli di istruzione più elevati (come i laureati).

Figura 2.25 – Livello di istruzione della popolazione residente (quota % su pop. totale)

7,5 6,5 Laurea 6,3 5,7

25,9 Diploma di sc uola sec ondaria 25,9 superiore 26,9 26,4

30,1 Lic enza di sc uola media inferiore 31,1 o di avviamento professionale 30,3 29,3

25,4 27,7 Licenza di scuola elementare 27,7 29,9

9,7 8,2 Alfabeti privi di titoli di studio 8,4 8,3

1,5 0,5 Analfabeti 0,4 0,4

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0 35,0

Terre Alte Treviso Veneto Italia

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT - 2001

23

L’indice di possesso del diploma di scuola media superiore nella popolazione con più di 19 anni è compreso tra il 20% (Moriago della Battaglia) e il 39% (Conegliano) nei diversi comuni dell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” ed è quasi ovunque superiore nella popolazione di sesso maschile rispetto a quella femminile.

Figura 2.26 – Indice di possesso Diploma di scuola media superiore (19 anni e più) per sesso

39 Conegliano 35 Vittorio Veneto

31 Cappella Maggiore 28 San Pietro di Feletto 28 Miane

28 Colle Umberto 28 Pieve di Soligo 27 Follina 27 Fregona 26 Susegana 26 Orsago 25 Vidor

25 Sernaglia della Battaglia 25 Revine Lago 25 Godega di Sant'Urbano

24 Mareno di Piave 24 Santa Lucia di Piave 24 Cison di Valmarino 24 Cordignano 24 Valdobbiadene 23 Gaiarine 23 San Fior 23 Codognè 22 Sarmede 22 Farra di Soligo

22 Vazzola 22 Refrontolo 21 Tarzo 21 Segusino 20 Moriago della Battaglia 30 Provinc ia Treviso 30 Regione Veneto 33 Italia

0 10 20 30 40 50

Maschi Femmine Totale

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT – 2001 24

Scomponendo l’indice di possesso del diploma di scuola media superiore tra la popolazione di età compresa tra i 19 e i 34 anni e la popolazione di età compresa tra i 35 e i 44 anni, si nota come nella prima fascia di età esso sia notevolmente più alto (compreso tra il 41% a Refrontolo e il 63% a Conegliano), con notevoli variazioni all’interno dei comuni dell’area, segno ad ogni modo dell’aumentata scolarizzazione. Si nota anche come, diversamente da prima, l’indice sia ovunque più elevato per la popolazione di sesso femminile.

Figura 2.27 – Indice di possesso Diploma di scuola media superiore (19-34 anni) per sesso

63 Conegliano 63 Vittorio Veneto

61 Cappella Maggiore 60 Fregona 56 Colle Umberto 56 Miane 55 San Pietro di Feletto 54 Revine Lago 53 Gaiarine 53 Follina 52 Orsago 52 Godega di Sant'Urbano

52 Pieve di Soligo 51 Mareno di Piave 51 Cordignano 50 Sernaglia della Battaglia 50 Vidor 49 Sarmede 49 Susegana 49 Valdobbiadene 48 Santa Lucia di Piave 47 Codognè 46 Tarzo 46 Farra di Soligo 46 Segusino

45 San Fior 44 Vazzola 43 Cison di Valmarino 41 Moriago della Battaglia 41 Refrontolo 53 Provinc ia Treviso 52 Regione Veneto 54 Italia

0 10 20 30 40 50 60 70

Maschi Femmine Totale

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT – 2001 25

L’indice di possesso del diploma di scuola media superiore diminuisce ancora, invece, se si considera la popolazione con età compresa tra i 35 e i 44 anni, variando dal 20% di Moriago della Battaglia al 50% di Conegliano e in questa fascia d’età varia molto da comune a comune la differenza tra maschi e femmine.

Figura 2.28 – Indice di possesso Diploma di scuola media superiore (35-44 anni) per sesso

50 Conegliano 46 Vittorio Veneto

38 Cappella Maggiore 34 San Pietro di Feletto 34 Miane

33 Cison di Valmarino 33 Fregona 32 Orsago 32 Sernaglia della Battaglia 31 Pieve di Soligo 31 Colle Umberto 31 Revine Lago

31 Susegana 30 Follina 30 Valdobbiadene

30 Godega di Sant'Urbano 28 Vidor 28 Farra di Soligo 28 San Fior 27 Mareno di Piave 27 Cordignano 27 Segusino 27 Santa Lucia di Piave 26 Gaiarine 26 Sarmede

25 Tarzo 25 Vazzola 25 Refrontolo 22 Codognè 20 Moriago della Battaglia 36 Provinc ia Treviso 36 Regione Veneto 41 Italia

0 10 20 30 40 50 60

Maschi Femmine Totale

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT – 2001 26

La situazione del Veneto, compresa l’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana”, appare più “preoccupante” dal punto di vista del livello di istruzione, se confrontata con la situazione degli altri paesi europei. Le aree del Mar Baltico, del Mare del Nord, del Regno Unito e della Germania orientale mostrano i livelli d’istruzione più alti con percentuali di laureati e di titoli di licenza media superiore maggiori del dato medio europeo (20,1% e 47,5% rispettivamente). Aggiungiamo Irlanda, Belgio, Olanda, nonché le aree metropolitane di Madrid, Berlino, Lione, Tolosa e Parigi per quanto concerne l’alta percentuale di laureati. Sul territorio italiano si nota chiaramente che l’intera penisola ha quote di laureati rispetto alla popolazione tra i più bassi in Europa, paragonabili a quelle registrate nei paesi dell’Europa Orientale, in Portogallo e Grecia. La situazione della nostra penisola è critica anche in riferimento alla quota di diplomati con livelli medi di istruzione, paragonabile ai bassi livelli d’istruzione secondaria di Grecia e Spagna. I nuovi Paesi membri, i paesi di prossimo allargamento, l’intera Germania e l’Austria, invece, hanno un’elevata quota di popolazione con un livello medio d’istruzione in linea con le aree baltiche e nordiche. Italia, Spagna e Grecia spiccano invece per l’alta quota di popolazione con basso livello di istruzione.

Figura 2.29 – Livello di istruzione della popolazione (% sulla popolazione 25 - 64 anni), 200216

Fonte: Atlante ESPON

16 Il livello di istruzione della popolazione è espresso considerando tre livelli d’istruzione ed è costruito attraverso il rapporto percentuale tra la quota di popolazione in ogni livello e la popolazione totale compresa tra i 25 e 64 anni. I livelli d’istruzione definiti sono: Basso, ovvero licenza media inferiore o meno; Medio, licenza media superiore; Alto, laureati o equivalenti. 27

Anche la rappresentazione grafica della quota di lavoratori con alto livello d’istruzione mostra che l’Italia è tra i paesi europei che presentano le percentuali più basse. In particolare, la quasi totalità del territorio italiano evidenzia una quota di occupati con livello d’istruzione universitario inferiore al 15%. Una situazione analoga si riscontra nella maggior parte delle regioni appartenenti ai paesi dell’Europa orientale così come in Grecia, Portogallo ed Austria. Nel resto dell’Europa, le aree caratterizzate da un’elevata percentuale di occupati con alto grado d’istruzione si localizzano soprattutto nelle regioni scandinave e baltiche, nel Regno Unito, in Belgio e nei Länder orientali della Germania. La tavola evidenzia altresì percentuali elevate di lavoratori con laurea o equivalente sia nelle regioni settentrionali della Spagna e, ad est, in Bulgaria, sia in corrispondenza di regioni sede d’importanti università e di attività terziarie quali Parigi, Stoccolma, Budapest e Madrid.

Figura 2.30 - Occupati con alto grado di istruzione, 200117

17 La caratteristica del mercato del lavoro che si vuole evidenziare nella tavola è la quota di lavoratori con elevato grado d’istruzione (laurea o equivalente) in percentuale del totale degli occupati al 2001. L’analisi è condotta a livello NUTS 2 salvo che per le regioni tedesche le quali sono analizzate a livello NUTS 1. I dati regionali sulla forza lavoro provengono da Eurostat.

28

Questa situazione è confermata dai risultati dell’analisi dell’Osservatorio Excelsior sulle assunzioni previste per la provincia di Treviso sulla base delle esigenze espresse dal sistema produttivo: dall’analisi emerge infatti la propensione delle imprese trevigiane ad occupare personale con bassi livelli di istruzione, anche se si assiste negli ultimi anni ad un cambiamento di tendenza, con un aumento della richiesta di diplomati, in proporzione anche di qualificati. Relativamente al 2007, considerando il livello d’istruzione richiesto nelle previsioni d’assunzione, risulta che: cresce la domanda di personale in possesso di diploma di scuola superiore dal 37,7% dell’anno precedente al 39,4%; significativo è anche l’incremento all’interno dell’industria dove si passa dal 30,6% al 33,7%; sostanzialmente stabile è la domanda di laureati (da 6,6% a 6,4%), con un positivo incremento nel settore manifatturiero dove la richiesta sale dal 6,9% al 8,0%; diminuisce la richiesta di personale in possesso di diploma di istruzione professionale (dal 21,5% al 17,0%); cresce invece la ricerca di personale senza nessuna formazione specifica (dal 34,3% al 37,2%) dato su cui incide anche la carenza di manodopera e il conseguente abbassamento delle soglie minime di competenza richiesta, pur di trovare personale. La mancanza di personale qualificato e la ridotta presenza di determinate figure sono alla base delle assunzioni di difficile reperimento, che pesano nelle aziende trevigiane per il 40,8% sul totale delle assunzioni. Le aziende con un numero di addetti inferiore a 10 presentano le maggiori difficoltà, in parte per la scarsa visibilità/appetibilità di queste imprese nel mercato del lavoro, ma anche per le difficoltà che questa tipologia d’imprese incontra nel fornire un percorso formativo complementare al personale appena uscito dal mondo della scuola.

