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FIRENZE, MUSEO ARCHEOLOGICO- CRATERE A COLONNETTE ATTICO A FIGURE ROSSE (INV. g8811): LATO A PARTICOLARE CON I DUE SATIR{ A SINISTRA ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

GIOVANNA SAPORI

PERUGIA 1565-75: GIROLAMO DANTI

I GIROLAMO DANTI, pittore perugino - fratello della porta di ingresso il ' Battesimo di Saulo ' (fig. minore dei due più celebri componenti di que­ I), il' Battesimo del centurione' (fig. 2), 'San Pietro', D sta famiglia, vale a dire Egnazio astronomo e la ' Visione della sindone ', ' San Paolo ', il ' Sacri­ geografo e Vincenzo scultore e teorico - la memoria ficio di Listra' (fig. 3) e infine la ' Morte di Anania' più antica ed esauriente che nella letteratura artistica (fig. 4). Nel ' Battesimo del centurione ' e nel sia dato di trovare è senza dubbio quella, sia pur ' Battesimo di Saulo ' la regola degli aggruppamenti breve, che Raffaello Borghini gli dedicò nel suo e delle composizioni, la compostezza dei protagonisti Riposo. 'l del rito sono intaccate da piccoli moti di anima­ Il giudizio positivo sul testo borghiniano ha, come zione quasi inconsulta negli astanti: l'arrovesciarsi è naturale, il suo primo fondamento nella conferma di una testa, un roteare d'occhi, l'aggrottarsi inquieto che alle notizie riferite sull'attività di questo pittore delle fronti. Il festevole accordo dei colori con i offrono e i dati documentarii e le resultanze del­ sapienti trilli del giallo oro, dell'arancio, dell'indaco l' analisi dello stile ; a ciò si devono aggiungere alcune e gli squisiti cangianti, l'astrazione dei luoghi senza considerazioni sul rapporto tra il passo in questione atmosfera, il repertorio dei personaggi non sono e gli interventi della letteratura successiva. Al Bor­ sufficienti a caratterizzare il pittore se non ne indi­ ghini infatti risale la maggior parte degli scrittori, viduiamo anche quanto vi si può cogliere di più per la verità non molto numerosi, che a Girolamo personale: il ruvido impegno con cui egli assume le Danti prestarono la loro attenzione ed è significativo formule e gli schemi della " maniera,. Un impegno che il ricorso si verifichi anche nelle fonti perugine che si esprime innanzitutto nella qualità della con­ e sin dalla fine del Cinquecento in fonti importanti dotta pittorica, larga e vigorosa, che arrotonda i come il Compendio manoscritto di Cesare Crispolti. 2l volumi con la libera semplificazione dei partiti chia­ Il Danti era morto a appena trentatreenne roscurali, lustra e arrossa i ceffi degli armati (Tav. II), nel I 580 ed era a Perugia, si noti bene, che aveva trasforma la classica venustà della dama impettita svolto la maggior parte del suo lavoro; viene dunque e del bambino in un carnoso turgore (fig. 5). Ma fatto di pemare che il Borghini, il quale pubblica la nello stesso tempo il pittore dà prova della sua dut­ sua opera nel I 584, si avvalesse di informazioni di tilità nella minuziosa descrizione dei particolari: vasi prima mano. Possiamo anzi supporre che gli venisse antropomorfi, daghe, pietre incise, cimieri e finimenti. suggerito o proposto di inserire tra le biografie degli Sono indizi della partecipazione del Danti a quel gusto artisti contemporanei non fiorentini anche quella del archeologico, erudito quanto fantasioso, del quale, nostro pittore e che al particolare interessamento del pescando fra opere già pubblicate, indicherei come suo informatore si debba non solo la precisione delle espressione singolarmente affine il bellissimo disegno notizie ma anche la sottolineatura delle sia pure con­ di Stoccarda, di incerta attribuzione, di ' Guerriero suete espressioni di stima e di patetico rimpianto per con borgognotta' (fig. 7). 5l Fra le opere celebri del la precocissima morte. Poichè sia Egnazio che V in­ passato a cui anche sotto questo rispetto il pittore cenzo Danti furono, come è noto, per alcuni anni dovette guardare con interesse, il ciclo di affreschi operosi a Firenze al servizio dei Medici, è lecito dipinto dal Salviati in Palazzo Vecchio è evocato pensare che la fonte di cui parliamo fosse uno dei dalla figura di sacerdote con il capo velato alle due fratelli (il Padre Egnazio ?), o comunque un per­ spalle del San Pietro nel 'Battesimo del centurione', sonaggio intimo della loro cerchia, della quale face­ che deriva ad evidenza dall'analoga figura, la se­ vano parte anche altri perugini trasferitisi a Firenze conda da destra, nel ' Trionfo di Camillo' nella Sala come ad esempio Cesare della enna. 3) dell'Udienza. Nel Riposo troviamo la prima citazione a stampa Se non possiamo prestare del tutto fede a Lione della maggiore opera che di Girolamo oggi sussista, Pascoli quando sostiene che Girolamo '' hebbe da cioè gli affreschi della sagrestia di San Pietro a Pe­ Vincentio suo fratello gran lumi nella pittura, - rugia : opera fondamentale per la ricostruzione di una pare tra l'altro che quest'ultimo fosse un mediocre personalità che appare sin da ora emergente nella pittore 6l - tuttavia è naturale pensare che gli ottimi storia della pittura a Perugia nella seconda metà del rapporti del nostro con i due famosi e versatili fra­ Cinquecento. telli comportassero ad ogni incontro notizie, sugge­ S~lle pareti della sagrestia egli dipinse nel I 574 4l rimenti, inviti a viaggi stimolanti. Egnazio, che la­ stone della vita dei Santi Pietro e Paolo tratte dagli vorava nella Guardaroba di Palazzo Vecchio fra pro­ Atti degli apostoli: a partire dalla parete a destra getti di carte geografiche, gnomoni e altri strumenti

