XVI. Andrea Pisano a Orvieto, P
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XVI. Andrea Pisano a Orvieto La lezione di Longhi e di Previtali mente, parteggiamento per “la logica specifica del- Sarebbero rimasti a lungo inediti, ma gli studi prepo- l’oggetto specifico”3.E all’interno della ricerca erano tentemente innovatori di Roberto Longhi sull’Um- convogliati, con provocazione, prelievi da esperienze bria trecentesca, fin dalle prime filtrazioni, non man- di limitrofe scienze umane, quali strumenti euristici carono di minare in profondità un modo convenzio- ausiliari. nale di guardare a un secolo di pittura nell’Italia me- Col Secondo studio sulla scultura umbra veniva, alla fi- diana1.Fuori dei centri “egemoni” di Firenze e Siena, ne degli anni sessanta, la scoperta del formalismo rus- con questi studi emergevano la consistenza e la “di- so e dello strutturalismo del Circolo di Praga4, paral- versità” di una pittura propriamente umbra. La map- lela alle penetrazioni in Italia, nel segno di Contini pa tradizionale del Trecento pittorico nell’Italia cen- “critico degli scartafacci” già dalla fine degli anni qua- trale era scardinata. ranta, negli studi linguistici e letterari. Dei fenomeni Nell’urgenza di rivendicare polemicamente l’autono- su cui Previtali prese a informarsi, soprattutto, attra- mia espressiva (la “passione”) degli umbri, Longhi verso la divulgazione che Ignazio Ambrogio, marxista non poteva non insistere sul denominatore comune. editore di Galvano Della Volpe, ne dava in Italia per i Ma nella concreta indagine di modi, tempi e luoghi, tipi degli Editori Riuniti5.Così come, nelle Lezioni da Assisi a Montefalco a Orvieto, da Perugia a Gubbio pubblicate tra 1982 e 1986, le certezze ormai acquisite a Spoleto, si adoperava a far risaltare la pluralità di si- sulla geografia culturale dell’Italia centrale trecentesca tuazioni, il policentrismo, di questa recuperata area sarebbero state riprovate sul metro della linguistica espressiva. storica6.In una prospettiva come intravista da tempo Quando un suo giovane allievo, Giovanni Previtali, e fattasi ora matura, che nell’ammirazione del Dioni- iniziò a provarsi con passione in un’estensione di sotti di Geografia e storia della letteratura italiana po- campo delle ricerche longhiane, portando l’attenzio- teva assumere un volto deciso7. ne sul terreno della scultura, quest’ultimo punto do- In pagine in cui Longhi, prima, poteva tender la ma- vette apparirgli nodale, un dato di fatto su cui biso- no a Boris Ejchenbaum a Jurij Tynjanov8, in cui carte gnava riflettere. Prima si trattò di provare l’esistenza segnanti confini dialettali facevano corredo a conside- stessa di una scultura trecentesca umbra; via via emer- razioni sul peso della presenza di Nicola Pisano in se una realtà molto più complessa. I risultati delle sue Umbria, sulla centralità del “Maestro sottile” di Or- ricerche sono di fronte a tutti. E ci hanno obbligati ad vieto o sulla “diversità” del “Maestro della santa Cate- ammettere come, osservando le trame della scultura rina Gualino”,si cercava di ridisegnare una nuova, vi- in quest’area durante la prima metà del Trecento, si sia vida carta del nostro Trecento centro-italiano. costretti a constatare l’esistenza, per così dire, di due Abbiamo imparato soprattutto da Previtali che solo diverse Umbrie2. attraversato il Tevere, spingendosi a sud di Assisi,“ci si Fu per Previtali, quello volto all’indagine sull’Umbria, inoltra nel cuore dell’Umbria ‘propria’,quella che alla alla destra e alla sinistra del Tevere, un impegno che precoce ed entusiastica adozione della nuova norma percorre, come un filo rosso, tutta una vita di studi, toscana da parte di Perugia e Orvieto, contrappone un dal 1965 al 1986. E che forse potrebbe assumersi, sen- tenace attaccamento a più antiche ed autonome tradi- za forzature, come rappresentativo di un intero itine- zioni artistiche (assisiati, eugubine, spoletine), ed una rario di riflessione storiografica. vigorosa capacità di elaborare valori alternativi, alla Sono state, viste complessivamente, pagine eterodos- cui espressione anche il linguaggio moderno viene 410. Andrea Pisano, 9 se, che ambivano a muovere cielo e terra. La fedeltà al- piegato; alterato, costretto, deformato; reinventato” . Madonna del latte, l’insegnamento longhiano, che è stata di una vita (nel- Un’area culturale che, spingendosi oltre i confini particolare. Pisa, la convinzione della “specificità e irriducibilità” del dell’Umbria moderna, coinvolge gli attuali Abruzzi Museo Nazionale di San Matteo, fatto figurativo), nell’urgenza dell’impegno militante settentrionali (L’Aquila, Teramo) e la Marca inferiore dalla chiesa di Santa della fine degli anni sessanta diventava, marxiana- (Ascoli). Maria della Spina a Pisa 349 © 2005 Banca Monte dei Paschi di Siena, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 411. Orvieto, cattedrale A nord del Tevere la situazione fu in effetti tutt’altra. Benedetto XI († 1304) in San Domenico a Perugia, i L’operosità