DALL'utopia ALLA POLITICA Autonomia Locale E Rinnovamento Della Politica Meridionale Nell'esperimento Comunitario
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(a cura di) Marcello Fabbri, Laura Muratore Fabbri, Leonardo Sacco, Luigi Za DALL'UTOPIA ALLA POLITICA Autonomia locale e rinnovamento della politica meridionale nell'esperimento comunitario Fondazione Adriano Olivetti Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti 1984 1. Bartezzaghi, Della Rocca, Impresa, gruppi professionali e sindacato nella progettazione delle tecnologie informati- che. 2. D'Alimonte, Reischauer, Thompson, Ysander, Finanza pubblica e processo di bilancio nelle democrazie occiden- tali. 3. Ciborra, Organizzazione del lavoro e progettazione dei si- stemi informativi. 1985 4. Giumella, Zucconi, Fabbrica, Comunità, Democrazia. Te- stimonianze su Adriano Olivetti e il Movimento Comunità. 5. Della Rocca, l'innovazione tecnologica e le relazioni in- dustriali in Italia. 6. Ciborra, Gli accordi sulle nuove tecnologie. Casi e problemi di applicazione in Norvegia. 7. Pisauro, Programmazione e controllo della spesa pubblica nel Regno Unito. 8. Perulli, Modello high tech in USA. 1986 9. Centro Studi della Fondazione A, Olivetti (a cura del), Le relazioni industriali nella società dell'informazione. 10. Martini, Osbat, Per una memoria storica delle comunità lo- cali. 11. Schneider, La partecipazione al cambiamento tecnologico. 1987 12. Bechelloni, Guida ragionata alle riviste di informatica. 13. Artoni, Bettinelli, Povertà e Stato. 14. Santamaita, Educazione, Comunità, Sviluppo. L'impegno educativo di Adriano Olivetti. 1988 15. Fabbri, Greco, La comunità concreta: progetto e immagine. 16. Fabbri, Pastore, Architetture per il Terzo Millennio. Una se- conda rivoluzione urbana? 1989 17. Schneider, Schneider, Les fondations culturelles en Europe. 18. Bechelloni, Buonanno, Lavoro intellettuale e cultura infor- matica. 19. Celsi, Falvo, I mercati della notizia. 20. Luciani, La finanza americana fra euforia e crisi. Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti Dall'utopia alla politica Autonomia locale e rinnovamento della politica meridionale nell'esperimento comunitario a cura di Marcello Fabbri, Laura Muratore Fabbri, Leonardo Sacco, Luigi Za © 1994 Fondazione Adriano Olivetti Il testo può essere liberamente riprodotto purché si citi la presente edizione. INDICE INTRODUZIONE 9 Capitolo Primo NEL MEZZOGIORNO ED IN BASILICATA: I DATI DI PARTENZA 1. La terra del ricordo 17 2. Fra rivolte ed elezioni 22 3. La sconfitta della sinistra nel Mezzogiorno 29 4. Prologo a Matera 40 Riferimenti bibliografici 62 Capitolo Secondo MEZZOGIORNO, POLITICA E CULTURA NEGLI ANNI CINQUANTA 1. Mezzogiorno, politica e cultura negli anni Cinquanta 63 2. Le esperienze di sviluppo di comunità nell'Italia Meridionale. Il contributo degli studiosi nordamericani e le ricerche 67 3- L'urbanistica 79 4. Il Piano di Matera e l'evoluzione urbana; l'esempio del GTCUC 83 Note 89 Capitolo Terzo NELLA CRISI DEL «CENTRISMO» 1. L'inizio degli anni Cinquanta e la crisi del «centrismo» 91 2. Dal meridionalismo alla Comunità 95 3- Il dibattito «meridionalista» 96 4. Da «La città» a «Basilicata» 98 Note 102 Capitolo Quarto IL MOVIMENTO COMUNITÀ IN BASILICATA 1. «Basilicata» 103 2. La prima fase: l'insediamento (1954-1955) HO Note 117 Capitolo Quinto DALL'UTOPIA ALLA POLITICA 1. 1956-1958: da una elezione ad un'altra, da opinione a organizzazione politica 119 2. 1957: fra due elezioni 126 3- 1958: le elezioni. Il Movimento Comunità nella lotta politica 136 4. Dopo le elezioni: crisi ed espansione 149 5. Conclusioni 157 Note 159 APPENDICE Premessa 163 LA NASCITA DI UNA COMUNITÀ (GUARDIA PERTICARA) 165 Storia del paese e storia dell'indagine 166 Il territorio del Comune 169 La popolazione 171 Occupazione - reddito - consumi 172 Educazione - scuola - cultura 174 Abitazione 179 Il paese 181 La vita degli abitanti 183 LE CONDIZIONI SOCIOCULTURALI DELLA CITTÀ DI POTENZA 190 [Estratti dalle risposte di una indagine del 1957] Immagini 193 Indice dei nomi 203 Il lavoro preparatorio di documentazione è stato svolto da Marcello Fabbri e Laura Muratore Fabbri; una lunga consuetudine ha permesso la redazione a più mani di al- cune parti, mentre per i capitoli di carattere specifico e disciplinare la responsabilità è singola. Pertanto l'attribuzione dei capitoli è la seguente: Introduzione, Marcello Fab- bri, in seguito ad una impostazione preliminare e revisione finale con Leonardo Sacco; Capitolo Primo, Leonardo Sacco; Capitolo Secondo, §5 1,4, Marcello Fabbri, § 2, Leo- nardo Sacco, § 3, Luigi Za; Capitolo Terzo, §§ 1, 3, 4, Marcello Fabbri, §§ 2 e 5, Leonar- do Sacco; Capitolo Quarto, § 1, Leonardo Sacco, Marcello Fabbri, § 2, Marcello Fabbri, Laura Muratore Fabbri; Capitolo Quinto, Marcello Fabbri, Laura Muratore Fabbri. La redazione finale del volume è di Marcello