16/01/2019 Adesione di Fratelli d'Italia al gruppo europeo ECR Documento di posizionamento

Indice:

- Premessa - Composizione del Parlamento Europeo per Stati - I gruppi politici dell'Unione Europea - I conservatori dell'ECR - L'Alleanza di Conservatori e Riformisti in Europa (ACRE) - Cosa accadrà dopo la Brexit al gruppo ECR? - La dichiarazione di Parigi del 2017 - Il Parlamento europeo e il Presidente della Commissione europea (lo Spitzenkandidaten) - Il Gruppo di Visegrad - Adesione di FDI all'ECR - Dichiarazioni di Giorgia Meloni e di Fratelli d'Italia sull'ECR - L'avvicinamento di Salvini al PIS polacco

[email protected] GRUPPO PARLAMENTARE CAMERA E SENATO ADESIONE DI FRATELLI D'ITALIA AL GRUPPO EUROPEO ECR

PREMESSA Il Parlamento europeo è un'istituzione di tipo parlamentare dell'Unione europea, rappresenta i popoli dell'Unione europea ed è l'unica istituzione ad essere eletta direttamente dai cittadini dell'Unione. Il Parlamento europeo esercita la funzione legislativa dell'Unione europea assieme al Consiglio dell'Unione europea. Inoltre in alcuni casi stabiliti dai trattati, ha il potere di iniziativa legislativa, che generalmente spetta alla Commissione europea. Il Parlamento elegge il Presidente della Commissione e approva (o respinge) la nomina della Commissione nel suo insieme; in generale, il Parlamento esercita un controllo politico sulla Commissione. La base giuridica del Parlamento europeo risiede nell'art. 14 del Trattato sull'Unione europea (TUE) e articoli 20, 22 e 223 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE). Per quanto riguarda l'elezione dei rappresentanti, esso è disciplinato dall'atto elettorale del 1976, modificato da ultimo dalla decisione (UE, Euratom) 2018/994 del Consiglio del 13 luglio 2018. Dopo l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona (2007), il Parlamento europeo è composto da 750 deputati più il Presidente (751 in totale). Dal 1979 viene eletto direttamente ogni cinque anni a suffragio universale. L'attuale Presidente del Parlamento europeo è Antonio Tajani (PPE), il quale è stato eletto nel gennaio 2017. Il Parlamento europeo dispone di tre sedi: Strasburgo, Bruxelles, e Lussemburgo. Le sessioni plenarie si svolgono sia a Bruxelles sia a Strasburgo, mentre le riunioni delle commissioni si svolgono sempre a Bruxelles. Lussemburgo è invece la sede del Segretariato generale del Parlamento europeo. Le prossime elezioni europee avranno luogo dal 23 al 26 maggio 2019, in Italia si svolgeranno solamente domenica 26 maggio. In Italia la legge elettorale che regola le europee è un proporzionale puro con soglia di sbarramento del 4%. Grazie al voto di preferenza, ogni elettore può scrivere fino a tre nomi presenti in una stessa lista ma sempre rispettando la rappresentanza di genere (non si possono votare tutti maschi o tutte donne, in quel caso il terzo voto viene annullato). L’Italia viene divisa in cinque circoscrizioni, ognuna delle quali elegge un numero prestabilito di europarlamentari 1. Italia nord-occidentale (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia) 2. Italia nord-orientale (, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna) 3. Italia centrale (Toscana, Umbria, Marche, Lazio) 4. Italia meridionale (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) 5. Italia insulare (Sicilia, Sardegna)

COMPOSIZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO PER STATI

Nel giugno 2018 è stato deciso che, a seguito della Brexit, il Parlamento europeo ridurrà il numero di deputati da 751 (numero massimo consentito dai Trattati) a 705, lasciando spazio ai nuovi Paesi che potrebbero aderire in futuro. Verranno anche redistribuiti i seggi, per porre in riserva 46 dei 73 seggi che si libereranno in seguito al ritiro del Regno Unito. I 46 seggi in riserva potranno essere assegnati ai nuovi Paesi che aderiranno all’Unione europea o rimanere liberi, riducendo così le dimensioni del Parlamento. I restanti 27 seggi saranno ridistribuiti tra i 14 Paesi dell’Unione che sono leggermente sottorappresentati. All’Italia, toccherebbero 3 seggi in più (da 73 a 76).

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La redistribuzione dei seggi assicura che nessun paese avrà un numero minore rispetto all’attuale, applicando il principio della “proporzionalità regressiva”, il che significa che, se da una parte i paesi con una popolazione maggiore avranno più deputati di quelli con una popolazione minore, il numero di cittadini rappresentati da un eletto è maggiore per i paesi più grandi. Questo principio serve ad assicurare che i paesi con meno abitanti abbiano comunque una presenza forte all’interno del Parlamento. Questa nuova distribuzione entrerò in vigore solo dopo l’uscita del Regno Unito, prevista per marzo 2019. Al momento non c’è una formula precisa per determinare il numero di parlamentari per ogni paese, ma ci sono solo le regole generali stabilite dall’articolo 14 del Trattato sull’Unione europea. Il Parlamento Europeo assumerà nel 2019 questa composizione:

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I GRUPPI POLITICI DEL PARLAMENTO EUROPEO

I deputati al Parlamento europeo si riuniscono in gruppi politici e sono organizzati non per nazionalità bensì per affinità politiche. Vi sono attualmente 8 gruppi politici al Parlamento europeo. Un gruppo politico deve essere composto da un numero minimo di 25 deputati e rappresentare almeno un quarto degli Stati membri. Un deputato non può aderire a più gruppi politici. I deputati che non aderiscono a nessun gruppo politico sono noti come deputati non iscritti. I deputati sono in tutto 751, così ripartiti:

Partiti Partiti e Numero italiani

Gruppo Nome Ideologia associazioni componenti all'interno

europee dei gruppi Gruppo del Cristianesimo Partito democratico e Partito EPP Popolare , Conservatorismo Popolare 219 (PPE) Europeo UDC

liberale. Ne fa parte Europeo (Democratici Orbàn.

