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MAP MUSIC PAGES Neopsichedelia U.K. ‘80

Il Rinascimento di

Alla fine degli anni 70 Liverpool torna an- cora una volta alla ribalta, sporadici av- venimenti con sempre maggiore inten- sità animano e scuotono i palcoscenici, ed ignari neomusicisti danno vita ad una nuova corrente musicale che riporterà questa città ai passati splendori. L’ esaurirsi dell’onda d’urto punk fa emergere nuove tendenze, un vento rin- novatore sferza sullo stanco panorama post-punk: è un virus contagioso che si diffonde a macchia d’olio in tutto il Re- gno Unito. Saranno pure le sostanze al- lucinogene, ma la rivoluzione ufficial- mente ha avuto inizio ed a torto o a ra- gione il movimento è soprannominato “neopsichedelico”. Tre entusiasti ragaz- zini, chitarrista, Ian McCulloch cantante e bassista, nel mag- gio del 1977 formano i . La partenza è esaltante, ma il loro sodalizio dura approssimativamente sei settima- ne, in giugno si saranno già sciolti: un concentrato esplosivo di egocentrici, troppe “teste pensanti” confinate in un solo gruppo. Nell’autunno del 1978 de- buttano sulle scene gli Echo & the Bunnymen di Ian Mc Culloch, ed ironia vuole proprio come supporter della band nelle prime gigs l’amico Julian Cope con i suoi neonati Teardrop Exploders. Il terzo della vecchia ganga, Pete Wylie, non è da meno ed esordisce con gli Wah!. Si trat- ta, naturalmente, solo della punta dell’i- ceberg: molti altri gruppi trainati da que- sta euforia affollano le scene, ma uno in particolare si farà largo grazie al carisma del suo leader, The Sound.

WAH! - PETE WYLIE Annunciati da numerosi singoli gli Wah! finalmente nel 1981 escono con l’

30 LATE FOR THE SKY Nah=Poo The Art Of Bluff. Una band ori- sofono sono affidate all’affascinante Be- ginale ed eccentrica che sfoggia melodie nita ‘Bi’ Marshall, sangue ispanico nelle pop-psichedeliche arricchite da bizzarri vene. arrangiamenti e da una vena decisamen- Nell’estate del 1980 esce così l’album te sixties. d’esordio Jeopardy, registrato a basso Attivi già dal 1979, si fanno conoscere costo, con suoni scarni ed essenziali, con il singolo Better Scream (come Wah! un’opera visionaria che trasuda ispira- Heat), ma il loro singolo più di successo zione ed angoscia. Ai consensi dalla è The Story of the Blues del 1980. Il loro stampa specializzata del tempo però non leader Wylie, affilatosi i denti gia nei Cru- fa eco un successo di pubblico e rimane cial Three, nei Mystery Girls ed infine nei così un interessante lavoro sottovaluta- Nova Mob, decide nel 1970 di dare forma to. alla sua creatura, e sotto i vari pseudoni- speratamente arrabbiata alla Joy Divi- I Can’t Escape Myself introduce subito in mi di Wah! Heat, the Mighty Wah!, Sham- sion. un clima teso e colpisce per il suo ince- beko Say Wah!, Pete Wylie and Wah!, The L’ouverture Going up inaugura l’album dere incalzate e rabbioso, le successive Mongrel Wah!, realizza in breve tempo con suoni stranianti che lasciano via via Heartland e Resistance sono più intense 20 singoli. E’ infine l’esclamazione Wah! il passo ad una melodia dark che sfuma ed emotive, suonate a rotta di collo, il veicolo che permette all’enigmatico a sua volta nel primo vero brano, Stars mentre l’antimilitarista Missiles e’ un mi- Wylie di esprimere tutta la sua genialità. are Stars, incalzante progressione alluci- sto di rabbia e passione cui Borland da’ Il gruppo in origine è costituito dal bassi- nogena coronata da “densi” arrangia- voce con tono disperato; la suggestiva sta Pete Younger, dal drummer Rob Jo- menti e da chitarrismi alla Television. Pri- Unwritten Law un brano atmosferico, nes e dal tastierista “King Bluff” (esisto- de e la title track Crocodiles sono due re- l’incedere ipnotico del basso reso sugge- no alcune perplessità sull’effettiva esi- miniscenze punk, Rescue un ritmatissi- stivo dal synth della Marshall mentre i stenza di Mr Bluff, un inganno che Wylie mo ritornello fuso tra varie influenze in usa inserendo questo nome nei titoli). una perfetta miscela. In Villiers Terrace Nah=Poo The Art Of Bluff è il suo lavoro pesante è l’influenza dei , più bello, colmo fino all’orlo di passione: che qui si fa sentire più che in ogni altro ogni pezzo è sostenuto da una podero- brano dell’album, con Mac che a tratti sa, irruente e trascinate batteria, attra- sembra voler imitare la voce del com- versato da taglienti riff di chitarra che pianto amico Ian Curtis. Seguono quindi fanno da cornice al suo feroce canto ur- due brani, la tetra All that jazz con river- lato. Un vigore pervade tutto il disco sin beri chitarristici e ritmi metronomici in dall’inizio con The Wind Up, seguono Do primo e, in conclusione, la vaga- It Clean, Break on Through ed Other mente psichedelica Happy Death Men. Boys in un album pensato per suscitare il Crocodiles è un punto fermo di questo massimo impatto, come nell’ultima The movimento, un debutto incredibile ma Death of WaH! che è indubbiamente la già maturo, un LP da conservare con de- sua firma, ma forse anche una premoni- vozione. zione…….Di lì a poco la fiamma si estin- guerà nonostante una carriera lunga e THE SOUND - testi narrano la desolazione quotidiana e tormentata. Inizia tutto con gli Outsiders nel 1976: è il disagio esistenziale giovanile, nello sti- la prima band di Borland, che debutta le dei Joy Division. La sezione ritmica ha ECHO & THE BUNNYMEN nel 1977 con . Adrian è un ruolo centrale, fondamentale è il bat- IAN MCCULLOCH ossessionato dalle figure di Jim Morri- tito del percussionista Michael Dudley in Debuttano nel 1980 con Crocodiles ed è son, ed , cerca così di perfetta simbiosi con i compagni, un’al- subito successo. Il gruppo originaria- creare un legame tra questi artisti. L’an- chimia perfettamente orchestrata dal ge- mente è costituito dal cantante Ian Mc- no successivo esce il secondo e ultimo nio poliedrico di Adrian Borland, un ta- Culloch, dal chitarrista Will Sergeant e da album Close Up, che rappresenta il capo- lento poetico combinato alle doti di chi- al basso, mentre il ruolo di linea per la band. tarrista e cantante. batterista è ricoperto da una drum-ma- Il leader allarga le sue influenze ai Velvet Borland, nel frattempo, si dedica con l’a- chine (ribattezzata Echo); nello stesso Underground, a David Bowie ed ai mico Green al progetto parallelo dei Se- anno firmano un contratto con la Sire Re- Doors, il punk gli sta veramente stretto. cond Layer e produce una miriade di cords ed allora entra nel gruppo il batte- Adrian nel 1979 decide di cambiare no- band, incluso il primo gruppo di Luke rista Pete DeFreitas. me alla band in The Sound. La formazio- Haines, The Servants. Il loro sound è un ibrido tra psichedelia ne si stabilisce a Londra, lui chitarra e vo- Nel 1981 esce, sempre per la Korova, il anni ‘60, Doors e post punk influenzato ce, Graham Green Bailey al basso, Mike secondo album, , il

da quella malinconia crepuscolare e di- Dudley alla batteria, le tastiere ed il sas- quale rappresenta un progresso stilistico MAP MUSIC PAGES