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I -PERUGIA, CHIESA DI SAN PIETilO- GIROLAMO DANTI: BATTESIMO DJ SAULO

2- PERUGIA, CHIESA DJ SAN PIETRO- GIROLAMO DANTI : BATTESIMO DEL CENTURIONE ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

3 - PERUGIA1 CHIESA DI SAN Pl!l T~O - GIROLAMO DANTI : IL SACRIFICIO DI LISTRA

4 - PERUGIA, CHIESA DI SAN PIETRO - GIROLAMO DANTI : LA MORTE DI ANANIA

3 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte scientifici, guidò probabilmente il fratello nella visita già fondato nell'ambiente artistico perugino: Lattan­ del Palazzo. Le grandi imprese vasariane forse non zio Pagani, Raffaellino del Colle, Dono Doni, nel ancora concluse potevano offrire ad un giovane pit­ rapporto più o meno diretto con il Vasari, ne avevano tore più di un tema di riflessione. A spiegare infatti infatti sin dagli anni quaranta pubblicato in provincia quanto di vasariano si avverte negli affreschi di San la maniera. Era inevitabile che il Danti, nutrito già Pietro a Perugia concorre solo in parte la presenza in patria soprattutto di quella cultura, rispondesse in dei tre quadri del pittore aretino, oggi visibili nella modo assolutamente naturale, e cioè con l'ammira­ cappella del Sacramento di quella stessa chiesa: in zione e con lo studio, al richiamo delle opere presti­ origine nel refettorio dell'attiguo monastero bene­ giose lasciate a Firenze dal pittore aretino. dettino dove anche il Danti ebbe occasione di lavo­ Ma tornando agli affreschi della sagrestia non pos­ rare. Bisogna subito osservare che queste tele, di cui siamo fare a meno di notare, nel passaggio dalle il Vasari stesso, facendo sosta nel 1 566 a Perugia, scene dei due battesimi alla ' Morte di Anania' (fig. curò la sistemazione, 1l munite di tutti gli artifici cari 4), alla scena in cui " San Paolo e San Barnaba al pittore, arricchivano e rinverdivano un prestigio avendo sanato uno storpio furono dai popoli della Licaonia creduti l'uno Mercurio e l'altro Giove, onde come a Dei voleano ad essi sacrificare un toro , (fig. 3), 8> una sorta di crescendo, di concitazione per cui le forme si gonfiano, la materia pittorica come dilatata da questo amplificarsi si fa ancora più economica, la espressività viene fortemente ca­ ricata. La stessa effigie del Danti sembra da rav­ visare nel malinconico giovane con turbante che ci guarda in seconda fila dietro il sacerdote dei Li­ caoni che ergendosi con gran piglio si accinge al sacrificio. Giganti protomorfi compaiono presso plinti e basi di colonne che il pittore ha sospinto sino al proscenio, il repertorio delle espressioni finisce per evocare le maschere antiche dell'ira, dello spavento, dello stupore, gli incarnati sono fortemente accesi. In queste scene come nel " San Pietro che ha la visione degli animali da lui creduti impuri", mag­ giore evidenza acquistano quelle qualità della pit­ tura del Danti che abbiamo già avuto occasione di osservare: dalla larghezza delle stesure alla vitalità della linea bruna che definisce le figure e che con brevi tocchi plasma le fisionomie, accende la dinamica delle muscolature e delle articolazioni. L'ammirazione di Girolamo per la cultura miche­ langiolesca, così evidente in questi affreschi, ebbe probabilmente la sua origine nella dedizione profonda che il fratello Vincenzo nutrì per il grande artista, ma i suoi interessi non sembrano riconoscersi nella intellettualistica ricerca formale del fratello scultore, quanto invece ricollegarsi ad interpretazioni più spre­ giudicate di quella cultura, in primo luogo a quella offerta da Pellegrino Tibaldi. Partecipe di una diversa temperie culturale il Danti ci appare a tratti come un fratello minore del Tibaldi, più rustico, o meglio meno coltivato: un ammiratore retrospettivo della " impressionante, maniera tibaldesca (fig. 6) attorno alla metà del secolo e non di quella " ridotta , del decennio successivo. E per parlare infine degli iti­ nerari romani del Danti, vivamente richiamati in alcune figure dal mescolarsi dello sculturale classi ­ cismo di Daniele con certe bizzarrie del Salviati, po­ tremmo rintracciarne la mete preferite in San Gio­ vanni Decollato, nella Trinità dei Monti, in San Marcello, in Castel Sant'Angelo. 5 - PERUGIA, CHIESA DI SAN PIETRO - GIROLAMO DANTI: Non è dubbio che le qualità di cui il Danti dette BATTESIMO DEL CENTURIONE (PARTICOLARE) prova nella sagrestia di San Pietro fossero in qualche

