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Anno VI N. 54 | Ottobre 2017 | ISSN 2431 - 6739 Quando le vittime della caccia alle streghe Cinema e device erano i Circoli del Cinema Che il cinema sia cam- Sull’ultimo numero di di una “democrazia protetta” dai comunisti e biato dal punto di vista Diari di Cineclub è quindi della approvazione di quella che fu de- dei destinatari/fruitori stato pubblicato il “Li- finita “legge truffa”. In questo quadro a mio è risaputo. Che anche bro rosso” sulla situa- parere non stupisce quindi più che tanto il ri- il linguaggio cinema- zione della Federazio- flesso di questa atmosfera politica e sociale tografico abbia dovuto ne italiana dei circoli anche nei settori della vita culturale. Quello Alberto Castellano fare i conti con i muta- del cinema edito dalla che invece penso dovrebbe farci riflettere menti tecnologici epo- Uicc (Unione italiana sull’oggi è la presenza, l’impegno e la militanza cali e globali è quasi scontato. Che la sala cine- dei circoli del cinema) di tanti intellettuali (comunisti o vicino al Pci) matografica abbia negli anni perduto la sua Stefania Brai nel 1952. E la situazione all’interno dell’associazionismo culturale cine- centralità storica e non sia più il luogo rituale della Ficc “denunciata” nel libro era il legame matografico (Antonio Pietrangeli, Virgilio Tosi, per eccellenza è sotto gli occhi di tutti e soprat- di molti suoi dirigenti con il Partito comuni- Gianni Puccini, Franco Antonicelli, Calisto Cosu- tutto dei produttori, dei distributori e degli sta italiano. Legame che provocò una scissio- lich, Claudio Forges D’avanzati, Cesare Zavat- esercenti. Tutto ciò lo si può misurare - anche ne all’interno della più importante organizza- tini, Vasco Pratolini, Carlo Lizzani, Elio Petri, se in maniera non sempre evidente – da una zione di cultura cinematografica. Quella di segue a pag. successiva smartizzazione del consumo cinematografico Diari di Cineclub è stata una scelta importan- che investe sia i veicoli delle immagini sia gli te perché quel “libro rosso” non solo ci ricorda utenti. Insomma siamo nella dimensione del l’atmosfera politica e culturale di quegli anni, “Postcinema” come s’intitola una rubrica di ma può consentire alcune riflessioni utili al “Segnocinema” la rivista specialistica italiana presente. I primi anni cinquanta erano gli an- più attenta e aperta ai nuovi linguaggi e alle ni in America del maccartismo e del processo nuove tecnologie e la più tempestiva a regi- e della condanna a morte dei Rosemberg ac- strare ed approfondire fenomeni “collaterali” cusati di spionaggio a favore dell’Unione so- del cinema puro. É chiaro che l’evoluzione del- vietica. In Italia erano gli anni dei libri di Mo- la storia dei media visuali, ma anche fenomeni ravia messi all’indice dal Sant’Uffizio, dei tipici della contemporaneità come la moltipli- licenziamenti alla Fiat, delle leggi sull’ordine cazione degli schermi e dei formati, la sovrab- pubblico con l’introduzione del reato di vili- bondanza delle immagini, la contaminazione pendio, di occupazione delle fabbriche e delle multimediale dei linguaggi, hanno mutato le terre. Ed erano gli anni in cui Don Sturzo ve- occasioni e le condizioni di visione del film. niva incaricato dalle gerarchie ecclesiali di Questo tuttavia non ha snaturato le compo- trovare un accordo politico con i fascisti del nenti di fondo della comunicazione visiva, i Movimento sociale italiano e con i monarchici; nuovi dispositivi non hanno alterato nella so- gli anni dell’idea di De Gasperi della necessità Testate nucleari di Pierfrancesco Uva stanza il dispositivo narrativo del cinema. Ma naturalmente non si possono ignorare, snob- bare o sottovalutare questi fenomeni e quindi anche i critici e gli studiosi dovrebbero valuta- Chiude al Pigneto a Roma la sede nazionale re con lo stesso approccio rigoroso riservato al della storica Ficc – Federazione Italiana dei film “puro” l’efficacia (o spesso l’inefficacia)- co municativa e artistica di qualsiasi prodotto au- Circoli del Cinema fondata nel 1947 diovisivo (le serie tv, gli spot pubblicitari, i vi- Gli effetti della Legge Franceschini non si stanno facendo attendere. A causa delle forti in- deo musicali ecc…). Ci troviamo di fronte a un certezze sugli indirizzi nella promozione cinematografica e sulle lungaggini dei tempi d’at- cinema post appunto, un cinema che è oltre i tuazione della legge su cinema e audiovisivo (e videogiochi), si può già prendere nota delle pri- formati e le dimensioni tradizionali, un cine- me nefaste conseguenze nel mondo culturale cinematografico. La FICC - Federazione ma ibrido, “espanso”, transmediale, che attra- Italiana dei Circoli del Cinema, la più antica delle nove Associazioni Nazionali di Cultura Ci- versa media, display e device, che occupa nuovi nematografica riconosciute ancora sulla carta da questa legge, è costretta a disdire l’affitto e spazi, costruisce nuove forme e produce nuove chiudere la sede nazionale, punto di riferimento fondamentale per la storica Biblioteca Um- esperienze come l’interazione, il live cinema, berto Barbaro e per oltre 150 circoli del cinema disseminati in tutto il Paese oltre che luogo di le webtv, il documentario crossmediale. Non è orientamento per i circoli del cinema della Ficc internazionale. Brutta storia per una Federa- un caso che sta raccogliendo sempre maggiori zione che si occupa da 70 anni di formazione del pubblico e che ha avuto perfino Cesare Za- consensi il Mobile Film Fest dedicato al cine- vattini tra i suoi massimi esponenti. Ottimo risultato Ministro Franceschini, triste primato ma dello smartphone. Un festival nato a Parigi passare alla storia culturale del paese con questa conclusione! Ma i circoli del cinema della 12 anni fa che programma video di un minuto FICC fanno sapere che continueranno a fare resistenza contro la sciatteria di questa epoca di durata e girati con device mobili, smart so- politica, sociale e culturale. prattutto. L’idea della manifestazione è quella Diari di Cineclub di monitorare un mondo mediale legato in segue a pag. 3

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segue da pag. precedente fruizione libere dai vincoli di Cecilia Mangini, Domenico Rea, solo per ci- mercato e un associazionismo L’impegno e la militanza di tanti intellettuali tarne alcuni). Ma ancora di più dovrebbe far che contribuisse in modo dif- riflettere l’importanza che il Partito comuni- fuso e capillare alla formazione nell’Associazionismo (tra gli altri...) sta italiano ha sempre dato alla cultura e in es- di una cultura cinematografica sa al cinema. E’ testimoniato proprio nel “li- e di una capacità critica, si so- bro rosso”, dove sono riportate le circolari no arresi, accettando per esem- del Pci come ad esempio la lettera agli iscritti pio la legge “Franceschini”, che del responsabile “ufficio cinema” della Fede- non solo riduce il cinema a razione di Milano (ogni Federazione aveva un merce ma lavora per distrug- ufficio cinema) nella quale si definisce il con- gere tutto ciò che può suscitare gresso della Ficc una “questione nazionale”. “pensiero”, comprese quindi le Persino sotto il Fascismo la cultura era consi- associazioni di cultura cine- derata dai comunisti elemento importante di matografica. Perché uomini di Cesare Zavattini Calisto Cosulich, attività politica tanto che per esempio Umber- cultura e associazioni prestano to Massola, mandato clandestinamente in attenzione spesso solo a ciò Italia ad organizzare gli scioperi del ’43, dette che influisce direttamente sul- vita ad un giornale di fabbrica clandestino (e le loro attività particolari e non scritto a mano) nel quale su ogni numero era a quell’insieme e a quel genera- presente anche la critica teatrale. E forse non le che solo può portare ad un tutti sanno – e molti l’hanno dimenticato – vero e sostanziale cambiamen- che da subito dopo la Liberazione il Pci dette to. Perché dal tempo del “noi” vita a case editrici, alle case del popolo, all’as- siamo arrivati al tempo dell’ sociazionismo culturale (Arci), alle case della “io”. Per questo mi lasciano Antonio Pietrangeli Cecilia Mangini cultura in ogni città, a società di produzione perplessa gli appelli all’unità, cinematografica, a giornali, periodici e riviste perché l’unità è un elemento di di approfondimento ed elaborazione storica e forza se ad essa corrisponde culturale. Ci dovrebbe far riflettere allora il una unione di obiettivi e di let- paragone con l’oggi, quando quasi nessun tura della realtà, altrimenti partito ha più neanche un responsabile cultu- non solo diventa debolezza, ra. E quando tutto l’interesse è focalizzato ma rischia di portare alla para- sull’informazione, senza nessuna attenzione lisi e al silenzio. Negli anni set- né preoccupazione per la mercificazione di tanta, quando più forte fu la tutta la produzione culturale e delle istituzio- spinta unitaria di associazioni Domenico Rea Virgilio Tosi ni che più contribuiscono alla formazione del professionali, culturali e sinda- “senso comune”, alla capacità di capire se cali, si lottò tutti insieme – co- stessi e il mondo che ci circonda, alla forma- munisti, socialisti, cattolici, zione di una coscienza critica individuale e singoli intellettuali e realtà or- collettiva. E il paragone con l’oggi è impietoso ganizzate – per riformare isti- anche purtroppo per quanto riguarda gli in- tuzioni quali la Biennale di Ve- tellettuali e le organizzazioni culturali. Sono nezia, il servizio pubblico pochissime le voci che si sono sollevate contro radiotelevisivo, l’informazione, la legge del governo Renzi che ha riportato il i settori della produzione cultu- servizio pubblico radiotelevisivo sotto il diret- rale, l’affermazione di diritti in- Elio Petri Vasco Pratolini to controllo del governo, contro la fine dei -fi dividuali e collettivi. Magistra- nanziamenti ai giornali indipendenti e di par- tura democratica, associazioni tito e alle riviste scientifiche e culturali, contro degli autori cinematografici, la trasformazione delle istituzioni culturali degli artisti, degli scrittori, dei pubbliche in fondazioni di diritto privato. E musicisti, sindacati, giornalisti, l’elenco dei silenzi potrebbe continuare. E’ ve- critici, psichiatria democratica, ro che è sbagliato confrontare periodi storici associazionismo culturale era- diversi, perché ovviamente sono diverse le no uniti perché sapevano che i condizioni economiche, sociali, culturali e po- cambiamenti settoriali non litiche. Ma la conoscenza del passato penso hanno da soli la forza di resi- sia utile non solo perché la memoria storica ci stere ma che va cambiato, tutti Carlo Lizzani Franco Antonicelli ricorda da dove veniamo (e dove volevamo an- insieme, l’insieme delle istitu- dare), ma perché può aiutarci a capire le mu- zioni e le norme che reggono la tazioni che hanno portato al presente e quindi nostra società. Con questa consapevolezza la ricostruisce oggi l’unità, se basta ripartire dal- ad elaborare gli strumenti per intervenire. Al- Ficc lavorò in quegli anni per la costruzione le sigle o se occorre anche tentare di raggiun- lora io penso che su questo dovremmo riflet- del coordinamento di tutte le associazioni di gere e di unire tutti quei “singoli” che sono ri- tere. Su come si è arrivati a questa desertifica- cultura cinematografica: uniti dagli stessi masti nella più completa solitudine, zione culturale, sul perché uomini di cultura e obiettivi, dagli stessi valori e dagli stessi prin- invisibilità e non rappresentanza e che forse associazioni hanno abbandonato il senso cipi. Erano gli anni di forti militanze (politi- non sanno neanche che esiste chi ancora vuo- stesso del loro ruolo che è anche quello di con- che, sociali, culturali) e di forti sentimenti di le combattere per affermare che la cultura e la tribuire alla formazione della conoscenza cri- appartenenza. Ma mai si è confusa l’apparte- conoscenza sono un diritto inalienabile e un tica della realtà. E sul perché uomini di cultu- nenza con la dismissione del pensiero critico bene pubblico. ra e associazioni che per mezzo secolo, se non e con la subordinazione al “potere” o ad un di più, hanno lottato per avere una legge cine- “pensiero unico”. Allora la riflessione che dob- Stefania Brai ma che sostenesse una produzione e una biamo tutti insieme fare è anche su come si Responsabile nazionale cultura del Prc 2 [email protected]

segue da pag. 1 di cinema stravagante. maniera specifica a una tecnologia diventata Questi sono gli aspetti invasivamente centrale nel nostro sistema so- positivi della “cinetecno- ciale. A conferma del successo di questo festi- logia”, ma se ci si sposta val per questa edizione sono stati mandati 750 sul piano della fruizio- film provenienti da 62 paesi. I video di un mi- ne/consumo/visione nuto costituiscono un attendibile termome- non mancano sconcer- tro di una produzione “amatoriale” che però tanti ricadute, inquie- riesce a comunicare la voglia e la capacità di tanti ripercussioni, ne- raccontare storie, di fare ricerca sullo stile e il gative implicazioni. linguaggio, di trovare la libertà di diversifica- Perché il problema na- re i generi e di sintonizzarsi, sentire la sensi- sce se tutto ciò di cui bilità e l’urgenza su tematiche di drammatica abbiamo parlato va ol- attualità come l’emergenza dei migranti, i tre la dimensione com- rapporti con il mondo arabo, la violenza sulle plementare per diven- donne. Un’altra esemplificazione del rappor- tare sostitutiva. In to contemporaneo tra le nuove tecnologie e il questo barnum delle cinema è l’annuncio della collaborazione tra immagini, in questo la Warner Bros. che produce il nuovo film di circo ipermediatico “L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat” - L’Arrivée d’un train en gare de La Spielberg Ready Player One, un thriller fanta- s’incrociano e si so- Ciotat o L’Arrivée d’un train à La Ciotat (1896) di Auguste e Louis Lumière scientifico che uscirà nella primavera 2018, e vrappongono vortico- HTC Vive, il colosso asiatico di VR (Realtà Vir- samente immagini di tuale) in virtù del quale Vive curerà tutti i con- smart, tablet, piatta- tenuti VR del film, che saranno disponibili forme, siti, blog, social sulla piattaforma Viveport. Una sorta di anti- network, frammenti cipazione/lancio molto prima dell’abituale audiovisivi filmati, po- strategia commerciale. I produttori cinema- stati e condivisi senza tografici e i registi non sono interessati – al- un “centro” che fa da meno in questa fase – a un film per la Realtà allarmante contraltare Virtuale per motivi di lunghezza/durata e di contemporaneo alla compatibilità del racconto tradizionale con le crisi (o fine) della cen- condizioni narrative virtuali. Insomma tralità della sala cine- nell’ottica di un potenziamento della comuni- matografica tradizio- cazione e del marketing del prodotto-cinema, nale (ma che a questo l’espansione sulle piattaforme e con diversi punto comprende an- device produce prima ancora degli extra conte- che quelle ipertecnolo- nuti nei dvd successivi all’uscita del film, con- giche dei multiplex). tenuti (trailer, spin off, making of etc.) che Insomma è legittimo “La corazzata Potëmkin” (1925) di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn supportano l’attesa per il film con soluzioni chiedersi: di tutti colo- spettacolari e tecnologicamente accattivanti. ro (che sono tanti e del- Sono due eventi che individuano quindi due le generazioni più di- aspetti molto diversi: da un lato l’autoprodu- verse) risucchiati da zione di materiali audiovisivi spesso a costo questa frenesia/nevro- zero, dall’altro l’utilizzo dei nuovi canali/vei- si di consumo fram- coli tecnologici da parte della grande indu- mentario, rapsodico, stria cinematografica. Oggi l’immagine con il rimescolato, spesso suo statuto, i suoi codici, i suoi parametri senza un inizio nè una estetici, la sua complessità strutturale deve fa- fine, quanti oggi - rie re i conti con un flusso visivo spazio-tempora- scono a vedere un film le inarrestabile attivato da smart e tablet in te- intero e con l’adeguata sta che hanno cambiato profondamente le attenzione ? Natural- nostre abitudini nel rapporto con i media, mente la questione nell’accesso alla comunicazione in generale, non riguarda coloro all’informazione, allo spettacolo senza sepa- (anche questi sono rarsene mai, ovunque e in ogni momento. Si tanti e delle generazio- “Tempi moderni” - Modern Times (1936) di Charlie Chaplin tratta nella sostanza di una produzione ster- ni più diverse) che ve- minata di frammenti audiovisivi che scaturi- dono i film in streaming, col download o con i cinema, per ribadire la discriminazione fon- scono spesso da selfie video, piccoli diari, ap- dvd pezzottati perché hanno una loro ragion damentale tra il “vedere” e il “guardare”, per se- punti, riprese senza alcuna ricerca (e pretesa) d’essere e in qualche modo sostituiscono la vi- durre ancora con la profondità oltre lo schermo. formale di momenti del quotidiano da condi- sione in sala. Ma l’allarme riguarda una consi- Si avverte oggi anche un fastidioso delirio di videre, un uso smodato, autoreferenziale e stente fetta di (potenziali) spettatori perduti onnipotenza in quanti non vanno più al cine- autocelebrativo della webcam, la fastidiosa che hanno “venduto” l’anima al HD delle im- ma, il compiacimento di saper/ poter control- pratica di fotografare o riprendere in sala con magini e i device per vederle non hanno altera- lare tutto il flusso audiovisivo che conta, l’ar- lo smart sequenze nell’ottica di una becera to la sostanza del dispositivo narrativo ed roganza (pseudo)culturale di chi può permettersi condivisione con chi spesso il film non l’ha vi- espressivo del cinema, è altrettanto vero che il di non esercitare volontariamente la facoltà di sto e non lo andrà a vedere. Naturalmente nel- luogo canonico della sala con il suo rituale col- vedere un film come si faceva una volta trat- la massa informe di immagini si possono trova- lettivo e con la sua prerogativa di avvolgere/ tando quelli che lo fanno ancora come dei re- re frammenti di qualità (anche inconsapevoli), sconvolgere lo spettatore con la sua magia au- trogradi/passatisti/nostalgici. exploit estetici che fanno pensare, qualche idea diovisiva resta insostituibile per la visione del Alberto Castellano 3 n. 54 Americanatas È una parola polise- liberare il presidente democratico Limbani siamo tornati al western, The Cowboys, 1972, di mica. Nel linguaggio fatto prigioniero dopo un colpo di Stato. Dal Mark Rydell e Il pistolero (The Shootist, 1975) di popolare sta a signifi- dualismo bianchi-indiani si dipartono le tra- Don Siegel. Quale immensa distanza dall’uo- care il western, un ge- me. Le conosciamo a memoria, sin da quando mo. Dicono, che ormai vecchio, nella serie del nere cinematografico eravamo bambini, eppure le ripercorriamo Grinta, lo dovessero issare con che tutti gli altri con- sempre, da giovani, da adulti, da vecchi, tro- una gru, per stare in sella. Unu corpus pesan- tiene, thriller e comi- vandoci sempre qualcosa di nuovo. Tutti noi te. Quale immensa distanza dallo sceriffo di co compresi. Il we- abbiamo sempre bisogno di elementi rivelato- Un dollaro d’onore (Rio Bravo, 1959, del grande Natalino Piras stern però, sosteneva Howard Hawks) dove insieme a Dude (Dean il grande Andrè Bazin, Martin), Stumpy (Walter Brennan) e Colora- è il cinema americano per eccellenza, in tutte do (Ricky Nelson) formano il nucleo resisten- le ere, dal muto (The Great Train Robbery, 1903) ziale contro la prepotenza dei Burdette, razza al sonoro, in b/n e a colori. Ne consegue che di prinzipales. Angie Dickinson, bellissima, quando parliamo di americanate, pure nella seducente, è l’eterno femminino, il senhal dei sua variante sarda, non possiamo non entrare poeti trovatori trasferito in terra western. Il nella memoria collettiva del mondo. Ciascuno quasi remake, El Dorado (1966, sempre di a suo modo. Lo schema e la struttura portante Hawks), mette Robert Mitchum, che è tutto del western sono risaputi: ci sono i buoni da dire, al posto di Dean Martin, James Caan in- una parte, i cattivi dall’altra. Uomo bianco vece che Ricky Nelson e Charlene Holt senhal portatore di civiltà e, di contro, indiani. Lo come Angie Dickinson. Debbo dire che mai ho schema e la struttura portante del western so- odiato John Wayne, neppure dopo tutte que- no come un gioco: bandito-carabiniere, malos ste rivelazioni. È un elemento necessario in e bonos in vastissimo campo, montagne e fo- una storia del cinema che non sia aridamente reste, laghi e fiumi compresi. C’è un film -ar accademica. Il personaggio dell’eroe è uno che chetipico, diretto da King Vidor, che spiega consola: combatte a fin di bene, sia che lo fac- bene il concetto. È Passaggio a Nord- Ovest cia in maniera trasparente sia che ricorra a in- (Northwest Passage, 1940) con Spencer Tracy fingimenti (duro dal cuore buono, ubriacone, nella parte del maggiore dei rangers Robert vecchio saggio ritenuto rimbambito eccetera Rogers: un corpo di scout e di esploratori che eccetera). Tutto è giustificato dal combatti- devono attraversare l’America selvaggia, in mento contro il male, con quella faccia in fon- un andare e tornare, tra agguati della natura, do da bravo cittadino, da cives che più non si soprattutto degli indiani (che giocano a palla, può. Marion Mitchell Morrison noi non lo co- così riferiscono gli scampati al maggiore, con ri. Per comprendere magari che il Ringo di nosciamo. Sappiamo invece tutto di John le teste dei loro compagni catturati). Siamo al Ombre rosse (Stagecoach, 1939, va da sé di John Wayne, uno sceriffo a salvaguardia dei nostri tempo della guerra tra inglesi e francesi, Ford), l’eroe, era in realtà, colui che lo inter- sogni, il più importante quello di un mondo nell’America del nord, nella seconda metà del pretava, John Wayne, un grande bischero, un dove tutto sia a ordine. Ma non è così. Ci sono Settecento. Il tempo dell’Ultimo dei Mohicani, il reazionario, un pezzo di m… Non abbiamo sempre gli indiani di Ombre rosse, ululanti e romanzo di James Fenimore Cooper, a sua dovuto aspettare L’ultima parola (libro e film, assedianti, inseguenti e perseguitanti qualsi- volta archetipico di molti altri libri e film. L’ul - rispettivamente di Bruce Cook e Jay Roach), la asi nostro sogno di volere stare dalla parte timo dei Mohicani, pubblicato la prima volta nel biografia di Dalton Trumbo, il grande sceneg- giusta o in una redenzione che, demonizzato 1826, è romanzo storico, metafora di tanto giatore perseguitato dal maccartismo, per sa- chi deve essere salvato, ci metta in pace prima presente nostro contemporaneo, la tragedia pere chi fosse John Wayne, eroe archetipo di di tutto con noi stessi: medici ubriaconi, pro- siriana dimenticata, Mosul lontana, la trage- tanti western. Nell’ Ultima parola film (2015), stitute, vigliacchi, infingarda gente e traditori dia afgana, libica, tunisina, siriana, greca, ita- John Wayne (David James Elliott) figura per di qualsiasi anelito se non di libertà perlome- liana, Bin Laden e le Torri gemelle, il califfo quello che in realtà fu Marion Mitchell Morri- no di giustizia sociale. (La diligenza di Ombre nero e la sua ombra, la ferocia di Al Qaeda e son, il vero nome dell’attore: arrogante, vio- rosse è archetipica della carrozza di lusso, trai- dell’Isis, l’altrettanto feroce determinazione lento, carrierista, vigliacco, un imboscato che nata da cavalli, nel Messico post rivoluziona- delle “armate di pace”. Gli stupri, la ragazza si è dato non so cosa per non andare in guerra. rio di Giù la testa, 1971, di Sergio Leone). Dice- iraniana impiccata dalla feroce teocrazia isla- Un destroide. Un perfetto fascista. Eppure di- mica per aver ucciso il suo stupratore. È una verse sono le gradazioni dell’eroe che hanno società, nel locale e nel globale, senza capacità nel personaggio western John Wayne e in tan- di perdono. Tutto aggiornato al terrorismo ti a lui somiglianti la loro summa. John Way- islamico come presenza. Tutto adeguato alla ne è il colonnello Benjamin H. Vandervoort differenza che corre tra Occidente e resto del del Giorno più lungo (The Longest Day, 1962) che mondo. Tutto cuore di tenebra. Quanto ne dice ai suoi soldati a poche ore dallo sbarco in viene dalla parola americanatas. Anche fuori Normandia del 6 giugno 1944: “La nostra mis- dal genere western, per tornare ai film, po- sione stanotte non è tattica ma strategica, trebbe essere un derivato da Passaggio a non fate prigionieri, i crucchi mandateli tutti Nord-Ovest per esempio Obiettivo Burma! al Creatore”. John Wayne è il colonnello Kirby (Objective, Burma!, 1945, diretto da Raoul Wal- nei Berretti verdi (The Green Berets, 1968) nella sh) con i giapponesi, siamo nella seconda guerra in Vietnam, indovinate con quale e “Ombre rosse” - Stagecoach (1939) di John Ford, con guerra mondiale, al posto degli indiani. Obiet- quanta partigianeria, a discapito della verità John Wayne tivo Burma! poi fa da modello a I 4 dell’Oca sel- storica. È il duro e temerario ispettore Branni- vamo degli Indiani. Rinvio, per capirci vaggia (The Wilde Geese, 1978, di Andrew V. Mc gan (Brannigan, 1975, diretto da Douglas H. Hi- qualcosa e sentire come stare dalla loro parte Laglen, figlio di Victor, attore caratterista di ckok, tra gli sceneggiatori, beffa del destino, al libro-mito Il western, adattamento italiano molti western specie di John Ford, uno dei pa- Cristopher Trumbo, figlio di Dalton). E tanti di quanto sul tema elaboravano i francesi della dri del western), mercenari in Africa per altri giusti sino alla spietatezza: due per tutti, segue a pag. successiva 4 [email protected]

segue da pag. precedente Uomini e cobra (There Was a rivista “Positif”, nei terribili anni Settanta. Là Crooked Man, 1970, di Jose- ci sono definizioni come “Teogonia”, riferito ph L. Mankiewicz), ancora al ruolo della donna nella conquista della nella parte Frontiera, oppure “Tomahawk dissepolto” a del mattatore. Lo stesso proposito di quando Marlon Brando mandò Douglas che ha passo deci- una sua figlia indiana a ritirare l’Oscar. Dice- so nel film Il giorno della vamo degli Indiani. Si sono dovuti aspettare vendetta (Last Train From gli anni Settanta del Novecento per ribaltare il Gun Hill, 1959, di John Stur- loro ruolo di nemici sanguinari e vederli, in- ges): situazione che ritro- quadrarli, comprenderli, secondo le loro ra- viamo in Giorno Maledetto gioni di sconfitti, di pellerossa da sterminare (Bad Day at Black Rock, 1955, per l’avanzata dell’uomo bianco. Film come Il ancora di John Sturges). Là piccolo grande uomo (Little Big Man, 1970) di Ar- il prinzipale Antony Quinn, “Sfida all’O.K. Corral” (1957) con B. Lancaster, K. Douglas, R. Fleming di J. thur Penn, Soldato blu,(Soldier Blue, 1970) di amico di vecchia data, che Sturges Ralph Nelson (ma come dimenticare l’intra- scatena una guerra per non montabile bellezza di Candice Bergen, auten- consegnare alla legge il fi- tico senhal), il western ecologico e tanto altro glio che ha ucciso la sposa (ci avrò scritto su centinaia di pagine) che indiana dello sceriffo. Qui, nessuno dimentica: Corvo rosso non avrai il mio come in un tempo a ritroso scalpo (Jeremiah Johnson, 1972, di Sydney Pol- nonostante l’avvenimento lack). Et alii. Quanto, Uomo bianco va’ col tuo sia collocabile dopo l’era Dio (Man in the Wilderness, 1971, di Richard C. western, Spencer Tracy al Sarafian) è archetipo di The Revenant (2015) di posto di Douglas che af- Alejandro González Iñárritu e lo sconfina- fronta un’intera comunità mento nel moderno come Ucciderò Willie Kid ostile: deve consegnare (Tell Them Willie Boy is Here, 1969 di Abraham una onorificenza alla me- Polonsky, perseguitato dal maccartismo) e, moria di un soldato nip- quasi dieci anni prima, Solo sotto le stelle (Lonely po-americano che ha cono- Are the Brave, 1962, di David Miller, sceneggia- sciuto in guerra. Il western tura ancora di Dalton Trumbo, grande Kirk affronta sempre un discor- Douglas cowboy romantico e idealista). Le so ripetitivo, da tempo cur- “My Darling Clementine” (1946) di John Ford prime automobili sostituiscono i cavalli. Nel vo, estensibile. Per quanto mi riguarda, Richard Sarafian, tra l’altro co- ballata di Cable Hogue (The Ballad of Cable Ho- gnato di Francis Ford Coppola, il regista di gue, 1970), Il mucchio selvaggio (The Wild Bun- Uomo bianco va’ col tuo Dio ha diretto nel 1973 ch,1969) Cane di paglia (Straw Dogs, 1971), La terra si tinse di rosso (The Lolly Madonna War) L’ultimo buscadero (Junior Bonner, 1972), Vo- glio la testa di Garcia (Bring me the Head od Al-

“Mezzogiorno di fuoco” - High Noon (1952) di Fred Zinnemann fredo Garcia, 1974), Pat Garrett e Billy the Kid (Pat Garrett and Billy the Kid, 1973). I perso- naggi di Peckinpah sono tutti loser, perden- ti, pure se il western che ha archetipi uni- versali, l’Iliade e l’Odissea per esempio, è in sé un racconto di conquiste e sconfitte, di vinti ma anche di vincitori. Dirò un’altra volta di come John Wayne, ancora lui, in un post-western che fa da archetipo al mio ro- Sentieri selvaggi (The Searchers,1959) di John mentre che venivano rivisitate la sfida all’Ok manzo La mamma del sole, uscito, massacrato, Ford, si renda/non si renda conto di aver Corral (archetipo My Darling Clementine, 1946, nel 1995. Massacrato come si diceva i produtto- passato una vita a inseguire fantasmi. Vi di John Ford), la guerra civile americana (mol- ri massacrassero i film di Sam Peckinpah, nel- dirò pure dell’archetipo degli archetipi per to dice a proposito Il buono, il brutto, il cattivo, le cui vene correva sangue indiano. Tutti film me: Mezzogiorno di fuoco (High Noon, 1952) di 1966, terzo della trilogia del dollaro dell’ italia- che sono insieme archetipo, summa e estensio- Fred Zinnemann. no di Sergio Leone), oppure la presunta inte- ne: Sfida nell’Alta Sierra (Ride The High Country, grità morale dello sceriffo () di 1962), Sierra Charriba (Major Dundee, 1965), La Natalino Piras 5 n. 54 Il nostro ricordo della più grande Jeanne Moreau scomparsa a 89 anni nella sua Parigi «La faccia meravigliosa della Moreau, che come la Garbo esprime talmente tanto di per sé, per il solo fatto d’esser lì, da dare involontariamente corpo e peso alle situazioni più vuote» Alberto Arbasino, Ritratti italiani

Nella sua sterminata dalla tromba di Miles filmografia, però,- in Davis nel primo resterà tendiamoci bene, non scolpito e irripetibil- abbondano certo le mente ripetuto infinite “situazioni più vuote” volte ormai anche in re- cui si riferisce lo scrit- te (perfino la Rai se n’è Nuccio Lodato tore vogherese, allu- accorta, non sbaglian- dendo esplicitamente do una volta tanto la alla Notte di Antonioni, film poco amato anche scelta della sequenza dalla sua co-protagonista (ci si tornerà). Pur mortuaria per i tg!). La se figlia del fondatore-proprietario del celebre sua personale carica ristorante “La Cloche d’Or” di Pigalle, a pochi erotica nel pur rigoro- passi dal Moulin Rouge e non distante dall’Opéra sissimo, quasi algido (tra i frequentatori di allora Kessel, Cocteau, la secondo («la prima not- Piaf con Cerdan), sceglie un’altra strada: reci- te d’amore al cinema», tare. Una prima raffica di piccole parti in tito- ne scriverà, ormai sul li di seconda serie, in genere tratteggiando al- punto di abbandonare trettanto piccole poco di buono, che il le vesti di critico per la contrasto tra espressione dura e lineamenti regìa, Truffaut) darà sensuali le facilitava anche troppo: ma era sta- luogo a infinite polemi- ta anche l’aiutante dalla devota abnegazione che e levate di scudi del celebre medico-filantropo in È mezzanotte, censorie, come allora dotto Schweitzer di Haguet, 1952... Pure in tea- usava, soprattutto con tro primi passi in ruoli da giovane prostituta, la presentazione a Ve- nei Sotterranei del Vaticano e in un Otello (ma nezia e il relativo Leone stiamo parlando da subito della Comédie d’Argento (il Patriarca Française, dove aveva studiato, cui avrebbe marciano è ancora An- fatto seguito il TNP con Vilar!) . Il padre però gelo Giuseppe Roncalli, l’aveva preventivamente cacciata di casa (bef- che diverrà Giovanni fe del destino) dopo aver visto sul giornale, XXIII sette settimane ignaro di tutto, la sua foto in scena nel prece- dopo: nel frattempo è dente debutto coll’irreprensibile, pre-cecho- entrata in vigore la leg- viano Un mese in campagna da Turgenev. In ge Merlin, e poco più avanti la danzatrice tur- Truffaut scolpirle la collocazione definitiva. compenso nello Shakespeare l’avrebbe vista ca Nanà improvviserà quello spogliarello al Se in pochi ricordano la breve precedente ap- recitare Welles, che un decennio dopo se ne Rugantino di cui resterà eco ne La dolce vita...). parizione ne I quattrocento colpi, nel ‘63 il capo- sarebbe ricordato eccome. Si trova appena Le maglie di un’attività intensissima, anche se fila della nouvelle vague costruirà, su di lei, col dopo ad esplodere, tralasciata la scena per ec- sempre qualitativamente sorvegliata -quat- personaggio di Kate, uno dei film insieme più cesso di domanda dai sets, con la grandezza tro, cinque film l’anno in media nei Sessanta- perfetti ed eversivi dell’intera storia del cine- dell’opera («uno dei migliori film francesi mai rendono difficile il seguirla passo passo. È ca- ma: Jules e Jim. I due si ritroveranno un’unica realizzati» in cui «è una donna fatale stilizza- pace di incarnare, a pochi mesi di distanza, volta, dopo la rinuncia truffautiana a diriger- ta ma efficace» [Mereghetti]) grazie aGrisbi di con Ritt la partigiana ex-collaborazionista di la, a vantaggio del suo primo effimero marito Becker. Appena dopo, senza perdere colpi «fa Jovanka e le altre (con amicizia per la Mangano Jean-Louis Richard, per il delizioso Mata Hari la cattiva» [id.] ancora a fianco di Gabin ne I e i bambini De Laurentiis, per i quali resterà del ‘64, nell’altrettanto perfetto ma voluta- giganti di Grangier, ripetendosi contempora- sempre “la zia Gianna”) e la terribile Merteuil mente in “minore” La sposa in nero (‘68). Sono neamente nella prima Regina Margot, quella di delle dimenticabili Relazioni pericolose di Va- gli anni del suo tuffo generoso ma non pro- Dréville (verrà oscurata qui, una volta tanto, dim; la decisa suor Maria dell’Incarnazione prio a capofitto, considerato che l’amatissimo quarant’anni dopo dalla seconda, la Adjani di- dei misconosciuti Dialoghi delle Carmelitane di Malle sempre se ne stette -o fu tenuto?- un po’ retta da Chéreau: nuda l’una, nuda l’altra, se- Agostini col padre Bruckberger e l’ennesima a distanza, nella nuova ondata transalpina: quenza quasi istantanea nel ‘54 e prolungata moglie ricca problematizzata nel Moderato con Godard, Demy e Ophuls figlio, il cui di- assai nel ‘94). Appena dopo -siamo tra il ‘57 e il cantabile del poi grande Peter Brook. Film im- menticato Buccia di banana anticipa per certi ‘58- l’affermazione completa e definitiva, che portante soprattutto il suo rapporto con il ro- versi proprio il crudele quanto beffardo Truf- le conferisce a trent’anni un’allure e una per- manzo e la Duras: ne zampillerà una formida- faut da Cornwell-Irish de La sposa. Ma anche cezione di grandezza destinate a farsi irrever- bile amicizia. Nel 2002 Moreau incarnerà quelli del contatto col grande cinema dei ma- sibili. La determinano nel giro di pochi mesi le addirittura la scrittrice, nel frattempo scom- estri apolidi esiliati tra America ed Europa: mogli adultere cucitele addosso, l’una via l’altra, parsa, in Cet amour-là, della comune amica appunto Welles (Il processo, ‘62; la Doll di Fal- dal suo autentico pigmalione/innamorato origi- Josée Dayan: vale la pena di ricercarne trailer staff, ‘66; soprattutto la protagonista di Storia nario, il grande e troppo misconosciuto Louis e numerosi estratti, immortalati dalla sua in- immortale, ‘68); Losey (Eva, ‘62; Mr Klein, ‘76; La Malle, allora esordiente, nel formidabile uno-due credibile voce originale, tanto lieve quando Truite, ‘82); Buňuel col formidabile Diario di di Ascensore per il patibolo e di Les amants. Il dispera- canta quanto “pesante” quando parla, su youtu- una cameriera, ‘64. Poi la love story, tra le tante to vagare notturno per Parigi accompagnato be e sul sito del “Figaro”. Ma toccherà all’amico segue a pag. successiva 6 [email protected]

segue da pag. precedente da più di un decennio che adesso i quotidiani non hanno trascurato rassegnatamente assue- di rammentare con pignoleria (ma parlando fatto a tenere la contabi- poco del secondo matrimonio, breve quanto lità dei via via deceduti importante, con William Friedkin), col ...non nel panorama interna- violentemente etero Tony Richardson, che zionale per Le Lune del ci- per lei pianta in asso Vanessa Redgrave (!!) e nema di «Cineforum» le loro due figlie, ma non le porta cinemato- (anch’esse lasciatemi in graficamente fortuna ...( e il diavolo ha riso, ‘66 eredità da un altro gran- con Il marinaio del “Gibilterra”, ‘67 non finiran- de scomparso, Lorenzo no tra i suoi passaggi migliori). E’ ormai abba- Pellizzari), tenderei a ri- stanza arrivata da non negarsi a qualche me- fuggire dal necrologio, gaproduzione internazionale: ma si era genere emotivamente divertita clamorosamente con la Bardot (die- impegnativo: tranne che tro la mdp, tornatovi con lei un’ultima volta nei -rari- casi in cui mi “Jules e Jim” (1962) di François Truffaut. Il tema principale è Le tourbillon de la vie dopo il Fuoco fatuo del ‘63, Malle) in Viva Ma- renda immediatamente cantata da Kate (Jeanne Moreau) per ascoltare la canzone: ria!. Incontrerà ancora, tutti sul finire di car- conto dell’impossibilità www.youtube.com/watch?v=dcVcwwo8QFE riera, Renoir (Il piccolo teatro, ‘69), Kazan (Gli di non farlo. L’odierno ultimi fuochi, ‘76), Anghelopulos (Il passo sospeso non è uno di questi casi: è, in assoluto, il Caso.La Mozart-Da Ponte e della tradizione mitica di della cicogna, ‘91) ma nel 2007, nel suo spezzo- vita non mi è stata avara di doni, tutt’altro. don Giovanni e donna Elvira, ma in realtà ri- ne celebrativo di Chacun son cinéma per i ses- Certamente uno dei più significativi (i privati flettente sulle mostruosità del secolo scorso e sant’anni di Cannes, il maestro greco inserirà li tengo per me, e sono i maggiori) è stato l’a- le loro scaturigini, di rilevanza fondamentale un suo brano da La notte...) e l’assai più giova- ver avuto il privilegio, non comune per chi e fondante. Non potendoli per brevità riporta- ne Roberto Andò (la consorte psicanalista di non bazzichi abitualmente la Francia (ma in re qui, invito chi legga a ricercarsi l’intervista Lampedusa, nel Manoscritto del Principe, 2000). fondo anche per chi l’abbia fatto: poco teatro, di Leonetta Bentivoglio e la recensione di Ugo Antonioni, col quale si era incontrata infelice- e saltuario per lei, dopo gli Avignone degli an- Volli, nell’archivio on line di “Repubblica”, alle mente da protagonista della milanese Notte ni Cinquanta dove ad ammirarla correva Wel- date rispettivamente del 17 e 20 giugno 1987). nel ‘61, lo risfiorerà solo di striscio trentaquat- les) di aver veduto recitare dal vivo “la More- (E poi ritrovarsela a sorpresa, col fiato sospeso tro anni dopo, dando vita alla cornice di Al di au”. Ne Le récit de la servante Zerline per la regìa e gli occhi strabuzzati, a cena nel tavolo ac- là delle nuvole, dove però a filmarla in dialogo di Klaus Michael Grüber, un altro che ha salu- canto di un ristorante del dopo teatro, tutta in con Malkovich e Mastroianni sarà diretta- tato troppo presto. All’allora fresco di re-inau- bianco con un dècolleté valorizzante l’abbron- mente Wim Wenders. Intervenendo in anni gurazione, sul sedime del vecchio Fossati, Pic- zatura, e il cameriere che incredibilmente ne più recenti, cercherà di stemperare il giudizio colo Teatro Studio (non ancora “Melato”) di raccoglieva le ordinazioni chiamandola “si- negativo sul maestro ferrarese maturato pub- Milano. Un indimenticabile attacco d’estate gnora Moreau”...). Non sono feticista né pas- blicamente in quell’occasione, in realtà di fatto di trent’anni fa giusti, la domenica 21 giugno satista: ma il giorno lontano in cui inavverti- confermandolo (merita di essere ascoltata la 1987. Lo spettacolo, che aveva preso le mosse tamente una signora delle pulizie distrusse il registrazione che di quell’uscita, 2007, realizzò al mitico teatro delle “Bouffes du Nord” di Pe- biglietto autografato di quel pomeriggio, de- all’epoca Mario Serenellini: https://www.youtu- ter Brook, vantava già un anno di vita e avreb- bitamente incorniciato insieme all’altro del be.com/watch?v=PLLsIWhxnPs. «Nella stanza concerto -primo in teatro nella sua carriera- le donne vanno e vengono / parlando di Michelan- di De Andrè ad Alessandria 1992, ho scoperto gelo» citava maliziosamente Visconti al tempo per un attimo come persino nella mia remis- de Il lavoro, rifacendosi al Love Song di T.S. siva indole rischi di albergare, all’ultimo stra- Eliot...). Ci sarà ancora spazio per... una ses- to, qualcosa di fuggevolmente violento. In de- santina di film dopo, a diverso e spesso latera- finitiva, insomma, fino a che qualcuno non le livello di coinvolgimento: anche con Wen- dimostrerà in maniera credibile il contrario, ders, nel non riuscito Fino alla fine del mondo, Jeanne Moreau è stata la più grande e signifi- 1991; con Ozon, per lo scabro e scabroso Le cativa attrice di cinema nella seconda metà temps qui reste, 2005; con Oliveira, affrontando del secolo ormai scorso. Nel nostro continen- il per entrambi conclusivo Gebo e l’ombra, 2012. te, senza un attimo di esitazione ad affermar- Lasciano nell’insieme il tempo che trovano, Jeanne Moreau, Marcello Mastroianni e Monica Vitti in lo. Se non ci mancasse la conoscenza diretta prove terminali di un’immensa stagione alle “La notte” (1961) di Michelangelo Antonioni di una buona metà abbondante della produ- spalle, come per quasi tutti i grandi artisti. Né be resistito ancora per un altro, con duplici zione del globo, si sarebbe tentati di aggiun- vanno francamente oltre neppure le sue due lunghe tournées germaniche e francesi, altro gere: nel mondo. Sarà sempre vero che il cine- regìe, Scene di un’’amicizia tra donne (“Lumière”, non era che il racconto “impossibile”, in forma ma sia “la morte al lavoro”, come sosteneva 1976, in cui si dirige anche) e L’adolescente non di lettura ma con messinscena vera e pro- inattaccabilmente Cocteau: ma nel frattempo (1979, con ai suoi ordini un altro monumento pria, che costituisce il quinto degli undici con- darà un determinante contributo, almeno fin- al tramonto, Simone Signoret). Così come, correnti a formare il romanzo di Hermann ché i supporti riproduttivi via via più durevoli nella terza prova, documentario, addirittura Broch Gli incolpevoli (Adelphi l’ha giustamente resisteranno (la celluloide, il vhs, la digitaliz- Lillian Gish, che intervista nell’83! Però il suo riproposto in un volumetto autonomo lo scor- zazione, il dvd, il blu-ray...) a rendere, se non autentico, irraggiunto e irraggiungibile zenit so anno: il libro completo, dopo la prima tra- eterna come meriterebbe, almeno a sua volta espressivo, attoriale e canoro -canto del cigno duzione Einaudi del ‘63 e la ristampa dell’81, è resiliente al Tempo nella Memoria anche l’im- integrale: artistico, estetico, umano, emotivo, oggi incredibilmente fuori mercato in Italia!). mensa Jeanne. Riportando pure l’effetto ipno- vocale, mitico, fisico, sensuale e chi più vuole Un monologo di camerierina rivolta al pubbli- tico della sua voce esile ma intonata, tenera più aggiunga- lo aveva già raggiunto l’anno co, ma intenta ad adempiere ai suoi compiti e ma graffiante, nelle rare ma a loro volta non prima con la Lysiane di Querelle de Brest da anche a stirare, col ferro energicamente im- dimenticabili canzoni interpretate, a comin- Gênet, che Fassbinder aveva appena fatto in pugnato, in piedi dietro l’apposita tavola, grem- ciare naturalmente da Le tourbillon che Kate tempo a concludere prima di morire trenta- biule nero e crestina candida non dissimili da intona in Jules e Jim. settenne per overdose, con clamorosa e contra- quelli del Diario di una cameriera. Somministran- stata presentazione postuma a Venezia. Ormai te un magistrale testo, memore ovviamente di Nuccio Lodato 7 n. 54 Jeanne, Jules e Jim (e, naturalmente, François) La vita era come una strana vacanza. Mai Jules e Jim avevano giocato una partita a domino così importante. Il tempo passava. La felicità si racconta male perché non ha parole, ma si consuma e nessuno se ne accorge Per ricordare Jeanne et Jim di Henri-Pierre Rochet nel 1955 per pu- prima di morire, aveva anche dato il suo as- Moreau a sole poche ro caso, su una bancarella in Place Palais senso ad alcuni cambiamenti da introdurre settimane dalla sua Royale. E’ amore a prima vista. Truffaut lo leg- nel film rispetto al romanzo. Il primo riguar- scomparsa abbiamo ge con l’avidità dell’appassionato lettore di ro- dava l’economia del racconto: impossibile tra- scelto il modo che ci manzi quale egli era (ricordiamo il suo motto: sporre in cinema un romanzo di 500 pagine sembrava più giusto: “un film al giorno e un romanzo a settimana”) senza tralasciare nulla. L’espediente trovato parlare del film che e ne resta folgorato. Doveva scrivere sulla rivi- da Truffau consiste nel tagliare intere fasi de- l’ha resa celebre in sta Arts una recensione sul film Fratelli messi- scritte nel libro e sostituirle con la lettura fuo- tutto il mondo, Jules et cani di Edgar G. Ulmer, ma all’interno di essa ri campo di passi del libro che le riassumono. Jim di François Truf- non potè fare a meno di citare il romanzo che Anche su questo Rochè era d’accordo. Ma il se- Marino Demata faut. Intendiamoci: aveva appena finito di leggere. E in termini condo mutamento è più sostanziale e riguar- non che l’eccellente così lusinghieri ed entusiasti (“uno dei più bei da il personaggio interpretato da Jeanne Mo- carriera cinematografica dell’attrice francese romanzi moderni che io conosca”) che l’auto- reau e sul quale vorremmo soffermarci. Nel possa ridursi a quel film. Sarebbe veramente re, l’ormai anziano Roché, che seguiva le re- libro, che, non dimentichiamolo, ha un carat- un farle torto. La Moreau ha recitato in decine censioni su quella rivista, scrisse a Truffaut tere parzialmente autobiografico ove Rochè è e decine di film importanti e con grandi regi- per ringraziarlo. Nasce da quel momento un rappresentato da uno dei due personaggi ma- sti. La lista sarebbe lunga, ma vogliamo limi- rapporto ed un carteggio tra i due nel quale schili, c’è un equilibrio tra i tre, Jules, Jim e tarci a ricordare quelli che noi abbiamo amato gradatamente il regista manifesta la sua in- Catherine, sicchè avresti difficoltà a capire di più, a cominciare da La notte di Michelange- tenzione di girare un film tratto dal romanzo, quale dei tre possa essere considerato il vero lo Antonioni, per proseguire con Il processo di nella misura in cui andava facendosi in lui protagonista. Nel libro il triangolo è perfetto, Orson Welles, a Mr. Klein di Joseph Losey, a strada l’idea che le immagini e i significati i tre lati sono assolutamente uguali. Nel film il Nikita di Luc Besson, a Fino alla fine del mondo presenti nel libro dovevano assolutamente es- triangolo è volutamente imperfetto e c’è un di Wim Wenders. Ma la lista lato molto più ampio, quello dei grandi film da lei inter- rappresentato da Catherine, pretati potrebbe essere mol- rispetto agli altri due. Nell’i- to più ampia. Eppure Jules et dea di Truffaut dunque è Ca- Jim ha una parte speciale therine/Jeanne Moreau la ve- nella filmografia della gran- ra unica protagonista del de attrice, non solo perché è film. E’ attorno a lei che ruo- stato il film che l’ ha resa de- ta ogni aspetto della storia. finitivamente famosa in tut- Perché? Perché questo spo- to il mondo, ma soprattutto stamento di focalizzazione perché è il film dove meglio sulla sola Catherine serve a ancora che in altri si è chia- Truffaut per sottolineare gli ramente sentita a proprio aspetti innovativi e libertari agio, costruendovi un perso- che sono quelli che, dalla let- naggio, con l’aiuto di Truf- tura del romanzo, essenzial- faut, che era direttamente se mente affascinavano il regi- stessa, e che cioè ad un tem- sta. Forse per la prima volta po era insieme la sua verve, in un film troviamo un per- la sua gioia di vivere, la sua esplosiva e inarre- sere rappresentati innanzitutto per la loro sonaggio femminile con una tale carica ever- stabile vitalità. E perciò non sembra affatto portata innovativa e decisamente rivoluzio- siva di consapevole libertà, non disposta a ve- un caso che alla notizia della sua scomparsa naria. Rochè ne rimase profondamente lusin- nire a compromessi con nessuno e con niente un gran numero di giornali fin dal titolo, col- gato e diede il suo assenso entusiasta quando e dove la maggior parte delle decisioni sono la legano l’attrice al suo film capolavoro, Jules et Truffaut, convinto fin dal nascere dell’idea del conseguenza del suo desiderio di orientare la Jim. Anche in questo caso la lista potrebbe es- film che l’unica attrice che avrebbe potuto in- propria vita alla gioia e alla felicità. Gioia di vi- sere lunghissima e forse anche noiosa. Limiti- terpretare il personaggio di Catherine era Je- vere che potremmo emblematizzare nella amoci a ricordare alcuni titoli emblematici: anne Moreau, gli comunicò tale scelta corre- fantastica sequenza della gara di corsa sul “Jeanne Moreau, star of Jules et Jim, dies aged data da numerose foto. Per inciso Truffaut ponte vinta da Catherine, con uno stratagem- 89” (The Guardian), “Jeanne Moreau: French riuscirà anche ad accaparrarsi per questo film ma, oppure nella canzone da lei cantata, “Le screen icon and star of Jules et Jim dies at 89” il meglio dei collaboratori sulla piazza: la foto- tourbillon de la vie”, che nel suo testo riassu- (BBC News), Jeanne Moreau dead: French grafia del recentemente scomparso Coutard me incredibilmente quella concezione della star of Jules et Jim” (The Independent). In- assicurerà al film un bianco e nero capace di vita che ha profondamente affascinato il regi- somma ad almeno l’80% dei giornali e Blog esaltare i momenti di poetica melanconia e di sta. Quello che Truffaut fa emergere è una non è sembrato niente di meglio che associare dare ovunque le giuste tonalità. E le musiche nuova concezione dell’amore, che dà scacco il nome della grande attrice solo ad un film, di Georges Delerue, presenti mai in maniera alla vecchia concezione borghese, fondata es- Jules et Jim in un processo di identificazione invadente quasi in tutto l’arco del film, costi- senzialmente sulla remissività della donna e che ha pochi precedenti. Il modo col quale è tuiscono un altro elemento essenziale del suo sull’ipocrisia dell’uomo. D’altra parte dove sta nato questo film ha del romanzesco e ci fa ri- successo. Per ciò che riguarda la sceneggiatu- scritto che non si possano amare contempo- flettere ancora una volta come il caso gioca ra, Rochè si era detto disposto a collaborare raneamente due persone? Sulla risposta a que- spesso un ruolo fondamentale nella realtà: ai dialoghi, ma morì prima che Truffaut met- sto interrogativo si fonda il triangolo portato Truffaut scopre l’esistenza del romanzo Jules tesse mano alla fase pre-produttiva del film. Ma, segue alla pag. successiva 8 [email protected]

segue da pag. precedente Festival alla luce del sole (e quindi diverso dai triangoli “borghesi” fatti di sotterfugi e ipocrisie) so- prattutto perché i due uomini, Jules e Jim sono MEDIR. Si inaugura un nuovo festival due grandi amici e il comune amore verso/e da Catherine non ne scalfisce l’intensità. E così Al via MEDIR, Festival Internazionale di Cinema, Diritti Umani ogni scelta “libertaria” di Catherine - come e Ambiente nel Mediterraneo. Prima edizione. quando nel corso di una gita a mare dei tre Diamo il benvenuto il cinema sia uno strumento ineguagliabile nel amici non risponde alla proposta di matrimo- alla prima edizione di generare momenti d’incontro e riflessione. nio di Jules, ma poi al ritorno a Parigi decide MEDIR, Festival In- MEDIR è stato pensato ed organizzato da IM- autonomamente di sposarlo - non altera l’af- ternazionale di Cine- DI Istituto Multimediale Diritti umani Italia, fetto che lega i due uomini. Ogni scelta o deci- ma su Diritti Umani e associazione che nasce quale filiale dell’ IN- sione di Catherine verso uno dei due uomini Ambiente, di cui Diari STITUTO MULTIMEDIA DerHUMALC di viene compresa dall’altro, che dà a se stesso di Cineclub è media Buenos Aires. Presidente di IMDI è Susana una spiegazione razionale di essa. Questo non partner. L’appuntamen- Fantino, fra i suoi soci troviamo Arturo Saler- significa che alcune scelte di Catherine non to è a Roma per il 17 e 18 ni, avvocato fondatore di Progetto Diritti, Flo- comportino collera e sofferenze in determina- Enzo Lavagnini ottobre presso l’ APOL- rencia Santucho direttrice del Festival Inter- ti momenti; ma tutto questo non può mai defi- LO 11, via Bixio, 80/A. nacional de cine de Derechos Humanos e del nitivamente scalfire l’amore che lega i tre per- MEDIR pone programmaticamente al centro FINCA - Festival Internacional Cine Ambien- sonaggi. Il tempo porta a continui ribaltamenti della propria attenzione l’area del Mediterra- tal, Julio Santucho fondatore e attuale Presi- dei rapporti fra i tre, che sembrano esserne neo: una speranza di vita per tanti, che spesso dente dell’IMD di Buenos Aires. consapevoli e sembrano convinti di dover at- però si trasforma in scenario di morte. Nuovi tendere il loro momento di felicità e cioè di do- razzismi sociali e istituzionali, limiti alla liber- ver attendere Catherine. Sanno che Catherine Enzo Lavagnini tà di movimento, misure restrittive dovute al- ama entrambi, come sempre è stato. Abbiamo lo stato di eccezione interrogano profonda- citato Catherine, ma potevamo direttamente mente la cittadinanza europea: sono questi i www.imditalia.org - [email protected] citare Jeanne Moreau. Difficile interpretare un temi forti di MEDIR alla sua prima edizione, modo così nuovo e diverso di essere donna se che prende il via con la ferma convinzione che Diari di Cineclub | Media partner non si è pienamente d’accodo e coinvolti, in un processo che più che di “interpretazione” pos- siamo tranquillamente definire di “identifica- zione”. Jeanne Moreau dunque non interpre- ta Catherine, è Catherine. Ed è anche impossibile che Truffaut non ne sia rimasto profondamente affascinato, al pari di Jules e di Jim, perché la Moreau è l’incarnazione di tutti i nuovi ideali e i nuovi ruoli che la donna vuole interpretare nella realtà moderna ai quali il re- gista crede profondamente e sui quali è dispo- sto a puntare. Certo in questo ribaltamento delle ambiguità e ipocrisie della morale bor- ghese si andrà incontro anche a qualche scon- fitta e delusione. Il vecchio mondo non si la- scia affossare tanto facilmente e il finale del film sta lì a provarlo. Ma nondimeno occorre tentare. Occorre percorrere nuove strade e questo vale per la realtà come per il cinema. Anche quest’ultimo, quanto più è portatore di una carica innovativa, tanto più va incontro a momenti di incomprensione e di censura cri- tica. Sotto questo aspetto Jules et Jim è anche la metafora del cinema e della sua nuova carica di rinnovamento portata avanti dalle varie “New waives”. E anche qui ritorna ancora una volta il discorso sulla nostra attrice. Con Jules et Jim Catherine/Jeanne Moreau ha decisa- mente incarnato quello che doveva essere e che fu il cinema nuovo, la Nouvelle Vague. Po- chi giorni fa mi è sembrato ambiguamente strano l’aver vista, nella serena quiete del cimi- tero di Montmartre, la tomba di Jeanne More- au, ancora piena di fiori bianchi ormai quasi del tutto appassiti, collocata – non so se per caso o per intelligente volontà di qualcuno – proprio a due passi da una semplice tomba di marmo nero con sopra inciso solo un nome e cognome: François Truffaut.

