Area forestale: Val e

Piano Forestale Territoriale

Rilievi, cartografie tematiche e relazioni tecniche Gruppo di lavoro: Marcello Miozzo (Coordinamento), DREAM Italia Scarl

Metodologia, assistenza tecnica, controllo I.P.L.A. S.p.A. Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente Settore Vegetazione e Fauna Settore Cartografia ed Informatica Settore Suolo

Coordinamento generale Regione Piemonte Direzione Economia montana e Foreste Settore Politiche forestali

Torino – luglio 2001 Indice

0.0. Integrazioni metodologiche 1 PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO 1. AMBIENTE FISICO 1.0.1. Ubicazione, estensione,confini, inquadramento amministrativo e idrografico. 5 1.1. Aspetti climatici 9 1.2. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici 21

2. ASSETTO TERRITORIALE 2.0. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo 25 2.1. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: composizione, governo, trattamento passato e attuale. 30 2.1.1. I popolamenti forestali 30 2.1.1.1. LC Lariceti e cembrete 36 2.1.1.2. FG Faggete 53 2.1.1.3. CA Castagneti 64 2.1.1.4. PS Pinete di pino silvestre 71 2.1.1.5. AF Acero-tiglio-frassineti 78 2.1.1.6. AB Abetine 84 2.1.1.7. QV Querceti di rovere 89 2.2. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre 92 2.2.1. Raccolta e preparazione del materiale di base 92 2.2.2. Metodologia di identificazione delle Unità di Terre 93 2.2.3. Classificazione e descrizione delle U.d.T. 94

3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI 112 3.0. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunali o sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo ecc.) 112 3.0.1. Parchi naturali 112 3.0.1.1. Biotopi 113 3.0.2. Piani di Assestamento Forestale 115 3.0.3. Altre pianificazioni in essere 115 3.1. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale 116 3.2. Analisi demografica e principali attività socio-economiche – aziende di utilizzazione e trasformazione presenti – mercato dei prodotti. 119 3.2.1. Cenni storici sull’utilizzazione delle risorse silvo-pastorali 126 3.3. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù) 128

PARTE SECONDA: DESTINAZIONI – OBIETTIVI SELVICOLTURALI

4. ASPETTI POLIFUNZIONALI DEGLI AMBIENTI FORESTALI 4.0. Destinazioni e obiettivi selvicolturali (per tipo di destinazione) 149 4.0.1. Destinazione Produttiva 153 4.0.2. Destinazione Produttivo-Protettiva 154 4.0.3 Destinazione Protettiva 160 4.0.4. Destinazione Naturalistica 164 4.0.5. Destinazione alla fruizione 167 4.0.6. Cenosi in libera evoluzione (senza esplicita definizione) o a evoluzione naturale 170 4.1. Problemi fitosanitari ed emergenze 171 4.2. Incendi 172 4.3. Aspetti faunistici e venatori 174 4.3.1. Metodologia 174 4.3.2. Le presenze faunistiche 174 4.3.2.1. Invertebrati 174 4.3.2.2 Rettili e anfibi 176 4.3.2.3 Uccelli 178 4.3.2.4. Mammiferi 185 4.3.3. Istituti faunistici 196 4.3.3.1. Istituti faunistico venatori 196 4.3.4. Ringraziamenti 197

5. COMPARTIMENTAZIONE DEI BOSCHI 198 5.0. Suddivisione in Settori 198

PARTE TERZA: PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI

6. VALORIZZAZIONE MULTIFUNZIONALE DEL PATRIMONIO FORESTALE : INTRODUZIONE 200 6.0. Taglio a scelta colturale 201 6.1. Diradamento e conversione 207 6.2. Ceduazione 212 6.3. Tagli successivi adattati 214 6.4. Diradamento 219 6.5.Taglio a buche, a strisce, a fessura 222 6.6. Conversione attiva 225 6.7. Cure colturali 228 6.8. Evoluzione controllata 230 6.9. Evoluzione naturale 233

7. IL PIANO PASTORALE 237 7.0. Considerazioni generali 237 7.0.1. Obiettivi del piano 238 7.0.2. Cenni metodologici 239 7.0.2.1. Indagini preliminari 239 7.0.2.2. Rilievi in campo 241 7.0.2.3. Stima del potenziale foraggero 242 7.0.2.4. Elaborazione dei dati 243 7.0.3. Cenni storici sull’uso del patrimonio forestale 244 7.1. Analisi dello stato attuale 246 7.1.1. Comprensori di pascolo esistenti 246 7.1.1.1 Comprensori di pascolo 246 7.1.1.2. Comprensorio di Gran Puy (1) 247 7.1.1.3. Comprensorio di Chezal (2) 247 7.1.1.4. Comprensorio di Leval (3) 248 7.1.1.5. Comprensorio di Meis (4) 248 7.1.1.6. Comprensorio di Pradamon (5) 248 7.1.1.7. Comprensorio di Lauson (6) 249 7.1.1.8. Comprensorio di Ghinivert (7) 249 7.1.1.9. Comprensorio di Troncea (8) 249 7.1.1.10. Comprensorio di Salza (9) 250 7.1.1.11. Comprensorio di Balma (10) 250 7.1.1.12. Comprensorio di Monte Selletta (11) 250 7.1.1.13. Comprensorio di Gran Queyron (12) 250 7.1.1.14. Comprensorio di Monte Giulian (13) 251 7.1.1.15. Comprensorio di Sapatlè (14) 251 7.1.1.16. Comprensorio di Punta Muret (15) 251 7.1.1.17. Comprensorio di Lauson (16) 252 7.1.1.18. Comprensorio di Cerogne (17) 252 7.1.1.19. Comprensorio di Pian dell’Alpe (18) 252 7.1.1.20. Comprensorio di Albergian (19) 253 7.1.1.21. Comprensorio di Crestove (20) 253 7.1.1.22. Comprensorio di Pequerel (21) 253 7.1.1.23. Comprensorio di Bourcet (22) 254 7.1.1.24. Comprensorio di Monte Orsiera (23) 254 7.1.1.25. Comprensorio di Vallone Rouen (24) 254 7.1.1.26. Comprensorio di Lazzarà (25) 254 7.1.1.27. Comprensorio di Pralamar (26) 255 7.1.2. Fabbricati, infrastrutture 255 7.1.3. Viabilità 256 7.2. Condizione e produttività dei pascoli 256 7.2.1. Descrizione delle principali tipologie 257 7.2.2. Valutazione della produttività 258 7.3. Capi monticati 259 7.3.1. Confronto fra carico reale e carico stimato ammissibile 261 7.4. Proposte di Piano 263 7.4.1. Comprensori di pascolo 263 7.4.1.1. Destinazioni 263 7.4.1.2. Interventi 264 7.4.2. Ipotesi di sistemi foraggeri 267 7.4.3. Fabbricati e strutture 268 7.4.4. Produzione e commercializzazione 270 7.4.5. Conservazione dell’ambiente e del paesaggio 271 7.4.6. Quadro economico degli interventi 271 7.4.7. Documenti di piano 272

8. FENOMENI DI DISSESTO, ASSETTO DELLE BASSE SPONDE E INDICAZIONI DI INTERVENTO 273 8.0. Aspetti generali e tipologie prevalenti del dissesto in riferimento alle U.d.T. 273 8.0.1. U.d.T. ritenute critiche 273 8.1. Interventi sulle basse sponde 278 8.2. Descrizione dei boschi di protezione 280 8.3. Interventi ed opere di sistemazione esistenti e loro grado di efficienza e conservazione 281 8.4. Interventi previsti e priorità 282

9. VIABILITÀ SILVO-PASTORALE POLIFUNZIONALE E SISTEMI DI ESBOSCO 286 9.0. Premessa 286 9.1. Richiami metodologici 287 9.2. Descrizione della situazione attuale 289 9.2.1. Sviluppo e funzioni della rete viabile 289 9.2.2. Regime di proprietà e regolamentazione 295 9.2.3. Caratteristiche costruttive e stato di manutenzione 296 9.2.4. Stabilità delle scarpate ed aspetti idrogeologici 299 9.3. Accessibilità attuale e sistemi di esbosco 300 9.4. Proposte operative 305 9.4.1. Indirizzi programmatici per il miglioramento della rete stradale forestale 305 9.4.2. Interventi sulla viabilità esistente 306 9.4.2.1. Interventi di manutenzione 306 9.4.2.2. Interventi di ripristino 311 9.4.2.3. Interventi di adeguamento 313 9.5. Realizzazione di nuovi tracciati. 318 9.6. Dati riepilogativi 336

10. QUADRO ECONOMICO ED ORGANIZZAZIONE DEGLI INTERVENTI PREVISTI 337 11. BIBLIOGRAFIA 342

0.0. INTEGRAZIONI METODOLOGICHE

Per quanto riguarda la metodologia generale e le specifiche inerenti ciascun settore di indagine il lavoro eseguito ha utilizzato come fonte primaria le norme tecniche di pianificazione, la pubblicazione delle Tipologie Forestali del Piemonte, le specifiche emanate dall’I.P.L.A. quale Ufficio di Piano (UP) in corso d’opera, che non andassero ad aggravare gli oneri fissati nel contratto. Il gruppo di studio della D.R.E.AM. Italia ha operato una scelta di partenza individuando come luogo di emanazione dell’informazione sull’Area Forestale 26 un Sistema Informativo Geografico Territoriale appositamente definito per accogliere le informazioni cartografiche esistenti e strutturato in modo da fornire sempre e in tempo reale i dati nella condizione più aggiornata. Tale scelta oltre ad essere uno standard aziendale, è stata particolarmente sentita poiché la Comunità Montana delle Valli Chisone e Germanasca, ha già un ricco catalogo informativo geocodificato e implementato su ArcView ed inoltre è stata sede sperimentale dell’applicazione del Sistema Informativo della Montagna. Il sistema che è stato costruito dal gruppo di studio è invece basato su SW G.I.S. MapInfo ver. 5 che per altro si presenta con comprovate capacità di interscambio anche con ArcView. La Banca dati geografica della Comunità Montana è stata gentilmente fornita da parte dell’ufficio pianificazione territoriale ed in particolare dall’Arch. Alberti che ci ha fornito: a) basi catastali in formato vector - fonte mappe catastali del Catasto di Torino; b) confini comunali in formato vector – fonte CTR 1:10.000; c) edificato in formato vector – fonte PRG comunali d) idrografia in formato vector – fonte CTR 1:10.000; e) viabilità principale in formato vector – fonte CTR 1:10.000; f) volo aerofotogrammetrico del 1986 a colori in formato fotografico; g) carta dei dissesti in scala 1:25.000 in formato cartaceo – fonte studio geomorfologico della bassa ; h) carta delle aree a rischio valanghe in scala 1:25.000 in formato cartaceo – fonte studio geomorfologico della bassa Val Chisone;

1 Non è stato invece possibile acquisire le basi dati del SIM poiché sono in formati non interscambiabili e utilizzabili quindi soltanto con il SW messo a disposizione da parte del MIPA.

Oltre alle informazioni forniteci dalla Comunità Montana, sono state implementate nel sistema le seguenti Banche Dati: i) Base topografica in scala 1:10.000 in formato raster completa su tutto il territorio (in parte acquisita dall’UP e in parte acquistata dalla D.R.E.AM. presso il Servizio Cartografico Regionale); j) Base ortofotografica in scala 1:10.000 in formato raster completa su tutto il territorio (in parte acquisita dall’UP e in parte acquistata dalla D.R.E.AM. presso il Servizio Cartografico Regionale); Le due serie sono state ottenute attraverso la scansione a definizione di 400 dpi in scala di 256 livelli di grigi; successiva geocodifica e correzione delle deformazioni. Successivamente ciascuna tavola è stata inserita nell’atlante cartografico del progetto. k) Carta dei dissesti dell’alta Val Chisone in scala 1:25.000 formato cartaceo – fonte C.S.I. di Torino; l) Particellari dei Piani di Assestamento Forestale con archivio descrittivo collegato, effettuati dalla SCAF (oggi D.R.E.AM. Italia) di Poppi alla scala 1:10.000 in formato vector – fonte D.R.E.AM. Italia; m) Grigliato a passo di 50 metri dell’altimetria in formato vector – fonte UP; n) Quadri di unione delle cartografie CTR alla scala 1:10.000 in formato vector – fonte UP.

Le principali elaborazioni realizzate a servizio dello studio sono state le seguenti: o) Realizzazione di un Modello Digitale del Terreno con cella con passo di 10 metri in formato raster. Tale elaborato è servito per realizzare alcune correlazioni, ad esempio tra tipologia forestale e quota di vegetazione (si veda 2.0., ove è stata realizzata un’elaborazione che traccia il limite altitudinale della vegetazione arborea su tutto il territorio). p) Realizzazione delle carte derivate dal DEM delle pendenze e dell’esposizione dei versanti; in formato raster a cella con passo di 10 metri. Per quanto riguarda la carta

2 delle pendenze sul taglio delle CTR in scala 1:10.000, per ciascun elemento è stata realizzata anche una copertura per classi a poligono in formato vector. q) Realizzazione della rappresentazione in 3D del territorio in esame. r) Realizzazione della mappa dell’intervisibilità per la dislocazione di punti di avvistamento incendi. s) Digitalizzazione delle carte acquisite presso vari enti e consorzi in formato cartaceo. t) Realizzazione della copertura totale della carta geolitologica in scala 1:25.000 e in formato vector – fonte nostra elaborazione a partire dalla Carta Geologica Nazionale e dall’elenco delle tipologie litologiche fornite dall’UP.

Il presente studio è stato realizzato dalla seguente equipe di tecnici e professionisti:

Coordinatore: si è occupato di mantenere il coordinamento del progetto, curare i rapporti con il committente, con gli Enti locali con l’UP e con la Commissione Tecnica. Marcello Miozzo, Dottore Forestale – ruolo coordinatore del progetto, allestimento GIS e stesura del Piano

Gruppo forestale: si è occupato della realizzazione della carta dell’uso del suolo, della carta delle categorie forestali, dei rilievi inventariali, rilievi delle tipologie forestali, segnalazione dei dissesti, segnalazione della viabilità non presente in carta. Piero Chioccioli, Dottore Forestale – ruolo analisi pianificazioni passate Patrizia Rossi, Dottore Forestale – ruolo fotointerpretazione e riporto a video Fiamma Rocchi, Dottore Forestale – ruolo fotointerpretazione e riporto a video Laura Piaggi, Fitosociologa – ruolo raccolta bibliografica e studio dei settori Margherita Quaglia, Dottore forestale – ruolo caposquadra Nadia Frizerio, Dottore forestale – ruolo caposquadra Carlo Biorcio, Dottore forestale - ruolo caposquadra Luigi Gallina, Dottore forestale - ruolo caposquadra Alessandra Santoro, Dottore forestale - ruolo caposquadra Tiziana Bologna, Dottore forestale - ruolo caposquadra

Gruppo Pascoli e Fauna: si è occupato del rilievo delle superfici a pascolo, della delimitazione dei comprensori d’alpe e in parte nella stesura del Piano Pastorale.

3 Danilo Bo, Dottore forestale – ruolo responsabile piano pastorale Stefania Gualazzi, Naturalista – ruolo analisi delle caratteristiche faunistiche del territorio

Gruppo dissesti e Unità delle Terre: si è occupato della redazione della Carta delle Unità di Terre, della descrizione delle U.d.T., del rilievo dei dissesti. Stefano Bracciotti, Dottore Forestale pedologo – ruolo di responsabile per le unità di terre Mauro Chessa, Dottore Geologo – fotointerprete geomorfologo – ruolo fotointerpretazione forme per carta U.d.T. e dissesti Annamaria Masi, Dottore Forestale pedologo – ruolo rilievi a terra Claudia Pontenani, Dottore Forestale pedologo – ruolo rilievi a terra

Gruppo Proprietà e Viabilità: si è occupato del rilievo della viabilità con rilievo GPS e dell’indagine patrimoniale Michela Parri, Dottore Forestale – ruolo indagine usi civici e proprietà e rilievo a terra viabilità Marco Niccolini, Dottore Forestale – ruolo rilievo a terra viabilità;

Servizi vari: si è occupato degli inserimenti di archivio e della digitalizzazione delle carte, del supporto alle correzioni, ecc. Stefano Goretti, Forestale – correzione Banche Dati Paola Bassi – inserimenti e digitalizzazione cartografia.

4 PARTE PRIMA: INQUADRAMENTO DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO

1. AMBIENTE FISICO

1.0.1. Ubicazione, estensione,confini, inquadramento amministrativo e idrografico. L’area forestale 26 è ubicata sul versante orientale della Regione Piemonte e si estende per una superficie complessiva di 55.750 ettari. (si veda in proposito la Figura 1 e l’allegato 1).

Figura 1 Ubicazione e ripartizione dei limiti amministrativi comunali.

Situata in Provincia di Torino comprende al suo interno 16 comuni e ricade interamente nel perimetro della Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca, il solo di per quanto riguarda la pianificazione urbanistica ha una gestione separata con Piano paesistico specifico. Nella cartografia di Figura 1 sono riportate le perimetrazioni dei 16 comuni.

5 L’area forestale 26 “Valli Chisone e Germanasca” è caratterizzata da un territorio a impronta fortemente montana. Nella Figura 2 (e si veda l’allegato 1) si può notare come gran parte dell’area sia occupata da rilievi montuosi di tipo alpino.

Figura 2: Rappresentazione morfologica del territorio dell’area forestale 26

Come accennato gran parte del territorio è situato in area montana risultando il valore medio di quota di ciascun comune (si veda la Tabella 1) quasi sempre al di sopra dei 1.000 metri e in alcuni casi al di sopra dei 2.000. Questo aspetto non è assolutamente da trascurare poiché costituisce una delle caratterizzazioni più significative di questa area forestale; infatti sono evidenti molti indicatori comuni al territorio montano italiano sia connessi alle infrastrutture, ovvero scarsa rete di comunicazione con conseguente isolamento, che agli aspetti socio economici, ovvero scarsa iniziativa imprenditoriale.

Tabella 1: Altimetria nei territori dei comuni della Area Forestale 26

CODICE ISTAT COMUNE AREA (ha) Quota minima Quota massima Quota media 1281 3.841,14 1.204,12 2.980,96 1.973,69 1201 Pragelato 8.922,31 1.427,92 3.207,96 2.189,93 1227 Roreto Chisone 5.907,66 737,88 2.880,91 1.684,10 1103 4.926,54 974,74 3.035,06 1.863,03 1184 2.636,04 568,52 2.203,83 1.221,19

6 CODICE ISTAT COMUNE AREA (ha) Quota minima Quota massima Quota media 1190 3.470,08 502,97 2.096,84 1.092,95 1145 3.839,67 1.009,96 3.035,97 2.076,98 1186 6.327,95 630,97 2.855,98 1.532,85 1198 839,76 568,83 1.677,75 982,71 1234 Salza di 1.603,43 976,94 2.860,95 1.842,66 1122 797,65 495,54 1.663,92 884,74 1307 1.153,90 447,61 1.218,34 731,79 1202 7.232,58 1.096,95 3.007,32 2.105,28 1204 2.254,92 578,94 2.222,37 1.272,43 1242 1.578,89 421,21 1.518,67 780,45 1200 Porte 452,37 401,98 1.020,98 684,12

Medesima analisi riguarda il dato della acclività che si presenta con parametri piuttosto elevati come è evidenziato nella Tabella 2. Tabella 2: Acclività nei territori dei comuni dell’Area Forestale 26

Comune Pendenza media (%) Fenestrelle 45 Inverso Pinasca 44 Massello 51 Perosa Argentina 45 Perrero 47 Pinasca 40 Pomaretto 44 Porte 32 Pragelato 39 Prali 44 Pramollo 42 Roreto Chisone 47 54 San Germano 41 Chisone Usseaux 44 Villar Perosa 27

Un interessante ultimo fattore riguarda l’orientamento delle valli in particolare modo per quanto riguarda la Val Chisone. Si hanno infatti valli ad orientamento Ovest - Est con versanti quindi orientati a Nord e a Sud. Nella carta delle esposizioni elaborata si può agevolmente notare questa caratteristica: colori tendenti al rosso → esposizioni a mezzogiorno, colori tendenti al blu → esposizioni a bacìo (vedi Figura 3 e allegato 1).

7 Questo aspetto orografico ha influenzato anche il tipo di assetto di uso del suolo che, come si vedrà più avanti con maggior dettaglio (cfr. 2.0.), ha visto lo sviluppo sui versanti a mezzogiorno di attività agricole e pastorali, mentre sui versanti più freddi ha favorito il perpetuarsi del bosco.

Figura 1: Carta delle esposizioni (anche in allegato 1)

Per quanto attiene all’idrografia all’interno dell’Area Forestale 26 si ha uno sviluppo complessivo di 1.568 Km e sono presenti due principali assi idrografiche rappresentate la prima, più vasta (26.250 ha), del Torrente Chisone e la seconda del Torrente Germanasca (19.620 ha). In allegato è riportata la mappa dell’idrografia che è anche rappresentata a scala sinottica in Figura 4.

8 Figura 4: Carta dei sottobacini e del reticolo idrografico dell’Area Forestale 26

1.1. Aspetti climatici

Per quanto attiene ai dati climatici si è fatto riferimento alle recenti pubblicazioni redatte dalla Direzione Regionale Servizi Tecnici di Prevenzione - Settore Meteoidrografico e Reti di Monitoraggio, in particolare modo sono stati acquisiti i dati su supporto informatico relativi a: Cd-Rom “Precipitazioni e temperature” che fornisce su tutto il territorio regionale dati climatici rielaborati spazialmente; questa Banca dati fornisce i dati su serie storiche significative. Cd-Rom “Banca Dati Meteorologica 1990-1997” fornisce i dati disarticolati per ciascuna stazione di rilievo e da essa è possibile derivare informazioni recenti sull’andamento dei singoli parametri. Nel caso presente sono stati utilizzati tali dati per costruire alcune cartografie tematiche inerenti le precipitazioni e le temperature.

9 Nelle figure successive sono riportate alcune elaborazioni cartografiche realizzate basandosi sui dati giornalieri delle stazioni di Pragelato, , , Sauze d’, Prali, Pinerolo e Bobbio .

Figura 5: Localizzazione delle stazioni termopluviometriche e data di validità

10 Tabella 3: Dati aggregati di precipitazione (mm) e temperatura (°C)

T Massima T Minima Media Minima delle medie delle Media Massima CODSTA DATA VALIDITÀ QUOTA DENOMINAZIONE LOCALITÀ PRECIPITAZIONE (mm) TMIN TMIN giornaliere medie TMAX (°C) TMAX (°C) (°C) (°C) (°C) giornaliere (°C) 8 21-ott-88 2320 SAUZE D'OULX LAGO PILONE 530,08 15,51 22,70 -7,37 -21,10 10,93 -3,86 19 26-lug-91 1950 SALBERTRAND LE SELLE 711,34 17,08 23,80 -4,85 -19,80 12,83 -1,39 260 15-lug-93 1130 COAZZE RUATA 1375,84 20,85 27,90 -1,46 -14,40 17,59 1,40 261 12-set-96 2150 PRAGELATO CLOT DELLA SOMA 554,20 16,39 21,10 -6,49 -20,30 11,88 -3,27 264 27-lug-93 1385 PRALI VILLA 1026,48 20,04 27,50 -7,31 -20,30 14,00 -2,87 268 13-nov-96 776 PINEROLO TALUCCO 726,48 26,41 32,40 0,49 -12,10 21,40 2,91 CHISONE A SAN 21,40 2,91 417 15-mar-91 486 PINEROLO 726,48 26,41 32,40 0,49 -12,10 MARTINO PELLICE A 20,33 0,86 418 28-giu-90 478 1230,18 26,70 17,40 -2,91 -16,20 LUSERNA S.G. - 10,29 -3,86 3 25-set-87 2294 BOBBIO PELLICE 887,40 13,89 20,40 -6,93 -20,50 GIARDINO OULX - DORA 17,30 -0,54 402 02-feb-93 2105 OULX 579,23 23,70 31,00 -5,32 -20,20 RIPARIA A OU SALBERTRAND - 16,99 -0,73 150 15-nov-90 1010 SALBERTRAND 667,53 23,09 31,40 -5,12 -21,20 GRAVIERE -

11 Come si può osservare da questa prima tabella di dati le serie di dati disponibili nell’archivio regionale non superano i 7 anni di archiviazione (in genere 1990-97). Tale periodo può essere però considerato significativo per valutazioni di tipo climatico. All’interno di tutta l’area sono ben distinguibili tre principali comportamenti di temperatura e precipitazione. Il primo riguarda il fondovalle, il secondo la media valle ed il terzo l’alta montagna. Se si osservano la Figura 6, Figura 7 e Figura 8 si può notare un gradiente che dal fondovalle con varie leggi e modalità risale verso la parte alta delle valli. La media valle si colloca in posizione mediana rispetto ai limiti posti dagli estremi. L’area montana presenta un ulteriore caratterizzazione che è data dalle precipitazioni nevose. Per queste sono stati raccolti i dati disponibili nelle pubblicazioni sopra citate e riguardano le sole tre stazioni di Pragelato, Salbertrand e Sauze d’Oulx. Riportiamo nella Tabella 4 i dati relativi alle precipitazioni nevose.

Tabella 4: Dati relativi alle precipitazioni nevose per mese (dati espressi in cm)

DENOMINAZIONE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC TOTALE SAUZE D'OULX 75,93 89,35 96,38 91,68 48,52 0,73 0,00 0,00 0,30 9,91 29,92 55,58 498,30 SALBERTRAND 62,55 72,09 71,06 36,76 4,64 0,00 0,00 0,00 0,00 2,72 11,69 29,53 291,05 PRAGELATO 157,81 136,54 90,68 14,57 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 33,08 82,44 515,11

Il deficit di precipitazioni che si osserva nella Figura 6 e nella Tabella 3 sono compensati dalle precipitazione nevose.

12 Figura 6: Carta delle isoiete annuali

Figura 7: Isoterme del valore massimo delle Temperature Massime Giornaliere

13 Figura 8: Isoterme della media delle temperature minime (rosso) e della media delle temperature massime (nero)

Figura 9: Isonivometriche

14 Per quanto attiene alle caratteristiche climatiche sono stati rielaborati i dati forniti nel CD “Precipitazioni e Temperatura” che forniscono diagrammi climatici interpolati tra le stazioni termopluviometriche disponibili. In sostanza i dati interpolati sono assegnati su una cella di lato 1 Km e sono interrogabili con una certa facilità. Sono stati pertanto scelti 5 siti ritenuti significativi e rappresentativi situati rispettivamente nell’alta, media e bassa valle.

Figura 10: Localizzazione dei siti da cui sono stati interpolati i dati climatici

Il regime climatico dell’area può essere così descritto: Bassa valle, dal Chisone alla confluenza con Germanasca e risalendo per ciascun ramo lungo il fondovalle: regime pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con temperature medie annue comprese tra 9 e 11°C e 4-5 mesi freddi. Fondo valle interno, si sviluppa lungo i rami del Chisone e della Germanasca fino all’area montana (Perosa Argentina per il Chisone e Massello per la Germanasca): regime pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con temperature medie annue comprese tra 7 e 9°C e 4-5 mesi freddi. Montagna interna, tutte le aree superiori al fondo valle interno esclusi i rilievi alpini: regime pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con temperature medie annue comprese tra 4 e 7°C e 6-7 mesi freddi. In questa fascia si verificano le condizioni endalpiche

15 tipiche delle valli circondate da rilievi molto alti e orientati in modo da fare schermo all’afflusso delle perturbazioni atlantiche. Rilievi alpini: regime pluviometrico di tipo prealpino, con assenza di mesi secchi, con temperature medie annue comprese tra 0 e 4°C e 6-9 mesi freddi.

1 Pragelato

Coordinata EST (m) 337,227 Coordinata Nord (m) 4,982,299 Altezza sul Mare (m) 1.751 Piovosità media annua (mm) 894,9 Temperatura media annua (°C) 4,4 Num. annuo medio. di gg con gelo n.d. Temperatura dei suoli Cryic umidità dei suoli Udic Thornthwaite B4C2'rb2' REGIONE Axerico freddo SOTTOREGIONE mediamente freddo (oroigroterico) Sommatoria termica in base 6 °C n.d. Sommatoria termica in base 10 °C n.d.

30 120 100 80 20 60 40 20 10 0 -20 -40 2xTemperatura (°C) Precipitazioni (mm) 0 -60 -80 DIC GIU SET FEB OTT APR LUG GEN NOV MAR AGO MAG -100 -10 -120

16 2 Prali

Coordinata EST (m) 346,431 Coordinata Nord (m) 4,973,094 Altezza sul Mare (m) 1.523 Piovosità media annua (mm) 1.110,5 Anni di osservazione Temperatura media annua (°C) 5,9 Num. annuo medio. di gg con gelo n.d. Temperatura dei suoli Cryic umidità dei suoli Udic Thornthwaite B4C2'rb2' REGIONE Axerico freddo SOTTOREGIONE temperato freddo Sommatoria termica in base 6 °C n.d. Sommatoria termica in base 10 °C n.d.

40 160 140 120 30 100 80 60 20 40 20 0 10 -20 2xTemperatura (°C) -40 Precipitazioni (mm) 0 -60 -80 DIC GIU SET FEB OTT

APR -100 LUG NOV GEN MAR AGO MAG -10 -120

17 3 Roreto Chisone

Coordinata EST (m) 350,974 Coordinata Nord (m) 4,984,211 Altezza sul Mare (m) 1.793 Piovosità media annua (mm) 1.030,6 Anni di osservazione Temperatura media annua (°C) 4,2 Num. annuo medio. di gg con gelo n.d. Temperatura dei suoli Cryic umidità dei suoli Udic Thornthwaite B4C2'rb2' REGIONE Axerico freddo SOTTOREGIONE mediamente freddo (oroigroterico) Sommatoria termica in base 6 °C n.d. Sommatoria termica in base 10 °C n.d.

