Addio, Manlio Sgalambro, intellettuale anche con le canzonette Published on iItaly.org (http://108.61.128.93)

Addio, Manlio Sgalambro, intellettuale anche con le canzonette

Carlo Di Stanislao (March 08, 2014)

Scrittore e poeta, canzonettista e sceneggiatore, ma soprattutto filosofo. Conosciuto anche per la collaborazione con il musicista siciliano in cinque libretti d’opera e sette album musicali e la sceneggiatura di tre film: “Perduto amor”, “Musikanten” e “Niente è come sembra”

Manlio Sgalambro, scrittore e poeta, canzonettista e sceneggiatore, ma soprattutto filosofo nichilista con influenze di Nietzsche e Cioran, è morto a giovedì scorso, ad 89 anni, lasciandoci una eredità davvero atipica nel panorama culturale italiano, esordendo in tarda età, nel 1982, con quella che probabilmente è la sua opera più rappresentativa: "La morte del sole", scrivendo e pubblicando

Page 1 of 2 Addio, Manlio Sgalambro, intellettuale anche con le canzonette Published on iItaly.org (http://108.61.128.93) poi altri volumi (alcuni dei quali tradotti in tedesco, francese e spagnolo), fra i quali "Trattato dell'empietà", "Del pensare breve", "Dell'indifferenza in materia di società", "La consolazione", "Trattato dell'età", "De mundo pessimo" e"Variazioni e capricci morali", l’ultimo, pubblicato nel 2013; ma soprattuto, dal 84, collaborando alla più parte dei progetti di Franco Battiato: cinque libretti d’opera e sette album musicali e la sceneggiatura di tre film: “Perduto amor”, “Musikanten” e “Niente è come sembra”; riproducendo, in questa variegata produzione, una sorta di percorso verso il grado zero dell’essenza della propria poetica, partendo da una scrittura tradizionale fino ad un viaggio antropologico ulle origini e il senso dell’umano agire che evapora fino alla dissoluzione.

Spesso deriso o non preso sul serio, perché scriveva canzonette (anche per , Alice, Fiorella Mannoia, , e Adriano Celentano), egli resta un esempio di intellettuale coerente nei contenuti che ha reso fruibili a vari livelli e con mezzi differenti, partendo da una concezione beffarda dell’accademismo, scopritore di una nuova via doi comunicazione e trasmissione che lo aveva portato, nel 2002, ad essere il bislacco chansonnier, distaccato e senz’altro snob, interprete di un album che si intitolava “Fun Club”, con fior di musicisti e la voce strapazzata dalla vita ma assai espressiva: non solo “La mer” di Trenet o “Non dimenticar le mie parole” di D’Anzi, ma anche: “Me gustas tu”, autentico colpo di genio, apostrofo sorridente e un po’ beffardo che lo avvicinò ancor più alle masse giovanili a cui più di tutte intendeva rivolgersi, convinto che da loro e solo da loro poteva partire un vero rinnovamento.

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