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il disegnatore

Cosa unisce «Viadei col vento», sogni Marilyn e Tom & Jerry? La mano di Nano Campeggi. Il cartellonista di . L’uomo che ha dato un profilo ai e un autoritratto agli di gianluca tenti - foto di lorenzo cotrozzi

2 M aprile 2013 L’arte della fantasia

sopra, silvano campeggi nella sua casa laboratorio custodisce i bozzetti delle più importanti produzioni cinematografiche, a iniziare dal capolavoro «casablanca» (premio oscar, 1944). nella pagina a fianco «nano» tra la sua marilyn e una moderna interpretazione della gioconda.

aprile 2013 M 3 L’arte della fantasia

{allievo di rosai, ha fatto le vignette con fellini} lena scruta con severa dolcezza il suo Nano. La collina di Ba- padre era tipografo, lavorava per Bemporad Marzocco. Arrivo da lì. Ho fatto la gno a Ripoli che occhieggia la Cupola del Brunelleschi è co- guerra, l’ho anche persa (sorride, ndr). Ero con i mezzi d’assalto della Marina. me una scenografia a cui il pittore dei sogni attinge per ricorda- Per la verità mi avevano messo all’Aviazione. Ma siccome facevo parte della Rari re e ricordarsi che l’arte alberga a Firenze e si espande fin nel- Nantes Florentia, mi spedirono quasi subito tra gli incursori. Paura? Quando hai la cintura metropolitana. Elena è la signora Campeggi. La cu- vent’anni non ci pensi. Anche se all’epoca non bastava morire, bisognava morire ratriceE del suo archivio, l’angelo del focolare domestico, la musa, la genitrice. Per con onore. E noi ad Anzio mettevamo le bombe adesive attaccate alle navi del capire Silvano Campeggi, artista, forse bisogna proprio partire da lei e dal frut- nemico, ma poi li avvisavamo...». È la Storia che prende il sopravvento in questo to del loro amore: un figlio di nome Giovanni Battista. Un atto di presunzio- incontro che schiude la primavera. Silvano Campeggi aveva già frequentato la ne? Tutt’altro. Un tributo alla fede e al patrono di Firenze. «Nano», così si firma Scuola d’arte, aveva già disegnato per i libri e le riviste delle case editrici fioren- e così lo chiamano praticamente da sempre, ha appena festeggiato i suoi primi tine Salani e Nerbini. E da Nerbini, nel 1938, aveva conosciuto persino Federi- 90 anni. Una folta chioma bianca che ha fatto di lui un piccolo David in giovi- co Fellini: «Faceva le vignette con me, per 420 (un foglio di satira, ndr) ma le fir- nezza, mentre ora ricorda forse più un Lorenzo il mava Fellas». Poi la guerra, con la sua scia di trage- Magnifico. Modi semplici, ispira confidenza men- die. Un incarico dalla Croce Rossa americana, nei tre apre le porte della sua abitazione-studio sita in mesi che seguirono, come ritrattista dei soldati sta- via Rosai. Ed è già curioso questo, considerato che tunitensi. «Avevo 22 anni quando arrivai a Roma. il grande Ottone fu un suo maestro. Adesso ero un disegnatore, esperto di stampa. Mi Grafico e pittore, è la mano che ha disegnato i presentai dal cartellonista Martinati, il re del muto. nostri sogni. Avete presente Via col vento, Un ame- Aveva la mamma fiorentina... Non riuscì ad aiutar- ricano a Parigi, Cantando sotto la pioggia, West side mi subito, ma mi presentò a una piccola casa cine- story, A qualcuno piace caldo, Colazione da Tiffany, il matografica che nel 1946 produsse Aquila nera, con Gigante, Vincitori e vinti, Il ponte di Waterloo e Ben Gino Cervi. Videro il mio lavoro. Mi chiamarono Hur? Ricordate i cartelloni che troneggiavano fuori per un altro incarico... Non ho più smesso». Detta dai cinema? Ecco. È tutta colpa sua. Nano. La fir- così potrebbe sembrare la classica storia di successo ma delle copertine di libri che hanno segnato l’a- di un italiano. Ma la vita non è sempre così lineare, dolescenza dei non più giovanissimi, come Orzowei anzi. «Avevo lavorato con gli incisori, ero diventato del maestro Alberto Manzi. E molto di più. «Mio il disegnatore dell’Unione fotoincisori. dai cassetti dei bozzetti emergono le immagini dei nostri sogni, a iniziare da marilyn (qui sopra) che «nano» ha conosciuto a hollywood nel 1954. in alto, i cavalli di «ben hur» nell’originale cartone tenuto fermo da un sasso. nella pagina a lato, la scrivania dell’artista a bagno a ripoli (firenze).