30 160 140 120 100 20 80 60 40 10 20 0 -20 2xTemperatura (°C) -40 Precipitazioni (mm) 0 -60 -80 DIC GIU SET FEB OTT APR LUG NOV GEN MAR AGO MAG -100 -10 -120

18 4 Perrero

Coordinata EST (m) 354,679 Coordinata Nord (m) 4,976,919 Altezza sul Mare (m) 1.198 Piovosità media annua (mm) 1.149,6 Temperatura media annua (°C) 7,7 Num. annuo medio. di gg con gelo 111 Temperatura dei suoli Mesic umidità dei suoli Udic Thornthwaite B4C2'rb2' REGIONE Axerico freddo SOTTOREGIONE temperato freddo Sommatoria termica in base 6 °C 1477 Sommatoria termica in base 10 °C 876

40 180 160 140 30 120 100 80 20 60 40 20 10 0 -20 2xTemperatura (°C) -40 Precipitazioni (mm) 0 -60 -80 DIC GIU SET FEB OTT APR LUG NOV GEN -100 MAR AGO MAG -10 -120

19 5 S. Germano Chisone

Coordinata EST (m) 361,732 Coordinata Nord (m) 4,971,659 Altezza sul Mare (m) 732 Piovosità media annua (mm) 1.209 Temperatura media annua (°C) 10,2 Num. annuo medio. di gg con gelo 77 Temperatura dei suoli Mesic umidità dei suoli Udic Thornthwaite B4B1'rb3' REGIONE Mesaxerico SOTTOREGIONE ipomesaxerico Sommatoria termica in base 6 °C 2009 Sommatoria termica in base 10 °C 1336

50 200 180 160 40 140 120 30 100 80 60 20 40 20 0 10 2xTemperatura (°C)

-20 Precipitazioni (mm) -40 0 -60 -80 -100 DIC GIU SET FEB OTT APR LUG NOV GEN MAR AGO -10 MAG -120

20 1.2. Caratteri geologici, geomorfologici e pedologici

Il territorio oggetto della presente indagine fa parte del gruppo montuoso delle Alpi Cozie: per la descrizione della situazione geologica si è fatto riferimento alla Carta Geologica d’Italia, Fogli n. 54 (Oulx), 55 (Susa), 66 () e 67 (Pinerolo). In questo paragrafo vengono forniti un quadro generale delle principali caratteristiche geomorfologiche del territorio e cenni sui tipi litologici più frequenti: la descrizione delle forme di paesaggio e dei caratteri geologici, insieme ad una valutazione delle caratteristiche pedologiche, servirà ad evidenziare quali fattori, oltre a quelli climatici, abbiano influito più profondamente sullo sviluppo delle forme di dissesto rilevate. Per eventuali approfondimenti sulle varie formazioni litologiche si rimanda alla consultazione della Carta Geologica d’Italia ed alle relative note illustrative.

Il territorio studiato è interessato dai bacini idrografici del Torrente Chisone, affluente del T. Pellice a sua volta affluente di sinistra del Fiume , e del T. Germanasca, affluente del T. Chisone. Il reticolo idrografico è, nel complesso, di tipo misto, per la presenza di rocce di varia natura e quindi con diversa resistenza all’erosione: questo permette lo sviluppo di pattern del drenaggio di tipo dendritico o subdendritico nelle aree con affioramenti rocciosi di tipo intrusivo, di tipo subparallelo sugli affioramenti di rocce effusive, infine di tipo dendritico quando ad affiorare sono le rocce metamorfiche come gli scisti cristallini, dove le forme di drenaggio sono legate alla scistosità ed ai sistemi di fratture. La morfologia di tutta l’area è legata alle vicende tettoniche dovute all’orogenesi alpina ed è caratterizzata da un susseguirsi di valli strette e pianure alluvionali di limitata estensione, e versanti acclivi e fortemente incisi, con una orientazione della pendenza generalmente degradante verso ESE (Pinerolo): le quote massime infatti si osservano nella parte a NO dell’area (, 3.013 m s.l.m.). Il T. Chisone e il T. Germanasca formano due strette piane di sedimentazione, costituite essenzialmente da depositi alluvionali recenti, e piccoli terrazzi costituiti da sedimenti recenti o meno recenti, come i depositi fluviali degli alti terrazzi nei pressi di Villar Perosa. Sono piuttosto frequenti i conoidi di deiezione allo sbocco di corsi d’acqua laterali, soprattutto a contatto con la piana alluvionale del T. Chisone dove la rottura di pendenza ne determina la formazione. I sedimenti sono incoerenti, a permeabilità primaria elevata, ad esclusione delle aree in cui i suoli sono soggetti ad argillificazione. I suoli sono mediamente fertili, da

21 lievemente ondulati a moderatamente acclivi, a profondità variabile, non particolarmente soggetti a fenomeni erosivi attuali. Le limitazioni d’uso sono relative alla possibilità di inondazioni e all’umidità eccessiva.

Ai margini delle formazioni alluvionali, sugli apparati di sbocco in pianura e sui versanti, sono presenti lembi di depositi morenici incoerenti del Würmiano e, in alcuni casi, come nei dintorni di Perosa Argentina, risalenti a periodi antecedenti. I basamenti rocciosi sono spesso ricoperti da una coltre di materiale detritico (detrito di falda) proveniente dalla disgregazione delle rocce sovrastanti. Le pareti caratterizzate da stretti canaloni convogliano i frammenti rocciosi a formare ammassi a forma di cono, affiancati ai piedi delle pareti stesse. Tutti questi tipi di sedimenti presentano un’elevata erodibilità e permeabilità, forti pendenze, superficialità del suolo, bassa capacità di ritenzione idrica.

Per quanto riguarda l’ambiente montuoso, in esso sono state distinte le seguenti formazioni litologiche: ofioliti e pietre verdi (Trias e Giura, serie a facies piemontese – zona delle pietre verdi di Gastaldi), rocce effusive basiche (Pretriassico – serie del massiccio Dora-Val Maira), rocce metamorfiche acide (Pretriassico e Carbonifero – serie grafitica delle Alpi Cozie), conglomerati (Carbonifero) e rocce magmatiche acide. La morfologia dei rilievi montuosi è, come già ricordato, da ricondursi ai fenomeni orogenetici alpini, più che alla loro natura litologica: grande importanza assumono, perciò, i fattori climatici relativi all’altimetria sullo sviluppo dei suoli e sulla loro utilizzazione.

Le rocce ignee basiche (ofioliti) e i loro derivati metamorfici (pietre verdi), affioranti nel complesso dei calcescisti ofiolitiferi, danno origine a rilievi con caratteristiche forme piramidali nel caso di litotipi come diabasi, anfiboliti e serpentiniti, compatti e poco erodibili, mentre la prevalenza di rocce tipo serpentinosciti e cloritoscisti contribuisce alla formazione di una topografia dalle forme dolci e arrotondate. Su questi rilievi, in generale, si hanno frequenti affioramenti rocciosi e la vegetazione è spesso assente anche in conseguenza della bassa fertilità dei suoli che vi si sviluppano.

22 Figura 11: Carta geolitologica (la codifica dei gruppi litologici del Piemonte è riportata in allegato 3 alle norme tecniche)

Tabella 5: Ripartizione gruppi geolitologici nell’area Forestale 26

GRUPPO DECODIFICA SUPERF.(ha) 1 Depositi superficiali incoerenti grossolani. 10.354,07 2 Depositi superficiali incoerenti medio-fini. 409,01 3 Depositi morenici. 4.545,75 4 Depositi superficiali argilloso-limosi 121,21 5 Conglomerati, brecce e arenarie molto cementate 878,88 12 Calcari, calcari dolomitici e dolomie massicci o stratificati in grossi banchi. 107,88 13 Rocce metamorfiche carbonatiche a tessitura scistosa, calcari in strati sottili o medi. 17.097,56 16 Rocce ignee acide o intermedie, graniti a tessitura gneissica. 1.245,21 18 Rocce ignee basiche ed ultrabasiche e loro derivati metamorfici. 2.226,43 19 Rocce metamorfiche acide a tessitura scistosa. 16.285,32 20 Rocce metamorfiche acide a tessitura massiccia 3.774,25

23 • Le rocce effusive basiche sono rappresentate dal gruppo delle prasiniti ed anfiboliti, che affiorano limitatamente ad alcune piccole aree: Sono rocce poco permeabili, ma sono soggette a fratturazioni per cui possono dar luogo a coltri detritiche. • Le formazioni delle rocce metamorfiche acide sono distinte in due gruppi litologici: rocce a tessitura scistosa e rocce a tessitura massiccia: del primo gruppo fanno parte i micascisti e gli gneiss minuti che in condizioni di clima umido danno generalmente morfologie piuttosto dolci e arrotondate; al secondo gruppo appartengono gli gneiss ghiandoni e granitoidi che danno luogo a morfologie spesso aspre. I suoli presentano forti limitazioni che ne restringono l’utilizzazione al solo pascolo o al bosco: le limitazioni derivano dalle forti pendenze, dalla superficialità del suolo, dalle elevate pietrosità e rocciosità.

La formazione dei conglomerati, fortemente cementati in seguito all’azione di fenomeni metamorfici (cemento gneissico) è legata all’orogenesi alpina: questa formazione, costituita da materiali con elevata resistenza ai fenomeni erosivi, dà luogo a forme con versanti acclivi e pareti subverticali. L’uso del suolo è limitato al pascolo e al bosco.

Le formazioni delle rocce magmatiche acide sono rappresentate essenzialmente dalle dioriti quarzifere, caratterizzate da un aspetto massiccio proprio della loro composizione omogenea. La resistenza all’erosione è alta, ma sono frequenti i fenomeni di fratturazione per cui i cicli di gelo e disgelo dell’acqua nelle fessure dei litotipi possono dar luogo a coperture detritiche. Le limitazioni d’uso dei suoli che vi si sviluppano sono fondamentalmente dovute all’altimetria, perché in generale questi tipi di rocce danno suoli caratterizzati da una buona fertilità.

24 2. ASSETTO TERRITORIALE

2.0. Suddivisione del territorio in tipi di occupazione del suolo

L’Area Forestale 26 si presenta con alcuni usi del suolo dominanti. In primo luogo le superfici forestali che costituiscono il 47,5% di tutto il territorio. Se si considera che circa il 9% del territorio è costituito da rocce, l’occupazione forestale assume un ruolo di maggiore rilievo. Non da trascurare comunque la superficie a cotico erboso che costituisce complessivamente il 33,5% di tutto il territorio. Di questa però il 15,8% (cioè quasi la metà) è costituito da superfici a basso valore foraggiero: cespuglieti pascolabili (1%), praterie rupicole (12,2%) e praterie non utilizzate (2,7%). Le due principali coperture, forestale ed erbosa, caratterizzano quindi più di ogni altra componente il territorio delle Valli Chisone e Germanasca. In passato le attività pastorali erano senz’altro più sviluppate occupando probabilmente una superficie superiore, poiché erano piuttosto diffusi i pascoli arborati e le praterie cespugliate che oggi si sono rapidamente trasformate in arbusteti e formazioni boschive di neoformazione. In particolare modo questo fenomeno si osserva sui versanti montani con orientamento a nord dove l’attività pastorale ha ceduto il passo in molte occasioni al rinfittimento naturale del bosco.

SE Seminativi 202,15 Si tratta di colture localizzate sul fondovalle della Val Chisone spesso in rotazione con foraggicoltura. Sono presenti colture orticole e piccoli appezzamenti ad uso familiare (orti).

CV Vigneti 2,81 Si tratta di ridotti appezzamenti situati nella bassa su terrazzamenti e su esposizioni sud.

CB Cespuglieti pascolabili 555,31

PB Praterie non utilizzate 1.497,69 Si tratta di formazioni situate in aree un tempo pascolate ma che per la diminuzione dei capi al pascolo sono state progressivamente colonizzate da arbusti e da specie arboree. La loro

25 distribuzione sul territorio è localizzata soprattutto sulle parti alte in quota a contatto con cespuglieti e con aree rocciose.

PT Prati-pascoli 959,10

PL Praterie 8.860,32

PR Praterie rupicole 6.769,88 Si tratta di tre formazioni su cui viene tutt’ora praticato il pascolo e la foraggicoltura. In particolare modo i PT e i PL sono aree a gestione attiva che costituiscono complessivamente 9.820 ettari di superficie utile. Tale superficie rispetto al censimento dell’agricoltura si sarebbe ridotta alla metà; la superficie al censimento del 1990 contava infatti 16.252,82. Se si sommano le classi CB, PB, PT, PL e PR otteniamo il risultato complessivo di 18.642,88. Ciò indica che buona parte delle superfici che nel 1990 venivano considerate produttive, attualmente sono in fase di contrazione a favore di coperture del suolo di tipo arbustivo. Le praterie utilizzate sono tra l’altro collocate (si vedano in proposito la Figura 13 e la Figura 14 alle pagine successive) sulle parti morfologicamente migliori e con maggiore accessibilità. Le zone a più bassa produttività e situate in aree con minore possibilità di accesso risultano spesso classificate come PR, CB e PB.

CP Cespuglieti 3.561,58 Analogamente a quanto detto per i CB e PB, si tratta per lo più di ex superfici a pascolo abbandonate da un numero maggiore di anni e che si presentano oggi colonizzate per lo più da vaccinieti e rodoreti. La loro localizzazione è soprattutto concentrata nelle parti alte della montagna e spesso a ridosso di complessi rupestri.

SF Superfici forestali 26.380,23

SP Formazioni riparie 266,45

BS Boscaglie 705,86 Il complesso delle superfici forestali consta di 27.352,54 pari al 49% dell’intera superficie. Si tratta di una superficie piuttosto estesa e che si concentra soprattutto nella parte centrale

26 dell’Area Forestale 26. In particolare modo si registra un indice di copertura maggiore per la Valle Germanasca (49%) rispetto alla Val Chisone (41%), mentre la parte a valle della confluenza della Germanasca con il T. Chisone, ha un indice di copertura pari al 73%. Vedremo poi in maggiore dettaglio le caratteristiche delle componenti dei popolamenti forestali nel capitolo 2.1.1.

Nelle tabelle grafici e figure successivi sono rappresentate in varie forme le distribuzioni e entità delle varie tipologie di uso del suolo.

Tabella 6: Ripartizione superfici d’uso del suolo

Codice Descrizione Superficie (ha) AL Arboricoltura da legno 1,02 AQ Acque 28,90 BS Boscaglie 705,86 CB Cespuglieti pascolabili 555,31 CP Cespuglieti 3.561,58 CV Vigneti 2,81 GR Greti 131,26 PB Praterie non utilizzate 1.497,69 PL Praterie 8.860,32 PR Praterie rupicole 6.769,88 PT Prati-pascoli 959,10 RI Rimboschimenti 0,95 RM Rocce 4.829,47 SE Seminativi 202,15 SF Superfici forestali 26.380,23 SP Formazioni riparie 266,45 UI Aree urbanizzate 796,36 UV Verde urbano 36,85 Totale complessivo 55.586,19

27 Figura 12: Istogramma di distribuzione delle principali forme di uso del suolo (decodifiche riportate in Tabella 6)

37 UV

796 UI

266 SP

26380 SF

202 SE

4829

RM

1 RI

959 PT

6770 PR

8860 PL

1498 PB

131 GR

3 CV

3479 CP

555 CB

706 BS

29 AQ

1 AL

Figura 13: Cartografia dell’uso del suolo

28 Figura 14: Viste 3D della carta dell’uso del suolo

Bassa Valle Alta Valle

29 2.1. Individuazione e caratterizzazione dei boschi secondo i tipi forestali: composizione, governo, trattamento passato e attuale.

Di seguito si illustrano i popolamenti forestali presenti nell’Area Forestale 26; la numerosa presenza di tipologie diverse di soprassuoli forestali (50) ci ha indotti a organizzare la descrizione a livello di categoria forestale, effettuando eventuali approfondimenti per quanto concerne le caratteristiche dendro-auxometriche per quelle tipologie ritenute importanti da un punto di vista gestionale. In allegato al Piano comunque, viene riportato per ciascuna tipologia uno schema descrittivo organizzato per schede e contenente un cartogramma di presenza sull’area forestale, un grafico inerente la composizione specifica.

2.1.1. I popolamenti forestali I popolamenti forestali incontrati nell’Area Forestale 26 sono riportati nella Tabella 7.

Tabella 7: Ripartizione delle categorie forestali su tutta l’Area Forestale

Cod. Descrizione Superficie (ha) % (dato inventariale) Sup_inventario AB Abetine 680,42 3,1 857,69 AF Acero-tiglio-frassineti 1.415,64 11,1 3.071,09 AN Alneti planiziali e montani 0,5 138,34 BS Boscaglie pioniere 912,93 4,7 1.300,37 CA Castagneti 3.640,11 11,4 3.154,09 FG Faggete 4.930,29 19 5.256,81 LC Lariceti e cembrete 11.246,93 33 9.130,26 OV Arbusteti subalpini 307,05 0,7 193,67 PE Peccete 0,2 55,33 PN Pinete di pino montano 74,75 0,5 138,34 PS Pinete di pino silvestre 2.449,29 11,6 3.209,42 QV Querceti di rovere 653,98 2,8 774,69 RB Robinieti 17,91 0,5 138,34 RI Rimboschimenti 179,15 0,7 193,67 SP Formazioni legnose riparie 156,04 0,2 55,33 UM Unità mosaico 1.002,95 0 0 TOTALI 27.667,44 100,00 27.667,44

Come si può notare innanzitutto è stato riportato il confronto tra il dato derivante dalla cartografia delle tipologie forestali e quello derivante dall’inventario a terra. Il primo commento che viene in mente chiede quale dei due è il dato giusto. La risposta non può essere

30 che articolata infatti sia il dato cartografico che quello inventariale ci forniscono indicazioni sulle estensioni dei popolamenti vicine alla realtà. Nel caso del dato cartografico si registra una buona stima per quanto attiene ai popolamenti poco estesi in quanto sono ben circoscritti e quindi sono agevolmente classificabili in campo e facilmente collocabili in cartografica.

Figura 2: Ripartizione delle categorie forestali per tutta l’Area Forestale

RI RB SP PE AB QV PS AF PN AN BS OV

LC CA FG

Viceversa nei casi di estesi accorpamenti boscati, la cartografia non sempre fornisce dei dati sicuri. Ciò è dovuto al fatto che è difficile distinguere all’interno di un bosco le variazioni di composizione soprattutto se sono sfumate e diventa anche difficile riuscire a cartografare dette unità con la precisione richiesta. Da parte sua invece l’inventario fornisce dati abbastanza buoni per accorpamenti forestali estesi e continui e meno buoni per unità forestali di piccole estensioni. Detto questo si osservi di nuovo la Tabella 7 e si vedrà che per i popolamenti molto estesi le due stime convergono, mentre per quelli di piccola estensione si osservano dati molto diversi. Dunque dobbiamo prendere come dato buono quello cartografico per le unità meno estese e entrambi per quelle di maggiore estensione. Le differenze di maggior spicco riguardano in particolare modo gli AF (acero-tiglio-frassineto), gli LC (lariceti e cembreti) e le PS (pinete di pino silvestre). Il primo caso è spiegabile dal fatto che l’AF tende a presentarsi all’interno del bosco a macchia di leopardo e che quindi la classificazione puntuale dell’inventario può essere in contraddizione con la classificazione areale della carta dei tipi. Il secondo e terzo caso sono compensati dall’introduzione delle UM entro le quali troviamo spesso formazioni miste con larice e pino silvestre; per quanto attiene agli LC inoltre il campionamento inventariale ha avuto molte fallanze per aree inaccessibili portando in definitiva ad una

31 densità di campionamento inferiore per questa categoria. Fatte tutte queste considerazioni generali sulla attendibilità dei dati, nel corso della illustrazione dei popolamenti si terrà sempre presente il confronto tra le due informazioni ed eventualmente si evidenzieranno le eventuali combinazioni informative per una migliore lettura del dato. Nelle tabelle seguenti sono riportati alcuni incroci di dati dedotti dall’inventario forestale e riassunti per popolamento.

Tabella 8: Assetto evolutivo (sup. in ha) nei principali popolamenti forestali dell’AF 26

POPOLAMEN CC CM CS FC FU IN RI SG TOT. % AB 0 0 0 0 680 0 0 0 680 3% AF 0 241 0 241 452 452 0 30 1.414 6% CA 0 2.504 76 986 0 76 0 0 3.644 15% FG 64 3.205 64 1.297 247 0 0 64 4.940 20% LC 0 79 0 157 10.842 79 79 0 11.236 45% PS 0 0 0 500 1.950 0 0 0 2.449 10% QV 0 490 0 109 54 0 0 0 654 3% TOT. 64 6.519 141 3.290 14.224 607 79 94 25.017 100% % 26% 1% 13% 57% 2% 0% 0% 100%

Tabella 9: Ripartizione delle esposizioni per i principali popolamenti dell’AF 26

POPOLAMEN A E N O S TOT. % AB 0 52 366 210 52 680 3% AF 29 109 762 436 109 1.445 6% CA 0 928 1.161 775 695 3.560 14% FG 0 1.440 1.336 720 1.440 4.935 20% LC 0 2.249 3.936 3.655 1.406 11.247 45% PS 0 512 776 828 336 2.452 10% QV 0 40 67 160 387 654 3% TOT. 29 5.330 8.405 6.784 4.425 24.973 100% % 0% 21% 34% 27% 18% 100%

32 Tabella 10: Classi di età per i principali popolamenti dell’AF 26

POPOLAMEN <=10 10-30 31-70 71-120 121-180 >180 TOT. % AB 0 104.6346 261.6849 209.3676 104.6346 0 680 3% AF 60.21368 542.1293 783.0871 30.10684 0 0 1,416 6% CA 75.81042 1516.713 1820.055 151.6208 75.81042 0 3,640 15% FG 61.58396 616.3098 3451.147 801.1557 0 0 4,930 20% LC 80.91172 970.9407 2184.616 5016.627 2346.44 647.2938 11,247 45% PS 0 599.7808 1149.698 549.8159 149.9957 0 2,449 10% QV 0 108.9967 544.9833 0 0 0 654 3% TOT. 279 4,460 10,195 6,759 2,677 647 25,016 100% % 1% 18% 41% 27% 11% 3% 100%

Tabella 11: Classi di sviluppo per i principali popolamenti dell’AF 26

POPOLAMEN CA CG CI DI FA FS IR PC PE SP TOT. % AB 0 0 0 314 366 0 0 0 0 0 680 3% AF 211 61 30 30 91 0 603 0 211 181 1.417 6% CA 2.199 153 379 0 0 0 910 0 0 0 3.640 15% FG 927 804 2.283 0 247 0 616 64 0 0 4.940 20% LC 79 0 0 967 8.334 326 405 0 810 326 11.247 45% PS 49 0 0 49 1.450 0 451 0 399 49 2.447 10% QV 436 0 54 0 54 0 109 0 0 0 654 3% TOT. 3.900 1.017 2.745 1.360 10.541 326 3.094 64 1.420 556 25.025 100% % 16% 4% 11% 5% 42% 1% 12% 0% 6% 2% 100%

Tabella 12: Ripartizione in numero di ceppaie per ettaro nei principali popolamenti dell’AF 26

POPOLAMEN <=300 301-500 >500 TOT. % AB 680 0 0 680 3% AF 1.040 217 159 1.416 6% CA 2.290 1.238 113 3.640 15% FG 2.618 1.509 804 4.930 20% LC 10.426 0 821 11.247 45% PS 1.930 0 519 2.449 10% QV 316 279 60 655 3% TOT. 19.300 3.242 2.475 25.017 100% % 77% 13% 10% 100%

33 Tabella 13: Numero di piante morte per ettaro nei principali popolamenti dell’AF 26

POPOLAMEN <=100 101-500 >500 TOT. % AB 197 484 0 680 3% AF 776 490 150 1.416 6% CA 994 2.646 0 3.640 15% FG 2.603 1.302 1.030 4.935 20% LC 3.835 6.804 607 11.247 45% PS 869 1.580 0 2.449 10% QV 281 373 0 654 3% TOT. 9.555 13.679 1.788 25.022 100% % 38% 55% 7% 100%

Tabella 14: Decine di piante in rinnovazione nei principali popolamenti dell’AF 26

POPOLAMEN <=30 >30 TOT. % AB 262 418 680 3% AF 270 1.145 1.416 6% CA 1.423 2.217 3.640 15% FG 3.934 996 4.930 20% LC 7.547 3.700 11.247 45% PS 1.937 512 2.449 10% QV 101 553 654 3% TOT. 15.475 9.542 25.017 100% % 62% 38% 100%

34 Tabella 15: Ripartizione delle superfici per presenza di rinnovazione ripartita per specie

POP AA AC AL AP AT BP CS FE FO FS LD PA PC PM PS PT PV QP QR SU TC TOT % AB 680 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 680 3% AF 0 28 57 368 0 0 0 708 0 28 0 0 0 0 0 28 57 0 0 0 127 1.401 6% CA 109 0 109 400 109 0 582 1.056 0 291 0 0 0 0 0 0 0 0 874 0 182 3.713 15% FG 1.134 0 197 99 0 0 99 197 0 2.416 99 0 0 0 99 0 0 99 197 99 99 4.832 19% LC 112 0 1.237 787 0 112 0 450 0 112 4.611 450 2.474 0 225 112 0 112 0 450 0 11.247 45% PS 0 0 73 0 0 0 196 0 0 196 73 196 0 0 1.127 0 196 0 343 73 0 2.474 10% QV 0 0 59 59 0 0 59 118 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 360 0 0 654 3% TOT. 2.036 28 1.733 1.713 109 112 936 2.528 0 3.044 4.783 646 2.474 0 1.450 141 253 211 1.773 622 408 25.001 100% % 8% 0% 7% 7% 0% 0% 4% 10% 0% 12% 19% 3% 10% 0% 6% 1% 1% 1% 7% 2% 2%

35 Tabella 16: Ripartizione delle superfici per entità dei danni e per popolamento

POPOLAMEN <030% 31-60% >60% TOT. % AB 628 52 0 680 3% AF 1.266 0 150 1.416 6% CA 2.959 379 302 3.640 15% FG 4.255 370 311 4.935 20% LC 10.685 405 157 11.247 45% PS 2.248 100 100 2.449 10% QV 545 109 0 654 3% TOT. 22.586 1.415 1.021 25.022 100% % 90% 6% 4% 100%

2.1.1.1. LC Lariceti e cembrete Figura 16: Distribuzione popolamento LC – lariceti e cembrete

Di tratta della formazione dominante che copre una superficie complessiva pari a circa la metà di tutta la superficie forestale dell’AF 26; il lariceto infatti è il primo popolamento in

36 diffusione nel paesaggio subalpino del Piemonte soprattutto nelle province di Torino e di Cuneo. La diffusa presenza del larice, specie spiccatamente eliofila e pioniera, in questo territorio è il risultato di colonizzazioni pregresse anche su terreni lasciati scoperti dal pascolo o da forti tagli dove il larice prolunga la sua esistenza grazie alla sua longevità. Questo popolamento è diffuso in tutta l’area forestale ed è stato da sempre la fonte primaria di legname da opera e per altri usi attraverso modelli di utilizzazioni differenziati a partire dal boscheggio, modesto prelievo per usi familiari, alle utilizzazioni a raso per vendite di lotti alla trasformazione. Il larice costituisce la specie caratterizzante del paesaggio della Val Chisone e Germanasca in quanto presente un pò ovunque sia in forma pura che associata ad altre specie tra cui il pino cembro, nelle formazioni di quota e più evolute, il faggio nelle formazioni più basse e in fase di trasformazione. Pur essendo un popolamento piuttosto diffuso le zone nelle quali viene effettivamente coltivato interessano superfici più ridotte: i lariceti di Pragelato e Usseaux appaiono più dinamici, con un incremento legnoso maggiore e soprattutto sottoposti a interventi selvicolturali piuttosto costanti. Gran parte degli altri comuni invece esercitano attività selvicolturali più ridotte volte soprattutto a soddisfare la domanda locale e in particolare modo quella di fabbisogno domestico. La composizione prevalente di questi soprassuoli è data in modo marcato e dominante dal larice che occupa quasi sempre oltre il 70% del numero di piante e il 91% del volume. All’interno dei lariceti sono state realizzate 139 aree di saggio inventariali con una densità di una ads ogni 80 ettari di superficie circa. L’area basimetrica media complessiva elaborata con i dati inventariali indica un valore di 27,11 m2 ad ettaro e un volume medio di 212,18 m3.

37 Figura 17: curva ipsometrica per i popolamenti LC

40 35 y = 12,997x0,0458 30 25 20

Altezze (m) 15 10 5 0 1 9 17 25 33 41 49 57 65 73 81 89 97 105 113 121 129 137 Diametro DBH (cm)

La produttività globale di questi popolamenti appare in linea con quanto descritto in bibliografia, ovvero soprassuoli situati al di sotto della produttività italiana ed europea che colloca ad altezze medie di 27,7 e 42,9, con valori corrispondenti di area basimetrica e di volume pari a 34,7 e 41,9 per G (m2/ha) e 394 e 725 per Vol. (m3/ha) (Fonte: Tavole alsometriche svizzere). I valori dei lariceti dell’AF 26 risultano invece ben al di sotto con 15 – 17 metri di altezza media (si osservi la figura), 27,11 m2 di area basimetrica per ettaro e 212,18 m3 per ettaro. Secondo Giordano la produttività dei lariceti subalpini piemontesi si colloca sui seguenti valori: 18-21 m di altezza media, 200-230 m3 di massa per ettaro. Pertanto si può affermare che la produttività dei lariceti dell’AF 26 è in linea con questi ultimi dati e quindi questi si collocano in una fascia di modesta produttività. Per quanto attiene alla composizione, essa risulta piuttosto variabile in relazione alla tipologia forestale di appartenenza. Nell’allegato Tipologie, si possono osservare i cartogrammi e i grafici di distribuzione specifica; si rimanda però alle successive pagine del presente capitolo la evidenziazione delle singole peculiarità. Le principali caratteristiche della composizione riguardano però un dato che può essere registrato ora: tutti i lariceti denotano la presenza di specie minori al loro interno e ciò soprattutto a carico di latifoglie. Questo assume un certo rilievo soprattutto nella fascia climatica montana interna dove il lariceto appare in molti casi coperto da uno strato inferiore di nocciolo, maggiociondolo alpino, salicone, ecc. Nell’area climatica dei rilievi alpini invece le latifoglie quasi scompaiono lasciando il passo al pino cembro.