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rispetto Jeopardy, più acerbo e grezzo. modella la sua irrefrenabile passione per Un destino tragico segna la storia di que- la psichedelia. I singoli Treason e Reward sta band: il successo mai arrivato, la gli garantiscono i primi posti delle chart morte per AIDS di Colvin “Max” Mayers e britanniche, grazie alle lussureggianti e nell’Aprile 1999 a 52 anni si spezza con- spaziali melodie o alle esotiche atmosfe- tro un treno la vita di Adrian Borland. Gli re trasmesse da The Thief of Baghdad. ingredienti perfetti per spalancare le por- Kilimanjaro è il passaggio di testimone te della leggenda ad uno dei gruppi più fra due epoche, un punto importante ed ingiustamente sottovalutati. allo stesso tempo controverso, in cui punk, psichedelia e pop music si incon- trano. Il destino gli riserva una breve ma JULIAN COPE sfolgorante fortuna: troppo grande è sta- to l’impatto di questo disco sull’intera scena, tanto che il successivo, Wilder, meno ruvido, non è ritenuto all’altezza dal pubblico e della critica. Il crollo di co- pie vendute ostacola la continuazione e The Crucial Three. Al termine dell’avven- li porta allo scioglimento. Ascoltiamo Ki- tura degli Explodes Julian decide di intra- limanjaro sapendo di trovarci di fronte prendere la carriera solista, torna a casa ad un album fondamentale. nel Galles e subito inizia a comporre. Nel Questi gruppi sono entrati nella storia 1984 esce il suo primo album solista, come neo-psichedelici. Averli sopranno- World Shut Your Mouth, qualche traccia Il gallese Julian Cope, adescati nuovi soci minati in questo modo forse è una forza- è sicuramente la continuazione perfezio- in Gary Dwyer alla batteria, Paul Sim- tura, indubbiamente elementi psichede- nata dei Teardrop Explodes, ma si ag- pson all’organo (rilevato nel 1979 da De- lici sono presenti nel loro sound, ma non giungono nuove sonorità attinte dai Vel- vid Balfe) e nei due chitarristi Alan Gill e in maniera così predominante: l’unico vet Underground, dagli Stooges e dalle Mink Finkler, vuole dar vita ad un gruppo denominatore comune sono la forza e la ballate oniriche tipiche dei Doors. che si presenti con un nome lungo ma decisione con cui hanno cambiato lo sti- L’opera scorre tra ritornelli di gran coin- senza apparente senso. In maniera pura- le musicale dell’epoca e la rapidità con volgimento e melodie psichedeliche, mente casuale estrapolano la frase “The cui la maggior parte di essi si sono spen- ogni pezzo colpisce per la sua abilità di Teardrop Explodes” da un vecchio nume- ti. manipolare i ritmi e gli effetti elettronici. ro del fumetto “Daredevil”. Esordiscono Ettore Quattrini Bandy’s first jump, An elegant chaos, nel 1979 con due 45 giri che coniugano Strasbourg, Kolly Kibber’s birthday e l’in- lo stile melodico con ritmi ossessivi credibile Head Hung Low sono pezzi ac- dark-punk: Sleeping Gas e Bouncing Ba- curati mai artificiosi, una combinazione bies. Questo permette alla formazione di JULIAN COPE di suoni eterei e di dolci vibrazioni. Le uscire dalla massa informe di quell’epo- sue eccentriche visioni si focalizzano ca, costituita per lo più da band che face- Una voce fuori maggiormente in Fried (1984), in cui l’in- vano il verso a qualche famoso gruppo fluenza del suo maggior ispiratore –pur- del momento. Il loro album d’esordio, Ki- dal coro toppo non solo dal lato artistico- Syd limanjaro, del 1980 (la cover della prima Barrett è all’apice. Julian abbandona così edizione mostra una foto del gruppo, in NAMDAM AM I, in parte la melodia per dedicarsi a sono- seguito sostituita con un’immagine del rità più cupe e lisergiche in Laughing Monte Kilimanjaro, ed il CD realizzato I’M A MADMAN boy, Torpedo o in pezzi ipnotici come successivamente ha la cover originale) è Holy Love e Reynard the fox. Sono anni un improvviso e forse inatteso successo. Negli ultimi venticinque anni c’è un no- che questo disco non finisce sul mio Tutto il merito è da attribuirsi alla cari- me ricorrente nel panorama musicale piatto ma è come se l’avessi riposto nel- smatica figura del nostro Julian, molto britannico. Julian David Cope, questo la copertina la sera prima: ogni nota, più di un semplice cantante/bassista, stravagante gallese, sale alla ribalta alla ogni accordo di Sunspots, di The bloody una sorte di sacerdote dotato di una fol- fine degli anni ‘70 con i Teardrop Explo- asszes o di O King of kaos mi sono tal- le genialità. Musicalmente attratto dagli des, una delle band trainanti della neo- mente familiari quasi facessero parte del Stooges, dalle devianze soliste di Syd psichedelia post-punk. Studia a Liver- mio DNA. Barrett, dalle scorribande elettroniche pool, dove nel ruolo di bassista insieme Questi due album commercialmente so- e dai più innovatori Television ai compagni di college da vita al gruppo no ignorati ed è un boccone duro da di-

32 LATE FOR THE SKY gerire per Julian, che sommato ai fiaschi Potremmo continuare passando in rasse- dei due singoli successivi, Competition e gna ancora molte opere di qualità, come Sunspots, agli abusi di droga ed ai pro- i successivi episodi della trilogia, gli apo- blemi con la casa discografica lo spinge calittici Jehovahkill (1992) e a ritirarsi dalle scene. Solamente nel (1994), preludi alla catastrofe, il suo 1986, dopo essersi disintossicato, riesce massimo avvicinamento alla scena krau- a scrollarsi di dosso tutti i problemi (la trock. Tanto ispirato che pubblica addi- sua degenza in case di cura mette addi- rittura un libro, dedicato alle band tede- rittura a dura prova il suo equilibrio men- sche che lo hanno influenzato, “Krau- tale) e grazie anche ad un contratto fir- trocksampler” “Questo è il Krautrock: mato con la Island può organizzare una una delle più strabilianti, evocative, eroi- tournée mondiale. che immagini dell’Uomo al culmine della Lo accompagnano i fidi Donald Ross propria Magica Potenza Creativa”. [Julian Skinner (tastiere) e Roosert Cosby (per- Cope – “Krautrocksampler”]. cussioni) e a questo punto Julian decide Tempo fa è uscita la sua autobiografia di puntare al successo commerciale. “Head-on” dove racconta (in ben 660 Escono in rapida successione due al- pagine) le memorie della Liverpool Punk bum: Saint Julian (1988), una sorta di ri- e la storia dei Teardrop Exploders tra il visitazione più orecchiabile dei dischi 1976 ed il 1982. In questi ultimi anni col- precedenti, in cui inserisce un rifacimen- tiva nuove passioni, dalle storie di druidi to di World shut your mouth, resa com- agli antichi monoliti preistorici. “La ra- pletamente irriconoscibile rispetto all’o- gione per cui studio le società preistori- riginale, e , successo sfolgo- che è che gli esseri umani si trovano in rante dell’epoca, fino all’energica Spa- uno stato di divenire permanente, non si cehopper (scritta con Ian McCulloch al- vedevo ritta ed altera addolorata e con- arriva mai ad una fine, quindi quello è l’epoca dei The Crucial Three). L’anno fusa per il trattamento dell’Umanità…” l’unico modo per guardare al futuro e ca- successivo batte la stessa via con My na- Emerge un uomo nuovo, un menestrello pire che posto occupiamo”. tion underground, in cui al flauto sinte- che canta le miserie del mondo espri- “C’è un libro a cui sto lavorando dal tizzato scimmiotta un saltarello medieva- mendo il suo totale rifiuto verso le tradi- 1990, ed è ancora inedito, s’intitola ‘Let le in , con un coretto zioni, che trova il coraggio di ripudiare Me Speak To The Driver’. È sempre stato ubriaco, mentre in China Doll richiama i ogni tipo di droga, lui che ha rischiato la il mio metodo, quello di lavorare verso lenti degli anni 50. E’ il pieno ritorno alle vita e la carriera per questo. qualcosa”. melodie semplici, molto orecchiabili, al- All’uscita di quest’album la rivista Rol- Ettore Quattrini lietate dal continuo susseguirsi di coret- ling Stone lo classifica come “Excellent” ti, ispirate alle tendenze del periodo: for- – “… è uno straordinario se questi sono i dischi artisticamente opus, un album di protesta ecologica, meno riusciti, anche se gli hanno per- l’odissea tracciata dall’umanità verso messo di centrare il suo obiettivo del l’auto distruzione…….”. E’ un’opera rea- momento, il grande pubblico. Come un lizzata con l’ausilio di una schiera di mu- Da , suo padre putativo, vulcano incontenibile mette in moto una sicisti e vocalist, di un’intera orchestra. Robyn Hitchcock ha ereditato soprattut- valanga d’idee, il suo animo irrequieto è E’ il primo capitolo di una trilogia ecolo- to gli occhi. Gli occhi di un bambino che perennemente insoddisfatto e non riesce gista. Forse il mio disco preferito, molto sbircia il mondo di nascosto attraverso ad appagarsi fino a quando non realizza raffinato, la musica scivola via sopra le lenti colorate per ritrovarsi, senza sapere il doppio album Peggy Suicide (1991). E’ note, cosparso di molti momenti emozio- come, a giocare con Alice nel Paese delle il 5° o 6° album, dipende da come li con- nanti quali l’iniziale Pristeen con il piano Meraviglie. Personaggi bizzarri e strane tiamo: dopo My nation underground re- elettrico che fa le veci della viola, Safe- creature popolano da sempre le sue fia- gistra altri due album, Skellington e surfer è una lunga riflessione sul mondo be lisergiche, in una dimensione strana e Droolian, destinati principalmente ai dell’Aids, mentre Drive She Said è un’in- indefinita a mezza strada fra incubo e so- suoi fan club. Organizzato in quattro par- tensa tenebrosa ballata ispirata ai suoni gno: mostri timidi con gli occhi buoni e, ti e 19 canzoni, è una sorta di reportage d’organo che rimandano alle atmosfere magari, una ruga di tristezza, che ispira- globale sui mali del secolo, una metafora oniriche dei Doors. Promise Land e Las no paura e tenerezza al tempo stesso e sulla decadenza fisica e morale del Pia- Vegas Basement sono fiabesche inquie- si muovono da qualche parte, insieme al neta. La sua sbalorditiva abilità ed ambi- tanti ballate che riconducono ad un no- loro mentore, in quel territorio vastissi- zione gli permette di realizzare questo me sempre ricorrente nei suoi lavori, Syd mo e indefinito che sta tra sanità e follia. concept album socio-politico, impregna- Barrett. Non mancano neppure brani al- Il fantasma di Syd Barrett, complice ma- to di simbologie e visioni: “Peggy Suici- legri come Beautiful Love, un country al- gari anche la stessa Cambridge d’origi-

de è la Madre Terra, immensa Dea che lietato dalla fanfara e dalla tromba. ne, è sempre stato un fardello piuttosto MAP MUSIC PAGES

