APRILE 2011 – N. 4

SOMMARIO

Una mappa dimenticata dell’emissario del lago di Nemi, eseguita prima dei 5 lavori del 1928 Un documento ritrovato chiarisce svariati interrogativi di Donato Cioli, Marco Placidi, Giancarlo Antici

Le Soprintendenze; istituti per la tutela del patrimonio culturale e 15 paesaggistico Struttura, storia, funzioni e riflessioni di Leonardo Maresca

I Bottini di , una rete sotterranea per catturare l’acqua Un’opera di ingegneria medievale 25

di Giacomo Luchini

CONFERENZE e CONVEGNI pag. 32

Una mappa dimenticata dell’emissario del lago di Nemi, eseguita prima dei lavori del 1928 Un documento ritrovato chiarisce svariati interrogativi

di Donato Cioli, Marco Placidi, Giancarlo Antici

SUMMARY. A forgotten map of the Emissary of lake Nemi, drafted before the 1928 works. A major difficulty in the study of the ancient emissary of lake Nemi is due to the fact that in 1928 the canal underwent extensive rearrangements under the direction of engineer Guido Ucelli, in order to permit the drainage of the lake for the retrieval of ‘Caligula’s ships’. In the absence of adequate documentation on the emissary before such works, useful information can be obtained from a map that was drafted in 1926 by an ad hoc ministerial commission and that has hitherto escaped the attention of scholars. Such a map is not exempt from glaring mistakes and approximations, but it provides valuable details on the dimensions of the ancient artefact, its practicability, the existence of shafts, the chronology of some tunnel fillings.

emissario del lago di Nemi (Lazio, Italia) è una Ucelli per permettere il passaggio delle acque del lago, delle più straordinarie opere dell’ingegneria che veniva svuotato per recuperare le ‘navi di Caligola’ antica che si possano ancora ammirare, percor- adagiate sul fondo. ’rendo per più di 1,6 km la galleria sotterranea È quindi importante raccogliere tutte le informa- Lscavata probabilmente intorno al V-IV secolo a.C.. zioni che possano aiutarci a conoscere lo stato dell’e- Oltre allo stupore che si prova ad entrare dal lato missario prima di tali lavori, nelle condizioni quanto del lago, all’interno del cratere che lo accoglie, per ri- più possibile prossime a quelle in cui lo lasciarono gli trovarsi alla fine del percorso nel paesaggio totalmen- antichi costruttori. te diverso della valle di Ariccia, l’emissario offre una Viene qui presentato quello che può considerarsi il serie di stimolanti considerazioni agli studiosi, anche più antico rilievo del percorso interno, un documento per il fatto di essere stato scavato da due squadre par- che –forse perché anonimo– era sin qui sfuggito all’at- tite dalle opposte estremità. tenzione degli studiosi e che, malgrado grossolani er- Uno dei problemi che complicano lo studio dell’an- rori e limitazioni, ci fornisce tuttavia la più probabile tico emissario è legato ai lavori di ristrutturazione che descrizione del manufatto nelle sue condizioni origi- furono eseguiti nel 1928 sotto la guida dell’ing. Guido narie.

n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 5 Le fonti letterarie memoria sulle navi romane con un progetto tecnico per il loro recupero5. Un’accurata rassegna delle fonti letterarie sull’emis- Nelle discussioni sul modo migliore per riportare alla sario è stata fatta da Castellani e collaboratori in un fon- luce le navi, l’antico emissario assume spesso un ruolo damentale articolo apparso nel 20031, a cui si rimanda importante e il dibattito non manca di soffermarsi sul- per ulteriori dettagli. le sue effettive condizioni e sul suo possibile ruolo nei A parte una breve menzione fatta dal geografo progetti di svuotamento del lago. Al fascino dell’impre- Strabone2 (che non vede emissari del lago all’interno del sa contribuisce anche l’atmosfera vagamente misteriosa cratere, ma li ritrova all’esterno), non abbiamo altre te- connessa all’idea che il cunicolo sia rimasto inviolato nei stimonianze per almeno 15 secoli, fino ad un’altrettanto secoli e che nessuno lo abbia interamente percorso dal breve menzione di Francesco De Marchi nel 1599. Alcuni tempo degli antichi costruttori. autori tra il XVII e il XIX secolo (Kircher 1669, Eschinardi Nella sua memoria presentata al Re5, il Giuria sostie- 1750, Lucidi 1796, Fea 1820) trattano –spesso in modo ne la strampalata proposta di usare direttamente l’intero vago o contraddittorio– del lago di Nemi e dell’emissa- emissario come un sifone con cui svuotare il lago, attac- rio3, ma nessuna notizia dettagliata viene fornita sulla cando una specie di grande tubo che pescasse nell’ac- struttura interna dell’opera. qua all’entrata dell’emissario, avviando meccanicamen- Venendo alle testimonianze del primo ‘900, convie- te l’enorme sistema e illudendosi di poter ottenere una ne descriverle seguendo uno schematico riassunto delle tenuta perfetta malgrado i molteplici punti di ingresso vicende che si susseguirono nel tempo per il recupero dell’aria (pozzi, discenderia, porosità del terreno, ecc.). delle ‘navi di Nemi’. Il Giuria afferma che il cunicolo è stato percorso in Nel 1895 l’antiquario Eliseo Borghi –su incarico del tutta la sua lunghezza da un non meglio identificato principe Corsini che si attribuiva la proprietà del lago– “procuratore del principe Orsini”, oltre che da un bizzar- aveva compiuto l’ultimo di quegli sciagurati interventi ro personaggio, il cav. Pedercini, il quale “non esitò ad che erano stati iniziati da Leon Battista Alberti già nel indossare il pretto costume adamitico e, munito d’una XV secolo, proseguiti poi dal De Marchi nel secolo suc- sola lanterna, percorse l’intero emissario”. cessivo e dal Fusconi nel 1827, sempre col risultato di Lo stesso cav. Pedercini raccontava anche di avere strappare dalle navi qualche prezioso pezzo che finiva scoperto un secondo emissario a Sud del lago, una sco- poi disperso nelle sedi più disparate. perta che non ha mai trovato alcuna conferma nelle nu- Alla fine dello stesso anno 1895, il Governo Italiano merose ricerche fatte successivamente. decide di vietare simili interventi e dà incarico all’ing. Vittorio Malfatti di redigere una relazione sullo stato I lavori sull’emissario delle navi e di preparare un programma per il loro re- cupero. Come spesso succede, per un quarto di secolo alle Il Malfatti produce un accurato rilievo del fondo del molte chiacchiere non seguì alcuna azione concreta, lago e descrive esattamente la posizione delle due navi, fino al 1926 quando il ministro della Pubblica Istruzione suggerendo la costruzione di un nuovo cunicolo verso la incaricò una commissione presieduta dal sen. Corrado valle di Ariccia, ad un livello di 22 metri inferiore a quello Ricci di esaminare ancora una volta la questione delle dell’antico emissario, in modo da svuotare parzialmente navi e di presentare una proposta tecnica definitiva per il lago fino a mettere in secco le navi, una delle quali il recupero. giaceva appunto a tale profondità4. La commissione prese in esame tre diverse possibilità Negli anni successivi vari autori continuano a tener per lo svuotamento del lago: sollevamento meccanico viva la discussione sul recupero delle navi: tra questi delle acque fino al vecchio emissario, scavo di un nuo- vanno ricordati il pittore e pubblicista Carlo Montani e vo cunicolo verso Ariccia, scavo di un nuovo cunicolo il prof. Emilio Giuria che scrisse numerosi articoli ed opu- verso il lago di Albano (più basso di quello di Nemi di scoli e nel 1902 presentò al Re Vittorio Emanuele III una circa 32 m)6.

1. Castellani et al. 2003. 2. Strabone, circa 10 d.C. Geographika. V, 3, 12 (239-240). 3. Si rimanda a Castellani et al. 2003 per una descrizione di queste testimonianze. Una bibliografia ancora più completa sulle navi di Nemi (comprensiva anche degli articoli sui giornali) si trova in Mariani 1942. 4. Malfatti 1896. 5. Giuria 1902. 6. Il ricupero 1927

6 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA La prima soluzione fu scartata perché ritenuta la elettrici alle perforatrici pneumatiche, agli esplosivi. più costosa e si suggerì di scavare un nuovo cunicolo In quattro mesi d’intenso lavoro ininterrotto giorno e verso il lago di Albano perché l’esistenza di questo se- notte, un centinaio di operai specializzati, consolidata condo invaso avrebbe permesso maggiori possibilità di la camera d’imbocco e ripristinato l’antico pozzo in- regolazione e uno svuotamento più rapido. clinato d’attacco, estrae enormi quantità di materiali Allegata alla relazione c’era una mappa schemati- provenienti da frane e da sedimentazioni; ricostitui- ca dell’emissario, che è l’oggetto di questa nota e sulla sce, ove necessario, il primitivo tracciato; raddoppia la quale torneremo tra poco. sezione nella roccia basaltica; costruisce tratti in mu- Tuttavia i suggerimenti della commissione Ricci ratura; rinsalda le pareti; cementa le zone erodibili”. non furono seguìti, poiché –poco dopo la pubblicazio- Terminati rapidamente i lavori, nell’ottobre 1928 ne della relazione– un consorzio di industriali privati si aveva finalmente inizio lo svuotamento del lago attra- offrì di svuotare il lago mediante sollevamento dell’ac- verso l’emissario e il recupero delle navi poteva essere qua con elettropompe e scarico a valle attraverso l’an- realizzato nel corso degli anni successivi. tico emissario. Tale impegno veniva sancito il 3 gennaio 1928 con un atto ufficiale tra il governo e gli industriali e si dava subito inizio ai preparativi per l’impresa. Ma non era stata sciolta l’incognita sull’adeguatez- za dell’emissario a smaltire la portata d’acqua previ- sta, dato che ancora nessuno aveva percorso l’intero cunicolo da un’estremità all’altra e restavano circa 800 metri totalmente inesplorati. “Il 12 aprile [1928] final- mente il mistero multisecolare della galleria veniva violato e ne fu compiuto il percorso ad opera di due animosi, il signor Augusto Anzil della Ditta Riva e il si- gnor Mafaldo Corese di Genzano” (Fig. 1), come ebbe a scrivere l’ing. Biagini, uno dei principali tecnici alla direzione dell’opera7. L’impresa dei “due animosi” (che erano partiti da Valle Ariccia verso il lago) e qualche preliminare lavoro di adattamento aprirono la strada ai tecnici e agli ingegneri i quali si resero conto ben presto che la galleria presentava molte parti franose e una sezione estremamente ristretta in alcuni punti, per cui erano necessari importanti lavori di risistemazione prima di poterla usare per lo svaso del lago. Fig. 1. “I due animosi” (da Ucelli 1950). La convenzione troppo affrettatamente stipulata il 3 gennaio 1928 viene allora sciolta e il 15 giugno dello La mappa del 1927 stesso anno si dà vita ad un nuovo “Comitato Indu- striale per lo Scoprimento delle Navi Nemorensi” che Torniamo adesso alla mappa allegata al rapporto si impegna ad iniziare lo svuotamento entro i quattro della Commissione Ricci, redatta verosimilmente nel 8 mesi successivi. corso del 1926 e stampata l’anno dopo, ben prima E’ proprio in questo periodo che vengono compiu- quindi che iniziassero i lavori di ristrutturazione dell’e- ti, sotto la direzione dell’ing. Guido Ucelli, i lavori di si- missario (Fig. 2). Va detto subito che la mappa viene stemazione che tanto avrebbero alterato la fisionomia presentata senza pretese di rigorosa esattezza9, visto dell’antico manufatto. che la planimetria viene definita “schematica” e una Nelle parole dello stesso ing. Ucelli “Tutti i mez- porzione stimata a 839 metri viene semplicemente in- zi della tecnica moderna sono impiegati: dagli argani dicata come “tratto non esplorato”.