38 Osservando la Tabella 17 e la Tabella 18 si può notare come le latifoglie contino a livello di numero di piante oltre il 18% della composizione totale e invece a livello di massa appena l’1%. Viceversa le conifere varie (quasi esclusivamente pino cembro), costituiscono il 6% del numero e il 5% della massa. Questi dati ci portano a concludere quanto segue: − si individuano dei lariceti con componente in ingresso di latifoglie minori che però non determinano una dinamica rapida di invasione e quindi di parziale sostituzione di specie. Ciò si verifica soprattutto nelle zone impervie della Val Germanasca (comune di Prali), nelle fasce alte della Val Chisone nel comune di Fenestrelle; − si individuano dei lariceti con componente in ingresso di conifere ed in particolare luogo di cembro che stanno determinano una dinamica di invasione e quindi di parziale sostituzione di specie; tali contesti assumono un certo rilievo selvicolturale poiché il larici-cembreto è l’unico tipo di cenosi dove il larice può avere una certa permanenza o addirittura prevalenza a causa della lentezza di evoluzioni di alta quota.

39 Tabella 17: Numero di piante per classe diametrica nei popolamenti LC clas. Diam altre latif. latif. Mesofile Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % 5 0 0 0 0 0 0 0 0 0.00% 10 439.806 34.108 0 49.043 57.577 1.541 347.622 929.697 14,64% 15 117.474 3.678 0 29.530 38.362 4.278 331.275 524.597 13,95% 20 40.436 3.025 0 19.180 32.548 1.708 324.947 421.844 13,68% 25 4.645 2.245 0 9.121 28.682 7.087 312.599 364.379 13,16% 30 5.762 2.646 0 6.147 15.078 707 277.509 307.849 11,68% 35 0 0 0 0 15.632 1.645 247.024 264.301 10,40% 40 0 0 0 0 7.661 816 212.364 220.841 8,94% 45 0 0 0 0 2.093 937 144.562 147.592 6,09% 50 0 0 0 816 3.946 816 91,913 97.491 3,87% 55 0 0 0 0 0 0 47.863 47.863 2,02% 60 0 0 0 0 780 0 23.531 24.311 0,99% 65 0 0 0 0 780 0 10.669 11.449 0,45% 70 0 0 0 0 0 0 2.407 2.407 0,10% 75 0 0 0 0 1.100 0 834 1.934 0,04% 80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00% >80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00% Tot. 608.123 45.702 0 113.837 204.239 19.535 2.375.119 3.366.555 100,00% % 18% 1% 0% 3% 6% 1% 71%

Tabella 18: Volume (m3) di piante per classe diametrica nei popolamenti LC

clas. Diam altre latif. latif. Mesofile Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % 5 0 0 0 0 0 0 0 0 0% 10 11.081 582 0 2.118 1.815 46 18.407 34.049 2% 15 8.507 281 0 3.076 3.951 459 33.477 49.751 3% 20 5.947 668 0 4.510 7.887 352 64.307 83.671 6% 25 1.422 628 0 3.324 11.768 2.707 105.946 125.795 9% 30 2.715 1.342 0 2.952 9.092 363 147.750 164.214 11% 35 0 0 0 0 14.048 1.121 187.578 202.747 14% 40 0 0 0 0 8.971 782 220.871 230.624 16% 45 0 0 0 0 3.032 1.209 195.467 199.708 14% 50 0 0 0 1.352 7.464 1.256 158.227 168.299 11% 55 0 0 0 0 0 0 99.916 99.916 7% 60 0 0 0 0 2.085 0 61.234 63.319 4% 65 0 0 0 0 2.753 0 32.254 35.007 2% 70 0 0 0 0 0 0 8.873 8.873 1% 75 0 0 0 0 5.096 0 3.552 8.648 1% 80 0 0 0 0 0 0 0 0 0% >80 0 0 0 0 0 0 0 0 0% Tot. 29.672 3.501 0 17.332 77.962 8.295 1.337.859 1.474.621 100% % 2% 0% 0% 1% 5% 1% 91% 100%

40 Un’ulteriore conferma di quanto è stato sopra affermato si ha dalla lettura della Tabella dove si osserva che il pino cembro (PC) è presente per il 22% e dove le AL (altre latifoglie) sommate a AP (acero montano e riccio), BP (betulla), FE (frassino maggiore), FS (faggio), QP (rovere) e SU (sorbo uccellatori) costituiscono complessivamente il 29% del totale. Interessante notare inoltre come anche il larice sia presente e soprattutto in posizione sempre dominante. Questo elemento ci sottolinea come la possibilità di rinnovare questa specie sia ancora possibile per molte tipologie forestali.

Tabella 19: Rinnovazione in decimi di copertura all’interno dei popolamenti LC

RINNOVAZIONE_SPECIE Categoria AA AC AL AP AT BP CS FE FO FS LD PA PC PM PS PT PV QP QR SU TC LC 1 0 11 7 0 1 0 4 0 1 41 4 22 0 2 1 0 1 0 4 0 100

All’interno dei popolamenti a larice sono state individuate 6 distinte tipologie, 8 sottotipi e 2 varianti. Nella Tabella 20 sono riportate le tipologie incontrate nei lariceti dell’AF 26 e nell’allegato Tipologie sono riportati in modo completo i cartogrammi e i grafici di composizione specifica. Osservando la Tabella 20 si può constatare come la tipologia LC2 ovvero lariceto montano sia la più diffusa coprendo complessivamente 7.324 ha pari all’65% di tutti i lariceti dell’AF 26. Il secondo tipo è il LC1 ovvero Lariceto pascolivo con 1.595 ha pari al 15%, quindi l’LC5 Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto con 1.569 ha (14%) e quindi tre tipi con scarsa superficie (minore di 500 ha) LC6 lariceti di campi di massi, LC8 Lariceto di greto e LC4 Lariceto a megaforbie. La distribuzione di queste tipologie segnala alcuni peculiarità di un certo significato ecologico: mentre l’LC1 è presente andantemente su tutto il territorio occupando in pratica tutti i livelli altitudinali e con qualche arretramento alle quote più elevate a favore dell’LC2, l’LC4 è localizzato solo in alcune aree molto umide in prossimità di nevai ed in particolare modo nell’alta Val Troncea e nell’alta Val Germanasca (comuni di Salza di Pinerolo e Prali); l’LC2 è presente praticamente nella media valle alle quote più elevate; l’LC6 è presente in un’area localizzata sulla destra idrografica del T. Chisone nel territorio del Comune di Pragelato, si tratta dell’area più estesa e che si diffonde anche all’interno dei tipi LC1, in cui si trovano con frequenza popolamenti di larice in rinnovazione con pino cembro.

41 Tabella 20: Ripartizione in tipi, sottotipi e varianti dei popolamenti LC

POP TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % LC LC52A Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto, st. superiore- Var. a p. unc. prostr. 130 1,15% LC20X Lariceto montano 7.324 65,12% LC10X Lariceto pascolivo 1.595 15,07% LC51D Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto, st. inferiore var. con nocciolo e 1.190 10,58% latifoglie miste LC60X Lariceto dei campi di massi 134 1,19% LC80X Lariceto di greto 48 0,43% LC40A Lariceto a megaforbie - Var. con abete (rara) 499 4,44% LC40X Lariceto a megaforbie 80 0,72% LC52C Larici-cembreto su rodoreto vaccin. st. inferiore var. con pino cembro 63 0,56% LC52X Larici-cembreto su rodoreto-vaccinieto, st. superiore 186 1,65% Totale 11.247

I lariceti tipo LC1 e LC2 come già accennato, sono distribuiti in modo uniforme su tutto il territorio dell’AF 26. In sostanza si tratta comunque di lariceti che derivano da aree precedentemente occupate da prateria. Le fasi evolutive una volta cessata l’attività di pascolamento vedono dapprima il larice insediarsi su erosioni e sugli stradellamenti fino alla trasformazione del pascolo arborato in lariceto più denso. Nel frattempo il sottobosco ha subito delle modificazioni con il contatto tra le specie condizionate dal pascolamento e quelle nuove intervenute. Infine, con l’evoluzione dell’humus forestale si insediano successioni a latifoglie montane o, nelle stazioni più elevate in quota, di ontano verde. Sono identificabili delle distinzioni fisionomiche corrispondenti presumibilmente a fasi evolutive diverse: la fisionomia a prateria costituisce lo stadio meno evoluto o per lo meno il più rallentato (ad esempio ciò in particolare modo si ha nelle stazioni di elevata quota o con condizioni edafiche limitanti o in soprassuoli ancora sottoposti al pascolamento, come ad esempio accade per i lariceti in destra idrografica del T. Chisone sopra l’abitato di Fenestrelle); la fisionomia ricca di arbusti (per altro il più diffuso) come stadio evolutivo intermedio e infine la fisionomia con nocciolo e altre latifoglie come lo stadio più dinamico in fase di trasformazione. Il minimo altimetrico a cui si trovano questi due tipi risulta essere 640 m s.l.m. e il valore massimo 2.600 m s.l.m.. Gran parte della tipologia si colloca sull’asse altimetrico di 1.793 m s.l.m. I dati dendrometrici elaborati per questi due tipi sono indicati in Tabella 21 ed evidenziano in modo significativo la maggiore produttività del tipo LC2.

42 Tabella 21: Dati dendrometrici nei Lariceti LC1 e LC2

Tipo N. ADS N. Piante/ha G/ha Vol/ha LC2 63 471,1 26,07 203,01 LC1 36 440,6 25,39 197,5

Per quanto attiene alle altre tipologie incontrate in Tabella 22 è riportato il confronto per tipologia escludendo i sottotipi per carenza di aree di saggio.

Tabella 22: Dati dendrometrici nei Lariceti LC8, LC4, LC5 E LC6

Tipo N. ADS N. Piante/ha G/ha Vol/ha LC8 23 441,7 22,89 177,3 LC4 1 212,3 20,96 175,0 LC5 0 n.d. n.d. n.d. LC6 6 532,5 38,56 323,9

Come si può notare le aree di saggio disponibili sono poche e quindi anche l’errore standard di stima è piuttosto elevato. Resta però interessante evidenziare la superiorità significativa del tipo LC6 situato. Anche all’osservazione in campo questa tipologia appare piuttosto sviluppata con molta rinnovazione a terra di pino cembro e con notevoli piante di larice e di cembro.

Del tipo LC5 è stata descritta un’area con variante a pino uncinato. Tale variante è situata in Val Troncea, si tratta di una propaggine del bosco da seme di Inverso Lanal inserito nell’elenco dei biotopi di interesse nazionale.

Fin qui sono state descritte le caratteristiche fisionomiche e produttive dei popolamenti a larice; per quanto riguarda gli aspetti selvicolturali e con essi la forma di gestione passata, bisogna puntualizzare che si deve distinguere tra soprassuoli che ricadono in bacini con tradizioni orientate alla selvicoltura produttiva, da quei territori dove sì esistono anche condizioni favorevoli alla produzione, ma dove per tradizione o anche per regime fondiario, non esiste una gestione selvicolturale attiva.

43 Si distinguono quindi tre principali popolamenti: − popolamenti di discreto valore produttivo che si alternano a formazioni miste a cembro e a tratti più impervi con funzione di protezione dalle valanghe (comuni di Pragelato e Usseaux); − popolamenti in gran parte a scarsa produttività ma per i quali è possibile ancora prevedere gestione di selvicoltura attiva con interventi orientati alla preparazione e miglioramento stazionale (comune di Fenestrelle); − popolamenti con spiccata funzione protettiva in particolare modo negli alti valloni della Val Germanasca, con scarse capacità produttive (comuni della Val Germanasca, in particolare modo il comune di Praly)

Come è descritto più in dettaglio nei capitoli 3.2.1. e 3.0., gran parte del territorio dell’AF 26, almeno per quanto concerne le proprietà comunali è dotato dagli anni ’60 di strumenti di pianificazione quali i piani di assestamento forestale. Gli ultimi piani furono redatti nel periodo 1982-85 e interessarono tutte le proprietà comunali e, anche se in modo più ricognitivo, le proprietà private. La presenza di tali strumenti gestionali ha fornito l’opportunità per tutta l’area di programmare gli interventi selvicolturali e di sviluppare interventi idonei al mantenimento e al miglioramento dei soprassuoli.

Nelle tabelle che seguono sono riportati alcuni dati dedotti dai piani di assestamento degli anni ’80.

Tabella 23: Lariceti del comune di Fenestrelle

Numero di piante ad ettaro n. 205,00 Area basimetrica ad ettaro m2 18,65 Diametro medio del popolamento cm 34,00 Altezza media del popolamento m 20,40 Provvigione media ad ettaro m3 155,00

44 Tabella 24: Lariceti del comune di Pragelato e Usseaux

Area basimetrica media M2/ha = 23,96 Diametro medio di area basimetrica media Cm = 33 Altezza media letta nella curva ipsometrica in corrispondenza del diametro medio Mt = 19,7 Vol. Medio/ha (con corteccia) M3 = 175

I dati che derivavano dai precedenti piani di assestamento forestale per il territorio di proprietà comunale definivano una provvigione media per ettaro inferiore rispetto a quanto evidenziato nella indagine inventariale attuale.

La stima dell’incremento medio corrente elaborata dal piano di assestamento di Pragelato fornisce 1,40 m3/ha.

I precedenti piani di assestamento forestale definirono il trattamento di questi soprassuoli partendo da alcune considerazioni: − la constatazione che si tratta di soprassuoli con modeste capacità produttive (incremento medio compreso tra 1 e 2 m3/ha); − l’osservazione che si tratta di soprassuoli che hanno una struttura per lo più coetaniforme; − la necessità di mantenere la funzione protettiva di molti lariceti; − la constatazione che molti soprassuoli hanno da tempo superato la culminazione dell’incremento medio.

Fatte queste considerazioni i piani di assestamento definivano un prelievo prudenziale, la necessità di raggiungere in periodi lunghi lo stato di normalità e la necessità di intervenire in particolare modo per sondare la capacità di rinnovazione di questi soprassuoli.

A titolo esemplificativo si riporta l’estratto della definizione del trattamento definito per il Piano di Assestamento Forestale di Pragelato:

trattamento riassumiamo brevemente la situazione generale dei popolamenti in esame: siamo in presenza di notevoli estensioni a lariceto per lo più puro con interessante successione di pino cembro in molte particelle del versante destro del Chisone da Soucheres Basses fino a Traverses. a tratti questa successione è già alquanto evidente per la facilità d'insediamento che il p.cembro ha manifestato sotto la tenue copertura del larice. il larice da

45 parte sua dimostra difficoltà di rinnovazione naturale ad eccezione che sulle aree in genere degradate ed alterate da eventi eccezionali (valanghe, frane etc.) che hanno portato in superficie terreno minerale. tagliate consistenti effettuate nel passato di tipo "alleggerimento laterale" non sempre hanno fornito i risultati sperati. occorre infatti un lungo periodo di tempo (circa 15-20 anni) affinché si abbia una sufficiente evoluzione del terreno infeltrito verso forme più idonee all'insediamento dei semi. Tale periodo potrebbe essere ridotto solo dietro l'attuazione di periodiche lavorazioni superficiali. Occorre favorire l'evoluzione del soprassuolo verso formazioni miste (a gruppi o a piani) con tutti i vantaggi che ciò comporta ai fini della conservazione del bosco e del suo miglioramento strutturale ed economico. anche l'introduzione, già intrapresa in certi settori inferiori e più idonei, dell'abete rosso costituisce un passo in avanti verso questa nuova strutturazione dei boschi di Pragelato. purtuttavia allo stato attuale il lariceto pressoché puro resta il popolamento tipo già plasmato sulle condizioni ecologiche ed ambientali locali, e dal quale pretendere ancora la massima produttività e redditività. premesso che il larice si rinnova naturalmente solo a determinate condizioni, le scelte operative si riducono a due: - si creano le condizioni affinché si abbia la rinnovazione naturale della specie. - si interviene direttamente con impianti artificiali sulle tagliate a raso. nel primo caso esistono delle condizioni alquanto sfavorevoli di pratica esecuzione che ne limitano la realizzazione. nel secondo caso si garantisce il celere rinnovamento delle tagliate ma ad alti costi determinati anche dai non sempre confortanti risultati che si sono riscontrati in alcuni impianti già effettuati nel passato. certamente un soprassuolo di origine naturale fornisce sempre maggiori garanzie circa la quantità e la qualità dei semenzali insediati. tuttavia si deve rilevare che il metodo del taglio a raso per "alleggerimento laterale" solo in rari casi ha fornito i risultati sperati in fatto di insediamento naturale. solo dove era presente il pino cembro è stata cosa accorta prevedere la conservazione anche delle piante adulte di questa specie in buono stato poste all'interno delle tagliate. in tal modo si favorisce una più facile disseminazione per i semi difficilmente trasportabili date le loro dimensioni. Teoricamente il metodo proposto a suo tempo da giordano è sicuramente valido in quanto punta decisamente sulla rinnovazione naturale che dovrebbe riuscire ad insediarsi dopo che si sono create le condizioni pedologiche idonee durante un certo arco di tempo. Al fine di accelerare questa evoluzione pedologica già allora venivano previste energiche e periodiche lavorazioni andanti superficiali, ma questi interventi, da eseguire manualmente, sono altamente onerosi ed in pratica non più proponibili, almeno nella maggior parte dei casi. Spesso quindi con il passar del tempo si è preferito creare impianti artificiali sulle buche aperte con le tagliate a raso. fatte queste brevi considerazioni si possono prospettare per il prossimo futuro queste tipologie di intervento tendenti a conciliarsi con le varie situazioni reali che di volta in volta si possono presentare: - sul versante destro del Chisone favorire la successione del pino cembro. Pertanto liberare i nuclei di rinnovazione e rilasciare durante le tagliate a raso i migliori soggetti portasemi della specie. Eventuali integrazioni artificiali saranno necessarie in difetto di insediamenti naturali delle specie. alle quote più basse è auspicabile ricorrere anche alla picea, non per pedali ma piuttosto per gruppi, mentre alle quote maggiori il larice rimarrà la specie da prediligere. Pertanto al momento di intervenire su una particella sarà necessario da parte del personale forestale

46 fare una ricognizione preliminare ed individuare le aree dove maggiore risulta l'insediamento del pino cembro e qui dare priorità per aprire le buche con tagliate a raso che dovranno avere una estensione variabile tra 0,5-0,8 ha a seconda delle condizioni stazionali su cui si interviene. dove non si ha rinnovazione sarà necessario prevedere l'impianto artificiale del nuovo bosco. In qualunque caso è comunque preferibile ricorrere a più specie per avere future formazioni miste. - sul versante sinistro dove è presente lariceto pressoché puro sarà indispensabile ricorrere ad impianti artificiali sulle tagliate a raso. Oltre al larice potranno essere usati anche il pino cembro, il pino uncinato e l'abete rosso; per queste specie comunque occorrerà verificarne la favorevole riuscita mancando in tale area impianti passati di questo tipo. nelle aree più dolci e meno accidentate potrebbero essere sperimentate lavorazioni andanti superficiali con mezzi meccanici, preferibilmente cingolati, che consentano lo smuovimento dello strato superficiale infeltrito e contemporanea apertura al seme dell'orizzonte "b" che è meno evoluto e presenta quindi condizioni più favorevoli alla germinazione. Questa operazione e ' opportuno praticarla solo dove è possibile intervenire con mezzi meccanici, per contenerne i costi; tra l'altro potrebbe risultare necessario ripeterla più volte anche nell'eventualità che in determinati anni non si abbia sufficiente produzione di seme. riprendendo in esame il trattamento del "taglio a raso per buche" occorre fare ulteriori precisazioni: - le tagliate è preferibile realizzarle in forma rettangolare allungata piuttosto che quadrata, questo consente un migliore insediamento naturale sia che si operi con impianti artificiali sia che si attuino lavorazioni andanti per smuovere il terreno. É opportuno effettuare tagliate contigue solo quando sulla prima si è affermata una sufficiente copertura arborea che consenta già un'adeguata regimazione idrica e difesa ambientale. comunque non appena si siano realizzate queste situazioni è opportuno provvedere celermente all'allontanamento dei nuclei maturi ancora presenti all'interno della particella. - l'estensione delle tagliate potrà arrivare fino a un ettaro sul versante sinistro sussistendo minori problemi di difesa ambientale rispetto al versante destro dove le buche delle tagliate dovranno avere invece una estensione di circa 0,5-0,8 ha. intervenendo su aree già in rinnovazione naturale e praticando, dove possibile, lavorazioni andanti meccanizzate si dovrebbe riuscire a ridurre se non a dimezzare la superficie da sottoporre a successivi impianti artificiali. in tal caso verrebbe assicurata la disponibilità finanziaria direttamente retraibile dai tagli di maturità in quella percentuale da destinare alle migliorie boschive (circa 20%) senza dover ricorrere ad altri finanziamenti di solito mai sicuri e lenti nell'arrivare. concomitante alle tagliate a raso il piano dei tagli prevede spesso anche tagli "a scelta" sul resto della particella per allontanare piante danneggiate, deperienti ed eccessivamente invecchiate. questo intervento si rende opportuno per recuperare una massa legnosa non indifferente che in breve tempo andrebbe perduta ed in deperimento. si ricorda al riguardo che in molte particelle non si interviene oramai da decenni e quindi risulta più che mai indispensabile questa operazione di spurgo e di recupero. in alcuni casi il taglio a scelta avrà anche funzione di taglio di sgombero a carico di residue piante stramature presenti all'interno di formazioni giovanili insediatisi naturalmente.

47 Dal Piano di assestamento di Massello (…) Il pascolo ha invece favorito la permanenza del larice, il quale venuta a mancare l'azione degli animali e dell'uomo, che si esplicava soprattutto ai danni del faggio, non trova più spazio per la rinnovazione totalmente impedita dal vigoroso ricaccio delle ceppaie di faggio e maggiociondolo. Il larice pertanto è presente unicamente in grossi esemplari, i quali una volta abbattuti o periti naturalmente, non lasceranno una classe generazionale atta a succederli. Il faggio quindi è la specie ampiamente dominante come numero di soggetti ed è verso la faggeta che si sta evolvendo il bosco.

(…) Il lariceto occupa la maggior parte della superficie boscata di questo versante, mentre il faggio, sotto forma di ceduo invecchiato occupa allo stato puro le parti basse della pendice. Su tutta la superficie il faggio si rinnova sotto le diverse coperture e tende a formare uno strato arboreo dominato più o meno compatto, che dimostra come le condizioni edafiche e stazionali sono abbastanza favorevoli alla formazione del bosco di faggio, se a ciò si aggiunge l'assenza di rinnovazione di larice e pino silvestre sotto copertura, il tutto fa intuire che l'evolversi naturale della vegetazione della pendice, tranne le frange ad altitudini più elevate, vada verso la formazione "climax" della faggeta.

(…) Fustaia di larice e faggio: come già ampiamente illustrato in precedenza questa è un tipo di foresta in successione, dove il faggio si sta sostituendo naturalmente al larice, il quale non ha più modo di rinnovarsi a causa delle avverse condizioni del terreno e del microclima del sottobosco, create dal più o meno fitto piano dominato di faggio. Opporsi all'evoluzione naturale, in questo caso così vigorosa, sarebbe inutile e oltremodo controproducente; è necessario pertanto dare via libera al faggio operando una selezione sui polloni, eseguendo una sorta di avviamento all'alto fusto sotto copertura e contemporaneamente utilizzare gradualmente il piano dominante di larice in maniera il più uniforme possibile prelevando le piante più anziane e di maggior diametro.

Dal Piano di assestamento di Roure (…) Fustaia di larice o a prevalenza di larice: i boschi di larice si presentano come fustaie, il più delle volte a densità normale, a tratti scarsa, in cui il larice costituisce il piano dominante, mentre il piano dominato è costituito spesso da ceduo di faggio, a tratti mescolato con maggiociondolo, ontano verde ed altre latifoglie. La rinnovazione del larice è assente sotto copertura, mentre permane in modo sporadico al margine dei prati-pascoli confinanti per diventare più fitta nei tratti di terreno nudo degradato, su frane, rocce affioranti, ecc. in prossimità dei pascoli alpini invece, il larice si trova sempre allo stato puro, con sottobosco di graminacee, rododendro e mirtillo. Il larice ha in genere un buon portamento e non presenta attacchi parassitari, anche se l'accrescimento si dimostra assai lento. Il lariceto in realtà disetaneo è da considerarsi praticamente coetaneo, in quanto la lunghezza del turno, la lentezza di accrescimento e la struttura monoplana raggiunta, fanno si che sia considerato coetaneiforme su ampi gruppi. (…) I lariceti del versante inverso, costituiti da soggetti generalmente di grosse dimensioni, sono frequentemente misti a cedui di faggio e latifoglie varie, con fitto sottobosco di maggiociondolo, nocciolo e altri arbusti. talora il sottobosco prende il sopravvento per quanto riguarda la densità del soprassuolo che a volte assume più l'aspetto di un ceduo coniferato che di una fustaia rada. Si possono inoltre distinguere due situazioni ben differenti: larice "in situ" e larice "per descessum". Mentre nella zona del picetum il larice si trova "in situ", con sottobosco di arbusti alpini, vaccino-rodoreto, o di ontano, a seguito

48 dell'eccessivo diradamento legato ai tagli a scelta, nella fascia del fagetum il larice si trova "per descessum" ed è una presenza definibile impropria. Si assiste così alla presenza più o meno diffusa di larici nell'abetina, sia alla costituzione di soprassuoli coetaneiformi, in genere saturi di larice con sottostante ceduo di Faggio e latifoglie nobili (zona clea- malvicino). Questa distinzione si ripercuote sulle scelte selvicolturali, in quanto ove è "per descessum" non ci si curerà della sua rinnovazione, si valorizzerà invece le altre formazioni di abete o latifoglie, e si considererà il larice solo come riserva patrimoniale. Dove invece è "in situ" occorrerà indirizzare le attività selvicolturali alla sua rinnovazione, anche artificiale. (…) Di fronte a questa realtà così disforme è abbastanza difficile stabilire le varie fasi evolutive dei soprassuoli, tanto più che l'intervento antropico e la presenza del pascolo hanno notevolmente influenzato l'evoluzione; tipico esempio è il trattamento a tagli a scelta del larice che ha provocato un'involuzione della vegetazione arborea a favore di quella arbustiva, ma che favorisce attualmente il reingresso del faggio, un tempo limitato dalla continua ceduazione e dal pascolamento. (…) Nei lariceti invasi da maggiociondolo o da nocciolo, la questione è più problematica. Si sa che il piano inferiore migliora il terreno. Ma non si sa quando interverranno specie utili ad approfittare del miglioramento. Il larice comunque non ha avvenire. Quasi lo stesso avviene sui lariceti e sui lariceto-pineti su vaccinieto o su sottobosco a brughiera. Nei due casi si prescrivono tagliate a raso su superfici modeste da 700 m2 a un ettaro e rinnovazione artificiale. La diversa natura del piano inferiore può guidare nella scelta della specie. La presenza del nocciolo rivela buone prospettive sia per le latifoglie a legno pregiato (soprattutto per il frassino), sia anche per il faggio o per conifere a buona produzione: abete bianco o abete rosso. La presenza di maggiociondolo limita la scelta al faggio oppure all'abete bianco. Discrete anche le possibilità dell'abete rosso. Il sottobosco a mirtilli o comunque a fisionomia di brughiera suggerisce la perpetuazione artificiale del larice oppure tentativi di introduzione dell'abete rosso. In ogni caso si raccomanda la piantagione rada cioè a distanze di due metri, dato che sarà molto difficile intervenire poi con i diradamenti. Il piano dei tagli precisa il dosaggio dei vari interventi nelle singole particelle. Purtroppo lo schema generale dell'assestamento è quello dei boschi a taglio saltuario; è vero che si prescrivono tagli di natura diversa, nondimeno non si prescrivono neanche interventi estesi su tutta la particella. Pertanto la scelta dei tratti su cui eseguirlo sgombro dei larici sovrastanti popolamenti di latifoglie oppure le tagliate a raso, deve tener conto della necessità di poter ripetere un intervento analogo sulla particella al ritmo di 10 anni. Si è perfettamente coscienti che questa discrezionalità verso chi esegue la martellata non consente un controllo amministrativo univoco salvo la massa asportata, ma in boschi di questo tipo non è possibile fare altro. La tendenza generale è quella per la costituzione di un bosco disetaneo per giustapposizione di gruppi coetanei più estesi in presenza di latifoglie, meno estesi per le conifere da tagliare a raso.

In sintesi gli aspetti selvicolturali evidenziati erano i seguenti: − necessità di trasformare la composizione del lariceto aumentando la presenza di pino cembro nelle parti alte e di altre conifere, in particolare abete rosso nelle parti inferiori; le latifoglie erano da incrementare nelle aree dove si registrava presenza di un piano dominato di faggio; questa conclusione si basava sull’assunto valido che il lariceto altro non è che una forma di ricolonizzazione più o meno stabile nel tempo ma che a lungo

49 andare deve per forza lasciare il passo a successioni dinamiche naturali che vedono comunque il larice presente ma non nella forma dominante attuale. − Le modalità con cui intervenire erano fissate con il taglio a buche su piccole superfici (5,000-8,0000 m2) da eseguire soprattutto dove già si registrava una rinnovazione delle specie auspicate. Inoltre era indicato il taglio raso su piccole superfici con rinnovazione artificiale posticipata qualora invece la rinnovazione naturale non si insediasse. Il diradamento per conversione era invece programmato laddove vi fosse un piano dominato di faggio o di altre latifoglie di pregio, con asportazione delle piante di larice eventualmente dannose allo sviluppo del piano inferiore.