Marino Demata Locandina su “Hombre Eléctrico” di Alvaro Muñoz Rodriguez, uno dei film presentato a MEDIR 9 n. 54 Synchronicity: un meraviglioso, inaspettato film d’atmosfera Correva l’anno 2015 Beale e un coppia di suoi colleghi scienziati in- per impiantarlo nel “passato”), e se questo av- (ormai sembra lontano ventano un dispositivo in grado di attraversare venisse… le due masse si dovrebbero annichili- ma in realtà non è pas- spazio e tempo. Funzionando grazie al propel- re a vicenda, come minimo. Proprio ciò che ac- sato poi così tanto lente fornito da una rarissima sostanza radio- cade quando comincia a intrecciare il proprio tempo) e un miscono- attiva, il terzetto di fisici viene costantemente cammino con un altro sé stesso, proveniente sciuto regista di Nash- tiranneggiato dalla corporazione di turno che dal futuro, nel tentativo di evitare il tradimento ville, tale Jacob Gentry, paga i conti e che approva i test col contagocce. della ragazza, aveva innescato, in una spirale diede alla luce un’origi- Ma l’esperimento iniziale ha successo e quan- esponenziale di linee temporali alternative che nale pellicola sui viaggi do Jim ha davanti un fiore raro proveniente dal si sovrappongono l’una all’altra, sincronica- nel tempo, riprenden- futuro, comprende subito che deve trovare la mente appunto, come recita il titolo. Questo af- do un filone della fanta- corrispondenza identica a quel fiore nel suo fastellarsi continuo, inarrestabile ed entropico scienza relativamente tempo per dimostrare che la sua invenzione di scelte basate sull’ego del protagonista e asso- Giacomo Napoli poco utilizzato per la funziona... Ben presto, scopre che la pianta è lutamente poco scientifiche, rischiano di por- sua difficoltà tecnica nelle mani di una misteriosa ragazza (Abby) tare al collasso l’intero universo mentre, scena ma certamente mai realmente dopo scena, dalla prima all’ultima, scomparso (come non è scompar- lo spettatore viene irretito dalla so il sogno di viaggiare effettiva- potenza visiva del film e comincia mente attraverso il tempo e lo spa- a notare, sullo sfondo delle innu- zio). Il film è “Synchronicity”, merevoli inquadrature, mille par- opera a basso costo produttivo e ticolari strani che finiscono per animata da attori tanto impegnati autogiustificarsi via via che si rea- quanto assolutamente sconosciuti lizzano durante lo svolgimento al panorama internazionale; pelli- stesso del film: un uomo di spalle cola cinematografica scritta e - di che corre senza meta, un’ombra retta dallo stesso Gentry che, pur fin troppo familiare, un riflesso in pasticciando qua e là con qualche una vetrina, un oggetto ricorren- scena di troppo e con qualche top- te, qualcuno che osserva attraverso pa nella sceneggiatura ridondan- una finestra dalle tapparelle abbas- te, riesce a creare, nonostante l’evi- sate… e così via finché Jim stesso, dente difficoltà narrativa di base e i compreso il suo madornale errore limiti tecnici dati dal basso bud- iniziale trova la scappatoia perfet- get, un film che è intessuto da testa ta per sistemare tutto e nel giro del a piedi di un’atmosfera assoluta- poco tempo rimastogli, sfruttando mente perfetta. Un climax cyber- abilmente i paradossi spazio-tem- punk incredibilmente impeccabile, porali da lui creati e ormai bruli- configurato da grandi mosaici di canti di copie di sé stesso che si in- campiture in stile che non si vede- seguono senza senso attraverso il vano nemmeno ai tempi di “Blade tempo, riesce nell’impresa di tra- Runner”, composte da luci al ne- mutare la propria esistenza in on, enormi edifici bui, palazzi de- quella di qualcuno descritto tra le serti e sotterranei cementificati; pagine di un importantissimo tac- abnormi macchinari di cui si può cuino… il libretto di appunti dell’al- solo immaginare l’estensione a tra grande scienziata della storia, causa dei numerosi angoli bui en- Abby, la doppiogiochista apparen- tro i quali crescono e si sviluppa- te… chi è Tesla e chi Edison tra i no, tempestati di luci led e di con- due geni? E può la loro stessa ge- tatori digitali fluorescenti. E la nialità salvare il continuum spa- musica: una colonna sonora elet- zio-temporale? Forse sì, anche per- tronica in pieno stile Settanta ché oltre alla termodinamica viene (qualcosa alla Jarrè per intenderci) violata anche la causalità e l’unica che intesse dall’interno quest’affa- spiegazione possibile la rende uno scinante scenografia fatta di inter- dei due amici-colleghi scienziati: ni che sembrano sotteranei ed non si viaggia avanti o indietro nel esterni che sembrano interni, con le miriadi di che lo induce a rivelare i suoi segreti e che colla- proprio tempo, ma nel tempo di una dimensione luci della notte metropolitana che brillano sullo bora piuttosto apertamente con la corporazio- parallela… e se non si notano le minime, micro- sfondo dei grattacieli come se si trattasse di ne tirannica in un palese doppio-gioco. Con- scopiche differenze, sbagliarsi è molto facile. texture pixelate usate per lo sfondo di qualche vinto quindi che ella sia intenzionata a Un’epopea racchiusa in meno di due ore di pel- vecchio motore grafico in 3D mentre i riverberi soffiargli l’invenzione, Jim viaggia indietro nel licola, un lavoro contorto e fantastico, faticoso crescono e rimbalzano tra le pareti squallide e tempo per fermare il suo presunto tradimento ma notevolmente originale. Spettacolare ma le strade perennemente illuminate di una me- prima che sia troppo tardi ma non ha conside- intimo al tempo stesso. Impressionante. No- tropoli tentacolare che sembra abitata a mala- rato molte variabili importanti… La prima va- nostante le piccole falle qua e là e le trascurabili pena da poche decine di persone…Dentro riabile è che per le leggi della termodinamica, sbavature nel montaggio e nella sceneggiatura, questo coerente e assolutamente peculiare non è possibile defraudare un universo di una ritengo che sia un film che meriterebbe di esse- contenitore ecco quindi svilupparsi la trama, pur minima quantità di massa (il fiore) ed è al- re visto e apprezzato, se non altro dagli amanti in maniera però certamente non lineare, molto trettanto impossibile aggiungere tale massa a del genere fantascientifico e di quello -cyber più simile ad un intricato gomitolo che ad un quella già stabile di un secondo universo (non punk. ordinato insieme di geometrie cartesiane. Jim si può quindi prelevare qualcosa dal “futuro” Giacomo Napoli 10 [email protected] Laurel & Hardy, donne e…guai Molti oggetti, animati compari fuori casa e tra i palazzi. Nel momen- e inanimati, creano to in cui fanno fuoco, una pletora di mariti in- una grossa disarmo- fedeli si precipita dalle finestre affollando am- nia tra Stanlio e Ollio, bedue i lati del viale. In “Ecco mia moglie” ma non si possono pa- (That’s My Wife, 1929) Stanlio distrugge la pace ragonare ai problemi della famiglia Hardy. Secondo Mrs. Hardy, causati dal loro intera- “era venuto per una visita di cinque minuti ed gire con gli altri esseri è qui da due anni. A letto ci mangia anche l’u- Enzo Pio Pignatiello umani. Il mondo di va”. E’ ovvio che un matrimonio non può du- Laurel e Hardy si basa rare se un amico piomba in casa per due anni, sui “costrutti sociali” creati tra Stanlio e Ollio, la lamentela di Mrs. Hardy sull’abitudine di e ogniqualvolta una terza parte o un terzo ele- Stan a desinare a letto è certamente un buon mento si insinua in questo ambiente provoca motivo per divorziare. L’osservazione della inevitabilmente un serio conflitto. Nei film di “Be big!” (1930) di James W. Horne donna pare inoltre lasciar intravedere la pos- Laurel e Hardy non è mai riservato un tratta- sibilità che Stanlio condividesse lo stesso letto mento molto buono ai personaggi femminili, scatena due volte, ma la moglie di Stanlio è so- con Ollio e sua moglie, situazione non certo il che può spiegare parte dell’avversione nei litamente la più gentile e garbata delle due. ottimale per una coppia coniugata. Abbando- confronti del team, che le spettatrici hanno C’è un unico film, “La sbornia” (Blotto, 1930), in nato dalla consorte, Ollio costringe Stanlio a potuto sperimentare lungo gli anni. Le fem- cui solo Stan è sposato. Quando Stanlio ha fingersi sua moglie, per aiutarlo a raccogliere ministe hanno accusato Stanlio e Ollio di mi- una moglie, le dedica poche attenzioni e rara- l’eredità di un ricco zio. Stanlio accetta a ma- soginia, e non sarebbe difficile formulare tale mente pronuncia una sola parola, comprensi- lincuore di indossare abiti femminili e di ac- conclusione da una osservazione frettolosa e bilmente spaventato da una donna che osten- compagnare Ollio e lo zio Bernal al Pink Pup, superficiale dei loro film. Un esame più atten- ta i manierismi di una mamma nel tentativo per una cena fuori ed una serata di danza. to delle pellicole laurelhardiane, tuttavia, de- di reprimere i desideri del proprio figliolo. Ol- Non ci vuole molto perché Bernal scopra l’in- termina una conclusione meno semplicistica lio si comporta in maniera similare, con la so- ganno e, stizzito, dichiari: “Lascerò i miei sol- e scontata. Stanlio e Ollio non sono misogini la differenza che tenta costantemente di co- di a una casa di riposo per cani e gatti”. Stanlio municare con la propria metà. Charles Barr si traveste da donna, con risultati del tutto commenta che “egli tratta le proprie mogli, in analoghi, anche in “Perché le ragazze amano i vari film, nel modo in cui un bambino gioca marinai” (Why Girls Love Sailors, 1927), “Come ad essere sposato, mandando e soffiando baci mi pento” (Sugar Daddies, 1927), “Un nuovo sdolcinati e sorridendo affettatamente” bell’imbroglio” (Another Fine Mess, 1930), “An- (Charles Barr, «Laurel e Hardy», Berkeley niversario di nozze” (Twice Two, 1933), e “Noi 1967, p.58). Il loro quarto film, “Amale e pian- siamo le colonne” (A Chump at Oxford, 1939). gi” (Love ‘Em and Weep, 1927), vede Stanlio e Ol- L’esempio più significativo della lotta tra lio nel ruolo di uomini sposati, ma è “Il loro Stanlio e Ollio e le mogli si ritrova ne “I figli momento magico” (Their Purple Moment, 1928) del deserto” (Sons of the Desert, 1933). Ambedue il primo film a contenere un confronto ben gli amiconi sono sposati, vivono in apparta- definito tra i due compari e le mogli. La scena menti attigui, e Stan si reca continuamente in di apertura mostra Stan che bussa alla porta visita al compagno, mentre la propria moglie “Be big!” (1930) di James W. Horne della propria abitazione, nel tentativo di atti- è a caccia d’anatre. Nella scena di apertura, rare le attenzioni della moglie. Questa apre affiliati a un club chiamato “I Figli del Deser- – sono semplicemente incapaci di farsi coin- l’uscio, e gli chiede immediatamente cosa ab- to”, pronunciano solenne giuramento di re- volgere in una relazione seria con un membro bia fatto con il suo stipendio. Stanlio le conse- carsi a Chicago per il raduno annuale. Stan del sesso opposto. Quando si creano le condi- gna il denaro, ma essa si accorge che alla som- avanza i suoi lamentosi dubbi sul fatto che zioni perché uno dei due sia coinvolto in una ma consueta mancano tre dollari. Quando sua moglie lo lasci davvero andare, ma Ollie relazione uomo-donna, tale comportamento poco dopo arriva Ollio, questi informa Stanlio va a minacciare il forte legame che si è svilup- che Mrs. Hardy è andata in bestia notando pato tra i due “ragazzi”. Se uno di loro è coniu- che dal suo stipendio mancavano due dollari. gato, l’altro vive sotto lo stesso tetto, sullo Molto simile alle mogli de “Il loro momento stesso pianerottolo o dirimpetto. Il matrimo- magico”, ogni sposa successiva sospetta di nio interrompe la relazione tra Stanlio e Ollio, qualunque mossa del proprio marito, accu- e questa tensione, inevitabilmente, aggiunge sandolo di tutte le possibili scelleratezze. In attriti e motivi di disaccordo ai rapporti tra “Noi sbagliamo” (We Faw Down, 1928), en- marito e moglie1. Le consorti sono sempre bi- trambe le mogli sorprendono Stanlio e Ollio sbetiche, petulanti, brontolone, possessive ed che saltano giù dalla finestra di un apparta- esigenti. Quando sono ammogliati, né Stanlio mento, nel tentativo di calzare i pantaloni. né Ollio possono godere di molta libertà, e le Quella che appare come una relazione extra- richieste delle mogli si insinuano nel tempo coniugale è in realtà una scappatella innocen- che i due compari potrebbero trascorrere in- te. I due erano caduti in una pozzanghera, e “Block-Heads” - Venti anni dopo, conosciuto anche sieme. Ollio è sposato in svariati film, mentre due donne si erano offerte di asciugare loro i come “Stanlio e Ollio teste dure” (1938) di John G. Stanlio sperimenta i “benedetti legami” del calzoni. La ciliegina sulla torta: una delle don- Blyston matrimonio solo in poche pellicole. Quando ne si presenta in casa Hardy per riconsegnare assicura che ci penserà lui a convincerla. In ambedue hanno moglie, il pandemonio si ad Ollio il suo gilè. A questo punto Stanlio im- realtà, Mrs. Laurel consentirebbe al marito di mediatamente indica il proprio panciotto, di- andare, mentre è Mrs. Hardy che ha deciso di 1 Sull’argomento, cfr. S.Allen Nollen, «The mostrandosi innocente agli occhi della sua andare in montagna e proibisce categorica- Boys. The Cinematic World of Laurel and Hardy», Jeffer- consorte. Ma la prova non è sufficiente, e così mente a Ollie di partire. A questo punto i due son (N.C.) 1989, pp. 69-77 ed E.P.Pignatiello, «Stanlio e le mogli brandiscono i fucili inseguendo i due segue a pag. successiva Ollio…e le donne», Roma 2017. 11 n. 54

segue da pag. precedente 20 anni, ma Stanlio, del tutto ignaro dell’ar- mai una consumazione del legame matrimo- escogitano un piano: Ollie si finge malato, vit- mistizio, è ancora di guardia alla propria trin- niale. Ne “I monelli” (Brats, 1930) sia Stanlio tima di un grave esaurimento nervoso dovuto cea in Francia. Non avendo potuto vedere il che Ollio hanno figli, ma questi non sono nor- ai conflitti con la moglie, e un veterinario op- proprio compagno per tutto questo lungo pe- mali bambini. Come fossero generati dalle portunamente addestrato a fingersi medico riodo, Ollio ha preso moglie, e si appresta a fe- prodezze di magia bianca tipiche di Stanlio, gli prescrive come cura un viaggio a Honolu- steggiare il suo primo anniversario di nozze. piuttosto che dalla semplice riproduzione bio- lu. Stan, ovviamente, dovrà accompagnarlo. Lungi dall’essere una tradizionale famiglia logica, “Stanlino” e “Ollino” sono fotocopie in Le mogli ci cascano e i due mariti, invece di patriarcale, il focolare di Hardy viene rappre- miniatura dei rispettivi padri, rassomiglianti imbarcarsi per i mari del Sud, se ne vanno a sentato, nelle primissime scene, come in buo- ai Lillipuziani dei “Viaggi di Gulliver” di J. na parte sotto il controllo di Mrs. Hardy che – Swift. “I monelli” è l’unico film in cui Stan e Ollio ce ne dà ragione – detiene e gestisce Ollie hanno dei bambini, mentre Ollio crede praticamente tutto, compresa l’automobile di di avere una figlia in “Noi siamo zingarelli” famiglia. Molto indipendente ed emancipata, (The Bohemian Girl, 1936). La consorte di Ollio Mrs. Hardy (Minna Gombell) ha relegato Ollio (Mae Busch), per vendicare il suo amante (An- ad un ruolo di domestico, ed egli, con tanto di tonio Moreno), frustato a sangue da un conte grembiule, le serve una colazione a base di uo- tirannico, rapisce la figlioletta del nobiluomo. va, pancetta e toast. Deponendo il piatto di Quando Ollio scorge l’inconsueta bambina sua moglie sulla tavola, Oliver, con aria morti- che gioca all’esterno del suo carrozzone gita- ficata, esclama: “Mi sono bruciato un ditino no, è comprensibilmente curioso. “Se proprio col tegamino poco fa”. Quando gli viene ram- lo vuoi sapere, la bambina è tua”, replica Mrs. mentato che è il loro anniversario di nozze, Hardy. Ollio le crede incondizionatamente, e domanda: “Potresti darmi oggi un dollaro in Stanlio auspica: “Ti auguro di essere per lei “Come clean” - Un salvataggio pericoloso (1931) un più di quanto mi dai di solito?”. Mrs. Hardy, la una madre buona come tuo padre”. Ignoran- cortometraggio di James W. Horne. Nel 1942 ne è più cordiale tra le consorti di Ollio che appaio- do completamente, com’è ovvio, il processo di stato prodotto un remake, “Brooklyn Orchi” 1931 no nei film, replica: “Ti darò un dollaro e venti riproduzione, la concezione che Ollio ha della centesimi in più…oggi, eh!”. In questa sorta di procreazione non è diversa da quella di un Chicago alla loro convention, che seguono al- relazione madre-figlio, tutto procede senza bambino che crede nella cicogna. Le altre legramente senza sapere che la nave su cui difficoltà, fino a quando Ollio non legge l’arti- donne mature in cui Stanlio e Ollio si imbat- avrebbero dovuto imbarcarsi è affondata a colo di un quotidiano sul ritrovamento del tono sono assai simili alle mogli. Si tratta soli- causa di una tempesta. Mentre cercano di suo amico nella trincea di un vecchio campo tamente di prostitute, amanti di gangster, o avere notizie della tragedia, le mogli, tanto di battaglia francese. Venti anni di separazio- donne qualunque cacciatrici di prede-uomi- per allentare la tensione, vanno al cinema, ve- ne sono stati davvero troppi per Ollio, che, im- ni. Uniche cui è riservato un trattamento di ri- dono un cinegiornale dedicato proprio alla mantinente, dimentica di dover comperare a guardo sono le donne ragionevolmente anco- convention dei ‘Figli del Deserto’ e lì ricono- sua moglie un dono per l’anniversario e corre ra troppo giovani, oppure molto anziane. scono, scatenati e in stato di evidente euforia ad incontrare Stanlio alla “Casa del soldato”. Jacqueline Wells (Julie Bishop) interpreta alcolica, i loro mariti. Si preparano così a una Una volta che i due sono finalmente riuniti, donne giovani sia in “Pugno di ferro” (Any Old terribile vendetta. Tornati a casa completa- Ollio, traboccante di felicità, dichiara a Port, 1932) che in “Noi siamo zingarelli”. In mente ignari del disastro della loro nave, por- Stanlio: “D’ora in poi la mia casa è la tua casa. ambedue i film, Stanlio e Ollio riscattano il tando opportunamente in dono ananas e uku- E non ti lascerò mai più per un solo momen- personaggio che lei interpreta da uomini più lele, Stan e Ollie vengono a sapere la notizia to”. Rientrando nel proprio appartamento, adulti e cattivi che ora vogliono costringerla a proprio quando stanno arrivando le mogli in Ollio permette a Stan di parcheggiare l’auto- divenire loro sposa, ora la vogliono rapire. taxi. I due si nascondono nell’attico della casa mobile nel garage, di modo che l’amico possa “Andiamo a lavorare” (One Good Turn, 1931) ve- di Ollie stando attenti a non farsi scoprire e sperimentare come funziona il dispositivo di de Stanlio e Ollio impegnati nel tentativo di preparandosi un letto improvvisato per la apertura automatica della porta. Naturalmen- raccogliere 100 dollari di cui una anziana si- notte dove staranno, commenta Stan, “come te, Stanlio preme l’acceleratore, manca la gnora abbisogna per pagare la pigione della due piselli in un baccello”. Purtroppo, a causa placca metallica sulla via di accesso, e fracassa propria casa. I due arrivano a mettere all’asta di un temporale notturno i due provocano la porta. Qualche minuto più tardi, mentre i tutto ciò che possiedono al mondo, una Ford strani rumori e, dopo un tentativo di fuga sui due sono accomodati in appartamento, Mrs. tetti e una scivolata lungo le grondaie che li Hardy rincasa dalla spesa, furibonda per la di- porta dritti in un barile pieno d’acqua, vengo- struzione della propria automobile e del gara- no scoperti da Mrs. Hardy e da un poliziotto. ge, e si rifiuta categoricamente di cucinare un Obbligati a parlare, tentano di raccontare la pasto per il “soprammobile” che Ollio ha con- storia del loro naufragio e salvataggio, ma dotto a casa. Poi informa Ollio che è in procin- Mrs. Hardy li interrompe comunicando aci- to di andarsene per tornare da sua madre, co- damente che l’arrivo della nave con i supersti- stringendo il marito reietto a preparare da sé ti è prevista per l’indomani. Stan confesserà il cibo. Ma subito il fornello esplode, demolen- tutto venendo perdonato dalla moglie, men- do la cucina. “Venti anni dopo” si conclude tre Ollie, reticente, sarà severamente punito: con un remake della sequenza finale di “Noi nell’ultima scena Stanlio riceve dolcetti e sbagliamo”, in cui Ollio e il suo compagno drink in quantità dalla sua consorte, mentre vengono estromessi con la forza dal focolare Ollio subisce dalla propria un violento attacco domestico, a suon di schioppettate. Questo “Come Clean” (1931) con una gragnuola di vasi, piatti, brocche e film consolida il motivo laurel-hardiano delle Modello T, pur di racimolare la somma di de- pentolame. Il film si conclude con una scena donne virago e prevaricatrici, che non tollera- naro. Ironia della sorte, Stanlio e Ollio hanno in cui il magro riferisce al grasso che “la since- no le attività bambinesche di Stanlio e Ollio e, udito la vecchina recitare durante le prove di rità è la miglior virtù”. “Vent’anni dopo” certamente, non permettono loro di spassar- una rappresentazione drammatica nella par- (Block-Heads, 1938) getta uno sguardo sulla rela- sela. I rapporti dei due personaggi con le ri- te di una inquilina minacciata di sfratto dal zione, molto ben sviluppata, tra Ollio e la pro- spettive consorti ne evidenziano la natura proprietario villano (James Finlayson), cre- pria moglie. In questa pellicola, ambientata nel pressoché asessuata: sebbene Stan e Ollie sia- dendola davvero indigente. Tali film presentano 1938, la Prima guerra mondiale è terminata da no sposati in parecchi film, non vi compare segue a pag. successiva 12 [email protected]

segue da pag. precedente godono una tranquilla mattinata insieme, la del puzzle è cresciuto a dismisura, fino a sfo- un interessante contrasto rispetto alle produ- scena si sposta all’esterno: viene inquadrato ciare in una autentica “guerra totale”. Il film zioni orientate alle mogli-virago. Probabil- Stanlio che, in tenuta da golf, avanza a passo termina con la completa distruzione dell’in- mente Stan e Ollie mostrano rispetto verso le spedito e inesorabile lungo il marciapiede terno dell’abitazione e con le nozze mandate donne in età avanzata e verso quel tipo di verso la casa di Hardy. Cercando di compia- a monte. In questo caso, Laurel riesce a di- donna innocente perché non ancora condi- cere Mrs. Hardy, Ollio dapprima finge di di- struggere il matrimonio di Ollio prima anco- zionata dalle istituzioni sociali quali lavoro e sapprovare l’arrivo dell’ amico e si nasconde ra che sia cominciato. La vicenda de “Il rega- matrimonio. I due non possono funzionare dietro la porta d’ingresso, ma presto il suo lo di nozze” ricorda un similare incidente inseparabile compagno si introduce in casa, presente nel film “Nostra moglie” Our( Wife, strappando le veneziane dalle finestre e dan- 1930), in cui Stanlio impedisce ad Ollio di neggiando il mobilio. Dopo che la richiesta prendere moglie. Impegnato nel ruolo di te- espressa da Stanlio, di poter ascoltare un di- stimone, Stanlio viene scambiato per lo spo- so da un giudice di pace strabico (Ben Tur- pin). Dopo aver officiato la cerimonia, il giudice decide di farsi avanti per i tradiziona- li convenevoli del dopo-cerimonia, baciando Ollio in luogo della sposa. Anziché sposare Dulcy (Julie London) e Ollio, il giudice strabi- co unisce tra loro col vincolo matrimoniale Stanlio e Ollio. Completamente confuso, Stanlio scoppia subito a piangere in un impeto di au- “Their First Mistake” - Un’idea geniale, anche noto to commiserazione, mentre Ollio sfoggia come “Noi e il piccolo Slim” o “Noi e il pupo” (1932), è una espressione di assoluto disgusto. La più un cortometraggio di George Marshall spudorata dimostrazione di avversione al matrimonio si verifica ne “Il compagno B” da persone sposate, né avere a che fare con (Pack Up Your Troubles, 1932), in cui i due co- donne che richiedano attenzioni, in quanto “Sons of the Desert” - I figli del deserto (1933) di ciò andrebbe a colpire drasticamente l’esclu- William A. Seiter siva attrazione che provano l’uno per l’altro. sco di musica classica, ha portato il grammo- Ne “I fanciulli del West” (Way Out West, 1937), fono ad autodistruggersi, la moglie di Ollio Stanlio e Ollio si imbattono sia in donne non può sopportare più oltre, e suggerisce a “buone” che in donne “cattive”. La trama del suo marito di andare a giocare a golf assieme film si sviluppa attorno al tentativo dei due a Stanlio. In un batter d’occhio Ollio rispon- di consegnare ad una giovane e candida ra- de, sfilandosi la giacca da camera per rivelare gazza, Mary Roberts (Rosina Lawrence), l’at- di essere già bell’e vestito con la divisa da to di proprietà di una miniera d’oro, lasciata- golf, che aveva preventivamente indossata le dal defunto padre. Laurel e Hardy si sotto la vestaglia. L’idea che Stanlio ha del comportano da paladini galanti, riuscendo a matrimonio è espressa forse nel modo più salvare l’orfanella, che è stata raggirata da palese in una scena de “Il regalo di nozze” Mickey Finn (James Finlayson) e da sua mo- (Me and My Pal, 1933). E’ il giorno dello sposa- glie, la cacciatrice di dote Lola Marcel (Sha- lizio di Ollio, e Stanlio è stato scelto come te- “Unaccustomed as we are” (1929) Non abituati come ron Lynne). Nella scena conclusiva, la coppia stimone. Il futuro sposo è impaziente, e siamo, anche noto come “I due novellini”, “Noi due Stan e Ollie, in trionfo, attraversa le pianure mentre è seduto sul sofà, riceve la visita del novellini” o ancora “Noi novellini”, è un cortometraggio del West, con Mary in sella al loro mulo. La suo compagno, con due pacchi al seguito – di Hal Roach e Lewis R. Foster riprova visiva diretta dell’avversione di una busta di riso ed una scatola incartata. In- Stanlio e Ollio nei confronti del sesso femmi- capace di aspettare, Ollio domanda quale re- mici, che stanno andando alla ricerca dei non- nile è presente quando Lola tenta di strappar galo di nozze Stanlio abbia nascosto nella ni di una piccola bimba, interrompono una loro il titolo di proprietà della miniera. La scatola. Stanlio scarta prontamente il pac- cerimonia nuziale. La bimba in questione è fi- femmina maliziosa riesce a costringere lo chetto, mostrando un “gioco di pazienza per glia di un loro commilitone morto in guerra, sfuggente Stanlio ad un letto, iniziando a grandi e piccini”. Stupefatto, Ollio domanda: e Stanlio ed Ollio sentono il dovere di trovare solleticarlo per renderlo inerme, mentre fuo- “Ma si può sapere perché hai comprato una per lei una sistemazione dignitosa. Quando i ri dall’alcova Mickey Finn tiene a bada Ollio cosa simile?”. Stanlio replica: “Bhè, quando due uomini informano il padre della sposa di sotto la minaccia di una rivoltella. La scena è sarai sposato, non potremo più uscire tutte aver portato con sé la figlia di Bill,…il futuro lunga, ed assume le proporzioni di una sorta le sere…e così con questo ci divertiremo”, suocero va in bestia, sferra un calcio allo spo- di stupro comico, con Stanlio che calcia iste- apre la scatola ed inizia a comporre il puzzle so, allontana tutti gli invitati e disdice le noz- ricamente sul letto e ride a crepapelle in uno su un tavolino da caffè. Ollio ed il maggior- ze. Dopo che la celebrazione del matrimonio stato di quasi follia. L’obiettività de “I fan- domo gli danno manforte. Poco dopo un tas- è stata annullata ed è troppo tardi per torna- ciulli del West” raramente si ritrova nel mon- sista, un fattorino in bicicletta e un poliziot- re indietro, Mr. Hathaway, che Stanlio e Ollio do di Laurel e Hardy. Quando si trattano per- to, tutti entrati nella casa per vari motivi credono sia Mr. Smith, si accorge del malinte- sonaggi femminili, essi rivestono solitamente professionali, si aggiungono alla combricco- so e chiede al maggiordomo di consegnargli la i tradizionali ruoli matrimoniali. Una delle la dei “maniaci del puzzle”. E mentre tutti so- doppietta. Non solo, dunque, Stan e Ollie prime esplorazioni dell’atteggiamento di no assorti nel gioco di pazienza, una telefo- hanno problemi con i propri matrimoni, ma Stanlio e Ollio verso il matrimonio è presen- nata del futuro suocero di Ollio (James impediscono anche agli altri di contrarre il te in un cortometraggio non a caso intitolato Finlayson) viene ricevuta da Stan. Questi gli “benedetto vincolo”. Questa scena tragica, “Gli uomini sposati devono andare a casa?” riferisce che “Ollio è qui. E mi ha detto di dir- insieme a quella citata de “Il regalo di nozze”, (Should Married Men Go Home?, 1928), che si le che è già uscito…10 minuti fa”. Subito il pa- costituisce la massima espressione dell’at- apre con una deliziosa scenetta di ambienta- dre della sposa si precipita a casa Hardy, ove teggiamento diffidente di Laurel e Hardy nei zione domestica: Ollio e consorte si fanno le coc- scoppia una battaglia su larga scala – l’inte- confronti del matrimonio. cole sul divano. Mentre i due piccioncini si resse di Stanlio nel ricomporre i frammenti Enzo Pio Pignatiello 13 n. 54 Preacher. Il fumetto che piace. Perchè? E adesso? Ieri sera ho numeri “speciali” (focus on sui per- finito di leggere Prea- sonaggi della storia) Steve Pugh, cher. Ci sono dei libri Richard Case, John McCrea, Carlos -auguro a chi non fos- Ezquerra, Peter Snejbjerg. Non se ancora toccato di posso esimermi dal citare poi i no- incontrarne almeno mi dei coloristi, quali Matt Hollin- uno- che ti fanno di- gsworth e Pamela Rambo, e dell’au- menticare la loro lun- tore delle copertine di tutta la serie, ghezza, e quasi ti co- uno dei più grandi copertinisti (e, stringono a divorarli in questo caso, pittori) della storia Davide Deidda famelicamente fino del fumetto americano: Glenn Fa- ad arrivare all’ultima bry. Preacher meriterebbe discorsi pagina. Poi chiudi il volume, alzi lo sguardo: molto più esaustivi in termini di “E adesso?”. Stavolta è stato Preacher a tener- soggetto, sceneggiatura, caratte- mi compagnia per due migliaia di pagine. So- rizzazione, costruzione narrativa no stati quei mascalzoni di Garth Ennis, ai te- etc., ma non è questo che faremo sti, e Steve Dillon, ai disegni, a rendermi oggi. Inoltre riassumervi in queste impossibile non affezionarmi a dei personag- poche righe la trama di Preacher gi simili, dei personaggi che a fine lettura è sarebbe non solo una cosa inutile, come se li avessi conosciuti. Un predicatore ma dannosa, perché rovinerei a chi posseduto da un’entità soprannaturale nata non ha mai letto questo cult dei Co- dal rapporto illegittimo tra un angelo e un mics il piacere di farlo per la prima diavolo, un vampiro irlandese con problemi di volta. Perciò gli accenni che vi ho alcol e una ragazza dal grilletto facile (non è scritto su tutto ciò che riguarda l’inizio di una barzelletta, giuro). Ah si, di- quest’epopea non sono più che una menticavo: il Texas, e un Santo degli Assassi- scusa per poterle dedicare qualche ni, e un giovane emulo di Kurt Cobain soprav- parola, e non hanno la pretesa di vissuto a un tentativo di suicidio, chiamato essere altro, se non un invito a leg- Facciadiculo, e una famiglia che nessuno si gerla. Anche se alcune cose potran- augurerebbe neanche negli incubi più malati, no urtare qualcuno di voi, anche se e una cospirazione mondiale che progetta non avete mai letto un fumetto del l’Armageddon e l’ascesa del discendente di- genere, anche se non avete mai let- retto (prodotto di un millenario incesto) di Copertina di Glenn Fabry di Preacher #1, pubblicato nel mese di to un fumetto, procuratevi un edi- Gesù Cristo, e la Monument Valley, John Way- Aprile del 1995 zione completa di Preacher e ini- ne, il Ku Klux Klan e tante altre cosine sacre, ziate a leggere. Potreste risvegliarvi profane, tristissime, divertentissime, volga- alla fine della corsa con un solco sul rissime, violentissime e commoventi, danna- cuore e un sorriso sul volto, gli oc- tamente commoventi. Preacher è un fumetto chi umidi, le ginocchia che trema- che riesce nell’impresa di trovare un equili- no. Ciao Jesse, Tulip, Cass, ci sarà brio perfetto tra comico e tragico, esilarante e sempre un posto per voi nella casa drammatico, un’opera intelligente dal ritmo dei sentimenti che continuiamo a sublime, condita da humor nero e satira so- chiamare cuore. “Fino alla fine del ciale, che nasconde sotto la sua scorza cruda e mondo”. Preacher è stato pubblica- profana una storia d’amore, d’amicizia e una to in Italia da Magic Press, prima profonda riflessione sull’uomo. I 75 numeri con delle raccolte in volumi brossu- che compongono la serie Vertigo (il ramo del- rati, per poi venire concluso sulla la DC Comics dedicato ai fumetti “per un pub- rivista “Vertigo Presenta”, e ri- blico maturo”) pubblicata tra il 1995 e il 2000 stampato in seguito tutto in volu- non solo riguardano il viaggio di Jesse Custer mi. I diritti dell’opera sono poi pas- alla ricerca di Dio (no, non in senso spirituale, sati alla ormai defunta Planeta ma fisico) e di se stesso, non solo lo scavo pro- DeAgostini, che ne ha fatto un’edi- gressivo nel passato dei personaggi attorno zione economica da edicola e una alla vicenda, non solo le peripezie di un uomo, in tre lussuosi (e giganteschi) volu- un uomo in guerra, che per eliminare il Caos mi in similpelle da libreria. La Rw scatenerebbe l’Apocalisse, ma riguardano un Lion ha recentemente ristampato America moderna fragile e controversa, l’A- la serie in sei volumi deluxe e sta merica del liberalismo, l’America conservatri- attualmente ripubblicando Prea- ce, l’America della grande industria e l’Ameri- cher in formato “bonellide”, in ca della guerra in Vietnam, con un storia, una bianco e nero. Steve Dillon è morto cultura, una politica discusse e discutibili, a New York il 22 ottobre 2016, a 54 una parte di essa specialmente (Texas e din- anni, dopo aver prestato le sue ma- torni) che forse non è mai uscita dal Far West, tite a fumetti come Judge Dredd, che deve fare i conti con arretratezza cultura- Hellblazer, Preacher e The Puni- le, violenza e razzismo. E ad analizzare quest’A- sher, dopo aver reso indelebile la merica attraverso il filtro tragicomico della sua firma nella storia del fumetto loro opera sono uno scrittore irlandese e un angloamericano e mondiale. disegnatore inglese. Insieme a loro, in alcuni Tavola finale di Preacher #4, pubblicato nel mese di Luglio del 1995 Davide Deidda 14 [email protected] Addio a Elsa Martinelli, diva controvoglia Premessa di un bar di Roma un’indossa- Quando la bellezza è mi- trice e una fotomodella da co- stero e l’androginia è il pertine internazionali, Roberto crogiolo di ogni femmi- Capucci. Al piccolo cinema di nilità: questo fu Elsa Cavriglia, il borgo toscano ov’e- quando la conobbi, sti- ro nato e all’epoca vivevo, i film lizzata e carnale, mentre non giungevano mai nè di pri- faceva evaporare cham- ma nè di seconda visione e dun- Stefano Beccastrini pagne dalla coppa che que anche La risaia vi approdò, impugnava, fissandomi, sicuramente, con almeno un come a decifrare il labirinto cinema di cui, in quel paio d’anni di ritardo rispetto momento, ero il portatore.... Elsa non era soltanto all’uscita nelle sale cittadine: quella che indossava clamorosi anelli di Bulgari, avevo, dunque, dieci anni quan- Elsa era una persona intelligente il cui glamour, do lo vidi. All’epoca ero iscritto per fortuna, resta imprigionato nei film interpreta- alla Gioventù di Azione Cattoli- ti. Grazie alla durevole amicizia che mi lega a ca e la domenica pomeriggio Luigi Faccini da mezzo secolo (lo conobbi nel usavo passarla in un piccolo 1966, quando con Adriano Aprà progettava la monastero di suore: a giocare, rivista Cinema&Film, di cui divenni anch’io pregare, insegnare catechismo saltuario collaboratore), sono stato uno dei ai più piccoli. Quel giorno, però, pochi fortunati che il 9 luglio scorso - Elsa annunziai subito che sarei an- Martinelli, la più bella e brava antidiva del ci- dato al cinema perché nema italiano, era morta ottantaduenne, a c’era un film che mi in- Roma, il giorno precedente - hanno ricevuto, teressava vedere. Le e letto con commozione, l’elogio funebre - ma, buone sorelle (si fa per piuttosto, una postuma dichiarazione d’amo- dire) vollero saperne il re - che il grande cineasta ligure aveva scritto titolo eppoi consultaro- per l’attrice scomparsa. no un manualetto ec- La “mia” Martinelli clesiastico in cui tutti i Scrive Faccini, in quel suo testo accorato: Ve- film erano classificati - niva da un altro mondo, Elsa. Passata per le mani se ben ricordo - in di Orson Welles e Howard Hawks. Del lungo bacio escluso, per adulti con nell’acqua corrente tra lei e Kirk Douglas le parlai, riserva, per adulti, per come bella e selvatica indiana approdata a Hol- tutti: il film di Mataraz- lywood dalla provinciale Italia. Il fantastico ba- zo era marchiato da cio tra lei e Kirk Douglas compare nel film Il una drastica, impieto- cacciatore d’indiani, 1955, di André De Toth: fu, sa esclusione. Inutili le hollywoodiano da subito, il vero esordio cine- mie proteste circa il matografico della Martinelli, appena venten- fatto che esso non era Nella sua casa di via Flaminia a Roma l’attrice Elsa Martinelli se ne è andata. Aveva ne (e tornerò a parlarne). Il film che, tuttavia, affatto vietato ai mino- 82 anni, era da tempo malata. i funerali si sono tenuti l’11 luglio a Roma, nella me la fece scoprire - ancora un bambino, sep- ri e dunque la censura chiesa di Santa Maria del Popolo pur turbato dall’affacciarsi degli impulsi ses- di stato lo aveva appro- suali - fu La risaia, 1956, prima opera a colori di vato, che io non ero così immaturo da farmi non per, laicamente, ammirarvi affreschi e al- Raffaello Matarazzo (il quale non era affatto, traviare da un film, che evidentemente chi tre opere d’arte). Così cominciai a essere affa- come qualcuno insiste a dire, il Douglas Sirk aveva scritto quel bieco manuale il film lo ave- scinato da quella giovane attrice alta, magra, italiano - Sirk, a differenza di Matarazzo, era va visto - altrimenti come faceva a giudicarlo? un po’ mannequin e un po’ ragazzaccio. Non un brechtiano anticonformista - però ebbe il - e dunque se l’aveva visto lui avevo diritto di ho visto tutti i film di Elsa Martinelli (per merito di far piangere al cinema, per anni, esempio non ho mai visto Il grande safari, 1963, mezza Italia: il che non è poca cosa, visto che di Phil Karlson: prima o poi lo cercherò in gli italiani, al cinema, ci vanno quasi unica- DVD, se non altro per vederla amoreggiare mente per ridere). Il film intendeva, molto niente meno che con Robert Mitchum) e di al- probabilmente, richiamare alla mente degli tri non ricordo quasi nulla (per esempio La de- spettatori il precedente successo di Riso ama- cima vittima, 1965, di Elio Petri con Marcello ro, 1949, di Giuseppe De Santis ma si trattava Mastroianni, adattamento di surreale e un po’ invece di due opere assai diverse già a partire buffa ambientazione romanesca d’un racconto dalle attrici (e, dunque, dei loro personaggi fantascientifico di Robert Sheckley). Ricorderò, femminili): la formosa - “maggiorata”, si usa- dunque, soltanto quelli che più me l’hanno va dire all’epoca - Silvana Mangano e la ma- Elsa Martinelli con Kirk Douglas nel western “The fatta amare, spingendomi all’identificazione gra, quasi androgina, Elsa Martinelli. A diffe- Indian Fighter” - Il cacciatore di indiani (1955) di André con il protagonista maschile quando la strin- renza della Mangano e di altre (Gina De Toth geva tra le braccia e la baciava. Come ho già Lollobrigida, Sofia Loren, Gianna Maria Ca- detto, il primo vero film in cui Elsa ebbe un nale, Silvana Pampanini e così via), ella non vederlo anch’io... Nulla da fare: le monachine ruolo da protagonista non fu La risaia bensì, approdava al cinema dai variopinti concorsi chiusero a chiave tutte le porte e mi segrega- un anno prima, Il cacciatore di indiani, 1955, di post-bellici di Miss Italia bensì, dopo una mi- rono nel monastero per impedirmi di andare André De Toth, cineasta ungherese emigrato sera giovinezza in una Maremma ancora “ama- a vedere Elsa Martinelli! Ruppi il vetro di una a Hollywood ove si specializzò in western ra”, dalle sfilate dell’alta moda romana: l’aveva finestra e fuggii, corsi al cinema e da allora (quelli di serie B, tra i quali ci sono anche molti scoperta, facendo di quella acerba commessa smisi di frequentare i luoghi ecclesiastici (se segue a pag. successiva 15 n. 54

segue da pag. precedente piccoli capolavori). Perché mai, quale prota- gonista femminile di quel western alla fin -fi ne filo-indiano, gli americani chiamarono a Hollywood una giovanissima fotomodella straniera, quasi del tutto priva di esperienze cinematografiche? Il fatto è che produttore, oltre che interprete maschile, del film era Kirk Douglas il quale vide sulla copertina d’una ri- vista di moda quella ragazza dalla spigolosa Elsa Martinelli in “La notte brava” (1959) di Mauro eleganza italiana e la volle a tutti i costi sul set Bolognini - a Bend, nell’Oregon - al proprio fianco. Elsa Elsa Martinelli e Anthony Perkins in “Le procès”- Il operaia non urlato, uno sguardo commosso e ebbe il ruolo di Onahti, la figlia del capo sioux processo (1962) Orson Welles, tratto dal romanzo critico, non demagogico nè apologetico sul Nuvola Rossa: poco più che adolescente, dalla omonimo di Franz Kafk cosiddetto “miracolo economico”. La giovane sensualità selvatica, l’antidiva venuta dall’Ita- è cineasta soltanto apparentemente nemico e povera grossetana diventata fotomodella e lia seppe sprigionare - nella scena in cui l’ex delle donne, in realtà ha sempre scelto attrici star internazionale ha saputo, come poche al- cacciatore di indiani Kirk Douglas le si getta straordinarie per far sedurre i propri cinema- tre attrici italiane, disegnare il toccante ritrat- addosso nel fiume e la bacia (“nell’acqua cor- tografici eroi maschili e maschilisti: Louise to d’una proletaria meridionale! Infine, cito rente” dice Faccini) - una vis erotica primor- Brooks, Katharine Hepburn, Angie Dickinson un ultimo film: Il garofano rosso, esordio nel diale che nessuna diva nè di Hollywood nè di e, appunto, Elsa Martinelli! Il secondo è Il pro- lungometraggio di Luigi Faccini. Era il 1976, Cinecittà avrebbe saputo esprimere in manie- cesso di Orson Welles, versione cinematografi- Elsa Martinelli aveva ormai quarantun’ anni ra così naturale. Il film uscì in Italia soltanto ca molto libera del romanzo kafkiano. In esso ma era ancora una splendida donna, anzi for- nel 1958, quando il pubblico nostrano aveva la Martinelli impersona Hilde, una delle ra- se più affascinante che mai nel suo lento avvi- già imparato a conoscere la Martinelli sia ne gazze frequentate dal protagonista Josef K. cinarsi al fatale sfiorimento fisico. Faccini le La risaia che in Donatella, 1956, di Mario Moni- (Anthony Perkins). Elsa non sfigura affatto, chiese un incontro per proporle il ruolo di Zo- celli: quest’ultimo era un film gradevole, una tutt’altro, nel fiancheggiare le altre, impor- beida, la prostituta che inizierà all’amore - sorta di vacanze romane senza principesse nè tanti, presenze femminili del film: la signori- quello vero, maturo, carnale, non quello tene- Vespe (vari commentatori paragonarono - ro con le compagne di scuola - Alessio, il frettolosamente in cerca di antidive - l’atteg- giovane protagonista del film (interpretato da giamento dolce e gentile della Hepburn a Miguel Bosè, Alessio - in una Siracusa filmata quello altezzoso e rustico a un tempo della in maniera sublime da Faccini - scoprirà con- Martinelli: ella, comunque, con il film di Mo- temporaneamente, diventando adulto, l’amo- nicelli vinse l’Orso d’Argento al Festival di re e l’antifascismo). Nel suo testo dedicato alla Berlino per la migliore interpretazione fem- morte di Elsa Martinelli, Luigi ricorda quel minile). La successiva carriera la condusse a lontano incontro: E’ o non è cinema vero?! Si diventare una donna di successo, che contava chiedeva, palesemente, sul mio proporle la Zobeida tra i propri amici persone come Orson Welles di Garofano rosso, per nulla puttana di quindicina (che, sul finire degli anni Cinquanta, voleva Elsa Martinelli in “La decima vittima” (1965) di come quella del romanzo di Vittorini al quale mi girare - prima di chiamarla, poi, a interpreta- Elio Petri ispiravo, ma una stilizzata e incognita figura spio- re Il processo - un documentario su di lei ma El- nistica, giocosa messaggera di un tempo a venire. sa aveva appena partorito ed era professional- Fu l’ultima volta che un attrice, mente stanca e svogliata), Frank Sinatra (con una diva, mi offrì champagne du- il quale pare abbia avuto una relazione senti- rante un incontro preliminare (non mentale) e addirittura John Fitzgerald Kenne- ci furono provini…).. Le dissi che la dy (“L’ho conosciuto a Los Angeles, quand’era pensavo come una figura liberty già presidente... Jacqueline era la moglie più disegnata da Erté. E direi che ci vo- tradita d’America”) nonché a recitare in di- lemmo palesemente bene, tanto da versi film di cui non vale la pena, qui, di occu- prendersi il film, denudandosi vo- parsi. Ne citerò solamente quattro, cultural- lentieri e perfino facendo flebo in- mente significativi e da lei magistralmente tensive perché il suo piccolo seno, interpretati. Tre di essi risalgono al 1962, un dal capezzolo scuro, maschile, tor- anno straordinario per l’attrice che, all’epoca, nasse desiderabile allo sguardo. El- aveva ventisette anni ed era nel pieno fulgore sa ha sempre amato il film che fa- della sua, sempre un po’ ombrosa e risentita, cemmo insieme e un grande femminilità. Il primo dei tre è Hatari di dispiacere fu quando mi fu scippa- Elsa Martinelli in “Il Garofano rosso” di Luigi Faccini (1976) Howard Hawks, un vero e proprio classico del to il progetto da Fosca di Tarchetti cinema americano, metà film d’avventura e na Bürstner/Jeanne Moreau (scomparsa an- privandomi del piacere di regalarle una protagoni- metà commedia brillante, “un western africa- ch’ella nel luglio di quest’anno), e Leni/Romy sta assoluta. no e moderno” (Jean-Louis Bory), “un film Schneider (l’attrice austriaca che aveva prece- Conclusioni pervaso da una cristallina serenità” (Nuccio duto di trentacinque anni le sue colleghe Facendo mia l’ultima riga del testo dedicato a Lodato). Tipica storia hawksiana che narra nell’avviarsi verso il paradiso delle attrici). In- Elsa Martinelli da Luigi Faccini, l’unico cinea- d’una donna - la fotografa Anna Maria d’Ales- fine, sempre in quel magico 1962, la Martinelli sta italiano che ne abbia pienamente compre- sandro detta Dallas: appunto, la Martinelli - vestì i panni dimessi di Rosaria, ragazza-ma- so, amato, valorizzato la bellezza e la bravura: la quale porta scompiglio in un gruppo di uomi- dre calabra, emigrata negli anni del boom a Ti sei presa l’eternità, Elsa, seppure con le e minu- ni guidati dal coriacemente misogino - per una Milano e qui accasatasi con Andrea, un opera- scola, l’eternità del cinema. Con mucho amor, que- vecchia delusione amorosa - Sean Mercer, un io che fa il pendolare dalla Bassa e che l’ha co- rida. John Wayne che bisticcia/dialoga con Elsa come nosciuta in treno. Si tratta di Pelle viva, unica fanno tra loro le indimenticabili coppie delle più opera cinematografica del giornalista Giusep- travolgenti commedie shakespeariane. Hawks pe Fina: finalmente un film d’ambientazione Stefano Beccastrini 16 [email protected] Storia del cinema siciliano Giufà Produttore Cinematografico In una dissacrante commedia pubblicata nel 1916, Nino Martoglio - deluso dall’esperienza cinematografica - mette alla berlina il mondo dell’arte muta catanese, ma viene accusato di plagio dall’avvocato--scrittore Raffaele Cosentino, regista della “Katana-Film” Una dissacrante sati- durezza. Questo il discorso di commiato del ra del mondo del cine- direttore alla diva: «Cara signorina, non è ma muto catanese, mancanza di fiducia nella sua arte, sempre che tra la fine del 1913 grande, né mancanza di volontà. Il suo con- e il 1916 vede sbocciare tratto scade, tutti i mercati ora sono chiusi, il nel capoluogo etneo lungometraggio drammatico ora non va più; ben quattro case di la gente, troppo preoccupata per conto suo, produzione cinemato- non vuole affliggersi ancora di più con i dram- grafica (la grandiosa mi, vuole ridere e svagarsi con le commedie Franco La Magna «Etna Film» e le più mo- brillanti. Il consiglio d’amministrazione ha deste «Katana Film», deciso di limitare la sua produzione alle com- «Jonio Film» e «Sicula Film», la cosiddetta «Hol- medie e alle farse di Giufà… Quando riprende- lywood sul Simeto»), appronta il vulcanico Nino remo il lavoro in grande stile, lei sarà la prima Martoglio con la commedia in tre atti di «L’ar- ad essere richiamata. Per adesso…». La com- te di Giufà» (1916, ripubblicata da Giannotta media martogliana incappa però, come altre, nel 1928), frutto della cocente delusione e del nell’infinita vexata questio dei plagi letterari, vero e proprio disprezzo dello scrittore-regi- che a quel tempo provoca furibondi conten- sta di Belpasso maturato nei confronti ziosi tra i pochi uomini di penna siciliani, dell’«arte muta». L’opera mette in scena uno emersi dall’anonimato. Passato sotto silenzio spericolato e improbabile ingaggio del perso- ma non per questo incruento, il contenzioso naggio di Giufà, bizzarro finto tonto siciliano, scoppia improvvisamente tra l’impetuoso assoldato dalla «Sicula Film», dietro cui in re- Martoglio e il versatile avvocato-regista-scrit- altà il drammaturgo nasconde l’«Etna Film» tore Raffaele Cosentino (Catania,1884 - Acire- fondata dal magnate catanese di origini spa- ale, 1957), regista della «Katana Film» oggi gnole Alfredo Alonzo (Catania 1858-1920), ric- sprofondato nel più nero oblio, di cui nessuno Raffaele Cosentino, regista della ‘Katana Film’, in chissimo «re dello zolfo» siciliano, con il qua- divisa militare della I guerra mondiale. le aveva avuto contatti per ottenere la direzione artistica della grandiosa casa cine- matografica etnea (i cui locali, riattati, esisto- no ancora a Cibali), trattative finite rapida- mente in malo modo. Nella commedia al vetriolo scritta dall’intrepido «moschettiere» si ritrovano infatti, malcelati ma facilmente riconoscibili, alcuni dei protagonisti degli an- ni d’oro del cinema catanese, a cui ovviamen- te Martoglio affibbia epiteti esilaranti (il conte Smiciaciato, la signorina Sparapaoli, attrice famosa carica di ori, Caciotta, il Direttore, l’Avvocato… ) insieme ad incontrovertibili ri- ferimenti alla produzione (si accenna a un ko- Nino Martoglio (1870 -1921) regista, sceneggiatore, lossal di prossima realizzazione, chiaramente scrittore e poeta italiano La Sfinge dello Jonio), quindi agli spropositati compensi riservati ai «divi», agli inutili spre- (al di fuori degli studiosi della materia) ricor- chi di denaro, all’immoralità dilagante nel da gli spiritosi testi teatrali o le regie cinema- mondo del cinema, alla mancanza di professio- tografiche dei suoi film, andati tutti scriteria- nalità, all’incompetenza, all’improvvisazione tamente smarriti o distrutti. Quest’ultimo Alfredo Alonzo, il maggior produttore cinematografico imprenditoriale. Burla finale del velenoso sar- accusa l’autore de «L’arte di Giufà» d’averne siciliano dell’epoca del muto casmo di Martoglio sarà la trasformazione di ricavato il testo dalla sua commedia «Cinema- Giufà- Pepè in produttore cinematografico, tografando» ambientata nel mondo del cine- operatore il catanese Gaetano Ventimiglia (Ca- che decidendo di fare per conto suo fonda la ma e rappresentata nel 1916, che a sua volta tania 1888 - Roma 1974, che tra il 1925-26 passa «Moscardino Film», «coinvolgendo nella folle Musco porta in scena con il titolo «Giufà in tra gli altri nientemeno con il maestro del bri- impresa suocera, cognato e pudibonda con- cinematografia». Fulmini e saette sfavillano vido e della suspance, l’Hitchcock del periodo sorte». Martoglio non trascura di accennare per po’ sul cielo etneo ma, come spesso accade inglese, che gli affibbia l’epiteto di «barone») anche alle difficoltà in cui si dibatte il cinema, per l’oggettiva difficoltà di dimostrare il pla- - Raffaele Cosentino dirige cinque film (in aprendo il terzo e ultimo atto con il licenzia- gio, la disputa cessa dopo anni di liti infuocate massima parte solo a circuitazione regionale), mento da parte del direttore della «Sicula» vergando uno scialbo zero a zero (Cfr. C. Lo dei quali, come tutti i film prodotti e girati a della «diva» Sparapaoli, che viene convocata e Presti, Sicilia teatro, Editrice «I Centauri», Fi- Catania, non è rimasta traccia alcuna, ove si informata delle modifiche della tipologia di renze, 1969). Della «Katana» - fondata da Alfio escludano i pochi flani pubblicitari e le foto film da produrre decise dal c.d.a., a causa della Scalia e Giuseppe Coniglione nel febbraio del 1915, apparse sulle riviste del tempo. crisi che ha cominciato a mordere con estrema con sede in via Lincon (oggi via Di Sangiuliano), Franco La Magna 17 n. 54

65° Consiglio Federale FIC A shot in the dark Rassegna di cinema, arte, musica e letteratura dal giallo al thriller. I^ edizione Bergamo, 21 - 24 settembre 2017

Bergamo. Tre giorni di studi e di grande cinema che si sono occupati di un genere specifico, spaziando in ambiti espressivi diversi, quantunque paralleli e spesso connessi tra loro. Il genere è quello del “giallo”, termine tutto italiano per indicare quelle storie che, fra morti e commissari, cri- mini e indagini, hanno come soggetto il vasto campo della narrativa poliziesca sia essa d’azione o di detection più speculativa (à la Sherlock Hol- mes, per intenderci), nelle sue più varie modalità di racconto. La scelta del tema non è stata senza motivo. Quest’anno, infatti, il convegno si è svolto nel quadro della prima edizione di una nuova rassegna organizzata dall’Associazione Bergamo Film Meeting Onlus, A Shot in the Dark, indirizzata a promuovere il Fondo Simenon di cui BFM è proprietario grazie al lascito, nel 2003, da parte del professor Gianni Da Campo, uno dei massimi studiosi ed esperti italiani dell’opera del grande scrittore. La manifestazione ha compreso proiezioni e altre iniziative e una partner- ship anche con il Centre d’études “Georges Simenon” de l’Université de Lièges. Nella pag. successiva due degli interventi

Quale futuro per la Federazione italiana Cineforum? Circoli, attività culturali, servizi: quali prospettive?

