Città di Seregno

Consiglio Comunale del 21/05/2019

Delibera n. 46

Conferimento cittadinanza onoraria a mons. Silvano Motta

PRESIDENTE:

Ringrazio il Consiglio e tutti i presenti. Grazie a lei.

Allora, procediamo come in accordo dalla conferenza capigruppo, e quindi introduciamo il punto 2.72

“Conferimento cittadinanza onoraria a Monsignor Silvano Motta”. Per la presentazione della delibera, perché di delibera si tratta, invito il signor Sindaco alla parola. Prego.

SINDACO ROSSI ALBERTO:

Grazie Presidente. Buonasera a tutti voi, e benvenuti qui. Leggerò quello che è, diciamo, il testo delle motivazioni che abbiamo pensato per proporre di insignire la cittadinanza onoraria a Monsignor Silvano

Motta.

Quando Don Silvano viene nominato prevosto della parrocchia San Giuseppe in Seregno, trova una comunità che vive ancora una situazione di disorientamento. Siamo a ottobre del ’95; meno di tre mesi prima

è morto improvvisamente Monsignor Luigi Gandini, che della città è stato prevosto per oltre un trentennio.

Al momento della nomina, Don Silvano Motta, originario di Brivio, ha 60 anni. Ha alle proprie spalle un percorso umano e sacerdotale molto ricco e articolato. È entrato in seminario a diciannove anni, che per la sua generazione è una vocazione adulta. Prima ha lavorato come contabile in un negozio. Da sacerdote è stato economo e poi Rettore del seminario di San Pietro Martire in Seveso, quindi Segretario dell’Arcivescovo di Milano, Cardinale . Quindi, per quindici anni, parroco a Valmadrera.

Don Silvano Motta è un sacerdote ambrosiano; lo è per formazione e per vocazione. E di questa identità culturale manifesta in maniera inequivocabile due caratteri. Da un lato, la consapevolezza che la comunità locale è parte di una comunità più ampia, la chiesa diocesana, a sua volta parte della chiesa universale; e dall’altra la volontà di valorizzare le radici della comunità locale, la storia e le tradizioni, che rappresentano un punto di riferimento a cui richiamarsi per prendere slancio nei momenti di vigore e per trarre conforto nei momenti più faticosi. A queste due caratteristiche, Don Silvano associa l’indole del curato d’anime. Prega in chiesa, dedica molto tempo al Confessionale. Ha un’attenzione particolare verso gli ammalati. E passando per le famiglie, trovando molte persone anziane, sole, bisognose di assistenza spirituale, la prima idea pastorale: far collaborare le suore per la visita degli ammalati, dando loro il ministero straordinario dell’eucaristia. Così spiega, nel ’95, la prima innovazione introdotta nella parrocchia, poche settimane dopo il suo ingresso ufficiale.

Parimenti attento anche a cogliere le istanze di chi versa nel bisogno materiale. “Sarebbe bello se a Seregno fossimo capaci di lasciare un’opera a memoria del Giubileo, come segno che dica la carità dei seregnesi”. È il grande sogno, lanciato in occasione dell’anno santo del 2000. Sogno che si rivelerà troppo grande, ma che forse può considerarsi in qualche misura realizzato con la Mensa del Povero, promossa in collaborazione con la Conferenza di San Vincenzo e inizialmente collocata all’interno della casa prepositurale, per poi essere trasferita nell’ex oratorio femminile di via Lamarmora.

Monsignor Motta è persona di indole decisa, diretta. Nel discorso del suo insediamento ufficiale, dice: “Mia premura sarà di conoscere; senza fretta, con la pazienza necessaria per potermi adattare e inserire in un camino già ben avviato in una comunità”. E già in poche settimane però si coglie la volontà di imprimere alla vita della comunità parrocchiale un rinnovato impulso, sempre seguendo i due caratteri fondanti dello spirito del sacerdote ambrosiano: appartenenza alla chiesa diocesana e valorizzazione delle tradizioni locali.

Dopo poche settimane di presenza in città, Monsignor Silvano Motta avvia il percorso volto a realizzare un nuovo altare all’interno della Basilica San Giuseppe. L’altare del ‘95 non è più conforme alle disposizioni del

Concilio Vaticano II, e recepite dai sinodi diocesani. Occorre una mensa solida e stabile (si celebra ancora, ai tempi, su un tavolo di legno), collocata in una posizione meno defilata rispetto all’assemblea, e con uno spazio che consenta solenni celebrazioni, come si addice a una chiesa che si fregia del titolo di Basilica.

Adeguare la Basilica significa sottolineare la volontà di appartenenza della chiesa locale alla chiesa universale. È un passaggio, come rivelerà più tardi Monsignor Bernardo Citterio, già prevosto di Seregno e poi Vescovo ausiliare di Milano, che era già stato pensato oltre dieci anni prima, ma mai attuato. L’intervento raccoglie anche critiche e incomprensioni, ma Monsignor Motta lo persegue con determinazione, e con coraggio sceglie di affidare la realizzazione del nuovo altare a Floriano Bodini, uno dei massimi scultori di arte sacra del ‘900. Rimarrà nella storia della nostra Basilica, e nella storia dell’arte del nostro secolo.

“Seregno merita tale scelta, e sono certo che i semplici e i colti potranno apprezzare questo passo che si è compiuto”, dirà ad opera ormai conclusa.

Parallelamente all’altare, Monsignor Motta si cura della traslazione delle spoglie mortali del suo predecessore dal cimitero, dove erano state provvisoriamente tumulate, alla Basilica, sotto il cui pavimento oggi riposa Monsignor Luigi Gandini. Costante è stato il riferimento deferente verso i precedenti prevosti. A Monsignor Ratti intitolerà il centro pastorale di via Cavour, mentre ringrazierà pubblicamente il suo successore, Monsignor Bruno Molinari, per la dedica di un’aula interna alla Basilica a Monsignor Bernardo Citterio.

Soprattutto nei primi anni del suo apostolato, Monsignor Motta apre diversi cantieri: la ristrutturazione della casa prepositurale, dell’oratorio dei Santi Rocco e Sebastiano, della chiesa di San Salvatore, la realizzazione della quadreria della Basilica San Giuseppe, della tomba per i sacerdoti seregnesi al cimitero, e la messa a norma degli impiantistica dell’oratorio San Rocco sono gli interventi più importanti e onerosi.

