Reti Medievali E-Book Monografie 5
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Reti Medievali E-Book Monografie 5 Reti Medievali E-book Comitato scientifico Claudio Azzara (Università di Salerno) Pietro Corrao (Università di Palermo) Roberto Delle Donne (Università di Napoli Federico II) Stefano Gasparri (Università di Venezia) Paola Guglielmotti (Università di Genova) Gian Maria Varanini (Università di Verona) Andrea Zorzi (Università di Firenze) Giovanni Tabacco Medievistica del Novecento. Recensioni e note di lettura II (1981-1999) a cura di Paola Guglielmotti Firenze University Press 2007 Medievistica del Novecento: recensioni e note di lettura II (1981- 1999) / Giovanni Tabacco ; a cura di Paola Guglielmotti. – Firenze : Firenze university press, 2007. (Reti Medievali. E-book, Monografie; 5) http://digital.casalini.it/9788884536426 http://www.storia.unifi.it/_RM/e-book/titoli/tabacco.htm ISBN 978-88-8453- 642-6 (online) ISBN 978-88-8453- 641-9 (print) 940.1072 (ed. 20) Medioevo - Storiografia Volume pubblicato con il contributo del PRIN 2004 Linguaggi e culture politiche nell’Italia del Rinascimento, coordinato da Giuseppe Petralia, e grazie al finanziamento del Centro di Ricerca sulle Istituzioni e le Società Medievali (CRISM) di Torino. Impaginazione: Alberto Pizarro Fernández Editing: Leonardo Raveggi © 2007 Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press Borgo Albizi, 28 50122 Firenze, Italy http://epress.unifi.it/ Printed in Italy Indice 1981 467 1982 481 1983 499 1984 517 1985 539 1986 553 1987 563 1988 581 1989 603 1990 625 1991 639 1992 647 1993 657 1994 673 1995 685 1996 697 1997 713 1998 719 1999 723 Appendice 729 Indice degli autori 753 Indice delle riviste 779 Medievistica del Novecento: recensioni e note di lettura II (1981-1999), Giovanni Tabacco, a cura di Paola Guglielmotti, ISBN 978-88-8453- 642-6 (online), ISBN 978-88-8453- 641-9 (print), © 2007 Firenze University Press 1981 «Rivista storica italiana», 93 (1981), 3, pp. 852-855. HAGEN KELLER, Adelsherrschaft und städtische Gesellschaft in Oberitalien: 9. bis 12. Jahrhundert, Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 1979, pp. XIV-464 (Bibliothek des Deutschen Historischen Instituts in Rom, 52). È il frutto di una laboriosissima attività di ricerca, iniziata nel 1963, conclusa in una sua prima fase con la presentazione all’università di Friburgo in Brisgovia, nel 1971, di un manoscritto accessibile anche agli studiosi – con un titolo che poneva in rilievo il rapporto seniores-vassalli e capitanei-valvassores nelle città lombarde – e successivamente ripresa più volte per completare, riformulare e aggiornare il testo. Il titolo definitivo dell’opera segnala l’intento fondamentale del K.: ristabilire quel nesso fra l’Italia delle città e l’Europa delle aristocrazie militari e feudali, che nella storiografia italiana ed europea non è stato propriamente ignorato, ma non ha trovato adeguata attenzione. Il nesso è da intendersi non nel senso di un rappor- to da istituire fra regioni storicamente eterogenee – poiché ciò sarebbe accettare il pregiudizio della loro radicale diversità –, ma anzi nel senso di un inserimento delle città medievali italiane in quel tessuto europeo di sviluppi signorili rurali, di cui esse furono intimamente partecipi: non partecipi soltanto in superficie e con effetti provvisori, per la subordinazione del regno italico all’aristocrazia franca in età carolingia e immediatamente postcarolingia, bensì in profondità tale da far sì che proprio in Italia, diversamente da quel che per lo più avvenne oltralpe, l’ordi- namento cittadino conoscesse per gran parte dell’età comunale un inquadramento prevalentemente aristocratico-militare, radicato nelle strutture del grande posses- so fondiario, sia allodiale sia feudale, e delle signorie rurali di banno, a contenuto giurisdizionale e politico. Il K. naturalmente conosce e utilizza la produzione re- cente sul medioevo italiano, spesso orientata, nello studiare città e campagne del regno italico, proprio nel senso ora indicato: orientata in quel senso a tal punto che Philip Jones ne ha tratto proprio ora suggerimento per impostare una sua breve sintesi di storia socioeconomica dell’Italia nel medioevo in forma polemica contro «la leggenda della borghesia» (in Storia d’Italia. Annali, I, Torino 1978, e in PH. JONES, Economia e società nell’Italia medievale, Torino 1980; cfr. le osservazioni di M. NOBILI in «Società e storia», 10, 1980, p. 891 sgg.). Ma i contributi recenti rappresentano soltanto un promettente inizio, che non è valso ancora a vincere, nel giudizio di K., il relativo isolamento in cui il tema italiano spesso viene a trovarsi nei dibattiti europei sui problemi della società medievale. Medievistica del Novecento: recensioni e note di lettura II (1981-1999), Giovanni Tabacco, a cura