La domenica mattina del 24 settembre si è svolto l’incontro conclusivo ri- servato ai delegati dei circoli FIC, a seguire ci sono state le votazioni per il rinnovo delle cariche triennali 2018- 2020

Auditorium piazza della Libertà prima dell’inizio del Convegno

18 [email protected] Una poetica di disillusione e sconfitta. Jean-Claude Izzo e il cinema “Non mi vedevo più in Né i neri. Né i vietnamiti. Né gli armeni, i gre- National sembra essere stata un po’ esagerata nessun ruolo, neanche ci, i portoghesi. Ma non c’era problema. Il pro- perché l’attore è sempre stato essenzialmente in quello di poliziotto. blema era sorto con la crisi economica. La di- un gollista. Ma le sue idee politiche, in effetti, Non vedevo più nien- soccupazione. Più la disoccupazione aumentava, non hanno molta importanza rispetto all’in- te. Ero frastornato. più si notava che c’erano gli immigrati. E gli tensità della sua interpretazione di Montale. L’odio, la violenza. I arabi sembravano aumentare insieme alla di- Nella maschera di gravità e sofferenza, di do- malavitosi, gli sbirri, i soccupazione. I francesi, il pane fresco, se l’e- lore e amarezza che Delon esprime nel viso, politici. E la miseria rano mangiato tutto negli anni Settanta. E il passa la disillusione e il tormento di Montale. Roberto Chiesi come sfondo. La di- pane secco volevano mangiarselo da soli. Non La maschera affaticata di Delon è, del resto, soccupazione, il razzi- volevano che gliene venisse rubata neppure quasi il principale motivo di interesse di que- smo. Eravamo tutti come insetti intrappolati una briciola. Gli arabi, ecco cosa facevano, ru- sti tre telefilm che sono privi di stile, che abu- nella ragnatela. Ci si dimenava, ma il ragno bavano la miseria dai nostri piatti”. Izzo de- sano di plongée con vedute turistiche delle co- avrebbe finito per divorarci”. È un brano di nuncia senza reticenze il Front National, il ste marsigliesi, che risentono spesso della Total Khéops, il romanzo con cui Jean-Claude razzismo e le violenze del partito neofascista banalità tipica delle produzioni televisive. Ma Izzo (1945-2000) apre la trilogia di Fabio Mon- francese, i pericolosi consensi che attira pres- nella sceneggiatura di Setbon, più che nella tale, tre libri fortunati: Total Khéops (Casino so la maggioranza silenziosa. Denuncia le sue totale, 1995), Chourmo (1996) e Solea (1998). Il collusioni con la criminalità organizzata, il di- commissario che si chiama Montale in omag- segno di sfruttare il caos sociale per sfruttarlo gio ad un poeta particolarmente amato da Iz- a fini elettorali. La televisione e il cinema zo, è un marsigliese figlio di immigrati italia- adattarono quattro suoi romanzi per tre tele- ni come il suo creatore e diventa un ex film –Fabio Montale - e due film,Les Marins per- poliziotto già a partire dal secondo romanzo. dus (2001) di Claire Devers e Total Khéops È un uomo stanco, segnato da un senso di (2002) di Alain Bévérini. Se è vero che il cine- sconfitta che non lo abbandona neanche ma derivato dalla letteratura di Izzo non ri- quando vince, perché è disgustato e oppresso sulta particolarmente felice presenta comun- dalla coscienza di vivere in un mondo dove la que alcuni motivi interessanti. I primi polizia e la società non riescono ad impedire adattamenti dalla Trilogia di Montale, furono che vengano trucidate ogni giorno, con bruta- prodotti da TF1 con grande dispendio di mez- lità più o meno casuale e nella più assoluta in- zi per tre telefilm da prima serata che riscos- differenza, vittime innocenti come quei due sero un enorme successo in Francia, ai primi ragazzi. Montale è un corpo estraneo nella po- del 2002, con oltre 12 milioni di spettatori. La lizia: “Da allora avevo cominciato a scivolare, sceneggiatura fu affidata a uno scrittore di po- come dicevano i miei colleghi. Sempre meno poliziotto. Sempre più educatore di strada. O Tavolo degli oratori di sabato 23 settembre: Nuccio assistente sociale. O qualcosa del genere. Da Lodato, Stefano Guerini Rocco (moderatore), Roberto allora, avevo perso la fiducia dei miei capi e mi Chiesi, Roberto Manassero (foto di Giorgia Bruni) ero fatto un bel po’ di nemici. (…) nessun arre- sto spettacolare, nessun colpo mediatico. La regia di Pinheiro, si riscontra qualche interes- routine, ben gestita”. Il poliziotto confessa sante infedeltà a Izzo. Per esempio, Setbon spesso la sua assoluta mancanza di fiducia ha modificato, in modo assai più credibile, la non soltanto nella polizia ma in tutto il siste- scena del prefinale: nel romanzo, Montale rie- ma sociale in cui vive. Il personaggio si inseri- sce a trovare una porticina segreta per arriva- sce in una tradizione letteraria e cinemato- re alla villa di Batisti ed è davvero inverosimile grafica, statunitense e francese, dove il che un vecchio boss mafioso avesse lasciato poliziotto o il private eye protagonisti sono eroi “Fabio Montale” (TV Mini-Series 2001) di Jean-Claude un accesso alla sua proprietà, incredibilmente antieroi che hanno perduto ogni fede, ogni il- Izzo (Francia 2001) sguarnita di guardie del corpo. Una porta da lusione ma continuano lo stesso a lottare per dove, nel romanzo, passano sia Montale che il la propria dignità. In particolare, la poetica lizieschi, già disegnatore di fumetti per “Pilo- criminale Wepler, che uccide Batisti, per esse- della sconfitta è peculiare del noir francese, è te” e “Métal Hurlant”, Philippe Setbon che re poi crivellato, al momento giusto dall’arri- una tinta che lo caratterizza fin dai tempi del aveva esordito con Godard per Détéctive e poi vo, troppo tempestivo, della polizia. Nel tele- Realismo poetico: la sconfitta e la morte sono si era specializzato soprattutto in telefilm, la film Setbon ha un’idea migliore: Batisti chiede l’unica via d’uscita di esistenze già segnate dal regia a José Pinheiro, che per una parte della a Montale di sparargli, per risparmiargli l’u- destino. Izzo costruisce i suoi romanzi come critica era stato una promessa all’inizio degli miliazione della decadenza fisica e Montale si monologhi di Montale. Il senso di sconfitta anni ‘80 con Le Mots pour le dire ma aveva pre- vendica rinunciando alla vendetta e lascian- non lo abbandona mai e origina una sorta di sto preferito dedicarsi al cinema commerciale dolo solo, nel letto, con la pistola scarica. An- corrente lirica, intima e diaristica che è forse e quindi, dagli anni ‘90, interamente alla tele- cora, il criminale Morvarn diviene, nel tele- l’elemento più originale dei tre romanzi: que- visione. Quando ancora il progetto era solo film, un poliziotto corrotto ed è singolare che ste continue variazioni sul tema diventano annunciato, già si sollevò l’indignazione di in tre telefilm da prima serata per famiglie, si una sorta di refrain dove si sente la vena poe- Patrick Raynal, scrittore e direttore della col- sottolinei in modo così crudo la corruzione tica di Izzo, che aveva iniziato come poeta. A lana di Gallimard che aveva pubblicato i ro- della polizia, tanto che in Solea-telefilm, l’in- conferire, inoltre, uno spessore particolare è manzi di Izzo, e di numerosi fan dello scritto- termediario della mafia non è un criminale anche la concretezza del contesto in cui si re, per la scelta della produzione di assegnare anonimo, come nel romanzo, ma un capo del- muove Montale: il mondo della polizia e della il ruolo di Montale a Alain Delon, un attore la polizia corrotto, le cui simpatie vanno in politica, il verminaio di corruzione e crimina- che non ha mai nascosto di essere di destra, modo evidente all’estrema destra. Anche se il lità, il mondo di Marsiglia che, con le sue lace- addirittura viene considerato a favore del Front National, nei telefilm, non viene mai razioni e i conflitti sociali fra francesi e immi- Front National e che quindi sembrava un con- menzionato. grati: “già a quell’epoca gli arabi non mancavano. trosenso. In realtà la vicinanza di Delon al Front Roberto Chiesi 19 n. 54

«Persona informata sui fatti». De Cataldo e le mafie capitali 1. Un best seller è il primo, la realtà effettuale quotidiana, con la Petronio e Cesarano, Ezio Abbate, esploso quindici anni della cronaca e della storia, che ha inizio Fabrizio Bettelli e Nicola Guaglianone. A fa (Romanzo criminale) col prendere piede della futura “banda proposito del suo film originario da De e il suo pluridecennale della Magliana” oltre quarant’anni fa, e si Cataldo-Bonini, Sollima aveva detto: sviluppo in filiera: il considera momentaneamente approda- “Trovo che sia attuale, anche rispetto ai tempi film di Placido e le due ta alla sentenza del 20 luglio scorso, con in cui stato girato, ma in virtù del genere, che Nuccio Lodato serie gemmàtene; il cui il tribunale di Roma ha condannato a lo rende meno realistico e più allegorico. Per nuovo libro Suburra pesanti pene detentive gli imputati della questo, probabilmente, sarà attuale anche tra con Carlo Bonini, il relativo film di Stefa- cosiddetta questione “mafia capitale”, vent’anni. È un racconto su una città e sul po- no Sollima, la serie Netflix imminente, e senza però addebitare loro la richiesta tere. Può dare l’impressione di un western, non è detto finisca così). Affascinante aggravante dell’associazione di tipo ma- per i campi di ripresa molto lunghi, in cui c’è che un alto magistrato -rivelatosi signor fioso. (Sarà estremamente interessante un personaggio e, attorno, il mondo che rap- scrittore, indipendentemente dal nume- leggerne le ormai prossime motivazio- presenta. Ma i punti di riferimento sono sem- ro di copie, non solo in questa circostan- ni). E questo nonostante la campagna in- pre il gangster movie e il noir. Si tratta di za- sia stato a sua volta, dal mondo del formativa incessante, condotta in parti- un noir metropolitano”.E i due sceneggia- crimine e dai suoi personaggi (poi, tra le colare da “La Repubblica” con Carlo tori, dal canto loro, rilevando l’ambienta- molte altre uscite, nel 2012 ha anche Bonini, e da “L’Espresso” con Lirio Abba- zione nel fatidico novembre 2011 con la messo fuori da Einaudi un prequel, Io so- te, non a caso neppur oscuramente mi- caduta di Berlusconi: “Scandire il racconto no il Libanese) così ipnotizzato. nell’arco di sette giorni e in un periodo Lo sono stati dopo di lui, al- ben preciso, ci serviva per dare una cor- trettanto vistosamente, regi- nice concreta, realistica alla struttura, a sti e attori via via coinvolti, ma partire dalla quale poter poi esplorare le soprattutto i lettori-spettatori dinamiche del genere. Ed è un po’ lo di tutte le fasi metamorfiche stesso motivo per cui abbiamo aggiunto della provocazione narrativa. la figura del papa dimissionario. Certo, Come se una sorta di adrenali- se nei film che abbiamo scritto c’è sem- nica dipendenza da una qual- pre una figura positiva, qui no. Nessu- che sostanza proibita fosse ve- no salva questo paese. E perciò si è trat- nuta via via assoggettando tato di esplorare il male dall’interno. tutti (e di polvere bianca ne gi- Ma c’è stata un’altra domanda che ci ha ra parecchia, tra pagina, accompagnato in fase di scrittura. Cioè schermo e teleschermo). De in che modo il cinema può raccontare Cataldo fece parte del collegio questi mondi cupi rispetto alla serialità giudicante nel processo alla “Gomorra” - Pietro e Genny Savastano televisiva, che si è dotata negli ultimi banda della Magliana: e probabilmente nacciati. D’altronde il primo campanello anni di tecniche narrative ben precise”. Va anche in quelle lunghe sedute contrasse d’allarme era stato suonato da un artico- notato come, dal punto di vista cronolo- l’irreversibile contagio, divenendo per- lo ormai storico dello stesso Abbate (I gico, i fatti dei due romanzi si congiun- sona… informatissima sui fatti. Al di là quattro re di Roma, “L’Espresso”, 12 dicem- gano: Romanzo criminale, pur aperto da delle precauzioni legali di prammatica bre 2012) in cui si descrivevano note figu- un fulmineo prologo Roma, oggi (sostan- sulla pura casualità di persone e accadi- re e loro modi di operare, rilevando come zialmente senza tempo: si chiude con il menti, la dialettica di riconoscibilità dei già fino ad allora in nessuna sentenza ro- grido nostalgico-disperato «Io stavo col personaggi “immaginari” pervade l’inte- mana fosse stata riconosciuta, in luogo Libanese!» è caratterizzato da una Genesi ro tracciato narrativo percorribile, dalle di quella a delinquere, l’associazione ma- 1977-78 e si conclude con un Epilogo, Roma prime pagine del romanzo alle ultime fiosa. Ma è proprio la figura letteraria e 1992. Suburra ha inizio sempre a Roma, lu- battute della propaggine per ora estrema insieme quanto mai reale del “Nero” a glio 1993 e si conclude con Un epilogo. Do- (ci sono anche, nel maxiprequel di Subur- congiungere realtà in corso, romanzo di mani è un altro giorno, dove si cita un im- ra la serie, un sindaco di Roma che si di- De Cataldo, film di Placido ed episodi precisato 20 dicembre. Ancora Sollima: mette, la speculazione edilizia sistemati- delle due serie in cui si affaccia, per as- “La versione televisiva mi sembra la più ap- ca in una Ostia totalmente mafiosizzata, surgere poi a protagonista (il Samurai), propriata, perché la lunghezza stessa e l’am- l’immancabile apoplessia di un prelato dei tre Suburra: r o m a n z o , fi l m e t e l e fi l m. piezza del romanzo, lo sviluppo dei personag- causa orgia). 3. Il lavoro seriale è soprattutto di sceneg- gi all’interno del racconto non poteva che 2. Quattro i livelli: 1. i due romanzi, Roman- giatura. Per Romanzo criminale il copione, essere raccontata come da noi, con 600 minuti zo criminale e Suburra, usciti da Einaudi condiviso da De Cataldo e Placido, era abbondanti di racconto. Tutti quanti i colle- (oggi sarebbe più corretto dire da Berlu- dei collaudatissimi Rulli e Petraglia; pas- ghi [del commissario Scialoja, n.d.r.] come sconi...) nel 2002 e nel 2013, entrambi a sando alla tv, ancora il romanziere con fu poi nella realtà, sostenevano che a Roma sua firma. Da solo il primo, a quattro ma- Daniele Cesarano, Barbara Petronio e non fosse possibile un’organizzazione crimi- ni con Carlo Bonini l’altro; 2. i due film Leonardo Valenti, mantenendo altresì nale di quel tipo. Sono unici e irripetibili: per le sale che ne hanno tratti rispettiva- un editing conclusivo. Per Suburra, torna- tant’è vero che da allora non è mai più succes- mente Placido nel 2005 e Sollima jr nel no nel film a sceneggiare Rulli e Petraglia so che un gruppo criminale riuscisse a prende- 2016; 3. la serie tv derivata da De Catal- con De Cataldo/ Bonini; nei dieci episodi re il potere in una città dove già esiste un pote- do-Placido, ancora con la “complicità” della serie tv riservata agli abbonati re che è quello costituito, quello dello Stato» dello stesso romanziere, nel 2008-09, do- Netflix dal prossimo 6 novembre, che è 4. Accenniamo almeno a un possibile mo- dici episodi già con Sollima regista uni- anche la prima produzione originale ita- mento analitico-comparativo. quello ini- co, cui vanno aggiunti i dieci della secon- liana del colosso mondiale streaming on ziale dei tre Romanzo criminale: il sequestro da in onda dal novembre al dicembre del demand, regie di Placido, Molaioli e Ca- del barone Rosellini. De Cataldo lo sbriga 2010. Ma c’è un quarto livello che in vero potondi; a sceneggiare sono stati chiamati, segue a pag. successiva

20 [email protected] segue da pag. precedente interessava descrivere il modo in cui diventa- da una simile querelle, oltretutto sottesa a 5. in un sei pagine: non si sofferma un atti- no adulti e con cui imparano a sopravvivere in quella maggiore: la disputa interfestiva- mo più dell’indispensabile sul fatto una città difficile e particolare come Roma». liera tra Cannes e Venezia e i due diretto- (“Prendere il barone era stato un gioco Nell’imminenza del disvelamento inte- ri -pur amici per la pelle- Frémaux e Bar- da ragazzi”: la prima mezza riga del ter- grale per il quale siamo ormai entrati nel bera. Ammettere o no nelle rispettive zo capitolo!), lo ricostruisce in sintesi conto alla rovescia, contentiamoci della rassegne i film prodotti dai networks tv, con l’espediente brillante del Rapporto descrizione veneziana di Morreale per per i quali non è prevista l’uscita in sala? giudiziario del commissario Nicola Scialoja “La Repubblica”: «Piglio energico e veloce Frémaux ha risposto negativamente, (il quarto). Alla prima riga del quinto il come richiede il format, con tante storie che si noncurante del fatto che la legislazione povero barone (nella realtà si trattò del incrociano e che troveranno sviluppo nelle francese imponga tre anni di moratoria duca Massimiliano Grazioli Lante della puntate successive . Nelle prime puntate non per il passaggio tv dall’uscita in sala, pur Rovere) è già morto. Placido vi dedica, mancano gli “spiegoni”, non più fastidiosi derogando per l’edizione scorsa, e si è quasi in corrispondenza, altrettanti sei però che in molti film nostrani. Il racconto è preso del passatista dall’autorevolezza minuti del film. Nel primo episodio della complesso, con le storie che si intrecciano in dello stesso Morreale e di altri. Barbera è serie posta in essere da Sollima. L’episo- maniera che potrebbe sembrare artificiosa, invece incondizionatamente favorevole, dio, che è la chiave di volta dell’intera co- ma che in realtà è più che giustificata dal si- adducendo tra le altre motivazioni anche struzione, viene sapientemente rallenta- stema vertiginoso di Mafia Capitale. Fami- il carico da novanta che per il prossimo to e fatto attendere, dilatandone i tempi glie criminali di rom in stile Casamonica, fi- Scorsese non sia prevista la sala. (Alla rei- di preparazione e i risvolti collaterali, ri- gli di poliziotti che fanno gli spacciatori e si nagurazione romana del cinema/arena solvendo poi però con felicissima intui- mettono nei guai, politici integerrimi che, sfi- America l’ospite di riguardo che la solen- zione il rapimento in sé, col montaggio duciati, accettano il compromesso con il cri- nizzava, niente meno che Ashgar Fahra- parallelo alternato rapidissi- di in persona, ha sostenuto a sua mo di progettazione/esecu- volta che i film vanno visti nelle sa- zione, e togliendosi il lusso fi- le, e l’ha riecheggiato nell’estate, nale di… ristabilire la “verità” tra gli altri, Sofia Coppola). Invece di De Cataldo: assassini questa diversa operazione, data la dell’ostaggio tornano ad esse- differente soluzione produttiva re i suoi custodi -”i catanesi (non più Rai o tutt’al più Sky, ma di Casal del Marmo” (p. 25)- Netflix) è stata efficacemente de- anzi che inconsultamente il scritta, sempre a Venezia, dal co- Libanese, come invece Rulli e produttore Tozzi di Cattleya: «Lo Petraglia con Placido avevano specifico di Netflix è nel suo carattere variato. Un primo esempio globale, le categorie dell’aggancio na- della totalizzante operazione zionale non contano più. Bisogna par- di pantografo che informerà, lare al mondo, proponendo qualcosa di com’è evidente e inevitabile, forte e di autentico, che vada bene per i di sé l’intero tragitto, episo- “Suburra” – La serie presentata a Venezia 74. pubblici più differenti». Come si pos- dio per episodio, aggiungendo per forza mine, preti ricattabili e ciniche donne mana- sa concepire qualcosa di “autentico” di cose carne al fuoco del già debordante ger legate al Vaticano: insomma la fauna del adatto “ai pubblici più differenti”, è un se pur controllatissimo romanzo, che il film e del romanzo, con tutte le premesse per mistero che solo Tozzi potrà risolverci film per forza di cose era invece costretto lunghissimi sviluppi e qualche novità. Proiet- (almeno pari a quello per cui RaI Fiction a sintetizzare. Risulta fin dapprincipio tato sul grande schermo risaltano di più i di- ha avvertito la necessità di impegnarsi in impressionante la felicità del nuovo ca- fetti (certe recitazioni sovraccariche, la musica questa prima serie italiana di Netflix: che sting per i quattro giovani attori incar- onnipresente) che probabilmente appariranno raggiunge, ci viene sempre ricordato, ol- nanti i protagonisti (Montanari, Mar- attenuati nella visione domestica». Veniamo tre 100 milioni di abbonati in 190 paesi!). chioni, Roja e Marco Bocci, in luogo dei a trovarci sotto l’effetto dell’imminenza Allora però non più solo questione di au- più celebrati e “sicuri” Favino, Rossi Netflix di Suburra: ormai le serie tv rie- torialità singola, come lamentato dal Stuart, Santamaria e Accorsi del film; al- scono a suscitare effetti mediatici di at- “conservatore” Rubini, o di ammissibili- trettanto valida la sostituzione della tesa che il cinema in sala neppure coi tà o meno ai festival di film non predi- Mouglalis con la Virgilio nel ruolo di Pa- maggiori blockbusters annunciati si so- sposti per il circuito tradizionale (perché trizia, così come pure la Mastronardi ri- gna: il giusto titolo di questo contributo ormai persino multisale e cineplex pos- leva senza troppi danni la Trinca quale sarebbe stato “Netflix sì Netflix no”… sono essere annoverate in questo ambi- Roberta). 7. Un mese fa, sempre da Venezia, riferen- to…) secondo quanto disputano Frémaux 6. Ma la genesi di Suburra la serie, col suo ti- dosi ai due stessi episodi mostrativi pro- e Barbera. Qui siamo davanti a una sorta tolo impressionante, composto com’è da mozionalmente (quelli di Placido: i suc- di neo-TTP dello spettacolo riprodotto, durissimi sampietrini accatastati, è più cessivi sarebbero stati, come detto, a dove la globalizzazione contempla pro- complessa: il progetto è stato pensato da firma Molaioli e Capotondi), Sergio Ru- duzioni, se non geneticamente modifi- subito come serie, passando dapprima al bini («La Stampa», 4 settembre) notava: cate, certo almeno… neutralizzate. Ma- libro, poi al film e infine alle dieci punta- «Possono cambiare i mezzi con cui si fa il ci- gari lavorando per eccesso, perché no? te nelle quali, chiudendo il cerchio, viene nema, possono cambiare le modalità con cui si Una sorta di piccantissima cucina inter- data vita a vicende anteriori a quelle del vedono i film, ma è importante mantenere l’u- nazionale, sostitutiva di quello che fu il romanzo/film (un po’ come hanno fatto nicità dell’opera, espressione di uno sguardo cinema, dove ogni peculiarità culturale Camilleri e Sironi con l’invenzione del personale. Le serie tv non hanno questo sguar- specifica -proprio in questo folle tempo Giovane Montalbano, però a posteriori…). do unico, sono realizzate da diversi registi e di nazionalismi risorgenti- sia calcolata- Lo ha spiegato in conferenza stampa a perdono completamente il senso profondo che mente azzerata, o resa convenzionalità Venezia la Petronio: «Volevamo la massima possiede un film d’autore. Non sono cinema tipo esportazione. Sono per caso due fac- libertà di racconto, descrivendo personaggi allo come oggi vogliono farci credere». Bel proble- ce della stessa medaglia? stato nascente, molto più giovani rispetto al ma anche questo: ma anche se ne sarei film, quindi con più energia e motivazioni. Ci molto tentato, non mi lascerò fuorviare Nuccio Lodato 21 n. 54 La scenografia kitsch di Arancia meccanica Il Decór del film di l’opera “Table, chair Stanley Kubrick “Aran- and hatstand” (1969), cia meccanica” mostra un gruppo di tre scul- grandi influenze da ture di donne in fibra parte della Pop Art. Ku- di vetro che assumono brick, del resto, confer- la funzione, come si merà la sua attenzione evince dal titolo, di ta- nei confronti della pit- volo, sedia e attacca- Fabio Massimo Penna tura nel successivo panni. Le statue del “Barry Lyndon”, pelli- film in particolare- ri cola percorsa da numerosi omaggi agli artisti chiamano la scultura del Settecento inglese. Le splendide panora- “table” con la differen- miche del film ricordano i paesaggi di Tho- za che le opere del Ko- mas Gainsborough e William Turner e si rova Milk Bar anziché sprecano i riferimenti alle serie de “La car- replicare la posizione riera del libertino” e de “Il matrimonio alla supina del lavoro di Jo- moda” di William Hogarth mentre “L’incu- nes sono realizzate bo” di Johann Heinrich Fussli è richiamato con la schiena a terra nella scena del tentato suicidio di Lady Lyn- in una posizione che don. Tornando ad “Arancia meccanica” va la terminologia ginni- rilevato come la scenografia del film sia de- ca definirebbe “pon- cisamente kitsch e sembri derivare dalle te”. Con le opere dell’ar- idee artistiche degli anni Sessanta che ve- tista di Southampton dono l’attribuzione di un valore estetico ad quelle di “Arancia mec- aspetti superficiali dell’epoca e lo svuota- canica” condividono l’e- mento di senso di termini come bello, buo- splicito richiamo eroti- no, vero in linea con la dirompente com- co riferito a una certa mercializzazione di vari aspetti del reale. disponibilità femmini- Una notevole capacità di captare e valoriz- le. Per il suo carattere zare gli slogan dei mass media e le immagi- apertamente provoca- ni della quotidianità mostrano i rappresen- torio l’opera subì, al suo tanti della Pop Art. Il termine Pop deriva apparire, un’accoglien- dall’inglese “popular”, popolare, che unito za caratterizzata dalle ad “art”, arte, designa un movimento fonda- dure prese di posizione to su di un’estetica che riflette il gusto dei delle associazioni fem- prodotti industriali di massa e dei messaggi ministe mentre nella pubblicitari che affollano l’immaginario pellicola il riferimen- collettivo degli anni Sessanta-Settanta. Ku- to all’erotismo a buon mercato sembra consumo delle masse. La Pop Art è presente brick inscrive la pellicola entro una dimen- smorzato dal suo venir ricompreso all’inter- anche nei quadri appesi nella clinica della sione visiva caratterizzata da cattivo gusto no della deviata e folle filosofia di vita del signora dei gatti, in particolare il rimando è e pacchianeria al punto che Sandro Bernar- protagonista Alex per il quale sesso, violen- ai nudi di Tom Wesselman mentre quelli di parla di “effetti di reale eccessivi e violen- za, droga e alcol rientrano nell’idea per la appesi nella casa dei genitori di Alex rinvia- ti che non di rado trapassano nel cattivo gu- sto e nel kitsch, in pieno accordo del resto con lo stile provocatorio delle arti figurative degli anni Sessanta di un Warhol o di un Lichtenstein. E giusto alcuni dipinti, pre- senti nel film, evocano lo spirito delle avan- guardie pop” (Sandro Bernardi, Kubrick e il cinema come arte del visibile, Pratiche editrice, Parma, 1990). La Pop Art, dunque, si pone come specchio e critica della società della comunicazione che, tramite la stampa quo- tidiana, impone immagini che vengono consumate velocemente e che, con altret- quale tutto è concesso ai fini dell’afferma- no allo sfrontato erotismo dei dipinti di Mel tanta rapidità, entrano nell’inconscio delle zione del suo spropositato Ego. Kubrik nel Ramos, il quale nei suoi lavori dà vita a un’i- masse. Da questa temperie culturale nasco- suo lavoro rende, inoltre, omaggio a un al- conografia kitsch in cui accosta le immagini no le famose serigrafie di Andy Warhol, il tro grande della Pop Art quale Roy Lichten- di pin up nude a quelle pubblicitarie di pro- quale riproduce più volte, come in uno stan- stein, in particolare nella scena in cui una dotti di marca. La scenografia di “Arancia co ritornello, immagini della società dei doppia bocca spalancata sostituisce il volto meccanica” mostra come un regista di valo- consumi dalle bottiglie di Coca Cola ai ba- della signora dei gatti nel momento in cui re come Kubrick riesca, nelle sue pellicole, a rattoli di minestra Campbell. Tornando ad viene uccisa da Alex. Qui il disegno ricorda rispecchiare lo spirito del proprio tempo e a “Arancia meccanica” si deve sottolineare co- da vicino l’opera del pittore newyorkese, il captare ed esibire i fermenti artistici, cultu- me il punto di riferimento più evidente sia quale ricreava, ingrandendole, le immagini rali e sociali che caratterizzano la contem- l’opera dello scultore inglese Allen Jones. Le dei fumetti più commerciali e popolari. La poraneità. statue femminili che adornano il Korova critica di Lichtenstein coinvolge l’arte stessa Milk Bar hanno molti punti di contatto con divenuta un prodotto di cassetta destinato al Fabio Massimo Penna 22 [email protected] Opera lirica Elvira de Hidalgo, l’insegnante di musica che scoprì Maria Callas Anch’ella ex soprano, fu determinante non solo nella carriera artistica della “Divina” ma anche nella vita privata sottraendola, negli anni tristi della guerra, a quel destino mercenario cui non poterono sfuggire altre giovani ragazze greche Il 2017 è l’anno in cui più facilmente compreso e meglio ricordato trascurata dalla madre che non faceva miste- si ricordano i qua- sul lavoro. La madre contava molto su questa ro di avere occhi solo per la figlia maggiore. rant’anni dalla scom- nuova gravidanza: la nascita di un maschio, Nel 1937 Evangelia prese il coraggio a due ma- parsa della più grande secondo lei, avrebbe riportato l’unità familia- ni, lasciò gli States e il marito e se ne tornò in cantante lirica del se- re dissoltasi dopo la scomparsa di Vasily. Era Grecia con le due figliole. Maria aveva tredici colo scorso avvenuta il così fermamente convinta che si sarebbe trat- anni e durante la navigazione sulla nave ita- 16 settembre 1977 a Pa- tato di un maschietto che arredò la cameretta liana Saturnia da New York ad Atene si esibi- rigi. E’ stato e sarà d’azzurro così come d’azzurro erano i vestiti- va al pianoforte ed anche in alcune arie d’ope- pertanto un anno ric- ni che andava preparando. Ma quando al ra che riscuotevano il consenso degli astanti co di celebrazioni, re- Flower Hospital di New York le fu comunicato che ne richiedevano il bis. Maria rimase in Orazio Leotta cital, omaggi e quanto che trattavasi di una bambina il primo com- Grecia dal marzo 1937 al giugno 1945, cioè dai altro per commemorare la figura della Divina, mento fu: “Portatela via, non voglio vederla”. 13 ai 21 anni: un periodo fondamentale per la di colei che, grazie alla sua incredibile esten- Questo fu per così dire l’esordio di Maria Cal- crescita di un artista lirico e iniziò a studiare sione vocale e a anni ed anni di esercitazione, las nella vita. Il primo saluto che ricevette dal- canto. Prima al vecchio Conservatorio Nazio- riusciva in pratica a disimpegnarsi ottima- la madre all’ingresso in questo mondo. La na- nale e poi al Conservatorio Odeon Athenon. mente in tutti gli spartiti scritti per un sopra- scita di una bambina e non di un maschietto Della prima di queste due scuole ella non fu no sia che fosse drammatico, lirico, di colora- sancì la definitiva rottura tra marito e moglie mai particolarmente contenta; pur debuttan- tura, leggero e finanche mezzosoprano, tanto che d’allora vissero come separati in casa. I do nel ruolo di Santuzza in Cavalleria Rustica- che per lei fu coniato il termine di “soprano due non si accordarono neanche sul nome da na e pur vincendo un primo premio come mi- drammatico di agilità”. Tanto per fare un dare alla bambina, l’una propendeva per So- gliore allieva era insoddisfatta dei suoi esempio, nel gennaio del 1949, la Callas, a Ve- fia, l’altro per Cecilia, tanto che gli infermieri professori. Da adulta, riferendosi a quel pe- nezia, compì una di quelle imprese “leggenda- dovettero annotare entrambi i nomi e solo nel riodo, disse che aveva imparato più dal suo ca- rie”: interpretò la parte di Brunilde nella narino David che dai professori del Conser- Walkiria di Wagner e, tre giorni dopo, quel- vatorio Nazionale. Ma nel 1939 le cose per la di Elvira nei Puritani di Bellini. Due ruoli Maria cominciarono a prendere una piega completamente diversi, tecnicamente op- diversa. Arrivò in Grecia Elvira de Hidalgo, posti, che nessun soprano può permettersi un celebre soprano leggero. Aveva 47 anni, di affrontare, a breve distanza di tempo l’u- essendo nata ad Aragon in Spagna nel 1892. no dall’altro, senza rischiare di rovinarsi la Aveva abbandonato le scene da quasi dieci voce. Maria li sostenne con disinvoltura e al anni ma la sua fama era ancora vastissima e massimo livello, proprio grazie a quella mi- Maria divenne sua allieva. Elvira de Hidal- steriosa tecnica che possedeva e che, forse, go aveva avuto una carriera folgorante. Nel aveva estorto, facendo molta attenzione fin 1908, a 16 anni, aveva fatto il suo debutto da piccola al canto dei suoi canarini sfre- nell’opera interpretando, al Teatro San Car- gando le dita sul collo dei pennuti per car- lo di Napoli, accanto al grande Titta Ruffo, pirne i movimenti mentre gorgheggiavano. la parte di Rosina nel Barbiere di Siviglia di Appoggiando l’indice sulla gola dei suoi uc- Rossini e ottenendo un successo strepitoso cellini cercava di sentirne il movimento, le che fece epoca. Prima di arrivare ai 20 anni, pulsazioni delle vene nel tentativo di rubare aveva il pubblico di tutto il mondo ai suoi i segreti di quelle bestioline. In pochi conosco- giorno del battesimo fu aggiunto anche il no- piedi. Al Metropolitan di New York aveva no però la difficilissima infanzia e adolescen- me di Maria. Padrino, nell’occasione, fu il me- esordito accanto al mitico Caruso. Nel 1916 era za affrontate da Maria. Figlia di George e dico di origini greche Leonidas Lantzounis, stata scelta da Toscanini per fare Rosina nel Evangelia Kalogeropoulos, nacque a New colui che aveva reso possibile il trasferimento Barbiere alla Scala di Milano, in occasione del York nel dicembre del 1923 ove i suoi genitori dalla Grecia agli Usa della famiglia Kalogero- centenario dell’opera rossiniana. Dal 1920 al e la sorella maggiore Jakinthe, detta Jackie, si poulos e che, una volta arrivato, aveva consen- 1930, l’Europa e l’America avevano tributato erano da qualche mese trasferiti. Duplice era tito a George di trovare il suo primo impiego memorabili trionfi a questa cantante che volle stato il motivo del trasferimento: la ricerca di in terra americana. Evangelia Callas aveva oc- ritirarsi a vita privata quando era ancora nel una maggiore fortuna oltre oceano (in quegli chi solo per Jackie, la figlia maggiore, alta, fulgore della sua vita artistica, e cioè nel 1930. anni diversi greci lasciarono la patria per ten- snella, una bella ragazza che faceva intendere La Hidalgo aveva sposato, in seconde nozze, tare l’avventura in America) ma soprattutto una discreta predisposizione per la musica e il un francese e nel 1939 era andata in Grecia in quella di tagliare i ponti col passato, di abban- canto. Maria cresceva all’ombra della sorella: viaggio turistico. Ma, mentre si trovava in ter- donare quei luoghi che tristemente ricordava- da piccola era goffa, grassottella, coi brufoli e ra ellenica, era scoppiata la guerra. Avendo un no loro la morte prematura del loro secondo- miope, sentendosi perennemente accantona- passaporto francese, non poté più muoversi, genito Vasily a seguito di una epidemia di ta tuttavia ascoltava, osservava e cominciò a dovette restare in Grecia. I numerosi amici, tifo. La perdita del figlio maschio aveva isolato sviluppare una ferrea memoria. Tutto quanto che aveva in quel paese, ne furono felici e si il marito dal resto della famiglia, tutto con- veniva insegnato alla sorella, lei lo imparava diedero da fare per sfruttare il bagaglio arti- centrato sul lavoro, commesso di una farma- grazie a una tenacia e una voglia di farsi nota- stico che quella donna possedeva. Le offrirono cia con l’intento di aprirne una tutta sua. Fu re, come per dire: “esisto anch’io!!”. Un’infan- un posto, quale insegnante di canto e di scena, proprio negli States che gli fu suggerito di zia all’insegna della carenza affettiva, vissuta al Conservatorio Odeon Athenon. Il contratto rendere il suo cognome più snello per essere all’interno di una famiglia ormai dissoltasi, segue a pag. successiva 23 n. 54

segue da pag. precedente direttore, diventava superfluo per lei. Al ter- avere in cambio del cibo. Ma i rapporti di una era previsto per un anno, ma poi la Hidalgo si mine del primo anno ci furono gli esami. Ma- ragazza con i militari invasori si sa come van- fermò per cinque anni, cioè fino alla fine della ria diede un saggio meraviglioso e tutti gli in- no a finire. Maria stessa, a un certo momento, guerra. L’incontro tra Maria Callas e Elvira de segnanti, anche quelli che si erano dimostrati si accorse del pericolo. Capì perfettamente Hidalgo fu fondamentale per la giovane can- contrari a prenderla in Conservatorio si con- che stava entrando in una situazione da cui tante greca. Ella fu la vera maestra di Maria, la gratularono con la Hidalgo. Durante i primi sarebbe stato difficile uscire. Probabilmente donna che riuscì a inquadrare definitivamen- anni del sodalizio tra la giovane Maria Callas e cercò di confidarsi con sua madre, che non ne te la sua voce, a sviluppare, nella direzione volle sapere, anzi, insisteva perché la figlia giusta, la sua personalità artistica e a far ma- continuasse a frequentare quelle compagnie. turare le doti di volontà e di impegno che Fortunatamente accanto a lei c’era la Hidalgo. avrebbero poi permesso alla Callas di affron- Maria raccontò tutto alla sua maestra e questa tare e superare tutte le difficoltà che una car- intervenne in tempo. In quel periodo infatti, riera artistica ad altissimo livello comporta nonostante la guerra, ad Atene venne fondata sempre. Maria non era per niente entusiasta l’Opera di Stato. Elvira, che faceva parte del dello studio al Conservatorio Nazionale. Ave- Consiglio Direttivo, riuscì a far assumere Ma- va litigato con i professori di quell’Accademia ria in forma stabile, come corista, così da ave- e probabilmente era in affannosa ricerca di al- re uno stipendio fisso. In questo modo non tri insegnanti, più congeniali alle sue esigen- avrebbe avuto più molto tempo libero per an- ze e al suo carattere. Quando seppe dei corsi dare in giro a intrattenere i soldati e fra l’altro che avrebbe tenuto la Hidalgo, si precipitò a avrebbe disposto di uno stipendio che sarebbe parlarle. La prima impressione che Maria fece servito per le necessità della famiglia. La tran- ad Elvira non fu delle migliori: la ragazza, quillità interiore ritrovata e l’affetto che rice- chiedendo di essere ascoltata, si presentò ve- veva dalla sua insegnante uniti al suo talento e stita in modo quasi trasandato; era grassa sia pur alta, la pelle del viso piena di vistosi forun- la celeberrima maestra Elvira de Hidalgo, ac- coli. Gli occhi grandi e profondi erano la parte caddero tuttavia dei fatti misteriosi, e in un più espressiva ma restavano nascosti dietro le certo senso gravissimi, che minacciarono for- spesse lenti degli occhiali. Ma appena aprì temente la futura carriera di Maria. La guerra bocca, la Hidalgo rimase di sasso: Maria can- imperversava in mezza Europa e alla fine del tava con una potenza eccezionale, la voce era 1940 coinvolse anche la Grecia. Nell’aprile del grezza ma con un timbro personalissimo ’41 le truppe tedesche e italiane occuparono straordinario. Elvira si entusiasmò immedia- Atene e per i suoi abitanti iniziò un periodo tamente, quella voce aveva risvegliato qualco- drammatico. Venne instaurato il coprifuoco. sa di strano in lei e decise di aiutare quella ra- Cinema, teatri, sale da concerto furono chiu- gazza della quale ne aveva percepito il talento. si. I generi di prima necessità diventarono in- Al Conservatorio Odeon Athenon, viste le non trovabili. La gente fu ridotta alla fame e si in- lusinghiere referenze provenienti dall’altro nescò il meccanismo del mercato nero. Per Conservatorio (venne etichettata come “su- sopravvivere, per trovare qualcosa da mangia- perba”) non vollero iscrivere Maria e allora El- re, bisognava andare in cerca nelle campagne vira lo fece a sue spese. Il lavoro di Elvira de e sulle montagne, dove i contadini vendevano Hidalgo con la giovane Maria Callas fu co- i loro prodotti agricoli a prezzi altissimi. Ri- stante e premuroso. Studiava con la sua inse- schiando di essere fermati dalle forze occu- gnante un’ora al giorno ma Maria già dalla panti, gli abitanti di Atene dovevano sottopor- mattina alle dieci si presentava al Conservato- si a viaggi notturni, passando per strade rio ed assisteva a tutte le audizioni precedenti solitarie. Anche Maria, a volte da sola, altre e successive alla sua. Talvolta fuori dall’orario volte con la madre o con la sorella, era costret- di lavoro le due trovavano il modo di fare degli ta a recarsi in montagna alla ricerca di cibo. alla sua abnegazione le fecero da lì a breve straordinari. In pratica la Callas trascorreva Nonostante la guerra, i soldati volevano diver- spiccare il volo. Esordì ben presto nel ruolo intere giornate a contatto con la sua inse- tirsi. Erano continuamente alla ricerca di ra- della protagonista in Suor Angelica, poi anche gnante assistendo alle lezioni di tutte le allie- gazze. Quelle che si mostravano gentili con lo- nella parte di Beatrice nel Boccaccio di Suppé ve imparando tutto da tutte. Abitando anche ro, ottenevano, in cambio, pasta, riso, pane, (operetta) e nel 1942 addirittura in Tosca al Te- vicino, Maria accompagnava alla fine della cioccolata, caffè, burro, di tutto. La tentazione atro Klathmonos di Atene, il suo primo vero giornata la sua insegnante fino a casa -chie era grande. Apparentemente tutto si svolgeva debutto in un teatro. E poi negli anni a segui- dendo continuamente consigli e spiegazioni. come un gradevole gioco, un cameratismo re fece Santuzza in Cavalleria Rusticana e Le- Il suo era un vero e proprio accanimento. Sa- idilliaco e innocente. In realtà si trattava di onora nel Fidelio di Beethoven. La guerra in- pendo che per un cantante lirico l’italiano è autentica prostituzione. Le ragazze si prosti- tanto finiva ed Elvira de Hidalgo resasi conto fondamentale, Elvira cominciò a darle lezioni tuivano ai soldati per avere in cambio generi che Maria in Grecia non aveva più nulla da di questa lingua: in tre mesi già parlava l’ita- alimentari. In quel gioco stava per cadere an- imparare la incitò a varcare i confini per avere liano correttamente. Maria, fra l’altro era che Maria Callas? Non è possibile saperlo con così la possibilità di cimentarsi nei più grandi miopissima: senza occhiali non vedeva lonta- certezza ma ci sono tutti i presupposti per ri- teatri lirici italiani. Le consigliò di trasferirsi no un metro. Questa menomazione fisica le tenere che le cose stessero veramente in quel in Italia. Ma Maria non aveva soldi e non ave- servì molto a sviluppare la memoria. Impara- modo. E’ certo infatti che, durante il primo va conoscenze per cui non avrebbe saputo su va tutto a memoria. Nella sua carriera ha in- anno di guerra, Maria si trovò in una situazio- chi appoggiarsi in Italia. Tuttavia, se voleva terpretato una moltitudine di opere in teatro ne che preoccupò tremendamente la sua inse- continuare a cantare, doveva andarsene. De- senza mai vedere il direttore. Per non sbaglia- gnante Elvira de Hidalgo. Maria aveva fatto cise allora di tornare in America, dove poteva re gli attacchi, imparava tutta l’opera a memo- amicizia con alcuni soldati e li frequentava contare su suo padre e sul suo padrino, il dot- ria, le parti del tenore, del baritono, del mez- con assiduità. Si era innamorata di uno di lo- tor Lantzounis. Il resto è storia nota, una sto- zosoprano, del basso, del coro, dell’orchestra, ro, un livornese. Evangelia lo sapeva, e inco- ria “Divina”. tutto, al punto che, vedere gli attacchi del raggiava la figlia a stare con quei militari per Orazio Leotta 24 [email protected]

74. Mostra del cinema di Venezia Venezia 2017 divisa fra tradizione, innovazioni e scelte d’autore Carrellata di film in concorso In un Lido di Venezia rappresentate, con un totale di 21 film: “blindato” per ragioni Stati Uniti: Downsizing, Mother!; Subur- di sicurezza, fra tran- bicon; The Shape of water; First reformed, senne, poliziotti e Ex-libris; Italia: Ammore e malavita, controlli col “metal de- Hannah, Una famiglia, The Leisure Se- tector”, tormentato da eker; Francia: Jusq’a la garde, La Villa, condizioni climatiche Mektoub,my love: canto uno (in co-produ- molto instabili, con zione con Tunisia e Italia); Gran Breta- repentine ed improv- gna: Lean on Pete, Three Billboards Ouside Nino Genovese vise variazioni meteo- Ebbing, Missouri; Australia: Sweet Coun- rologiche, tra caldo e try; Germania: Human Flow; Giappone: freddo, tra sole e pioggia e – nel contempo – Sandome no satsujin / The Third Murder; con sale di proiezione “gelate” a causa di con- Cina (in co-produzione con la Francia): dizionatori non adeguatamente “tarati”, in Jia Nian Hua /Angels Wear White; Liba- mezzo a un coacervo di gente di tutte le razze no (in co-produzione con la Francia): il regista Guillermo Del Toro ritira il Leone d’Oro per il suo “The e religioni, provenienti davvero da tutto il Le Insulte; Israele (in co-produzione shape of water”, un fantasy romantico mondo, ad “addetti ai lavori” e cinefili incalliti, a giovani appo- “sceneggiata” (che mi ha ricor- stati dalla mattina alla sera da- dato, ad esempio, Tano da mori- vanti al red-carpet del Palazzo re di Roberta Torre, girato a del Cinema (sobriamente ed Palermo e, a suo tempo, proiet- elegantemente rinnovato nel tato proprio a Venezia); The Lei- suo look), orbene, in questa Ve- sure Seeker / Ella & John è il nome nezia quasi autunnale, dall’at- del romanzo di Michael Zado- mosfera un po’ uggiosa e malin- rian da cui è tratto il nuovo film conica, si è svolto, anche “americano”, on the road, di Pa- quest’anno (il 74.mo), uno dei olo Virzì ed è anche il nome del principali riti della nostra mo- vecchio “camper” con cui una derna civiltà mass-mediologi- coppia anziana (magnificamen- ca: la Mostra del Cinema, pri- te interpretata da Donald mo e più antico festival al mondo, Sutherland e Helen Mirren) divisa - anche in quest’ultima compie il suo ultimo viaggio, rac- edizione - fra mainstream, inno- contato con garbo, “humour” e vazioni, “sperimentalismo” e struggente malinconia; Una fa- scelte d’autore, oltremodo ricca miglia di Sebastiano Riso (che (oltre che di Convegni, incontri, “The Shape of Water” (2017) di Guillermo del Toro ritorna a Venezia dopo il suc- conferenze-stampa e di… feste per vip molto con Germania, Francia, Svizzera): Foxtrot. E cesso di Più buio che a mezzanotte) è, invece, un “esclusive”) di un numero elevatissimo e va- vediamoli, dunque, questi film in Concorso film molto “crudo”, ma di grande attualità, sul riegato di film (quasi tutti in “anteprima mon- per i premi “ufficiali”. Cominciamo con i 4 problema delle difficoltà esistenti in Italia per diale”), tra lungometraggi di finzione, docu- film italiani:Ammore e malavita, delizioso e di- l’adozione dei bambini; la squallida vicenda è mentari, cortometraggi, ecc., divisi in vertentissimo film neo-melodico, interpreta- incentrata su una coppia, in cui la donna (Mi- numerose sezioni. Quella del Concorso (“Ve- to da Carlo Buccirosso, Claudia Gerini, Sere- caela Ramazzotti), costretta dal marito (Patri- nezia 74”), come sempre, è stata la più impor- na Rossi, Giampaolo Morelli e realizzato dai ck Bruel) a portare avanti gravidanze indesi- tante e più seguita, ché la “competizione uffi- Manetti Bros., con cui, dopo Song’ e Napule, i derate per vendere i neonati, alla fine si ciale” a Venezia (a differenza di altri festival) due fratelli romani Marco e Antonio Manetti re- ribella; Hannah di Andrea Pallaoro è l’efficace ha avuto sempre un ruolo preminente e di alizzano un vero e proprio musical, ambientato e dolente ritratto di una donna (Charlotte fondamentale rilievo. Sono state 10 le nazioni nella Napoli della camorra, quasi una moderna segue a pag. successiva 25 n. 54

segue da pag. precedente (specie nella parte finale) le drammatiche Cohen (e si vede!), con Matt Damon e Ju- Rampling, Coppa Volpi per la migliore inter- conseguenze dell’affidamento congiunto di lianne Moore; l’atteso, ma deludente pretazione femminile), in perenne conflitto un minore; Foxtrot è un film in cui l’israeliano Mother! / Madre! di Darren Aronofsky, con con il mondo esterno e in preda a un grave Samoel Maoz (“Gran Premio della Giuria - Le- Jennifer Lawrence, Michelle Pfeiffer, Javier tormento interiore, a un crollo emotivo e psi- Bardem, una sorta di “incubo” in crescen- cologico. Ed eccoci all’immaginifico e visiona- do, con atmosfere ai limiti dell’horror, che rio The Shape of Water (“La forma dell’acqua”) descrivono lo spiazzante arrivo di ospiti di Guillermo del Toro (suo decimo lungome- inattesi ed inquietanti all’interno del tran- traggio, dopo gli stupendi Hellboy , La spina del quillo tran-tran di una coppia; Mektoub My diavolo, Il Labirinto del Fauno), produzione hol- Love: Canto Uno di Abdellatif Kechiche, vi- lywoodiana 20th Century Fox, che ha vinto cenda corale (della durata di tre ore), ruota meritamente la 74esima edizione della Mo- attorno a un ragazzo e alla “dolce vita” dei stra del Cinema di Venezia, convincendo – co- tunisini che vivono in Francia, con scene me si dice in questi casi – “critica e pubblico”: (volutamente) riprese (quasi) interamente, si tratta, sostanzialmente, di una fiaba “dark”, in tempo reale, per dare l’idea del tempo che ennesima versione de La bella e la bestia, con passa pigramente tra feste, balli e rapporti espliciti riferimenti all’horror Il Mostro della di varia natura; L’Insulte di Ziad Doueri, Laguna Nera di Jack Arnold, condotta in ma- che - attraverso una banale lite tra un cri- niera stupenda, con un notevole afflato poeti- stiano e un palestinese (Kamel El Bash, co, in cui, attraverso il rapporto che si viene a Coppa Volpi per la migliore interpretazione creare tra un’inserviente muta (Sally Hawkins) maschile) - ripropone il problema dei rap- e una creatura anfibia, catturata e messa sotto porti fra cristiani e palestinesi in Libano; osservazione in un Laboratorio, Guillermo First Reformed di Paul Schrader , su un cap- Del Toro racconta non solo un amore “parti- pellano sconvolto per la morte del figlio e colare”, ma fa riflettere sul tema della diversi- una “fedele” per quella del marito, rappre- tà; Three Billboards outside Ebbing, Missouri senta una sorta di “pretesto” per racconta- (“Tre manifesti ad Ebbing, Missouri”) è la sto- re il dramma e i segreti di una comunità lo- ria di una donna (una grandiosa Frances Mc- cale; Sandome No Satsujin / The Third Murder del giapponese Kore-eda Hirokazu, film one d’Argento”) crea un singolare raf- “giudiziario”, dal sapore “pirandelliano”, in fronto tra un padre sconvolto dalla no- cui non si comprende quali sia la verità, che tizia della morte del figlio e le sue cambia secondo le diverse prospettive; il surreali vicende vissute in guerra; il francese La Villa di Robert Guédiguian, sto- “western” australiano Sweet Country di ria di tre fratelli che si ritrovano al capezza- Warwick Thornton (“Premio Speciale le dell’anziano padre, in una lussuosa villa della Giuria”) è incentrato su una sto- sulla costa, vicino Marsiglia, tra emozioni e ria vera accaduta in Australia negli an- ricordi; il cinese Ja Nian Hua / Angels Wehr ni Venti, con protagonista un aborige- White di Vivian Qu, storia di due ragazzine no accusato ingiustamente dell’omicidio corrotte da un anziano senza scrupoli. di un colono bianco; Lean on Pete / Char- Com’è ormai tradizione di Venezia, nel ley Thompson di Andrew Haigh, è un Concorso sono stati inseriti anche due bei “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” -Three Billboards Outside film on-the-road, che racconta la storia documentari: Human Flow , film di produ- Ebbing, Missouri (2017) di Martin McDonagh di un ragazzo e del suo amore per un zione tedesca, girato dal cinese dissidente cavallo, con protagonista Charlie Plum- Ai Weiwei, che - attraverso dodici mesi di Dormand) che, con caparbietà e ostinazione, mer (vincitore del “Premio Mastroianni” come riprese tra Grecia, Bangladesh, Kenya, Ga- in cerca di giustizia per l’omicidio della figlia, miglior attore emergente) e un ottimo Steve za, Messico - descrive le condizioni dei mi- attraverso l’affissione di tre grandi manifesti Buscemi. E ricordiamo ancora: Downsizing granti e dei profughi di tutto il mondo; Ex “particolari”, entra in conflitto con la polizia (“Riduzione”) di Alexander Peyne, film origi- Libris - The New York Public Library di Frede- locale, di cui denuncia l’incapacità e l’ineffi- nale, particolarissimo, su un mondo di esseri rick Wiseman (già “Leone d’oro alla carrie- cienza; Jusqu’a la Garde del francese Xavier umani che si fanno rimpicciolire fino alla sta- ra”), oltre tre ore (per niente “noiose”) di Legrande (“Leone d’Argento alla regia” e “Pre- tura di pochi centimetri per evitare i problemi “incursione” all’interno della stupefacente e mio Venezia Opera Prima Luigi de Laurentiis”) della sovrappopolazione e dell’inquinamento; grandiosa biblioteca newyorkese. affronta un altro argomento di drammatica at- Suburbicon di George Clooney (solo regista), tualità, raccontando con vivacità e tensione “thriller” molto avvincente, scritto dai fratelli Nino Genovese

