Inventario Di Bottega Di Antonio Bosio Veneziano (1646-1694) Ivistica Arch , Di I I a Ud F T a S 2 Gr N

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Inventario Di Bottega Di Antonio Bosio Veneziano (1646-1694) Ivistica Arch , Di I I a Ud F T a S 2 Gr N inventario di bottega di antonio bosio veneziano (1646-1694) ivistica arch , di i i a ud f t a s 2 gr n. eo Sabrina minuzzi b pal ibliografia, b studi i d b i l a i r o c g h r i a v f is i t a i , c p a al , eog rafia Studi di archivistica, bibliografia, paleografia La collana «Studi di archivistica, bibliografia, paleografia», diretta da Flavia De Rubeis e Dorit Raines, è frutto della convenzione stipulata tra Regione del Veneto e Università Ca’ Foscari Venezia con particolare rife- rimento al corso di laurea magistrale in «Storia e gestione del patrimonio archivistico e bibliografico». Esce in coedizione con la Regione Veneto, ente finanziatore. La collana si propone di divulgare le ricerche legate alla valorizzazione dei giacimenti culturali del territorio o che con questo abbiano o abbiano avuto relazioni, lavori congiunti tra docenti e giovani studiosi, ricerche condotte da giovani studiosi, ricerche dei docenti interni al corso di laurea magi- strale del settore o che collaborino o abbiano collaborato con la laurea magistrale, ricerche di studiosi esterni che abbiano collaborato con il corso o in rapporto con le iniziative del corso, materiali di interesse didattico o di supporto alla didattica. Direzione Flavia De Rubeis Università Ca’ Foscari Venezia, Italia Dorit Raines Università Ca’ Foscari Venezia, Italia Comitato scientifico Jos Biemans Università di Amsterdam, Paesi Bassi Giorgetta Bonfiglio Dosio Università Ca’ Foscari Venezia, Italia Lorena Dal Poz Regione del Veneto, Italia Vicente García Lobo Università di León, Spagna Nicoletta Giovè Università di Padova, Italia Neil Harris Università di Udine, Italia Marilena Maniaci Università di Cassino, Italia Giulio Negretto Regione del Veneto, Italia Marco Pozza Università Ca’ Foscari Venezia, Italia Andreina Rigon Regione del Veneto, Italia Richard Sharpe Università di Oxford, Gran Bretagna Inventario di bottega di Antonio Bosio veneziano (1646-1694) Sabrina Minuzzi Indici a cura di Alessia Giachery © 2013 Edizioni Ca’ Foscari - Digital Publishing Università Ca’ Foscari Venezia Dorsoduro 1686 30123 Venezia edizionicafoscari.unive.it Stampato nel mese di novembre del 2013 presso Logo s.r.l., Borgoricco (pd) isbn 978-88-97735-47-2 Sommario 7 i. Introduzione 43 ii. Inventari Scalvinoni e Bosio Tavole 195 iii. Edizioni Antonio Bosio 232 iv. Stampe sciolte Indici 238 Indice dei tipografi, editori e librai presenti nell’inventario Bosio 244 Indice delle intestazioni principali, secondarie e dei dedicatari 253 Indice degli altri nomi Introduzione Tutto ha avuto origine da un ricco inventario di bottega risalente al 1694-1695, di un oscuro incisore, tipografo e libraio attivo a Venezia nel secondo Seicento – ma che si supponeva non veneziano: Antonio Bosio. La poliedricità e al tempo stesso il profilo poco marcato di questo artigia- no di medie dimensioni, ma attivo praticamente in ogni ramo della carta stampata, hanno fornito l’occasione per leggere in filigrana la realtà coeva del commercio di testi e immagini, allargando lo sguardo oltre i limiti biografici del protagonista e quelli geografici di Venezia. È nato così Il secolo di carta. Antonio Bosio artigiano di testi e immagini nella Venezia del Seicento,1 in cui l’ampiezza della ricerca ha però impedito di pubblicare proprio l’oggetto di partenza: l’inventario di bottega. Que- sto nuovo volume viene a colmare la lacuna, proponendo l’inventario, il catalogo delle edizioni e delle incisioni Bosio. Nel Secolo di carta i fogli incisi, stampati o venduti da Antonio Bosio erano serviti a gettar luce su di un arco cronologico caratterizzato dalla moltiplicazione degli usi di una stampa che accompagna sempre più regolarmente fatti straordinari e ordinari. Un fenomeno intensificatosi progressivamente in misure e tempi differenti in Europa, che manifesta le sue avvisaglie durante e dopo la battaglia di Lepanto (1571), primo evento di straordinaria eco nella galassia tipografica sud-occidentale, per proseguire con la pandemia del 1630 e infittirsi ancora nel secondo Seicento, a corollario degli scontri contro l’eterno nemico – ma anche partner commerciale – turco. Un tempo in cui trovano sempre più spazio nella carta stampata brevi resoconti e immagini di schieramenti bellici navali e terrestri, vedute di città teatro di guerra o vittime di pestilenze, ma anche raffigurazioni delle ritualità sacre e profane con cui si accol- gono le nuove degli eventi più eclatanti, come le immagini sacre in cui prende forma la devozione più intima e privata del vivere quotidiano. 1. S. Minuzzi, Il secolo di carta. Antonio Bosio artigiano di testi e immagini nella Venezia del Seicento, Milano, FrancoAngeli, 2009. 