Cristiani) Gruppo dell'Alleanza Progressista dei Socialisti Partito Partito Socialdemocrazia e

S&D e dei Socialista Democratico, 187 Progressismo Democratici Europeo LeU al Parlamento

europeo Alleanza dei Conservatori Gruppo dei e Riformisti Conservatori Conservatorismo ed Europei

ECR e dei Fratelli d'Italia 73 Anti-Federalismo Movimento Riformisti Politico

europei Cristiano d'Europa Partito dell'Alleanza Gruppo Liberalismo e dei dell'Alleanza Centrismo. Il M5S Democratici e

68 ALDE dei Liberali e aveva tentato di dei Liberali Democratici entrare nel gruppo, per l'Europa

per l'Europa ma senza risultati. Partito Democratico Europeo 3

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Gruppo dei Partito Verde Verdi - Europeo Ambientalismo e

V-ALE Alleanza Alleanza 52 Regionalismo Libera Libera

Europea Europea Gruppo Confederale Partito della della Eurocomunismo, Sinistra Rifondazione Sinistra Ecosocialismo e Europea Comunista,

GUE/NGL Unitaria 51 Socialismo Alleanza della L'altra Europa Europea - democratico Sinistra Verde con Tsipras Sinistra Nordica Verde

Nordica Conservatorismo nazionale e Euroscetticismo. Il gruppo, guidato da Farage (inglese), è stato l'approdo finale del M5S. Gruppo Questo gruppo, in Alleanza per Europa della seguito alla Brexit la Libertà e Movimento 5

EFDD sparirà, poiché è a Democrazia 43 della Stelle guida inglese: la Diretta in Democrazia

componente di Europa

Diretta destra verrà intercettata dai vari partiti conservatori, mentre i grillini saranno costretti a scegliere un altro gruppo Nazionalismo estremo, Movimento Euroscetticismo, per Conservatorismo un'Europa Gruppo nazionale ed Alter- delle Nazioni Europa delle

ENF globalizzazione. Il e della Lega 34 Nazioni e gruppo è guidato Libertà delle Libertà dalla Le Pen, e Alleanza comprende gli Europea per austriaci dell'FPO e la la Libertà Lega.

24 NI Non Iscritti Indipendenti nessuno

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I CONSERVATORI DELL'ECR

Il Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei è stato creato nel 2009 con l'obiettivo di dare voce a un programma euro-realistico per l'Unione europea. L'ECR ritiene che l'UE abbia un ruolo da svolgere nel XXI secolo, ma che debba concentrarsi sulla promozione della cooperazione tra i suoi Stati membri e sulla ricerca di soluzioni pratiche ai problemi e alle sfide dei nostri giorni. Riunendo 70 deputati di 15 Stati membri, l'ECR è il terzo gruppo politico del Parlamento europeo in ordine di grandezza. È attualmente presieduto da Syed Kamall (Regno Unito), eletto nel 2013 leader dei deputati conservatori del Parlamento europeo e nel giugno 2014 è diventato presidente del Gruppo ECR. Oltre ai numerosi Tories britannici (in uscita a causa della Brexit) e al Pis polacco, l'ECR accoglie il partito autonomista fiammingo Nieuw-Vlaamse Alliantie (N-Va, Belgio), l'olandese Christen Unie, Direzione Italia di Fitto, i conservatori dell'Lnnk lituano, il Fianna Fail irlandese, Reload Bulgaria, il Movimento Nazionale Bulgaro Mro, il Partito dei Finlandesi Peussuomalaiset, gli Sverigedemokraterna svedesi, il Partidul M10 rumeno, il Partito Unionista dell'Ulster, gli slovacchi di Olano, di Nova e di Libertà e Solidarietà (Sas), il Partito Conservatore Croato, i danesi del Dansk Folkeparti e i liberal-conservatori del Partito Civico Democratico ceco Ods.

Il gruppo ECR si propone come difensore della sovranità dei singoli stati contro il federalismo europeo, si dichiara per il rispetto del principio di sussidiarietà (sovranità nazionale fin dove è possibile, UE dove è indispensabile) e a favore del libero mercato grazie ad una minore tassazione e a meno ostacoli burocratici, si oppone all'immigrazione illegale ed esprime forti critiche all'euro-moneta e alla burocrazia europea. Il gruppo si riconosce nel Manifesto di Praga (The Prague Declaration) del 2003, proponendo una riforma radicale dell'Unione europea, secondo i principi di:  Libera impresa, commercio libero ed equo e la concorrenza, regolamentazione minima, sgravi fiscali, con la minima presenza dello Stato, a cui è demandata la difesa della libertà individuale e la prosperità personale e nazionale.  La libertà della persona ed una maggiore responsabilità democratica.  La sostenibilità, l'energia pulita e la sicurezza energetica.  L'importanza della famiglia come fondamento della società.  L'integrità sovrana dello Stato nazionale, l'opposizione al federalismo europeo e la sussidiarietà.  Il valore primario della relazione di sicurezza transatlantico in una rivitalizzata NATO ed il sostegno alle giovani democrazie in tutta Europa.  Controllo dell'immigrazione e la fine ad abusi di procedure di asilo.  Servizi pubblici efficienti e moderni e la sensibilità ai bisogni delle comunità rurali e urbane.  La fine della burocrazia eccessiva ed un impegno per una maggiore trasparenza e correttezza nelle istituzioni dell'UE e l'utilizzo dei fondi comunitari.  Il rispetto e un trattamento equo per tutti i paesi dell'UE, vecchi e nuovi, grandi e piccoli.

