112 Elisabetta Traniello PRESENZE EBRAICHE NEL POLESINE DI

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112 Elisabetta Traniello PRESENZE EBRAICHE NEL POLESINE DI Elisabetta Traniello PRESENZE EBRAICHE NEL POLESINE DI ROVIGO NEL XV SECOLO L’archivio notarile conservato a Rovigo è la panoramica sugli ebrei che vissero ed ricco di sorprese, e in gran parte ancora poco operarono nel territorio rispetto ai dati sparsi esplorato1. già noti agli studiosi. Ne è emersa una realtà di Attraverso i documenti notarili, scelti una certa consistenza e stabilità, ma anche la nell’arco cronologico che va dalla fine del necessità di articolare maggiormente le Trecento alla fine del Quattrocento, si è cercato valutazioni fino ad oggi compiute per questa di specificare con maggior dovizia di particolari zona. la condizione e la consistenza delle presenze degli In questa sede verrà approfondito in ebrei nella zona. Per meglio raffigurare il quadro particolare il caso di Badia Polesine, che presenta d’insieme con tutte le sue luci ed ombre, il lavoro alcune singolarità all’interno del contesto del richiederà comunque di essere completato Polesine di Rovigo. confrontando i dati notarili con altre fonti di tipo Come è noto, sono state individuate amministrativo. negli spostamenti ebraici dalla fine del XIII Gli ebrei stanziatisi in Polesine, così come secolo alcune direttrici di massima: un primo i documenti ci permettono di conoscerli, si flusso di ebrei di provenienza romana si mosse inseriscono pienamente in quello che era il trend verso l’Italia centrale e di qui nella pianura generale per l’Italia del XV secolo. Le attività padana3. praticate dagli ebrei furono in primo luogo quella Contemporaneamente ai movimenti dell’esercizio del prestito ad interesse e, accanto italiani, sul finire del XIII secolo e in crescendo a questo, della mercatura soprattutto tessile. Le nell’epoca successiva, un secondo flusso di ebrei, relazioni che si intravvedono oltre i contratti tra mosso principalmente dalle persecuzioni di cui ebrei e cristiani sembrano improntate ad una erano fatti bersaglio, scese dalla Germania. Le certa integrazione (con tutta la prudenza con la regioni di provenienza furono le zone della quale è necessario usare questo termine), cui Franconia, della Baviera e dell’Austria, fanno da contraltare le immancabili prese di particolarmente numerosi i prestatori che si posizione ecclesiastiche2. spostavano da Norimberga. Attraverso i valichi L’analisi di circa 450 documenti relativi alpini orientali questi ebrei si insediarono alle città di Rovigo, Lendinara e Badia, cioè i dapprima nelle regioni friulane, poi nella piana centri principali della zona allora definita veneta. Un ramo della corrente prese la via «Polesine di Rovigo», ha permesso di ampliare dell’altra riva dell’Adriatico e scese lungo la costa 1 Il testo qui presentato costituisce la revisione dell’Abbazia della Vangadizza a Badia (d’ora in di una parte della mia tesi di laurea, che aveva poi ASV Badia). Questa fase di rielaborazione del per oggetto la raccolta e l’analisi dei dati notarili nuovo materiale archivistico raccolto, tuttavia, sugli ebrei in Polesine nel XV secolo: «Pro bono, è ancora in corso. comodo et utilitate tam conductorum quam 2 Le manifestazioni di ostilità avvennero nei locatorum». Presenze ebraiche nel Polesine di modi più consueti: dalle proteste episcopali per il Rovigo nel XV secolo, relatrice prof. Maria mancato rispetto dell’obbligo del segno, ai maliziosi Serena Mazzi, Università di Ferrara, anno espedienti per ostacolare la macellazione rituale accademico 1999-2000. Quasi tutti gli atti (che tuttavia avveniva regolarmente nei macelli consultati per la tesi provengono dall’Archivio di cittadini) alle vessazioni durante la settimana santa. Stato di Rovigo (d’ora in poi ASRo). Per questo In qualche caso gli ebrei si erano rivolti al marchese testo il materiale raccolto è stato parzialmente o al duca per ottenere tutela. integrato con alcuni documenti conservati presso 3 Cfr. A. TOAFF, Il vino e la carne. Una comunità l’Archivio «Guido Mora» curato dal Sodalizio ebraica nel Medioevo, Il Mulino, Bologna 1989, pp. Vangadiciense e che ha sede presso l’edificio 290-291. 112 06-pag.112-160.pmd 112 29/05/02, 12.28 Presenze ebraiche nel Polesine di Rovigo nel XV secolo orientale, all’epoca anch’essa territorio quella romana giunta in questa zona qualche veneziano4. decennio prima7. I luoghi di maggior fioritura dell’ebraismo Le tradizioni culturali e quotidiane degli aškenazita furono Mestre, per la sua vicinanza con appartenenti a ciascuna etnia vennero Venezia, e Treviso. A questi poli i «teutonici», pur mantenute, e non mancarono occasioni di disseminati nei vari centri anche a lungo raggio, conflittualità tra correligionari di diversa continuavano a indirizzarsi: a Treviso – il punto appartenenza8. di riferimento principale – aveva sede un tribunale Nel caso polesano la presenza ebraica è rabbinico cui ci si appellava per sciogliere le cause stata ritenuta dagli studiosi come certamente interne alle comunità ebraiche; in occasione delle omogenea, a volte traendo conclusioni da dati maggiori festività le famiglie convergevano verso frammentari e distanti tra loro. Per