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circa paternità ed ascendenze. Nell’indif- ferenza generale, i tempi –si sa- proprio non erano quelli giusti, la band si scio- glie poco dopo l’uscita dell’album, fatta salva la pubblicazione nel 1983, sotto il titolo di Invisible Hits, di registrazioni, per la verità piuttosto inutili, antecedenti a Underwater Moonlight. Nel 1981 Robyn pubblica il primo lavoro solista, Black Snake Diamond Role, e l’a- ria che tira, nonostante una ragione so- ciale diversa, è sempre quella di marca Soft Boys. Ma i Soft Boys, in fondo, era- no la penna e la chitarra di Hitchcock e la sei corde aggiunta di Kimberley Rew, turnista di lusso anche in questo lavoro, e questo spiega perché l’esordio di Robyn mostra già i tratti dell’artista più maturo e si pone, fin dal nastro di par- tenza, fra i suoi lavori più riusciti di sem- pre. Equamente diviso fra ballate acide, nervose e pulsanti, e brani più onirici, soffusi e dilatati, l’album offre i suoi ca- polavori con due dediche, quella a Jim Morrison in The Lizard, ottima ballata lenta e crepuscolare, punteggiata da una splendida chitarra lisergica, e quella a Syd Barrett in Acid Bird, jingle-jangle marziale e visionario. Ma non si dimenti- ingombrante per il nostro Hitchcock pre- sia dispiaciuto affatto. La prima versione ca nemmeno la splendida melodia di City ferito, fin dai tempi dei suoi primi passi dei Soft Boys, con Kimberley Rew alla se- Of Shame, lunga e dilatata, e la chiusura con i Soft Boys. Eppure, a sentire lui, e conda chitarra, si ispira palesemente ai affidata a Love in una dimensione da so- c’è da scommetterci che è vero, il primo primi Pink Floyd, nella voce di Hitchcock, gno. disco a finire nelle sue mani è stato un nelle melodie strampalate, nelle acide Groovy Decay (1982) fa però strabuzzare singolo dei Rolling Stones, It’s All Over bizzarrie strumentali. A Can Of Bees gli occhi: la label ordina a Robyn un di- Now; l’unico amore vero, profondo, as- (1979) appare nulla più di un’operazione sco “moderno” e gli fornisce un produt- soluto Bob Dylan oltre a qualche inno- nostalgia, ma con Underwater Moonlight tore, un arrangiatore, un po’ di strumenti cente colpo di testa per Love, Byrds, (1980) i ragazzi scoprono anche i Velvet nuovi (violini, sax, trombe); egli stesso è Doors, Country Joe & The Fish, Incredible Underground e, fregandosene di punk, tentato di fare qualcosa di diverso dai String Band, Traffic, Captain Beefheart. E post-punk o new wave, spiattellano il ca- Soft Boys, anche se non ha ancora le i Pink Floyd del Pifferaio Magico? Nem- polavoro che da il La all’intero revival idee chiare e non gli danno troppo tem- meno una cotta passeggera, la storia di neopsichedelico. L’asse Londra-New po per pensarci. Qualcuno calca un po’ la una notte, di un bacio e via: “Non sono York passa attraverso pennellate di aci- mano e ne esce un ibrido, in seguito ri- mai andato matto per i Pink Floyd. Prefe- do lisergico e regala anthem urticanti e pudiato dall’artista, in cui Robyn tenta risco tutt’al più gli album solisti di Syd mozzafiato come I Wanna Destroy You, anche la strada della musica da ballo. Barrett. Mi piaceva abbastanza ‘Candy Kingdom Of Love, Positive Vibrations e Ci vorranno due anni per riprendersi, in- And A Currant Bun’ ma, in genere, il ma- la stessa Underwater Moonlight, memo- tervallati anche da una collaborazione teriale dei primi Floyd mi sembrava trop- rabili melodie deviate come I Got The con Captain Sensible (!), ma la rinascita po rigido, schematico. Pensavo fosse Hots, Tonite e Queen Of Eyes, strumenta- ha dello stupefacente. I Often Dream Of una sorta di jazz in salsa pop, c’era qual- li spaziali come You’ll Have To Go Si- Trains (1984), concepito nella solitudine cosa che non riuscivo a mandare giù”. deways oltre ad una splendida cover di di un cottage nel Sussex, è un disco cre- C’è da credere allora che sia stata l’ani- Vegetable Man, che scopriremo solo nel- puscolare ed intimista, completamente ma di Syd ad impadronirsi del Nostro, la maxi ristampa con inediti del 2001 su acustico, in cui Hitchcock riesce a mette- ma siamo sicuri che a lui, in fondo, non etichetta Matador, che fuga ogni dubbio re a nudo la propria coscienza in una lun-

34 LATE FOR THE SKY ancora una volta di altissimo livello, ri- troppo ostico e scomposto per incontra- trova una dimensione elettrica lontana re i favori di grandi e piccini, nonostante da quella più giocosa e spensierata dei la presenza di brani dall’indubbio poten- precedenti lavori dello stesso filone. ziale commerciale (Ballon Man, Madon- Quasi che il viaggio all’interno della not- na Of The Wasp). Un anno dopo Eye, te stia continuando, pur attraverso terri- completamente acustico, ci restituirà tori più cupi e surreali, atmosfere scom- l’austero intimismo di I Often Dream Of poste e sofisticate, metafore contorte di Trains inaugurando nel migliore dei modi vita, morte, sesso, alienazione e paura, la nuova decade. personaggi disturbati e criminali, come i Quella che stiamo prendendo a riferi- protagonisti di perle quali My Wife And mento, invece, è finita e noi ci fermiamo My Dead Wife e Man With The Lightbulb qui, anche se la ricchissima produzione Head, per non parlare delle mosche con di Robyn Hitchcock continuerà a sfornare la testa d’uomo di The Fly. Fegmania ri- prodotti eccellenti fino ai nostri giorni mane, con tutta probabilità, il disco che senza tuttavia sfondare quell’alone di meglio racchiude l’universo creativo di culto allargato che il Nostro sembra aver Robyn Hitchcock. ormai scelto come la propria dimensione Dopo l’ottima parentesi live di Got To Let ideale. Ci sarà comunque modo e tempo This Hen Out (1985), che cattura gli per la consacrazione definitiva con il film Egyptians nel momento di massimo ful- Storefront Hitchcock, sentito omaggio ga e solitaria Via Crucis, racchiusa fra gore e ne restituisce intatto lo spirito alla del regista Jonathan Demme al quale, due notturni pianistici di grande effetto fredda tecnologia dello studio di regi- umilmente, ci associamo. ed equamente divisa fra splendide balla- strazione, tocca a Marco Tagliabue te delicatamente malinconiche (Cathe- (1986) suggellare il periodo d’oro dell’ar- dral, Flavour Of Night, Trams Of Old Lon- tista. Più disteso e rilassato dei lavori don, Heart Full Of Leaves, Autumn Is precedenti, l’album rappresenta il tenta- Your Last Chanche, meravigliose fin dai tivo –questa volta riuscito- di trovare una L’UNIVERSO titoli!), blues spettrali e stralunati via più “commerciale” senza snaturare (Sounds Great When You’re Dead, This un sound che si avvia ormai ad assurge- BEVIS FROND Could Be The Day), brani “a cappella” re alla statura di un classico. Prevalgono (Uncorrected Personality Traits) e qual- le atmosfere melodiche e rilassate (Ted, Musicista fra i più sottovalutati di sem- che divertissement sparso qua e là (I Wi- Woody And Junior, The President, la pre, quando non apertamente bistrattato sh I Was A Pretty Girl, Furry Green Atom splendida Raymond Chandler Evening) e da ampi settori della critica più snob, Bowl). La notte, del giorno e dell’anima, le lisergie dilatate e rarefatte (Winche- Nick Saloman alias Bevis Frond è, alla non ha più segreti nel capolavoro di ster, Airscape) accanto a qualche sussul- faccia di tutti, l’uomo simbolo della neo- Robyn Hitchcock. to elettrico (If You Were A Priest, Lady psichedelia d’oltremanica degli anni ot- Per l’album successivo, Fegmania Waters), ma nel complesso Robyn Hitch- tanta. E’ il testimone di un sogno: lo (1985), Robyn rispolvera nei suoi neonati cock confeziona il suo lavoro più accessi- stesso che, almeno una volta, ognuno di Egyptians una nuova incarnazione dei bile pur mantenendo elevato il livello noi ha covato prima di appendere le spe- Soft Boys senza Kimberley Rew. Il disco, qualitativo dei brani. ranze al chiodo. Un semplice appassio- Con la bella raccolta di inediti, outtakes nato della psichedelia dei sixties, colle- e amenità varie di zionista famelico e, alla bisogna, com- (1986) si chiude il capitolo indipendente merciante di vinili rari, che riesce ad im- del Nostro, che ora, accasandosi presso bracciare una chitarra per trasferire an- la A & M, è pronto per il salto con una che le proprie emozioni su vinile e vede- grande major. Un salto che in realtà re, nel volgere di qualche anno, quelle Robyn, almeno a livello di vendite e po- sue prime stampe carbonare raggiunge- polarità presso un pubblico più ampio, re quotazioni da capogiro nei ben noti, e deciderà di non spiccare mai, continuan- perversi, circuiti. Anche un pizzico di do con cocciuta coerenza ad esplorare il senso degli affari, quindi? Può darsi, può suo mondo con la propria folle arte visio- darsi… Abbastanza per sentirsi soddi- naria. (1988) e Queen El- sfatto? Scherziamo? Non pago di una vis (1989) continuano sulla strada trac- delle discografie più logorroiche che la ciata da Element Of Light senza mai però storia del rock ricordi che, sempre alla arrivare a concedersi completamente ai faccia degli stessi Dotti di cui sopra, ha gusti del pubblico, caratterizzati come attraversato indenne le ultime tre deca-