Tali interventi programmati sono stati eseguiti soltanto in parte e normalmente le modalità di intervento sono state variate riducendo l’estensione delle buche.

La definizione di questa forma di trattamento, per altro proposta anche per le altre aree di lariceto dell’AF 26, è stata quindi sancita con i piani di intervento che prevedevano un prelievo annuo basato su un incremento di 1,40 m3/ha che portava alla conclusione dei dati riportati in Tabella 25.

Tabella 25: Riprese volumetriche previste dai piani di assestamento forestale per le classi economiche Lariceto produttivo

Comune m3/anno Pragelato 1.150 Fenestrelle 742 Usseaux 650

Nella tabella 66 sono riportate le utilizzazioni legnose a carico dei soprassuoli di conifere con indicata la massa distinta per essenza per tutta l’AF 26 sia per il territorio privato che per quello di proprietà comunale1. Come possiamo constatare la massa complessiva dell’ultimo quinquennio di piante di larice ammonta a 4.203 m3 pari ad una ripresa media per l’intera AF di 840 m3. Se si osserva i dati si scopre che le aree di utilizzazione sono in ordine di importanza nei comuni di Pragelato,

1 Dati gentilmente forniti dal Dott. Diego Noveri responsabile selvicoltura del Coordinamento Provinciale del Corpo Forestale dello Stato della Provincia di Torino.

50 Roure, Fenestrelle, Massello e Usseaux. La ripresa dendrometrica prevista dai piani era ben oltre se si pensa che per il solo comune di Pragelato erano previsti oltre 1.000 m3 annui. La scarsa quantità conteggiata nelle utilizzazioni ci fa pensare che gli interventi poi effettivamente eseguiti siano stati lotti molto prudenziali, eseguiti con criterio selettivo.

In conclusione la gestione selvicolturale che attiene ai lariceti ha visto l’esecuzione di interventi di utilizzazione e di taglio saltuario allineati comunque su un prelievo annuo alquanto sottodimensionato che porta alla consuetudine segnalata anche nei piani di assestamento forestale ad un prelievo fissato su un terzo dell’effettiva potenzialità di questi soprassuoli. Questo aspetto ci induce a pensare che l’attività di utilizzazione sia influenzata più dal mercato che da esigenze selvicolturali e che si ponga il problema per il trattamento futuro di definire quali dei soprassuoli di larice siano da destinare ancora alla produzione e quali invece debbano assolvere a funzioni multiple tra cui sicuramente primarie quella protettiva e quella naturalistica-paesaggistica.

I criteri che ci hanno guidato la definizione delle destinazioni e dei conseguenti interventi, per i popolamenti di larice sono stati quindi le capacità produttive, la necessità di intervenire per favorire dinamiche in atto (vedi soprassuoli con pino cembro e con latifoglie), la necessità di rispondere alla domanda per altro modesta di rifornimento legnoso per uso domestico. In ultima analisi per tutti i soprassuoli con spiccata stazionarietà, sono stati previsti comunque dei tagli saltuari con l’intento di logorare nel tempo la presenza del larice a favore del faggio e di altre latifoglie. Pertanto per le destinazioni produttiva-protettiva sono stati definiti interventi di utilizzazione su piccole superfici volti ad ottenere la rinnovazione nelle classi mature per la predisposizione alla mescolanza a favore di altre specie per il soprassuolo successivo (pino cembro, abete bianco, latifoglie mesofile). Le modalità di intervento saranno le stesse che furono proposte per i piani di assestamento forestale ovvero interventi su piccole superfici attraverso il taglio selettivo associato a interventi preparatori per favorire l’insediamento della rinnovazione nei soprassuoli che presentano già prerinnovazione o insediamenti lungo i margini con altre tagliate; interventi di sgombero su piccole superfici (5.000 m2) con rinnovazione posticipata artificiale anche con l’introduzione di abete bianco, abete rosso e pino cembro laddove invece non sia possibile ottenere rinnovazione naturale.

51 Per i popolamenti con altre funzioni (naturalistica e protettiva) sono stati definiti interventi prudenziali volti alla conservazione dell’esistente e alla scelta colturale a breve termine.

Dalle valutazioni sin qui fatte con il presente P.F.T. sono stati previsti le seguenti linee gestionali: − Per i popolamenti destinati ad essere sottoposti a gestione attiva si prevede la realizzazione di interventi ancora rivolti a favorire l’ingresso del pino cembro. Per la maggior parte però sono stati previsti interventi di minore entità orientandosi verso il taglio a scelta intendendo per esso l’esecuzione di piccoli interventi di utilizzazione che vadano soprattutto a carico del soprassuolo dominante (con eccezione per le piante portaseme), arrivando in taluni casi ad estendersi per piccole superfici (superficie massima delle buche 4.000 m2). Rilascio sulle aree di intervento dei migliori individui portaseme di cembro e di larice. Tale modalità di intervento è prevista in particolare per i lariceti che ricadono nei comuni di Pragelato e Usseaux, con esclusione dei lariceti in sinistra idrografica del T. Chisone. − Per i popolamenti con una gestione selvicolturale di tipo conservativo (lariceti del comune di Fenestrelle, Roure e Massello, lariceti dei comuni di Pragelato e Usseaux in sinistra idrografica del T. Chisone) si prevede comunque la tipologia di intervento SC ovvero taglio a scelta intendendo però con essa un modesto prelievo orientato soprattutto a rispondere alle necessità di boscheggio, e finalizzato ad interventi di tipo fitosanitario e di regolarizzazione della struttura. Anche in questo caso gli interventi dovranno soprattutto partire dai punti con presenza di pino cembro o di altre specie utili.

Per i popolamenti con funzione protettiva si prevede invece l’eventuale asportazione di piante deperienti per modestissime entità di prelievo.

52 2.1.1.2. FG Faggete Figura 3: Distribuzione popolamento FG – Faggete

Si tratta della formazione di seconda estensione che copre una superficie complessiva pari a circa un quinto di tutta la superficie forestale dell’AF 26. Il faggeto a differenza del lariceto è diffuso in particolare modo nell’area montana. I limiti altitudinali entro i quali si colloca sono per la quota massima, nelle esposizioni a nord 1.450 m s.l.m. e in quelle a sud 1.600 m s.l.m., per la quota minima, 550 per le esposizioni fredde e 600 per le esposizioni calde; l’asse altitudinale entro cui si sviluppa la faggeta è dato dalla quota 1.100 m s.l.m.. Tra le quote dei 900 e dei 1.400 m s.l.m. per le esposizioni sud e le quote 1.000 e 1.400 m s.l.m. per le esposizioni nord, la categoria assume una composizione quasi in purezza; al di sotto di tali quote appare il castagno (che aumenta sempre più mano a mano che si scende di quota) e le altre latifoglie dell’acero frassineto, mentre alle quote superiori si ritrova la presenza del larice in forma anche di fustaia sopra ceduo.

53 Come si può notare dal cartogramma di Figura 18, si riscontra una distribuzione accorpata per la media e bassa valle ed un nucleo piuttosto isolato situato nei comuni di Massello e Salza di Pinerolo.

All’interno delle faggete sono stati eseguiti 80 rilievi inventariali pari ad una densità media di un rilievo ogni 62 ettari di superficie. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 29,25 m2 e un volume medio per ettaro di 209,55 m3; 1.144,2 è invece il numero totale di piante per ettaro. Nella Tabella 26 e Tabella 27 sono riportati i dati rielaborati dall’indagine inventariale inerenti il numero e il volume per specie e per classe diametrica nei popolamenti di faggio. Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato: − dominanza in numero di piante da parte del faggio (77,43%); − presenza di molte specie di latifoglie varie (in numero l’11,47%) ma relegate ad una posizione secondaria (la maggior parte si ferma a 10 cm di DBH) e ciò è riscontrabile anche nel volume che costituiscono (3,86%); − importante presenza di larice (il massimo numerico è in classe 30 di DBH) che costituisce il 13,43% del volume; − altre conifere e pino silvestre costituiscono oltre il 7% della massa; − sommando tutte le conifere si può affermare che la presenza di queste nel faggeto supera il 20% della massa totale.

54 Tabella 26: Numero di piante per classe diametrica nei popolamenti FG

Cl. Diam. altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totale % 5 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00% 10 329.694 32.483 73.457 1.607.333 10.013 11.305 6.981 2.071.266 45,25% 15 140.501 27.701 46.610 870.691 5.592 6.543 12.318 1.109.956 24,25% 20 32.520 7.499 17.481 550.247 8.885 11.452 21.682 649.766 14,20% 25 14.892 8.157 5.954 260.366 2.971 6.375 18.053 316.768 6,92% 30 4.856 0 5.299 148.062 4.426 6.991 30.755 200.389 4,38% 35 2.743 801 1.144 53.246 3.822 6.233 25.173 93.162 2,04% 40 0 801 0 21.806 6.239 15.770 10.444 55.060 1,20% 45 0 0 0 13.122 2.352 2.630 9.750 27.854 0,61% 50 0 0 0 9.450 1.176 0 9.519 20.145 0,44% 55 0 812 0 2.849 4.910 0 8.492 17.063 0,37% 60 0 0 0 2.473 4.441 0 843 7.757 0,17% 65 0 0 0 1.846 0 2.250 1.219 5.315 0,12% 70 0 0 0 825 0 0 0 825 0,02% 75 0 0 0 923 0 0 0 923 0,02% 80 0 0 0 825 0 0 0 825 0,02% >80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00% Totali 525.208 78.256 149.947 3.544.069 54.830 69.553 155.235 4.577.074 % 11,47% 1,71% 3,28% 77,43% 1,20% 1,52% 3,39%

Tabella 27: Volume (m3) di piante per classe diametrica nei popolamenti FG

Cl. Diam. altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totale % 5 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00% 10 8.632 747 3.271 67.039 420 456 390 80.955 9,66% 15 9.848 1.917 3.962 94.035 519 671 1.437 112.389 13,41% 20 5.263 1.452 3.673 115.948 2.339 2.467 4.458 135.600 16,18% 25 4.197 2.945 2.349 95.139 1.283 2.400 6.228 114.541 13,67% 30 2.228 0 3.604 80.305 2.719 3.440 16.447 108.743 12,97% 35 2.171 558 1.150 40.505 3.585 4.479 19.074 71.522 8,53% 40 0 882 0 22.472 7.083 15.406 10.750 56.593 6,75% 45 0 0 0 17.977 3.523 3.057 13.000 37.557 4,48% 50 0 0 0 16.972 2.276 0 16.739 35.987 4,29% 55 0 1.928 0 5.987 11.695 0 18.251 37.861 4,52% 60 0 0 0 6.269 12.514 0 2.037 20.820 2,48% 65 0 0 0 5.238 0 6.189 3.793 15.220 1,82% 70 0 0 0 2.926 0 0 0 2.926 0,35% 75 0 0 0 3.577 0 0 0 3.577 0,43% 80 0 0 0 3.876 0 0 0 3.876 0,46% >80 0 0 0 0 0 0 0 0 0,00% Totali 32.339 10.429 18.009 578.265 47.956 38.565 112.604 838.167 % 3,86% 1,24% 2,15% 68,99% 5,72% 4,60% 13,43%

55 I dati più significativi da un punto di vista strutturale sono osservabili nella Tabella 28 e soprattutto in figura 19 dove appaiono evidenti alcuni aspetti: − scarsa presenza di fustaie (solo il 5%); − elevata presenza di cedui semplici e composti (91,2%); − insignificante presenza delle altre tipologie di assetto; − importante fenomeno di invecchiamento nei cedui (oltre l’87% al di sopra dei 30 anni di età) pari ad una superficie di 4.304 ettari.

Queste considerazioni ci portano a definire il faggeto come un soprassuolo in fase di invecchiamento e in fase di conversione naturale.

Figura 19: Forme di sviluppo nei popolamenti di faggio

2.500 2.278

2.000

1.500 922 799 1.000 616 247 500 59 Superficie (ha) 0

Ceduo Giovane Popol. irregolarePopol. collassato Fustaia giov./adulta Ceduo inv./in conv. Ceduo adulto/maturo

La così alta presenza di soprassuoli invecchiati e irregolari ci impone delle riflessioni sulle scelte selvicolturali da operare. É vero che una certa parte di questi soprassuoli vegeta in aree impervie e con scarsa importanza produttiva, ma per quelle situazioni invece che sono situate in aree più facilmente accessibili, necessita individuare quelle forme di miglioramento che permetteranno di fare evolvere questi soprassuoli verso forme strutturali più complesse. Per quanto riguarda la composizione specifica si registra una maggiore variabilità nei faggeti oligotrofici rispetto a quelli mesotrofici.

56 Nel faggeto oligotrofico sono presenti infatti alcune componenti di altre latifoglie, betulla, castagno, rovere, sorbo degli uccellatori e maggiociondolo. La rovere e il castagno sono presenti prevalentemente al di sotto dei 1.100 m s.l.m. Nel faggeto mesotrofico invece la composizione è quasi pura di faggio; sono comunque sempre presenti le specie citate per le oligotrofiche ma in quantità nettamente inferiore. A titolo esemplificativo si riportano due grafici che rappresentano le composizioni specifiche delle due tipologie.

Figura 20: Composizione specifica nelle faggete mesotrofiche

1000.00 G/ha 900.00 n/ha

800.00

700.00

600.00

500.00

400.00

300.00

200.00

100.00 specie

0.00 AA AL AP BP CB CS FE FS LD PA PC PM PO PS PT PV QP QR RP SA SU TC

F A50X G/ha 0.93 0.22 0.03 0.06 0.00 0.32 0.13 20.71 0.23 0.00 0.00 0.00 0.00 1.74 0.13 0.11 0.0 0.3 0.0 0.0 0.0 0.1 F A50X n/ha 8.84 25.77 3.30 5.19 0.47 10.46 4.38 906.7 1.06 0.00 0.00 0.00 0.00 15.40 4.27 4.24 0.0 16.3 0.0 0.0 0.9 1.5

57 Figura 21:Composizione specifica nei faggeti oligotrofici

800.00 G/ha n/ha 700.00

600.00

500.00

400.00

300.00

200.00

100.00 specie

0.00 AA AL AP BP CB CS FE FS LD PA PC PM PO PS PT PV QP QR RP SA SU TC

F A60X G/ha 0.20 0.98 0.07 0.66 0.00 0.67 0.07 18.92 0.24 0.00 0.00 0.00 0.00 0.64 0.00 0.11 0.0 0.3 0.0 0.0 0.0 0.0 F A60X n/ha 2.51 97.72 4.08 35.39 0.00 22.49 4.21 727.7 5.16 0.00 0.00 0.00 0.00 13.64 0.00 8.29 0.0 20.1 0.0 0.7 2.7 2.4

In passato questi soprassuoli venivano utilizzati asportando soltanto i polloni migliori e le intere ceppaie più sviluppate; il risultato era in sostanza un ceduo disetaneo per gruppi e con struttura piuttosto disforme. Tale tipo di taglio (in Appennino chiamato “taglio della formica”) abbassa la stabilità del soprassuolo in quanto vengono regolarmente selezionate le piante più vigorose a favore di quelle generalmente più deboli e comunque appartenenti ai piani codominante e dominato. La matricinatura in questi soprassuoli in genere era abbondante (intorno a 150 piante per ettaro) costituita quasi esclusivamente da faggio con piante a chiome basse ed espanse. Esistono delle aree su cui sono state recentemente effettuate delle utilizzazioni boschive soprattutto su territorio privato. Questi soprassuoli presentano attualmente condizioni vegetative pessime a causa della scarsa capacità di ricaccio delle ceppaie di faggio tagliate in fase di avanzato invecchiamento. Sulla base di osservazioni condotte per i precedenti piani di assestamento, le particelle utilizzate di soprassuoli cedui invecchiati di faggio vengono rapidamente invasi da densa vegetazione di nocciolo e betulla e, a distanza di 10 anni dal taglio, ancora i riscoppi delle ceppaie vegetano stentatamente, sia per la scarsa vigoria dei ricacci che per la concorrenza esercitata dalle specie in insediamento. Tale fenomeno è descritto sia per faggete oligotrofiche che per faggete vegetanti in condizioni stazionali di media fertilità.

58 Bisogna sottolineare inoltre che la classificazione dell’assetto individua cedui semplici e composti e quasi mai forme di sterzo; la mancata classificazione in cedui a sterzo effettuata durante i rilievi di campo ci induce a credere che la disetaneità per ceppaia sia ormai poco pronunciata.

Tabella 28: Ripartizione dell’età in funzione dell’assetto evolutivo

Classi di età (superfici e percentuali) Assetto 5 % 20 % 30 % 40 % 60 % 80 % >80 % Totale % Fustaia 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 123 2,5 123 2,5 247 5 Ceduo compost 0 0 59 1,2 182 3,7 306 6,2 370 7,5 123 2,5 247 5 1,287 26,2 Ceduo semplice 59 1,2 59 1,2 247 5 799 16,2 1.479 30 370 7,5 182 3,7 3,195 65 Ceduo a sterzo 0 0 0 0 59 1,2 0 0 0 0 0 0 0 0 59 1,2 Ceduo in conversione 0 0 0 0 0 0 59 1,2 0 0 0 0 0 0 59 1,2 Bosco senza gestione 0 0 0 0 0 0 59 1,2 0 0 0 0 0 0 59 1,2 Totale 59 1,2 118 2,5 488 10 1.223 25 1,849 37.5 616 12,5 552 11,2 4,930 100

Nella Tabella 29 sono riportate le tipologie e varianti incontrati nel faggeto. Sono stati censiti due tipi forestali, la faggeta mesotrofica (superficie 1.782,32 ha) e la faggeta oligotrofica, la prevalente con 3.382,90 ettari. La faggeta mesotrofica è situata nei comuni di Salza di Pinerolo, Pramollo e Roreto Chisone. La faggeta oligotrofica interessa invece un’area più vasta e localizzata nelle parti inferiori delle due valli Chisone e Germanasca. Per entrambi i tipi sono stati poi individuati le varianti con Larice e con abete bianco per la faggeta mesotrofica; con larice e castagno per la faggeta oligotrofica. La presenza del larice è piuttosto diffusa (1.401,60 ha pari al 27%) collocando questi tipi di soprassuoli in una fase dinamica di successione alla Faggeta; in questi popolamenti la struttura è costituita da un piano dominante di larice (si osservi anche la Tabella) un piano intermedio di faggio e larice, ed un piano dominato di faggio, maggiociondolo e altre latifoglie. Interessante è la variante con abete bianco che si ritrova nei comuni di Pramollo e di Salza di Pinerolo. Ne segnaliamo la presenza in quanto rappresentano formazioni evolute dell’abieti- faggeto dove il faggio ha subito un controllo artificiale attraverso le ripetute ceduazioni, garantendo così all’abete bianco una permanenza significativa fino al punto da permettergli di formare compagini di prevalenza specifica. La presenza dell’abete bianco potrebbe essere

59 importante per i soprassuoli di faggio con larice dove si potrebbe instaurare una successione con esito selvicolturalmente migliore rispetto alla faggeta pura. Le aree in particolare a cui ci si riferisce riguardano l’intorno dell’abetina del Bacias (comune di Pramollo) e le aree circostanti l’abetina di Salza.

Tabella 29: Ripartizione in tipi e varianti dei popolamenti FG

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % FG FA50A Faggeta mesotrofica - Var. con abete 190,63 3,69 FA50C Faggeta mesotrofica - Var. con larice 701,80 13,59 FA50X Faggeta mesotrofica 889,89 17,23 FA60B Faggeta oligotrofica - Var. con larice 699,80 13,55 FA60C Faggeta oligotrofica - Var. con castagno 864,44 16,74 FA60X Faggeta oligotrofica 1.818,66 35,21 Totale 5.165,22

Come è stato precedentemente detto, la forma di governo prevalente è il ceduo, caratterizzato, si sottolinea ancora una volta, da una generalizzata fase di invecchiamento. Si può anche affermare che questa tipologia ha dei connotati climax e che quindi lo stadio di attuale invecchiamento agevola, da un punto di vista degli interventi futuri, l’orientamento alla conversione a fustaia. É quindi necessario sottolineare come il governo a ceduo sia da abbandonare e oltremodo saranno da evitare in futuro i tagli che sono stati realizzati in alcune faggete della bassa val Germanasca, che hanno perso con l’intervento di utilizzazione le elevate potenzialità accumulate per oltre un trentennio di invecchiamento. Osservando la Tabella 30 si può cogliere un dato molto significativo che denota una minore dinamica nelle Faggete oligotrofiche. In queste è presente circa lo stesso numero medio di ceppaie per ettaro, ma un numero nettamente inferiore di piante morte. Le piante morte sono un buon indicatore di quella che viene definita la “stasi vegetativa” del bosco ceduo in fase di invecchiamento; quella fase cioè che si viene a costituire con la chiusura delle chiome del piano dominante del bosco e che è prodromo della successiva fase di crescita differenziale del piano dominante. La presenza di questo maggiore numero di piante morte sta ad indicare che la fase di invecchiamento intesa da un punto di vista stadiale e quindi strutturale, è già in corso nelle faggete mesotrofiche rispetto a quelle oligotrofiche.

60 Tabella 30: Numero delle ceppaie per ettaro e delle piante morte

Tipo n. ceppaie/ha piante morte/ha FA50 265,14 154,53 FA60 264,66 23,79

Da un punto di vista produttivo sono stati elaborati i dati dendrometrici raccolti con l’inventario forestale. I dati inventariali sono riportati nella Tabella 31, Tabella 32, Tabella 33 e Tabella 34.

Tabella 31: Numero delle piante nelle faggete mesotrofiche (FA5) classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % <=10 68.363 12.389 3.208 659.954 1.176 2.077 0 747.167 57% 20-25 7.143 4.027 7.344 404.798 2.352 5.626 0 431.290 33% 30-35 1.931 801 1.624 73.648 4.704 4.074 0 86.782 7% >35 0 1.613 0 18.547 5.880 16.553 2.077 44.670 3% >=20 9.074 6.441 8.968 496.994 12.937 26.254 2.077 562.745 43% Totale 77.437 18.830 12.176 1.156.947 14.112 28.330 2.077 1.309.909 100% % 6% 1% 1% 88% 1% 2% 0% 100% Tot/ha 63 14 11 1.040 9 18 1 1.156 G/ha 0,83 0,45 0,34 23,73 0,99 2,17 0,31 28,82

Tabella 32: Volume (m3) per classe diametrica per le faggete mesotrofiche (FA5)

classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % <=10 1.829 268 141 27.651 51 121 0 30.061 11% 20-25 1.713 1.021 2.066 103.011 729 1.536 0 110.076 42% 30-35 1.047 558 977 45.550 3.131 2.640 0 53.903 21% >35 0 2.810 0 31.401 9.991 20.563 4.099 68.864 26% >=20 2.761 4.390 3.043 179.963 13.852 24.739 4.099 232.847 89% Totale 4.589 4.657 3.184 207.613 13.902 24.860 4.099 262.904 100% % 2% 2% 1% 79% 5% 9% 2% 100% Tot/ha 4 3 2 168 9 17 3 205

61 Tabella 33: Numero delle piante nelle faggete oligotrofiche (FA6)

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % <=10 121.452 7.572 5.024 404.937 0 6.044 0 545.029 62% 20-25 16.384 1.349 6.569 198.069 1.518 3.819 4.598 232.306 26% 30-35 1.837 0 3.675 67.996 0 5.966 1.149 80.623 9% >35 0 0 0 23.689 1.518 1.727 0 26.934 3% >=20 18.222 1.349 10.245 289.754 3.037 11.513 5.748 339.868 38% Totale 139.673 8.921 15.268 694.691 3.036 17.556 5.747 884.892 100% % 16% 1% 2% 79% 0% 2% 1% 100% Tot/ha 183 22 26 860 2 16 6 1.115 G/ha 2,31 0,32 0,79 22,71 0,23 0,78 0,29 27,43

Tabella 34: volume (m3) per classe diametrica per le faggete oligotrofiche (FA6)

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % <=10 3219 140 216 17176 0 252 0 21.003 12% 20-25 3070 258 2168 54032 394 913 1343 62.178 36% 30-35 741 0 2626 41286 0 3194 704 48.551 28% >35 0 0 0 39847 1794 1481 0 43.122 25% >=20 3812 258 4794 135166 2188 5589 2048 153.855 88% Totale 7.030 398 5.010 152.341 2.188 5.840 2.047 174.854 100% % 4% 0% 3% 87% 1% 3% 1% 100% Tot/ha 10,1 1,4 5,8 166,5 2 5,5 2 193

L’analisi di questi dati indica, come già detto in precedenza, una differenza sia in composizione, ma anche differenze dendrometriche che possono essere riassunte nello specchietto sottostante.

Faggeta oligotrofica: − significativa presenza di latifoglie minori che costituiscono il 16% in numero e il 4% in massa; − scarsa incidenza delle conifere che costituiscono il 5% della massa totale; − elevata frazione di piante con DBH superiore alla soglia di 20 cm (38% in numero e 88% in massa).

Faggeta mesotrofica: − significativa presenza di latifoglie mesofile (2% in massa); − elevata incidenza di conifere (16% in massa);

62 − elevata frazione di piante con DBH superiore alla soglia di 20 cm (43% in numero e 89% in massa).

Tra le due tipologie si osservano anche altre due differenze: massa dendrometrica e numero di piante lievemente superiori per le faggete mesotrofiche (1.156 piante ad ha per le FA5 contro 1.115 per le FA6 e 205 m3/ha per le FA5 contro 193 m3/ha per le FA6). Nella Figura 22 è riportato il confronto tra le due tipologie relativamente alle curve di sviluppo delle stature. Si può notare come la curva delle FA5 si mantenga superiore sui diametri maggiori mentre abbia una significativa inferiorità per i diametri bassi. Se ne può dedurre che i soprassuoli mesotrofici presentano una più spiccata diversificazione strutturale anche alla luce del fatto che presentano un maggiore numero di conifere che influenzano la statura media di tutto il soprassuolo.

Figura 22: Curve ipsometriche a confronto FA5 (blu) FA6 (giallo)

25

y = -0.0008x2 + 0.1674x + 10.284 20

15

10 Altezze (m)

5 y = 0.0003x2 + 0.2775x + 6.457 0 9 131313181819202121242525283031404551 Diametro DBH (cm)

Dalle analisi condotte sulle tipologie nei popolamenti di faggio ne consegue la necessità di definire dei vincoli forti per le utilizzazioni boschive a ceduo, favorire nelle faggete mesotrofiche con strutture invecchiate l’avviamento ad alto fusto attraverso interventi di diradamento selettivo nelle ceppaie. Tali interventi, come descritto nel Capitolo 6, avranno anche la funzione di regolare la composizione specifica all’interno della faggeta soprattutto favorendo la diffusione dell’abete bianco, ove presente, e lo sviluppo dei gruppi di latifoglie mesofile presenti.

63 2.1.1.3. CA Castagneti Figura 23: Distribuzione popolamento CA – Castagneti

Di tratta della terza formazione in ordine di estensione che copre una superficie complessiva pari a circa a poco più di un sesto di tutta la superficie forestale dell’AF 26. Il castagneto come si osserva sul cartogramma di Figura 23 è diffuso in particolare modo nell’area montana, interessando tutti i comuni della bassa AF26 a partire da Roure per la Val Chisone e Perrero per la Val Germanasca. I limiti altitudinali entro i quali si colloca sono per la quota massima 1.450 m s.l.m. e 420 come limite inferiore. L’asse altitudinale entro cui si sviluppa il castagneto è dato dalla quota degli 830 m s.l.m.

All’interno dei castagneti sono stati eseguiti 48 rilievi inventariali pari ad una densità media di un rilievo ogni 75 ettari di superficie. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica media di 32,98 m2 e un volume medio per ettaro di 234,62 m3; 1.273 è invece il numero totale di piante per ettaro.

64 Nella Tabella 35 e nella Tabella 36 sono riportati i dati rielaborati dall’indagine inventariale inerenti il numero e il volume per specie e per classe diametrica nei popolamenti di castagno. Il commento a queste tabelle può essere così sintetizzato: − soprassuoli tendenzialmente più misti, la specie dominante, il castagno, rimane sempre sotto la soglia del 70% sia per il numero (66%) che per il volume (69%). − presenza di molte specie di latifoglie (in numero il 28% e 18% in volume); − riduzione del numero di specie di conifere con presenza soltanto di larice e pino silvestre; queste due specie comunque sono abbastanza presenti costituendo il 7% del numero e il 13% della massa; − oltre il 91% della massa (solo il 50% del numero) si colloca oltre i 20 cm di diametro, questo significa che strutturalmente è presente una matrice dominante di poche piante (467/ha) e moltissime altre (oltre 800 per ettaro) di piccole dimensioni, probabilmente in insediamento.

Tabella 35: Ripartizione per classi diametriche e per specie del numero delle piante nei CA

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % <=10 183.005 136.417 741.421 52.236 0 9.222 3.198 1.125.499 50% 20-25 98.908 86.056 603.882 30.614 0 71.611 9.156 900.227 40% 30-35 9.363 14.758 118.356 8.423 0 21.867 9.553 182.320 8% >35 4.529 1.087 18.671 0 0 2.464 13.322 40.073 2% >=20 112.801 101.902 740.910 39.038 0 95.943 32.032 1.122.626 50% Totale 295.805 238.318 1.482.330 91.273 0 105.164 35.229 2.248.119 100% % 13% 11% 66% 4% 0% 5% 2% 100% Tot/ha 179 132 841 53 0 53 15 1.273 G/ha 3,83 2,86 21,47 1,13 0 2,27 1,41 32,97

Tabella 36 : Ripartizione per classi diametriche e per specie del volume (m3) per i CA

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conifere varie Pino silvestre Larice Totale % <=10 4.979 2.927 34.080 2.043 0 287 136 44.452 9% 20-25 20.629 20.652 158.305 7.496 0 20.076 2.064 229.222 47% 30-35 4.382 9.221 79.504 5.618 0 13.082 7.103 118.910 24% >35 10.409 1.061 65.372 0 0 2.364 18.225 97.431 20% >=20 35.420 30.935 303.182 13.115 0 35.522 27.393 445.567 91% Totale 40.399 33.861 337.261 15.157 0 35.809 27.528 490.015 100% % 8% 7% 69% 3% 0% 7% 6% 100% Tot/ha 21 16,7 161,6 7,8 0 15,7 11,5 234

65 Per l’ultimo punto delle considerazioni si apre una parentesi di approfondimento per capire meglio il tipo di fenomeno documentato. Infatti se si osservano i dati percentuali di numero e volume riportati a confronto nella Tabella, il 44% della massa è determinato dal 10% delle piante. Questo indica ancor più che in questi soprassuoli sono già presenti piante di notevoli dimensioni. Inoltre queste piante di maggiori dimensioni sono in gran parte latifoglie.

