Funzioni Della Lettera Nella Narrativa Italiana Del Seicento
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SCUOLA NORMALE SUPERIORE Tesi di perfezionamento in Discipline Filologiche e Linguistiche Moderne Funzioni della lettera nella narrativa italiana del Seicento Relatore: Prof. DAVIDE CONRIERI Candidata: LILIANA GRASSI Anno accademico 2009/2010 Sul frontespizio: GERARD TER BORCH , Curiosità (particolare), 1660 ca., Metropolitan Museum of Art, New York. I don't know what I would do If this letter should fall into Other hands than it should pass through For other eyes Elvis Costello Dorcelia mostra ad Ansaldo la lettera del fratello. (PIERGIROLAMO GENTILE RICCIO , Della filosofia d'amore , Venezia, Evangelista Deuchino, 1618, p. 56) Introduzione 1) La lettera da modello di scrittura pratica a forma letteraria «A chi vuol leggere», «A chi legge», «Lettore» sono espressioni che lo studioso del Seicento impara presto ad associare alle prime pagine di un libro antico e a salutare come elementi familiari nella loro confortante ripetitività. Con un’apostrofe al lettore gli autori del Seicento aprivano infatti quelle che oggi si chiamano introduzioni o premesse, e che allora, in mancanza di una codificazione autonoma, assumevano forma di lettere. Dissimulando l’incombente metamorfosi del libro in bene di consumo, gli scrittori presentavano le proprie opere come doni, congedandole con almeno due lettere d’accompagnamento, una per il dedicatario, l’altra per il pubblico, stampate in apertura dei volumi. Mentre la lettera di dedica sbrigava il dovere cortigiano di esaltare la figura del mecenate, il messaggio rivolto al generico lettore assolveva già le funzioni della moderna introduzione, con la sola differenza che l’artificio della lettera imponeva la disseminazione nel testo di svariate marche di epistolarità, quali la presenza di 1 un’intestazione, di una firma, di formule di auguri – «Vivi felice», «Stai sano» – e talvolta di una data. In assenza di una topica specifica del volume a stampa, tanto bastava per ricondurre un testo ancora inclassificabile nell’alveo rassicurante dei generi noti. La facilità con cui il genere epistolare garantiva a qualsiasi tipo di scrittura un inquadramento retorico fu tra le ragioni del suo grande e ininterrotto successo. I soli requisiti indispensabili a soddisfare la definizione erano e rimangono l’indicazione del mittente e del destinatario tramite intestazione e sottoscrizione, 1 debito fisso alle concrete esigenze di comunicazione tra soggetti cui sia precluso il contatto diretto che hanno foggiato le caratteristiche della lettera. Il resto è affidato alla discrezione dell’autore e alle contingenze. Nello spazio libero da regole tra l’intestazione e la firma non tardò a insediarsi la letteratura, innalzando lo strumento epistolare a forma d’arte e imponendo norme dettate da criteri non più strettamente utilitari. La promozione a genere letterario, avvenuta nell’antichità, 2 ha indotto la lettera a continue metamorfosi per inseguire l’avvicendarsi dei gusti, favorita in ciò dalle sue specifiche qualità plastiche. Da vetrina di eleganza e di humanitas ai tempi di Cicerone, 3 a espressione di perfetta padronanza formulare tra le mani dei cancellieri medievali, 4 a manifesto di rinascita intellettuale per gli umanisti di tutta Europa 5, la forma epistolare conobbe tante trasformazioni quanti furono gli scrittori che vi si cimentarono, rimanendo per tutti un banco di prova obbligato. La 1 Tanto che Giles Constable ne fa l’unico criterio sicuro di definizione per l’età medievale. GILES CONSTABLE , Letters and Letter-Collections, Turnhout, Editions Brepols, 1976, p. 17. 2 CHARLES E. K ANY , The Beginnings of the Epistolary Novel in France, Italy and Spain , Berkeley California, University of California Press, 1937, p. 1. 3 PAOLO CUGUSI , L’epistolografia. Modelli e tipologie di comunicazione , in Lo spazio letterario di Roma antica , volume II, La circolazione del testo , Roma, Salerno editrice, 1989, p. 380. 4 G. C ONSTABLE , Letters and Letter-Collections , pp. 16-17. 5 ROGER DUCHENE , Comme une lettre à la poste. Les progrès de l’écriture personelle sous Louis XIV , Paris, Fayard, 2006, pp. 19-21. 2 consapevolezza del valore letterario dell’epistolografia toccò il vertice con l’invenzione del formato editoriale del libro di lettere, che ne consacrò l’autonomia. 