sono da un sound chitarristico ancora di, inondandole di una marea di prodotti MAP MUSIC PAGES

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suo nome è legato ad una serie di pro- getti pressoché infinita, fra i quali ricor- diamo un lavoro vagamente roots sotto l’effigie di Fred Bison Five (un lecca lecca a chi indovina il nome di cui questa sigla è anagramma…), la presenza al basso ed alle tastiere nella prima line up degli Outskirts Of Infinity, il combo hard-blues- psichedelico guidato dal socio Bari Watts, e quella nella seconda incarnazio- ne dei Magic Muscle, altro supergruppo di spostati. Come dimenticare poi le (se- mi)leggendarie sessions confluite in Acid Jam, fiore all’occhiello –insieme alla rac- colta doppia Woronzoid- del catalogo Woronzow degli anni ottanta, e la colla- borazione con i Dr. Brown nell’album Dr. Frond, nonché i lavori con vecchie glorie come Country Joe Mc Donald (Eat Flowers And Kiss Babies) e Twink (Magic Eye), e le collaborazioni con artisti del calibro di Tom Rapp dei Pearls Before Swine e Simeon Coxe dei Silver Apples, che lo stesso Saloman ha il merito di avere riportato sulla scena strappandoli ad un immeritato oblio. Nick Saloman forma la sua prima band, poco più che bambino, nel 1967 con il sempre e comunque mai meno che di- chitarristiche ripercorrono –a volte in nome di The Bevis Frond Museum, da gnitosi, dei quali è davvero impossibile maniera fin troppo evidente- sentieri già un’idea del compagno di scuola e futuro tenere il conto fra dischi solisti e collabo- tracciati da Jimi Hendrix o dal Neil Young regista Julien Temple. Qualcosa riesce a razioni varie, Nick ha anche trovato il più stonato. Il Bevis Frond più acerbo, finire su nastro, stiamo parlando di un tempo di pubblicare, con l’aiuto dell’edi- quello in pratica degli anni ottanta cui paio di pezzi scritti all’età di 10 anni con i tore Phil McMullen, il leggendario maga- per evidenti ragioni limiteremo la nostra titoli di The Winter Wind e Green Green zine Ptolemaic Terrascope, vera e propria breve trattazione, è nulla più di un one- (in duetto con la madre!) che riusciranno Bibbia per gli appassionati di voli menta- sto mestierante, di un abile artigiano che a finire molti anni più tardi nella doppia li di tutto il mondo, nonché di fondare la cerca, magari senza troppo riuscirci, di raccolta di frattaglie Through The non meno prestigiosa Woronzow Re- spacciare per proprio un prodotto raffaz- Looking Glass (1989). Negli anni succes- cords, label simbolo del glorioso rinasci- zonato con idee altrui. Nulla però a che sivi c’è un po’ di tutto: un acetato, Sun Of mento psichedelico inglese degli anni ot- vedere con il Bevis maturo, quello dei ca- Wine, a nome di una band locale chiama- tanta e novanta. Pensate che possa ba- polavori dei primissimi anni novanta ta Dune per la quale Nick suona basso e stare? Ma non è ancora tutto, e ve ne ac- (Any Gas Faster, 1990 e, soprattutto, tastiere, un duo acustico argutamente corgerete…per il momento ce la caviamo New River Head, 1991), nonché di buona chiamato Nick & Dick, il duo folk degli con un’equazione, dicendo che Nick Sa- parte degli altri dischi –tutti, o quasi, Oddsocks ai quali Nick presta il proprio loman sta alla neopsichedelia inglese co- doppi!- con i quali ha costellato la deca- basso per la pubblicazione di un disco me Greg Shaw sta al garage revival d’ol- de con cadenza pressoché annuale: veri stampato in un migliaio di copie, un trio treoceano, e scusate se è poco! Diciamo, e propri fiumi in piena che rivelano un senza nome a mezza strada fra Hendrix e a scanso di equivoci, che Saloman è ben autentico caleidoscopio di suoni e magie gli Steely Dan. Poi l’esplosione del punk lungi dall’essere un musicista innovativo della matrice più varia –psichedelia, folk, e un’altra band chiamata Von Trap Family ma non, come insinuerebbe qualcuno, hard rock, blues, ecc.- insieme ad una con un EP che finisce, chissà come, nelle dall’essere un musicista e basta: la sua personalità finalmente ben definita, al mani di John Peel. E poi ancora i Room 13 ispirazione trae linfa vitale dal fuoco sa- solito spirito visionario ed a un gusto ed un 12”, Need Some Dub, che comin- cro dei sixties, dal garage, dal blues melodico decisamente superiore. Ma cia ad essere influenzato dalla psichede- rock, dall’acid rock e folk; le sue scale Nick Saloman non è solo Bevis Frond: il lia. Lo spartiacque nella vita artistica e

