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EPISTOLARI - X Antonio Pizzuto - Alberto Mondadori L’ultima è sempre la migliore Carteggio (1967-1975) con le lettere di Antonio Pizzuto a Madeleine Santschi e Pierre Graff (1968-1976) Fondazione Antonio Pizzuto Antonio Pizzuto - Alberto Mondadori L’ultima è sempre la migliore Carteggio (1967-1975) con le lettere di Antonio Pizzuto a Madeleine Santschi e Pierre Graff (1968-1976) a cura di Antonio Pane introduzione di Claudio Vela Edizioni Polistampa Le foto di copertina e a pag. 12 sono pubblicate con l’autorizzazione della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. In copertina: Alberto Mondadori nel 1964. © 2007 Edizioni Polistampa Via Livorno, 8/32 - 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) [email protected] - www.polistampa.com Sede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze ISBN 978-88-596-0197-5 PRESENTAZIONE Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori Valorizzare il patrimonio archivistico conservato rimane oggi uno degli obiettivi primari della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori di Milano. Obiettivo perseguito non solo attraverso la redazione e pubblicazione di inventari e altri strumenti di corredo che migliorino le possibilità di accesso alla documentazione da parte dei ricercatori (gli sforzi compiuti in questi anni, nonostante le notevoli dimensioni dei fondi e il continuo affluire di nuove acquisizioni, hanno fatto in modo che sia possibile consultare oltre il 70 per cento dei documenti conservati) ma anche promuovendo e colla- borando alla diffusione mediante pubblicazione delle fonti stesse, come avviene con il presente volume. I documenti utilizzati per questo lavoro appartengono a due dei fondi “storici” dell’ente: l’Archivio storico Arnoldo Mondadori editore e l’Archivio storico Il Saggiatore. La Fondazione è stata infatti costituita alla fine degli anni settanta da Mimma Mondadori e Maria Laura Boselli con l’intento di trasmettere la memoria del lavoro edi- toriale di Arnoldo Mondadori e del figlio Alberto (fondatore della casa editrice Il Saggiatore), salvando dalla dispersione i fondi archivistici e bibliografici prodotti dai due editori. E proprio grazie alla “forza di attra- zione” di questi nuclei documentari iniziali si è andato col tempo costi- tuendo quello che è possibile definire oggi un archivio economico settoriale che consente con un approccio multidisciplinare lo studio dei protagonisti della mediazione editoriale (case editrici, editori, consulenti e traduttori, scrittori, agenzie letterarie). Il patrimonio, in continua crescita, ammonta a circa 6.000 faldoni e oltre 80.000 volumi. Al fine di permettere una migliore contestualizzazione delle carte pub- blicate, si ritiene opportuno rinviare alla consultazione del sito della Fon- dazione (www.fondazionemondadori.it). VII «CHI VORRÀ UN PIZZUTO ACCESSIBILE AVRÀ POI L’EPISTOLARIO» di Claudio Vela L’infaticabile ricerca e abnegazione di Antonio Pane riunisce in questo volume 263 missive di Antonio Pizzuto, che coprono un periodo di quasi nove anni, gli ultimi della produzione letteraria e della vita dello scrittore, tra il febbraio 1968 e l’agosto 1976 (Pizzuto morì il 23 novembre di quel- l’anno). Sono divise grosso modo tra un terzo a Alberto Mondadori (92), del quale si recuperano anche i 38 messaggi a Pizzuto, così che per questo lato ci viene offerto il carteggio completo (s’intende quello oggi superstite, ma le lacune, pur documentabili, non sono poi estesissime), e due terzi (171) a Madeleine Santschi (nel numero sono comprese anche le poche, in francese queste, al marito di lei, Pierre Graff, secondo un’abitudine di ‘estensione coniugale’ dell’interlocutore non inconsueta in Pizzuto, se si pensa alla quasi immediata assunzione di Margaret Piller, moglie di Gianfranco Con- tini, a destinataria, e fin più sollecitata del coniuge, anche come tramite di comunicazione e intercessione…): cioè alla responsabile della traduzione francese (lei però svizzera, del Vaud), anzi si può dire curatrice, considerate le preziose note di cui col concorso dell’autore postilla i passi più ardui, delle edizioni bilingui di Pagelle I, Pagelle II, e di Ultime, entro il volume che le raccoglie locupletandole di Penultime. Tutti volumi del Saggiatore di Alberto Mondadori. Tanto che Testamento, la prima pubblicazione dopo il passaggio di Pizzuto dal precedente editore, Roberto Lerici, al Saggiatore, risulterà la sola raccolta autonoma (considerando appunto la rilegatura non indipendente di Penultime) a non vedere accompagnate le prose pizzutiane dall’amichevole quanto elegante, discreta e preziosa compagnia del coté francese. È dunque ricostruzione fedele delle cose che qui si ritrovino insieme le tre voci, come parte, oltre che di un’amicizia a più vertici, di un’unica avventura letteraria