Città di Torino settembre musica 1997

domenica 14 settembre 1997 ore 21

Auditorium RAI

Stormy Six Umberto Fiori voce, chitarra acustica voce, chitarra acustica e elettrica Tommaso Leddi mandolino, violino, 11 chitarra acustica, halalajka, tastiere Carlo De Martini voce, basso ■ Salvatore Garau b a tteria Da più di trent anni in attività, gli Stormy Six rappresenta­ no, oltre che uno dei gruppi più longevi, sicuramente uno dei laboratori musicali più importanti e creativi del rock ita­ liano. La loro storia inizia negli anni ’60, in piena epoca beat, passa poi attraverso 1 esperienza della canzone politica arricchita dal patrimonio folk, e, negli anni ‘70 raggiunge la sperimentazione sonora più avanzata, per ritornare quindi negli anni ’80, alla ricerca sulla canzone. Sciolta la forma­ zione nel 1983, gli Stormy Six ritornano insieme esattamen­ te dieci anni dopo, consapevoli di non avere esaurito la loro ricerca e forti della straordinaria esperienza artistica matura­ ta Si formano a Milano nel 1965; il primo 45 giri esce nel 1966. L’anno seguente sono tra i gruppi di spalla nella tournée ita­ liana dei Rolling Stones. Partecipano quindi ai primi festival rock all aperto (storiche kermesse, come il Festival di Re Nudo a Ballabio, il Festival Avanguardie e Nuove Tendenze di Viareggio). Mentre incontrano il grande pubblico parte­ cipando al Disco per l’estate del 1972 con il brano “Sotto il bambù , si avvicinano ad un maggiore impegno attraverso le tematiche politiche e la scoperta del folk internazionale come dimostrano i due album incisi L’unità (1972) e Guarda giù dalla pianura (1973). In questi primi anni di attività degli Stormy Six, diverse sono le collaborazioni di rilievo: dal ’67 al 69 Claudio Rocchi, nel 1971 , Alberto Camerini, Richi Belloni, Claudio Fasoli, Simon Luca. Del 1974 è Stalingrado che, ancora prima di venire incisa, di­ venta il vero e proprio inno delle piazze d’Italia percorse da cortei e manifestazioni. Quindi gli Stormy Six, tra i primi in Italia, fondano la Cooperativa Orchestra che autoproduce 1 album Un biglietto del tram. Il circuito di distribuzione al­ ternativo, affiancato a quello ufficiale dei negozi, permette al gruppo di vendere quasi trentamila copie, un chiaro se­ gnale per tutti i musicisti che di lì in avanti vorranno scin­ dere il proprio discorso di impegno e ricerca artistica dai vincoli delle etichette discografiche ufficiali. Un biglietto del tram per il contenuto è assolutamente un disco politico, le canzoni infatti si rifanno ad episodi della Resistenza; invece per la parte musicale, pur essendo assolutamente acustico, risente del rock progressivo inglese (Gentle Giant, Jethro Tuli, Procol Harum) salvaguardando tutti quegli elementi com­ positivi di più chiara matrice europea. Proseguendo su questa linea gli Stormy Six si impegnano ulteriormente nella ricerca di nuove soluzioni sonore fino ad approdare ad un metodo compositivo che si avvale della improvvisazione, aumentando di molto il peso degli inter­ venti strumentali. E’ ovvio che in questo periodo il gruppo si senta attratto con grande naturalezza dalla composizione di musiche per la scena. Per il Teatro Uomo produce “Tito Andronico”, per il Teatro dell’Elio “1789” e “Pinocchio Ba- zaar ”la cui regia era curata da Gabriele Salvatores. L’album che segna il 1977 è L’apprendista con il quale il gruppo sem­ bra allontanarsi del tutto dalle matrici folk e dagli stereotipi del rock. Con una forma che rammenta le riflessioni delle avanguardie colte del Novecento rielabora materiali prove­ nienti da linguaggi e tradizioni diverse. I testi si avvalgono ii una combinazione di modi di dire, forme dialettali, e de­ formazioni dell’ovvio. Fanno riflettere ed esprimono con efficacia aspetti sociali e