“The Third Murder” - Sandome no Satsujin (2017) di Kore-eda da Hirokazu. Giappone 26 [email protected] 74. Mostra del cinema di Venezia My Generation di David Batty Il documentario di Da- fossero questi mitici superiori. In realtà, in In- si sente dire in “My generation” come nelle cit- vid Batty è stato pre- ghilterra sta trovando un suo spazio importan- tà improvvisamente “sparirono” le persone an- sentato alla scorsa Mo- te la classe operaia con figli scolarizzati, privi di ziane, mentre la popolazione sembrava essere stra Internazionale pregiudizi e desiderosi di affermarsi, di avere formata soprattutto da giovani e giovanissimi. d’Arte Cinematografi- le stesse possibilità dell’alta borghesia e dell’a- Alle immagini di repertorio si affiancano quelle ca di Venezia e ha otte- ristocrazia in decadenza. Michael, dopo una di un particolare filmato realizzato in quegli nuto ottimi consensi adolescenza tra l’avventuroso e il pericoloso, si anni su Caine: il suo ritorno nel quartiere d’in- critici e di pubblico. Si decide per l’arte della recitazione.. Il suo vero fanzia nel West End, a Kings Road, lungo il Ta- Elisabetta Randaccio tratta di un film, intan- nome è Maurice Michaelwhite, ma gli agenti migi. Il giovane e fascinoso attore li attraversa to, originale nella strut- gli chiedono di cambiarlo. Il nome proprio è fa- con una macchina sportiva e a piedi. Incontra i tura ed estremamente interessante anche per la cile ricavarlo: Michael, il cognome, invece, lo vicini della casa di famiglia, attraversa cortili e scelta di preziose immagini, spesso inedite. Di- trae dall’insegna di un cinema che sta pro- case popolari. Qualcuno lo ricorda bambino, viso in tre atti come fosse una piece teatrale grammando L’ammutinamento del Caine di altri si emozionano. Una tappa è al night club classica - il rimando al palcoscenico non è ca- Edward Dymitrik con Humphrey Bogart. Nel di Leicester Square, “The Ad Lib”, punto d’in- suale, ma legato al protagonista -, ripercorre documentario vengono mostrate le sue prime contro degli artisti dell’epoca e qualcuno rac- poco più di dieci anni della storia e del costume comparsate brevi in alcuni film, ma il primo conta che in quel pazzo locale a Rudolf Nureyev inglese raccontandoci come la Gran Bretagna, venne insegnato il Twist! Il regista si diverte ad dalle ristrettezze della seconda guerra mondia- alternare la immagini del giovane Caine con le e dalla vecchia società rigida e bacchettona, quelle del maturo attore intento a riflettere sul sia sfociata nel periodo d’oro economicamente, suo passato con un effetto dissonante e diver- ma soprattutto artisticamente di quella che tente. Dopo due atti imperniati sulla positività, verrà chiamata “Swinging London”. Infatti, e il arriva l’ultimo dove vediamo incrinarsi quell’u- documentario ce lo spiega bene, sono gli anni niverso così entusiasmante. La diffusione di in cui Londra (tra la fine dei cinquanta e la con- varie droghe e la repressione senza alcuna dif- clusione dei sessanta) diventa simbolo dell’in- ferenziazione del loro uso, incrina miti e scar- tera isola britannica, nonché luogo mitico di ri- dina sicurezze. Molto interessanti, in questo ferimento per giovani di tutto il mondo. senso, le interviste ai giovani Paul McCartney e L’elemento, però, che modella peculiarmente Marianne Faithfull. Il primo viene incalzato da My generation è il servirsi di un attore straordi- successo è del 1964 in Zulu di Cy Endfield, dove un giornalista, il quale prima gli fa ammettere nario come Michael Caine, ottantenne in otti- la sua bella voce e il suo fascino intrigarono di aver usato LSD, e, in seguito, gli fa una sorta ma forma, non esclusivamente come “narrato- produttori e spettatori. Ma a quella data tutto di processo morale. La seconda, protagonista re”, “presentatore” (come si legge nel sottotitolo era già mutato nella società intorno a lui. A in quei giorni di una retata della polizia che del lungometraggio) dei filmati, dalla voce mera- questo punto, in My generation le immagini in portò in carcere sia lei sia il suo compagno d’al- vigliosa (si spera non venga doppiato nella ver- bianco e nero del dopoguerra divengono quelle lora Mick Jagger, si confessa alla camera con sione italiana), ma parte attiva del documenta- colorate della Londra dei primi anni sessanta, uno sguardo melanconico e spaesato. Per Cai- rio, il quale si sovrappone alla narrazione della dominata da una nuova generazione estrema- ne, comunque, sono gli anni del successo a sua giovinezza e dei suoi primi successi cine- mente creativa e in cerca di nuovi parametri Hollywood e l’interpretazione di personaggi matografici. Non solo, Caine è la voce fuori esistenziali più elastici, più liberi, più rivolti al- indimenticabili come Alfie del film omonimo e campo intervistatrice di amici che condivisero la sicurezza di tempi migliori, esaltanti. Ven- l’agente segreto stropicciato Harry Palmer di con lui un’epoca, per certi versi, irripetibile e gono mostrati ovviamente i Beatles, le loro pri- Ipcress. Le amicizie si sono complicate, ma il con i quali divennero delle icone del mondo del me esibizioni alla “Cave”, l’amicizia con i momdo è, comunque, definitivamente cam- costume e dello spettacolo come Marianne Fai- coetanei “Rolling stone” per cui scrissero una biato e non si tornerà più indietro. Il difetto di thfull, Paul McCartney, Mary Quant, Twiggy. Il canzone di successo. Il leader degli “Who”, in- My generation, così brillante, piacevole, realiz- documentario inizialmente mostra l’Inghilter- vece, ricorda il desiderio di molti ragazzi di zato (ci sono voluti cinque anni per produrlo) ra del secondo dopoguerra con i bambini che esprimersi attraverso la musica; chi non pote- perfettamente, sta nella mancanza di un quar- giocano nelle strade sberciate dai bombarda- va comprarsi una chitarra, se la costruiva di le- to atto, o meglio nella rimozione di un dato menti. È un momento difficile per la Gran Bre- gno! Forse per questo che Roger Daltrey, in un fondamentale nel corso del racconto: il cam- tagna, uscita vincitrice dal conflitto, ma pro- famoso concerto, fece a pezzi la sua bellissima biamento rispetto alla politica, le lotte non solo strata economicamente, mentre le colonie, chitarra, un gesto di ribellione, ma probabil- per i mutamenti di costume, ma pure per quel- prima fra tutte l’India, si stanno rendendo con mente pure di senso freudiano... La rivoluzio- li per una società diversa, le manifestazioni e le forza indipendenti. L’impero inglese si sta ne maggiormente evidente di quegli anni si repressioni poliziesche, nonché le ansie per la sbriciolando e nel 1956, con la crisi di Suez, la propone nel costume e nella moda, così il film questione irlandese che stava riprendendo vi- spallata al residuo carisma della potenza euro- mostra Mary Quant che taglia il tessuto per le gore. C’è ben poco di questo nel film, il quale pea sembra definitivo: a sostituirla definitiva- sue celebri minigonne e Vidal Sasson mentre certamente voleva essere altro, raccontando mente, nella politica e nell’economia, saranno sforbicia i capelli alle ragazze. Il senso della storie esemplari di giovani nati in condizioni gli USA. Mentre all’estero la situazione è criti- moda, non ha esclusivamente l’afflato consu- economiche precarie e diventati di successo, ca, la società inglese cerca di mantenere la rigi- mistico e ripetitivo del presente, ma si tinge di grazie all’allargarsi delle maglie di classe e al lo- da divisione in classi, ma è fuori tempo massi- liberazione per donne le quali, nella comodità ro talento indiscutibile. Rispettiamo, però, il la- mo. Michael Caine, figlio di una domestica e di di un look meno impegnativo e costoso, ricer- voro enorme fatto sugli archivi dal regista e dai un portuale, ricorda come i genitori parlassero cavano una dimensione di indipendenza e ri- suoi collaboratori, senza dimenticare la straor- del bel tempo passato, ma nè lui nè i suoi coeta- scatto di genere. I fotogrammi montati da Ben dinaria colonna sonora, spina dorsale dello spi- nei riuscivano a capire cosa ci fosse di tanto po- Hilton con maestria ritraggono le ragazze nelle rito del tempo. sitivo in quei giorni di ristrettezze e di paure. strade o al lavoro con una nuova sicurezza, cer- Afferma anche come a scuola gli insegnassero te di competere emotivamente e professional- a rispettare i “superiori”, ma lui si chiedeva chi mente con i loro coetanei uomini. A questo punto, Elisabetta Randaccio 27 n. 54

74. Mostra del cinema di Venezia La Vita in Comune di Edoardo Winspeare E’ stato uno dei 14 film italiani candidati a rappresentare il nostro Paese nella cinquina dell’Oscar per il miglior film straniero Si riconosce imme- per questo motivo il regista sa benissimo sono allocati in Puglia, la sua terra di ado- diatamente il taglio re- che la distribuzione cinematografica in Ita- zione, e soprattutto la regione in cui è am- gistico di Edoardo Win- lia non lo asseconda particolarmente, come bientato ed è stato girato per intero (tra speare, anche quando dimostra il numero modesto di sale (una Maggio e Giugno 2016) il lungometraggio: i realizza - per la prima trentina, sia la prima che la seconda setti- centri storici del Capo di Leuca e le location volta – una comme- mana, un decimo rispetto ai titoli di casset- del Salento, in undici diversi Comuni, tra Adriano Silvestri dia e la presenta con ta presenti nello stesso periodo) che pro- cui: Leuca, Tiggiano, Corsano, Gagliano del il titolo La Vita in Co- grammano il nuovo film in tutta Italia, Capo e Salve (nessuno dei quali ha un cine- mune al pubblico di Venezia, in concorso distribuito dalla azienda pugliese Altre Sto- ma funzionante). Questo significa che que- nella sezione «Orizzonti» e poi presiede alla rie. Va aggiunto – peraltro - che la metà dei ci- gli spettatori che lo conoscono lo stimano. E proiezione del suo nuovo film al Tennis nematografi che proiettano La Vita in Comune il regista ricambia l’affetto con la sua pre- Club, al Lido, in una serata voluta dalla Re- senza di persona, appena rientrato dalla gione Puglia. La storia aiuta gli spettatori a Mostra d’arte Cinematografica, nei cinema comprendere in che modo il cinema - attra- di Nardò e Tricase, poi va con il cast alle verso le sue produzioni - può essere anche “ospitate” nelle sale di Lecce e Brindisi, e uno strumento di educazione e sensibiliz- ancora prosegue il suo tour tra Alberobello, zazione al paesaggio: «Una amicizia impro- Bari, Francavilla Fontana e Cerignola. Ma il babile, fra Filippo Pisanelli, Sindaco del Pa- film è proiettato anche nelle multisale e nei ese salentino di Disperata, onesto ma cinema di Foggia, Andria, Barletta, Corato, depresso che dà lezioni di letteratura ai de- Bisceglie, Ostuni, Galatina, Maglie, Gallipo- tenuti e due balordi con ambizioni crimina- li e poi - la terza settimana - anche a Conver- li: Pati Bomba, redento dopo il carcere, e sano, Sava, San Pietro Vernotico e Taviano. Angiolino Bomba, sulla via del recupero». La piazza del Paese di Disperata nella locandina del La Puglia è un territorio “cinema friendly” e Già quando ero andato a intervistarlo a Lec- film come tale prescelto da molti artisti. A Vene- ce a Marzo per il programma “Apulia Ci- zia era presente la coppia Helen Mirren/ nema” di Fly Tv - in occasione della inau- Taylor Hackford e l’attrice ha dichiarato: gurazione del CineLab dedicato a Giuseppe «È un film speciale e io voglio dargli tutto Bertolucci (il regista aveva prescelto Diso il mio supporto, perché Winspeare rac- come Paese in cui risiedere) – aveva pre- conta una comunità che mi piace molto e sentato così il film: «Il titolo ha un doppio sa coglierne la verità. È un film che rivela significato, uno politico, l’altro sociale. bellezza e poesia. E noi apprezziamo tut- Qui il “comune” è prima di tutto un so- to ciò che viene fatto per salvare la natura stantivo, per indicare la sede della vita e la sua bellezza» e il marito aggiunge: «È amministrativa del paesino salentino di una favola poetica sulla gente del Salen- Disperata. Ma è anche un aggettivo, nel to, che cerca di cavarsela, ma è sempre significato di vita condivisa all’interno di Il set del film con una parte del cast artistico fiera e leale verso la famiglia e verso la co- una comunità. Una commedia dove si munità. È una commedia, ma è anche un raccontano delle situazioni molto serie film serio; fa ridere, ma nel modo giusto. con dei personaggi reali che credono fer- È interessante e sorprendente, come nel- mamente – e a volte purtroppo - in quello la scena della telefonata del Papa. Noi che che fanno.» C’è molta Puglia nel film. Il viviamo in Salento sentiamo che i perso- nome del paese, come in molti film girati naggi sono autentici.» Ma il regista cono- nella regione, è attribuito con fantasia, sce bene il mercato internazionale e i anche se Disperata non differisce molto suoi film sono stati selezionati e proietta- da Depressa, che – invece - è il nome vero ti nei festival cinematografici di tutto il della Frazione del Municipio di Tricase, Mondo e premiati – tra l’altro - a San luogo in cui da anni il regista ha scelto Francisco e San Sebastián, Cannes e An- per vivere. Nel cast artistico, con la mo- Il regista con Gustavo Caputo, Davide Riso, Alessandra De necy, Edimburgo e Montpellier, oltre che glie del regista, l’attrice Celeste Casciaro, Luca, Antonio Pennarella e Celeste Casciaro a Berlino (64’ Festival del Cinema, febbra- e con l’attore teatrale Ippolito Chiarello, io 2014, premio al film «In Grazia di Dio», non figurano nomi “da manifesto”: Gu- distribuito in dodici Paesi esteri). Win- stavo Caputo, Antonio Carluccio, Claudio speare – peraltro - dimostra di essere non Giangreco, Davide Riso, Giorgio Cascia- solo un regista, ma anche un filmaker a ro, Alessandra De Luca, Francesco Fer- tutto tondo, che adotta strategie di mar- rante, Antonio Pennarella, Tommasina keting innovative, tali da riuscire a bilan- Cacciatore, Marco Antonio Romano, Sal- ciare con molte (brillanti) idee, i pochi vatore Della Villa, Fabrizio Saccomanno, soldi che si possono rischiare in certe Fabrizio Pugliese, Domenico Mazzotta. opere di pregio: «Il cinema pugliese sco- In alcuni casi si tratta di componenti di pre il baratto come forma di riconoscen- una comunità di persone del Capo di Leu- za, ma anche i valori della terra, quelli più ca, che si sono improvvisate attori. Anche Edoardo Winspeare consegna i Pacchi-Baratto segue a pag. successiva

28 [email protected] segue da pag. precedente 74. Mostra del cinema di Venezia istintivi e umani». La sua idea – maturata già ai tempi in cui portava avanti il gruppo mu- sicale Zoe/ Officina Zoé - è la ricerca di alcu- La grande visione della Spettatrice ni sponsor privati, che credono nel progetto Qualunque già nella fase di pre-produzione e che aderi- La Spettatrice Qua- outside, ebbing,Missouri di Martin McDonagh le scono con un contributo e, in alcuni casi, lunque (da qui in poi risulta sia piaciuto molto sia al CP che alla cri- chiedono che i propri prodotti vengano col- SQ) che ha croniciz- tica. Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli, al CP locati all’interno del film, come parte inte- zato la sua perversio- che lei tormenta chiedendo consigli per poi grante della sceneggiatura (product place- ne festivaliera ( nono- poterli ignorare, è sembrato un film che non ment). Ottiene così un sostegno ulteriore stante i forti timori di dicesse molto e che si sarebbe volentieri ri- con modalità diverse e con ricadute positive sofferenze e insoffe- sparmiato. Ha trovato bravissima e gli è pia- a favore di aziende del territorio. Una idea renze di film graditi ciuta molto l’interprete, la danese Trine produttiva a impatto zero, in particolare solo ai cinefili pazzi) Dyrholm. La vita in comune di Edoardo Win- grazie all’idea del “pacco baratto”, utilizzato quest’anno alla mo- speare alla SQ sembra peccato, dai racconti con sponsor che partecipano con scambio di Spettatrice Qualunque stra del cinema am- ascoltati, averlo perso. Le è stato riferito di un servizi in natura. Ottiene associazione alla mette di essersi diver- film divertente e ben costruito. Per “Mother!” produzione con la Banca Popolare Pugliese e tita. Avendo altri impegni nella vita e volendo di Darren Aronofsky “, letto qualcosa della tra- con Oaks Estate (tax credit). A tutto ciò af- godersi ancora un po’ del sole di fine estate è ma e ascoltate le voci di cinefili puri e impuri, fianca il lancio di una campagna di crowfun- arrivata a Venezia a mostra iniziata. Per le pri- professoresse e professori di cinema, critici, ding, avvenuto già il 2 Maggio 2016. Proven- me proiezioni si è accontentata di qualche giornalisti di settore e opinionisti che hanno gono dalla Puglia la quasi totalità del cast commento intercettato durante la fila dei espresso interpretazioni discordanti e giudizi tecnico e dei fornitori. Film scritto dal regi- giorni successivi e di qualche sms inviatole da eterogenei, tutti però non riuscendo a tacere sta con Alessandro Valenti. Scenografia: Sa- chi, viceversa, Cinefilo Puro (da qui CP), im- sulla scena del neonato sbranato, la SQ ha de- brina Balestra; direttore della fotografia: mobile e con accredito al collo, aveva aspettato ciso di evitarsi la pena della visione e di ritene- Giorgio Giannoccaro; montaggio: Andrea l’apertura delle sale dall’alba del primo giorno, re condivisibile l’urlo di dolore letto nello spa- Facchini; Musiche: Mirko Lodedo; Costumi: dietro le transenne del Palazzo del cinema. zio di Gianni Ippoliti di “aridatece i soldi”: Ilenia Miggiano. Il lungometraggio è pro- Così, attraverso questi canali ha sentito che il “Irma il Terremoto, la malaria, Mother!”. Al dotto da Saietta Film, costituita nel 1999 dal documentario molto atteso (dagli altri...) Hu- terzo giorno la SQ ha cominciato a vedere i regista insieme a Gustavo Caputo e Alessan- man flow di Ai Weiwei non è stato apprezzato, film che, a mostra conclusa, ha deciso diri- dro Contessa. Prodotto insieme con Rai Ci- è sembrato un collage di testimonianze senza pensare in termini di divertimento, piacere, nema e in associazione con Charles e Diane alcun valore documentaristico. The shape of delusione, sorpresa, dovere di conoscenza. Adriaenssen e Tea Time Film e con il contri- water di Guillermo Del Toro è stato giudicato Ammore e malavita di Manetti Bros ha regalato buto di 250mila € dell’Apulia Film Fund della dal CP un filmone, “Straordinario film di Del alla SQ una pausa dallo stress quotidiano di Regione Puglia. E va ricordato che tutti i Toro che si diverte e ci diverte giocando con puro divertimento ed è stata un’occasione per precedenti lungometraggi sono nati nella l’immaginario collettivo dei mostri, della conoscere i cinefili ipocriti, quelli che per tut- propria terra di adozione: Pizzicata (1996), guerra fredda anni 50 e dei grandi musical; la to il film ridono, apprezzano battute, seguono Sangue Vivo (2000), Il Miracolo (2003), Ga- protagonista muta si la musica battendo- lantuomini (2008), L’Anima Attesa (2013) e scopa il mostro della ne il ritmo ma che In Grazia di Dio (2014). Da rilevare che Edo- laguna nera e balla poi si dissociano ardo Winspeare (nato a Klagenfurt da ma- con lui in un musical. dagli applausi fina- dre del Liechtenstein, ma da sempre abitan- La bella e la bestia per li, snobbandoli, per- te a Depressa, dopo gli studi alla Università adulti”. Il film libane- chè un film allegro della Televisione e del Cinema di Monaco di se “L’insulto” di Ziad non può essere un Baviera) aveva firmato – sul numero 34 di Doueri “narra di un film da mostra. Che Dicembre 2015 di - un det- Diari di Cineclub operaio palestinese immagini e suoni tagliato articolo dal titolo: Fare Cinema in Pu- che dà del brutto abbiano fatto cen- glia, in cui scriveva: «...Tutti i miei film sono stronzo a un mecca- tro, questo per loro stati realizzati nella stessa regione. I motivi nico cristiano maro- rimane irrilevante. di questa mia fedeltà al territorio sono di ca- nita e si rifiuta, offe- Bravissimi gli inter- rattere pratico come psicologico, di ricerca so a sua volta di preti, superlativi Geri- artistica come antropologica, ma se dovessi scusarsi. La causa in- ni (forse al massimo rispondere ora, con il senno di poi, sull’ori- “Ammore e malavita” di Manetti Bros fiamma il paese e il delle sue potenziali- gine di questa mia ossessione, direi che è film ricco di colpi di scena è incalzante come 7 tà) e Buccirosso. Due ore di risate. Foxtrot di stato un sentimento di inconscia gratitudi- minuti (di Placido, film cult del CP, autore di Samuel Maoz ha emozionato la SQ, felice a fi- ne verso una cultura mediterranea che mi ha questo SMS). È il tipico film che stupisce e che ne festival di vedergli assegnato un meritatis- accolto con affetto e nutrito di civiltà…» ci si aspetta di trovare al festival perché è in simo Premio della Giuria. Il film israeliano grado di raccontare con la complessità del ci- sulla disperazione di genitori che perdono un nema in modo comprensibile a tutti”. Downsi- figlio è un film coinvolgente, molto particola- zing di Alexander Payne ha sorpreso il CP re, che fa ricorso a molteplici modalità espres- Adriano Silvestri “perché conteneva spunti di riflessione e an- sive. La SQ ritiene che il premio della Giuria che sorprese di sceneggiatura. Strano (sem- sia in realtà il vero premio della mostra; in lei pre secondo il CP), per esempio, che non ab- si è, a volte, insinuato il dubbio che il Leone biano pensato a una società dove la d’oro possa essere frutto di compromessi * “La Vita in Comune” passa anche fuori miniaturizzazione è imposta ai pensionati e mentre poi i giurati, con questo secondo pre- concorso al festival del Cinema Italiano di ai vecchi. Giovani giganti consumisti anziani mio, riescano a riappropriarsi di tutta la loro Annecy.i ricchi e parchi. Downsizing è un film Disney, autonomia decisionale e a pronunciarsi liberi in fondo”. Il commento “film Disney”quest’an - da ogni qualsivoglia tipo di pressione. Questo, no si è sentito frequentemente. Three billboards segue a pag. successiva 29 n. 54

segue da pag. precedente su lei, interprete capace di trattenere fermi in romanzo che sta alla base della sceneggiatura ovviamente, è un sospetto, forse infondato sala oltre l’SQ stessa, anche spettatori per caso poi dell’America ha tolto le cose che più la rap- della SQ che ogni tanto si trova anche a pen- e spettatori di passaggio e di far provare di- presentavano nell’immaginario comune? La sar male. Non ha pensato male quest’anno spiacere e rimorso agli zappinauti dei festival Route 1 al posto della Route 66 e la casa di He- quando ha potuto vedere e apprezzare The (soprattutto giornalisti costretti a recensire minguey al posto di Disneyland. Niente da ri- shape of water di Guillermo del Toro. Divagan- tutto vedendo poco) nell’abbandonare la vi- dire su Donald Sutherland; da Helen Mirren do dai film in concorso alle Giornate degli au- sione. Un piacere deludente è stata La villa di avrebbe voluto più coraggio nel mostrare il tori, il film visto alla 74 esima mostra che ha Robert Guédiguian. Come per il film di Virzì disfacimento della vecchiaia, invece, alla SQ apprezzato la SQ è stato L’equilibrio – Equili- ciò che ha giocato male nella fragile psiche che ogni tanto (pur essendo molto più giova- brium di Vincenzo Marra. Soggetto e sceneg- della SQ è stata l’altissima aspettativa. Forse ne, molto!) prende cascate micidiali che la la- giatura che fanno riflettere non solo su pro- l’evento drammatico che sottostava alla sepa- sciano spiaccicata per terra, anche il ruzzolo- blemi ambientali ed individuali ma anche sul razione dei fratelli prima della malattia del ne accanto al camper è apparso un piccolo sottile limite che divide eroismo e ragionevole padre è rimasta sganciata dal racconto. Forse inciampo. Dopo il film la SQ è andata, per calcolo, su necessità di contrastare il male e le divergenze tra le coppie (l’anziano e la mol- consolarsi, a mangiare un ovo sodo. La Gatta necessità di vivere all’interno di una comunità to giovane, la donna di successo e il pescatore) Cenerentola di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, per cercare di salvarla. Due preti Mimmo Bor- erano troppo marcate, forse il fatto che la soli- Marino Guarnieri e Dario Sansone ancora do- relli [Don Giuseppe], Roberto Del Gaudio darietà verso i più deboli e l’azione guediguaia- po tanti giorni dalla visione la SQ non sa deci- [Don Antonio] diversi a confronto, una be- na di soccorso che se ne infischia delle conse- dere se l’abbia convinta o no. Certi paragoni la stemmia che ha il sapore di una preghiera. guenze era troppo scontata trattandosi di tre SQ non avrebbe dovuti leggerli. Il richiamo Una deliziosa sorpresa, piccola (solo per dura- bimbi infreddoliti, soli e scampati di certo al all’opera teatrale di De Simone, l’aveva sugge- ta) perla, sempre per le Giornate degli autori, drammatico naufragio di un barcone. La SQ stionata, pensava di assistere ad un cartoon per la SQ è stato il film fuori concorsoIl signor non sa (e non vorrebbe ammetterlo) cosa del travolgente nel ricordo di uno spettacolo con Rotpeter di Antonietta De Lillo con una fanta- film non l’abbia convinta. Certo è che le sono altra furia e altri entusiasmi. Invece sotto la stica Marina Confalone. Riuscitissimo il truc- rimaste impresse solo due cose: un flashbak continua caduta di cenere che richiamava il co di Aldo Signoretti, mai caricaturale l’inter- che ritrae gli stessi interpreti da giovani vero incendio della Città della Scienza, ha vi- pretazione, fedele a Kafka, se possibile, con (spezzone di un vecchio film del regista che sto un cartone senza sorprese. Vorrà leggere qualcosa in più. La SQ che di solito se va al ci- però ha fatto pensare molto prima di scoprire la favola di Basile che nel settecento ha creato nema vuole divertirsi, distrarsi, riflettere e, in l’escamotage) e le mani unite e che non inten- la prima cenerentola a Napoli, per adesso può linea di massima, non angosciarsi, trova però dono staccarsi mai dei due bambini più picco- solo riferire d’aver visto il film volentieri, sen- il cinema di denuncia molto importante (sem- li. Ecco, in quelle mani, nella trovata delicata e za provare impulsi capricciosi di abbandono pre per colpa di Francesco Rosi che le lasciò divertente di chi deve infilar loro un maglion- della visione, e quindi senza poter giudicare quest’imprinting). Ora per lei scoprire che cino asciutto, la SQ ha trovato il Guédiguian nulla dal punto di vista grafico, considerate nella civilissima Svizzera, in anni non troppo che si aspettava. Poi le battute sarcastiche sempre le sue nulle conoscenze in materia, remoti si compissero esperimenti di eugene- messe in bocca a Darroussin e Ariane Ascari- può pure ammettere che un po’, in fondo le è tica su piccoli nomadi, ha reso Dove cadono le de fanno concludere alla SQ che Guédiguian piaciuto e un po’ l’ha delusa. Ancora qualche ombre - Where the Shadows Fall di Valenti- delusione con Una Famiglia di Sebastiano na Pedicini il film importante della Mostra. Riso, suo amato conterraneo. Le pare che Inoltre le interpreti le sono sembrate indo- l’autore abbia affermato in qualche intervi- vinatissime e con una recitazione adeguata sta d’intendere far riflettere sulla difficoltà al testo. Forse perchè la SQ va al cinema delle adozioni. Se veramente questo fosse amando di più il teatro la figura secondaria lo scopo del film la SQ non l’ha capito affat- di Ilse, interpretata da Raffaella Panichi to nonostante l’aiuto magico della proiezio- della scuola del Piccolo di Milano è risaltata ne in sala che, all’affermazione di Fantasti- ai suoi occhi. Elena Cotta, terribile Gertrud chini “questo paese non cambia mai” ( e qui ha mostrato, anche nella ferocia, più volti e si parlava delle adozioni soprattutto per le più sfumature, Federica Rosellini è stata coppie omosessuali), si è bloccata facendo un’Anna credibile e tormentata. Altra pia- rivedere la scena e risentire la frase a chi si cevole sorpresa è stata la visione, per Oriz- “Dove Cadono le Ombre” (2017) di Valentina Pedicini era distratto un attimo. In realtà il film zonti, di Marvin di Anne Fontaine. La SQ ri- continua ad essere uno dei suoi preferiti. La molto stroncato non era per la SQ così inde- cordava l’autobiografia di Édouard Louis Il SQ cerca storie, una grossa delusione, su que- gno. Bravi gli interpreti, Micaela Ramazzotti caso Eddy Bellegueule. Il film è onestamente sto fronte, è stato Mektoube, my love: canto uno e Patrick Bruel, se qualcosa non era realistico fedele al romanzo, la provincia di campagna di Abdellatie Kechiche. Per una volta il catalo- non è detto che al cinema si voglia una ripeti- non è bucolica serenità ma bullismo diffuso e go della mostra che normalmente non fa capi- zione pedissequa del reale. Il film aveva un di- gretti pensieri. Fare coming out in un villag- re nulla delle trame dei film aveva detto cose fetto, era troppo pieno. Come l’arredamento gio rurale non è mai semplice. La SQ ha visto che sullo schermo non si sono viste. Il giovane dell’appartamento, pieno di ninnoli avrebbe con piacere Jusqu’ à la garde di Xavier Legrand, è uno sceneggiatore “che sta portando avanti gradito il passaggio dell’arredatore del gelido un Kramer contro Kramer in giorni di femmi- la sua ricerca filosofica per lanciarsi nella film di Ruth Mader, Life Guidance, tutto es- nicidi che descrive bene anche psicologia di scrittura delle sue sceneggiature”. In realtà il senziale (l’arredo), tutto bianco (anche i vesti- entrambi i coniugi, le dinamiche dei tribuna- film è una lunghissima esposizione di stupen- ti). La storia di una coppia insalubre, col desi- li, le paure dei figli. Quando al film sono stati di corpi femminili visti sotto una luce splen- derio di maternità della donna e col cinismo assegnati due premi, uno alla regia e uno alla dente di una estate al mare, stop. Per vedere dell’uomo “venditore di bambini”, avrebbe sceneggiatura Xavier Legrand non poteva quanto letto nel catalogo si dovrà probabil- avuto bisogno che si togliesse qualcosa, forse trattenere le lacrime della commozione. Sor- mente aspettare Canto due e la SQ non è sicura più di qualcosa. Victoria & Abdul di Stephen prendente sia stato premiato così un film ab- di farcela. The Leisure Seeker di Paolo Virzì è Frears è stata per la SQ un’occasione per rilas- bastanza tradizionale. La coppa Volpi per la stata forse per la SQ la peggiore delusione sarsi e sorridere. Nè grande sorpresa, né delu- migliore interpretazione femminile assegna- perché grandi erano le sue aspettative. Perché sione (con Judi Dench ciò sarebbe stato im- ta a Charlotte Rampling protagonista unica in si sono chiesti in molti Virzì si è allontanato possibile pure per lei). Un film da consigliare Hannah di Andrea Pallaoro è stata secondo la così tanto dalla sua Livorno? E perché si chie- alle amiche, ma, non agli amici (non sa dirvi SQ meritatissima perchè l’opera si regge solo de la SQ, dopo essere rimasto molto fedele al segue a pag. successiva 30 [email protected] segue da pag. precedente 74. Mostra del cinema di Venezia perché ma così sente di doversi comportare la SQ) Qualcosa forse mancava. Due ore piacevoli sì, ma, appunto, ma. La SQ, nonostante viva Il Leone si mangia pure Cannes senza inibizioni i suoi limiti, si vergogna un po’ La 74-esima Mostra prima sceneggiatura), e tutta la riconosciuta ad ammetterlo ma dopo 30 minuti è uscita sen- Internazionale d’Arte maestria di Clooney. Coinvolge. Diverte. Fa za rimpianto da Ex libris - the New York Public Li- Cinematografica La ridere. E fa rabbrividire. Mette alla berlina i brary di Frederick Wiseman, risparmiandosi i Biennale di Venezia costruttori di muri per separare i “diversi”. E rimanenti 137 minuti di documentario giudica- 2017 è stata una delle mette in guardia chi pensa che da una famiglia to dal CP ma anche da molti altri ottima prova più brillanti edizioni tradizionale non possano venire pericoli di del famoso regista. Brutti e cattivi di Cosimo Go- degli ultimi decenni. sorta. Un raggio di luce, però, arriva dalle mez , è stato visto dalla SQ che ha trovato Clau- Porta il “Leone” al primo generazioni future. The Leisure Seeker di Paolo dio Santamaria, Marco D’Amore, Sara Serraioc- posto delle classifiche Virzì, delicato, colto, divertente, ironico. co dei bravi interpreti ma non era un film nelle mondiali dei festival di Con due attori monumentali, Helen Mirren sue corde. Che i disabili possano anche essere cinema. Surclassando e Donald Sutherland, che valgono da soli il delinquenti non le è sembrata una scoperta ec- Catello Masullo anche quello di Cannes prezzo del biglietto. Victoria & Abdul di Stephen cezionale. Stupenda (e pare anche complessa e che per molti anni Frears, di sottile, sublime ironia, un film di rara costosa) la scena di halloween. Piazza Vittorio di aveva detenuto il primato. Per la prima volta, precisione. Godibile. Senza mai una sbavatura. Abel Ferrara ha restituito alla SQ il sapore di un da molti anni a questa parte, il vincitore delle Con una interpretazione magistrale di Judi quartiere multietnico di Roma, facendosi se- competizione principale, cui è stato attribuito Dench. Three billboards outside ebbing, Missouri guire con facilità. Di Happy wunter di Giovanni il mitico Leone d’Oro, ha messo d’accordo di Martin McDonagh, con una grandissima Totaro le rimarrà impresso il candidato Serio Giuria, Critica e Pubblico. Forse proprio a prova attoriale di Frances McDormand, che gira per cabine alla ricerca di voti, inconsa- celebrare il miracolo di una edizione favolosa. tensione, drammaticità, sarcasmo al vetriolo, È andato a The shape of water di ma anche ironia irresistibile. Il Colore Nascosto Guillermo del Toro, Il film più Delle Cose di Silvio Soldini, di rara sensibilità visionario, più inventivo, più che affascina e coinvolge cogliendo in pieno i coinvolgente, più spettacolare. temi dell’integrazione e dell’inclusione sociale Il più “cinema cinema”. Il di persone emarginate, poiché riconosciute film è curatissimo in ogni diverse. Vincitore del Premio Collaterale di dettaglio. Ogni inquadratura, Critica Sociale, Sorriso Diverso, la cui Giuria ho ogni scenografia sono piccoli avuto ancora una volta l’onore di presiedere. capolavori di inventiva, di La nota forse di maggior risalto di questo cura superlativa dei colori (i Festival è stata la potente presenza di film due appartamenti di rimpetto napoletani e/o su Napoli. Con vette espressive l’uno all’altro, abitati dai due ragguardevoli. Come per Ammore e Malavita protagonisti sono come due di Manetti Bros, un miracolo di ibridazione diversissimi emisferi di un di generi. Dal musical, alla commedia, al noir unico cervello, quello di Sally al film d’azione. Veleno di Diego Olivares, una “Brutti e cattivi” (2017) di Cosimo Gomez Hawkins con toni verdolini, sceneggiatura di ferro, una messa in scena quello di Richard Jenkins con mirabile, e interpreti di grandissimo spessore. pevole tragicomico esempio di vuota politica. una predominanza del color oro; e poi il rosso Gatta cenerentola di Alessandro Rak, Ivan Gasata da una mostra che quest’anno l’ha fatta che non appare mai se non quando l’amore Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone, soffrire poco (Suburbicon commedia nera di Ge- sboccia, ecc.). Metafore alte ed attualissime che rende fieri gli italiani, per essere in grado orge Clooney non le é piaciuta affatto e l’ha irri- sulla paura del diverso. Un cast di attori tutti da di mettere in piedi film di animazione di tata molto) cercherà di vedere appena possibile Oscar. Cosa volere di più da un film? Si dice che il questa spettacolarità e qualità. L’equilibrio, di La mélodie di Rachid Hami, film che le spiace buongiorno si vede dal mattino. Vincenzo Marra, straordinario aver perso e, secondo i CP (che però a volte san- La kermesse veneziana era processo cristologico di un no dare anche buoni consigli ma nella loro resi- partita a tavoletta, con una sacerdote/coraggio in terra dua impurità amano pure i film che instillano chicca in pre-apertura : Rosita di camorra. Molte le opere di qualche goccia di speranza), una visione da re- (1923) di Ernst Lubitsch, il esordio di grande interesse e cuperare. primo film americano del stupefacente qualità. Uno per S.Q. grande genio del cinema, con tutti : Brutti e cattivi di Cosimo accompagnamento dal vivo Gomez, un film che rompe Lettere al Direttore della Mitteleuropa Orchestra, gli schemi e gli stereotipi. Gentile Direttore, avendo constatato che diretta dalla musicologa Gillian “Rosita” (1923) di Ernst Lubitsch Con una struttura libera, al tre dei film da me immaginati come meri- Anderson, che ha rieditato per limite dell’anarchismo. Un film tevoli di visione sono stati premiati alla 74. l’occasione la partitura originale, ritrovata riuscitissimo. Divertente. Coinvolgente. Che mostra (ed uno ha addirittura avuto due miracolosamente a New York. E con il film usa sapientemente i registri del grottesco e del premi), la prego, a rettifica del mio pezzo d’apertura: Downsizing di Alexander Payne, tragicomico. Mi piace segnalare, infine, che la pubblicato in precedenza (ved. n. 53), di ri- dalla sceneggiatura d’acciaio, che lascia di Mostra di Venezia è l’unico grande festival di portare per esteso le mie conclusioni e Le stucco. Venezia quest’anno ha attirato un cinema al mondo ad aver dedicato una intera, anticipo che da SQ, adesso ambisco diven- incredibile numero di capolavori. Impossibile ampia sezione, al nuovo fenomeno audio- tare giurata della mostra (GM -Giurata Mo- citarli tutti. Mi limito a segnalazioni flash. visuale della realtà virtuale/realtà aumentata. struosa o AG -Aspirante Giurata o GI-Giu- Human flow di Ai Weiwei, film di cui si sentiva Che aveva già fatto capolino alla passata rata Inconsapevole, ancora non ho deciso). la urgenza e la necessità. Che, forse per la prima edizione. E che questo anno ha avuto un enorme S.Q. volta, legge un fenomeno della migrazione in spazio tutto suo, nell’immenso e suggestivo sito chiave assolutamente globale. Suburbicon di archeologico dell’isola del Lazzaretto Vecchio. cfr: www.cineclubroma.it/images/Diari_di_Cineclub/ George Clooney, con tutto il sublime, velenoso, Una esperienza sensoriale straordinaria. edizione/diaricineclub_053.pdf pag. 58 e seg. graffiante sarcasmo dei Coen (autori della Catello Masullo 31 n. 54

74. Mostra del cinema di Venezia Il cinema italiano alla 74. di Venezia La bella tripletta del di Virzì sembra invece perdere aderenza pro- competizione è apparso Una famiglia di Seba- 2014, quando c’erano prio con il paesaggio, non facendo sentire stiano Riso che, dopo aver affrontato la prosti- in concorso Il giovane quella tensione ma anche eccitazione della fu- tuzione minorile nel suo lungometraggio d’e- favoloso di Mario Mar- sordio Più buio di mezzanotte, stavolta si tone, Anime nere di concentra sul traffico di neonati. Lei, Maria Francesco Munzi e (Micaela Ramazzotti), è provata dai continui Hungry Hearts di Save- parti a cui la sottopone il suo uomo, Vincenzo rio Costanzo, sembra (Patrick Bruel), un uomo misterioso e che par- un lontano ricordo. la poco che viene dalla Francia. Ispirato a sto- Cosa resta del cinema rie vere, ambientato in una Roma notturna e italiano della 74° edi- piovosa, Una famiglia mostra già evidenti li- Simone Emiliani zione del Festival di “Una Famiglia” (2017) con Micaela Ramazzotti di miti in fase di scrittura (le visite dal medico, la Venezia? Dei quattro Sebastiano Riso descrizione della tragedia della protagonista titoli in gara, l’unico film che è apparso più mostrata però in chiave antinaturalistica), ma convincente è stato Ammore e malavita dei Ma- ga. Il regista riesce sempre a tirare fuori il me- soprattutto appare in totale disequilibrio tra netti Bros, ancora una dinamica contamina- glio dai suoi protagonisti (Helen Mirren più realismo e astrazione. Il cinema di Riso vuole zione tra film d’azione, commedia e musical di Donald Sutherland) ma invece si presenta- essere disturbante ma in realtà sembra avere dopo Song’e Napule. Al centro un delitto im- no sfocati i personaggi secondari, a comincia- paura di quello che sta facendo. Si sofferma su perfetto, un finto funerale architettato dalla re dai figli della coppia. Ma soprattutto appa- dettagli insistiti e sovraccarichi, muove vorti- moglie di un malavitoso, un sicario e un’ affa- iono forzati alcuni momenti come la scena cosamente la macchina da presa dalla finestra scinante infermiera. Dove Napoli sembra ave- della rapina e soprattutto le immagini con la dell’abitazione fino alla tangenziale, esempio re uno sfondo noir ma diventa anche uno spa- campagna elettorale di Trump. Benché rigo- stilistico di come il film tenda a tratti a per- zio pop, coloratissimo, abbaglianti flashback, roso, Hannah di Andrea Pallaoro, appare l’e- dersi il soggetto per esibizioni autoriali total- e deviazioni verso New York. Un cinema an- sempio di un cinema chiuso su se stesso, qua- mente gratuite. Appare quindi in deficit il ci- che felicemente caotico, pieno di intuizioni si un pedinamento ossessivo del corpo di nema italiano mostrato in concorso. Dove, che talvolta esplodono – i morti viventi che Charlotte Rampling (che è stata premiata con come si è visto, ha convinto solo un film su entrano nel musical - e che si affaccia alla tra- la Coppa Volpi come miglior attrice) che mo- quattro. Nelle altre sezioni invece è apparso dizione del cinema neomelodico (i film con stra la progressiva perdita d’identità della convincente il ritorno di Silvio Soldini con Il Nino D’Angelo) che però viene poi completa- protagonista dopo l’arresto del marito. C’è co- colore nascosto delle cose a cinque anni dal delu- mente ribaltata. Una vera boccata d’ossigeno, me una frattura tra lei e il mondo che la cir- dente Il comandante e la cicogna, soprattutto nel in un’opera piena di rimandi e citazioni diret- conda. Mostrata in un cinema dalla precisione modo in cui si prende tempo di esplorare i te (oltre a Romero, da Germi a Grease, da Cho- chirurgica, volontariamente freddo, sommer- sentimenti dei protagonisti e per il modo in colat a Notting Hill), che ha un suo folle ritmo, so dai rumori della città che sembrano cancel- cui la città (in questo caso Roma) riveste sem- comunque trascinante. Appare invece spaesa- lare progressivamente i pensieri. E anche i pre un ruolo centrale nelle deambulazioni dei to lo sguardo di Paolo Virzì negli States in The momenti che potevano apparire emotiva- protagonisti, dove Valeria Golino soprattutto Leisure Seeker, tratto dal romanzo omonimo di mente più forti, diventano invece esibita cru- ma anche Adriano Giannini sono apparsi par- deltà, come il tentativo di Hannah di poter ri- ticolarmente ispirati. Oppure tra le rivelazio- vedere il nipote in occasione del suo ni di questa edizione c’è Il cratere di Silvia Luzi compleanno. Gioca su un non-detto che però e Luca Bellini, presentato alla settimana della si svela, su piani strettissimi che non lasciano Critica, storia di un’ossessione che somiglia a margini di respiro al resto dell’inquadratura. quella di Indivisibili, cioè quella di un padre Dove è la forma che conta prima della vita del- che vuole lanciare la carriera della figlia dodi- la protagonista. Gli avvicinamenti, tendono cenne, isolandola da tutto. Il film si libera nel però a distanza. Il peggiore dei quattro film in momento in cui non insiste su quei piani rav- vicinatissimi e fa crescere la tensione nel rap- porto tra i due personaggi e che esplode in un finale sorprendente, con una claustrofobia da horror. Infine c’è un cinema non catalogabile, fuori da ogni schema, ironico e scanzonato, dove si respirano tutti gli umori della terra. Il nuovo lavoro di Edoardo Winspeare, La vita in comune (presentato a Orizzonti) è comico e di- sperato (come il paesino immaginario in cui si svolge la vicenda, Disperata appunto). Un sindaco inadeguato al proprio ruolo che ama “The Leisure Seeker” (2017) di Paolo Virzì la poesia e che la trasmette a un ex-detenuto in contrasto con il fratello. Dentro c’è tutto il Michael Zadoorian. Protagonista è una cop- flusso di una vita che scorre, con i personaggi pia di ottantenni che, per non affrontare le cu- che sembrano appartenere quasi a un univer- re mediche che potrebbero separarli per sem- so fiabesco, ancora ‘in grazia di Dio’ (come il pre, prendono il loro vecchio camper per titolo del precedente, ottimo film del regista), poter stare insieme per l’ultima volta. Mentre e che costruiscono forse l’esempio anomalo di Sorrentino con This Must Be the Place si butta- un fantasy politico. Se fosse stato in concorso va anche incoscientemente nell’immaginario con i Manetti, sarebbe stata una bella scom- del cinema on the road in una delle sue opere messa. forse meno considerate e più riuscite, il cinema “Il colore nascosto delle cose” (2017), di Silvio Soldini Simone Emiliani 32 [email protected] 74. Mostra del cinema di Venezia Il cratere In attesa di una distribuzione nelle sale italiane, è stato presentato a Venezia l’interessante lavoro dei documentaristi Silvia Luzi e Luca Bellino. Ecco la loro intervista per Diari di Cineclub Film di apertura della spazio simbolico dove i confini tra realtà i fin- modo ha iniziato a osservare dall’esterno il Settimana della Criti- zione scomparissero lentamente, con un corto mondo in cui vive, e ha aiutato noi a guardarlo ca alla 74ª Mostra Ci- circuito che si acuisce di pari passo con l’evolver- dall’interno. nematografica di Ve- si della storia. L’impronta documentaria non è Tramite una messa in scena particolarmente natu- nezia, Il cratere è la nascosta, ma anzi esposta, non per ingannare ralista, le lunghe sequenze, come quella del pranzo storia di una famiglia lo spettatore, ma per costringerlo a vivere il in famiglia davanti alla televisione o il viaggio in (vera) che rappresen- privato di cui parli, la sensazione di claustro- macchina prima della registrazione della canzone, ta sullo schermo la fobia e reclusione che provano i personaggi di sembrano pezzi di vita reali: come sono state costru- Giulia Marras sua storia (vera) di Sharon e Rosario, ogni giorno. ite? Erano già scritte in partenza o sono state mo- venditori ambulanti di peluche e la scalata al Da cos’è nato l’interesse per questo tipo, alquanto dellate insieme alle esigenze degli attori? successo della piccola Sharon nel neo melodi- diffuso a quanto pare, di famiglia napoletana in Tutto è scritto e provato per giorni. Il natura- co, con drammatiche conseguenze (di fanta- cerca del successo nel campo del neo melodico? Cosa lismo era il nostro obiettivo, ma per arrivarci sia) del rapporto padre-figlia che questa scelta vi ha attratto in particolare della famiglia Caroc- abbiamo dovuto preparare tutto cercando di di vita può comportare. Silvia Luzi e Luca Bel- cia? non perdere naturalezza. Tutte le scene del lino costruiscono, aristotelicamente, una mi- Siamo partiti da un’idea astratta, una sceneg- film sono discusse con Sharon e Rosario, e mesi di “ciò che potrebbe accadere” partendo giatura con personaggi immaginari che por- avendo girato in sequenza, loro hanno contri- non dal verosimile, ma addirittura dalla real- tava già in sé il nucleo narrativo di quello che buito volta per volta a migliorare le nostre tà. Hanno trovato Rosario e Sharon Caroccia, sarebbe diventato Il Cratere. Sapevamo della proposte limando l’evoluzione della psicolo- vera star neo melodica del web, e li hanno resi moltitudine di famiglie che investe nella car- gia dei personaggi. (bravissimi) attori di se stessi. Anche se non è riera neomelodica dei figli, e sapevamo che è Rosario sembra anteporre quasi sempre uno scher- il cratere del Vesuvio quello a cui si riferisce il percepita come una sfida normale, quotidia- mo tra lui e Sharon, che siano la videocamera che la titolo del film, si parla di Napoli e della sua na, al pari dei genitori di qualunque altra città riprende durante gli spettacoli (d’altronde è a fuoco gente, della sua voglia di riemergere da quel che sognano una carriera da calciatore o da solo quando è ripresa, mentre la sua immagine rea- cratere e di ribellarsi a una condizione impo- pianista per i figli. Abbiamo scelto di ambien- le e la sua voce rimangono in secondo piano), o le sta, sì dai diversi contesti sociali ed economi- tare la nostra storia nel cratere perché in quel camere di sorveglianza che installa in casa, o i vec- ci, ma qui più precisamente, dallo sguardo mondo i risultati degli sforzi e degli investi- chi filmini (originali) di famiglia, forse nel rifiuto dell’Altro: in primis quello di Rosario su Sha- menti sono immediati, nel bene o nel male. di accettarla per quello che è, una bambina. E nella ron, ma anche quello dei registi su di loro, in Dopo mesi di frequentazioni di televisioni splendida sequenza finale, la rivelazione avviene dulcis quello degli spettatori. L’urlo di Sharon private, studi di registrazione e concerti im- ancora attraverso uno schermo. È un approccio in- a metà film è la rivoluzione che sconvolge e ri- provvisati durante le cerimonie, abbiamo in- tenzionale? Potrebbe portare avanti una riflessione balta la visione: tramite la consapevolezza del- contrato Rosario e Sharon per caso, e abbia- sull’immagine proiettata di noi stessi, che ci defini- la sua ribellione riconquista il suo sguardo. mo capito subito che i volti, l’ansia di riscatto sce e ci smentisce allo stesso tempo, e in questa con- Ora è lei a guardare noi. e la sofferenza combaciavano con le nostre in- fusione tra fantasia e realtà sembra ancora di più Venite dal mondo del documentario: anche se uffi- tenzioni. Poi è nata immediatamente una smarcare l’identità (e il suo contesto culturale e so- cialmente ‘Il cratere’ è il vostro primo film di finzio- complicità indispensabile al tipo di percorso ciale) da una definizione precisa. ne, sono molti i punti di contatto con la realtà. In creativo che volevamo fare. E’ un approccio ovviamente intenzionale. Il che posizione ponete questo lavoro rispetto ai prece- In che modo Rosario ha contribuito alla sceneggia- mondo neomelodico è un piccolo laboratorio, denti? E come si definisce rispetto al materiale, al tura? Quanto ha apportato di sé al suo personaggio un punto di osservazione che per noi è stato limite del privato, che racconta? e quanto al contorno familiare e sociale? prezioso. In un contesto microscopico e auto- Innanzitutto volevamo che tutto nel film fos- Rosario ha capito subito cosa volevamo rac- referenziale è più facile notare come la molti- se vero, gli abiti, la casa, gli attori. Abbiamo contare e lo ha sentito suo, si è riconosciuto. plicazione delle immagine ne annulli la sostan- provato a usare la realtà, e se vogliamo la for- Durante i mesi di conoscenza, di prove e di za e cancelli i corpi mascherando le identità. ma documentaria, per arricchire un intreccio scrittura, ha tirato fuori sensazioni che non In fondo Il Cratere è una parabola sulla scom- che racconta una storia semplice e intima. Ab- aveva mai elaborato e ci ha accompagnato nel- parsa di un corpo, quello più vicino a te, quello biamo cercato di immergere lo spettatore in uno la costruzione del suo personaggio. In qualche segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente 74. Mostra del cinema di Venezia di tua figlia, e della trasformazione della carne in pixel. Ma è un fenomeno che non avviene per ansia di successo o per semplice voglia di appa- The great beyond rire, ma avviene perché le armi per ribadire la C’è un’analogia ina- della produzione del cineasta statunitense, se- propria esistenza sono spuntate, sbiadite, o spettata ma potentis- lezionato Fuori Concorso. Nel turbinio di split cancellate. sima in due (o forse screen e take alternativi della sequenza di in- Per i personaggi avviene così un raddoppiamento del- più, ora lo vedremo) cubo e risveglio di Sienna Miller su tappeto la rappresentazione del sé, che si moltiplica ulterior- personaggi di film -vi della Sinfonia n. 7 di Šostakovič, si insinua mente nelle declinazioni reali su YouTube, in tv, sui sti a Venezia 74, e pre- tutto il cinema primordiale contenuto nel social... Si delinea un mondo narrativo potenzial- cisamente tra Corrado pannello del Giardino delle Delizie di Hierony- Sergio Sozzo mente infinito, che non cessa dopo la fine del film.- Ro Rinaldi, il protagoni- mus Bosch. Il trittico (già uno split screen del sario e Sharon continuano le loro vite, le medesime sta de L’ordine delle cose di Andrea Segre (pre- tardo Medioevo) è il personale circuito chiuso che Il cratere ha raccontato, anche se senza le stesse sentato in proiezioni speciali), e il Rosario Ca- della protagonista, che ne scruta spesso una problematiche. Cos’è cambiato secondo voi nel loro roccia de Il cratere di Luzi e Bellino, passato grossa riproduzione appesa al muro, a sovra- mondo? alla Settimana della Critica. La figura inter- stare tutto l’appartamento di Manhattan della Rosario e Sharon hanno concluso un percorso pretata da Paolo Pierobon nel titolo di Segre donna: un’immagine morbosa e da cui al con- di crescita con la visione del film in sala, e lo vive una vera e propria ossessione nei con- tempo è difficilissimo staccare gli occhi e il stesso del resto è accaduto anche a noi. Rosario fronti del medium virtuale, del tramite tele- pensiero, quel Bosch sembra contenere tutti i ha preso consapevolezza del suo talento, cosa matico attraverso cui svolge le sue funzioni demoni che uno alla volta faranno visita al loft che ignorava del tutto. Sharon è cresciuta paral- “ministeriali” e insieme la sua indagine perso- di Sienna Miller. Toback gioca a far saltare lelamente alla lavorazione. L’abbiamo incontra- nale, analizza le mappe della tratta dei mi- continuamente il confine tra sceneggiatura e ta bambina di dodici anni, oggi è un’adolescen- granti al pc mentre cerca il contatto con la messa a nudo dei reali turbamenti dell’inter- te serena. Ma un altro corto circuito che si è donna che ha deciso di salvare via facebook, prete (tra l’altro è interessante notare come messo in atto è che attraverso il film hanno otte- skype: l’unica transazione realmente conclusa Sienna abbia partecipato ad un gioco simile nuto nella realtà quel riconoscimento sociale in tutto il film passa alla fine per google tran- circa dieci anni fa per il molto meno riuscito che il personaggio Rosario cercava nella finzio- slate, e Segre si preoccupa di sottolineare la ma vicinissimo Interview di Steve Buscemi), fi- ne. predilezione di Rinaldi per una relazione fil- no a toccare attimi di sincerità quasi intollera- Nella scena iniziale, quasi programmatica, Sharon trata con il reale mostran- bile, una fragilità confessio- studia il Verismo di Verga mentre ripassa la coreo- docelo spesso, lui campio- nale di struggente franchezza, grafia di un balletto, e recita: “il Verismo è una cor- ne di scherma in gioventù, e nell’attrice e nei suoi interlo- rente letteraria che racconta della realtà di come è fat- mentre sfida i contenden- cutori (Charles Grodin appari- ta: racconta dei sacrifici dei contadini, i pescatori in ti simulati di un videoga- zione straziante, ma sorpren- Sicilia, le campagne, poi ha una caratteristica che me. All’estremo opposto de anche l’autobiografismo non dà giudizi”. Quanto consapevolezza c’era negli dello spettro espositivo sfacciato del miliardario Carl attori su quello che stavate raccontando? Non hanno del cinema italiano, Luzi e Icahn nel ruolo di se stesso). mai avuto il timore di essere giudicati? Bellino mandano definiti- Per chi abbia attraversato i Il timore era più il nostro, un timore che abbia- vamente in ebollizione il giardini di delizie e torture in- mo sempre. Ma avendo lavorato con Sharon e loro lavoro quando il pa- fernali del mestiere della reci- Rosario per quasi un anno e avendo condiviso dre di casa Caroccia co- tazione, il film è una sorta di tutte le scelte c’è sempre stata la consapevolezza struisce il sistema di vide- nervo scoperto di strabordan- di quello che stavamo facendo, della storia che ocamere a circuito chiuso te umanità, quasi quanto l’az- stavamo costruendo. Si sono affidati a noi per il attraverso cui controllare zardo tutto di Jim & Andy: The come raccontare, ma insieme abbiamo deciso le attività domestiche del- great beyond, di Chris Smith, cosa, sempre. Sharon ha studiato i Malavoglia, la famiglia, e soprattutto anch’esso Fuori Concorso. Il ne ha compreso il significato. E un giorno, della figlia Sharon e del dietro le quinte di Man on the mentre provavamo la scena del Verismo, nel ri- suo addestramento per di- moon di Milos Forman è il petere ‘’chi nasce vincitore resta vincitore e chi nasce ventare la nuova star del diario della battaglia tra povero rimane sempre povero’’, ci ha puntato lo “giro” neomelodico parte- Andy Kaufman, reincar- sguardo addosso e ha detto che sì, è vero, è sem- nopeo. Pierobon/Rinaldi e natosi in Jim Carrey, e la pre così, ma non è giusto. Poi ha guardato in Rosario as himself sono due vertigini che si toc- macchina dell’apologia hollywoodiana: il cor- macchina e la scena è uscita al primo ciak. cano, due uomini intrappolati in una sorta di po di Carrey è la vittima sacrificale e il capro (dal pressbook) “Crater sfavilla e non si vede, è perce- tranche ipnotica davanti ad uno schermo pe- espiatorio di un sabotaggio che sembra ordito pibile a fatica e per una sola stagione. Di notte, in pri- rennemente in diretta, un simulacro di verità da un’altra dimensione, una sorta di voodoo mavera e solo dal sud del mondo.” Le stelle della mu- e svelamento che in realtà non è mai davvero che piomba come una maledizione su tutto il sica neo melodica partenopea sembrano essere in grado di cogliere il frame inequivocabile, set del film del 1999, una possessione che im- equiparate a una costellazione effimera. È qualcosa l’immagine definitiva, come quella di Sharon mobilizza tanto il protagonista quanto la che ci parla ancora della condizione del Meridione che scappa di casa su cui l’uomo de Il cratere troupe intera, un I’m still here maledettamente italiano? continua a tornare e tornare, senza riuscire a serio, questione di vita o di morte per Jim Car- Non sappiamo se questa costellazione è il meri- metterla a fuoco, a isolarla. Ecco, il circuito rey, che da allora sembra non essere più stato dione, ma sicuramente c’è talento, forza, rab- chiuso è forse l’immagine-chiave della Mostra lo stesso, in tutti i sensi. Nello sguardo dell’at- bia, nelle persone che abbiamo incontrato. E di Venezia edizione 2017, se pensiamo anche tore e nel suo spiritualismo disperato è conte- tutto questo è visibile a fatica, è quasi impercet- agli esperimenti in Virtual Reality allestiti nuta la rivelazione più abissale dell’intero Fe- tibile ma non è effimero. Va riscoperto, raccon- sull’isolotto del Lazzaretto, a due colpi di remi stival, oltre il punto di non ritorno, il loop che è tato, perché è il grado zero di qualsiasi ribellio- dal Lido, o al maxi-evento di Thriller di Michael possibile soltanto attraversare, ma dal quale è ne. Jackson/John Landis tramutato in 3D in sala impossibile uscire. grande: ad esplicitarlo in maniera sublime è quantomeno l’incipit di The private life a mo- Giulia Marras dern woman di James Toback, una delle vette Sergio Sozzo 34 [email protected]