Figura 2.31 - Assunzioni previste per il 2007 per livelli di istruzione richiesti e livelli formativi equivalenti. Provincia di Treviso

Fonte: Unioncamere – Ministero del Lavoro, Sistema Informativo Excelsior, 2004-2007

29

La medesima tendenza si osserva analizzando le professioni maggiormente richieste nell’ambito di ciascun gruppo professionale nella provincia trevigiana, come emerge dal “2° Rapporto sull’evoluzione della domanda di professioni nelle aziende trevigiane (1999-2006)”: le figure professionali maggiormente richieste sono gli operai specializzati. Allo stesso tempo operai generici, operai specializzati e tecnici sono le figure professionali per le quali le imprese venete e trevigiane denunciano le maggiori carenze di disponibilità. Esaurita completamente la forza lavoro locale, sia a causa del calo demografico che per la competizione delle tante imprese presenti sul territorio, si tenta di reclutare con qualche difficoltà sia operai provenienti dal sud Italia che da Paesi extracomunitari. Parallelamente le risorse con titoli di studio (non professionale) più elevati che aspirano a svolgere attività professionali o impiegatizie “si trovano in alcuni casi a vivere forme di disagio dovute alla difficoltà nel trovare occupazioni in linea con la propria preparazione professionale. Ci sembra condivisibile ritenere che il territorio provinciale, seppure aperto a soluzioni extra-locali, debba comunque offrire ai giovani le “ragioni per restare”, per investire nel territorio, facendo coincidere le aspirazioni professionali delle nuove generazioni con le esigenze di rinnovamento del modello di sviluppo. L’offerta di lavoro che oggi non incontra in modo soddisfacente la domanda, un’offerta ambiziosa, ma anche poco mirata, a fronte di una domanda “semplificata” o iper-specializzata rappresenta forse il sintomo più chiaro di una mancanza di regia comune sul futuro del territorio” [Provincia di Treviso, Sviluppo, competizione, sostenibilità Piano Strategico volume 4, p.75]. “Le istituzioni di governo del territorio si trovano dunque a dover ritrovare il punto d’incontro tra domanda ed offerta di lavoro, considerando lo sviluppo ed il fabbisogno dei saperi in modo probabilmente molto diverso dal passato ed in una dimensione integrata che contemperi non solo i fabbisogni dei comparti economici, ma anche le propensioni e gli orientamenti dei giovani, oltre che la possibilità di attrarre competenze mirate dall’esterno. Oggi la realtà manifatturiera è centrale ma l’evoluzione della società ha portato anche allo sviluppo del terziario ed a stili di vita non più necessariamente armonici con gli obiettivi dell’impresa manifatturiera o, almeno, con un certo modello d’impresa del secondario: quella basata sulla competizione sui costi e dunque sull’utilizzo di manodopera a basso valore aggiunto ovvero a bassa scolarità”. [Parte estratta da Provincia di Treviso, Sviluppo, competizione, sostenibilità Piano Strategico volume 4, p. 65]

Figura 1.32 – Professioni richieste dalle aziende trevigiane per il 2007

Operai specializzati 24,3

Conduttori di impianti 19,4

Professioni relative alle attività commerciali e ai 17,4 servizi

Professioni tecniche 16,9

Personale impiegatizio 11,6

Personale non 7,5 qualificato

Professioni ad elevata 2,6 specializzazione

0 5 10 15 20 25 30

Fonte: 2° Rapporto sull’evoluzione della domanda di professioni nelle aziende trevigiane (1999-2006) 30

II.3. Obiettivi della “strategia di Lisbona” rispetto al capitale umano

Tra i principali obiettivi della “strategia di Lisbona” vi è quello di aumentare gli investimenti in capitale umano migliorando l’istruzione e le qualifiche, ed in particolare di:

1) Diminuire il livello dell’abbandono scolastico prematuro, portando al di sotto del 10% la percentuale della popolazione di età 18-24 anni con titolo di studio inferiore al diploma di scuola secondaria superiore e che non partecipa ad ulteriore istruzione o formazione. Nel 2005 i valori in Italia e Veneto sono: ITALIA (2005): 22,1% VENETO (2005): 18,4%

2) Aumentare la quota di popolazione che completa il ciclo di istruzione secondaria superiore portandola ad un valore pari o superiore all’85% della popolazione ventiduenne. ITALIA (2005): 73,1% VENETO (2005): 77,0% (Nel caso dell’Italia e del Veneto si tratta della percentuale della popolazione in età 20-24 anni che ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore).

3) Aumentare l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, portando al 12,5% la percentuale della popolazione tra 25 e 64 anni che frequenta un corso di studio e di formazione professionale. EUROPA15 (2004): 9,3% EUROPA25 (2004): 8,6% ITALIA (2005): 5,9% VENETO (2005): 6,0%

31

III. Patrimonio naturale, ambiente e sviluppo rurale

III.1. Il patrimonio naturale e le aree protette

Dal punto di vista ambientale, il territorio delle “Terre Alte” della Marca Trevigiana è interessato dalla presenza di ben 11 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio delle Comunità europee, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (cd. Direttiva “Habitat”): il SIC “Ambito fluviale del Livenza e corso inferiore del Monticano” nei comuni di San Fior e Codognè; il SIC “Bosco di Gaiarine” nel comune di Gaiarine; il SIC “Fiume Piave dai Maserot alle grave di ” nei comuni di Segusino e Valdobbiadene; il SIC “Foresta del Cansiglio”nel comune di Fregona; il SIC “Grave del Piave – Fiume Soligo – Fosso di Negrisia” nei comuni di Vidor, Moriago, Sermaglia della Battaglia, Susegana, Santa Lucia di Piave e Mareno di Piave; il SIC “Gruppo del Visentin: M. Faverghera – M. Cor” nel comune di Vittorio Veneto; il SIC “Laghi di Revine” nei comuni di Revine Lago e Tarzo; il SIC “Monte Cesen” nei comuni di Segusino e Valdobbiadene; il SIC “Palù del Quartiere del Piave” nei comuni di Farra di Soligo, Vidor, Moriago e Sernaglia della Battaglia; il SIC “Passo di San Boldo” nel comune di Cison di Valmarino; il SIC “Perdonanze e corso del Monticano” nei comuni di Tarzo e Vittorio Veneto.

Figura 3.1 – I Siti di Interesse Comunitario (SIC) delle “Terre Alte” della Marca Trevigiana

Fonte: elaborazione Euris Srl

32

Sette sono anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) individuate ai sensi della direttiva 79/409/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, sugli uccelli selvatici, che riguarda la conservazione delle specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico e si prefigge la protezione, la gestione e la regolazione di tali specie e ne disciplina lo sfruttamento: la ZPS “Ambito fluviale del Livenza” che interessa il comune di Gaiarine; la ZPS “Bosco di Gaiarine” sempre nel comune di Gaiarine; la ZPS “Dorsale prealpina tra Valdobbiadene e Serravalle” nei comuni di Segusino, Valdobbiadene, Miane, Follina, Cison di Valmarino, Revine Lago, Vittorio Veneto; la ZPS “Foresta del Cansiglio” nel comune di Fregona; la ZPS “Garzaia di Pederobba” nei comuni di Valdobbiadene e Segusino; la ZPS “Grave del Piave” nei comuni di Vidor, Moriago, Sernaglia della Battaglia; Susegana, Santa Lucia del Piave e Mareno di Piave.

Figura 3.2 – Le Zone di Protezione Speciale (ZPS) delle “Terre Alte”

Fonte: elaborazione Euris Srl

33

Le risorse naturali ed ambientali presenti nell’area dell’IPA rappresentano un patrimonio da tutelare, salvaguardare e valorizzare e vanno considerate una ricchezza di inestimabile valore, considerato che il Veneto rientra tra le aree europee con il più alto grado di “pressione urbana”, calcolato considerando vari indicatori esplicativi sia della struttura urbana e territoriale (percentuale di aree artificiali, densità abitativa, densità della rete autostradale, ecc.) che dei flussi tra aree urbanizzate (spostamenti generati per persona, centralità).