7. Biagini 1928, p. 9. 8. Il frontespizio della relazione non riporta alcun autore, ma contiene in calce l’indicazione: Libreria del Provveditorato Generale dello Stato. 9. L’ing. Ucelli, nel suo libro del 1950, (nota 6, p. 55) scriverà a proposito dell’emissario: “Il manufatto fu pure oggetto di studio superficiale da parte della Commissione ministeriale del 1926 [nostro corsivo]”. n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 7 Fig. 2. Tavola allegata al rapporto della Commissione Ricci del 1927. Si tratta della parte che va dalla fine dell’incile fino Ed è questa la zona che aveva opposto le maggiori dif- al 1° bypass10, la zona, cioè, in cui il cunicolo attraver- ficoltà ai “due animosi” che “procedendo nell’acqua sa strati relativamente friabili di terreno che, con il che in certi tratti sale fino al collo, strisciando carponi passaggio delle acque, avevano dato luogo a rilevanti fra massi crollati, affondando nella melma, rischiando erosioni alla base del condotto e ad una serie di crolli pericoli ad ogni passo, riuscirono a percorrerla intera- delle pareti, come ben documentato nelle foto prese mente, sboccando sul lago”11. prima dei lavori (Fig. 3). La tavola allegata alla relazione Ricci, oltre alla La stessa zona, inoltre, era stata oggetto di un an- “planimetria schematica”, presenta una serie di altre

Fig. 3. Erosioni e ostruzioni nella galleria prima dei lavori (da Ucelli 1950). tico sottoscavo del pavimento e l’abbassamento aveva informazioni: il profilo di 14 sezioni del condotto (ol- evidentemente favorito il ristagno delle acque e la for- tre all’ingresso e all’uscita) con le relative dimensioni in mazione di tratti melmosi di difficile attraversamento. altezza e larghezza; il profilo altimetrico del condotto

10. L’incile è l’imboccatura all’inizio di una canalizzazione idrica, in questo caso la parte immediatamente adiacente al lago di Nemi. I bypass sono delle deviazioni dal primitivo tracciato rettilineo, verosimilmente causate da ostruzioni o altri ostacoli. Per quanto riguarda la nomenclatura e l’identificazione delle varie strutture dell’emissario (incile, bypass, punto d’incontro, pozzi, ecc.), si rimanda comunque al lavoro di Castellani et al. 2003. 11. Ucelli 1950, p. 55

8 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA con l’indicazione dei due pozzi prossimi alle estremi- In questa operazione di ricostruzione ci siamo avvalsi tà e un accenno al profilo della collina sovrastante; le delle quote di livello e delle distanze parziali e pro- quote sul livello del mare in 8 punti; le distanze parzia- gressive riportate sulla mappa per individuare la posi- li tra ognuna delle 14 sezioni del condotto; le distanze zione di cruciali punti di riferimento: i due bypass e il orizzontali progressive dall’ingresso all’uscita. punto d’incontro degli opposti fronti di scavo. Già ad un primo sguardo, salta all’occhio l’anoma- Dal momento che le distanze progressive sono evi-

Fig. 4. Proposta di correzioni da apportare alla planimetria della Commissione Ricci del 1927. la tortuosità della planimetria, che può essere spiega- dentemente inaffidabili per l’esistenza del tratto non ta solo postulando una serie sorprendente di banali esplorato, abbiamo scelto la congiunzione tra i due errori nella restituzione del rilievo. scavi come il punto di allineamento più chiaramen- Senza tener conto delle comprensibili imprecisioni te individuabile ed abbiamo confrontato le distanze nel tratto non esplorato, si possono individuare alme- ricavate dalla mappa con quelle misurate da Biagini no tre punti critici in cui si è mancato di riportare la (1928) e Ucelli (1950). corretta angolazione del condotto. Dalla tab. 1 si può concludere che, escludendo il Nella Fig. 4 abbiamo cercato di correggere la pla- tratto iniziale non esplorato, la nostra ricostruzione è nimetria agendo esclusivamente sui tre punti indicati abbastanza affidabile se si tiene conto delle impreci- con freccette rosse e abbiamo così ottenuto un trac- sioni connesse con l’incerta collocazione dei vari punti ciato sostanzialmente accettabile rispetto alla realtà. di riferimento (bypass, inizio e fine del condotto).

Distanza dalla congiunzione Quota relativa allo sbocco (m) (m)

Commissione Commissione Biagini-Ucelli Biagini-Ucelli Ricci Ricci Inizio 1°bypass -546 -525 10,81 8,40 Tab. 1. Raffronto tra le Inizio 2°bypass -249 -265 7,02 7,00 distanze lineari (in metri) Congiunzione 0 0 5,43 5,46 e le quote relative ricava- Fine Congiunzione +17 +27 1,78 1,00 te dalla planimetria del- Pozzo Ariccia +293 +280 1,08 n.d. la Commissione Ricci con quelle misurate da Biagini Uscita Ariccia +337 +349 0,00 0,00 e Ucelli. n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 9 Nuovi apporti dalla mappa del 1927 altri pozzi o discenderie per spiegare come lo scavo del 1° bypass fosse potuto avvenire in direzione del lago15. Il punto d’incontro La nostra mappa, redatta ben prima dei lavori, Il contributo più importante fornito dalla mappa scioglie ogni dubbio, in quanto riporta chiaramente la allegata alla relazione della Commissione Ricci del sezione del punto d’incontro (sez. 9 in Fig. 2), specifi- 1927 sta nel definitivo chiarimento di un quesito che candone le dimensioni in 60 cm di larghezza e 180 di aveva causato non poche perplessità negli studi più re- altezza16; dimensioni certo anguste, secondo la defini- centi sull’emissario. zione di Biagini17, ma non tali da impedire il passaggio Nel suo libro del 194012, Ucelli aveva pubblicato di una persona. una foto, presa prima dei lavori, del punto d’incontro D’altra parte la ben documentata impresa dei due dei due fronti di scavo (qui riprodotta in Fig. 5) dalla animosi –e forse di altri– prima dell’inizio dei lavori quale si ricava l’impressione che esistesse solo una pic- aggiunge ulteriore evidenza alla percorribilità dell’in- colissima apertura nel diaframma che separava le due tero emissario. Un riesame della foto di Ucelli (Fig. 5) parti del condotto. mostra, col senno del poi, che la parte superiore dell’a- pertura non è in realtà visibile, ma è nascosta da una specie di cortina di pietra che sembra sovrapporsi sul davanti.

Numero dei pozzi Un’ulteriore utile informazione fornita dalla nostra mappa sta nel fatto che nella tavola della commissione Ricci sono disegnati solo i due pozzi vicini alle estremi- tà del condotto e che sono ancora oggi rilevabili. Ciò aggiunge un elemento di evidenza negativa ad una vecchia questione sollevata dalla confusione che esiste in letteratura riguardo all’enumerazione dei pozzi degli emissari. Il Giuria (1902) riporta ben 72 pozzi verticali per l’emissario di Albano e il Tomassetti (1920) dice che l’e- missario di Nemi “è arieggiato da 8 aperture”18. La stessa pubblicazione di Ucelli del 1950 desta qual- che perplessità, quando dice genericamente “vi sono vari pozzi verticali per l’aerazione e servizi, come in Fig. 5. Il punto di incontro nella foto Ucelli. altre opere romane del genere [nostro corsivo]” e quando riproduce senza commenti nella sua Fig. 39 Castellani13 così commentava tale foto: “Questa (nostra Fig. 6) il “Plastico costruito per la mostra della preziosa documentazione del punto d’incontro prima romanità, attualmente al museo di Roma sez. antica“ che si procedesse all’allargamento con mine a dinami- dove spiccano, oltre ai due pozzi delle estremità, altri te (Biagini14) può far sorgere dubbi sulla percorribilità due cospicui pozzi verticali che sembrano collocarsi, ri- del condotto da parte di singole persone”. spettivamente, all’inizio del primo bypass e alla fine Tali dubbi sono stati ripresi più recentemente nel del secondo19. quadro di una ipotesi che, escludendo la possibilità di Anche nella pubblicazione del 1942, Ucelli sostiene accesso dal versante di Ariccia, postulava l’esistenza di che “lungo il percorso sono opportunamente distribui-

12. Ristampato con poche modifiche nel 1950: Ucelli 1950, p. 50 13. Castellani et al. 2003, p. 24 14. Biagini 1928, p. 14 15. Placidi 2010, p. 5 16. La misura di 60 x180 cm pare addirittura eccessiva se confrontata con quella attuale (Tab. 2). Da notare comunque che, in aggiunta all’imprecisione di tutta la mappa, le dimensioni delle sezioni sembrano ancora più approssimative, visto che sono arrotondate per lo più alla decina di centimetri, in contrasto con l’ostinato arrotondamento al centimetro di molte altre misure. 17. “tratto irregolarissimo ed angusto”, Biagini 1928, p. 14 18. Tomassetti 1920, p. 263 19. In realtà, osservando con attenzione il profilo altimetrico riportato da Ucelli 1950, si notano due accenni di stretti prolungamenti verticali del soffitto alla fine del primo e del secondo bypass. È possibile che queste formazioni abbiano lasciato sospettare l’esistenza di veri e propri pozzi.