74. Mostra del cinema di Venezia Quel nudo in piscina esprime coraggio Coppa Volpi a Charlotte Rampling Non avrebbe bisogno di quest’ultima con- ferma della sua statu- ra attoriale, ma un ri- conoscimento in più non fa mai male. E così Charlotte Ram- pling, 71, ha ricevuto la coppa Volpi come miglior attrice alla 74. Michela Manente Mostra del Cinema. A Venezia è l’interprete principale e fulcro del- la vicenda del film Hannah, coproduzione con Belgio e Francia girata in 35 mm, di An- drea Pallaoro, ultimo italiano in concorso, accolto con favore alla proiezione per la stampa per l’interpretazione ‘pulita’ dell’at- trice britannica, che si mostra anche nuda - nella sua fragilità di donna turbata, avanti con gli anni – interpretando un personaggio in grado di recitare con gli occhi, lo sguardo e con i gesti, senza troppe parole. Nella cine- matografia italiana ce la ricordiamo nei film di Mingozzi, quando aveva ventidue anni, di Visconti e della Cavani o, più recentemente, di Amelio e della Marazzi. Per lei il trentacin- quenne Pallaoro, trentino ma statunitense di

Charlotte Rampling in “Hannah” (2017) di Andrea Pallaoro. Indagine sul progressivo sgretolamento di una donna. Coppa Volpi all’attrice protagonista: “Dico grazie al cinema europeo, Hollywood punti pure sulla gioventù” ha perso le sue sicurezze, alla deriva tra real- figlio della coppia. Prova a condurre la vita di tà e negazione quando si è lasciati da soli alle sempre, dal lavoro (le pulizie in una casa do- Charlotte Rampling “Il portiere di notte” (1974), diretto prese con le conseguenze dell’imprigiona- ve allo stesso tempo deve accudire un bambi- e sceneggiato dalla regista italiana Liliana Cavani, con mento di suo marito. Il regista si era inna- no con problemi) alle prove di recitazione Dirk Bogarde. morato della Rampling guardando il film aL con il gruppo amatoriale di teatro, passando adozione dall’età del liceo, ha costruito il per- caduta degli dei di Luchino Visconti: nella pel- per il nuoto libero. Pallaoro ha mantenuto sonaggio di Hannah, scrivendo il copione as- licola il suo è un esercizio straordinariamen- per la Rampling il ruolo della mamma nella sieme a Orlando Tirado e convincendo l’at- te rigoroso, in cui il formalismo sobrio del trama, con pochi attori coprotagonisti di trice britannica mandandole il copione e il regista trova uno spirito affine combinati in contorno e un cane di famiglia sofferente per suo primo film, Medeas, in concorso a Vene- una moderazione ben calibrati. La Rampling il non ritorno del padrone; il progetto è pas- zia nel 2013 nella sezione Orizzonti. Il perso- reagisce al meglio alla richiesta della perfor- sato attraverso diversi cicli di finanziamento naggio di Hannah è una donna dilaniata tra mance per questo giallo esistenziale estre- e le riprese sono iniziate in Belgio a metà ot- la lealtà e la dipendenza dal marito e la cer- mamente rarefatto: piange compostamente tobre 2015 per sei settimane, sebbene nel tezza di quel suo passato inconfessabile, con in un bagno pubblico, ha qualche titubanza film non ci siano volutamente riferimenti un’accusa di pedofilia che lo spettatore sco- in società, sembra quasi voler porre fine alla espliciti a nessun luogo. pre piano piano. La macchina da presa rico- sua esistenza, quando l’afflizione, causata da struisce il ritratto intimo di una madre che una grave crisi, trova l’ennesimo rifiuto del Michela Manente 35 n. 54

74. Mostra del cinema di Venezia - eventi collaterali Le città invivibili. Bulli ed eroi nella filmografia di Caligari e Mainetti Fra gli Eventi collaterali presentato un libro per riflettere sui grandi temi della crescita, delle periferie, dell’adolescenza, dei giovani nello spazio della Regione Veneto all’Hotel Excelsior L’XI testo che il Cen- riconoscimenti fra cui il Premio Pasinetti per tro Studi di Psicologia il Miglior Film e per il Miglior Attore conse- dell’Arte e Psicotera- gnato a Luca Marinelli. Ha ricevuto inoltre il pie Espressive che ha Premio Tulipani di seta nera Sorriso Diverso e dedicato alla filmo- il riconoscimento della critica. La sceneggia- grafia internazionale trice Francesca Serafini che ha collaborato insieme a Enti, Istitu- con lui all’ultima fatica insieme a Giordano zioni, critici, accade- Meacci, ha coniato per lui il chiasmo: Bellezza mici, fra cui Franco del rigore e rigore della bellezza. Nel ricordo inde- Paola Dei Mariotti, Valerio Ca- lebile di Mastandrea, emerge la ruvidità e la prara, Eliana Lo Ca- bellezza di questo cineasta che ci ha lasciati stro Napoli che ha premiato con il riconosci- all’età di 67 anni, tratteggiando con tenerezza mento intitolato al marito Gregorio Napoli a e rudezza senza mai calcare troppo la mano, Gabriele Mainetti e Franco Mariotti oltre ad tre opere di indubbio valore artistico e socia- una segnalazione speciale ad Alberto di Giglio le. Gabriele Mainetti, classe 1976, attore, regi- e un indelebile ricordo a Claudio Caligari. L’E- sta, sceneggiatore, musicista, produttore, vento che ha affrontato tematiche di scottan- compositore e arrangiatore delle colonne so- te attualità ha rappresentato un’occasione di nore dei suoi cortometraggi ha sbaragliato riflessione alla quale hanno preso parte, oltre colleghi di razza con il suo primo lungome- agli autori, rappresentanti di Associazioni di traggio: Lo chiamavano Jeeg Robot, il cui prota- genitori e della distribuzione dei film. Ha gonista è un ispirato Enzo Ceccotti, ladrunco- presentato la serata il giornalista Salvini. I vi- lo di periferia che, grazie all’amore di Alessia, ni sono stati offerti dalla Ditta Victory srl, l’ef- una ragazza abusata, si convince di essere l’e- fige raffigurante Gregorio Napoli e le opere con i volti degli attori sono stati realizzati del forse è già un passato per alcuni senza reden- Maestro Antonio Sodo, il vernissage dalla Re- zione, ma dove per altri brilla incontrastato il gione del Veneto. La scelta di dedicare un te- valore dell’amicizia e dell’amore. Due parole sto ai due cineasti italiani è nata dall’esigenza vanno spese anche per le musiche usate dai di raccontare la società attuale, le periferie, il due registi; basta dire che la colonna sonora difficile percorso della crescita attraversando di Amore tossico e stata definita un urlo nelle opere senza tempo che hanno calcato il suolo vene, mentre in Lo chiamavano Jeeg Robot sono della Mostra d’Arte Cinematografica negli an- gli attori ad interpretare pezzi di repertorio ni per poi arrivare a loro: Caligari e Mainetti, grazie ad una coraggiosa scelta del regista. definiti da una delle autrici: due facce della Nel testo viene citato anche il Metodo Psyco- stessa medaglia. Pluripremiati e riconosciuti film elaborato da Paola Dei sulla base dei prin- a livello internazionale, i cineasti hanno infat- cipi della Psicologia dell’Arte unita ai neuroni ti offerto lo spunto per comprendere meglio il Gabriele Mainetti e Paola Dei disagio psicologico che deriva da situazioni difficili, conoscere i meccanismi che impedi- roe del famoso cartone animato giapponese scono di modificare le cose, osservare e aprire Jeeg Robot d’acciaio di Giò Nagai. Presentato la strada a nuovi possibili orizzonti e parlare in anteprima alla “X Edizione della Festa del delle nuove dipendenze. Come si legge nella Cinema di Roma” dove fu subito segnalato prefazione, Caligari è stato un appassionato dalla manifestazione Tulipani di seta nera. Sor- di cinema fin da bambino, trascinato da quel- riso diverso, il film ha riscosso subito un grande lo che un tempo era lo spettacolo popolare per successo di critica e di pubblico, ottenendo eccellenza. Ha cominciato a farsi conoscere e ben 16 nomination ai David di Donatello e 7 apprezzare nel mondo del cinema negli anni statuette, tra cui quella di miglior produttore 70 interessandosi fin dagli esordi a problema- e miglior regista esordiente. Da qui è stata Franco Mariotti riceve il premio da Eliana Lo Castro tiche legate alla realtà e al disagio giovanile, tutta una escalation che ha collocato il film di Napoli alla politica, al sociale. Il suo primo documen- Mainetti nel persempre della cinematografia specchio scoperti dal professor Rizzolatti e tario con il titolo: Perché droga, risale al 1976, internazionale, ricevendo meritatamente un dalla sua equipe e talvolta con qualche nota di girato nel quartiere Mirafiori di Torino. Da Premio anche al BI&FEST di Bari, intitolato a enneagramma di Naranjo. Il metodo è stato qui la sua carriera si è snodata fra altri docu- Ettore Scola, al quale il Centro Studi di Psico- tratteggiato in alcuni precedenti libri della mentari e i tre film di cui è stato sceneggiato- logia dell’Arte ha dedicato il volume del stessa serie. Molto gradita è stata la partecipa- re. In questo lasso di tempo è stato anche aiu- 2016. Come ha sostenuto Mariotti, i due auto- zione di Diari di Cineclub, che insieme ad al- to regista di altri autori come Marco Bellocchio, ri apparentemente non hanno molto in comu- tri validi collaboratori ci ha onorato della sua- Pierpaolo Pasolini. Il suo ultimo film, portato a ne nella forma, ma molto nella sostanza tra partecipazione, ha arricchito con garbo e termine grazie all’impegno dell’attore e amico odore di mafia e bullismo, oppure fra perife- passione l’Evento. Valerio Mastandrea, è stato presentato a Ve- rie dell’anima che divengono etere, videoga- nezia nel 2015 e ha ottenuto subito numerosi mes, cyberspaces, in cerca di un futuro che Paola Dei 36 [email protected] 74. Mostra del cinema di Venezia “Ridateci i soldi” l’iniziativa del Codacons alla Mostra di Venezia Il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) ancora una volta restituisce ai cittadini il diritto di parola e riporta lo spettatore al centro della scena Nel corso degli anni è sta- persino sulla mostra stessa e sulla condizione creando un luogo dove l’opinione di tutti gli ta ribadita più volte l’im- odierna del cinema italiano. In tale area l’opi- spettatori viene ascoltata nella sua interezza: portanza dell’opinione del nione pubblica diviene nuovamente sovrana e come nel caso dei critici d’arte cinematografi- pubblico in campo cine- sagaci provocazioni, critiche e commenti ri- ca, anche tutti gli altri consumatori del cine- matografico, prendendo coprono ogni angolo della bacheca e possono ma dovrebbero avere il diritto di mostrare le in considerazione la colla- essere lette da chiunque si trovi a passare di lì. loro opinioni, sincere, schiette e irriverenti borazione che potrebbe A loro volta, tali recensioni possono godere di che siano. Il lettore dei commenti e delle iro- esserci tra gli spettatori e i un canale di diffusione ancora più ampio, se niche stroncature delle scorse edizioni di “Ri- critici. “La critica cinema- vengono riprese o fotografate e postate sui so- dateci i soldi”, presenti nell’apposita sezione tografica dovrebbe dimo- cial network. Ogni anno l’Associazione, riuni- dedicata a tale premio, su www.codacons.it, se strare maggiore com- ta in una commissione guidata da Gianni Ip- da una parte è colpito dalla simpatia di tali re- Carlo Rienzi prensione e rispetto per il politi, assegna la “Coppa Codacons”-frutto censioni, dall’altra egli prende coscienza pubblico, cercare di com- della mano dell’artista Ferdinando Codognot- dell’enorme valore della bacheca al Lido del prendere certe sue esigenze e inclinazioni. L’impor- to- al commento più piacevole, sottile e canzo- Festival del cinema di Venezia: assicurare agli tanza dell’opinione del pubblico è confermata dal fat- natorio. Non essere cattivo è il premio destinato spettatori cinematografici una indipendente to che certi pessimi film, pur ricchi di “nomi” di al film dell’anno scorso che, a detta del pubbli- facoltà di espressione. richiamo, vengano condannati dagli spettato- co, avrebbe dovuto essere ancora in gara, ma Premio 2017. ri, con la propria assenza, già dal La Coppa Codacons “Ridateci i sol- primo giorno di programmazio- di” dell’edizione 2017 è stata confe- ne. Il critico dovrebbe trovar mo- rita a Chiara Vianello Alberoni e do di ritornare sui film e poterne Maurizio Toffoli di Venezia, i quali riparlare tenendo conto delle rea- hanno vinto un primo premio ex-a- zioni del pubblico dopo un certo equo consegnato dal direttore della tempo: la relazione pubblico-cri- Mostra Alberto Barbera, alla pre- tico è il segreto per una efficace senza di Gianni Ippoliti e del presi- critica cinematografica” (G. dente nazionale del Codacons Carlo Gambetti, 2006). Ma oggi il pub- Rienzi e del presidente regionale blico, nella maggior parte dei ca- Franco Conte. L’oggetto dei com- si, viene tagliato fuori dal proces- menti dei vincitori è il film di Dar- so di revisione filmica e l’unico ren Aronofsky con Javier Bardem e modo per scoprire le sue prefe- Jennifer Lawrence, Mother, un film renze rimane quello indiretto e che ha ricevuto svariate critiche da- fuorviante dello studio dell’anda- gli spettatori e dalla stampa. L’iro- mento delle vendite del botteghi- nia del primo commento vincitore è no. È andata perduta, quasi del lampante, infatti esso recita “Dar- tutto, ogni modalità democratica ren Darren…so dove abiti” e in esso di recensione dei lungometraggi, compare l’immagine, per niente e nello specifico, il genere della Consegna della Coppa Codacons ai due vincitori ex-aequo del concorso “Ridateci rassicurante, del coreano Kim Jong- recensione pungente, della i soldi 2017” da sx Gianni Ippoliti, Maurizio Toffoli, Alberto Barbera, Chiara Vianello un. Il secondo messaggio vincitore “stroncatura”, che prescinde da Alberoni, Franco Conte è stato scritto da un cittadino di Ve- certi manierismi di professione, nezia che ha visitato per la prima ma resta pur sempre attendibile. Manca un che, al contrario, è stato escluso incomprensi- volta la Mostra d’arte cinematografica ed ha luogo dove possa essere valutata la voce “so- bilmente. A partire da quest’anno, grazie alla assistito alla proiezione di Mother. Tale stron- vrana” del popolo, dal momento che spesso la collaborazione tra il Codacons e l’Associazio- catura descrive le sensazioni di chi si è trovato critica cinematografica si dimostra elitaria, ne Utenti dei Servizi Radiotelevisivi, è stato ad assistere alle urla e ai fischi degli spettatori viene indirizzata ad una platea ristretta e, creato l’Osservatorio sulla qualità, ovvero una di quel film: Maurizio Toffoli scrive di non così, perde la propria funzione sociale. Il pub- piattaforma-operativa in modo permanente e aver capito più nulla e, quando alla fine tutti blico non può accontentarsi di un consumo non soltanto in occasione del Festival del ci- fischiavano ed urlavano parolacce, si è chiesto silente e indifferente delle pellicole o di un nema-dove è possibile condividere spietate re- se fosse quello il vero spirito del Festival del giudizio che rimane, inevitabilmente, relega- censioni e commenti sulle pellicole proiettate Cinema di Venezia. Anche quest’anno lo spa- to in un ambiente privato. “Ridateci i soldi” è durante tutto l’anno. Chiunque può inviare il zio allestito dal Codacons al Lido è stato visi- un’iniziativa del Codacons, realizzata ogni proprio commento scrivendo su Facebook alla tato da migliaia di spettatori, che hanno la- anno a Venezia in occasione della Mostra in- pagina dell’Associazione Utenti dei Servizi Ra- sciato in bacheca le loro acute ed efficaci ternazionale d’arte cinematografica, che vuo- diotelevisivi, oppure inviando il proprio parere osservazioni inerenti ai film in concorso: tale le sopperire a tale mancanza di partecipazione all’indirizzo [email protected]. Con “Rida- successo costituisce un’ulteriore conferma democratica: al Lido l’Associazione allestisce uno teci i soldi”, iniziativa del Codacons divenuta dell’utilità di questa iniziativa dall’alta valen- spazio, gestito da Gianni Ippoliti, nel quale tutti i un cult, si raccolgono ogni anno migliaia di za democratica. visitatori del Festival possono scrivere e mettere commenti, grazie al grande consenso del pub- in mostra, su un’apposita bacheca, le proprie re- blico, dal momento che tale premio garantisce censioni su film, attori e registi in gara, il rispetto di una partecipazione democratica, Carlo Rienzi 37 n. 54

74. Mostra del cinema di Venezia Il nostro tappeto rosso. Abbiamo incontrato La rappresentazione della Società dello Spettacolo non ci interessa. In aperta contestazione con il “red carpet”, rappresentiamo chi abbiamo incontrato, Operatori e attivisti culturali, lavorano all’ombra, non calcano la pedana degli addetti ai lavori e aspiranti celebrity. Il loro impegno è superiore a quanti senza titolo passeggiano sul tappeto.

Gabriella Gallozzi, direttrice Bookciak Loredana Polizzi - Responsabile della Ignazio Vasta, Direttore “Festival del Anna Mazzaglia - Produttrice e General Magazine e del Premio Bookciak, Azione! “Multisala Apollo” di Messina (foto di film per ragazzi”, Giardini Naxos e manager della Società “Entr’Acte” di (foto di Zdenko Trivic) Nino Genovese) Presidente reg. Sicilia del CSC (foto di Messina (foto di Nino Genovese) Nino Genovese

Michela Manente, giornalista (foto di Franca Farina, archivista e restauratrice Paolo Minuto, Cineclub Internazionale Massimo Spiga, mediatore culturale e Marco Asunis) film della Cineteca Nazionale CSC Roma Distribuzione; Massimo Caminiti presidente scrittore (foto di Marco Asunis) (foto di M.Asunis) Cinit (selfie)

Tonino De Pace, presidente Circolo FICC Elisabetta Randaccio, giornalista, consigliere Emanuela Ponzano, autrice, attrice e Renato Quinzio, operatore culturale e “C. Zavattini” R. Calabria (foto di M.Asunis) e responsabile per le relazioni internazionali regista. Cineclub Roma (foto di Matteo Fabio Canessa, giornalista (foto di Simone FICC ( foto di Marco Asunis) Mignani) Tricarico)

Marco Asunis, Presidente FICC (foto Massimo Morosini, critico cinemato- Enrico Pau, regista (foto di M. Asunis) Paola Scarnati e Luciana Castellina di Rina Serreli) grafico (foto di Nino Genovese) alla presentazione del premio Zavattini organizzato dall’AAMOD (foto di M. Asunis)

Erfan Rashid - giornalista e critico Marie Claire Ocera, esperta di cinema Angelo Zanellato, critico cinematogra- Eliana Lo Castro Napoli, critico cinemato- cinematografico (foto di N.Genovese) e moda (foto di Nino Genovese) fico (foto di Nino Genovese) grafico (foto di N.Genovese) segue a pag. successiva 38 [email protected]

segue da pag. precedente

Anna Maria Stramondo, una Spettatrice Caterina Lucrezio che con budget zero ha Ugo Baistrocchi, attivista culturale Da sx Simona Zanella e Laura Raffaeli Qualunque” (foto di Ugo Baistrocchi) offerto la location per il film indipendente (foto di Anna Maria Stramondo) arrivate a Venezia con i loro fantastici “Labbra Blu” di Andrea Rusich cani guida per presentare il progetto nell’incantevole Villa La Canfora www. Cinemanchìo all’Italian Pavillon (foto di lacanfora.it (foto di Stefano Pierpaoli) Stefano Pierpaoli)

Guy Bertrand, archivista e tesoriere Janine Bertrand, Presidente Union Union Nationale Inter Ciné Clubs Nationale Inter Ciné Clubs, UNICC UNICC - Inter film (foto di M.Asunis) Inter film Paris France (foto M.Asunis)

Sergio Sozzo e Aldo Spiniello, Direttore Nino Genovese, critico e storico del e ViceDirettore di “Sentieri Selvaggi” cinema, giornalista (foto di Anna (foto di Tonino De Pace) Mazzaglia)

Il gruppo siciliano CINIT: Francesco De Da sx Neda Furlan, Sara Civai, Luca, Giulia Sterrantino, Orazio Leotta Massimo Caminiti, Maria Parisi Gruppo Direttivo Cinit, da sx: Giordano Giordani, Paolo Vendramin, Alessandro Cuk, Neda e Massimo Caminiti (foto di Daniele CINIT del progetto “Corti per le Furlan, Ginetto Vernaleone, Massimo Caminiti, Orazio Leotta, Daniele Bracuto, Bracuto) scuole”, schedatura di film con proposte didattiche su temi sociali Armando Lostaglio, Giuseppe Barbanti e Giampiero Cleopazzo (foto di Giulia Sterrantino)

Ricordo a conclusione degli incontri effettuati al festival dal Cinit con gli studenti Studenti universitari premiati dal Cinit per il 17° Premio “Gagliardi” e 12° Premio dell’Istituto Secondario Superiore (I.S.S.) “Bruno- Franchetti” di Mestre, per le “Dorigo”, da sx: Massimo Caminiti, Marta Galeotti, Sergio Floriani, Eugenia attività del progetto “Alternanza scuola - lavoro”. Al centro la prof.ssa Alessandra Avveduto, Alessandro Cuk, Annarita Mazzucco, Luca Tosi (foto di Orazio Leotta) Paola Arfusi (foto di Giuseppe Barbanti)

Il nostro prossimo tappeto rosso Festival del Cinema di Roma. Non fotografare i divi, non ne hanno bisogno. Fotografa il mondo degli operatori cul- turali e in genere chi promuove il cinema e mandala a dia- [email protected] con una didascalia

Anche loro hanno frequentato la Mostra del Cinema di Da sx Massimo Caminiti e Giovanni Parte del Gruppo Sassari. Da sx Venezia, facendo il loro umile, ma utile lavoro. Corridoio Stigliano Messuti e Tommaso Faoro Simone Tricarico, Fabio Canessa, Coordinatori attività e incontri (foto di della Sala Grande. Da sx Angela Mirino, Sabrina Tiozzo Mauro Bisaro. (foto di Renato Quinzio) Orazio Leotta) (foto di Ignazio Vasta) 39 n. 54 Achille Gaspari, il sarto socialista di Clark Gable a New York Durante una delle no- che spadroneggiava contro la massa dei con- stre telefonate il Prof. tadini e degli artigiani. Proprio tra alcuni arti- Mino Argentieri mi giani di Gissi, attivi all’ interno della locale So- disse che il padre Al- cietà operai di Mutuo soccorso, maturarono le berto, socialista e sin- idee di riscatto e giustizia sociale. In quegli dacalista originario di stessi anni si sposò e nel 1910 nacque il primo Gissi in Abruzzo, era figlio a cui diede il nome di Emilio Zola, in in stretta amicizia con onore dello scrittore esponente del naturali- il padre dell’ On. le Mi- smo francese che con i suoi romanzi aveva de- nistro Remo Gaspari. nunciato le condizioni tristissime del proleta- Incuriosito da questa riato ( il figlio diventerà docente universitario Antonino Orlando notizia ho approfon- e Primario di pediatria all’ Ospedale di Tera- dito un pò la questio- mo, durante il fascismo fu costretto, per ovvie ne e consultando il Casellario politico conser- ragioni politiche, a cambiare nome prenden- vato presso l’Archivio Centrale dello Stato di do quello di Giuseppe). Nel 1914 emigrò di Roma, ho visto che al nome di Achille Gaspa- nuovo, questa volta a New York dove si si- ri, socialista nato a Gissi il 20 settembre del stemò lavorando in un atelier di proprietà di 1879, di professione sarto, è conservato un fa- un ebreo. Svolgeva le mansioni di disegnatore scicolo contenente una trentina di fogli. In di modelli sia maschili sia femminili. La clien- realtà consultando i documenti d’archivio, tela era numerosa e benestante tuttavia il la- viene utilizzato indistintamente sia il termine voro non lo aveva distolto dalle sue idee e fre- di anarchico sia di socialista. A questo punto quentava assiduamente la nutrita comunità ho pensato di intervistare il nipote di Gaspari socialista e anarchica italo americana di New il Prof. Lucio Achille Gaspari che gentilmente York. La tranquillità economica raggiunta Achille Gaspari 1919. Archivio personale del Prof. ha accolto la mia richiesta di raccontarmi la fi- con il duro lavoro gli permetteva di dedicarsi Lucio Achille Gaspari gura del nonno. In una bella mattinata estiva, ad attività di solidarietà per i compagni, che seduti in uno stabilimento balnea- Usa Edmondo Rossoni dirigerà il re della marina di Vasto, il profes- giornale socialista “ Il Proletario”. sore mi ha narrato alcune avventu- Nel 1927 Achille Gaspari parteci- re che videro protagonista Achille pò attivamente al Comitato di so- Gaspari. Mi ha riferito che all’età lidarietà di New York in favore di di 14 anni ( nel 1893) il nonno partì Sacco e Vanzetti anche se non da Genova per recarsi in Canada mancherà di far sentire la sua vo- alla ricerca del padre che, da alcu- ce critica per questioni organiz- ni anni, non dava più segni di vita. zative. In Italia tornava ogni 10 Giunto a Montréal, lo rintracciò anni circa. Nel 1921 nacque il se- dopo alcune ricerche. Viveva in condo genito: Remo Edmondo una condizione difficile perché Libero, il futuro ministro della aveva perso il lavoro e oltre alla Repubblica Italiana. Con la crisi miseria, nutriva un profondo sen- del 1929 il proprietario dell’ater- so di colpa per non poter aiutare la lier dovette procedere ad una ri- famiglia rimasta in Italia. Il giovi- strutturazione. Licenziò il collega netto cercò un lavoro e raggranel- greco e gli affidò, a parità di sala- lati un po’ di soldi, pagò il rientro rio, anche il lavoro dell’altro. Non in Italia al proprio genitore e a se ebbe scelta e così continuò a lavo- stesso. Tornato in Italia, a Gissi, rare come dipendente fino al 1932 dopo qualche anno emigrò di nuo- quando il proprietario gli vendet- vo con destinazione l’Argentina. te l’attività. Gaspari, assunse nuo- L’esperienza nell’ America del sud vamente nel suo laboratorio il non fu positiva. Viveva in una ba- collega greco: iniziò un periodo racca fatta di ondulati di metallo di grande lavoro e benessere. L’a- alla periferia di Buenos Aires e telier andava benissimo e aveva ogni mattina doveva raggiungere una clientela ricercata e famosa. il lavoro in centro con una biciclet- Tra questi il Presidente Roose- ta. Le notti piovose spesso rende- velt, Clark Galbe, Gary Cooper, vano il riposo difficile e la mattina Mirna Loy, Jean Harlow. Il Prof. si recava al lavoro senza aver dor- Gaspari mi ha raccontato anche mito e con forti emicranie. Pur- Clark Gable indossa il vestito realizzato dal sarto Achille Gaspari, nel film “Accadde una un particolare simpatico e allo troppo i sacrifici non venivano ri- notte” ( 1934) di Frank Capra stesso tempo significativo della compensati da guadagni adeguati. bravura del nonno. Nel film Ac- L’Argentina non era un paese ricco e non per- per motivi politici erano costretti a lasciare l’I- cadde una notte ( 1934) per la regia di Frank Ca- metteva ad un emigrante di guadagnare ab- talia. Tra questi conobbe e aiutò ad inserirsi nella pra, l’attore protagonista, Clark Gable, indos- bastanza per raggiungere un discreto benes- realtà americana il sindacalista rivoluzionario sava un abito disegnato da nonno Achille. Lo sere. Così dopo poco tornò in Italia. Nel Edmondo Rossoni. Tra di loro nacque una forte stesso modello di abito fu inviato al figlio frattempo maturò le idee socialiste in un am- amicizia che rimarrà anche dopo, quando Rosso- Remo, in quel periodo studente a Bologna, biente, quello di Gissi, in cui le ingiustizie erano ni diventerà ministro ed esponente di punta del che lo indossò alla prima del film a Bologna. tante ad opera di un ristrettissimo ceto agrario fascismo. In quegli anni di emigrazione negli segue a pag. successiva 40 [email protected] segue da pag. precedente Cinema e letteratura in giallo Nel lungo periodo che trascorse negli Usa, il sarto ebbe modo di stringere amicizia anche con Umberto Nobile e Italo Balbo, che in que- Scarface (Lo sfregiato) di Howard Hanks e gli anni per varie ragioni si recarono in Ameri- Richard Rosson (1932) ca. Nel 1939 Achille Gaspari fece ritorno a Gissi. In quel periodo, le autorità locali di pubblica Un film che si rifà al mito di Al Capone, ambientato nella sicurezza, lo tenevano ancora sotto controllo per i suoi trascorsi di attivista socialista. Per Chicago del proibizionismo questo motivo dovette rivolgersi all’amico E’ la storia di Tony Ca- aveva il fascino del proibito, e lo si vede quan- Rossoni che lo aiutò dando seguito alla cancel- mone, un gangster do la sorprende con l’amante. Tony fu rappre- spietato e sanguina- sentato come dotato di una personalità assai rio, che salirà ai vertici forte, con una grande volontà di dominare, del potere scatenando aveva di sè una concezione smisurata che non una vera e propria poteva che portare a forme di eccesso sempre guerra tra le gang riva- più evidenti. Ma decisiva fu l’interpretazione li eliminando i concor- di Paul Muni, bravissimo nel tratteggiarlo ora Giuseppe Previti renti. Tratto dal ro- in maniera tragica, ora comica, ora dramma- manzo di Armitage Trail, Scarface, il film ebbe tica, ora grottesca. Va ricordato il titolo, Scar- una doppia regia, ad opera di Richard Rosson face, “ lo sfregiato”, cioè la storia di un perso- e Howard Hanks che figura con Ben Hetch an- naggio brutto non solo fisicamente ma anche che come sceneggiatore. Il film era già pronto moralmente. Ma la deformità morale del pro- nel 1930 ma l’uscita fu ritardata al 1932 per le tagonista è stata provocata e permessa da scene troppo violente che mal si conciliavano quella stessa società che ora lo vuole morto. Al con la patina di nobiltà che Hollywood voleva Capone è certamente il colpevole ideale, ma darsi. Fu necessario togliere le scene più cru- non va dimenticato che in lui si configura la de, anche se c’erano una ventina di omicidi, ma si usò l’accorgimento di non filmarne di- rettamente nessuno. Il film ebbe comunque un gran successo e fu segnalato tra i migliori dieci dell’anno. Effettivamente i guai che eb- be con la censura erano dovuti al fatto che si trattava di un’opera di “ confine”, anche per- ché era la storia di Al Capone, il più illustre gangster dell’era moderna: almeno così lo volle presentare Hanks. Il protagonista pre- se il nome di Tony Camone, un uomo vera- mente sanguinario, senza scrupoli, che ucci- deva con la stessa facilità con cui si cambiava le scarpe, avido come era di successo e di po- Copertina del fascicolo dedicato ad Achille Gaspari. tere. A interpretarlo era stato chiamato un Fonte Archivio Centrale dello Stato, Casellario politico, buon attore di teatro, non certo un nome fa- decadenza morale di una società che prima lo fascicolo su Gaspari Achille moso, Paul Muni, che però seppe dare al per- ha idolatrato e poi lo ha considerato un mo- sonaggio una tale carica di emotività e di sim- stro. Un film quindi ancora oggi importante lazione negli elenchi dei sovversivi. L’amicizia patia che il pubblico amò a prima vista. Per perché voleva scoprire i recessi più oscuri dell’ con Rossoni, come abbiamo già accennato, si evitare guai maggiori la pellicola fu introdotta animo umano. Hanks ci descrive la “famiglia” mantenne viva e non mancò occasione che il da un’apertura assai moraleggiante che con- di Al Capone come fossero i Borgia di Chica- Ministro facesse visita all’amico per trascorre- dannava i personaggi alla Camone e chiedeva go, facendo così da precursore al genere del re con lui qualche momento di relax dedican- al governo di essere più incisivo nella lotta alla gangster-movie. Creò un autentico genere del dosi alla comune passione per la caccia. A tal malavita. Comunque durante la lavorazione male, il senso della morte è sempre incomben- proposito il nipote di Gaspari mi ha ricordato non mancarono gli strali contro chi presenta- te, con caratteristiche tipiche dei solitari eroi un simpatico episodio di quando Rossoni uscì va certi personaggi più come eroi che come cri- del cinema western, di cui del resto Hanks fu da solo per una battuta di caccia accompagna- minali, addirittura magnificandoli nei film. maestro. Hanks si distaccò dalla vera storia di to da un bellissimo esemplare di bracco tede- Ma Hanks aveva capito che la criminalità Al Capone che fu incastrato solo per evasione sco di proprietà di Achille. Poco dopo il nonno emanava un fascino che colpisce lo spettatore fiscale, mentre la fine di Camone è molto più vide tornare a casa solo il cane senza il Mini- e quindi sfrutta a pieno la situazione, pur se il cruenta. Tra le preziosità tecniche ricordiamo stro. A quel punto, preoccupato, si mise alla ri- film è pervaso da uno scontato moralismo di la scena del massacro di San Valentino, o an- cerca dell’amico. Appena lo trovò, Rossoni ri- facile effetto. Il film fu ben accolto sia perché che la scena iniziale in cui Tony uccide un uo- dendo gli raccontò che il cane, sconsolato, era stato allestito con grande cura e molta ri- mo fischiettando, ma la scena è talmente sfu- dopo averlo visto far cilecca con un gruppo di gorosità, sia perché aveva una sua originalità mata che non si capisce se sia veramente lui quaglie, lo aveva abbandonato per fare ritorno espressiva, poi Hanks rivide la regia dandogli l’assassino. Un film sul potere, l’ascesa di un a casa. Questi sono piccoli frammenti di storie un taglio espressionista. Una citazione parti- uomo che stranamente tutti dovrebbero te- di vita che raccontano lotte, sacrifici, sofferen- colare ai piani sequenza, il regista ricorre mere e invece lo idolatrano, lo esaltano, persi- ze e anche successi che le generazioni prece- spesso all’artificio delle ombre cinesi, per non no la polizia sembra temerlo. Temi certo inno- denti ci hanno tramandato per regalarci un fu- mostrare in forma diretta gli omicidi. Ma vativi per gli anni Trenta, ma ancora oggi turo migliore. A noi l’arduo compito di non niente ci fu risparmiato della morte di Tony, e fanno riflettere, perché alla fin fine sono temi disperderne la memoria. qui chiaramente si volle speculare sulla morte eterni, legati all’illusione e al fascino del pote- del cattivo. Nella storia non mancarono tratti re.... Antonino Orlando scabrosi, la passione del gangster verso la sorella Giuseppe Previti 41 n. 54

Sardinia Film Festival Il filo di Arianna al Sardinia Film Festival: dalla Svizzera alla conquista del Bosa Animation Awards Nella Sardegna nord-oc- lo spettatore nella vita cidentale, ai piedi del ca- della protagonista”. La stello dei Malaspina c’è tre giorni si è conclusa un luogo che sembra il 2 settembre con la uscito dalla tavolozza premiazione di Luyet, di un pittore, e con- visibilmente emozio- serva l’aspetto di un nato, che ha ricevuto il borgo immaginifico e riconoscimento dalle quasi fatato. È la citta- mani dall’assessore al- dina di Bosa, solcata la Cultura e al Turismo, Salvatore Taras dalle acque del fiume Alfonso Campus, af- Temo e bagnata da un fiancato dal direttore mare di Malvasia (il tipico vino della Planar- artistico Carlo Dessì e gia), circondata da coste meravigliose e da ge- dalla presentatrice Ra- nerosi vigneti. L’ex “città regia” da ormai tre chele Falchi. Il regista anni ospita l’unico concorso in Sardegna de- elvetico si è detto in- dicato al corto internazionale d’animazione, il credulo per aver pre- Bosa Animation Awards, organizzato dal Ci- valso su numerose ope- Claude Luyet vincitore del Bosa Animation Award con il “Il filo di Arianna” neclub Sassari Ficc in collaborazione con re, tutte giudicate da l’amministrazione comunale e la Proloco egli stesso di notevole “Melchiorre Melis”. Palcoscenico di questa se- spessore sia tecnico zione speciale del Sardinia Film Festival, che di contenuti. Altri quest’anno è stata la corte dell’ex convento del due filmati hanno rice- Carmelo, dove un pubblico numeroso ha assi- vuto una menzione stito con interesse alla proiezione dei venti- speciale. La prima è an- cinque corti finalisti. Tutte prime visioni di data al corto polacco grande valore, provenienti da Italia, Spagna, “Oh mather” di Paulina Moldavia, Svizzera, Regno Unito, Argentina, Ziolkowska, definito Stati Uniti, Uzbekistan, Portogallo, Polonia, dai giurati “un’elegan- Cina, Ungheria, Iran, Croazia e Russia. La te e onirico bianco e giuria composta dal disegnatore Antonio Luc- nero che si sposa con chi e dagli animatori Giacomo Giuriato e Mi- un raffinato uso dei Fotogramma tratto da “Il filo di Arianna” chela Anedda, alla fine ha premiato “Il filo di suoni, per dare vita a Arianna” (Ariadne’s Thread), opera dell’autore un’opera suggestiva ed empatica”. La trama piccola isola. La trama ha colpito i giurati per svizzero Claude Luyet, un prodotto dello Stu- intreccia le vicende dei due protagonisti, ma- il sapiente “connubio di immagini e musiche, dio GDS che mette in evidenza le problemati- dre e figlio, che cambiano in continuazione il capace di arrivare dritto allo spettatore subli- che della guerra, della condizione femminile e loro ruolo nel prendersi cura l’uno dell’altra. mandosi nel climax ottimamente orchestrato della solitudine. Con accordo unanime, i tre La seconda menzione è andata a un lavoro ita- che conclude la struggente opera in bianco e giurati hanno preferito questa “storia sempli- liano: “Confino” dell’animatore palermitano nero”. Ma a tenere alta l’attenzione al Bosa ce, raccontata con delicato lirismo attraverso Nico Bonomolo, che racconta la storia di un Animation Awards sono state anche numero- incantevoli disegni di scuola franco-belga, prestigiatore che, nella cornice siciliana del se iniziative collaterali. In primis la master- con un perfetto uso del montaggio e dei suo- Ventennio, dopo aver deriso Mussolini du- class “Animation Discovery” di Giacomo Giuriato ni, capace di dilatare i tempi, accompagnando rante uno spettacolo viene confinato su una segue a pag. successiva

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segue da pag. precedente dello Studio Croma di Bologna, che ogni sera ha anticipato le proiezioni dei corti coinvol- gendo il pubblico nella creazione di un’anima- zione in 2d, grazie alla proiezione sul maxi- schermo dei bozzetti realizzati in successione. A partire da un semplice disegno, Giuriato ha mostrato come, fotogramma dopo fotogram- ma (ne occorrono generalmente venticinque per realizzare un secondo di filmato) un per-

Giacomo Giuriato realizza un personaggio animato Il pubblico di Bosa Animation Awards in piazza del Carmine davanti al pubblico del BAA

Immagine realizzata da Giacomo Giuriato proiettata sul maxischermo sonaggio possa iniziare a muoversi e a diven- tare animato. Sul palco di piazza del Carmine è stato proiettato anche il video realizzato du- rante il workshop “Stop and motion” di Mi- chela Anedda, animatrice di Villacidro che ha coinvolto numerosi bambini in un laboratorio di animazione ispirato agli effetti speciali uti- Workshop Stop and Motion di Michela Anedda con i bambini lizzati agli albori del cinema da Georges Méliès. Sei ore di lavo- ro suddivise in due incontri hanno introdotto gli aspiranti cineasti, tra stupore e diverti- mento, alla tecnica della pixilla- tion, giocando davanti alla foto- camera per diventare non solo autori ma anche protagonisti. Gradito ospite della kermesse è stato un mago del fumetto, il di- segnatore sassarese Antonio Lucchi, autore per la prestigiosa casa editrice Bonelli, la stessa di La città di Bosa (provincia di Oristano) ha origini antichissime, la sua posizione a ridosso del tranquillo fiume Temo, navigabile, ha Tex e Dylan Dog, coinvolto in attirato i popoli che hanno dominato la Sardegna fin dall’antichità. Bosa è uno dei borghi più pittoreschi d’Italia, dominato da un un incontro-dibattito a tema castello medioevale, con le sue case multicolori lungo la foce del fiumeTemo. con l’esperto sceneggiatore Emi- liano Longobardi. Lucchi è un esempio di mi- è stato il concerto del gruppo Cantagalli, che grazione di ritorno. Grazie all’utilizzo delle ha riproposto le indimenticabili colonne so- nuove tecnologie nello svolgimento della sua nore dei film della Disney. attività, ha potuto ritornare a vivere nella sua Salvatore Taras città d’origine senza troppi impedimenti o di- Le foto del festival sono di Salvatore Taras sagi ai fini del successo lavorativo. Cosa im- pensabile solo una quindicina di anni fa, Bosa Animation Awards nell’ambito del Sardinia Film Festival organizzato dal Cineclub FICC Sassari quando sarebbe stato d’obbligo vivere a Roma Diari di Cineclub | Media Partner. Con una dodicesima edizione che si chiude, c’è una tredicesima che ci o a Milano. Il gran finale della manifestazione aspetta, alla prossima estate 2018 con il Sardinia film festival 43 n. 54 Dalla tecnologia al cinema techno L’estensività tecnica in- senso muove l’aspetto caratterizzante e mobi- attivare il processo piuttosto che cadenzarne veste interi ambiti, pre- le della tecnica nel cinema. Ad essa occorre far argomentazioni teoriche. Di fatto, s’immerge servandosi un apporto riferimento per prospettare cosa decreti l’uni- in tutto questo la ritmicità stroboscopica del fondamentale per il versalità di un film o meno. E sempre ad essa techno-cinema: infondere un’elasticità for- conseguimento di risul- torna la deviazione meditante sulla tecnolo- mativa che contiene, distribuite al suo inter- tati di cui fruire in quali- gia quale configurazione moltiplicativa di pa- no, tanto le aspettative che le variazioni a ri- tà di progresso. Fin dal- radigmi che conciliano l’avvedutezza stilistica comporre visivamente dirompenze dell’esistere le macchine originali di tutte le corrispondenze del paesaggio uma- nel terzo millennio, con segnali che la sensibi- utilizzate in fotografia no inclusivo tanto di sperimentalità, quanto lità polisemantica coglie e con un’ambienta- e poi riformulate ai fini di criteri cognitivi, e che così si manifesta zione che di volta in volta si sottopone a fran- cinematici, si ha la net- quale linguaggio a interferenze continue e tumazione per ritrovarsi ricomposta in Carmen De Stasio ta percezione di essere non scompare a fronte di nuove inserzioni pro- alterità, pur senza visualizzare alcun minima- oramai da tempo im- gressiste. Il passaggio da una definizione pe- le sortilegio meccanico e volgendo a una spe- memore nel mezzo di un’evoluzione tecnologi- rentoria, fortemente impressa intorno all’i- culazione di segnali che rientrano nel tracciato ca di portata pari a un ripensamento conti- dea erronea secondo cui la tecnica sconvolga dell’esistere. Prende così consistenza l’argo- nuo. Parliamo dunque di sensibilità inserite l’immaginazione, si ferma al punto in cui essa mentare sul cinema e sui suoi espedienti co- nel contesto progressione e finalizzate a ge- sia invece capitale d’assorbimento e forma- me globalità di un meta-linguaggio inclusivo nerare sensibilità mediante sofisticate strut- zione stimolante e operativa nell’innescare dell’incarnazione di rifiuto al rifiuto, conduce a ture che perderebbero d’efficacia se private tutti i sistemi possibili affinché l’immagina- un’interferenza continua che rapprende tutto dell’impianto immaginativo, poiché la fer- zione si confermi nella visualità, entri all’in- dalla strada. La beauté est dans la rue (dal video mezza volante della macchina ricrea un’imba- terno dei circuiti mentali e non si distacchi a che accompagna la canzone Out of control dei stitura che nella vita reale non avverrebbe o tal punto da precludere la concomitanza esi- Chemical Brothers, storica band di musica te- sarebbe solo fortuito cogliere. Orbene, l’in- stenziale tra realtà univoca e soggettuale e al- chno). E non si tratta di un procedimento au- canto che nutre l’intero svolgimento della sto- terazione espansiva e antiagiografica di realtà tomatico: l’apertura e la complessità hanno il ria cinematografata dispone di mezzi tutt’al- percepita. Ed infatti è in questo territorio va- primato in quanto ambiente, ma spetta alla tro che esplicabili e che investono sulla trama sto che potremmo definire la realtà proposta capacità di ciascuno la conversione in segni di affinché essa non sia brevemente fagocitata da un cinema in struttura techno come as- quanto è invisibile e che sovente s’aliena per dal ricordo e poi alienata alla disperata condi- semblage di percezioni che conducono a vi- congiungersi a sollecitazioni talora perento- zione della dimenticanza. Al contrario, ini- sualizzare la vastità prospettica da punti di vi- riamente oggettuali. Sembrerebbe questa l’a- ziando dalla trama e fornendo le peculiarità sta mutevoli. Cinetici, dunque, e polisemantici. spirazione del cinema techno: il tutto senza delle svolte che sempre compaiono a rendere palizzate e preordinamenti. È nel linguaggio congruo il suo utilizzo, quello che definisco della molteplicità il maggior riscontro al tech- scenario techno-cinematico si fa espressione no-cinema o quello che è oramai il cinema at- di un meccanismo embrionale e mai comple- tuale: luogo di diffusione e in cui la plasticità mentare, senza il quale l’intera impalcatura di valori individuali e sociali, di tessiture sarebbe improduttiva e in stretta dipendenza mentali, non appare stratificazione rigorosa a dall’oblio. L’insistenza sulla valorizzazione compendio d’un impianto retorico finalizzato della tecnologia nel sistema-cinema pone in a esteriorizzare un ordine precluso, ma è con- essere un ulteriore ripensamento che non già Si tratta di sistema controllabile, in grado di figurazione disposta a mostrare (senza alcun prevede la distanza di intenti tra gli effetti concepire implicazioni fortemente correlate minimo e pretenzioso segno dimostrativo) promossi dalla macchina e le abilità di ciascu- con gli ambiti perseguiti. Insomma, pur ali- che le arti tendano a conciliarsi e a concimarsi no, quanto una valorialità comprensiva, alla tando in un luogo che sembra escludersi dalla vicendevolmente. quale va il merito di concedere ampio spazio concretezza, il solo criterio techno alimenta la Carmen De Stasio aggregante (giammai accessoriale) a qualità pressante presenza di qualcosa che non si sof- che della tecnica fruiscono per offrire una pa- ferma, ma che nel e dal suo interno si espande * Prossimo numero: noramica delle facoltà immaginative. In tal in quanto accadimento del quale è più semplice L’impianto techno-narrativo in «Blade Runner»

44 [email protected] Spettri di Gramsci Non è completamente esatto che l’istruzione non sia anche educazione, […] si può dire che nella scuola il nesso istruzione-educazione può solo essere rappresen- tato dal corpo vivente del maestro […] Se il corpo magistrale è deficiente […] l’opera del maestro risulterà ancora più deficiente: si avrà una scuola retorica, senza serietà, perché mancherà la corposità materiale. In realtà un mediocre insegnante può riuscire a ottenere […] allievi […] più istruiti, non riuscirà a ottenere che siano più colti […] Non si impara […] il latino e il greco per fare i camerieri, gli interpreti, i corrispondenti commerciali. Si impara […] per conoscere […] la civiltà di due popoli, presupposto necessario per la civiltà moderna, cioè per essere se stessi e conoscere se stessi consapevolmente […] si studia per abituare i fanciulli a studiare in un determinato modo, […] per abituarli a ragionare, ad astrarre schematicamente, […] per vedere in ogni fatto o dato ciò che ha di generale e […] di particolare, il concetto e l’individuo. […] Lo studio deve essere […] disinteressato, non avere cioè scopi pratici immediati, […] formativo, anche se istruttivo, cioè ricco di nozioni concrete. Nella scuola […] si verifica un processo di progressiva egenerazione:d le scuole di tipo professionale, cioè preoccupate di soddisfare inte- ressi pratici immediati, prendono il sopravvento sulla scuola formativa, immediatamente disinteressata. L’aspetto più paradossale è che questo […] tipo di scuola […] viene predicata come democratica, mentre invece […] non solo è destinata a perpetuare le differenze sociali, ma a cristallizzarle in forme cinesi. (Antonio Gramsci, Per la ricerca del principio educativo, in Quaderni dal carcere)

Uno spettro si aggira della volontà; filosofia della praxis, che tra- per il Medio Campida- sforma la filosofia, da mero, altezzoso, a volte no: è lo spettro di Anto- fino alla spocchia, sapere accademico, che nio Gramsci. La rasse- parla, senza in fondo dire niente, solo agli ad- gna organizzata dal detti ai lavori, assisi nelle loro torri d’avorio, circolo cinematografico in sapere politico che genera dapprima co- Amici del Cinema di Vil- scienza delle origini storiche, (umane troppo lacidro, intitolata Spet- umane, direbbe il filosofo tedesco Friedrich tri di Gramsci. A ot- Nietzsche che come Gramsci trovò in Torino tant’anni dalla morte quel la sua città-mondo, da sveglio il filosofo sardo, Alice Curridori cervello pensa ancora è in- immerso ormai nelle nebbie del suo delirio teramente dedicata alla quello tedesco controvoglia), condizione sto- riesumazione del pen- riche che ci sono date, e sono l’attualità per siero del grande filosofo ciascuno, il suo tempo in altre parole, in azio- sardo. L’importanza dell’i- ne, lotta per trasformare il mondo, secondo niziativa è celata nel titolo un progetto di giustizia sociale che, detto in stesso della rassegna: quel due sole parole, si chiama comunismo scienti- cervello pensa ancora, e l’eco fico, (a chi due non bastassero, consigliamo del suo peso storico ri- ancora oggi, l’attualissima, più attuale che suona nella nostra epo- mai, lettura del Manifesto del Partito Comu- Davide Deidda ca. L’iniziativa culturale nista, scritto nel 1848 da un duo che da allora si prefigge un obbietti- non ha più avuto eguali: Karl Marx e Friedrich vo più profondo e ostico Engels, compositori di musiche e parole di Antonio Gramsci visto da Davide Deidda del semplice rimembra- due brani che ci auguriamo tornino di grande re una figura fossilizza- successo soprattutto ta nella miticità del suo tra i giovani: Materiali- sacrificio, delineata con smo storico e Materia- scarsa accuratezza da lismo dialettico, che as- aridi cerimoniali; lo sieme formano l’album, scopo della rassegna è il long plain, lp o 33 giri, invece riportare in vita si diceva una volta: Fi- Danilo Loddo il pensiero di Gramsci e losofia della Praxis). permettergli di aleggia- Come onorare adegua- re con la sua pregnanza tamente il pensiero di politica nel mondo odier- Antonio Gramsci, se no. Come si potrebbe non con l’impegno a tradurre la filosofia metterlo in pratica, ca- gramsciana al popolo lando le riflessioni del senza tradire la sua es- pensatore sardo nel 13.07.2017. Presentazione Rassegna Gramsci. Intelligenze varie (foto di Rosaria senza, se non sottoline- complesso e multifor- Meloni) ando la sua profonda me contesto della civiltà occidentale odierna? di cui Gramsci, in questo caso, è argomento. E natura comunista e La rassegna ha consentito di costruire un con- il modo migliore per divulgare l’importanza pragmatica? La filosofia nubio tra la forma della divulgazione e i con- della cultura è divulgare la cultura stessa: Antonio Loru della praxis che il giova- tenuti trasmessi: è proprio la filosofia gram- principio in cui la rassegna trova il suo signi- ne ma già navigatissi- sciana, esposta in diverse modalità nei vari ficato. Il sintomo più evidente del tramonto mo, (non poteva essere appuntamenti dell’evento, che delinea il ruolo della civiltà occidentale è la scomparsa di ogni altrimenti, essendo na- dell’educazione come mezzo di formazione valore che non sia quello onnipervasivo del li- to a Torino da genitori, culturale e politica, di coscienza della propria bero scambio: la conseguente cristallizzazio- di origine genovese la condizione, di costruzione di una democrazia ne della condizione annichilita dell’uomo, del madre, veneziana il pa- in cui le disparità sociali non siano rese im- lavoratore, del giovane appare irreversibile. Il dre), filosofo Diego Fusa- modificabili dalle disabitudini critiche e ana- cittadino, purtroppo un termine diventato eufe- ro, individua come punto litiche imposte dalla scuola e dal circolo me- mistico, è fagocitato fin dalla prima educazione cardine, trait d’union del diatico. La partecipazione alla politica, alla all’interno di una società presentata come im- pessimismo dell’intelli- vita nella città, conosce il suo principio nella di- mutabile. Il fissismo ideologico e l’assiomatica Michele Sanna genza con l’ottimismo vulgazione culturale che Gramsci auspicava, e segue a pag. successiva 45 n. 54

segue da pag. precedente Villacidro, Giovanni Spano e, se permettete, del do ut des, pongono, come spiega brillante- senza falsa modestia, gli interventi degli scri- mente Diego Fusaro nella sua ultima opera, venti. Senza dimenticare la proiezione di tre Pensare Altrimenti (il professore ha tenuto la bellissimi film, stilisticamente molto diversi, conferenza conclusiva della sesta, ultima tutti di grande valore scientifico e pregio arti- giornata della rassegna, il 6 settembre) come stico: Nel mondo grande e terribile, dei registi parametro dell’esistenza e dell’identità, il pos- Daniele Maggioni, Maria Grazia Perria, Laura sedere e non l’essere, che accompagnano l’uo- Perini; Gramsci 44, di Emiliano Barbucci; mo sin dall’infanzia, passando per l’adole- Gramsci. Film un forma di rosa, di Gabriele Mor- scenza e la scoperta della sessualità, fino leo. Evitare il declino celato nel caos del bom- all’età adulta segnata dalla rassegnazione alla bardamento consumistico non solo è possibi- flessibilità e alla precarietà. Altri momenti di le, ma si rivela una necessità sempre più altissimo valore scientifico, nel contesto della incalzante per la conservazione del semplice rassegna, sono stati la relazione sulla presen- diritto alla vita. E in questa notte del mondo, za del pensiero di Gramsci nel mondo arabo, caratterizzata da nitide disparità economiche della professoressa Patrizia Manduchi, do- e conseguentemente sociali, la politica do- cente di Mondo arabo presso la facoltà di vrebbe essere la garante incorruttibile del di- scienze politiche dell’Università di Cagliari e ritto alla trasformazione volontaria della so- della dottoressa Alessandra Marchi del Gram- cietà (innanzitutto attraverso la dissoluzione sciLab, sempre dell’Università di Cagliari; la della dicotomia aristocrazia finanziaria-massa conferenza di presentazione, con la relazione, planetaria precarizzata), in virtù della giustizia Filosofi: da sx Diego Fusaro e Antonio Loru (foto di precisa e puntuale del professor Sergio Por- e dell’equità come principi filantropici priorita- Mario Deidda) tas, l’intervento di uno strepitoso professor ri nel rapporto inter personam. Ma dunque, in ter- L’ASSOCIAZIONE ONLUS AMICI DEL CINEMA DI VILLACIDRO Toto Putzu, la presentazione della rassegna, e mini gramsciani, come riesce il potere egemone AFFILIATA FICC

la partecipazione a tutti i suoi momenti, dell’élite finanziaria a opprimere la politica, vettore IN COLLABORAZIONE CON IL COMUNE DI VILLACIDRO del cambiamento? La risposta è chiara: soffocando la L’ASSESSORATO ALLA CULTURA, SPETTACOLO, POLITICHE GIOVANILI, LINGUA SARDA dell’Assessore alla Cultura del Comune di LA SEZIONE REGIONALE FICC SARDEGNA LA FICC FEDERAZIONE ITALIANA CIRCOLI DEL CINEMA gioventù, sua LA FONDAZIONE GIUSEPPE DESSÌ LA GAZZETTA DEL MEDIO CAMPIDANO principale ener- DIARI DI CINECLUB

gia rinnovabile PRESENTA intellettiva e

reattiva, moto- A OTTANT'ANNI DALLA re della dialetti- MORTE QUEL CERVELLO PENSA ANCORA. ca struttura-so- SPETTRI DI GRAMSCI. vrastruttura,

fautrice dell’i-

narrestabile

evoluzione del blocco storico. VENERDÌ 28 DI LUGLIO CASA DESSÌ, VIA ROMA VILLACIDRO L’esortazione ORE 21:30 INGRESSO LIBERO

dei creatori del- PROGRAMMA la rassegna è PROIEZIONE FILM: GRAMSCI 44 REGIA DI EMILIANO BARBUCCI quella di Gram- sci: impossibile non condivide- re con questo eroe del pen- siero e della co- Una delle locandine della rassegna realizzate da 25.08.2015. Conferenza, da sx Patrizia Manduchi, professoressa di Mondo Arabo scienza politi- Davide Deidda. Contemporaneo, Università di Cagliari; Alessandra Marchi, gramsciLab, Laboratorio di studi ca e sociale la che porta le sue radici fino a un’epoca sen- internazionali gramsciani dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni, università di convinzione za futuro. L’obbiettivo sarà porre l’indivi- Cagliari; prof. Antonio Loru (foto di Giovanni Spano) che l’istruzione duo al centro della storia, e ad essa dare e le relazioni una forma ben definita, come Gramsci in- solidali e co- segna, per una migliore convivenza. E in muniste tra i nome di questo obbiettivo ci sentiamo di membri della dire: giovani, lavoratori, cittadini di tutti i società (e tra i Paesi, unitevi! Parafrasando di Diego Fu- giovani in par- saro (che ha chiuso la Rassegna, con la sua ticolare) possa- relazione: Antonio Gramsci. La passione di es- no forgiare una sere al mondo, il 6 settembre, in Piazza Lava- forza, destituen- toio a Villacidro) il titolo di una delle sue te prima, costi- opere più note: Bentornato Marx, noi oggi tuente poi, che diciamo: Bentornato Gramsci! riesca a riunire il coro del dissen- so olistico verso una società fon- Alice Curridori, Davide Deidda, Danilo Loddo, data sulla merci- Antonio Loru, Michele Sanna ficazione totale 28.07.2017. una visuale del pubblico (foto di Giovanni Spano) e sul nichilismo Diari di Cineclub | Media partner 46 [email protected] Easy - un viaggio facile facile Regia di Andrea Magnani, con Nicola Nocella, Libero De Rienzo, Barbara Bouchet, Ostap Stupka, Veronika Shostak. Genere Commedia - Italia, Ucraina, 2016, durata 91 minuti, distribuito da Tucker Film Passato al festival di Lo- carno 2017 con grande successo di pubblico e critica, Easy, opera pri- ma del riminese Andrea Magnani, giunge ades- so nelle sale raccoglien- do attenzione e curiosi- tà come di rado succede ai debuttanti. Andrea Magnani non è un regi- sta alle prime armi, dal 2002 è nel mondo del cinema e se ha inizia- Giulia Zoppi to come sceneggiato- re, presto ha dirottato il suo impegno verso la regia di cortometraggi e documentari, racimolando premi importan- ti (ovvero: Basta guardarmi, 2006, selezionato al World Film Festival di Montreal e al Giffoni Film Festival e Caffè Trieste, 2009, selezionato da diversi festival e vincitore del premio Mi- glior documentario al Trieste Film Festival -Zone di Cinema-) a dar valore al suo talento di autore apolide e curioso (vive tra New York, Trieste e non solo). Con Easy siamo di fronte ad un road movie che coniuga con scioltezza e nessun inciampo narrativo, elementi comici ed elementi drammatici con notevole accura- tezza formale, attingendo a registri che spa- ziano dallo slapstick delle comiche in B/N, all’andamento lento e sospeso, a tratti lirico e malinconico, tipico della tradizione cinema- tografica d’oltrecortina, sovvertendo i canoni del prodotto cinematografico medio, “colo- nizzato” dallo stile “americanocentrico” velo- ce e cinico, con rara sapienza e senza sma- gliature. Isidoro detto Isi è un ragazzone infelice che si abbuffa di cibo spazzatura da- vanti alla playstation installata nella sua ca- mera da letto, in sovrappeso e complessato, nascosto dietro una folta barba nera e oppres- so da una madre iper-tonica che lo vorrebbe magro e scattante (un’ efficace e convincente Barbara Bouchet) e da Filo, il fratello a cui non si rifiuta nulla (Libero Di Rienzo), dietro al cui successo professionale, si nasconde una natu- ra truffaldina e ambigua. La depressione di funebre e in tempi record la salma di un suo taglio consueto (stiamo parlando delle recenti cui soffre Isidoro e che cura con abbondanti operaio Taras, deceduto a causa di un inci- pellicole italiane che abbiamo visto in quanti- dosi di psicofarmaci, lo hanno reso silenzioso dente al suo cantiere, per seppellirlo nel suo pa- tà, ambientate in contesti provinciali e carat- e diffidente per cui i goffi tentativi di suicidio, ese d’origine, in Ucraina. L’impresa non convin- terizzate da situazioni di disagio familiare, la- che immaginiamo coinvolgerlo di tanto in ce Isi, ma l’ascendente che il fratello ha su di vorativo et similia) si trasforma in un racconto tanto, assumono il senso di una fuga (“da fer- lui, ha la meglio sulle resistenze e così, munito di formazione, un viaggio iniziatico in cui il mo”, come direbbe lo scrittore Edoardo Nesi) di traduttore digitale italiano/ucraino e di ci- nostro protagonista (sempre perfettamente a cui si aggrappa nella speranza di trovare un bo ipocalorico fornitogli dalla madre salutista in parte, tanto nel registro comico che in quel- posto meno deprimente della sua camera da (debitamente sostituito con junk food di “pri- lo stralunato e silenzioso/attonito della ma- letto, dopo aver abbandonato, molti anni pri- ma scelta” appena giunto all’autogrill), Isido- schera da cinema muto) è vittima di una serie ma e quasi all’improvviso, una carriera deci- ro parte alla volta dei Carpazi, coadiuvato dal- impressionante di situazioni grottesche al li- samente promettente come pilota (precocissi- la voce suadente e meccanica di un navigatore mite del surreale, alle quali risponde, sorpren- mo) di go-kart. In una mattina grigia come automatico. Giunto di notte alla dogana e ol- dentemente, con un’audacia e una pervicacia del tante Isi viene avvicinato da Filo che gli comu- trepassato il confine ungherese, il tono del tutto inaspettate (da ciò che si poteva evincere nica l’urgenza di trasportare con un carro film abbandona i contorni della commedia dal segue a pag. successiva 47 n. 54

segue da pag. precedente –aggiungo-) deciso a trovare ciò che sta cer- poco più che bambino, si era addormentato dalle prime sequenze friulane). Il bello di que- cando, sia quel che sia. Pur braccato dalla po- durante una gara di go-kart nel bel mezzo del- sto piccolo film (per budget investito) è che lizia per aver superato i limiti di velocità con il la pista, rovinando per sempre la carriera abbandonando ogni tipo di cliché di genere, carro funebre (da cui la perdita del navigatore molto promettente che il suo talento in erba ne inventa continuamente altri e tutti riesco- con cui si orientava e conseguentemente del gli aveva assicurato. Nel confrontarsi con la no ad essere funzionali al racconto, dando percorso, in una scena in cui lancia il veicolo solitudine e con il sentimento di tristezza prova di un’abilità registica e di controllo sulla alla velocità di un’auto da rally, con esiti comi- (ben più eloquenti delle sue gare di playsta- sceneggiatura, che sorprende tion) che accompagnano il suo per un’opera prima. Impaurito percorso di crescita con la sal- dalla sua stessa ombra, il nostro ma di Taras al seguito, condot- eroe riesce nel men che non si ta ostinatamente verso una de- dica a sbarazzarsi del navigato- gna sepoltura, Isidoro si libera re e a perdere (per furto) il carro finalmente dal giogo familiare funebre, trovandosi sperduto in (comprende la malafede del un ambiente sconfinato e silen- fratello che si rivela molto più zioso, nel quale non ci sono se- debole di lui e della madre, in- gnali riconoscibili a chi non cono- capace di accettarlo per com’è) sca la lingua locale. Trascinandosi e si spoglia dei suoi timori, rag- appresso la bara del povero Taras giungendo inconsapevolmente a fargli da sostegno psicologico il proprio destino. Non svelia- (a tratti sembra di rivedere il mo il finale per non togliere la bellissimo Le tre sepolture di Tom- sorpresa. Concludiamo solo col my Lee Jones in cui il protago- dire che il personaggio hoppe- nista era impegnato nel picare- riano (la fotografia in alcuni sco tentativo di dar sepoltura ad un morto ci), il suo corpo lento e affamato riesce ad elu- momenti riporta al pittore americano tanto sconosciuto, attraverso un paesaggio ignoto e dere la galera con una fuga esilarante e a ri- quanto gli echi di molte espressioni di Isi e dei senza riferimenti) assistiamo a continue pro- prendere il cammino, confidando nella buona suoi compagni di viaggio hanno un debito ve a cui Isi si sottopone inconsapevole, alla ri- sorte che ha le sembianze, ogni volta, di qual- con il cinema di Aki Kaurismaki) nitidamente cerca della destinazione (il villaggio dei Car- cuno che spunta dal nulla e nel nulla scompa- disegnato da Magnani, ci ha regalato un ri- pazi in cui vive la famiglia di Taras). Seguiamo re. Abbiamo apprezzato molto l’incedere pa- tratto umano di rara intensità e di spessore, così la sagoma corpulenta di Isi vagare nella ziente e affaticato di Isi attraverso luoghi che capace di farci ridere e di commuoverci in natura incontaminata e a tratti desolata delle secondo la nostra visione edulcorata della re- ogni momento, rivelandoci un nuovo regista valli ucraine, in un silenzio ostinato, senza di- altà ci sembrano solo desolati, poveri, dimen- molto promettente e un attore altrettanto do- sperazione: lo vediamo imbattersi in perso- ticati… perché gli stessi luoghi ci hanno ripor- tato (Nicola Nocella). Merita un plauso l’inte- naggi sempre accoglienti e generosi nono- tato verso un immaginario spoglio ma ro cast ucraino, che si muove armonioso, iro- stante la lingua diversa sia un ostacolo e lo significante, dove l’ambiente assume il caratte- nico e surreale, sulle note delle musiche troviamo preoccupato ma senza soccombere re di un personaggio e si fa storia, narrazione. Isi perfettamente in tema di Luca Ciut. alla paura (Magnani ci ricorda che tutti coloro nella natura muta e rigogliosa che accompagna il in cui si imbatte Isi sono persone che stanno suo vagabondare interrogativo, si appropria di perdendo qualcosa, in favore di qualcos’altro quella parte di sé che aveva smarrito quando Giulia Zoppi

