Una Lettera Inedita Di Luigi Capuana, Uomo Politico, Al Barone Francesco Spadaro Di Passanitello

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Una Lettera Inedita Di Luigi Capuana, Uomo Politico, Al Barone Francesco Spadaro Di Passanitello (Pubblicato su “Ricerche” a. XI n. 1 Gennaio-Giugno 2007 pp. 33-47)) Una lettera inedita di Luigi Capuana, uomo politico, al barone Francesco Spadaro di Passanitello di Alvise Spadaro Sembrerebbe che l’unico rapporto tra il celebre scrittore ed il maggiorente del suo paese natale si debba ridurre a quanto dichiarato nella relazione che Luigi Capuana, sindaco di Mineo, fece pubblicare nel 1875.1 Ma anche a quanto non esplicitamente dichiarato. Infatti il capitolo Le liti di questa relazione trova la sua conclusione con un vero e proprio rimprovero nei confronti del suo predecessore:2 “Col Sig. Barone Francesco Spadaro il Municipio non ha mancato di usare le stesse cortesie che con gli altri: ha scritto, ha riscritto pregandolo di liquidare alla buona; ma il Sig. Barone, scordando che anche tra nemici (amministrativi, si intende) il galateo non guasta, serbò un ostinato silenzio fino al dì che il Municipio si risolvette, dopo due anni, ad intentargli la lite…”.3 Questo è quanto dichiarato. Quanto non esplicitamente dichiarato si evince dalle grandi lodi che nello stesso testo, Capuana riserva invece ad Antonio Bellone4 (1785-1860), suocero di Francesco Spadaro (1823-1901) e altro suo predecessore nella sindacatura: “…Sarebbe vera ingratitudine non richiamare qui alla memoria il nome del Sig. Antonio Maria Bellone Sindaco di quel tempo. Con un’attività infaticabile che gli stessi contemporanei dissero «non mai veduta per l’innanzi in alcuno dei passati agenti comunali» egli promosse ed in parte condusse vittoriosamente a fine tutte le importantissime pratiche dei diritti promiscui del Comune. Mente acuta, cuore ardente di affetto cittadino, nutriva il più generoso disinteresse alla più ferma volontà nel patrocinare l’assestamento del patrimonio comunale allora mille volte più ingarbugliato di oggi. Ebbe ostacoli di ogni sorta e principalmente quelli della malafede degli interessati che spargevano di fiele e di sorde calunnie ogni suo atto, e quelli di coloro che i privati rancori camuffavano da zelo delle cose comunali e non nuocevano meno degli altri. Il Bellone lottò a viso aperto, perfino colle autorità governative, senza spaurirsi di nulla. I suoi nemici che erano sventuratamente anche quelli del Comune, lo attesero alla scadenza del triennio della sua carica. Coi loro bassissimi intrighi, dei quali ora piangiamo noi le conseguenze, riuscirono ad impedire che venisse rieletto; ma quel giorno il Bellone avrebbe senza taccia di orgoglio potuto esclamare: che con lui rovinava in un nuovo e più terribile baratro l’amministrazione comunale. I fatti non avrebbero tardato molto a dargli piena ragione. Il nome di questo benemerito cittadino, di questo vecchio liberale del 1820 e del 1848 dovrebbe essere scritto con caratteri indelebili nel cuore dei Mineoli. Io vorrei vedere il suo ritratto ad una parete della sala del Consiglio Comunale”.5 Eppure Francesco Spadaro diciottenne neolaureato in ambo le leggi, trasferitosi nel 1841 dalla natia Scicli6 a Mineo per sposare Corradina, unica figlia di Antonio Bellone, sarà 1 Il Comune di Mineo Relazione del Sindaco Catania 1875. 2 Francesco Spadaro Ferreri era stato sindaco di Mineo dal 17 gennaio 1856 al 31 Dicembre 1860 e dal 1 aprile 1869 al 23 agosto 1872 (Elenco dei Sindaci – Municipio di Mineo - stanza del sindaco). 