Tenta anche di rilanciare attività che presentano evidenti segni di affaticamento, su tutti la casa per vacanze a San Fedele D’Intelvi. Fino a quando è possibile, Monsignor Motta conserva gli oratori maschile e femminile distinti e collaboranti. Quando la Congregazione delle Suore Missionarie di Gesù Sacerdote, le suore messicane, chiude la Comunità di via Lamarmora, prova ad affidare gli ambienti alle Figlie di Nostra Signora della Misericordia. L’esperimento dura un solo anno e poi, dopo il congedo di Don Norberto Gamba, che non viene sostituito, la decisione di accorpare gli oratori. Forse, per la parrocchia San Giuseppe, l’accorpamento dei due oratori è il primo segnale forte di una più grave problematica che coinvolge tutta la chiesa diocesana: la drastica riduzione delle vocazioni sacerdotali del precedente ventennio induce una complessiva rivisitazione dei modelli organizzativi.

Occorre, per ricondurre alla massima dell’Arcivescovo di Milano, Cardinal , imparare a fare meno, fare meglio, fare insieme; che nella pratica significa riunire più comunità parrocchiali sotto un unico parroco.

Siamo nel 2006. Monsignor Silvano Motta ha già varcato la soglia dei settant’anni. La sua formazione e il suo ministero sacerdotale sono incentrati sul ruolo del parroco e della parrocchia. Sente che il cambiamento avanza, e lo accetta con la consueta determinazione. “Nella vita si deve ricominciare sempre: pretendere di cambiare le persone e le cose con un colpo di bacchetta magica è infantile. La realtà è complessa, non si può semplificare. Lo dico per me, che vorrei mantenermi giovane nello spirito accettando con Fede i cambiamenti”.

Il cambiamento richiestogli è realizzare una unità pastorale con la parrocchia del Lazzaretto. “Ci è chiesto di mettere in atto una pastorale d’insieme, che sappia valorizzare anche l’identità e la storia con le sue caratteristiche, con le feste, come si sono sviluppate in 40 anni nel rione del Lazzaretto. Lo scopo è quello di sviluppare insieme una modalità più missionaria di presenza oggi nella realtà della città di Seregno”.

Non è un obiettivo semplice, perché comporta un complessivo cambiamento culturale in tutti i parrocchiani.

Le prevosture di Monsignor Citterio e Monsignor Gandini avevano visto, una dopo l’altra, la nascita delle parrocchie della periferia della città, e dal distacco giuridico si era progressivamente sviluppata in tutte le comunità un’autonoma identità.

La pastorale d’insieme determina, di fatto, la necessità di innescare un meccanismo inverso. Sin dal Giubileo del 2000 Monsignor Motta aveva provato a introdurre proposte pastorali di rilievo cittadino, proposte che erano poi passate attraverso le missioni del 2001. L’unità pastorale tra Basilica e Lazzaretto è un passaggio ulteriore decisamente più complesso. Passaggio che poi viene rivisitato in almeno due occasioni, prima con le comunità pastorali di San Luca e Maria Madre della Chiesa, e poi con il compito, guidato dall’attuale prevosto Monsignor Bruno Molinari, alla comunità pastorale Giovanni Paolo II. Sono anni densi, quelli dell’organizzazione delle comunità pastorali, e Monsignor Motta si dedica al progetto con encomiabile dedizione. Il contesto in cui operare non è semplice: la crisi economica si fa sentire, aumentano le famiglie in difficoltà, e in questo senso molte delle attenzioni pastorali sono dedicate al “fondo famiglia e lavoro”, promosso dalla diocesi di Milano. Pure in questo contesto di cambiamento, Monsignor Motta non rinuncia a sognare, come dice lui stesso. Alla fine del 2007, avvicinandosi all’età canonica per il congedo di 75 anni, confessa: “In questi dodici anni ho avuto la possibilità di realizzare, con la collaborazione di tutti, tante opere e strutture necessarie alla vita pastorale. Ho un sogno e un desiderio: riuscirò a realizzarlo prima di andare in pensione?”. Si tratta dell’immobile di via Cavour, il palazzo del Circolo San Giuseppe, per intendersi. È un sogno molto ambizioso: l’immobile ha un cospicuo valore storico e simbolico. È poi posizionato esattamente nel cuore della città. È un edificio carico di anni, un intervento di ammodernamento che richiede investimenti ingenti. Ma è un progetto strategico, avere uno spazio per la pastorale cittadina in una posizione importante.

Il progetto è ambizioso, e per realizzarlo Monsignor Motta decide di sacrificare anche la casa di San Fedele

D’Intelvi, non più in uso. L’intervento richiede oltre sei anni. Monsignor Motta lascerà al successore il compito di chiudere il cantiere, ma il 17 marzo 2013 sarà presente, visibilmente compiaciuto, alla solenne inaugurazione dei locali del Circolo San Giuseppe, e del Consultorio La Famiglia, elementi centrali del centro pastorale Monsignor Enrico Ratti.

La sua missione sacerdotale a Seregno si era conclusa meno di un anno prima, il 30 di giugno. All’età di 77 anni, Monsignor Silvano Motta lasciava la città. “Il distacco, dopo quasi diciassette anni, è sostenuto dall’obbedienza a quanto mi ha chiesto il Vescovo, che è sempre espressione della volontà di Dio, in cui solo si trova serenità e pace. Mi sono trovato bene a Seregno, e vivo come normale e utile l’avvicendamento dei parroci. Guardo al mio futuro con serenità e pace”.

Riconoscente per l’infaticabile dedizione che Lei ha riservato durante il ministero di parroco, riconoscente in particolare per l’attenzione che ha saputo riservare a tutti e a ciascuno, la città di Seregno, con la voce del Consiglio Comunale, esprime la volontà che oggi e per sempre Monsignor Silvano Motta sia considerato cittadino onorario di Seregno.