quanto le città di maggior concentrazione per celebrare riguarda il caso di Badia, non è stato dato alcun in comunità i rituali prescritti5. rilievo al fatto che dagli anni Trenta del La componente aškenazita, (riconoscibile Quattrocento la provenienza dei prestatori non negli atti dall’attributo «teutonico» o «tedesco» fosse più italiano-centrale ma friulana9. Di spesso accompagnati a forme onomastiche conseguenza, essa è stata senza esitazione diverse da quelle italiane) portava con sé anche assimilata alle sorti generali del Polesine, una propria rete di relazioni, una propria cultura considerato in modo uniforme quando compare e usanze rituali che differivano da quelle negli studi sugli ebrei italiani. italiane6. Badia, invece, dimostra di partecipare al Le due correnti migratorie ebbero ad fenomeno della confluenza delle correnti italiana e incontrarsi proprio nella piana del Po, o per tedesca, mentre, almeno per il XV secolo10, ne meglio dire, la corrente tedesca si sovrappose a rimangono estranee tanto Rovigo quanto Lendinara. 4 A. TOAFF, Convergenza sul Veneto di banchieri 9 R. CESSI, Alcuni documenti sugli Ebrei in ebrei romani e tedeschi nel tardo Medioevo, in G. COZZI Polesine durante i secoli XIV e XV: «Atti e memorie (cur.), Gli ebrei e Venezia. Secoli XIV-XVIII, Edizioni del R. Istituto di Scienze Lettere ed Arti» 25/1 di Comunità, Milano 1987, pp. 595-596: Le città di (1908-1909), pp. 57-64, non ha specificato il nome provenienza sono molte: oltre a Norimberga, «Colonia, di alcun ebreo a Badia, pur affermandone la Marburgo, Andernach, Coblenza, Magonza, Worms, presenza; B. RIGOBELLO, Gli Ebrei in Polesine. I Spira, Heilbronn, Battemberg nell’Assia, Ratisbona primi banchi di prestito: «Rassegna degli Archivi nella Baviera» (p. 596). Rimando a queste pagine anche di Stato» 41 (1981), pp. 74-91, si sofferma sugli per un elenco più dettagliato delle località di ebrei italiani presenti fino al 1433, e cita anche insediamento dei nuovi venuti. Lazzaro di Cividale ma non più che en passant, 5 A. TOAFF, Gli insediamenti aškenaziti senza alcun rilievo. Non ho trovato sostegno nell’Italia settentrionale, in C. VIVANTI (cur.), Gli documentario alla partecipazione al banco di Ebrei in Italia. I. Dall’alto Medioevo all’età dei Badia della società che gestì invece i banchi di ghetti, Einaudi, Torino 1996 (Storia d’Italia, Annali Rovigo e Lendinara, cioè quella facente capo ai 11*), pp. 168-171. Finzi di Padova con la partecipazione anche di 6 Ibid.; vd. anche P. STEFANI, Le correnti mistiche, Musetto di Aleuccio da Perugia e poi dei suoi eredi, il paragrafo: Il chassidismo tedesco medievale, in P. al contrario di quanto si afferma in A. TOAFF, Gli REINACH SABBADINI (cur.), La cultura ebraica, ebrei a Perugia, Deputazione di Storia Patria per Einaudi, Torino 2000, pp. 352-354. l’Umbria, Perugia 1975 (Fonti per la storia 7 Cfr. TOAFF, Convergenza cit., pp. 602-603. dell’Umbria 10), p. 52 (ripreso poi da quanti 8 Cfr. M. LUZZATI, I legami fra i banchi ebraici hanno avuto modo di citare il Polesine nei loro toscani ed i banchi veneti e dell’Italia settentrionale. studi). Spunti per una riconsiderazione del ruolo economico 10 M. ACANFORA TORREFRANCA, Sulle musiche e politico degli ebrei nell’età del Rinascimento, in degli ebrei in Italia, in VIVANTI (cur.), Gli Ebrei in COZZI (cur.), Gli Ebrei e Venezia cit., p. 578 e n. 94: Italia cit., p. 481: «fino agli ultimi decenni del l’Autore riferisce in generale di un’opposizione tra secolo scorso». Rovigo è classificata tra le comunità ebrei tedeschi ed italiani, citando anche battute di rito aškenazita (nella variante occidentale mordaci tra rabbini di diversa appartenenza. germanica). 113 06-pag.112-160.pmd 113 29/05/02, 12.28 Elisabetta Traniello In queste due città, infatti, sin dalle prime compare negli atti di Badia. Il banco fu però quasi attestazioni, operò una società composta dai figli sempre affidato a persone di fiducia di Mizolo, di Musetto Finzi di Padova e dalla loro fiducia che non in tutti i casi fu ben riposta: nel 1433- discendenza, legati a Musetto di Aleuccio da 1434 ebbe luogo una causa tra i titolari del banco e Perugia e alla sua progenie. il fattore, Musetto di Dattilo da Rimini, originata Tale società, dalle radici italiano-centrali, dalla mala gestione di costui. Tra il 1429 e il 1431 operava avvalendosi di un’estesa rete di Mizolo morì, dando inizio ad una complessa vicenda postazioni principalmente nella zona compresa successoria che durò almeno due anni. La vicenda tra Bologna e Padova11. degli ebrei ferraresi a Badia – qui brevemente Nel caso di Badia Polesine, invece, il discorso riassunta – ebbe termine nel 1433. Gli eredi di va differenziato fin dall’inizio della documentazione Mizolo, infatti, Angelo e Manuele rimisero il relativa alla presenza degli ebrei in città. mandato del banco nelle mani degli amministratori I primi documenti relativi ai prestatori a del comune di Badia, dichiarando di non essere in Badia risalgono al 1400, pur lasciando spazio grado di onorare gli impegni assunti Essi liberavano all’idea che non si trattasse di una presenza nuova il comune anche dall’obbligo di garantire loro il in città.
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