6 2) Il libro di lettere a stampa Prendendo la diffusione delle raccolte a stampa come criterio per giudicare la fortuna del genere epistolare nelle diverse letterature europee, si deduce che nel corso della storia si siano verificate almeno due fasi di picco. La prima ebbe luogo nel Cinquecento e trovò nell’Italia il suo centro di irradiazione. Le Lettere di Pietro Aretino, pubblicate per la prima volta nel 1538, 7 diedero origine a un fenomeno che si protrasse per tutto il secolo e che non mancò di influenzare gli scrittori stranieri. Pubblico e autori apprezzarono a lungo la modernità del nuovo prodotto editoriale, ibrido e libero, 8 adatto a soddisfare i molteplici bisogni di un ambiente culturale in costante fermento; il mondo rinascimentale ne favorì il successo perché attraverso esempi accessibili sanciva l’applicabilità alla vita reale dei suoi ideali di lingua e di stile, di pensiero, dibattito e convivenza. La seconda ondata sopraggiunse nel Settecento, quando Francia e Inghilterra posero di nuovo l’epistolografia al centro dell’attenzione letteraria grazie all’affermarsi del romanzo epistolare. La nuova generazione di libri di lettere, come quella che l’aveva preceduta, vedeva nell’insieme delle lettere un organismo letterario autosufficiente. La macroscopica differenza rispetto agli epistolari rinascimentali consisteva tuttavia nell’uso delle lettere come mezzo per raccontare una storia, laddove nel Cinquecento le raccolte avevano scopi prevalentemente 6 RAFFAELE MORABITO , Lettere e letteratura , Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2001, pp. 99-100. 7 AMEDEO QUONDAM , Dal “formulario” al “formulario”: cento anni di “libri di lettere” , in Le “carte messaggere”. Retorica e modelli di comunicazione epistolare: per un indice dei libri di lettere del Cinquecento , a cura di Amedeo Quondam, Roma, Bulzoni, 1981, p. 39. 8 R. M ORABITO , Lettere e letteratura , cit, pp. 101-105. 3 esemplari e altri criteri quali la personalità dell’autore o l’uniformità d’intonazione tenevano insieme le parti. Per gli storici della letteratura la pubblicazione postuma nel 1627 delle Lettere di Giovan Battista Marino segna la conclusione della grande tradizione epistolografica rinascimentale. 9 Perché venga dato alle stampe il primo romanzo epistolare vero e proprio si deve invece attendere fino al 1740, anno di comparsa della Pamela di Samuel Richardson. I cento e più anni che separano le due opere segnano apparentemente una fase di involuzione, caratterizzata dal rientro della lettera nei ranghi della comunicazione applicata e dal suo ridimensionamento come forma di espressione artistica. Il Seicento si configurerebbe insomma come uno stadio di quiescenza. Se così veramente fosse bisognerebbe ammettere che il percorso evolutivo dell’epistolografia sia stato quantomeno sorprendente. Da una parte avremmo, con l’avanzare del XVII secolo, l’esaurimento della fertilissima esperienza italiana, la cui sola eredità sarebbe costituita da un certo numero di manuali per i segretari. Dall’altro, l’apparizione a metà Settecento di un genere ibrido già maturo e abile nell’impiegare a fini romanzeschi le potenzialità narrative del modello epistolare. 3) La narrativa semiepistolare A sfatare l’illusione del romanzo epistolare come frutto della sola intuizione dell’autore di Pamela ha già pensato Robert Day Adams dedicando alla questione il saggio Told in letters: Epistolary Fiction Before Richardson .10 Lo studio si preoccupa di confutare la tesi secondo cui il Seicento rappresenterebbe un vuoto nella storia della narrativa e di mostrare in che modo l’attività letteraria svolta tra 9 Quondam sceglie questa data come estremo cronologico finale per la sua inchiesta sulle “carte messaggere” rinascimentali. A. QUONDAM , Dal “formulario” al “formulario” , cit., pp. 15-16. 10 ROBERT ADAMS DAY , Told in letters. Epistolary Fiction Before Richardson , Ann Arbor, The University of Michigan Press, 1966. 4 1660 e 1740 abbia creato una base per le innovazioni di Richardson, Fielding e Smollett. 11 Day Adams rintraccia proprio nell’uso in funzione diegetica delle lettere il filo conduttore capace di creare un ponte tra la produzione minore a cavallo di XVII e XVIII secolo e i grandi capolavori del Settecento. Pur concentrando la propria analisi sulla sola letteratura inglese ed evitando di affrontare la narrativa anteriore al 1660, lo studioso suggerisce l’opportunità di allargare l’indagine anche agli anni precedenti e ad aree geografiche diverse: le sezioni dedicate alla lettera come elemento decorativo e all’importanza delle traduzioni, 12 presentano il Seicento europeo come un secolo tutt’altro che statico, caratterizzato da una grande disponibilità a sperimentare il modello epistolare come base di partenza per lo sviluppo del racconto. Gli esempi proposti da Day Adams dimostrano che Pamela non fu il primo romanzo costruito attraverso una successione ordinata di lettere; a quando risale, allora, il romanzo epistolare? Prima di affrontare la questione si potrebbe forse discutere su quanto sia lecito cercare l’origine di un fenomeno risultato dal perfezionarsi di successive approssimazioni. Gli storici non sembrano d’accordo sul momento esatto del passaggio dal meticciato testuale al romanzo epistolare vero e proprio e spostano in avanti o all’indietro la data di fondazione della