Tabella 37: Confronto tra numero e volume delle piante ad ettaro per classe diametrica classi DBH Latifoglie Conifere % numero % volume <=10 99% 1% 50% 9% 20-25 90% 10% 40% 47% 30-35 83% 17% 8% 24% >35 79% 21% 2% 20% >=20 86% 14% 50% 91% Totale 87% 13% 100% 100%

Questa peculiarità rende i castagneti interessanti anche sotto il profilo produttivo in quanto risultano piuttosto ricchi di latifoglie nobili (aceri, frassino maggiore, tiglio, rovere) ed inoltre manifestano una struttura già complessa che potrebbe permettere in tempi brevi l’esecuzione di conversioni a fustaia. Il popolamento dei castagneti risulta comunque piuttosto vario se si considera che si tratta di popolamenti che un tempo erano governati per la produzione del frutto e che per vari motivi, riconducibili spesso a problemi di tipo fitosanitario, ma anche per l’esodo dalla montagna delle popolazioni locali, hanno subito un abbandono gestionale che perdura oramai da decenni. Questi soprassuoli infatti si collocano nella quasi totalità (oltre il 90%) su proprietà privata e sono quindi anche molto vari sia da un punto di vista fisionomico strutturale che per l’assetto evolutivo, poiché il mosaico delle proprietà private risulta essere piuttosto frammentato e frazionato.

66 Figura 24: Ripartizione per classi di età dei soprassuoli del Castagneto

2% 0%

4% 2% 42% <=10 11-30 31-70 71-120 121-180 >180

50%

Dalla Figura 24 si può constatare che più del 56% di questi soprassuoli ha un’età piuttosto avanzata che già li fa rientrare nella categoria dei cedui invecchiati. Va comunque anche detto che la capacità rigenerativa del castagno è capace di reagire anche a tagli di utilizzazione eseguiti in età di invecchiamento e pertanto l’età in sé non costituisce un limite fisiologico come è invece per il faggio.

All’interno dei castagneti sono state distinte due tipologie (CA2, castagneto ceduo e/o a struttura irregolare e CA3, castagneto ceduo a Teucrium scorodonia), un sottotipo del CA2 (acidofilo con pino silvestre) e 4 varianti per il CA2 e 2 varianti per il CA3.

Tabella 38: Ripartizione in tipi, sottotipi e varianti per il popolamenti CA

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % CA CA20X Castagneto ceduo o/a struttura irregolare 255,13 7% CA20B Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con altre latifoglie d'invasione 1.598,52 44% CA20C Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con faggio 518,28 14% CA20D Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - Var. con rovere 665,39 18% CA20G Castagneto ceduo e/o a struttura irregolare - St. acidofilo con pino silvestre 25,94 1% CA30A Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con betulla 89,96 2% CA30B Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia - Var. con pino silvestre 104,38 3% CA30X Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia 382,52 11% TOTALE 3.640,12 100%

Il tipo prevalente è senz’altro rappresentato dal CA2 che consta di 3.063,26 ha (l’84% del totale), mentre il CA3 raggiunge soltanto 576,86 ha. La fondamentale differenza tra i due tipi sta nel fatto che il CA2 risente ancora della struttura del castagneto da frutto del precedente ciclo colturale e mantiene aspetti dinamici avendo in

67 insediamento specie arboree invadenti quali betulla, pioppo tremolo, salicone ed altre latifoglie nobili quali rovere, frassino maggiore, tiglio cordato e anche faggio. Il tipo CA3 invece ha subito un maggior numero di ceduazioni e si presenta con una fisionomia più assimilabile ad un ceduo, pur mantenendo in taluni casi e soprattutto per gruppi, una mescolanza con le latifoglie di invasione menzionate per il tipo CA2. Sono stati riportati i dati dendrometrici inerenti le singole tipologie nella Tabella 39, Tabella 40, Tabella 41 e Tabella 42 ed emerge una differenza piuttosto importante che distingue le due tipologie: la scarsa presenza di conifere nel CA2 mentre è abbondante nel CA3, l’abbondanza nel CA2 di latifoglie e in particolare modo mesofile, mentre nel CA3 questa presenza è piuttosto limitata.

Tabella 39: Numero di piante per classe diametrica e per specie nel la tipologia CA2

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 77.448 96.197 285.133 47.335 0 0 0 506.113 54% 20-25 21.677 50.817 230.056 29.798 0 3.712 0 336.060 36% 30-35 4.246 10.960 53.547 8.423 0 0 1.756 78.932 8% >35 1.956 1.087 7.790 0 0 0 0 10.833 1% >=20 27.880 62.865 291.393 38.221 0 3.712 1.756 425.827 46% Totali 105.327 159.061 576.526 85.556 0 3.712 1.756 931.938 100% % 11% 17% 62% 9% 0% 0% 0% 100% tot./ha 131 183 719 102 0 3 1 Abas/ha 2,54 3,93 18,69 2,24 0 0,15 0,13

Tabella 40: Volumi (m3) per classe diametrica e per specie nella tipologia CA2

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 2.175 2.075 13.001 1.860 0 0 0 19.111 10% 20-25 4.338 12.983 61.257 7.194 0 1.071 0 86.843 46% 30-35 2.252 6.268 34.980 5.618 0 0 1.158 50.276 26% >35 3.380 1.061 30.059 0 0 0 0 34.500 18% >=20 9.971 20.313 126.296 12.812 0 1.071 1.158 171.621 90% Totali 12.145 22.387 139.297 14.672 0 1.071 1.158 190.730 100% % 6% 12% 73% 8% 0% 1% 1% 100% tot./ha 13,6 23 141,8 15,6 0 1 1

68 Tabella 41: Numero di piante per classe diametrica e per specie nella tipologia CA3

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 105.556 40.220 456.288 4.900 0 9.222 3.198 619.384 47% 20-25 77.230 35.239 373.826 816 0 67.899 9.156 564.166 43% 30-35 5.117 3.798 64.808 0 0 21.867 7.796 103.386 8% >35 2.572 0 10.881 0 0 2.464 13.322 29.239 2% >=20 84.920 39,037 449.516 816 0 92.231 30.276 696.796 53% Totali 190.475 79.257 905.803 5.716 0 101.452 33.472 1.316.175 100% % 14% 6% 69% 0% 0% 8% 3% 100% tot./ha 223 85 952 7 0 98 27 Abas/ha 5,02 1,88 24,02 0,11 0 4,23 2,59

Tabella 42: Volumi (m3) per classe diametrica e per specie nella tipologia CA3

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 2.804 852 21.079 182 0 287 136 25.340 8% 20-25 16.290 7.669 97.048 302 0 19.004 2.064 142.377 48% 30-35 2.129 2.953 44.524 0 0 13.082 5.945 68.633 23% >35 7.028 0 35.313 0 0 2.364 18.225 62.930 21% >=20 25.449 10.622 176.885 302 0 34.451 26.234 273.943 92% Totali 28.251 11.474 197.964 484 0 34.737 26.370 299.280 100% % 9% 4% 66% 0% 0% 12% 9% 100% tot./ha 27,8 10,9 179,8 0,6 0 29,4 21,2

In effetti anche le singole varianti ci indicano la presenza di soprassuoli nei quali è presente il faggio e in particolare modo si tratta di boschi in transizione con le faggete oligotrofiche; un’altra variante, la più diffusa (44% in superficie) invece evidenzia la presenza di latifoglie d’invasione tra le quali come già detto prevalgono betulla, aceri, frassino maggiore. Questi soprassuoli (CA2) presentano quindi una struttura irregolare non tanto per la disformità fisionomica ma quanto per lo stato di non gestione che li rende difficilmente catalogabili. Resta il fatto però che sono soprassuoli ad alto dinamismo anche perché il ruolo del castagno, reso prevalente per i pregressi condizionamenti antropici, non può che avere un’importanza secondaria lasciando spazio maggiore alle latifoglie mesofile che possono insediarsi in tempi anche brevi. Il destino di questi boschi, pur essendo caratterizzati da un abbandono colturale, potrebbe essere guidato attraverso la conversione colturale, intervenendo sulla composizione specifica con diradamenti a favore delle latifoglie mesofile e a detrimento del castagno. Per altro le discrete caratteristiche volumetriche che vedono la presenza di individui di dimensioni

69 ragguardevoli, potrebbe permettere, anche con interventi intercalari, di ritrarre masse dendrometriche di valore superiore alla normale legna o paleria ricavabili in genere da soprassuoli di castagno. Pertanto nella definizione degli interventi relativi a questo tipo forestale, sono state individuate le condizioni stazionali migliori (sia sotto il profilo dello stadio evolutivo del bosco che della fertilità che del grado di accessibilità) e per queste è stata definita l’esecuzione di diradamenti e di avviamenti ad alto fusto.

Figura 25: Ripartizione delle classi di età nel tipo CA3

5 >80 20 (12%) (4%) (12%) 80 (12%)

30 60 (28%) (20%) 40 (12%)

Per quanto attiene invece al tipo CA3 le caratteristiche fisionomiche si presentano più regolari e in particolare modo sono presenti già molte situazioni (ad esempio la variante a pino silvestre) nelle quali vegetano specie d’alto fusto all’interno del soprassuolo. Questa tipologia presenta l’86% della superficie in fase di invecchiamento (si veda il Figura 25) e pertanto è necessario per le stazioni più favorevoli procedere alla conversione a fustaia. Tenendo presente che il popolamento dei castagneti potrebbe diventare una risorsa disponibile per la filiera foresta-legna per usi energetici, si è cercato di individuare per quanto possibile soprassuoli ancora sottoponibili al governo a ceduo; nel piano degli interventi è stata individuata pertanto una superficie pari a 2.184 ettari ancora utilizzabile a ceduo.

70 2.1.1.4. PS Pinete di pino silvestre Figura 26: Distribuzione popolamento PS – Pinete di pino silvestre

Si tratta della formazione di quarta importanza per estensione che copre una superficie complessiva pari a circa un decimo di tutta la superficie forestale dell’AF 26. Le pinete di pino silvestre sono soprattutto diffuse nella Val Chisone; nella Val Germanasca troviamo una concentrazione piuttosto estesa nei comuni di Fenestrelle, Perrero e parte in quello di Pramollo. I limiti altitudinali entro i quali si colloca sono per la quota massima 1.800 m s.l.m., per la quota minima 750; l’asse altitudinale entro cui si sviluppa la pineta di pino silvestre è dato dalla quota 1.250 m s.l.m.. È interessante fare notare che prevalentemente le pinete di pino silvestre vegetano su stazioni con esposizione sud, sud-ovest. Questi popolamenti occupano infatti generalmente stazioni con suoli superficiali ed aridi dove altre specie possono incontrare problemi nel rifornimento idrico. Nelle stazioni sud la specie diventa quasi allo stato puro con assenza di latifoglie nel piano dominato mentre mano a mano che aumenta la freschezza del suolo si ritrova il faggio nelle esposizioni più fresche, che in alcune stazioni diventa un piano inferiore compatto, e il castagno più diffusamente negli orizzonti inferiori.

71 All’interno delle pinete di pino silvestre sono stati eseguiti 48 rilievi inventariali pari ad una densità media di un rilievo ogni 51 ettari. I dati che emergono a livello di categoria indicano un’area basimetrica di 38,56 m2 e un 269,6 m3 per ettaro; il numero medio di piante per ettaro risulta 1.037,6.

All’interno dell’AF 26 sono presenti formazioni a pino silvestre distinguibili per la loro origine primaria o secondaria. Nel primo caso ci troviamo di fronte a soprassuoli piuttosto stabili che vegetano in stazioni povere, ricche di affioramenti rocciosi; le pinete di origine secondaria invece sono frutto dell’insediamento del pino silvestre all’interno di stazioni più fertili come possono essere ad esempio quelli dell’abieti-faggeto, dove il pino silvestre tende a mescolarsi in maggiore misura con faggio, rovere, larice e anche abete bianco.

Tabella 43: Numero di piante per classe diametrica nei popolamenti di PS

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 267.859 72.094 113.986 55.103 752 342.536 28.263 880.593 26% 20-25 48.442 4.886 31.783 24.187 1.919 619.370 60.529 791.116 23% 30-35 8.203 0 0 1.966 780 278.475 32.661 322.085 9% >35 1.875 0 1.560 1.693 4.387 123.729 28.833 162.077 5% >=20 58.520 4.886 33.344 27.847 7.087 1.021.575 122.024 1.275.283 37% Totali 384.899 81.866 180.673 110.796 14.925 2.385.685 272.310 3.431.154 100% % 11% 2% 5% 3% 0% 70% 8% 100% tot./ha 156 38 76 45 3 646 69 1.033 Abas/ha 2,3 0,42 1,25 0,85 0,43 29,28 4,03 39

Tabella 44: Volume (m3) di piante per classe diametrica nei popolamenti di PS

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 6.883 1.406 5.251 2.224 32 13.195 1.369 30.360 2% 20-25 10.670 885 9.391 6.226 918 164.286 14.872 207.248 17% 30-35 3.996 0 0 1.119 727 165.235 20.480 191.557 15% >35 1.781 0 2.170 1.902 8.640 158.093 39.678 212.264 17% >=20 16.447 885 11.561 9.248 10.286 487.616 75.031 611.074 49% Totali 39.777 3.176 28.373 20.719 20.603 988.425 151.430 1.252.503 100% % 4% 1% 3% 2% 2% 77% 12% 100% tot./ha 11 2 8 6 4 207 31 269

72 Figura 27: Curva ipsometrica per l’intero popolamento PS

y = -4E-05x2 + 0,1513x + 8,5805 30

25

20

15

Altezze (m) 10

5

0 1 4 7 1013161922252831343740434649525558 Diametro DBH (cm)

La provvigione di questi soprassuoli è piuttosto elevata rispetto agli altri popolamenti fin qui trattati e la distribuzione in classi di età sembra spostata sulle classi intermedie. Quest’ultimo dato non coincide molto con quanto risultava dai piani di assestamento forestale che denotavano un’accumulazione nelle classi mature. Questo in particolare modo per le pinete nel comune di Fenestrelle (oltre il 56% con età maggiore di 100 anni), mentre per quelle di Perrero non venivano evidenziati problemi in quanto le classi di età tendevano ad una migliore ripartizione.

Figura 28: Distribuzione per classe d’età delle pinete di pino silvestre

960 1.000

800 576 600

400 287 287

96 96 142 Superfici (ha) 200

0 20 40 60 80 100 120 140 classi di età (anni)

All’interno delle pinete sono state riscontrate due tipologie (PS3 e PS4), due sottotipi per la PS3 e tre varianti per il sottotipo PS32.

73 La tipologia principale in sostanza è la pineta mesalpico-endalpica acidofila che occupa il 99% di tutti i popolamenti PS; la PS4 costituisce una presenza episodica nel comune di Usseaux. Per altro questa tipologia si presenta piuttosto stabile e non mostra importanza da un punto di vista selvicolturale. Focalizzeremo quindi la descrizione delle tipologie sul PS3 che è presente in vari sottotipi e alcune varianti. Nella Tabella 43 sono indicate le superfici di tipi e sottotipi ed emergono fondamentalmente due sottotipi. Quello interno, ovvero chiuso entro la Val Chisone, e quello esterno al di sotto dell’abitato di Mentoulles. Del sottotipo esterno sono poi state evidenziate tre varianti sulla base delle specie forestali consociate che ci indicano nel faggio, rovere e castagno le possibili combinazioni che possono essere riscontrate. La variante a rovere è scarsamente rappresentata, mentre piuttosto diffuse le varianti a faggio e in secondo ordine quelle a castagno.

Tabella 45: R ipartizione dei tipi, sottotipi e varianti nei popolamenti PS

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % PS PS60X Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 1482,67 60% PS60B Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 561,14 23% var. con faggio PS60C Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 69,6 3% var con rovere PS60A Pineta mesalpico acidofila di pino silvestre del Piemonte centro-meridionale 303,96 12% var. con castagno PS40X Pineta endalpica di greto di pino silvestre (a Pragelato, presso bacino di 31,92 1% Pourrier) TOT. 2.449,29 100%

La prima variante è distribuita uniformemente all’interno dell’areale dei PS mentre le altre due sono localizzate, quella a castagno in comune di Perosa Argentina poco sopra agli abitati di Rio Agrevo e Ciapella, quella a rovere soprattutto concentrate nei comuni di Perosa Argentina e Pinasca. Come si osserva dalla Figura 29 la presenza di altre specie in questa tipologia è piuttosto significativa soprattutto per quanto riguarda il castagno che appare con un’alta percentuale. Questa caratteristica è confermata anche (si veda Tabella 8) dalla presenza di 500 ettari classificati come ceduo composto.

74 Figura 29: Composizione specifica nella tipologia PS32X

500,00

450,00

400,00

350,00

300,00

G/ha 250,00 n/ha 200,00

150,00

100,00

50,00

0,00 AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote) specie

Questa elevata presenza del castagno è in parte da attribuire al fatto che tale dato deriva dall’elaborazione dei rilievi inventariali per i quali non esistono aree di saggio ascritte alla variante a faggio. Questa variante quindi presenta la peculiarità di avere una certa variabilità specifica a carico delle specie accompagnatrici al pino silvestre.

Per quanto riguarda le classi di sviluppo (si veda la Tabella 11) questi popolamenti si concentrano prevalentemente nelle fustaie adulte (1.450 ha), e secondariamente nelle fustaie irregolari (451 ha) e nelle perticaie (399 ha). Le fustaie irregolari riguardano in particolare modo le pinete primarie.

Per quanto riguarda la rinnovazione si registra a livello dell’intero popolamento una rinnovazione abbondante, costituita per la maggior parte da pino silvestre e con scarsa presenza da rovere, faggio e altre latifoglie.

75 Per quanto riguarda invece i danni al soprassuolo l’inventario rileva una modesta frazione di popolamenti con piante danneggiate per oltre il 30% del numero. Tali danni per quanto è stato rilevato, sono principalmente da attribuire a fenomeni di agenti parassitari e in secondo luogo per cause meteoriche, anche se non bisogna dimenticare che il pino silvestre in quest’area ha subito molti danni da incendio.

Sotto il profilo selvicolturale riportiamo alcuni passi ripresi dai piani di assestamento forestale dei comuni di Fenestrelle. (…) Su tutte le particelle è presente una discreta rinnovazione di pino silvestre e questo è molto importante da un punto di vista selvicolturale in quanto da delle indicazioni ben precise sul trattamento da effettuare. Da un punto di vista evolutivo, la situazione è piuttosto stabile anche se le condizioni stazionali sono molto difficili e l’estrema aridità del suolo non permette l'insediamento di specie che possano portare ad una vegetazione climax tipica. (…)Anche nella classe economica "fustaia di pino silvestre e larice" si ha una eccedenza di classi cronologiche mature e benché sia lecito che su di una percentuale della superficie ci siano piante con età superiore al turno, in quanto il trattamento a tagli successivi prescrive che rimangano sul terreno, dopo il taglio di sementazione, per circa un trentennio delle piante portaseme. Tale percentuale però non dovrebbe superare il 10-15% della superficie, dovendo coesistere si di essa anche la rinnovazione. Preoccupa la quasi totale mancanza di classi cronologiche intermedie, che dovrebbero essere il 60%, mentre raggiungono appena il 10% della superficie. (…)Considerato che esiste su gran parte del bosco una rinnovazione spontanea di tale specie, il trattamento migliore da effettuare è sicuramente quello a tagli successivi. Al momento dell'utilizzazione, si effettuerà quindi, a seconda dello sviluppo della rinnovazione, un taglio di sementazione, un taglio secondario o un taglio definitivo. Nei primi due casi si avrà cura di lasciare le piante più belle e in grado di fornire un'abbondante disseminazione, ciò va anche a vantaggio del miglioramento genetico nei riguardi della forma e del portamento delle piante. Nelle aree a prevalenza di larice, ove non sussiste la rinnovazione o dove essa sia scarsa bisognerà integrare la rinnovazione con impianti artificiali di larice ed eventualmente pino uncinato.

Perrero (…)La consociazione pino silvestre-faggio sembra ben riuscita dal punto di vista di portamento e sviluppo vegetativo, gli unici inconvenienti sono dovuti al fatto che probabilmente la rinnovazione di pino silvestre e "frenata" dall'ombreggiamento del faggio, infatti dove esso è presente la rinnovazione del pino è pressoché assente. Del resto va pure considerato che il faggio migliora il terreno aiutandolo nella sua evoluzione che in queste zone è molto lenta, per cui è consigliabile per il futuro prevedere un suo ampliamento nelle zone dove esso è già presente e soprattutto valorizzarlo attraverso avviamenti all'alto fusto dei nuclei migliori. (…)In alcune particelle con soprassuolo costituito da fustaie di pino silvestre fino ad oggi trattate attraverso tagli successivi o a scelta, esistono allo stato attuale dei problemi di rinnovazione naturale che influenzano la scelta della forma di trattamento da applicare nel futuro. Infatti venendo a mancare questo importante elemento non ha più senso procedere ai

76 tagli successivi che viceversa presuppongono la rinnovazione naturale. Giocoforza si dovrà quindi, in certe particelle, intervenire con tagli rasi a buche con rinnovazione artificiale posticipata. Dove invece il pino silvestre ha rinnovato, anche se non in modo ottimale, potranno essere proseguiti i tagli successivi che vanno intesi come un qualcosa che corre dietro alla rinnovazione e che quindi localmente possono assumere vari aspetti a seconda della reale situazione della rinnovazione naturale.

Per quanto attiene agli interventi passati sia leggendo i dati esposti nelle relazioni dei piani di assestamento che indicavano un prelievo lievemente al di sotto di quanto indicato dai piani di assestamento per il periodo 1964 -’78. Dagli anni ottanta generalmente il prelievo1, almeno per quanto riguarda le proprietà comunali, è stato totalmente annullato risultando dai tabulati citati l’assenza di pino silvestre tra le essenze utilizzate (si veda la Tabella 66).

Questo dato ci indica una totale inapplicazione dei piani di assestamento forestale e la necessità di riprendere le utilizzazioni. In particolare si considera questo popolamento di modesto interesse economico e quindi gli interventi definiti sono volti alla regolarizzazione delle strutture, al miglioramento fitosanitario, al proseguimento dei cicli di rinnovazione già avviati da tempo.

Nello specifico nel presente P.F.T. sono stati previsti i seguenti interventi: − per le pinete consociate al faggio ovvero con fisionomia a fustaia sopra ceduo si prevede la realizzazione di diradamenti e conversioni. Tali interventi consistenti in veri e propri avviamenti ad alto fusto, saranno da modulare in base alla presenza del piano dominato e soprattutto alla densità del dominante che dovrà essere allontanato progressivamente, per garantire lo sviluppo di quello inferiore; − per le pinete già in fase di rinnovazione si prevede la prosecuzione degli interventi di taglio successivo.

77 2.1.1.5. AF Acero-tiglio-frassineti Figura 30: Distribuzione popolamento AF – Acero-tiglio-frassineti

Si tratta di popolamenti piuttosto diffusi e situati in particolare modo nelle aree più fresche di tutto il territorio dell’AF 26. Dal cartogramma di Figura 30 si può osservare come tali popolamenti siano particolarmente situati nei fondo valle. Per la maggior parte sono soprassuoli d’invasione che hanno colonizzato aree ex agricole abbandonate da molti decenni. La loro dinamica è spiccata essendo costituiti da un consorzio spontaneo e piuttosto ricco di specie arboree. Dominano in genere il frassino maggiore e gli aceri sia montano che riccio. Quindi si trovano soprattutto nei tratti più scoscesi e più freschi il tiglio cordato e talvolta il faggio. Sorbo montano, degli uccellatori e raramente l’olmo montano completano il quadro delle latifoglie di questa categoria forestale.

78 I capisaldi altitudinali entro cui si ritrova questa formazione sono piuttosto ampi: il limite superiore raggiunge i 1.500 m s.l.m. mentre l’inferiore i 480 m s.l.m.; l’asse altimetrico entro cui si sviluppano è poco marcato e si colloca sui 1.100 m s.l.m.. Non esiste una particolare preferenza d’esposizione viceversa la stazione tipo è rappresentata in genere da morfologie d’impluvio spesso in prossimità dei corsi d’acqua. All’interno di questi soprassuoli sono state eseguite 47 aree di saggio pari ad una densità di un’area ogni 30 ettari. Le tipologie che sono state censite (riportate in Tabella 46) riguardano principalmente tipologie secondarie, d’invasione appunto, mentre gli AF4 di forra risultano poco presenti; si tratta di una sola formazione situata in un valloncello in comune di Inverso Pinasca sopra l’abitato di Palazzotto. Viceversa alcune aree di saggio dell’inventario svolto a terra hanno evidenziato la presenza di AF4 anche in altre zone successivamente non cartografate con la carta dei tipi forestali. Ciò è dovuto in particolare modo al fatto che gli acero-tiglio-frassineti di forra sono piuttosto circoscritti e quindi sfuggono spesso alla perimetrazione cartografica.

Tabella 46: Ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti AF

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % AF AF40A Acero-frassineto di forra - Var. immatura con ontano bianco 3,58 0% AF40X Acero-frassineto di forra 222,32 14% AF50A Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. a tiglio cordato 11,44 1% AF50B Acero-tiglio-frassineto d'invasione - Var. a frassino 182,8 11% AF50X Acero-tiglio-frassineto d'invasione 1206,93 74% TOT. 1627,07 100%

79 Figura 31: Composizione specifica dell’AF4

250,00

200,00

150,00

G/ha

n/ha 100,00

50,00

0,00 AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote) specie

80 Figura 32: Composizione specifica dell’AF5

300,00

250,00

200,00

G/ha 150,00 n/ha

100,00

50,00

0,00 AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote) specie

Osservando la Figura 31 e la Figura 32 si può ben notare come nel caso dell’AF5 la complessità specifica risulti nettamente superiore. Gli aceri montano e riccio sono comunque le specie dominanti quindi il frassino maggiore; distingue poi le due tipologie la presenza marcata nella AF5 di tiglio che invece nella AF4 risulta essere più scarso. faggio, castagno e rovere impartiscono con la loro presenza una marcata diversità specifica.

I dati provvigionali sono riportati nella Tabella 47 e nella Tabella 48. Questa formazione rappresenta un interessante serbatoio di latifoglie mesofile nobili con potenzialità notevoli per l’impiego nella filiera foresta-legno per usi di falegnamerie locali di tipo artigianale.

81 Tabella 47: Numero delle piante per classe diametrica e per specie nei popolamenti AF

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 278.082 699.683 16.941 885 0 0 5.268 1.000.859 59% 20-25 140.632 327.930 27.803 3.398 1.942 5.268 3.243 510.216 30% 30-35 23.788 78.213 15.557 3.254 1.942 3.512 9.154 135.420 8% >35 4.107 13.893 7.102 3.254 0 4.320 7.520 40.196 2% >=20 168.529 420.037 50.464 9.906 3.885 13.101 19.918 685.840 41% Totali 446.609 1.119.719 67.403 10.791 3.884 13.100 25.185 1.686.691 100% % 26% 66% 4% 1% 0% 1% 1% 100% tot./ha 260 647 34 4 1 5 13 964 Abas/ha 5,49 13,88 2,78 0,34 0,1 0,46 1,03 24,08

Tabella 48: Volume (m3) delle piante per specie e per classi diametriche nei popolamenti AF

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 7.553 14.467 767 46 0 0 266 23.099 7% 20-25 30.209 80.814 8.569 627 700 1.535 849 123.303 39% 30-35 12.077 47.684 10.969 2.135 1.100 1.744 6.061 81.770 26% >35 6.583 17.173 48.631 3.474 0 4.361 11.107 91.329 29% >=20 48.870 145.671 68.170 6.237 1.801 7.640 18.018 296.407 93% Totali 56.422 160.138 68.936 6.282 1.800 7.640 18.283 319.501 100% % 18% 50% 22% 2% 1% 2% 6% 100% tot./ha 29,8 83 31 2,7 0,8 3,4 8,3 159

Le attuali forme gestionali sono pressoché inesistenti se si eccettuano alcune utilizzazioni a bosco ceduo, per altro di entità non rilevante. Viceversa sono soprassuoli che sono in fase di invecchiamento per abbandono colturale e spontaneamente si stanno convertendo all’alto fusto. Nella Figura 33 si evidenzia come i popolamenti irregolari siano la maggior parte ma che esistono anche classificazioni a spessina, perticaia e fustaia disetanea. L’irregolarità dunque è il fattore preminente di questi soprassuoli.