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PERUGIA, CHIESA DI SAN P.ETRO - GIROLAMO DANTI: BATTESIMO DI SAULO (PARTICOLARE) ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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6 - BOLOGNA, PALAZZO POGGI- PELLEGRINO TIBALDI: ULISSE E CIRCE misura apprezzate dai benedettini che continuarono a Ad una fase precedente agli affreschi di San Pietro, servirsi della sua opera nella decorazione di alcuni pur in assenza di riferimenti antichi o recenti al Danti, ambienti all'interno del monastero, a quanto pare appartiene la tela " larga , con ' Madonna, bambino e progettato da Giulio Danti, padre del pittore. Ma i Santi Giuseppe e Claudio ' del museo dell'Opera del dei dipinti della foresteria, citati dal Borghini, della duomo di Perugia (fig. 8), proveniente dalla chiesa di " sala nuova , , di un vano " sopra il camerotto , San Claudio del Collegio di pietra e legname. 13> Il taglio - per questo ultimo esiste un pagamento del 1575 - compositivo a stretta misura dei due santi che torreg­ non è più traccia. g) Quanto alla cappella " tutta giano ai lati della Vergine, le terminazioni a lancia dipinta, nella volta della quale è la Resuretione di dei panneggi, perfino alcuni particolari nel vestiario Christo e altre historie , , in San Francesco al Prato, del San Claudio e le cariatidi del trono si ritrovano già alla fine del Settecento non se ne hanno più no­ negli affreschi di San Pietro. Tuttavia l'espressività tizie: probabilmente non sopravvisse ai crolli che dan­ meno accesa in tutte le figure e in particolare nella neggiarono gravemente l'edificio (17 7) o comunque Madonna e nei putti, l'arcaismo del semplice appa­ alla sua ristrutturazione (1748). 10> ' recchio in cui è inserito il trono, le simmetrie incro­ Alle notizie pubblicate dal Borghini gli scrittori ciate dei santi e dei putti suggeriscono una datazione perugini ne aggiungono altre relative a due opere di anteriore agli affreschi di San Pietro; nello stesso Girolamo oggi perdute: gli affreschi del chiostro di tempo il disegno fermo e i volumi compatti delle San Domenico e un affresco con ' Madonna e angeli ' figure dichiarano apertamente la distanza che il Danti nella chiesa di San Francesco a Fratta (oggi Um­ ha già guadagnato rispetto a pittori sul tipo di Orazio bertide). u> Di quest'ultimo non sappiamo neanche Alfani che qui pur traspare come naturale ascendente in quale periodo della sua attività possa collocarsi, locale del giovane pittore. mentre a stare alle fonti la decorazione del chiostro Alcuni scrittori perugini, seguendo il Borghini, ri­ sarebbe stata un'opera estrema interrotta dalla feriscono la notizia di una tela " benissimo lavorata , , morte. 1 2 > una ' Natività di Cristo ' dipinta da Girolamo per

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la chiesa di San Domenico (detta anche San Martino) serva, alle opere del Muziano; 15> sicuramente si in­ a . 1 4> Il quadro, anche se poco noto, è ancora teressò del Pomarancio tanto che nella tela di Gubbio al suo posto (fig. g). Si tratta di una commissione sembra di poter individuare la fase in cui l'accosta­ che, come quella per gli affreschi nel chiostro della mento al Circignani si fa determinante. A spiegare chiesa dello stesso titolo a Perugia, gli fu probabil­ la nuova tendenza, ci soccorrono le numerose opere mente procurata dal fratello Egnazio domenicano. Ad umbre del Pomarancio a cominciare dagli affreschi osservare questa tela si ha l'impressione che le in­ nella stessa Perugia, non tutti sino ad oggi ricono­ quietudini dello sperimentare e l'acre sentimento che sciuti, e inoltre la tavola con 'Cristo e la Veronica' pervadevano gli affreschi di San Pietro si siano pla­ di San Bartolomeo di Marano presso (fig. cati e addolciti. Ma al controllato atteggiarsi del 10), la 'Pietà con San Francesco e altri Santi' del gruppo principale, alla placida simmetria dei putti si monastero di San Giuseppe ad , la ' Conce­ accompagnano in questa ' Natività' la vigoria del zione ' di Città di Castello. l6l pastore vestito di una pelle ferina, le sottolineature Anche più aderenti agli interessi di Girolamo, dei personaggi che sopraggiungono dal fondo della perchè oltretutto non contraddicono la sua specifica scena (purtroppo invisibili nel cliché) e del pastore tendenza alla caratterizzazione, sono a mio parere con la fiaccola in secondo piano a destra, personaggi alcuni affreschi del santuario della Madonna di Mon­ che hanno i loro immediati precedenti negli affreschi giovino e precisamente le ' Storie della Vergine' di San Pietro. dipinte sulla parete destra della cappella della Ma­ In quegli affreschi il Danti, come abbiamo visto, donna. Sappiamo che questi affreschi furono allogati rivela un atteggiamento prevalentemente retrospet­ ad Arrigo Fiammingo il quale cedette la commissione tivo nei confronti della cultura ufficiale. Possiamo al Circignani suo socio. I7l Nonostante le numerose, aggiungere che egli forse guardò, sia pure con ri- affinità che si possono osservare confrontando le 'Storie della Vergine' e le opere certe del Poma­ rancio, non è possibile dare un giudizio definitivo sulla paternità di questi affreschi, da una parte per la presenza di ridipinture, dall'altra per le qualità di incisiva caratterizzazione e di nervosa condotta pit­ torica che contraddistinguono in particolare la scena con la 'Morte della Vergine' (fig. II) e che risultano estranee al Circignani. Ma torniamo alla famiglia Danti. Nel 1576 Vin­ cenzo muore a Perugia, Egnazio è chiamato a Bologna e poi, nel 1580, a Roma; egli mantiene i contatti con il fratello minore e grazie al suo prestigio e alle sue conoscenze continua a procurargli occasioni di la­ voro. 1s> Se è degna di fede la notizia riportata dal Borghini e ripresa dal Baglione, Egnazio, che per la parte che gli competeva aveva curato il progetto della decorazione della galleria delle carte geografiche nei palazzi vaticani e partecipava alla loro realizza­ zione, chiamò a Roma il fratello e gli fece dipingere alcune figure "nel principio che si cominciò que­ sta galleria,. rg) Girolamo mori proprio in quell'anno r 580 e non potè entrare a far parte, come era proba­ bilmente nei propositi dell'erudito domenicano, della agguerrita schiera di pittori operosi nei grandi cicli decorativi intrapresi durante il pontificato di Gregorio XIII. A chiarire ancora la posizione del Danti vale la pena di riandare seppure molto brevemente a quel decennio 1565-75 nell'ambito del quale la cultura manierista, per lo più sotto bandiera romana, penetra e si diffonde in . A Perugia la fitta presenza di pittori forestieri, chiamati in campo dai commit­ tenti o giunti per noti o ignoti itinerari nella città, determinò trasformazioni e reazioni in alcuni casi facilmente individuabili; in altri casi quelle novità, passando attraverso il filtro della cautela, finirono 7 - STUTTGART, STAATSGALERIE per essere quasi completamente devitalizzate, oppure ANONIMO: TESTA DI GUERRIERO, DISEGNO misero in moto lenti ingranaggi di assimilazione i cui