10 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA Fig. 6. Il plastico riportato da Ucelli con due pozzi nel tratto centrale (da Ucelli 1950). ti vari pozzi verticali di aerazione”20. bile tra il pavimento del condotto e la tamponatura Lo stesso Castellani21, pur scettico a causa della no- superiore del pozzo è di 10 m, si può prevedere che tevole profondità che simili pozzi avrebbero dovuto una disostruzione di circa un metro dovrebbe portare avere, aggiungeva: “può restare il dubbio che la base ad uno sbocco del pozzo all’esterno, salvo possibili ac- di tali pozzi sia rimasta obliterata dai lavori di conso- cumuli di terreno in superficie. lidamento eseguiti nel 1928. In corrispondenza del 1° bypass esiste oggi una moderna galleria il cui rivesti- Il profilo della galleria mento potrebbe nascondere lo sbocco di un pozzo. Le dimensioni di varie sezioni riportate nella map- L’esauriente esplorazione dei condotti in prossimità pa del 1927 (limitatamente a quelle che sono chiara- del 2° bypass porta peraltro ad escludere in maniera mente identificabili nel condotto attuale), permetto- categorica l’esistenza di un qualsiasi pozzo”. no qualche altra considerazione sull’effettiva entità dei lavori del 1928. Il pozzo in valle Ariccia Sempre basandoci sulle distanze lineari tra il pun- Altro elemento di interesse della nostra mappa è to d’incontro e i punti in cui sono state riportate le costituito dalla chiara presenza, nel profilo verticale, varie sezioni, abbiamo confrontato in Tab. 2 i dati at- del pozzo vicino all’uscita, pozzo che sembra prolun- tualmente misurabili (risultato dei lavori del 1928) con garsi fino al livello del terreno della collina soprastan- quelli riportati sulla mappa (probabilmente risultato te. del lavoro degli antichi costruttori). Assumendo che il disegno sia stato fatto in scala Mentre si può riscontrare un’ottima concordanza rispetto alle dimensioni reali e che il profilo della col- per quanto riguarda le distanze lineari (ciò che confer- lina rispetti la reale inclinazione del terreno, si ottiene ma l’aggiornamento della mappa da noi proposto in un’altezza di circa 11 m dal pavimento del condotto Fig. 4), esistono variazioni più accentuate per quanto fino allo sbocco in superficie. riguarda le dimensioni delle sezioni. Dal momento che la distanza attualmente misura- La maggior parte di tali discrepanze sono ovvia-

N° della Distanza dal punto d’incontro Dimensioni sezione (cm) sezione (m) (l x h) nella mappa 1927 Mappa 1927 Nostri dati Mappa 1927 Nostri dati

7 -265 -262,06 40x175 109x201 8 -15 -15,38 90x180 100x170 9 0 0 60x180 57x160 10 +27 +24,58 70x185 60x154 11 +187 +190,85 45x147 64x182 Tab. 2. Raffronto tra le 12 +230 +237,35 110x120 161x196 sezioni ricavate dalla 13 +253 +253,55 150x120 98x177 planimetria della Com- 14 +280 +278,15 200x80 109x226 missione Ricci con quelle attualmente esistenti.

20. Ucelli 1942, p. 213 21. Castellani 1998, p. 65 n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 11 Fig. 7. Andamento schematico dei condotti al 2° bypass. L’ipotesi 1 presuppone che prima dei lavori l’acqua scor- resse nel primitivo tracciato lineare dell’emissario e l’intero bypass fosse inattivo. L’ipotesi 2 assume che il tratto curvilineo fosse funzionante prima dei lavori del 1928 e sia stato riempito durante gli stessi lavori. L’ipotesi 3, al contrario, presuppone che l’acqua scorresse nel tratto rettilineo già prima del 1928 e che la curva sia stata riem- pita in epoca antica. L’andamento previsto nell’ipotesi 3 appare il più somigliante al tracciato raddrizzato della Commissione Ricci (in alto nella figura) nella zona del 2° bypass. mente da attribuire ai lavori di ampliamento eseguiti tuosità in corrispondenza del 1° bypass e soprattutto da Ucelli, ma per alcune sezioni le dimensioni attuali la presenza della prima accentuata angolazione che risultano inferiori a quelle misurate nel 1927. abbiamo proposto di correggere in Fig. 4, dimostra- Queste ultime discrepanze sono probabilmente no che, prima dei lavori, il condotto non era affatto dovute in parte alla generale approssimazione della rettilineo in questa zona e permettono di concludere mappa che stiamo esaminando e in parte alla obietti- definitivamente che solo la deviazione era aperta allo va difficoltà di individuare esattamente il punto in cui scorrimento dell’acqua e al passaggio delle persone, le misurazioni sono state effettuate. come ipotizzato da Castellani et al. 2003. Questa conclusione, del resto, trova conferma sia Il 1° bypass nella planimetria di Biagini (dove il condotto rettili- Un quesito legittimo a proposito del 1° bypass è se neo è del tutto assente), sia nella planimetria di Ucelli prima dei lavori di Ucelli l’acqua scorresse nel condot- (dove il condotto rettilineo viene indicato solo a trat- to principale rettilineo oppure nella deviazione. teggio). Una soluzione in termini tentativi viene data da Ca- Sembra di poter concludere per una delle due al- stellani et al. 2003 suggerendo che “l’acqua passasse ternative seguenti: o chi aveva rimosso l’ultima ostru- attraverso la deviazione”, sulla base della descrizione zione e ripristinato il canale rettilineo aveva anche con dei lavori fatta da Biagini22. lungimiranza lasciato aperto il bypass (che sarebbe poi Nella nostra mappa del 1927, la presenza di varie tor- rimasto l’unico a funzionare a seguito di un ulteriore

22. Biagini 1928, p. 12: “È stato necessario di eliminare questa strozzatura che rendeva impossibile il passaggio da monte a valle dei materiali e dei mezzi d’opera occorrenti per i diversi lavori, e ciò mediante lo sgombero del materiale di frana ed il ripristino del tracciato originale”.

12 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA crollo); oppure la riparazione dell’ostruzione è avvenu- l’intero bypass fosse attivo prima dei lavori, se cioè fos- ta in epoca tarda, quando non esistevano più maestran- se stata una scelta di Ucelli l’abbandono del primitivo ze specializzate, come sembra suggerire la rozza fattu- tracciato lineare del condotto (ipotesi 1 in Fig. 4). Dal ra del cunicolo alternativo e il negligente abbandono momento che la forma generale del 2° bypass riporta- del canale principale. ta nella planimetria raddrizzata di Fig. 4 è molto più simile alla forma prevista dall’ipotesi 3, se ne può con- Il 2° bypass cludere che l’acqua –già prima dei lavori– scorreva nel Un altro dettaglio su cui la mappa che stiamo esa- tratto rettilineo. Ciò si accorda, del resto, con l’eviden- minando porta il suo contributo si riferisce ad un inter- za ottenuta dallo stesso Castellani mediante datazio- rogativo già sollevato da Castellani circa la natura del ne al 14C di residui carboniosi presenti nel riempimento riempimento attualmente presente nella curva esterna e che sono risultati di epoca antica (1950 anni fa)24. (‘ad uncino’) del 2° bypass23. Ci si chiedeva, cioè, se tale Pur tenendo ben presenti i limiti di precisione e di riempimento fosse di epoca antica (consistesse cioè in affidabilità della mappa che abbiamo preso in esame, materiale di risulta dallo scavo stesso) oppure fosse sta- è possibile che – oltre ai punti qui considerati– altre to accumulato durante i lavori del 1928. In altri termi- utili informazioni possano essere ottenute analizzan- ni, ci si chiedeva se l’acqua –prima dei lavori– scorresse do in dettaglio altre questioni che possano di volta in nella curva ‘ad uncino’ attualmente ostruita (ipotesi 2 volta presentarsi circa lo stato dell’emissario prima dei in Fig. 7) oppure nel tratto rettilineo a tutt’oggi in fun- lavori. zione (ipotesi 3 in Fig. 7).Ci si poteva anche chiedere se

23. Castellani 2003, p. 73 24. Castellani 2003, p. 73 n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 13 Bibliografi a

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Lucidi E, 1796. Memorie storiche dell’anti- chissimo municipio dell’Ariccia e delle sue colonie Genzano e Nemi. Roma, presso i Lazzarini.

14 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA Le Soprintendenze; istituti per la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico Struttura, storia, funzioni e riflessioni

di Leonardo Maresca

SUMMARY. The Superintendencies, deputy organizations for the protection of the cultural and landscape heritage. The Superintendencies are peripheral bodies of the Ministry of Culture (in Italian Ministero per i Beni e le Attività Culturali or MIBAC) structured on a regional level throughout the national territory making direct reference to the Regional Directions for Culture and Landscape (in Italian Direzioni Regionali per i Beni Culturali e il Paesaggio or DRBCP). They are regulated by means of the Code of Culture and Landscape (in Italian Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) that defines their jurisdiction in the field of culture, landscape, museums, archives and related areas, and can sometimes be joined in their activities by other government bodies with specific tasks. They are divided in Superintendencies for archaeology; for architecture and landscape; for history, art and ethnoanthropology, for the archives. These are the subjects materially put first in the protection and therefore in the conservation and development of the cultural heritage on regional and local level. On Lazio’s regional level many and different kinds of Superintendencies are operating, all with their seat in . It is necessary to stress that the reality of the Superintendencies in the city of Rome assumes a particular form and structure of a higher complexity than the national situations. Within the city of Rome there are indeed exceptions to the rule that see public offices operate free from the dependence on the DRBCP or even autonomous with respect to the MIBAC, but also extranational bodies like the office that carries out roles of protection of the property belonging to Vatican City State.

a Repubblica promuove lo sviluppo della cultu- patrimonio prendono il nome di Soprintendenze. ra e la ricerca scientifica e tecnica. Esse sono organi periferici dell’amministrazione Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e statale appartenenti al Ministero per i Beni e le Attivi- “ 1 artistico della Nazione” . tà Culturali (o MIBAC), il loro nome indica letteralmen- LL’enunciato costituzionale si presta non solo come te l’attività di controllo locale da parte dell’autorità la migliore introduzione possibile all’argomento, ma centrale. necessariamente quale punto cardine da cui iniziare Nell’articolo affronteremo una breve ma quanto una disamina degli organismi deputati alla tutela del più possibile completa analisi di questi istituti, deline- patrimonio culturale e paesaggistico dello Stato, ove andone inizialmente la struttura, la storia e le funzio- per patrimonio culturale si intenda l’insieme di tutti ni, per porre poi successivamente l’accento sulle So- quei beni che abbiano interesse di carattere storico o printendenze che operano nel territorio della nostra artistico2. regione, concludendo infine con alcune opportune Gli istituti incaricati alla tutela di questo immenso considerazioni.