Penso che sia uno dei pochi casi, Presidente, in cui si possa essere accettato da tutti applaudire in Consiglio

Comunale. Io immagino che poi ci sarà anche qualche altro Consigliere che magari vorrà aggiungere qualcosa. Io aggiungo solo, appunto, un ringraziamento in più nel ricostruire anche le vicende a cui tanti di noi hanno partecipato in modi diversi. Scherzavo prima e dicevo che si parte da un momento in cui facevo il chierichetto, al giorno in cui ha finito la sua esperienza, che è lo stesso giorno in cui io mi sono sposato, tra l’altro. Per cui, è avventura vissuta da tanti in tanti contesti diversi, ciascuno col suo contesto, con la sua età, con la sua situazione. Per cui, aggiungo a tutta questa ricostruzione, davvero, anche un ringraziamento personale.

PRESIDENTE:

Bene. Grazie signor Sindaco. I Consiglieri hanno facoltà di intervento. Chi volesse può semplicemente farmi un cenno. Consigliere Laura Borgonovo, prego.

CONSIGLIERE BORGONOVO LAURA:

Grazie Presidente, buonasera a tutti. Buonasera Monsignor Motta. A nome della Lista Civica Cambia

Seregno, porgo un caloroso saluto di benvenuto a Sua Eccellenza Monsignor Silvano Motta, che questa sera ci onora della sua presenza. L’ambito prettamente laico dell’auditorium, trasformato per l’occasione in sala consiliare, per una volta lascia spazio a un incontro speciale, a un momento di alto spessore religioso, sociale e umano. In questa particolare circostanza, non è facile esprimersi senza cadere nella retorica, ma siamo convinti che lei saprà cogliere con spirito benevolo quanto vorremmo dire con semplici e mai abbastanza adeguate parole riguardo al suo passato periodo sacerdotale in mezzo a noi Seregnesi.

Per diciassette anni la nostra comunità ha potuto godere dalla vicinanza di un pastore deciso, diretto nei colloqui e nelle azioni, instancabile nell’espletamento del suo ministero e attento ai segni dei tempi per aiutare i vari ambiti dalla comunità pastorale a camminare con passo sicuro verso obiettivi dettati sia dalla

Chiesa diocesana che da esigenze e tradizioni locali.

Come già stato ricordato, la formazione e la vocazione di sacerdote ambrosiano caratterizzeranno il suo stile nel periodo seregnese. La sua stretta vicinanza alla Cura Milanese e Romana segna un rapporto vivo e intenso di appartenenza all’ambito grande della Chiesa universale. Mentre la valorizzazione del patrimonio artistico e religioso locale la impegneranno in scelte coraggiose, anche se a volte un po’ contestate, ma sempre dirette al bene della comunità che le è stata affidata.

E proprio sul suo ruolo di pastore, vorrei soffermare brevemente la mia attenzione. I cambiamenti culturali e sociali, dagli anni 2000 in poi, hanno comportato scelte non facili riguardanti la comunità. La nostra comunità. L’accorpamento dei due oratori, maschile e femminile, in un’unica struttura, dettata dalla riduzione delle vocazioni sacerdotali da una parte, ma anche da un progressivo allontanamento dei ragazzi dai valori religiosi e morali, complice, in questo, tutta la società italiana e non solo. E soprattutto, il gettare le prime basi per la costituzione di un’unica realtà pastorale, che coinvolgesse le parole di Seregno in un cambiamento organizzativo ecclesiale e radicale, sono pensieri che accompagneranno la sua missione e il suo devoto servizio. Ma lei sa, Monsignore, che per comprendere e condividere un complessivo cambiamento culturale e religioso occorre pazienza e fiducia nella Provvidenza, che opera nel cuore e nella mente degli uomini in silenzio, a dispetto delle tante parole che ogni gesto concreto di trasformazione porta con sé.

L’unione pastorale tra la Basilica San Giuseppe e la parrocchia del Lazzaretto saranno, così, la prima pietra dell’attuale comunità pastorale Giovanni Paolo II, di cui tutti ora facciamo parte.

Lo stare tra la gente, all’interno o all’esterno della chiesa intesa anche come edificio religioso, il cercare di capire, l’operare, l’affrontare con determinazione anche la crisi economica del 2008, sostenendo e valorizzando il fondo famiglia e lavoro promosso dalla Diocesi di Milano, in collaborazione con la realtà del territorio, sono gesti molto significativi, che ricordiamo. Mi permetta, però, un pensiero personale riguardo a un progetto per il quale ci siamo spesso confrontati e dove il suo impulso è stato determinante. Mi riferisco alla nascita della scuola di lingua italiana per stranieri, denominata ufficialmente “Cultura senza frontiere”, avvenuta nell’anno 1999, e che specifica l’apertura al mondo del suo apostolato.

Tra i tanti modi di operare la carità in senso evangelico, la scelta di dar vita a dei corsi propedeutici all’apprendimento della lingua italiana, oltre che nuova per l’organizzazione, è apparsa subito importante per altre ragioni. Appianare il disegno relazionale tra autoctoni e immigrati, facilitare il dialogo interno della nostra comunità su temi non, veramente, troppo usuali. Formare centri vivi di aggregazione in cui, nell’incontro e nel confronto reciproco, abbattere molti comuni stereotipi e pregiudizi sugli stranieri.

Quest’anno la scuola ha festeggiato venti anni di attività, e nuovi cambiamenti organizzativi, gestionali e didattici sono in cantiere per essere realizzati. Chiudiamo l’anno scolastico con 325 adulti iscritti, 60 ragazzi seguiti nel sostegno didattico, 33 insegnanti volontari e un gruppo di donne impegnate nel corso di taglio e cucito. Siamo, ovviamente, soddisfatti, ma anche consapevoli che non dobbiamo crogiolarci per questo bel risultato. Occorre fare di più, e fare meglio. D’altronde, ce l’ha insegnato anche Lei: è importante stare in mezzo alla gente, capire la realtà, pensare e confrontarsi, ma poi agire con fermezza, anche se la decisione può essere scomoda o rischiosa. E se un antico adagio cinese dice: il piacere dell’uomo grande è poter far felice gli altri, ci viene da dire che i semi gettati durante la sua permanenza a Seregno hanno dato e stanno dando ancora buoni frutti.

Allora, inshallah, Monsignor Motta. Proseguiamo il cammino, Lei e noi, Lei con noi, con speranza e fiducia nella Provvidenza, e grazie di tutto.

PRESIDENTE:

Bene, grazie, Consigliere Borgonovo. Ci sono altri consiglieri? Agostino Silva, prego.