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Tra i principali attori dell'ECR, ricordiamo:  Ryszard Antoni Legutko: copresidente polacco dell'ECR, il quale proviene dal partito PIS (Prawo i Sprawiedliwość, in italiano "Diritto e giustizia"). Legutko sta lavorando alla trasformazione dei conservatori nel "Gruppo Visegrad". Iniziando come responsabile intellettuale di Solidarnosc durante la Guerra fredda, è stato dal 2005 al 2007 vicepresidente del Senato polacco, per poi divenire, sempre nel 2007, prima ministro dell'Istruzione nazionale e in seguito, fino al 2009, segretario di Stato della cancelleria del presidente della Repubblica polacca. In ambito europeo, ha rivestito la carica di vicepresidente del gruppo ECR del Parlamento europeo dal 2009 al 2014, per poi divenire, nel luglio 2017, copresidente del gruppo ECR. All'interno del Parlamento europeo è membro della Conferenza dei presidenti, della Commissione per gli affari esteri, della Delegazione per le relazioni con il Mercosur e della Delegazione all'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana. È inoltre docente di Filosofia all'Università Jagellonica di Cracovia. CURIOSITÀ: Legutko ha scritto la prefazione al libro di Giulio Meotti "Il suicidio della civiltà occidentale", dove viene fatta un'analisi dell'uomo occidentale moderno, schiavo dei "liberi costumi", che lo hanno condotto ad abbandonare tutto ciò che era eterno in nome di beni estremamente effimeri e istantanei, perdendo di vista le proprie radici.  Syed Kamall: copresidente britannico dell'ECR, proveniente dal Conservative Party del Regno Unito, perderà la carica con il rinnovo del Parlamento europeo in seguito alla Brexit. È nato il 15 febbraio 1967 a Londra, di origine indo-Guyanese.  : eletto nel 2014 nelle liste di Forza Italia, attualmente è vicepresidente dell'ECR.

L'ALLEANZA DI CONSERVATORI E RIFORMISTI IN EUROPA (ACRE)

Mentre l'ECR è un gruppo politico del Parlamento europeo, l'ACRE è un partito fondato il 1º ottobre 2009, dopo la creazione del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei al Parlamento europeo a seguito delle Elezioni europee del 2009; è stato riconosciuto ufficialmente dal Parlamento europeo nel gennaio 2010. Dalla fondazione, sono diventati il terzo più grande gruppo politico europeo, con più di 30 partiti e numerose rappresentanze al Parlamento europeo, al Consiglio d'Europa, al Comitato delle regioni e all'Assemblea parlamentare della NATO. Uniti dai valori di centro-destra espressi nella Dichiarazione di Reykjavik, l'ACRE è dedicato alla libertà individuale, alla sovranità nazionale, alla democrazia parlamentare, alla proprietà privata, al governo limitato, al libero commercio, ai valori familiari e alla devoluzione del potere. La direzione dell'ACRE è così ripartita: o Jan Zahradil è il presidente, (partito ODS ceco); o Sir Geoffrey Clifton-Brown, vicepresidente, (Partito Conservatore britannico) o Anna Fotyga, vicepresidente, (Diritto e giustizia polacco) o Daniele Capezzone, vicepresidente (Direzione Italia). I membri dell'amministrazione sono gli unici professionisti remunerati impiegati dall'Alleanza. Svolgono la gestione quotidiana dell'organizzazione. I compiti sono così ripartiti: o Richard Milsom: Amministratore delegato o Themistoklis Asthenidis: Vicedirettore o Sabrina Capaldi: Project & Office Manager

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La Dichiarazione di Reykjavik riflette le idee che accomunano i partiti che fanno parte dell'ACRE, i quali credono nella libertà individuale, nella sovranità nazionale, nella democrazia parlamentare, nella legalità, nella proprietà privata, in una bassa tassazione, in una solida politica monetaria, nel libero commercio, nella competizione aperta e nella sussidiarietà. La Dichiarazione si articola in questi punti: 1. L'ACRE crede in un'Europa di nazioni indipendenti, che lavorano insieme per ottenere un reciproco vantaggio, mantenendo ciascuna la propria identità e integrità. 2. L'ACRE è impegnata nell'uguaglianza di tutte le democrazie europee, indipendentemente dalle loro dimensioni e indipendentemente da quali associazioni internazionali aderiscano. 3. L'ACRE favorisce l'esercizio del potere al livello più basso possibile, dall'individuo laddove possibile, preferibilmente dalle autorità locali o nazionali rispetto agli organismi sovranazionali. 4. L'ACRE comprende che le società aperte poggiano sulla dignità e sull'autonomia dell'individuo, che dovrebbe essere il più libero possibile dalla coercizione statale. La libertà dell'individuo include la libertà di religione e culto, la libertà di parola e di espressione, la libertà di movimento e di associazione, la libertà di contratto e di lavoro, e la libertà dalla tassazione oppressiva, arbitraria o punitiva. 5. L'ACRE riconosce l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, indipendentemente dall'etnia, dal sesso o dalla classe sociale. Rifiuta tutte le forme di estremismo, autoritarismo e razzismo. 6. L'ACRE ha a cuore l'importante ruolo delle associazioni civili, delle famiglie e di altri organismi che riempiono lo spazio tra l'individuo e il governo. 7. L'ACRE riconosce l'esclusiva legittimità democratica dello stato-nazione. 8. L'ACRE è impegnata nella diffusione del libero commercio e della concorrenza aperta, in Europa e nel mondo. 9. L'ACRE sostiene i principi della Dichiarazione di Praga del marzo 2009 e il lavoro dei conservatori e riformatori europei nel Parlamento europeo e dei gruppi affini nelle altre assemblee europee.

COSA ACCADRÀ DOPO LA BREXIT AL GRUPPO ECR?

Dopo la Brexit, il gruppo dovrebbe diminuire numericamente, ma sta già lavorando per acquisire delle nuove componenti che gli permetteranno di rimanere il 3° partito del Parlamento europeo: in trattativa, per entrare a far parte del gruppo, ci sono gli spagnoli di Vox e il Forum per la Democrazia olandese, mentre è avvenuto recentemente l’ingresso dei Democratici Svedesi e di Debout la France, il partito francese guidato da Dupont- Agnan, che alle scorse elezioni presidenziali prese il 6% e si accordò con la Le Pen al ballottaggio. In questo probabile scenario, il ruolo di presidente dell'ECR dovrebbe essere ricoperto da Ryszard Antoni Legutko, copresidente polacco dell'ECR, il quale proviene dal partito PIS (Prawo i Sprawiedliwość, in italiano "Diritto e giustizia"). Legutko sta lavorando alla trasformazione dei conservatori nel "Gruppo Visegrad", contando già su alleati come il Movimento nazionale bulgaro, l'Ods ceco, il partito dei Veri Finlandesi e la Nuova alleanza fiamminga (Theo Francken), anche se il vero obiettivo è convincere Orbàn a lasciare il PPE per unirsi al nuovo gruppo sovranista.

