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Una vita per il design I vincitori della Matita d’Oro 2017 ERCOLE SPADA Alla fine degli Anni ’50 non esiste ancora il mestiere del designer quando un giovanissimo Ercole Spada - nato a Busto Arsizio (Milano) il 25 luglio 1937 -, appena diplomato perito industriale meccanico, entra come unico stilista alla Zagato. Il suo primo progetto è una vettura gran turismo su telaio Aston Martin DB4GT: «Io, neoassunto, con una calma che oggi mi fa sorridere, buttai giù i figurini di quell’auto - racconta -. Da noi non era ancora il mito che sarebbe diventata, con James Bond e tutto il resto. Ma era sempre una grande sportiva inglese, concorrente della Ferrari». Sono gli anni della gavetta e Spada è uno dei primi a vivere in prima persona il passaggio dalla progettazione realizzata completamente a mano nell’epoca dei battilastra a quella con sistemi informatici abbinati all’utilizzo di nuovi materiali come leghe ultraleggere e fibra di carbonio. Il suo bagaglio di esperienza lo rende un prezioso testimone della storia della carrozzeria e un esempio di come realizzare forme tridimensionali nelle quali si incontrano bellezza e razionalità. Il design è funzionale e al servizio di chi guida, ogni soluzione viene testata e condivisa con tecnici e produttori in officina e sperimentata su strada e ogni realizzazione è segnata dall’apporto fondamentale, sia tecnico sia umano di una figura per lui di riferimento come Elio Zagato. Dalla sua matita e dalla sua fantasia nascono nel decennio che segue modelli che oggi meravigliano e entusiasmano: la Alfa Romeo 1750 Zagato; la SZ, la TZ1 e la TZ2, tutte le serie Lancia Zagato, la Fiat 8V. Progettista scrupoloso nella costante ricerca di stabilità e velocità per le vetture GT, dopo l’esperienza in Zagato, il papà della “coda tronca” realizza la GT70 per la Ford, la Varedo per la ISO, le BMW Serie 7 e 5 del periodo 1986-1996 e alcune delle più note vetture del Gruppo Fiat degli anni ’90, tra le quali la Fiat Tipo, Tempra, Lancia Dedra e Alfa Romeo 155. Torna a collaborare alla Zagato nel 1993 per creare la Ferrari GTZ93, fino a creare a fine millennio la Osca Dromos, una gran turismo tubolare firmata Touring Superleggera. TOM TJAARDA Se il padre John - olandese di nascita, progettista della Lincoln Zephyr, e della Packard Clipper - aveva trovato la sua seconda patria negli Stati Uniti, Tom Tjaarda, nato a Detroit, ha fatto dell’Italia la sua casa. Qui arriva a 24 anni nel 1958 spinto dalla passione per il design italiano, lo stile Pininfarina e di Touring Superleggera, e due mesi dopo è assunto alla Ghia di Torino, allora guidata da Luigi Segre, dando il via anche a una girandola di assunzioni e di progetti che lo renderanno famoso in tutto il mondo. L’Innocenti 950 Spider è la prima quattro MAUTO - MUSEO NAZIONALE DELL’AUTOMOBILE Corso Unità d’Italia 40, Torino - Tel. 011 677666 - [email protected] ruote firmata interamente Tjaarda: “una perfetta espressione del gusto italiano”, scrive la stampa. Nel 1961 entra alla Pininfarina, dove firma più di una Ferrari e i prototipi di una Fiat 2300 Cabriolet Speciale, di una Lancia Flaminia 2800 Coupé Speciale e una berlina Sigma, prima di tornare con il ruolo di capo del design in Ghia, dove immagina e crea la De Tomaso Pantera assieme ad altre auto del marchio, come la Deauville e la Longchamp. Su tutta la produzione di quegli anni svetta nel 1963 la Chevrolet Corvette Rondine, sviluppata sulla base di una Stingray, che incorpora tutti i temi di base messi a punto da Tjaarda - il doppio faro anteriore, la palpebra sopra i fari, i paraurti sdoppiati, l’accenno di pinne posteriori quasi orizzontali, la forma del padiglione e la griglia del radiatore - e che diventerà la base per la messa a punto della Fiat 124 Spider, il contributo più celebrato del progettista americano a questi cento anni di storia. Cittadino del mondo, grande osservatore e comunicatore, profondo conoscitore della cultura classica, dopo l’esperienza come direttore dell’Advanced Design Studio Fiat nel 1984 decide di dedicarsi alla libera professione con il marchio Tjaarda Design, estendendo la sua attività anche al settore dell’arredamento. Il motivo del suo successo, secondo Tjaarda, è prima di tutto l’equilibrio - delle proporzioni, dei volumi e delle linee - e il suo sapersi ispirare alla natura, con le sue forme, e al mondo animale in particolare, come la pantera in corsa che lo ispirò per la sua supercar di De Tomaso. I vincitori del Premio “Design senza tempo” Evidentemente il 1938 è stato l’anno d’oro del design italiano. Tre tra i più importanti creativi del XX Secolo sono nati proprio nel 1938: Leonardo Fioravanti, Marcello Gandini e Giorgetto Giugiaro hanno rappresentato e rappresentano tutt’oggi la Storia dello stile automobilistico Made in Italy. Il premio a loro attribuito – una clessidra fatta di matite che verrà incisa all’interno