Club Alpino Italiano • Periodico Trimestrale

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Club Alpino Italiano • Periodico Trimestrale Voi. XII Num. 33 ANNO 1878. 1* TRIMESTRE. BOLLETTINO DEL CLUB ALPINO ITALIANO • PERIODICO TRIMESTRALE PUBBLICATO PER CURA DELLA DIREZIONE CENTRALE E DISTRIBUITO GRATIS AI SOCI DEL CLUB 'IiET)^TTO%E: Dottor,MARTINO BARETTI SEDE CENTRALE DEL CLUB TORINO . VIA CARLO ALBERTO, N. 21, PIANO 2» TORINO G. CANDELETTI TIPOGRAFO DEL C. A. I. via Rossini, numero } 1878. 889: PiBBIJCiZIONI 1828 AVYERTEIZE I. — Tutti i manoscritti ed i disegni da pubblicarsi nel Bollel- tino trimestrale debbono essere inviati alla Presidenza del Club. Si l'accomanda la massima nitidezza di capattepe specialmente nei numepi e nei nomi ppoppi. II. — La Presidenza del Club riceve con riconoscenza, anche da persone estranee alla Società, informazioni e scritti inediti che riguardino particolarmente lo scopo del Club. IH. — Tutti gli scritti e disegni pep mezzo del Redat- tope sono presentati ad un Comitato per le pubblicazioni che li ritorna alla Presidenza del Club col papepe da esso ppo- unnciato, giusta il qnale la Dipezione Ccntpale ne deliltcpa la stampa. In nessnn caso si pesti- tniscono à manoscpitti; non si pniiltlicano qnelli che sieno già stati altrimenti pubblicati; di quelli non ammessi a stampa si dà avviso agli autori od a chi li trasmise. rV. — La Redazione invia agli autori le bozze di stampa non accompagnate dal manoscpitto, e pcp una sola volta. Sulle bozze è indicato il tratto di tempo entro il quale le bozze corrette devono essepe pimandate alla Reda­ zione ; trascopso questo limite si ppocede d'nfllcio alla coppezione ed alla stampa. V. — La Direzione concede gratis 5© copie di estpatti agli autori che ne facciano dimanda, pep lettepa, contem- popaneamente al pinvio delle bozze. Per un maggior numero di copie l'autore deve rivolgersi direttamente al tipografo. VI. — Il Bollettino trimestrale è inviato dipettamente a ciascun Socio dalla Direzione Centrale, giusta gli elenchi sezionali compilati e trasmessi dalle Direzioni delle Sezioni. I reclami perciò dei Soci e tutte le varianti nell'indirizzo loro devono essepe pivolti alle pispettive sezioni. VIL — La Direzione Centrale non assume alcuna pe- sponsabilità degli smarrimenti che possano accadere per isbagll negli indirizzi, ed in ogni caso non pispedisce che i Bollettini che per qualsiasi causa sieno pitopnati alla Sede Centrale. Quando avvenga questo ritorno è tosto sospesa ogni spedizione al Socio sino a che non sia tolta la causa di esso, e ne è dato avviso alla Oìpezione della sezione in cui il Socio è inscritto perchè essa ppov- veda all'uopo e ne infopmi la Presidenza del Club. VIII. — Per le persone estranee al Club il prezzo di questo Bol­ lettino trimestrale è di L. <i,00. Esso trovasi in vendita presso 1 librai E. Loescher, viOc di Po, 19; fratelli Bocca, via Carlo Alberto, 3; F. Casanova successore Beuf, via Accademia delle Scienze, 2. • COMMEMORAZIONE [rrm m 1 m mi UJJJJJJ IJ RE D'ITALIA PRESIDENTE ONORARIO DEL CLUB ALPINO ITALIANO TORINO G. C ANDE LETTI, TIPOGRAFO DEL C. A. L via Rossiìif, numero ) 18 78. I A Vittorio Emanuele II, Re d'Italia — tutta Italia rese il più sincero omaggio di rive­ renza e di affetto che una nazione possa ren­ dere al Padre della Patria. Vivo, Egli cinse la più fulgida corona che tutto un popolo possa porre sul capo di un re; morto. Egli si ebbe a corona, attorno al suo feretro, il popolo istesso. A Lui, che con affetto di padre e lealtà di re il 4 0 gennaio 4839 dichiarò nel Par­ lamento in Torino di non poter restare in­ sensibile al grido di dolore che da tante parti d'Italia verso di Lui si levava, a Lui, con affetto di figlio e con lealtà di popolo, diede meritata risposta il grido di dolore che il i 0 gennaio 4878 tutta Italia levò verso la sua salma in Roma. Grido di aspirazione alla riscossa e di fede in Lui fu il primo — grido di sanzione al­ l'opera fatta, se non compiuta, e di ricono­ scenza a Lui fu il secondo. E l'Europa che, plaudente od incresciosa, aveva attonita udito nel Re l'eco del primo, riverente comprese nel Popolo il senso del secondo ed unanime vi si associò. A Vittorio Emanuele II, Presidente Ono­ rario del Club Alpino Italiano — lutto il Club prestò il riverente ossequio di benemerenza dovuto al Primo Alpinista Italiano. E fu riverente ossequio di benemerenza prestato a Colui che, dando all'Italia i con­ fini dell'Alpi, diede modo al Club di costi­ tuirsi ed appellarsi italiano — a Colui che, nato da forte schiatta venuta dall'Alpi, alle Alpi faceva ritorno ogni anno per espandervi l'animo alle virili gioie ed alle severe im- rn pressioni della natura alpina— a Colui che con augusto esempio porse al suo popolo pratico eccitamento a ritemprar sull'Alpi il corpo alle fatiche, la mente e l'animo agli ineffabili sensi ed ai nuovissimi affetti della vita al­ pina — a Colui infine che diede largo be­ neficio di