7 inventario di bottega di antonio bosio veneziano (1646-1694) Mentre l’esordio tardo cinquecentesco dell’intensificarsi del rapporto con la stampa è stato indagato ripetutamente da storici e storici dell’ar- te, l’evoluzione seicentesca del fenomeno è sempre rimasta piuttosto in ombra. Probabilmente per una certa discontinuità nella documentazione conservatasi, nonché per un giudizio negativo che grava generalmente sulle qualità estetiche della produzione seicentesca, gli studi riprendono invece vigore per illustrare l’eleganza settecentesca anche dei fenomeni editoriali più effimeri, quando l’arte pare nuovamente trionfare sull’ar- tigianato.2 Il secolo di carta voleva appunto aggiungere una tessera al quadro degli studi in direzione del cosiddetto secolo di ferro, utilizzando l’ango- lo d’osservazione delle migliaia di fogli incisi e a stampa giacenti nella bottega Bosio al crepuscolo di quel secolo. In qualità di prolifico incisore Antonio Bosio ha offerto l’occasione di mettere in luce il meccanismo di copia e propagazione delle immagini dei fronti di guerra, stampe che, con lievi varianti e i topoi di rito circolavano nell’Europa occidentale impegnata a fronteggiare l’avanzata turca; lo studio della sua attività di illustratore di libri ha illuminato i meccanismi di produzione e riciclo dei rami rinfrescati per le antiporte di libretti d’opera, genere editoriale che nasce in quel secolo e trionfa a Venezia. L’analisi del catalogo Bosio come incisore ma anche tipografo attivo fin dal 1670 ha evidenziato una peculiarità del coevo mercato veneziano: la prassi frequentissima di riproporre successi editoriali di altre città – in genere italiane, ma non solo – in formati più piccoli e con tavole più modestamente incise, spesso in controparte per la fretta d’esecuzione.3 Una sintomatica inversione di marcia rispetto alla quattro-cinquecentesca età dell’oro dell’arte ti- pografica veneziana, quando l’editio princeps era praticamente quasi 2. Per una panoramica sulla copiosa produzione cinquecentesca di testi e immagini, da integrare con i riferimenti bibliografici più puntuali de Il secolo di carta, rinvio ai recenti W. Bronwen, The world in Venice. Print, the city, and Early modern identity, Toronto, Univer- sity Press, 2005; I. Fenlon, The ceremonial city. History, memory and myth in Renaissance Venice, New Haven, Yale University Press, 2007; studi interessanti sulle rappresentazioni della peste sono Ch. Boeckl, Images of plague and pestilence: iconography and iconology, Kirksville, Truman State University Press, 2000 e L. Marshall, Manipulating the sacred: image and plague in Renaissance Italy, «Renaissance Quarterly», 47 (1994), pp. 485-532. Per il Settecento si vedano i bei testi di A. Pettoello, Libri illustrati veneziani del Settecento. Le pubblicazioni d’occasione, Venezia, Istituto Veneto di scienze lettere ed arti, 2005 e P. Delorenzi, La galleria di Minerva. Il ritratto di rappresentanza nella Venezia del Settecento, Sommacampagna, Cierre, 2009. Un positivo segnale di interesse degli studi anche in dire- zione seicentesca è il recente F. Cocchiara, Il libro illustrato veneziano del Seicento: con un repertorio dei principali incisori e peintre-graveurs, Padova, il Prato, 2010. 3. Minuzzi, Il secolo di carta, pp. 33-119. 8 sabrina minuzzi inventario di bottega di antonio bosio veneziano (1646-1694) sempre d’iniziativa lagunare.4 Attraverso la produzione di Bosio si è appurato sul campo come la Venezia del Seicento non era più il punto di partenza, la fucina originale di nuovi testi e immagini, quanto piut- tosto un laboratorio di passaggio, anche se sempre creativo, nell’iter editoriale: non si trattava quasi mai di riproposizioni pedissequamente uguali alle edizioni originali, ma di un adattamento alle nuove esigenze di mercato con prodotti esteticamente gradevoli e dai costi più contenuti. Servirsi di Antonio Bosio come filtro per leggere l’attività tipografico- editoriale dei suoi anni è risultato un momento di verifica importante anche per gli studi bibliografici più recenti, che da McKenzie in poi riba- discono l’importanza degli elementi paratestuali nella trasmissione dei testi: variazioni di formato e di apparato illustrativo che ci raccontano la risposta veneziana ad un periodo di crisi economica che coinvolge anche la tipografia.5 Bosio è stato insomma il pretesto perfetto per parlare di incisione ed editoria del Seicento e di quanti altri come lui gravitavano intorno a quel mondo, dai Piccini – Giacomo e la figlia Isabella – al feno- meno Vincenzo Coronelli, e insieme una miriade di tipografi cosiddetti «minori». Il secolo d’altro canto è un pullulare di occasioni buone per fissare sulla carta le ricorrenze con immagini, testi, o con entrambi: in- sediamenti di dogaresse, ingressi solenni di procuratori, tesi di laurea, monacazioni e altro ancora. Per non parlare poi della devozione privata, che tanto si alimentò di carte, manoscritte e a stampa, oggi quasi com- pletamente scomparse, come vedremo ne La strage ignorata. 4. Si pensi solo alle note imitazioni delle edizioni aldine da parte dei Giunta di Firenze e alle contraffazioni dei librai lionesi. Una contestualizzazione ed elaborazione quantitativa del fenomeno è in F. Barbierato, in Atlante della letteratura italiana, i, A. De Vincentiis (a cura), Dalle origini al Rinascimento, Torino, Einaudi, 2010, pp. 686-693. 5. Il riferimento d’obbligo è agli studi di D.F. McKenzie, Bibliografia e sociologia dei testi, Milano, Sylvestre Bonnard, 1999 (1986), in particolare il capitolo Il libro come forma espressiva, e i contributi finali di Renato Pasta e Roger Chartier.
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