36 LATE FOR THE SKY Dopo la parentesi di Acid Jam (1988), tre suoi accoliti. Fra le bands che più hanno lunghe tracce divise fra Outskirts Of Infi- colpito l’opinione pubblica anglosassone nity, Bevis Frond e The Parthenogenetic un posto d’eccellenza spetta sicuramen- Brotherhood Of Woronzow (inutile dire te a The Jesus And Mary Chain. Formazio- che Nick è dappertutto!) che possono, a ne originale di tutto rispetto con Bobby seconda degli animi, estasiare o infuria- Gillespie (batteria), Douglas Hart (bas- re, la discografia principale di Bevis so), William Reid (chitarra e voce) e Jim Frond prosegue con Triptych (1988), sicu- Reid (voce e chitarra). Il gruppo dei fra- ramente l’opera più compiuta del primo tellini Reid (amici-nemici: storia nella periodo, con una presenza sempre mag- storia) ha saputo carpire voracemente giore del Saloman più introspettivo ac- insegnamenti utili dalla cultura rock de- canto a quello casinaro che già conoscia- gli anni sessanta e settanta (dai Velvet mo, ed uno splendido brano dalle radici Underground fino alla punk explosion). Il byrdsiane, Lights Are Changing, che ri- sound generato è quanto mai innovativo non di Nick Saloman è un incidente mo- marrà fra i suoi highlights. (anche se potrebbe sembrare l’esatto tociclistico, con un rimborso assicurativo Gli anni ottanta di Bevis Frond finiscono contrario) e geniale! I ragazzi si trovano a che va a finire in qualche strumento ed in qui ma, come abbiamo già detto, il bello Glasgow intorno all’anno 1984 ed in bre- uno studio di registrazione a quattro pi- deve ancora venire. ve hanno la possibilità di pubblicare tre ste. Ora Nick è pronto per fare tutto da Marco Tagliabue 45 giri (uno più “sbarellante” dell’altro): solo, come in fondo ha sempre desidera- “Upside Down”, “Never Understand” e to, senza mediazioni e compromessi di “You Trip Me Up”. Il loro pigmalione ed sorta. E può finalmente rispolverare il estimatore risponde al nome di Alan Mc- vecchio nome, The Bevis Frond, che per- THE JESUS Gee, titolare dell’etichetta discografica de il sostantivo Museum…chissà se Ju- Creation. Sosteneva, durante quel perio- lien Temple sarebbe d’accordo! I due pri- AND MARY CHAIN do, Alan al riguardo dei Chain: “…mi fan- mi lavori, Miasma del 1986 e Inner Mar- no sentire vecchio anche se devo ancora shland del 1987, sono registrati con mez- Il Delirio e l’Oscurità compiere venticinque anni…”; ed ancora: zi di fortuna secondo i più autentici ca- “per la Creation quei tre minuti del loro noni del Do It Yourself, ed oltre a risenti- Anime pensanti, anime lacrimose, anime primo singolo Upside Down furono più re di uno spirito eccessivamente grezzo e perdute. Anime perverse come The Jesus che sufficienti. Da soli imposero il nome di una qualità d’incisione quasi pessima, And Mary Chain: ombre e luci su musi- dell’etichetta in ogni parte del depongono le armi di fronte alla man- che strane, contorte e strambe. Benve- mondo…”. Sul finire dell’anno di grazia naia del tempo in ragione di un sound nuti nel mondo ribaltato di Gesù e dei 1985 The Jesus And Mary Chain (dopo eccessivamente datato, inutilmente pro- lisso, pesante ed autoreferenziale. Il pri- mo, specialmente, è un baccanale di schitarrate ubriache ed assoli hendrixia- ni irrimediabilmente fuori del tempo, an- che se brani quali She’s In Love With Ti- me e Splendid Isolation lasciano presa- gire qualcosa di buono. Inner Marshland, un tantino più compiuto del predecesso- re anche se del tutto similare, ha il meri- to di infrangere il muro di elettricità con una bella ballata barrettiana, Hey Mr. Un- decided, che è il seme del Bevis Frond maggiore. Dopo due soli album ufficiali Nick Saloman è già pronto per invadere il mercato con un doppio retrospettivo, Be- vis Through The Looking Glass (1987), che raccoglie un po’ di nastri strappati al- la polvere ed ai topi della propria canti- na. L’operazione verrà replicata solo due anni dopo, probabilmente per far posto ad altri bottiglioni di vino o barattoli di conserve, con l’album –questa volta sol-

tanto singolo- The Auntie Winnie Album. MAP MUSIC PAGES

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suonare. Solita leggenda metropolitana? proibite e poi passarla liscia: bene, credo Gli accostamenti che parte della critica che in tutto questo ci sia molta politica”. fece riguardo alle influenze psichedeli- Decisamente tutto molto sottile e politi- che non sembrano trovare d’accordo Wil- camente scorretto, molto rock’n’roll. Aria liam Reid: “…la musica psichedelica non fritta, frasi e pensieri sentiti tante volte. esiste. Molta gente ci definisce psichede- Se sei un impiegato e ti fai di alcol sei lici solamente perché abbiamo realizzato fuori dalla società, ma se suoni in una una cover di un brano di Syd Barrett…”. rock’n’roll band e non sei necessaria- Urticanti e velenosi dunque, anche bana- mente “sballato” praticamente sei taglia- li se vogliamo nella dichiarazione di Wil- to fuori dal business che conta! The Je- liam: “Ci sono molti tipi di successo, so- stanzialmente noi vogliamo tutto. Vogliamo essere famosi negli anni Ottanta così come i Rolling Stones lo erano nei Sessanta. Non è asso- lutamente impossibile…”. Pesanti aver lasciato la Creation per la Blanco Y sono anche i pensieri riguardanti Negro, appartenente alla scuderia Wea) droga ed alcol, ovviamente si capi- pubblicano il loro debutto su vinile adul- sce da cosa dipenda il loro atteggia- to “Psychocandy”. La stampa si divide, mento distruttivo in un concerto. mentre Jim Reid definisce questo lavoro “Sul palco –sostiene Jim- suoniamo il miglior album degli ultimi vent’anni! quasi sempre drogati o ubriachi”. Per la rivista Uncut (numero dell’Agosto Non sono teneri neanche nei con- 2006) “Psychocandy” -nella top 100 dei fronti della politica: “…se parli della migliori debutti di sempre- si piazza al politica riferendoti ai partiti, ebbene sus And Mary Chain hanno capito molto cinquantesimo posto. Il “rumore” del 45 penso (Jim pensiero) che musica e politi- in fretta come si fa a stare al mondo. Tut- giri “Upside Down” viene in questo LP ca debbano essere completamente se- to deve essere il contrario di tutto: musi- leggermente affinato e raffinato. La can- parate. La musica non ha mai contribuito ca, look, idee… Talmente contro che il se- zone è sempre e comunque torturata: di a cambiare nulla sul piano politico. Ma condo Lp “Darklands” (1987) manda in base in qualsiasi brano dei Jesus esiste c’è un altro modo di essere politici, ed è vacca tutto quello che avevano costruito una forma melodica e pop, poi un attimo quello che perseguiamo noi: ribaltare le con “Psychocandy”. I fratelli Reid stanchi dopo compaiono chitarre urticanti che cose a testa in giù. L’idea di essere in po- di essere troppo acidi e psichedelici con- “rompono” l’incantesimo melodico. Una sti in cui non dovremmo essere è per noi fezionano per il loro fedele pubblico e peculiarità, non da poco, di questi musi- in qualche maniera un’idea politica. Lo ri- per l’amata stampa un lavoro ansimante cisti è stata quella di proporsi sempre e peto noi vogliamo essere famosi tanto e lento. Di una lentezza disarmante, comunque in malo modo nei confronti quanto i Duran Duran. E quando lo sare- rock’n’roll assopito… La violenza degli del pubblico e della stampa. Prova rile- mo, noi faremo girare la testa a tutti; inizi viene qui stemperata in brani asson- vante sono gli shows dei Chain, i palchi prenderemo un sacco di droghe e porte- nati come “Happy When It Rains” e la vengono quasi sempre devastati (per la remo il fatto all’attenzione di tutti. Vo- stupenda “April Skies”. Per il sottoscritto gioia dei proprietari dei locali!), durata gliamo fare le cose che la gente ritiene è questo il capolavoro dei Jesus. Decisa- veramente minima (circa trenta minuti) mente mai banali, termina con queste ed un ostracismo davvero indisponente canzoni il momento magico e di assoluta nei confronti dell’audience. Insomma, creatività della band scozzese. Il succes- prendere o lasciare. La storia di questi sivo “Automatic” (1989) nonostante la ragazzi sembra la trama per un film “alla produzione di Alan Moulder non riuscirà Trainspotting”: nessuno di loro prima di a convincere molto. Non male, ma ineso- formare il gruppo aveva mai lavorato, la rabilmente lontano dai suoi pregevoli spinta emotiva per creare una band è predecessori. Gli anni Ottanta si chiudo- stata l’amore per la musica e la voglia di no così, non bene come erano iniziati; la guadagnare dei soldi senza fare troppa storia successiva dei Jesus And Mary fatica! I primi concerti furono tenuti in Chain porterà loro poca magia e tanta quel di Londra (come spalla dei stanchezza artistica. Sarà colpa dell’al- Mekons), in quanto a Glasgow (loro città col e della droga? natale) pare che nessuno volesse farli Claudio Baroni

