Dizionario Di Astronomia Di Discipline E Tecniche Correlate
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Heinrich F. Fleck Dizionario di Astronomia di discipline e tecniche correlate © Heinrich F. Fleck – Marzo MMIX Tutti i diritti riservati Presentazione uesto dizionario, pur avendo un’ambiziosa pretesa enciclopedica, è impostato in modo affatto diverso da altri presenti sul mercato librario o in rete, dal momento che le varie voci compaiono spesso nella veste di brevi articoli, ed il linguaggio si discosta da quello tecnico standardizzato dei dizionari, non alieno – a volte – da considerazioni personali, sempre Q comunque evidenziate e d’immediato riconoscimento. Le ragioni sono essenzialmente due. Innanzi tutto l’accondiscendenza ad un proprio modo di essere e pensare che solo nell’espri- mersi così ritiene di essere sufficientemente genuino ed esplicativo; secondariamente l’intenzione di attrarre il lettore con uno stile non asettico che gli trasmetta nella forma espositiva un poco di passione per questa scienza. Quanto al contenuto formale (librario ed elettronico) del lavoro, mi rendo ampiamente conto che un’opera simile avrebbe avuto maggiore rappresentatività e maggiore diritto di cittadinanza solo sino a una ventina fa, e come il dominio del web riduca notevolmente ed automaticamente il suo valore intrinseco, quale che esso realmente sia, dal momento che la stessa (e spesso più ampia) aggiornata messe di informazioni è reperibile con un click. Tuttavia, per quella provenienza von welt von gestern ancora in gran parte presente in me, ho inteso comunque provare a portare a compimento una realizzazione che da più di trent’anni costituiva un desiderio inespresso, e vorrei osservare che per quanto l’opera sia destinata ad esser superata in un breve volgere di tempo, essa ambisce a riempire un vuoto non più colmato nel nostro Paese dopo la pubblicazione nel 1960 della Piccola enciclopedia astronomica ad opera di G. Horn-D’Arturo e P. Tempesti. Nell’ottica di fornire la maggiore completezza sugli argomenti collegati comunque all’astronomia ed alla sua storia, nel Dizionario si trovano trattate molte voci che non compaiono in alcun testo a medesima vocazione. In questo senso, nella consapevolezza che la rinascita della scienza nel Seicento e nel Settecento è avvenuta in concomitanza – quantomeno – alla rilettura di fonti elleniche ed ellenistiche per secoli dimenticate, ritenendo che in quelle epoche si è determinata la saldatura fra due mondi, molto spazio è stato dedicato a figure dell’astronomia antica greca e del periodo ellenistico in specie, risultando di conseguenza discusse anche figure, come quella di Archimede ad esempio, il cui contributo astronomico, secondo quanto ci è giunto, non è davvero la parte più rilevante del pensiero scientifico: anche attraverso queste personalità, fondamentali nell’evoluzione della scienza, ho inteso rappresentare il progresso dell’astronomia. Ugualmente buona parte è stata dedicata alla storia della scienza. Si troveranno anche cenni relativi alla navigazione astronomica, alla tecnica di costruzione degli strumenti, alla loro lavorazione, con l’intento di fornire in questo caso più che una guida, una base di partenza per l’approfondimento delle singole tematiche. Un’ultima nota: è ovvio che questo lavoro non possiede alcuna pretesa di originalità. Dal punto di vista contenutistico esso è soltanto espressione di approfondire la conoscenza della materia, una sorta di Appunti di astronomia redatti in ordine alfabetico. Crediti Questo lavoro non sarebbe mai stato possibile senza la continua assistenza scientifica e tecnica fornitami nel puro consueto spirito di liberalità (e non circoscritta al solo ambito informatico) dal Prof. Claudio Beccari del Politecnico di Torino, che lavorando su un mio rudimentale preambolo in LATEX ha dapprima reimpostato, quindi scritto ex-novo, basandosi su scrbook, la nuova classe dictionarySCR, predisponendo il codice sorgente secondo le impostazioni iniziali introdotte, implementandolo con continue routines che hanno dato al documento finale un aspetto professionale. All’amico Prof. C. Beccari i miei più sentiti ringraziamenti. Copertine: Meno di sei secoli dividono gli osservatori astronomici mostrati in prima e quarta di copertina: i resti del cerchio meridiano nell’osservatorio di Ulugh-Begh (1394 - 1449) a Maragha, odierno Iran ed uno dei quattro telescopi dell’ESO a La Silla, Cile, che attiva con il fascio laser una stella artificiale per calibrare l’ottica adattiva. I II Guida alla consultazione Queste le impostazioni sintattiche e grafico-simboliche adottate nella compilazione del dizionario. Lemmi I lemmi sono scritti in neretto con la lettera iniziale minuscola ad eccezione dei nomi propri di persone, stelle, pianeti (Terra compresa). In quest’ultimo caso, si troverà scritto «Terra» se ci si