1992 Parte 1 Pp. 1-339
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STRENNA DEI ROMANISTI NATALE DI ROMA 1992 ab U.c. MMDCCXLV APOLLONJ GHETTI - BARBERITO - BACCELLIERI - N. BECCHETTI - BELTRAMI BILINSKI - CAPORALI - CARDELLI - CECCARELLI - CECCOPIERI MARUFFI CIAMPAGLIA - COFINI - COGGIATTI - D' AMBROSIO - D'ANNA - DE DOMINICIS - DE GIOVANNI - DELL'ARCO - DELLA RICCIA - DI CASTRO EscOBAR - FAITROP PORTA - FRANCIA - FRAPISELLI - GAROFALO - GREGORI MOLAIONI - GUGLIELMI - G. RARTMANN - J. HARTMANN - JANNATTONI JUNG - LEFEVRE - LIBRANTI - LOTTI - L. LUCIANI - R. LUCIANI - MALIZIA MANCINI - MARAZZI - MARIOTTI BIANCHI - MARTIN! - MASETTI ZANNINI MAZZUCCO - NOVARA - ONORATI - PACELLI - PAGLIALUNGA - PARATORE PIETRANGELI - POSSENTI - Russo BONADONNA - Russo DE CARO SACCHETTI - SANTINI - SCARFONE - SCHIAVO - TEODONIO - VERDONE VIAN - YIGHI tur.. u,,.....; 6 -!lllMIOfl;~ EDITRICE ROMA AMOR 1980 Compilatori MANLIO BARBERITO STELVIO COGGIATTI CARLO PIETRANGELI RENATO LEFEVRE ETTORE PARATORE FRANCESCO PICCOLO Coordinazione e impaginazione FRANCO PEDANESI MMDCCXLV AB VRBE CONDITA Videoimpaginazione SEA- ROMA © EDITRICE ROMA AMOR 1980 ROMA - VIA FILIPPO CORRIDONI, 7 Schegge di vita da un appunto genealogico I Sicc a, gli Ala, gli Stefanucci Sarebbe quasi incredibile - se la cosa non fosse confermata ogni giorno e ad ogni pie' sospinto e non fosse assolutamente di dominio pubblico - di quante mai successive collaborazioni in time, attraverso i secoli e i millenni, in epoche consecutive e na turalmente fra persone di sesso diverso, ognuno di noi sia frutto. Da questa osservazione, non proprio originale, ma del tutto in controvertibile, deriva l'assioma che, appunto, ognuno di noi è il risultato di una serie praticamente illimitata (salvi sempre il pa dre Adamo e la sua fedele - per forza! - compagna) di abbina menti dall'alba dei tempi fino ad oggi. Nessuna meraviglia, quindi, che la nostra attenzione e il no stro interesse siano sollecitati se nelle nostre letture e conversa zioni ci imbattiamo in nomi che siano - o sembrino - quelli di persone a noi legati da vincoli di parentela o di affinità, magari anche, ormai, slontanati nel tempo: la coincidenza non può non destare la nostra curiosità e il nostro desiderio di sapere (anche se fuggevole e ozioso) quanto più è possibile in merito alle ac cennate nozioni. Qualcosa di questo genere è accaduto a me alcuni mesi or so no, quando ho letto (o riletto) alla pagina 100 del quarto volumet to della eccellente guida comunale del Rione romano di S. Eusta chio, dovuta alla sapienza e alla diligenza di Cecilia Pericoli Ri dolfini, le seguenti parole a proposito di via delle Coppelle nei pressi di via della Scrofa e di S. Luigi de' Francesi: «Dopo il palaz zo Baldassini (... ) sul lato opposto, (. .. ) al n. 21, portone bugnato, ornato da due animali, forse arieti, e soprastante balcone, costituito da cornice corinzia; in questo (tra parentesi: pregevole) edificio 7 morirono il poeta e giurista Antonio Stefanucci Ala ed il figlio Ales sandro, filoso{o e matematico, allievo prediletto del P. Angelo Sec chi». (Mentre scrivo queste parole, mi accorgo della strana simi larità fra questo ultimo - illustre - cognome e quello, che sto per scrivere, degli stessi miei antenati, di cui qui appresso). A pa gina 138 è poi indicata la fonte dell'informazione ora riportata, cioè lo Stradario di Pietro «Romano», voce: Via delle Coppelle. Queste parole hanno ridestato in me reminiscenze da lungo tempo sopite, perché mi è tornato alla mente molto di quanto occasionalmente mi dicevano, per lo più nel corso di usuali con versazioni di argomento familiare, più di mezzo secolo fa, i miei vecchi circa questi nostri parenti alla lontana e di quanto su di essi è ancora conservato nelle carte familiari, nella mia stessa memoria, nella nostra quadreria, nella mia biblioteca; e di quan to su argomenti similari tentai di riassumere in alcuni articoletti di cui appresso. Certo, per rievocare l'ora tanto sommariamente detto biso gnerebbe risalire parecchio indietro nel tempo. Secondo i genea logisti, la stirpe dei Sicca, dalla quale derivarono gli Stefanucci Ala per parte femminile, era radicata in Piemonte a Fossano - una diecina di chilometri a Nord di Cuneo e altrettanti a Sud E st di Saluzzo - nel 1274 insieme con gli Operti e con altri con sorti, e avrebbe avuto, intorno al 1306, la signoria di Vignale (salvo errore, una trentina di chilometri a Est di Torino, nel Monferrato). Dalle 325 pagine del «Libro Verde» del Comune di L'avvocato Antonio Stefanucci Ala, autore dei «Misteri Umani» Fossano, pubblicato da Giuseppe Salsotto a Pinerolo nel 1909 sotto gli auspici della Società Storica Subalpina, risultano vari punto sabauda in via del Sudario, di patronato regio, chiesa inti riferimenti al cognome Sicca, sia pure talora alquanto deforma tolata al Sudario stesso, la quale appunto dà il nome anche alla to (Scicus, Sicus, Sicha, Siqua ecc.) più o meno intorno al 1313. via, nei pressi di Largo Argentina. Ma sorvolo su altri particolari, d'altronde di minima importan Una delle particole genealogiche relative ai Sicca, manoscrit za. Tuttavia richiamo invece l'attenzione sul fatto che si tratta di ta nel Settecento (con calligrafia elegante, ma non sempre di fa luoghi di ben radicate tradizioni sabaude: lo sottolineo perché cile lettura), comincia tardivamente (altre e più antiche notizie un fratello di Paolina Sicca (anche di lei parlerò fra poco), Luigi, sono desumibili da altri documenti) con un Giuseppe, sposato alla fine del '700 fu cappellano della ben nota romana chiesa ap- in prime nozze con una Teresa Caras (?), dai quali Fiorenza Be- 8 9 nedetto Sicca, nato 1'11 ottobre 1760, avvocato e consigliere di Corte d'Appello in epoca napoleonica (del quale conserviamo in casa il grande diploma originale in pergamena con bollo di cera lacca rossa - in data 24/1/1788 - della laurea in utroque rila sciata dalla romana Sapienza); Paolina, moglie dell'insigne inci sore e collezionista bergamasco Pietro Maria Vitali, conte della Botta; Giuseppe Filippo, nato nel 1769 e più tardi capitano delle Guardie Pontificie, dette dei Rossi; e il già nominato don Luigi. (Un Fiorenzo Antonio Sicca, 1730-77, è ricordato a p. 249 da Lui gi Simeoni (Bologna, Zanichelli, 194 7) nel 2° volume della Storia dell'Università di Bologna come lettore(= professore) legista, cioè di diritto, presso quell'Ateneo; ma dovrebbe trattarsi d'uno zio dell'ora detto, perché lo schemetto genealogico di cui sopra regi stra appunto un Fiorenzo Antonio, fratello del menzionato Giu seppe Sicca. Appartiene quindi alla generazione precedente al «laureato» del 1788). Dal secondo matrimonio del prefato Giuseppe Sicca con Vin cenza Olivieri, nacque il 6 febbraio 1783 Marianna, andata