CONSIGLIERE SILVA AGOSTINO:

Grazie. Buonasera a tutti. Caro Monsignore, una circostanza bella l’ha fatta tornare oggi a Seregno. Sono stato un collaboratore fin dai primi giorni della sua presenza a Seregno, e porto con me tanti ricordi di momenti significativi. Con grande gioia, quindi, questa sera in Consiglio Comunale esprimo la stima e la riconoscenza per tutto quello che in questi diciassette anni della sua permanenza ha donato alla nostra città.

Un parroco lascia sempre una impronta significativa nella sua parrocchia. E la parrocchia di San Giuseppe è la parrocchia centrale di Seregno, è la parrocchia più antica e la più numerosa. E già sono stati ricordati i numerosi interventi e le opere realizzate. Non voglio tornare su questo. Lontano da frasi di circostanza, voglio ricordare alcuni insegnamenti che hanno preso concretezza nella nostra città. Lo sguardo alle necessità, ai bisogni della popolazione, della nostra gente, lo sguardo alle necessità genera una attenzione.

Un’attenzione che genera servizio per cercare di dare risposte alle necessità. In una parrocchia già vivace, curata con profonda passione e grande cultura dal suo predecessore Monsignor Luigi Gandini, lei ha continuato a realizzare gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, favorendo una liturgia partecipata e la crescita della corresponsabilità dei laici nella vita della chiesa, coniugando tradizione e attualità.

A questo proposito, prendo come esempio alcune delle sue manifestazioni caratteristiche: la stretta collaborazione con la Diocesi. Molto spesso l’abbiamo sentita dire: “Prendo questa decisione dopo aver sentito i miei superiori”. Ancora: la casa prepositurale, che è diventata luogo di incontro e di partecipazione.

E ancora, l’attività del Consiglio Pastorale di Decanato. Ai tempi era formato dalle sei parrocchie della nostra città, e dalle parrocchie del vicino Comune di Giussano. Il Consiglio Pastorale di Decanato ha assunto le caratteristiche di un osservatorio per affrontare insieme con maggior competenza e maggiore impegno le problematiche in ordine a varie situazioni. Prendo solo come esempio queste tre: la catechesi, l’educazione dei giovani, il mondo del lavoro. Un lavoro in rete per far crescere le comunità, e dare risposte alle persone.

Un camminare insieme che ha preso forma negli anni successivi che stiamo vivendo ora con la nuova, ormai da cinque anni è operante in tutta la città di Seregno, comunità pastorale San Giovanni Paolo II, di cui

Seregno si vanta di essere stata amica.

Il cammino, per essere un cuor solo e un’anima sola, come comunità ecclesiale, è ancora lungo, ma le basi sono già state gettate da un altro che guida la nostra vita e la storia. A noi l’impegno, come credenti, di vivacizzare e di rendere concreta questa unità. E, come cittadini, di fare in modo che la nostra città possa, sempre di più, essere un luogo di accoglienza e di vita serena.

Ancora, brevemente. L’attenzione che genera servizio, lo abbiamo visto nello sguardo alla povertà e agli stranieri, con iniziative che continuano tutt’ora con nuovi e più ampi sviluppi.

A conclusione, Monsignore, un’immagine del Vangelo resta impressa quando si parla di un sacerdote: “il seminatore uscì a seminare”, la famosa parabola del Vangelo. E noi possiamo testimoniare che, dopo cinquantacinque anni dalla sua ordinazione sacerdotale, Lei, Monsignore, è ancora fuori a seminare, a seminare il dono che ha ricevuto, e che ha elargito a larghe mani, a grandi mani a tutti quelli che ha incontrato nel suo lungo Ministero. E allora, il nostro ricordo e la nostra riconoscenza sia per molti anni.

Grazie, Monsignore.

PRESIDENTE:

Grazie, Consigliere Silva. La parola alla Consigliere Cerqua. Prego.

CONSIGLIERE CERQUA ILARIA ANNA:

Sì, grazie Presidente. Buonasera. Un saluto a tutti i presenti, in particolare al Don Silvano Motta, e un saluto anche ai qui presente Monsignor Molinari e Luigi Schiatti che è anche una conoscenza di vecchissima data, e il pubblico presente. Un’occasione importante per la nostra città. Nei diciassette anni in cui Don Silvano è stato presente a Seregno ha realizzato veramente tantissime cose. L’abbiamo sentito nella relazione del

Sindaco e anche dai Consiglieri che mi hanno preceduto, per cui ritengo che, veramente, sia in termini concreti e materiali, con progetti importanti che ha voluto realizzare, con, possiamo dirlo, anche con una certa audacia e tenacia. E anche con quei valori che si è portato con sé.

Io non ho frequentato in modo, come altri Consiglieri, la comunità pastorale, non ho problemi a dirlo. Però ho avuto anche diverse occasioni per avere un rapporto personale e diretto con il Monsignore, anche attraverso la mia famiglia, anche in momenti non semplici. E quindi, veramente, la conoscenza, in questo caso, come persona, è stata veramente illuminante, perché io ritengo che il Don Silvano sia una persona che ha sempre messo anche, in un certo qual modo, l’entusiasmo in tutto quello che faceva, oltre al coraggio, l’audacia, l’entusiasmo ma anche l’allegria, anche una certa forma di umorismo. Quindi, una vicinanza e un’umanità che personalmente, ripeto, anche dai racconti indiretti… C’è qua mia madre, lo dico perché soprattutto nel momento in cui è mancato mio padre, Don Silvano veramente è stata una figura importante. E quindi penso anche che, al di là dei progetti concreti e dei servizi che ha realizzato, è spesso quell’energia personale che si riesce a trasmettere che può fare anche veramente tanto, col cuore, e veramente con quello che si legge anche nella relazione del Sindaco, che mi ha molto colpito, la capacità di sognare. E quindi anche di avere, veramente, obiettivi che sembrano anche difficili da raggiungere, ma che il Don Silvano, con grande determinazione, è stato in grado di portare avanti. E anche la capacità di affrontare i cambiamenti.

Mi ha colpito molto anche la frase, che è una frase del Don Silvano, perché virgolettata: “accettare con Fede i cambiamenti”. Io penso che questa sia una frase importantissima. I cambiamenti sono all’ordine del giorno.

