Fascicolo 37-38- Serie VI

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Fascicolo 37-38- Serie VI ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte FABIO BENZI MATERIALI INEDITI DALL'ARCHIVIO DI CIPRIANO EFISIO OPPO In questo articolo si presenta una scelta piuttosto da de Chirico a Martini, da Scipione a Sironi, da Capo­ ampia della corrispondenza che è ancora conservata grossi a Fontana, Carrà, Morandi, Mafai, ecc. Alcune in uno degli archivi più importanti per la storia dell'arte ragioni mi sembrano, per certi aspetti, giustificare tanta italiana - soprattutto romana - tra le due guerre: vivacità pur nel clima politico fascista: se infatti, da una quello del pittore Cipriano Efisio Oppo, critico tra i più parte, il fascismo e lo stesso Mussolini guardavano le acuti e onnipresenti dell'epoca, che anche in virtù della manifestazioni artistiche con un atteggiamento decisa­ sua preminente posizione politica (fu deputato, segretario mente superficiale, considerandole " ornamento " e " ar­ generale del Sindacato nazionale fascista delle Belle Arti, redamento " di una civiltà italiana che in realtà percorreva organizzatore delle Mostre Sindacali del Lazio e delle ben altri binari, perseguiva ben diversi obiettivi, è pur prime Quadriennali d'Arte, commissario generale del­ vero che a questo atteggiamento corrispondeva la man­ l'Esposizione Internazionale del '42 della quale divenne, canza di uno strato sociale dissidente, proletario ma so­ a partire dal 1937, vice presidente), si trovò per più di prattutto borghese, in grado di recepire qualsiasi mes­ vent'anni al centro delle questioni artistiche italiane. saggio progressista o eversivo elaborato attraverso l'im­ Quasi due anni fa pubblicai, in seno al catalogo su magine artistica (come invece accadeva, per esempio, in Gli artisti di villa Strohl-Fern, t) quattro cartoline (fir­ Germania); inoltre un grande " consenso ", o comunque mate da Broglio, de Chirico, Baldini, Bartoli, Franca­ un non dissenso, era ampiamente diffuso anche negli lancia) e una lettera di de Chirico, rintracciate presso la ambienti artistici. Non esistevano quindi i termini neces­ famiglia dell'Artista; proseguendo la ricerca, coadiuvato sari per sollecitare un controllo coercitivo sulla produzione anche dall'attenta collaborazione della figlia Eugenia, è architettonica, letteraria, artistica. Per le stesse ragioni emersa un'altra notevole parte degli archivi di Oppo, l'arte ufficiale, se pure operava delle scelte preferenziali, quella che qui parzialmente si pubblica. Molte nuove inglobava in sé ogni tendenza valida, come accadde in prospettive si aprono alle indagini storiografiche, e alcuni architettura con Piacentini, sostenitore del monumenta­ di questi documenti hanno un valore di testimonianza lismo nazionalistico, che intelligentemente lasciò, nelle " segreta " e insostituibile. Ciò che rimane, comunque, grandi progettazioni di regime, larghi e significativi spazi non è che poca cosa rispetto all'interezza del disperso agli esponenti del razionalismo. archivio ufficiale, che durante la guerra fu trafugato dallo Così la delega a Oppo, o al fascista di fronda Bottai, studio-abitazione di via Icilio, 8, come la stessa figlia della politica artistica del Ventennio, fu in realtà carat­ dell'Artista riferisce; la quantità di notizie che avrebbe terizzata dalla singolare accettazione di ogni manifesta­ potuto fornire sarebbe stata probabilmente determinante zione stilistica, purché rientrasse sotto il criterio della per leggere il dipanarsi delle idee e dei rapporti artistici " qualità ". dell'epoca, al momento ancora conosciuti assai super­ L'organo ufficiale che presiedeva alla gestione delle ficialmente. questioni artistiche era il Sindacato nazionale fascista Cipriano Efisio Oppo fu, nella sua lunga carriera di delle Belle Arti, creatura di Oppo che ne era segretario critico e organizzatore artistico, un personaggio animato generale (fig. 1); l'originalità e la novità di questo orga­ da una vivace passione polemica ma allo stesso tempo da nismo risiedeva nel fatto che il consiglio direttivo e tutte una singolare ampiezza di vedute: ciò contribuì non poco le diramazioni organizzative erano composte quasi esclu­ a permettere che le vicende artistiche italiane, nonostante sivamente dagli stessi artisti: una sorta di sistema auto­ la presenza di un regime dittatoriale, godessero una gestito, che in virtù della sua essenza tutelava con atten­ libertà e una ricchezza di espressione mai frenate dal zione e comprensione le esigenze di una categoria per cui potere centrale se non episodicamente e, direi, marginal­ l'espressione personale era ragione stessa del proprio mente, almeno finché la guerra e le conseguenti difficoltà lavoro. Lo stesso Oppo, nella minuta di un articolo della economiche, sociali e razziali diedero una effettiva battuta fine degli anni