Diari Di Cineclub N. 54
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_ n.3 Anno VI N. 54 | Ottobre 2017 | ISSN 2431 - 6739 Quando le vittime della caccia alle streghe Cinema e device erano i Circoli del Cinema Che il cinema sia cam- Sull’ultimo numero di di una “democrazia protetta” dai comunisti e biato dal punto di vista Diari di Cineclub è quindi della approvazione di quella che fu de- dei destinatari/fruitori stato pubblicato il “Li- finita “legge truffa”. In questo quadro a mio è risaputo. Che anche bro rosso” sulla situa- parere non stupisce quindi più che tanto il ri- il linguaggio cinema- zione della Federazio- flesso di questa atmosfera politica e sociale tografico abbia dovuto ne italiana dei circoli anche nei settori della vita culturale. Quello Alberto Castellano fare i conti con i muta- del cinema edito dalla che invece penso dovrebbe farci riflettere menti tecnologici epo- Uicc (Unione italiana sull’oggi è la presenza, l’impegno e la militanza cali e globali è quasi scontato. Che la sala cine- dei circoli del cinema) di tanti intellettuali (comunisti o vicino al Pci) matografica abbia negli anni perduto la sua Stefania Brai nel 1952. E la situazione all’interno dell’associazionismo culturale cine- centralità storica e non sia più il luogo rituale della Ficc “denunciata” nel libro era il legame matografico (Antonio Pietrangeli, Virgilio Tosi, per eccellenza è sotto gli occhi di tutti e soprat- di molti suoi dirigenti con il Partito comuni- Gianni Puccini, Franco Antonicelli, Calisto Cosu- tutto dei produttori, dei distributori e degli sta italiano. Legame che provocò una scissio- lich, Claudio Forges D’avanzati, Cesare Zavat- esercenti. Tutto ciò lo si può misurare - anche ne all’interno della più importante organizza- tini, Vasco Pratolini, Carlo Lizzani, Elio Petri, se in maniera non sempre evidente – da una zione di cultura cinematografica. Quella di segue a pag. successiva smartizzazione del consumo cinematografico Diari di Cineclub è stata una scelta importan- che investe sia i veicoli delle immagini sia gli te perché quel “libro rosso” non solo ci ricorda utenti. Insomma siamo nella dimensione del l’atmosfera politica e culturale di quegli anni, “Postcinema” come s’intitola una rubrica di ma può consentire alcune riflessioni utili al “Segnocinema” la rivista specialistica italiana presente. I primi anni cinquanta erano gli an- più attenta e aperta ai nuovi linguaggi e alle ni in America del maccartismo e del processo nuove tecnologie e la più tempestiva a regi- e della condanna a morte dei Rosemberg ac- strare ed approfondire fenomeni “collaterali” cusati di spionaggio a favore dell’Unione so- del cinema puro. É chiaro che l’evoluzione del- vietica. In Italia erano gli anni dei libri di Mo- la storia dei media visuali, ma anche fenomeni ravia messi all’indice dal Sant’Uffizio, dei tipici della contemporaneità come la moltipli- licenziamenti alla Fiat, delle leggi sull’ordine cazione degli schermi e dei formati, la sovrab- pubblico con l’introduzione del reato di vili- bondanza delle immagini, la contaminazione pendio, di occupazione delle fabbriche e delle multimediale dei linguaggi, hanno mutato le terre. Ed erano gli anni in cui Don Sturzo ve- occasioni e le condizioni di visione del film. niva incaricato dalle gerarchie ecclesiali di Questo tuttavia non ha snaturato le compo- trovare un accordo politico con i fascisti del nenti di fondo della comunicazione visiva, i Movimento sociale italiano e con i monarchici; nuovi dispositivi non hanno alterato nella so- gli anni dell’idea di De Gasperi della necessità Testate nucleari di Pierfrancesco Uva stanza il dispositivo narrativo del cinema. Ma naturalmente non si possono ignorare, snob- bare o sottovalutare questi fenomeni e quindi anche i critici e gli studiosi dovrebbero valuta- Chiude al Pigneto a Roma la sede nazionale re con lo stesso approccio rigoroso riservato al della storica Ficc – Federazione Italiana dei film “puro” l’efficacia (o spesso l’inefficacia) co- municativa e artistica di qualsiasi prodotto au- Circoli del Cinema fondata nel 1947 diovisivo (le serie tv, gli spot pubblicitari, i vi- Gli effetti della Legge Franceschini non si stanno facendo attendere. A causa delle forti in- deo musicali ecc…). Ci troviamo di fronte a un certezze sugli indirizzi nella promozione cinematografica e sulle lungaggini dei tempi d’at- cinema post appunto, un cinema che è oltre i tuazione della legge su cinema e audiovisivo (e videogiochi), si può già prendere nota delle pri- formati e le dimensioni tradizionali, un cine- me nefaste conseguenze nel mondo culturale cinematografico. La FICC - Federazione ma ibrido, “espanso”, transmediale, che attra- Italiana dei Circoli del Cinema, la più antica delle nove Associazioni Nazionali di Cultura Ci- versa media, display e device, che occupa nuovi nematografica riconosciute ancora sulla carta da questa legge, è costretta a disdire l’affitto e spazi, costruisce nuove forme e produce nuove chiudere la sede nazionale, punto di riferimento fondamentale per la storica Biblioteca Um- esperienze come l’interazione, il