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8- PERUGIA, MUSEO DELL'OPERA DEL DUOMO GIROLAMO DANTI: MADONNA CON BAMBINO E I SANTI GIUSEPPE E CLAUDIO prodotti sarebbero usciti in superficie soltanto molti mingo. Reduce da Firenze ove s'era applicato a di­ anni dopo. In questo senso è evidente che il caso del segnare vetr2.te, coinvolto poi nella grandiosa im­ Barocci riesca fortemente significativo: la 'Deposi­ presa decorativa del duomo di Orvieto, 22> Hendrick zione' del duomo (1569) è senza dubbio l'opera più van den Broeck approdò infine a Perugia. Data al '' moderna , che compaia a Perugia nel decennio in I 564 la ' Adorazione dei Magi ' dipinta per la cap­ questione; ma il fulgente rosseggiare della pala ri­ pella Montemeli.ni in San Francesco al Prato, 2 3> un marrà per molti anni senza eco alcuna in un clamo­ affollato impasto di ogni erudizione romanista (fig. roso isolamento, indice della diffidenza dei pittori 12). Nelle opere successive, circolando fra Perugia e locali per le soluzioni più audaci, ed evocando così il territorio immediatamente circostante, il fiammin­ un precedente altrettanto arduo, cioè le opere del go mostra di incedere soprattutto sulla strada del Rosso in Umbria, la cui carica tr0Xrò modo di stem­ Muziano, e opportunamente, poichè le qualità del pit­ perarsi, a quanto pare, solo nella pur a suo modo tore lombardo avevano conquistato in Umbria pit­ privilegiata bottega di Domenico Alfani. 20> tori e committenti. 24> Probabilmente anche in questo Nel gruppetto dei fiamminghi, respinti o sfuggiti senso può spiegarsi il prolungato soggiorno a Perugia alla competizione dei due grandi centri italiani, che del modenese Giovan Battista Ingoni. Nei superstiti pure erano stati le mete principali della loro discesa affreschi della cappella della Corgna in San Francesco dal nord, alcuni nomi come quelli di Jan Floris e al Prato l'Ingoni si mostra infatti aggiornato sulla di Francesco Barcke rimangono per ora privi di un cultura romana degli anni Sessanta e in special modo corrispettivo di opere; di altri pittori come il Wrage sulle opere del Muziano (fig. 13). 2 5> l'immagine è ancora confusa. 2 '> La situazione era Ancora al 1564 risale il sodalizio di Arrigo Fiam­ comunque dominata sin dal 1564 da Arrigo_. Fiam- mingo con Niccolò Circignani. 26> Un personaggio,

7 ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte a Perugia. N egli affreschi della sagrestia del duomo, lavorando a più riprese dal r 573 al r 576, sulla base di un complesso programma iconografico in cui storie di San Lorenzo s'intrecciano alle scene più spettaco­ lari del Vecchio Testamento, il Pandolfi prodigò con una scaltrezza consumata invenzioni ed effetti scene­ grafici, sorretto da un ductus fluidissimo che guizza e si sfilaccia senza posa e dalla vena ironica e a tratti caricaturale che lo anima (fig. 15). 2 9l A stare ai do­ cumenti, in quest'opera avrebbe dovuto collaborare con il Pandolfi Cesare Nebbia, di cui ricordiamo qui la pala con la ' Pentecoste ' (fig. r6) della cappella Oradini, anche essa nel duomo, frigido ma ancora accettabile compito sulla fal~ariga del suo gran mae­ stro Muziano. 3ol E per rimanere, in contrapposizione al Pandolfi, in tema di presenze importanti di pittu­ ra devota a Perugia, è d'obbligo citare la ineccepi­ bile ' Circoncisione ' dipinta da Durante Alberti per i gesuiti in occasione del giubileo del I575· 3'l Due esempi, questi del Nebbia e dell' Alberti, di pittura " regolata , la cui fortuna va oltre lo scadere del secolo.