riferisce al nostro pianeta, ma «terra» se il riferimento è, ad esempio, alla forza di gravità al suolo o «sole» se si parla di un sole medio. Sono scritti con l’iniziale maiuscola i nomi propri di «cose» (cioè: di oggetti) siano essi pianeti, stelle, asteroidi,. Sono stati egualmente considerati nomi propri di cose i vocaboli che non esprimono una caratteristica indefinita o generica, bensì puntuale come, ad esempio i nomi dei mesi. Sono scritti in minuscolo i nomi generici che indicano più specie, come «telescopio», o più possibili campi di ricerca come «fotometria», «spettroscopia», ecc. Nomi propri che indicano una specifica configurazione come «cassegrain», «nasmyth», sono scritti in minuscolo in quanto trattati come forme aggettivate di un nome (: telescopio). I nomi propri di persone compaiono sempre con il cognome. La grafia adottata è (in genere), quella originale, discostandosene raramente per adattare talvolta il nome straniero alla scrittura consuetudinaria italiana. Così, i nomi di studiosi del mondo greco e romano e del rinascimento, da tempo italianizzati, sono citati secondo la più conosciuta dizione italiana: «Vitruvio», «Apollonio», «Regiomontano»,. ugualmente per i nomi di astronomi: «Posidonio» e non Posidonius, «Keplero» e non Kepler, «Copernico» e non Kopperlingk. Ugualmente i nomi dei pianeti compaiono secondo il nome italiano. I nomi propri di persone composti da un suffisso, es.: «Antonio de Dominis», «James van Allen», compaiono sotto la lettera del cognome senza tener conto del suffisso: «Dominis Antonio de», «Allen James van». I lemmi relativi a nomi che presentano la prima lettera contraddistinta da segni di di pronuncia come «Ångström» o «Öpik» compaiono sotto le relative lettere alfabetiche “A” ed “O” senza considerare l’accentazione. Astronomi arabi ed ebrei, come ad esempio «Ishak ben Said», compaiono con il primo nome «Ishak». Quando il nome proprio della persona individua anche o un corpo celeste o una determinata località su un corpo celeste, ad esempio un cratere, viene utilizzata la denominazione ufficiale latina: «Archimedes, cratere»: in questi casi i relativi lemmi seguono sempre la trattazione del nome. Parola guida nell’ordinamento alfabetico è considerato il sostantivo o aggettivo che rappresenta l’illustrazione della singola voce, così le «tavole alfonsine», ad esempio, compaiono sotto la lettera «A» nella scrittura «alfonsine, tavole». Quando il lemma è composto di più parole è trattato a fini d’ordinamento alfabetico come un’unica parola. I lemmi composti da una lettera iniziale e seguiti da un sostantivo, come ad es.: «A ring» sono trattati come fossero una sola parola. I lemmi le cui iniziali sono formate da un dittongo, ad esempio «aequatorium», sono riportati secondo la scrittura e non secondo la pronuncia (equatorium). I lavori, quando citati, sono riportati con la lettera iniziale della prima parola del titolo senza tener conto di un eventuale articolo, ad esempio: «Arenario» (e non l’Arenario), ma «De Architectura», «De motu». La datazione epocale a.C. è segnata quando il personaggio è vissuto in quell’era e riportata solo una volta ad inizio del lemma; le datazioni epocali d.C. non sono indicate in quanto supposte, ad eccezione dei casi in cui in un singolo lemma si trovino alternativamente datazioni epocali a.C. e d.C.. Struttura e articolazione dei lemmi Trattazioni articolate, come la voce «calendario» ad esempio, sono individuate da un indice locale, le cui singole voci sono indicate dal simbolo : la singola voce è ripetuta ad inizio di trattazione dell’argomento. Ulteriori articolazioni sono indicate dal simbolo ed articolazioni ancora ulteriori dal simbolo •: quest’ultima solo non è indicizzata. «Titoli», «titoletti» e «titolini» sono scritti in corsivo per una rapida identificazione. Per uno specifico argomento spesso si è scelto di trattare tematiche correlati (vedi sempre lemma «calendario»), altre volte come nel lemma «montatura» si sono discusse le problematiche principali quali i tipi di montatura, rinviando per altre (cella, specchio,. ) ad altri lemmi data la specificità degli argomenti. Il documento è provvisto di numerosi rinvî ai vari nomi citati evidenziati nella versione ipertestuale in diverso colore per un link immediato. I rinvî preceduti dal simbolo → indicano che l’approfondimento alla voce indicata è considerato necessario per gli argomenti discussi nel lemma. Egualmente il simbolo −! è impiegato per indicare una serie di voci d’approfondimento cui si fa riferimento. Pur essendo i lemmi in riferimento evidenziati con diverso colore (versione ipertestuale), i simboli sono presenti per evidenziare il rinvio in caso di stampa del documento in bianco e nero. All’interno di un lemma l’evidenziazione fatta la prima volta non è (generalmente) più ripetuta. In alcuni lemmi sono riportati in fondo pagina note.