Archivio Prezzolini
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BIBLIOTECA CANTONALE LUGANO ARCHIVIO PREZZOLINI INVENTARIO A CURA DI FRANCESCA PINO PONGOLINI E DIANA RÜESCH 1989 DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA EDUCAZIONE BELLINZONA INDICE DEL VOLUME Prefazione di ADRIANO SOLDINI ........................................................ IX Introduzione di FRANCESCA PINO PONGOLINI e DIANA RÜESCH XIII Inventario........................................................................................... 1 Indice dei nomi di persona ................................................................. 173 Indice dei toponimi ............................................................................ 189 Repertorio delle carte intestate........................................................... 197 VII PREFAZIONE La presenza dell'Archivio Prezzolini a Lugano è doppiamente figlia del caso: lasciata l'America dopo aver concluso i suoi doveri di inse- gnante universitario alla Columbia University di New York e dopo le insoddisfacenti soste campane a Rovello e a Vietri sul Mare, lo scrittore ha scelto quale sua ultima dimora il nostro Paese che aveva conosciuto e visitato più volte già negli anni della «Voce». Il Ticino non costituiva quindi per lui un «ignoto» storico gualcito dai molti anni di distacco e di spesso travagliate vicissitudini perso- nali. I tempi lontani della rivista fiorentina, in cui venne discussa a più riprese la situazione morale e culturale della Svizzera italiana e in cui vennero accolte, nella «Voce», accuse e rivendicazioni ben precise, erano forse sorti alla memoria di Prezzolini con qualche disagio, a sessant'anni di distanza, pur non sussistendo, in verità, motivo alcuno di pentimento. Anzi, ripensare a quel periodo, avventuroso quanto irripetibile, culturalmente e storicamente ormai assorbito da tanti altri avvenimenti, doveva riaccendere in Prezzolini un sentimento misto di curiosità e di malinconia. Molto tempo era passato, offu- scando i ricordi di quei momenti. Non era però tramontato l'abito dello studioso, del testimone che, in una vita intensa e spesso solitaria, Prezzolini aveva scelto di indossare sia come uomo, sia come letterato. Anzi, proprio durante il conclusivo soggiorno ticinese, si sarebbe ripresentato, quasi rivitalizzato da una forza estrema e da un terreno a lui più congeniale. L'insoddisfazione del rimpatrio, avvenuto sei anni prima, nel 1962, spinse il nostro alla ricerca di una residenza stabile diversa da quella sul Tirreno, più consona al suo carattere e alle esigenze di una rinnovata attività giornalistica. Nel Diario 1942-1968 alcune note annunciano l'inizio del sog- giorno luganese in un clima di incertezza: «Nel momento di partire per la Svizzera ci domandiamo che cosa sarà l'avvenire di noi ameri- cani. Incerto.» (12 febbraio 1968); e ancora: «È troppo tardi per un uomo di ottantasei anni cambiare residenza e vita. Ma mi hanno costretto a questo. In Italia non mi sento più sicuro. Ho bisogno di un IX paese dove il sì è sì, il no è no, e non dove, come in Italia, il sì e il no significano forse o ni.» (14 febbraio 1968). Ben presto, l'esistenza sulle rive del Ceresio si rivelò, per varie ragioni, positiva, pur permanendo intensi i rapporti di lavoro con l'Italia. La disponibilità a partecipare attivamente alla vita civile ticinese avvicinò a poco a poco Prezzolini al mondo giornalistico luganese proprio mentre nella vicina Penisola si assisteva a una graduale riscoperta della sua opera e della sua figura. Una riscoperta che, però, non sempre si staccava dagli antichi luoghi comuni e dalla netta polarizzazione nei giudizi che ne avevano accompagnato l'atti- vità. Il Prezzolini «svizzero» - che aveva ripreso a recitare con uno slancio quasi giovanile il ruolo del polemista insoddisfatto e ad inter- venire in modo sbrigliato e impegnato sui maggiori temi sociali e religiosi - ritornò dunque al centro dell'interesse in Italia, talvolta con la scoperta intenzione altrui di strumentalizzarlo, di farne un caso po- litico. In questo senso si spiegherebbe il clamore sollevato a un certo punto dalla tormentata cessione del suo Archivio: dopo qualche esitazione, Prezzolini offrì alla Biblioteca Cantonale di Lugano e al Cantone Ticino questa ricchissima raccolta di documenti che testimoniano della sua partecipazione alle maggiori vicende politiche e spirituali europee per quasi settant'anni. Al di là dei pezzi apparsi sul «Leo- nardo», sulla «Voce» e negli altri oltre centocinquanta quotidiani e periodici cui ha collaborato, i materiali poi ceduti al nostro Cantone non potevano naturalmente essere valutati con il riduttivo e provin- ciale criterio della loro «ticinesità». Per la nostra Biblioteca, in parti- colare, era questa un'occasione - forse unica - di dare avvio alla costituzione di un coerente