sposa in Roma con un altro valente artista, Ludovico Caracciolo Pi squizio di Pisciotta (o del Leone), un napoletano romanizzato, pittore e incisore e mio trisavolo paterno, del quale dieci anni or sono è stato ritrovato nel Victoria and Albert Museum di Londra ed ivi esposto un bellissimo «panorama» circolare (questo neolo gismo nacque ed entrò nell'uso comune in Europa, anzi nel mondo, allora, ai primi del XIX secolo: secondo il Battaglia nel 1796) di Roma vista dal Palatino, che ora è esposto in permanen za nella predetta collezione londinese ed è lungo 13 metri. I..:ho illustrato con diapositive policrome in una conversazione (23/4/89) compresa nei romani «Colloqui del Sodalizio»; ed è sta to pubblicato per primo da Marcel Rothlisberger ne «L'Oeil» con belle illustrazioni a colori (maggio 1989) e inoltre, ultimamente, «Nonna» Sicca anche nel primo numero della nuova e bella rivista: «800 italia (Marianna Sicca m. di Don Lodovico Caraceiolo) no» (marzo 1991). Naturalmente il Caracciolo è noto anche per Ritratto a punta di lapis tracciato da molte altre opere, su cui non è davvero il caso d'indugiare ora e Augusto M. Apollonj Caracciolo Ghetti intorno al 1870. 10 11 in questa sede: per esempio, per i duecento rami nei quali incise «all'acquatinta» il famoso «Liber Veritatis» di Claudio di Lorena. In un mio profilo del Caracciolo accennai ad essi - ma non cer to al «Panorama», ancora non riscoperto - 30 anni or sono, quando, sul «Bollettino dei Musei Comunali di Roma» (1960, n. 1- 4, pp. 22-28), pubblicai l'articolo: «A proposito di un dipinto nella Galleria Comunale d'Arte Moderna: «La famiglia Vitali» di Anto nio Canova». Era accaduto infatti che un minuscolo errore nel cognome dei «ritrattati» (Vitale, invece di Vitali), errore ripetuto nella didascalia a pie' d'opera, nella guida, nel catalogo, perfino nella Mostra a Possagno, aveva resa difficile l'individuazione del - non privo di significato - soggetto raffigurato dal pennello (sic) di Antonio Canova. A proposito di errori, abbastanza probante è quello di cui è rimasto vittima il dianzi ricordato Fiorenzo Benedetto Sicca, fra tello maggiore di Paolina, moglie di Pietro Maria Vitali. Mi è ca pitato per le mani il tanto benemerito «Onomastico» di quasi 400 pagine in 4° compilato da Anna Maria Giorgetti Vichi ed edito nel 1977 qui in Roma dall'Accademia dell'Arcadia, che, per la sua sede urbana, nella prima metà dell'800 era inquilina dei miei La laurea in utroque di Fiorenzo Benedetto Sicca nonni materni Ojetti, anch'essi di origine piemontese, nel loro presso l'Università romana «La Sapienza» del 24 gennaio 1788 palazzo con ampio giardino in via del Lavoratore del Papa (o via in Arcione) 98: cfr. l'organo dei Romanisti, «Bollettino dei «Cura tores» dell'Alma Città di Roma», passim e soprattutto n. 38, noti e del «Sottocustode e dalla data 24 aprile 1794. Spero di poter zia 246. Ora, se, nel lavoro della Giorgetti Vichi, si va a riscontra farlo riprodurre. Ma ora, per favore, non state a domandarmi re a p. 116, si trova che al nome arcadico di Faonte Megario cor come io, dopo 197 anni dalla fausta iscrizione all'Arcadia e dopo risponde appunto quello testé riportato di Fiorenzo Benedetto 14 anni dalla pubblicazione della preziosa opera onomastica, Suca (sic, per Sicca). Fortuna ha voluto che, nel mio esemplare abbia potuto individuare l'errore e ovviarvi.