38 LATE FOR THE SKY LOOP Una Dorata Eternità

-Cosa della vecchia psichedelia è obsole- to oggi e cosa non lo è? -Il revival dei primi Pink Floyd lo trovo obsoleto. Prendere acidi anche. Dal pun- to di vista musicale, personalmente pre- ferisco avere un sound molto più duro, con chitarre molto più aggressive e po- tenti che non quelle di quei gruppi. L’e- sperienza dell’uscire dal proprio corpo è ancora una delle parti attuali della cultu- ra psichedelica, qualcosa che è valido ancora oggi. Mi piacciono i suoni “gran- di” e “monotoni” come quelli dei gruppi tedeschi della prima metà dei settanta. Si può dire che il nostro principale inte- resse è quello di aggiungere alcune ton- nellate di feedback chitarristico e di as- il debutto sulla lunga distanza Heaven’s e circolari, mentre dal profondo si levano soli wah wah in questo muro di suoni End, è opera di tutt’altro spessore, testi- indistinti vapori lisergici; la voce accom- ipnotici…Mi piace inoltre tutto ciò che monianza di uno stile che sta comincian- pagna dolcemente in questo vortice ad esplora la pazzia e la paranoia…Più o do a delinearsi in maniera netta. In calce uno stato di trance sempre più avanzata meno come “We Will Fall” degli Stooges, alle note di copertina una dedica ad per uno dei capolavori dei Loop più deli- il brano prodotto da . Ecco: Arthur Lee (i suoi Love sono uno dei mu- cati e subliminali. La title track, strumen- quel tipo di atmosfera plumbea, ma im- st assoluti di Hampson) ed al regista tale, violenta e cinematica è l’antitesi del mobile, che libera a poco a poco la men- Stanley Kubrick, che presta la voce del brano che la precede: la mente viene te e scarica il corpo. computer Hal 2000, da 2001 Odissea quasi violentata, perforata a forza da (da un’intervistaa Robert Hampson Nello Spazio, per alcune campionature in brutali fasci sonori. Too Real To Feel, an- Rockerilla gennaio 1989) chiusura delle due facciate. Svelate due cora più dura e monolitica del micidiale influenze fondamentali si apre la caccia uno due che inaugura il lavoro, lascia Nell’Inghilterra post-Psychocandy della alle altre: dal rock metropolitano di Vel- spazio alla chitarra solista solo nel fina- seconda metà degli anni ottanta è quasi vet Underground, Stooges e MC5 alle le, mentre nelle successive Fix To Fall e impossibile sottrarsi agli effetti dell’ura- trame ipnotiche e meccaniche del krau- Head On la voce ansima fra violente bar- gano provocato dai fratellini Reid. Svi- trock di Can, Neu! e fino a riere di suono cercando l’illusione della luppatisi dapprima in forma di trio, con quelle ancora più ossessive dei Suicide; forma canzone: la psiche viene percossa, Robert Hampson voce e chitarra, John dai morbidi effluvi Floydiani al post punk quasi oltraggiata, in una masochistica ri- Wills batteria e James Endicott chitarra introspettivo e crepuscolare dei Joy Divi- cerca del piacere. Carry Me, più lenta e da un nucleo inizialmente costituito da sion fino a quello più oltranzista del Pop psichedelica, chiude l’album deconge- Hampson e dalla compagna Bex ai tam- Group (Mark Stewart “forse l’unico ge- stionando l’ascoltatore fra delicati vortici buri, e poi assestatisi in un quartetto con nio dei nostri tempi”, pallino n.2 di Mr. chitarristici e sottili arabeschi con la vo- l’ingresso di Neil Mc Kay al basso e la so- Hampson). In apertura due classici del ce, quasi irriconoscibile, a perdersi dol- stituzione di Endicott con Scott Dawson, Loop sound, Soundhead e Straight To cemente in questo mare per una volta al i Loop debuttano su vinile all’inizio del Your Heart: chitarre dure, rocciose, mo- riparo da tempeste. 1987 con una trascurabile coppia di EP, nolitiche a costituire un vero e proprio Nel 1988 tocca a due dischetti straordi- 16 Dreams e The Spinning (che sarà in wall of sound trafitto da lancinanti ara- nari spianare la strada all’album capola- seguito raccolta, con l’aggiunta della co- beschi psichedelici mentre la voce, allo voro Fade Out. L’EP Collision stringe il ver di Rocket USA dei Suicide, nell’album stesso livello degli altri strumenti e quin- cuore in una morsa senza respiro grazie The World In Your Eyes del 1988), ecces- di completamente perduta in mezzo ad all’inaspettata e clamorosa rendition del- sivamente devota al culto Jesus And essi, abbozza il fantasma di una melo- la Thief Of Fire del Pop Group, di cui i Mary Chain. Ma basterà aspettare qual- dia. Catarsi allo stato puro, una scarica Loop riescono a restituire, intatta, l’im- che mese per aver modo di ricredersi sul devastante di adrenalina. La successiva mane tensione emotiva fra violenti turbi- loro conto: i Loop non sono sterili imita- Forever smorza completamente i toni: i ni psichedelici, in un contesto sonoro tori destinati ad affogare nel proprio ritmi si placano, le chitarre lacerano la lontano anni luce da quello originale di vuoto mentale. Edito sul finire dell’anno, corteccia cerebrale con distorsioni lente Mark Stewart e Co. Mentre nella succes- MAP MUSIC PAGES

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siva ripresa del brano in Thief fe e Fade Out, tanto per fare (Motherfucker) si tenta un’im- qualche nome: tutti brani in probabile e coraggiosa commi- cui anche le chitarre seguo- stione fra dub e psichedelia, la no un flusso ininterrotto title track prosegue sul versan- senza concedersi le consue- te più visionario e rumorista te divagazioni, in cui tutto con fasci di chitarre taglienti sembra travolto da un moto come lame affilate che si sus- lento e spiraliforme e tutto seguono, si sovrappongono sembra essergli complemen- ed infine si disperdono nei ri- tare. Torched, Pulse e la con- voli di fulminanti assoli che la- clusiva Got To Get It Over so- cerano orecchie e cervello. Lo no più vicine alle atmosfere stesso destino di cui è vittima del lavoro precedente, più fisi- l’ultimo brano, Crawling che e meno cerebrali, più gra- Heart, appena meno violento nitiche e meno circolari, per ed emozionale, che privilegia quanto lontane dagli eccessi di la base ritmica in luogo delle Heaven’s End ed, in generale, solite chitarre nel consueto meno generose di aperture so- tornado psichedelico. Sul fi- liste in virtù di un sound gene- nire dell’anno è il Black Sun ralmente più compatto. Di EP a trasformare il delirio in Black Sun, che apre l’album, al- estasi. La title track, che ri- tro non potremmo proprio ag- mane probabilmente il capolavoro asso- giungere e di A Vision Stain, che luto dei Loop, spalanca le porte su un al- ne ricalca in parte gli schemi, tro grande amore di Hampson e soci. dei Loop. Il secondo lavoro sulla lunga non ci sentiamo certo di dire male… Una straordinaria linea di basso che distanza, pur non offrendo sostanziali Dopo la trascurabile partecipazione al di- sembra presa di peso ai Joy Division sul- novità rispetto al sound di Heaven’s End, sco tributo a Neil Young The Bridge con la quale s’innestano spirali chitarristiche si fa portatore di un’attitudine ancora più un’anonima Cinnamon Girl ed il repenti- ed una voce che sembra evocare il fanta- psichedelica che, negli episodi migliori, no abbandono della Chapter 22, che ave- sma di Ian Curtis. Vortici sempre più vio- traghetta il gruppo dal violento ed in un va pubblicato i lavori precedenti della lenti dai quali è impossibile riemergere e certo senso ottuso suono monolitico del band, rea di avere immesso sul mercato, chitarre stratificate ed abrasive che s’in- lavoro precedente verso un concetto di senza il benestare dei diretti interessati, frangono contro muri di feedback, men- trance più raffinato, basato su concetti una raccolta dei due EP del 1988 nell’al- tre il riff ossessivo del basso –come una quasi minimalisti di progressioni circolari bum Eternal, i Loop inaugurano il con- spina dorsale- accompagna il brano ver- sulle quali si innestano chitarre delicate tratto con la Situation Two nel 1989 con so un finale che giunge come una libera- e lancinanti al tempo stesso, che ferisco- l’EP Arc Lite lasciando presagire un deci- zione. Circle Grave, strumentale, è una no senza lasciare alcuna cicatrice. E’ il so cambio di direzione. Le due differenti sorta di camera di decompressione con caso di This Is Where You End, Fever Kni- versioni del brano eponimo (i Loop che, un basso quasi “ambientale” cullato da in pratica, remixano loro stessi…) sono fasci di echi, riverberi e pulsazioni elet- caratterizzate da un ossessivo riff di chi- troniche. La quindicina di minuti della se- tarra reiterato all’infinito che non lascia conda facciata è tutta per Mother Sky, spazio ad alcuna divagazione strumenta- meravigliosa versione del classico dei le, fatte salve le incursioni dei tamburi Can ed ennesimo omaggio alle radici del- quasi tribali, e che induce in uno stato di la band, resa in un magma percussivo, trance in un’atmosfera estenuante e ri- ipnotico e circolare, in un micidiale man- petitiva vagamente influenzata dalla cul- tra tribale che sembra non finire mai tra- tura house. Ma è la lunghissima Sunbur- scinando l’ascoltatore, fino allo stordi- st, probabilmente il brano più splendida- mento, in una sfrenata danza pagana in mente atipico di tutta la produzione del- omaggio al terzo occhio per la gioia del la band, a confondere in maniera ancora terzo orecchio... più decisa le carte in tavola. Soffice, deli- Completamente avvolto in una copertina cata ed eterea: una progressione lenta grigio argento, Fade Out suggella come dalle vaghe reminiscenze floydiane in cui meglio non si potrebbe l’annus mirabilis basso e batteria tracciano il solco per le