Figura 3.3 - Pressione urbana 18

18 La pressione urbana è calcolata attraverso una analisi fattoriale, a partire da un set di dieci indicatori di pressione esplicativi sia della struttura urbana e territoriale (percentuale di aree artificiali, densità abitativa, densità della rete autostradale, ecc.) che dei flussi tra aree urbanizzate (spostamenti generati per persona, centralità). Il fattore 1, qui rappresentato, indica direttamente la pressione urbana rispetto al dato medio europeo. L’analisi è condotta a livello NUTS 3; i toni del rosso indicano i territori a maggiore urbanizzazione, il tono del verde i territori a minore urbanizzazione. 34

III.2. Agricoltura e sviluppo rurale

L’esatta determinazione del numero di imprese agricole è un’operazione complessa in considerazione della pluralità di fonti statistiche che applicano criteri di rilevazione disomogenei. Infatti, i dati forniti dalla CCIAA di Treviso, indicano la presenza nell’area, nel 2006, di 5.643 imprese attive nel settore di attività economica “A – Agricoltura, caccia e silvicoltura”. Per quanto riguarda, invece, i dati che emergono dai risultati del V Censimento generale dell’agricoltura (22 ottobre 2000), va precisato che l’unità di rilevazione censuaria (“azienda agricola”) viene definita dall’ISTAT come “l’unità tecnico-economica in cui si attua la produzione agraria, forestale e zootecnica ad opera di un conduttore, e cioè persona fisica, società o ente, che ne sopporta il rischio”. Si tratta, dunque, di un universo di riferimento ben più ampio della platea delle imprese agricole propriamente dette e cioè effettivamente operanti sul mercato, senza alcun riferimento al carattere professionale dell’attività svolta dal conduttore stesso, per cui viene rilevato un numero molto consistente di microaziende con superfici e capacità produttive molto limitate. L’obiettivo del censimento, infatti, è di rappresentare l’intero mondo rurale e non solo il suo core produttivo. Tenendo in considerazione tale premessa, nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” sono state rilevate, al Censimento del 2000, 13.550 aziende agricole, zootecniche e forestali, che rappresentano il 30% delle aziende agricole presenti nella provincia di Treviso e il 7% del totale regionale. La superficie agricola totale (SAT) delle aziende censite ammonta a 52.606,08 ettari, corrispondenti al 30% del totale provinciale ed al 4,4% del totale regionale. La superficie agricola utilizzata (SAU) – cioè quella destinata dalle aziende censite alle coltivazioni agricole – assomma a 35.616,82 ettari, pari al 26% del totale provinciale e a oltre il 4% del totale regionale. La SAU rappresenta il 68% della superficie agricola totale. Il comune con il numero più elevato di aziende agricole e le più ampie estensioni di superfici agricole risulta Valdobbiadene con 1.661 aziende, 2.885,35 ettari di superficie agricola totale e 4.697 ettari di superficie agricola utilizzata. Sia a livello regionale che provinciale il trend agli ultimi tre censimenti, che fotografano gli ultimi venti anni di agricoltura, è sempre stato negativo. Nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” tra il 1982 ed il 2000 il numero delle aziende agricole è diminuito di oltre 3.400 unità. A livello disaggregato, i comuni che hanno registrato la più consistente diminuzione sono Vittorio Veneto (oltre 900 aziende agricole in meno), Mareno di Piave (266 aziende agricole in meno) e Fregona (263 aziende in meno). Alcuni comuni registrano valori invece lievemente positivi, in particolare Valdobbiadene con 274 aziende agricole in più, oltre a Cison di Valmarino, Orsago, Refrontolo, Vidor. Tra il 1982 ed il 2000 la SAT dell’area è diminuita di circa 9.382 ettari, soprattutto a Fregona, Valdobbiadene e Conegliano, così come la SAU che è diminuita di oltre 5.600 ettari complessivamente, in particolare a Valdobbiadene e Fregona. L’effetto di queste dinamiche è il lieve aumento delle superfici medie aziendali che sono passate da 3,6 a 3,8 ettari in termini di SAT e da 2,4 a 2,6 ettari in termini di SAU.

35

Figura 3.4 – Aziende agricole, SAU e SAT per Comune

4.697,00 Valdobbiadene 2.885,35 1.661 3.975,28 Vittorio Veneto 1.631,69 399 2.720,98 Miane 1.661,62 447 2.486,50 Gaiarine 1.899,50 706 2.266,46 Farra di Soligo 1.809,21 699 2.233,51 Vazzola 1.970,44 462 2.199,79 Susegana 1.375,98 335 2.127,84 Mareno di Piave 1.934,75 542 2.125,42 Conegliano 1.693,59 621 1.911,02 Santa Lucia di Piave 1.628,98 237 1.894,33 Codognè 1.564,95 572 1.857,15 Godega di Sant'Urbano 1.628,55 579 1.789,41 Cison di Valmarino 822,49 471 1.765,18 Moriago della Battaglia 1.653,68 215 1.715,63 Cordignano 1.128,29 399 1.520,94 Tarzo 812,70 483 1.451,77 Follina 475,94 302 1.399,74 San Pietro di Feletto 976,03 298 1.349,25 Fregona 544,58 326 1.274,97 Sarmede 732,82 463 1.148,52 Pieve di Soligo 803,39 302 1.057,01 Colle Umberto 780,66 334 1.022,56 San Fior 889,21 349 1.013,26 Vidor 848,42 329 974,77 Revine Lago 241,57 402 969,50 Sernaglia della Battaglia 785,45 488 960,32 Segusino 322,01 271 955,60 Orsago 848,56 297 955,28 Cappella Maggiore 750,73 327 787,09 Refrontolo 515,68 234

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000 3.500 4.000 4.500 5.000

Aziende SAU SAT

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT – Anno 2000

36

Figura 3.5 – Variazione 1990-2000 aziende agricole, SAU e SAT per Comune

941 1.009 Moriago della Battaglia -51 702 426 Miane -134 307 431 Santa Lucia di Piave -26 78 117 Orsago 8 37 77 Refrontolo 19 -5 -44 Cappella Maggiore -84 -7 -2 Vidor 11 -118 -123 Godega di Sant'Urbano -192 -119 -23 Codognè -53 -122 -82 Cordignano -81 -129 -82 San Pietro di Feletto -110 -130 19 Colle Umberto -61 -142 -185 Cison di Valmarino 9 -176 -84 Vazzola -137 -191 -171 San Fior -98 -219 -432 Farra di Soligo -186 -221 -205 Sernaglia della Battaglia -67 -223 -394 Sarmede -82 -252 -287 Tarzo -54 -255 -376 Follina -199 -260 -260 Susegana -26 -268 -240 Mareno di Piave -266 -317 -30 Gaiarine -35 -331 -656 Conegliano -86 -377 -466 Pieve di Soligo -203 -403 -577 Revine Lago -159 -410 -549 Segusino -183 -705 -1.637 Fregona -263 -843 -897 Valdobbiadene 274 -1.456 -3.658 Vittorio Veneto -904

- 4.000 - 3.000 - 2.000 - 1.000 0 1.000 2.000

Var. Aziende Var. SAU Var. SAT

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT

37

Per quanto riguarda l’utilizzazione dei terreni, la forma di utilizzazione più diffusa risulta costituita dai seminativi, che occupano il 49% della SAU, ovvero 15.536 ettari, e sono coltivati dal 49% delle aziende. Tuttavia ben il 64% delle aziende è dedito alla coltura delle coltivazioni legnose cui è dedicato il 30% della SAU. La coltivazione di punta è quella della vite con 8.553 aziende e 10.881,40 ettari di superficie. Nell’area vengono prodotti tre vini D.O.C.: Prosecco di Conegliano Valdobbiadene D.O.C. la cui zona di produzione comprende il territorio collinare dei comuni di Conegliano, S. Vendemiano, Colle Umberto, Vittorio Veneto, Tarzo, Cison di Valmarino, Follina, Miane, Valdobbiadene, Vidor, Farra di Soligo, Pieve di Soligo, S. Pietro di Feletto, Refrontolo, Susegana; Colli di Conegliano D.O.C., una produzione di vini di collina che nascono grosso modo all'interno degli stessi confini geografici del Prosecco di Conegliano; Piave D.O.C. la cui zona di produzione comprende, per quanto riguarda l’area dell’IPA “Terre Alte”, il territorio dei comuni di Codogné, Godega S. Urbano, Mareno di Piave, San Fior, Santa Lucia di Piave, Vazzola e parte del territorio dei comuni di Gaiarine, Orsago, Colle Umberto, Conegliano, Cordignano, Susegana, Vittorio Veneto.

Figura 3.6 – Aziende e SAU per forma di utilizzazione dei terreni – Anno 2000

15.536 SEMINATIVI 6.365

10.881 COLTIVAZIONI LEGNOSE 8.553

PRATI PERMANENTI E 9.087 PASCOLI 6.971

112 ORTI FAMILIARI 3.876

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000 18.000 Aziende Superficie