48 [email protected] Terramare Cinecamp euromediterraneo. Approfondimenti e co-working per un arcipelago del nuovo cinema mediterraneo Bernalda (Matera) 8/9/10 settembre 2017 Nelle giornate dell’ot- il più efficace possibile di servizio alle pro- to 8 , 9 e 10 settembre duzioni, di attrazione e di promozione, e ho partecipato a Ber- arrivando a firmare un accordo con RCB nalda, in Basilicata, in che prevede, tra l’altro, la scrittura con- rappresentanza della giunta di un progetto di legge cinema re- nostra associazione, al- gionale da proporre al governo lucano. In- Marco Antonio Pani le giornate di co-wor- somma: mentre noi abbiamo già, dal 2006, king organizzate dai una legge che prevede per lo sviluppo del nostri “gemelli” di Rete Cinema Basilicata, per cinema sia l’aspetto culturale sia quello la progettazione di “Terramare”, il progetto produttivo ed economico, e ci con cui RCB (con noi fra i partner del proget- siamo trovati spesso a doverla to) ha vinto il bando per Project Leader di Ma- difendere con decisione a cau- tera 2019 nell’Area Cinema. A me toccava, co- sa della scarsa stima e conside- me vicepresidente di Moviementu, presentare razione che i presidenti della la nostra associazione, la sua storia e quella nostra film commission e della della legislazione in fatto di cinema nella no- regione hanno in passato di- stra isola, capire con più esattezza quale fosse mostrato nei suoi confronti il progetto di Rete Cinema Basilicata, imma- (ultimamente le cose sembra- ginare quale potrebbe essere in futuro il no- no essere un poco migliorate), stro ruolo e formulare delle prime ipotesi pro- in Basilicata, dove leggi del ge- gettuali. Ho partecipato come relatore al nere ancora non ce ne sono, Re- panel dal titolo “Cinema, imprese e coopera- te Cinema Basilicata e la Film zione euro mediterranea”, gli altri relatori Commission hanno appena erano Patrizia Minardi (Dirigente ufficio Cul- firmato un accordo per lavora- tura, Turismo e Cooperazione Euro mediter- re insieme fino ad averne una. ranea della Regione Basilicata), Salvatore Ver- Chapeau. A Bernalda si è parla- de (membro CDA Lucana Film Commission), to molto di cinema del reale, di Angelo Troiano (produttore, vicepresidente Rete Cinema Basilicata), Silvio Mario Perchiazzi (presidente CNA Cine- mediterraneo, di produzione, Maselli (Assessore al Comune di Bari con deleghe a culture, turismo), ma&Audiovisivo Roma) e Leo Montemurro di “visione”, di diffusione, di Daniele Basilio (Ufficio Produzioni e Progetti Audiovisivi AFC), Antonello (presidente CNA Basilicata Matera). Modera- multimedialità e di crossme- Faretta (regista, presidente rete cinema basilicata), Antonella Pellettieri va il regista e produttore Antonello Faretta, dialità, di cineturismo e di luo- (consigliere d’amministrazione della lucana film commission), Domenico presidente di RCB. Utilizzando una presenta- ghi del cinema. Mi ha colpito Raffaele Tataranno (sindaco di Bernalda) (foto di Roberto Mele) zione contenente foto e documenti vari della l’assenza di contrapposizione nostra storia associativa, ho spiegato come fra tutti questi concetti che ha siamo nati, quali siano i risultati ottenuti regnato nell’interessante e qua- dall’associazione, quali le attività svolte e qua- lificato plateau degli ospiti invi- li gli aspetti irrisolti e le cose da migliorare in tati. Oltre a quelli già citati, futuro. La nostra esperienza è risultata essere hanno partecipato ai lavori davvero “gemella” di quella di Rete cinema personaggi come Jean Per- Basilicata e questo ha dato all’uditorio la sen- ret (Direttore del Dipartimen- sazione del formarsi di una vera rete interre- to Cinema della Haute école gionale che agisce dal basso nell’interesse del d’art et de design - Genève) che proprio “territorio autoriale, lavorativo e im- ha tenuto un focus specifico prenditoriale cinematografico”. Un “modus” sul cinema del reale, il giorna- che persino i rappresentanti della Lucana lista Mimmo Morabito (Ufficio Film Commission hanno auspicato contagio- stampa di cultura, film e festi- so per le altre regioni, soprattutto al Sud. L’as- val come il Pesaro Film Festi- setto della nostra legge cinema regionale (del- val) che ha tenuto una confe- la quale ho descritto la genesi, le finalità e i renza sul ruolo dell’ufficio risultati raggiunti senza tacere anche i punti stampa e dell’addetto stampa Salvatore Verde (consigliere d’amministrazione della lucana film deboli e che andrebbero prima o poi “aggiu- nella promozione di opere o commission), Patrizia Minardi (Presidente dell’ufficio Sistemi culturali e stati”) ha molto interessato tutti e incontrato eventi, Giuseppe Lalinga (Basili- turistici della Regione Basilicata), Antonello Faretta (regista, presidente una generale ammirazione, per lo meno per i cata Cineturismo Experience) rete cinema basilicata), Mario Perchiazzi (CNA cinema Roma), Leo suoi principi generali e per l’entità e potenzia- che ha descritto un esteso pro- Montemurro (CNA Basilicata), Marco Antonio Pani (vicepresidente lità del sostegno alla filiera sia sul piano cultu- getto di valorizzazione dell’at- Moviementu - Rete Cinema Sardegna) (foto di Roberto Mele) rale sia su quello produttivo e in termini di rica- trattivo turistico dei luoghi del cinema Luca- Tarantino (Manager Sviluppo e Networking duta. Ascoltando i relatori, ho avuto la sensazione ni, Andrea Coluccia (Responsabile Europa Matera 2019), e Ariane Bieou (Manager Cultu- che la Lucana Film Commission, anche se da un Creativa Media Bari) , Bruno Roberti (Critico rale Matera 2019) con la quale si è svolta una punto di vista operativo si trova in un mo- cinematografico e professore di regia cinemato- videoconferenza di lavoro fra i soci di RCB e i mento più primordiale rispetto alla nostra, grafica Università della Calabria) che ha assicu- partner del progetto per Matera 2019. L’inten- dall’altro sembra avere mire più circoscritte, pun- rato l’appoggio al progetto e il partenariato del sità dei lavori e il generale atteggiamento di tando a essere solo (si fa per dire) uno strumento DAMS dell’Università della Calabria, Rossella segue a pag. successiva 49 n. 54

segue da pag. precedente iniziative sociali che il tempo del lavoro ci per- alta voce) che l’Ufficio Giovani potrebbe orga- a professionalità e serietà, mi hanno dato la mette di organizzare, e non partecipa di nor- nizzarne un’edizione dedicata a lavori prove- sensazione di un progetto realmente interes- ma a bandi pubblici di alcun tipo per non en- nienti dai paesi che si affacciano sul mediter- sante, su cui, sinceramente, credo che Movie- trare in concorrenza con i suoi soci, siano essi raneo. Infine, per quanto riguarda il film mentu dovrà investire energie e dal quale l’as- persone fisiche, imprese o associazioni, per collettivo, ho chiesto ai soci di RCB cosa ne sociazione, e tutti i soci, ognuno secondo le cui non potrebbe certo essere un partner “di pensassero se Moviementu, come partner di proprie specialità e specificità, potranno trar- capitali”. Moviementu potrebbe però: 1) fun- Terramare, estendesse ai produttori sar- re un vantaggio notevole in termini di apertu- gere da collettore e coordinatore di forze “al- di l’invito a valutare la possibilità di co-pro- ra, e di conoscenza di nuove realtà artistiche, tre” pertinenti al territorio cinematografico e durre il film collettivo e quindi far parte reale imprenditoriali, professionali e formative. Du- culturale della Sardegna, come per esempio della cordata produttiva del film. La risposta rante l’ultima mattinata di lavoro, dopo aver l’Università, e il Celcam. Dato che il progetto del direttivo di RCB a questa e alle precedenti sentito quali fossero le intenzioni dei propo- prevede la realizzazione di un film collettivo proposte è stata del tutto positiva. Credo che

Un momento della videoconferenza con Ariane Beiau, Manager Culturale di Matera Un momento di co-working di Rete Cinema Basilicata (foto di Roberto Mele) 2019 (foto di Roberto Mele)

Un momento dell’incontro di co-working dell’ultima giornata di lavori. Fra gli altri, Da sx: Antonello Faretta, regista e produttore, presidente RCB; Marco Antonio Pani, al tavolo, l’addetto stampa Mimmo Morabito e la sceneggiatrice lucana Mariolina Vice Presidente Moviementu - Rete cinema Sardegna; Angelo Troiano, produttore, Venezia (foto di Marco Antonio Pani) vicepresidente RCB; Enzo Saponara, attore, ex vicepresidente e socio RCB (foto di Gaetano Russo) realizzato anche da autori internazionali del cinema del si tratterebbe, per i nostri produttori in cre- reale con la collaborazione dei migliori scita, di un’ottima opportunità. Se, come cre- studenti delle scuole di cinema euro me- do, Rete Cinema Basilicata sarà in grado di at- diterranee, l’Università potrebbe infatti trarre sul territorio i migliori talenti euro decidere di partecipare in termini di mediterranei del cinema del reale per la rea- mezzi e di partecipazione docente e stu- lizzazione del film collettivo, ci sarà infatti la dentesca al progetto, in fase di scrittura, possibilità per i nostri produttori di mettersi di realizzazione e montaggio, di comu- alla prova in un’operazione di tipo nuovo, per nicazione. Un’altra possibile collabora- di più in collaborazione con i migliori studen- zione che Moviementu potrebbe attiva- ti delle scuole di cinema europee, e di essere Da sx Antonello Faretta, Luca Acito (regista crossmediale e re, è quella con i principali festival sardi annoverati fra i produttori del film che costi- socio di RCB), Enzo Saponara e Nicola Cúccaro (scenografo). (nazionali e internazionali) dedicati ai tuirà l’evento di apertura di Matera 2019. Le magliette di Moviementu fanno furore (foto di Antonella temi del mare, dell’emigrazione, del ci- Pellettieri) nema giovane e del cinema del reale, af- Marco Antonio Pani finché essi, in rete, realizzino la curatela nenti del progetto e in seguito anche alla vide- di una rassegna del “cinema delle isole” che oconferenza con la manager culturale di Ma- avrebbe il suo evento finale proprio a Matera tera 2019, che chiedeva praticità e concretezza 2019. Ho parlato poi ai soci di RCB del nostro in tempi rapidi, ho preso la parola per presen- ufficio giovani e del successo del premio cen- tare ai soci di RCB e agli altri partner presenti tottanta da loro immaginato e organizzato un’ipotesi su quale potesse essere l’apporto di (un concorso dedicato a giovani esordienti Moviementu al progetto. Moviementu si auto- sardi o residenti in Sardegna con opere di finanzia con le tessere dei soci e con le poche centottanta secondi esatti) e immaginato (ad www.moviementu.it - www.retecinemabasilicata.it 50 [email protected] Primavera a Cagliari con Karen Šachnazarov Karen Šachnazarov: non solo maestro di cinema Grazie alla mia non della crisi economica russa che più verde età, ho avuto aveva tagliato i fondi della re- occasione di conosce- dazione romana dell’Agenzia re il padre di Karen in Telegrafica dell’Unione Sovie- virtù del mio incarico tica, come recitava l’acronimo di Direttore responsa- russo. Uno di questi era il pa- bile dell’Agenzia TASS dre del futuro grande regista e Carlo Fredduzzi in Italia, anche se a organizzatore del mondo cine- quel tempo scrivevo contemporaneamente su matografico russo, attuale Di- l’Unità, Paese Sera, Rinascita, Critica Marxista e rettore generale della Mosfilm altre testate come la bellissima rivista lettera- Karen Šachnazarov. L’ho in- ria di Gianni Toti Carte Segrete. In Redazione il contrato un paio di volte du- mio primo compito era quello di indicare ai rante le visite di Gorbaciov in colleghi russi le notizie della carta stampata Italia quando si seguiva tutto italiana su argomenti che avrebbero interes- ciò che faceva e diceva Michail sato la Tv, Giornali Radio e i mass-media Sergeevič, soprattutto attra- dell’Urss. Quindi i primi dispacci dovevano verso i suoi consiglieri, in par- Karen Georgievič Šachnazarov (1952) regista e attore russo. Dal 1998 è essere gli scioperi delle varie categorie di lavo- ticolare Vadim Zagladin, Čern- direttore di Mosfilm ratori che difendevano i livelli di occupazione e i salari. L’I- all’Hotel Plaza di Roma e sia- talia era un paese capitalista, mo rimasti in contatto fino anche se un paese amico e col- ad oggi. E’ amico di molti re- laborativo, ma il nostro noti- gisti italiani, per i quali si ziario mattutino inviato a spende nei Festival cinema- Mosca era sempre quello. Ini- tografici russi sia come ziavamo la riunione di reda- membro della giuria che co- zione con la richiesta rituale me “consiglieri”. Karen è og- del Direttore russo: “Carlo, gi un uomo felice e realizza- quale sciopero di un certo peso c’è to. Le sue prime consorti non oggi?” Ed io segnalavo le cate- erano attrici. Dal legame con gorie di lavoratori che quel la seconda è nata Anna. Ha giorno avrebbero incrociato sofferto per la “fuga” di Anna le braccia. La riunione si fer- con la madre negli Usa, per mava un attimo, il tempo di anni non ha potuto vederla, battere sulla telescrivente che poi nel 2009 la figlia si è pre- i metalmeccanici o i poligrafi- sentata a New York, dove il ci stavano scioperando o che padre presentava un suo tram e bus erano rimasti nelle film, e i rapporti sono ripresi. rimesse di Prenestino o altri Da qui è nata l’idea per il suo depositi dell’Atac/Atam o Atan. Poi, dopo il caf- iayev e appunto il padre di Karen: un vero film “La figlia americana”. La terza moglie co- fè, si riprendeva la riunione e si affrontavano i signore e una grande mente, quasi un profeta nosciuta sul set de “L’assassino dello zar”, con temi di maggiore spessore: la politica interna- per come riusciva a descriverci quello che sa- cui ha vissuto 10 anni, gli ha dato due bellissi- zionale e in particolare le novità o i cambia- rebbe successo di lì a poco. Il suo realismo po- mi figli, Ivan (1993) e Vasilij (1996), ma nel menti della politica italiana. Era certamente la litico era impressionante e me ne accorsi al 2001 hanno divorziato. Ha ammesso che le classica routine, ma lavorando sul nastro della primo incontro. Anche per questo il figlio Ka- donne gli piacciono molto e sono la causa dei telescrivente, dove senza sosta ci arrivavano ren è diventato uno spin-opinion, che partecipa suoi divorzi. L’autore di “Noi del jazz”, girato da Mosca tutte le notizie di carattere politico, oggi a tutti i talk-show che contano sulle 3 reti con i miei amici del Trio Ganelin, e di tanti al- economico, scientifico e culturali, avevo ac- satellitari russe (canali 575-576-577) e che mo- tri film sino all’ultima versione di “Anna Kare- cesso ad uno spaccato dell’Unione Sovietica stra la stessa lucidità e intelligenza del padre. nina” (2017), sarà presente a una sua rassegna che pochi privilegiati potevano permettersi. Misurato, realista, libero pensatore, modera- monografica a Cagliari nella primavera dell’an- Ovviamente il notiziario politico ed economi- tamente filo-europeo, innamorato dell’Italia, no prossimo. Non perdetevi questa occasione, co arrivava in russo e la mia laurea in filologia assertore di un pensiero ispirato all’euro-co- perché vi parteciperà uno dei maggiori espo- slava mi aiutava a tradurre i pezzi rispetto ad munismo, ma elettore di “Russia Unita”, il nenti non solo del cinema internazionale (re- alcuni colleghi che improvvisamente dovette- partito di Putin. Ha lanciato l’idea di circo- gista, sceneggiatore, produttore) ma, a mio ro in poco tempo riciclarsi da traduttori scrivere lo studio della letteratura russa a parere, dell’intellighenzia russa a cavallo dei dall’inglese a traduttori dal russo. E furono Puškin, Lermontov, Gogol’, Dostojevskij, Ce- due secoli. bravissimi: durante i mesi dell’estate 1967 di- chov e Tolstoj. Non è una cattiva idea. Io lo co- vennero all’altezza del compito. Quel lavoro è nosco dal 2007, quando lo premiai in Campi- Carlo Fredduzzi stato per me una vera e propria scuola di vita, doglio con la statuetta della “Ars Lupa” alla perché ho avuto poi l’occasione di leggere e carriera e organizzai nella sala dell’ANICA - a Giornalista, laureato in Filologia slava all’Università di spesso di conoscere personalmente personag- cura dell’Istituto della Lingua e Cultura Russa Leningrado nel 1967, autore di numerosi saggi e articoli gi sovietici agli altri sconosciuti, ma che han- di Roma ( Via Farini 62, M Termini) - la prima sul mondo della Russia e dell’Est europa. Attualmente è no svolto fino al 1991 un ruolo importante nel- in Italia del suo film “Un cavaliere chiamato Direttore dell’Istituto di Cultura e Lingua Russa di Roma la vita politica di quel paese. Tra parentesi, morte”, anche se il titolo in russo recitava “L’as- tutta la redazione italiana fu licenziata a causa sassino dello zar”. L’ho rivisto altre volte Diari di Cineclub | Media partner 51 n. 54

Primavera a Cagliari con Karen Šachnazarov Il regista e direttore della Mosfilm Karen Georgievic Šachnazarov in Italia Il Centro Russo in Sardegna e la FICC impegnati a organizzare per la prossima primavera un’ampia rassegna di film del famoso regista russo, prevista la sua presenza a Cagliari L’idea di aprire il proporre un’altra iniziativa e far conoscere Centro Russo in Sar- al pubblico sardo la magnifica cinematogra- degna mi è venuta fia del regista di origine armena Karen Šac- nel 2007. In quell’an- hnazarov. Con Karen ci siamo conosciuti a no già nell’isola era Baden-Baden, in Germania, nell’aprile del presente una comu- 2012 dove erano stati organizzati ‘I Giorni nità russa, non gran- della Cultura Russa’. Già in quella occasione de, intorno alle 500 avevo avuto l’opportunità di parlare con Ka- persone, che tendeva a ren e di ipotizzare l’organizzazione di una Francis – Smith Galina crescere rapidamen- rassegna a Cagliari dei suoi film e della mi- te. Mi accorsi che tutte queste persone aveva- glior cinematografia della prestigiosa casa no problemi di comunicazione con il Con- di produzione russa MOSFILM, di cui Šac- solato Russo presente a Roma (la Sardegna hnazarov è direttore. Nonostante non ci sia- rientra nelle responsabilità amministrative del Consolato a Roma) e risultava proble- matico per loro andare ogni volta a Roma quando c’era bisogno. Nel 2008 scrissi all’Ambasciatore russo proponendogli di ri- conoscere l’attività di servizio sociale della struttura che gestivo su base volontaria e gratuita. Finalmente nel 2009, ricevendo una risposta positiva alla mia richiesta da parte dell’Ambasciata Russa in Italia, con il Certificato Ufficiale ho formalmente avuto la disponibilità a svolgere un’attività volta a difendere i diritti e gli interessi legittimi dei cittadini e degli enti giuridici della Fe- no state le condizioni migliori per portare Da sx, Marco Asunis, presidente FICC e il regista derazione russa presenti in Sardegna. Un avanti il progetto, l’idea non mi è mai spari- Karen Šachnazarov compito che ho inteso allargare con una ta dalla mente. Così, dopo alcuni anni da progetto c’è stato anche un recente incontro presenza attiva in Sardegna nel campo del- Baden-Baden ho ricontattato Karen nel alla MOSFILM a Mosca tra Šachnazarov e il la cultura e della formazione, attraverso la Maggio 2017 e lui, ancora una volta, mi ha presidente della FICC Marco Asunis, che so- promozione e lo sviluppo del turismo nell’i- riconfermato la piena disponibilità a orga- sterrà anche questa volta l’iniziativa del sola. E’ nato così il Centro Russo che ha nizzare un’ampia rassegna della Mosfilm e Centro Russo. Tutta la manifestazione la avuto sede prima nel cuore di Cagliari e suc- dei suoi film a Cagliari. Il nome di Karen stiamo programmando per la prossima pri- cessivamente a Pula, nella costa sud occi- Šachnazarov in Russia lo conoscono tutti e mavera, la certezza è che se ciò avverrà, at- dentale della Sardegna, dove attualmente tantissimi, a iniziare da me, si sono formati traverso la forte e sensibile personalità di vivo e dove continua la mia attività. Esten- con i suoi film. La sua cinematografia è pro- Karen insieme al nostro entusiastico con- dendo l’attività sul versante culturale e ci- fonda, sincera e ha la forza di farti riflettere vincimento, si potrà assistere in Sardegna nematografico, nel 2010 decisi di provare a sulle cose della vita… Karen Šachnazarov ha ad un avvenimento di altissimo valore cul- organizzare il primo festival del cinema avuto anche la forza di salvare il patrimonio turale e di conoscenza, che avrà la forza di russo a Cagliari. Parlai di questa idea con la della casa di produzione e distribuzione far sentire più vicino e amico il pubblico brava attrice e produttrice Vera Glagoleva, MOSFILM dopo che si era tentato di sven- russo con quello italiano. recentemente scomparsa, che incontrai e derla all’asta nella fase successiva agli anni conobbi al festival dei film russi in Norman- della Perestroika. Karen per il suo generoso Francis – Smith Galina dia. E fu proprio in quell’anno che il film comportamento ha il rispetto da parte di “Una guerra” di Vera Glagoleva rappresentò tutti i russi. Mi è capitato molte volte di se- Moscovita con doppia cittadinanza britannica e russa. l’appuntamento più importante delle pro- guire discussioni politiche riferite al passa- Ha studiato alla Moscow State Pedagogical Academy, poste cinematografiche russe nel festival di to e alle prospettive del futuro della Russia insegnante di lingua spagnola ed inglese. In Inghilterra Cagliari. Un grande aiuto e sostegno all’or- in cui era presente Karen Šachnazarov. Tra- ha fatto il corso di business management presso la London ganizzazione del festival ci fu dato in quella spare dalle cose che dice e che fa una idea fi- School of Economics, lavorando per molti anni nel con- occasione dalla FICC – Federazione Italiana losofica e culturale della Russia e del mondo sorzio inglese LONRHO (Mining Operations) come re- dei Circoli del Cinema e dalla Società Umani- in generale sempre onesta e sincera. Pro- sponsabile per lo sviluppo dei progetti per la produzione taria – Cineteca Sarda. Da allora diverse so- prio per questo sono convinta che la cono- dell’oro nella ex USSR attraverso tecniche ecologicamente no state le manifestazioni culturali che han- scenza dei suoi film presso il pubblico sardo rispettose dell’ambiente. E’ stata sempre innamorata no caratterizzato il nostro Centro, ma che avrà molta presa, che consentirà di esami- dell’Italia e soprattutto della Sardegna, dove vive dal hanno avuto una pausa a causa di vicissitu- nare in modo oggettivo la vita dell’URSS di 2000 e in cui si è fatta promotrice di diverse iniziative so- dini familiari che hanno portato alla scom- ieri e quella della Russia moderna di oggi. E ciali e culturali volte a rafforzare la conoscenza e l’amici- parsa recente del mio amato marito. Oggi, senza pregiudizi sarà possibile per gli italiani zia tra la l’Italia e la Russia. ancora grazie al sostegno della FICC e del verificarne i lati positivi e quelli negativi di en- suo presidente Marco Asunis, mi piacerebbe trambi…Per organizzare questo importante Diari di Cineclub | Media partner 52 [email protected] La ritirata di Dunkerque secondo Christopher Nolan Uscito in tutto il mon- dal quale derivava, mentre per i bombardieri soldati, come si accenna anche nel film, che do alla fine di luglio, e tedeschi Heinkel 111 e Junkers 87 sono stati gli inglesi iniziarono ad imbarcare ciò che re- in Italia a fine agosto utilizzati dei modellini in grande scala teleco- stava dei reparti francesi, belgi e olandesi ri- per la solita paura di mandati. Nolan, per dare una simbolica veri- masti intrappolati nella sacca, sebbene di que- scarsa affluenza dei dicità al suo film, ha anche voluto girare molte sti ultimi nel film non vi sia traccia. Alla fine nostri distributori, il scene proprio a Dunkerque. Un peccato di in- furono meno di 4000 gli inglesi caduti in com- filmDunkirk della War- genuità perché, per quanto da lontano, le in- battimento a Dunkerque, mentre i francesi ner Bros. ha già tota- quadrature hanno mostrato la città così come che si sacrificarono per rallentare l’avanzata lizzato mezzo miliar- appare oggi, ricostruita e con i suoi edifici tedesca furono oltre 15.000, ai quali vanno ag- do di dollari in tutto il moderni, laddove storicamente, bombardata giunti gli oltre 30.000 che alla fine dovettero Andrea David Quinzi mondo e da noi, nella dal cielo e da terra, in quei giorni essa era ri- arrendersi ai nazisti. Per l’Inghilterra, Dun- prima settimana di dotta a un cumulo di macerie bruciate dagli kerque fu il culmine di una disfatta e di una programmazione, ha raggiunto i 4 milioni di incendi. E a poco è servita la sovrapposizione umiliante ritirata, ma essere riusciti a strap- euro. Un altro successo per il quarantasetten- di alcune colonne di fumo per rappresentare pare ai campi di prigionia tedeschi oltre ne regista londinese Christoper Nolan, che è quella terribile devastazione. A mio avviso la 300.000 soldati alleati (quando lo stesso anche produttore e sceneggiatore di Dunkirk. pecca principale di Dunkirk dal punto di vista Churchill, come viene ricordato anche da No- Il film è molto bello: il montaggio serrato, l’in- storico è il suo eccessivo “anglo centrismo”, lan, sperava di riuscire a salvarne almeno tensa colonna sonora e i dialoghi ridotti al 40.000), fu considerato un miracolo, che minimo, coinvolgono lo spettatore fin dal- ridiede forza e speranza al popolo inglese la prima inquadratura, rendendolo parte- rimasto a fronteggiare da solo le armate cipe, attraverso tante piccole storie, della naziste. Certo ci sarebbero state ancora gigantesca tragedia di Dunkerque, il picco- tante altre cose da raccontare, prima fra lo porto francese vicino al confine con il tutte che l’evacuazione inglese continuò Belgio dove, tra il 26 maggio e il 3 giugno sulla costa occidentale della Francia, da del 1940, più di 200.000 soldati inglesi ed cui furono imbarcati altri 200.000 solda- oltre 100.000 francesi, ripararono in In- ti alleati, e dove, il 17 giugno del 1940, ghilterra sfuggendo ai tedeschi. Un film nell’estuario della Loira ebbe luogo la più che fa trattenere il fiato, che fa pensare, tragica sciagura nella storia della marina che commuove, in cui la retorica è quasi britannica, quando i tedeschi affondaro- assente e, al posto dell’eroe, ci sono perso- no la nave Lancastria con a bordo circa ne con le loro debolezze che agiscono per 5000 passeggeri militari e civili. La storia istinto di sopravvivenza o compiono atti di Dunkerque, invece, è stata raccontata di valore per senso del dovere. Dunkirk in molti film: da La signora Miniver (Mrs. non è paragonabile a film come Salvate il Miniver, 1942, di William Wyler, lo stesso soldato Ryan, Flags of Our Fathers o Pearl di Vacanze Romane e di Ben-Hur), vincito- Harbour, dove l’attenzione quasi maniaca- re di 6 premi Oscar, che descrisse la par- le per costumi, veicoli d’epoca e scenogra- tecipazione delle imbarcazioni civili in- fie, ha dato risultati che rasentano la per- glesi all’evacuazione; a Dunkerque, un fezione. Basta guardare le fotografie classico film di guerra in bianco e nero gi- scattate in quei drammatici giorni sulla rato nel 1958 da Leslie Norman. Dal bel- spiaggia di Dunkerque per rendersi conto lissimo e scenograficamente ricco Week che, nonostante i mezzi utilizzati e le cen- end a Zuydcoote, diretto nel 1964 da Henry tinaia di comparse, si è molto lontani dal Verneuil ed interpretato da Jean Paul caos di cannoni, materiali, uomini e auto- Belmondo e Catherine Spaak; fino al più mezzi che la riempirono. In questo film recente Espiazione (Atonement), diretto nel Nolan ha fatto un uso ridottissimo della 2007 da Joe Wright nel quale, sebbene la computer grafica per gli effetti speciali e rievocazione di Dunkerque fosse solo Manifesto film del 1958 di Leslie Norman così, per rievocare il mare gremito di navi una parte del film, essa è stata ricostruita militari e civili e la riva piena di relitti, sono simboleggiato fin dalla scelta del titolo, per il con estrema cura. Dunkirk, pur con i limiti che state usate poche imbarcazioni che non sono quale è stato usato il nome inglese della città e abbiamo indicato che però nulla tolgono al va- riuscite a dare il senso della quantità di navi non quello francese universalmente più fa- lore complessivo dell’opera, ha ricordato con che furono realmente impegnate. Le barche moso. Come ha scritto il giornalista francese grande pathos quella drammatica pagina del- civili che raggiunsero Dunkerque furono cen- Jacques Mandelbaum su Le Monde il 19 luglio: la Seconda Guerra Mondiale, dimostrando tinaia, ma nel film se ne vedono solo una venti- “Nessuno nega il diritto di un regista di focalizzare ancora una volta come anche i film storici na, mentre per rappresentare le navi militari so- il suo sguardo dove ritenga opportuno, a patto che possano sbancare il botteghino. Da noi inve- no state adattate alcune navi moderne: tre non neghi la realtà che sostiene di rappresentare”. ce, dove non mancherebbero certo le storie della marina danese, due inglesi e una france- Nel film, infatti, mancano riferimenti storici vere da raccontare di quella guerra, con la scu- se, il cacciatorpediniere Maillé Brézé, in servi- fondamentali: primo fra tutti l’assenza dei te- sa dei costi eccesivi i nostri pavidi produttori zio dal 1957 al 1988, il cui riadattamento non è deschi, di cui si vedono solo gli aerei, ma so- si tengono stretta la borsa e rifuggono dai film bastato a camuffare il profilo delle torrette singo- prattutto dei francesi, presenti marginalmen- storici come un gatto dall’acqua, fingendo di le e dei voluminosi radar di controllo moderni, te solo in poche scene. In realtà il ‘miracolo’ di non sapere che, venti anni fa, Salvate il soldato molto lontano da quello delle navi inglesi de- Dunkerque fu dovuto soprattutto al fatto che in- Ryan, costato 70 milioni di dollari, alla fine ne gli anni ’30. Per gli acrobatici ed appassionan- tere divisioni francesi, in particolare la 2^ Nor- incassò più di 500; così come oggi Dunkirk, in ti duelli aerei del film lo scenografo Nathan dafricana, combatterono strenuamente per di- appena due mesi, ha già triplicato il valore dei Crowley ha utilizzato tre Spitfire e un aereo fendere l’area intorno alla città, consentendo soldi spesi per la sua produzione. spagnolo degli anni ’50, che è stato usato per così l’evacuazione della British Expeditionary rappresentare il caccia tedesco Messerschmitts Force. Fu solo dopo aver imbarcato tutti i loro Andrea David Quinzi 53 n. 54 Dunkirk di Christopher Nolan: riscrivere il tempo Nel maggio del 1940 e diventa uno sbarramento, un esilio. Una nella baita francese di guerra che porta l’esistenza agli estremi met- Dunkerque l’esercito tendo a nudo verità umane quali i sogni, i li- tedesco ormai dilaga miti, gli interessi, i desideri, il terrore, la fa- su tutti i fronti, gli ae- me, la collera, ma anche la speranza. Eppure rei iniziano a colpire non vi sono protagonismi, solo una massa di e gli eserciti inglese e figure anonime incarnate da giovani soldati francese si trovano in inesperti, spaventati, incapaci di comunica- trappola, circondati re, costretti alla violenza e alla lotta per la so- da terra, da mare e pravvivenza di fronte alla quale sono vietati dal cielo. Con i minuti sentimentalismi eccesivi e regna solo la logi- contati, gli inglesi ca del mors tua vita mea, perché si è tutti ne- Silvia Lorusso Il regista Christopher Nolan e Kenneth Branagh nella mettono in atto un mici quando è in bilico l’esistenza stessa, parte del Comandante Bolton piano di ripiegamento cercando di far eva- mentre ciascuno resta con il sogno di vincere cuare il maggior numero di uomini verso la in tasca e con una rabbia che maschera la passi dalla vita alla morte in pochi secondi. sponda opposta della Manica. Non si tratta paura, e da un momento all’altro può finire L’intuizione registica è la scelta di una strut- quindi della storia di un assedio memorabi- su una piccola barca sballottata sulle onde tura filmica che emoziona e insieme confon- le, ma di una fuga dal campo di battaglia. La del caso, in balia di un destino che decide chi de, frastornandolo, lo spettatore, nell’inter- sorprendente cinepresa di Christopher No- si trova dalla parte giusta e chi da quella sba- secarsi di tre punti di vista spaziotemporali lan ci trasporta dalla spiaggia tra le nuvole gliata. Poi, inaspettatamente, entrano in gio- diversi sulla stessa storia – una sorta di Ra- con un saliscendi scandito dal suono dei pro- co una singolare solidarietà e uno spirito di shomon bellico –, intrecciati in base all’inten- iettili e delle esplosioni, ci fa precipitare e ci muta fratellanza, che inducono a riflettere sità delle scene, che puntualmente sfasa la sommerge in acque gelide, ci toglie l’ossige- sulle due facce della violenza: quell’indistin- nostra normale percezione del tempo cata- no e ci scaglia verso l’alto con paraboliche vi- to che in un niente ci rende fratelli o ci fa ne- pultandoci nell’universo del Nolan che già rate. Inquadra volti anonimi che si muovono mici, da un lato capaci di uccidere e dall’altro avevamo conosciuto nei capolavori Memento in un clima di tensione, pericolo, diffidenza, di salvare. Tuttavia, il Dunkirk di Christopher e Interstellar. Le tre prospettive, intrecciate preda della frenesia del terrore e dell’imper- Nolan sfugge al mero intento di film d’azio- sulla base della loro veemenza in modo da scrutabile sorte. Soprattutto, ci fa sentire il ne duro e puro, giungendo soltanto a sfiorare concentrare i corrispettivi tre climax, coinci- ticchettio del tempo che scorre, conta i se- la drammaticità tesa e fremente de La sottile dono e confluiscono al termine, quasi a voler condi misurando la paura di non farcela pri- linea rossa di Malick ma, tuttavia, riuscendo a calmare le acque di quel mare così minaccio- ma che sia troppo tardi, prima che il nemico stupire con l’indiscutibile protagonismo del so, ristabilendo una sottile armonia e facen- sia troppo vicino, prima che tutto sia fuoco. tempo, vero padrone della scena e suo inter- doci tirare un sospiro di sollievo. Il finale A separare gli uomini dalla loro meta, che ap- prete principale, a cui si affianca, con un ruo- mostra forse un’eccessiva inclinazione a una pare sempre più un miraggio irraggiungibi- lo da coprotagonista, solo la sorte incerta, la retorica patriottica autocompiaciuta, testi- le, vi è solo la sabbia umida mossa dal vento, casualità inevitabile che domina la situazio- mone di quell’orgoglio nazionale che l’In- l’acqua gelida invasa dal gasolio che nascon- ne come nessun essere umano sarà mai ca- ghilterra si portò a casa per la riuscita dell’au- de le vittime cadute in mare, navi affollate di pace di fare. Primo Levi definì il suo destino dace piano d’evacuazione, tuttavia noi uomini che sognano la propria casa e un cie- di sopravvissuto ai lager “sfacciata fortuna”, sappiamo che la guerra non finì, protraendo- lo blu da cui anziché pioggia precipitano attribuendo al caso un ruolo decisivo, per si per i successivi cinque anni, e che la vicen- missili che in una manciata di secondi can- quanto oscuro e indecifrabile, sul destino da di Dunkerque rappresenta un piccola vit- cellano in un sol colpo centinaia di vite. Nello umano in situazioni estreme come lo è la toria in una clamorosa sconfitta: fare scenario della battaglia, tra terra, mare e cie- guerra o la precaria sopravvivenza in un abbastanza significa dare il proprio meglio lo, tanto ampio e aperto quanto soffocante campo di sterminio. In un sovrapporsi fre- in guerra, ma nulla è abbastanza di fronte al- come una prigione, la tensione aumenta netico di fotogrammi e rumori, il tempo vie- la morte, al male che sottrae, che annienta, ogni secondo: c’è solo la natura indomabile e ne ridefinito, scandito, scomposto e ricom- che resta. l’essere umano che si fa guerra. Una guerra posto, intrecciato e congiunto: attimi si che non conosce vie d’uscita, proprio come la sfiorano per mano di piccole coincidenze baita di Dunkerque non consente vie di fuga tanto liberatrici quanto letali e scandiscono i Silvia Lorusso

54 [email protected] Il film Dunkerque strumentalizza la storia I difensori del fim britannici e 150.000 soldati francesi. Nonstan- esiste più alcuna storia sull’esame e sullo svi- Dunkerque di Chri- te ciò, benché la ritirata fosse indirizzata per luppo della vera storia. Viviamo con il suo rac- stopher Nolan non salvare anzitutto i soldati inglesi, enormi fu- conto in un contesto dove c’è il passato, ma in hanno smesso di ri- rono le perdite sulla spiaggia di tanti soldati e cui la sua descrizione nel presente si trasfor- lanciare una serie di ufficiali. Dunkerque fu una sconfitta, seppure ma in esclusivo spettacolo. La storia non è co- luoghi comuni attor- nella cultura britannica sia stata trasformata me quella dell’Angelus Novus descritta da Wal- no a quelle che consi- poi come una ritirata che nascondeva in sé gli ter Benjamin, che quando l’angelo si volta derano le qualità e le esiti di una vittoria futura. Anche se la confe- indietro vede solo catastrofi, ma che comun- virtù cinematografi- zione del film Dunkerque può evocare il ricor- que viene sospinto in avanti da un vento che che del film. Questi do di altri grandi film epici della seconda proviene dal Paradiso e che ti lascia intravede- sostengono che si guerra mondiale, come The Longest Day di Ken re un futuro migliore. Il vento del futuro non Àngel Quintana tratti di un film di Annakin (1962) o Tora! Tora! Tora! (1970) di Ri- esiste, perché il mondo non avanza. Forse per guerra coinvolgente chard Fleisher, Toshido Masha e Kenji Fuka- questa ragione Nolan si è limitato a fare una in cui lo spettatore può rivivere pienamente saku, in questi non c’è volontà di didattici- descrizione molto semplice e superficiale del l’esplosione delle bombe, i siluri che distrug- smo. Può Dunkerque essere il pretesto per la passato, in modo da concentrarsi sugli ele- gono le navi e le esplosioni che danneggino creazione semplice di un sofisticato videogio- menti che gli consentissero di fare il suo gran- gli aerei. Il lavoro di montaggio cubista condot- co sull’esperienza della guerra oppure il film de spettacolo cinematografico. Nella maggior to dal regista è inoltre lodato per l’aver bene può implicare un punto di vista della storia parte dei racconti filmici sui rapporti tra film intrecciato tre diversi momenti del racconto: passata che funge da metafora per il presente? e storia, il cinema è accusato di non partire la settimana trascorsa al molo dai soldati, il Se dovessimo considerare che la battaglia di con rigore dai documenti del passato e di ten- giorno sulla barca di salvataggio e un’ora Dunkerque è solo un pretesto, ci troveremmo dere invece a costruire semplicemente delle nell’aereo con poco carburante a bordo. Infi- di fronte a un grave problema di coscienza favole, il cui valore principale è quello di mo- ne, essi hanno parlato strare di fungere come della capacità quasi riflesso del presente. griffithiana di integrare Se ci chiediamo sem- in modo parallelo que- plicemente quel che le sti diversi tempi con immagini scioccanti l’apprezzata colonna che il film Dunkerke sonora di Hans Zim- produce, potremmo mer, che evidenzia il trovare il paradosso rumore forte delle che oltre alla presenza esplosioni della guerra di alcuni elementi con eleganza metallica. concettuali, tali imma- Penso che sia relativa- gini tendono a modifi- mente semplice per care una condizione tanti individuare molti geopolitica del passato dei luoghi comuni pre- rispetto a logiche della senti in queste lodi. È storia presente. Nella evidente che Dunkerque sua descrizione della ha una buona costru- battaglia di Dunker- zione tecnica, realizza- que, Nolan minimizza ta da un regista che ha la presenza francese e un grande talento im- La battaglia di Dunkerque. Nel 1940, dopo l’invasione della Francia da parte della Germania nazista, migliaia di rende invisibile il ne- maginario, ma, nono- soldati alleati si sono ritirati sulle spiagge di Dunkerque e, circondati dall’esercito tedesco, attendono di essere mico tedesco. Nello stante ciò, questo non evacuati stesso tempo, lui evi- è un buon film. L’accuratezza tecnica del fim storica che mette in crisi il contenuto del film denzia come i soldati britannici, lasciando il non finisce per determinare e generare una stesso. Christopher Nolan non scrive della continente europeo e rifugiandosi sulle coste sensazione di assenza complessiva della sto- storia perché nel suo film la guerra appare so- inglesi, restino in attesa del giorno in cui il ria? Per provare a rispondere a questa doman- lo come uno spettacolo. Non c’è nessuna co- “nuovo mondo possa salvare il vecchio mondo”. Co- da, credo sia necessario partire dal titolo del scienza chiara su come riscrivere questo pas- me interpretare l’azione della ritirata dalla film: Dunkerque. Perché il titolo non è neutra- sato della storia, per poi interpretarlo e riflettere vecchia Europa con la tendenza oggi a isolarsi le. Esso evoca una città sulla costa francese e sulle sue contraddizioni. Nolan preferisce all’interno dell’Isola con la Brexit? In un mo- fa riferimento a eventi storici che si sono veri- cancellarlo il passato per trovare solo nelle im- mento di ripiego verso politiche isolazioniste, ficati tra i mesi di maggio e giugno del 1940. magini una sequenza di emozioni che inten- Dunkerque può essere letta anche come metafo- Nelle spiagge di Dunkerque, le truppe alleate dono sollecitare nello spettatore il senso della ra dell’idea dell’autosufficienza britannica nei - fiamminghe, francesi e una parte dell’eserci- paura o il valore dell’eroismo. Oppure po- confronti del resto del mondo? Potrebbe esse- to belga - furono circondate dal nemico, l’e- tremmo semplicemente vedere il film come re. Forse è per questo motivo che ai francesi, vi- sercito tedesco che aveva invaso il Belgio e si su una sorta di parabola astratta incentrata sti come meravigliosi burattini, viene negato il stava preparando per la conquista della Fran- sulla teoria cosiddetta del male minore. Perché permesso di salire a bordo e salvarsi e ai tede- cia. Prima che si sviluppasse dai nazisti il Dunkerque ci racconta anche cosa succede schi di non mostrare i loro volti. Tutti loro fa- massacro e la distruzione di queste truppe di quando è necessario accettare ciò che non ci rebbero parte dei residui di un mondo vecchio soldati rimasti imprigionati nella terra ferma, piace per evitare di sprofondare nell’abisso. In che va superato. Il filmDunkerque è molto più di il governo britannico avviò la cosiddetta Ope- tutti questi casi, sembra che Nolan abbia deci- una visione cinematograficacoinvolgente . ration Dynamo, consistente nel tentativo di so di realizzare il suo film da un ambito diver- salvare questi soldati tramite piccole barche so, un luogo che potremmo definire come Àngel Quintana civili. In questo modo si è riusciti a portare in spazio del fine storia. Nolan avanza dei postu- salvo nella costa inglese circa 250.000 soldati lati sulla postmodernità, affermando che non Traduzione dal catalano di Marco Asunis 55 n. 54

Autori si raccontano Il profumo di pesche: il nuovo film che vorrei fare Sono una giovane re- riconoscimenti internazionali. Questa ina- Il profumo di pesche. Il soggetto: gista ROM di 28 anni spettata visibilità mi ha fatto conoscere tante Gioia, la ragazza francese, sui 17 anni, gran- che vive a Torino, na- persone del mondo del cinema, in particola- de sognatrice, amante di cucina e profumi ta in Italia come con- re mi piace ricordare il produttore della dei cibi vari, insieme ad un gruppo di ragazzi seguenza della fuga Wildside Mario Gianani che ha creduto nel coetanei decide di fare uno stage presso un della mia famiglia mio lavoro e mi ha dato la possibilità di con- ristorante di lusso a Parigi. Gioia perde la te- dalla Bosnia durante tinuare ad andare avanti nel mio sogno. E’ sta per il cuoco-chef quarantenne. L’amore la guerra nella ex Ju- nato così dopo qualche anno il mio primo che prova Gioia è condiviso dallo chef e ogni Laura Halilovic goslavia. La passione film vero per le sale cinematografiche, Io, volta che cucinano e preparano un nuovo per la regia cinemato- Rom, Romantica. Anche questo è un lavoro piatto, induce entrambi ad entrare in un’al- grafica l’ho sempre avuta sin da giovane, spe- che mi ha dato grandi soddisfazioni consen- tra dimensione e sprofondare in una specie rimentata all’età di 17 anni quando sentii il tendomi di sviluppare un’altra bellissima di stato di trance. Gioia oltre a questo stage bisogno di realizzare il mio primo cortome- esperienza, presentandolo e discutendolo in fa anche volontariato presso una struttura traggio, che voleva raccontare la storia di un giro per l’Italia e finanche al prestigioso Gif- psichiatrica. Col tempo la direttrice del risto- amore tra ragazzi adolescenti. Con questa foni Film Festival in provincia di Salerno. Ma rante nota un grande cambiamento e miglio- idea ed il mio primo piccolo la- ramento nel modo in cui cuci- voro, mi presentai nel 2007 al na il cuoco. Ed alla fine scopre Torino Film Festival. Il ricono- che tutto questo nasce grazie scimento di quel piccolo lavoro all’amore tra lui e Gioia. Sol- ha avuto la forza di alimentare tanto verso il finale del film, lo e dare slancio a questa mia spettatore scopre che in realtà passione fino a quel momento tutto questo è il frutto della nascosta, quell’anno vinsi il fantasia di Gioia. E che in veri- primo premio che veniva con- tà lei è ricoverata nella struttu- cesso ai film maker under diciot- ra psichiatrica come una pa- to. Questa straordinaria espe- ziente che soffre gravemente rienza fu per me una sfida del disturbo della doppia per- contro tutti i pregiudizi che sonalità. verificavo nella mia gente, ma Il profumo di pesche. Nota Regia: soprattutto la consideravo una Vorrei adattare il mio progetto enorme vittoria nei confronti in un cortometraggio(fiction). di mio padre che in modo con- Ho l’intenzione di girarlo a co- sapevole alimentò questa mia lori e come impronta stilistica passione regalandomi già da gli darei un’illuminazione più ragazzina una piccola cinepre- chiara nella maggior parte delle sa. Cosa che poteva essere considerata tra la di tutta questa strada percorsa e delle storie fotografie, e che invece userò un’illuminazio- mia gente assolutamente fuori dalla norma, raccontate, mi resta ancora un rammarico. ne più dark per la scena finale. Pensavo all’uti- per via di alcune resistenze e pregiudizi pre- Dall’età di 14 anni mi porto dentro al cuore lizzo della cinepresa piazzata, cioè con l’uso senti nei confronti del cinema. Dovevo di- una storia che mi piacerebbe tanto trasfor- di carrelli e Steadycam. L’utilizzo dei piani mostrare invece che il cinema attraverso il mare in un nuovo film e che vorrei intitola- medi sarà preferibile in molte inquadrature. suo linguaggio artistico poteva aiutarci a far re il Profumo di pesche. E’ un sogno che mi Sul montaggio userò sia stacchi che dei piani conoscere la nostra storia, la cultura e i senti- perseguita da anni, mi ritornano continua- sequenza. Pensavo di girare il film a Torino. menti di un popolo cosi vasto e di origini an- mente in mente immagini e possibili foto- Ma nel film verrà simulato come se fosse am- tiche. Questa idea la consideravo la più bella grammi, sento perfino gli odori e i profumi bientato a Parigi. Se potessi trovare la distri- e difficile sfida della mia vita e mio padre, della cucina, mi rimbalzano le battute degli buzione giusta, più avanti vorrei sviluppare con quel suo originale regalo, mi diceva che attori, vedo già i costumi e sento le musiche la storia del film, adattandola in un lungo- credeva in me e che mi dava il suo benestare e i canti della colonna sonora. Fa da sfondo metraggio. per provare a realizzarla. Con questa spinta, a tutto questo una storia d’amore che si ac- un anno dopo nel 2008, ho realizzato Io, la cende tra i fornelli di un ristorante tra un Laura Halilovic mia famiglia Rom e Woody Allen, una sorta di cuoco quarantenne ed una ragazza dicias- documentario autobiografico fatto anche di settenne, entrambi francesi. E’ una idea a Di famiglia di genitori bosniaci e con altri quattro fratelli vecchie immagini di famiglia, molto apprez- cui tengo tantissimo, disposta a realizzarlo maschi, vive a Torino. Deve compiere 28 anni, ha vissuto zato dal pubblico. Il riconoscimento di que- a costo zero confidando sull’aiuto generoso fino ai nove anni in un “campo nomadi”. I sogni realizza- sto film mi ha dato la fortuna di viaggiare in di un piccolo cast di amici e colleghi dispo- ti sono stati quelli di avere avuto l’autografo del suo regi- tanta parte del mondo, di raccontare, così sti a darmi una mano senza compenso. sta preferito, Woody Allen, diventare lei stessa una regista come mi ero ripromessa, il mio popolo, la Confesso che avrei bisogno di essere inco- e, soprattutto, poter raccontare attraverso la telecamera il mia storia, la mia famiglia, la cultura Rom. raggiata e sostenuta, come lo fu con me nel mondo rom. Ha iniziato la sua attività collaborando, tra- Avevo avuto l’occasione di poter scalfire il passato Mario Gianani. Sarebbe sufficiente mite un progetto di borsa lavoro, da assistente alla regia muro del pregiudizio contro la mia gente e per realizzare questo mio nuovo sogno che alle attività del Centro di Cultura per la Comunicazione e mi ero accorta che in parte c’ero riuscita, un produttore si facesse avanti, semplice- i Media a Torino (ITER - Istituzione Torinese per una grazie al cinema ed al mio film che avevo mente per aiutarmi nella gestione delle loca- Educazione Responsabile dei Servizi Educativi della Città usato come arma culturale. Questo è un film tion prescelte per le riprese e per la successi- di Torino). “Illusione” (2007), è il suo primo cortometrag- che mi ha dato grandi soddisfazioni, vincen- va distribuzione. Riuscirà mai questo mio gio col quale ha vinto il festival Sotto-18. Grazie a questo do numerosi premi, passando nella program- sogno ad uscire dal cassetto in cui da troppo cortometraggio, Laura è stata ospite del programma tele- mazione televisiva in RAI 3 e avendo diversi tempo è ormai rinchiuso? visivo di Rai3 Screensaver. 56 [email protected] Stregati da un ciak “Una Cento Mille Centomila Parole Non fanno Un’immagine”:

E’ così composto un prima che il tema del film è appunto l’atmo- era sufficiente – neppure dopo essere stata quadro di Eugenio Mic- sfera canicolare di New York. Il bollore fuori, e rinforzata con una ventilatore supplementa- cini, fondatore nel 1963, i bollori attizzati da Marylin nell’immagina- re”. Ho voluto riportare questo lungo brano con altri tre artisti, zione dello ‘scapolo estivo’. Praticamente si tratto da libro del 1993 del giornalista e critico dell’avanguardia fioren- mettono insieme perché lui dispone di un im- letterario tedesco Hellmuth Karasek: Billy tina “Poesia Visiva”. Le pianto di aria condizionata, cosa che all’epoca Wilder. Un viennese a Hollywood, per racco- immagini, dunque, pa- a New York non era ancora alla portata di tut- gliere dalla viva voce del regista, di quale por- drone assolute dello ti. Per rinfrescarsi Marylin si piazza anche so- tata può essere la celebrità di una scena, capa- Lucia Bruni spazio di un’opera d’ar- pra la grata della sotterranea. […] Quando gi- ce da sola di “consacrare” un film. Ed è l’omaggio te e dello schermo (tan- rammo la sequenza sulla grata in Lexington anche a un grande regista e sceneggiatore. Del to più di quello cinematografico), sono capaci Avenue, provocando quell’inenarrabile as- resto, scrive il critico Maurizio Porro: “Certe di “costruire” storie, sottolineare atmosfere e sembramento, Joe Di Maggio (il marito di battute - come certe scene (n.d.r.) - di Billy stati d’animo, dialogare in modo efficace con Marylin) si trovava a New York. Era in un bar Wilder non passeranno mai di moda. ‘Nessu- lo spettatore. Anche da qui nasce la seduzione a pochi isolati di distanza. […] Di Maggio fu no è perfetto’, dice il finale di A qualcuno piace di alcune di esse tanto da firmare un’epoca, caldo, e ogni volta ci strappa un sorriso. ‘Non si un costume, un linguaggio e molto altro anco- è mai detto che un povero è democratico per- ra. Mi riferisco a certe scene famose che tal- ché sposa un ricco’, dice il papà autista di Sa- volta segnano il successo di un film, ed entra- brina: un altro democratico sorriso. Certe sue no nell’immaginario collettivo in modo così ‘situazioni’ di cinema restano per sempre forte ed efficace da lasciare un’impronta che nell’immaginario collettivo. […] La lunga car- passa poi alla storia. Pensiamo ad esempio al- riera di Billy, classe 1906, raffinato collezioni- la nascita di un sex symbol, con il filmQuando sta d’arte, erede dello spirito di Lubisch, sedi- la moglie è in vacanza, del 1955, diretto da Billy cente gigolò, austriaco emigrato a Hollywood Wilder. La scena della gonna bianca di via Parigi il giorno dopo l’incendio del Reich- Marylin Monroe che si solleva al potente sof- stag nel febbraio del ’33, non conosce punti fio di un aeratore lasciando scoperte le cosce e morti, non ci ha mai concesso, come spettato- facendo intravedere le mutandine, diverrà ri, un attimo di noia.” Che dire delle scene di una icona del cinema del Novecento, tanto passione famose? Un bacio, considerato il più più efficace perché accompagnata dal gesto audace nella storia del cinema: quello celeber- trasgressivo della ragazza e dal disegno vorti- rimo, nelle acque della risacca, fra Deborah coso ed elegante che i lembi della sottana di- Kerr e Burt Lancaster nel film Da qui all’eterni- segnano nell’aria, quasi tracciati da un invisi- tà (1953) diretto da Fred Zinnemann. Non è bile pittore. Ecco come il regista ci parla della tanto la durata della scena quanto l’atteggia- scena e dei risvolti sexy oltre il consentito. mento partecipato, “proibito”, che i protago- “Quando girammo la sequenza sulla grata nisti comunicano allo spettatore. E ancora la della sotterranea, tutta l’attenzione del mon- scena madre di Via col vento (1939) di Victor “Quando la moglie è in vacanza” The Seven Year Itch do era rivolta su Marylin Monroe. Si raduna- Fleming, dove nel controluce di un tramonto (1955) di Billy Wilder. rono ventimila persone, il traffico impazzì, rosso cupo, si viene a riassumere tutto il si- ci fu una crisi coniugale. […] A onta della gnificato del film: Rossella O’Hara, vista di ‘pruderie’ della censura cinematografica, spalle, raccogliendo un pugno di terra e al- molti effetti erano più facili nel cinema che zando il braccio al cielo, giura che non sof- in teatro. Per esempio i sogni e le fantasti- frirà mai più la fame. Un segno e un simbo- cherie dell’uomo geloso, che sullo schermo lo che la dice lunga su quel periodo storico potevano esorbitare oltre i limiti del grot- americano. Oppure, di tutt’altro stampo, la tesco e della satira, dimostrando così che si scena famosa de La dolce vita (1960) di Felli- trattava solo di immaginazione surriscal- ni, in cui Anita Hekberg scivola in modo li- data, e non di verità. Ricordo come fosse cenzioso nella Fontana di Trevi abbando- ieri la scena in cui Marylin scende le scale nandosi all’abbraccio di Mastroianni: è il in camicia da notte per raggiungere l’ap- gesto ribelle che vuole forse ammiccare a partamento di Ewell, dotato di aria condi- “Da qui all’eternità” - From Here to Eternity (1953) di Fred una città, Roma, lussuriosa e anticonfor- zionata. Sotto la camicia da notte mi parve Zinnemann mista? Ma quante di queste scene (solo ap- di intravedere il reggiseno. ‘Non si porta il costretto non solo a sentire i bramiti della fol- pena accennate) hanno fatto sognare lo spet- reggiseno sotto la camicia da notte’, le dissi. la e le sue volgari grida di incitamento, ma an- tatore portandolo in un mondo fantastico e La gente le guarderà il seno, proprio perché lei che a vedere quanto Marylin assaporasse quel divenendo leggenda negli anni? E come mai lo sottolinea con il reggiseno’. ‘Quale reggise- lascivo bagno di folla. Ammetto che anch’io scene simili nella cinematografia attuale, dif- no?’, disse lei, prendendomi la mano e portan- mi sarei un po’ adombrato vedendo ventimila ficilmente sono presenti e identificative il no- dosela al petto. Non portava alcun reggiseno. persone intente a osservare la gonna di mia stro momento storico? Forse è un risvolto che Il suo seno era un miracolo per la sua forma e moglie danzarle sopra i capelli. Ironia della dovremmo approfondire in un prosieguo. la sua consistenza, e per l’evidente resistenza sorte, dovetti rifare un primo piano in studio che opponeva alla forza di gravità. Dicevo poiché l’aria che fuoriusciva dalla grata non Lucia Bruni 57 n. 54

YouTube Party #32 Luis Fonsi, despacito ft. Daddy Kane Visualizzazioni - 3’704’356’403 (link) La trama – Questo è il vi- la fascia anziana della popolazione è, spesso, variabili, e non con le parvenze stilizzate dei deo musicale di un cele- molto più aggiornata sulla beautiful people famosi d’un tempo, per sempre incisi in un bre tormentone estivo. (sic), rispetto a quella giovane. Vale pure l’in- empireo sorretto dalla Cultura (Nazional-Po- Tralasciamo l’autore e il verso: determinate persone sono considerate polare) Ufficiale. Non è più possibile restare brano, perché dopodo- quasi alla stregua di divinità viventi in certi sulla cresta dell’onda del presente, ovvero es- mani ce li saremo già di- ambiti (come, per esempio, Judith Butler) e sere aggiornati su tutto ciò che è popolare o menticati e sono del tut- totalmente sconosciute al 98% dell’umanità. rilevante in un determinato periodo, così co- to irrilevanti rispetto La frantumazione del mainstream ha trasfor- me è diventato quasi normale ignorare del Massimo Spiga ai fini di questo artico- mato quello che prima era un impero in una tutto l’esistenza delle cosiddette celebrità o di lo. Focalizziamoci sul collezione di feudi effimeri, dalla dimensione interi fenomeni di massa: sia il movimento numero di visualizzazioni, poco superiore al variabile, talvolta inconcepibili in un’ottica di No-Vax sia l’ISIS sono letteralmente spuntati 50% degli umani in questa galassia. In appa- società di massa (Google Trends ci mostra co- da un mese all’altro nel vasto oceano dell’at- renza, un successo senza precedenti. L’occhio me Salvatore Aranzulla – un uomo relativa- tenzione pubblica – parliamo di strutture esi- malizioso potrebbe notare come, per questa mente sconosciuto – abbia recentemente su- stenti da anni e coinvolgenti più o meno di- clip, le statistiche di utilizzo siano state na- perato Umberto Eco sul motore di ricerca rettamente enormi masse di persone. Da un scoste dal gestore del canale; di lato, questo fenomeno sgretola la norma, ciò significa che una buo- nostra percezione storica (spro- na porzione delle visualizzazioni fondandoci nell’attuale “eterno è falsa, prodotta da bot (ovvero, presente” su cui tanto è stato operai non umani) i cui servigi si scritto) mentre, dall’altro, tutto comprano un tanto al chilo, con questo rumore amplia fino all’in- l’obiettivo di dichiarare che «Que- concepibile le possibilità per il fu- sto è il successo del millennio”; in turo. Proprio perché siamo in tal modo, si inverte il normale an- grado di vedere noi stessi e la no- damento del “successo” su YouTu- stra società con miglior chiarez- be (ovvero, le false visualizzazioni za, capiamo molto meno di pri- generano mormorio mediatico, il ma, e c’è un brivido estatico in quale genera vere visualizzazio- questa dissonanza: lo scintillare ni). Tuttavia, anche questo argo- nel buio di potenzialità da espri- mento è sterile e d’impossibile de- mere, di realtà da costruire. terminazione, in fin dei conti. Il pubblico – Tra le variopinte mas- Rovesciamo la prospettiva, da un’a- se di commentatori, troviamo nalisi oggettiva a una eminente- una schiacciante maggioranza di mente soggettiva. Chiediamoci: persone giunte sulla pagina di come è possibile che IO non abbia Despacito soltanto per controllare mai sentito questo brano? il numero di visualizzazioni (una L’esegesi – La società di massa anni conferma dei sospetti di cor- ’50-’80, sul piano artistico, pro- to-circuito mediatico annunciati dusse una netta distinzione tra in apertura all’articolo), mentre quello che era il mainstream e tanti altri commentano sulla po- l’underground in ambito musica- polarità dello stesso («Un miliar- le. Per fare un esempio lampante, do!?»). Anche io, pur non avendo notiamo come il 99% degli italiani ascoltato il brano, ho dovuto rica- di quell’epoca conosca a memoria ricare la pagina una dozzina di tutti i testi dei successi di Gianni volte (“offrendo” un pari numero Morandi (e i vari autori “nazio- di visualizzazioni) per scrivere nal-popolari”), a prescindere dall’ap- questo articolo. È invece infre- prezzamento per il cantautore. quente trovare tra i commenti un Anche chi odiava Morandi ne co- complimento all’artista o un ap- nosceva a menadito la produzione. I canali dominante): questo non è un segno di “imbar- prezzamento della musica, così come una sua mediatici erano pochi, martellanti e non esi- barimento”, come ci ripetono i tromboni, ma stroncatura. Varie decine di commentatori steva alcuna via di fuga. In sintesi, è questa di come l’attenzione pubblica si è segmentata sembrano intenti a cavalcare il successo del vi- l’essenza della monocultura di massa, prece- in modo tale da risultare pressoché indecifra- deo per pubblicizzare i propri prodotti, le pro- dente l’avvento di internet. La rete ha frantu- bile. Non è più possibile usare una singola star prie canzoni, la propria nazione o, addirittura, mato il mainstream con la potenza di un me- come chiave di lettura di un fenomeno socio- direttamente se stessi, senza ulteriori attribu- teorite e questo fenomeno si fa sempre più logico (come in “La fenomenologia di Mike zioni (dei surreali messaggi sul tenore di «Mi pronunciato con il passare del tempo. Il main- Buongiorno”), proprio perché è mutata radi- chiamo Gianni! Datemi LIKE!»). Pare che il stream è divenuto una nicchia come tutte le calmente la teoria e la pratica dell’“essere fa- brano sia stato oscurato dalla sua stessa popo- altre, sebbene molto più ampia. La fetta di po- moso”. Ora che i nostri strumenti d’analisi so- larità; un controsenso a cui dovremo abituarci polazione che non usufruisce più della televi- no maggiormente precisi di prima, la società ci sempre più negli anni a venire. Amicus omni- sione, tra l’altro, ha una probabilità assai mag- appare per quel tumultuoso caos che è in realtà, bus, amicus nemini. giore di ignorare del tutto “la gente famosa” di in cui i flussi d’attenzione si accendono, ascendo- turno, producendo il paradossale risultato che no, muoiono in base a quantità inconcepibili di Massimo Spiga 58 [email protected] Sense8 di Lana e Lilly Wachowski: l'importanza dell'empatia Durante una conver- che mette a disposizione degli altri, anche a – ha fatto guadagnare a Sense8 non poche cri- sazione notturna, ri- costo della vita, e uno degli aspetti più condi- tiche. La serie in alcuni tratti rallenta e taluni portata in alcune in- visi dell'esperienza vitale è proprio la sessua- dialoghi appaiono troppo somiglianti a quel- terviste, le sorelle lità, esplorata in tutte le sue sfaccettature. li delle melodrammatiche soap opera per im- Wachowski (creatrici Non c'è spazio per la maschera del pudore e pedire a chi la critica di chiedersi se oltre a della saga di Matrix) della “normalità” decisa dalle consuetudini mostrare la connessione dei sensi, il serial discutono riguardo le sociali: viene celebrato l'essere diversi. E abbia altri obiettivi connessi all’immagina- innovazioni positive e molto spesso proprio in questa diversità ses- zione: insomma, dove vuole arrivare? qual è negative che le mo- suale troviamo i momenti di estremo climax il punto? Nonostante alcuni limiti della scrit- derne tecnologie han- in Sense8, dalle orge sensoriali alla violenza tura, chi si pone queste domande probabil- Ilaria Lorusso no introdotto, modifi- materiale che pervade alcune delle società in mente la serie non l'ha ben compresa: il cando il nostro modo cui vivono i protagonisti. La scelta di preferi- “punto” tanto agognato qui non va ricercato di relazionarci con le altre persone e con il re l'aspetto personale e intimo della vicenda nel disvelamento di un qualche fantasmago- mondo circostante. Il punto di partenza per rispetto a quello più concreto – il perché que- rico mistero, né in una battaglia finale che la creazione di Sense8 è proprio questo, ma sta connessione empatica si sia stabilita, la culmini in vinti e vincitori distinti in fazioni nella serie la connessione esonda i confini caccia senza tregua che l'enigmatico Whi- ben precise – cose a cui in ogni caso probabil- della mera tecnologia e diventa empatica e spers attua nei confronti del cluster e così via mente si giungerà nei sequel –; il “punto” di sensoriale. I protagonisti sono questa serie tv è il significato infatti otto sconosciuti prove- della metafora del cluster, che nienti da diverse parti del mon- coincide con il messaggio che do: India, Nord America, Ger- viene trasmesso alla fine di ogni mania, Islanda, Kenya, Corea puntata: troppo spesso ci dimen- del Sud e Messico. Appartenenti tichiamo di quanto sia fonda- a diverse culture, religioni e mentale l'empatia in un tempo orientamenti sessuali, scoprono in cui paradossalmente i mezzi di essere dei sensate, persone con tecnologici che dovrebbero unir- un avanzato livello di empatia ci di più sono invece diventati che hanno sviluppato una pro- strumenti di diffusione di odio e fonda connessione psichica e violenza. Eppure a prescindere per questo destinate a condivi- dal colore della pelle, da chi deci- dere tutto, ogni pensiero, sensa- diamo di amare e da chi decidia- zione ed emozione. E mentre mo di essere, apparteniamo tutti cercano di scoprire, disorienta- allo stesso “cluster”, quello della te, il significato delle loro perce- razza umana. In fondo è molto zioni extrasensoriali e iniziano a semplice: nella nostra diversità interagire a distanza tra loro, siamo tutti uguali, siamo tutti devono difendersi da minacce sullo stesso pianeta e condivi- esterne e complotti che mirano diamo lo stesso destino. Se alla loro cattura e annientamen- ascoltassimo soltanto per un to. La serie, più che concentrarsi momento l'altro e provassimo su quest’ultimo aspetto “avven- anche solo un decimo del suo do- turoso” e narrativo della storia, lore ci apparirebbe chiaro che si focalizza sulla vita di questi ot- tanta rabbia e tanta aggressività to individui che si vedono scara- non servono a nulla se non a ren- ventati senza spiegazioni in dere le cose peggiori. Sense8 è qualcosa di completamente nuo- una serie che va vista e a cui van- vo che dal misterioso rasenta il no perdonati i piccoli incidenti magico. Anche se non si sono di percorso della sceneggiatura mai mossi dai loro paesi d'origi- perché si fa portavoce di signifi- ne sono capaci di esprimersi cati dolorosamente attuali e su nell’idioma dei loro simili, cono- cui si dovrebbe riflettere in un scono tutto della vita degli altri tempo in cui di fronte a delle ri- pur non essendosi mai incontra- chieste di aiuto si preferisce nel ti di persona, hanno la possibili- migliore dei casi voltare la testa e tà di osservare il mondo anche nel peggiore attaccare con mag- stando seduti nelle loro case e giore brutalità. È una serie che sperimentano le condizioni esi- ha l’ambizione artistica ed etica stenziali degli altri membri del di fare appello a quei confini già “cluster” (gruppo di sensate colle- da molto tempo superati, ormai gati tra loro), tutte completa- indefiniti e rarefatti, che -ci im mente diverse tra loro poiché ca- pediscono di comprendere che ratterizzate dalla cultura del siamo tutti indissolubilmente le- paese in cui si trovano, in ogni gati gli uni agli altri e che non c’è momento, dagli attimi più gio- via di scampo per gli esseri uma- iosi a quelli più cupi, circondati ni senza empatia e solidarietà. dalla ricchezza o dalla miseria. Ognuno di loro possiede abilità Ilaria Lorusso 59 n. 54 Diari di Cineclub | YouTube www.youtube.com/diaridicineclub Ultimi programmi caricati sul canale Diari di Cineclub di YouTube mese di settembre. Inizia a seguire i nostri programmi video. Iscriviti, è gratuito Il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di Nicola De Carlo

Progetto MigrArti 2017 https://youtu.be/TyNm9LIHJKE Discutiamo sull’Emilia I 23 cortometraggi Corto - La Recita - Cortometraggio https://youtu.be/zuGQqXRA9VU che hanno emozio- Pubblicato il 17 set 2017. Vincitore del Pro- Perché la regione nato la 74. Mostra In- getto MigrArti 2017 Miglior film Chinué è https://youtu.be/iVaHrGhHrXU ternazionale d’Arte una ragazza di Napoli, una giovane “G2” 1904, n. 36 Cinematografica di che si ritrova alle prese con una gravidanza https://youtu.be/-bMdSPJP7vo Venezia inaspettata. I suoi genitori non vedono di La Villetta Corto - Interno 4 Sa- buon occhio la sua simpatia per un ragazzo https://youtu.be/KYqLkoRcWEY Nicola De Carlo fari - Cortometrag- di Napoli, e questo complica le cose. Un La Questione gio racconto magico che ha come sfondo il https://youtu.be/dxKvb81KPdA Menzione speciale La famiglia Safari Ciril- dramma di “Romeo e Giulietta”, una messa CESARE ZAVATTINI lo è una famiglia particolare: lui italiano, in scena alla quale la stessa Chinué parteci- Cesare ZAVATTINI - Fuori Orario - 20 anni lei africana, uniti in un matrimonio che ha pa e che vede contrapposti come Montec- prima - febbraio 2010 saputo combinare il meglio delle due cul- chi e Capuleti gli italiani ed i migranti. https://youtu.be/yhbYnSf9tXM ture e che ha battuto una terza via di coe- https://youtu.be/UGbE6VBD3-k Documentario Zavattini sione e di amore, inedita ed impensabile CESARE ZAVATTINI https://youtu.be/U5F9ENcqr6s ad entrambi, prima di intraprendere que- St 1967 Bolchi e D’Anza presentano “Tutto Cesare Zavattini / A documentary by Carlo sto lungo viaggio assieme. Totò” con Zavattini e Campanile Lizzani (2003) https://youtu.be/KaDxHbOFPKc https://youtu.be/LauF6C30cZ8 https://youtu.be/Q1HDl_BiVww Corto - Johnny - Cortometraggio Telereggio, alla Clessidra la storia di Cesa- Cesare Zavattini - Figu, album di persone Pubblicato il 23 set 2017. Vincitore del Pro- re Zavattini notevoli (RAI3) getto MigrArti 2017 Da “Rocky” a “Toro https://youtu.be/4wNIVy4D3Ro https://youtu.be/A3CNO8GHw50 Scatenato”, il cinema ha sempre usato il Cesare Zavattini Cesare Zavattini e il PO ring come set privilegiato per ambientare https://youtu.be/G0cZDFZqJ4Q https://youtu.be/ZrdJgD5UOi4 storie e veri e propri miti. Questo Docu- Alfonso Gatto: TORNARE A MILANO La “follia” di Zavattini mentario intende sfruttare gli stessi ele- https://youtu.be/XjAEhbV5ZAw https://youtu.be/OQ3KuFdCGhg menti per raccontare la vera storia di un Cesare Zavattini: il metodo artistico Labanta negro! “Mohammed Alì” nostrano, che a forza di https://youtu.be/uOmSaacpiM0 https://youtu.be/BYwgTYSy6ac pugni riesce ad aprire la strada del suo Cesare Zavattini: un giorno a casa mia Cesare Zavattini cuore verso la totale integrazione con quel- https://youtu.be/7lgy3mB08Pc https://youtu.be/3OVgVuehTss la che deve essere a tutti gli effetti la sua Muore Zavattini, autore di “Sciuscià” PERLE AI PORCI - Cesare Zavattini - Pun- nuova casa. https://youtu.be/wv1EWSnlnWE tata 06 https://youtu.be/gsuhWCZIyZ0 PREMIO VILLANOVA 2017 https://youtu.be/pkg6c6_Phdk Corto - Figli Maestri - Cortometraggio Il Premio Villanova 2017 per il documenta- Cesare Zavattini - La Veritàaaa [Integrale] Pubblicato il 21 set 2017. Vincitore del Pro- rio italiano_servizio Rai https://youtu.be/yWnwng5Rnlo getto MigrArti 2017 Miglior messaggio G2 https://youtu.be/pWfsV4QxCbs Sant’Alberto un paese vuole conoscersi... Un documentario che getta lo sguardo sul Filippo Biagianti al Premio Villanova Mon- da un’idea di Cesare Zavattini processo di integrazione che spesso porta i teleone 2017 https://youtu.be/8mpMmgZK1To figli dei migranti a diventare maestri dei https://youtu.be/f0WojRb3dEE Passaggi di Cesare Zavattini nella Tv italia- loro genitori. Stili di vita diversi a confron- Giovanna Ognibeni al Premio Villanova na degli anni ‘60 to, che a volte collidono e a volte collimano Monteleone 2017 https://youtu.be/YlGepileEM4 con quelli dei loro paesi d’origine. La meto- https://youtu.be/We5wPnP-2PM Ugo Gregoretti e Cesare Zavattini sui Ci- nimia di un paese attraverso le testimo- GIAMPALO BERNAGOZZI negiornali Liberi nianze e i racconti dei nuovi italiani. Giampaolo Bernagozzi - Selezione https://youtu.be/KGBWZ7M4s2M https://youtu.be/xSbTIU7jtU4 https://youtu.be/UjHi982fHPo CORTO REALE AUTORI Corto - Quasi Domani - Cortometraggio Il documentario nella vita italiana: omag- Le puntate sono un omaggio a un regista Pubblicato il 21 set 2017. Vincitore del Pro- gio a Giampaolo Bernagozzi - Trailer che nel cinema documentario italiano ha getto MigrArti 2017 L’occhio di una teleca- https://youtu.be/2sSXxoVJpyQ avuto una sua precisa collocazione nelle te- mera indaga per le strade di un piccolo pae- Italicus di Giampaolo Bernagozzi, 1974 matiche, nello stile o in un determinato pe- sino calabrese; da una parte ascoltiamo le https://youtu.be/OnXDmNZMQfg riodo storico o panorama produttivo. posizioni degli anziani, che ricordano MARCO FELLONI Cortoreale - I corti di Francesco Maselli quando anche loro erano costretti ad emi- Marco Felloni-Quando si beveva l’acqua https://youtu.be/VraLzR575lU grare ma che tollerano a stento la presenza del Po Cortoreale - I corti di Lino Del Fra dello straniero, dall’altra quelli di due mi- https://youtu.be/X1B1Tt8jXNU https://youtu.be/iiMJc7H27pw granti che si confrontano sul loro deside- PIERO LIVI Cortoreale - I corti di Romolo Marcellini rio di fabbricarsi una piccola normalità. Cinema Sardegna Film Pelle Di Bandito https://youtu.be/KYqLkoRcWEYh7RV3G- Quello che si consuma e viene filmato tra le Piero Livi 1969 Complet gOOjw viuzze pietrose è più uno scontro genera- https://youtu.be/BXgnl7LsHck zionale che di vedute. RICCARDO NAPOLITANO Continua sul prossimo numero di Novembre 60 [email protected] I dimenticati #35 Alessandro Momo «Muor giovane chi al e gli parlò del suo progetto: così Alessandro si per giacere con lei, Alessandro fornì un’altra cielo è caro» è il verso trovò nel cast del film, che ambientato nella ottima prova delle sue qualità recitative; il d’un noto frammento seconda metà degli anni Cinquanta aveva tra film incontrò un buon esito, anche se non pa- poetico di Menandro: gli altri interpreti Turi Ferro, Tina Aumont e ragonabile a quello della precedente opera di bisogna dunque sup- Lilla Brignone, e venne girato ad Acireale. Samperi. L’impegno successivo del diciasset- porre che al cielo Ales- Qui, come nei due film successivi, per il solito tenne attore romano, per un compenso supe- sandro Momo fosse maledetto scrupolo dei nostri cinematografa- riore ai trenta milioni di lire, fu il suo settimo assai caro, giacché il ri la voce di Alessandro venne doppiata, da ed ultimo film: la trasposizione dell’amaro ro- bravissimo attore morì quella di Sandro Acerbo. Malizia raccontava di manzo di Giovanni Arpino Il buio e il miele, Pro- Virgilio Zanolla quando contava anco- Angela, una procace domestica, che giunta in fumo di donna di Dino Risi, dove ritrovò Vitto- ra diciassette anni. casa di un vedovo con tre figli già grandicelli, rio Gassman, affiancato da un’altra bellissima Occhi azzurri, orecchie un po’ a sventola e suscita subito le loro mire: il padre, Ignazio, attrice italiana di quegli anni, la venticin- aspetto semplice di ragazzo perbene, Alessan- finisce per fidanzarsi con lei, ma il primo a quenne milanese Agostina Belli. Nella parte di dro era nato a Roma il 25 novembre 1956, se- possederla è proprio il quattordicenne Nino, Giovanni Bertazzo, soldato di leva in permes- condo figlio di Gaspare dopo la sorella Riccar- ovvero il più bravo a stuzzicarla. Inutile dire so premio assegnato ad accompagnare da To- da. Il suo esordio nel mondo dello spettacolo che alla sua uscita, nel’73, il film (da Samperi rino a Napoli il capitano in pensione, non ve- fu molto precoce: nel ’63 venne infatti scelto proposto invano per due anni a produttori e dente, Fausto Consolo, Alessandro - come del per lavorare in alcuni Carosello, assieme ai importanti attori come Manfredi e Tognazzi) resto Gassman e la Belli - dette il meglio di sé: fratelli Cristiano e Valerio Fioravanti (quest’ul- l’opera, non a caso, ottenne numerosi rico- timo, più noto come Giusva, bambino-prodi- noscimenti nei festival ai quali venne pre- gio e futuro interprete dello sceneggiato tele- sentata; ma il migliore di questi, penso, fu il visivo La famiglia Fioravanti, con Valeria remake Scent of a Woman diretto nel ’92 da Valeri ed Enrico Maria Salerno, divenuto in Martin Brest, con Al Pacino al posto di Gas- seguito tristemente famoso quale terrorista). sman e Chris O’Donnel in quello di Momo. Nel ’69 esordì davanti alla macchina da presa Quando, nel dicembre ’74, Profumo di donna nel lungometraggio La scoperta del regista li- uscì nelle sale cinematografiche italiane, gure Elio Piccon, ancora accanto a Giusva Alessandro era morto da alcune settimane. Fioravanti, a Carlo Campanini e a Carlo Lui, che abitava con la famiglia in piazza Far- Tamberlani: dove si narrava la storia di due nese, ed essendo rimasto indietro con gli ragazzi di una borgata romana, Alberto e studi a motivo del cinema frequentava un Walter, decisi a realizzare un fotoromanzo istituto privato, dove aveva tra i professori lo ambientato al Colosseo, che trovano la colla- scrittore Nantas Salvalaggio, s’era da poco fi- borazione dei loro coetanei di un collegio pa- danzato con l’attrice Eleonora Giorgi. Un olino, sicché Alberto (Fioravanti) finisce per giorno s’era fatto prestare da lei, in partenza diventare uno di loro. L’anno seguente, appe- per Londra, la sua moto Honda CB 750 Four na quattordicenne Alessandro iniziò a lavo- di colore amaranto: e alle sue obiezioni, mo- rare per i fotoromanzi Lancio, all’epoca ven- tivate dalla mancata abilitazione di lui alla dutissimi, che sfornavano divi come Claudia guida a motivo della giovane età, le aveva Rivelli, Franco Gasparri, Michela Roc e Fran- detto: - Tanto sono fortunato. La polizia non co Dani. E rivestì anche i suoi due primi ruo- mi becca. - Ma alle 14.35 del 20 novembre, li cinematografici di qualche sostanza: fu Fa- tornando a casa da scuola, trovandosi sul brizio Nenci ne Il divorzio di Romolo Guerrieri, Lungotevere Flaminio, e determinato a sor- accanto a ed Anna Moffo e passare un taxi, condotto da tale Adelfio Mo- Alexander nel drammatico Appuntamento col registrò un clamoroso successo, tanto da co- scatello, perse il controllo della moto e andò a disonore di Adriano Bolzoni, di Michail Craig, stituire subito il prototipo della commedia schiantarsi contro la parte posteriore dello Klaus Kinski, George Sanders e Margaret Lee; erotica: esso incassò oltre 5 miliardi di lire, stesso, carambolando quindi con un volo di ma queste partecipazioni non gli aprirono proiettando l’Antonelli e Momo al vertice della dieci metri sull’asfalto sotto una Bmw che grandi prospettive nel mercato della settima fama. Quasi contemporaneamente, Alessan- giungeva dall’opposta carreggiata. Un paio arte. A portarlo al successo sullo schermo fu il dro aveva recitato anche nel poliziesco La poli- d’ore dopo (com’ebbe a ricordare di recente caso. Alessandro aveva tra le sue passioni, col zia è al servizio del cittadino? di Guerrieri, anco- l’attrice romana, che per quel prestito della tifo calcistico per la Lazio e il gioco del poker, ra in un piccolo ruolo anonimo (i protagonisti moto soffrì poi problemi giudiziari), alla Gior- anche quella per le motociclette. Un giorno erano Enrico Maria Salerno, Giuseppe Pam- gi appena rientrata a Roma da Londra giunse che, a bordo di una di queste, si trovò in panne bieri, Daniel Gélin e John Steiner), ed era ap- una telefonata del padre: - Alessandro è cadu- per la strada, nel tentativo di fare ripartire il parso nella miniserie televisiva Il vero coraggio to con la moto. L’hanno ricoverato al Santo suo mezzo si mise ad armeggiarci attorno; in di Mino Guerrini. Lusingato dal successo di Spirito. - Quella sera stessa, alle 23.05, dopo quella passò di lì il regista Salvatore Samperi, Malizia, l’anno dopo Samperi volle ripetere l’o- sette ore di agonia Momo si spense, all’età di che in quelle settimane cercava Nino La Broc- perazione: e utilizzando alcuni degli stessi at- diciassette anni, undici mesi e ventiquattro ca, cioè il personaggio del protagonista ma- tori di quel film (l’Antonelli, Momo, la Brigno- giorni. Venne sepolto nel cimitero del Verano, schile del suo film Malizia, da affiancare ad ne; mentre altri interpreti furono Monica nella stessa tomba dove ventisei anni dopo sa- una trentunenne e avvenente ragazza di Pola Guerritore, Orazio Orlando, Lino Banfi, Lino rebbe stato inumato anche suo padre. In me- che egli aveva preferito a Mariangela Melato, Toffolo e Tino Carraro), gli stessi sceneggiato- moria sua, l’anno dopo il cantautore romano messasi in luce l’anno prima accanto a Lando ri Sandro Parenzo e Ottavio Jemma, girò a Patrizio Sandrelli scrisse e interpretò la can- Buzzanca nel film Il merlo maschio di Pasquale Forte dei Marmi Peccato veniale. Nei panni zone Fratello in amore, che è rimasto forse il Festa Campanile: Laura Antonelli. Colpito dal dell’adolescente Sandrino, che stuzzicato dal- suo maggior successo. suo volto da bravo ragazzo Samperi lo avvicinò le grazie della prorompente cognata finisce Virgilio Zanolla 61 n. 54

I Circoli del cinema, Cineclub, Cineforum informano La bustina del Dott. Tzira Bella

Scrivete a: Dott. Tzira Bella, C/O Laboratorio Veterinario Cineclub “Claudio Zambelli” di Boretto (RE) della Dott.ssa Zira, Planet of the Apes Illustrissimo Dottor Tzira Bella, senza voler Come far rinascere una sala e animare Boretto e territorio mancare di rispetto, io però questa cosa, la de- limitrofo vo dire, questo sfogo, lo devo fare, che è sacro- santo! E lo dico senza ironia! Il cineclub ha iniziato la propria attivita’ nel E i sindacati stanno a 2001 ed e’ intitolato a mio figlio Claudio che guardare! in quell’anno perse la vita in un incidente Anche quest’anno Maria Di stradale. L’idea di ri- Nazareth assunta in cielo per cordarlo attraverso il cinema, di cui era un chiamata diretta!! grande appassionato, E basta! È oramai dal Giancarlo Zambelli venne per prima ad un 1950, con raccomandazio- gruppo di suoi amici, ne del Principe Pacelli, alias che organizzarono una rassegna di quattro Pio XII, noto anche Pastor film: da qui nacque l’intenzione di trasforma- Angelicus, che questa storia re l’evento in un appuntamento fisso. Inizial- continua, ogni 15 del me- mente, abbiamo esordito con un’unica proie- se di Augusto, di ogni zione settimanale, ora siamo arrivati a due. anno dell’E.V. Una fami- Con l’attivita’ del cineclub il cinema\teatro di che si e’ instaurato con le persone che vengo- glia che ha visto santifi- Boretto (Reggio Emilia), chiuso da circa 20 no al cinema. Con loro ci si ferma prima e do- cato anche il gatto e la anni e oggetto nel 1998 di una costosa ristrut- po lo spettacolo per parlare del film e molto al- brocca per l’acqua fresca turazione da parte del comune, è tornato a tro in un clima di svago e incontro culturale. (su pisittu e sa mariga po s’aqua frisca)! Ep- funzionare pienamente. Con la grande voglia Le difficolta’ sono molte tra agenzie distribu- pure abbiamo tante sante donne in Sarde- gna, Calabria, America latina, se proprio vogliamo aprire il compasso della geografia cattolica del mondo. E pure i mattoni della casa di Maria a Nazareth hanno fatto santi in Italia! Mattoni di una casa di extracomu- nitari! Portati nelle Marche italiane non hanno neanche pagato e non pagheranno, ICI, l’IMU,TASI, TARES! E noi, sempre spe- rando nel miracolo del ritorno al governo dei veri santi, (Berlusconi e Brunetta dei Ricchi e Poveri) per le pietre tirate su dai no- stri nonni, intonacate dai nostri genitori, restaurate a spese nostre, per i nostri figlio- li, tutti italiani, dai bisnonni ai nipotini, in- vece pagheremo! Sappiamo tutti quali e quan- ti vantaggi di immagine, ed economici, porti un’Assunzione in Paradiso! Per la famiglia dell’Assunto o Assunta, per il Comune di nasci- di fare abbiamo restaurato la trici che ubbidiscono a logiche ta e residenza, la Provincia e la stessa Regione. vecchia macchina (fedit), in meramente commerciali e co- In questo periodo di vacche magrissime, disuso da 20 anni fino ad arri- sti che superano le entrate. In scheletriche, per il Meridione d’Italia e per la vare, nel 2015, al dcp. Cerchia- queste condizioni resistere al- provincia sarda del Medio Campidano in mo di proiettare pellicole qua- la concorrenza delle multisala particolare, non può bastare solo il Santo lificate d’essai, collaboriamo e multiplex e’ impresa titanica che abbiamo in paradiso a Palazzo Monte- ad eventi ed iniziative di carat- e, ultimamente, per le spese, citorio, che quello pensa più al pallone che a tere commemorativo, forma- solo per le spese, stiamo ri- noi, ce ne serve anche uno, meglio una, in tivo, sociale e scientifico sup- schiando di finire la nostra quello vero, universalmente noto per il re- portando l’amministrazione bellissima esperienza d’amore portage giornalistico di un cronista fioren- comunale, le scuole, altre as- e passione per la settima arte. tino del Trecento, inviato all’estero, tale sociazioni. La nostra program- Giancarlo Zambelli Dante Alighieri, mi pare. Facciamo sentire mazione ha sempre richiamato la nostra voce di sardi mediocampidanesi a un pubblico mediamente nu- Presidente del Cineclub Papa Francesco, tanto, se non ci aiuta Lui, meroso non solo borettese ma “Claudio Zambelli” di Boretto (RE) chi ci aiuta? Chiediamogli di appoggiare la anche proveniente dai comuni nostra richiesta di Assunzione in Cielo, il limitrofi grazie anche ai prez- prossimo 15 agosto 2018, di una delle tante zi contenuti che pratichiamo www.cineclubclaudiozambel- Assunte locali. ll cognome lo scelga pure lui. (3 - 5 euro il biglietto del cine- li.org Che termini in u, epperò non sia rumeno, ma, 1 euro all’anno la quota as- eh! Niente scherzi, caro Francesco! sociativa) ed al rapporto umano [email protected] Fra’Stimu 62 [email protected] La Liubimovka Ovvero il festival della giovane drammaturgia russa Dalla nostra inviata a Mosca Irene Muscarà, attrice

Il festival della giova- ne drammaturgia rus- sa, la Liubimovka, è sorto nel 1989 su ini- ziativa di principianti drammaturghi oggi diventati famosi, co- me ad esempio è il caso Mikhail Roshin. Nei primi anni questo fe- stival ha avuto l’inte- Irene Muscarà ressante e simbolica particolarità di svol- gersi nella residenza storica del famoso atto- re, regista, scrittore e teorico teatrale Kon- stantin Sergeevic Stanislavskij, nota appunto come la Liubimovka, da cui deriva il nome di questo particolare festival teatrale. Sono dieci anni, dal 2007 che la manifestazione ha cam- biato sede e si è trasferita al Teatro Doc di Mo- sca. Ma tale è ormai il successo di questo evento, che drammaturghi famosi e altri per- fettamente sconosciuti inviano e propongono le loro piece teatrali da tutta la Russia. Una se- lezione preliminare fa si che i testi prescelti vengano successivamente assegnati a dei re- gisti, ai quali spetta il compito di scegliere il gruppo di attori con cui preparare e “leggere” il testo. Alla conclusione di ogni performance, vi è lo spazio per gli spettatori di esprimere il proprio parere sul testo e sulla esibizione tea- trale, fare domande all’autore o al regista, da- re perfino dei consigli. Nonostante il formato del festival possa apparire semplice, la Liubi- movka continua ad avere un successo straordi- nario particolarmente tra i giovani e in special modo tra gli addetti ai lavori. Il Teatro Doc ha ufficialmente 50 posti, ma durante il festival è come se si ampliasse a dismisura. Gli spetta- tori riempiono ogni angolo, ancora precisa, “in realtà subito conoscere l’autore e in modo stimolan- tante volte occupando perfi- questo festival sostituisce il te fargli domande e considerazioni”. Impor- no la scena stando vicinissi- lavoro di un intero istituto tanti e interessanti sono anche le riflessioni mi agli attori. Tale è l’inte- di scambio formativo e cul- dal punto di vista dell’attore. Roman Sinitsyn resse della manifestazione turale, che purtroppo non pensa che “… questo festival rappresenta una che ho provato a chiedere ai esiste. Il festival, che si svol- grande occasione per gli attori e in modo par- due giovani drammaturghi ge una volta l’anno, attira ticolare i drammaturghi. Il fatto che i testi che si occupano oggi del fe- spesso tra i nostri spettatori possano trattare qualsiasi tema, nella più am- stival, Mikhail Durnenkov drammaturghi, filologi, che pia libertà, è un altro elemento della grande ed Evgeniy Kazachkov, e ad trovano nella manifestazio- presenza del pubblico. Il teatro ha bisogno og- un giovane attore, Roman ne un momento di incontro gi di nuovi drammaturghi con idee aperte e Sinitsyn, le caratteristiche e e di confronto stimolanti”. che parlino dei problemi della vita contempo- le ragioni di questo succes- Evgeniy Kazachkov inter- ranea. Per noi attori è un compito difficile. so. Mikhail Durnenkov ritie- viene e aggiunge, “credo sia Nella lettura dei testi dobbiamo essere freddi ne che sia l’originalità della importante tener conto che e contemporaneamente trasmettere tutte le proposta abbinata al fatto l’ingresso è gratuito. Il pub- emozioni che può contenere il copione. Noi che Mosca di per sé favori- blico è predisposto ad assi- per primi dobbiamo essere in grado di dare sce la socialità e l’incontro, a Konstantin Sergeevič Stanislavskij (1863 stere ad una prova sperimen- vita a dei testi che fino a quell’istante nessuno creare quelle condizioni di - 1938) tale, che perciò potrebbe ancora conosce”. Perciò, il consiglio è che se grande interesse e partecipazione. Inoltre, anche non riuscire. Quindi, su questa base è doveste capitare a Mosca nei giorni de la Liu- aggiunge “per gli artisti l’unica condizione come se ci fosse un accordo tacito tra gli auto- bimovka, non dimenticate di chiedere dove si per poter partecipare è che i testi siano scritti ri e il pubblico... se il testo non piace gli spetta- trova il Teatro Doc. in lingua russa, ma questi possono essere in- tori avranno perso un po’ di tempo, se al con- viati da tutte le regioni della Russia.”. Mikhail trario la prova ha successo gli spettatori potranno Irene Muscarà 63 n. 54

Mostre Lyda Borelli in mostra a Venezia La primadonna del ‘900, attrice simbolo di un’epoca in mostra a Venezia sino al 15 novembre Lyda Borelli, chi era stella tanto che all’apice della sua carriera era con la sua immagine come sarebbe accaduto costei? Al di fuori di diventata così popolare da assurgere a feno- negli Stati Uniti d’America poi con Marilyn una ristretta cerchia meno di costume: fisicamente, specie grazie Monroe ai tempi della guerra del Vietnam . A di cultori e appassio- ai 12 film interpretati fra il 1913 e il 1917, incar- un secolo abbondante dalle prestigiose affer- nati, consci che l’attri- nava il tipo della donna ”sottile e sensuale, mazioni di una carriera, che si sviluppa ce aveva simboleggia- tormentata e insinuante”, ben diversa dallo nell’arco di nemmeno diciott’ anni, dai 14 ai to nella società italiana stereotipo allora in auge della figura femmi- 31, con un inatteso e clamoroso epilogo nel dei primi vent’anni del nile “in carne”, tanto che questo proporsi in 1917, la descrizione del fenomeno Borelli era ‘900, prima a teatro e maniera originale e, per certi versi, controcor- indispensabile per riprendere le fila di una poi al cinema, ma so- rente da un lato ne aveva fatto una interprete presenza che a seguito delle nozze con il conte Giuseppe Barbanti prattutto con le sue cardine per comprendere l’evoluzione del “di- Vittorio Cini da così assidua nella vita non so- scelte di vita, l’essen- vismo” nel nostro Paese, dall’altro aveva favo- lo dello spettacolo ma della intera società civi- za stessa del liberty, il nome di Lyda Borelli rito la diffusione nel genere femminile di at- le italiana si sarebbe nel giro di qualche mese dice poco o nulla. Eppure sin dai primi suc- teggiamenti e mise che avevano in Lyda così rarefatta da poter parlare per certi aspet- cessi a teatro, agli inizi del ‘900, nemmeno di- Borelli un preciso e non equivoco punto di ri- ti di una clamorosa eclissi. Ci è voluto un seco- ciottenne, aveva nel suo porsi, nell’attenzione ferimento. L’attenzione per la diva era tale lo, ma alla fine l’incomprensibile (oggi) - pre che dedicava alla sua immagine pubblica, un che non tardarono a nascere neologismi co- giudizio che aveva imposto anche ad un uomo destino segnato sicuramente da una buona me ‘borelline’ - le fanciulle smagrite che on- come Cini, industriale, politico prima com- promesso col Fascismo da cui poi si sarebbe dissociato, e grande mecenate, per altri versi di larghe e ampie vedute di mandare in archi- vio una interprete così significativa dei primi due decenni del ‘900, è stato accantonato. E spezzoni dei film che lo stesso Vittorio Cini aveva cercato in ogni modo di togliere dalla circolazione possono essere oggi visti in un montaggio video realizzato dalla Fondazione Cineteca Italiana nell’ambito della mostra “Lyda Borelli primadonna del Novecento” a cura di Maria Ida Biggi allestita dall’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazio- ne Cini al secondo piano di Palazzo Cini a Ve- nezia a San Vio. Anche le tantissime foto esposte, custodite da quasi cent’anni in pol- Fotografia di scena di Salomè. Tournée in Sudamerica, verosi scatoloni, e i carteggi con i più impor- 1909-1910. Collezione privata tanti uomini di cultura dell’Italia giolittiana sono tornati a nuova vita e ci consentono di ripercorrere la parabola umana artistica della Lyda Borelli, 1910. Fotografia Varischi e Artico. donna d’avanguardia e grande interprete, co- Collezione privata gliendo lo spessore di una presenza che si di- lata e va ben oltre sale teatrali e cinematogra- fiche. Ne esce il ritratto di un’attrice che incarnava perfettamente la modernità d’ini- zio ‘900, l’ immagine di una donna emancipa- ta, costruita attraverso il carattere dei personag- gi che interpretava, madrina della jupe-culotte, la prima forma di pantalone femminile, ma an- che di grande carattere nella vita quotidiana. Lyda Borelli con un’automobile Isotta Fraschini, 1914. Sono pure esposti tre abiti di scena dell’attri- Fotografia di Attilio Badodi. Collezione privata ce nella realizzazione curata su bozzetti e foto deggiavano nelle strade- e ‘borellismo’ l’osses- originali dalla sartoria veneziana Atelier Ni- sione emulativa del pubblico femminile; colao. Si tratta del costume di Favetta in occa- ‘borelleggiare’, infine, entrò nei dizionari del sione della prima rappresentazione assoluta tempo , per significare “lo sdilinquire delle de La Figlia di Iorio di Gabriele D’Annunzio, femminette, prendendo a modello le pose quello della protagonista di Salomè di Oscar estetiche e leziose dell’attrice Lyda Borelli” (A. Wilde, indossato durante la “danza dei setti Panzini, Dizionario moderno, 1923⁴, p. 74 ): veli”, e un abito borghese che documenta l’ele- parole nuove per descrivere, appunto, il feno- ganza dell’artista nella vita quotidiana. meno di imitazione che Lyda Borelli aveva su- Lyda Borelli con la jupe-culotte, 1911 circa. Fotografia scitato nel pubblico femminile. E gli echi non Giuseppe Barbanti di Mario Nunes Vais. Istituto Centrale per il Catalogo e potevano non aversi anche nell’altra metà del la Documentazione – Gabinetto Fotografico Nazionale, mondo: durante la prima guerra mondiale i La mostra è aperta tutti i giorni dalle 11 alle 19 , ad eccezio- Archivio Nunes Vais, Roma soldati al fronte mandavano a casa cartoline ne del martedì. Info www.cini.it e tel. 041-2710236. 64 [email protected] To the Bone. Il male di vivere “If you die, i will kill you” -To the bone- Marti Noxon alias ma significativo scambio di battute con un’al- finzione né cornici di sorta poiché protagoni- Martha Mills Noxon, tra ragazza afflitta dal medesimo “male di vi- sta non è Ellen ma l’anoressia che agisce di- anni 52 e brillante car- vere”, incontrata casualmente nella sala di at- struggendo la vita attraverso Ellen e gli altri riera come sceneggia- tesa del dottor Beckham; l’inquadratura è malati permettendo anche allo spettatore trice di celebri serie tv prospettica in quanto l’altra attrice si riflette meno informato di respirare fino in fondo americane (Buffy l’am- in uno specchio volutamente sfocata mentre tristezza, pericolosità e depressione di cui Giorgia Bruni mazzavampiri, Grey’s Ellen centra l’attenzione. Potrebbe essere ad- la malattia è tetra foriera. Per Ellen la con- anatomy solo per ci- dirittura una citazione di Bergman, geniale e sapevolezza della sua condizione soprag- tarne un paio) esordisce alla regia dirigendo To famoso anche per la bellezza delle inquadra- giungerà solo dopo aver strisciato sul fondo The Bone: lungometraggio da lei stessa scritto ture nello specchio. La fotografia, accurata- sfiorando la morte a soli vent’anni. L’ango- su un tema delicato come quello dell’anores- mente studiata, è spesso arricchita dal contra- scia del disturbo scaturisce dalla mancanza sia e dei giovani afflitti da questo “morbo”. Un sto tra i colori pastello indossati dagli altri di senso e dal desiderio non propriamente morbo da cui sia la Noxon sia la splendida personaggi, la matrigna nella fattispecie, o di cosciente di autodistruzione. La terapia protagonista, Lily Collins, cui si compongono alcuni ambienti e la tra- sperimentale del Dottor Beckham porrà El- sono state colpite in pas- len in una condizione di sato. All’interno del cast aspro confronto e con- brillano anche le intense flitto con altri giovanis- interpretazioni di Keanu simi malati. C’è chi na- Reeves nelle vesti del dot- sconde il proprio vomito tor William Beckham e di sotto il letto fingendo di Carrie Preston nel ruolo voler fare progressi, chi della matrigna di Ellen, la è costretto a letto dai tu- protagonista. Il lungome- bi e ha la voce tremante traggio è stato presentato per lo sforzo di parlare in anteprima il 22 genna- non riuscendo a non fa- io del 2017 al Sundance re il conto delle calorie Film Festival e distribui- che sta assumendo en- to, il 14 luglio, su scala dovena. Megan prova a mondiale da Netflix in farcela perché aspetta una cui è stato incluso come bambina che, nonostante “prodotto originale”. Se i suoi sforzi, non vedrà scindessimo in punti sin- mai la luce. Ellen inizial- tetici la storia che To the mente non si sforza di mi- Bone racconta potremmo gliorare né vomita per ag- incappare nell’errore di gravarsi, semplicemente percepire il film quale non si nutre. È incapace di sintesi surrogata dei più mangiare, dalla mastica- banali cliché: Ellen è una zione alla digestione an- ventenne forte, ironica, che se, quando ha fame, ribelle ma nello stesso confessa di disegnare uno tempo fragile e malata snack al cioccolato. È as- con un padre completa- sente, immersa in un do- mente assente, una matri- lore spesso anestetizzato gna apparentemente ostile dall’apatia. Solo Luke, na- e di certo inopportuna, scente stella del ballo già una madre vera, lontana, decaduta a causa di un con cui la ragazza non ha infortunio al ginocchio, mai davvero legato, che riesce a scagliare pietre l’ha abbandonata all’ano- in grado di scalfire, sep- ressia rispedendola all’ex pur timidamente, le ro- marito, mollato per alleva- buste mura che la ragaz- re cavalli a Phoenix al fianco della sua compa- sandata oscurità degli abiti di Ellen che, sola- za ha eretto attorno a sé. Neppure il gna dopo aver preso consapevolezza della mente non a caso nella scena finale, vedremo profondo affetto della sorellastra aveva sor- propria omosessualità, emersa a seguito di con una giacca bianca simbolo della volontà di tito effetti. Ellen, d’altro canto, prova a sal- gravi crisi nervose. Insomma, gli ingredienti guarire ovvero della sua catarsi. Il pregio varsi da sola. La veridicità del film risiede per il fallimento di un lungometraggio indi- maggiore del film risiede nel suo oscillare tra anche in questo: non esistono eroi o perso- pendente sarebbero stati tutti presenti, anche commedia nera e drammaticità profonda tro- naggi-chiave schematici aventi la funzione in eccedenza, se non fosse stato per l’estrema vando proprio nell’ondeggiare il perno di un di meccanismo di sblocco della psiche di un sensibilità, l’empatia e la bravura della Noxon. quasi paradossale equilibrio, prova provata malato.“Eli” comprende di voler vivere an- Le inquadrature non peccano mai di banalità del talento della sceneggiatrice. Altro merito che se “non tutto ha un senso” rientra nella e, anzi, alcune in particolare denotano una (non da poco) è quello di aprire, dapprima casa di cura di sua spontanea volontà per- certa sapienza ardua da riscontrarsi in un re- socchiudendo per poi spalancare sequenza ché continuare a vivere avrebbe comunque gista alle prese con la sua opera prima. Ci rife- dopo sequenza, una finestra sull’inquietante più senso che andarsene per sempre, ini- riamo, per l’esattezza, ad una delle scene ini- dimensione della malattia eliminando quasi ziando a scomparire fino all’osso. ziali in cui la protagonista intrattiene un breve subito la finestra. Nel film sembra non esserci Giorgia Bruni 65 n. 54