40 LATE FOR THE SKY dolci intemperanze della chitarra, mentre la voce di Hampson acquisisce man ma- no spessore accompagnando l’ascoltato- re verso territori sempre più oscuri, in Stati di Allucinazione un’atmosfera ovattata di mistero ed in- quietudine. -Dacci una definizione chiara, precisa, Ma l’epitaffio di A Gilded Eternity, ultimo inequivocabile di “Psichedelia”. album pubblicato ad inizio 1990 con il -La psichedelia è qualcosa che colpisce gruppo in fase di avanzato travaglio, la- la mente favorendone l’apertura a tutto scia la bocca amara un po’ a tutti. Chi ciò che la circonda. E’ soprattutto attra- pretende eclatanti novità a tutti i costi si verso l’assunzione di droghe che è pos- trova piuttosto di fronte ad un regresso sibile capire quale sia realmente il suo si- su posizioni abbondantemente consoli- gnificato. date, chi si sente orfano dell’antico mo- (da un’intervista a Sonic Boom nolito psichedelico si sente tradito da un Rockerilla luglio1989) impianto strumentale eccessivamente ri- cercato, da un sound addomesticato e ri- Non stiamo parlando certo di Beatles e Gli Spacemen 3 si formano nel 1982 in- pulito, dalla ricerca del riff ad effetto e di Rolling Stones o, per rimanere in ambiti torno alle figure di Peter “Sonic Boom” una poco convinta attitudine rock. Va- più recenti, di Blur e Oasis, ma la rivalità Kember e Jason “Spaceman” Pierce, stu- pour, Breathe Into Me, The Nail Will Burn fra Loop e Spacemen 3, senza alcun dub- denti che è difficile immaginare “model- e From Centre To Wave vanno in questa bio le due principali band del rinasci- lo” dell’Art College di Rugby, cresciuti sui direzione mentre Afterglow con i suoi fa- mento psichedelico inglese nella secon- testi sacri di Stooges, Velvet Under- sci di chitarre che s’infrangono in delica- da metà degli eighties, ha contribuito a ground, MC5, Hendrix, Suicide e 13th te oasi, per poi riprendere la marcia am- rendere davvero esplosive miscele già di Floor Elevators (tanto per citare solo pliando di volta in volta la portata, aiuta per sé altamente infiammabili. Sentite qualcuna delle molteplici influenze); fra a rialzare la testa. Blood rompe gli sche- un po’ che diceva un non le diverse figure che si avvicenderanno mi con una lenta progressione ritmica e ancora Sonic Boom a proposito dei suoi nel ruolo piuttosto scomodo di attore sfrigolii di chitarre, con i nastri mano- acerrimi rivali: “I Loop? Tutto quello che non protagonista, alcune delle quali po- messi di voci filtrate che cambiano velo- fanno è miscelare Spacemen 3 e Buttho- co più che semplici comparse, vale la pe- cità fra echi e riverberi, mentre Be Here le Surfers; non sarebbe male vederli na di ricordare il solo Pete “Bassman” Now, lenta, avvolgente e circolare, chiu- creare qualcosa che non sia già stato fat- Bain. de alla grande un lavoro comunque più to, ma forse questo è pretendere troppo Il primo album, , che degno con i suoi flussi di chitarre da loro…”. Che dire? Pur condividendo esce solamente nel 1986 senza il traino wah wah sempre più lancinanti interse- solo in parte un giudizio così affilato, di uno straccio di singolo, quando la ri- cate da sottili arabeschi e delicate strofe. dobbiamo ad onor del vero ammettere voluzione apportata dai “confetti psichi- L’ultimo, misconosciuto atto dell’avven- che la Storia ha dato ampiamente ragio- ci” dei Jesus And Mary Chain ha già irri- tura dei Loop è l’incredibile partecipazio- ne alle intemperanze giovanili del No- mediabilmente calpestato il comune ne al tributo a Nick Drake Brittle Days stro: laddove i Loop sono morti senza la- senso del pudore dei fruitori del nuovo che la Imaginary Records pubblica nel sciare eredi di rilievo, gli Spacemen 3 rock indipendente. Il disco, nuova confu- 1992, con una rivisitazione di Pink Moon hanno tracciato un solco profondo e lo sione nella confusione, viene frettolosa- del tutto simile all’originale con il solo hanno cosparso di preziosi semi per tan- mente affogato nel mare delle imitazioni Hampson voce e chitarra acustica. Uno te primavere a venire (si pensi solo a del capolavoro dei fratelli Reid, bollato dei più potenti muri del suono che la sto- buona parte del catalogo Kranky ed a come semplice epigono senza possibilità ria ricordi si sfalda nell’intimità di un de- tutto il filone ambient/isolazionista, non- d’appello. Un ascolto più attento potreb- licato arpeggio. Dalla coppia Wills/Mc ché alle accertate connivenze con un’ab- be però rilevare, oltre alle radici ben Kay nasceranno gli Hair & Skin Trading bondante tranche del fatidico post-rock piantate di cui abbiamo detto poc’anzi, Co. che, dopo alcuni album tutto som- ed, ancora, al ritorno in pompa magna una lentezza ed un moto circolare nel mato incolori, spariranno senza lasciare del kraut-rock un paio di lustri più tardi) feedback, primi timidi segnali indicatori troppi rimpianti, mentre ben più lunga e assumendo, a conti fatti, un ruolo davve- del futuro percorso, assolutamente in- significativa sarà l’avventura intrapresa ro di primo piano nella musica rock degli conciliabili con i dirompenti fuochi d’arti- dal duo Hampson/Dawson sotto l’effigie ultimi vent’anni. Un riconoscimento arri- ficio degli scozzesi. Losing Touch With dei Main che, partendo da posizioni vato solo post-mortem, naturalmente, My Mind, l’opening dell’album, è in effet- prossime a quelle del gruppo originario, nonostante un culto sotterraneo ben ra- ti l’unico vero punto di congiunzione con approderanno verso interessanti lidi iso- dicato su entrambe le sponde dell’Atlan- i Mary Chain: chitarre, bordate di feed- lazionisti lontani anni luce dal rock pro- tico nell’indifferenza quasi generale della back, un cantato e perfino una melodia priamente inteso. carta stampata ed, in special modo, di che non riescono a sottrarsi al giogo di

Marco Tagliabue quella inglese. una così forte influenza. Nonostante sia MAP MUSIC PAGES

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ben lontana la furia sonora dei titolari di pera progressivamente in una psichede- Jesus, già proposta in chiave rock’n’roll quel copyright e le chitarre siano più pu- lia più soffice, liquida e dilatata che nell’omonimo EP, diventa una ballata lite, meno fisiche e più cerebrali, il brano affonda le proprie radici nella tradizione dolce e psicotica, giocata fra organo e potrebbe tranquillamente fare bella mo- colta del minimalismo storico ed in quel- chitarre acustiche, chi si sviluppa sulle stra di sé su Psychocandy e, forse, nes- la dei grandi corrieri cosmici tedeschi, trame circolari di una tastiera soffice e suno lo troverebbe fuori posto. La suc- Faust in testa: il baricentro dello Space- minimale. Ode To è un cessiva Hey Man, per quanto prettamen- men 3 sound sembra spostarsi dalle de- omaggio esplicito al genio di Lou Reed, te chitarristica, comincia a farsi deposita- solate aridità texane di 13th Floor Eleva- che viene “citato” anche nella recitazio- ria di una svolta: riff circolari, una chitar- tors e Red Crayola alle nebbie lisergiche ne del testo, secondo il più classico stile ra che grattugia in sottofondo, un canta- dei Velvet Underground più morbosi e vi- del Maestro. Il sound è scarno, minima- to più personale; l’assalto sonoro del sionari. le: basso e organo tracciano un riff brano precedente sembra già lontanissi- , capitolo nume- asciutto e circolare al quale si sovrap- mo. La cover di Rollercoaster celebra ro due della discografia adulta della pongono, di volta in volta, le corde pizzi- Rocky Ericson ed i suoi 13th Floor Eleva- band, nei negozi sul finire del 1987, se- cate di una chitarra ed il suono lontano tors in un tripudio di distorsioni fra ca- gna il compimento di questa marcia di di altre tastiere. La cover di Transparent scate di feedback, ed anche quella di avvicinamento: una tappa ed al tempo Radiation (Flashback) dei Red Crayola, Mary Anne dei misconosciuti Juicy Lucy stesso un traguardo importante conside- introdotta dai pochi minuti di Ecstasy (titolo originale Just One Time), più rato che l’album, che contenderà al suc- Symphony, uno dei primi, riconosciuti profonda e lacerante, sembra non sot- cessivo Playing With Fire la palma di ca- esempi ambient-isolazionisti, è una trac- trarsi alla medesima ricetta. La serie dei polavoro assoluto dell’ensemble, è in cia lenta e sognante, punteggiata dai ringraziamenti procede con Little Doll ogni caso universalmente riconosciuto violini e da delicatissimi tocchi di chitar- degli Stooges, resa ipnotica e travolgen- come uno dei dischi definitivi della neo- ra e tastiere. Feel So Good è un altro bra- te dai duetti anfetaminici delle chitarre di psichedelia made in UK. Organi e Farfisa no lento, dolce e raffinato oltremodo no- Sonic Boom (presente in questo album assumono un ruolo di primo piano in bilitato da una preziosissima parte di con lo pseudonimo di Peter Gunn) e di una strumentazione che, nel capitolo tromba. Il suono sembra prosciugarsi si- che rivela, forse per la prima precedente, comprendeva solo basso, no all’indispensabile, procedere per sot- volta da una fonte “ufficiale”, la grande chitarra e batteria mentre ogni brano ori- trazione dopo le tempeste sonore del la- carica psichedelica del sound degli Spa- ginale è accreditato alla coppia Kem- voro precedente, inducendo ad una tran- cemen 3. 2:35 procede nella stessa dire- ber/Pierce che, a quanto pare, si sforza ce leggera e narcotica. Come Down Easy zione, questa volta da radici blues, e ancora di andare d’accordo. Take Me To e Call The Doctor, in chiusura dell’album, spiana la strada per il gran finale affidato The Other Side e Things’ll Never Be The sono due blues leggeri e delicati, asciutti a O.D. Catastrophe, lunghissima cavalca- Same sono gli ultimi anelli di congiunzio- e minimali, che non disdegnano un timi- ta ultra psichedelica con le lancette co- ne con il sound chitarristico del lavoro do approccio ad un versante, diremmo, stantemente sul rosso, fra muri di chitar- precedente: due brani in cui le lancette più pop. re in perenne distorsione: una trance vio- puntano verso il rosso con riff circolari e Dopo un nuovo EP, Take Me To The Other lenta, scioccante, disarmante; un turbine fittissime tessiture chitarristiche che Side, che, nei due inediti, svela un’inat- di emozioni che lascia completamente creano un effetto di piacevole stordimen- tesa anima soul, ed il live del 1988 inerti. to mentale. Si tratta, comunque, di una Performance, registrato ad Amsterdam Con i due successivi EP, Walking With Je- violenza costantemente controllata, or- l’8 febbraio dello stesso anno, che ripro- sus (11/86) e mai molto lontana dal grezzo splendore duce fedelmente la dimensione on stage (7/87), il garage noise degli inizi si stem- degli eccessi degli esordi. Walking With della band, ovvero quella più selvaggia e