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LA DICHIARAZIONE DI PARIGI DEL 2017

La dichiarazione di Parigi, firmata nel 2017 dagli esponenti conservatori d'Europa, quali: l’inglese Roger Scruton, uno dei massimi filosofi conservatori anglosassoni; il medievista francese Rémi Brague, studioso di Maimonide e docente alla Sorbona; il polacco Ryszard Legutko; il tedesco Robert Spaemann, a lungo compagno di ricerche e studi dell’allora professor Joseph Ratzinger e poi erede della prestigiosa cattedra che fu di Hans-George Gadamer a Heidelberg; lo spagnolo Dalmacio Negro Pavón, membro dell’Accademia reale spagnola per le scienze sociali; infine i francesi Chantal Delsol, la fondatrice dell’Istituto Hannah Arendt di Parigi, e Philippe Bénéton, un politologo dell’Università di Rennes. Il documento è composto da 36 dichiarazioni, dove viene analizzata la situazione attuale dell'Unione e vengono proposte alcune soluzioni per superare la crisi valoriale e istituzionale dei giorni nostri. Definiscono l’Europa minacciata dalla “compiacenza”, dall’“indottrinamento educativo” e dalla “caricatura della propria storia”. Dicono di essersi “riuniti per la comune preoccupazione per lo stato attuale della cultura e della società, ma soprattutto dell’immaginazione europea. Attraverso l’illusione, l’auto inganno e la distorsione ideologica, l’Europa sta dissipando la sua grande eredità civilizzatrice”. Secondo i firmatari di questo manifesto, è in corso un “ripudio delle radici cristiane”, mentre allo stesso tempo le élite europee “sono attente a non offendere i musulmani, che sperano possano adottare la loro visione laicistica. Affogata nel pregiudizio, nella superstizione e nell’ignoranza, oltre che accecata dalle prospettive vane e autogratificanti di un futuro utopistico, per riflesso condizionato l’Europa falsa soffoca il dissenso. Tutto ovviamente in nome della libertà e della tolleranza”. Indicano la crisi demografica come una fonte di destabilizzazione interna alla Ue: “Una società che non accoglie i figli non ha futuro”. E ricordano ai governanti che “la dignità di ogni individuo, indipendentemente dal sesso o dalla razza deriva dalle nostre radici cristiane” e che è necessario trarre “ispirazione dalla tradizione classica, la letteratura dell’antica Grecia e di Roma”. Poi l’accusa: “La generazione del Sessantotto ha distrutto ma non ha costruito”. Fratelli d'Italia, durante il Congresso di Trieste del 2017, ha idealmente aderito alla Dichiarazione di Parigi, citandola nelle proprie "Tesi di Trieste".

IL PARLAMENTO EUROPEO E IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA (LO SPITZENKANDIDATEN)

Dal 2009 il Trattato di Lisbona ha reso obbligatoria per il Consiglio europeo la presa in conto del risultato delle elezioni europee per la nomina del presidente della Commissione, pertanto il presidente della Commissione appartiene al partito europeo che ha vinto le elezioni. La storia del processo Spitzenkandidaten risale al 1997, quando una convenzione generale del Partito della Democrazia Cristiana della Germania (CDU) approvò l'idea di presentare un "candidato leader" alle elezioni europee che sarebbe diventato presidente della Commissione europea. Più tardi, nel 2012, il presidente uscente Barroso ha invitato altri partiti politici europei a nominare candidati principali per la carica di presidente della Commissione europea, un invito ripreso nella risoluzione del Parlamento europeo del novembre 2012. Nella suddetta risoluzione il Parlamento europeo esorta i partiti politici

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ADESIONE DI FRATELLI D'ITALIA AL GRUPPO EUROPEO ECR europei a nominare candidati alla presidenza della Commissione e invita gli Stati membri a fissare nella loro legge elettorale soglie minime, appropriate e proporzionate, per la ripartizione dei seggi. La procedura dello Spitzenkandidaten assegna la Presidenza della Commissione al candidato principale del partito politico europeo che ha ottenuto il maggior numero di seggi al Parlamento. Ciò è avvenuto nel 2014, quando il candidato principale del Partito Popolare Europeo, Jean-Claude Juncker, è stato eletto Presidente della Commissione. Il meccanismo dello Spitzenkandidaten, tuttavia, non è previsto dal Trattato di Lisbona. Si tratta, piuttosto, di un accordo verbale tra i partiti politici europei, il Consiglio europeo ed il Parlamento europeo, sull’interpretazione di una disposizione vaga del Trattato di Lisbona. In particolare, la disposizione del Trattato di Lisbona cui si fa riferimento è quella prevista dall’art. 17.7, il quale specifica: "Tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della Commissione. Tale candidato è eletto dal Parlamento europeo a maggioranza dei membri che lo compongono. Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura". Il 7 febbraio 2018 il Parlamento europeo ha pubblicato la decisione sulla revisione dell'accordo quadro sulle relazioni tra il Parlamento europeo e la Commissione europea (2017/2233(ACI)), in cui il Parlamento europeo: "rammenta che il Presidente della Commissione è eletto dal Parlamento europeo su proposta del Consiglio europeo, tenendo conto dei risultati delle elezioni del Parlamento europeo e in seguito allo svolgimento delle opportune consultazioni, e che pertanto, come è avvenuto nel 2014, i partiti politici europei dovranno presentare i capilista ("Spitzenkandidaten") in modo da consentire ai cittadini europei di scegliere chi eleggere alla carica di Presidente della Commissione in occasione delle elezioni europee; [...] avverte che il Parlamento europeo sarà pronto a respingere qualsiasi candidato, nella procedura d'investitura del Presidente della Commissione, che non sia stato nominato "Spitzenkandidat" in vista delle elezioni europee [...]". Nonostante tale procedura sia stata ideata con l’obiettivo di rafforzare la legittimità democratica, alcuni Stati membri lamentano una scarsa democraticità del processo, auspicando un’elezione più trasparente che coinvolga i cittadini come previsto per il Parlamento europeo.