4 M aprile 2013 aprile 2013 M 5 L’arte della fantasia

{64 disegni da oscar, con l’autoritratto agli uffizi} acevo i cliché alla Zincografica fiorentina che, poi, stamperà tut- zai il manifesto per Il Principe e la ballerina. Ma la prima volta che andai a Hol- ti i miei manifesti». Quanti? «Tremila. Tutti realizzati con la stessa lywood, negli studi della Warner Brothers era il 1954. C’era la Monroe, che era e unica tecnica. Un foglio bianco. Tempera o acrilico per realizzare venuta apposta. Chissà cosa si credeva. Un pittore, fiorentino... Non sono mica il bozzetto. Una volta scelto, si passa al manifesto. In ogni manife- Michelangelo... Mi venne presentata e disse: “Non mi devo spogliare?”. Rima- sto bisogna stare attenti a lasciare lo spazio per i titoli». E qui viene si di sasso, riuscii solo a rispondere: ma come, se sono arrivato apposta dall’Ita- Fil bello. Perché «all’epoca, e lo dico per i giovani di oggi, la prima qualità nel la- lia... Mi dette un bacio e andammo a mangiarci un cestino, come si usava allora». voro era saper fare il tappabuchi. Disegnavi, seguivi la lavorazione, mettevi l’olio Non smetteresti mai di sentirlo raccontare. La mano che ha dato un profilo alle macchine e se serviva pulivi anche per terra. Fu proprio uno dei proprieta- a Salvo d’Aquisto, l’eroe carabiniere, poi riprodotto nel francobollo commemo- ri della Zincografica a chiedermi di lavorare con loro, dopo un precedente non rativo del 1975. L’artista che ha firmato il calendario dei Carabinieri del 1976 e piacevole, perché dovevano presentarsi alle case di produzione cinematografi- che anche nell’edizione 2013 è presente con un suo vecchio disegno. Capace di ca». Tre giorni dopo era “il” cartellonista. «Lavoravamo con gli americani, per- oscillare tra le stelle del firmamento americano e la rivista al Sistina. Di far sor- ché gli italiani non pagavano. Non tanto me. io ridere con Tom & Jerry («per disegnarli, pagavano la i soldi li prendevo dopo il bozzetto. Non paga- stessa cifra di Ben Hur»), la prima Pantera rosa («mi vano lo stampatore». Mentre parla mi fa vede- tennero un mese a Londra, dormivo al Mayfair e man- re i cavalli, i suoi favoriti. «Per Ben Hur la stam- giavo all’Elefante bianco» rivela), Tarzan. C’è Napole- pa internazionale ha scritto che ho realizzato il one all’. Un microcosmo. Le sue opere sono sta- più bel manifesto del cinema», chiosa. Una bel- te esposte ovunque nel mondo. La sua mano ha dise- la soddisfazione. «Sì. Ma 64 dei film da me di- gnato il drappellone del Palio di nel 2001, le ta- segnati hanno vinto l’Oscar...». Nano Campeg- vole della Giostra del Saracino ad nel 2003 e la gi scruta i ritratti che ha realizzato ispirandosi battaglia dei Guelfi fiorentini contro i Ghibellini are- alle fotografie di scena (dal 1945 al 1972 è sta- tini a Campaldino che nei prossimi mesi verrà instal- to lui a creare l’immagine italiana delle produ- lata come segnale turistico. Firenze lo ha ripagato con zioni firmate Metro Goldwin Mayer, Univer- il Fiorino d’oro nel 2000 e con il Marzocco poche set- sal, Paramount e RKO): Gary Cooper, Marlon timane fa. E lui, per ringraziare, ha donato alla Galle- Brando, Rita Haywort, Liz Taylor, , ria degli Uffizi il suo autoritratto che sarà esposto nel Vivien Leight. Si sofferma su Marilyn. «Realiz- Corridoio vasariano. Artista tra gli artisti.

sopra, l’autoritratto di «nano campeggi» donato alla galleria degli uffizi. in alto da sinistra, «nano» mentre lavora e un disegno che unisce la sua casa alla cupola del brunelleschi. nella pagina a fianco, un inconfondibile . campeggi ha disegnato 3mila cartelloni cinematografici.

6 M aprile 2013 aprile 2013 M 7