E soprattutto la Fede, la fiducia nei confronti della vita, e la capacità, veramente, a cuore aperto, di accettare tutto ciò che può arrivare, di bene e anche, a volte, di quello che può sembrare non bene, o che magari non ci piace, dobbiamo avere sempre quella Fede nel confidare che c’è qualcuno, c’è un qualcosa che veramente ci protegge, e probabilmente sa fare le cose anche per noi. E io penso che questi siano valori e insegnamenti importantissimi, insieme a tutto quello che concretamente Don Silvano ha fatto in questi anni.

Quindi, lo dico personalmente, di cuore veramente, e ringrazio anche l’Amministrazione di aver voluto questo momento, perché questi sono dei momenti veramente importanti, e penso che siano le eredità che vanno veramente trasmesse a tutte le generazioni, soprattutto ai giovani.

PRESIDENTE:

Sì, grazie Consigliere Cerqua. Consigliere Tiziano Mariani, prego.

CONSIGLIERE MARIANI TIZIANO:

Grazie Presidente. Un saluto particolare a chi… Stasera diamo questo conferimento della cittadinanza onoraria al Monsignor Silva Motta, perché non dimentichiamo, e lo voglio richiamare, così rimane agli atti: cosa significa l’articolo 8 del nostro statuto? Statuto che è stato fatto dai Consiglieri precedenti, ma ha una caratteristica molto importante, fatta molto bene, quando dice: “spettano al Consiglio Comunale l’attribuzione della cittadinanza onoraria a persone che si siano rese particolarmente meritevoli nei diversi campi dell’umana civiltà”. Ecco, io ritengo che il dottor Silva, stasera, il Consigliere Silva, collega, abbia stigmatizzato e creato veramente quell’atmosfera di umana civiltà. E quindi è giusto che questa sera riconosciamo… Io purtroppo devo dire che l’ho frequentato poco, come ho frequentato poco magari anche altri che si sono preceduti. Magari mi ricordo di più, e lo voglio dire con molta sincerità, Bernardo Citterio, me lo ricordo. Ero un bambino, però lo ricordo, perché incuteva quella umanità, quella sensazione di “padre di tutti”, non so se rendo l’idea. Oppure anche, devo dire con molta sincerità, qui ho presente Don Schiatti. Chi

è Don Schiatti? Don Schiatti è una persona che ha allevato i nostri figli al Ballerini, lo devo dire con molta sincerità, con tanta sincerità, con tanta umanità, con tanta voglia di insegnare ai nostri giovani quello che era il futuro, e quello che si incontrava nel futuro, i pericoli. E quindi lui è stato un altro un altro portatore di grande umanità alla città di Seregno.

Però non voglio nemmeno dimenticare anche il successore di Silvano Motta, che è qui presente, Bruno

Molinari, anche lui mi auguro che stasera prenda la parola e dica due frasi a questo Consiglio Comunale.

Anche perché, come giustamente ha ricordato il Sindaco, e voglio portare una riflessione a tutti i Consiglieri

Comunali: il Cardinale, ed entro nella… Quando leggeva il Sindaco, diceva: “l’Arcivescovo di Milano,

Cardinale Dionigi Tettamanzi: imparare a fare meno, fare meglio, e fare insieme”. Io mi auguro che questo

Consiglio Comunale, da queste tre parole, questa sera, non siano solamente parole destinate al vento, ma si cominci veramente a fare meno protagonismo, a fare meglio le cose, perché anche l’opposizione può fare meglio e dare qualche contributo, e soprattutto, su alcuni argomenti, come quello di questa sera, farlo insieme. E non imporlo, che non serve a nessuno. Perché questo significa anche umanità e cristianità soprattutto. Grazie Presidente.

PRESIDENTE:

Grazie a lei. Dai tavoli della Giunta vedo l’Assessore Borgonovo.

ASSESSORE BORGONOVO GIUSEPPE:

Sì grazie, buonasera a tutti, e buonasera a Don Silvano. Conferire questa sera la cittadinanza onoraria a

Monsignor Silvano Motta è un importante segno di riconoscimento della sua opera nella città per diciassette anni. Anni di profonda trasformazione, di profondo cambiamento, come ha ben raccontato nella presentazione il nostro signor Sindaco. Ho avuto il privilegio di interagire con Don Silvano in varie forme, e mi piace qui ricordare alcuni elementi della sua attenzione alla vita civile e alla vita associativa. Una presenza discreta e attenta, nell’essenzialità del rapporto personale, che ha significato anche interessarsi di tanti dettagli, riservando il giusto tempo per informarsi e per ascoltare. Comunque, sempre con una grande attenzione ai particolari e alle persone.

Affabilità e cordialità. Non ricordo di averlo mai visto incupito, adirato, anche di fronte a difficoltà di scelte, e le criticità che il quotidiano presenta. Ha saputo gestire il cambiamento della comunità pastorale favorendo l’inserimento dei laici nella condivisione delle scelte più importanti che hanno riguardato la comunità ecclesiale. La spinta all’associazionismo sportivo come momento autonomo e di responsabilizzazione della comunità non è stata solo una scelta di necessità, ma è stata una strategia per rilanciare un’esperienza educativa d’impegno che si sarebbe potuta disperdere.

Credo quindi che questa iniziativa di conferire la cittadinanza onoraria attesti il valore di un impegno e di tanti anni spesi a servizio, non solo religioso e personale ma anche umano, civile, e in fondo politico, nel senso più profondo del termine. Ossia finalizzato a costruire la città dell’uomo e a esaltare i valori di crescita sociale e morale della cosa pubblica. Ricordo anche i tanti pensieri spesi per sollecitare un impegno civile disinteressato, attento ai bisogni delle persone più fragili. Parole a cui ha corrisposto personalmente con l’impegno diretto e visibile a venire incontro ai bisogni dei più poveri (è stata citata, tra l’altro, appunto la

Mensa del Povero). Il nostro gesto di stasera è un passaggio formale, che cristallizza un percorso iniziato nel

1995 e che la vede cittadino di Seregno a tutti gli effetti da ormai 24 anni.

Quindi, con profonda stima e affetto aderisco con grande entusiasmo a questa nostra iniziativa.

PRESIDENTE:

Consigliere Gigi Perego, a lei la parola.