IL GRUPPO DI VISEGRAD

Il “Gruppo di Visegrad” (V4) è un'alleanza di quattro Stati dell’Europa centrale, ossia Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. La polonia, per popolazione e forza economica, è il principale Stato del Gruppo di Visegrad. Il partito di governo polacco, il Pis, sarà il principale partito all'interno dell'ECR, a seguito dell'uscita dei britannici. Questo, di fatto, fa dell'ECR il gruppo europeo di riferimento del Gruppo di Visegrad, anche se l'ungherese Viktor Orbàn fa ancora parte del PPE. Il Gruppo di Visegrad fu costituito nel 1991 per rafforzare la cooperazione tra questi Paesi e facilitare un processo comune di integrazione all’interno dell’Unione europea. Tutti i Paesi del gruppo sono entrati nell’Ue nel 2004 e, tra questi, solo la Slovacchia ha adottato l’Euro.

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La cooperazione continua a tutt’oggi nei campi dell’educazione, della cultura, della scienza, dell’economia. Ma cosa vuole davvero e dove va? Lo spiega indirettamente Orbán dicendo: «Noi popoli usciti dall’incubo sovietico guardavamo all’Unione Europea come alla salvezza, ma al contrario ci siamo accorti che i nostri Paesi uniti sono l’unica ancora di salvezza per l’Europa». Ad oggi, l’Ue ha rappresentato un nuovo super-Stato che ha calpestato la dignità dei Popoli e che li ha imprigionati con nuove regole e nuovi indirizzi culturali, primo fra tutti l’abbandono della cristianità in nome della più fervente laicità che, tuttavia, strizza l’occhio all’Islam.

 Gli aspetti legati all’economia: ad oggi, pur rimanendo all’interno dell’Ue, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica ceca sono sempre più distanti da Bruxelles e sempre più legate tra loro con un patto di reciproco scambio e aiuto, con tassi di crescita superiori al 3%. Tale crescita è anche dovuta, certo, al consistente contributo dei fondi di coesione europei. Ma non sarebbe possibile senza dinamismo e competitività interni a quelle economie che attirano sempre più investimenti non solo da altri Paesi dell’Ue ma anche dall’Estremo Oriente e dal Nord America. L’abbassamento dei tassi di disoccupazione, inoltre, va di pari passo con la solidità ed il controllo dei conti sovrani. Polonia: Popolazione: 37,95 milioni (2016); PIL: 469,5 miliardi USD (2016) secondo dati della Banca Mondiale; Moneta: Złoty polacco; Aumento del PIL ha raggiunto il 3,8% Repubblica ceca: Popolazione: 10,56 milioni (2016); PIL: 192, 9 miliardi USD (2016) secondo dati della Banca Mondiale; Moneta: Corona ceca; Crescita dell’ordine del 3% Repubblica ceca: Popolazione: 5,429 milioni (2016); PIL: 89,55 miliardi USD (2016) secondo dati della Banca Mondiale; Moneta: Euro; Crescita media attuale è del 3,8% Ungheria: Popolazione: 5,429 milioni (2016); PIL: 89,55 miliardi USD (2016) secondo dati della Banca Mondiale; Moneta: Euro; Crescita del 3,6%

 Per quanto riguarda l'immigrazione, nell’estate 2017 Orbán richiamò l’Italia al rispetto delle regole sul controllo dei confini esterni dell’area Schengen (richiesta di chiusura dei porti ai migranti economici, con la disponibilità a cofinanziare hotspot in Africa per selezionare i richiedenti asilo prima del loro ingresso nel territorio dell’Ue). Già Sebastian Kurz, allora ministro degli Esteri austriaco, aveva espresso posizioni simili. A Varsavia, lo scorso 11 novembre più di 60 mila persone sono scese in piazza ed hanno dato vita ad una “marcia per l’indipendenza” per chiedere alla Polonia e all’Ue più sicurezza dei confini, più intransigenza nei confronti dell’invasione di immigrati di origine araba, più rispetto della tradizione cattolica del Paese. Sull’immigrazione musulmana, Orbàn sostiene che «i musulmani non si sono mai integrati in alcuna nazione». Bruxelles pensava di soffocare il V4, ma oggi è una entità ascoltata da politici come Trump, Netanyahu e persino dal governo cinese. Anche l’Austria ormai strizza l’occhio al gruppo di Visegrad. Oggi, i Paesi dell’Est sono caratterizzati da una gioventù sana e dalla nascita di tanti bambini: il premier magiaro ha dichiarato che ridurrà i mutui per le famiglie con più figli e investirà in asili. A Varsavia hanno abbassato l’età pensionabile (65 anni) e alzato le pensioni per far sì che i nonni si prendano cura dei nipoti, risparmiando sugli asili e rafforzando il rapporto bambino-anziano-società. Oltre a ciò, ci sono sussidi di 120 euro al mese dal secondo figlio in poi (per i poveri anche dal primo) e locazioni facilitate. Tutto questo ha già portato a un incremento delle nascite e a una diminuzione dei divorzi. Il premier slovacco Robert Fico si è espresso con toni

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ancora più duri contro la politica delle quote. Fico ha detto: “Potrà sembrare strano ma purtroppo per l’Islam non c’è posto da noi”, e aggiunto che coloro i quali affermano che la Slovacchia vuole diventare multiculturale vanno contro lo spirito del Paese. Il Primo ministro ungherese Viktor Orbàn ha affermato che l’immigrazione sarà la fine dell’Europa, scagliandosi contro la politica di asilo dell’Ue ed esortando l’Unione a controllare meglio le sue frontiere, invece di concentrarsi su come proteggere i rifugiati che sono già arrivati. “L’immigrazione minaccia la nostra sicurezza, il nostro modo di vivere e la cultura cristiana”, ha detto il premier ungherese, descrivendo l’aumento del numero di migranti come “nuvole scure che si addensano sull’Europa”. Se la tendenza attuale persiste, secondo Orban, la maggior parte dei paesi dell’Ue diventerà musulmana. “Le nazioni scompariranno, l’Occidente cadrà, mentre l’Europa non si rende nemmeno conto di essere occupata”, ha detto. In modo più diretto il premier slovacco Robert Fico ha respinto ogni critica: «Non possiamo essere attaccati solo perché abbiamo opinioni diverse sulle quote dei migranti. Non siamo le pecore nere dell’Europa», ha detto spiegando inoltre che nel gruppo di Visegrad «non desideriamo vedere la creazione di comunità musulmane nei nostri Paesi, che hanno radici cristiane».