82 Figura 33: Distribuzione delle forme di sviluppo nei popolamenti di AF

600 500 400 300 200 100 0

Spessina Perticaia

Fust. disetaneaCeduo Giovane Popol. irregolare Fustaia giov./adulta Ceduo inv./in conv. Ceduo adulto/maturo

Le ipotesi gestionali fatte possono essere così riassunte: − Intervenire al fine di allevare il soprassuolo per l’alto fusto – questo può essere realizzato soprattutto per i soprassuoli in fase di perticaia e di spessina, frutto cioè di insediamenti accelerati su suoli estremamente favorevoli. In questi contesti possono essere eseguiti da subito degli interventi di sfollo e diradamento al fine di impartire alle piante del soprassuolo una crescita regolare, una buona conformazione dei fusti e soprattutto influenzare la composizione a favore delle latifoglie nobili. − Intervenire con la conversione attiva e con il diradamento e conversione – questo si applica soprattutto ai soprassuoli che per passate ceduazioni sono oggi rappresentati da una fisionomia irregolare dove convivono piante da seme e piante di origine agamica. L’intervento in questo caso si riassume in un diradamento selettivo a favore del piano dominante ma anche sullo stesso piano nei casi di gruppi di piante o ceppaie dominanti. − Intervenire sulle fustaie disetanee con tagli a scelta – questo intervento ha lo scopo di assecondare la struttura di quei soprassuoli ad alta disformità tale da rendere disetaneo soprattutto per gruppi il soprassuolo. L’intervento può somigliare più ad un diradamento selettivo che a un vero e proprio taglio a scelta mantenendo in sé anche la possibilità di eseguire piccole buche. In sostanza si tratta quindi di un intervento che permetterà all’utilizzatore di garantire il mantenimento del soprassuolo, asportando anche soggetti con caratteristiche dendrometriche utili all’impiego nelle falegnamerie locali.

83 2.1.1.6. AB Abetine Figura 34: Distribuzione popolamento AB – Abetine

Le abetine nell’AF 26 sono piuttosto localizzate e sono presenti in popolamenti piuttosto circoscritti all’interno dei territori comunali di Roreto Chisone (versante inverso, abetina del Garnier e del Morel), Salza di Pinerolo (versante inverso), Praly (proprietà comunale di Rodoretto) nuclei sparsi nel comune di Pramollo (abetina del Bacias), Villar Perosa e Perosa Argentina. Questi popolamenti prediligono versanti freschi spesso orientati a nord, a quote oscillanti tra i 1.100 e i 1.700 m s.l.m. con un asse altimetrico di vegetazione di 1.420 m s.l.m.. La composizione di questi soprassuoli è prevalentemente a carico di abete bianco e secondariamente altre latifoglie, larice e pino silvestre. Il faggio è presente sporadicamente anche se buona parte di questi soprassuoli deriva da formazioni miste con faggio su cui la selezione antropica ha agito per favorire la purezza dell’abete bianco. Nella Figura 35 è riportata la distribuzione per numero di piante ad ettaro delle diverse specie nei popolamenti di AB.

84 Figura 35: Istogramma di distribuzione delle specie nei popolamenti AB

2500

2000

1500

G/ha

n/ha 1000

500

0 AA AP CB FE LD PC PO PT QP RP SU (vuote) specie

Complessivamente nelle abetine sono stati realizzati 13 rilievi inventariali pari ad una densità di un’area ogni 52 ettari di superficie. L’elaborazione dei dati rilevati indica per questo popolamento un’area basimetrica pari a 39,12 m2 ed un volume ad ettaro pari a 331,13 m3; il numero di piante per ettaro risulta invece 685,4. Come già si può notare si tratta di popolamenti con produttività superiore alla media degli altri popolamenti forestali dell’AF 26.

Tabella 49: Ripartizione del numero delle piante ad ettaro per specie nel popolamento AB

Classi DBH altre latif. latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 53.837 2.318 0 2.439 47.138 2.352 7.555 115.639 38% 20-25 5.326 3.481 0 1.219 47.290 1.176 8.809 67.301 22% 30-35 780 0 0 0 39.340 2.352 19.696 62.168 20% >35 0 0 0 0 36.866 1.176 24.182 62.224 20% >=20 6.107 3.481 0 1.219 123.497 4.704 52.688 191.696 62% Totali 59.943 5.799 0 3.658 170.634 7.056 60.242 307.332 100% % 20% 2% 0% 1% 56% 2% 20% 100% tot./ha 132 12 0 9 393 17 118 681 Abas/ha 1,57 0,28 0 0,14 24,16 1,11 11,86 39,12

85 Tabella 50: Volumi (m3) per classe diametrica e per specie nei popolamenti AB

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 1.472 38 0 128 1.595 122 375 3.730 2% 20-25 915 761 0 209 13.978 367 2.476 18.706 11% 30-35 470 0 0 0 30.388 1.165 12.022 44.045 26% >35 0 0 0 0 63.442 2.382 36.425 102.249 61% >=20 1.385 761 0 209 107.809 3.915 50.923 165.002 98% Totali 2.857 799 0 337 109.403 4.036 51.298 168.730 100% % 2% 0% 0% 0% 65% 2% 30% 100% tot./ha 6,8 1,6 0 0,8 215,4 8,1 98,1 330,8

Nella Tabella 49 e nella Tabella 50 sono riportati i dati inerenti numero e volume delle piante. Come si può notare dalle tabelle la presenza dell’abete bianco (costituisce quasi il totale delle Conifere varie) non supera il 65% della massa e il 56% del numero, mostrando la notevole mescolanza di questi soprassuoli. Importanti le presenze di larice e di pino silvestre che spesso sono presenti per gruppi specialmente nei tratti di abetina radi. Riprendendo la descrizione dal piano di assestamento di Salza di Pinerolo relativamente all’origine dell’Abetina si trova quanto segue: (…)L'attuale prevalenza dell'abete è forse spiegabile con la seguente successione di eventi di origine antropica: 1° fase: la faggeta, con abete subordinato, viene trasformata in bosco ceduo. L'abete rimane allo stato isolato con poco larice. 2° fase: giovani piantine di abete e larice si insediano gradualmente nel ceduo di faggio; le ceduazioni limitano il potere di concorrenza delle latifoglie. 3° fase: l'abete prende gradualmente il sopravvento e forma boschi per lo più puri. Le ceppaie di faggio in gran parte periscono per aduggiamento.

La fustaia di abete denota una struttura relativamente disetaneiforme, ma coetaneiforme per gruppi, con presenza di sparsi (si veda la Figura 36) nuclei in fase di perticaia più o meno densi. Il larice quando è misto alla Abete svetta su di esso formando dei gruppi biplani. La rinnovazione in questi soprassuoli oltre il 90% presenta al suo interno un numero di 200 piante di avvenire per ettaro.

86 Figura 36: Frequenze diametriche nei popolamenti di AB divisi per classe di sviluppo

80 giovani 70

60

50 maturi 40 adulti

frequenze 30

20

10 stramaturi 0 10 20 30 50 70 80 classi DBH

Tabella 51: Ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti AB

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % AB AB10X Abetina eutrofica 121,21 18% AB20A Abetina mesotrofica – Var. con larice 296,89 44% AB20B Abetina mesotrofica - Var. con faggio 10,95 2% AB20X Abetina mesotrofica 81,27 12% AB30A Abetina oligotrofica - Var. con larice 135,53 20% AB30X Abetina oligotrofica 34,55 5% Totale AB 680,4

Nella Tabella 51 sono riportate le tre tipologie e le quattro varianti incontrate nei rilievi della cartografia dei tipi forestali. Si sottolinea la presenza di abetina eutrofica (nel versante inverso basso di Salza) con presenza di faggio, la predominanza di abetine mesotrofiche.

Riportiamo alcune note sul trattamento definito per le abetine di Salza di Pinerolo: (…) Modesta e localizzata è la rinnovazione dell'abete bianco, assente è quella del larice, sporadica ma con tendenza ad insediarsi è quella del faggio. Tagliate anche energiche effettuate nel passato non hanno favorito l'insediamento dell'abete bianco trovando forte concorrenza nelle erbe nitrofile (lampone, senecio,...) che risultano invadenti non appena il terreno viene scoperto. L'abete riesce a rinnovarsi solo quando questa esplosione di alta vegetazione erbacea viene limitata o da altre conifere (abete rosso) che producono humus meno ricco o da latifoglie che con il loro ombreggiamento possono abbattere il vigore delle alte erbe. Il problema si aggrava quando si abbia anche densa invasione di maggiociondolo o

87 di ontano verde come qui avviene a tratti. Per favorire la rinnovazione dell'abete bisognerebbe introdurre altre latifoglie (faggio, acero, sorbo); tutte specie presenti ma che per ora non sono in condizioni di invadere rapidamente. (…)l'abete si rinnova nelle stazioni più scadenti, infatti qui i semenzali si insediano grazie alla mancanza di concorrenza della vegetazione erbacea, però (…) si sviluppano in modo molto stentato. (…)si ritiene non opportuno ridurre eccessivamente per lunghi periodi i tagli su estese superfici, che in definitiva sono anche quelle più produttive. A tal fine si è prevista l'apertura di un certo numero di buche con tagliate a raso e procedere all'impianto artificiale posticipato. L'abetina in questione è iscritta nel "libro dei boschi da seme", pertanto nel corso delle prime utilizzazioni bisognerà procedere alla raccolta del seme per eseguire poi la successiva rinnovazione artificiale con provenienza locale. Per le piantagioni andranno usate oltre all'abete bianco anche altre specie come faggio, acero, abete rosso, che serviranno a costituire soprassuoli misti capaci di formare terreni più idonei all'insediamento naturale dell'abete bianco. Le tagliate a buche saranno da concentrare con priorità nelle aree soggette, anche di recente, ad intense tagliate a seguito dei gravi danni verificatisi in seguito ad avversità meteoriche. (…)Più in generale gli interventi previsti per il prossimo decennio possono essere riuniti sotto un'unica dizione: "taglio di curazione".

Quest’ultima definizione è stata seguita anche con il presente P.F.T. indicando per la maggior parte delle abetine il taglio a scelta colturale. Tale taglio assume il carattere di taglio secondario a favore della rinnovazione di abete bianco e faggio dove questa esiste, di un diradamento dal basso piuttosto energico nei tratti di perticaia densa, di un taglio di sementazione relativamente prudenziale nei tratti di abetina densa e di un taglio a raso per buche nelle aree a densità molto rada e prive di sufficiente e promettente rinnovazione naturale.

88 2.1.1.7. QV Querceti di rovere Figura 37: Distribuzione popolamento QV – Querceti di rovere

I querceti a rovere dell’AF 26 sono localizzati nella parte media del bacino della Val Chisone e Germanasca sui versanti bassi a contatto e frammisti con i castagneti. Sono popolamenti piuttosto circoscritti all’interno dei territori comunali di Roreto Chisone (versante indritto), Pomaretto, Perrero e Pramollo.

Si tratta di formazioni governate a ceduo con rovere mista principalmente a castagno: la presenza della rovere è limitata al versante sinistro, a partire dal fondovalle fino ad una quota di circa 1.200 metri, formando popolamenti quasi in purezza che si alternano a zone di mescolanza con il castagno, con predominanza ora dell'una ora dell'altra specie. Le altre latifoglie hanno in queste zone importanza marginale, con predominanza di ciliegio e pioppo tremolo, mentre può assumere una certa importanza la presenza di pino silvestre. La rovere caratterizza boschi che si situano nella fascia dove maggiore è stata la pressione antropica,

89 data la quota e l'esposizione a sud, e quindi interessa aree marginali tralasciate dalla coltivazione per scarsa fertilità ed elevata pendenza. L'ambiente tendenzialmente xeromorfo ha limitato anche lo sviluppo e l'introduzione del castagno, che non trova favorevoli condizioni stazionali. Spesso tra questi boschi sono inclusi appezzamenti un tempo coltivati o pascolati ed ora in via di colonizzazione da parte di specie arboree di invasione, in competizione con la vegetazione arbustiva. È diffusa la sistemazione con terrazzamenti in muratura a secco, soprattutto in relazione ad un più intenso sfruttamento passato. La rovere è generalmente in condizioni vegetative buone; il castagno ha spesso cattivo portamento e i polloni mostrano un rapido invecchiamento, senza raggiungere le altezze caratteristiche del ceduo in purezza. L'utilizzazione di questi soprassuoli è attualmente piuttosto scarsa, legata alla produzione di legna da ardere per uso locale, e può richiedere esboschi laboriosi, in relazione alla infinità di localizzazioni e alla presenza di salti di roccia; anche la provvigione è piuttosto variabile, e nel complesso non arriva ai 1.000 q/ha a causa della densità generalmente scarsa. La matricinatura non è mai abbondante, in prevalenza di rovere, insufficiente soprattutto per favorire una equilibrata diffusione del bosco sui terreni abbandonati dalla coltivazione. La rinnovazione di rovere che si incontra è spesso di buona qualità ma in quantità non soddisfacente, mentre localmente abbondanti e di buon vigore sono le specie di invasione (ciliegio, frassino, pioppo tremolo). Questi popolamenti vegetano a quote oscillanti tra i 650 e i 1.200 m s.l.m. con un asse altimetrico di vegetazione di 850 m s.l.m..

Nel prospetto della Tabella 52 sono riassunte le superfici dei due tipi e delle quattro varianti incontrate nei QV.

Tabella 52: Ripartizione in tipi e varianti nei popolamenti QV

POP. TIPO DESCRIZIONE SUP. (ha) % QV QV10A Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con faggio 73,99 11% QV10B Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con pino silvestre (Pra Martino) 9,11 1% QV10C Querceto di rovere a Teucrium scorodonia - Var. con castagno 270,31 41% QV10X Querceto di rovere a Teucrium scorodonia 213,28 33% QV20A Querco-tiglieto - Var. con castagno 87,27 13% Totale QV 653,96

90 Predomina il querceto di rovere a Teucrium scorodonia di cui si distinguono varianti per specie di accompagnamento.

Nei soprassuoli di QV sono state realizzate complessivamente 12 aree di saggio inventariali per una densità di rilievo pari ad una densità di un’area di saggio ogni 54 ettari. Il numero di piante medio ad ettaro è risultato di 1.236 individui per un’area basimetrica di 24,4 m2 e un volume medio di 132,02 m3 per ettaro. Questi dati ci indicano soprassuoli con un’alta frazione di piante di piccole dimensioni e con una produttività che per i cedui colloca la provvigione media sui 1.000 qli per ettaro.

Tabella 53: Ripartizione per classe diametrica del numero delle piante per specie nei popolamenti di QV

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 228.363 35.747 39.334 1.525 0 10.840 0 315.809 63% 20-25 132.834 5.727 5.273 0 0 13.601 0 157.435 32% 30-35 13.313 0 1.525 0 0 1.563 0 16.401 3% >35 6.103 0 816 0 0 1.563 0 8.482 2% >=20 152.251 5.727 7.616 0 0 16.727 0 182.321 37% Totali 380.613 41.474 46.948 1.525 0 27.567 0 498.127 100% % 76% 8% 9% 0% 0% 6% 0% 100% tot./ha 947 93 113 3 0 78 2 Abas/ha 19,1 1,29 1,82 0,03 0 2,11 0,04

Tabella 54: Ripartizione per classe diametrica del volume (m3) delle piante per specie nei popolamenti di QV

Classi DBH altre latif. Latif. Mesof. Castagno Faggio Conif. Varie Pino silvestre Larice Totali % <=10 6.449 860 1.757 57 0 528 0 9.651 16% 20-25 25.859 1.428 1.444 0 0 3.048 0 31.779 52% 30-35 6.684 0 838 0 0 1.054 0 8.576 14% >35 6.957 0 1.664 0 0 2.109 0 10.730 18% >=20 39.501 1.428 3.947 0 0 6.213 0 51.089 84% Totali 45.949 2.288 5.703 57 0 6.739 0 60.736 100% % 76% 4% 9% 0% 0% 11% 0% 100%

Le indicazioni di trattamento emerse nel presente P.F.T. sono le seguenti: − mantenimento del governo a ceduo per la parte dei soprassuoli più regolari e regolarmente utilizzati; − evoluzione colturale per i soprassuoli che vegetano su stazioni difficili (aree rocciose, o fortemente pendenti);

91 − diradamenti e conversioni per i soprassuoli invecchiati che non possono ragionevolmente essere mantenuti a ceduo.

2.2. Individuazione e descrizione delle Unità di Terre

Per l’individuazione e la classificazione dei dissesti in atto e delle porzioni di territorio vulnerabili, oltre alla valutazione del grado di stabilità dei versanti e dell’assetto delle basse sponde, è stato utilizzato, come previsto nel P.F.T., il sistema di suddivisione del territorio in unità cartografiche omogenee per morfologia, litologia e uso del suolo, denominate “Unità di Terre”. Di seguito sono riportati, oltre al materiale cartografico utilizzato, la metodologia di identificazione delle U.d.T., il sistema di classificazione e la loro descrizione.

2.2.1. Raccolta e preparazione del materiale di base Per determinare la forma e la distribuzione delle Unità di Terre sul territorio oggetto del presente lavoro, si è operato sul seguente materiale cartografico: • Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000, che è stata utilizzata come unica base litologica; • Carte delle pendenze e delle esposizioni, fornite dall’ufficio pianificazione sotto forma di plottaggi in scala 1:25.000, con la delimitazione della CTR che consente la sovrapposizione del fondo topografico; • Carta dei Bacini Idrografici (Regione Piemonte – Servizio Geologico); • Carta forestale e dell’uso del suolo.

Inoltre, sono stati utilizzati una serie di documenti che si sono rivelati necessari ad ottenere un prodotto finale il più possibile omogeneo: • Legenda dell’uso del suolo; • Legenda litologica semplificata, nella quale sono stati realizzati accorpamenti delle varie formazioni geologiche. • Legenda morfologica relativa alle principali forme riconoscibili sul territorio piemontese.

92 2.2.2. Metodologia di identificazione delle Unità di Terre Il lavoro d’interpretazione delle forme del paesaggio e dei rapporti esistenti fra queste e la loro posizione all’interno dei bacini idrografici già individuati, l’uso del suolo e la litologia, è stato eseguito su fondo cartografico in scala 1:25.000, che è la stessa utilizzata per la presentazione del Piano. Le U.d.T. sono state individuate essenzialmente sulla base delle seguenti caratteristiche del territorio: • Forma del rilievo (secondo i criteri classificativi della legenda morfologica fornita); • Natura del substrato roccioso (tipo litologico prevalente); • Collocazione della forma del rilievo all’interno del paesaggio (aree di fondovalle, di versante collinare o montano, di crinale, conoidi e morene); • Idrografia di superficie; • Pendenza ed esposizione dei versanti; • Uso del suolo.

L’osservazione delle U.d.T. così delimitate ha permesso di constatare una loro buona omogeneità interna in relazione alle caratteristiche prevalentemente geomorfologiche. Nella tabella 2 è stato riportato un calcolo per indici di variabilità ottenuti come somma delle deviazioni standard di quota, esposizione e pendenza all’interno di ciascuna Unità di Terra. Per tale calcolo si è fatto uso del G.I.S. una volta realizzato il Modello Digitale del Terreno.

Tabella 55: Distribuzione per indici di variabilità delle U.d.T.

Classi di variabilità Classe A Classe B Classe C Totale 29 177 108 314

Come si può notare dalla tabella oltre la metà delle U.d.T. si colloca entro le prime due classi con valori di deviazione standard in genere (almeno di un fattore) inferiore a 50.

D’altra parte, l’alta variabilità geologica del territorio ha portato ad una prevedibile difformità litologica all’interno di ogni Unità; l’utilizzo della legenda litologica semplificata si è rivelato essenziale per la realizzazione di accorpamenti delle rocce e dei sedimenti in relazione alle loro caratteristiche litotecniche (dissestabilità potenziale) e pedogenetiche

93 (capacità di dare luogo alla formazione di suoli simili): basandosi su tali accorpamenti, le U.d.T. risultano sufficientemente omogenee anche in relazione alle caratteristiche sopra citate.

Il successivo lavoro di rilevamento a terra per l’identificazione dei fenomeni di dissesto, ha permesso il controllo dei limiti provvisori delle Unità, tracciati durante la fase di interpretazione cartografica in studio; sono state infine individuate n. 314 unità elementari. La fase successiva ha visto l’operazione di riaggregazione delle unità elementari in Unità di Terra basandosi su indici di somiglianza secondo il seguente ordine gerarchico: morfologia → litologia → pendenza → esposizione → uso del suolo. Sulla base di questa scala gerarchica sono state individuate somiglianze prima per la morfologia poi, all’interno di unità morfologicamente uguali, per litologia e così via per gli altri fattori. Evidentemente per i primi fattori si è cercato di mantenere un criterio rigoroso, mentre via via che si è scesi nella scala gerarchica sono state fatte delle valutazioni complessive sulla effettiva necessità di considerazione del parametro per la determinazione di una U.d.T..

2.2.3. Classificazione e descrizione delle U.d.T. Le U.d.T. individuate sono contrassegnate da una sigla alfanumerica composta dalla lettera T seguita da un numerazione progressiva; ogni U.d.T. è stata descritta nella tabella seguente secondo le principali caratteristiche di morfologia, litologia e uso del suolo prevalenti: più Unità con la stessa codifica sono caratterizzate dallo stesso modello di morfologia, litologia e uso del suolo.

Classi di pendenza bassa 0-10% media 10-35% medio-alta 35-50% alta 50-80% molto alta >80%

94 Tabella 56: Descrizione delle Unità delle Terre

Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T1 Circo glaciale, a pendenza media. Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. grossolani. T10 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza bassa ed esposizione verso S-O. grossolani. T100 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole. pendenza media ed esposizione verso S-O. grossolani. T101 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. grossolani. T102 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. pendenza media ed esposizione verso S-O. massiccia. T103 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli pendenza media ed esposizione verso S-O. massiccia. T104 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. pendenza media ed esposizione verso S-O. scistosa. T105 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T106 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T107 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T108 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T109 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza media ed esposizione verso S-O. massiccia. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T11 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. T110 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza media ed esposizione verso S-O. scistosa. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T111 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. scistosa. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T112 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T113 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. grossolani. T114 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. grossolani.

95 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T115 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide. Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. T116 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. massiccia. T117 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. scistosa. T118 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T119 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T12 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. grossolani. T120 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. grossolani. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T121 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso N-E. scistosa. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T122 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Conglomerati molto cementati. Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. T123 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. T124 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. T125 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. grossolani. T126 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. grossolani. T127 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide. Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. T128 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. scistosa. T129 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T13 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. medio-fini. T130 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T131 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T132 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. metamorfici. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T133 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. scistosa. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.

96 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T134 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza medio-alta ed esposizione verso S-O. scistosa. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T135 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto grossolani. alta ed esposizione verso N-E. T136 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa. alta ed esposizione verso N-E. T137 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa. alta ed esposizione verso N-E. T138 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa. alta ed esposizione verso N-E. T139 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa. alta ed esposizione verso N-E. T14 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. T140 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa. alta ed esposizione verso S-O. T141 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa. alta ed esposizione verso S-O. T142 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa. alta ed esposizione verso S-O. T143 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto scistosa. alta ed esposizione verso S-O. T144 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa. alta ed esposizione verso S-O. T145 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. affioramenti rocciosi, a pendenza da alta a molto tessitura scistosa. alta ed esposizione verso S-O. T146 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. affioramenti rocciosi, a pendenza media ed grossolani. esposizione verso N-E. T147 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed scistosa. esposizione verso N-E. T148 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie. affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed scistosa. esposizione verso N-E. T149 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed tessitura scistosa. esposizione verso N-E.

97 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T15 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. grossolani. T150 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed grossolani. esposizione verso S-O. T151 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed scistosa. esposizione verso S-O. T152 Versanti complessi con salti di roccia, scarpate ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. affioramenti rocciosi, a pendenza medio-alta ed tessitura scistosa. esposizione verso S-O. T153 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Depositi morenici. Prati/pascoli. alta ed esposizione verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T154 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce ignee acide. Bosco. alta ed esposizione verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T155 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. alta ed esposizione verso N-E. Presenza di scistosa. affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T156 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. alta ed esposizione verso N-E. Presenza di tessitura scistosa. affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T157 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. alta ed esposizione verso N-E. Presenza di massiccia. scariche detritiche in alcune situazioni. T158 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. alta ed esposizione verso N-E. Presenza di scistosa. scariche detritiche in alcune situazioni. T159 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. alta ed esposizione verso S-O. Presenza di massiccia. affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T16 Cresta con numerosi affioramenti rocciosi, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. pendenza molto alta. scistosa. T160 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. alta ed esposizione verso S-O. Presenza di massiccia. affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T161 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. alta ed esposizione verso S-O. Presenza di scistosa. affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T162 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole. alta ed esposizione verso S-O. Presenza di metamorfici. scariche detritiche in alcune situazioni. T163 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. alta ed esposizione verso S-O. Presenza di tessitura scistosa. scariche detritiche in alcune situazioni. T164 Versanti complessi, a pendenza da alta a molto Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. alta ed esposizione verso S-O. Presenza di tessitura scistosa. scariche detritiche in alcune situazioni.

98 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T165 Versanti complessi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. esposizione verso S-O. Presenza di affioramenti scistosa. rocciosi e/o scariche detritiche. T167 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T168 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi morenici. Prati/pascoli. esposizione verso S-O. T169 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. esposizione verso S-O. grossolani. T17 Cresta con numerosi affioramenti rocciosi, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. pendenza molto alta. tessitura scistosa. T170 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T171 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. esposizione verso S-O. grossolani. T172 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. esposizione verso S-O. scistosa. T173 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Conglomerati molto cementati. Bosco. ed esposizione verso N-E. T174 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Depositi morenici. Bosco. ed esposizione verso N-E. T175 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Depositi superficiali incoerenti Bosco. ed esposizione verso N-E. grossolani. T176 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce ignee acide. Bosco. ed esposizione verso N-E. T177 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. ed esposizione verso N-E. massiccia. T178 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. ed esposizione verso N-E. scistosa. T179 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. ed esposizione verso N-E. scistosa. T18 Cresta rocciosa, a pendenza molto alta. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie. tessitura scistosa. T180 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T181 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T182 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. ed esposizione verso N-E. Presenza di scariche scistosa. detritiche in alcune situazioni. T183 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Depositi morenici. Bosco. ed esposizione verso S-O. T184 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce ignee acide. Bosco ed esposizione verso S-O. T185 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole. ed esposizione verso S-O. metamorfici. T186 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. ed esposizione verso S-O. scistosa. T187 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. ed esposizione verso S-O. scistosa.

99 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T188 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T189 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. ed esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T19 Fondovalle alluvionali intravallivi, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Bosco. bassa. grossolani. T190 Versanti uniformi, a pendenza da alta a molto alta Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. ed esposizione verso S-O. Presenza di scariche massiccia. detritiche in alcune situazioni. T191 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Bosco. esposizione verso N-E. T192 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. esposizione verso N-E. grossolani. T193 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole. esposizione verso N-E. grossolani. T194 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole. esposizione verso N-E. metamorfici. T195 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. esposizione verso N-E. scistosa. T196 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T197 Versanti uniformi, a pendenza media ed Conglomerati molto cementati. Prati/pascoli. esposizione verso N-E. T198 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Prati/pascoli. esposizione verso N-E. T199 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. esposizione verso N-E. grossolani. T2 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole. metamorfici. T20 Fondovalle alluvionali intravallivi, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. bassa. grossolani. T200 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce ignee acide. Prati/pascoli. esposizione verso N-E. T201 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli. esposizione verso N-E. metamorfici. T202 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. esposizione verso N-E. massiccia. T203 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. esposizione verso N-E. scistosa. T204 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. esposizione verso N-E. Presenza di scariche tessitura scistosa. detritiche in alcune situazioni. T205 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. esposizione verso N-E. Presenza di scariche tessitura scistosa. detritiche in alcune situazioni. T206 Versanti uniformi, a pendenza media ed Conglomerati molto cementati. Prati/pascoli. esposizione verso S-O. T207 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Bosco. esposizione verso S-O.

100 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T208 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi morenici. Prati/pascoli. esposizione verso S-O. T209 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. esposizione verso S-O. grossolani. T21 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza media. T210 Versanti uniformi, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. esposizione verso S-O. grossolani. T211 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. esposizione verso S-O. massiccia. T212 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. esposizione verso S-O. massiccia. T213 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. esposizione verso S-O. scistosa. T214 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. esposizione verso S-O. scistosa. T215 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T216 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T217 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. esposizione verso S-O. Presenza di scariche scistosa. detritiche in alcune situazioni. T218 Versanti uniformi, a pendenza media ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. esposizione verso S-O. Presenza di scariche tessitura scistosa. detritiche in alcune situazioni. T219 Versanti uniformi, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. scistosa. T22 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza media. grossolani. T220 Versanti uniformi, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. scistosa. T221 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Conglomerati molto cementati. Bosco. esposizione verso N-E. T222 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi morenici. Bosco. esposizione verso N-E. T223 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. esposizione verso N-E. grossolani. T224 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi superficiali incoerenti Praterie rupicole. esposizione verso N-E. grossolani. T225 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee acide. Bosco. esposizione verso N-E. T226 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. esposizione verso N-E. scistosa. T227 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. esposizione verso N-E. scistosa T228 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T229 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. esposizione verso N-E. tessitura scistosa.

101 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T23 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza media. scistosa. T230 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T231 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. esposizione verso N-E. Presenza di affioramenti tessitura scistosa. rocciosi. T232 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi morenici. Bosco. esposizione verso S-O. T233 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. esposizione verso S-O. grossolani. T234 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e loro derivati Bosco. esposizione verso S-O. metamorfici. T235 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole. esposizione verso S-O. metamorfici. T236 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli. esposizione verso S-O. metamorfici. T237 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. esposizione verso S-O. massiccia. T238 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. esposizione verso S-O. massiccia. T239 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. esposizione verso S-O. scistosa. T24 Incisioni dovute ad erosione fluvio-torrentizia, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza media. tessitura scistosa. T240 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. esposizione verso S-O. scistosa. T241 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T242 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. esposizione verso S-O. tessitura scistosa. T25 Pianoro su versante, a pendenza bassa. Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. grossolani. T26 Pianoro su versante, a pendenza bassa. Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. massiccia. T27 Pianoro su versante, a pendenza bassa. Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. scistosa. T28 Pietraie e macereti, a pendenza alta. Depositi superficiali incoerenti Rocce e pietraie. grossolani. T29 Pietraie e macereti, a pendenza bassa.. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie. scistosa. T3 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce ignee basiche e loro derivati Prati/pascoli. metamorfici. T30 Pietraie e macereti, a pendenza media. Depositi superficiali incoerenti Rocce e pietraie. grossolani. T31 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce ignee acide. Rocce e pietraie. T32 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce ignee basiche e loro derivati Rocce e pietraie. metamorfici. T33 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie. massiccia.