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT

38

Figura 3.7 – Coltivazione della vite - Aziende e SAU per Comune – Anno 2000

1.441,74 Valdobbiadene 1.083

1.181,40 Vazzola 408

796,66 Farra di Soligo 576

650,90 Mareno di Piave 345

638,67 Conegliano 406

534,95 San Pietro di Feletto 270

462,44 Codognè 413

425,70 Gaiarine 425

425,18 Susegana 178

416,29 Godega di Sant'Urbano 389

412,78 Vittorio Veneto 310

360,22 Vidor 239

298,23 Refrontolo 183

264,38 San Fior 276

252,18 Cordignano 268

212,18 Colle Umberto 229

208,34 Tarzo 272

205,83 Santa Lucia di Piave 143

203,40 Pieve di Soligo 150

192,93 Miane 287

175,36 Orsago 191

154,03 Cappella Maggiore 219

133,97 Sarmede 282

112,99 Cison di Valmarino 175

89,69 Follina 140

75,65 Fregona 173

36,98 Segusino 161

32,52 Moriago della Battaglia 38

12,57 Sernaglia della Battaglia 18

6,91 Revine Lago 44

0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600

Aziende Superficie

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT

39

Nel giugno 2003, attraverso la legge sui Distretti Produttivi della Regione Veneto, il territorio di Conegliano-Valdobbiadene è stato riconosciuto come primo Distretto Enologico del Veneto. Il Distretto vede la presenza di 2.800 viticoltori, 460 vinificatori, 250 enologi, 1.500 addetti al settore enologico, 153 case spumantistiche. Il “Rapporto 2007 – Evoluzione del Distretto e dinamiche dei mercati” realizzato dal Centro Studi del Distretto evidenzia come il distretto stia vivendo “un periodo caratterizzato da buona dinamicità delle imprese volta al consolidamento qualitativo della produzione e ad una significativa crescita del prodotto sui mercati nazionale d internazionale”. La produzione nel 2006 è stata di 49,2 milioni di bottiglie, per l’81,5% di spumante. Dai dati del Consorzio le bottiglie esportate nel 2006 si attestavano sui 15,5 milioni (11,5 di spumante). La stima del valore al consumo del prodotto per l’intera produzione risulta pari a 330 milioni di euro. Nel 2006 sono cresciuti sia produzione che fatturato: e imprese hanno saputo sfruttare positivamente le opportunità determinatesi sia dal lato dell’offerta, con l’aumento della produzione, che da quello della domanda, per il rinnovato interesse dei consumatori verso il vino prosecco in generale e quello spumante e frizzante in particolare. Vi è stato un ulteriore rafforzamento della base produttiva con una crescita significativa delle aziende più grandi, coerente con le esigenze di competitività espresse dal mercato. Al riguardo sono migliorati i profili tecnico-commerciali delle imprese in tutte le classi dimensionali. Il distretto gode di ulteriori punti di forza quali: la presenza della Scuola Enologica di Conegliano, che si è arricchita di strutture universitarie in grado di assicurare i livelli di formazione superiore, dai dottori enologi ai dottori di ricerca. Il polo di formazione forma ogni anno una cinquantina di enotecnici e una trentina tra enologi e dottori di ricerca, gran parte dei quali vengono assorbiti dalle imprese del Distretto; le innovazioni aziendali introdotte con riferimento alla meccanizzazione viticola e all’impiantistica enologica (il distretto presenta alcune imprese leader nel settore dell’impiantistica enologica, delle macchine enologiche e nelle attrezzature di cantina strettamente connesse con le imprese vitivinicole); l’andamento positivo dei flussi turistici in provincia di Treviso e nell’area del distretto. Va infine ricordato che proprio in quest’area è stata definita la prima strada del vino d'Italia: la strada del Vino bianco che da Valdobbiadene giunge fino Conegliano. Oggi, in riferimento alla recente legge regionale in materia, è rinata l'associazione “Strada del Vino Valdobbiadene - Conegliano” alla quale si affianca la “Strada del Vino del Piave”. Queste risorse hanno sviluppato una particolare vocazione al turismo rurale nell’area, dove sono presenti un centinaio di agriturismo e sette delle 219 fattorie didattiche distribuite sul territorio regionale (l’elenco regionale è stato approvato con Decreto n. 8 del 29 febbraio 2008): una a Refrontolo, due a Vittorio Veneto, una a Follina, due a Susagana e una a Seguisino.

40

Per quanto riguarda il settore zootecnico, nel 2000 l’allevamento dei bovini, dopo quello di avicoli e conigli, è il più diffuso ed interessa 1.623 aziende con circa 33.400 capi. L’area, così come tutta la provincia di Treviso, è area di produzione del Formaggio Asiago DOP, del Taleggio DOP, del Montasio DOP e del Grana Padano DOP, mentre è in via di riconoscimento il Castella Trevigiana DOP che interessa sempre tutto il territorio della provincia di Treviso. In Veneto nel 2003 è stato attivato il Distretto Veneto Lattiero Caseario col fine di integrare, valorizzare e mettere in comunicazione diretta i diversi segmenti di filiera del settore: il mondo agricolo della produzione, il sistema di cooperazione ed i sistemi artigianali e industriali di trasformazione della materia prima.

Tavola 3.1 – Allevamenti : numero di aziende e consistenza dei capi

Aziende Capi

Bovini 1.623 33.391 Bufalini 5 15 Ovini 62 664 Caprini 121 626 Equini 209 711 Suini 317 15.191 Avicoli 3.477 3.292.475 Conigli 1.795 182.451 Struzzi 6 249

Fonte: elaborazione EURIS srl su dati ISTAT – Anno 2000

41

IV. Struttura economica e occupazione

IV.1. Reddito e occupazione

Considerando le otto sub-aree in cui il territorio provinciale è stato suddiviso ai fini della redazione del PTCP, la subarea di Treviso è quella che concentra oltre un terzo dei contribuenti e produce il reddito pro capite più elevato (17.600 euro, il 10% in più della media provinciale). Ad essa seguono la subarea di Conegliano (16.200 euro), in linea con la media provinciale, e successivamente le aree di , Castelfranco e dell’Opitergino- Mottense, mentre i livelli di reddito più bassi si registrano nelle aree del Quartier del Piave e di Vittorio Veneto.

Tavola 4.1 – Reddito pro-capite per sub-area

Fonte: Provincia di Treviso – Redditi anno 2002

42

La situazione occupazionale nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” registrata all’ultimo Censimento della popolazione (2001) mostra una buona performance nel contesto nazionale: il tasso di attività19 della popolazione residente nei comuni dell’IPA è compreso tra un valore massimo del 57% ed uno minimo del 49%, contro un valore medio provinciale del 54%, regionale del 53% e nazionale del 49%. Permane tuttavia un netto divario tra il tasso di attività maschile e quello femminile, segno che esiste ancora un potenziale di forza lavoro femminile non sfruttato.

Figura 4.1 – Tasso di attività per sesso e per Comune

56,7 Susegana 55,9 Vazzola 55,8 Santa Lucia di Piave 55,6 Mareno di Piave 55,3 Pieve di Soligo 54,9 Codognè 54,9 Moriago della Battaglia 54,2 Vidor 54,2 Cordignano 53,8 San Fior 53,6 Follina 53,6 Colle Umberto

53,4 Sarmede 53,2 Refrontolo 53,0 Segusino

52,6 Miane 52,5 Cappella Maggiore 52,3 Farra di Soligo 52,0 Gaiarine 51,6 Godega di Sant'Urbano 51,5 Conegliano 51,1 Orsago 50,9 Revine Lago 50,6 Sernaglia della Battaglia 50,6 San Pietro di Feletto

49,7 Valdobbiadene 49,4 Cison di Valmarino 49,4 Fregona 49,3 Tarzo 48,5 Vittorio Veneto 53,6 Prov. Treviso 52,5 Veneto 48,6 Italia

0,0 20,0 40,0 60,0 80,0

Maschi Femmine Totale

Fonte: ISTAT – Anno 2001

19 E’ dato dal rapporto percentuale avente al numeratore la popolazione di 15 anni e più appartenente alle forze di lavoro e al denominatore il totale della popolazione della stessa classe di età. L’aggregato delle Forze di lavoro è costituito dall’insieme degli occupati e delle persone in cerca di occupazione. 43

Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, esso risulta – sempre nel 2001 – molto basso, a livelli quasi frizionali, compreso tra un minimo dell’1,9% ed un massimo del 4,6% contro una media provinciale del 3,2%, regionale del 4,1% e nazionale del 12%. Tuttavia, si nota un ampio divario tra il tasso di disoccupazione maschile e quello femminile, in entrambi i casi tuttavia nettamente migliori delle medie nazionali. Dati più recenti riferiti al complessivo territorio provinciale mostrano come dal 2001 il tasso di disoccupazione sia in aumento, mentre a livello nazionale è in diminuzione ed anche rispetto al Veneto, Treviso ha perso il punto di vantaggio che aveva in passato20.

Figura 4.2 – Tasso di disoccupazione per sesso e per Comune

4,6 Revine Lago 4,4 Follina 4,1 Vittorio Veneto 3,8 Miane 3,7 Conegliano 3,6 Pieve di Soligo 3,4 Cappella Maggiore 3,3 Sarmede 3,2 San Fior 3,1 Tarzo 3,0 Susegana 3,0 Mareno di Piave 3,0 Fregona 2,9 Cison di Valmarino 2,8 Segusino 2,8 Farra di Soligo 2,8 Refrontolo 2,8 Vidor 2,8 Godega di Sant'Urbano 2,7 Colle Umberto 2,7 San Pietro di Feletto 2,5 Vazzola 2,4 Orsago 2,4 Sernaglia della Battaglia 2,4 Valdobbiadene 2,3 Moriago della Battaglia 2,3 Cordignano 2,2 Santa Lucia di Piave 2,1 Codognè 1,9 Gaiarine 3,2 Prov. Treviso 4,1 Veneto 11,6 Italia

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0

Maschi Femmine Totale

Fonte: ISTAT – Anno 2001

20 Si tratta dei dati ISTAT relativi alla rilevazione delle forze lavoro, elaborati fino al dettaglio provinciale. 44

Più alto rispetto al tasso di disoccupazione complessivo risulta nello specifico il tasso di disoccupazione giovanile, in particolare in alcuni comuni, che è tuttavia, anche in questo caso, nettamente migliore rispetto al dato medio nazionale. Più alta è anche per quanto riguarda i giovani la disoccupazione femminile.