Fabbri, eccetto il Capitolo Primo che si deve interamente a Leonardo Sacco. In Appendice si riproducono per estratti documenti particolarmente significativi per il lavoro (di indagini, ricerche, abbozzi di piano) compiuto a sostegno dell'attività gior- nalistica di Basilicata e politica del Movimento Comunità, dal momento che ne era carattere distintivo il fondamento tecnico di proposta. Un rilievo particolare è stato dato, per i motivi esposti nel testo, all'indagine su Guardia Perticara, in quanto da considerarsi quale momento di passaggio proprio dalla fase di -proposta e utopia- a quella di concreta azione sociale e politica: la Comunità concreta. INTRODUZIONE La frantumazione nelle particolarità locali, la crisi dei partiti in ge- nerale e della sinistra nel suo complesso, il degrado della struttura istituzionale e dello Stato, questi ed altri turbamenti intersecavano progressivamente il cammino di questa ricerca che aveva voluto es- sere una pacata riflessione su una fase critica - l'inizio - della evolu- zione/involuzione del Mezzogiorno, e su un'esperienza che in una ben delimitata realtà regionale aveva cercato di cogliere allo «stato nascente» quegli elementi (di evoluzione/involuzione) per avviarli verso processi collocabili nell'orizzonte della cultura democratica (il New Deal, la tradizione laburista ...) ancora ben presente nel dopo- guerra, integrandoli al patrimonio della cultura «meridionalista». La fine della chiusura autarchica aveva arricchito il meridionali- smo classico di nuovi e moderni contributi (si veda - esemplare - l'apporto di Manlio Rossi Doria), con una chiara percezione delle strade da affrontare per una soluzione della «questione meridionale» come passaggio definitivo del nostro paese da una condizione anco- ra gravata da forti legami agricolo-arcaici, verso una società piena- mente industriale e moderna (ed è il passaggio che l'Italia compirà). Cominciavano ad apparire determinanti e complementari le due fi- gure di Manlio Rossi Doria, per quanto riguardava la riconsiderazio- ne della nostra realtà agricola e le ipotesi per il futuro; e di Adriano Olivetti, per la visione non utopica, ma fortemente strutturata nella realtà italiana, di una evoluzione della civiltà industriale verso forme che oggi chiameremmo (se non fosse per il consumo che si è fatto di tali locuzioni), «post-industriali» o «post-moderne» in un quadro istituzionale idoneo a coglierne la complessità. E il «comunitario» Olivetti, pioniere dell'architettura razionalista in Italia, promotore e coautore del Piano della Valle d'Aosta, incarnava l'idea di piano come strumento complesso di governo in cui il rigore tecnico era aperto al controllo e all'iniziativa di gruppi sociali e forze locali, con una attenzione alle motivazioni storiche, culturali ed este- tiche del tutto aliena rispetto alla minacciosa impalcatura del Go- splan (ma anche rispetto agli schematismi delle scienze economiche sia pur rivoluzionate dalla cultura keynesiana). Un tranquillo racconto, quindi, che ci era stato sollecitato da qual- che stimolo a riflettere sulla crisi del Mezzogiorno e dalla storia dap- prima lieta e poi tristissima e funesta dell'intervento pubblico, con la 9 conseguente tentazione di andare a verificare «da dove si era partiti» e se fosse stato possibile - da quella partenza - percorrere invece una strada diversa. Ma questi argomenti mettevano in questione tutti i nodi che hanno reso sdrucciolevoli i rapporti fra «società civile» (meridionale o non), forze politiche, istituzioni e il funzionamento di queste ultime, al Sud come al Nord; e man mano che ripercorre- vamo - con un certo divertimento - le pagine di «Basilicata», i nostri documenti e appunti «d'epoca», la tranquillità era scossa da cronache attuali e titoli di quotidiani e dibattiti più o meno televisivi e polemi- che più o meno elettorali; e infine dai risultati del 5-6 aprile con tut- to quello che sta seguendo nel burrascoso 1992. In quelle pagine in- giallite sembrava - ahinoi! - già annunciato il seguito. Questo controcanto fra vecchie carte e «ultime notizie» conferma- va la validità di un lavoro di ricerca che avevamo iniziato, sia su al- cune figure-chiave del meridionalismo - e in particolare su Manlio Rossi Doria - sia su Adriano Olivetti. Dalla occasione del ventennale della scomparsa di Adriano Oli- vetti e dalla commemorazione di Ivrea1 era nata prima l'idea del Convegno di Reggio Calabria e dei contributi che ne sono scaturiti2, con un particolare approfondimento dell'azione comunitaria in rap- porto al Mezzogiorno. Ed è proprio il riscontro della realtà odierna con la complessità della proposta olivettiana che faceva sempre me- no «nostalgici» e sempre più attuali i temi che riaffioravano; e così se dapprima avevamo affidato al lettore, nelle conclusioni, qualche spunto per una riflessione, la richiesta del committente di preporre una Introduzione