102 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T34 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie. scistosa. T35 Roccia affiorante, a pendenza da alta a molto alta. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie. tessitura scistosa. T36 Roccia affiorante, a pendenza media. Depositi morenici. Rocce e pietraie. T37 Roccia affiorante, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie. massiccia. T38 Roccia affiorante, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie. scistosa. T39 Roccia affiorante, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie. tessitura scistosa. T4 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. scistosa. T40 Roccia affiorante, a pendenza medio-alta. Rocce ignee basiche e loro derivati Rocce e pietraie. metamorfici. T41 Roccia affiorante, a pendenza medio-alta. Rocce metamorfiche acide a tessitura Rocce e pietraie. scistosa. T42 Roccia affiorante, a pendenza medio-alta. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie. tessitura scistosa. T43 Terrazzo alluvionale, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. esposizione verso S-O. grossolani. T44 Terrazzo alluvionale, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Bosco. esposizione verso S-O. grossolani. T45 Terrazzo alluvionale, a pendenza media ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. esposizione verso S-O. grossolani. T46 Terrazzo antico a superficie uniforme, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. bassa ed esposizione verso S-O. medio-fini. T47 Terrazzo antico a superficie uniforme, a pendenza Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. media ed esposizione verso S-O. medio-fini. T48 Terrazzo antico con incisioni, a pendenza media Depositi superficiali incoerenti Bosco. ed esposizione verso S-O. medio-fini. T49 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza bassa ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T5 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. scistosa. T50 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza bassa ed esposizione verso S-O. grossolani. T51 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Conglomerati molto cementati. Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione verso N-E. T52 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione verso N-E. T53 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione grossolani. verso N-E. T54 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione grossolani. verso N-E.

103 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T55 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Depositi morenici. Prati/pascoli. esposizione verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T56 Versanti uniformi, a pendenza medio-alta ed Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. esposizione verso S-O. Presenza di scariche tessitura scistosa. detritiche in alcune situazioni. T57 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide. Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione verso N-E. T58 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa. verso N-E. T59 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso N-E. T6 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. tessitura scistosa. T60 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso N-E. T61 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso N-E. T62 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T63 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T64 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T65 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia. verso N-E. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T66 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia. verso N-E. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T67 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa. verso N-E. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T68 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa. verso N-E. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni.

104 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T69 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso N-E. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T7 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. tessitura scistosa. T70 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione verso S-O. T71 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione verso S-O. T72 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione grossolani. verso S-O. T73 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee basiche e loro derivati Praterie rupicole. pendenza da alta a molto alta ed esposizione metamorfici. verso S-O. T74 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Praterie rupicole. pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia. verso S-O. T75 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa. verso S-O. T76 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa. verso S-O. T77 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso S-O. T78 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso S-O. T79 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso S-O. T8 Circo glaciale, a pendenza media. Rocce metamorfiche carbonatiche a Rocce e pietraie. tessitura scistosa. T80 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia. verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T81 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia. verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T82 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione scistosa. verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche.

105 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T83 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T84 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione tessitura scistosa. verso S-O. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T85 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee acide. Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione verso S-O. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T86 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce ignee basiche e loro derivati Bosco. pendenza da alta a molto alta ed esposizione metamorfici. verso S-O. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T87 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza da alta a molto alta ed esposizione massiccia. verso S-O. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T88 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Bosco. pendenza media ed esposizione verso N-E. grossolani. T89 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Bosco. pendenza media ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T9 Conoide formato da corso d'acqua laterale, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza bassa ed esposizione verso N-E. medio-fini. T90 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Praterie rupicole. pendenza media ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T91 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. T92 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. grossolani. T93 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche acide a tessitura Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. scistosa. T94 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Rocce metamorfiche carbonatiche a Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. tessitura scistosa. T95 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T96 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Bosco. pendenza media ed esposizione verso N-E. Presenza di affioramenti rocciosi e/o scariche detritiche. T97 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Bosco. pendenza media ed esposizione verso N-E. Presenza di scariche detritiche in alcune situazioni. T98 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Bosco. pendenza media ed esposizione verso S-O.

106 Unità Morfologia Litologia Uso del suolo effettive T99 Versanti complessi con impluvi ed incisioni, a Depositi morenici. Prati/pascoli. pendenza media ed esposizione verso S-O. T166 Versanti uniformi, a pendenza bassa ed Depositi superficiali incoerenti Prati/pascoli. esposizione verso N-E. grossolani.

Nelle pagine seguenti sono riportate le figure inerenti la sovrapposizione tra U.d.T. e le varie fonti cartografiche servite per la loro definizione.

107 Figura 38: Carta delle Unità delle Terre

108 Figura 39: Unità delle Terre su carta delle esposizioni

109 Figura 40: Unità delle Terre su modello digitale del terreno (azzurri quote basse, rosse alte)

110 Figura 41: Unità delle Terre su carta delle pendenze (rossi pendenza alta, azzurri pendenza bassa)

111 3. PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E ASPETTI SOCIO-ECONOMICI

3.0. Strumenti di Pianificazione territoriale esistenti (urbanistici comunali o sovracomunali, piani di sviluppo di Comunità Montana, piani paesistici, di aree protette, piani zonali di sviluppo agricolo ecc.)

3.0.1. Parchi naturali All’interno dei confini dell’Area Forestale n. 26 ricadono interamente o per parte della loro superficie tre Parchi naturali. Nel primo caso si tratta del Parco naturale Val Troncea, mentre nel secondo del Parco naturale Orsiera-Rocciavrè e del Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand. L’istituzione dei tre Parchi è antecedente l’approvazione della L.R. 22 marzo 1990, n. 12 «Nuove norme in materia di aree protette (Parchi naturali, Riserve naturali, Aree attrezzate, Zone di preparco, Zone di salvaguardia)», che riordina il sistema delle aree protette già esistenti e detta le regole per l’istituzione di nuove. Secondo la legge regionale suddetta ciascuna area istituita a Parco naturale ha l’obbligo di dotarsi di un Piano naturalistico, ovvero di uno «strumento di previsione, guida ed indirizzo per la gestione delle aree oggetto di pianificazione […]» (Art. 25 comma 5 della L.R. 12/90). Inoltre, dove previsto dallo specifico provvedimento istitutivo, debbono essere redatti i Piani d’area e i Piani di assestamento forestale.

Parco naturale Val Troncea Il Parco naturale Val Troncea, posto in Comune di Pragelato, si estende su una superficie di 3.280 ha. Occupa buona parte del solco della Val Troncea che costituisce la porzione terminale della Val Chisone, dove l’omonimo torrente ha le sue sorgenti. Il Parco, i cui limiti seguono quelli del bacino idrografico del torrente, confina a Ovest con il bacino della Dora Riparia (Valle Argentera) e, in parte, con il bacino dell’ultimo affluente di sinistra del Chisone, il torrente Chisonetto, dov’è situato il centro di ; ad Est il Parco confina con il bacino del Torrente Germanasca che confluisce, molto più a valle, nello stesso Chisone. I confini verso l’imboccatura della Valle Troncea seguono linee meno naturali che vanno dalle pendici del Monte Banchetta al Monte Morefreddo, lasciando appena fuori l’alpeggio di Seytes (I.P.L.A., 1982). Quest’area protetta è stata istituita con L.R. 16 maggio 1980, n. 45. Del 1982 è il Piano naturalistico (I.P.L.A.) e del 1994 il Piano d’area (Regione Piemonte), mentre da un punto di

112 vista forestale è presente soltanto il vecchio Piano d’assestamento forestale redatto nel 1983 e da tempo scaduto.

Parco naturale Orsiera-Rocciavrè Il Parco naturale Orsiera-Rocciavrè è stato istituito con L.R. 30 maggio 1980, n. 66. A seguito di numerose richieste, soprattutto provenienti dall’ambiente scientifico, con L.R. 20 febbraio 1985, n. 13, i confini del Parco sono stati modificati e la superficie protetta è aumentata. Con l’attuale perimetrazione quest’area protetta si estende per una superficie di 10.928 ha a cavallo delle Valli Susa, e Chisone. Nel versante della Val Chisone occupa parte dei territori comunali di Roure, Fenestrelle e Usseaux. Cuore del Parco è un importante nodo orografico che prende il nome dalle due cime più importanti, il Monte Orsiera e il Monte Rocciavrè, poste sulla linea spartiacque che separa la Valle Susa dalla Val Chisone. Il confine inferiore sul lato della Val Chisone include, anche se limitatamente, gli orizzonti boschivi e dei prati montani, fino a spingersi sul fondovalle nei pressi di Fenestrelle, includendo il complesso architettonico militare dei Forti di Fenestrelle (I.P.L.A., 1992). Questo Parco si è dotato di un Piano d’area nel 1990 (Regione Piemonte) e di un Piano naturalistico nel 1992 (I.P.L.A.). Per quanto attiene al presente P.F.T. va ricordata unicamente l’indicazione, scaturita dall’indagine ornitologica, di tutelare le formazioni di larice e quelle miste ad abete-larice-faggio, quali habitat con ricche e diversificate ornitocenosi. In particolare vengono segnalate l’abetina alle pendici del Monte Cormetto (località Sapei), classificata nel Piano stesso come Riserva naturale speciale, e, al di fuori dei confini del Parco, l’area compresa tra Balboutet-Usseaux e Pian dell’Alpe-Prà Catinat che possiede un grande interesse ornitologico a livello ecologico-biogeografico e di cui si propone l’inserimento in una zona di salvaguardia da destinare a funzione naturalistica.

3.0.1.1. Biotopi Sette sono le aree proposte quali “Siti di Interesse Comunitario” (S.I.C.) ai sensi della Direttiva 92/43/UE “Habitat” che ricadono all’interno dei confini dell’Area Forestale oggetto di questa indagine. Recentemente la Regione ha proposto, con deliberazione n. 37 – 28804 del 29/11/99, i territori del Parco Orsiera-Rocciavré e della Val Troncea quali “Zone di protezione speciale” ai sensi della Direttiva 79/409/UE “Uccelli” al Ministero dell’Ambiente. Tali aree dovrebbero anche essere recepite quali biotopi ai sensi della L.R. 3/4/95 n. 47. Per

113 maggior chiarezza e facilità di lettura sono state raccolte nella Tabella le principali caratteristiche e gli eventuali indirizzi gestionali di ciascun biotopo.

Tabella 57: Denominazione e principali caratteristiche dei biotopi ricadenti all’interno dell’Area Forestale n. 26 Valli Chisone e Germanasca (da: Piano regionale delle aree protette, Elenco dei biotopi)

Rischi per la Nome Sup (ha) Interesse specifico Indirizzi gestionali conservazione

Stazione di muschi 8 Rara stazione di muschi - - calcarizzanti della Val calcarizzanti. Troncea Monte Albergian 1306 Comprende una delle due Presenza del muflone. Limitazione dei danni popolazioni note di Carabus da ungulati alloctoni. cychroides e di Carabus cenisium fenestrellanus. Vallone di Massello 1490 Colonia di stambecco Costruzione di strade Limitazione dei danni (Capra ibex ibex). Presenti ad uso silvo-pastorale. da ungulati alloctoni. Carabus cychroides e Salamandra lanzai. Area boscata del 3510 Popolazione di gallo forcello Ampliamento degli - versante orografico (Tetrao tetrix) in costante impianti di risalita e destro tra loc. Pourrieres riduzione numerica. Boschi apertura di piste ad uso e Laval da seme di Larix decidua e silvo-pastorale notevoli esemplari di Pinus cembra. Limitato bosco di Pinus uncinata su pietre verdi Sorgenti e primo tratto 490 Presenza di sorgenti di Aumento di captazioni - del Torrente Chisone acque dure idriche per usi civili Ribba - 13 laghi 711 Comprende una delle - Limitazione dei danni principali popolazioni di da ungulati alloctoni salamandra di Lanza (Salamandra lanzai) Bosco di pino uncinato 85 Bosco da seme di pino Incendi. Danni da - di inverso Laval uncinato (Pinus uncinata) e, ungulati sulla nella parte alta, lariceti con rinnovazione di pino. pino cembro (Pinus Rotolamento di sassi. cembra). Presenza di specie acidofile e basifile in mescolanza con tipi xerofili alpini e specie rare o endemiche. Pineta di tipo pioniero. Al centro del sito: antichissima frana in lentissimo arretramento.

114 3.0.2. Piani di Assestamento Forestale I Piani di Assestamento Forestale citati spesso nella presente relazione, costituiscono uno dei rari esempi di pianificazione forestale nel Piemonte. Altri piani di assestamento forestale sono presenti nell’adiacente alta Val di Susa. I piani eseguiti separatamente per ciascun comune, interessano esclusivamente la proprietà comunale e sono costituiti da una parte descrittiva ambientale (clima, geologia, vegetazione), la statistica della foresta (aspetti dendroauxometrici), la definizione del bosco normale, la suddivisione economica della foresta, la definizione delle destinazioni, il piano delle utilizzazioni e degli interventi di miglioramento. Oltre alla compresa forestale ciascun piano tratta anche le linee di gestione e gli interventi necessari per il miglioramento degli alpeggi. Ciascun piano focalizza per ciascun comune la classe economica più estesa o più importante da un punto di vista produttivo. Questo tipo di pianificazione, ormai superata, prevedeva infatti la definizione del bosco normale ovvero l’assetto che il bosco ottimale dovrebbe avere in distribuzione di classi di età, in massa dendrometrica, ecc. Tutti gli interventi sono quindi orientati ad una regolarizzazione del bosco anche se talvolta gli interventi stessi non si renderebbero necessari; un esempio tipico è la previsione di un surplus di utilizzazioni nei complessi forestali eccedenti in soprassuoli, al fine di regolarizzare la distribuzione delle età e quindi degli sviluppi. Pur impostati con metodiche assestamentali classiche, i piani forestali della Val Chisone e Germanasca costituiscono un importantissimo documentazione conoscitiva poiché tutto il particellare che fu definito in quei piani fu descritto con minuziosi rilievi di campo tutt’ora utilissimi per la conoscenza dei soprassuoli.

3.0.3. Altre pianificazioni in essere − Piano di Bacino dei torrenti Chisone e Germanasca (in fase di istruttoria); − Piano di sviluppo socio economico redatto in data dicembre 1998 in fase di approvazione da parte dei comuni della Comunità Montana; − Piano Faunistico Provinciale relativo al Comparto Alpino CA TO 1; − Piani regolatori Urbanistici Intercomunali di 14 comuni con eccezione di Pragelato e Usseaux.

115 3.1. Vincoli territoriali esistenti, sviluppo urbanistico e tutela ambientale

I vincoli insistenti sull’AF 26 riguardano in primo luogo il vincolo idrogeologico ai sensi del R.D.L. 3267/23. L’area vincolata riguarda quasi per esteso tutta l’area forestale con l’eccezione dei fondovalle; nella Tabella 58 e nella Figura 42 sono riportati i dati inerenti questo vincolo.

Tabella 58: Ripartizione delle superfici secondo il vincolo idrogeologico per comune

Comune Non vincolato Vincolato Totale complessivo Fenestrelle 860 0 860 Inverso Pinasca 217 570 788 Massello 114 3.751 3.865 Perosa Argentina 518 2.106 2.624 Perrero 493 19.531 20.023 Pinasca 671 2.797 3.468 Pomaretto 247 604 851 Porte 28 327 355 Pragelato 1.299 7.654 8.953 Prali 239 239 Pramollo 261 261 Roreto Chisone 777 5.176 5.953 Salza di Pinerolo 52 1.543 1.595 San Germano Chisone 477 1.195 1.672 Usseaux 830 3.021 3.851 Villar Perosa 391 0 391 Totale complessivo 7.473 48.275 55.747

116 Figura 42: Carta del vincolo idrogeologico (in verde la zona vincolata, in rosso non vincolata)

Attualmente sono in corso i preparativi per le olimpiadi invernali del 2006 per i quali il Comune di Pragelato sta definendo gli interventi necessari. Un aspetto molto importante riguarderà l'allargamento delle attuali piste da sci con la realizzazione di nuovi impianti. La zona attualmente occupata dagli impianti sciistici è stata debitamente rilevata in cartografia e i soprassuoli ricadenti in essa sono stati destinati a funzione turistico-ricreativa. Al fine di considerare eventuali zone di espansione degli impianti per le olimpiadi, si è definita un’area di pertinenza che parte dagli attuali impianti e si collega al confine dell’AF 26 nella direzione del Sestriere.

Per quanto attiene al vincolo paesistico “Legge Galasso” nella Figura 43 e nella Tabella 59 risultano oltre 32.000 ettari situati al di sopra dei 1.600 metri e ben 9.186 in pertinenze fluviali e lacustri.

117 Figura 43: Suddivisione del territorio secondo la quota dei 1600 m sl.m (sx), pertinenze fluviali e laghi (dx).

Tabella 59: Superficie ricadente al di sopra della quota 1.600 e in pertinenze fluviali e lacustri

Superf. Sopra 1.600 Comune Non compresa Compresa Pertinenze fluviali Fenestrelle 1.672,95 3.225,79 658,06 Inverso Pinasca 783,55 4,11 1.764,58 Massello 785,19 3.079,55 490,84 Perosa Argentina 2.101,90 518,40 347,72 Perrero 3.662,89 2.609,19 726,10 Pinasca 3.129,28 325,50 442,19 Pomaretto 0 13,14 0,01 Porte 439,24 0 53,58 Pragelato 469,86 8.457,55 995,95 Prali 780,88 6.420,58 1.036,28 Pramollo 1.934,54 290,39 262,22 Roreto Chisone 2,693.15 3.247,90 1.191,51 Salza di Pinerolo 572,84 1.022,06 201,39 San Germano Chisone 1.574,29 0 230,42 Usseaux 767,56 3.074,68 505,01 Villar Perosa 1.138,56 0 280,48 Totale complessivo 22.506,76 32.288,89 9.186,34

Per quanto attiene alle aree protette si rimanda a quanto già scritto nel capitolo 3.0.1.

118 3.2. Analisi demografica e principali attività socio-economiche – aziende di utilizzazione e trasformazione presenti – mercato dei prodotti.

I dati che sono stati rielaborati per lo sviluppo di questo paragrafo derivano dalle seguenti fonti: − 7° Censimento generale dell’industria e dei servizi (ISTAT, 1995)., organizzato in una base dati regionale a livello comunale georeferenziata. − Censimento generale dell’agricoltura (ISTAT 1992) organizzato in una base dati regionale a livello comunale georeferenziata. − Censimento generale della popolazione (ISTAT 1991 e 1981) organizzato in una base dati regionale a livello comunale georeferenziata.

Il primo dato che rendiamo evidente è la popolazione residente di tutta l’AF 26 stato al censimento del 1991 e confronto con quello del 1981. Si osservano alcuni dati estremamente significativi: − diminuzione del 5% della popolazione negli ultimi 10 anni; − diminuzione molto elevata della popolazione operante in agricoltura.

119 Tabella 60: Dati inerenti la popolazione residente a confronto 1991 e 1981 per comune

1981 1991 Comune Comune Cod. ISTAT comune del Codice Maschi residenti residenti Femmine residenti Totale Agricoltura Maschi residenti residenti Femmine residenti Totale Agricoltura Delta residenti Delta Agricol. FENESTRELLE 1103 393 416 395 811 78 335 343 678 17 -133 -61 INVERSO PINASCA 1122 329 331 320 651 190 320 335 655 4 4 -186 MASSELLO 1145 59 56 57 113 14 45 43 88 4 -25 -10 PEROSA ARGENTINA 1184 2058 2266 2003 4269 1078 1848 2081 3929 26 -340 -1052 PERRERO 1186 542 516 527 1043 236 459 443 902 12 -141 -224 PINASCA 1190 1409 1452 1371 2823 740 1391 1445 2836 31 13 -709 POMARETTO 1198 589 654 628 1282 309 538 590 1128 10 -154 -299 PORTE 1200 464 492 459 951 246 444 492 936 6 -15 -240 PRAGELATO 1201 253 232 224 456 49 236 218 454 10 -2 -39 PRALI 1202 215 199 211 410 73 180 170 350 18 -60 -55 PRAMOLLO 1204 192 166 191 357 85 152 133 285 8 -72 -77 ROURE 1227 538 581 535 1116 256 496 523 1019 9 -97 -247 SALZA DI PINEROLO 1234 57 47 51 98 24 46 46 92 6 -6 -18 SAN GERMANO CHISONE 1242 880 916 864 1780 411 825 885 1710 40 -70 -371 USSEAUX 1281 139 116 126 242 25 122 109 231 17 -11 -8 VILLAR PEROSA 1307 2106 2131 2057 4188 1172 2125 2116 4241 19 53 -1153

Osservando i dati di Tabella 60 si nota che tale diminuzione è quasi totalmente a carico di sei comuni e cioè: Fenestrelle (19%), Massello (28%), Perrero (16%), Pomaretto (14%), Prali (17%) e Pramollo (25%). Per lo più si tratta di comuni di area montana; quattro su sei presentano un denominatore comune, appartengono cioè al territorio della Val Germanasca. Questo fatto sottolinea, come si può anche notare dalla Figura 44, come tutta la zona del T. Germanasca risulti piuttosto in fase di abbandono e di diminuzione delle attività economiche. Per quanto attiene agli aspetti economici sono stati presi in considerazione i dati inerenti le Unità Locali (centri di attività dell’impresa) censite sul territorio dei sedici comuni dell’AF 26. Complessivamente sono presenti 1.295 UL censite che si distribuiscono tra i comuni con una certa concentrazione in quelli di fondo valle rispetto a quelli ubicati sulla montagna.

120 Nella Figura 44 è evidenziata la distribuzione del totale delle UL. Con il perimetro rosso si sottolineano le due unità territoriali principali dell’AF 26 che sono appunto i bacini idrografici della Valle Chisone e della Valle Germanasca.

Figura 44: Distribuzione delle UL nei comuni dell’AF 26

In tutto sono presenti 1.295 imprese per un totale di addetti pari a 6.093. In particolare si posso notare i seguenti aspetti: 1. concentrazione delle imprese nei comuni di fondo valle; 2. benefica influenza sulle UL da parte dell’area turistica del comune di Pragelato che presenta il suo picco nel comune medesimo, ma fa risentire della sua azione su tutti i comuni della Valle Chisone; 3. scarsa presenza di UL nella Valle Germanasca.

Analizzando singolarmente questi aspetti si può senz’altro confermare che la prima emergenza è data dal fatto che la concentrazione delle principali attività industriali risiede nel fondovalle dell’AF 26 e che tale presenza attrae a sé gran parte degli occupati nel settore industriale e servizi. Nella Tabella 61 si evidenzia che la concentrazione delle UL del settore industriale e del relativo terziario è concentrata nei comuni di Villar Perosa, Perosa Argentina e Pinasca.

121 Tabella 61: Occupati distinti per settore agricolo, industriale, turistico e altro nell’AF 26

AGRICOLO COMMERCIO EDILIZIA INDUSTRIA SERVIZI TURISMO ALTRO TOTALE FENESTRELLE 9 21 8 2 8 12 13 73 INVERSO PINASCA 1 5 6 5 5 3 6 31 MASSELLO 1 0 0 0 0 1 1 3 PEROSA ARGENTINA 11 78 38 23 68 12 39 269 PERRERO 1 14 3 4 13 3 4 42 PINASCA 2 44 34 5 30 6 15 136 POMARETTO 1 11 6 8 14 6 14 60 PORTE 2 12 15 8 9 2 11 59 PRAGELATO 3 23 12 2 6 16 16 78 PRALI 3 7 5 4 8 10 8 45 PRAMOLLO 0 3 2 1 1 1 2 10 ROURE 3 15 22 3 16 9 15 83 SALZA DI PINEROLO 0 0 1 0 0 3 5 9 SAN GERMANO CHISONE 7 29 19 9 18 5 15 102 USSEAUX 3 5 2 0 2 7 2 21 VILLAR PEROSA 4 92 41 25 65 10 37 274 TOTALE 51 359 214 99 263 106 203 1.295

Per quanto concerne la tipologia più rappresentata 2 commercio e servizi detengono il primato importanti anche le attività nel campo dell’edilizia (sono qui comprese anche le produzioni industriali di materiali) e “altro” che contiene istruzione, amministrazioni pubbliche, ecc. Di scarsa rilevanza le unità imprenditoriali nel settore agricolo e forestale (3,9% sul totale delle UL). Tale dato non si discosta in modo significativo né dalla situazione regionale, né da quella nazionale (4,1% delle imprese ve 3,65% degli addetti). Per quanto attiene alle UL nel settore turistico questa si concentra nella Val Chisone e in particolare modo nei comuni di Pragelato, Fenestrelle e Perosa Argentina. Per quanto riguarda la “filiera foresta-legno” si evidenzia uno scarso numero di occupati pari a 91 UL. Con il termine “Filiera foresta-legno” vengono indicate tutte quelle attività che vanno dalla utilizzazione del legname, alla sua trasformazione di prodotti semilavorati, per poi arrivare alla produzione del prodotto finito e alla sua commercializzazione.

2 Si tenga presente che i dati ISTAT forniscono una classificazione delle attività in oltre 220 tipologie e quindi è stata fatta una riaggregazione per grandi categorie che può fornire alcune lievi distorsioni interpretative.

122 Tabella 62: UL del settore forestale

ISUtilizzazione Issegherie Issemilavorati ISMobilifici Issemilavorati ISAltri Totale FENESTRELLE 10 0 0 6 0 2 18 INVERSO PINASCA 0 0 0 1 0 0 1 MASSELLO 0 0 0 0 0 2 2 PEROSA ARGENTINA 0 0 0 5 0 11 16 PERRERO 0 2 0 0 0 0 2 PINASCA 0 0 0 0 0 3 3 POMARETTO 1 0 0 0 0 0 1 PORTE 0 0 0 0 0 1 1 PRAGELATO 0 0 0 4 0 0 4 PRALI 0 0 0 13 0 2 15 PRAMOLLO 0 0 0 0 0 0 0 ROURE 0 0 0 2 0 3 5 SALZA DI PINEROLO 0 0 0 0 0 0 0 S. GERMANO 6 1 0 4 0 1 12 USSEAUX 0 0 0 2 0 3 5 VILLAR PEROSA 0 0 0 0 0 6 6 Totale 17 3 0 37 0 34 91

Sempre nel settore del legno il numero di addetti è riportato nella Tabella 63.

123 Tabella 63: Addetti del settore forestale ripartiti per comune

Isutilizzazione Issegherie Issemilavorati ISMobilifici ISAltri Totali addetti settore addettiTotale tutti i settori Incidenza settore for. FENESTRELLE 5 0 0 16 32 53 193 27% INVERSO PINASCA 0 0 0 0 0 0 162 0% MASSELLO 0 0 0 0 0 0 4 0% PEROSA ARGENTINA 0 0 0 0 0 0 1.197 0% PERRERO 0 82 0 0 0 82 93 89% PINASCA 0 0 0 0 0 0 308 0% POMARETTO 8 0 0 0 0 8 356 2% PORTE 0 0 0 0 1 1 264 1% PRAGELATO 0 0 0 19 0 19 152 13% PRALI 0 0 0 13 0 13 255 5% PRAMOLLO 0 0 0 0 0 0 15 0% ROURE 0 0 0 3 0 3 119 3% SALZA DI PINEROLO 0 0 0 0 0 0 10 0% SAN GERMANO CHISONE 8 7 0 2 0 18 178 10% USSEAUX 0 0 0 10 0 10 239 4% VILLAR PEROSA 0 0 0 0 0 0 2.548 0% Totale 21 90 0 64 33 208 6.093 3%

Dalla Tabella 63 si può osservare un interessante fenomeno: in alcuni comuni la percentuale di addetti del settore forestale raggiunge valori piuttosto elevati. Questo denota una certa attività di settore particolarmente sviluppata e probabilmente ben radicata al territorio. I comuni di Perrero, Fenestrelle, Pragelato e S. Germano Chisone emergono in modo significativo e ad essi fa riferimento un numero di addetti pari a 172 che costituisce l’82% di tutta l’occupazione forestale dell’area. Dall’analisi i settori di lavorazione più significativi sono risultati essere le imprese di trasformazione (segherie) e i mobilifici. Per le segherie sono censite 3 UL di cui 2 localizzate nel comune di Perrero che contano insieme 82 addetti. Si tratta di imprese che senza dubbio

124 impiegano materiale standard di elevato valore qualitativo, probabilmente materiale certificato e rifornito in modo continuo. Indicativo invece il rapporto tra addetti delle imprese di utilizzazione e quelli operanti nella trasformazione. Il fatto che le UL di utilizzazione boschiva siano 17 e gli addetti risultino 21, lascia intendere che ci troviamo di fronte a piccole imprese con un unico operatore l’imprenditore stesso. In alternativa a questa valutazione possiamo invece credere che l’impresa tipo sia costituita dall’imprenditore e da manodopera non registrata, che stagionalmente viene impiegata per le attività di utilizzazione boschiva. Se quanto supposto corrispondesse a vero, cosa che trova ampia conferma su gran parte del territorio nazionale, il numero degli addetti potrebbe essere più ragionevolmente stimato in un valore oscillante tra le 40 e le 100 unità3. Ne deriverebbe inoltre la necessità di cominciare a costituire imprese più strutturate e più professionalizzate. Un buon esempio di microfiliera del legno viene evidenziata dal comune di S. germano Chisone che presenta coperti tutti i settori a partire dall’utilizzazione per terminare al mobile. Ma la lettura conclusiva che vogliamo fare dei dati fin qui esposti è la seguente: − esiste un’attività di settore forestale presente e radicata; − la filiera locale del legno è sbilanciata a favore della trasformazione, esistono cioè molte imprese di trasformazione e poche di utilizzazione.