CONSIGLIERE PEREGO GIANLUIGI:

Buonasera a tutti. Caro Monsignore Silvano, mi permetta di chiamarla così, in quanto i nostri destini si sono intrecciati da subito. Insieme abbiamo percorso un lungo cammino. Lei viene nominato per il posto della parrocchia San Giuseppe nel mese di ottobre del 1995, mentre io vengo designato Sindaco il 3 dicembre dello stesso anno. Oggi è un giorno di festa e di giubilo. Le viene conferita la cittadinanza onoraria di

Seregno.

Non è facile riassumere una storia lunga diciassette anni trascorsi nella nostra comunità. Diciassette anni in cammino, in ascolto, in azione. La storia di una comunità cristiana è al tempo stesso semplice e complicata; semplice e complicata come la vita stessa, soprattutto se si vuole mantenere vivo l’interesse per il passato e le origini, senza però distogliere l’attenzione dal presente, dalle esigenze e dalle dinamiche della comunità in cui si vive.

Monsignor Silvano è sì un uomo di preghiera, ma anche di azione decisa e diretta. Per la società civile si è rivelato un uomo saggio, un punto di riferimento e di equilibrio, una persona generosa di suggerimenti preziosi. La semina e il raccolto di Monsignor Silvano sono già stati egregiamente presentati e ampiamente commentati dal signor Sindaco, ma vorrei ugualmente soffermarmi su un paio di eventi in particolare.

Monsignor Silvano ha sempre saputo affrontare situazioni complesse, sollevando, a volte, anche critiche e incomprensioni. Una di queste è stata quando decide di adeguarsi alle disposizioni del Concilio Vaticano II, modificando la posizione dell’altare, collocandolo al centro, ben visibile per tutti i fedeli. Arrivando a Seregno,

Monsignor Silvano è poi colpito dalla mancanza, nel nostro cimitero, diversamente da quanto succede in altri cimiteri della zona, di uno spazio dedicato ai sacerdoti seregnesi. Quello diventa un nuovo punto sulla sua agenda, che lo porta a realizzare l’area riservata ai preti nostri concittadini. Inoltre, Monsignor Silvano ha sempre cercato di stare a contatto con la classe lavoratrice, per capirne i bisogni, le esigenze, le difficoltà, e si è sempre preoccupato di conoscere le realtà industriali presenti sul territorio, incontrando i datori di lavoro e le rispettive maestranze.

Ricordo infine con piacere e riconoscenza gli anni più suggestivi della mia esperienza amministrativa, durante i quali ho condiviso molti momenti importanti con Monsignor Silvano. La presenza del Cardinale

Carlo Maria Martini il 18 dicembre 1999 per la consacrazione del nuovo altare in marmo della Basilica, opera in cui si concretizza l’idea cristiana del bello. Nello stesso anno, il 30 aprile, si tiene la veglia diocesana dei lavoratori presso gli istituti tecnici Levi e Bassi, in occasione delle celebrazioni del Primo Maggio, durante la quale l’Arcivescovo rivolge alla cittadinanza profonde riflessioni sul tema famiglia e solidarietà.

Il 21 settembre del 1997, in memoria del Patriarca Paolo Angelo Ballerini, figura tanto amata dai seregnesi, che a oltre un secolo dalla sua morte ancora lo ricordano con tanto affetto e stima. Il Cardinale Carlo Maria

Martini, accompagnato da un lungo corteo, raggiunta la Torre del Barbarossa ha il compito e l’onore di dare il via al concerto di campane dopo sette anni di silenzio.

Il 29 settembre del 1996, incontro per la prima volta l’Arcivescovo, che arriva a Seregno per il cinquantesimo della … Di Santa Valeria, a cui i seregnesi sono particolarmente devoti, e alla quale si sono sempre affidati dopo le sofferenze e le distruzioni dell’ultima guerra.

Quanti ricordi, e quante emozioni ho avuto la possibilità di vivere, essendo allora Sindaco di questa città, e quanti momenti ho condiviso con Monsignor Silvano, sotto la sua guida paterna ed affettuosa di interprete e testimone della parola di Dio. Caro Monsignor Silvano, l’onorificenza che oggi il Consiglio Comunale con orgoglio e sincera commozione le conferisce, rappresenta solo in minima parte la gratitudine e l’affetto che Seregno nutre per Lei. Una

Seregno rinnovata, viva e consapevole della propria identità, grazia alla sua presenza e la sua lungimiranza ed infaticabile opera, accompagnata da un insegnamento sempre pieno di fede, speranza e carità. Grazie.

PRESIDENTE:

Grazie a lei. Non vedo altri Consiglieri prenotati, per cui, chiudendo questa fase degli interventi, possiamo passare alla votazione. Per cui, pongo formalmente in votazione la delibera 2.72, “Conferimento cittadinanza onoraria a Monsignor Silvano Motta”. Chi è favorevole? Ne vedo 21, per cui all’unanimità la delibera è approvata, e quindi dichiariamo Monsignor Motta cittadino onorario di Seregno.

Ancora un momento formale. Dobbiamo necessariamente anche votare l’immediata eseguibilità. Per cui, chi

è favorevole? 21. Anche questa è approvata. Grazie.

C’è ora un momento simbolico. Il Sindaco, con la fascia in questo caso, che consegna una targa al

Monsignore. Dopodiché lasceremo al nostro nuovo concittadino la parola.

A lei, Monsignore. Prego.

MONSIGNOR MOTTA:

Grazie, grazie. Ringrazio il Sindaco e tutto il Consiglio Comunale, lo ringrazio di cuore. Saluto Monsignor

Bruno, Monsignor Schiatti e i confratelli. E vi dirò che naturalmente non avevo tutte le conoscenze delle cose che avete detto stasera, delle cose che abbiamo fatto. Ricordo ventuno anni fa la stessa onorificenza al

Vescovo Bernardo Citterio, in Palazzo Landriani, mi pare si chiami. Non ricordo bene la cerimonia che allora si è fatta, quindi sono qui a vedere anch’io quello che…

Questa mattina, però, ho aperto il libro di meditazione e ho trovato scritto: “Non cercare il plauso delle creature; solo Dio ti basta. Se lavorerai per avere la gloria degli uomini, subirai amare delusioni”.