1. Art. 9 Costituzione della Repubblica Italiana. 2. Convenzione dell’Aia del 1954, ratifi cata dall’Italia con la legge n. 249/1956; v. Grossi, 2006, pp. 48 e 52.

n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 15 Descrizione e struttura

Le Soprintendenze, come detto, sono organi pe- riferici del MIBAC e sono organizzate sul territorio a livello regionale facendo diretto riferimento alle Di- rezioni Regionali per i Beni Culturali e il Paesaggio (o DRBCP)3, salvo specifiche eccezioni. Sono regolamentate dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio4, che ne definisce le competenze in ma- teria di beni culturali, paesaggistici, museali, archivisti- ci ed affini, e possono talvolta essere affiancate nelle loro attività da altri enti statali con compiti specifici5. L’elevato numero di questi enti è da mettere in re- FOUILLES RÈCENTES FAITES A POMPÈI lazione sia con la loro gestione di porzioni determi- nate del territorio, sia con l’amministrazione separata Rivolgendosi quindi a beni di natura esclusivamente dei beni in base alle differenti tipologie individuate immateriale che, avendo costituito i fondamenti del dal legislatore6. vivere per molteplici generazioni, rischiano oggi di an- Sono suddivise in: dare perduti8. • Soprintendenze per i beni archeologici • Soprintendenze archivistiche Assolvono compiti di tutela del patrimonio cultu- Si organizzano su base regionale e a differenza de- rale compreso nell’arco cronologico che va dalla prei- gli Archivi di Stato svolgono funzione di tutela degli storia alla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. archivi pubblici non statali9. • Soprintendenze per i beni architettonici e paesag- Eccezioni frequenti a queste categorie consistono gistici. nella possibilità che alcune soprintendenze riunisca- Tutelano i beni immobili che abbiano interesse no le funzioni di due o più settori d’interesse relati- storico o artistico7, appartenenti ad epoche postclas- vamente ad un singolo territorio, o al contrario che siche qualora sia presente sul territorio anche una vengano limitate alla tutela di luoghi specifici, come soprintendenza archeologica. Nelle zone di interesse paesaggistico devono verificare le autorizzazioni agli ad esempio determinati musei. interventi che possano modificare anche in minima La struttura interna si compone di un Soprinten- parte lo stato dei luoghi e l’aspetto esteriore degli edi- dente con funzioni di direzione e di un ufficio che lo fici, annullando quelle che risultino illegittime. coadiuva assumendo livelli di complessità diversi in re- • Soprintendenze per i beni storici, artistici ed etno- lazione a quella dei beni tutelati. antropologici Esercitano attività di tutela e conservazione dei beni del patrimonio storico-artistico, di epoca postclas- Storia delle Soprintendenze e delle sica allorché esista nello stesso territorio anche una so- principali norme di tutela printendenza per i beni archeologici e ad esclusione di quelli immobili in compresenza di una soprinten- Prima della formazione dello Stato Italiano alcuni denza per i beni architettonici e paesaggistici. Tute- degli stati preunitari provarono a dotarsi di strutture lano altresì il patrimonio etnoantropologico quali le per la gestione del patrimonio culturale, ma fu solo documentazioni scritte e orali che formano il conte- dopo la nascita della nazione che prese corpo una sto e le testimonianze del mondo culturale e sociale. gestione razionale e sistematica di questa enorme ric-

3. La Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio è un ufficio periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha il compito di coordinare le attività delle altre strutture periferiche del Ministero nel Lazio (Soprintendenze di settore, Archivi di Stato, Biblioteche e Musei Statali) e di costituire il punto di riferimento istituzionale per i rapporti del Ministero con la Regione, gli enti locali e le altre istituzioni presenti nel territorio. Svolge la propria attività, sulla base di quanto previsto dagli articoli 16 - 17 del Regolamento di riorganizzazione del Ministero DPR del 26 novembre 2007, n. 233; cfr. sito internet della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio http://www. lazio.beniculturali.it. 4. Approvato con D.Lgs. 42/2004. 5. Musei, archivi, biblioteche e istituti di restauro; v. Ricci, 1996, p. 47. 6. Beni archeologici, architettonici, paesaggistici, archivistici e infine storici, artistici ed etnoantropologici. 7. Edifici, vie, parchi, ecc. 8. Come feste, eventi, tradizioni etnomusicali, proverbi, racconti e mitologia popolare. 9. Regionali, provinciali, comunali e privati dichiarati dalla stessa soprintendenza di interesse storico.

16 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA chezza. zione di queste funzioni e lasciando allo Stato il solo La storia delle soprintendenze inizia nel 1870, potere di controllo. Bisognerà però attendere fino al quando alla proclamazione di Roma capitale d’Italia 1974 per vedere accorpate le competenze delle soprin- venne istituita la “Soprintendenza agli scavi e monu- tendenze, fino ad allora suddivise fra diversi ministeri menti della provincia di Roma”, successivamente rino- e la Presidenza del Consiglio, sotto la direzione unica minata nel 1875 “Ufficio Tecnico per gli Scavi di Anti- di un neonato Ministero per i Beni Culturali e Ambien- chità di Roma”. tali, divenuto poi Ministero per i Beni e le Attività Cul- Nello stesso 1875 fu creata la “Direzione Centrale turali nel 1998. degli Scavi e dei Musei del Regno” che divenne nel Nel 1999, con l’emanazione di un Testo Unico15, e 1881 “Direzione Generale per le Antichità e Belle infine nel 2004, con l’introduzione del Codice dei Beni Arti”. Culturali e del Paesaggio16, la struttura di tutela acquisì Nel 1907 videro la luce le prime Soprintendenze ai finalmente una nuova e più completa organizzazione. Infine nel 2007 con decreto presidenziale17 venne definito l’elenco delle specifiche competenze attribui- te alle soprintendenze.

Le attività e le competenze

Tutela, conservazione e valorizzazione Le soprintendenze, come detto, sono i soggetti materialmente preposti alla tutela e quindi alla con- servazione e valorizzazione del patrimonio culturale su scala regionale e locale. La funzione di tutela è il risultato delle attività di- rette ad individuare, tramite un costante monitorag- gio, i beni culturali esistenti sul territorio ed a garan- tirne la protezione, la conservazione e la fruizione per fini di pubblica utilità. Monumenti10 dislocate su tutto il territorio naziona- La conservazione si attua mediante una coordina- le, cui furono affiancate nel 1923 le Soprintendenze ta e programmata attività di studio, prevenzione, ma- dell’Arte Medioevale e Moderna11. nutenzione e restauro18. Tutti questi organismi vennero sostanzialmente La valorizzazione si assolve attraverso l’esercizio di riorganizzati nel 193912 e a distanza di pochi mesi l’e- queste funzioni e con attività volte a promuovere e missione di due importanti leggi fissò i principi e le incrementare la conoscenza del patrimonio culturale, procedure di tutela del patrimonio monumentale e assicurandone le migliori condizioni di utilizzazione e paesaggistico13. godimento da parte del pubblico19. Nel 1948, come abbiamo visto, la Costituzione pose alla base dei principi fondamentali della Repubblica la Le competenze necessità di tutelare il paesaggio e il patrimonio stori- In estrema sintesi, le attività delle soprintenden- co artistico14. ze si manifestano nell’individuazione, nell’indagine Agli inizi degli anni ’70 si giunse alla decentraliz- conoscitiva e nel successivo iter vincolistico sui singoli zazione del sistema, trasferendo alle Regioni l’esecu- beni. Nonché nella protezione degli stessi, attraverso

10. Legge 386/1907. 11. Regio Decreto del 31/12/1923. 12. Legge 823/1939. 13. Leggi 1089/1939 e 1497/1939. 14. v. sopra. 15. D. Lgs. 490/1999. 16. D. Lgs. 42/2004. 17. Articolo 18 del DPR 233/2007, v. oltre. 18. Rientrano nelle attività di conservazione la manutenzione ordinaria e straordinaria dei musei, la promozione, il sostegno ed il controllo degli interventi di conservazione promossi da altri soggetti su beni di proprietà di enti pubblici e di privati, la custodia e la cura dei beni, il restauro di oggetti mobili, edifici, monumenti e strutture di interesse culturale, la catalogazione e inventariazione dei beni e la documentazione e conservazione dei relativi elaborati in appositi archivi. n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 17 controllo (per mezzo di specifici permes- opere dirette al ritrovamento di beni cul- si) sui lavori di restauro, sui trasferimenti, turali; sulle esportazioni e sui progetti di inte- • provvedono all’acquisto di beni e ser- resse paesaggistico. Infine valorizzando vizi in economia; il patrimonio, attraverso la promozione e • partecipano ed esprimono pareri, ri- la programmazione delle attività culturali feriti ai settori e agli ambiti territoriali di necessarie a diffonderne il valore. competenza, nelle conferenze di servizi; • amministrano e controllano beni dati Elenchiamo ora per completezza le specifiche com- in consegna; petenze delle Soprintendenze come definite dall’art. • curano l’istruttoria finalizzata alla stipula di accor- 18 del DPR n. 233/200720: di e convenzioni con i proprietari di beni culturali • unificano e aggiornano le funzioni di catalogo e oggetto di interventi conservativi alla cui spesa ha tutela nell’ambito della regione di competenza, contribuito il Ministero, al fine di stabilire le mo- secondo criteri definiti dalle competenti direzioni dalità per l’accesso ai beni medesimi da parte del centrali ministeriali; pubblico; • autorizzano l’esecuzione di opere e lavori di qua- • istruiscono e propongono i provvedimenti di verifi- lunque genere sui beni culturali; ca dell’interesse culturale; • dispongono l’occupazione temporanea di immobi- • svolgono le istruttorie e propongono al direttore li per l’esecuzione di ricerche archeologiche o di generale centrale competente i provvedimenti re-

19. Sono connesse alle attività di valorizzazione la gestione dei musei, l’attività didattica, lo sviluppo di analisi, studi e ricerche scientifiche e la diffusione dei relativi risultati, la realizzazione di pubblicazioni scientifiche e divulgative, la promozione e organizzazione di eventi culturali (mostre, convegni) e la collaborazione ad iniziative di altri soggetti. 20. Regolamento di riorganizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a norma dell’articolo 1, comma 404, della Legge 296/2006.