42 LATE FOR THE SKY casinara lontana mille miglia dalle oniri- me una sorta di sacco amniotico dal qua- Whizz/Blue 1 sono due ottimi blues che dilatazioni in studio, e mentre i pro- le giungono, distratti ed ovattati, gli echi “mentali”: strumenti appena pizzicati, blemi di droga che la band ha sempre or- del mondo. Lord Can You Hear Me? è una voce sognante, atmosfera delicata ed gogliosamente esibito quale parte fon- delicatissima preghiera soul, una suppli- eterea che, nel finale della seconda, vira damentale della propria ispirazione stan- ca ad un Dio che, evidentemente, prefe- verso una dimensione più torrida vesten- no lentamente cominciando a minare le risce rivolgersi altrove. dosi progressivamente di ritmo e di elet- menti e con esse gli equilibri interni del Preceduta dal singolo Hypnotized/Just To tricità. Feelin’ Just Fine (Head Full Of gruppo, tutto sembra ormai pronto per la See You Smile, l’ultima produzione uffi- Shit), invece, si apre su delicati tocchi di pubblicazione del nuovo capitolo. ciale degli Spacemen 3, l’album Recur- piano in un crescendo di ritmo, tremoli e Preceduto dal singolo Revolution, nel ring (marzo 1990) è un epitaffio decisa- piccole distorsioni chitarristiche senza febbraio del 1989 esce Playing With Fire. mente in tono minore, l’opera di due se- perdere la sua dimensione di rilassatez- Qualcosa si sta irrimediabilmente dete- parati in casa che non comunicano ormai za. riorando nell’economia della band, come da molto tempo. Equamente ed asettica- La discografia ufficiale degli Spacemen 3 dimostrano –tra l’altro- i brani accreditati mente diviso in due parti, ciascuna delle si esaurisce qui, prima che una lunga singolarmente ora a Kember ora a Pierce quali di esclusivo appannaggio di uno messe di ristampe, registrazioni live, (la sola Suicide è a firma comune) ma, dei due leader, il disco nulla aggiunge e vecchi nastri più o meno clandestini e ri- per fortuna, non ne risente minimamente nulla toglie alla caratura di un gruppo stampe delle ristampe con l’aggiunta di la qualità dell’opera, che segna il proba- che, di fatto, non esiste già più da tem- sempre nuovi inediti, ne consolidasse e bile apice creativo degli Spacemen 3. At- po. La prima facciata, quella di Sonic tramandasse il culto di generazione in traverso le coordinate tracciate dai quat- Boom, si apre con l’ottima Big City, un generazione. tro punti cardinali Velvet, Suicide, Krau- lungo, ritmatissimo brano in cui fa bella Solo due parole per il ricchissimo albero trock e Psichedelia, il sound del gruppo mostra di sé la batteria elettronica fra genealogico della band, che meriterebbe sembra galleggiare in un’eterea dimen- giochi di tastiere ed un riff di chitarra certamente ampia e riservata trattazio- sione spazio temporale completamente modulato all’infinito. Una dimensione ne: citeremo solo, per dovere di comple- al di fuori dei nostri limiti mentali, per- giocosa, se non ballabile, davvero inedi- tezza, le metamorfosi di Sonic Boom, dendo ogni connotazione ritmica in una ta per la band. Just To See You Smile è dall’esordio solista (Spectrum, 1989, for- sorta di trance mistica e crepuscolare. una delicata nenia infantile, mentre I Lo- se la cosa migliore uscita dalla sua pen- Due le eccezioni: Revolution, chitarre sa- ve You si sottopone alla stessa vampata na nel dopo Spacemen 3), alla band che ture e taglienti, ritmo monotono e osses- ritmica del brano d’apertura nella mede- da quella esperienza ha preso il nome fi- sivo ed un minaccioso recitativo molto sima atmosfera leggera e spensierata. no alle masturbazioni cerebrali degli Ex- Lou Reed e, soprattutto, Suicide, forse il Chiudono in tono minore Set Me Free/I’- perimental Audio Research; una menzio- brano più violento mai concepito dalla ve Got The Key e Set Me Free (Reprise) ne per le due creature di Bassman, i band, curiosamente nel suo lavoro com- all’insegna del rock semplice e zuccheri- Darkside (buono l’esordio del 1990, All plessivamente più ipnotico, delicato ed no. La facciata di Jason Pierce è inaugu- That Noise) e gli Alphastone, senza di- intimista. Chitarre ancora una volta affi- rata da Feel So Sad (Reprise), voce e ta- menticarci naturalmente degli Spirituali- latissime ed un riff ossessivo e minimale stiere in un brano delicatissimo, che par- zed di Jason Pierce, sicuramente i jolly dal quale si sviluppano infinite frequen- rebbe aggiornare in tono pessimistico la del mazzo (davvero epocale il loro Ladies ze e modulazioni. L’effetto è devastante, Feel So Good di Perfect Prescription. Hy- And Gentlemen We Are Floating In il tornado è di quelli che non lasciano pnotized è una ballata seducente e Space, anno di grazia 1997). scampo, la corrente drogata ed eroino- spensierata costruita sui fasci circolari Marco Tagliabue mane come non mai. How Does It Feel? è delle tastiere. Sometimes e Billy un lungo brano in cui comincia a farsi strada il concetto, all’epoca quasi com- ... e se tutto ciò non vi bastasse... qualche altro titolo pletamente inedito, di minimalismo e rei- terazione, sul quale intere schiere “am- -Primal Scream: SONIC FLOWER GROOVE (1987) bient-isolazioniste” avrebbero in seguito -Shamen: DROP (1987) edificato le proprie fortune. Un effetto -Dukes Of Stratosphear: 25 ‘O CLOCK (1986) chitarristico viene riprodotto all’infinito -Webcore: WEBCORE WEBCORE (1988) come un leggerissimo moto ondoso, co- -Walking Seeds: UPWIND OF DISASTER, DOWNWIND OF ATONEMENT (1988) stante e perpetuo, che si arricchisce, di -Ozric Tentacles: PUNGENT EFFULGENT (1988) volta in volta, di parti di chitarra, percus- -The Telescopes: TASTE (1989) sioni ed altri strumenti mentre progressi- -Thee Hypnotics: LIVE’R THAN GOD! (1988) vamente prende forma anche la voce. -Porcupine Tree: ON THE SUNDAY OF LIFE (1989) Honey, Come Down Softly To My Soul, I -Pastels: UP FOR A BIT (1987) Believe It, Let Me Down Gently sono bra- -Outskirts Of Infinity: LORD OF THE DARK SKIES (1987) ni delicati ed intimisti, cullati da soffici -The Barracudas: DROP OUT WITH THE BARRACUDAS (1981)

letti di tastiere liquide ed avvolgenti, co- MAP MUSIC PAGES

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