3 Il Comune di Mineo cit. pp. 65-66. 4 “La figura di Antonio Bellone, sindaco di Mineo dal 1840 al 1843, è stata esaltata da Luigi Capuana (sindaco di Mineo alcuni decenni dopo) soprattutto per l’impegno da lui profuso nella annosa questione dei diritti promiscui del comune; ha inoltre considerevolmente sollecitato l’interesse di Antonino De Francesco nel suo studio sulla rivoluzione del ’20 nel distretto di Caltagirone” (Valentina Spadaro di Passanitello Antonio Bellone (1785-1860) La difficile ascesa politica di un notabile di Mineo Tesi di laurea – Università di Catania a. a. 2001-2002. pp. 8-9). 5 Il Comune di Mineo cit. pp. 53-54. Durante la gestione commissariale (1971-1972) del dott. Francesco Emmi, il prof. Luigi Gismondo ebbe l’incarico di realizzare e realizzò nella Sala del Consiglio Comunale, sei pannelli di ceramica raffiguranti altrettanti uomini illustri di Mineo. Furono eseguiti i ritratti di Ducezio, Ludovico Buglio, Salvatore Greco, Luigi Capuana, Benedetto Cirmeni ed Antonio Albertini. (Can. G. Gambuzza Mineo nella storia, nell’arte e negli uomini illustri Caltagirone 1995 p. 137) 6 “Die decima sexta decembris mill.mo octing.mo vig.mo tertio 1823. Franciscus di Paula, Alfonsus, Emmanuel, Conceptus, Salvator filius Ill.is B.nis Benedicti Spadaro et D.ae Catharinae Ferreri iug. natus die 14: hora 16a bapt. de lic. Ill.mi, et Rev.mi Episcopi in vati [?] Eccl.a insignis Coll.ae S. M.ae La Nova, et ex 1 riconosciuto anche dalla storiografia ufficiale come il fedele continuatore della politica del suocero fino ad assurgere al ruolo di “protagonista assoluto della stagione risorgimentale menenina”.7 Infatti Antonio Bellone “il vecchio liberale del 1820 e del 1848” ricordato da Luigi Capuana, appunto nel ‘48 fu Deputato alla Camera dei Comuni del Parlamento Siciliano delegato dalla sua città, ma in quell’assemblea sedeva proprio accanto al genero, il più giovane dei rappresentati e delegato dalla città di Scicli.8 In quell’anno, Francesco Spadaro fu nominato anche Presidente del Comitato esecutivo dell’Ordine Pubblico e Mineo fu una delle poche città siciliane dove non avvennero fatti di sangue.9 Dopo la restaurazione, fu sindaco di Mineo dal 1856 al 186010 e in quest’anno ricoprì la carica di Maggiore della Guardia Nazionale.11 Consigliere provinciale per Regio Decreto di nomina dell’11.2.1860 e confermato in seguito ad elezione con Proclama del Governatore in Consiglio di Governo del 2.4.1861,12 Francesco Spadaro non ritenne di doversi candidare alla guida dell’amministrazione comunale. Conservando la carica di Consigliere provinciale dal 1860, anno della morte del suocero, deciderà di occuparsi della sua vastissima azienda agricola adottando sistemi e macchinari innovativi che oltre ai riconoscimenti ufficiali13, gli confermeranno a Mineo anche a cento anni dalla sua nascita, il titolo di “padre dei lavoratori”.14 Luigi Capuana ritornato nel 1868 da Firenze in paese, per motivi di salute, e dovendovi rimanere poi per sette anni, a causa della morte del padre e di problemi economici, potrà così coronare tre anni dopo l’ambizione di diventare sindaco della sua città.15 Non godrà però dell’appoggio elettorale di Francesco Spadaro al quale, come abbiamo già visto, si rivolgerà come “nemico” precisando “amministrativo s’intende”. Questo è proprio il periodo in cui Capuana meriterà da Giovanni Verga, che assieme a permissu R.mi Parochi, per R.m Vicarium Decanum D. Ioannem Beneventano patrini fuere Ill.is Equitis D. Enrici del Bosco ex Principibus Belvedere, ex chirographo dato in civitate Moaq die 16. 