Figura 4.3 – Tasso di disoccupazione giovanile per sesso e per Comune

11,3 Revine Lago 10,7 Tarzo

10,6 Vittorio Veneto 9,8 Vidor 9,5 Conegliano 9,2 Refrontolo 9,0 San Fior 8,9 San Pietro di Feletto 8,9 Miane 8,2 Follina 8,1 Susegana 8,0 Sarmede

7,9 Vazzola 7,9 Colle Umberto 7,4 Pieve di Soligo

7,3 Godega di Sant'Urbano 6,9 Santa Lucia di Piave 6,8 Segusino 6,8 Mareno di Piave 6,6 Orsago 6,4 Codognè 6,4 Farra di Soligo 5,7 Cappella Maggiore 5,5 Moriago della Battaglia 5,5 Fregona

5,4 Gaiarine 5,3 Sernaglia della Battaglia 5,3 Valdobbiadene 4,9 Cison di Valmarino 4,3 Cordignano 8,4 Prov. Treviso 11,0 Veneto 33,3 Italia

0,0 10,0 20,0 30,0 40,0

Maschi Femmine Totale

Fonte: ISTAT – Anno 2001

45

Analizzando la struttura dell’occupazione della popolazione che risiede nell’area dell’IPA “Terre Alte”, si evince che gli occupati sono per oltre la metà impiegati nel settore industriale/manifatturiero (il 51% contro una quota del 48% a livello provinciale, del 42% a livello regionale, del 33% a livello nazionale e del 29% in Europa), mentre il terziario e i servizi assorbono il 45% degli occupati contro il 54% a livello regionale, il 61% a livello nazionale e il 64% in Europa. Va tuttavia messo in evidenza che negli ultimi anni si sta verificando una diminuzione nel numero degli occupati nell’industria a favore del terziario e che quindi il processo di terziarizzazione dell’economia si sta sviluppando.

Figura 4.4 – Occupati per attività economica e per Comune

57 Conegliano 40 2 54 Vittorio Veneto 43 2 49 Fregona 48 3 48 Cappella Maggiore 48 4 47 San Pietro di Feletto 47 6 45 Tarzo 51 5 43 San Fior 53 4 42 Colle Umberto 54 4 42 Pieve di Soligo 55 4 42 Refrontolo 49 9 42 Revine Lago 57 2 41 Cordignano 54 4 41 Susegana 56 3 40 Sarmede 54 5 40 Godega di Sant'Urbano 52 7 40 Orsago 55 5 40 Santa Lucia di Piave 57 3 39 Follina 57 3 39 Valdobbiadene 50 12 39 Cison di Valmarino 58 4 38 Miane 58 4 37 Mareno di Piave 57 5 36 Farra di Soligo 54 9 34 Vidor 57 8 34 Sernaglia della Battaglia 63 3 33 Codognè 60 6 32 Vazzola 58 10 31 Gaiarine 64 5 31 Moriago della Battaglia 65 5 27 Segusino 71 3 44 Terre Alte 51 5 48 Prov. Treviso 48 4 54 Veneto 42 4 61 Italia 33 5 0 10 20 30 40 50 60 70 80

Agricoltura Industria Altre attività

Fonte: ISTAT – Anno 2001 46

Le Tavole che seguono mostrano appunto la situazione delle diverse regioni europee relativamente alla struttura dell’occupazione. La quota media di occupati nel settore secondario si attesta a livello europeo, come dicevamo, sul 29%. Rispetto a tale valore, le aree con le quote più alte si situano lungo una fascia di territorio centro-europeo che, a partire dalle regioni orientali francesi (Alsazia e Franche-Comté), si estende attraverso le regioni centro-meridionali tedesche verso i territori di Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria occidentale e Slovenia, nonché verso alcune regioni dei paesi in adesione. Nel caso del nostro paese si può notare come le percentuali più alte di lavoratori nell’industria si concentrano soprattutto nelle regioni industriali del nord tra cui il Veneto e del centro (Marche). E’ invece il settore terziario a concentrare complessivamente la maggior parte di occupati dell’area europea (64%). Rispetto al dato medio le aree europee ad elevata “terziarizzazione” dell’economia si trovano nel Regno Unito, in Be-Ne-Lux, Svezia e Danimarca. Livelli molto alti (oltre il 73%) si riscontrano anche in quelle aree con un settore del turismo particolarmente sviluppato oppure nelle regioni che ospitano le capitali. In Italia la situazione appare alquanto diversificata ma spiccano i livelli molto bassi di occupati nel terziario in Veneto e nelle Marche.

Figura 4.5 – Struttura dell’occupazione per settore 21

Fonte: Atlante ESPON

21 Nella tavola, la struttura occupazionale dell’area ESPON (UE 25+2) è espressa come quota percentuale degli occupati in ciascun settore (agricoltura, industria e servizi) sul totale degli occupati. L’analisi è condotta a livello NUTS 2. I dati, relativi al 2002, provengono da Eurostat. Fonte: Commissione europea - Un nuovo partenariato per la coesione. Terza relazione sulla coesione economica e sociale, febbraio 2004. 47

Analizzando le dinamiche occupazionali22 degli ultimi anni, va tuttavia osservato come la regione Veneto in generale abbia registrato un tasso di crescita medio annuo positivo nel terziario privato e negativo invece nell’industria, segno che una diversificazione è in atto. La crisi dei comparti del manifatturiero più tradizionali e meno concorrenziali sul piano della globalizzazione sta infatti già incidendo da qualche anno sui livelli occupazionali del settore. Questo significa che nel territorio veneto – compresa l’area dell’IPA “Terre Alte” – è in corso un processo di riconversione economica e sociale verso una maggiore “terziarizzazione” della struttura produttiva mentre nel manifatturiero risultano determinanti i processi di innovazione delle produzioni esistenti che presentano buone prospettive di mercato e la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi.

Figura 4.6 - Crescita occupazione: industria 98-01 Figura 4.7 - Crescita occupazione: servizi privati 98-01

Figura 4.8 - Tasso di crescita dell’occupazione, 1998 – 2001

22 La dinamica occupazionale a livello delle regioni NUTS 2 dell’area ESPON è espressa attraverso il tasso di crescita medio annuo dell’occupazione nel periodo 1998-2001. Nella tavola sono esposti i dati complessivi di tutti i settori, mentre nei box sono esposti i dati relativi all’industria ed al terziario privato. Fonte: Eurostat – ESPON. 48

Uno sguardo finale viene dato alla situazione generale del mercato del lavoro23. Nella tavola il mercato del lavoro viene analizzato prendendo in considerazione sette indicatori semplici: il tasso di disoccupazione al 2003; la variazione percentuale del tasso di disoccupazione nel periodo 1999-2003; il tasso di disoccupazione giovanile al 2003; il tasso di sostituzione della forza lavoro; la densità di occupazione al 2003; l’occupazione nel settore terziario al 2003; e l’occupazione nel settore primario al 2003. L'indicatore finale è relativizzato rispetto al dato medio europeo e presentato in cinque classi: molto sotto la media, sotto la media, in media, sopra la media e molto sopra la media. La performance complessiva del mercato del lavoro mostra una situazione positiva, altamente sopra la media in alcune aree quali l’Irlanda, la Norvegia, i Paesi Bassi, gran parte della Svezia, le regioni meridionali e alcune regioni settentrionali del Regno Unito, così come, in Francia, l’Ile-de-France, la valle della Loira e del Rodano. Inoltre, mercati del lavoro in buon equilibrio si trovano nell’area alpina. Per quanto riguarda l’Italia, le uniche due aree che rientrano in questo gruppo sono la provincia di Trento e l’Abruzzo. La gran parte dell’Italia settentrionale – compresa la regione Veneto - e centrale si trova invece in una situazione “media” europea, insieme a vaste aree della Spagna, della Francia, della Germania, dell’Austria e dei Nuovi Paesi Membri.

Figura 4.9 - Condizioni del mercato del lavoro

Fonte: Atlante ESPON

23 L’analisi del mercato del lavoro è effettuata mediante la cosiddetta “Regional Classification Analysis” (RCA), un approccio multi-indicatori che analizza un’area tematica a attraverso il calcolo di un indice sintetico a partire da un set di indicatori/parametri. L’analisi è condotta a livello NUTS 2 sull’area ESPON (UE 25+2, più Svizzera e Norvegia). 49

IV.2. Obiettivi della “strategia di Lisbona” rispetto all’occupazione

La strategia di Lisbona mira ad aumentare la partecipazione al lavoro da parte dei cittadini europei, ed in particolare a:

1) Aumentare il tasso di occupazione, portandolo al 70%

2) Aumentare il tasso di occupazione femminile fino al 60%

3) Aumentare il tasso di occupazione dei lavoratori con età compresa tra i 55 e i 64 anni, portandolo al 50%

4) Aumentare il limite dell’età di pensionamento fino a 65 anni

5) Aumentare l’assistenza all’infanzia per bambini da 3 anni all’età scolare, portandola al 90%. VENETO (a.s. 2003/2004): 100%

6) Aumentare l’assistenza all’infanzia per bambini sotto i 3 anni portandola al 33%. ITALIA (2005): 9,9% VENETO (2005): 19,9%