9 - GUBBIO, CHIESA DI SAN DOMENICO GIROLAMO DANTI: NATIVITÀ DI CRISTO sulla cui attività abbiamo già fatto un cenno, che in Umbria ebbe grande fortuna: vi lavorò infatti, eccettuati i soggiorni romani, per più di un tren­ tennio. A Perugia nella piccola chiesa della Maestà delle Volte il Pomarancio dette nel 1568 una delle prove più felici della sua abilità di decoratore pub­ blicando una sorta di florilegio delle proprie spe­ cialità: prospettive, storie, paesi, grottesche. 2 7l Ma, essendo questi affreschi mal conservati, è oppor­ tuno precisare l'aspetto con cui egli appariva ai pe­ rugini basandosi su opere contemporanee come le tele di San Lorenzo di (fig. 14) o sugli affreschi di poco successivi della sagrestia dei canonici nel duomo di Perugia o su quelli del refettorio del con­ vento di San Francesco di Monteripido, qui resti­ tuiti al pittore: aspetto da cui è agevole dedurre una cultura formatasi su Bronzino, Vasari, Salviati e aggiornata poi nel corso delle prestigiose esperienze romane. 2Bl Nonostante qualche punto di contatto nulla di più diverso della accademia del Circignani poteva vedersi della pittura del marchigiano Giovanni Antonio Pan­ IO - MARANO (FOLIGNO), CHIESA DI SAN BARTOLOMEO dolfi, il più estroso degli artisti capitati in quegli anni NICCOLÒ CIRCIGNANI: CRISTO E LA VERONICA

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in rapporti di amicizia tra gli altri con Vincenzo Borghini, Niccolò Gaddi, G.B. Cini; il nobile perugino Cesare della Penna fu anch'egli al servizio di Cosimo, cfr.: I. DEL BADIA, Egnazio Danti cosmografo e matematico, Firenze I88I, pp. 6 e 15. 4l F.M. GALASSI nella sua accurata Descrizione delle pit­ ture di S. Pietro di Perugia, Perugia 1774, p. 6z, afferma che Girolamo Danti dipinse nel 1574 per scudi trentuno gli affreschi della sagrestia. L'opera dell'erudito benedettino si basava sui libri di spesa del monastero ai quali, di volta in volta fa rimando. Tuttavia nè M. BINI, Memorie storiche del monastero di S. Pietro di Perugia, r 848, m s. presso l' Ar­ chivio di San Pietro, nè L. MANARI, Documenti e note ai cenni storico- artistici della Basilica di S. Pietro di Perugia, in L'apologetico, Perugia r866, III, che si servirono di tutti

I I - MONGIOVINO, SANTUARIO DELLA MADONNA ANONIMO: MORTE DELLA VERGINE

La varietà di queste proposte mi sembra sufficiente ad esemplificare la portata del dibattito in cui si tro­ varono coinvolti i pittori perugini; impastoiati nella lontana ma ancora condizionante eredità peruginesca, si erano prima prudentemente accostati al versante fiorentino di Mariotto e di Fra' Bartolomeo e poi, sulla stessa carreggiata, al Vasari, salvo meditate aperture, come nel caso del Doni, assisiate attivo anche a Perugia, alle vicende romane tra Daniele e Venusti. Lattanzio Pagani e Orazio Alfani sono i maggiori rap­ presentanti di questo manierismo municipale e con­ servatore, di una civiltà locale che non potè che resistere agli apporti esterni più brillanti e avanzati, ammirando e temendo ogni trasgressione alle regole e alle convenzioni del proprio mondo, mentre era portata naturalmente ad accettare le soluzioni prive di spigoli vivi, portatrici instancabili delle idee del­ l'ordine e del decoro. All'interno di queste dinamiche Girolamo Danti, fisiologicamente legato alla propria parte perugina, sembra tentare negli affreschi di San Pietro un rac­ cordo dalle linee brusche e irregolari: quanto si vuole punteggiato di squilibri e di sgarbi, ma senza alcun dubbio da giudicare come la risposta più autonoma che la cultura locale abbia saputo offrire nell'intricato sovrapporsi di eterogenee esperienze confluite a Peru­ gia negli anni '6o e '70 del Cinquecento.

1) R. BoRGHINI, Il Riposo, Firenze I 84, edizione consul­ tata Milano I967, II, p. 5:!4, a cura di ·M. Rosei. 2) Compendio delle memorie della città di Perugia fatte da Cesare Crispolti canonico, sec. XVI, ms. B 45 presso la Bi­ blioteca Comunale di Perugia, c. Z7 v. L'autore stesso nel passo relativo a Girolamo Danti fa riferimento al trattato del Borghini. 3) Vincenzo fu attivo a Firenze dal I557 al 1573, anno in cui tornò definitivamente a Perugia. Egnazio, chiamato forse anche grazie all'influenza del perugino Sforza Almeni, fa­ vorito di Cosimo I, già nel 1563 lavorava nella Guardaroba medicea. Nel 1575, caduto in disgrazia presso Francesco I, dovette trasferirsi a Bologna, cfr.: L. BERTI, Il principe dello IZ - PERUGIA, GALLERIA NAZIONALE DELL 'UMBRIA Studiolo, Firenze 1967, pp. I Ig-rzo. A Firenze Egnazio era HENDRICK VAN DEN BROECK: ADORAZIONE DEI MAGI