 Il Gruppo Visegrad e l’Ue. Il V4 è fermo nell’indicare un modello europeo diverso da quello attuale, il modello delle Nazioni e delle Patrie contro quello federalistico, definito fallimentare. L’Ungheria e la Polonia si sono distinte particolarmente nel Gruppo sul piano della critica all’Ue e dei provvedimenti giudicati da Bruxelles non in linea con i principi democratici europei. Gli accusati replicano con argomenti che sostengono il diritto dei Paesi membri di prendere in mano le redini del loro destino e indicano a tutti gli scontenti di questa Ue – non necessariamente europei del blocco centro-orientale, la via dell’emancipazione dai diktat del “superstato” che ha capitale a Bruxelles. In questo modo il V4 si è accattivato la simpatia dell’Austria: un avvicinamento di Vienna al Gruppo rafforzerebbe il peso economico di quest’ultimo sul piano delle relazioni con la Germania. E guardano al V4 anche le repubbliche ex jugoslave che vorrebbero entrare nell’Ue ma vedono in Visegrad un punto di riferimento in termini di difesa della sovranità nazionale. «L’Europa ha bisogno di un nuovo piano. E dobbiamo partire da un’alleanza tra nazioni autonome e indipendenti», ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orban proprio al termine dell’ultima riunione del gruppo di Visegrad. «Un’Europa forte e integrata deve essere basata su Stati nazionali sovrani e non su una federazione sempre più centralizzata come vorrebbero alcuni governi occidentali», ha ribadito il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, che pure è considerato tra i più moderati nella destra ultraconservatrice a nazionalista che governa a Varsavia. Macron, tuttavia, ha ribadito che “l’Europa ha la missione storica di difendere la libertà e la democrazia, minacciate da demagogia ed estremismi», sottolineando che «l’Europa non è un supermercato, ma un destino comune».

ADESIONE DI FDI ALL'ECR

Il 6 novembre 2018, Fratelli d'Italia ha manifestato la propria volontà di aderire al gruppo dei Conservatori e riformisti europei, siglato da un incontro a Bruxelles tra Giorgia Meloni e Raffaele Fitto (vicepresidente ECR). Un blocco guidato a Bruxelles dal partito al governo

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ADESIONE DI FRATELLI D'ITALIA AL GRUPPO EUROPEO ECR nel principale paese del gruppo di Visegrad, cioè il Pis polacco. Giorgia Meloni afferma infatti che: "Siamo pronti a sfidare l'Europa di Bruxelles, per costruirne una che possa difendere l'identità, i confini e l'economia reale". Un patto che Fratelli d'Italia conferma essere basato sulla difesa dei popoli europei, le nostre radici classiche e cristiane, la famiglia tradizionale e la sovranità degli Stati nazionali, in contrapposizione all'Europa dei burocrati, della grande finanza e dell'immigrazione incontrollata. Il modello di Europa che propone l'ECR è molto affine alle posizioni di Fratelli d'Italia, ossia una confederazione di Stati liberi e sovrani che cooperano su grandi materie, ma che sono liberi di autodeterminarsi. Questa unione, infine, potrà incarnare il ponte "tra i popolari, che speriamo somiglino sempre di più a Vitkor Orban, e l'area rappresentata oggi da Matteo Salvini e Marine Le Pen". Il 14 dicembre nasce ufficialmente la delegazione di Fratelli d'Italia all'interno del gruppo ECR, con l'adesione dei parlamentari europei Raffaele Fitto, Remo Sernagiotto, Stefano Maullu e Innocenzo Leontini. Attualmente, quindi, Fratelli d'Italia conta quattro europarlamentari.

DICHIARAZIONI DI GIORGIA MELONI E DI FRATELLI D'ITALIA SULL'ECR

 Dichiarazione Giorgia Meloni - 06/11/2018: Nasce asse tra FdI e conservatori e sovranisti guidati dal gruppo di Vysegrad "Nasce l’asse tra Fratelli d’Italia e i conservatori e sovranisti guidati dal gruppo di Vysegrad del partito di governo polacco. Inizia la battaglia contro l’Europa di Bruxelles, per difendere l’identità dei popoli europei, le nostre radici classiche e cristiane, la famiglia tradizionale e la sovranità degli Stati nazionali. La nostra Europa delle patrie e delle cattedrali, contro l’Europa dei burocrati, della grande finanza e dell’immigrazione incontrollata. Le prossime elezioni europee del 26 maggio rappresentano uno spartiacque per il futuro dell’Europa, e FdI intende essere protagonista di questo cambiamento. Quello di oggi è anche un altro importante passo verso la costituzione in Italia di un grande movimento conservatore e sovranista, che parta da Fratelli d’Italia e sappia aprirsi al contributo di altre storie e culture del campo del centrodestra, come Raffaele Fitto, attuale vice presidente del ECR nel Parlamento europeo".

 Intervista di Giorgia Meloni a "Libero" - 07/11/2018: È nato l’asse tra FdI e conservatori e sovranisti guidati dal gruppo di Visegrád

Giorgia Meloni, nasce l’asse tra Fratelli d’Italia e i conservatori e sovranisti dei paesi Visegrad. Alle Europee di maggio correrete con il vostro simbolo o ci saranno novità? «Questa scelta va nel solco del progetto che abbiamo lanciato ad Atreju, quello di costruire, a partire da Fratelli d’Italia, un grande movimento di tutti i conservatori e sovranisti italiani, alleato ma distinto dalla Lega. Il nostro simbolo è diventato un punto di riferimento credibile per milioni di italiani e naturalmente lo ritroveranno sulla scheda il 26 maggio. Non escludiamo, però, di integrarlo per rendere anche graficamente più inclusivo il nostro progetto». Cosa vi unisce ai Conservatori europei? «Dopo la Brexit e la fuoriuscita degli inglesi, il gruppo sarà guidato dai conservatori polacchi, il principale partito di governo del blocco di Visegrad che per noi rappresenta un modello di come si può stare in Europa a testa alta senza

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ADESIONE DI FRATELLI D'ITALIA AL GRUPPO EUROPEO ECR rinunciare alla propria sovranità nazionale. Con loro e con altri partiti europei la destra italiana è stata alleata fino al 2009 e quindi per noi è una collocazione naturale. Ci auguriamo poi che a maggio si possa concretizzare anche l’ingresso di Orbán in questo gruppo, sarebbe una scelta coerente e positiva. Inoltre, vogliamo rafforzare la voce dell’Europa mediterranea che già oggi vede nel gruppo ECR la presenza importante di Raffaele Fitto e Remo Semagiotto». Cosa vi distingue da Salvini e Le Pen? «Noi riteniamo che non basti dire no a questa Unione Europea, ma si debba avere il coraggio di proporre un modello alternativo. Crediamo in una confederazione di nazioni libere e sovrane, capaci di coordinarsi su materie centrali come immigrazione, sicurezza e mercato interno, ma libere di scegliere il meglio su tutto il resto, senza ingerenze dei burocrati europei».