50

IV.3. Il sistema economico-produttivo

“La provincia di Treviso, come è noto, costituisce una delle realtà locali italiane più importanti ed interessanti del secondo dopoguerra; da terra di emigrazione fino ai primi anni ‘70, è divenuta uno dei sistemi più dinamici d’Italia ponendosi tra le aree economicamente e produttivamente più evolute a livello mondiale. La dinamicità di Treviso, nonché del nord-est italiano in generale, trova fondamento, in estrema sintesi, in una non comune concentrazione di imprenditorialità e di “cultura del fare” spesso sfuggite ai modelli descrittivi e d’analisi più classici, peraltro in grado di modificarsi continuamente in funzione dei mercati. Treviso è un’economia plurispecializzata, basata sui prodotti del made in (industriale ed agroalimentare) ed organizzata per sistemi distrettuali (calzatura sportiva, legnoarredo, attrezzature per la ristorazione collettiva) o per filiere più trasversali (meccanica e tessile- abbigliamento), all’interno delle quali convivono sia aziende di fama nazionale, sia “specialisti” di nicchia, fra i quali molti operanti nella componentistica e nei macchinari per l’industria. Fa da cornice e da collante della competitività trevigiana, almeno fino ad oggi, un ampio numero di imprese di subfornitura, di fase come di servizio (anche evoluto), vera chiave di successo della flessibilità produttiva, della velocità di risposta sui mercati ma anche della esternalizzazione/redistribuzione del rischio rispetto alle singole imprese finali”24. La struttura economico-produttiva globale della provincia di Treviso alla fine del 2006 poggia su circa 84.760 aziende, il 27% delle quali (circa 22.580) localizzate nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana”. In un quadro nazionale che vede ormai il terziario superare nettamente il settore industriale, nell’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” si nota, invece, il peso maggiore del manifatturiero e, soprattutto, lo spazio significativo che vanta il settore agricolo in termini di imprese. Le imprenditorialità industriale e agricola sono andate crescendo in misura nettamente superiore alla media nazionale.

Figura 4.10 - Il tessuto produttivo dell’area IPA “Terre Alte”: imprese attive

25% 29% 45% Area IPA (5.652) (6.656) (10.258)

Treviso 22% 31% 48%

Veneto 20% 30% 50%

Italia 18% 27% 54%

Agricoltura Industria Servizi

Fonte: Movimprese, 2006

24 Tratto dal volume “Sviluppo, competizione, sostenibilità. Una proposta per la provincia di Treviso. Volume realizzato, nell’ambito dell’elaborazione del Piano Strategico della Provincia di Treviso, da Domenico Nevoso e Federico Callegari con i contributi di: Annalisa Giachi, Daniela Liguori, Valentino Piana, e Barbara Pozzo di PERegions srl, Sabina Bolzan, Meri Dalla Libera, Anna Morandin, Francesca Piscopo, Teresa Viscome dell’Ufficio Studi della CCIAA di Treviso.

51

Analizzando le specializzazioni settoriali dell’imprenditorialità locale, ovvero il peso delle imprese attive nei diversi settori produttivi, è possibile osservare come l’economia trevigiana e delle “Terre Alte della Marca Trevigiana” si caratterizzi per un maggiore peso dell’industria manifatturiera e dell’agricoltura. Per quanto concerne il terziario, si evidenzia la crescita del terziario per le imprese, una delle grandi direttrici che caratterizzerà lo sviluppo trevigiano nei prossimi anni.

Figura 4.11 - La specializzazione settoriale degli imprenditori: peso delle imprese attive per settori

30 28

25 25 23 22 22 21 20 20 18

15 15 15 15 14 15 15 14 13 12 12 11 11 10

5 5 5 4 4 4 4 3 4 2 2 2 2

0 Agricoltura Industria in senso Costruzioni Commercio Pubblici servizi Trasporti e Credito e Attività immobiliari stretto comunicazioni assicurazioni e servizi alle imprese

Italia Veneto Treviso Area IPA

Fonte: Movimprese, 2006

Valori assoluti area IPA:

Agricoltura: 5.652 imprese attive

Industria in senso stretto: 3.467 imprese attive

Costruzioni: 3.168 imprese attive

Commercio: 4.714 imprese attive

Pubblici servizi: 905 imprese attive

Trasporti e comunicazioni: 809 imprese attive

Credito e assicurazioni: 472 imprese attive

Attività immobiliari e servizi alle imprese: 2.458 imprese attive

52

Analizzando la dinamica della struttura produttiva, tra il 2001 e il 2006 si è verificato un incremento sia a livello nazionale (si è passati da 4.897.933 imprese attive a 5.158.278), che regionale (da 447.626 a 459.421) e provinciale( da 82.417 a 84.757). Anche nell’area dell’IPA si è registrato un incremento del 3% della base produttiva, che è passata dalle 21.895 imprese del 2001 alle 22.577 del 2006. Analizzando la dinamica delle singole specializzazioni produttive, si nota come il manifatturiero sia il settore che registra la performance più negativa in termini di imprese attive, dopo quello agricolo (che tuttavia nell’area dell’IPA “Terre Alte” si contrae molto meno che a livello regionale e provinciale). I comparti che registrano le migliori performance in termini di crescita della base produttiva sono le attività immobiliari e dei servizi alle imprese e il settore delle costruzioni.

Figura 4.12 - Dinamica della struttura produttiva – Variazione imprese attive 2001-2006

6 +5% (+260.345) 5

4 +3% +3% +3% (+11.795) (+2.340) (+682) 3

2

1

0 Italia Veneto Treviso Area IPA

Fonte: Movimprese, 2006

Figura 4.12 - La dinamica settoriale: variazione delle imprese attive 2001-2006

50

40 38 35 33

30 27 22 24 22 21 20

12 9 10 8 8 5 6 4 3 3 4 2 1 2 2 0 -1 -1 -5 -4 -6 -7 -7 -10 -9

-16 -20 -17 Agricoltura Industria in senso Costruzioni Commercio Pubblici servizi Trasporti e Credito e Attività immobiliari stretto comunicazioni assicurazioni e servizi alle imprese

Italia Veneto Treviso Area IPA

Fonte: Movimprese, 2006 53

Oltre 6.900 delle 22.580 imprese attive nell’area dell’IPA “Terre Alte” (vale a dire una quota del 31%) sono imprese artigiane. Le imprese artigiane sono cresciute di oltre il 4% tra il 2001 e il 2006 e sono 283 in più. La maggior parte delle imperese artigiane dell’area operano nel settore manifatturiero e dlele costruzioni.

Figura 4.13 - La specializzazione delle imprese artigiane: imprese artigiane attive per settore

45 41 39 40

35 33 32

30

25

20

15

9 9 10 8 8 6 6

5 3 3 1 1 0 Agricoltura Industria in Costruzioni Commercio Trasporti e Attività Altri servizi senso stretto comunicazioni immobiliari e pubblici, sociali servizi alle e personali imprese

Area IPA Provincia di Treviso

Fonte: Movimprese, 2006

Figura 4.14 - Dinamica delle imprese artigiane – Variazione % imprese attive 2001-2006 per settore

30 26 25 25

20

15

10 7 6 5 5 2 0

-5 -5 -10 -7 -7 -11 -15 -13 -12

Industria in senso Costruzioni Commercio Trasporti e Attività immobiliari altri servizi stretto comunicazioni e servizi alle pubblici, sociali e imprese personali

Area IPA Provincia di Treviso

Fonte: Movimprese, 2001-2006

54

IV.3.1. Industria

Il settore industriale nell’area dell’IPA “Terre Alte”, conta 6.656 imprese attive che rappresentano oltre il 28% del sistema produttivo complessivo. Il manifatturiero in senso stretto conta 3.467 imprese, che rappresentano una quota del 15% del sistema produttivo complessivo ed il 27% del totale provinciale. Il comparto manifatturiero più rilevante in termini di numerosità di imprese è quello relativo alla metalmeccanica, in particolare nei sistemi locali di Conegliano e Vittorio Veneto, seguito dall’industria del mobile, dall’industria alimentare, dall’industria meccanica, dal comparto del legno, dell’occhialeria e del tessile, tutti settori che contano oltre 100 imprese.

Figura 4.15 – Imprese attive per il settore manifatturiero nell’area dell’IPA

DJ28 Fabbricaz. e lavoraz. prodotti metallo 769

DN36 Fabbricaz. mobili - Altre industrie manifatturiere 652

DA15 Industrie alimentari 415 DK29 Fabbricaz. macchine e appar. mecc. 325

DD20 Industria legno 317 DL33 Fabbricaz. appar. medicali, precis., strumenti ottici 187

DB17 Industrie tessili 155

DL31 Fabbricaz. di macchine e appar. elettr. 115

DI26 Fabbricaz. prodotti lavoraz.min. non metallif. 104

DB18 Confez. articoli vestiario 98

DE22 Editoria e stampa 95

DH25 Fabbricaz. articoli in gomma e mat. plastiche 76 DL32 Fabbricaz. appar. radiotel. e app. per comunicaz. 23

DE21 Fabbricazione carta e prodotti di carta 22 DG24 Fabbricaz. prodotti chimici e fibre sintetiche 19

DM35 Fabbricaz. altri mezzi di trasporto 18 DJ27 Produzione di metalli e loro leghe 18

DM34 Fabbricaz. autoveicoli e rimorchi 17

DC19 Preparaz. concia e cuoio 16

DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 13

DL30 Fabbricaz. macchine per uff., elaboratori 13

DF23 Fabbricaz. coke, raffinerie 0

0 100 200 300 400 500 600 700 800 900

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anno 2006

55

Molte delle imprese dell’area appartengono ad alcuni dei distretti produttivi attivati nella regione Veneto in base alla l.r. 8/2003, in particolare il Metadistretto Veneto del Legno Arredo che trova nell’area del Quartier del Piave e del Livenza uno dei nuclei produttivi più importanti, oltre al il Distretto Veneto delle attrezzature alberghiere che comprende a livello locale la realtà distrettuale dell’”Inox Valley” di Conegliano-Vittorio Veneto (importante per la produzione di elettrodomestici, apparecchi per uso domestico - frigoriferi, frigo- congelatori, lavabiancheria, asciugabiancheria, lavastoviglie, lavasciuga, congelatori orizzontali e verticali, cucine - e attrezzature per collettività - food service equipment) e al Distretto dell'occhialeria che, oltre al Bellunese, riguarda anche l’area di Segusino- Valdobbiadene.