8bris 1823 et B.ssa D.a Carmela Denaro" (Scicli Archivio Parrocchia Madonna del Carmine Battesimi vol. 9 (1822-1837) pp. 59-60). 7 “… se è vero che Antonio [Bellone] ricercò pervicacemente l’alleanza con l’aristocrazia, resta altrettanto certo che egli trasmise al genero, il barone Francesco Spadaro di Passanitello, i tratti di fondo della sua militanza politica. In effetti, proprio dalle precedenti scelte di campo compiute dal suocero, questi avrebbe tratto i riferimenti ideali per ergersi, di lì a breve, quale protagonista assoluto della stagione risorgimentale menenina” (Antonino De Francesco La Guerra di Sicilia – Il distretto di Caltagirone nella rivoluzione del 1820-21 Acireale 1992 p. 386). 8 Atti Autentici del Parlamento di Sicilia 1848 vol. I - Palermo s. d. pp. 20, 35. “Quando, nel ’48, la Sicilia scosse il giogo borbonico e chiamò i patrioti più illuminati a formare il primo Parlamento Siciliano (che fu anche l’ultimo) il barone [Francesco] Spadaro Ferreri, che allora contava soli venticinque anni, apparve in quel nobile consesso colla fierezza della sua razza, col proponimento di consacrarsi tutto alla patria. Egli fu uno di coloro che firmarono la decadenza del governo borbonico” (L’Illustrazione Italiana, 8.12.1901 a. XXVIII n. 49). 9 Corriere di Catania 22.9.1901 a. XXIII n. 264; Giornale di Sicilia 24-25.9.1901 n. 268; L’Ora 25-26.9.1901, a. II n. 267; La Patria 29.9.1901 a. 1 n. 3; Onoranze funebri al Comm. Avv. Francesco Spadaro Ferreri, barone di Passanitello, dell’Aere del Conte e Oliveto Catania 1902. 10 Vedi nota 2. 11 Una lettera del Prefetto di Catania Alessandro Bossini indirizzata ai Comandanti della Guardia Nazionale, ai sindaci ed ai Sottoprefetti della provincia datata 21.6.1865 che riporta la circolare 52 con oggetto “Servizio di Guardia Nazionale” ricorda nell’incipit: “Il servizio della Milizia Nazionale costituisce una delle più importanti prerogative largite alla Nazione, siccome quella istituzione che ha per iscopo (art. 1 della legge 4 marzo1848) i diritti sanciti dallo Statuto, di mantenere l’ubbidienza alle leggi, con servare e stabilire l’ordine e la tranquillità pubblica ec., sicché agli occhi di chi sappia valutare l’organamento politico del paese, quel servizio più che un peso, è una prorogativa e un diritto attribuito a’ Cittadini, appartenenti alle classi più cospicue della civile comunanza. […]” (Archivio Spadaro di Passanitello Corrispondenza FSF: Prefettura e Deputazione della Provincia di Catania; vedi successiva nota12). 12 Archivio Spadaro di Passanitello Cart. N Vol. III fasc. unico. La corrispondenza della Deputazione della Provincia di Catania con Francesco Spadaro Ferreri composta da 101 lettere va dall’8.4.1861 al 4.9.1883. Purtroppo nell’archivio di cui sopra, ancora in corso di sistemazione, il fascicolo contenente la documentazione dell’attività condotta da Francesco Spadaro Ferreri nella qualità di Consigliere Provinciale, che certificava tutta la serie di incarichi ricevuti nell’interesse della Provincia, è uno di quelli che, assieme alla corrispondenza ed altri, ha perduto purtroppo la sua integrità in seguito ad una serie di traversie che hanno determinato la perdita di parte della documentazione (Alvise Spadaro Sette lettere di Andreana Sardo in “Incontri Meridionali – Rivista quadrimestrale di storia e cultura” a.
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