a Perugia, negli anni attorno al 1278, di più antichi rilievi della facciata del duomo orvietano, 412. Sepolcro di Giovanni Nicola Pisano e del figlio Giovanni, così come la pre- la Madonna col Bambino lignea del Museo dell’Opera Orsini († ante 1294). senza e l’attività per Orvieto dei suoi “creati” fra’ Gu- di Orvieto, oppure le sculture della chiesa di San Fran- Assisi, basilica inferiore di San Francesco, glielmo e Arnolfo di Cambio, gettarono le fondamen- cesco a Todi, provano come in questi centri dell’Um- cappella Orsini ta per uno sviluppo della scultura, in tali centri, che bria nord-occidentale prendesse corpo, al passaggio corre parallelo ai fatti toscani nati nel solco del gran- tra Due e Trecento, una diramazione “regionale”di ta- 413. “Maestro sottile”, Creazione di Adamo. de rinnovamento nicoliano di metà Duecento. Oggi le nuovo linguaggio, in serrata omologia ma non in Orvieto, cattedrale lo si può riconoscere: episodi come la tomba di papa dipendenza dalla situazione senese10. 350 351 © 2005 Banca Monte dei Paschi di Siena, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 414. Andrea Pisano, 415. Andrea Pisano, Madonna del latte. Madonna col Bambino. Pisa, Museo Nazionale Orvieto, Museo di San Matteo, dell’Opera del Duomo dalla chiesa di Santa Maria della Spina a Pisa 352 353 © 2005 Banca Monte dei Paschi di Siena, vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 416. Orvieto, cattedrale, frutto della prima attività del figlio Nino16,e la sua ciasse non soltanto a predisporre, in marmo rosso di rosone della facciata coerenza, al contrario, con le opere fiorentine di An- Sosselvole, il pavimento della cattedrale26, ma si po- drea (sulle quali al momento sembrava chiudersi la nesse mano anche a una parte fondamentale della fac- parabola dello scultore), egli recuperava non soltan- ciata. Credo infatti dovremo ammettere che proprio to un testimone importante dell’ultima attività di negli anni 1347-1348 si sia iniziato a costruire il gran- Andrea Pisano. Le fisionomie artistiche di Andrea e de rosone di facciata (fig. 416) e che la testa del Re- Nino, così come erano state tratteggiate da una tra- dentore al centro della raggiera (fig. 417), assieme alla dizione di radicamento vasariano, venivano som- Madonna e agli Angeli del Museo dell’Opera, sia ap- mosse nel profondo. punto uno dei risultati della chiamata di Andrea Pisa- Il seme gettato trovò il terreno che meritava. E così, su no a Orvieto27. quella spinta, ricondotto nei giusti limiti il ruolo di Nino, poteva recuperarsi la consistenza e il significato delle ultime esperienze di Andrea, tra Pisa e Orvieto (a I lavori alla zona del rosone Pisa, le sculture di Santa Maria della Spina – figg. 410, Fuorviati da quanto la letteratura storica sul duomo 414 –, il rilievo con l’Elemosina del santo nel portale di Orvieto indicava, ma senza nessun appiglio docu- della chiesa di San Martino e la Madonna col Bambi- mentario28, la convinzione che più si è radicata fissa no,scolpita probabilmente nel 1345, per il frontone l’inizio dei lavori alla grande finestra di facciata sol- della facciata occidentale del duomo)17. tanto nel 135429.Si può provare, però, che non fu co- La Madonna di Orvieto (fig. 415) era arrivata nella sì. Sappiamo che nel 1337, con la costruzione della città umbra, sul principio del 1348, da Pisa. E qui fu- loggetta ad arcate al di sopra della zona dei portali (fig. rono scolpiti i due Angeli che dovevano affiancarla, 411), la sezione inferiore della facciata era compiuta30. realizzati uno da Andrea e l’altro forse da Nino18,che Negli anni seguenti si proseguiva l’alzato nella zona il padre potrebbe aver condotto a Orvieto fin da que- superiore, quella su cui si apre l’occhio. Esistono delle sti anni e che poi gli succederà quale capomaestro del note di pagamento che rendono certi in tal senso: alle duomo tra il luglio e il novembre del 134919.Il gruppo date 26 luglio e 28 novembre 1339, due maestri assi- statuario dovette essere uno degli impegni portati siati ricevevano il compenso, infatti, per la loro pre- avanti per la cattedrale in qualità di protomaestro del- stazione “ad murandum ad altum in anteriore pariete la fabbrica, anche se non siamo ancora in grado di dicte Ecclesie”31.Dunque, quando nel 1347 Andrea identificarne la destinazione. Ma in merito all’interfe- Pisano arrivava a Orvieto ed era nominato capomae- renza di Andrea Pisano, tra il 1347 e il 1348, nel can- stro, il grande impegno del momento doveva essere il tiere della cattedrale di Orvieto, si deve dire probabil- corredo scultoreo di questa sezione della facciata, da mente molto di più. Cominciamo fin d’ora, tuttavia, condurre avanti secondo un progetto che già esisteva, con l’accantonare il tentativo di addebitargli la pro- quello detto “tricuspidale” e da più parti attribuito a gettazione della porta di Canonica e quel fregio che Lorenzo Maitani. corre alla sommità del muro esterno della navata e Che le cose siano andate così e che proprio negli an- lungo il transetto20.