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i documenti esistenti, ricordano il pagamento citato dal Galassi. Anche la ricerca da me effettuata con il cortese aiuto dell'archivista del monastero di San Pietro, don Costanzo T a barelli, ha avuto esito negativo: il volume comprendente i Giornali di pagamento del 1574 è infatti irreperibile. 5) Pubblicato come anonimo romano della seconda metà del XVI secolo da C. THIEM, Italienische Zeichnungen 1500- 1800, Bestandskatalog der Graphischen Sammlung der Staats­ galerie Stuttgart, Stuttgart 1977, p. 209, tav. 388. Nella scheda di catalogo è riportata una proposta di attribuzione a Niccolò Circignani, avanzata da K. Andrews, proposta che a mio parere non può essere condivisa. 6) Cfr.: L. PASCOLI, Vite de' pittori, scultori ed architetti perugini, Roma 1732, p. 155, il quale significativamente così continua : " che Vincenzo quando partì diverse volte dalla patria, gli disse che non guardasse, e non copiasse altr'opere in sua assenza che quelle di Raffaello,. Sull'attività pittorica di Vincenzo Danti cfr.: R . BoRGHINI, op. ci t., p. 522 e L. PASCOLI, op. cit., p. 139· 7) Si tratta di 'San Benedetto e gli angeli', 'Le nozze di Cana' e di un ' Miracolo del profeta Eliseo,; cfr. : G. VASARI, Le vite ... Firenze 1568, ed. a cura di G . Milanesi, Firenze 1906, II, p. 602 e P. BARO CCHI, Vasari pittore, Milano 1964, pp. 62 e 63. 8) Le parole sono di S. SIEPI, Descrizione topologico-isto­ rica della città di Perugia, Perugia r822, p. 602. 9) Cfr.: R. BORGHINI, op. cit., p. 524. L. MANARI, op. cit., p. 164, pubblica, con qualche imprecisione, sia il paga­ mento del 1575 sia tre pagamenti successivi, uno del 1576 e due del 1577, nei quali però non si specifica a quali lavori si riferissero. ro) Cfr. : R. BoRGHINI, op. cit., p. 524. La cappella è ancora citata nella Raccolta delle cose segnalate di pittura, scoltura ed architettura, che si ritrovano in Perugia, sec. XVII, ms. F 22 presso la Biblioteca Comunale di Perugia, c. 35; ma non è ricordata nè da B. 0RSINI, Guida al fore­ stiere per l'augusta città di Perugia, Perugia 1784, nè da S. SIEPI, op. cit., 1822. rr ) Sopra l'arco della porta che immetteva al cirr.itero in un angolo del lato orientale del chiostro di San Domenico vecchio il Danti dipinse le figure della Morte, del Tempo e della Vecchiaia, cfr.: F. ALBERTI (t r6r2), Elogi degli huomini illustri di Perugia, ms. M 43, c. CXXIV, presso la' Biblioteca Comunale di Perugia; C. ALESSI (t 1649), Elogia illustrium virorum Augustae Perusiae ... , ms. 1213 presso la Biblioteca Comunale di Perugia, I, c. 676- 677; O. LANCEL­ LOTTI (t r671) Scorta Sagra, ms. B4 presso la stessa bi­ blioteca, c. 207; L. PAscoLI, op.cit., p. 156. Il Lancellotti, loc. cit., ricorda l'affresco di Umbertide " nella facciata di dietro della porta ,. 12 ) A detta del Pascoli, loc. cit., il Danti cadde infermo mentre preparava i cartoni degli affreschi. 13) La tela è probabilmente da identificare con quella citata da B. 0RSINI, op. cit., p. 73, nella chiesa di San Claudio come opera di scuola fiorentina e da S. SIEPI, op. cit., p. 454, nella chiesa di San Giuseppe ove era stata portata dopo le soppressioni del 1798. 14) Cfr.: R. BORGHINI, loc. cit.; C. CRISPOLTI, ms. cit. 15) Il Muziano, come è noto, lavorò a Orvieto e a Foligno. Nel duomo di quest'ultima città dipinse un affresco con un ' Miracolo di San Feliciano ' ricordato da L. LANZI, Storia pittorica della Italia, Bassano 1789, ed. cons. Milano 1824, III, p. 132 e, nella cappella della famiglia Flavi, un affresco, noto dall'incisione del Beatrizet, con l" Elemosina di Santa Elisabetta', cfr.: R. BoRGHINI, op. cit., p. 575, entrambi perduti. C. GIGLI nelle Memorie della famiglia de' Flavi di Foligno, XVIII secolo, ms. presso la Biblioteca Comunale di Foligno, ricorda che il Muziano eseguì i ritratti di Pietro Flavi (t 1597) e della moglie Pentesilea, committenti del­ l'affresco nel duomo, "su quadri separati,. r6) La foto qui pubblicata della tavola di San Bartolomeo di Marano è precedente ad un intervento di restauro nel corso 13 - PERUGIA, CONVENTO DI ~AN FRANCESCO del quale è riapparsa la firma del Circignani. La tela di GIOVAN BATTISTA INGONI: SAN PAOLO Assisi, parzialmente ridipinta, è per la prima volta qui resti-