Venti, così si esprime a questo proposito: d'arresto alle ricerche artistiche italiane. Opposizioni dog­ " Bisogna che il Fascismo politico si metta in testa di maticamente fasciste determinate a stroncare tanta varietà rispettare gli artisti come una grande e nobile forza del di espressioni sfuggenti a un controllo propagandistico, Fascismo. E rispettare gli artisti significa ascoltare e se­ come quella del cremonese Farinacci, ebbero rilievo locale, guire in materia d'arte i loro consigli (per fare un ponte e furono emarginate dalla stessa ufficialità ministeriale ; non si segue ciecamente il parere degli ingegneri?) ... espressione e anima della quale, va sottolineato, era il Non si aspira ad esercitare un controllo estetico sopra ministro Bottai, uomo dalle idee autonome e liberaliste, tutti i lavori che lo Stato fascista commette agli archi­ riferimento e capo della " fronda " fascista, appartenente tetti, ai pittori, agli scultori, ai disegnatori, agli sce­ all'ala più moderata del partito e spesso in polemica con nografi, ai medaglisti, ai giardinieri, decoratori, ecc .... le sue scelte più radicalmente totalitarie. A distanza di i criteri di scelta... devono essere conseguenze logiche anni, si può affermare che, complessivamente, quell'epoca di una sola direttiva. Quella dei competenti. Soltanto così fu, nel panorama artistico internazionale, una delle più l'arte del nostro tempo potrà prendere rapidamente una interessanti e folta di personaggi di prima grandezza: fisionomia fascista (non diciamo stile, per carità) ". r6g ©Ministero per beni e le attività culturali-Bollettino d'Arte un solo esempio, non si sarebbe permesso a Giotto di costruire il suo campanile in stile gotico". 3) L'epistolario che pubblichiamo è stato per comodità diviso in sei sezioni abbastanza autonome: la prima è relativa ad un emblematico episodio intercorso tra Oppo e Margherita Sarfatti, paradigmatico delle relazioni tese tra il campanilismo milanese e l'ambiente romano, che porterà all'esautorazione delle mostre del Novecento, sop­ piantate dalla nascente Quadriennale; la seconda è una corrispondenza tra Oppo e alcuni artisti milanesi vicini al Novecento ; la terza è relativa alla collaborazione alla ri­ vista 11 900 " di Bontempelli; la quarta è un piccolo gruppo di lettere e cartoline di Broglio; la quinta è la cor­ rispondenza soprattutto, ma non solamente, con artisti dell'ambiente romano; la sesta infine è una serie di lettere del Dopoguerra di personaggi di un certo spicco, che testimoniano di un duraturo rapporto di stima (fig. 2) . Roma, febbraio 1985 I. - Questo primo gruppo di cinque lettere riguarda i rapporti intercorrenti tra Oppo - e più latamente l'am­ biente romano - e Margherita Sarfatti (fig. 3) . Ricor­ diamo come nel percorso storico dei "ritorni all'ordine " , il movimento di Valori Plastici ebbe un ruolo partico­ larmente significativo e di respiro. decisamente inter­ nazionale, anche per la definizione della polemica pre­ novecentista del manifesto Contro tutti i ritorni in pit­ tura del 1920, firmato da Sironi, Dudreville, Funi e Russo lo; sulle sue premesse si formò a Roma a partire dalla fine del secondo decennio del secolo, una tendenza artistica dai connotati molto precisi che sviluppò in diverse direzioni i fermenti suscitati dalla rivista di I - ROMA, ARCHIVIO OPPO Broglio, mantenendo però intatti i presupposti di " co ­ CIPRIANO EFISIO OPPO (AL CENTRO) struzione plastica" dell'immagine; 4l la maggior parte di ALL' INAUGURAZIONE DELLA PRIMA MOSTRA SINDACALE DEL LAZIO questi artisti, incapaci di sovrastare la burocratica acca­ demicità della Capitale (nella quale ancora primeggiavano le esposizioni degli Amatori e Cultori) nonché di formare un gruppo autogestito, finirono per confluire nel gruppo del Novecento Italiano in occasione della mostra milanese Oppo fu dunque una delle figure culturalmente ptu del 1926, frutto del brillante intuito e delle straordinarie importanti in Italia dal secondo decennio del secolo fino capacità organizzative di Margherita Sarfatti. alla caduta del Fascismo, e una raccolta bibliografica del­ L'abilità politica e accentratrice della Sarfatti era in ~ la enorme quantità di scritti pubblicati quasi quotidiana­ dubbia, ed ella seppe crearsi una rete fondamentale dt mente sull'Idea Nazionale, sulla Tribuna e su altri giornali appoggi (a partire da quello dello ste~so Muss<?lini ,. che dell'epoca, elenco che sto già redigendo, porterà certa­ presentò personalmente la mostra det Sette Pttton del mente un contributo notevole e una testimonianza attenta Novecento nel 1923 e quella del Novecento Italiano nel e non scontata su un ricchissimo periodo di storia artistica 1926 a Milano) che se da una parte sancivano il successo italiana. Pur nella precisa e personale scelta stilistica del delle sue iniziative,
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