Alla luce dell’asse siglato a Bruxelles, è possibile che si vada verso una lista unica che contenga Fratelli d’Italia, Lega e una parte di Forza Italia? «Noi siamo in campo con il nostro progetto, puntiamo a superare ampiamente lo sbarramento e a tornare a Bruxelles con una pattuglia numerosa e combattiva. L’obiettivo è rafforzare il polo sovranista, in cui noi e il gruppo conservatore lavoreremo per unire i popolari ai populisti confinando per sempre la sinistra e Macron fuori dalle stanze dei bottoni europei».

Questa scelta di campo complica ancora di più i rapporti con Forza Italia, che aderisce al Ppe. È così? «Su questo con Forza Italia abbiamo sempre avuto posizioni distanti, per troppo tempo li abbiamo visti votare con la Merkel. Dopodiché il nostro auspicio è che il Ppe prenda sempre più la strada indicata da Orbán e abbandoni definitivamente l’abbraccio mortale con la sinistra».

Fdl ha incontrato il premier Conte, dando disponibilità a votare il decreto sicurezza. L’esecutivo poi è ricorso alla fiducia. Ora cosa farete? «Purtroppo il regolamento del Senato impedisce di votare il provvedimento separato dalla fiducia e quindi ci asterremo. Non abbiamo mai nascosto la nostra disponibilità a votare il decreto sicurezza perché, seppur incompleto, rappresenta un cambio di passo rispetto al buonismo dei governi Pd. Certo fa specie che tutti i nostri emendamenti siano stati bocciati, in nome di un compromesso al ribasso tra Lega e M5S».

La fiducia è un segnale di debolezza per il governo? Di Maio non sembra riuscire a tenere unito il suo partito. «Ho sempre considerato il M5S una forza di sinistra su tutte le principali questioni del nostro tempo. Dall’immigrazione ai valori non negoziabili, fino al rapporto con l’Europa la pensano come il Pd. E ne ho avuto conferma proprio qui a Bruxelles dove tutti ci hanno confermato che, dopo aver cercato di aderire al partito europeo di Mario Monti, in aula su questi temi i grillini votano quasi sempre con le sinistre. È inevitabile che queste contraddizioni emergano e non ci sarà sempre la fiducia a salvarli».

In caso di espulsione o scissione della sinistra grillina, Fdl potrebbe essere interessata a entrare nell’area di maggioranza spostando l’asse a destra? «Abbiamo sempre detto che non siamo interessati ad entrare in maggioranza per qualche strapuntino. Ci interessa provare a condizionare le politiche di questo governo per il bene degli italiani. Continueremo a fare la

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ADESIONE DI FRATELLI D'ITALIA AL GRUPPO EUROPEO ECR nostra opposizione patriottica, votando a favore dei provvedimenti utili e contro quelli dannosi».

L’esperienza di questo governo è destinata a finire con le Europee? «Questo governo cadrà quando sarà pronta un’alternativa credibile. Noi siamo impegnati a costruire questa alternativa, affiancando alla Lega un partito conservatore e sovranista, nazionale, credibile e di governo, per salvare Salvini dall’abbraccio mortale con i 5 stelle e riportare al governo un centrodestra rinnovato».

Che ne pensa dell’emendamento M5S che sospende i tempi di prescrizione? «Una forzatura inaccettabile, figlia di una scarsa cultura di governo e di un’ideologia giustizialista che persino io, che di certo non sono tenera su certi temi, respingo. Il nostro modello è “fine pena mai per gli assassini”, quello dei 5Stelle è “fine processo mai per i cittadini”. Bisogna affrontare il tema alla radice: si fa giustizia giusta se si garantiscono tempi brevi e certi per i processi, non se si tiene la gente imputata per tutta la vita. La maggioranza si rimangi questa norma scellerata».

 Articolo di Carlo Fidanza per "Il Secolo d'Italia" - 07/01/2019: La strada della nuova Europa passa da Visegrad

La strada per la nuova Europa passa da Visegrad. E per una volta Matteo Salvini arriva dopo Giorgia Meloni. Mercoledì il Ministro dell’Interno si recherà a Varsavia per incontrare il suo omologo polacco e subito dopo ha chiesto di incontrare Lech Kaczinsky, lo storico leader del partito PiS (Diritto e Giustiza) che guida la coalizione di destra al governo della Polonia. Con la Brexit e la dipartita degli eurodeputati inglesi, il PiS di Kaczinsky insieme ai suoi alleati di destra di Alleanza è destinato a diventare il partito guida di quel gruppo ECR (Conservatori e Riformisti Europei) che sarà il vero ago della bilancia del prossimo Parlamento Europeo. Forse fanno meno scalpore di Salvini e Le Pen, ma già oggi i Conservatori europei rappresentano la terza forza a Strasburgo dopo Popolari e Socialisti, ma soprattutto hanno le idee chiare per il 2019. Rappresentare il più grande gruppo del campo sovranista, diventare il ponte tra popolari e populisti per costruire una maggioranza di centrodestra nel nuovo Parlamento europeo, ponendo così fine alla lunga stagione del consociativismo Ppe- Pse che ha portato all’Europa che conosciamo. Lo ha capito in anticipo Giorgia Meloni che ha portato Fratelli d’Italia a siglare un accordo strategico con ECR, in cui oggi è rappresentato dal nuovo acquisto Stefano Maullu e dalla pattuglia di Direzione Italia con Raffaele Fitto e Remo Sernagiotto. Lo ha capito anche Matteo Salvini che non a caso volerà a Varsavia per chiedere a Kaczinsky di sciogliere ECR per costruire un solo gruppo alla destra del PPE e forse anche di sostenerlo come candidato di bandiera alla presidenza della Commissione Europea: una prospettiva che al momento non pare gradita a ECR e ai polacchi. Perché intanto ECR continua ad aggregare. Oltre a PiS, che vanta un passato nel gruppo europeo dell’UEN (Unione per l’Europa delle Nazioni) in cui militava Alleanza Nazionale, continua a crescere la rappresentanza di partiti identitari e sovranisti che scelgono questa famiglia politica. È di pochi giorni fa l’adesione di Debout la France (Prima la Francia), il movimento sovranista di Nicolas Dupont-Agnan che per la prima volta ruppe “l’argine repubblicano” schierandosi con Marine Le Pen al ballottaggio delle ultime presidenziali e che ora è dato all’8% dopo