18 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA lativi a beni di proprietà privata; come l’ufficio che esplica funzioni di tutela sui beni • esprimono pareri sulle alienazioni, le permute, le appartenenti allo Stato del Vaticano. costituzioni di ipoteca e di pegno ed ogni altro Tali realtà particolari saranno riportate per como- negozio giuridico che comporti il trasferimento a dità nella parte finale della lista. titolo oneroso di beni culturali appartenenti a sog- Ecco l’elenco completo21: getti pubblici come identificati dal Codice; 1. Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio: • istruiscono i procedimenti concernenti le sanzioni responsabile di tutto il territorio regionale e dei ripristinatorie e pecuniarie previste dal Codice; musei statali che vi si trovano, ad eccezione del Co- • istruiscono e propongono alla direzione generale mune di Roma e della zona etrusca che dai confini centrale competente l’esercizio del diritto di pre- con la Toscana penetra fino a Veio. lazione; 2. Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria • esercitano i compiti in materia di tutela del pae- meridionale: saggio ad esse affidati in base al Codice; responsabile del museo di Villa Giulia e del territo- • esercitano ogni altra competenza ad esse affidata rio etrusco indicato al punto precedente. in base al Codice. 3. Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesag- gistici per le province di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo: Soprintendenze presenti sul territorio ha il compito istituzionale di tutelare il patrimonio della regione Lazio architettonico e paesaggistico del territorio regio- nale ad esclusione del di Roma. Sul territorio regionale 4. Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesag- operano molte e diverse tipo- gistici per il Comune di Roma: logie di Soprintendenze, tut- ha il compito istituzionale di tutelare il patrimonio te con sede a Roma. Occorre architettonico e paesaggistico nell’ambito del solo da subito sottolineare che la Comune di Roma. realtà delle Soprintendenze 5. Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etno- nella città di Roma assume un antropologici del Lazio: aspetto e una struttura del ha responsabilità sul territorio regionale ad esclu- tutto particolare e di maggiore complessità rispetto sione di quello relativo al Comune di Roma. alla situazione nazionale. 6. Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico Esistono infatti nel territorio cittadino delle ec- ed Etnoantropologico e del Polo Museale della cit- cezioni che vedono operare uffici pubblici svincolati tà di Roma: dalle dipendenze della DRBCP o addirittura autono- esercita la propria attività nel territorio della città mi rispetto al MIBAC, ma anche organi extranazionali di Roma e gestisce i sette musei statali ivi presenti22.

21. Questo elenco è stato ricavato sulla base dei dati forniti dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e il Paesaggio del Lazio, dalle singole Soprintendenze e per l’ultimo punto da Ricci, 1996, pp. 49 e 50. 22. Il Museo Nazionale di Palazzo Venezia, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini, la Galleria Borghese, la Galleria Spada, il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo e il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali. n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 19 7. Soprintendenza Archivistica per il Lazio: comunale ad eccezione delle aree soggette alla com- gestisce il patrimonio archivistico pubblico non sta- petenza degli istituti ai punti 2, 6, 10 e 11. tale, quindi tutti gli archivi pubblici dislocati sul ter- 10. Soprintendenza ai Beni Culturali del Comune di ritorio regionale ad eccezione degli Archivi di Stato, Roma: compresi quelli privati dalla stessa dichiarati di inte- si configura come vera e propria Soprintendenza resse storico. anche se tutela i beni di proprietà del Comune di 8. Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Mo- Roma, dal quale dipende in via esclusiva25. Gestisce derna e Contemporanea: diversi musei26 e un gran numero di monumenti27, si occupa della tutela di un oggetto specifico, ovvero più in generale i beni archeologici, storico-artistici e della Galleria Nazionale d’arte moderna e contempo- monumentali di proprietà di Roma Capitale28. ranea. 11. Amministrazione dei Beni Culturali della Santa Sede: 9. Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di configurabile come una Soprintendenza, ha compe- Roma: tenza per tutti i beni appartenenti allo Stato del Va- alle dirette dipendenze del Ministero23, è responsabi- ticano e può disporre di qualunque intervento sugli le dei Musei Nazionali Romani di Roma24, del Museo stessi senza renderne conto alle autorità italiane. È Nazionale dell’Alto Medioevo, del Museo della Via titolare inoltre di una tutela aggiuntiva sulla mag- Ostiense e del Museo delle Navi. Opera sul territorio gior parte delle catacombe presenti nel territorio.

23. Per effetto del D.M. 22/05/2001, così come modificato dal D.M. 11/12/2001, che conferisce autonomia alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. 24. Palazzo Massimo, Crypta Balbi, Terme di Diocleziano e Palazzo Altemps. 25. Per effetto del D.L. 156/2010 che istituisce l’ente territoriale di Roma Capitale sostituendolo al Comune di Roma e dotandolo di una speciale autonomia amministrativa. 26. L’Antiquarium Comunale, i Musei Capitolini, il Museo Barracco, il Museo della Civiltà Romana, la Centrale Montemartini, il MACRO, il Museo Napoleonico, il Museo C. Bilotti, il Museo P. Canonica, il Museo di Roma in Trastevere, il Museo di Villa Torlonia, il Planetario e il Museo Astronomico e il Museo Civico di Zoologia. 27. Fra cui il Tabularium, i Mercati Traianei, il Circo Massimo, il Teatro di Marcello, le Mura Aureliane, la Villa di Massenzio, l’Ara Pacis, le Mura Aureliane, ecc. 28. «Roma capitale è un ente territoriale, i cui attuali confini sono quelli del comune di Roma, e dispone di speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione. L’ordinamento di Roma capitale è diretto a garantire il miglior assetto delle funzioni che Roma è chiamata a svolgere quale sede degli organi costituzionali nonché delle rappresentanze diplomatiche degli Stati esteri, ivi presenti presso la Repubblica italiana, presso lo Stato della Città del Vaticano e presso le istituzioni internazionali. » (legge 42/2009, art.24).

20 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA Considerazioni già molti anni or sono e vogliamo in questa sede porre l’attenzione sulle due principali problematiche scatu- Dopo avere fornito un insieme di informazioni rite dall’azione di questi istituti: la stratificazione bu- fondamentali per la conoscenza dell’argomento, ci rocratica e l’inadeguatezza delle risorse stanziate per troviamo ora a dover aggiungere alcune brevi consi- l’effettiva tutela dell’enorme patrimonio a loro affi- derazioni sui risultati e sullo stato reale di questa orga- dato. nizzazione della tutela da cui non è possibile esimersi Molto spesso, infatti, il risultato dell’estrema senza commettere un’omissione alla sua comprensio- frammentazione delle competenze fra le diverse So- ne. printendenze porta con sé degli esiti negativi, ai quali Indiscutibile è l’opera positiva e di pubblica utilità si aggiungono problemi di natura finanziaria dovuti descritta finora e portata avanti dalle Soprintendenze al costante e negli ultimi anni sempre più netto taglio presenti sul territorio, un lavoro peraltro difficile e che alle risorse stanziate per la gestione del nostro patri- necessità di qualità e competenze di altissimo livello. monio culturale. Tuttavia tale opera ha mostrato nel tempo i suoi li- Riguardo alla prima problematica sono riportati miti e, ovviamente, un settore così vasto che necessita qui di seguito i contributi di due studiosi del settore di organizzazione e interventi notevoli e capillari non come sintesi delle critiche rivolte alla struttura orga- può essere esente da problemi prodotti dall’esercizio nizzativa attuale: delle proprie funzioni. Questi risultano infatti sempre “… per scavare e studiare un monumento si è co- più evidenti in relazione al progresso tecnologico e stretti a volte a procedere con criteri che contrastano metodologico della ricerca e delle tecniche di gestio- con i bisogni di unitarietà dell’indagine scientifica … il ne. danno prodotto da queste scissioni si paga spesso con Il dibattito nel merito delle Soprintendenze nasce la non-comprensione, con la perdita di informazioni