Lo sbilanciamento è probabilmente dovuto a: 1. presenza di segherie di medie dimensioni con fabbisogno di materiale standard e certificato facilmente reperibile sul mercato estero; 2. mancanza di piccole imprese di falegnameria artigianale capaci di utilizzare materiale qualitativamente inferiore.

Da ciò si deduce che essendo l’Area Forestale 26 piuttosto ricca di risorse legnose si debbano seguire i seguenti sviluppi: • far crescere imprese di utilizzazione capaci di rispondere alla domanda delle segherie di medie dimensioni attraverso l’aumento della professionalità della manodopera e lo sviluppo di assistenza tecnica per la certificazione del prodotto; tale attività si adatterebbe bene ai soprassuoli di larice, pino silvestre e abete bianco.

125 • Incentivare la creazione di piccole imprese artigianali capaci di verticalizzare la propria attività trasformando il materiale legnoso in prodotto finito; tali imprese richiederebbero materiale legnoso anche non certificato, in buona parte potrebbero utilizzare essenze nobili di latifoglie generando quindi la crescita di domanda su assortimentazioni ottenibili da soprassuoli di latifoglie in conversione.

Dai risultati emersi sembra quindi che la valorizzazione delle risorse forestali locali debba orientarsi in parte verso la produzione legnosa qualitativamente elevata e con un certa continuità di fornitura, in parte verso produzioni di nicchia volte ad un mercato locale in stretto collegamento con le politiche di trasformazione del bosco ceduo in alto fusto. La promozione di tali strategie di nicchia è legata alle particolari caratteristiche tecnologiche del materiale legnoso presenti in valle (ad es. abete bianco, latifoglie nobili, larice).

3.2.1. Cenni storici sull’utilizzazione delle risorse silvo-pastorali Tabella 64: Superfici a fustaia utilizzate nei soprassuoli di proprietà pubblica nell’AF 26

COMUNE 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 Totale FENESTRELLE 0,00 0,00 8,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 5,24 0,00 3,00 1,50 3,00 20,74 MASSELLO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,10 23,00 0,00 23,10 PERRERO 0,00 49,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,50 0,00 0,00 49,50 POMARETTO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 24,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 24,00 PRAGELATO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,70 2,00 0,00 14,80 3,00 20,50 PRAMOLLO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 3,00 0,00 0,00 0,00 0,00 3,00 ROURE 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 2,55 3,77 0,54 0,75 3,20 0,00 10,81 SALZA DI PINEROLO 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 38,00 0,00 0,00 1,00 39,00 USSEAUX 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,00 0,00 0,00 0,00 9,50 10,50 VILLAR PEROSA 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1,12 0,80 1,92 Totale 0,00 49,00 8,00 0,00 0,00 0,00 24,00 2,55 13,71 40,54 4,35 43,61 17,30 203,06

3 Si stima infatti che il rapporto tra imprenditore e manodopera sia di almeno 1 a 4 e considerando la stagionalità anche di 1 a 10.

126 Tabella 65: Masse legnose ricavate da utilizzazioni nei boschi di conifere nel periodo 1995-1999 nelle proprietà private ripartite per comune

COMUNE 1995 1996 1997 1998 1999 Totale complessivo FENESTRELLE 51 35 25 0 0 111 INVERSO PINASCA 0 12 15 0 0 27 MASSELLO 25 49 0 0 0 74 PEROSA ARGENTINA 0 7 15 0 0 22 PERRERO 560 6 0 0 0 566 PINASCA 137 51 151 0 0 339 POMARETTO 28 0 0 0 0 28 PORTE 62 10 0 0 37 109 PRAGELATO 8 8 0 0 0 16 PRALY 24 51 39 6 0 120 PRAMOLLO 0 0 3 0 0 3 ROURE 39 0 0 0 10 49 SALZA DI PINEROLO 0 0 0 10 0 10 SAN GERMANO CHISONE 0 11 0 0 0 11 USSEAUX 1.030 12 0 0 0 1.042 VILLAR PEROSA 35 0 0 0 0 35 TOTALE 1.999 252 248 16 47 2.562

Tabella 66: Masse utilizzate nelle proprietà comunali dell’AF 26 distinte per essenza periodo 1995-1999

COMUNE ABETE BIANCO ABETE ROSSO CASTAGNO CONIFERE FAGGIO LARICE LARICE-FAGGIO LATIFOGLIE MISTE SILVESTRE PINO STROBO PINO PIOPPO QUERCIA ROBINIA Totale complessivo FENESTRELLE -- 10 -- 1.092 -- 646 ------1.748 PERRERO ------2.438 10 ------2.448 POMARETTO ------1.345 ------1.345 PRAGELATO ------9 -- 1.411 ------1.420 PRAMOLLO ------186 76 ------262 ROURE ------936 940 -- 146 ------2.022 SALZA DI PINEROLO 2.899 -- -- 40 ------1.503 ------4.442 USSEAUX ------602 ------602 VILLAR PEROSA ------45 23 ------68 MASSELLO ------1.025 83 605 ------1.713 Totale 2.899 10 0 4.604 1.029 4.203 0 377 2.947 0 0 0 0 0 16.069

127 3.3. Consistenza e regime patrimoniale (aspetti catastali, proprietà pubbliche e private, usi civici, Servitù)

Le proprietà pubbliche presenti nell’AF 26 sono per la maggior parte di tipo comunale; sono presenti infatti per quanto attiene agli usi civici questi corrispondono per la maggior parte ad una parte delle stesse proprietà comunali.

Tabella 67: Ripartizione delle proprietà per comune nell’AF 26 (sup. in ha)

Altre Privata Totale COMUNE Descrizione Comunale Statale Regionale proprietà rilevata complessivo 001103 Fenestrelle 1.894,19 2.990,03 29,42 4.913,64 001122 Inverso Pinasca 490,49 304,82 795,31 001145 Massello 2.891,08 811,89 131,05 3.834,02 001184 Perosa Argentina 1.324,49 1.287,84 2.612,33 001186 Perrero 5.475,71 720,15 112,56 6.308,41 001190 Pinasca 3.268,15 196,93 3.465,07 001198 Pomaretto 590,18 236,74 24,50 851,42 001200 Porte 449,14 449,14 001201 Pragelato 2.557,08 6.367,09 51,09 8.975,26 001202 Prali 6.036,72 429,88 774,22 7.240,82 001204 Pramollo 1.048,08 1.174,65 2.222,73 001227 Roreto Chisone 1.626,02 4.316,64 5.942,66 001234 Salza di Pinerolo 923,44 673,87 0,02 1.597,34 001242 San Germano Chisone 1.122,34 438,39 1.560,73 001281 Usseaux 1.068,29 2.745,53 3.813,82 001307 Villar Perosa 988,92 175,88 1.164,81 Totale complessivo 31.754,31 22.870,34 29,42 1.042,35 51,09 55.747,51

Come si può notare una notevole superficie è rappresentata da proprietà comunale (quasi il 50%) che tra l’altro occupa le parti più interessanti del patrimonio forestale. La proprietà regionale è invece limitata ad un’area nel comune di Pragelato e la proprietà Statale ad alcune particelle nel comune di Fenestrelle (area del Castello di Fenestrelle). Per le proprietà private rilevate si tratta invece di superfici soprattutto localizzate nella Val Germanasca e in particolare nel territorio del comune di Prali intestate a società minerarie. Gli usi civici gravano come già detto sulle proprietà comunali e consistono principalmente in uso di legnatico con il quale le popolazioni locali hanno da sempre usufruito di una certa quantità di legname per il proprio fabbisogno. Tale pratica sembrava destinata a scomparire con l'avvento dei prodotti petroliferi che risultavano molto più convenienti rispetto alla legna.

128 Va evidenziato che questo fenomeno in passato a causa di questa contingenza economica, veniva addirittura auspicato per ottenere lo scopo di ripulire il bosco; attualmente la situazione è mutata e la richiesta di legname è in aumento; si calcola che per alcuni comuni tale richiesta sia di circa 200-300 m3 di legna annui.

Figura 45: Carta delle proprietà (in retinato i territori gravati da uso civico)

Per l’indagine patrimoniale si è proceduto implementando nella base informativa territoriale del P.F.T. gli elenchi delle particelle catastali intestate alle partite dei comuni dell’AF 26, riportati nei precedenti Piani di Assestamento Forestale degli anni 1982-85 (si veda capitolo 3.0.2.). Pertanto, una volta acquisiti gli elenchi e le delimitazioni cartografiche, si è proceduto alla verifica delle variazioni intercorse (compravendite) negli ultimi 15 anni. Si è proceduto alla verifica delle particelle catastali di proprietà comunale mediante contatto diretto per via telefonica e telefax, con i responsabili del settore dei singoli comuni.

129 A tale scopo sono stati contattati: − per i Comuni di Fenestrelle e di Usseaux la signora Raffaella De Pretis, − per il Comune di Inverso Pinasca i signori Alessandro Coucorde e Giovanni Badariotti, − per i Comuni di Perrero e Prali con il signor Sergio Griglio, − per i Comuni di San Germano e Pramollo il signor Claudio Richiardone, − per il Comune di Massello con il signor Giovannino Tron, − per il Comune di Perosa Argentina con il signor Roberto Baral, − per il Comune di Pinasca il signor Walter Calliero, − per il Comune di Pomaretto con la signora Silvia Pasero, − per il Comune di Porte con il signor Claudio Anselmetti, − per il Comune di Pragelato il signor Federico Rol, − per il Comune di Roreto Chisone con la signora Donatella Bonin, − per il Comune di Salza di Pinerolo con il sindaco signor Bruno Breuza, − per il Comune di Villar Perosa il signor Giovanni Lerda; sono state oggetto di ricerca solo particelle catastali aventi superficie maggiore o uguale a 5.000 m2.

Il risultato delle indagini così effettuate ha evidenziato 11 comuni (Pinasca, Perosa Argentina, Massello, Perrero, Prali, Pomaretto, Villar Perosa, Pramollo, Usseaux, Fenestrelle e Porte) nei quali non è avvenuta nessuna variazione patrimoniale dal 1981 per le particelle aventi le caratteristiche sopra indicate; nei rimanenti comuni si sono verificate delle compravendite di varia entità. Nell’allegato “Prospetto particelle catastali” sono riportate le particelle catastali di proprietà comunale aventi superficie maggiore o uguale a 5.000 m2 suddivise per singoli comuni.

Per quanto attiene alle variazioni patrimoniali, in Tabella 68 si riporta l’elenco delle particelle aventi superficie maggiore o uguale a 5.000 m2 interessate da operazioni di compravendita

Il Comune che ha registrato una maggiore attività di compravendita Pragelato, per i rimanenti comuni sono state interessate superfici di limitata estensione.

130 Tabella 68: Elenco delle particelle aventi superficie maggiore o uguale a 5.000 m 2 interessate da operazioni di compravendita

COMUNE Foglio catastale Particella catastale Operazione patrimoniale effettuata PRAGELATO 9 31 ACQUISIZIONE PRAGELATO 24 25 ACQUISIZIONE PRAGELATO 24 138 ACQUISIZIONE PRAGELATO 24 263 ACQUISIZIONE PRAGELATO 25 61 ACQUISIZIONE PRAGELATO 25 364 ACQUISIZIONE PRAGELATO 26 145 ACQUISIZIONE PRAGELATO 26 147 ACQUISIZIONE PRAGELATO 32 57 ACQUISIZIONE PRAGELATO 32 69 ACQUISIZIONE PRAGELATO 33 11 ACQUISIZIONE PRAGELATO 44 402 ACQUISIZIONE PRAGELATO 46 10 ACQUISIZIONE PRAGELATO 49 293 ACQUISIZIONE PRAGELATO 54 41 ACQUISIZIONE PRAGELATO 57 33 ACQUISIZIONE PRAGELATO 58 20 ACQUISIZIONE PRAGELATO 59 23 ACQUISIZIONE PRAGELATO 59 32 ACQUISIZIONE PRAGELATO 62 14 ACQUISIZIONE PRAGELATO 68 245 ACQUISIZIONE PRAGELATO 78 97 ACQUISIZIONE PRAGELATO 84 55 ACQUISIZIONE PRAGELATO 85 119 ACQUISIZIONE PRAGELATO 86 168 ACQUISIZIONE PRAGELATO 89 103 ACQUISIZIONE PRAGELATO 91 34 ACQUISIZIONE PRAGELATO 92 22 ACQUISIZIONE PRAGELATO 92 95 ACQUISIZIONE PRAGELATO 92 114 ACQUISIZIONE PRAGELATO 106 11 ACQUISIZIONE PRAGELATO 108 65 ACQUISIZIONE PRAGELATO 110 5 ACQUISIZIONE PRAGELATO 114 1 ACQUISIZIONE PRAGELATO 114 182 ACQUISIZIONE PRAGELATO 115 11 ACQUISIZIONE PRAGELATO 119 32 ACQUISIZIONE PRAGELATO 128 59 ACQUISIZIONE PRAGELATO 128 92 ACQUISIZIONE PRAGELATO 130 10 ACQUISIZIONE PRAGELATO 1 1 VENDITA PRAGELATO 1 2 VENDITA

131 COMUNE Foglio catastale Particella catastale Operazione patrimoniale effettuata PRAGELATO 1 3 VENDITA PRAGELATO 1 6 VENDITA PRAGELATO 1 10 VENDITA PRAGELATO 1 11 VENDITA PRAGELATO 9 1 VENDITA PRAGELATO 9 63 VENDITA PRAGELATO 9 66 VENDITA PRAGELATO 12 24 VENDITA PRAGELATO 14 6 VENDITA PRAGELATO 14 25 VENDITA PRAGELATO 14 32 VENDITA PRAGELATO 14 38 VENDITA PRAGELATO 39 336 VENDITA PRAGELATO 44 70 VENDITA PRAGELATO 51 245 VENDITA PRAGELATO 112 34 VENDITA PRAGELATO 130 2 VENDITA RORETO CHISONE 35 1 ACQUISIZIONE SALZA DI PINEROLO 3 405 VENDITA

Nel comune di San Germano Chisone è stato effettuato un frazionamento della particella n. 3 del Foglio n. 2. Da tale particella sono derivate la 236 di 134.117 m2, di proprietà comunale e la particella n. 237 di 33.967 m2 passata a proprietà privata.

Verifica Dei Diritti Di Uso Civico La verifica dei diritti di Uso Civico è stata effettuata mediante la consultazione degli elenchi disponibili presso il Commissariato Usi Civici della Regione Piemonte o tramite gli elenchi disponibili presso i comuni in esame, qualora questi non fossero riportati negli elenchi regionali. Gli Usi Civici accertati appartengono alla categoria di Bosco, la superficie minima esaminata è pari a 10.000 m2. Per ciascun elenco sono riportati gli estremi degli atti di approvazione relativi.

COMUNE DI FENESTRELLE Atti di approvazione: − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 01/08/1934, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 04/101935, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 31/10/1937,

132 − DECRETO COMMISSARIALE CHIUSURA OPERAZIONI 12/03/1941, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/07/1948, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 02/02/1956, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 14/12/1956, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 18/06/1957, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 13/05/1959.

COMUNE Foglio catastale Particella catastale Fenestrelle 10M 135 Fenestrelle 10M 152 Fenestrelle 14F 44 Fenestrelle 14F 239 Fenestrelle 16F 204 Fenestrelle 17F 3 Fenestrelle 17F 4 Fenestrelle 17F 6 Fenestrelle 17F 7 Fenestrelle 18M 143 Fenestrelle 1M 2 Fenestrelle 1M 4 Fenestrelle 1M 6 Fenestrelle 1M 7 Fenestrelle 1M 8 Fenestrelle 1M 9 Fenestrelle 1M 10 Fenestrelle 1M 10 Fenestrelle 1M 11 Fenestrelle 1M 12 Fenestrelle 1M 13 Fenestrelle 28F 1 Fenestrelle 28F 40 Fenestrelle 28F 41 Fenestrelle 28F 115 Fenestrelle 29M 1 Fenestrelle 29M 3 Fenestrelle 29M 5 Fenestrelle 29M 13 Fenestrelle 29M 17 Fenestrelle 2F 58 Fenestrelle 36F 96 Fenestrelle 38F 1 Fenestrelle 38F 3 Fenestrelle 4F 211

133 COMUNE DI INVERSO PINASCA Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 08/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 08/03/1938, − SITUAZIONE DA DEFINIRE 01/03/1994.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Inverso 13 79 Inverso 20 68 Inverso 20 104

COMUNE DI MASSELLO Atti di approvazione: − SITUAZIONE DA DEFINIRE 01/03/1994.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Massello 4 175 Massello 11 20 Massello 11 22 Massello 11 24 Massello 11 26 Massello 11 36 Massello 12 209 Massello 12 260 Massello 14 37 Massello 15 75 Massello 16 78 Massello 18 10 Massello 18 50 Massello 18 119 Massello 18 120 Massello 18 132 Massello 20 1 Massello 23 326 Massello 26 55 Massello 29 145 Massello 30 5

134 COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Massello 30 6 Massello 30 7 Massello 30 8 Massello 30 9 Massello 30 14 Massello 30 15

COMUNE DI PEROSA ARGENTINA Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 17/12/1931, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 18/12/1931, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 19/12/1931, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 27/11/1934, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/12/1934, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 12/10/1935, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 31/10/1936, − ORDINANANZA COMMISSARIALE RETTIFICA ERRORE MATERIALE 10/09/1937, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/02/1938, − DECRETO MINISTERIALE AUT. SVINCOLO SOMME 26/02/1938, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/08/1940, − DECRETO MINISTERIALE CHIUSURA OPERAZIONI 04/04/1941, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 25/11/1943, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/11/1943, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 20/02/1976, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 22/07/1976,

135 − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 09/05/1975, − DELIBERA G.R. AUT. PERMUTA TERRENI 31/05/1998.

Comune Foglio Catastale Particella catastale Perosa 12M 3 Perosa 12M 8 Perosa 12M 11 Perosa 12M 12 Perosa 13M 8 Perosa 13M 9 Perosa 13M 10 Perosa 13M 11 Perosa 13M 12 Perosa 13M 13 Perosa 13M 14 Perosa 13M 15 Perosa 17M 1 Perosa 1M 58 Perosa 1M 60 Perosa 1M 68 Perosa 1M 96 Perosa 1P 79 Perosa 1P 163 Perosa 1P 164 Perosa 1P 165 Perosa 1P 166 Perosa 1P 169 Perosa 1P 182 Perosa 2P 45 Perosa 2P 45 Perosa 2P 65 Perosa 2P 74 Perosa 2P 75 Perosa 2P 76 Perosa 3P 1 Perosa 3P 2 Perosa 3P 3 Perosa 3P 5 Perosa 3P 7 Perosa 3P 8 Perosa 3P 9 Perosa 3P 18 Perosa 3P 21 Perosa 4P 104

136 Comune Foglio Catastale Particella catastale Perosa 4P 133 Perosa 4P 134

COMUNE DI PERRERO Atti di approvazione: − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 17/01/1935, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 18/01/1935, DECRETO COMMISSARIALE CHIUSURA OPERAZIONI 07/04/1941.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Perrero 11P 2 Perrero 11P 136 Perrero 11P 139 Perrero 11P 140 Perrero 1B 9 Perrero 1B 10 Perrero 1C 44 Perrero 1C 45 Perrero 1C 46 Perrero 1C 47 Perrero 1M 71 Perrero 1M 72 Perrero 1M 108 Perrero 1S 23 Perrero 1S 47 Perrero 1T 107 Perrero 1T 113 Perrero 1T 125 Perrero 1T 128 Perrero 2M 142 Perrero 2M 158 Perrero 2M 186 Perrero 2M 241 Perrero 2M 242 Perrero 2M 300 Perrero 2M 302 Perrero 2M 308 Perrero 2M 352 Perrero 2M 354 Perrero 2S 422 Perrero 3C 91

137 COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Perrero 8M 9 Perrero 8P 16 Perrero 9B 1 Perrero 9B 1

COMUNE DI PINASCA Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 08/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 09/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 09/11/1933, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 26/05/1935, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 29/05/1935, − DECRETO MINISTERIALE UT. DESTINAZIONE SOMME 18/04/1938.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Pinasca 2 232 Pinasca 2 235 Pinasca 2 253 Pinasca 12 46 Pinasca 13 55

COMUNE DI POMARETTO Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOL. VRB. DI) CONCILIAZIONE 29/08/1974,

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Pomaretto 28 41 Pomaretto 28 50 Pomaretto 28 51 Pomaretto 28 52 Pomaretto 28 53

138 COMUNE DI PRAGELATO Atti di approvazione: − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 21/06/1932, DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 26/11/1932, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 16/05/1933, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 02/11/1933, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 21/05/1934, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGOIA 17/10/1934, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 14/08/1935, − SENTENZA COMMISSARIALE QUALITÀ DEMANIALE TERR. USO CIVICO 05/03/1936, − DECRETO MINISTERIALE AUT. SVINCOLO SOMME 29/04/1938, − ORDINANZA COMMISSARIALE SCIOGLIMENTO PROMISCUITÀ 09/10/1939, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 22/04/1952, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 28/10/1954, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 02/07/1957, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 22/08/1957, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 23/08/1957, − ORDINANZA COMMISSARIALE RETTIFICA ERRORE MATERIALE 18/09/1959.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Pragelato 8 10 Pragelato 9 24 Pragelato 15 39 Pragelato 16 2 Pragelato 17 1 Pragelato 18 1 Pragelato 23 95 Pragelato 27 183 Pragelato 30 4 Pragelato 33 2 Pragelato 33 4 Pragelato 33 6 Pragelato 33 7

139 COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Pragelato 34 96 Pragelato 36 1 Pragelato 36 8 Pragelato 37 48 Pragelato 38 255 Pragelato 41 61 Pragelato 42 4 Pragelato 42 5 Pragelato 42 25 Pragelato 43 7 Pragelato 44 232 Pragelato 53 114 Pragelato 61 2 Pragelato 62 53 Pragelato 69 1 Pragelato 70 67 Pragelato 71 55 Pragelato 72 1 Pragelato 72 3 Pragelato 72 4 Pragelato 73 7 Pragelato 74 41 Pragelato 74 112 Pragelato 75 89 Pragelato 79 7 Pragelato 88 2 Pragelato 106 1 Pragelato 106 2 Pragelato 106 5 Pragelato 106 7 Pragelato 111 1 Pragelato 111 3 Pragelato 113 62 Pragelato 116 79 Pragelato 117 95 Pragelato 118 130 Pragelato 120 44 Pragelato 121 3 Pragelato 121 11 Pragelato 122 1 Pragelato 123 24 Pragelato 123 46 Pragelato 128 104 Pragelato 130 1 Pragelato 131 3 Pragelato 131 22

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COMUNE DI PRALY Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 02/12/1931, − SENTENZA COMMISSARIALE REINTEGRA TERRENI 24/12/1931, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 06/10/1934, − ORDINANZA COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 25/04/1941, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 21/08/1955.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Prali 2 3 Prali 2 7 Prali 2 8 Prali 2 9 Prali 24 59 Prali 30 113 Prali 46 165

COMUNE DI PRAMOLLO Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 27/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 28/03/1933, − SENTENZA COMMISSARIALE REINTEGRA TERRENI 31/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 30/01/1934.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Pramollo 9 115 Pramollo 21 2 Pramollo 21 4 Pramollo 22 2 Pramollo 22 3 Pramollo 23 191

141 COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Pramollo 24 24 Pramollo 25 3 Pramollo 25 5 Pramollo 26 1 Pramollo 26 2 Pramollo 26 3 Pramollo 26 4 Pramollo 27 124 Pramollo 27 139 Pramollo 27 140 Pramollo 29 125 Pramollo 30 34 Pramollo 31 76 Pramollo 31 201 Pramollo 32 361

COMUNE DI RORETO CHISONE Atti di approvazione: − GLI ATTI REALITIVI NON CI SONO PERVENUTI

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Roure 1 1 Roure 1 2 Roure 1 3 Roure 1 5 Roure 1 6 Roure 1 7 Roure 1 8 Roure 1 9 Roure 1 10 Roure 1 11 Roure 1 12 Roure 1 13 Roure 1 14 Roure 1 16 Roure 1 17 Roure 1 19 Roure 1 20 Roure 1 21 Roure 1 22 Roure 1 23 Roure 1 24

142 COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Roure 1 25 Roure 1 26 Roure 1 42 Roure 1 44 Roure 1 45 Roure 1 46 Roure 1 47 Roure 1 48 Roure 1 49 Roure 1 50 Roure 1 51 Roure 3 271 Roure 4 1 Roure 4 2 Roure 4 3 Roure 4 4 Roure 4 5 Roure 4 6 Roure 4 7 Roure 4 8 Roure 4 9 Roure 4 42 Roure 4 47 Roure 4 53 Roure 5 1 Roure 5 2 Roure 5 3 Roure 5 4 Roure 5 5 Roure 5 6 Roure 5 7 Roure 8 68 Roure 11 1 Roure 20 1 Roure 20 26 Roure 20 27 Roure 20 28 Roure 20 29 Roure 20 30 Roure 20 31 Roure 20 32 Roure 20 35 Roure 20 36 Roure 20 37 Roure 22 125 Roure 22 342

143 COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Roure 23 100 Roure 23 102 Roure 25 514 Roure 25 671 Roure 26 31 Roure 31 393 Roure 32 1 Roure 32 5 Roure 32 8 Roure 33 127 Roure 33 263 Roure 34 1 Roure 34 9 Roure 35 1 Roure 43 6 Roure 43 7 Roure 43 8 Roure 43 9 Roure 43 10 Roure 43 11 Roure 45 566 Roure 52 1 Roure 52 2 Roure 52 3 Roure 52 4 Roure 52 5 Roure 52 6 Roure 52 7 Roure 52 8 Roure 52 9 Roure 52 11 Roure 52 12 Roure 52 13 Roure 52 14 Roure 52 15 Roure 52 16 Roure 52 17 Roure 53 535 Roure 58 290 Roure 59 201 Roure 63 1 Roure 63 2 Roure 63 3 Roure 63 5 Roure 63 6 Roure 63 7

144 COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Roure 63 8 Roure 63 10 Roure 63 11 Roure 63 12 Roure 63 13 Roure 63 14 Roure 63 18 Roure 63 19 Roure 80 547 Roure 83 52 Roure 83 53 Roure 83 54 Roure 83 55 Roure 83 56 Roure 83 57 Roure 83 58 Roure 83 59 Roure 83 61 Roure 83 62 Roure 83 63 Roure 83 64 Roure 83 65 Roure 83 66

COMUNE DI SALSA DI PINEROLO Atti di approvazione: − SITUAZIONE DA DEFINIRE 01/03/1994.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Salsa 1 7 Salsa 2 5 Salsa 2 14 Salsa 2 15 Salsa 2 16 Salsa 2 17 Salsa 2 18 Salsa 2 19 Salsa 2 20 Salsa 2 23 Salsa 2 24 Salsa 2 26 Salsa 2 27 Salsa 5 80 Salsa 17 33

145 COMUNE DI SAN GERMANO CHISONE Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 29/03/1932, − DECRETO MINISTERIALE AUT. DESTINAZIONE SOMME 26/11/1932, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 27/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 28/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 30/01/1934, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 29/05/1935, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 16/01/1939, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 06/06/1940, − DECRETO COMMISSARIALE CHIUSURA OPERAZIONI01/04/1941.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale San Germano 1 1 San Germano 1 2 San Germano 1 15 San Germano 2 21 San Germano 3 233 San Germano 4 138 San Germano 4 164 San Germano 5 5 San Germano 5 6 San Germano 5 99 San Germano 6 5 San Germano 6 7 San Germano 7 11 San Germano 7 12 San Germano 7 26 San Germano 8 161 San Germano 8 162 San Germano 9 14 San Germano 9 141 San Germano 10 3 San Germano 11 190 San Germano 13 219 San Germano 13 220

146 COMUNE DI USSEAUX Atti di approvazione: − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/01/1964, − DECRETO MINISTERIALE AUTORIZZAZIONE ALIENAZIONE 22/10/1973, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) REINTEGRA 08/01/1976, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) LEGITTIMAZIONE 28/03/1933, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 08/05/1976, − SENTENZA COMMISSARIALE QUALITÀ DEMANIALE TERR. USO CIVICO 05/06/1989.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Usseaux 1 7 Usseaux 1 11 Usseaux 1 12 Usseaux 2 12 Usseaux 13 4 Usseaux 17 11 Usseaux 18 13 Usseaux 19 17 Usseaux 31 22 Usseaux 31 23 Usseaux 31 27 Usseaux 31 29 Usseaux 31 30 Usseaux 31 31 Usseaux 31 34 Usseaux 40 73 Usseaux 51 201 Usseaux 54 90 Usseaux 55 98

147 COMUNE DI VILLAR PEROSA Atti di approvazione: − ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO 20/05/1930, − SENTENZA COMMISSARIALE RICONOSCIMENTO DI PROPRIETÀ PRIVATA 23/05/1930, − ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO 13/06/1930, − ORDINANZA COMMISSARIALE LIQUIDAZIONE USO CIVICO 25/06/1930, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 25/11/1934, − DECRETO COMMISSARIALE ASSEGNAZIONE A CATEGORIA 26/11/1934, − ORDINANZA COMMISSARIALE ORD. (OMOLOG. VERB. DI) CONCILIAZIONE 02/12/1939.

COMUNE Foglio Catastale Particella catastale Villar Perosa 3 1 Villar Perosa 3 12 Villar Perosa 19 221 Villar Perosa 21 338 Villar Perosa 22 7

COMUNE DI PORTE Il Comune di Porte non presenta terreni sottoposti ad Uso Civico che rientrino nei parametri di estensione stabiliti per questo lavoro.

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