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ADESIONE DI FRATELLI D'ITALIA AL GRUPPO EUROPEO ECR aver cavalcato la parte sana del movimento dei gilet gialli. Sempre più intensi sono i contatti con gli spagnoli di VOX, che non più tardi di un mese fa hanno sbancato alle elezioni in Andalusia. Con francesi e spagnoli Giorgia Meloni vuole costruire un asse mediterraneo dentro ECR, per far pesare sempre di più le ragioni del Sud Europa. A ciò si aggiungono le trattative ormai prossime alla chiusura con i Democratici Svedesi di Jimmy Åkesson, che hanno sfiorato il 20% alle ultime politiche in Svezia, e con il Forum per la Democrazia olandese nonché l’ascesa del N-VA fiammingo che ha fatto cadere il governo belga per aver firmato il Global Compact sui migranti, proprio mentre il governo gialloverde balbettava. Senza contare che l’auspicio, nemmeno troppo nascosto, è quello di accogliere in ECR dopo il 26 maggio il Fidesz di Viktor Orbán, per completare quell’asse di Visegrad che rappresenta il modo migliore di stare in Europa difendendo la propria sovranità nazionale. Una realtà in fermento che potrà rappresentare la vera sorpresa delle Europee 2019, esattamente come punta a fare Giorgia Meloni che sta riscuotendo sempre più adesioni al suo appello per la costruzione di un grande movimento sovranista e conservatore della Destra italiana. Il 2019 sarà l’anno della nuova Europa!

L'AVVICINAMENTO DI SALVINI AL PIS POLACCO

L'asse conservatore creato da Giorgia Meloni, attrae anche Matteo Salvini, il quale ha incontrato il 9 gennaio il leader del partito di governo polacco, Diritto e giustizia (PiS), Jaroslaw Kaczynski, e il ministro dell'Interno polacco, Joachim Brudzinsk, con cui è stato discusso il tema degli immigrati. Dell'incontro con Kaczynski, Salvini ha dichiarato che c'è "Con Kaczynski abbiamo parlato dell'Europa che verrà, contro la burocrazia europea. Abbiamo proposto un programma comune da offrire anche ad altri interlocutori". In sostanza, non è stato raggiunto l'obiettivo di lavorare per un gruppo unico al Parlamento europeo formato da ECR ed ENF. L'ECR, infatti, non ha alcuna intenzione di sciogliersi dopo l'uscita dei conservatori inglesi dal gruppo, anche perché ha già siglato alcuni accordi in grado di sostituire la quota inglese, tra cui Fratelli d'Italia. Tra i principali ostacoli ad un'alleanza tra Lega e Pis, vi è la vicinanza di Salvini a Putin, amicizia non gradita dalla Polonia per evidenti motivi storici. A tal riguardo, è da considerare che la Lega di Salvini ha formalmente siglato un patto nel 2018 con il partito di Putin "Russia unita", rappresentando quindi un'adesione anche programmatica con il partito di Putin. Questo fa della Lega, a tutti gli effetti, un movimento in teoria filo-russo e filo-putiniano. Difficile fare i cosacchi padani con il colbacco in testa a Mosca e contestualmente fare gli alleati dei nazionalisti polacchi. Situazione molto diversa quella di FdI, che ha in tutte le sedi sempre ribadito di difendere solo l'interesse italiano e di non essere né filo-americano né filo-russo. Le recenti posizioni assunte contro le sanzioni economiche alla Russia e a favore dell'intervento russo in Siria, erano dovute ad una convergenza di interessi italiani e russi, e non da un'ipotetica simpatia di FdI verso Putin e la Russia. Questa chiarezza ha favorito l'adesione di Fratelli d'Italia all'ECR, e che oggi mette in difficoltà la Lega per la sua politica ambigua. Le rassicurazioni, inoltre, che il leader di Pis vuole ottenere riguardano due punti critici:  La fedeltà all'Alleanza atlantica e all'Unione europea, che Salvini conferma, pur condannando allo stesso tempo le sanzioni imposte alla Russia;

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ADESIONE DI FRATELLI D'ITALIA AL GRUPPO EUROPEO ECR

 La richiesta di opporsi in sede europea all'attivazione dell'art. 7 contro la Polonia, per la riforma della giustizia che mette sotto il controllo del governo i giudici della Corte Suprema, che l'Unione Europea considera come una proposta liberticida: anche in questo caso, Salvini risponde positivamente alla richiesta. La strategia di Salvini è quella di farsi garante per il governo italiano affinché la Polonia non venga isolata in Europa, per ottenere in cambio il pieno sostengo nella battaglia contro le istituzioni europee sul tema dell'immigrazione, budget europeo (specialmente riguardo i tagli all'agricoltura) e riforma della governance. Salvini ha offerto a Kaczynski un Patto per l'Europa (sul modello grillo-leghista) in dieci punti, da siglare con tutti quei partiti che "vogliono ridare un senso al sogno europeo", con l'obiettivo di costituire "un'Internazionale sovranista". La sua speranza infatti, è quella di mettere fine al duopolio tra popolari e socialisti, facendo diventare i sovranisti la prima forza del Parlamento europeo. Un altro possibile scenario potrebbe essere l'entrata della Lega nell'ECR, anche se in questo modo perderebbe la supremazia acquisita all'interno dell'ENF. Il dialogo tra Lega e PIS si è avviato, ma Salvini torna a casa con un nulla di fatto: i nodi da sciogliere sono numerosi, in alcuni casi insormontabili.

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