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" Illustrissimo et Eccellentissimo Signore patron mio Colendissimo l Credo che troppo haro infastidito Vostra Signoria Illustrissima per quella cau [ ... ] di mio fratello in Agubio, et perché con più sue lettere me avisa del continuo come non può trarne speditione nessuna mi ha forzato a supplicare di novo Vostra Eccellenza Illustrissima, che si degni farli amministrare giustitia da quel suo podestà, che [?] forse procede con più rispetto che non dovria come sua Eccellenza [Illustrissima] potrà conoscere dalla inclusa. La supplico mi perdoni [se] sono troppo molesto, et si degni tenermi in sua gratia, [con] comandarmi sempre ove sia degno servirla. l Sono ultimamente stato forzato dal Padre Generale di resta[ re] a leggere in questo studio, ove con l'aiuto del signor Dio [ ...] cominciare in breve. Et perché non passerò più di [ ...] le manderò le tavole che le promisi come siano fi[nite] di stampare, con che le bascio humilmente le mani pregandoli, ogni desiderata felicità. Di Bologna alli 8 di Dicembre 1576 Di Vostra Illustrissima et Eccellentissima Signoria Ser­ vitore H umilissimo 14- SPELLO, CHIESA DI SAN LORENZO P. EGNAZIO DAN(TI) " NICCOLÒ CIRCIGNANI: SAN LORENZO BATTEZZA IPPOLITO Firenze, Archivio di Stato, Cl. I, D.G., Filza CLXXI, c. 337· Ringrazio il professar Pansini, direttore dell'Archivio di Stato di Firenze, che ha c;:, rtesemente agevolato il mio lavoro.

15- PERUGIA, DUOMO, SAGRESTIA - GIOVANNI ANTONIO PANDOLFI: SAN LORENZO IMPRIGIONATO (PARTICOLARE) tuita al pittore. La ' Immacolata Concezione ' (Città di Castello, Pinacoteca Comunale) è datata 1 573· 1 7l Cfr.: W. BoMBE, Un pittore fiammingo nell' Umbria (Arrigo van den Broeck), in Rassegna d'arte umbra, 1909, p. 16. I8) L 'esistenza di una lettera in cui Egnazio Danti, rivolgen­ dosi al duca di Urbino, gli segnala una causa riguardante il fratello Girolamo, fu già ricordata dal I. del Badia, op. cit., p. 18. Nella rubrica relativa al documento, conservato nel­ l' Archivio di Stato di Firenze, il contenuto della lettera è riassunto con queste parole: "Lettera di Egnazio Danti al duca di Urbino in cui parla di un suo fratello pittore e di una tavola in S. Domenico di Gubbio , ; ma lo stato attuale del documento, danneggiato nell'intero margine destro, non consente di confermare la esattezza della registrazione, restando valida l'ipotesi che la rubrica abbia tenuto conto ~i altri dati oggi non reperibili. Poichè il quadro del Danti m San Domenico di Gubbio esiste veramente, le ipotesi sono due: la lettera (o le lettere) si riferiva ad una tavola e non ad una causa di Girolamo a Gubbio; oppure si riferiva ad ~ma causa, forse tra il pittore e i domenicani di quella città, m~orta m seguito al lavoro eseguito dal Danti a Gubbio. Ritengo utile trascrivere qui il testo del documento nelle attuali condizioni di lettura: 16- PERUGIA, DUOMO- CESARE NEBBIA : PENTECOSTE

