Rappresentazioni E Modelli Identitari Nell'afghanistan Dei Musahiban
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Corso di Laurea in Lingue e civiltà dell'Asia e dell'Africa mediterranea [LM20-14] Tesi di Laurea (a.a. 2015/2016) Ariana: rappresentazioni e modelli identitari nell’Afghanistan dei Musahiban Relatore Ch. Prof. Simone Cristoforetti Correlatore Ch. Prof. Stefano Pellò Laureando Silvio Oppo Matricola 833590 Indice generale Introduzione i Abbreviazioni viii Indice delle figure ix Indice delle tavole x 1. Inquadramento storico 1 2. Politiche culturali e processi di nazionalizzazione linguistica in Afghanistan 31 i. Il caso del pashto e l’assimilazione del dari. 31 ii. Approfondimenti sullo sviluppo del glottonimo dari: la tassonomia del persiano d’Afghanistan 40 3. Profili biografici 55 4. Aryana, un paradigma nazionale 77 i. La Germania e il modello ariano: un’influenza marginale? 77 ii. Processi assimilativi di un passato ideale, ovvero l’autoreferenzialità della costruzione nazionale 84 iii. La riscoperta delle fonti: l’autorevolezza dell’antico nelle parole dei moderni 96 5. Processi evolutivi: l’identità di un popolo in rapporto al territorio 113 i. Alla ricerca dell’Afghanistan: il paradosso di un toponimo che disintegra 113 ii. Speculazioni sull’etnogenesi: l’arianismo e l’origine semitica rigettata 123 6. Conclusioni 143 Appendice 149 Tavole 153 Bibliografia 161 Sitografia 176 Introduzione “Fortezza dell’Islam, eterno cuore dell’Asia libero suolo degli ariani suolo natio di coraggiosi eroi” Inno Nazionale afghano (1992-2006) La moltitudine di fenomeni e l’apparato teorico di supporto che hanno contribuito alla formazione dei moderni Stati nazionali è stata oggetto di numerose a approfondite analisi, soprattutto se consideriamo l’Europa, l’America Settentrionale e quelli che, per convenzione, sono chiamati i “paesi sviluppati”. Non crediamo però che si possa sostenere altrettanto per ciò che riguarda una consistente area del nostro pianeta che, vuoi per il minore impatto sull’economia mondiale, per la sua inaccessibilità geo-fisica, per l’arretratezza tecnologica o per altre ragioni, non ha goduto delle attenzioni accademiche riservate ai più “fortunati” esempi che abbiamo nominato. È questo il caso dell’Afghanistan, teatro dell’analisi che proponiamo qui di seguito. A fronte di una vasta bibliografia settoriale, legata in particolar modo alla storia e alle conseguenze del conflitto con l’Unione Sovietica e agli sconvolgimenti seguiti all’invasione americana in Afghanistan del 2001, il lettore attento noterà il ridotto numero di pubblicazioni che indagano la formazione di un’ideologia nazionale afghana, ovvero degli studi che ripercorrano le politiche istituzionali, linguistiche e intellettuali che promossero, nel corso del secolo XX, la creazione di una nuova identità del popolo afghano rispetto ad una entità politica fragile quale era – ed è tuttora - l’Afghanistan. i L’obbiettivo che qui ci proponiamo è quello di analizzare l’attività di alcuni importanti istituti di ricerca afghani, che contribuirono allo sviluppo di una “coscienza” nazionale attraverso la pubblicazione di riviste, monografie e articoli di vario genere. Al contempo abbiamo cercato di tracciare i profili dei protagonisti che vi operarono e il loro controverso rapporto con la monarchia e con la linea politica del governo. Il filo conduttore di tutta l’analisi è rappresentato da una pervasiva identificazione dell’Afghanistan - e quindi dei suoi abitanti - con l’antica regione dell’Ariana, di cui si ha notizia in alcune fonti greche e latine. Tale identificazione, nell’ottica dei nostri autori, conferirebbe agli afghani un primato nell’ambita appartenenza alla “razza ariana”, un tentativo di autoriconoscimento idealistico pienamente inserito nel contesto storico della metà del Novecento. Tra le organizzazioni intellettuali di maggior peso che portarono avanti questo genere di discorsi si segnalano in particolare le seguenti: Anjuman-i Adabī-yi Kbul (abbr. AAK), Anjuman-i Trīḫ -i Afḡnistn (abbr. ATA), Anjuman-i D’irat al-Ma’rif ryn (ADMA) e Pašto Tolena (PT). Alcune di queste furono attive per pochi anni, finendo in seguito con l’accorparsi ad altre istituzioni, è il caso ad esempio della AAK, che dagli Anni Qaranta si unì alla ATA, formando un fronte comune più ampio. Le riviste di cui ci occuperemo sono in particolare due, entrambe pubblicate dalla ATA: Aryana, in persiano e pashto, e Afghanistan, in inglese e francese. In corso d’opera, utilizzeremo il corsivo per Aryana quando si intenderà il titolo della rivista, mentre sarà scritto in tondo Ariana quando si parlerà della regione storica. Stessa cosa dicesi per la rivista Afghanistan. Per quanto riguarda il pashto, questa forma andrà ad indicare la lingua, mentre la forma pashtun, per comodità, farà riferimento all’etnonimo. Allo