di un cubo di cristallo – è un riconoscimento speciale consegnato una tantum, vista la curiosa coincidenza relativa all’anno di nascita, ma è anche l’ennesimo riconoscimento al loro entusiasmo e alla loro ancora fruttuosa carriera. LEONARDO FIORAVANTI Un passato importante alla Pininfarina e un presente nell’azienda che porta il suo nome, Leonardo Fioravanti non ama essere definito “stilista”, piuttosto “un ingegnere progettista che ha avuto la fortuna di saper disegnare”. Nato il 31 gennaio 1938, milanese DOC, dopo aver studiato ingegneria meccanica al Politecnico meneghino s p e c i a l i z z a n d o s i i n a e r o d i n a m i c a e d e s i g n automobilistico entra nel 1964 nella squadra creativa della Carrozzeria fondata da Pinin. Nell’arco di 23 anni disegna personalmente alcune tra le più famose Ferrari - le Dino, Daytona, 308 GTB, 288 GTO e F40, solo per citare le più famose -, esegue il collaudo su strada di modelli speciali e prototipi, segue i Gran Premi di F1 per il progetto Sigma Grand Prix fino a diventare Amministratore delegato e Direttore Generale della Pininfarina Studi & Ricerche SPA. Il designer MAUTO - MUSEO NAZIONALE DELL’AUTOMOBILE Corso Unità d’Italia 40, Torino - Tel. 011 677666 - [email protected] concettualmente più legato alla Casa di Maranello, quello che ha saputo creare le più affascinanti vetture con il Cavallino rampante sulla calandra, dal 1988 al 1991 è nominato prima Vice Direttore generale della Ferrari e Amministratore delegato della Ferrari Engineering, poi Responsabile del Design Avanzato al Centro Ricerche Fiat e in seguito Direttore Responsabile del Centro Stile Fiat Auto. Da vent’anni con la Fioravanti srl, inizialmente studio di architettura, collabora con le case automobilistiche più rappresentative dei mercati mondiali e ha ottenuto oltre 30 brevetti internazionale non solo nel campo dell’automotive. La sua intensa attività professionale non gli impedisce di mettere insieme una importante collezione di vetture d’epoca, incentrata principalmente su sportive italiane e su berline rappresentative delle scuole di progettazione europee, né di conseguire significativi risultati come pilota. Al suo genio creativo, che ha esaltato l’eleganza e i dettagli delle più belle Ferrari di sempre, sarà dedicata la prossima mostra che il MAUTO inaugurerà il prossimo 22 marzo 2018. MARCELLO GANDINI Creatore a partire dalla metà degli Anni ’60 di numerosi modelli che rappresentano la vera essenza dello stile italiano, Marcello Gandini nasce a Torino il 26 agosto del 1938 per poi debuttare giovanissimo come disegnatore tecnico. Pur non amando i riflettori, tutti conoscono almeno una delle grandi automobili nate dalla matita di un geniale visionario che nella sua lunga carriera si è cimentato anche come stilista nel disegno industriale e nel campo dei complementi d’arredo. Appena ventenne e spinto dalla passione per l’auto, sperimenta le prime rudimentali elaborazioni, incalzato da alcuni amici che disputano gare in salita. Nel 1965 accetta la proposta di Nuccio Bertone ed entra al posto del dimissionario Giugiaro: prende forma la Lamborghini Miura P400, prima vera “supercar” da corsa per viaggiare su strada, mito del made in Italy Anni ’60. Le linee incisive, affilate e profili cuneiformi caratterizzano i successivi lavori - Lamborghini Marzal, Alfa Romeo Montréal, Jaguar Piranha, Lamborghini Espada, Stratos 0. Con orgoglio, Gandini racconta che ha “sempre avuto due cappelli: quello dello stilista e quello del meccanico” e che le sue prime auto, da ragazzo, “non le ho disegnate, le ho fatte”. Attraverso la sua matita comunica lo spirito di libertà che è proprio del suo temperamento: i lavori sono sempre originali e ipermoderni, come testimonia il suo curriculum, che a ragione sarebbe meglio chiamare, percorso artistico. Il talento si esprime nelle forme di granturismo, dreamcar e vetture sportive come la Citroën BX e la Renault Supercinque, ma la vera auto da sogno è la Countach, la prima ad essere dotata di portiere che si aprono in avanti e verso l’alto, un’idea introdotta originariamente nel progetto della Carabo. Gandini crede nella cultura tecnica inseparabile dallo stile e ha dimostrato che nell’era dei centri stile e delle animazioni virtuali al servizio della progettazione è possibile creare - con carta e matita - nella tranquillità di uno studio. Dopo le mostre su Fioravanti e Giugiaro, il MAUTO dedicherà alla sua figura una retrospettiva nell’autunno 2018. MAUTO - MUSEO NAZIONALE DELL’AUTOMOBILE Corso Unità d’Italia 40, Torino - Tel. 011 677666 - [email protected] GIORGETTO GIUGIARO Icona del Car Design che ha dato forma ad oltre 200 vetture, Giorgetto Giugiaro nasce a Garessio (Cuneo) il 7 agosto del 1938. Il padre Mario, di professione frescante, è essenziale nella sua formazione e lo convince a trasferirsi a Torino per frequentare la scuola di figurinismo e corsi di progettazione tecnica.