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r g) Cfr. : R. BoRGHINI, op. cit., p. 524; G. BAGLIONE, ricordando questa opera di Arrigo, giudica che " sarebbe Le vite de' pittori, scultori et architetti, Roma I649, edizione assai bella, se non fusse alquanto confusa, e troppo carica consultata, Velletri I924, p. 57· di colori che si azzuffano insieme, e non la fanno sfuggire , , 2o) Il Rosso, fuggito nel I527 da Roma "si condusse cfr.: G . VASARI, op. cit., VI, p. 482. appena in Perugia, dove da Do'?eni7o di Pari~ [~lfani.J 2 4l In seguito Arrigo alternò ai lavori commissionatigli a pittore fu molto accarezzato e n vestito; ed egh dtsegno Roma e a Napoli lunghi soggiorni in Umbria, cfr.: W. per lui un cartone di una tavola dei Magi, il quale appresso BoMBE, Un pittore fiammingo, cit., e G. PREVITALI, La pit­ a lui si vede, cosa bellissima, ; cfr.: G. VASARI, op. cit., tura del Cinquecento a Napoli e nel vicereame, Torino 1978, V, p. I63. Sul rapporto tra il cartone del Rosso e la pala con p. 87, n. 49· Ma della sua attività a Perugia, ove nel 1579 l' ' Epifania ' dipinta dall' Alfani per la chiesa della Madonna ottenne la cittadinanza, a Mongiovino e a San Giacomo di dei Miracoli a Castelrigone, cfr.: E. CARROL, Luppoli, Vasari, tratterò in altra occasione. Alfani and Rosso Fiorentino, in The Art Bulletin, I967, 25) Gli affreschi, malamente staccati, sono oggi conservati pp. 299 e 300. Ma sull'incidenza del Rosso nell'opera del­ nel convento di San Francesco. Secondo il Vasari questi l' Alfani, in particolare fra terzo e quarto decennio, l'indagine dipinti sarebbero pressochè contemporanei alla ' Adorazione è ancora da fare. dei Magi' di Arrigo, anch'essa, come abbiamo detto, in 2 1) Jan Floris de Vriendt è documentato a Perugia nel origine a San Francesco, cfr.: G. VASARI, op. cit., VI, p. 482. I 570, cfr.: A. Rossi, Galeazzo Alessi, architetto perugino, 26) Cfr. : W. BoMBE, Un pittore fiammingo, cit., p. 16. in Giornale di erudizione artistica, 1873, Il, p. 47· 27) Gli affreschi, firmati e datati, rappresentano Storie del Francesco Barcke, anch'egli di Anversa, dipinse nel 1578 Vecchio e del Nuovo Testamento e i quattro evangelisti. le figure della Vergine e di alcuni Santi nella cappella di 28) Le sei tele di San Lorenzo di Spello, destinate a de­ San Gregorio nel monastero di San Pietro; nello stesso anno corare l'antica cantoria, furono allogate al pittore nell'agosto e nel seguente dipingeva nel Palazzo dei Priori, cfr.: L. del 1567, ma il Circignani consegnò il lavoro soltanto nel MANARI, op. cit., V, p. 165 e W. BoMBE, Pittori non perugini novembre del 1568. I documenti relativi sono stati pubbli­ nel Cinquecento a Perugia, in Bollettino della Deputazione di cati nel periodico L'Incoronata, Spello I927, IV, p. 8, gen­ storia patria per l' Umbria, 1926, II, p. 5· Giovanni Wrage tilmente segnalatomi dal dott. Corrado Fratini. compare nel I583 come aiuto di Arrigo Fiammingo nel Negli affreschi della volta della sagrestia dei canonici, santuario della Madonna di Mongiovino. Affrescò nel pre­ databili al I 572, il Circignani raffigurò entro riquadri il sbiterio di questa chiesa due storie della Vergine, oggi illeg­ ' Peccato originale ', l" Ebbrezza di No è', il ' Sacrificio di gibili a causa di un restauro ottocentesco. Nella chiesa di !sacco ', ' l'Esodo degli ebrei ', ' Mosè e le tavole della San Pietro a Perugia è documentato (I592) di sua mano legge ' e figure di ' Virtù ', cfr.: W. BOMBE, Pittori non pe­ l'affresco della parete soprastante l'arco trionfale. Cfr.: W. rugini, cit., pp. 23-24. BOMBE, Un pittore fiammingo, cit., p. 19 e L. MANARI, op. La datazione degli affreschi del refettorio del convento di cit., V., p. 257- 258. Per altri pittori come Pietro Martino Monteripido ('Moltiplicazione dei pani ', 'Refezione di San di Anversa e Giovanni Scheppers cfr.: W. BOMBE, Flandrische Francesco e Santa Chiara', 'Crocefissione', 'la Veronica ', Maler des XVI ]ahrhunderts in Perugia, in Repertorium fiir ' Angeli con i simboli della Passione ') non è, a mio parere, Kunstw., XXXVII, 19I5, pp. 253- 260. molto lontana da quella degli affreschi nel duomo. 22) L'attività di maestro di vetrate è documentata nel 29) I documenti relativi agli affreschi del Pandolfi nella 1557 e nel 1558 in Palazzo Vecchio a Firenze, cfr.: A. sagrestia sono stati pubblicati da A. Rossi, Il pittore pesarese CECCHI, Pratica, fierezza e terribilità nelle grottesche di Marco Gianantonio Pandolfi a Perugia, in Nuova rivista misena, da Faenza in Palazzo Vecchio a Firenze, in Paragone, I9771 I89o, III, pp. 115-119 e da W. Bombe, Pittori non perugini, 327, p. 51, n. 61. cit., p. 36-37. Arrigo è presente ad Orvieto nel 156I. Come risulta dai 3o) La cappella Oradini fu inaugurata nel I 576, cfr.: S. documenti di archivio, dopo aver eseguito una prova di affre­ SIEPI, op. cit., p. 74; le pareti erano decorate da affreschi sco egli fu incaricato di dipingere alcuni Miracoli di Cristo del perugino Giovan Maria Bisconti, cfr. : C. CRISPOLTI, in una " cappella di stucco , presso la grata del Corporale, Perugia Augusta, Perugia 1648, p. 63. ma a quanto pare non condusse mai a termine il lavoro; 31 )) La pala dell' Alberti fu ceduta dai gesuiti alla chiesa di cfr.: L. FuMI, Il duomo di Orvieto e i suoi restauri, Roma Sant'Agata (cfr.: G. F. Morelli, Brevi notizie delle pitture, e 1891, p. 350, 35I, 380, 4I2, 4I3· sculture che adornano l'angusta città di Perugia, Perugia 1683, 23) La pala, firmata e datata I564, fu commissionata al p. 127) e passò poi alla chiesa di Santo Spirito ove tuttora si fiammingo due anni prima. Nel contratto si lasciava al pit­ trova. tore la facoltà di scegliere uno dei due soggetti proposti: 32) L' Alfani nel I 573 fu tra i fondatori dell'Accademia del la ' Natività di Cristo ' e 'l'Adorazione dei Magi ', cfr.: disegno di Perugia, cfr.: A. MARIOTTI, Lettere pittoriche w. BOMBE, Un pittore fiammingo, cit., pp. IS- 16. Il Vasari, perugine, Perugia 1788, pp. 254- 255.

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