Festival - doppiaggio Voci nell’Ombra XVIII edizione dedicata a Manlio De Angelis e alla sua famiglia C’era una volta la Targa alla Carriera di Doppiatore intitolata a Gualtiero De Angelis, ma il Festival Nazionale del Doppiaggio Voci nell’Ombra non dimentica… E’ quasi al via la diciot- più, oltre 45. Due targhe alla carriera, una di tesima edizione de Il doppiatore e una di adattatore, una alla voce Festival Nazionale del emergente del panorama italiano del dop- Doppiaggio VOCI nell’ piaggio ed il Premio SIAE destinato al giovane Ombra, la più impor- adattatore di indiscusso talento. A partire dal tante manifestazione 2015, infatti, la Società Italiana degli Autori ed a livello europeo dedi- Editori sostiene il Festival nell’ambito di una cata al mondo del dop- politica dedicata a promuovere e a valorizzare Tiziana Voarino piaggio cinetelevisivo i nuovi talenti e il loro percorso formativo e la- e degli audiovisivi, nel- vorativo. Il Festival, per altro ha creato una fit- la consapevolezza che il doppiaggio italiano è ta rete di collaborazioni e Patrocini, tra cui sicuramente, a livello di professionalità, il mi- spiccano università straniere come quella di gliore in assoluto. Si svolgerà a Savona dal 19 Strasburgo, la Sophie Antipolis di Nizza, l’U- al 22 di ottobre. Nella Serata d’Onore si con- niversità areospaziale di San Pietroburgo e la segneranno i Premi ai migliori doppiaggi e Rufilms russa che quest’anno si confronte- doppiatori, adattatori e adattamenti, gli Anel- ranno per un incontro produttivo con i pro- li d’Oro, in ricordo dell’anello di pellicola so- fessionisti ed operatori della trasposizione stituito negli studi ormai dal time code, si multimediale internazionale. Voci nell’Om- svolgerà nel prestigioso Teatro Chiabrera di bra, dopo la scomparsa del direttore artistico Savona sabato 21 ottobre. I premi assegnati Claudio G. Fava e dell’ideatore Bruno Paolo saranno moltissimi e le nomination ancor di Astori, si è evidentemente rinnovata. Non ha, però, dimenticato il grande rispetto per Gualtiero De Angelis, a cui per i primi quindici anni ha intitolato la Manlio De Angelis è stato un attore, doppiatore, Targa alla Carriera. Nelle ultime due direttore del doppiaggio e dialoghista italiano edizioni ha acquisito il nome di Targa alla Carriera Claudio G. Fava, proprio di film sono stati diretti da lui. L’impronta di in memoria dell’illustre Claudio G. Fa- Gualtiero e di Manlio non sono svanite nel va, altisonante critico, uomo di enor- nulla. Sono rimaste anche nella medesima me cultura e di grande ironia. Il Festi- vocazione della stessa terza generazione della val del Doppiaggio, quando nacque fu famiglia De Angelis, con il figlio Vittorio che la prima consistente operazione creata ci ha prematuramente lasciato due anni fa, il Alcuni tra i vincitori 2016 Cosenza, Boraschi, Bianchi, De Bortoli, nella storia del cinema italiano, per cui dna vantava per certo “la stoffa del dop- Cordova, Stella Musy, Marco Zanotti, Eric Alexander portare i riflettori su questa, allora mi- piatore” e con Eleonora De Angelis. Donna steriosa professione del doppiatore. La grintosa, forte, determinata e soprattutto Targa alla Carriera fu intitolala a Gual- brava nel suo dare la voce alle note star di Hol- tiero De Angelis, non a caso, proprio lywood, che ha scelto di cimentarsi con le di- perché fu una stella davvero brillante rezioni di doppiaggio, anche impegnative. tra le “voci d’Oro” del doppiaggio italia- Eleonora racconta “Mio papà, Manlio, era no e tra i fondatori della CDC, che ri- una persona che riversava nel lavoro quello mane, ancora oggi, una realtà prepon- che era nella vita: carismatico, di talento, con derante nel settore. Voci nell’Ombra un accentuato umorismo e una buona dose di non dimentica la stima dimostrata nei leggerezza e follia creativa, professionale, quindici anni per Gualtiero De Ange- umile e dotato di grande rispetto per il lavoro lis, la sua famiglia, lo stabilimento che altrui. Era molto legato a mio nonno Gualtie- si è evoluto attorno alla CDC, anche se ro. Una famiglia che non si è fatta mancare Foto vincitori 2015 la Targa alla carriera di doppiatore da nulla dal punto di vista dei talenti artistici. due anni, è intitolata a Claudio G. Fava. Mio zio, Enrico De Angelis, fratello di mio Il Festival del Doppiaggio dedica infat- nonno che a dicembre compie novantasette ti, la sua diciottesima edizione alla me- anni, fu il fondatore del Quartetto Cetra. Li moria di Manlio De Angelis, figlio di lasciò traportato a Milano da una forte passio- Gualtiero, che portò avanti con altret- ne d’amore, ma li convinse a non sciogliersi e tanta passione e qualità questa arte e a far entrare nel quartetto al suo posto la spo- professione insieme, così particolare sa di uno degli altri tre”. E con questa chicca vi che è il doppiaggio. Manlio: una gran- diamo appuntamento a Savona con il gotha de esperienza come doppiatore, ha da- del doppiaggio italiano e la diciottesima edi- to la voce a un mondo di attori in film zione del Festival Voci nell’Ombra dedicata a che restano indissolubili nella nostra Manlio De Angelis e anche alla sua famiglia. memoria ed una consistente carriera Teatro Chiabrera Serata d’Onore come direttore di doppiaggio, centinaia Tiziana Voarino 66 [email protected] “One plus one” di Godard. il diavolo suona con gli Stones Giocare con i linguaggi e i codici, in un mondo postmoderno intriso di critica intellettuale, ar- te popolare e alta che si incontrano, meta-te- Andrea Fabriziani sti, suggestioni e im- magini, è un campo minato. Nel Novecento, i linguaggi delle numerose realtà artistiche, dal romanzo al cinema, dalla fotografia alla musi- ca e fino alla grafica pubblicitaria, si confron- tano e si uniscono in più occasioni, evocando con forza una nuova dimensione dell’essere ar- tisti e pensatori. I veicoli della fruizione, così, si mescolano e si completano l’un l’altro nella pelli- cola di Jean-Luc Godard, One plus One, il mocku- mentary sulla composizione e registrazione in studio del capolavoro dei Rolling Stones, Sym- phathy for the Devil (che dà anche il titolo alla versione estesa del film), pubblicato per la pri- ma volta nell’album Beggars Banquet (1968). Immagini in movimento e musica rock, paro- le e poesia della controcultura declamate a gran voce, un movimento visivo lento e dolce, della guerra lampo, quando la Germania nazi- come alcune carrellate o panoramiche de Il di- sta travolgeva violentemente i corpi straziati sprezzo (1963), che passa spesso da artista ad dei polacchi prima e dei francesi poi. Presen- artista, da Jagger seduto ad uno sgabello da- za indiscreta in ogni momento cruciale della vanti al microfono a Brian Jones, venuto a storia, laddove i destini cambiavano drastica- mancare poco dopo. Poi Keith Richards con i mente e l’umanità mutava o dove il sangue si piedi scalzi e Charlie Watts con le cuffie alle versava in nome della Storia. Ombra onnipre- orecchie. Tutto girato aggirandosi con discre- sente dietro ad ogni umano intento sovversi- zione, come uno spettro invisibile, all’interno vo, fino alla contemporaneità. Una contempo- degli studi di registrazione. Tra queste imma- raneità fatta, nei Sixties, di rivoluzione gini che mostrano una band metodica, bril- sessuale e politica, del ’68 e di rivendicazioni lante e circondata da fumo di sigaretta e dai razziali, ma anche di Pop Art, di vernice sui bicchieri di birra semivuoti, si vedono interlu- muri e sulle lamiere dei treni metropolitani, di poetici, metaforici, quasi slegati ad una ti- di sesso e di profilattici, di una nuova guerra pica narrazione documentaristica come vor- alle porte, la Guerra Fredda, tacita ma di scala rebbe il caso. Si tratta invece, ad un esame più mondiale, nascosta (forse) ma pronta ad attento, di sequenze che approfondiscono il esplodere come una polveriera. Tutta la con- significato e il senso totale della duplice ope- trocultura del secondo dopoguerra, con le sue ra, il film e la canzone. Anche qui, con questo declinazioni ed evoluzioni, sembra riassu- montaggio alternato i linguaggi di cui sopra si mersi nella natura più intima del testo di Jag- mescolano: il film diventa un ibrido fra la te- ger e Richards, che con la loro visione acuta stimonianza del genio compositivo musicale dei tempi che corrono (The times they are e il sostrato culturale che lo alimenta, ovvero a-changing diceva Dylan nel ‘64) creano un’o- tutta la controcultura degli anni Sessanta, fat- ritmo e rallentando lo scorrere del tempo, l’al- pera d’arte dall’ampio respiro, spesso sogget- ta di femminismo, di una critica cinemato- ternanza di tali sequenze a quelle delle prove to di studi universitari e al tempo stesso di grafica e letteraria emergente e che si fa sem- in studio, arricchiscono notevolmente la nar- aspre e discutibili critiche dei benpensanti, ri- pre più sentire in tutto il suo peso ideologico, rativa del testo della canzone: Lucifero, l’an- volte all’inserimento della canzone dai millan- di concetti filosofici che governano e guidano gelo caduto de Il Paradiso Perduto di John Mil- tati poteri esoterici nella scaletta dei concerti gli intellettuali di ogni luogo, delle Pantere ton, personificato nel cantante Jagger e degli Stones. L’opera interessa Godard, lo af- Nere nei loro calzoni militari e nelle carcasse ispirato alla figura del maligno che si aggira in fascina tanto quanto lo affascina l’immagine di automobili lasciate a decomporsi nel Russia nel romanzo Il Maestro e Margherita di iconica e controcorrente che i suoi autori dan- Bronx. E ancora, tra una sequenza e l’altra, Bulgakov (pubblicato più volte e in diverse no di sé stessi (contrapponendosi a quella più piccole didascalie disegnate, volte ad intro- versioni durante la prima metà del secolo pulita dei Beatles connazionali). Sagace e col- durci nella sequenza successiva, una titola- scorso), dice con superbia di essere stato pre- ta, provocativa e riflessiva quella di Godard zione che è anche una dichiarazione d’intenti. sente durante la condanna di Gesù Cristo, che adatta la sua grammatica, il suo occhio re- Così il titolo All About Eve, che apre una se- quando Pilato si liberò dall’impegno gravoso e gistico ad un linguaggio nuovo che è ibrido e quenza quasi onirica di un’intervista fatta alla chiese alle genti di decidere quale sorte far ca- che, per risultare incisivo, richiede espressa- personificazione della Democrazia, chiamata dere sul figlio di Dio e sul ladro che gli stava di mente la commistione di altri generi, di altre appunto con il nome della prima donna della fianco. Era presente quando, ancora una volta realtà artistiche, guidate dalla logica ferrea e Terra, è scritto in modo da evidenziare alcune in Russia, nel 1918, la famiglia dello Zar Nicola determinata di una mente brillante come lettere che compongono la parola LOVE. An- II fu assassinata decretando la fine della fami- quella del regista francese. Un’operazione cora una volta, giochi di parole, commistioni, glia reale, sacrificata sull’altare del bolscevismo unica nel suo genere che riflette totalmente la incastri verbali e lessicali. Sebbene la linea nascente, mentre Anastasia “screamed in vain”, contemporaneità che sta cambiando. narrativa ne possa risentire, cadenzando il come dice la canzone. Conduceva i carrarmati Andrea Fabriziani 67 n. 54 Spazio5: la fotografia come memoria collettiva e interpretazione della realtà Tra il 7 e il 22 settem- stata per noi l’occasione per conoscere lo Spazio5: tratta che della punta dell’iceberg. Per il solo film bre, s’è tenuta a Roma essa è stata in realtà inaugurata a fine giugno a Pa- “Il Bell’Antonio”, Riccardi ha prodotto ben 600 ne- la mostra Marcello Ma- rigi, nel quadro della settimana della cultura ita- gativi, risultando agevolato nel suo compito dall’at- stroianni on set, con l’e- liana. La si è realizzata su esplicita commissione tenzione alla composizione dell’immagine del regi- sposizione di fotogra- dell’amministrazione della capitale francese, a con- sta Mauro Bolognini e dall’accorto lavoro sulle luci fie di scena dovute a ferma di quanto sia ancora apprezzato all’estero del direttore della fotografia Armando Nannuzzi. Carlo Riccardi e relati- quello che è stato forse il più versatile fra gli attori Uno dei sogni nel cassetto di Currado è proprio Stefano Macera ve ai seguenti film: 8½, cinematografici italiani. La qualità degli scatti è quello di realizzare una mostra sulla lavorazione di Casanova ’70, I Compa- notevole, ma Currado tiene a precisare che non si questo film, itinerante come Marcello Mastroianni gni, Divorzio all’italiana, Il Bell’Antonio, La decima on set. O come la mostra ideata per il cinquantena- vittima, Fantasmi a Roma. L’evento si è svolto a rio della morte di Totò, che è stata inaugurata a Spazio5, in Via Crescenzio 99, nel quartiere giugno a Napoli, nella Biblioteca Enzo Cannavale. Prati. Si tratta di un locale che raccoglie un’e- E che dal 12 agosto (e sino al 5 ottobre) è ospitata redità importante, quella del prestigioso pun- nella sede della Fondazione Rodolfo Valentino a to di ritrovo per artisti denominato Scalette Castellaneta, in provincia di Taranto. Questa espo- Rosse, dove lo stesso Riccardi – pittore oltre sizione concerne un servizio realizzato nella casa che fotografo – qualche decennio fa esponeva d’abitazione del formidabile comico napoletano: un le sue tele. Grazie all’impegno dell’Istituto servizio in cui, a un certo punto, si verifica un ribal- Quinta Dimensione, associazione senza sco- tamento dei ruoli, con il principe della risata che si po di lucro fondata nel 2011, lo spazio in que- diverte a fotografare Riccardi. Su basi singolari co- stione è stato sottratto a una di quelle opera- me queste, la mostra non poteva che essere un suc- zioni speculative che, negli ultimi anni, hanno cesso, come d’altra parte una grande attenzione ha mutato in peggio il volto di una delle più ele- ricevuto pure un’altra esposizione legata a un anni- ganti zone della città. Il rischio che ne venisse versario: I tanti Pasolini, incentrata su un’attività fuori un’ennesima pizzeria a taglio o, peggio espressiva quanto mai multiforme e inaugurata nel ancora, una slot room, era davvero alto. Per- 2015, nel quarantennale della morte del grande in- ciò il merito dell’Istituto Quinta Dimensione Raffaele La Capria con Maria Bellonci al Premio Strega tellettuale, a Casarsa della Delizia, in Friuli. La è indubbio e tale da indurre a interessarsi alla 1961 (foto Carlo Riccardi) scelta non è stata casuale: Casarsa della Delizia è il sua complessiva attività. Per ricostruirla, ab- paese della madre di Pier Paolo Pasolini, che vi ha biamo avuto modo di conversare con un suo vissuto una parte dell’infanzia. Qui, inoltre, è stato responsabile: Giovanni Currado. Dal quale fondato un Centro Studi che è diventato un sicuro abbiamo appreso che l’associazione ha tra le punto di riferimento per chi si voglia ancora con- sue finalità quella di gestire lo sterminato ar- frontare con una delle voci più alte e scomode del se- chivio messo a disposizione da Carlo Riccardi colo scorso. Ma nella loro attività pluridecennale, e dal figlio Maurizio, che ne sta proseguendo Carlo Riccardi e suo figlio Maurizio non si sono l’attività: si tratta di ben 3 milioni di negativi, confrontati solo con le personalità di rilievo della con partenza dal 1946, un patrimonio di gran- cultura, dello spettacolo e della politica, ma anche de rilievo non solo sul piano quantitativo ma con i mutamenti in atto nella società italiana. Ne è anche dal punto di vista qualitativo. Carlo Ric- stata eloquente testimonianza la mostra Donne & cardi, che il 3 ottobre compie 91 anni, non è Lavoro, ospitata, dall’8 marzo al 13 aprile 2017, stato solo un fotografo di scena, vantando una alla Casa della Memoria e della Storia, nel rio- produzione quanto mai variegata. Vero e pro- ne Trastevere. Qui i numerosi scatti hanno prio re dei paparazzi, cronista visivo di decisi- raccontato il progressivo inserimento delle vi eventi politici, egli ha vissuto diversi anni in donne in settori professionali e produttivi che simbiosi con lo scrittore Ennio Flaiano, che lo una cultura di matrice patriarcale per lungo ha introdotto negli ambienti letterari, facen- Gommista “Donne & Lavoro” (foto di Carlo Riccardi) tempo ha assegnato esclusivamente agli uo- dolo ad esempio entrare in casa di Maria Bel- mini: si comincia con immagini di contadine lonci, narratrice e ideatrice, con Guido Alber- e mondine per arrivare alle gommiste, alle ti, del Premio Strega. E in effetti Riccardi ha magistrate, alle archeologhe ecc. A questi seguito costantemente quel premio, le cui scatti in bianco e nero se ne alternano altri dai edizioni degli anni ’50 e ’60 sono state ravviva- colori sfavillanti, riguardanti le donne africa- te dalla presenza di alcuni fra i maggiori scrit- ne e realizzati da Maurizio Riccardi in alcuni tori nostrani: Alberto Moravia, Natalia Gin- recenti reportages nel più martoriato dei con- zburg, Elsa Morante. Non a caso, nel 2012 tinenti. Per molti versi, queste donne africane l’Istituto ha potuto organizzare una mostra d’oggi ricordano le italiane degli anni ’50, ma intitolata Vita da Strega che ha girato per di- la vivacità cromatica conferisce alle immagini verse città e che è stata alla base del libro Gli un senso in più, quasi rinviando alla speranza anni d’oro del Premio Strega - Racconto fotografico d’un prossimo riscatto. Ora, la mostra in que- di Carlo Riccardi (Edizioni Ponte Sisto, 2016). Del stione ha beneficiato del patrocinio del- Co resto, tale esposizione, non è stata l’unica, tra quelle mune di Roma, come altre attività dell’Istitu- curate dall’Istituto, ad avere una circolazione am- to. Però, l’amministrazione capitolina non è pia. Il nostro interlocutore, che riveste il ruolo di re- mai andata oltre, non ha mai finanziato iniziati- sponsabile editoriale dell’Archivio Fotografico Ric- ve che presentano costi e che, inoltre, richiedo- cardi, ci ha fornito in tal senso notizie sorprendenti. Marcello Mastroianni sul set del film “Il bell’Antonio” no una notevole mole di lavoro. Ci sono le spese Si pensi alla stessa mostra su Mastroianni, che è (1960) di Mauro Bolognini (foto di Carlo Riccardi) segue a pag. successiva

68 [email protected] segue da pag. precedente Abbiamo ricevuto per la stampa e, talvolta, per il restauro, realiz- zato in digitale, senza intervenire sui negativi. Complesso, poi, anche se appassionante, è il “La rena dopo la risacca” il noir di Giuseppe lavoro di ricerca, effettuato sui 3 milioni di ne- Tirotto gativi di cui si diceva. A questo sforzo si ag- giunge un’attività di vero e proprio studio, vol- Collana “Gialli”della Nuova Sardegna to alla contestualizzazione d’immagini sulle quali, talvolta, non è indicata alcuna data o che E’ stato un grande ritraggono personaggi di difficile identifica- piacere, durante que- zione. Finora, tutto ha funzionato grazie a un sto mio tempo sardo encomiabile impegno non retribuito e alle do- di un’estate caldissima nazioni che riceve l’Istituto, ma se gli enti loca- e secca, imbattermi, al li praticassero una politica culturale meno seguito della Nuova miope, fornendo sostegni economici anche di Sardegna (a Roma da qualche anno non più non grande entità, le iniziative potrebbero au- Antonio Maria Masia mentare. E si aprirebbe la possibilità di retribu- reperibile in edicola, e ire qualcuno per procedere alla definitiva siste- non chiedetemi perché) nel romanzo giallo: mazione dell’Archivio: un quantitativo enorme “La rena dopo la risacca”, dell’affermato e no- di negativi che richiede un impegno esclusivo, tissimo poeta e scrittore di Castelsardo Giu- fondato sulla passione per la storia e la foto- seppe Tirotto, pluripremiato dappertutto per grafia e su precise competenze in campo digi- l’ottima qualità e musicalità dei suoi testi. Ve- tale. La catalogazione di queste immagini, a ramente una piacevole sorpresa scoprire, leg- ben vedere, non è priva di interesse per la col- gendo il romanzo, che oltre i bei versi in ca- stellanese e in italiano e la pregevole scrittura lettività: non va dimenticato che molte di esse Note sul libro: di racconti in sardo e in italiano, Giuseppe è sono inedite, perché spesso delle tante foto- pagine 235; riedizione a cura della Nuova Sardegna, stato anche bravissimo nel creare, impostare grafie realizzate da Carlo Riccardi in occasio- nell’ambito della collana “Maestri Sardi Del Giallo” e portare a compimento una storia nell’ambi- ne di un evento mondano o politico, le redazio- presso Grafica Veneta, Spa – Via Malcanto, 2 – 35010 to solitamente riservato ai Maestri del giallo. ni dei giornali committenti sceglievano di Trebaseleghe (PD) In questo caso, inoltrandosi nello specifico del pubblicarne soltanto una. In sostanza, parlia- Prezzo € 6,70 * il prezzo del quotidiano (reperibile settore del noir. Nero del Giallo. Giallo perché mo di materiali utili a comprendere come era- scrivendo a La Nuova Sardegna) vamo e come siamo diventati, nonché a testi- i classici del settore li iniziò la Mondadori con moniare quale funzione possa svolgere il la caratteristica copertina gialla e con argo- fotografo, in un momento in cui la sua figura menti prevalenti su temi ove prevale la figura viene svalutata dal proliferare d’immagini auto- del polizotto o investigatore che indaga con referenziali, perlopiù realizzate attraverso i te- abilità e colpi di suspense e scopre l’autore del lefonini. Un fenomeno tipico dei nostri tempi delitto… consumato. Noir, invece, a causa del- che, in realtà, potrebbe avere un impatto meno la copertina nera dei libri, ove il protagonista è negativo qualora fosse accompagnato da una la vittima di una trama che tende al delitto…da riflessione sulla direzione che sta intrapren- consumare. Noir è così il bel romanzo di Ti- dendo una civiltà in cui la comunicazione visiva rotto, con ambiente fisico il mare di Castelsar- risulta predominante. C’è il concreto rischio do d’estate e ambiente umano e sociale la sua che si cancelli la figura del fotografo come inter- spiaggia con i vacanzieri del posto e forestieri prete d’una realtà mutevole e complessa, di cui in stile esibizionistico, vanesio anni 70, stile è in grado di fornire al pubblico una sintesi che anticipato anni prima dalle storie di “Poveri da cui si fa travolgere, quasi consumare. Un può anche avere accenti critici. Nell’affrontare ma Belli”, ricordate? con Marisa Allasio, Rena- racconto lucido e coerente, pulito, senza alcu- questo tema, però, Currado dimostra di non to Salvatori, Maurizio Arena ecc.. Il romanzo, na volgarità e cadute di attenzione, anche muovere da una prospettiva “nostalgica”. Spa- a parte diverse simpatiche battute e modi di quando affronta gli aspetti erotici, sociali e zio5, ci spiega, non è solo al servizio dell’Archi- dire in dialetto, è scritto in italiano, prima morali della storia, un racconto che ha sempre vio Riccardi, offrendo a fotografi giovani o poco opera non in castellanese di Giuseppe, e quin- sullo sfondo il paese e la sua comunità, il pae- conosciuti la possibilità di esporre i propri lavo- di nessuno si spaventi a leggere le 230 pagine saggio marino di una delle coste più incante- ri. Ciò, senza che paghino un euro: la volontà di del romanzo. Troverà uno stile attrattivo, ra- voli della nostra Isola. Un paesaggio fatto di far conoscere nuovi punti di vista sulla realtà pido e asciutto com’è nelle corde poetiche vento, di sole, di mare, di forti risacche, di on- prevale su qualsiasi altra considerazione. Del dell’autore, senza fronzoli e ridondanze. Il li- de che ritornano indietro, anche loro impe- resto, un’analoga possibilità è concessa anche a bro lo si legge tutto d’un fiato, con desiderio di gnate incessantemente nel loro flashback pie- coloro che hanno scritto libri e che spesso, non pervenire in fretta all’ultima pagina per capire no di tormenti e rimorsi, rimpianti e turbamenti; avendo grandi case editrici alle spalle, non rie- l’evoluzione delle drammatica e misteriosa si- risacche che lasciano poi sul terreno solo sabbia scono a promuoverli seriamente. In entrambi i tuazione iniziale ove entra in scena il protago- e rena, amare malinconie e cocenti delusioni… casi, chi gestisce il locale si riserva di esaminare nista, il giovane locale Antonio. Una pagina ma anche speranze e, forse, nuovi positivi prima le proposte, per verificarne l’interesse ar- dietro l’altra e si aprono continuamente dei fla- sentimenti. Paesaggio e situazioni che l’auto- tistico e/o culturale e sociale, ma la spinta di shback, con ricordi, immagini, personaggi e si- re descrive con parole ed espressioni di quali- fondo è quella di dare visibilità a ciò che i media tuazioni del passato che fanno parte del vissu- tà, talvolta poetiche, che inducono il lettore ad mainstream oscurano. Un atteggiamento che to dei personaggi in scena e del protagonista, una viva partecipazione e condivisione. Ma muove da una precisa constatazione: una delle aitante e bel giovanotto da spiaggia, fonda- non voglio andare oltre, perché il libro va letto ragioni per cui l’Italia ha gradualmente perduto mentalmente pulito, ma non molto attrezzato e scoperto, e concludo: a me è piaciuto tantis- la centralità culturale che la distingueva negli culturalmente e psicologicamente per reggere simo e in due pomeriggi l’ho “divorato”. Co- anni ’60, è proprio la difficoltà di emergere adeguatamente situazioni sentimentali e di re- me, ne sono certo, capiterà anche a voi. scontata dai nuovi talenti. lazioni che gli vengono avanti. Circostanze che a Stefano Macera volte, suo malgrado, non riesce a controllare e Antonio Maria Masia 69 n. 54

Cinema e psicoanalisi Stalker: “attraverso” o “fra” infinite possibilità L’immagine non è questo Zona. In un tempo indefinito è accaduto qual- possibili risposte: [3] la Zona non esiste! Lo Stalker o quel significato espres- cosa di incerto, forse la caduta di un meteori- si è inventato la sua Zona. È stato lui a crearla, in so dal regista, bensì un te, o un disastro nucleare (?) che ha dato vita maniera da potervi guidare delle persone assai infe- mondo intero che si ri- alla “Zona”, un luogo dove le leggi fisiche della lici e a costringerle a sperare. Anche la stanza dei flette in una goccia d’ac- Terra sono mutate, dove i fenomeni sono desideri è una creazione di Stalker, un’ennesima qua, in una goccia d’ac- completamente e assolutamente ignoti. Nel provocazione nei confronti del mondo materiale. qua soltanto! Questo romanzo dei fratelli Strugackij le caratteristi- Questa provocazione nella mente di Stalker, corri- scriveva A.Tarkovskij che della Zona, sono chiarite da un personag- sponde ad un atto di fede. Stalker ha avuto un nel suo libro Scolpire il gio secondario, lo scienziato Pilman, il quale maestro detto “Porcospino”. Durante un suo Massimo Esposito tempo. Chiedersi in ipotizza che la Zona possa essere la meta di un viaggio, Porcospino perse il fratello nel Trita- quale dimensione del- picnic sul ciglio di una strada cosmica; gli alieni carne (il passaggio più pericoloso della Zona) la nostra mente esiste l’idea di universo o la forse neanche si sono accorti della presenza ed entrò nella stanza chiedendo di riportare complessa percezione della realtà finita dello Spa- umana e perciò i tesori della Zona sarebbero in vita il fratello. Ma la stanza non avvera i de- zio che abitiamo, può significare una pena in- delle [2] «risposte piovute dal cielo a domande che sideri che vengono esauditi consciamente, finita senza soluzione del problema del tempo ancora non siamo in grado di porre». La Zona è un bensì quelli più profondi, più sofferti “Ciò che finito. Tuttavia, per cogliere rappresenta la tua essenza, alcune connessioni com- che porti dentro di te anche plesse circa il film Stalker o se non ne sei cosciente e che ti in generale dell’opera cine- domina sempre”. Tornato a matografica di A.Tarko- casa, il Porcospino fu vskij, occorre porsi nella di- sommerso da un’immen- mensione di testimone e non sa ricchezza, e resosi con- semplice spettatore; un te- to che per lui era più im- stimone ricercatore del tem- portante il lusso della vita po: del fratello, si impiccò. La [1] “egli si reca lì alla ricerca del forza dell’azione convin- tempo – o di quello perduto, o di cente di Stalker porta lo quello che finora non ha trova- spettatore a credere che to”. Per fortuna le tre parole la realtà in gioco sia stata chiave scelte - Tempo, Dolo- veramente alterata a tal re, Speranza - disegnano un punto da mettere a serio perimetro talmente ampio rischio l’incolumità dei da poter comprendere intu- personaggi. Intraprende- izioni e punti di vista molto re un viaggio per esplora- diversi. I pochi concetti espressi qui si limita- luogo che ha tutte le caratteristiche per essere re un luogo vietato, una zona vietata, genera no a toccare la superficie liquida del racconto, insicuro sia in senso stretto che in senso lato. un clima emozionale che fa aumentare le una modesta circumnavigazione utile solo a La Zona può anche essere un momento stori- aspettative nel ricercare i propri limiti. La sco- stuzzicare la curiosità, magari, per leggere il co, individuale o collettivo, un luogo della perta dei propri limiti guida la realizzazione romanzo al quale si è ispirato Tarkovskij: Pic- mente super-cosciente o sofferente da un dei desideri nascosti. Quando è la psiche a crea- nic sul ciglio della strada di Arkadij e Boris Stru- punto di vista psichico. Tarkovskij diceva che re e animare la realtà intorno a noi, le nostre aspet- gackij. Ma c’è anche la leggerezza di altri pun- la Zona rappresenta semplicemente la vita, un tative, la nostra volontà, i nostri desideri profondi ti di vista che aiutano a plasmano forme inaspettate. guardare le problematiche, La Zona è un luogo di [4] i conflitti e le contraddizio- Catastrofe, “Ed è così, in que- ni del nostro tempo; e poi sto caso come in tanti altri, c’è sempre spazio per la sor- che le catastrofi si rivelano, presa, la rivelazione, la sco- non una caduta (catà), ma perta. I primi minuti della simultaneamente una levata pellicola offrono dei colori (anà): anastrofi, una sorta di sulfurei; e durante la visio- fucina come una “anacata- ne i colori delle riprese si al- strofe”, che riunirebbe insie- terneranno. La dinamica me la discesa e la salita. L’o- del film vede un esplorato- bliquità è forse il tracciato re della Zona (lo Stalker) che meglio corrisponde a ciò che accompagna due uomi- che Tocqueville chiama ‘I veri ni, uno scrittore e uno istinti del tempo’, tradotto in scienziato, appunto nella termini psicoanalitici: tra Zona. Lo scopo, arrivare Eros e [5] Thanatos.” Il con- nella stanza dove il loro de- cetto Thanatos (tornare a siderio inconfessato sarà riposare) lo chiarisce la realizzato. La trama compie un percorso – percorso difficile, era convinto che l’esistenza scena che porta al finale dopo essere rientrati non lineare – che porterà i tre personaggi ad è un “tempo” attraverso cui l’uomo ha il dove- dalla Zona; Stalker stanco e febbricitante si avvicinarsi alla stanza dei desideri, da un lato, re di elevarsi dal punto di vista spirituale. An- distende sul letto alle cure della moglie e nel e dall’altro, lo stalker compie una ricerca inte- che scrivere di questo film può corrispondere delirio grida la sua disperazione: “Mio Dio, che riore che si dilata fino a toccare il sacro. La ad un viaggio nella Zona. Oppure, tra le tante segue a pag. successiva 70 [email protected]

segue da pag. precedente come interpunzione tanto da sottolineare un Amo gli occhi tuoi|amica mia|il loro gioco|splendi- gente! Tu non li hai visti, hanno gli occhi vuoti! nesso tra la “logica della poesia” che ha dato for- do di fiamme|quando li alzi all’improvviso e |con Pensano soltanto a come tenere alto il loro prezzo, a ma al suo cinema e chi si predispone ad acco- un fulmine celeste | guardi di luce tutt’intorno |Ma come vendersi più cari, a farsi pagare tutto, anche gliere l’opera: «La forma poetica dei collegamenti c’è un fascino più forte: gli occhi tuoi rivolti in basso ogni moto dell’anima! […] Una gente così può cre- eleva la tensione emotiva e rende più attivo lo spet- |negli attimi di un bacio appassionato e |fra le ci- dere a qualcosa? Nessuno crede più […], e la cosa tatore». Un tema esplorato su diversi “Piani”, glia semichiuse | del desiderio il cupo e fosco fuoco. peggiore è che a nessuno serve…non serve a nessuno non per trovare una linea logica delle immagi- Dopo aver recitato una poesia, osserva con lo quella stanza! E tutti i miei sforzi sono inutili! [...] ni, ma per conoscere in profondità le piaghe sguardo obliquo alcuni bicchieri appoggiati Tarkovskij mantiene la sua coerenza (e attua- dell’animo umano. Stalker: [6] E’ fuggita l’esta- sul tavolo che iniziano a spostarsi verso il bor- lità, sempre più attuale) tematica, lanciando te|più nulla rimane|si sta bene al sole | eppur que- do, verosimilmente sospinti dal suo sguardo; un grido contro il nichilismo che domina l’esi- sto non basta|quel che poteva essere una foglia dal- si inizia a sentire il rumore di un treno che si stenza umana. Il sociologo francese Olivier le cinque punte|mi si è posata sulla mano | eppur sovrappone a un frammento dell’Inno alla Roy nel suo recentissimo libro Generazione questo non basta|né il bene né il male|sono passati Gioia dalla nona Sinfonia di Beethoven; le vi- Isis, dopo gli attentati terroristici che hanno invano | tutto era chiaro e luminoso |eppur questo brazioni scuotono ancor di più i bicchieri con inten- colpito Parigi, Bruxelles e Londra, ritorna con non basta|la vita mi prendeva sotto l’ala|mi pro- sità sempre più crescente. Riprende a scendere del un’analisi attualissima che propone l’” islamiz- teggeva mi salvava|ero davvero fortunato|eppur nevischio, come nella visione apocalittica. I bicchie- zazione del radicalismo” come soluzione inter- questo non basta|non sono bruciate le foglie| non si ri sul tavolo: il primo, vuoto, cade a terra (la caduta, pretativa del terrorismo contemporaneo: non sono spezzati i rami|il giorno è terso come cristal- la catastrofe); il secondo, riempito di vino, rimane è l’Islam a essere violento. Lo sono i ragazzi lo|eppur questo non basta. sul tavolo, uscendo dall’inquadratura (il sacrificio nichilisti e disperati che di Cristo); il terzo, sul quale la crescono nel cuore delle bambina indirizza il suo società occidentali. In an- sguardo, il suo “cupo fuoco del titesi Stalker offre Dolore desiderio”, ha al suo interno e Speranza ai due compa- una piuma, altro segno angeli- gni di viaggio; dimensio- co, e un guscio d’uovo rotto, ni fondamentali per tro- simbolo di una nuova nascita vare il senso pù profondo (la speranza di redenzione apo- dell’esperienza della vita. calittica). Il film si è trasfor- Il dialogo della moglie mato in un viaggio espe- dello Stalker chiarisce be- rienziale. Forse si è inteso ne questo passaggio ri- che le domande che farete volgendosi direttamente probabilmente saranno mol- alla m.d.p. (macchina da to più utili e importanti delle presa/spettatore), spie- risposte che si riceveranno. gando la sua scelta d’a- E fare domande non signifi- more per il marito. An- ca ancora interrogare. Que- ch’essa si confessa, come sta è l’abilità del Poeta – di i tre personaggi nella Zo- farci credere che i suoi per- na, ma questa volta direttamente allo spetta- L’impresa non ha avuto esito positivo. I visita- sonaggi siano persone come noi, guidate dalle tore, esprimendo una fiducia totale nella comuni- tori non hanno avuto il coraggio di entrare proprie passioni e paure - al contempo – e cazione. Lo spettatore è chiamato in causa in nella stanza. Ancora in viaggio per riprendere questo è il dono del poeta – “in loro vi è un qual- prima persona. moglie: “Allora egli si avvicinò a la strada di casa. Con il ritorno alla vita quoti- cosa di simbolico che ci accomuna tutti”. Che cosa me e disse semplicemente queste parole: “Ti prego, diana, riappare anche il b/n. Nel bar che li ha resta allo spettatore (testimone) della Zona? vieni con me”. Andai e non me ne sono pentita e non visti partire, i tre uomini si salutano: lo scrit- Resta lo sguardo obliquo di chi vuole farsi gui- ho mai invidiato nessuno, mai, in nessun momento tore e lo scienziato, ammutoliti, hanno uno dare dall’intelligenza, e intelligere è interlege- della mia esistenza. Il destino è fatto così, così è la sguardo diverso che alla partenza, ma il senso re, comprendere, scegliere “attraverso” o “fra” vita, così siamo noi e se nella nostra vita non ci fosse di miseria, di pochezza d’animo, di frustra- infinite possibilità, e poi, legare, cucire con lo- dolore non sarebbe meglio sarebbe peggio perché al- zione, rimangono esattamente gli stessi. gos. Logica e conoscenza per proporre ad im- lora non ci sarebbe la felicità nella speranza... ecco”. Stalker torna a casa spossato e sofferente. Si probabili lettori una bussola per stare bene Stalker, apparentemente sembra il più fragile, dispera per la mancanza di fede degli uomini. con gli altri. il più folle, in realtà la sua debolezza nasconde La moglie si allontana e, parlando diretta- un profondo adattamento e sensibilità verso mente alla macchina da presa (verso lo spetta- Massimo Esposito la sacralità della speranza. Sono i suoi due tore), sembra confermare un pensiero già compagni di viaggio ad essere rigidi nelle loro chiaro e implicito: Stalker non è “normale”, un posizioni esistenziali, inflessibili, spietati e povero pazzo perso in vaneggiamenti spiri- https://youtu.be/rOAnXEpbMuQ per questo prossimi alla morte interiore. Lo tuali, e la Zona non ha niente di magico. Tut- scrittore: Me ne frego dell’umanità; di tutta la sua tavia l’epilogo lascia aperta un’ultima idea: la Riferimenti bibliografici: umanità m’interessa solamente una persona, io! O figlia dello stalker è dotata di poteri telecineti- [1] La Zona del Sacro, L’estetica cinematografica di An- valgo qualcosa o sono anch’io una merda come tan- ci. Un fenomeno apparentemente inspiegabi- drej Tarkovskij, di A. Scarlato ti altri. L’unica speranza per loro sembra ripo- le e miracoloso, in realtà semplicissimo: la [2] Ivi, p. 55 sta nella Stanza presente al centro della Zona, bambina è la prova vivente che qualcosa di [3] A. de Vaecque, Tarkovskij: la Cosa dallo spazio profon- dove, a quanto pare, saranno realizzati i desi- magico e misterioso, nella Zona, esisteva ed do deri più profondi e nascosti della persona che esiste davvero; ncora oggi. Breve sequenza in [4] F. Benslama, Perché il terrorismo? vi entra. Stalker ha il solo ruolo di guida, sono cui viene inquadrata la figlia dello stalker, [5] per Freud, Thanatos segnala il desiderio di concludere i visitatori a dover entrare, lo scopo è di avvici- prologo della magnifica conclusione, la scena la sofferenza della vita e tornare al riposo, alla tomba nare questi uomini alla Speranza. E la speran- è a colori. La m.d.p. inquadra il volto di Mar- [6] Poesia di Arsenij Aleksandrovič Tarkovskij, poeta e pa- za per Tarkovskij passa attraverso la poesia (nel tysˇka, fino ad allora in silenzio, mentre legge dre del famoso regista senso di Poiesis: creazione, produzione di cono- col pensiero una poesia. [7] Poesia di Tjutcˇev, Ljublju glaza tvoi, (Amo gli occhi scenza). Nella trama le poesie sono utilizzate Martysˇka (Scimmietta), figlia dello Stalker: [7] tuoi, 1836) 71 n. 54 Via dal prodotto Qualche domenica con gli assessori (che fa, il 17 settembre, so- così diventano dei pa- no andato come sem- dreterni) e nelle riu- pre al Multiplex di nioni delle associazio- Porte di Roma perché ni (che riproducono alle 11,00 di mattina tutti i vizi della peg- c’era una proiezione giore politica), solo Autism Friendly per i per fare qualche bambini nello spettro esempio. Trattative di autistico. La prima piccoli poteri, soldi, della nuova stagione. confezioni, promesse, Stefano Pierpaoli Nelle precedenti oc- in un’autoreferenzia- casioni la partecipazione era stata piuttosto lità da un tanto al chi- scarsa ma era maggio e il fatto che questo lo. E invidie, competi- tipo di offerta è ancora del tutto nuova in zione, egoismi. A salvarci Italia, mi spingeva a pensare che servisse un arriva il ‘mi piace’ di Fa- periodo di adattamento per avvicinare le fa- cebook. Qualche volta il miglie a questa esperienza. Spesso total- commento esaltato- mente inedita per loro. In effetti al mio arri- rio, più raramente la vo, 15 minuti circa prima del film, c’era condivisione. Ma at- soltanto una coppia con due bambini, uno tenti: la condivisione dei quali affetto da autismo. Nel giro di quel è quella di un attimo. quarto d’ora la sala si è rapidamente vivifi- Quella col click. È un cata e sono arrivate circa 10 famiglie con i treno apparentemen- loro figli, alcuni dei quali con autismo. Sono te impazzito, che pur stati momenti di gioia per tutti, perché tutti restando immobile, Cinemanchìo – Progetto di accessibilità culturale, realizzato in insieme avevamo raggiunto un obiettivo di mostra dai finestrini rete grazie alla sinergia tra le Associazioni Consequenze, Torino condivisione che andava ben oltre la visione scene che si accavalla- + Cultura Accessibile Onlus, Blindsight Project Onlus e Red, che del film che stava per cominciare. Eravamo no senza soluzione di da anni lavorano a progetti per la resa accessibile del prodotto tutti in un luogo che non ci appariva più continuità, e noi re- culturale alle persone con disabilità sensoriali e cognitive. Propo- una sala cinematografica. Il significato di stiamo paralizzati, ip- ne la resa accessibile grazie a tecnologie e sistemi di adattamento trovarci lì aveva oltrepassato di gran lunga notizzati e impotenti ambientale che consentono alle persone cieche, ipovedenti, sor- quello classico dell’arrivo in un cinema ed a rincoglionirci di de, ipoudenti e alle persone nello spettro autistico la visione dei era così evidente e percepito da tutti che prodotto fatto passare film nelle sale cinematografiche. l’atmosfera è diventata subito densa di perfino, a volte, per quella complicità serena e vivace tipica della cultura. Nessun viag- www.cinemanchìo.it partenza per le vacanze. Forse è proprio il gio su quel treno se non senso del viaggio che a me, come ad altri, ri- quello che come do- Diari di Cineclub | Media partner mane impresso dopo un’esperienza come vrebbe apparirci ormai questa. Intendiamoci, nulla di così straordi- evidente, conduce ver- nario se rapportato a un titolo, a un cinema so un ponte smembrato. Questo scenario Sono i progetti che possono nascere soltan- o a una gita domenicale, ma è proprio que- potrebbe sembrare una divagazione cata- to nei quartieri delle città, nei piccoli centri sto il rapporto che domenica mattina è sal- strofica che poco ha a che fare con l’espe- della provincia e in tutti i luoghi in cui si può tato, trasportando i protagonisti in una di- rienza in una sala cinematografica ma quel- fare comunità. Quindi dappertutto. Finché mensione corposa e ricca di prospettive. lo che è successo domenica scorsa, così si resterà inermi nella centralità del prodot- Una dimensione in cui il progetto incontra come quanto accade in altri casi poco noti to, il piccolo cinema che ne può proporre un’esigenza condivisa, che è anche deside- nel nostro malandato paese, dimostra l’esi- poco non avrà scampo nella sfida con il rio, che è anche diritto e da questo incontro stenza di dimensioni che sfuggono alla re- grande cinema che ne può vendere tanto. si snoda il prosieguo di un percorso. Di un gola perversa del treno verso il baratro. Per- Dai palazzi si potrà anche concedere un tax processo che si chiama produzione e frui- sone che s’incontrano in un percorso credit o qualche altro stravagante sostegno zione culturale e che non è un prodotto né comune e ne condividono il fluire, diventa- ma a che serve una sovvenzione se non esi- un luogo e nemmeno un evento, ma una no i reali protagonisti di un progetto che ri- ste un progetto comune, ambizioso e che grande, universale esperienza collettiva conduce l’esperienza al suo valore origina- sappia guardare lontano? Occorre stare vi- grazie alla quale cresce la sana socialità per rio, quello cioè del processo collettivo che cini in uno stare accanto che non riguarda tutti, nessuno escluso. Questo viaggio, o permette a una comunità di rafforzarsi e di una categoria, ma che appartiene ai nostri meglio, la partenza vivace e giocosa per crescere. Se quel luogo e quel film hanno in territori e alle persone che ci vivono. Gli questo viaggio è un concetto dal quale ci apparenza perso il loro significato conven- spazi che possiamo riconquistare, sia fisici siamo allontanati da molti anni in modo co- zionale, hanno nello stesso tempo rigenera- che intellettuali e culturali, diventeranno stante e progressivo, perché ci hanno incul- to il senso primario di quell’esperienza, of- immensi laboratori permanenti in cui met- cato che non serve un viaggio per afferrare frendo ai protagonisti la prospettiva del tere in piedi architetture complesse e diver- l’oggetto da consumare. Il punto di arrivo di progetto da costruire insieme, lontano dai sificate, fatte di identità e di solidarietà. questo incessante scivolare nel baratro del giochi dei piccoli poteri e dalla schiavitù del Questo e non altri è il terreno buono per col- mercato è che noi stessi diventiamo soltan- prodotto come simbolo del traguardo da tivare quel processo infinito e vitale che si to prodotto e non realizziamo altro che pro- raggiungere o in cui riconoscersi. La nostra chiama cultura. dotti. Lo siamo nei centri commerciali, sedi società ha fame e sete di progetti culturali consuete dei multiplex (guarda caso), così che ci restituiscano l’emozione di percepire Stefano Pierpaoli come manifestiamo di esserlo negli incontri una partenza per una vacanza non virtuale. Coordinatore Progetto Cinemanchìo 72 [email protected]

E’ uscito Cineforum 567 SOMMARIO Editoriale ciò vale anche per questo film di- Adriano Piccardi stribuito in piena estate probabil- Agosto non e’ il piu’ crudele dei mesi mente nella speranza che la sele- Come d’abitudine, il numero agostano di «Ci- zione della sua ultima fatica per il neforum» contiene poche recensioni. Escono concorso di Venezia 74 potesse co- in sala pochi titoli in queste settimane e in munque fare da richiamo (oppure buona parte sono un po’ quel che sono. È un no, chissà, è sempre difficile dire bene, è un male? Sulla questione si sono spese che cosa si muove nelle labirintiche parole a non finire e ognuno ha la sua da dire; circonvoluzioni delle strategie dei e non sempre i pareri sul rarefarsi estivo delle distributori italiani…). Scrivo que- proposte sono così negativi come qualcuno ste righe proprio quando da poche potrebbe aspettarsi… Insomma, le cose stan- ore è stato proiettato al pubblico no così e tant’è. Quest’anno, tra i cinefili ita- della Mostra il suo First Reformed liani agosto è stato soprattutto il mese dell’at- che sembra aver sollevato in gran tesa di Dunkirk – in visione “nei paesi civili” parte della critica ammirazione ed dal 20 luglio mentre da noi rimandato al 31 entusiasmo, anche se naturalmen- agosto, appunto; ragione per cui no, non lo te non mancano voci più controlla- troverete, cari lettori, su questo numero ma te e circospette; con la speranza dovrete aspettare il prossimo con lo “specialo- che i tempi d’attesa per il suo arrivo ne” ponderato e di ampio respiro che ovvia- nelle sale siano questa volta più ra- mente il film si merita – e della straziante co- gionevoli strizione al silenzio dei critici embargati che Rinaldo Vignati hanno dovuto digrignare i denti sui social in L’infanzia di un capo di Brady Corbet attesa del “via libera” arrivato soltanto il 21 p. 05 agosto, quando ormai da tutti era stato decre- Roberto Chiesi tato il capolavoro e dunque era piuttosto dura Civiltà perduta di James Gray p. 08 trovare parole nuove per farsi spazio nell’are- Anton Giulio Mancino na con qualche colpo da maestro capace di Cane mangia cane di Paul Schrader p. 11 Black Sails, o del potere dell’immaginazione p. portare il dibattito a un livello ancora più alto. Francesco Rossini 68 Con la Mostra veneziana ormai alle porte, per Lady Macbeth di William Oldroyd p. 14 Tullio Masoni di più… In ogni caso, in cineforum.it i più ac- Paola Brunetta Treno popolare di Raffaello Matarazzo p. 74 corti e fedeli di voi avranno già letto alcuni in- Io danzerò di Stéphanie Di Giusto p. 17 Festival terventi importanti sull’argomento. Va anche Claudio Gaetani Massimo Lastrucci ricordato che il rovente agosto del 2017 ha Shin Godzilla di Anno Hideaki e Higuchi Shinji Pesaro 2017. Concorso p. 79 portato al calor bianco l’entusiasmo dei fedeli p. 20 Paolo Vecchi lynchani (tra i quali non esito a inserirmi) con Simone Emiliani, Roberto Chiesi, Fabrizio Li- Nicolas, Pedro, João e gli altri: miscellanea pe- il crescendo di emozioni estetiche offerto, berti, Giampiero Frasca, Giacomo Calzoni sarese p. 81 non nelle sale ma sui piccoli o grandi schermi Le Ardenne. Oltre i confini dell’amore – Parliamo Lorenzo Rossi televisivi, da Twin Peaks – The Return, su cui ri- delle mie donne – The War. Il pianeta delle scim- Cinema Ritrovato a Bologna 2017 p. 83 prenderemo il discorso ovviamente, a ragion mie – USS Indianapolis – Atomica Bionda p. 24 Francesco Saverio Marzaduri veduta dopo la sua conclusione. Ebbene, tra le Percorsi Robert Mitchum, l’ombra del passato p. 85 poche ma significative recensioni che trovere- Il cinema evocato. Intervista a Daniele Ciprì a Edoardo Peretti te su questo numero, la mia personale predi- cura di Riccardo Bellini p. 30 Cinema Ritrovato. William K. Howard p. 87 lezione va a quella rivendicazione parossistica Anton Giulio Mancino Paola Brunetta «del primato dei maestri rispetto agli allievi», Illumination & Illuminismo. L’Enciclopedia Festival del Cine Español p. 88 a quel gioco di specchi tra Bunker e Tarantino animata di Mr. Meledandri p. 38 le lune del cinema e Scorsese e Schrader stesso (che si esibisce Massimo Tria a cura di Nuccio Lodato p. 92 impudicamente al centro – se di centro si può Il cinema in piazza. Il Majdan e la sua rappre- parlare – della sghemba ragnatela narrativa, sentazione p. 48 «con il proprio aspetto placido, occhialuto, da Elisa Baldini Cineforum Redazione intellettuale») costituito da Cane mangia cane. Una luce nuova illumina la grande notte. L’ul- Via del Pignolo 123 | 24121 Bergamo Schrader non è autore che sa creare consenso timo cinema di Elio Petri p. 60 T. 035 361361 F. 035 341255 intorno alle sue opere, né lo vuole dopotutto, e Ilaria Mainardi

73 n. 54

Ripubblichiamo con new entry segnalate dai lettori offesi per alcune involontarie esclusioni La televisione del nulla e dell’isteria (IX) La Rai Tv, insieme al cinema, è stata la più grande industria culturale del paese, che ha favorito l’integrazione nazionale, una lingua comune a tutti, il superamento dei dialetti locali, la possibilità di accesso ad una qualità formativa prima riservata a pochi. L’avvento della tv commerciale ha portato al ribasso senza alcuna resistenza da parte di un pubblico ormai educato ad essere oggetto di consumo in una società dello spettacolo, effimero, volgare, evasivo che conduce alla resa. La Tv è anche il più importante mezzo di comunicazione capace di mutare i costumi e le abitu- dini degli spettatori. E il massacro è avvenuto con la responsabilità dei politici interessati alle logiche di spartizione del potere e di favorire risor- se senza un progetto culturale. Ma oggi, quale è la responsabilità di questa ex industria culturale sulla formazione e lo sviluppo del bullismo ita- lico? Chi sono e cosa hanno in comune tra di loro questi personaggi, quale è il loro contributo alla cultura del nostro paese e al resto del pianeta. Perchè la Tv dedica molta attenzione a questi personaggi che tutta questa bellezza non hanno e quindi incapaci di condurre e donare bellezza e garbo? Contiamo sui vostri contributi per capirci qualcosa su questa unica “buona scuola” del nulla e dell’isteria. Quale può essere il nostro im- pegno verso la TV che va difesa dai partiti e aiutata a migliorare nella capacità di produzione culturale contro sprechi, clientele e lottizzazioni. Fra 30 anni l’Italia sarà non come l’avranno fatta i governi, ma come l’avrà fatta la televisione (Non abbiamo la certezza che questa citazione sia di Giacomo Devoto o Ennio Flaiano, ma va bene lo stesso. il concetto tiene. La profezia si è avverata)

Marco Amleto Belelli noto Alessandro Cecchi Paone Alessia Marcuzzi Alfonso Signorini Antonella Clerici come divino Otelma

Barbara D’Urso Fabio Fazio Gigi Marzullo Fabrizio Frizzi Bruno Vespa

Maria De Filippi Mario Giordano Massimo Giletti Maurizio Costanzo Vittorio Sgarbi

Simona Ventura Teo Mammucari Mara Venier Mara Maionchi Tina Cipollari segue a pag. successiva 74 [email protected]

segue da pag. precedente

Gigi e Ross Gialappa’s Band Tiziano Crudeli Angela Troina (Favolosa cubista) Luca Barbareschi

Cristiano Malgioglio Platinette (M. Coruzzi) Daniela Santachè Rocco Siffredi Iva Zanicchi

Emilio Fede Valeria Marini Alba Parietti Vladimir Luxuria Paola Perego

Morgan Marco Castoldi Flavio Briatore Marina Ripa di Meana Alda D’Eusanio Alessandro Sallustri

D. Parenzo e G. Cruciani Lele Mora Maurizio Belpietro Federica Panicucci Patrizia De Blank & f.

Vittorio Feltri Mario Adinolfi Piero Chiambretti Loredana Lecciso Costantino della Gherardesca Dalla TV Italiana con qualche imbarazzo

75 n. 54

Gastone Moschin Diari di Cineclub Periodico indipendente di cultura e informazione cinematografica www.babelfilmfestival.com www.cagliarifilmfestival.it XXIV Premio Domenico Meccoli ‘ScriverediCinema’ www.arciiglesias.com www.retecinemaindipendente.wordpress.com Diari di Cineclub è su Wikipedia. Per leggere la pagina clicca qui www.lacinetecasarda.it www.cineforum-fic.com www.retecinemabasilicata.it/blog www.senzafrontiereonlus.it www.cinemafedic.it www.hotelmistral2oristano.it www.moviementu.it www.ilgremiodeisardi.org www.giornaledellisola.it www.gruppofarfa.org www.storiadeifilm.it www.amicidellamente.org www.passaggidautore.it www.carboniafilmfest.org www.cineclubalphaville.it www.telegi.tv Magazine on-line di cinema 2015 www.consequenze.org www.focusardegna.com E’ presente sulle principali piattaforme social www.educinema.it www.teoremacinema.com ISSN 2431 - 6739 www.cinematerritorio.wordpress.com www.cinecircoloromano.it Responsabile Angelo Tantaro www.alambicco.org www.davimedia.unisa.it Via dei Fulvi 47 – 00174 Roma [email protected] www.centofiori.de www.radiovenere.com/diari-di-cineclub Comitato di Consulenza e Rappresentanza www.sentieriselvaggi.it www.teatrodellebambole.it/co Cecilia Mangini, Giulia Zoppi, Luciana Castellina, www.circolozavattini.it www.perseocentroartivisive.com/eventi Enzo Natta, Citto Maselli, Marco Asunis www.facebook.com/diaridicineclub www.romafilmcorto.it www.facebook.com/diaridicineclub/groups www.piccolocineclubtirreno.it a questo numero hanno collaborato in redazione Maria Caprasecca, Nando Scanu www.sardegnaeventi24.it www.greenwichdessai.it il canale YouTube di Diari di Cineclub è a cura di www.officinavialibera.it www.cineforumorione.it Nicola De Carlo www.ilpareredellingegnere.it www.laboratorio28.it la pagina di Wikipedia di Diari di Cineclub è a cura di www.AAMOD.it/links www.asfilmfestival.org/it Adriano Silvestri www.gravinacittaaperta.it www.cinergiamatera.it Edicola virtuale dove trovare tutti i numeri: www.ilclub35mm.com www.calamariunion.it www.cineclubroma.it www.suburbanacollegno.it www.cineconcordia.it/wordpress La testata è stata realizzata da Alessandro Scillitani www.anac-autori.it www.parrocchiamaterecclesiae.it Grafica e impaginazione Angelo Tantaro www.manguarecultural.org La responsabilità dei testi è imputabile esclusivamente www.asinc.it www.infoficc.wordpress.com agli autori. www.usnexpo.it www.officinakreativa.org www.plataformacinesud.wordpress.com I nostri fondi neri: www.hermaea.eu/it/chi-siamo Il periodico è on line e tutti i collaboratori sono volontari. www.monserratoteca.it www.tottusinpari.blog.tiscali.it Il costo è zero e viene distribuito gratuitamente. www.prolocosangiovannivaldarno.it www.alexian.it Manda una mail a [email protected] www.cineclubgenova.net www.lsvideo.altervista.org per richiedere l’abbonamento gratuito on line. www.quartaradio.it www.corosfigulinas.it www.centroesteticolacrisalidesassari.it Edicole virtuali www.cineclubpiacenza.it www.cortisenzafrontiere.com (elenco aggiornato a questo numero) www.vocinellombra.com/diari-di-cineclub dove poter leggere e/o scaricare il file in formato PDF www.officinacustica.it www.crcposse.org www.cineclubromafedic.it www.losquinchos.it www.cineclubinternazionale.eu www.cineclubroma.it www.associazionearc.eu www.sababbaiolaarrubia.blogspot.it www.ficc.it idruidi.wordpress.com www.cinemanchio.it www.cinit.it www.upeurope.com www.cineclubclaudiozambelli.org www.fedic.it www.domusromavacanze.it www.bandapart.altervista.org/diari-di-cineclub www.cineclubsassari.com www.lacittadeglidei.it www-pane-rose.it www.radiosardegnaweb.csmwebmedia.com www.umanitaria.ci.it www.rivegauche-artecinema.info blog.libero.it/Apuliacinema www.isco-ferrara.com www.ilquadraro.it www.lerimesse.it www.cgsweb.it www.bookciakmagazine.it www.sardiniafilmfestival.it www.bibliotecadelcinema.it 76