munifiche opere alle regioni al­ pine per cui Egli n'andò a caccia. Il Re—opportunamente scrisse il professore Ercole Ricotti nella Commemorazione detta nella Grande Aula della Regia Università di Torino nel dì 40 febbraio 4878 — « il Re preferiva agli splendori della Corte una vita appartata e dura , e salvaticare sulle aspre vette di Valdieri e di Valle d'Aosta a caccia di camosci e stambecchi, dormendo sotto la volta del cielo, fra le nevi, avvolto in un mantello, che al suo svegliarsi era dai ghiac­ cinoli aderente al suolo. Ma colà, fuor delle minuzie della quotidiana politica, spaziava sopra gli eventi e gli interessi generali con mente serena, e se ne formava giudizio si­ curo, e colla pratica sua lunga e col fine criterio degli uomini e delle cose sapeva af- — vili — ferrare il punto giusto e darne regola a' Mi­ nistri. Laonde in tanti sconvolgimenti un il­ lustre statista inglese esclamava che se gli Italiani dicevano talora per inesperienza qual­ che errore, punto non ne facevano. » « Né Vittorio amava cosi quelle sue care solitudini, che non fosse pronto a scenderne ogni qual volta il bisogno dello Stato lo ri­ chiedesse. Smessa la giacca, smesse le abitu­ dini di cacciatore alpino, e vestita la divisa militare, su cui brillavano i segni d' onore acquistati colla spada in pugno, ben Egli sa­ peva accogliere con garbo, con maestà, con destrezza gli altissimi personaggi che accor­ revano a far saldi i vincoh della restante Eu­ ropa coiritalia. E ben ne recò testimonianza Adolfo Thiers, esperto conoscitore della Corte e degh affari, né certamente appassionalo di Casa Savoia, il quale lasciava di Vittorio Emanuele tal ritratto, quale del più perfetto gentiluomo e del più accorto politico. » « Cosi la solitudine era pel Re feconda di profondi insegnamenti e di utilissimi risul­ tati, mentre consentiva alla macchina costi- — IX — tuzionale tutta quella larghezza che i tempi vieppiù avanzandosi richiedevano. Soleva poi Egli circondarla d'atti egregi. » — Molto davvero si è narrato di Vittorio Ema­ nuele Il considerato come cacciatore alpino; ed è cronaca che costantemente Gli serba il carattere di appassionato, instancabile ed im­ perterrito. Né manca dovizia di tratti speciali, di episodi, che ora, specialmente dopo la sua morte, richiamansi a memoria per rammen­ tare popolarmente l'animo suo franco, bene­ volo e generoso. Al molto che di Luì si conosce nulla accrescerebbe in pregio il poco che io potrei aggiungervi, e perciò mi taccio; sì bene io credo opportuno di far cenno del titolo di « Eeger des Sleinwildes » (i) a Lui conforto in una commemorazione pubblicatasi nelle MiUlieilungen des Deidschen und Oesterreichisclien Al/penvereins (2), nella quale l'autore adatta a Lui il vecchio adagio tedesco « Kein Heger, (1) Conservatore degli stambecchi. (2) Comunicazioni del Club Alpino Tedesco Austriaco. Gen­ naio 1878, N. 1, pag. 27. I Kein Mger » che in italiano può voltarsi: la riserva la caccia conserva. E questo è giusto titolo di lode che spetta a Vittorio Emanuele II. Lo stambecco infatti (Capra ibex, Capra alpina, Ihex alpimis) più non esiste nella Savoia e nella Svizzera ed è scomparso affatto dai dintorni del Monte Bianco e del Monte Rosa. Gli ultimi super- stili di questa razza di selvaggina delle Alpi stansi rifugiati tra la Savoia ed il Piemonte, in mezzoalle altissime catene che serrano le valli di Cogne, di Savaranche e Grisanche, ove ap­ punto il Re Cacciatore seppe mercè cure in­ numeri e gravissime spese conservarli, non che aumentarli. Tant'è, se la statistica in si difficile constatazione non falla affatto, nel 4850 contavansi forse nella valle d'Aosta circa 500 stambecchi ed ora toccano forse al nu­ mero di 2000. Abbiasi Egli adunque, come già in Baviera il Re Massimiliano li per la conservazione dei camosci, la riconoscenza non soltanto dei cac­ ciatori ma sì di lutti coloro che amano la natura e le Alpi — ed è davvero a sperarsi I t XI — che nell'interesse della storia naturale il Be Umberto, Presidente Onorario aneh'Egli del Club Alpino Italiano, continui nell'opera pa­ terna di conservazione di questa specie ani­ male, siccome in Baviera in quella della con­ servazione dei camosci il Be Ludovico II che al pari di Lui non è dato alla caccia. {•{) (1) Questa speranza non poteva davvero fallire, ed ecco quanto ci assicura che essa si compierà. Nel periodico L'Écho du Val d'Aoste, addì 18 marzo, si contiene la seguente bonne nouvelle: ' M. le Baron de Pecco nous adresse de Rome la lettre suivante que uous nous empressons de publier: Monsieur le Birecteur, « Je Buis beureux de pouvoirvous annoncer que S, M. le Roi Humbert I dans l'audience que j'ai eu l'honneur d'ob- tenir de Lui aujourd'hui, m'a assuré qu'il enteud maintenir les chasses dans notre vallèe et qu'il assurera la méme pro- tection au bouquetin (specialité zoologique d'Italie) que son Pére Victor Emmanuel lui a accordée.
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