Figura 4.16 – I principali distretti produttivi della Provincia di Treviso

Fonte: figura tratta dal sito “trevisosystem-online.com”

56

Considerando il peso che i diversi settori manifatturieri dell’area dell’IPA hanno rispetto al sistema produttivo provinciale, vediamo come il comparto dell’occhialeria concentri il 37% delle imprese provinciali, seguito da quello del mobil, dalle industrie alimentari, dal settore metalmeccanico e dall’industria del legno, tutti comparti manifatturieri che rappresentano quote attorno ed oltre il 30% del totale provinciale.

Figura 4.17 – Ranking quota imprese attive su totale provinciale

DL33 Fabbricaz. appar. medicali, precis., strumenti ottici 37

DN36 Fabbricaz. mobili - Altre industrie manifatturiere 35 DA15 Industrie alimentari 31

DJ28 Fabbricaz. e lavoraz. prodotti metallo 30 DJ27 Produzione di metalli e loro leghe 30

DD20 Industria legno 29

DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 28

DK29 Fabbricaz. macchine e appar. mecc. 28

DL30 Fabbricaz. macchine per uff., elaboratori 26

DL32 Fabbricaz. appar. radiotel. e app. per comunicaz. 25

DM34 Fabbricaz. autoveicoli e rimorchi 25 DL31 Fabbricaz. di macchine e appar. elettr. 25

DB17 Industrie tessili 24 DM35 Fabbricaz. altri mezzi di trasporto 24

DI26 Fabbricaz. prodotti lavoraz.min. non metallif. 23 DE22 Editoria e stampa 22

DH25 Fabbricaz. articoli in gomma e mat. plastiche 21

DG24 Fabbricaz. prodotti chimici e fibre sintetiche 18

DE21 Fabbricazione carta e prodotti di carta 17

DB18 Confez. articoli vestiario 12

DC19 Preparaz. concia e cuoio 4

0 5 10 15 20 25 30 35 40

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anno 2006

57

La figura che segue mostra la distribuzione delle imprese manifatturiere nei diversi comuni dell’area dell’IPA.

Figura 4.18 – Imprese attive per il settore manifatturiero per Comune

Conegliano 376 Vittorio Veneto 313 Susegana 231 Vazzola 194 Valdobbiadene 188 Pieve di Soligo 178 Mareno di Piave 159 Sernaglia della Battaglia 149 Gaiarine 149 Farra di Soligo 141 Santa Lucia di Piave 134 Godega di Sant'Urbano 129 San Fior 117 Codognè 112 Colle Umberto 106 Cordignano 92 Vidor 69 Follina 67 Segusino 63 San Pietro di Feletto 60 Miane 57 Tarzo 55 Moriago della Battaglia 51 Cappella Maggiore 51 Orsago 49 Cison di Valmarino 40 Refrontolo 39 Revine Lago 36 Fregona 35 Sarmede 27

0 50 100 150 200 250 300 350 400

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anno 2006

58

Analizzando la dinamica delle imprese attive dei diversi settori manifatturieri presenti nell’area tra il 2001 e il 2006, si registrano tuttavia performance negative in tutti i comparti, ad eccezione dei settori del recupero e della preparazione per il riciclaggio e del settore “editoria e stampa”. Tengono l’industria alimentare, la meccanica, quella relativa alla fabbricazione di autoveicoli e rimorchi e alla fabbricazione di macchine per ufficio ed elaboratori, mentre perdono consistenza tutti gli altri settori, compresi quelli con la base produttiva maggiore.

Figura 4.19 – Imprese attive per il settore manifatturiero (var. % 2001/2006)

160 DN37 Recupero e preparaz. per il riciclaggio 77

17 DE22 Editoria e stampa 6

1 DK29 Fabbricaz. macchine e appar. mecc. 4

0,5 DA15 Industrie alimentari 6

0,0 DM34 Fabbricaz. autoveicoli e rimorchi -11

0,0 DL30 Fabbricaz. macchine per uff., elaboratori 9

-3 DH25 Fabbricaz. articoli in gomma e mat. plastiche -3

-3 DL31 Fabbricaz. di macchine e appar. elettr. -11

-5 DI26 Fabbricaz. prodotti lavoraz.min. non metallif. -3

-5 DG24 Fabbricaz. prodotti chimici e fibre sintetiche -10

-5 DN36 Fabbricaz. mobili - Altre industrie manifatturiere -1

-6 DJ28 Fabbricaz. e lavoraz. prodotti metallo -4

-8 DL33 Fabbricaz. appar. medicali, precis., strumenti ottici -5

-10 DM35 Fabbricaz. altri mezzi di trasporto -8

-15 DD20 Industria legno -16

-20 DC19 Preparaz. concia e cuoio -26

-22 DB17 Industrie tessili -9

-29 DB18 Confez. articoli vestiario -20

-30 DL32 Fabbricaz. appar. radiotel. e app. per comunicaz. -19

-31 DE21 Fabbricazione carta e prodotti di carta -4

-38 DJ27 Produzione di metalli e loro leghe -24

-50 0 50 100 150 200

Provincia Treviso IPA "Terre Alte"

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anni 2001-2006

59

Tra i principali obiettivi della Strategia di Lisbona relativamente al sistema industriale europeo vi è quello di aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo ed innovazione. La rappresentazione geografica dell’intensità di investimenti in ricerca e sviluppo (R&S) evidenzia, a livello europeo, una forte concentrazione territoriale in cui la situazione del nostro paese appare al di sotto della media europea in tutte le regioni salvo il Lazio. Al di là di questa regione, la condizione più favorevole caratterizza il Piemonte che si pone al di sopra del 75% della media. Il resto d’Italia, compreso il Veneto, si pone a livelli attorno al 50% della media europea. Anche l’analisi della spesa in ricerca e sviluppo nel settore delle imprese mostra una condizione di forte concentrazione territoriale. In particolare, mostra che i livelli più alti di investimento caratterizzano le regioni dell’Europa centrale (regioni tedesche occidentali, belghe, olandesi, austriache orientali e inglesi meridionali) e settentrionale (Danimarca, Finlandia e Svezia). Un’area ulteriore, piuttosto estesa, si osserva dall’Aquitania francese fino al Piemonte ed alla Liguria, regioni tutte caratterizzate da valori percentuali di investimenti in R&S superiori all’1%. Il resto delle regioni del nostro paese presenta una situazione complessivamente debole - simile a quella delle regioni periferiche dell’ovest (Spagna e Portogallo), del sud-est (Grecia) e dei paesi ESPON dell’Est - con le parziali eccezioni, nel nostro paese, della Lombardia e del Lazio.

Figura 4.20 - Spesa in Ricerca e Sviluppo(% sul Figura 4.21 - Spesa in Ricerca e Sviluppo delle PIL), 1999 imprese (% sul PIL), 1999

Fonte: Atlante ESPON

60

IV.3.2. Commercio

L’area dell’IPA conta 4.714 imprese attive nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, che rappresentrano il 26% del totale provinciale. La maggior parte delle imprese è concentrata nei poli urbani di Conegliano, Vittorio Veneto e Pieve di Soligo.

Figura 4.22 – Imprese attive nel settore del commercio per Comune

Conegliano 1.019 Vittorio Veneto 616 Pieve di Soligo 287 Susegana 236 Valdobbiadene 230 Mareno di Piave 187 Farra di Soligo 165 Gaiarine 153 San Fior 145 Sernaglia della Battaglia 134 Santa Lucia di Piave 128 Vazzola 127 Godega di Sant'Urbano 125 Tarzo 123 Cordignano 110 Colle Umberto 103 San Pietro di Feletto 98 Codognè 95 Cappella Maggiore 94 Follina 89 Vidor 63 Orsago 63 Miane 62 Cison di Valmarino 50 Moriago della Battaglia 49 Fregona 44 Revine Lago 39 Sarmede 31 Refrontolo 26 Segusino 23

0 200 400 600 800 1.000 1.200

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anno 2006

61

Tra il 2001 e il 2006, in provincia di Treviso le attività commerciali hanno sostanzialmente “tenuto” registrando un +3% che non si discosta molto dal dato veneto (+2%) e dal dato nazionale (+4%). Nell’area dell’IPA la crescita delle unità produttive è stata complessivamente del 3%, anche se alcuni comuni hanno visto una più o meno significativa diminuzione delle imprese.