scopo di evidenziare alcuni dei processi di formazione di un’identità nazionale afghana, e nell’analizzare le produzioni di questa corrente di pensiero, si dedicherà ampio spazio alle presunte ricostruzioni storiche divulgate dai fautori delle summenzionate istituzioni, tutti accomunati da un forte sentimento nazionalista. Inoltre saranno oggetto di analisi il complesso e simbolico ruolo svolto dalle politiche linguistiche e la formazione di un’idea di etnogenesi che, sviluppatasi a partire da una presunta origine semitica, finirà con l’abbracciare, ii alla metà del Novecento, una peculiare forma di arianismo concepita a seguito di una rilettura del passato “afghano”. Su questa scorta, proporremo alcune chiavi di lettura che ci permetteranno di valutare l’eventuale influenza esercitata dall’ideologia nazista sull’arianismo afghano, e in generale si indagheranno le basi teoriche da cui gli intellettuali afghani presero spunto per le loro speculazioni. L’approccio che proponiamo è dunque multi-disciplinare, rivolgendosi ad ambiti che spaziano dalla filologia alla storia degli studi, dall’analisi politica all’ antropologia e alla geografia storica. Così facendo, abbiamo cercato di fornire, con tutti i limiti del caso, un quadro generale che fosse il più esaustivo possibile, favorendo una visione d’insieme esposta in capitoli e paragrafi tematici, nel tentativo, tuttavia, di tracciare un percorso continuo e unitario. L’arco temporale considerato comprende il periodo che va all’incirca dagli anni Trenta sino alla fine degli anni Settanta, vale a dire tra la nascita della Anjuman-i Adabi-yi Kabul e il golpe comunista. Il cinquantennio così individuato copre dunque gli ultimi due anni di Nadir Shah (1931-1933), l’intero regno di Zahir Shah (1933-1972/3) e il quinquennio di governo repubblicano inaugurato dal cugino del monarca deposto, Daoud Khan (1972-1978), conclusosi con il colpo di stato comunista orchestrato da Taraki. Per identificare questo periodo storico abbiamo fatto ricorso al termine collettivo di Musahiban, in riferimento alla parentesi dinastica che ha governato durante il cinquantennio preso in esame. Questo termine deriva dall’arabo (e poi dal persiano) musahib, con l’accezione in questo caso di “cortigiano”. La genealogia dei Musahiban ha origine dal capostipite Sultan Muhammad “Talai” (1795-1861), fratello maggiore dell’Emiro Dost Mohammad Khan (r. 1826-1839 e 1845-1869). Il nipote di Sultan Mohammad, Yussuf Khan, fondò il clan degli Yahya-khel (dal nome di suo padre) e, insieme a suo fratello Asif, divenne consigliere dell’Emiro Habibullah. Da quel momento i due fratelli divennero noti come Musahiban-i Khass (Consiglieri Personali) (Saikal 2004, p. 48). L’appellativo onorifico fu ereditato dai figli di Yussuf Khan, il primogenito dei quali fu Nadir Khan, il primo sovrano della dinastia dei Musahiban, che si concluse dopo la breve parentesi repubblicana di Dawud Khan (anch’egli membro della famiglia dei Musahiban). iii Il testo che presentiamo è organizzato in sei capitoli, alcuni dei quali suddivisi in paragrafi. Il primo capitolo, intitolato Inquadramento storico, ha come obbiettivo quello di inquadrare storicamente i fenomeni indagati, a partire dall’età dell’emirato di Abdurrahman Khan. Abbiamo scelto di cominciare il capitolo da questo preciso periodo storico poiché, a nostro avviso, rappresenta per certi aspetti un momento di cambiamento rispetto al passato. Politicamente, è a quest’epoca che vengono tracciati i moderni confini dell’Afghanistan, allorché la tensione internazionale del cosiddetto Great Game raggiunse l’acme, ed è il momento in cui per la prima volta un sovrano afghano dovette fare i conti, oltre che con un nuovo concetto di importazione come quello di Stato-nazione, anche con alcuni elementi della moderna tecnica, tra cui vanno ricordati – per l’enorme impatto sia sul piano pratico sia su quello ideale - il telegrafo e la ferrovia. Per comodità e brevità della trattazione, in questo primo capitolo abbiamo scelto un modello diacronico che segue la successione dinastica, ponendo in primo piano i sovrani e le loro politiche. Il secondo capitolo, dal titolo Politiche culturali e processi di nazionalizzazione linguistica in Afghanistan, analizza alcuni aspetti delle politiche linguistiche istituzionali e i processi di formazione di istituti di ricerca supportati dal governo. La nascita di questi organi costituì un tassello fondamentale per l’ideazione e la realizzazione di politiche di costruzione identitaria, e fu tramite questi istituti che certune volontà politiche precise ebbero la possibilità di essere attuate su vasta scala. Ad esempio, il decreto del 1936 che imponeva il pashto come lingua ufficiale del paese fu accompagnato da una massiccia campagna mediatica sull’importanza della lingua stessa e numerose testate cominciarono a promuovere