Committenti Di Giotto
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019_MIGLIO_OK:06 Benedetti* 30-01-2009 11:12 Pagina 1 Massimo Miglio Committenti di Giotto Credette Cimabue nella pintura re all’incapacità di riannodare i fili di un percorso com- tener lo campo, e ora ha Giotto il grido plesso come quello di Giotto, nella trama di un’enor- sì, che la fama di colui è scura. me fortuna, contemporanea e successiva3. Tante sono le committenze che Vasari ricorda; molte Tra il 1314 e il 1315 Dante Alighieri dichiara che la fa- quelle che la critica ha cancellato o che ha dovuto ac- ma di Giotto ha superato quella di Cimabue1. È lui che cantonare per perdite o mancanza di conferme testi- tiene il campo, è lui il pittore di grido, è lui che ha oscu- moniali. Committenze pubbliche e committenze pri- rato la fama di Cimabue. In altri termini: Giotto è in vate, di ordini religiosi, di pontefici, di re, di principi quegli anni l’assoluto protagonista del mercato, a lui della Chiesa e di signori laici, di ricchi mercanti e di si rivolgono i committenti, è voce diffusa che è il mi- qualche meno conosciuto personaggio; frequenti ci- gliore. Tener lo campo, fama e grido individuano la co- tazioni di autoritratti. Il tutto incastonato quasi dalle scienza di Dante e dei contemporanei dell’eccellenza sole date di nascita e di morte, e inserito in una serie di Giotto. A questi anni ha già lavorato ad Assisi, Pa- di spostamenti tra le città italiane segnati da pochissi- dova e Roma; ha già ideato le Storie francescane della mi riferimenti cronologici. Che seguo per quanto pos- basilica di Assisi, i mosaici della Navicella a Roma, gli sibile. affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova. Ritratti di Dante, di Brunetto Latini, di Corso Dona- Potrebbe essere un’ottima introduzione a una nota sui ti “nella cappella del palagio del podestà di Firenze”; committenti di Giotto, se il discorso non fosse incre- il polittico “dell’altar maggiore della Badia di Firen- dibilmente complicato proprio dalla fama di Giotto e ze”; le cappelle Bardi, Peruzzi, Giugni (perduta) e To- dalla mancanza in molti casi di testimonianze certe e singhi-Spinelli (in gran parte perduta) in Santa Cro- di documentazione sicura, dalla perdita di opere, dal- ce4. l’assenza della documentazione archivistica. Assenze Una tavola a tempera nella Cappella Baroncelli in San- che hanno portato a moltiplicare l’attribuzione di ope- ta Croce; e ancora in “Santa Croce un Crucifisso, una re, a smentire e riaffermare la loro autografia, o quel- Nostra Donna, un San Giovanni e la Madalena a piè la della sua bottega e dei suoi allievi; che hanno per- della croce”, e ancora una “Nunziata” e nel refettorio messo di mettere in dubbio anche l’attribuzione di ci- e nella sagrestia opere che la critica ha riconosciuto co- cli pittorici notissimi; che costringono a una cautela me non sue5. estrema. Nel palazzo di parte guelfa “una storia della fede cri- Testimonianza della fama di Giotto sono anche i Com- stiana in fresco”6. mentatori di Dante, con il loro accumulo di termini Lasciata Firenze per Assisi, con una sosta ad Arezzo esaltanti, di aneddoti giotteschi e, a volte, di attribu- (e in questo caso sono attribuite a Giotto opere d’altro zioni, ma in qualche caso anche con la testimonianza pittore), dove viene chiamato “da fra’ Giovanni di Mu- precisa dell’attività dell’artista2. ro della Marca allora Generale de’ frati di S. France- Lessico, facezie e attribuzioni che si accrescono con gli sco”, per dipingere gli affreschi della vita del santo, anni e trovano una loro definitiva sistemazione nella “che ne acquistò grandissima fama”7. Quindi la rea- Vita di Giotto di Giorgio Vasari, la prima biografia com- lizzazione degli affreschi nella Basilica inferiore tutti pleta, dove tutto si moltiplica, lasciando il dubbio se attribuiti a Giotto. la nostra perdita di memoria sia solo legata alla distanza Ritornato a Firenze, realizza “in una tavola un S. Fran- dei secoli e alla scomparsa delle testimonianze oppu- cesco nell’orribile sasso della Vernia” (1366) destina- 1 019_MIGLIO_OK:06 Benedetti* 30-01-2009 11:12 Pagina 2 to a Pisa, e il ricordo della città permette al Vasari di Segue quindi il ricordo della Navicella, “la nave di mu- immaginare un viaggio di Giotto a Pisa per realizzare saico ch’è sopra le tre porte nel cortile di San Piero”, affreschi nel Camposanto (1366-1368), che avrebbe- e, dopo un giudizio entusiasta per il mosaico, il ricor- ro procurato a Giotto “in quella città e fuori tanta fa- do alla Minerva “in una tavola un Crucefisso grande ma” da spingere il pontefice Benedetto XI (nel testo […] che fu allora molto lodato”, e del ritorno a Firenze: in realtà è indicato erroneamente Benedetto IX) a man- “se ne tornò, essendone stato fuori sei anni, alla pa- dare in Toscana per avere notizie di Giotto e delle sue tria”12. opere8. Sarebbe stato questo pontefice a chiamare a Ro- Di seguito una serie frenetica di spostamenti: ad Avi- ma Giotto: gnone, dove sarebbe stato chiamato da Clemente V13: “fu forzato Giotto andarsene con quel papa là dove “Fecelo dunque il predetto Papa andare a Roma, condusse la corte, in Avignone [….] fece, non solo in dove onorando molto e riconoscendo la virtù di lui, Avignone, ma in molti altri luoghi di Francia, molte ta- gli fece nella tribuna di S. Pietro dipignere cinque vole e pitture a fresco bellissime, le quali piacquero in- storie della vita di Cristo, e nella sagrestia la tavo- finitamente al Pontefice e a tutta la corte. Laonde spe- la principale, che furono da lui con tanta diligen- dito che fu, lo licenziò amorevolmente e con molti do- za condotte, che non uscì mai a tempera dalle sue ni: onde se ne tornò a casa non meno che ricco che mani il più pulito; onde meritò che il Papa, tenen- onorato e famoso”14. Di nuovo a Firenze nel 1316. Poi dosi ben servito, facesse dargli per premio secen- a Padova chiamato dai “Signori della Scala”, a Vero- to ducati d’oro, oltre avergli fatto tanti favori, che na da messer Cane, a Ferrara a “dipignere in servigio ne fu detto per tutta Italia”9. di que’ Signori Estensi”15, a Ravenna per i “Signori da Polenta”, ad Arezzo, chiamato da Piero Saccone; nel Sappiamo che, in questo caso, la committenza non era 1322 a Lucca “a richiesta di Castruccio”, per tornare del pontefice [ed eventualmente il pontefice era il do- poi di nuovo a Firenze16. menicano Benedetto XI (22 ottobre 1303 - 7 luglio Ed è a Firenze che Carlo d’Angiò richiede, a nome del 1304)10, non Benedetto IX], ma del cardinale Stefa- padre Roberto, la sua presenza a Napoli: “Dopo, es- neschi. Le coordinate cronologiche sono però in Va- sendo Giotto ritornato in Firenze, Ruberto re di Na- sari molto labili, e in ogni caso prevale in lui la ten- poli scrisse a Carlo duca di Calabria suo primogenito, sione amplificativa che si esprime nell’ipotizzare il me- il quale si trovava in Firenze, che per ogni modo gli cenatismo di un pontefice forse più vicino a canoni ri- mandasse Giotto a Napoli, perciò che avendo finito di nascimentali che trecenteschi. fabbricare S. Chiara monasterio di donne e chiesa rea- Lo stesso pontefice, non nominato ma che nella sin- le, voleva che da lui fusse di nobile pittura adornata. tassi di Vasari dovrebbe essere ancora Benedetto XI, Giotto dunque sentendosi da un re tanto lodato e fa- apprezzò quanto realizzato tanto da commissionargli moso chiamare, andò più che volentieri a servirlo altro: […]”17. Ogni viaggio di Giotto, nella prosa di Vasari è occa- “Il papa avendo vedute queste opere, e piacendo- sione di soste lungo il percorso e di nuovi impegni e gli la maniera di Giotto infinitamente, ordinò (“il committenze. Così accade a Gaeta, di ritorno da Na- termine ha ascendenze antiche”) che facesse intorno poli, “dove gli fu forza nella Nunziata far di pittura al- intorno a San Piero istorie del Testamento Vecchio cune storie del Testamento Nuovo”, prima di rag- e Nuovo; onde cominciando fece Giotto a fresco giungere Rimini “non potendo ciò negare al signor Ma- l’Angelo, di sette braccia, che è sopra l’organo e latesta”18, che “non mancò di premiarlo magnificamente molte altre pitture, delle quali parte sono da altri e lodarlo”, dove realizza anche qualcosa pregato “da state restaurate a’ dì nostri, e parte nel rifondare le un priore fiorentino che allora era in San Cataldo mura nuove (“per la costruzione del nuovo San Pie- d’Arimini”, per poi andare di nuovo a Ravenna e tor- tro”) o state disfatte o trasportate dall’edifizio vec- nare infine a Firenze19, dove, tra altro, esegue in San- chio di San Piero fin sotto l’organo […]”11. ta Maria Novella un “San Lodovico a Paulo di Lotto Ardinghelli, et a’ piedi il ritratto di lui e della moglie, 2 019_MIGLIO_OK:06 Benedetti* 30-01-2009 11:12 Pagina 3 di naturale”20. vese a dipingere da un uomo di picciolo affare. Egli Nel 1327 Giotto avrebbe poi ideato, su indicazione dei facendosene scherne, lo dipinge. Per forma che colui fratelli Pietro e Delfo da Pietramala, il sepolcro del ve- rimane confuso”27. Vasari avrebbe potuto aggiungere, scovo di Arezzo Guido Tarlati: “degno della grandez- per testimoniare l’arguzia di Giotto e il suo amore per za di tanto uomo, stato signore spirituale e tempora- l’ironia, anche la novella LXXV28 e tante altre testi- le, e capo di Parte Ghibellina in Toscana. Per che, scrit- monianze, ma rimane che la novella delle insegne da to a Giotto che facesse il disegno d’una sepoltura ric- dipingere testimonia certo la grande fama raggiunta nel- chissima, e quanto più si potesse onorata, e mandato- la coscienza collettiva dal pittore, ma invita a riflette- gli le misure, lo pregarono appresso, che mettesse lo- re sulla possibilità che la richiesta di committenza po- ro per le mani uno scultore il più eccellente, secondo tesse provenire, almeno per un certo numero di anni il parer suo, di quanti ne erano in Italia, perché si ri- della sua attività, anche da persone di picciolo affare.