n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 21 … Tali separazioni fra organi competenti (Soprinten- stimenti: come è possibile che una tale ricchezza risulti denze o Istituti con particolari caratteri di controllo) addirittura essere un peso? sono per un verso il risultato di una divisione fra ca- Le conseguenze di questa scelta sono una ricerca tegorie di oggetti e/o concezioni disciplinari che non via via relegata al solo ambito di emergenza e un’ope- soddisfano più le esigenze della ricerca; per altro verso ra di conservazione che tende a fare acqua da tutte le rappresentano il frutto della sedimentazione di strut- parti, assistiamo oramai impotenti a notizie che conti- ture burocratiche cresciute su se stesse”29. nuamente ci informano della perdita di pezzi del pa- “Una simile frantumazione di responsabilità e mo- trimonio culturale anche di notevole pregio, con una menti decisionali sembra - e probabilmente è - fatta tendenza purtroppo in costante aumento. apposta per impedire un’adeguata sorveglianza sui Chi è addentrato nel settore sa che si opera oramai destini del patrimonio culturale, ed a maggior ragione attraverso criteri di urgenza basati sullo stato di con- incapace di programmarne la protezione e la valoriz- servazione dei beni, per cui, per sapere dove consuma- zazione unitaria ed equilibrata”30. re gli esigui investimenti peraltro insufficienti anche Queste considerazioni meglio di qualunque altra alla sola conservazione di ciò che altrimenti andrebbe esposizione possono dare una chiara idea delle distor- perduto, si opera una selezione individuando delle sioni create dall’attuale organizzazione, fornita per priorità per i pochi interventi realmente eseguibili. mano di professionisti coinvolti in prima linea e che ne Ciò significa che scegliere di intervenire su deter- conoscono da vicino i disagi. minati beni vuol dire inevitabilmente perderne degli Passando ora al secondo degli aspetti negativi evi- altri; si aggiunga inoltre che questo tipo di selezione è denziati (l’inadeguatezza delle risorse), possiamo a attualmente soggetta a criteri che lasciano un ampio ragione identificarlo come il responsabile dell’enorme margine di discrezionalità e che perciò andrebbero ri- divario esistente tra la missione delle Soprintendenze visti e unificati. e ciò che in pratica esse riescono materialmente a fare. Concludendo, sottolineiamo l’importanza di una Tale problema risulta chiaramente il principale di riforma approfondita e competente di questo essen- quelli che affliggono il nostro patrimonio culturale e ziale sistema di tutela al fine di renderne il più possibi- l’argomento meriterebbe ben più ampio spazio. Sta di le efficace la fondamentale attività, deputata alla con- fatto che il settore che più di tutti potrebbe e dovreb- servazione di un patrimonio di cui siamo per nostra be essere la principale industria e il volano della ripre- grande fortuna figli ed eredi e che per la sua enorme sa economica del nostro Paese, rimane invece vittima importanza è parte essenziale della storia e della cul- di una costante e sempre più netta decrescita di inve- tura dell’umanità intera.

29. Ricci, 1996, pg. 47. 30. Perego - Insolera, 1983, pp. 201 e 203.

22 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA Bibliografi a

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n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 23 24 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA I Bottini di Siena, una rete sotterranea per catturare l’acqua Un’opera di ingegneria medievale

di Giacomo Luchini

SUMMARY. The Bottini of Siena, an underground network for catching water. During the Siena expanded in a surprising way but the hydrography of the territory did not facilitate the water supply to the population. The Sienese however managed to resolve the age-old problem with an engineering work that is unique in the world and that amazes still today. Thanks to the special formation of the underground Bottini, medieval aqueducts that extend for about 25 kilometres were dug out. The sandstone of Siena is a quite compact sandy material that guarantees the stability of the tunnels, but because of its permeability allows the water to filter through underground and to be channelled into an artificial channel called ‘gorello’ that runs following the natural slope of the ground till it flows into the city fountains. The medieval aqueducts of Siena therefore are not fed by any source, but gather water along their whole route even using small water veins. The different courses of the Bottini that branch off in the Sienese underground always derive their name from the city fountain into which they flow. The two main tracts are the Bottino di and the Bottino di Fontebranda that were therefore called Maestri (Masters).

acqua ha da sempre rappresentato un bene la convinzione che nel nucleo più antico della città di inestimabile valore e alla disponibilità di scorresse un fiume sotterraneo, la Diana. Il Comune quest’oro trasparente sono storicamente legate stanziò cospicui fondi per finanziare scavi che, con- ’le fortune e le disgrazie di interi popoli. Non è dotti a più riprese tra il 1100 ed il 1300, avrebbero do- Lun caso che, in ogni angolo della Terra, le più signifi- vuto portarlo alla luce. Come è facile intuire, la ricerca cative civiltà e le più fiorenti città siano sorte nei pressi di questo mitico corso d’acqua si rivelò vana e tale da del mare o sulle rive di un fiume. scatenare, nel 13° canto del Purgatorio, l’irrisione del Un’eccezione è rappresentata da Siena che in epo- sommo poeta fiorentino Dante Alighieri. ca medievale conobbe un’espansione sorprendente, Come è allora possibile spiegare la fioritura che soprattutto in considerazione della cronica penuria Siena conobbe a partire dalla metà del Duecento? d’acqua che la attanagliava. L’idrografia del senese, Dando fondo a tutta la loro creatività e intraprenden- infatti, presenta una serie di fiumi (Merse, Ombrone, za i senesi riuscirono a risolvere l’annoso problema , , Tressa) o troppo distanti dal centro urba- dell’approvvigionamento idrico della città con un’o- no o incapaci di garantire, con la loro modesta porta- pera d’ingegneria unica al mondo e che ancora oggi ta, il fabbisogno dell’intera cittadinanza. lascia estasiati per la precisione con cui, nonostante i La ricerca dell’acqua divenne sempre più ossessiva rudimentali strumenti a disposizione, venne realizza- fino a sfociare quasi in paranoia. Si diffuse addirittura ta.

n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 25 Fontebranda Stiamo parlando dei Bottini, acquedotti medieva- si protrassero lungo tutto il ‘300 e per buona parte del li scavati nel sottosuolo e capaci di raggiungere, tra ‘400. Successivamente le autorità comunali si limitaro- canali principali e diramazioni, circa 25 chilometri di no ad interventi di manutenzione e salvaguardia. estensione. La parola Bottino deve presumibilmente la Gli acquedotti medievali di Siena non sono dun- sua origine alla struttura di volta a botte tipica di que- que alimentati da alcuna sorgente, ma raccolgono ac- sti condotti sotterranei1. qua durante tutto il loro tragitto per stillicidio e anche La realizzazione di un siffatto acquedotto fu pos- sfruttando piccole vene di umidità. I vari tracciati dei sibile grazie alla particolare conformazione del sotto- Bottini che si diramano nel sottosuolo senese prendo- suolo senese, fatto di arenaria, un materiale sabbioso no sempre il nome della fonte cittadina in cui conflu- abbastanza compatto da garantire la stabilità dei cu- iscono. nicoli, ma nel contempo non del tutto impermeabile e Due sono i tratti principali, il Bottino di Fonte dunque capace di consentire all’acqua di filtrare sotto- Gaia2 e quello di Fontebranda, denominati non a caso terra a piccole gocce, secondo quel fenomeno chiama- Maestri. Raggiungono un’estensione di diversi chilo- to stillicidio, per poi essere incanalata in un tracciato metri e si spingono fuori dalle mura cittadine, in dire- artificiale (il gorello), che scorre seguendo la naturale zione delle campagne a nord di Siena. inclinazione del terreno e termina il suo percorso sgor- Gli altri acquedotti hanno, invece, un tracciato più gando nelle fonti. ridotto e si prolungano quel tanto che basta per ac- L’introduzione nel tracciato idrico di curve, deno- cumulare l’acqua necessaria all’approvvigionamento minate tecnicamente anse, permetteva di rallentare della propria fonte. Nel corso dell’età medievale ven- il flusso dell’acqua e mantenere costante il livello di ne edificato un buon numero di fonti, dislocate nelle pendenza del gorello. Il termine ‘Buctinus’ comparve varie zone della città in modo che tutti i residenti po- per la prima volta nei documenti nel 1226, ma i lavori tessero averne una di riferimento. Sette sono quelle

1. L’unica eccezione è costituita dal Bottino di Fontanella che presenta la forma di volta a capanna. Questa sua particolarità costruttiva ha spinto gli studiosi ad ipotizzare che il tracciato in questione sia stato eseguito sfruttando e riadattando un preesistente acquedotto di epoca etrusca. 2. Il Bottino di Fonte Gaia è l’unico ad essere stato costruito da due squadre di operai che partendo da direzioni opposte cercarono di convergere verso il punto mediale. Una tecnica più veloce, ma anche più complessa rispetto agli altri tratti dove lo scavo aveva inizio a partire dall’area in cui avrebbe dovuto sorgere la fonte.

26 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA maggiori3, ma con l’aggiunta di altre strutture mino- si rivelava davvero funzionale anche in caso di incen- ri il numero dei punti di raccolta d’acqua che ancora di, molto frequenti nei centri urbani medievali, visto oggi fanno bella mostra di sé, disseminati nel centro l’ampio utilizzo di manufatti lignei e di altri materiali storico e nelle aree limitrofe alla città, sono oltre venti. facilmente infiammabili. Nel 1458 le autorità senesi Le fonti senesi differiscono da quelle greche e ro- crearono un vero e proprio corpo di pompieri, i ”ma- mane in quanto sono caratterizzate di norma da più estri del fuoco”, esperti nel gettare acqua sulle fiam- vasche di raccolta, di solito tre, collocate a vari livelli di me, tagliare tetti, abbattere muri delle abitazioni per altezza. La prima, posta più in alto delle altre, offriva isolare gli incendi ed evitare una loro propagazione agli utenti l’acqua che veniva usata esclusivamente per incontrollata. scopi alimentari. La seconda, denominata guazzatoio e alimentata dal trabocco della vasca soprastante, ser- viva per abbeverare gli animali, mentre la terza, col- Le Fonti di Siena locata ancora più in basso, era il cosiddetto lavatoio, dove le donne si recavano a sciacquare i panni, come si Tra le fonti senesi la più antica è Fontebranda, deduce dal piano inclinato del bordo vasca. menzionata nei documenti già a partire dal 1081 e se- Sotto il profilo architettonico le fonti vennero spes- condo ipotesi assai poco attendibili costruita addirittu- so coperte con delle volte, in modo da garantire un’a- ra al tempo di Brenno, re dei Galli. deguata protezione dell’acqua dagli agenti atmosferici Da un punto di vista architettonico, invece, un au- e dall’incuria della gente, e talvolta munite di fortifica- tentico gioiello è Fonte Nuova d’Ovile, tipico esempio zioni. In tempo di guerra, infatti, guarnigioni di solda- del gotico senese, caratterizzata dalla presenza sul ti armati sorvegliavano che nessuno si avvicinasse alle lato della facciata principale di due maestosi archi ogi- fonti cittadine con l’intenzione di avvelenare l’acqua4. vali. Il complesso, finito di edificare tra il 1320 ed il La presenza di vasti bacini di raccolta, dai quali 1323, venne realizzato su disegno di Sozzo di Rustichi- più persone potevano attingere in contemporanea, no e del celebre di Camaino5. Nell’edifico sopra-