Figura 4.23 – Imprese attive nel settore del commercio per Comune (var. ass. 2001-2006)

Colle Umberto 24 Valdobbiadene 21 Sernaglia della Battaglia 18 Farra di Soligo 16 Vittorio Veneto 15 Vazzola 13 Mareno di Piave 12 Cordignano 12 Cison di Valmarino 10 Cappella Maggiore 9 Pieve di Soligo 7 Fregona 7 San Pietro di Feletto 5 Miane 5 Gaiarine 5 Vidor 4 Tarzo 4 Moriago della Battaglia 2 Revine Lago 1 Codognè 0 Sarmede -1 Follina -1 Refrontolo -2 Orsago -2 Segusino -3 Santa Lucia di Piave -5 San Fior -5 Conegliano -10 Godega di Sant'Urbano -11 Susegana -23

-30 -20 -10 0 10 20 30

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anni 2001 - 2006

62

IV.3.3. Servizi

Le imprese del comparto dei servizi sono nell’area dell’IPA 10.258, il 25% del totale provinciale. Le imprese dei servizi sono concentrate principalmente nei poli urbani di Conegliano, Vittorio Veneto e Pieve di Soligo.

Figura 4.24 – Imprese attive nel settore dei servizi per Comune

Conegliano 2.520 Vittorio Veneto 1.373 Pieve di Soligo 703 Susegana 583 Valdobbiadene 499 Mareno di Piave 350 Farra di Soligo 332 San Fior 283 Gaiarine 283 Vazzola 273 Santa Lucia di Piave 263 Godega di Sant'Urbano 250 Sernaglia della Battaglia 248 Cordignano 214 Tarzo 212 Codognè 201 Colle Umberto 196 San Pietro di Feletto 182 Follina 180 Cappella Maggiore 168 Orsago 130 Vidor 129 Miane 119 Moriago della Battaglia 105 Cison di Valmarino 103 Fregona 89 Revine Lago 75 Sarmede 70 Refrontolo 64 Segusino 61

0 500 1.000 1.500 2.000 2.500 3.000

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anno 2006

63

Il comparto dei servizi alle imprese e alle persone ha registrato un notevole aumento tra 2001 e 2006, nell’area dell’IPA pari a 5.502 imprese in più. L’andamento è stato positivo in tutti i comuni dell’area, ed in particolare a Conegliano, Vittorio Veneto e Pieve di Soligo. Nel caso dei servizi alle imprese, questo forte aumento è tuttavia dovuto principalmente alla forte crescita delle attività immobiliari.

Figura 4.25 – Imprese attive nel settore dei servizi per Comune (var. ass. 2001-2006)

Conegliano 1.227 Vittorio Veneto 720 Pieve di Soligo 357 Susegana 294 Valdobbiadene 267 Mareno di Piave 220 Farra di Soligo 199 Vazzola 166 San Fior 158 Santa Lucia di Piave 156 Sernaglia della Battaglia 154 Gaiarine 148 Godega di Sant'Urbano 139 Tarzo 130 Colle Umberto 122 Cordignano 118 San Pietro di Feletto 111 Codognè 109 Follina 102 Cappella Maggiore 102 Vidor 68 Orsago 65 Miane 64 Cison di Valmarino 56 Moriago della Battaglia 55 Fregona 49 Revine Lago 47 Segusino 36 Sarmede 34 Refrontolo 29

0 200 400 600 800 1.000 1.200 1.400

Fonte: CCIAA Treviso su dati Infocamere – Anni 2001 - 2006

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“Rispetto al comparto “servizi al sistema economico-produttivo” le prospettive evolutive si legheranno alla capacità delle imprese di questo settore di fornire servizi reali alle imprese del secondario. Oggi questo rapporto non appare ancora consolidato. I motivi sono diversi, quelli che appaiono più evidenti possono farsi ricondurre, da una parte, alla difficoltà delle imprese del secondario di chiedere servizi (c’è ancora la tendenza a voler fare tutto in casa o a procedere a forme di spin-off da affidare a qualche membro della famiglia) e delle imprese del terziario a tarare e rielaborare la gamma dei servizi offerti (spesso si vende più il rapporto fiduciario che la competenza tecnica). Altrettanto interessanti ed impegnative le prospettive nell’ambito dei servizi alla persona. I cambiamenti sociali relazionali ed organizzativi delle famiglie (es.: assistenza ad anziani, baby-sitting ai bambini, servizi di intrattenimento, aggregazione ed incontro), nonché lo sviluppo del terzo settore (assistenza alle categorie deboli della società), come modalità di raccordo tra esigenze collettive e sostenibilità economica, porteranno ad importanti cambiamenti. Riferendoci solo agli aspetti di mercato tutti gli elementi portano a prospettare un aumento del numero dei soggetti che a diverso titolo lavoreranno nell’ambito dei servizi alla persona. Il mercato tenderà a portare maggiore specializzazione professionale e servizi sempre più integrati. Dal punto di vista degli skill professionali si avrà un ampio range con competenze concentrate sugli estremi (quelle alte e quelle basse). Nell’insieme, incrociando le specificità locali ed i trend globali, le ipotesi evolutive del posizionamento dei settori nel sistema economico-produttivo trevigiano all’interno del modello, nell’arco dei prossimi 5 anni, possono essere ricondotte a 4 macro trend: • il rafforzamento tra secondario e terziario, soprattutto nell’ambito dei servizi alle imprese; • un processo selettivo di imprese e competenze all’interno del manifatturiero, con alcuni segmenti produttivi che scompaiono o diventano marginali; • un ulteriore sviluppo dell’agroalimentare in chiave di integratore del sistema economico (agricoltura, industria, artigianato, commercio e turismo) e per il riordino del territorio (governo del territorio, della destinazione d’uso degli spazi, degli equilibri ambientali e paesaggistici); • un aumento di rilevanza del settore dei servizi alla persona. Il rafforzamento delle relazioni tra il settore secondario e quello dei “servizi al sistema economico-produttivo”, potrà diventare uno degli assi strategici di differenziale competitivo. Il passaggio di “adeguamento e sviluppo” su cui si può costruire un nuovo differenziale competitivo, dipenderà in buona parte dal terziario per il quale si possono prevedere dei tassi di crescita (come sta avvenendo nel resto dei paesi economicamente avanzati). Il terziario dovrebbe anche portare due vantaggi per il territorio: maggiori competenze nella gestione delle reti lunghe (v. in primis i processi di delocalizzazione) e incrementi di valore aggiunto. In termini Strategici, il terziario dovrebbe costruire nuovi paradigmi di gestione delle imprese tali da far diventare questi servizi dei “prodotti” da esportare autonomamente in altri contesti distrettuali. [Parti estratte da Provincia di Treviso, Sviluppo, competizione, sostenibilità Piano Strategico volume 4, pp. 96-100]

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IV.3.4. Attività turistiche

L’area dell’IPA “Terre Alte della Marca Trevigiana” presenta oltre 200 strutture ricettive, una cinquantina delle quali alberghiere, un centinaio di Bed&Breakfast. Le aree turistiche di Coneglianese e Valdobbiadene-Soligo rappresentano insieme il 16% degli arrivi e il 19% delle presenze provinciali. I flussi turistici nell’area dell’IPA, così come per la complessiva provincia di Treviso, sono notevolmente aumentati. Tra 2005 e 2006 si è registrato: un aumento del 15,8% negli arrivi e del 40,6% nelle presenze nel Coneglianese; un aumento del 7,8% negli arrivi e del 24% nelle presenze nel Valdobbiadene-Soligo. Emerge la maggiore durata del soggiorno nel Vittoriese dove si riscontra una tipologia di turismo a carattere più spiccatamente vacanziero ed estivo. La distribuzione mensile è condizionata dalla tipologia di prodotto turistico consumato e dalle attrazioni e servizi presenti: il movimento si dimezza nel mese di agosto per Coneglianese e Valdobbiadenese. Nel Vittoriese (Lago di Revine) si registrano invece picchi significativi nel periodo “vacanziero” giugno-settembre. Le principali attrattive turistiche dell’area riguardano i luoghi della Grande Guerra, le città murate, i castelli (Susegana, Cison di Valmarino, castello di Conegliano, Castello di Serravalle a Vittorio Veneto), le fortificazioni, le Abbazie di Follina e Vidor i Laghi di Revine e, nuovo prodotto turistico da sviluppare, gli itinerari termali.

Figura 4.26 – Presenze di turisti nei Comuni dell’area dell’IPA – Variazione % 2005/2006

Fonte: Regione Veneto

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IV.4. Obiettivi della “strategia di Lisbona” rispetto allo sviluppo economico

Gli obiettivi posti nell’ambito della “strategia di Lisbona” mirano soprattutto ad aumentare gli investimenti in innovazione, mediante l’aumento della spesa in ricerca e sviluppo:

1) Aumentare la spesa in ricerca e sviluppo, portandola al 3% del PIL: ITALIA: 1,14% VENETO: 0,72%

2) Aumentare la spesa in ricerca e sviluppo finanziata dal settore industriale portandola ai 2/3 della spesa totale: ITALIA: 47,3% VENETO: 45,1%

3) A livello regionale e locale occorre privilegiare la costituzione di poli finalizzati all’innovazione, che prevedano la partecipazione di piccole e medie imprese operanti nel campo dell’alta tecnologia e di università, nonché il necessario sostegno aziendale e finanziario.

4) Contribuire a una solida base industriale europea fruttando il potenziale tecnologico.

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