di Paola Guglielmotti, ISBN 978-88-8453- 642-6 (online), ISBN 978-88-8453- 641-9 (print), © 2007 Firenze University Press Tabacco, Medievistica del Novecento A dire il vero l’isolamento si va fortemente attenuando, quando si pensi al con- vegno tenuto a Parigi nel 1974 sulle strutture parentali (cfr. Famille et parenté dans l’Occident médiévale, École française de Rome 1977) o al convegno di Roma del 1978 su quelle feudali (cfr. Structures féodales et féodalisme dans l’Occident méditerranéen, École française de Rome 1980). Certi pregiudizi però, su un «feu- dalesimo» italiano di superficie e su una vita cittadina estranea ad esso, sono duri a morire, e ben vengano quindi opere come questa del K., che in modo sistematico introduce il tema dell’«Adelsherrschaft» nello studio del ceto dominante nei seco- li centrali del medioevo in una significativa regione «lombarda», comprendente le diocesi di Vercelli, Novara, Como, Milano, Lodi e Cremona, con epicentro a Milano: lo introduce, nonostante certe apparenze, con un senso della misura mag- giore – tutto considerato – di quello che, per il complessivo quadro europeo, molte volte avveniva di cogliere nella medievistica tedesca degli scorsi decenni, quando pareva che essa cercasse la radice dello sviluppo europeo nel «carisma» di una per- manente aristocrazia germanica di origine premedievale: quando perciò respin- geva decisamente il concetto di una nobiltà altomedievale come «classe de fait», espresso a suo tempo da Marc Bloch (cfr. vol. 91 di questa riv., a. 1979, pp. 5-25). Proprio a questo concetto, invece, il K. si richiama espressamente (p. 315, n. 73, e p. 383), là dove rileva fin dall’età carolingia la consapevolezza deinobiles di costituire un gruppo sociale eminente per tradizione familiare, ma internamente differenzia- to e non rigidamente distinto dai comuni liberi homines né dotato di uno status giuridico proprio: poiché la tendenza dei gruppi sociali ad assumere nettezza tale di contorni da prospettarsi come ordines suscettibili di un significato giuridico si manifesterebbe con chiarezza soltanto dalla seconda metà dell’XI secolo, come ri- sultato di un lungo processo storico (pp. 194, 354 sg., 361 sgg.). Ciò rimane vero an- che se il K. si scosta dal Bloch (p. 369) nel sottolineare la continuità, attraverso fasi successive e distinte, delle famiglie costituenti la nobiltà a base fondiaria, una no- biltà non sostanzialmente alterata, nelle sue strutture parentali, da una eventuale «Infiltration aus na deren Gruppen» (p. 368): ma che un’infiltrazione fin nella più alta nobiltà si sia realmente verificata, attraverso il reclutamento di certi uomini d’arme da ceti inferiori e il loro graduale ascendere, di generazione in generazione, fino a posizioni comitali, riesce al K. difficile contestare, di fronte alla troppo espli- cita testimonianza di Raterio di Verona (p. 346 sgg.). Il maggior pregio di questo studio sta appunto nello sforzo di individuare fasi successive di un processo unitario che dall’assetto proprio di un’età ancor molto vicina alla sovrapposizione violenta delle genti germaniche alla popolazione itali- ca conduce all’organizzazione politico-sociale delle prime città comunali lombarde. Che la comprensione di tali nuovi organismi nella loro genesi storica sia la ragion d’essere dell’opera, è posto in immediata evidenza dalla struttura che assume l’espo- sizione. La quale non muove dall’età carolingia, ma dal punto di arrivo, la metà del XII secolo: dai «tres ordines, id est capitaneorum, valvassorum, plebis», segnalati da Ottone di Frisinga come propri delle città comunali lombarde, città dominanti anche la nobiltà dei rispettivi contadi, e dalla dinamica sociale che relativizza al- quanto i tre ordines, consentendo servizio cavalleresco e assunzione di feudi anche da parte di plebeii. La tripartizione rinvia a una duplice genesi, a una combinazione cioè fra gli istituti propriamente feudo-vassallatici e quei poteri signorili di banno 468 1981 che nell’inesatto linguaggio oggi corrente sono detti anch’essi feudali, benché di per sé prescindano sia dall’istituto del beneficio sia dal rapporto clientelare ed abbiano il loro proprio fondamento in un rapporto di sudditanza dei rustici al signore che detiene il banno territoriale. Ciò consente al K. di risalire, nell’ulteriore esposizione, a quell’età postcarolingia, fra X e XI secolo, in cui i due processi di costruzione della gerarchia vassallatica e dei poteri signorili di banno si intrecciano fino a generare la tripartizione sociale simultaneamente nel contado e nelle città. Il problema della base economica di questi sviluppi conserva nell’indagine del K. un posto centrale: poiché egli vuol dimostrare, con l’analisi prosopografica di gruppi ben localizzati, la discendenza dei capitanei dell’XI secolo dai signori di larghe fortune fondiarie