Fonte Nuova d’Ovile

3. Fonte Gaia, Fontebranda, Fonte d’Ovile, Fonte Nuova d’Ovile, Fonte di Follonica, Fonte di Pescaia e Fonte del Casato. 4. La legge prevedeva condanne esemplari per chi fosse sospettato di volerne alterare la potabilità. Nel 1262 una donna venne arrestata con l’accusa di aver cercato di avvelenare l’acqua di Fontebranda. Riconosciuta colpevole, fu condannata a morte, scorticata viva e poi bruciata. n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 27 Interno della Fonte delle Monache dopo il restauro

stante la fonte la leggenda vuole che abitasse il boia di Siena, capace di prendere acqua direttamente dalla prima vasca calando un secchio attraverso una botola presente nella volta. Unica nel suo genere e degna di una speciale men- zione è, poi, la Fonte delle Monache, ubicata in una vallata verde dalla quale è possibile ammirare un pano- rama mozzafiato. Completamente sommersa dal fan- go e scomparsa dalla memoria collettiva cittadina, la struttura è stata riscoperta dall’Associazione La Diana6 nel 1994 e, dopo oltre quattro anni di lavori, riportata al suo antico splendore, grazie al restauro ultimato nel 1998. La fonte serviva un monastero di clausura e per consentire alle religiose di recarsi ad attingere acqua, senza avere contatti con persone esterne al convento e mantenere così fede al loro voto, venne scavata sot- toterra in un ampio stanzone ricavato nell’arenaria. La fonte trecentesca, alimentata da un Bottino autono- mo di appena 25 metri, era collegata al monastero per mezzo di una lunga scalinata sotterranea. Meritevole di un’apposita, seppur breve, trattazio- ne risulta infine la Fonte di Pescaia, attiva già dalla prima metà del Duecento e così chiamata perché ali- mentava gli allevamenti del pesce situati in fondo alla valle. Oltre ad avere una struttura di assoluto pregio artistico, la fonte ospita nell’edificio che la sormonta il Museo dell’Acqua, inaugurato nel gennaio 2010. Un complesso multimediale che, avvalendosi delle più mo- derne strumentazioni tecnologiche7, permette al visita- tore di compiere un vero e proprio viaggio nel tempo, nel quale risulta perfettamente ricostruito il complesso Interno dei Bottini di Siena legame esistente tra Siena e l’acqua.

5. Formatosi alla scuola di Giovanni Pisano, Tino di Camaino (1280 circa – 1337 circa) realizzò imponenti monumenti funerari conservati ancora oggi all’interno delle Cattedrali di Siena e Pisa. Tracce importanti della sua straordinaria produzione scultorea sono presenti anche a Napoli, dove il rinomato artista soggiornò nell’ultima parte della sua vita. 6. Un’associazione di volontari, nata nel 1994 e dedita alla salvaguardia ed alla tutela di tutto il patrimonio storico-idrico di Siena. Per conto del Comune La Diana effettua visite guidate ai Bottini, oltre a monitorare lo stato di conservazione degli acquedotti medievali e di tutte le fonti cittadine. 7. Sui tre piani del museo, suddivisi in varie stanze, si incontrano filmati, anche in tridimensionale, plastici, libri e mappe interattive, oltre alla ricostruzione in dimensioni reali di un piccolo tratto di Bottino.

28 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA inquietanti presenze gli operai, in un misto di sacralità e superstizione, erano soliti invocare la protezione di- vina, incidendo simboli religiosi sull’arenaria con i loro strumenti di scavo o addirittura incastonando Madon- nine in terracotta in apposite nicchie aperte sulle pareti dei cunicoli. L’unico strumento che serviva da supporto tecnolo- gico durante l’escavazione era l’archipendolo. Aveva la forma di una ‘A’, con la parte orizzontale tratteggiata ed un filo centrale di piombo che permetteva di calco- lare la pendenza del terreno, da conservare stabile me- diamente tra l’uno ed il due per mille, in modo tale che Bottino Maestro di Fonte Gaia l’acqua potesse depositare impurità e calcare nel suo lento fluire. In assenza di altri congegni di supporto, l’u- Chi e come costruì i Bottini nico modo per capire quale direzione di scavo mante- nere era quello di aprire pozzi, denominati occhi o smi- Alla realizzazione delle secolari gallerie che attra- ragli, fino in superficie, utili anche ad aerare le gallerie versano il sottosuolo di Siena lavorarono sia uomini ed a consentire una più agevole rimozione dei detriti che donne. I primi si dividevano in manovali, personale e del materiale di risulta, senza bisogno di tornare a non specializzato reclutato e pagato giornalmente, ed ritroso fino al punto in cui il cunicolo aveva avuto inizio. operai qualificati, perlopiù minatori di origine tedesca, Per favorire una migliore depurazione dell’acqua, 8 provenienti dalle Colline Metallifere attorno a Siena . lungo il tragitto dei Bottini venivano approntati i ga- Le donne, alle quali erano affidate incombenze altret- lazzoni, vasche di decantazione nelle quali sfociava il tanto faticose, come il trasporto dei detriti fuori dai cu- gorello che, rallentando il proprio percorso, faceva sì nicoli, venivano retribuite circa la metà degli uomini. che il calcare formasse una patina solida. La pellicola si Operai con attrezzatura da carpentieri e muratori inter- faceva sempre più spessa, fino a cadere e depositarsi sul venivano via via che lo scavo procedeva per consolidare fondo della vasca, permettendo all’acqua di tornare a la struttura e scongiurare il pericolo di frane. Picconi, scorrere più pura una volta uscita dal galazzone. zapponi, lunghi scalpelli e scuri erano gli unici strumen- Lungo il cunicolo principale dei Bottini di maggiore ti di cui i lavoratori disponevano per scalfire l’arenaria. estensione si snodano alcune diramazioni laterali con Per illuminare le tenebre il Comune forniva candele finalità opposte. In certi casi si tratta di influenti che di sego e talvolta lanterne, mentre addetti ai riforni- andavano ad intercettare ulteriori vene di umidità per menti alimentari portavano il cibo sottoterra ai mano- convogliarle verso il condotto centrale, in altri portava- vali, in modo da risparmiare il tempo che sarebbe stato no invece l’acqua ad utenze private10. necessario per farli uscire durante la pausa pranzo. La paga, in effetti, comprendeva sempre almeno un pasto: pane, melone, saltuariamente carne e vino in abbon- La città sotterranea dei Bottini danza per cercare di corroborare gli animi degli operai. E’ facile immaginare come la permanenza in ambienti Per ragioni di tutela di strutture molto delicate e bui e malsani, soggetti a possibili fughe di gas, contri- facilmente soggette al deterioramento, oltre a que- buisse a diffondere singolari credenze. I lavoranti, in- stioni legate alle difficoltà di percorsi resi talvolta im- fatti, erano convinti che il sottosuolo fosse popolato da pervi ed in parte danneggiati dal trascorrere dei seco- demoni, gnomi e altre stravaganti creature denominate li, gli unici due tratti ancora oggi aperti al pubblico e ”fuggisole”, capaci di intossicarli con il loro alito venefi- visitabili sono una parte del Bottino Maestro di Fonte co9. Per proteggersi da queste tanto fantasiose quanto Gaia ed il Bottino di Fonte Nuova d’Ovile11, entrambi

8. Questi minatori erano chiamati Guerchi, storpiatura del tedesco werker (lavoratori, artigiani), anche se la spiegazione popolare, meno attendibile ma più suggestiva, farebbe derivare il termine dai problemi alla vista che il lavoro prolungato nell’oscurità poteva cagionare loro, fino al punto di farli diventare ciechi (guerci). 9. Lo stesso Giorgio Agricola, primo grande esperto di geologia e mineralogia, non riesce a staccarsi del tutto da tali credenze riferite a creature che avrebbero popolato il sottosuolo, delle quali offre anche descrizioni alquanto dettagliate nel suo ‘De re metallica’, pubblicato postumo nel 1556. 10. Attività commerciali ed industrie manifatturiere della vecchia Siena o ricche famiglie, le uniche a potersi permettere di scavare a proprie spese cunicoli laterali per attingere acqua direttamente da un pozzo nel cortile di casa, senza bisogno di recarsi alle fonti pubbliche. 11. Al momento anche il Bottino di Fonte Nuova è chiuso perché sottoposto ad interventi di manutenzione e restauro da parte del Comune di Siena. La struttura verrà riaperta nei prossimi mesi. n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 29 situati nel centro cittadino. Tutte le fonti continuano, comunque, a ricevere acqua in abbondanza dai cu- nicoli medievali che popolano il sottosuolo senese, a conferma che la struttura nel suo insieme, pur con le inevitabili problematiche legate all’inesorabile passa- re del tempo, è ancora funzionante. Il Bottino di Fonte Nuova d’Ovile presenta caratte- ristiche geologiche molto suggestive che lo contrad- distinguono da tutti gli altri. A partire dall’omonima fonte, si sviluppa nel sottosuolo per 807,5 metri, che diventano 1006 con l’aggiunta di influenti e derivazio- ni laterali. Nella sua parte conclusiva (indicativamente gli ultimi 370 metri) una serie di affioramenti roccio- si permettono di individuare con chiarezza gli effetti prodotti dalle avanzate e dai ritiri del mare, testimo- nianza di quando il senese, circa tre milioni di anni fa, era occupato da una grande laguna. Spiagge fossili con ciottoli, lignite su strati di marne bianche, oltre a stalattiti, stalagmiti, festoni e altre concrezioni calca- ree, talvolta di colore bianco candido, talaltra gialle o Sistema dei galazzoni (vasche di decantazione) di un rosso intenso per la presenza di ossidi di ferro, servirsi delle fonti e dei lavatoi pubblici. Ancora oggi, conferiscono all’ambiente un fascino unico. sotto le lastre, sopravvive questo inestimabile capola- Soltanto agli inizi del XX secolo all’acqua dei Bot- voro d’ingegneria talmente suggestivo che, a quanto tini ha cominciato a sostituirsi quella dell’acquedotto si narra, l’imperatore Carlo V, durante un soggiorno a del Vivo d’Orcia, ma fino alla Seconda Guerra Mon- Siena, avrebbe affermato che la città sotterranea fosse diale, considerando il periodo di difficoltà e ristrettez- più bella di quella in superficie. ze economiche, molte famiglie hanno continuato a

Antica pianta dei Bottini della città di Siena

30 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA Bibliografi a

Associazione La Diana (a cura di), A ri- trovar la Diana, Siena, Protagon Editori, 2010.