e editoriale, unità che sarebbe stato peccato dividere in pluralità fisicamente separate. Anzi, un esercizio consigliabile al lettore in sede di rilettura sarà al contrario quello di disaggregare virtual- mente le due sezioni ricomponendole nell’ordine cronologico assoluto, IX L’ULTIMA È SEMPRE LA MIGLIORE così da intrecciare sempre allo scambio Pizzuto-Mondadori anche l’altra linea, purtroppo non biunivoca, Pizzuto-Santschi (univocità forzosa, per la discrezione, insieme degna di ammirazione e causa di rimpianto, della destinataria nel voler lasciare tutta la scena a Pizzuto, ammettendo della pro- pria voce e presenza solo i riflessi percepibili nella parte del corrispondente). Chi volesse ricavare da questa felice disponibilità documentaria notizie, approfondimenti, illuminazioni sulle opere dell’ultimo decennio di Piz- zuto, sulla loro strenuissima elaborazione (perché, confessa Pizzuto a Mon- dadori il 24 dicembre 1968, «la perfettibilità è illimitabile»), sulla loro sto- ria editoriale, troverà in queste pagine ampia materia di interesse. Anche con riverberi sull’editore stesso. La figura di Alberto Mondadori vi si conferma infatti nei suoi tratti di generosità fino alla dépense (la folle percentuale del 20% concessa a Pizzuto sulle vendite dei suoi libri, e non a caso le tratta- tive per un possibile passaggio a Einaudi non poterono che arenarsi su questo punto; le migliaia e migliaia di buste e cartelline, «cinque autentici metri cubi di carta» allibisce Pizzuto, predisposte in proiezione di eternità all’uso dello scrittore, fattegli recapitare in colli di ingombro non governa- bile nel suo modesto appartamento), e negli entusiasmi brucianti per il valore letterario al di qua di qualunque calcolo o considerazione esterna al mero ordine culturale: risolvendosi insomma in quella di un lettore più-che- partecipe, che evidentemente si sente ‘promosso’ dalla contuizione, per usare una parola pizzutiana, dei difficili testi dello scrittore (cfr. la lettera del 28 maggio 1968). E il breve scritto di Madeleine Santschi in ricordo di Mon- dadori qui presente, breve quanto simpateticamente concentrato, testimonia questa aura di grand seigneur (di taglio progressivamente inadatto ai panni di un editore in tempi di piena trasformazione dell’editoria in industria culturale) che già conoscevamo per altre vie connaturata all’inquieto fascino intellettuale e umano di Alberto Mondadori. Ma dalla parte di Pizzuto l’interesse di queste 263 missive va ben al di là degli incrementi di conoscenza filologica e degli svelamenti esegetici, pur importanti, che se ne possono specillare: come ad es. la possibilità di datare ad diem molte delle ‘lasse’ o ‘pagelle’ di quei libri; o lo scioglimento di nessi particolarmente ostici (si veda la lettera del 13 febbraio 1975 alla Santschi, che diluisce e chiarifica il concentratissimo succo di una frase di Egospo- tami, in Penultime); o anche, eccezionalmente, l’affioramento di micro-cri- tica delle varianti a parte subiecti a cui assistiamo nella lettera dell’8 gen- naio 1970 all’amica svizzera, dove alla «coerenza con la sintassi nominale» si affiancano, come ragioni correttorie di alcuni passi di Vaud, anche rive- X «CHI VORRÀ UN PIZZUTO ACCESSIBILE AVRÀ POI L’EPISTOLARIO» latrici «esigenze di ritmo» e pure, come stupirsene?, ricerche di «immagine poetica» (bella confessione di innesco della ‘ragion poetica’ dilatabile certo a tante altre condensazioni della prosa pizzutiana); o infine, but not least, l’autentico manifesto di poetica, in sette punti, che Pizzuto allega alla let- tera del 2 febbraio 1974 alla Santschi, spiegandole trattarsi di «alcuni ideali che lui serve da decenni e decenni con umiltà pari alla tenacia»: un eptalogo dove pianamente si espongono sintetizzate le ragioni espressive di quelle estreme opzioni stilistiche che ritroviamo presentate da Pizzuto nei suoi scritti autointerpretativi all’ingrosso coevi. Perché a queste si affiancano, e forse soverchiano, altre coinvolgenti sol- lecitazioni. In primo piano, l’accamparsi del personaggio-Pizzuto, perso- nalità epistolare spiccante e ammaliante: e non sarà novità per chi conosca gli altri carteggi finora pubblicati, e tra tutti basterà citare le lettere a Con- tini e all’altro editore, il grande piccolo-editore Vanni Scheiwiller. Qui Piz- zuto prende la scena con solo lieve divaricazione rispetto ai due destinatari: costante risulta sempre l’investimento emotivo da lui riposto nei suoi inter- locutori, vibrazioni di un temperamento sentimentale ‘ad alta gradazione’, caloroso di affetti, subito pronto a farsi cassa di risonanza dell’altrui voce; di più, ansioso di captare i suoi nuovi oggetti di amicizia, tardivi inaspettati doni della sorte (è noto che i principali motori ne furono esattamente Scheiwiller e Contini), con adesione iperbolica: l’appena conosciuto Alberto Mondadori,