quotidiani oltre che momenti capa­ ti di caratterizzare un epoca. gruppo sente quindi il bisogno di trovare una dimensione uropea e, dopo aver partecipato al Festival di Tubingen nel 977, intensifica i rapporti con la formazione inglese Flenry Cow, conosciuta durante una tournée italiana. Nei primi mesi el 78 nasce , un’organizzazione di cui ¡ anno parte oltre al gruppo britannico, altri nomi storici della musica europea “non allineata”, come gli svedesi Samlas 'dammas Manna, i belgi Univers Zero, i francesi Art Zoyd J Etron Fou. L’idea alla base del movimento è quella di creare un genere rock europeo in grado di sviluppare con spirito critico le caratteristiche culturali dei singoli paesi J origine. Così si organizzano concerti e festival in tutta Europa che accomunano musicisti con i medesimi obiettivi: Londra, Uppsala, Milano e Reims sotto l’egida di Rock in Opposition presentano numerose band autoprodotte come I he Work, This Heat, , Skeleton Crew, Red Crayo- la. lì lavoro espresso ormai su scala europea, i numerosi concer­ ti confortati dal successo di pubblico e critica, i contatti e gli scambi con altri musicisti, permettono agli Stormy Six di realizzare nel 1980 l’album Macchina Maccheronica. Si trat­ ta di un progetto impegnativo che sintetizza anni di lavoro ed esperienze attraverso un linguaggio fatto di suoni, sì, ma anche rivestito di espressività teatrale, ricco di citazioni e di 'fonia, sempre capace di intelligenti contaminazioni Mentre la critica tedesca saluta Macchina Maccheronica come il mi­ glior disco di rock dell’anno, in Italia la nostalgia del grup­ po di “Stalingrado” dall’immagine cosi fortemente politiciz­ zata, non consente un giudizio obiettivo. Si giunge cosi al temporaneo epilogo: nel 1982 esce Al volo, un disco in cui gli Stormy Six riprendono la ricerca legata alla semplice for­ ma espressiva della canzone. Forte della tecnologia più al­ l’avanguardia, il gruppo racconta storie che fotografano pun­ tualmente le contraddizioni di quegli anni. L’anno successi­ vo il gruppo si scioglie senza essere riuscito a risolvere la diatriba tra l’organizzazione artigianale e l’assetto industria­ le necessario per continuare. Una breve appendice viene dal progetto Cassix, ovvero tre Stormy Six (Fiori, Fabbri e Mar­ tini) e tre Cassiber (Cutler, Goebbels, Hart), nell’ambito del Cantiere Internazionale di Montepulciano: questo si con­ cretizza in alcune registrazioni radiofoniche per la RAI. Do­ podiché Franco Fabbri si mette in luce come studioso e sag­ gista di musica popolare, Tommaso Leddi prosegue nella realizzazione di musiche per il teatro e per il balletto, per cortometraggi e computer art, Carlo De Martini ritorna agli interessi verso la musica classica fondando II Quartettone e il quartetto d’archi Le Ricordanze, Pino Martini collabora con Ricky Gianco, Gianfranco Manfredi e Davide Riondi­ no ed infine Salvatore Garau passa dalle bacchette e dalle pelli della batteria, ai pennelli ed alle tele. Esattamente dieci anni dopo nella primavera del ’93, gli Stor­ my Six ritornano per un concerto (che viene documentato in un cd) al Teatro Orfeo di Milano. Da allora riprende la loro attività dal vivo che propone una rilettura di brani trat­ ti soprattutto da Un biglietto del tram, Al volo e L’apprendi­ sta. Il gruppo tiene cosi fede all’impegno preso fin dagli esor­ di: cercare di rinnovare la forma della canzone italiana, in­ terpretando con la propria musica in modo lucido e perso­ nale tendenze musicali italiane ed internazionali. Questa ri­ cerca esemplare ha consentito agli Stormy Six di mantenere sempre il contatto con la piazza e nello stesso tempo di par­ tecipare a pieno titolo al dibattito dell’avanguardia musicale europea, tra cultura popolare e arte colta. Marco Basso