D. Balestracci, I Bottini. Acquedotti medie- vali senesi, Siena, Alsaba, 1984.

D. Balestracci, A. Costantini, L. Vigni, La memoria dell’acqua. I Bottini di Siena, a cura di Roberta Ferri, Siena, Protagon Edi- tori, 2006.

F. Bargagli Petrucci, Le fonti di Siena e i loro acquedotti, Siena, Periccioli, 1974, voll. 2.

n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 31 CONFERENZE e CONVEGNI

Conferenze, convegni, workshop mercoledì 20 aprile 2011, ore 17.00 Conferenza: “Non solo Faraoni: la preistoria del Nilo” Relatrice: Isabella Caneva Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- martedì 5 – mercoledì 6 aprile 2011, ore 9.30 cleziano, Via E. De Nicola, 79 Seconda edizione del Seminario di Archeologia Vir- tuale organizzato dall’Università di Roma “La Sapien- mercoledì 4 maggio 2011, ore 17.00 za”. Tema: “La metodologia prima del software” Conferenza: “L’Olpe Chigi e il suo contesto di rinve- Roma, Sala Conferenze di Palazzo Massimo alle Ter- nimento: Il Tumulo di Monte Aguzzo nel territorio di me, Largo di Villa Peretti, 67 Veio” Relatori: Laura Michetti, Iefke van Kampen, Daniele F. venerdì 8 – sabato 9 aprile 2011 Maras Convegno: “Gli spazi dell’imperatore: Palazzo e città Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- a Roma nell’età severiana - residenze extraurbane” cleziano, Via E. De Nicola, 79 Roma, Reale Istituto Neerlandese, Via Omero, 10/12 sabato 7 maggio 2011, ore 16.00 sabato 9 aprile 2011, ore 16.00 Conferenza: “I recenti ritrovamenti archeologici a Conferenza: “Una seconda natura a fini civili: l’orga- nord della via Latina, ai confini del Parco” nizzazione dello spazio al tempo dei Romani. La città Relatore: Claudio La Rocca e la campagna” Roma, Sala Conferenze Parco Regionale Appia Antica, Relatore: Dott. Franco Tella Via Appia Antica, 42 Roma, Sala Conferenze Parco Regionale Appia Antica, Via Appia Antica, 42 mercoledì 11 maggio 2011, ore 18.00 Conferenza: “Che cos’è un’epigrafe? Problemi de- domenica 10 aprile 2011, ore 11.00 finitori, classificatori e identitari di una fonte per la Conferenza: “Il Colosseo. Anni Sessanta e oltre” storia” Relatrice: Ester Coen Relatore: Prof. Silvio Panciera (Accademia Nazionale Roma, Auditorium, Sala Sinopoli, Viale Pietro de Cou- dei Lincei) bertin (biglietti: 8 euro) Roma, Institutum Romanum Finlandiae – Villa Lante, Passeggiata del Granicolo, 10 mercoledì 13 aprile 2011, ore 17.00 Conferenza: “I pretoriani” mercoledì 11 maggio 2011, ore 18.00 Relatore: Giorgio Crimi Conferenza: “Colossal portraits in late antique Rome” Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- Relatrice: Marina Prusac (University of Oslo) cleziano, Via E. De Nicola, 79 Rome, British School at Rome, Via Gramsci, 61 venerdì 15 – sabato 16 aprile 2011 mercoledì 18 maggio 2011, ore 17.00 Convegno: “The during the Severan Conferenza: “I falsi epigrafici” Dynasty” Relatrice: Maria Letizia Caldelli Roma, John Cabot University, Via della Lungara, 233 Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- cleziano, Via E. De Nicola, 79 sabato 16 aprile 2011, ore 16.30 Convegno sulla valorizzazione delle Navi Romane di mercoledì 18 maggio 2011, ore 18.30 Nemi Conferenza: “Campidoglio – Rome’s Capitoline Hill Nemi, Museo delle Navi Romane from Antiquity to Modern Times”

32 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA Relatore: Prof. Tyler Lansford (University of Colorado) mercoledì 13 luglio 2011, ore 17.00 Rome, University of Washington Rome Center, Piazza Conferenza: “Nuovi dati dal Foro Romano: il Comizio del Biscione, 95 e il Lapis Niger” Relatrice: Patrizia Fortini sabato 28 maggio 2011, ore 16.00 Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- Conferenza: “L’ Arco di Druso e l’Acquedotto Antoni- cleziano, Via E. De Nicola, 79 niano: le novità dai recenti scavi archeologici all’in- gresso del Parco” mercoledì 28 settembre 2011, ore 17.00 Relatrice: Dott.ssa Marina Marcelli Conferenza: “L’ambiente sotto la cattedrale di Isernia: Roma, Sala Conferenze Parco Regionale Appia Antica, decorazioni e scritture” Via Appia Antica, 42 Relatrici: Fulvia Ciliberto, Cecilia Ricci Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- lunedì 6 – martedì 7 giugno 2011, ore 9.00 cleziano, Via E. De Nicola, 79 Convegno: “Espropriazioni e confische in Italia e nelle province: la colonizzazione durante la Repubblica e mercoledì 19 ottobre 2011, ore 17.00 l’Impero” Conferenza: “‘Magia’ agonistica a Roma dalla colle- Roma, École française de Rome, Piazza Navona, 62 zione del Museo Nazionale Romano” Relatrice: Gabriella Bevilacqua mercoledì 8 giugno 2011, ore 17.00 Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- Conferenza: “La ricostruzione delle abitudini alimen- cleziano, Via E. De Nicola, 79 tari dai resti archeologici. Il caso dell’Anatolia preisto- rica” Mostre Relatrice: Francesca Balossi Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- fino al 27 aprile 2011 cleziano, Via E. De Nicola, 79 “PALAZZO FARNESE – Dalle collezioni rinascimentali ad Ambasciata di Francia” venerdì 10 giugno 2011, ore 9.30 Roma, Palazzo Farnese, Ambasciata di Francia in Ita- Incontro di Studi: “Gli imperatori sul Litorale Lauren- lia, Via Giulia, 186 tino. Presentazione dei risultati di 25 anni di ricerca nella Tenuta Presidenziale di Castel Porziano” fino al 30 aprile 2011 Roma, Palazzo Sant’Andrea, Via del Quirinale, 30 “Signori di Maremma. Elites etrusche tra Populonia e Vulci” mercoledì 15 – giovedì 16 giugno 2011 Firenze, Museo Archeologico Nazionale, Piazza SS. Convegno Internazionale: “History and Environment Annunziata, 9b in the Ancient Mediterranean” Institutum Romanum Finlandiae – Villa Lante, Passeg- fino al 15 maggio 2011 giata del Gianicolo, 10 (15 giugno) “Vinum nostrum. Arte, scienza e mito del vino nelle American Academy in Rome – Villa Aurelia, Largo di antiche culture mediterranee” Porta San Pancrazio, 1 (16 giugno) - www.aiac.org Firenze, Palazzo Pitti, Piazza dei Pitti, 1

mercoledì 22 giugno 2011, ore 17.00 fino al 12 giugno 2011 Conferenza: “L’antico nell’immaginario del Cinema” “Ercole il fondatore. Dall’antichità al Rinascimento” Relatore: Carlo Pauer Modesti Brescia, Museo di Santa Giulia, Via Musei, 55 Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- cleziano, Via E. De Nicola, 79

n. 4 | aprile | 2011 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA 33 CONFERENZE e CONVEGNI

fino al 30 giugno 2011 Eventi “Fuoco, cenere, terra. La necropoli romana di Cascina Trebeschi a Manerbio” sabato 2 aprile 2011, ore 16.00 Manerbio, Museo Civico Palazzo Luzzago, Piazza Il Centro Ricerche Speleo Archeologiche - Sotterranei Cesare Battisti, 2 di Roma presenta la rivista “Archeologia Sotterranea” Roma, Museo Nazionale Romano alle Terme di Dio- fino al 3 luglio 2011 cleziano, Via E. De Nicola, 79 “Le collezioni del Louvre a Cortona. Gli Etruschi dall’Arno al Tevere” sabato 9 – domenica 17 aprile 2011 Cortona, Maec-Museo dell’Accademia Etrusca e della XIII Settimana della Cultura Città di Cortona, Piazza Signorelli www.beniculturali.it fino al 18 settembre 2011 sabato 14 – domenica 15 maggio 2011 “Nerone” “La Notte dei Musei 2011” Roma, area espositiva al II ordine del Colosseo, nella www.lanottedeimusei.it/ Curia Iulia e nel Tempio di Romolo al Foro romano, nel Criptoportico neroniano e nel Museo sul Palatino giovedì 19 – domenica 22 maggio 2011 Il “Salone dell’Editoria Archeologica” fino al 25 settembre 2011 Roma, Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. “Ritratti. Le tante facce del potere” Pigorini”, Piazzale Guglielmo Marconi, 14 Roma, Musei Capitolini, Via del Campidoglio, 1 www.ediarche.it/2011 fino al 2 ottobre 2011 giovedì 16 giugno – mercoledì 20 luglio 2011 ”Il Fascino dell’Egitto. Il ruolo dell’Italia pre e post- FestiVAl – Festival Internazionale di Villa Adriana unitaria nella riscoperta dell’antico Egitto” 2011 Orvieto, Museo Claudio Faina e Palazzo Coelli, Piazza www.auditorium.com/villaadriana del Duomo, 19 venerdì 16 – domenica 18 settembre 2011 fino al 31 ottobre 2011 Puliamo il buio 2011 “Memorie dal sottosuolo. Scoperte archeologiche www.puliamoilbuio.it nella Sardegna centro-settentrionale” Sassari, Museo Nazionale G.A. Sanna – Padiglione Clemente, Via Roma, 64 fino al 6 novembre 2011 “Villa Adriana. Dialoghi con l’antico” Tivoli, Villa Adriana fino al 31 dicembre 2011 “La Tomba di Monte dell’oro: lusso ed importazione a nel VII sec. a.C.” Cerveteri, Museo Nazionale Cerite, Piazza Santa Maria

34 ARCHEOLOGIA SOTTERRANEA