Fondo Manoscritti, su cui concentrare in futuro un'attività di ricerca nuova e stimolante: un intento, questo, che si è ora puntualmente realizzato e che prosegue, da vari anni ormai, a pieno regime. La vicenda dell'Archivio Prezzolini è tipica di un istituto che si trova improvvisamente a dover affrontare problemi sino a quel mo- mento inusitati: logistici, finanziari, umani. Dopo qualche iniziale lentezza, sono state superate le principali difficoltà organizzative, mentre la sistemazione delle carte risultava facilitata dall'ordina- mento conferito loro da Prezzolini stesso, che se ne serviva quotidiana- mente per il suo lavoro. Con l'impegno intelligente di Francesca Pino Pongolini, che iniziò il lavoro di riclassificazione dei materiali, presero il via le prime comunicazioni culturali e bibliografiche sull'Archivio. Il lavoro di riordino dei nuovi materiali che, grazie alla generosità di Giuliano Prezzolini, figlio dello scrittore, si aggiungono sempre più numerosi al corpus originario, viene svolto dall'attuale curatrice Diana Rüesch, X impegnata a dirigere e a coordinare un'attività filologica e scientifica, tanto più importante in un Cantone tuttora privo di un suo centro universitario. Tale attività scopre sempre più, all'interno dell'Archivio, documenti e motivi di confronto, di verifica, di approfondimento sui temi più disparati della storia culturale del nostro secolo. La Commissione di vigilanza e consulenza dell'Archivio Prezzolini saluta con grande soddisfazione la pubblicazione di questo accuratis- simo Inventario, strumento prezioso che contempla ed elenca i docu- menti relativi ai corrispondenti prezzoliniani sino al 1945. Un secondo volume conterrà, fra qualche anno, la rassegna delle corrispondenze successive. Frattanto, la Sezione Manoscritti della Biblioteca Cantonale, ha continuato ad arricchirsi con l'acquisizione del non meno prezioso, seppur diverso, Fondo Flaiano e con l'arrivo di altri archivi minori che l'hanno trasformata da vivace, ma modesto luogo di studi, a centro internazionale di ricerca storico-letteraria. ADRIANO SOLDINI XI INTRODUZIONE Con decreto del Gran Consiglio del 21 febbraio 1978, il Canton Ticino acquistava da Giuseppe Prezzolini il suo Archivio, destinan- dolo alla Biblioteca Cantonale di Lugano, mancante fino a tale data di una Sezione Manoscritti. Nell'aprile 1978 furono consegnate alla Biblioteca le corrispondenze, antiche e recenti, dello scrittore. Dopo la sua scomparsa, il figlio Giuliano arricchì il fondo con una dona- zione di ritagli di stampa, libri e altri carteggi. Il complesso documen- tario della Biblioteca Cantonale comprende dunque quanto Prezzo- lini aveva conservato presso di sé e trasferito a Lugano, città da lui scelta nel 1968 quale sua ultima residenza. Non pare opportuno tornare qui a ripresentare la discussa e stimolante figura di questo singolare pensatore, poligrafo e polemi- sta, al quale spetta sicuramente un posto nella storia della cultura e della società italiana, per aver diretto l'esperienza de «La Voce», sulle cui pagine ebbero libertà di espressione alcune delle maggiori perso- nalità intellettuali dell'età giolittiana e si formarono giovani di più di una generazione. Più utile è invece tracciare una sintetica mappa per il reperimento di fonti complementari al fondo luganese, rimaste nei luoghi delle sue precedenti dimore. A Firenze, presso la Biblioteca Nazionale, sono depositati i suoi diari, soggiacenti a vincolo di consultabilità fino all'anno Duemila, e presso l'Archivio Contemporaneo del Gabi- netto Vieusseux si conserva una parte dei suoi carteggi vociani, inglobati nel Fondo Vallecchi. A Roma, presso l'Archivio Centrale dello Stato, si dovrebbero ritrovare consistenti tracce dell'attività che egli svolse presso l'Ufficio Storiografico della Mobilitazione, inqua- drato nel Ministero delle Armi e Munizioni, tra il 1917 e il 1918. A Parigi sarà da esplorare la documentazione relativa all'incarico da lui ricoperto nella seconda metà degli anni Venti, di rappresentante dell'Italia e Capo della Sezione d'informazione presso l'Institut Inter- national de Coopération Intellectuelle della Società delle Nazioni. A New York, infine, per il lungo periodo di insegnamento di letteratura italiana, occorrerà indirizzare la ricerca verso gli archivi della Colum- bia University. XIII 1. Struttura generale dell'Archivio Prezzolini Serie I. Corrispondenze «antiche» La serie si compone di fascicoli intestati di regola ai singoli corrispondenti, in successione alfabetica*). Si tratta di un migliaio di carteggi, archiviati in 84 scatole, iniziati prima del 1945: data, questa, che seppure non segna alcun evento particolare nella biogra- fia di Prezzolini, fu da lui stesso prescelta, intorno al 1981, come criterio pratico e uniforme per la selezione delle corrispondenze «antiche». Questa serie