Per la verità io a questo incontro già ci pensavo e dicevo, mi veniva in mente: “Ma fai che il tuo nome sia scritto in cielo, non sulla terra”. O anche: “Hai già ricevuto la tua ricompensa”. Cioè, il Vangelo mi suggeriva tante cose di fronte a questo invito a ricevere la cittadinanza onoraria di Seregno. Nonostante tutto, Dio mi ha dato la chiave di lettura di ciò che stiamo vivendo in questa cerimonia: adesso queste parole che ho letto nel mio invito dall’Amministrazione. E ripensando agli anni che sono stato a Seregno, e tutto il lavoro e le attività che si sono volute realizzare, che sono veramente tante (anch’io mi sono meravigliato), direi che ero un incosciente, ero ispirato, ero un audace. Non lo so. Adesso mi meraviglio anch’io. Comunque, tutti lavori che si sono potuti realizzare nella frenesia del nuovo millennio. Sentirmi non solo, e strumento di Dio che mi ha dato coraggio e perseveranza di cui ora, nel ricordo, anch’io rimango ammirato per quanto si è potuto fare insieme.

La presenza di Dio ci ha guidato, perché non ero solo. Collaboravamo tra i sacerdoti, in comunione sempre con le direttive del Vescovo, dando spazio e importanza a organismi di partecipazione dei laici, la passione cittadina. Le organizzazioni c’erano. Ed è stato ricordato questo legame col Vescovo, perché ho sempre detto, e ripeto ancora, la passione di una parrocchia c’è con il Vescovo. Cambiano i parroci, e la vita va avanti. Se invece sono troppo personalizzate, rischia di essere un fallimento. Questa è la ricchezza che io ho trovato a Seregno: questi organismi, queste attività. Non volendo fare nomi, vi dirò solo i luoghi dove ho trovato una grande disponibilità e collaborazione.

Ecco perché considero questa onorificenza, che ritiro come prevosto emerito, un riconoscimento non solo alla mia persona, anzi. Riconosco che molto merito è da attribuire alle persone che fanno parte delle realtà, dei gruppi, le associazioni. Vorrei ricordare, rischiando di dimenticarne qualcuna, perché sono veramente tante.

Apro la mia porta, ed entro in Basilica. Ricordo la prima volta che sono entrato in Basilica: mi hanno mandato la fotografia, e poi dopo sono andato a vedere la Basilica. Ma la Basilica era vuota. Ma la (parola non chiara 51,05) piena, con la Sacrestia molto vivace, i lettori, gli animatori, la cappella di Santa Cecilia, la biblioteca capitolare, i confratelli. Quante cose ho trovato.

Poi la casa parrocchiale, con le segretarie che collaboravano, le domestiche, l’amministrazione, tanti collaboratori per l’amministrazione, il consiglio economico-amministrativo, ingegneri, architetti, imprese, commissioni parrocchiali, che trovavano posto appunto nella mia casa per la catechesi, per la famiglia, per la

Caritas, per le missioni, per le missioni con molta vivacità anche da parte del GSA e del gruppo Ausilium, per citarne qualcuna, ma ne dimentico qualcun altro.

Pensando all’Istituto Pozzi, ringrazio le suore di San Vincenzo che hanno gestito San Fedele per tanti anni, la Casa di San Fedele D’Intelvi, Villa Serena. Accoglievano i fidanzati, facevano corsi per fidanzati e la San

Vincenzo, che ospita un posto che credo sia ancora attivo, dove si distribuiscono gli abiti tutte le settimane.

E poi ancora, sempre pensando all’Istituto Pozzi, il centro di ascolto, e poi il consultorio, iniziato lì, penso a

Unitalsi, il Movimento della terza età, il movimento per la vita. Tutte cose che ho trovato a Seregno. In via

Cavour il Circolo San Giuseppe, l’Azione Cattolica, le ACLI, la buona stampa, la banda, i camosci, la cappella musicale che lì stava all’inizio, quando sono arrivato. L’oratorio San Rocco, con tante attività per i ragazzi, le catechiste, il gruppo sportivo. Il Teatro San Rocco, con più di cento volontari. Arti, mestieri, Radio

Seregno. Tutte cose che ho trovato.

Poi l’Oratorio Maria Immacolata, con le scuole. Prima la scuola magistrale, un’opera molto importante fatta dal Monsignor Gandini, ha preparato insegnanti di scuole materne per mezza Brianza; così pure, poi, abbiamo aperto il mito e la scuola materna, la polisportiva con la pallavolo, pallacanestro, danza, pattinaggio, la scuola per stranieri, la Mensa dei poveri. Tutte cose ricordate. Il San Vincenzo. E poi naturalmente il San Salvatore, i volontari, Don Giovanni Brizzi, Scuola Maria Ottolina Silva. E poi anche la

Madonna in Campagna, c’era chi collaborava.

Vedete quante persone mi hanno aiutato, e ci hanno aiutato, abbiamo lavorato insieme. Adesso sono a

Erba. A Erba abito da quasi sette anni, e ho trovato una comunità che mi ha accolto, dove celebro le messe.

Oggi le ho celebrate due. Non sono in pensione, nel senso che non sono a far niente. Quando c’è bisogno corro. Posso guidare la macchina, e quindi in giro a dire messa: Pozzinigo, Casiglio, Suello, San

Mandardino. Per dire, si gira.

Poi, seguo quella della terza età, che anche la terza età di Seregno mi ha aiutato molto. Confesso: collaboro con Radio Mater, e soprattutto seguo i sacerdoti anziani e ammalati della zona di Lecco. Gli ultraottantenni, in quella zona ce ne sono quasi cinquanta. Quindi guido ancora la macchina per un anno, speriamo che anche dopo!

Il legame con Seregno, a parte gli inviti che mi rivolge il Monsignor prevosto con molta generosità, è l’Amico della Famiglia, che mensilmente mi informa delle tante attività pastorali della comunità. Oggi, diventando cittadino di Seregno, non residente ma presente con lo spirito, interpreto così questo riconoscimento, che abbia a cuore ancora questa città. E mi impegno ad assumere, per ricambiare questo vostro gesto, la funzione di intercessore presso Dio, come sacerdote che prega, perché si veda ancora a Seregno l’incarnazione del Vangelo nella mentalità, nelle scelte di chi è impegnato (siete voi) al servizio del bene comune. E si senta sostenuto e aiutato dal Signore in questo compito. Per rendere più concreta questa scelta, come ricevo l’Amico della Famiglia, potrei ricevere per posta elettronica, se il Sindaco vorrà, una rassegna stampa del Comune che evidenziando gli eventi e i problemi aperti della città, io mi possa inserire come intercessore presso Chi solo può rinnovare i cuori e pregare per i punti che mi sono stati segnalati.