live cinema, berto Barbaro e per oltre 150 circoli del cinema disseminati in tutto il Paese oltre che luogo di le webtv, il documentario crossmediale. Non è orientamento per i circoli del cinema della Ficc internazionale. Brutta storia per una Federa- un caso che sta raccogliendo sempre maggiori zione che si occupa da 70 anni di formazione del pubblico e che ha avuto perfino Cesare Za- consensi il Mobile Film Fest dedicato al cine- vattini tra i suoi massimi esponenti. Ottimo risultato Ministro Franceschini, triste primato ma dello smartphone. Un festival nato a Parigi passare alla storia culturale del paese con questa conclusione! Ma i circoli del cinema della 12 anni fa che programma video di un minuto FICC fanno sapere che continueranno a fare resistenza contro la sciatteria di questa epoca di durata e girati con device mobili, smart so- politica, sociale e culturale. prattutto. L’idea della manifestazione è quella Diari di Cineclub di monitorare un mondo mediale legato in segue a pag. 3 [email protected] n. 54 segue da pag. precedente fruizione libere dai vincoli di Cecilia Mangini, Domenico Rea, solo per ci- mercato e un associazionismo L’impegno e la militanza di tanti intellettuali tarne alcuni). Ma ancora di più dovrebbe far che contribuisse in modo dif- riflettere l’importanza che il Partito comuni- fuso e capillare alla formazione nell’Associazionismo (tra gli altri...) sta italiano ha sempre dato alla cultura e in es- di una cultura cinematografica sa al cinema. E’ testimoniato proprio nel “li- e di una capacità critica, si so- bro rosso”, dove sono riportate le circolari no arresi, accettando per esem- del Pci come ad esempio la lettera agli iscritti pio la legge “Franceschini”, che del responsabile “ufficio cinema” della Fede- non solo riduce il cinema a razione di Milano (ogni Federazione aveva un merce ma lavora per distrug- ufficio cinema) nella quale si definisce il con- gere tutto ciò che può suscitare gresso della Ficc una “questione nazionale”. “pensiero”, comprese quindi le Persino sotto il Fascismo la cultura era consi- associazioni di cultura cine- derata dai comunisti elemento importante di matografica. Perché uomini di Cesare Zavattini Calisto Cosulich, attività politica tanto che per esempio Umber- cultura e associazioni prestano to Massola, mandato clandestinamente in attenzione spesso solo a ciò Italia ad organizzare gli scioperi del ’43, dette che influisce direttamente sul- vita ad un giornale di fabbrica clandestino (e le loro attività particolari e non scritto a mano) nel quale su ogni numero era a quell’insieme e a quel genera- presente anche la critica teatrale. E forse non le che solo può portare ad un tutti sanno – e molti l’hanno dimenticato – vero e sostanziale cambiamen- che da subito dopo la Liberazione il Pci dette to. Perché dal tempo del “noi” vita a case editrici, alle case del popolo, all’as- siamo arrivati al tempo dell’ sociazionismo culturale (Arci), alle case della “io”. Per questo mi lasciano Antonio Pietrangeli Cecilia Mangini cultura in ogni città, a società di produzione perplessa gli appelli all’unità, cinematografica, a giornali, periodici e riviste perché l’unità è un elemento di di approfondimento ed elaborazione storica e forza se ad essa corrisponde culturale. Ci dovrebbe far riflettere allora il una unione di obiettivi e di let- paragone con l’oggi, quando quasi nessun tura della realtà, altrimenti partito ha più neanche un responsabile cultu- non solo diventa debolezza, ra. E quando tutto l’interesse è focalizzato ma rischia di portare alla para- sull’informazione, senza nessuna attenzione lisi e al silenzio. Negli anni set- né preoccupazione per la mercificazione di tanta, quando più forte fu la tutta la produzione culturale e delle istituzio- spinta unitaria di associazioni Domenico Rea Virgilio Tosi ni che più contribuiscono alla formazione del professionali, culturali e sinda- “senso comune”, alla capacità di capire se cali, si lottò tutti insieme – co- stessi e il mondo che ci circonda, alla forma- munisti, socialisti, cattolici, zione di una coscienza critica individuale e singoli intellettuali e realtà or- collettiva. E il paragone con l’oggi è impietoso ganizzate – per riformare isti- anche purtroppo per quanto riguarda gli in- tuzioni quali la Biennale di Ve- tellettuali e le organizzazioni culturali. Sono nezia, il servizio pubblico pochissime le voci che si sono sollevate contro radiotelevisivo, l’informazione, la legge del governo Renzi che ha riportato il i settori della produzione cultu- servizio pubblico radiotelevisivo sotto il diret- rale, l’affermazione di diritti in- Elio Petri Vasco Pratolini to controllo del governo, contro la fine dei fi- dividuali e collettivi. Magistra- nanziamenti ai giornali indipendenti e di par- tura democratica, associazioni tito e alle riviste scientifiche e culturali, contro degli autori cinematografici, la trasformazione delle istituzioni culturali degli artisti, degli scrittori, dei pubbliche in fondazioni di diritto privato. E musicisti, sindacati, giornalisti, l’elenco dei silenzi potrebbe continuare.