Così divento un (parola non chiara 56,15) non efficiente ma efficace. Cioè, tocco il cuore di Cristo e di Dio per voi, credenti e non credenti, perché si possa cambiare e mantenere sempre qui a Seregno uno spirito di collaborazione e solidarietà. Ecco perché merito di questa serata è, per molte persone che ho incontrato a

Seregno, generose, disponibili a collaborare sempre. Ho trovato chi mi accompagnava da una parte, dall’altra, sia architetti, ingegneri, imprese, tutti disponibili. Questa è stata una grande fortuna. Ecco perché abbiamo fatto cose così grandi: non è merito mio, ma è merito nostro. Grazie.

PRESIDENTE:

Sì, vedo Monsignor Molinari che mi fa un cenno. Venga pure qui al tavolo, prego.

MONSIGNOR MOLINARI:

Ecco, quando ho sentito per la prima volta l’idea, la proposta, il pensiero di questo momento, di questo conferimento della cittadinanza onoraria, lo ho molto apprezzato e sono stato ben contento. Adesso esprimo la gratitudine sia mia personale, sia a nome della comunità Cristiana di Seregno, dei miei confratelli sacerdoti, delle parrocchie, del Consiglio Pastorale, delle varie commissioni, di tutti i fedeli cristiani della comunità di Seregno. Quindi esprimo gratitudine al signor Sindaco e al Consiglio Comunale per questo momento così intenso, così bello, che tra l’altro appunto esprime anche unanimità, no? Sono rari i casi in cui c’è unanimità da parte dei Consigli, e questo è uno di questi casi.

Devo dire, per non dilungarmi troppo, che nei vari interventi raccoglierei proprio due parole, due vocaboli, due espressioni che mi sembrano un po’ la cifra riassuntiva della presenza di Monsignor Motta, Monsignor

Silvano qui a Seregno, nei diciassette anni in cui è stato parroco, prevosto. La comunione: è stato un uomo che ha saputo tenere insieme i sacerdoti e tutte le varie realtà, ben ricordate da lui stesso e anche dai vari interventi. Ha tenuto insieme le parrocchie. È stato un uomo di comunione. Ecco, qualcuno ha ricordato che non è mai stato visto incupito, ecco perché: perché in fondo, a guidare la sua presenza, la sua attività di prevosto, è stata proprio l’idea della comunione. Comunione nella comunità cristiana locale, con la comunità diocesana, con la chiesa universale, e una comunione comunque aperta in tutte le direzioni. Quindi anche sul versante sociale e civile.

L’altra parola che fa un po’ da cifra riassuntiva è quella dell’azione. Monsignor Silvano è stato, è un uomo di azione. Lo ha ricordato lui adesso, che non ha ancora finito di muoversi. È stato, qui a Seregno, certamente un uomo di un’azione lungimirante, coraggiosa, è stato detto audace. Tutti aggettivi veri, che colgono nel segno il significato della sua azione, il movente interiore della sua azione qui a Seregno. Infaticabile, ecco, sempre in movimento, per un’azione però non superficiale, non esteriore, ma per dare un’anima a una comunità, a una realtà, una città. Io ricordo oggi, 21 maggio 1983, quindi esattamente trentasei anni fa, c’era un amico di Seregno, il Papa Giovanni Paolo II. Quindi oggi è trentasei anni da quella visita. Giovanni Paolo

II viene sempre ricordato, almeno io sempre così lo dico, amico di Seregno, della città e della comunità di Seregno. Allora mi pare che questo momento in qualche modo continui a scrivere in un ipotetico, non so se esiste anche materialmente, un libro degli “amici della città”, ma in questo libro degli amici della città certamente troviamo scritto, dal punto di vista ecclesiale si intende, troviamo scritto Monsignor Ratti, troviamo scritto Monsignor Citterio, Monsignor Gandini, anche più volte ricordato stasera, e Giovanni Paolo

II, amico di Seregno. E questa sera in quest’altra pagina aggiungiamo Monsignor Silvano Motta, amico di

Seregno. Grazie.

PRESIDENTE:

Grazie a Monsignor Molinari. Ecco, prima di chiudere questo nostro incontro, ricordo che, per chi volesse soffermarsi, all’uscita c’è un momento conviviale. Dobbiamo ringraziare per questo anche la collaborazione del CFP Pertini e dei loro ragazzi. La chiusura penso possa essere data al Sindaco, in modo tale che riassuma un po’ questa nostra delibera così singolare. Grazie.

SINDACO ROSSI ALBERTO:

Sì, grazie. C’è pochissimo da aggiungere in realtà. Penso che sia bella anche la sottolineatura che

Monsignor Molinari ha fatto, relativamente a proprio un discorso di unanimità. Ciascuno poi ha il suo modo, e chi ha vissuto personalmente alcuni passaggi con Monsignor Silvano Motta (io stesso citavo alcuni passaggi vissuti da ragazzo, tra quelli che sono qui dentro), ma anche chi l’ha vissuto per momenti personali, o anche più in maniera marginale, comunque, penso che sia stato un momento utile e prezioso per tutti noi, come comunità. Penso che, al di là di qualsiasi aspetto, il Consiglio Comunale è il luogo dove si cercare di vivere al meglio come comunità, e di amministrarla al meglio. Penso che sia stato un momento bello e prezioso per tutti. Anche per questo mi piacerebbe, e proporrei anche di concludere, prima del meritato rinfresco, anche con una foto di tutto il Consiglio Comunale con Monsignor Silvano Motta. Penso che possa essere opportuno. Grazie a tutti, per aver partecipato.

PRESIDENTE:

Ecco, sono le ore 20:13. Formalmente dichiaro sciolta la seduta, e invito i Consiglieri ad avvicinarsi al tavolo della Presidenza per una foto di gruppo. Grazie, e grazie a tutti.

N.B. La trascrizione degli interventi sopra riportati è stata curata dalla ditta incaricata con determinazione del dirigente n. 9 del 10/01/2019